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Elem. Ass.

Area Geriatrica

Docente
Persico Romano
Elem. Ass. Area Geriatrica

INDICE ANALITICO

Pagina nr° Argomento trattato

1 Chi è il malato geriatrico ?

2 Cos’è la disabilità ?

3 Patologie nelle persone anziane

5 LA RETE DEI SERVIZI TERRITORIALI PER GLI ANZIANI

6 LA RETE INTEGRATA DEI SERVIZI GERIATRICI

7 Strutture rsa

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SI PARLA DI FASE MALATO GERIATRICO :

Soggetto ultraottantenne con polipatologia cronica, a carattere progressivo, spesso

incurabile,con frequenti problemi, di salute mentale e di autonomia funzionale.

In condizioni socio ambientali difficili o critiche ad alto rischio di invalidità se non

già parzialmente o totalmente disabile.

QUINDI:

Con estrema labilità omeostatica fortemente vulnerabile con condizione di estrema

instabilità omeostatica che mette l’anziano a rischio di gravi complicanze, perdita

dell’autosufficienza, istituzionalizzazione e morte anche per eventi di per sé di

modesta entità.

Anziano fragile è portatore di una condizione di instabilità che gli è dovuta da:

-età molto avanzata (10%-25% ultra 75anni, 46% ultra85anni)

-dalla contemporanea presenza di più patologie

-dalla esposizione al rischio di disabilità

La identificazione, la valutazione ed il trattamento dell’anziano fragile costituiscono

il fondamento della medicina geriatrica.

Bisognerà quindi erogare prestazioni socio-sanitarie a persone con patologie cronico

degenerative a tendenza invalidante che non necessitano di specifiche prestazioni

ospedaliere:

 Demenze da medio gravi a molto gravi (alzheimer).

 Esiti di malattie cerebrovascolari (ictus, emorragie cerebrali).

 Ospiti in coma irreversibile anche con supporto ventilatorio.

 Ospiti in stato terminale di difficile gestione al domicilio.

La diminuzione delle nascite, l’aumento della durata media della vita ed il miglioramento delle
condizioni generali determinano l’incremento dei grandi vecchi.
Fra questi, si può prevedere, però, che nel futuro gli individui non autosufficienti e disabili
aumenteranno progressivamente in senso relativo ed assoluto.
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Ciò è dovuto al rilievo che l’incremento dei longevi è maggiore all’entità del miglioramento delle
condizioni generali.
Disabilità :
definizione O.M.S
“La riduzione o la perdita di capacità funzionale o dell’attività conseguente ad una menomazione”,
sia quest’ultima di tipo anatomico, psicologico o fisiologico.
Parametri di valutazione della DISABILITÀ (ISTAT 2000)

 Confinamento: costrizione permanente a letto, su una sedia, o nella propria abitazione


 Difficoltà nel movimento: camminare, salire e scendere le scale, raccogliere oggetti da terra
 Difficoltà nelle funzioni della vita quotidiana: ADL,ecc.
 Difficoltà della comunicazione: vedere, sentire, parlare

PATOLOGIE QUASI ESCLUSIVE NEGLI ANZIANI


O PIU’ FREQUENTI NEGLI ANZIANI CHE IN ALTRI GRUPPI D’ETA’

Cadute - Osteoartrosi Osteoporosi – Fratture - Sindrome da allettamento - Ulcere da pressione


Demenza – Depressione - Incontinenza sfinteriale - Ipertensione arteriosa - Coma diabetico
iperosmolare non chetosico …

PRESENTAZIONE ATIPICA DELLE MALATTIE E DIFFICOLTA’ DIAGNOSTICHE


NELL’ANZIANO

La diagnosi di singole patologie viene posta con maggiore difficoltà nel soggetto anziano per vari
motivi:
1) la compromissione delle funzioni cognitive (ed in particolare della memoria) e/o un livello
culturale piuttosto basso che rende meno attendibile la raccolta dei dati anamnestici;
2) i deficit sensoriali (in particolare quello uditivo) che limitano il colloquio con il paziente;
3) la “incompleta” dichiarazione dei propri disturbi da parte degli anziani, o perché non ritenuti
espressione di malattia, ma semplicemente come segni di invecchiamento fisiologico o negati,
perché espressione di declino o non denunciati, per un malinteso senso del pudore (disordini
dell’apparato genitale, incontinenza, ecc.);
4) la esistenza contemporanea di più condizioni morbose, che generano vari sintomi e segni che si
sovrappongono tra loro;
5) per atipie “vere” della presentazione clinica di alcuni quadri morbosi;
6) per l’esordio della malattia non con i sintomi e segni dell’organo ammalato, ma con segni di
sofferenza di un altro organo, anche lontano, che si trova in condizioni di precario equilibrio
omeostatico.

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Questi “punti deboli” sono in genere il cervello, l’apparato cardiovascolare, il sistema locomotore, i
meccanismi dell’equilibrio e della continenza.

Per questi motivi si spiega come, tra le grandi sindromi geriatriche, rientrino quadri aspecifici, quali
l’instabilità posturale, le cadute, il delirium e l’incontinenza, la perdita di peso e lo scadimento delle
condizioni generali.

