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II
INDICE
III
1
Irradiazione nello spazio libero
1.1 Problema-guida: equazioni di una linea indenita
con sorgenti
Prima di arontare il problema della risoluzione delle equazioni di Maxwell ci proponiamo, al
ne di avere un'idea della strategia che adopereremo, di risolvere un problema-guida analogo,
ma con la semplicazione della scalarita ed unidimensionalita. Il problema e quello del calcolo
di tensioni e correnti prodotte da sorgenti impresse su una linea di trasmissione innitamente
estesa, chiaramente analogo a quello del calcolo del campo elettromagnetico prodotto da sorgenti
impresse nello spazio libero.
Scriviamo dunque le equazioni di una linea con sorgenti
8 d
> , V (z) = jkZ I (z) + v (z)
>
< dz 1 s
> (1.1)
>
> d
: , dz I (z) = jkY1V (z) + is(z)
avendo rappresentato le sorgenti con dei generatori distribuiti di tensione e corrente. Suppo-
niamo anche che la linea abbia perdite, e quindi scriviamo k = 0 , j. Dato che, il supporto
in z e innito, possiamo considerare le trasformate di Fourier che legano il dominio spaziale z
al dominio spettrale Z +1
V~ ( ) = FTfV (z)g = dz V (z) ejz (1.2)
,1
Z +1
V (z) = FT,1fV~ ( )g = 21 d V~ ( ) e,jz (1.3)
,1
Z +1
I~( ) = FTfI (z)g = dz I (z) ejz (1.4)
,1
Z +1
I (z) = FT,1fI~( )g = 21 d I~( ) e,jz (1.5)
,1
1
1 { Irradiazione nello spazio libero
Siccome si ha
d ,! FT
,j (1.6)
dz
le equazioni di partenza possono essere scritte nel dominio spettrale come segue:
8 ~
>
< j V ( ) = jkZ1I~( ) + v~s( )
(1.7)
>
: j I~( ) = jkY1V~ ( ) +~s( )
avendo posto v~s( ) = FTfvs(z)g e ~s( ) = FTfis(z)g. Utilizzando una notazione matriciale
abbiamo " #" # " #
j ,jkZ1 V~ ( ) = v~s( ) (1.8)
,jkY1 j I~( ) ~s( )
Per ottenere V~ ( ) e I~( ) dobbiamo invertire la matrice dei coecienti, ricordando che
" #,1 " #
A,1 = ac db = det1 A ,dc ,ab (1.9)
dove la matrice [G(z)], che chiamiamo funzione di Green, generalizza il concetto di risposta
all'impulso nello spazio. Per quanto riguarda la forma esplicita della funzione di Green, notiamo
che la sua trasformata dipende dal termine
g~0( ) = 2 ,1 k2 (1.16)
E utile allora introdurre anche la sua antitrasformata
Z +1
g0(z) = FT,1fg~0( )g = 21 d 2 ,1 k2 e,jz (1.17)
,1
La funzione g~0( ) presenta due poli, in = ,k e = +k, dove k = 0 , j. Si tratta dei due
valori della variabile spettrale per cui l'uscita ha un valore nito se la sorgente tende a zero,
cioe si autosostiene: essi corrispondono dunque alle soluzioni libere dell'equazione. Calcolando
l'integrale (1.17) otteniamo (vedi App. B)
,jkjzj
g0(z) = e 2jk (1.18)
Inoltre
d g (z)
G~ 11( ) = G~ 22 ( ) = ,j 2 ,1 k2 ) G11 (z) = G22 (z) = dz (1.19)
0
e dunque, in forma matriciale
" #
[G(z)] = , e1 , j k j z j sgn( z ) Z1 (1.20)
2 Y1 sgn(z)
Osserviamo che la (1.18) rappresenta un'onda che si allontana dalla sorgente in entrambe le
direzioni z > 0 e z < 0; dunque la sorgente e il centro della perturbazione ondosa, e le carat-
teristiche propagative sono legate ai poli della funzione di Green spettrale, ovvero ai poli della
funzione g0(z). Tenendo conto delle perdite, k = , j, la (1.18) rappresenta correttamente
un'onda che si attenua allontanandosi dalla sorgente (z = 0). Notiamo che il caso senza perdite
( = 0) va ottenuto come limite ( ! 0) della soluzione generale; la presenza di perdite e
essenziale, dal punto di vista matematico, in quanto per = 0 i poli, nell'integrale che denisce
g0, sono sull'asse immaginario e la deformazione del cammino di integrazione (vedi App. B) non
e denita. Notiamo che non abbiamo imposto esplicitamente condizioni al contorno (che sareb-
bero condizioni al contorno all'innito); queste risultano \intrinseche" alla forma di soluzione
cercata, purche si consideri un mezzo con perdite (sia pur piccole).
Anche qui non imporremo esplicitamente le condizioni al contorno all'innito, considerando poi
che la soluzione ottenuta sia sica. Come nel problema guida, adotteremo una tecnica spettrale,
cioe basata sulla funzione di trasferimento. Il punto di forza della trasformata di Fourier sta
nel rendere algebrico l'operatore di derivata (esempio dzd ! ,j ); avendo qui a che fare con
3 derivate spaziali (r, ad esempio @x@ , @y@ , @z@ ) dovremo considerare una tripla trasformata di
Fourier. Per denire tale trasformata dei campi vettoriali, cominciamo a notare che un generico
campo A(r) viene univocamente determinato dai versori coordinati u^i e dalle componenti del
campo Ai rispetto al particolare sistema di riferimento, cioe
X
3
A(r) Ai(r) u^i (1.22)
i=1
(cambiando il sistema di riferimento cambiano le componenti Ai ). Per semplicita consideriamo
un sistema cartesiano (x1 ;x2 ;x3 ), che ha il vantaggio di avere dei versori coordinati u^i = x^i
che non dipendono dalla posizione nello spazio. Deniamo la trasformata tripla scalare della
generica componente Ai(r) come
Z Z Z
A~i = FT3 fAi (r)g = A~i(k) = dx1 ejk1x1 dx2 ejk2 x2 dx3 ejk x Ai (x1;x2 ;x3 )
3 3
(1.23)
R R R
Indichiamo con d3r l'elemento di volume dx1dx2 dx3 nello spazio r e riscriviamo la (1.23) in forma
piu compatta insieme alla trasformata inversa, introducendo un vettore k = k1x^1 + k2x^2 + k3x^3
che chiamiamo variabile spettrale.
Z 1 Z
~
Ai(k) = d r Ai (r) e ; Ai(r) = (2)3 d3k A~i (k) e,jkr
3 jk r (1.24)
R 3 R 3
sottintendendo il passaggio nella base cartesiana per il calcolo esplicito della trasformata di
Fourier. Un campo viene in questo modo espresso come espansione in onde piane. Ad una
singola onda piana e associata una densita di potenza costante, e dunque un'energia innita;
quindi le onde piane non possono sussistere singolarmente ma, come abbiamo visto, riescono
a descrivere l'andamento di un campo se sovrapposte opportunamente in forma integrale. Il
discorso e analogo a quello dei segnali nel tempo, che possono essere espressi come somma
(integrale) di segnali armonici, i quali tuttavia non possono esistere da soli perche non sono
segnali ad energia nita. Dato che
rejkr = jkejkr (1.27)
4
1 { Irradiazione nello spazio libero
5
1 { Irradiazione nello spazio libero
e quindi
h i "I 0#
I = 0 I (1.36)
Se poniamo dunque 2 ~ ~ 3
h ~i 66 G 11 G 12 77
G =4 5 (1.37)
G~21 G~
22
la relazione formale (1.34) diventa un sistema esplicito
2 32 ~ ~ 3
66 , j ! I , j k I 77 66 G 11 G 12 77 " I 0 #
4 54 5= 0 I (1.38)
jk I ,j! I G~ G~
21 22
cioe 8
< ,j! G~11 , jk G~21 = I
>
> (1.39)
: jk G~ , j! G~ = 0
11 21
8
< ,j! G~12 , jk G~22 = 0
>
> (1.40)
: jk G~ , j! G~ = I
12 22
che possiamo risolvere procedendo nel modo solito, ma tenendo conto del calcolo diadico. Data
la dualita delle equazioni (derivante dalla dualita delle equazioni di Maxwell), consideriamo
solo la prima coppia di equazioni, esplicitando G 21 dalla seconda e sostituendolo nella prima
1 jk G~
G~21 = j! 11 (1.41)
!
