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I CANNABINOIDI
INTRODUZIONE
Il termine cannabinoide si riferisce ai composti in grado di interagire con i recettori
omonimi, cioè i cannabinoidi endogeni, i fitocannabinoidi e i cannabinoidi sintetici.
I fitocannabinoidi sono composti vegetali corrispondenti a circa 60 molecole che si
trovano nella pianta di cannabis o canapa, pianta erbacea a ciclo annuale.
La tassonomia della cannabis è controversa. Attualmente si considera un'unica specie:
Cannabis sativa L. (Linnaeus), originaria dell’Asia Meridionale. Si è diffusa in Europa già a
partire dal VII secolo a.C e quindi nel XVI secolo in America come risorsa per la produzione di
tessuti e altri prodotti. La diffusione della Cannabis sativa L. In varie regioni del mondo e la
sua adattabilità a climi e ambienti diversi hanno conferito alla specie differenze dipendenti dal
luogo di crescita. I botanici hanno classificato in base alle caratteristiche tre varietà di
Cannabis: sativa, indica e ruderalis.
A seconda della parte della pianta, del tipo di cannabis considerata e delle condizioni di
coltivazione, la percentuale di fitocannabinoidi presenti, varia notevolmente.
I fitocannabinoidi generalmente più rappresentati nella cannabis sono il
tetraidrocannabinolo, il cannabidiolo, la cannabivarina, il cannabinolo, il
cannabigerolo e il cannabicromene.
Il Delta-9-Tetraidrocannabinolo (THC) rappresenta il principale costituente psicoattivo
essendo il primo responsabile dell’attività che i derivati della pianta di cannabis esercitano sul
Sistema Nervoso Centrale (SNC) di chi li assume, e la percentuale presente nella pianta ne
definisce la potenza. Ha attività agonista parziale sia sui recettori cannabinoidi CB1 che sui CB2.
I moderni metodi di coltivazione e l’introduzione delle tecniche di ingegneria genetica hanno
condotto alla produzione di varietà di cannabis OGM ad elevato contenuto di THC, arrivando
anche fino al 20%. Nel mercato si può trovare marijuana con un contenuto medio di THC del
5%, hashish con un contenuto medio di THC pari al 10%, e la sinsemilla (tipo di marijuana
fatta con le sole infiorescenze femminili) con THC medio del 12%. Nel fumo inalato da una
intera sigaretta di cannabis è contenuto fino al 50% del THC totale presente nella cannabis
contenuta nella sigaretta stessa.
Il cannabidiolo (CBD) non ha proprietà psicoattive ma recenti studi attribuiscono a questa
molecola delle proprietà antipsicotiche, neuroprotettive, sedative, ipnotiche, anticonvulsivanti,
antinfiammatorie. Possiede bassa attività per i recettori CB1 e CB2.
Gli incroci tra Cannabis sativa e Cannabis indica hanno dato origine a diverse varietà di
cannabis:
la Haze, originaria della California, che ha un effetto molto intenso.
la Skunk (puzzola, per l'odore pungente) creata negli anni 80 dalla fusione di piante
originarie dalla Colombia, dal Messico e dall’Afghanistan. Il contenuto di THC è stimato
intorno al 10-12%, ma può essere anche molto superiore. La Skunk non contiene ne’
cannabidiolo ne’ cannabivarina, e questo costituisce un elemento di preoccupazione dal
punto di vista clinico.
la White Widow è una varietà di cannabis ottenuta nel 1995 da una società privata
olandese; ha elevato contenuto di THC e si caratterizza per il colore bianco delle foglie.
La cannabis viene di solito fumata, sotto forma di sigarette o utilizzando dispositivi come pipe e
pipe ad acqua (bong), ma anche per via orale mescolata a tè o a cibo o inalata dopo
vaporizzazione.
La cannabis (soprattutto la marijuana) può essere mescolata e fumata con oppiacei e
fenciclidina (PCP) per ottenere effetti più intensi o assunta insieme ad altre sostanze,
specialmente nicotina, alcol e cocaina.