Le malattie che più frequentemente sono difficili da diagnosticare sono le seguenti:

1) l’intossicazione da farmaci
2) l’alcoolismo
3) il mixedema
4) l’infarto del miocardio
5) l’embolia polmonare
6) la polmonite
7) i carcinomi (specie colon, polmone, organi interni in genere)
8) l’addome acuto
9) la tireotossicosi
10) la depressione in generale, compresi gli stati ipocondriaci
11) le tendenze suicidiarie occulte (rifiuto di mangiare, bere o assumere farmaci essenziali).

Alcuni esempi significativi


Infarto miocardico acuto: in molti casi il dolore è del tutto assente, specie in pazienti con diabete
mellito (neuropatia autonomica) o con demenza senile, ma anche in molti anziani normali; ovvero il
dolore può essere vago ed aspecifico. Il quadro clinico può essere dominato dalla dispnea, o da
profonda astenia, o marcato da un episodio lipotimico/sincopale, o da uno stato confusionale, o da
collasso cardiocircolatorio.

Processi infettivi senza febbre

Numerosi processi infettivi con la localizzazione più varia (apparato respiratorio, urinario, digerente)
possono decorrere senza febbre, per minor produzione di pirogeni e ridotta sensibilità dei meccanismi di
termoregolazione.

Ipertiroidismo
Sebbene la tireotossicosi non sia particolarmente frequente negli anziani, tuttavia è molto
significativo che, nel 50-70% dei pazienti, non si riscontrino i sintomi classici quali gozzo, tremori,
tachicardia, esoftalmo, sostituiti da quadri clinici atipici.
Nell’ipertiroidismo mascherato il quadro è dominato da sintomi e segni relativi all’apparato
cardiovascolare (fibrillazione atriale od altri tipi di aritmia, scompenso cardiaco poco sensibile alla
digitale, cardiomegalia, ipertensione sistolica) o digerente (anoressia, stipsi, perdita di peso) o
nervoso (confusione mentale, astenia).
Nell’ipertiroidismo apatico il quadro è dominato dalla apatia, dal rallentamento psico-motorio e
dalla depressione, che sostituiscono la consueta ipercinesia.
I pazienti appaiono precocemente invecchiati e rugosi e, se colpiti da una malattia acuta o da uno
stress, possono rapidamente precipitare.
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Al contrario, con il trattamento, essi recuperano rapidamente il normale tono dell’umore ed un
aspetto molto più giovanile.

ALCUNE PATOLOGIE :

CADUTE
La compromissione dei meccanismi di stabilità posturale e la presenza di varie patologie acute e
croniche possono favorire nell’anziano l’insorgenza di cadute.La caduta è un evento
particolarmente temibile nella pratica geriatrica, non solo per le ovvie possibili conseguenze di
ordine traumatico (fratture, ematoma subdurale, ecc.), ma anche per le ripercussioni di ordine
psicologico, caratterizzate dall’insicurezza e quindi dalla tendenza ad un progressivo isolamento ed
alla riduzione delle attività quotidiane e dei rapporti interpersonali. L’evento “caduta” (pur non
configurando una malattia nel senso più rigoroso del termine) merita pertanto una autonoma
considerazione, allo scopo di adottare adeguate misure di prevenzione primaria e secondaria.

Epidemiologia
L’incidenza delle cadute nell’anziano è molto elevata. Infatti, secondo dati riportati in letteratura,
tale evento si manifesta, nel corso di un anno, in circa il 30% degli anziani residenti sul territorio, ed
è ancora più frequente nei soggetti istituzionalizzati (45%) e negli ospedalizzati (il 20% dei quali
cade nel corso del ricovero).Inoltre nel 10% dei casi si verificano complicanze di entità tale da
richiedere l’immobilizzazione e l’intervento medico, con conseguente rischio di sindrome
ipocinetica e di malattie iatrogene.Tali stime, tuttavia, come spesso accade in ambito geriatrico, si
devono considerare approssimative: l’esatta incidenza delle cadute, in realtà, è difficile da
determinare, dal momento che molti episodi non vengono riferiti dal paziente, o perché considerati
normali per l’età, e quindi privi di importanza, od al contrario negati in quanto ritenuti segno di
crescente debolezza.

Fattori favorenti
La instabilità posturale che subentra con l’invecchiamento è il fattore favorente principale (vedi….).
Ovviamente, molte condizioni morbose frequenti nell’anziano, contribuiscono ad accentuare il
rischio di caduta:

- riduzione del visus (cataratta, glaucoma, degenerazione maculare, retinopatia diabetica);


- gravi reumoartropatie;
- patologie neurologiche (in particolare morbo di Parkinson, sindrome pseudobulbare, neuropatie,
sindrome del lobo frontale con atassia della marcia, demenza senile);
- patologie del piede (calli, escrescenze cornee, deformità, ecc.).

Fattori determinanti
Si possono distinguere in fattori intrinseci ed estrinseci.
I primi comprendono varie patologie, i secondi includono i rischi connessi all’ambiente, come
pavimenti e scalini sdrucciolevoli e la scarsa illuminazione.

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FATTORI ESTRINSECI CORRELATI AL RISCHIO DI CADUTA

a. Ambiente scarsamente illuminato


b. Pavimenti instabili, scivolosi
c. Ostacoli sul pavimento (tappeti)
d. Scale insicure
e. Assenza di punti di appoggio nell’ambiente
f. Servizi sanitari non idonei
g. Altezza del letto non idonea

Nell’analisi di ogni caduta è importante considerare sempre entrambi questi fattori nel
procedimento diagnostico.