,j! G~11 , jk 1 jk G~ = I (1.42)
j! 11
(,j!)(j!) G~11 , jk jk G~11 = j! I (1.43)
h 2 i
! I + k (k I ) G~ = j! I 11 (1.44)
Dunque, posto uguale a Q il termine in parentesi quadre, possiamo svolgere il triplo prodotto
esterno e quindi scrivere
h i
Q = !2 I + (k I ) k , (k k) I = (!2 , k2 ) I + k k (1.45)
avendo posto k2 = k k ed essendo k I = k. A questo punto il problema si e ridotto al calcolo
della diade inversa Q,1, nota la quale possiamo determinare G~11 . Dobbiamo dunque ssare due
sistemi di riferimento opportuni per passare alla rappresentazione matriciale [Q] della diade Q,
determinare [Q],1 e cos ottenere la diade Q,1 . In un mezzo omogeneo il sistema di riferimento
6
1 { Irradiazione nello spazio libero
z
^
β
^
k
α α^
y
β
sferico ore notevoli vantaggi. Introducendo il sistema sferico k ! (k;; ) (vedi Fig. 1.1), i
cui tre versori sono k^, ^, ^ (corrispondenti a r^, ^ ,^ spaziali), il termine k k, puo anche essere
scritto come k2k^k^, visto che k = kk^. La diade identita e data da
I = k^k^ + ^^ + ^^ (1.46)
e dunque la diade Q puo essere scritta come
Q = (!2 , k2 )(k^k^ + ^^ + ^^) + k2k^k^ =
(1.47)
= !2 k^k^ + (!2 , k2 ) (^^ + ^^)
Notiamo che con la scelta del sistema di riferimento sferico otteniamo una matrice [Q] diagonale,
come si vede dall'assenza di accostamenti tra versori coordinati di tipo misto. Vale a dire che
Qij = u^i Q u^j = 0 se i 6= j (1.48)
(per esempio Q12 = k^ Q ^ = k^ (!2 , k2 ) ^ = 0 perche (k^k^) ^ = k^ (k^ ^) = 0,
(^^) ^ = ^ (^ ^) = ^ e (^^) ^ = ^ (^ ^) = 0). Di conseguenza
2 2 3
6 ! 0 0 77
[Q] = 64 0 !2 , k2 0 5 (1.49)
0 0 ! , k
2 2
e ovviamente 2 1 3
6 !
2 0 0 7
[Q],1 = 64 0 ! 1,k
2 2 0 75 (1.50)
0 0 1
2 ! ,k
2
7
1 { Irradiazione nello spazio libero
Si ottiene n o !
G(r) = FT,3 G~ (k) = I + !rr
2 (r) (1.58)
8
1 { Irradiazione nello spazio libero
essendo
(r) = FT,3f ~ (k) g (1.59)
Alla diade G(r) diamo il nome di funzione diadica di Green. Si ottiene allora, partendo dalla
forma spettrale 2 3
h ~ i 66 , j ! ~
G j k ~
G 77
G (k) = 4 5 (1.60)
~
,jk G ,j! G ~
il seguente risultato nel dominio spaziale:
2 3
h i 66 ,j! G ,r G 77
G (r) = 4 5 (1.61)
r G ,j! G
La soluzione e dunque formalmente ricavata, ma e possibile semplicarla eliminando il rotore
di G. Infatti se poniamo
G~ 0 = ,jk G~ (1.62)
notiamo che e possibile scrivere
" #
G~ 0(k) = ,jk I + !21 (,jk)(,jk) ~ (k) (1.63)
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1 { Irradiazione nello spazio libero
con k02 !2. Osserviamo che la funzione di Helmholtz risulta funzione non del vettore di
osservazione, bens solo del suo modulo, cioe della distanza di osservazione. La funzione di
trasferimento spaziale ~ (k) ha un polo per k k = k02 : questa relazione e gia nota, trattandosi
della relazione di dispersione di un'onda piana. Questo ci consente di dire che le onde piane sono
possibili modi del nostro sistema, cioe sono soluzioni libere, che si autosostengono a sorgenti
nulle, come gia visto altrimenti. Possiamo aggiungere che i poli si trovano su una supercie
sferica di raggio k0 nello spazio k, e che il vettore k ha solo il modulo ssato dalla relazione
di dispersione, non la direzione; quindi sono possibili onde piane in qualunque direzione, anche
se in realta le onde piane non sono oggetti sici, come abbiamo gia discusso in precedenza. In
presenza di perdite, le quali garantiscono l'univocita del risultato, si ha k02 2 C , quindi i poli
non sono sull'asse reale e non ci sono ambiguita nel calcolo della funzione di Helmholtz con il
lemma di Jordan. Il caso senza perdite, per cui k02 2 R, va invece trattato come caso limite del
caso con perdite, quando la parte immaginaria di k02 e molto piccola: in tal caso l'esponenziale
della funzione di Helmholtz tende ad essere un esponenziale puramente di fase.
La presenza di tale esponenziale dice che la funzione di Helmholtz (r) rappresenta un'onda;
e le superci a fase costante e ad ampiezza costante sono date rispettivamente da
k0r = cost ) r = cost (1.69)
j j = cost ) 4r 1 = cost ) r = cost (1.70)
Trattandosi di superci sferiche possiamo concludere che (r) e un'onda sferica. In eetti in-
tuitivamente se pensiamo al campo generato da una sorgente concentrata in un punto possiamo
immaginare che la perturbazione abbia un andamento di tipo sferico (si pensi ad un sasso che
cade in acqua: la perturbazione e circolare perche in due dimensioni).
Per convincerci che (r) si espande nel tempo sfericamente possiamo esaminarla nel dominio
del tempo. Consideriamo un segnale del tipo
1 e,j !c r
X (r;!) = A(!) 4r (1.71)
(k0 = !c , essendo c la velocita della luce nel vuoto) dove A(!) indica l'ampiezza della trasformata
del nostro segnale. Chiamando a(t) l'antitrasformata di A(!), si ha
1 Z +1 A(!) !
x(t) = F fX (!)g = 2
, 1 d! 4r e,j c r ej!t =
1 a t , r (1.72)
,1
= 4r c
Fissando un istante di tempo e evidente che i punti spaziali alla stessa ampiezza sono sulla sfera
descritta da r = ct, con l'altrettanto evidente espansione del raggio di tale sfera al trascorrere
del tempo. Anche in assenza di perdite si ha comunque una diminuzione della densita di potenza
come r1 all'aumentare della distanza r dalla sorgente in ogni punto: cio e semplicemente dovuto
2
al fatto che l'onda si allarga e quindi la potenza totale irradiata deve rimanere costante, ma
su uno spazio sempre maggiore, cioe l'energia si ridistribuisce su una supercie sempre piu
10
1 { Irradiazione nello spazio libero
essa rappresenta l'equazione delle onde, ma con un termine esplicito di sorgente. Possiamo
anche cercare l'equazione cui deve soddisfare G~ (k). Ricordando che
G~ (k) = ,Q,1 (1.78)
otteniamo
Q G~ (k) = ,I (1.79)
possiamo dunque scrivere h i
(k2 , !2) I , k k G~ (k) = I (1.80)
Questa espressione era stata ricavata manipolando l'espressione seguente:
h i
k (k I ) , !2 I G~ (k) = I (1.81)
n h i o
(,jk) (,jk) I , k02 I G~ (k) = I (1.82)
Otteniamo dunque nel dominio spaziale
h i
r (r I ) , k02 I G(r) = (r) I (1.83)
cioe l'equazione d'onda vettoriale che si puo ricavare partendo dalle equazioni di Maxwell.
11
1 { Irradiazione nello spazio libero
0
esprime la condizione di campo lontano o di alta frequenza. Questa dualita frequenza - distanza
e una caratteristica importante delle equazioni di Maxwell ed esprime una proprieta generale
di riscalamento: per esempio la ri
essione di onde elettromagnetiche da parte di un aereo e
uguale a quella alla frequenza di 100 MHz di un modellino in scala 1:100 alla frequenza di 10
GHz.
La distinzione fra campo lontano e campo vicino e molto utile per semplicare, tramite delle
approssimazioni, le conclusioni generali cui siamo pervenuti risolvendo le equazioni di Maxwell.
Ovviamente il campo lontano e molto piu importante ai ni delle Telecomunicazioni, tuttavia
nella pratica il campo vicino e utile per la soluzione numerica di problemi di elettromagnetismo
nonche per descrivere l'accoppiamento tra antenne aancate.
Z Z
H (r) = d3r0 G 21(r , r0 ) J e(r0) + d3r0 G 22(r , r0 ) J m(r0) (1.94)
R 3 R 3
> Z (1.97)
>
: H (r) = d3r0 G0(r , r0) J e(r0)
R 3
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1 { Irradiazione nello spazio libero
dove, essendo k0r 1 e quindi k1r 1, le espressioni A(k0r), B (k0 r) e C (k0r) assumono
0
asintoticamente la seguente forma:
A(k0r) ' (k 2r)2 ; B (k0r) ' , (k 1r)2 ; C (k0r) ' , kj r (1.98)
0 0 0
come si ottiene facilmente a partire dalle espressioni generali delle tre quantita. Vogliamo
adesso vedere se e come le espressioni trovate si riducono a quelle statiche (o quasi-statiche)
note dal Corso di Fisica II. Analizzeremo quindi il caso k0r 1 ed esamineremo anche il limite
piu propriamente statico, cioe ! ! 0. Nel fare cio assumeremo J m = 0, riconducendoci cos al
caso statico usuale.
Iniziamo con la determinazione del campo magnetico, la quale non da grandi problemi; per
semplicita consideriamo una corrente rettilinea con J e k z^. Sotto questa ipotesi si ha
G 0(r) z^ = ,jk0 C (k0r) (r) (h^^ , ^^) z^ = i
= ,jk0 C (k0r) (r) ^ (^ z^) , ^ (^ z^) (1.99)
L a
L a γ
s^
rγ
O
Jc
Figura 1.3. Calcolo del campo generato da una corrente che
uisce lungo un lo.
