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Università «Cà Foscari» – Corso di Laurea in Economia e Commercio, a.a.

2018-2019

Scienza delle Finanze A – La (6 cfu)

Introduzione e storia della SdF

Luca Corazzini
Informazioni sul corso
• Luca Corazzini (luca.corazzini@unive.it)

• Ricevimento: giovedì h. 14.30, A.129, Dip. Scienze Economiche

• Lezioni:
Mercoledì, 15.45-17.15, Aula 8A
Giovedì, 14.00-15.30, Aula 8A
Venerdì, 14.00-15.30, Aula 8A
Informazioni sul corso
• Materiale didattico:

1. H.S. Rosen - T. Gayer, Scienza delle finanze, McGraw-Hill


CREATE CUSTOMPUBLISHING, Quarta Edizione 2014
(EDIZIONE RIDOTTA PER CA' FOSCARI);

2. P. Bosi - M. C. Guerra, I tributi nell'economia italiana, Il Mulino,


Bologna,Edizione 2016 (o precedenti);

3. Slides del docente disponibili su moodle: https://


moodle.unive.it/course/view.php?id=1597 (pw: ET0057_A-La)
Informazioni sul corso
• Esame in forma scritta, 4 quesiti: domande teoriche/definitorie;
quesiti semi-aperti (vero/falso perché?); esercizi analitici e
numerici

• Non sono previste prove integrative


Informazioni sul corso
• Programma:

1. Introduzione; storia della SdF; qualche dato...

2. I due teoremi del benessere

3. I fallimenti di mercato (beni pubblici, esternalità, monopolio naturale,


asimmetrie informative)

4. Funzione di benessere sociale e teoria delle scelte pubbliche

5. Teoria della tassazione (tassonomia delle imposte, traslazione ed


incidenza; effetti distorsivi delle imposte)

6. Disegno dell'imposta personale sul reddito e IRPEF

7. IVA
1. Introduzione allo studio della Finanza Pubblica

• La Scienza delle Finanze ha come oggetto il ruolo economico dello


Stato con particolare riferimento alle moderne economie di mercato
(d’ora in poi: Scienza delle Finanze = SdF)

• In particolare: studio delle giustificazioni e degli effetti del prelievo


tributario e della spesa pubblica, cioè lo studio del bilancio dello
Stato

• Lo Stato svolge anche un’importante attività di regolazione


dell’attività privata.
1.1 Il campo di indagine della SdF

• Alcuni tra gli obiettivi primari della SdF:


a) Quali criteri applicare per valutare la “bontà” e l’efficacia delle varie
misure di intervento pubblico?
b) Quali sono le risposte del settore privato alle sollecitazioni del settore
pubblico?
c) Quali forze politiche e sociali hanno condotto all’attuale struttura del
settore pubblico? Quali sono le determinanti del comportamento delle
varie istituzioni pubbliche?
• (a) = approccio normativo (design delle politiche): dati certi
presupposti ideologici, si cerca il modo migliore per realizzare
l’intervento pubblico (Efficienza? Equità? Quali strumenti? Quando
intervenire?)

• (b) e (c) = approccio positivo: si concentra su come effettivamente


agisce il settore pubblico (e non come dovrebbe agire). Ossia, analisi
delle politiche.
1.2 Una breve storia della SdF
• A partire dal passaggio dagli Stati Assoluti (“Finanza del principe”) agli
Stati Democratici (dove spese e tributi sono approvati da assemblee
rappresentative)

• 4 grandi fasi storiche:

1) FINANZA LIBERALE (1750 – 1850)

2) FINANZA DELLA RIFORMA SOCIALE (1850 – 1914)

3) FINANZA CONGIUNTURALE (nascita del “Welfare State”) (1930 – 1970)

4) FASE ATTUALE (evoluzione e “crisi” del Welfare State)


1) FINANZA LIBERALE (1750 – 1850)
• affermazione della società industriale + potere
dall’aristocrazia alla borghesia.

• Il bilancio dello Stato in questo periodo :

Lato delle SPESE Lato delle ENTRATE

Un numero di voci molto limitato, Prevale l’imposta generale e


relative alle funzioni fondamentali dello proporzionale sul reddito che ripartisce
Stato: l’onere della spesa pubblica tra i cittadini
nel modo più neutrale possibile (senza
- Difesa interferire troppo sui meccanismi di
mercato) e viene approvata in Parlamento.
- Giustizia e ordine pubblico
Altre forme di tributo erano le Imposte
- Alcune opere pubbliche
Patrimoniali e le Imposte “spurie”, come i
- Istruzione elementare dazi, forme secondarie destinate però ad
essere eliminate.
1) FINANZA LIBERALE (1750 – 1850)

• Il pensiero economico: Adam Smith e David


Ricardo

Ipotesi di base: Il meccanismo del mercato (“la


mano invisibile del mercato”), in un quadro di leggi e
istituzioni appropriate, tenda ad assicurare la piena
occupazione dei fattori di produzione.
1) FINANZA LIBERALE (1750 – 1850)

• Dato il fatto che:


- reddito nazionale è dato;
- attività pubblica crea crowding out
l’intervento dello Stato si limiti solo alle attività che
determinano benefici maggiori.

