Sei sulla pagina 1di 20

Domanda ed offerta aggregata

in economia aperta

9.1 Introduzione
Il modello di Mundell-Fleming è uno strumento utile per capire gli
effetti delle politiche monetarie e fiscali nel breve periodo. Abbiamo visto
come, a cambi flessibili, la politica fiscale può essere utilizzata per
aumentare l’occupazione a cambi fissi o solo quando c’è un’imperfetta
mobilità dei capitali con cambi flessibili. Al contrario, se la Banca
Centrale decide di ancorare la moneta perde la possibilità di utilizzare la
politica monetaria per modificare la produzione. Questa conclusione è alla
base della cosiddetta “triade impossibile”, per cui con buona mobilità dei
capitali si può scegliere o i cambi fissi o lo stock della moneta. In realtà
questo teorema può essere emendato nel caso di un’economia grande.
Questo era proprio il caso degli Stati Uniti che, con gli accordi di Bretton
Woods, potevano scegliere la combinazione preferita di tasso d’interesse
ed occupazione. Il forte aumento dell’offerta di moneta della Federal
Reserve durante la seconda metà degli anni ’60 ridusse il tasso d’interesse
non solo negli Stati Uniti, ma anche in tutto il mondo. In questo modo la
politica monetaria americana produsse effetti nominali e reali ovunque
proprio perché, all’interno di un sistema di cambi fissi, un paese può porsi
come leader ed imporre la propria politica agli altri.
Le altre n-1 nazioni che aderiscono all’accordo devono accettare le
conseguenze delle decisioni di politica del paese leader e modificare
conseguentemente la loro offerta di moneta, tassi d’interesse e prezzi
interni. Tuttavia, le conclusioni del modello di Mundell-Fleming si basano
su alcune ipotesi alquanto restrittive che possono essere modificate. Una
delle congetture più discutibili riguarda proprio la stabilità dei prezzi. In
economia chiusa si tratta di un’ipotesi ragionevole nel breve periodo, se si
assume che non sia possibile cambiare i prezzi dei listini e dei contratti.
Imprese e lavoratori sono bloccati da accordi già stipulati e non
modificabili. In questo caso il modello IS-LM descrive compiutamente gli
2 Domanda ed offerta aggregata in economia aperta

aggiustamenti nelle quantità e nel tasso d’interesse. La rigidità dei prezzi


dei beni non è però accettabile in un contesto di economia aperta a meno
che non si assuma che i beni domestici siano diversi da quelli esteri. Al
contrario, se vale la teoria della parità dei poteri d’acquisto nella versione
forte:

= = 1, (9.1)

i prezzi interni sono pari a quelli del resto del mondo espressi in moneta
nazionale e non variano solo nel caso di un cambio fisso con tutti i partner
commerciali. Però il modello Mundell Fleming non può essere utilizzato
per analizzare il regime di cambio flessibile. In realtà è più probabile che
una parte dei beni prodotti nel paese siano commerciati nei mercati
mondiali e che una quota dei beni acquistati dalle famiglie siano importati.
Consideriamo allora l’indice dei prezzi dei beni al consumo come media
geometrica di quelli interni e quelli importati:

=( ) ( ) . (9.2)

con 0 < α < 1, che misura la quota dei beni interni acquistati dalle famiglie.
Questo è proprio l’indice di riferimento dei lavoratori, che dipende anche
dal tasso di cambio. La (9.2) è di importanza fondamentale proprio perché
su questo indicatore si basano le decisioni di offerta di lavoro, risparmio e
domanda di moneta. Al contrario le imprese chiedono lavoro sulla base del
salario reale che dipende dai prezzi interni (P) o da quelli venduti
all’estero ( ) a seconda del settore in cui operano. Si crea così una
dicotomia tra domanda ed offerta nel mercato del lavoro a causa dei
diversi obiettivi degli agenti economici.
In questo capitolo abbandoniamo l’ipotesi di rigidità di tutti i prezzi
dei beni, che non pare più accettabile soprattutto se il tasso di cambio è
flessibile. Nella prossima sezione vedremo quali sono le conseguenze della
(9.2) nel semplice modello di Mundell-Fleming. Quindi passeremo ad
esaminare il mercato del lavoro, su cui si basa la funzione di offerta
aggregata. Useremo qui un approccio statico, in cui la relazione tra prezzi
e prodotto è stabile nel tempo e dipende dal grado di illusione monetaria e
di apertura dell’economia. Successivamente passeremo ad esaminare un
Domanda ed offerta aggregata in economia aperta 3

modello dinamico che permette di descrivere il sentiero di aggiustamento


dei prezzi e del prodotto in seguito ad uno shock esogeno.