Si noti che nel caso esattamente statico deve essere I (s) = cost. Usando la seconda equazione
15
1 { Irradiazione nello spazio libero
ZL
= ds G 0(r , r
(s)) I (s) s^ =
0
ZL h i
= ds r (r) I I (s) s^ = (1.104)
0
ZL
= ds [ r (r) s^ ] I (s) =
0
ZL h i
= ds g(r , r
) s^ I (s)
0
avendo posto r (r) = g(r). Passando al limite per ! ! 0, cioe per k0 ! 0 (k0 = !c ) si ottiene
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1 { Irradiazione nello spazio libero
d
^s d^
ds
r
rγ
Sembrerebbe allora che E diverga per ! che tende a 0, e questo appare evidentemente un para-
dosso. In realta occorre osservare che nel campo elettrostatico le cariche elettriche sono ferme,
e dunque il termine di corrente J e legato a cariche elettriche in moto e nullo. Il problema va
riformulato introducendo esplicitamente la densita volumica di carica elettrica q(r;t) (misurata
in C m,3), a norma dell'equazione di continuita r J e + @t@ q = 0. Tale equazione mette in
evidenza che le due sorgenti non sono indipendenti: spesso si utilizza J e per lo stesso motivo
per cui in
uidodinamica un
uido viene studiato dal punto di vista macroscopico e statistico,
e non studiando il moto di ogni sua singola particella. Nel dominio della frequenza, e poi nel
dominio spettrale, si ha
FT
r J e(r;!) + j!q(r;!) = 0 ,! ,jk J~e(k;!) + j!q~(k;!) = 0 (1.111)
3
cioe "Z #
E 0(r) = ,r d3r01 0
R 3 4 jr , r0j q(r ) (1.117)
Come ci aspettavamo abbiamo ottenuto l'espressione del campo elettrostatico, in cui la quan-
tita 4jr1,r0j q(r0 ) e il potenziale generato da una carica elettrica elementare. Il suo integrale
rappresenta dunque la sovrapposizione dei contributi di potenziale dovuti alle singole cariche,
quindi si puo denire come potenziale scalare nel modo seguente:
Z 1 1 Z
(r) = d r 4 jr , r0 j q(r ) = , j! d3r0 (r , r0) r J e(r0)
3 0 0 (1.118)
3 R R 3
e Z
A(r) d3r0 (r , r0 ) J e(r0 ) ; A~(k) = ~ (k) J~(k) (1.122)
R 3
Il termine non irrotazionale A(r) nella (1.120) e intimamente legato al campo magnetico H ,
cioe agli eetti elettromagnetici propri dei campi dinamici. Infatti dalla (1.60) e dalla seconda
delle (1.90) abbiamo
H~ (k) = ,jk G~ J~e(k) = G~ 0(k) J~e(k) =
(1.123)
= ,jk I ~ (k) J~e(k) = ,jk J~e(k) ~ (k)
ovvero, per confronto con la (1.122)
H~ (k) = 1 ,jk A~(k) (1.124)
18
1 { Irradiazione nello spazio libero
In analogia al potenziale elettrico nel caso elettrostatico il vettore A(r) prende il nome di
potenziale vettore.
In generale dunque si puo concludere che
8
>
> E (r) = ,j!A(r) , r(r)
<
> (1.125)
: H (r) = 1 r A(r)
>
Come noto il potenziale scalare (r) non e denito in modo univoco e si puo vedere che tale non
univocita sussiste anche per il potenziale vettore. Infatti considerando un potenziale vettore
A0 = A + rU si ha H 0 = H ma ancora E 0 6= E ; pero se si pone 0 = , j!U , allora si
ha eettivamente anche E 0 = E . Cio e una diretta conseguenza del fatto che due vettori
che dieriscono per un gradiente hanno lo stesso rotore, e due scalari che dieriscono per una
quantita costante hanno lo stesso gradiente. Ogni particolare scelta che si puo fare sui termini
da aggiungere ai due potenziali e detta gauge, e la scelta piu usuale nei problemi di irradiazione
e detta gauge di Lorentz, vale a dire la seguente:
r A + j!() = 0 (1.126)
Con il gauge di Lorentz si dimostra che le equazioni d'onda di Maxwell equivalgono a due
equazioni di Helmoltz del tipo
8
> r2 + k2 (r) = , 1 q (r )
>
< 0
> (1.127)
: r2 + k02 A(r) = , J e(r)
>
Si tratta di due equazioni che in spazio libero (dove non si considerano le condizioni al contor-
no) sono disaccoppiate, e che costituiscono lo stesso risultato che si era ottenuto mediante la
rappresentazione spettrale.
Notiamo che mettendo insieme potenziale scalare e potenziale vettore si ottengono quattro
grandezze scalari: si parla di quadripotenziale. Uno dei modi di risolvere le equazioni di Maxwell
e proprio quello che presuppone la formulazione del campo elettromagnetico in termini di
potenziali, strada che noi non abbiamo seguito, preferendo il metodo della funzione di Green.
Il gauge di Lorentz permette allora di ottenere esattamente i potenziali che avevamo ottenuto
in precedenza, mentre i campi sono comunque gli stessi per il noto teorema di unicita.
Ricordiamo che questa formulazione con i potenziali e stata fatta nel caso J m = 0. Quan-
do tale non sia il caso e necessario introdurre opportuni potenziali duali (uno scalare per le
caratteristiche elettriche e uno vettoriale per le caratteristiche magnetiche).
Sottolineiamo inne che la funzione di Helmholtz compare negli integrali che esprimono i
potenziali, dunque assume, fra l'altro, il ruolo di funzione di Green per i potenziali: cio giustica
il nome di \funzione di Green scalare" che le avevamo attribuito.
19
1 { Irradiazione nello spazio libero
r′ r
Je
h O
Jm Ω
dove r0 e una variabile muta che individua tutti i punti all'interno del volume
. Sfruttando
l'ipotesi di essere a grande distanza dalla sorgente possiamo introdurre delle approssimazioni
sulla funzione diadica G. Ciascuno dei due integrali di irradiazione puo essere visto come la
somma di molti contributi elementari, ciascuno dovuto ad una sorgente elementare d3r0 J e(r0),
come nel primo integrale della (1.128), avente le dimensioni di un momento elettrico (infatti
d3r0 si misura in m3 e J e(r0) in A m,2), oppure di un momento magnetico, come nel secondo
integrale della (1.128). Tali contributi sono in funzione della distanza d = r , r0 dove r0 e il
punto di sorgente (anche detto punto potenziante) e r e il punto di osservazione (anche detto
punto potenziato). La diadica di Green nella (1.128) e quindi G(r , r0) = G(d). Assumiamo
innanzitutto che d e quindi k0d 1, il che implica G (d) ' I td^ (d) e G 0 (d) ' ,jk0d^
I (d), avendo trascurato i termini k1r . Considerando il primo integrale nell'espressione del
0
campo elettrico si ha
Z Z ,jk d
I =
d r G(d) J e(r ) '
d3r0 I td^ J e(r0) e4d
0 0 0
3 (1.129)
dove I td^ = ^d ^d + ^d^d e ottenuta ssando il sistema di riferimento in r0, come mostrato in
Fig. 1.6. La seconda approssimazione che introduciamo e di tipo geometrico: allontanandosi
20
1 { Irradiazione nello spazio libero
dalla sorgente in modo da poterla considerare puntiforme si osserva che l'angolo che discrimina
i vettori r e d tende ad annullarsi, come si puo notare dalla Fig. 1.7. Se h e la dimensione
caratteristica della sorgente, cioe
r P
O
^z
r’ d
^y
^x
avremo dunque d^ = r^ + O( h=r 2 ) (infatti l'errore e proporzionale alla tan ). L'entita dell'errore
d
r’
δ
^r r
21
1 { Irradiazione nello spazio libero
dove
1r max jr 0 j = h=2 (1.134)
0
r 2
r
e l'errore introdotto approssimando d con r. Il caso peggiore si presenta quando r0 e opposto
ad r e d = r + r0. Si puo scrivere allora
!
h
d = r + O 2r (1.135)
A questo punto il nostro obiettivo e quello di approssimare le due funzioni d1 , ed e,jk d. Abbiamo,
0
e ponendo
r 0 !2 r 0 r 0!