Valutazione clinica

Anamnesi: è mirata alla individuazione delle modalità di insorgenza della caduta e dei fattori
patologici ed estrinseci causali.
Esame obiettivo: deve riguardare con particolare attenzione l’equilibrio e la marcia, oltre che il
sistema nervoso, l’apparato cardiovascolare e le eventuali conseguenze traumatiche della caduta.

Esami strumentali: oltre alle indagini consigliate dalla presenza di sintomi e segni di specifiche
patologie, utili informazioni possono derivare dall’esame posturografico (che registra le oscillazioni
posturali), dalle prove cocleo-vestibolari e dalla TAC/RMN dell’encefalo.

Prevenzione

L’identificazione dei fattori di rischio riveste un ruolo determinante nella profilassi delle cadute.A
tal fine sarà importante consigliare una terapia di rinforzo della muscolatura. l’uso di calzature
adeguate, di strumenti di sostegno, di lenti adatte, l’acquisizione di abitudini di vita più idonee,
come alzarsi lentamente dalla sedia, eliminare gli eventuali ostacoli presenti nell’ambiente, curare
una illuminazione migliore e non sottovalutare il trattamento delle patologie non conclamate.
Spesso questi semplici accorgimenti possono evitare il ripetersi dell’evento, restituendo al paziente
anziano tranquillità e sicurezza.Ovviamente l’identificazione di una patologia correlata
eziologicamente all’evento “caduta” richiede un suo trattamento specifico.

SINDROME DA ALLETTAMENTO

La sindrome da allettamento può essere definita come una condizione morbosa multisistemica,
interessante diversi organi ed apparati, che insorge in seguito a prolungata immobilità a letto e che
spesso si conclude con l’exitus.Come è ovvio la sindrome è più frequente fra gli anziani
istituzionalizzati, a causa della maggiore prevalenza di patologie a carattere cronico ed invalidante
ed alla frequente mancanza in queste strutture di interventi riabilitativi, necessari alla prevenzione
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ed al recupero funzionale dell’ipocinesia.

Quadro clinico
Apparato locomotore

Le strutture dell’apparato locomotore (muscoli, ossa, articolazioni) rappresentano il principale


organo bersaglio della sindrome da immobilizzazione.L’attività fisica è infatti indispensabile per il
mantenimento del normale trofismo osseo e muscolare e delle proprietà biomeccaniche delle
strutture cartilaginee.In particolare, l’osso va incontro a progressiva osteoporosi che, se già presente
(soprattutto nella donna anziana), assume dimensioni catastrofiche, causando fratture ossee, dolori,
crolli vertebrali ecc.In assenza delle sollecitazioni meccaniche intermittenti che si producono nor-
malmente durante il carico, le cartilagini vanno incontro a progressiva distrofia cui si aggiungono
ispessimenti della capsula articolare e dei legamenti, alterazioni degenerative e necrosanti della
sinovia fino alla completa anchilosi articolare.Con il disuso si osserva inoltre progressiva atrofia dei
muscoli scheletrici, perdita del controllo neuromuscolare dei movimenti e degli schemi motori in
precedenza acquisiti.

Cute

La prolungata permanenza a letto può indurre la formazione di lesioni da decubito che


rappresentano il risultato dell’applicazione continua di forze compressive sulla superficie cutanea.

Apparato cardiovascolare

In posizione supina si ha una redistribuzione del flusso ematico distrettuale dalle estremità inferiori
alla circolazione centrale, con conseguente aumento della gittata cardiaca e della frazione di
eiezione, riduzione della frequenza cardiaca e delle resistenze periferiche.Dopo sforzo, tuttavia, la
frequenza cardiaca tende ad aumentare in misura sproporzionata rispetto alla portata espressa. A tali
modificazioni emodinamiche si associano frequentemente intolleranza ortostatica e predisposizione
alle trombosi venose.La prima si manifesta in seguito ad alzata dal letto, dopo un prolungato
periodo di immobilizzazione, con tachicardia, ipotensione, episodi sincopali, vertigini, ecc. E’
espressione della ridotta sensibilità dei meccanismi di adattamento cardiocircolatorio che vengono
normalmente attivati nel passaggio dal clinostatismo all’ortostatismo (meccanismi di regolazione
barorecettoriale e di integrazione centrale).Le trombosi venose vengono invece favorite dalla ridotta
attività della pompa muscolare e dalla diminuizione del tono venulare. Si stabilisce così un rallenta-
mento del flusso venoso alle estremità che può favorire la comparsa di stasi venosa. In presenza di
altri fattori di rischio (ipercoagulabilità ematica e ridotta attività fibrinolitica, favorite dall’inattività
muscolare) questa situazione può facilmente predisporre alla trombosi e quindi all’embolia
polmonare.

Apparato respiratorio

La posizione supina obbligata modifica i volumi polmonari e predispone alla comparsa di


atelettasie, infezioni respiratorie, ecc. Gli effetti dell’immobilizzazione sull’apparato respiratorio si
sovrappongono infatti a quelli tipici della senescenza, contribuendo a ridurre la dinamica costo-
diaframmatica e la compliance polmonare e ad alterare il rapporto
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ventilazione/perfusione.L’aumentata incidenza di infezioni respiratorie in questi pazienti è la conse-
guenza di una ridotta risposta immunitaria e della minore efficacia dell’attività fagocitaria e
mucociliare.