• L’intervento pubblico deve cioè essere neutrale:


> minimi “turbamenti” della vita economica
determinati dalle attività di prelievo e erogazione;

> posizioni relative dei soggetti economici non


alterate (non si interferisce su distribuzione
ricchezza).
1) FINANZA LIBERALE (1750 – 1850)

• Si afferma la superiorità della imposta


generale e proporzionale sul reddito netto
che:
grava in misura costante su ogni nuova entità di
ricchezza prodotta, al netto delle spese
non modifica la distribuzione dei redditi.

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2) FINANZA DELLA RIFORMA SOCIALE
(1850 - 1^Guerra mondiale)

• La Finanza liberale entra in crisi nella 2^


metà del 19° secolo e si afferma la
Finanza della Riforma sociale ispirata al
socialismo.

• L’impiego della Finanza deve avere fini


di redistribuzione della ricchezza.
2) FINANZA DELLA RIFORMA SOCIALE

• Altri fattori che implicano una profonda trasformazione


dell’attività finanziaria:
 lo sviluppo delle imprese pubbliche (ferrovie, poste
e telegrafi) per ragioni anti-monopolistiche o politico-
sociali;

 l’estensione dell’intervento statale senza


manifestazioni di bilancio (politica monetaria,
politiche protezionistiche, politiche del lavoro e nascita
delle assicurazioni sociali obbligatorie contro malattie,
infortuni, invalidità e vecchiaia).
2) FINANZA DELLA RIFORMA SOCIALE
• Nella “Finanza della riforma sociale” vi sono novità dal punto di vista
del bilancio:

Lato delle SPESE Lato delle ENTRATE


• Sviluppo delle spese sociali con prime •Nascita delle imposte progressive sul
forme di assistenza e previdenza reddito (perché si ritiene che la capacità
(molto moderato) contributiva aumenti più che
proporzionalmente al crescere del reddito
•Investimenti pubblici a fronte dello data l’ipotesi di utilità marginale del reddito
sviluppo industriale decrescente)
(trasporti/acquedotti)
•Più elevate imposte di successione (per
•Prime imprese pubbliche ridurre la disuguaglianza nelle fortune).
2) FINANZA DELLA RIFORMA SOCIALE

• Si afferma la tassazione progressiva per intervenire sulla


redistribuzione!
• John Stuart Mill, pure aperto alle istanze sociali, difendeva ancora la
logica della ripartizione proporzionale delle imposte, con la sola riserva di un
reddito minimo esente (minimo di sussistenza).
T = t (y – y0) y0 = reddito minimo esente
2) FINANZA DELLA RIFORMA SOCIALE
y0 = reddito minimo
esente (di sussistenza)
T= t(y- y0)

T= tꞏy

C
T = t(y – y0)

D
A

B
0
y0 yP yR
- t ꞏ y0 y

La “detrazione” –t y0 pesa sempre meno per più elevati livelli di


reddito
2) FINANZA DELLA RIFORMA SOCIALE
U
tot. Giustificazione imposta sul reddito progressiva

UP

UNP

yNP yP yNR yR y
U  U/ Y = U marg.
marg.

P R
y
yNP yP yNR yR
3) FINANZA CONGIUNTURALE E WELFARE STATE
(1929 – 1970)

• Crisi del ’29 e crollo definitivo del mito del mercato.

• Finanza pubblica per attenuare le fluttuazioni del ciclo


economico (e quindi la disoccupazione congiunturale).
• teoria di Keynes.
3) FINANZA CONGIUNTURALE

• Problemi della finanza ortodossa:

 lascia espandere le spese negli anni favorevoli (per il


maggiore gettito “spontaneo” dei tributi) contribuendo ad
espandere gli eccessi di domanda;

 riduce le spese e aumenta le aliquote (per limitare il


disavanzo) negli anni di crisi, contraendo ulteriormente
la domanda sotto il livello di piena occupazione.
3) FINANZA CONGIUNTURALE

• Nasce così la Finanza Congiunturale basata sull’idea che


il settore pubblico deve agire come una “pompa” da
premere o aspirare a seconda dei movimenti del settore
privato:

-modelli del moltiplicatore/ moltiplicatore-acceleratore.


3) FINANZA CONGIUNTURALE

• l’azione pubblica può determinare l’incremento delle


risorse per la collettività e la loro produttività attraverso:
 istruzione / sanità  per creare forza lavoro
efficiente (promozione del capitale umano);
 investimenti pubblici diretti / incentivi a
investimenti privati
 regolazione uso risorse scarse (aria / acqua /
suolo)
3) FINANZA CONGIUNTURALE

• Si ricorre a stabilizzatori automatici (meccanismi


istituzionali con effetto anticiclico):

a) aumento spesa pubblica e/o riduzione imposte nelle fasi


recessive del ciclo

b) riduzione/controllo spesa pubblica e/o aumento pressione


fiscale nelle fasi di aumento del PIL.