x = r , 2 (^r r^ ) r = O r
0 (1.141)
possiamo determinare lo sviluppo in serie di Taylor della radice
p
d = r 1 + x = r 1 + 21 x , 18 x2 + ::: (1.142)
22
1 { Irradiazione nello spazio libero
! 2 0 !4 !2 !3 3
= r+1r r0 2
,
0 0
(^r r^0) r0 , r 4 r + 4(^r r^0)2 r , 4 r (^r r^0)5 =
2 r 8 r r r
1 h i r0 !2 h
!3
= r , r^ r + r 1 , (^r r^ )
r +O r
0 0 2
2
(1.143)
Se inoltre poniamo
1 r 0 !2 h i
r = r 2 r 1 , (^r r^0)2 (1.144)
otteniamo la seguente espressione per k0d:
!3
k0 d = k0 r , k0 r^ r0 + k h
0 r + O (1.145)
r
Arrestandoci al termine lineare otteniamo la nuova approssimazione per d
d ' r , r^ r0 (1.146)
Imponiamo, inne, una limitazione all'errore che si commette scrivendo , e dunque
2 1 r 0 !2 h i
= 2 r r 1 , (^r r^0)2 (1.147)
0
2 12 h r=4 ) h r 4
2 2
(1.148)
0 0
La scelta convenzionale che si fa per e = 81 , cioe 8 e quindi h r 12 , ovvero
2
Fraunhofer. Si noti che la scelta = 8 e un limite superiore all'errore di fase, in quanto gli
0
errori di fase tendono comunque, in genere, a cancellarsi. Possiamo in denitiva concludere che,
se sono vericate le condizioni
r h ; r > 2h
2
(1.150)
0
23
1 { Irradiazione nello spazio libero
Z " ,jk r #
3 0
' d r ,jk0r^ I 4r ee j k r
^
0
r 0
J m (r 0 ) =
0
(1.153)
Z
= ,jk0 r^ I (r) d3 r0 ejk r^r0 J m(r0)
0
Z Z
H (r) ' ,j! (r) I tr^ d3r0 ejk r^r0 J m(r0) , jk0r^ I (r) d3r0 ejk r^r0 J e(r0) (1.155)
0 0
Si nota che i termini di sorgente sono presenti sotto il segno di integrale nella forma
Z
d3 r0 ejk r^r0 J (r0) 0
(1.156)
dove puo essere il pedice e oppure il pedice m. Il dominio di integrazione puo essere esteso
indierentemente da
a tutto lo spazio, in quanto le sorgenti sono comunque limitate in
,
quindi Z
d3 r0 e+jk r^r0 J (r0) = FT3 fJ g k=k r^ = J~(k0 r^)
0
(1.157)
R 3
0
Quindi e possibile legare le proprieta del campo irradiato a quelle della trasformata di Fourier
delle sorgenti calcolate in k0r^. Introducendo le notazioni
Ga (r) (r) I tr^ ; G0a (r) ,jk0 r^ I (r) (1.158)
possiamo riscrivere le (1.154) e (1.155) in modo sintetico
E (r) ' ,j! Ga(r) J~e(k0r^) , G0a (r) J~m(k0r^) (1.159)
24
1 { Irradiazione nello spazio libero
Z Z
J~m (k0r^) = d3r0 ejk r^r0 J m (r0 ) ' d3r0 J m (r0) = M m
0
(1.163)
R 3 R 3
Z
M m = d3r0 J m (r0) (1.165)
25
1 { Irradiazione nello spazio libero
Cerchiamo quindi di riscrivere il campo in una forma che evidenzi il comportamento appena
descritto. Sfruttando la relazione
! = Z0k0 = Z0 2 (1.168)
0
otteniamo ( ) ,jk r
k
E (r) = ,j! I tr^ J~e(k0r^) + ,j! r^ I J~m (k0r^) e4r
j 0 0
(1.169)
ovvero ,jk r
E (r) = ,jZ0 2 e4r P e(^r) = ,j 2Zr0 e,jk r P e(^r)
0
0
(1.170)
0 0
avendo posto
P e(^r) = I tr^ J~e(k0r^) + ,jjk!
0
(^r I ) J~m(k0r^) =
(1.171)
= I tr^ J~e(k0r^) , Z1 (^r I ) J~m (k0r^)
0
Analogamente per il campo magnetico,
,jk r
H (r) = ,j! e4r P m(^r) = ,j 2Yr0 e,jk r P m (^r)
0
0
(1.172)
0
dove il vettore P m(^r) e dato da
P m (^r) = I tr^ J~m(k0r^) + ,,jj!
k0 (^r I ) J~ (k r^) =
e 0 (1.173)
= I tr^ J~m(k0r^) + Z0 r^ I J~e(k0r^)
avendo posto ! = Zk = Y0 2 . I vettori P e(^r) e P m (^r) sono detti vettori di irradiazione o vettori
0
0 0
di Schelkuno e contengono tutta l'informazione legata alle caratteristiche direttive del campo
irradiato da un'antenna, in quanto dipendono dalla sola direzione r^. Osservando le espressioni
(1.171) (1.173) notiamo che P e(^r) e P m (^r) sono legati dalla seguente relazione:
P m(^r) = Z0 r^ P e(^r) (1.174)
2 D'ora in poi useremo il simbolo \=" anzich
e il simbolo \ " per le relazioni asintotiche di campo lontano
'
26
1 { Irradiazione nello spazio libero
scrivere n h io
r^ E (r) = ,j! r^ I tr^ J~e(k0r^) + r^ jk0r^ J~m (k0r^) (r) (1.176)
Separando i due termini abbiamo
r^ I tr^ J~e(k0r^) = r^ I J~e(k0r^) = r^ J~e(k0r^) (1.177)
h i
r^ (^r J~m ) = rh^ (^r i I ) J~m = (^r I ) r^ , (^r r^) I J~m(k0r^) =
(1.178)
= r^r^ , I J~m (k0r^) = ,I tr^ J~m(k0r^)
La (1.176) puo allora essere scritta nel modo seguente:
n o
r^ E (r) = ,j! (^r I ) J~e(k0r^) , jk0I tr^ J~m(k0r^) (r) =
( ) (1.179)
k
= ,j! (^r I ) J~e(k0r^) + ! I tr^ J~m (k0r^) (r)
0
Per ricondurci alla forma del campo magnetico vista in (1.167) dividiamo ambo i membri
dell'equazione precedente per Z0, quindi
1 r^ E (r) = ,j! (r) (^r I ) J~ (k r^) + 1 I J~ (k r^) ) (1.180)
Z0 Z0 e 0 Z0 tr^ m 0
( )
~ k 0 ~
) Y0 r^ E (r) = ,j (r) k0(^r I ) J e(k0r^) + Z I tr^ J m(k0 r^) (1.181)
0
p
Inne, poiche Zk = != = ! perveniamo all'espressione del campo magnetico
0
0
n o
Y0r^ E (r) = (r) ,j! I tr^ J~m (k0r^) , jk0(^r I ) J~e(k0r^) = H (r) (1.182)
cioe
H (r) = Z1 r^ E (r) (1.183)
0
Passiamo adesso a considerare la descrizione degli aspetti energetici dell' irradiazione in
campo lontano, e quindi consideriamo il vettore di Poynting complesso
Z0 Y0
S = E H = ,j 2r e P e(^r) ,j 2r e P m (^r)
, j k r 0 , jk r 0
(1.184)
0 0
27
1 { Irradiazione nello spazio libero
cioe
S = 4r122 [P e(^r) P m (^r)] (1.185)
0
Dal momento che P m(^r) = Z0r^ P e(^r) possiamo scrivere
S = 4r122 Z0 [P e(^r) r^ P e (^r)] =
0
= Z0 jP (^r)j2 r^
4r220 e
Al variare della direzione di osservazione si ha una variazione del
usso di energia che dipende
dal quadrato del modulo del vettore di irradiazione P e.
∆Σ
∆Ω
y
x
=
r2 1 (1.187)
E ragionevole supporre che il versore r^ sia uguale per tutti i punti della regione . Questa
assunzione permette di aermare che il termine P e(^r) e costante in tutta la regione , ovvero
che se anche il campo non e globalmente un'onda sferica, lo e localmente attorno ad una
data direzione. Ma cio puo risultare addirittura restrittivo: se all'interno della regione si
considera il disco denito da 1r ' cost, come in Fig. 1.9. allora il campo diventa approssimabile
ad un'onda piana con vettore di propagazione k = k0r^, valendo le relazioni d'impedenza e
28
1 { Irradiazione nello spazio libero
di trasversalita dei campi elettrico e magnetico, nonche la relazione di dispersione jkj = k0.
Abbiamo gia avuto occasione di precisare che le onde piane non sono sicamente realizzabili
singolarmente, tuttavia abbiamo anche appena scoperto che in una regione limitata dello spazio,
se r^, jP e(^r)j e 1r sono approssimativamente costanti, l'onda piana riesce da sola a descrivere il
campo con una certa accuratezza, quando ci si trovi nella regione di Fraunhofer.
si preferisce tuttavia considerare l'apertura totale 23dB : in letteratura si parla di Half Power
Beam Width, indicata con HP (BW ) (si veda il capitolo 2 per una trattazione piu approfondita).
P e (θ ,ϕ )
2
lobi secondari
lobo principale
HPBW
−π −π 2 0 π 2 π
θ
θ3dB
Figura 1.10. Esempio di diagramma di irradiazione.
Andando a vedere quanto vale tale vettore a veri istanti di tempo, per esempio ogni quarto di
periodo, notiamo che
E (r;t = 0) = E 0 (r)
E (r;t = T=4) = ,E 00(r) (1.195)
E (r;t = T=2) = ,E 0(r)
E (r;t = 3T=4) = E 00(r)
essendo T = 2! . Si vede allora che l'estremita del vettore E (r;t) ruota nel piano individuato
dai vettori E 0 e E 00 descrivendo in generale un'ellisse, detta ellisse di polarizzazione; possiamo
quindi dire che la polarizzazione del campo e generalmente ellittica. Possono presentarsi due
casi particolari:
l'ellisse e una circonferenza: polarizzazione circolare;
l'ellisse degenera in un segmento: polarizzazione lineare.
Denendo il versore di polarizzazione
E
p^ jE (1.196)
j
e suciente studiare tale versore per conoscere lo stato di polarizzazione del campo.
1. Polarizzazione lineare:
E 0 e parallelo ad E 00 oppure uno dei vettori E 0 e E 00 e nullo.
E = (E 0 + jE 00)^p = E ej p^ (1.197)
0
dove p^ = jEE0 j , E = jE j e = arctan( EE000 ).