Apparato genito-urinario

Una delle manifestazioni più frequenti della sindrome da immobilizzazione è l’incontinenza


urinaria, in quanto la posizione supina rende più difficile il controllo volontario della minzione.
Questa evenienza è spesso favorita dalla coesistente presenza di disfunzioni del pavimento pelvico,
di patologie prostatiche o di interferenze iatrogene sulla motilità ureterale e vescicale (spasmolitici,
sedativi, ipnotici ecc.).L’immobilità in posizione orizzontale modifica la configurazione anatomica
delle vie urinarie, ostacolando il normale deflusso dell’urina e predisponendo così alla stasi ed alle
infezioni, specie se in presenza di ridotte difese immunitarie o di improprio ricorso al cateterismo
vescicale a permanenza. Un ulteriore fattore predisponente alle infezioni urinarie è rappresentato
dalla formazione di calcoli (favorita dalla ipercalciuria secondaria alla mobilizzazione di calcio
nello scheletro) e dalla ritenzione vescicale indotta dalla immobilità.

Apparato digerente

La posizione supina obbligata può rendere difficoltosa l’introduzione di cibo e la deglutizione,


mentre la mancanza di attività fisica riduce il senso di fame e l’appetibilità del cibo, portando a
riduzione dell’apporto di nutrienti e ad anoressia.I tempi di transito gastrointestinale sono
notevolmente prolungati e la velocità di propulsione colica della massa fecale è sensibilmente
ridotta dall’immobilità, onde stipsi ostinata e fecalomi. La stasi di materiale fecale e le
modificazioni della flora batterica locale possono causare fenomeni fermentativi e putrefattivi, con
conseguente meteorismo ed incontinenza fecale. Quest’ultima è una frequente complicanza
dell’ipocinesia prolungata e può manifestarsi come una immediata ed involontaria emissione di feci
non appena pervenute in ampolla rettale (incontinenza vera), oppure con l’espulsione di scarsa
quantità di materiale fecale maleodorante e di consistenza liquida che simula un alvo diarroico
(incontinenza falsa o pseudodiarrea). Si tratta in realtà di una conseguenza della prolungata stasi
intestinale fino alla formazione di fecalomi che distendono le pareti dell’ampolla, riducendone la
sensibilità e quindi lo stimolo alla defecazione, con conseguenti putrefazione batterica ed
ipersecrezione mucosa. Particolarmente importante è il riconoscimento della pseudo-diarrea
mediante esplorazione rettale, per evitare l’impropria somministrazione di antidiarroici che
peggiorerebbero la stipsi e le sue conseguenze.

Sistema nervoso e psiche

Frequenti sono gli episodi confusionali a patogenesi complessa e non sempre identificabile (ridotta
perfusione cerebrale, sofferenza metabolica indotta da sostanze tossiche di origine intestinale,
infezioni ecc).L’immobilizzazione forzata riduce inoltre la possibilità di relazione con il mondo
esterno: gli stimoli sensoriali diminuiscono, i processi mentali subiscono un rallentamento e così
anche la capacità di orientamento. Essendo necessaria una continua stimolazione per il normale
funzionamento del cervello, la deprivazione sensoriale indotta dall’immobilizzazione può aggravare
ed accelerare i fenomeni involutivi cerebrali, favorendo il deterioramento cognitivo.Frequente la
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comparsa di una sindrome depressiva. Peggiora infatti la qualità delle relazioni interpersonali ed il
soggetto si percepisce dipendente, passivo, bisognoso di cure ed assistenza.Questi sentimenti di
designificazione e di passività emozionale possono facilmente attivare un circolo vizioso fino alla
comparsa dei sintomi conclamati di depressione.

Prevenzione e terapia
Ai fini della prevenzione e del recupero della sindrome da immobilizzazione non sono necessari
provvedimenti speciali, quanto piuttosto semplici regole di comportamento e di assistenza (Tabella).

PAZIENTE ANZIANO COSTRETTO A LETTO

Metodi Finalità

Letti speciali Comfort del paziente

Prevenzione dei decubiti


Facilitazione dell’assistenza infermieristica

Igiene personale Comfort del paziente

Riattivazione del circolo superficiale e del trofismo cutaneo

Prevenzione dei decubiti

Drenaggio vescicale e prevenzione delle complicanze urologiche


Toilette dei visceri
Svuotamento intestinale

Drenaggio bronchiale

Riattivazione del paziente Supplenza sensitivo motoria

Trofismo dell’apparato locomotore e prevenzione delle complicanze

Riattivazione cardio-circolatoria

Riattivazione respiratoria

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In particolare:

 Occorre evitare il prolungato riposo a letto nel trattamento di alcune patologie (cardiopatie,
infezioni, ecc.), incoraggiando invece la precoce mobilizzazione del paziente, appena le
condizioni lo consentano.
 Evitare l’impiego di farmaci sedativi, che favoriscono l’ipocinesia.
 In seguito a patologie disabilitanti, neurologiche od osteoarticolari, è necessario istituire
tempestivamente uno specifico trattamento riabilitativo, allo scopo di favorire il recupero
funzionale e di ottimizzare le funzioni residue, evitando l’ulteriore progressione dei deficit
presenti.
 Il paziente deve essere sollecitato ed incoraggiato dapprima alla postura seduta ed in piedi (allo
scopo di ridurre i disturbi dell’equilibrio) e successivamente al movimento ed alla ripresa delle
consuete attività, eventualmente con il supporto di ausili speciali.
 Le condizioni generali devono essere monitorate e sostenute (adeguato apporto nutrizionale,
mantenimento dell’equilibrio idro-elettrolitico, prevenzione delle piaghe da decubito).
 Molto utile un programma di psicostimolazione, personalizzata sulla base delle reali condizioni
del paziente e dello stato funzionale del sistema psicosensoriale, con lo scopo di raggiungere il
massimo recupero possibile delle funzioni corticali.
 Per una prevenzione efficace della sindrome ipocinetica è infatti determinante la motivazione
del paziente e di chi lo circonda, senza la quale nessun successo potrà essere garantito.