9.2 Il modello Mundell-Fleming con prezzi al consumo


Riconsideriamo brevemente il modello presentato nel sesto capitolo
con l’unica sostanziale modifica che riguarda proprio l’indice dei prezzi al
consumo. Questo è l’indice che deflaziona lo stock nominale di moneta,
per cui l’equazione della LM diviene:

( + )
= + − ℎ . (9.3)
( ) ( )

Questa equazione mostra come, al crescere del tasso di cambio,


deve aumentare il prodotto com rappresentato nella parte superiore della
figura 9.11.

S
IS IS’’

LM

Y
IS
IS’’

FF
iB
A B

LM’
i IS’ LM

Fig. 9.1 Politica fiscale nel modello Mundell Fleming con


cambi flessibili e perfetta mobilità dei capitali
1Per semplicità indichiamo con LM tutte le curve che descrivono l’equilibrio del mercato
della moneta e con IS quella dei beni.
4 Domanda ed offerta aggregata in economia aperta

Vediamo gli effetti di una politica fiscale espansiva in questa nuova


formulazione assumendo ancora perfetta mobilità dei capitali per cui il
tasso d’interesse interno non si può discostare da quello del resto del
mondo:
= . (9.4)

Nel caso descritto nella figura 9.1, la politica fiscale espansiva


sposta la curva dell’equilibrio del mercato dei beni in IS’. L’immediato
afflusso di capitali dall’estero fa apprezzare il tasso di cambio, come
mostrato nella parte superiore del grafico, che fa flettere parzialmente
all’indietro la stessa curva, come esposto nella parte inferiore. Ma a
differenza della rappresentazione vista nel sesto capitolo, in cui LM è
indipendente da S, ora l’apprezzamento sposta verso destra proprio la
curva dell’equilibrio monetario nello spazio (Y,i). L’equilibrio si raggiunge
con un aumento dell’output e la riduzione del tasso di cambio a parità di
tasso d’interesse nominale, come indicato dal punto B. Quindi la politica
fiscale può modificare la produzione anche con cambi flessibili e perfetta
mobilità dei capitali.
A dire il vero pure il modello reddito spesa, che è alla base della
curva IS, deve essere opportunamente emendato per mettere in evidenza il
ruolo dei prezzi. La relazione di equilibrio tra domanda ed offerta nominali
è data dalla:

= !( , ") + #( ) − # ( , !), (9.5)

ove, in generale, i prezzi della produzione non sono né quelli al consumo


né quelli dell’export e può non valere la teoria della parità dei poteri
d’acquisto. Assumiamo che i prezzi dell’export siano interni ( =P), le
usuali funzioni di comportamento e che gli unici beni importati siano
quelli di consumo:

= !̅ + +& − (1 − ') (9.6)

ove 1 − ' è la quota di beni di consumo importati. Il termine !̅ raccoglie


tutte le componenti esogene, compresa la domanda di beni d’investimento.
Infatti, per l’ipotesi di aspettative statiche e di perfetta mobilità dei
Domanda ed offerta aggregata in economia aperta 5

capitali, la variazione attesa dei prezzi e del tasso di cambio è nulla e il


tasso d’interesse reale è pari a quello nominale del resto del mondo. Poiché
C = c (1−t) Y, si ottiene:

!̅ + &
= (9.7)
1 − )(1 − *) +, - − (1 − ').

che mostra la relazione tra i prezzi interni e la produzione di equilibrio.


Quindi il tasso di cambio non influenza solo le esportazioni nette, in
quanto valgono le condizioni di Marshall-Lerner, ma anche lo stesso
moltiplicatore del modello. In particolare, se imponiamo la seguente
condizione sul tasso di cambio reale:

< (1 − ')

non solo il termine nella parentesi quadra è positivo ma anche il


moltiplicatore aumenta al crescere del tasso di cambio e diminuisce con i
prezzi interni. Se invece il tasso di cambio reale è pari ad uno, e vale la
teoria della parità dei poteri d’acquisto nella versione forte, il
moltiplicatore si riduce a quello standard del modello di economia aperta2.
È possibile dare una rappresentazione alternativa del modello IS-
LM in economia aperta considerando la produzione ed i prezzi interni. Sia
curva IS che quella LM hanno inclinazione negativa e, nella figura 9.2, si è
ipotizzato, seguendo Argy e Salop (1979), che la variazione dei prezzi
abbia un impatto più forte sulla domanda di beni e servizi che sull’offerta
di moneta, proprio per il modificarsi anche del denominatore della (9.7).
Ovviamente se vale la situazione opposta il grafico deve essere modificato,
anche se molte delle proposizioni che espliciteremo in seguito restano
inalterate. Con prezzi fissi, shock esogeni o politiche monetarie e fiscali
spostano le curve IS ed LM nei modi già discussi in precedenza lungo il
livello dei prezzi esogeno, ad esempio P0. Un aumento della spesa
pubblica trasla a destra la curva IS e mette in moto il processo di
aggiustamento del tasso di cambio, il cui apprezzamento aumenta l’offerta

2 Il parametro α misura la quota dei beni domestici, gli unici che possono risentire del
processo di crescita del consumo e della produzione secondo il moltiplicatore keynesiano.
6 Domanda ed offerta aggregata in economia aperta

di moneta in termini reali spostando verso destra anche la curva LM e


raggiungendo il nuovo equilibrio in B.