2. Polarizzazione circolare:
jE 0j = jE 00j ed E 0 E 00 = 0
3. Polarizzazione ellittica (in senso stretto):
Si ha in tutti gli altri casi, e i vettori E 0 ed E 00 rappresentano i semidiametri coniugati
dell'ellisse di polarizzazione.
Il vettore di irradiazione P e(^r) contiene dunque tutte le caratteristiche del campo: jP e(^r)j
descrive il diagramma di irradiazione e il versore jPP ee (^(^rr))j = p^ ad esso associato descrive comple-
tamente la polarizzazione del campo. La polarizzazione e una caratteristica importante che e
legata all'intrinseca vettorialita del campo, per cui sono necessarie le informazioni su ampiezza
e polarizzazione per averne una descrizione completa. Ad esempio la polarizzazione permette
di raddoppiare la quantita di informazione in un canale di comunicazione, tramite la cosiddetta
diversicazione in polarizzazione: usando due polarizzazioni ortogonali si possono trasmettere
due segnali diversi alla stessa frequenza (vedi anche Cap. 6).
E bene notare che la polarizzazione dipende dalla direzione di osservazione: dalla relazione
,jk r
E (r) = ,j! e4r P e(^r)
0
(1.198)
31
1 { Irradiazione nello spazio libero
abbiamo che il campo nel punto r1 sara dato da E 1 = E (r1 ) = E 01 + jE 001 con polarizzazione
p^1 , mentre il campo in r2 sara identicato dal vettore E 2 = E (r2) = E 02 + jE 002 , il cui versore p^2
denira una polarizzazione diversa dalla precedente. Tuttavia se si considera
r1 = r1r^ ; r2 = r2r^ (1.199)
il campo sara dato nei due punti da
,jk0 r1
E (r1) = ,j! e4r P e(^r) (1.200)
1
e,jk0 r2
E (r2) = ,j! 4r P e(^r) (1.201)
2
La dierenza tra i due campi e evidentemente nel solo termine di onda sferica, mentre il vettore
di irradiazione P e(^r) sara il medesimo per entrambe: la polarizzazione del campo risulta allora
invariante per propagazione lungo una stessa direzione.
E possibile, tenendo conto che lr 1, eseguire delle approssimazioni analoghe a quelle
eettuate per il calcolo del campo nella regione di Fraunhofer; si faccia comunque attenzione al
fatto che la condizione lr 1 non signica che siamo in campo lontano, perche r si considera
grande in senso puramente geometrico e non rispetto alla lunghezza d'onda. Ad esempio se
siamo alla frequenza f = 1 MHz, ci troviamo ad una distanza di r = 10 m dal dipolo e l = 1
m si ha r 0 perche 0 = 3 102 m e tuttavia lr 1. Se sono valide le approssimazioni
viste possiamo dunque scrivere
Z
E (r) ' ,j! G(r) d3r0 J e(r0) = ,j! G(r) M e (1.203)
32
1 { Irradiazione nello spazio libero
Zg
Vg ∆l δ<<∆l
(a) (b)
Figura 1.11. Due congurazioni possibili di dipolo elementare: (a) coppia di barre conduttrici;
(b) dipolo hertziano.
r′ Ω
denendo il vettore Z
M e = d3r0 J e(r0) (1.204)
e quindi, siccome si ha G 0 (r) ' G 0(r , r0), sotto le stesse ipotesi considerate in precedenza,
possiamo scrivere Z
H (r) ' G 0 (r) d3r0 J e(r0) = G 0(r) M e (1.206)
Per semplicita abbiamo considerato un dipolo centrato, cioe abbiamo considerato un sistema di
riferimento centrato nel centroide della regione che contiene il dipolo. Se il dipolo non e centrato,
33
1 { Irradiazione nello spazio libero
cioe si sceglie, ad esempio, l'origine del riferimento all'esterno della regione che contiene il dipolo
si ottengono le formule 8
>
< E (r) ' ,j!G(r , r0) M e
> (1.207)
: H (r) ' G 0(r , r0 ) M e
dove r0 e il vettore posizione del centroide O0 della regione
rispetto al nuovo riferimento.
Ricordando inoltre che E (r) = ,j! G(r) J e(r) e H (r) = G 0 J e(r) allora si conclude che
un dipolo elementare produce lo stesso campo di una sorgente matematicamente puntiforme,
cioe descritta da J e(r) = M e(r , r0 ): d'ora in poi quando parleremo di dipolo elementare ci
riferiremo ad una struttura sica \piccola" come visto, e alla sua rappresentazione matematica
come (r). Come potevamo aspettarci, avere una sorgente concentrata nello spazio e come avere
una delta di punto. Ad esempio, per un lo rettilineo conduttore di lunghezza l e diretto per
semplicita lungo z la sorgente si puo porre nella forma
J e(x;y;z) ' (x) (y) I (z) z^ (1.208)
da cui Z l
M e = z^ dz I (z) (1.209)
0
e, se I (z) = cost = I , si ha jM ej = I l.
Quanto detto sinora vale sia in campo vicino (r , purche l r), sia in campo
lontano (r ), sia nelle regioni intermedie. Adesso ci proponiamo di studiare cosa succede
separatamente nei due casi estremi.
35
1 { Irradiazione nello spazio libero
36
1 { Irradiazione nello spazio libero
possiamo scrivere
H (r) ' Z1 r^ E (r) (1.233)
0
(si tratta di una relazione gia nota dallo studio delle onde piane); ne concludiamo che in campo
lontano il campo elettrico e il campo magnetico soddisfano ad una relazione di impedenza, e
l'impedenza intrinseca del vuoto rappresenta il rapporto fra il modulo del campo elettrico e il
modulo del campo magnetico (se il mezzo considerato e il vuoto)
Z0 ' jjH
Ej
j (1.234)
Possiamo ancora notare che
! !
1
r^ E = O (k r)2 ; r^ H = O (k r)2 1 (1.235)
0 0
e quindi la (1.233), la forma del termine di fase e di ampiezza ci fanno desumere che nelle
condizioni di campo lontano il campo elettromagnetico tende ad assumere la forma di onda
piana avente vettore di propagazione dato da k = k0 r^, con k = k(^r). Dato che k 6= cost: questa
non e una vera onda piana, nel senso che solo localmente (cioe r^ cost:) si comporta come
tale. Il fattore di fase e,jk r si puo pensare come k0r = k r con k = k0 r^, ed il termine di
0
in quanto r^ E ' 0 perche E = I tr^ M e (r) e Z0 2 R nel vuoto e in tutti i mezzi senza perdite.
Tutto cio ci porta a concludere che r^ puo essere interpretata come la direzione di propagazione
dell'onda, in quanto e la direzione del
usso energetico, la direzione lungo cui decresce la fase
dei campi elettrico e magnetico, la direzione ssata la quale il campo decresce in ampiezza come
1 all'aumentare della distanza r dalle sorgenti ed e inne un versore trasversale al campo.
r
Se localmente e un'onda piana, di che tipodi onda si tratta globalmente ? Ponendo M e =
u^ M si puo scrivere E (r) = ,j! ^^ + ^^ u^ M (r). Senza perdere in generalita, se si
orienta l'asse polare lungo l'asse del dipolo, cioe u^ = z^, si ottiene ^(^ z^) + ^(^ z^) = (, sin ) ^,
e quindi (Fig. 1.13)
e ,jk r
E (r;;) ' ,j! M 4r (, sin ) ^
0
(1.237)
Il fattore sin prende il nome di fattore di obliquita e la sua presenza fa s che in alcune
direzioni, a parita di distanza r, il campo sia piu intenso che in altre, e che le superci ad
ampiezza costante del campo non siano sferiche. Il campo dunque non e globalmente un'onda
sferica, perche le superci ad ampiezza costante sono invece date da
jE j = cost ) j sinr j = cost ) r = r() = cost j sin j 8 (1.238)
37
1 { Irradiazione nello spazio libero
°
° x
E
che rappresenta un toro degenere, cioe la supercie ottenuta per rotazione intorno all'asse
z del cerchio di Fig. 1.14, giacente sul piano (x;z) (per ssare le idee).
z
r(θ)
x
38
1 { Irradiazione nello spazio libero
e quindi e puramente reale, ovvero in campo lontano si verica un trasporto di potenza attiva
associato al campo elettromagnetico. Dunque l'assenza di trasporto energetico riscontrata in
campo vicino e evidentemente un eetto delle approssimazioni fatte; l Im(S ) Re(S ), e la
parte reale e associata alla componente di campo che abbiamo trascurato perche piccola.
Vediamo dunque il calcolo completo. In generale la potenza complessa si puo scrivere nella
forma
P~ = Pirr + jQ (1.240)
dove Pirr e la potenza attiva netta irradiata dal dipolo e Q e la potenza reattiva. Supponiamo
che il dipolo abbia momento elettrico M e = M z^ e che sia centrato nell'origine 0 del nostro
sistema di riferimento, il che non e restrittivo. Allora
dP~ = 1 n^ S ; dPirr = 1 Re (^n S ) (1.241)
d n^ 2 d n^ 2
dove n^ e il versore normale uscente dalla supercie che si considera. Per una supercie sferica
centrata in 0 si ha n^ = r^, e
dP~ = 1 r^ S ) 2P~ = Z d r^ S = Z d r^ E H (1.242)
d r^ 2
39
1 { Irradiazione nello spazio libero
= !k0 jM j2 B C Z d sin3 Z 2 d =
(4)2 0 0
(1.248)
= !k0 jM j2 (42)2 43 B C
essendo
B (k0 r) = 1 , kj r , (k 1r)2 ; C (k0r) = 1 , kj r (1.249)
0 0 0
Si ha dunque !