ULCERE DA PRESSIONE
Con il termine di “ulcera da pressione” o “piaga da decubito”si intende una lesione tessutale che si
produce in aree cutanee compresse tra un piano d’appoggio e la superficie ossea sottostante.

Il fattore patogenetico fondamentale è rappresentato dalla pressione alla quale tali aree sono
sottoposte. pressione che determina, se applicata per un periodo di tempo sufficiente, ipoafflusso di
sangue. anossia. sofferenza e necrosi tessutale.

Prevenzione
Teoricamente le piaghe da decubito non dovrebbero mai insorgere. Non è infatti azzardato
dichiarare che uno degli indici più sensibili della qualità dell’assistenza geriatrica è rappresentato
proprio dalla capacità di prevenire l’insorgenza di piaghe da decubito.La prevenzione si attua
innanzitutto con la individuazione dei soggetti a rischio.Verificata la predisposizione a sviluppare
piaghe da decubito, è necessario quindi adottare efficaci misure preventive che sono schematizzate
nella tabella.

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PREVENZIONE

Identificazione dei pazienti a rischio


- Scala di Exton-Smith

Interventi sulla pelle

- Detersione della pelle con sapone a pH acido, liquido, sciacquando ed asciugando accuratamente
- Cure igieniche dei genitali (più volte nelle 24 ore)
- Cambio delle lenzuola per rimuovere detriti solidi ed evitare l’effetto amaca
- Frizione della pelle (con olio vitaminizzato nei pazienti con pelle secca, con creme base nei
pazienti con pelle grassa)

Trattamento della incontinenza

- Preservativo urinario
- Pannoloni (nei casi a basso rischio)
- Catetere vescicale (nei casi ad alto rischio)
- Mobilizzazione (attiva e passiva)

Presidi antidecubito

- Materassi ad acqua o ad aria (per la protezione di grandi superfici cutanee)


- Cuscini al silicone (per superfici circoscritte)

Alimentazione
Interventi di ordine generale

(in relazione a specifiche condizioni patologiche)

Tra di esse ha un ruolo fondamentale la diminuzione della compressione esterna, che consente una
immediata riperfusione con ripristino della ossigenazione tessutale.Per realizzare tale misura
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preventiva il metodo più semplice è quello di variare la posizione su cui decombe il paziente ogni 2-
3 ore. E’ stato dimostrato che la posizione obliqua dx o sx a 30° è quella che maggiormente riduce
la pressione nelle 5 sedi tradizionali di ulcera (sacro, trocantere, ischio, calcagno, malleolo). Si
dovrebbe invece evitare la posizione laterale a 90°, in quanto la maggior parte del peso del corpo si
concentra sull’area trocanterica, predisponendo così alla formazione di ulcera, soprattutto se il
soggetto decombe su un materasso standard.

I materassi ad aria sono costituiti da 2 sezioni longitudinali che vengono gonfiate periodicamente
da un dispositivo meccanico, in modo da variare alternativamente i punti di appoggio.
Recentemente, sono stati introdotti supporti antidecubito costituiti da
materiale “supersoft”, così definito in quanto si lascia deformare di 30-10 cm dall’applicazione di
una barra di 1 cm2 di superficie e del peso di 250 gr.

CLASSIFICAZIONE EZIOLOGICA DELLE PRINCIPALI FORME DI DEMENZA

Demenze primarie (degenerative) Demenze secondarie


Senza segni motori prevalenti  Demenza vascolare
- multi infartuale (grandi infarti corticali)
 Demenza di Alzheimer - sottocorticali (infarti lacunari, leucoaraiosi)
- forme presenili (prima dei 65 anni)  Idrocefalo normoteso
- forme senili (dopo i 65 anni)  Disturbi endocrino-metabolici (soprattutto ipo ed
 Demenza fronto-temporale ipertirodismo)
 Malattie infettive ed infiammatorie del SNC
Con segni motori prevalenti  Sostanze tossiche (alcool, metalli pesanti)
 Stati carenziali (Vitamina B12, folati, tiamina,
 Demenza a corpi di Lewy malnutrizione)
 Parkinson-demenza  Processi espansivi endocranici (neoplasie, ematomi,
 Paralisi sopranucleare progressiva* ascessi)
 Degenerazione cortico-basale*  Varie (trauma cranico, insufficienza cardiaca e respiratoria)
 Corea di Huntington*

* più rare nell’anziano

DEMENZA

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La demenza, secondo i criteri proposti dall’American Psychiatric Association (APA) nel DMS IV
(1994), è condizione caratterizzata da una compromissione preminente e precoce della
memoria e da alterazioni di almeno una delle altre funzioni corticali superiori (afasia,
aprassia, agnosia, incapacità di astrazione e programmazione), di entità tale da compromettere
le usuali attività lavorative e sociali del paziente.A tali sintomi, che costituiscono gli elementi
diagnostici essenziali, possono associarsi altri disturbi cognitivi (deficit dell’orientamento
visuo-spaziale, difficoltà nella lettura o nella scrittura, ridotta capacità di giudizio), del
comportamento (disinibizione, aggressività, apatia, ecc.), alterazioni del tono dell’umore
(ansia, depressione) e del sonno.Sulla base delle attuali conoscenze, si possono distinguere
due gruppi principali: le demenze primarie (o primitivamente degenerative) e le demenze
secondarie (a fattori etiopatogenetici noti).