P
LM’

P0 A B

IS’
LM IS
0 Y1 Y
Y0
Figura 9.2 Modello Mundell Fleming esteso

Ovviamente l’ipotesi di prezzi fissi è decisamente restrittiva nel


medio periodo e appare indispensabile estendere il modello Mundell
Fleming per permettere l’analisi delle variazioni delle quantità reali e
nominali. Questo richiede la discussione del mercato del lavoro, che
analizziamo nella prossima sezione.

9.3 L’offerta aggregata con illusione monetaria


Prendiamo in esame un modello statico. La descrizione della
tecnologia è standard con una funzione di produzione del tipo Cobb
Douglas a rendimenti di scala costanti:

=! 1
2 1
, (9.8)
Domanda ed offerta aggregata in economia aperta 7

in cui il parametro 4 ∈ (0,1) descrive l’importanza del lavoro e del


capitale nel processo produttivo. Il modello è non considera
l’accumulazione. Il capitale è fisso e l’unico fattore produttivo variabile è
il lavoro. Questo consente di porre !2 1 = 1. Il profitto è massimizzato
se la produttività marginale del lavoro è pari al salario reale:

7
4 1
= , (9.9)

da cui si evince che 4 è la quota del prodotto destinata al fattore lavoro se


si opera in mercati perfettamente concorrenziali ed il prezzo del prodotto P
è esogeno. La (9.9) porge la funzione di domanda di lavoro, che dipende
negativamente dal salario reale:

4 1
= 8 : . (9.10)
7/

L’offerta di lavoro potrebbe essere ricavata da un modello di tipo


neoclassico. La scelta del tempo da dedicare al lavoro si ottiene dalla
soluzione di un problema standard di ottimo in cui il consumatore
massimizza l’utilità che deriva dal tempo libero e dal paniere di beni
acquistato con il salario ricevuto. Se il mercato del lavoro realizza l’ottimo
Paretiano non c’è spazio per la disoccupazione. Non esistono persone
disposte a lavorare ad un salario leggermente inferiore a quello corrente,
altrimenti il salario di mercato si riduce immediatamente sino a ristabilire
l’equilibrio tra domanda ed offerta. Per avere disoccupazione nel sistema
economico e dare spazio alle politiche economiche dobbiamo
necessariamente introdurre delle imperfezioni. Ipotizziamo che i
lavoratori, o i sindacati che li rappresentano, offrano qualsiasi quantità di
lavoro venga loro richiesta sulla base di un salario desiderato W*
determinato da una regola molto semplice:

7
7∗ = =
, (9.11)
<

con λ ∈ >0,1?. La (9.11) afferma che i lavoratori hanno un target nel livello
desiderato del salario che è pari al salario reale se λ = 1. In questo caso i
8 Domanda ed offerta aggregata in economia aperta

lavoratori non soffrono di illusione monetaria, perché vogliono mantenere


inalterato il loro potere d’acquisto. In altre parole il salario nominale si
deve sempre adeguare alle variazioni dell’indice generale dei prezzi al
consumo. Al contrario, nel caso in cui λ = 0, soffrono di illusione
monetaria, poiché fissano un livello nominale del salario desiderato e un
aumento inatteso dei prezzi al consumo deprime la loro capacità di spesa.
Il parametro λ misura proprio il grado di illusione monetaria. L’incapacità
di fissare i salari in termini reali, introdotta da Keynes e Fisher (1928), è
stata ampiamente criticata dalla letteratura sin dagli anni ’70, perché mette
in dubbio la razionalità degli agenti economici. Tuttavia, esiste un’ampia
letteratura che sembra confermare l’incapacità di distinguere tra contratti
denominati in termini nominali o reali (Shafir, Diamond and Tversky,
1997). Ad ogni modo possiamo derivare la quantità di equilibrio di lavoro
e della produzione:
4 1
= 1
= , ∗- @ A , (9.12)
7 ( )=( )

1
1
4 1
= 1
= , - @ A . (9.13)
7∗ ( )=( )