B C = 1 , k r , (k r)2 1 + kj r = 1 , (k jr)3
j 1 (1.250)
0 0 0 0
e quindi " #
1 1
P~ = 2 !k0 jM j 6 1 , (k r)3
2 j (1.251)
0
Si puo vericare che dimensionalmente
h i la P~ e una potenza. Infatti [!] =
m,1, [k0 ] =m,1 e
[jM j2 ] = A2 m2, e dunque P~ = V A. Inoltre
! = ! = r = Z ) !k = Z k2 = Z (2)2
k0 !p 0 0 0 0 0
20 (1.252)
La potenza complessa puo allora essere scritta come
1 jM j2 (2 )2 " j
#
1 j M j 2 2 " j
#
~
P = 2 Z0 2 6 1 , (k r)3 = 2 Z0 2 3 1 , (k r)3 (1.253)
0 0 0 0
e concludiamo cos che
8 n ~ o 1 jM j2 2
>
> P = Re P = 2 Z0 2 3 8r
>
< irr 0
> (1.254)
> n ~o 1 j M j 2 2 1
>
: Q = Im P = , 2 Z0 2 3 (k0r)3
0
Notiamo che la potenza reattiva decade come r1 se ci allontaniamo dalla sorgente (decadenza
3
molto rapida), mentre la potenza attiva irradiata non dipende dalla distanza cui ci troviamo
dalla sorgente, come deve essere visto che il mezzo e senza perdite. La regione di campo vicino e
la regione in cui si concentra l'energia reattiva, e quello che accade nelle vicinanze di un'antenna
e analogo a quello che accade nelle vicinanze di un induttore o un condensatore. Si noti che,
mentre la potenza irradiata non dipende da r, la densita di potenza invece non e costante e
diminuisce come r1 all'aumentare di r: cio non e legato assolutamente alle perdite (che sono
2
40
1 { Irradiazione nello spazio libero
assenti), bens al fatto che una potenza costante deve distribuirsi su una supercie sferica di
raggio sempre maggiore.
Benche derivate per un dipolo elementare, le considerazioni svolte sopra risultano di validita
generale.
41
2
Introduzione alle antenne
2.1 Introduzione qualitativa alle antenne
Dal punto di vista di un sistema di trasmissione un'antenna e un elemento di interfaccia fra
una parte circuitale e lo spazio libero, sia in trasmissione che in ricezione.
In trasmissione (TX) un'energia guidata (cioe un campo elettromagnetico connato) giunge
all'antenna, la quale si occupa di irradiare tale energia nello spazio libero con determinate
caratteristiche di direttivita; in ricezione (RX) invece l'antenna permette all'energia proveniente
dallo spazio di
uire in una struttura guidante e di giungere alla parte circuitale. Per essere
in condizioni ottime occorre che ci sia adattamento alla parte circuitale e che l'energia venga
irradiata nello spazio libero in modo eciente, cioe in direzione e polarizzazione adeguate.
Per evidenziare qualitativamente la caratteristica di direttivita di un'antenna si pensi ad
una parabola (esempio di antenna a ri
ettore). Il principio di funzionamento e analogo a
quello del \fanale" di un auto: un fanale ha il compito di illuminare una porzione limitata di
spazio, a spese di un'altra porzione di spazio che pero non interessa illuminare (viceversa una
lampadina garantisce una illuminazione quasi omnidirezionale). Se una lampada e posta nel
fuoco di un paraboloide i raggi luminosi (ottica geometrica) si ri
ettono sulla supercie interna
del paraboloide stesso ed assumono poi la direzione parallela all'asse ottico principale dello
specchio; in questo modo si riesce ad indirizzare il fascio di luce in una direzione ben precisa.
Per frequenze \alte" il comportamento di un'antenna parabolica e analogo a quello del fanale.
Inoltre la proprieta del campo di riscalamento delle dimensioni con la frequenza permette di
ottenere le stesse caratteristiche di irradiazione a frequenze inferiori aumentando le dimensioni
dell'oggetto che irradia.
L'esempio della parabola permette di capire che le antenne possono accrescere l'energia
irradiata in alcune parti dello spazio, ma a discapito dello spazio in cui non si vuole irradiare.
Nel seguito inizieremo a occuparci di antenne in trasmissione, lo studio delle quali appare
piu semplice rispetto a quello delle antenne in ricezione. Infatti tale studio si puo separare,
almeno approssimativamente, dal calcolo dei campi che si stabiliscono sull'antenna quando ai
suoi capi viene, ad esempio, imposta una certa tensione (risoluzione delle equazioni di Maxwell
42
2 { Introduzione alle antenne
in presenza di un termine forzante); questo calcolo rappresenta un problema molto oneroso dal
punto di vista analitico e computazionale. D'altra parte vedremo che esiste un importante teo-
rema di reciprocita, che ci consentira di stabilire una precisa equivalenza tra il comportamento
di un'antenna in ricezione e quello in trasmissione.
d(^r) = dPirr =d
P =4 (2.4)
irr
1 Per una trattazione completa consultare C. Balanis \Antenna Theory", John Wiley and Sons,1997, pp. 28
- 112 ed i riferimenti bibliograci ivi indicati.
43
2 { Introduzione alle antenne
Quando non specicato altro, questa e la denizione universalmente usata; in alcuni casi si usa
come riferimento un'antenna particolarmente semplice, cioe il dipolo (vedi oltre).
Si consideri ora la potenza di alimentazione Pal dell'antenna, cioe la potenza erogata all'-
antenna dal circuito che la alimenta. Una parte Pirr di questa potenza viene eettivamente
irradiata dall'antenna sotto forma di energia elettromagnetica, mentre la restante, Pcalore, si
trasforma in calore per eetto Joule connesso con le perdite ohmiche nella struttura materiale
dell'antenna.
Pal = Pirr + Pcalore (2.5)
e Pal Pirr (varrebbe l'uguaglianza nel caso ideale in cui non ci fossero perdite). Si denisce
poi rendimento ohmico di un'antenna il rapporto
PPirr 1 (2.6)
al
Alle frequenze VHF e UHF, alle quali le antenne vengono realizzate con dei conduttori in cui
uisce corrente, le perdite non sono sempre trascurabili, A frequenze piu alte, invece, le antenne
sono tipicamente realizzate sfruttando delle guide d'onda, con rendimenti quasi unitari.
Un nuovo parametro globale che possiamo denire e il guadagno di un'antenna, dato da
g(^r) dP irr =d
Pal =4r2 (2.7)
ed, essendo Pal = 1 Pirr , possiamo anche scrivere
g(^r) = PdPirr=4=d
r2 = d(^r) (2.8)
irr
Il guadagno e la direttivita sono chiaramente funzioni della direzione di osservazione. Spesso
sono praticamente utili i loro valori massimi, indipendenti dalla direzione, cioe la direttivita
massima e il guadagno massimo, dati rispettivamente da
G max
r^
g(^r) ; D max
r^
d(^r) (2.9)
Quando non viene specicato altro, per \guadagno" di un'antenna si intende quello massimo.
Inoltre e noto che la densita di potenza e legata al vettore di Poynting dalla relazione
dPirr = 1 Re fS r^g (2.10)
d 2
Sfruttando la relazione d'impedenza valida per il campo in regione di campo lontano si ha
H = Z1 r^ E ) S = E H = r^ jEZ j = r^ Z0 jH j2
2
(2.11)
0 0
e dunque si puo scrivere
dPirr = 1 Re fS r^g = 1 1 jE j2 = 1 Z jH j2 (2.12)
d 2 2 Z0 2 0
44
2 { Introduzione alle antenne
Dalle (2.7) e (2.12) si vede che g(^r) / jE j2, ed essendo il campo elettrico in campo lontano pro-
porzionale al vettore di irradiazione P e (vedi (1.170)) abbiamo che g(^r) / jP ej2. Concludiamo
quindi che il guadagno ha la stessa forma del diagramma di irradiazione.
Passiamo adesso a considerare la normalizzazione del guadagno. Data la relazione
dPirr = g(^r) Pal (2.13)
d 4r2
se integriamo ambo i membri rispetto ad una supercie (viene considerata una sfera come
area di integrazione semplicemente per ragioni di semplicita di calcolo) otteniamo
Z dP P Z
d d = 4 d g(^r) r12
irr al
(2.14)
ma ovviamente Z
d dP irr
d = Pirr (2.15)
e quindi Z d
P al
Pirr = 4 r2 g(^r) (2.16)
Z d Pirr = 4
g r
(^ ) = 4 (2.17)
r 2 Pal
Spesso conviene scrivere l'integrale in coordinate sferiche, dove
d = r2 d d sin (2.18)
cioe
d = d
= sin d d (2.19)
r2
Possiamo allora scrivere Z 2 Z
d d sin g(;) = 4 (2.20)
0 0
e si ottiene cos la relazione di normalizzazione del guadagno. Questa relazione ci dice che il gua-
dagno (massimo) di un'antenna non e indipendente dalla forma del diagramma di irradiazione
g(^r).