INCONTINENZA SFINTERIALE
Con il termine di incontinenza urinaria (I.U.) si intende una fuoriuscita incontrollata di urine,
indipendente dalla volontà, in qualsiasi momento del giorno o della notte.Trattasi di una condizione
frequente nell’anziano, altamente invalidante, che si associa ad un significativo aumento della
prevalenza di piaghe da decubito e di infezioni delle vie urinarie (spesso legate ad inopportuna
cateterizzazione), ansietà, depressione ed isolamento sociale e comporta un significativo onere
assistenziale per la famiglia e per il personale. La prevalenza della I.U., tra gli anziani residenti
sul territorio, è di circa il 7% negli uomini e del 12% nelle donne.Tale percentuale sale tra i
pazienti istituzionalizzati al 50%, raggiungendo valori dell’80% nei dementi.

Accessori per incontinenti


Nei pazienti in cui le terapie suddescritte si siano dimostrate inefficaci, il team assistenziale deve
perseguire obiettivi realistici, che mirino al benessere ed al rispetto della dignità del paziente. Si può
fare ricorso, a questo punto, ai vari dispositivi di contenimento, oggi presenti in commercio.

a. I tamponi assorbenti ed i pannolini (di vari dimensioni e caratteristiche a seconda delle


esigenze) possono risultare in molti casi utili. Gli inconvenienti sono rappresentati dal costo
elevato, dal notevole impegno assistenziale e dal rischio di piaghe da decubito.
b. La collezione esterna delle urine può essere effettuata mediante guaina al pene (urocontrol),
raccordata a contenitori a sacca, applicabili alla coscia od alla gamba. Sebbene esterni alla
vescica, questi sistemi di raccolta non sono esenti da complicanze, quali infezioni ed
ulcerazioni cutanee, fino alla necrosi. Sono stati ideati dispositivi esterni di raccolta anche
per l’U.I. femminile, come una borsa monouso munita di placca adesiva che circonda la
vulva. Essa tuttavia non sempre trova il pieno gradimento da parte della paziente.
La cateterizzazione vescicale a permanenza rappresenta, purtroppo, una pratica di cui si fa
frequente abuso e che, al contrario, dovrebbe essere limitata a situazioni particolari: paziente in
coma o con una malattia terminale; presenza di una ferita o piaga da decubito allo stadio 3 o 4 in
un’area che può essere danneggiata dalla contaminazione delle urine; presenza di un blocco uretrale
che non può essere corretto chirurgicamente e che provoca ricorrenti infezioni urinarie e/o
insufficienza renale; necessità, per una adeguata valutazione del bilancio idrico, di una esatta
misurazione della quantità di urina emessa; precisa storia di una incapacità del paziente ad urinare

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dopo che il catetere sia stato rimosso nel passato: presenza di quadri/paraplegia che ha impedito nel
passato la rimozione del catetere.

Conclusioni
Il problema della I.U. è uno dei più frequenti nella assistenza all’anziano.Purtroppo questa
condizione troppo spesso viene affrontata e gestita come un disordine ineluttabile, in quanto legato
alla vecchiaia, e pertanto inguaribile.L’anziano incontinente rappresenta e diventa un problema di
numero di lenzuola da cambiare, di cattivo odore, di elevato costo di materiale assorbente, di ele-
vato rischio di piaghe da decubito: una condizione dunque fastidiosa per tutti (amministratori,
personale infermieristico, medici, familiari) che facilmente genera un circolo vizioso.

L’anziano incontinente che emana cattivo odore verrà sempre più isolato e tenderà ad isolarsi, la
qualità dell’assistenza peggiorerà degradando a routine (ad ogni episodio di incontinenza: cattivo
odore, cambio di biancheria, cure igieniche. cambio indumenti, ecc.) e i costi assistenziali
lieviteranno. Quasi sempre la soluzione finale è rappresentata dalla cateterizzazione a permanenza,
funzionale allo staff ed all’organizzazione: momento di complicità e di abdicazione deontologica tra
chi la chiede (in genere l’infermiere professionale) e chi la prescrive (il medico).Per lo staff
assistenziale il catetere rappresenta la soluzione del problema (il tempo necessario all’assistenza è
fortemente ridotto, si “assiste” il catetere per non assistere il portatore); per l’anziano è il segno
evidente e tangibile di essere entrato in una logica di inutilità e di impotente
passività.L’incontinenza urinaria al contrario, non è necessariamente un problema irreversibile ed
irrisolvibile. Anche quando ci si trova di fronte ad una incontinenza cronica, cioè che non può
“guarire”, questo non significa che non la si può curare.Obiettivo comune dello staff e della
famiglia dovrebbe sempre essere quello di migliorare la qualità della assistenza in funzione della
qualità della vita.