• Esempi di stabilizzatori automatici


 spesa per sussidi di disoccupazione e assegni di
integrazione salariale
 imposte sul reddito (tanto più efficaci quanto maggiore
è la loro progressività)
3) FINANZA CONGIUNTURALE

• Le novità del bilancio pubblico sono quindi:

Lato delle SPESE Lato delle ENTRATE


• Dilatazione delle spese per la • Consolidamento imposta progressiva
copertura dei rischi sociali (pensioni/ sul reddito
sanità/istruzione/disoccupazione)
• Aumento importanza imposte
• Aumento dell’intervento pubblico
diretto in economia (investimenti indirette sugli scambi (per attenuare
pubblici; espansione apparato l’effetto “frenante” dell’eccessiva
pubblico) progressività dell’imposta sui redditi)

• Utilizzo politiche di Deficit Spending


con finalità anticiclica

 Sviluppo degli stabilizzatori automatici da entrambi i


lati del bilancio
4) Evoluzione e crisi della finanza pubblica e del Welfare State
Dagli anni ’70 del ‘900 alla fase attuale
• Crisi delle politiche “keynesiane” nei primi anni ’70: la
stagflazione (inflazione elevata accompagnata da recessione).

• Assumono sempre più rilievo gli squilibri regionali e/o settoriali


che richiedono risposte differenziate.

• Le politiche adottate si sono quindi mostrate sempre più


inefficaci: una spiegazione teorica è stata data con la teoria
delle aspettative razionali.
4) Nella fase attuale
• Nuove problematiche legate alla crescita del bilancio pubblico:
 problemi di sostenibilità del debito pubblico
 problemi legati all’aumento di pressione fiscale e al possibile impatto negativo
sulla crescita dell’economia
 problemi legati alla crescita degli apparati burocratici e della spesa pubblica
(inizialmente per fronteggiare fallimenti del mercato, ma talora con fenomeni di
inefficienza e di spreco di risorse collettive)
 problemi legati al crescente divario tra domanda di servizi di Welfare State e
risorse pubbliche scarse
 problemi legati alla globalizzazione e all’apertura dei mercati finanziari, che
rendono difficile la tassazione dei redditi da capitale e impresa e spingono verso
una relativamente maggiore tassazione dei redditi da lavoro
 necessità crescente di rispondere a domande differenziate sul piano
territoriale.
• Bisogna rivedere il mix pubblico - privato e ciò ha avuto effetti rilevanti
sull’entità e sull’articolazione del bilancio pubblico.
Qualche dato…
Misure di finanza pubblica
1. ll saldo complessivo del bilancio della PA = (Entrate totali –
Uscite totali)

- Indebitamento netto della P.A. (se negativo)


- Accreditamento netto (se positivo)

2. Il risparmio della PA = Entrate correnti – Uscite correnti

Le entrate e uscite correnti sono per il normale funzionamento


degli enti. Le entrate e uscite in conto capitale sono entrate
straordinarie o spese di investimento

3. Il saldo primario = Entrate totali – (Uscite totali – Interessi) =


Saldo complessivo + interessi

Evidenzia la capacità di far fronte agli oneri per interessi


Entrate
• Imposte dirette = Imposte commisurate al reddito o al patrimonio,
in quanto misure dirette della capacità contributiva

• Imposte indirette = Imposte sui trasferimenti sul consumo, sulla


produzione e sull’importazione di beni e servizi

• Contributi sociali effettivi = Versamenti obbligatori effettuati dai


datori di lavoro, dai lavoratori dipendenti e dai lavoratori autonomi
agli enti di previdenza e di assistenza destinati a garantire future
prestazioni sociali ai lavoratori
Uscite (non trattate nel corso)
• Le Uscite della PA possono essere distinte a seconda che si
riferiscono a spese per:

1) Produzione di beni e servizi non destinabili alla vendita, che a


loro volta possono essere distinte in spese correnti (consumi
collettivi - GC) o in conto capitale (investimenti - GI). Essa
corrisponde alla variabile G utilizzata nei modelli macroeconomici

2) Trasferimenti (TR), distinguibile a seconda che i destinatari siano


gli individui/famiglie (prestazioni sociali) o le imprese (contributi alla
produzione e trasferimenti in conto capitale). I trasferimenti
influenzano il reddito disponibile delle famiglie
Debito pubblico
• Al 31/12/2016 il debito delle A.P. è di 2.218,4 miliardi di euro
(Istat):
- circa 36.600 euro pro capite;
- circa 87.400 euro per famiglia.

• A fine 2016 l’Italia aveva un rapporto debito pubblico/pil pari al


132,01% , uno fra i più elevati d’Europa (secondo dopo la Grecia) e
più che doppio rispetto ai limiti (60%) fissati dal Trattato di
Maastricht e dal Fiscal Compact

• Il debito pubblico è aumentato di 45,1 miliardi di euro fra il 2015 e il


2016 (+2,1%). Per onorare il debito sono stati pagati interessi per
66,4 miliardi di euro (tasso d’interesse medio del 3%)
Dinamica del debito pubblico
(% PIL)
Dinamica del debito pubblico
(% PIL)

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