La (9.13) è la funzione d’offerta mostra che la relazione tra prezzi e


prodotto tale per cui il mercato del lavoro è in equilibrio, che
rappresentiamo nella figura 9.3. L’offerta aggregata dipende anche dal
tasso di cambio e dai prezzi esteri, come dal livello del salario desiderato
da parte dei lavoratori. Di fondamentale importanza sono parametri λ e α.
Si vede immediatamente che il valore della parentesi quadra è uno nel caso
in cui λ = α = 1 e la funzione d’offerta non dipende né dai prezzi né dal
tasso di cambio. In questo caso la curva d’offerta è verticale in
corrispondenza ad un livello di prodotto costante, come mostrato nella
figura 9.3. Per λ α < 1 si stabilisce una relazione positiva tra output e
prezzi interni, come indicato da una diversa curva d’offerta nella stessa
figura. Consideriamo il caso λ = 1. Il salario è fissato in termini reali e la
funzione d’offerta di riduce alla:

1 ( )1
4 1 1
(C = 1) = , ∗ - + . , (9.14)
7
Domanda ed offerta aggregata in economia aperta 9

che mostra come una riduzione del tasso di cambio reale (o un aumento
del terms of trade) aumenta il valore della produzione offerta. Il motivo è
evidente. Se non c’è illusione monetaria i lavoratori vogliono mantenere
costante il loro potere d’acquisto in termini reali. Un aumento del 10% dei
prezzi interni si traduce in un aumento inferiore in quelli al consumo a
causa dei beni importati. Se α = 0.6 l’incremento dei prezzi al consumo
sarà solo del 6% e quindi il salario nominale cresce della stessa
percentuale. È allora evidente che il salario reale pagato dagli imprenditori
è sceso e questo giustifica la loro maggiore domanda che spinge
l’occupazione e la produzione. Analogamente un aumento del tasso di
cambio fa crescere i prezzi al consumo a parità di quelli interni. Nel nostro
esempio, una svalutazione del 10% spinge i lavoratori a chiedere un
aumento del salario nominale del 4%. L’aumento del salario reale deprime
la domanda di lavoro e l’output. Solo se α = 1 i prezzi interni coincidono
con quelli al consumo ed il salario reale rimane costante come il prodotto.

P
AS(λα=1) AS(λα<1)

E
P0

LM IS
0 Y
Y0
Figura 9.3 Modello Mundell-Fleming con offerta aggregata

Con λ α < 1 la curva di offerta aggregata non solo ha inclinazione


positiva, ma si sposta a destra con un deprezzamento e verso sinistra nel
10 Domanda ed offerta aggregata in economia aperta

caso opposto. Tuttavia se λ = 0 la curva d’offerta è indipendente dal tasso


di cambio, perché i lavoratori hanno un target nominale che non è
influenzato dal prezzo dei beni importati. Con λα < 1 la funzione d’offerta
ha inclinazione positiva e interseca le curve IS ed LM nel punto E. Quando
i mercati dei beni e della moneta sono in equilibrio, per una data
combinazione di prodotto e prezzi, deve essere in equilibrio anche quello
del lavoro perché la quantità di beni domandata alle imprese è pari a quella
offerta. È evidente che un cambiamento di una variabile esogena ha un
effetto non solo sul mercato dei beni, ma anche su quello monetario e del
lavoro. Nella prossima sezione vediamo quali sono gli effetti di una
variazione della politica economica con cambi fissi e flessibili.

9.4 OMISSIS

9.5 Un modello loglineare di domanda ed offerta aggregate


Il modello di domanda ed offerta aggregata può essere riscritto in
modo da poter ottenere una specificazione log lineare che è molto più
semplice da analizzare. In effetti, molte delle relazioni introdotte possono
essere trasformate direttamente. Riconsideriamo i prezzi al consumo:

=( ) ( ) .

Prendendo i logaritmi si ottiene:

DE = 'DE + (1 − ')(FE + DE ), (9.15)

ove pt=Log(Pt) e le altre variabili sono definite in modo simile. Il pedice t


si riferisce all’istante in cui le variabili in questione sono osservate3.
È possibile riscrivere immediatamente l’identità di Fisher e la
teoria della parità scoperta dei tassi di interesse:

"E = E + ∆DEH , (9.16)

E = + ∆FEH , (9.17)
3 Questa definizione è comoda per passare all’analisi della dinamica quando le variabili
endogene possono modificarsi nel tempo.
Domanda ed offerta aggregata in economia aperta 11

ove ∆DEH = DEIH


− DE è l’inflazione attesa, mentre ∆FEH = FEI H
− FE è la
svalutazione attesa. In modo simile si può ottenere la relazione che lega il
prodotto delle imprese al salario reale. Infatti, dalla (9.8) e (9.10) si ricava:
1
4 1
= 8 : ,
7/

che porge la:

JE = K(DE − LE ) + MEN , (9.18)

dove è stata aggiunta una variabile esogena MEN che rappresenta gli shock
dal lato dell’offerta. Si può vedere che MEN ingloba anche il parametro 4,
come pure lo stock di capitale ed il progresso tecnico, per cui si possono
studiare gli effetti di una variazione di una di queste variabili sul prodotto
ed i prezzi.
Il modello deve essere completato dalla descrizione della domanda
di beni e servizi e dell’equilibrio nel mercato della moneta. In conformità
al modello reddito-spesa, ipotizziamo che, in ogni istante, il logaritmo del
prodotto sia funzione solamente del tasso d’interesse reale nonché della
competitività nei mercati internazionali:

JE = OE + P(FE +DE − DE ) − Q"E + MER (9.19)

ove OE esprime la spesa pubblica mentre MER è lo shock dal lato dell’offerta
dovuta, ad esempio, ad una variazione del reddito del resto del mondo o
dell’investimento esogeno per gli animal spirits degli imprenditori.
Tuttavia, poiché MER entra in modo additivo come gt, può essere trascurata.
In altra parole, la spesa pubblica può essere letta anche come uno shock
inatteso dal lato della domanda.
Anche la condizione di equilibrio del mercato della moneta è in
forma log lineare4:

E − DE = JE − ℎ E + MES , (9.20)

4 Per semplicità di notazione abbiamo utilizzatogli stessi i simboli per i parametri della
funzioni di domanda, anche se il significato economico è ora quello delle elasticità o
semielasticità.
12 Domanda ed offerta aggregata in economia aperta

ove lo shock della domanda di moneta potrebbe essere giustificato da un


aumento della preferenza per la liquidità. Il modello descritto è composto
da 6 equazioni con diverse variabili endogene. Possibile derivare subito la
soluzione del modello Mundell Fleming. È sufficiente tralasciare l’offerta
imponendo prezzi fissi. Sia Pt = 1 ovvero pt = 0. Per la perfetta mobilità
dei capitali e le aspettative adattive il tasso d’interesse reale e nominale
coincidono con quello del resto del mondo. I rendimenti ed i prezzi esteri
sono esogeni per l’ipotesi di economia piccola. Per semplicità diciamo che
ambedue sono elisi dall’analisi5. Il modello si riduce a due equazioni che
descrivono l’equilibrio nel mercato dei beni e della moneta e definiscono
le curve IS ed LM già rappresentate in precedenza:

JE = OE + PFE , (9.21)
E − (1 − ')FE = JE + ME .
S
(9.23)

Nel modello a cambi fissi la moneta diviene endogena, per cui si


ricavano le note relazioni che legano l’output alla sola politica fiscale, alla
svalutazione e agli shock dal lato della domanda:

JE = OE + P F̅ , (9.24)
E = >1 − ' + P?F̅ + OE + ME ,
S
(9.25)

mentre la moneta funge da buffer per i disturbi sia reali, visto il significato
di OE , sia nominali. Nel caso di cambi flessibili l’offerta di moneta è
esogena e la soluzione è data dalla:

P + (1 − ')OE + PMES
E
JE = , (9.26)
(1 − ' + P)
E − ME − OE
S
FE = , (9.27)
(1 − ' + P)

5 L’ipotesi D =
E E =0 è comoda perché permette di interpretare yt come deviazione dal
prodotto di pieno impiego. Infatti, quando è valida la teoria della parità dei poteri
d’acquisto, in assenza di shock, politica fiscale neutrale (gt=0) e con tasso d’interesse
nullo dalla (9.19) si ricava yt = 0. L’output è allora quello di pieno impiego. Infatti, se non
ci sono shock dal lato dell’offerta, il salario nominale è pari all’indice dei prezzi e la
produzione offerta è proprio quella di equilibrio di lungo periodo, come afferma la (9.18).
Domanda ed offerta aggregata in economia aperta 13

che mostra come la politica monetaria e quella fiscale modificano la


produzione ed il tasso di cambio. L’efficacia relativa dipende dai valori dei
parametri β e ', per cui il principio di assegnazione di Mundell trova
immediata applicazione. Inoltre possiamo anche vedere l’estensione
dell’approccio di Poole ai mercati aperti. Poole (1970) considera il
comportamento ottimale delle autorità di politica economica in condizioni
di incertezza ovvero quando non sono noti gli shock dal lato della
domanda di beni o della moneta. Utilizzando un semplice modello IS-LM
di economia chiusa Poole dimostra come la Banca Centrale, che ha come
obiettivo finale la stabilizzazione del prodotto, debba avere come obiettivo
intermedio il controllo dell’offerta di moneta, se sono preponderanti gli
shock reali, o il tasso d’interesse se, invece, prevalgono quelli monetari.
L’estensione all’economia aperta è dovuta a Boyer (1978), che adotta lo
schema presentato in questa sezione. Sulla base della soluzione appena
ottenuta è immediato riproporre la sua tassonomia. Se si fissa il tasso di
cambio sono perfettamente neutralizzati gli shock di carattere monetario,
poiché l’output varia solo per una variazione della spesa pubblica o delle
componenti esogene della domanda aggregata. Il costo di questa scelta è
però l’abbandono della politica monetaria, che non può essere utilizzata
per controllare le fluttuazioni della produzione. Se, invece, la volatilità
degli shock reali è elevata, mentre è bassa quella degli shock monetari,
allora conviene adottare un regime di cambi flessibili e disporre anche
dello strumento offerta di moneta.
In conclusione il regime di cambi fissi è preferibile se sono forti i
disturbi nel mercato finanziario ed è opportuno agganciare il tasso
d’interesse interno a quello estero. Al contrario, con forte variabilità della
domanda aggregata, è meglio passare ad un regime di cambi flessibili.
Studiamo ora la soluzione del modello con prezzi endogeni ovvero
introducendo la funzione di offerta aggregata costituita dalle equazioni:

JE = K(DE − LE ) + MEN , (9.18)

LE = C DE , (9.28)

Il parametro λ misura il grado di illusione monetaria dei lavoratori


mentre W* è stato posto pari ad uno. La funzione di offerta aggregata è:

JE = K(1 − C ')DE − KC(1 − ')FE + MEN , (9.29)


14 Domanda ed offerta aggregata in economia aperta

e mostra il legame tra produzione, prezzi interni e tasso di cambio in


economia aperta.
Il modello presentato comprende sette equazioni e può spiegare
altrettante variabili endogene. In realtà, l’ipotesi di aspettative statiche è
comoda perché semplifica l’analisi. Se l’inflazione attesa è nulla, il tasso
di interesse nominale e reale coincidono con quello estero per l’assenza di
svalutazione attesa. Come in precedenza poniamo E = DE = 0. Così
facendo abbiamo già determinato due variabili endogene (it = rt = 0)
utilizzando l’identità di Fisher e la teoria della parità della parità scoperta
dei tassi d’interesse. Poiché il modello di domanda ed offerta aggregata
vuole spiegare le variazioni dei prezzi è ovvio che quelli interni e quelli al
consumo sono endogeni come il salario nominale ed il prodotto. Quindi si
può determinare un’ultima variabile. Se i cambi sono fissi questa è la
moneta, altrimenti la politica monetaria è uno strumento che contribuisce a
specificare il valore d’equilibrio del tasso di cambio.
Se poniamo pari a zero anche i disturbi esogeni dalla moneta
nonché quelli della domanda e dell’offerta ed ipotizziamo cambi fissi, la
soluzione è:

K>(1 − C')OE + P(1 − C)F̅?


JE = , (9.30)
P + K(1 − C')

OE + >P + KC(1 − ')?F̅


DE = , (9.31)
P + K(1 − C')

'OE + >P + K(1 − ')?F̅


DE = , (9.32)
P + K(1 − C')

mentre tralasciamo di riportare quella della moneta per motivi di spazio (il
salario nominale si ricava dalla (9.32)). È confermato che con cambi fissi
la produzione non dipende dagli shock monetari mentre la politica fiscale
influenza l’output. Il moltiplicatore della politica fiscale è:

TJE K(1 − C')


= , (9.33)
TOE P + K(1 − C')
Domanda ed offerta aggregata in economia aperta 15

che è certamente non negativo, ma minore di uno se P > 0. Anzi, solo


quando K = 0 oppure 'C = 1 il moltiplicatore è nullo. Il primo caso è
banale poiché afferma che la produzione è sempre pari allo shock esogeno
poiché la domanda di lavoro non dipende dal salario reale, mentre il
secondo è stato discusso ampiamente in precedenza. In assenza di illusione
monetaria e con beni di consumo prodotti solo nel paese il salario reale
non si modifica e quindi non può variare l’occupazione ed il prodotto. Al
diminuire di 'C l’efficacia della politica fiscale è sempre maggiore, anche
se un aumento della spesa pubblica provoca un incremento dell’output di
minori proporzioni. Anzi, un’elevata sensibilità dell’export al tasso di
cambio reale pregiudica questo risultato. In questo caso l’aumento dei
prezzi interni, vedi la (9.29), riduce le esportazioni provocando un effetto
di spiazzamento nel confronti della domanda estera. Al contrario per
P = 0 il moltiplicatore è sempre pari ad uno.
Anche la svalutazione porta ad un miglioramento della produzione
e dell’occupazione. Solo nel caso di assenza di illusione monetaria non c’è
alcun effetto reale. Questo risultato si vede anche nelle (9.31)-(9.32) che
mostrano come la variazione del tasso di cambio è esattamente pari a
quella dei prezzi al consumo, che è pure quella del salario nominale, e dei
prezzi interni. Una svalutazione del 10% provoca un’inflazione
generalizzata del 10%. Il salario reale rimane costante come l’occupazione
ed il prodotto. Infatti, con C = 1 la funzione d’offerta diviene:

JE (C = 1) = K(1 − ')(DE − F̅) + MEN , (9.34)

per cui trasla a sinistra nella figura 9.8 in corrispondenza al nuovo


equilibrio indicato dal punto B ove il prodotto è quello iniziale.
16 Domanda ed offerta aggregata in economia aperta

P
LM LM’ AS’

AS
P1 B

IS’
P0 A

IS
0 Y0 Y
Figura 9.8 Svalutazione nel modello domanda offerta
aggregata a cambi fissi senza illusione monetaria

Vediamo ora l’equilibrio con cambi flessibili. In assenza di shock


la soluzione del modello è:

PK(1 − C) E + K(1 − ')OE


JE = (9.34)
K(1 − ') + P>1 + K(1 − C)?

>P + K(1 − 'C)? E − >' + K(1 − 'C)?OE


FE = (9.35)
K(1 − ') + P>1 + K(1 − C)?

>P + KC(1 − ')? E + (1 − ')(1 − KC)OE


DE = (9.36)
K(1 − ') + P>1 + K(1 − C)?

>P + K(1 − ')? E − K(1 − ')OE


DE = (9.37)
K(1 − ') + P>1 + K(1 − C)?

Riconsideriamo il moltiplicatore della politica fiscale:


Domanda ed offerta aggregata in economia aperta 17

TJE K(1 − ')


= < 1. (9.38)
TOE K(1 − ') + P>1 + ℎK(1 − C)?

È interessante notare come sia ancora nullo se K = 0 oppure ' = 1,


senza che vi sia necessariamente illusione monetaria. Poiché, in generale,
l’offerta dipende dal salario reale (K > 0) e ci sono importazioni (0<α<1)
un aumento della spesa pubblica aumenta sempre la produzione e
l’occupazione.

P
AS
LM

IS C
B
P0
A

0 Y1 Y
Y0
Figura 9.9 Politica fiscale espansiva nel modello domanda ed offerta
aggregata a cambi fissi e flessibili sena illusione monetaria

Con K > 0, 0<α<1 e C = 1 si ricava che il moltiplicatore della


politica fiscale è identico in entrambi i regimi di tasso di cambio6. Questo
risultato può sorprendere, ma dalla (9.19) sappiamo che il prodotto varia di
meno della spesa pubblica a causa dell’apprezzamento in termini reali.
Vediamo allora di quanto cambia il tasso di cambio reale. Dal confronto
della (9.31) e (9.35)-(9.36) si ricava:

6 Confronta con la (9.33).


18 Domanda ed offerta aggregata in economia aperta

T(F̅ − DE ) −1
= =
TOE K(1 − ') + P

T(FE − DE ) −>' + K(1 − ')? − (1 − ')(1 − K)


= = ,
TOE K(1 − ') + P

che mostra come la variazione sia la stessa in entrambi i regimi.


Ovviamente con cambi fissi l’effetto è dovuto solo all’aumento dei prezzi,
mentre a cambi flessibili risente anche della diminuzione del tasso di
cambio nominale. Da questo risultato possiamo anche capire come opera
l’aumento della spesa pubblica in assenza di illusione monetaria. La
maggiore domanda di beni e servizi spinge i prezzi interni, ma a cambi
fissi questi crescono di più (punto C della figura 9.9). Però l’incremento
dei prezzi al consumo e del salario è ridotto della quota α e questo spiega
la maggiore forza lavoro richiesta dalle imprese. A cambi flessibili, invece,
i prezzi al consumo addirittura scendono, vedi la (9.37), a causa
dell’apprezzamento e questo chiarisce perché gli imprenditori sono
disposti ad assumere gli stessi operai del caso precedente, anche se
aumentano di meno i prezzi interni (punto B della figura 9.9). La ragione è
dovuta al fatto che il salario reale pagato dalle aziende varia esattamente
della stessa proporzione ovvero (1 − ')/>K(1 − ') + P?.
Se invece non c’è illusione monetaria la politica fiscale è
comunque efficace, ma con effetti diversi a seconda del regime di cambio
proprio perché è il risultato di due forze contrastanti. A cambi flessibili
una politica fiscale attiva produce un apprezzamento, ma spinge i prezzi
all’insù. L’effetto complessivo sui prezzi al consumo dipende dall’apertura
dell’economia, ma predomina quello del tasso di cambio. La politica
fiscale spinge gli imprenditori ad aumentare la domanda di lavoro e
l’occupazione. Da un punto di vista grafico, l’apprezzamento muove verso
destra sia la curva LM che l’offerta aggregata, che si intersecano con la
nuova curva IS, il cui spostamento è dovuto proprio alla politica fiscale
espansiva. Il grafico della figura 9.9 è utile per descrivere anche questo
caso. A cambi flessibili la politica monetaria è efficace se non c’è
illusione monetaria. La curva d’offerta è inclinata positivamente e le
esportazioni nette sono funzione del tasso di cambio reale, per cui:
Domanda ed offerta aggregata in economia aperta 19

TJE PK(1 − C)
= < 1 .
T E K(1 − ') + P>1 + ℎK(1 − C)?