ORGANIZZAZIONE DELLE “RSA”

L’andamento demografico: le classi di età più anziane stanno aumentando ad un ritmo più alto della
crescita della popolazione anziana in generale; fra il 1997 ed il 2021 si calcola che gli ultra65enni
italiani passeranno da 9.993.000 a 13.993.000 (+32%), mentre gli ultra80enni da 2.229.000 a
4.090.000 (+78%), secondo stime ISTAT.

Cos’è una Residenza Sanitaria Assistenziale ( R.S.A. ) :

E’ una struttura extra-ospedaliera per anziani disabili, prevalentemente non autosufficienti, non
assistibili a domicilio,bisognosi di trattamenti continui e persistenti, finalizzata a fornire accoglienza
ed erogazione di prestazioni: sanitarie, assistenziali, di recupero funzionale e sociale.

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Elem. Ass. Area Geriatrica
SANITARIA :

Interventi medici, infermieristici e riabilitativi mirati a prevenire e curare le malattie croniche,


interventi mirati a sostenere l’autonomia degli ospiti.

ASSISTENZIALE :

Un’assistenza individualizzata, volta alla tutela e al miglioramento dei livelli di autonomia, al


mantenimento degli interessi personali ed alla promozione del benessere dell’ospite.

Scopo della R.S.A :

Una sistemazione RESIDENZIALE il più possibile DOMESTICA, rispettando i bisogni di


riservatezza e privacy, che offrano tutte quelle risorse umane e assistenziali, che permettano
all’anziano di essere riconosciuto e trattato come
“ persona “ stimolando la socializzazione tra gli ospiti.

L’autorizzazione al funzionamento viene rilasciata dall’ ASL in riferimento a precise norme sia di
carattere strutturale che gestionale. L'Accreditamento delle Strutture Sanitarie nella Regione
Lombardia costituisce un passo fondamentale verso il miglioramento della qualità dell'assistenza.
Il processo garantisce un livello di sicurezza e di tutela del cittadino attraverso la verifica dei
requisiti previsti dal sistema autorizzativo.
Con l’Accreditamento la Struttura percepisce il contributo Regionale.
La documentazione necessaria come requisitore mantenere l’Accreditamento in regione lombrdia è
la seguente:

• Fascicolo socio-sanitario

• S.O.S.I.A.

• P.A.I.

• Linee guida e protocolli

• Cura dell’aspetto dell’ospite

Fascicolo socio-sanitario :

Presenza di un fascicolo sanitario e sociale per ogni ospite, compilato all'ingresso e aggiornato
almeno ogni due mesi e comunque ogni qual volta vi sia un cambiamento significativo della
condizione biopsicosociale dell'ospite o eventi la cui registrazione sia utile o necessaria alla corretta
compilazione della scheda di osservazione intermedia della assistenza (S.O.S.I.A.), in cui siano
esplicitate (Disposizioni Regione Lombardia) :

• anamnesi medica, infermieristica funzionale.


• esame obiettivo di organi e apparati.

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Elem. Ass. Area Geriatrica
• in cui sia compilata una scala di valutazione funzionale dell'ospite all'ingresso,
semestralmente ed ogni volta che vi sia un cambiamento dei livelli di dipendenza.
• in cui siano rilevate eventuali cadute o altri incidenti , il posizionamento dei vari tipi di
catetere e di mezzi di contenimento, la presenza di lesioni da decubito e la eventuale loro
risoluzione.
• Esistenza di un piano terapeutico, assistenziale e riabilitativo per ogni ospite, comprensivo
del piano delle attività animative e occupazionali.

Scheda di Osservazione Sanitaria Intermedia Assistenziale ( S.O.S.I.A. ).

Debito informativo relativo al grado di fragilità degli ospiti delle R.S.A. accreditate.
E’ lo strumento che la Regione Lombardia ha messo a disposizione delle R.S.A. del territorio
regionale per effettuare la rendicontazione e la remunerazione relative ai loro utenti, secondo un
sistema che li classifica suddividendoli in 8 categorie (o "classi").

Piano di Assistenza Individuale ( P.A.I. ):


Un piano terapeutico, assistenziale e riabilitativo per ogni ospite, comprensivo del piano delle
attività animative e occupazionali corrispondente ai bisogni, problemi e propensioni degli ospiti.

Modalità di attuazione P.A.I. :

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Elem. Ass. Area Geriatrica
Linee guida e Protocolli :

• igiene dell'ospite nel rispetto della privacy


• somministrazione degli alimenti e delle bevande
• prevenzione delle cadute
• prevenzione e trattamento delle piaghe da decubito
• trattamento dell'incontinenza
• utilizzo dei mezzi di contenzione
• Disponibilità nei nuclei di protocolli inerenti le procedure di accoglienza, presa in carico e
dimissione degli ospiti

Quali sono le figure professionali che operano all’interno delle R.S.A :


• Direttore
• Direttore Sanitario
• Coordinatore
• Infermiere
• Fisioterapista
• Educatore Professionale-Animatore
• ASA – OSS
• Amministrazione
• Personale addetto alla cucina
• Personale addetto alle pulizie

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Elem. Ass. Area Geriatrica

Organigramma:

Direttore Sanitario svolge i seguenti compiti:


• Visita medica all’ingresso con valutazione dello stato di salute
• Visite mediche periodiche di controllo
• Educazione sanitaria e prevenzione (norme igieniche, alimentazione, vaccinazioni ecc…)
• Attività clinica di routine (visite, prescrizioni esami, consulto con Specialisti, terapie)
• Attività di “counseling”
• Constatazione di decesso e compilazione certificati di morte e schede ISTAT
• Controllo e verifica in collaborazione con la Coordinatrice l’attività infermieristica,
fisioterapica e ASA
• Compilazione cartelle cliniche
• Prescrizione farmaci e presidi terapeutici
• Controllo registri stupefacenti

L’Infermiere

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Elem. Ass. Area Geriatrica
L’infermiere ha il compito di coordinare e di finalizzare gli interventi atti al soddisfacimento dei
bisogni primari e secondari degli ospiti e svolge le attività dirette alla prevenzione, alla cura ed alla
salvaguardia della salute degli Ospiti. In particolare assolve le seguenti funzioni:
• identifica i bisogni di assistenza infermieristica della persona assistita
• identifica gli obiettivi e sceglie le azioni più adeguate per rispondere ai bisogni
• esegue tali azioni
• valuta i risultati raggiunti
• Supervisiona e organizza l’attività del personale di supporto

Fisioterapista
• Opera attività di terapia fisica sugli ospiti (tens, ionoforesi, ultrasuoni, radar, potenziamento
muscolare)
• Opera attività di terapia manuale sugli ospiti (fisioterapia di mantenimento, stimolazione
neuromuscolare, rinforzo muscolare, FKT funzionale, FKT di coordinamento, passaggi e
trasferimenti, massaggi)

Educatore professionale – Animatorre


• Svolge attività di osservazione e conoscenza dell’ospite (individuale o di gruppo).
• Provvede alla stesura dei progetti delle attività di animazione con relativi obiettivi (attività
di tipo manuale, di tipo cognitivo, di tipo relazionale, di tipo occupazionale).
• Realizza le attività programmate.
• Gestisce l’organizzazione e la preparazione di eventi straordinari ( compleanni, ricorrenze,
festività,………).
• Opera attività di revisione sugli obiettivi raggiunti.

A.S.A – O.S.S.
• Esegue l’igiene generale e specifica dell’ospite.
• Osserva l’ospite e rileva i dati e le informazioni varie da trasmettere al personale
infermieristico.
• Distribuisce e somministra i pasti agli ospiti non autosufficienti
• Risponde alle chiamate degli ospiti dalle camere.
• Prepara l’ospite per il riposo pomeridiano e notturno.
• Collabora alla deambulazione degli ospiti non autosufficienti.
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Elem. Ass. Area Geriatrica
• Sostituisce i sacchetti catetere vescicale e stomia intestinale.
• Rileva la temperatura corporea.
• Applica pomate varie su piccole escoriazioni cutanee.
• Smista la biancheria sporca degli ospiti da inviare in lavanderia.
• Smista la biancheria pulita che torna dalla lavanderia e la consegna ai relativi ospiti.
• Collabora con l’Infermiera.

Amministrazione
• Svolge attività di tipo amministrativo/contabile e di segreteria
• Gestisce e smista il traffico telefonico, la posta in entrata ed in uscita Registra le spese extra
degli ospiti
• Varie attività

Personale addetto alle pulizie


• Svolge attività di pulizia ordinaria e straordinaria di tutti gli ambienti comuni.

Personale addetto alla cucina


• Prepara i pasti (colazione, pranzo, merenda e cena).
• Pulisce ed igienizza la cucina,i locali adibiti a dispensa e le celle frigo.
• Ha la responsabilità delle attività inerenti il rispetto della legge HACCP.

Coordinatore
Coordina la complessità e la differenziazione degli interventi , che devono tutti mirare al
raggiungimento del “bene” della persona anziana.
Orientamento alle soluzioni che rispondano ai bisogni, espressi (e non espressi),
dell’ospite.
Tutte le risorse devono essere convogliate a che l’anziano in RSA stia il meglio possibile, si senta
nella “SUA CASA “.

Direttore
• Conoscenza della legislazione relativa alla gestione della R.S.A .
• Orientamento alla gestione economica e alla corretta applicazione di modalità e strumenti
adatti.
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Elem. Ass. Area Geriatrica
• Capacità di individuare gli obiettivi dell’attività di tutta la RSA in funzione della
pianificazione strategica e della programmazione generale annuale.

LA RETE DEI SERVIZI TERRITORIALI PER GLI ANZIANI


• Distretto
• Medico di medicina generale
• Assistenza domiciliare integrata
• Segretariato sociale Centro diurno
• Unità valutativa geriatrica
• Residenza sanitaria assistenziale Residenza per anziani
• Day Hospital
• Istituto per lungodegenza riabilitativa
• Ospedalizzazione domiciliare
• Ospedale
• Cure intensive Hospice

LA RETE INTEGRATA DEI SERVIZI GERIATRICI


 Ambulatorio Geriatrico.
 Ospedalizzazione a Domicilio (HC).
 Residenza Sanitaria Assistenziale (RSA).
 Casa Protetta, Casa di Riposo, Casa Albergo.
 Comunità Alloggio, Casa Famiglia, Gruppi Appartamenti.
 Centro Diurno (di riabilitazione, di socializzazione).
 Servizio di Telesoccorso e Teleassistenza.
 Centro Unificato di Prenotazione (CUP).
 Assistenza Domiciliare Integrata (ADI).

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Elem. Ass. Area Geriatrica

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