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I numeri
Si tratta di una massa di circa 1,5 tonnellate anno pro capite, 93 milioni di tonnellate di
“materiali” che costituiscono oggi un problema, ma che possono diventare una risorsa sia
in termini di recupero di
materie prime, sia in termini
di fonti rinnovabili di
energia.
Sono esclusi i rifiuti inerti
(quelli da costruzione e
demolizione e i residui da
industria estrattiva - 5,9
milioni di ton -) in quanto
privi di potenziale
energetico (ma non privi di
interesse per il mercato del
recupero dei materiali); non
abbiamo messo in conto i
rifiuti speciali pericolosi,
nonostante abbiano spesso
un buon potenziale
energetico. Il residuo in grado di produrre energia elettrica ammonta a 87,1 milioni di
tonnellate.
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La raccolta differenziata può
influire sulla disponibilità di
materiali per la produzione di
energia (anche se una parte
dei materiali differenziati non
sono riutilizzabili come
materie prime – in
particolare plastiche - e
posseggano un alto potere
calorifico - ).
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Il business
Se trascuriamo per il momento le
potenzialità reddituali, aperti dal
processo “Calcior”, del settore inerti
e rifiuti speciali pericolosi (attraverso
l’ inertizzazione di fanghi da processi
di depurazione e di bonifica, di
inertizzazione di rifiuti pericolosi con
il recupero di materiali inerti per
l’edilizia e i sottofondi stradali e
materiali adatti alla combustione) e
ci concentriamo sul più immediato e
quantificabile mercato del recupero
energetico, i dati sono:
a) 57.000.000 di tonnellate di materiali da valorizzare con recupero energetico
b) potenziale energetico del materiale variabile tra le 2.000 Kcal/kg e le 9.000 Kcal/Kg,
con una media prudenziale tra le 3.000 Kcal/Kg e le 4.000 Kcal/Kg.
c) rapporto di conversione materia/energia elettrica che si attesta su valori tra i 1,419
kW (PCI 3.000) e i 1,064 kW (PCI 4.000).
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57 milioni di tonnellate di rifiuti possono produrre, in base alle tecnologie obsolete
(inceneritori con recupero energetico e termovalorizzatori in funzione nel 2006) 36.680
Gwh ovvero il 10,87% del fabbisogno energetico nazionale.
Tenendo conto del miglior rendimento delle moderne tecnologie di gassificazione (con un
rendimento massa/energia medio di 1,24), la quantità di energia elettrica prodotta sale a
45.968 Gwh, ovvero il 13,62 % del fabbisogno energetico nazionale (quantità superiore
alle importazioni di energia elettrica dall’estero).
La potenza di picco necessaria in Italia, 56 Gwh, può ricevere dalla gassificazione di rifiuti
un contributo notevole sia perché l’attività degli impianti è più conveniente nelle ore diurne
(minor costo della mano d’opera) e più massiccia nei periodi in cui l’afflusso di rifiuti è
maggiore (con differenze rilevanti soprattutto nelle zone turistiche) nei mesi estivi,
maggiormente a rischio di black out.
Altra importante considerazione è relativa alla produzione di energia termica, sia come
prodotto finale alternativo all’energia elettrica, sia in quanto residuo disponibile nel
processo di produzione dell’energia elettrica; la conversione tra i due tipi di energia può
essere attivato con la massima flessibilità rendendo disponibile in proporzioni diverse la
forma di energia più utile (e redditizia sia in termini ambientali che economici) secondo le
esigenze e il mercato (in inverno è massima la richiesta di energia termica, in estate la
domanda di energia elettrica).
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(8.088 milioni di €) e pari al 94% se gestiti da autoproduttori per uso civile
(amministrazioni locali o consorzi di consumatori) (9.452 milioni di €).
Il costo totale onnicomprensivo per Kg smaltito si aggira sui 22,5 cent€, cioè 225 € a
tonnellata con un incremento annuo del 4,5% (2005 su 2004). Da notare la notevole
variazione di incidenza dei costi nei comuni inferiori ai 5.000 abitanti e nelle aggregazioni
maggiori, raggiungendo un costo superiore del 66% per i comuni superiori ai 50.000
abitanti.
Volendo rilevare i soli costi specifici diretti di gestione per kg di rifiuto ammontano a 15,47
eurocent/kg, pari a 154,47 €/ton. per la gestione dei rifiuti indifferenziati ed a 12,57
eurocent/kg, pari a 125,47 €/ton per la gestione della frazione differenziata.
In effetti i costi di conferimento in discarica nel 2008, che oscillano tra i 75 e i 125 € a
tonnellata, risultano in sintonia con questi dati; anche senza arrivare ai 200 - 220 €/ton
sostenuti per spedire in Germania i rifiuti della Campania, sussistono ampi margini sia per
la redditività degli impianti, sia per un sensibile risparmio per i Comuni.
Per valorizzare i 52,5 milioni di tonnellate di rifiuti disponibili (4,5 milioni sono già trattati
con la termovalorizzazione) sarebbero necessari nel primo caso 2.100 impianti, nel
secondo oltre 7.000 impianti; in ambedue i casi con un fatturato tra i 40.000 e i 50.000
milioni di euro.
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Un’ultima considerazione per un confronto di redditività nell’ambito delle energie
rinnovabili.
Un impianto solare fotovoltaico che produca 1,38 Gwh annui (1Mw di potenza di picco per
1.380 ore equivalenti/anno) ha un costo di quasi 5 milioni di €.