L'obiettivo che ci porremo nel seguito e quello di determinare la distribuzione delle correnti
elettriche e magnetiche sull'antenna. Nella grande maggioranza dei casi tale calcolo e molto
oneroso e richiede un approccio numerico, ma per molte delle antenne di uso comune e possibile
dare una ragionevole approssimazione della distribuzione della corrente sulla loro supercie.
Notiamo che questo problema e l'\inverso" di quello arontato nel precedente capitolo, in cui si
e visto come determinare il campo elettromagnetico quando e nota la distribuzione di corrente
responsabile dell'irradiazione.
45
2 { Introduzione alle antenne
46
2 { Introduzione alle antenne
lobo principale
lobi secondari
HPBW
FNBW
−π −π 2 0 π 2 π
θ3dB
2.4.1 Antenne a lo
Se una distribuzione di corrente e denita su di un supporto assimilabile geometricamente ad
una linea, detto supporto prende il nome di antenna a lo (detta anche antenna lare o lineica).
Le antenne a lo sono in genere usate per frequenze al di sotto del GHz; tuttavia sono usate
anche a frequenze superiori ed anzi, con l'anarsi delle tecnologie, il loro uso si estende sempre
piu in alto in frequenza, no a coprire tutte le UHF ed anche una parte delle SHF.
47
2 { Introduzione alle antenne
Vi sono vari tipi di antenne a lo, i cui elementi costitutivi sono in genere il dipolo elettrico
(costituito da un lo metallico diritto) ed il dipolo magnetico (un lo metallico avvolto a formare
un cerchio (loop)).
d'irradiazione. Si possono avere schiere a una, due o tre dimensioni a seconda che i radiatori
siano disposti lungo una linea, su una supercie, od in un volume.
49
3
Antenne con due morsetti
3.1 Antenne con due morsetti e altezza ecace
Appartengono alla classe delle antenne con due morsetti tutte le antenne per le quali e possibile
isolare due morsetti attraverso i quali alimentarle (per esempio le antenne alimentate da guide
d'onda non rientrano in questa categoria). Due classi importanti di antenne con due morsetti
sono quella delle cosidette antenne lari, composte da li, o meglio da tubi, metallici (ad
esempio un dipolo o una spira), e quella delle antenne stampate, le quali vengono realizzate su
supporti dielettrici e sono molto adoperate oltre il GHz (ad esempio l'antenna in microstriscia).
°
°
° °
b)
a)
Figura 3.1. Esempi di antenne lari.
La schematizzazione che verra utilizzata e quella di Fig. 3.3, che indica propriamente una
antenna a dipolo, ma che useremo qui come simbolo per una qualunque antenna con due
morsetti (a meno che ci sia un disegno piu specico).
50
3 { Antenne con due morsetti
Ia
Va
Avendo a disposizione due morsetti possiamo supporre che valgano le leggi dell'Elettrotecnica1;
dunque pensiamo di applicare una tensione V misurando la corrente Ia che si stabilisce nei
morsetti. In questo modo agli eetti del circuito di alimentazione l'antenna puo essere vista
come un dispositivo lineare e passivo di impedenza Za data da
Za = IV = Ra + jXa (3.1)
a
che diremo impedenza di antenna. Per quanto detto a proposito della potenza irradiata (per
esempio da un dipolo elementare, vedi paragrafo 1.6.3), si dovra supporre la resistenza di
antenna Ra composta di due termini, cioe
Ra = Rirr + R
(3.2)
dove R
e la resistenza responsabile delle perdite ohmiche e Rirr tiene conto circuitalmente della
potenza irradiata, cioe che il generatore che alimenta l'antenna cede allo spazio circostante;
1Intendiamo con il termine \Elettrotecnica" sia la teoria dei circuiti concentrati che distribuiti (linee di
trasmissione).
51
3 { Antenne con due morsetti
Pal
°
Ia
V Za
°
Figura 3.4. Equivalente elettrico di un'antenna con due morsetti.
questa resistenza Rirr e detta resistenza di irradiazione. La potenza erogata all'antenna, detta
potenza di alimentazione e
n o
Pal = 21 Re Za jIa j2 = 12 Ra jIa j2 = 12 Rirr jIaj2 + 12 R
jIaj2 (3.3)
dove 21 R
jIa j2 e la potenza dissipata in calore, mentre per dierenza 12 Rirr jIa j2 deve essere
intesa come la potenza eettivamente irradiata. Si giunge cos ad una nuova espressione del
rendimento ohmico dell'antenna (denito nel paragrafo 2.3)
1 R jI j2
= PPirr = 2 irr a
1 R jI j2 + 1 R jI j2 = R R+irrR (3.4)
al 2 irr a 2
a irr
La reattanza di antenna Xa esprime invece l'eetto reattivo della stessa, cioe la \reazione" del
dispositivo al tentativo di fornirgli potenza attiva. Essa e dunque legata all'energia reattiva
concentrata nelle immediate vicinanze dell'antenna (in regione di campo vicino, come e stato
visto per il dipolo elementare). Per poter trasformare (o estrarre) in modo eciente energia
alla (o dalla) antenna e quindi necessaria una opportuna compensazione della parte reattiva di
Za .
Spesso ai ni del progetto di un'antenna, e importante stabilire un legame tra i parametri
circuitali e quelli che descrivono l'irradiazione nello spazio; ad esempio, il valore della Rirr puo
essere in
uenzato dalla proprieta di direttivita. Il campo elettromagnetico irradiato puo essere
determinato attraverso la conoscenza della funzione vettoriale P e(^r) (come visto nel paragrafo
1.5.2), che coinvolge le trasformate di Fourier delle densita di corrente J e e J m e dipende
52
3 { Antenne con due morsetti
Z 0
Z jh e r
(^ ) j 2 Z Z
0
Z 2 jhe(^r)j2
Rirr = 4 d
2 = 4 d sin d 2 (3.17)
tot 0 0 0 0
Ne risulta che la resistenza di irradiazione e legata all'integrale del diagramma di irradiazione
normalizzato. Se si riesce a stimare la corrente Ia e il modulo dell'altezza ecace, si puo
determinare l'espressione della Rirr dalla formula precedente.
Σt
2a << λ
2a
contorno sul conduttore (^n E = 0) annulla la corrente magnetica (come intuitivo). Tuttavia
e intuitavamente piu semplice assumere la densita di corrente distribuita all'interno di tutto il
lo, anziche solo sulla sua supercie, e questa e la strada che seguiremo. Vogliamo valutare
l'espressione dell'integrale di irradiazione in campo lontano calcolando il vettore di irradiazione
P e che e funzione della trasformata di Fourier della densita di corrente elettrica
Z
J e(k0 r^) = d3r0 J e(r0) ejk r^r0
~ 0
(3.18)
R3
Σt
^s O y
O ρ
x
l1
55
3 { Antenne con due morsetti
L'integrale di volume (3.18) puo essere scomposto nella parte trasversale e longitudinale utiliz-
zando la (3.19) Zl Z
J~e(k0r^) = ds d2 J e(;s)ejk (^r^)s ejk r^ =
2
0 0
l t 1
Zl Z (3.22)
= ds ejk (^r^)s d2 J e(;s)ejk r^
2
0 0
l1 t
In virtu della (3.21) e possibile eseguire la seguente approssimazione:
k0r^ k0a = 2 a 1 (3.23)
0
ovvero
ejk r^ ' 1 0
(3.24)
sostituendo nell'Eq. (3.22) otteniamo
Zl Z
J~e(k0r^) ' ds ejk (^r^)s d2 J e(;s) (3.25)
2
0
l1 t
E ragionevole supporre che nell'integrale di supercie della (3.25) si possano trascurare i termini
di sorgente ortogonali alla supercie esterna del lo. Possiamo quindi scrivere
Z Z
d2 J e(;s) ' ^ d2 ^ J e(;s) = ^I (s) (3.26)
t t
essendo I (s) la corrente che scorre nel lo avente la seguente forma:
Z Z
I (s) = d2 ^ J 2 ^ J (;s)
e (;s) = d n e (3.27)
t t
dove n^ = ^ indica la normale alla supercie t .
Diamo ora una giusticazione dell'approssimazione adottata per l'integrale di supercie.
Scomponiamo il termine di sorgente in una componente trasversale ed in una longitudinale
rispetto alla direzione dell'antenna
J = J k + J ? = Jk^ + J?u^? (3.28)
Considerando la sezione trasversale nel sistema di coordinate polari otteniamo (vedi Fig. 3.7)
J ? = J^ + J ^ (3.29)
E suciente utilizzare l'ipotesi a per poter aermare che dati due punti qualsiasi 1 e 2 di
t avremo J ' J e ^1 = ,^2 . Da questo segue che
Z
1 2
l1
56
3 { Antenne con due morsetti
Jρ1 ρ^
Jθ1 θ^
1 1
Jθ2 θ^
2 2
Jρ2 ρ^
Cerchiamo ora di dare una forma piu semplice alla J~e. Abbiamo, dal momento che ^ r^ = cos ,
che la (3.31) puo essere riscritta come segue:
Zl
J~e(k0 r^) ' ^ ds I (s)ejk s cos (3.32)
2
0
l1
In altri termini se poniamo k0 cos , l'espressione (3.32) diventa
Zl
J~e(k0r^) ' ^ ds I (s)ejs (3.33)
2
l1
che corrisponde alla trasformata di Fourier sul lo della corrente.