Inoltre se imponiamo λ = 1 si vede subito come una politica


monetaria espansiva si traduce solo in un aumento dei prezzi:

TJE TFE TDE TDE


= 0, = = = 1 .
T E T E T E T E

Un aumento del 10% dell’offerta di moneta produce un’inflazione


generalizzata del 10% ed una svalutazione della stessa percentuale che
lascia invariato sia il tasso di cambio che il salario reale. Non si modifica
la produzione perché non c’è nessuna variazione né dal lato della domanda
né dell’offerta di beni e servizi. La figura 9.8 rappresenta correttamente
anche questa situazione con il nuovo equilibrio nel punto C.
In generale, per λ <1, valgono le:

TFE TDE TDE TLE


> , >
T E T E T E T E

che spiegano l’aumento della produzione dal lato della domanda e


dell’offerta.

9.6 Conclusioni
In questo capitolo abbiamo preso in esame un’estensione del
modello Mundell-Fleming che comprende anche l’offerta aggregata.
Infatti, uno dei principali limiti dell’apparato IS-LM è la rigidità dei
prezzi. Se questa può essere un’utile approssimazione in economia chiusa,
non lo quando le famiglie consumano beni stranieri ed hanno come
riferimento degli indici compositi, che includono i prezzi dei beni esteri ed
il tasso di cambio. L’equazione di equilibrio del mercato della moneta
deve essere emendata proprio per tenere conto del fatto che l’offerta va
deflazionata con l’indice dei prezzi al consumo. Anche il modello reddito-
spesa deve contemplare la possibilità che i prezzi alla produzione siano
diversi da quelli di riferimento delle famiglie e dei mercati internazionali.
In realtà il tasso di cambio entra anche nel moltiplicatore keynesiano di
economia aperta creando un ulteriore legame funzionale tra prodotto e
20 Domanda ed offerta aggregata in economia aperta

prezzi interni. A questo punto è naturale estendere il modello dal lato


dell’offerta. In questo capitolo abbiamo preso in esame una specificazione
che considera il comportamento ottimale delle imprese a fronte di uno
anche subottimale dei lavoratori. Questi ultimi possono essere affetti da
illusione monetaria, se chiedono degli aumenti salariali insufficienti a
coprire il maggior costo del loro paniere di riferimento. Tuttavia abbiamo
mostrato come la curva di offerta è perfettamente rigida solo se siamo in
economia chiusa. Anche in assenza di illusione monetaria è sufficiente
importare beni di consumo per creare un divario tra prezzi interni e salari
tale da generare l’usuale curva d’offerta con inclinazione positiva. In
questo quadro analitico abbiamo definito gli effetti delle usuali politiche
economiche. È confermata l’inefficacia della politica monetaria a cambi
fissi, mentre quella fiscale ha un impatto sulla produzione anche a cambi
flessibili con perfetta mobilità dei capitali. Inoltre abbiamo dimostrato
come la spesa pubblica provoca la stessa variazione del prodotto in
entrami i regimi di cambio quando non c’è illusione monetaria. Pur avendo
diversi impatti sui prezzi, l’apprezzamento, in termini reali, è identico,
come pure il salario reale pagato dalle imprese.
In sintesi siamo in grado di descrivere gli effetti sui prezzi e sulle
quantità degli shock esogeni. Nonostante ciò il modello sviluppato in
questo capitolo è ancora lacunoso. In primo luogo tralascia le interazioni
tra flussi e fondi. Sappiamo che, con mobilità dei capitali, una differenza,
pur temporanea, tra il tasso d’interesse domestico e quello del resto del
mondo genera un afflusso (deflusso) di capitali dall’estero. Sappiamo che
la variazione della posizione netta nei confronti degli altri paesi comporta
una variazione del saldo del conto corrente, che è trascurato dal
semplicistico approccio di questo capitolo. Infine non possiamo
dimenticare l’usuale critica all’ipotesi di illusione monetaria. La maggior
parte della letteratura nega la possibilità che i lavoratori possano
considerare target nominali, anziché reali, nel lungo periodo. Tuttavia è
pur sempre necessario introdurre delle asimmetrie per giustificare la
presenza di disoccupazione nel mercato del lavoro ed il ruolo delle
politiche economiche. Infine, l’approccio seguito è statico e non permette
di analizzare il percorso seguito nei processi di aggiustamento.
Quest’ultimo aspetto viene analizzato nel dettaglio nel prossimo capitolo.

Potrebbero piacerti anche