Prendiamo in esame un caso semplice ^ = z^ ; =
Zl
P e(^r) = I tr^ J~e(k0r^) = (^^ + ^^) z^ dz I (z)ejk z cos (3.34)
2
0
l1
Siccome
^ z^ = , sin ; ^ z^ = 0 (3.35)
otteniamo
P e(^r) = ^(, sin )I~( )=k cos 0
(3.36)
che esprime il vettore di irradiazione di un'antenna lare disposta lungo z^ con origine sul lo, in
funzione della trasformata di Fourier della distribuzione di corrente dell'antenna. Cerchiamo di
interpretare i risultati ottenuti scrivendoli in modo piu compatto: agli eetti del campo lontano
l'espressione (3.31) esprime una sorgente concentrata lungo il lo, cioe
J e(r) = ^I (s)() (3.37)
dove I (s) esprime la dipendenza longitudinale della sorgente e () campiona l'integrale in = 0
se, per semplicita, si considera l'origine sul lo. Se invece consideriamo la situazione generale
con l'origine non sul lo possiamo scrivere la sorgente nella forma
J e(r) ' ^I (s)( , 0) = ^I (s)(r , r
) (3.38)
57
3 { Antenne con due morsetti
ρ0
O
Σt
Figura 3.8. Riferimento con origine esterna alla sezione del lo.
τ γ
rγ (s)
O
Figura 3.9. Congurazione generale di un'antenna lare.
dove r
= 0 + s^ identica l'equazione dell'asse del lo. Con l'estensione (3.38) e possibile
arontare il problema del lo rettilineo senza la limitazione dell'origine sul lo e considerando
la corrente concentrata sull'asse del conduttore. In Fig. 3.9 abbiamo che
r
(s) e la funzione vettoriale che descrive i punti della curva.
^ = ^(s) versore tangente alla curva nel punto s.
Si ha
J e(r) ' ^(s)I (s) r , r
(s) (3.39)
Si noti che (r , r
) ha dimensioni m,2. La trasformata di Fourier di J e in (3.25), che compare
nel vettore di irradiazione in (3.34), si semplica in
Zl
~
J e(k0r^) = ds ^(s)I (s)ejk r^r
(s)
2
0
(3.40)
l1
Quest'ultima espressione e la piu generale possibile, poiche elimina la dipendenza dalla coor-
dinata trasversale, vale per una qualsiasi curva descritta da r
e non dipende dalla scelta
dell'origine. Un disegno esemplicativo della geometria e rappresentato in Fig. 3.10. La si-
tuazione in cui l'origine del sistema di coordinate e esterna al lo si presenta in molti casi di
interesse pratico, nei quali una antenna e composta da piu \li" che irradiano. La scelta di
porre l'origine al di fuori dell'antenna non comporta alcun cambiamento nella forma del campo
58
3 { Antenne con due morsetti
τ^
^r
rγ (s)
r
O
C τ^
rc O x
l1
59
3 { Antenne con due morsetti
dove il termine ejk r^rC esprime lo spostamento di fase dovuto al fatto che l'origine non appartiene
0
al lo. Nel caso piu semplice in cui rC = ,dx^ (come in Figg. 3.11 e 3.12) lo spostamento di fase
e jk0r^ rC = ,jdk0 (^r x^) = ,jk0 d sin , da cui e evidente che il termine r^ x^d = d sin = w (vedi
Fig. 3.12) e la dierenza di fase di un'onda piana che \parte" da C rispetto a quella che parte
da O (ricordiamo che nel campo lontano le onde sferiche sono approssimabili da onde piane).
E immediato vericare che nel dominio del tempo questi spostamenti di fase corrispondono a
dei ritardi.
z
y
θ
w
O x
d
s1
Consideraiamo ad esempio, il caso di un anello circolare di raggio a , in queste condizioni
si ha:
ds = ad0 ; s^ = ^0
e pertanto la 3.43 diviene
Z 2 ^0 0
J~e(k0r^) ' a d0 ^0 I (0 )ejk (^r )a
0
(3.44)
0
(attenzione a non confondere 0 con ), in coordinate cartesiane risulta:
^0 = ,x^ sin 0 + y^ cos 0
^0 r^ = sin sin( , 0 )
siccome a , si approssima il termine esponenziale nella 3.44 come:
^0 0
ejk (^r )a ' 1 + jk0(^r ^0 )a0
0
(3.45)
60
3 { Antenne con due morsetti
°
δ << λ
61
3 { Antenne con due morsetti
°
°
a) b)
V = V (r), I = I (r), ma sulla supercie del cono ovviamente r = r(z) e V = V (z), I = I (z).
Considerando le superci a raggio costante possiamo dunque ricondurci all'equivalente linea di
z z
I(z) I(z)
V(z)
V(z)
a) b)
Figura 3.15. Circuito equivalente di un'antenna biconica innita.
trasmissione (Fig. 3.15), dove possiamo individuare gli stati elettrici ad ogni sezione. Si noti
che, contrariamente a quanto parrebbe intuitivo dalla Fig. 3.15a, la linea \c'e" solo per z > 0,
in quanto i due conduttori nello schema equivalente in Fig. 3.15b corrispondono ognuno ad uno
dei due coni della struttura biconica. Procedendo verso il nostro dipolo, supponiamo adesso
di tagliare i due coni ad una distanza L dall'origine, ottenendo una transizione guida-spazio
libero rappresentabile in prima approssimazione con una linea in circuito aperto a distanza L
dal generatore, come in Fig. 3.16. A questo punto e suciente limitare lo studio a tale linea
di trasmissione. Calcoliamo il diagramma di onda stazionaria relativo alla corrente I noto lo
stato elettrico della linea nella sezione z = L (Fig. 3.17). L'espressione analitica della corrente
62
3 { Antenne con due morsetti
c.a.
° °
L L
2L ≡
° °
° °
Γ=I
° °
I(z)
dipolo puo essere localmente approssimato con un cono di opportuna apertura, come e mostrato
in Fig. 3.18; l'equivalente in linea di trasmissione e rappresentabile con una serie di tratti di
linea di impedenza caratteristica diversa, come mostrato in Fig. 3.19. Noi qui trascuriamo
z
° °
64
3 { Antenne con due morsetti
|I(z)|
z
° ° l
L
Figura 3.21. Distribuzione di corrente per un dipolo a 2 .
sola teoria approssimata, l'impedenza d'ingresso del dipolo sara sempre reattiva: stiamo infatti
trascurando gli eetti della irradiazione; vedremo piu avanti questo aspetto (vedi paragrafo
3.3.2). Utilizzando la stessa geometria, ma cambiando la lunghezza in funzione di , possiamo
ottenere distribuzioni diverse della corrente lungo l'antenna. In particolare, se scegliamo l
la distribuzione della corrente lungo la linea di trasmissione e circa triangolare, come mostra la
Fig. 3.22. Infatti il coseno si approssima con una retta ottenendo
I (z) / cos(k0l) ' k0l se k0l 1 (3.46)
|I(z)
Ia
65
3 { Antenne con due morsetti
Diagramma di irradiazione
Per una antenna rettilinea corta la trasformata della sorgente ha una forma semplice per via
delle considerazioni in 1.6 e dalle equazioni (1.209) e (1.154), cioe
Z Zl
J~e(k0r^) ' M e = dz J e = ^ ds I (s) (3.47)
,l
dove Ia e la corrente di alimentazione dell'antenna, I (0) = Ia e quindi la (3.47) diventa (L = 2l)
Zl
M e = ^ ds I (s) = 21 ^LIa (3.48)
,l
Questa e l'espressione del momento elettrico di un dipolo corto del tipo visto prima. In generale
per un dipolo corto con una corrente I (s) = Iaf (s) dove jf (s)j < 1 otteniamo il momento
elettrico Zl Zl
M e = ^ ds Iaf (s) = ^Ia ds f (s) (3.49)
,l ,l
e, facendo il cambiamento di variabile u = s
2l , possiamo scrivere
Z 1
M e = ^Ia L 2
du f (u) = ^Ia L (3.50)
, 21
R
dove , du f (u). Nel caso di dipolo corto visto prima (3.48), con distribuzione f triangola-
1
2
1
2
re, e chiaro che = 21 , mentre se la corrente fosse costante (f = cost:) si avrebbe = 1. Risulta
chiaro che, essendo il campo irradiato proporzionale a M e, l'intensita di tale campo dipende
dall'intensita e dalla geometria della distribuzione di corrente (si deve cioe massimizzare l'in-
tegrale della corrente lungo il lo). Questa esigenza ha portato alla ricerca delle terminazioni
piu adatte per garantire una corrente costante nel lo (e di conseguenza = 1). Per avere I
costante lungo il lo dobbiamo \caricare" il dipolo alle estremita in modo reattivo, introducen-
do ad esempio un eetto capacitivo. Due esempi di realizzazione sono il dipolo hertziano e il
dipolo con terminazioni a piatto, mostrati nelle Figg. 3.23 e 3.24. Le terminazioni consentono
di ottenere una linea equivalente rappresentabile come in Fig. 3.25. La realizzazione pratica
della seconda soluzione sfrutta spesso il terreno come uno specchio e una serie di li tesi come
terminazione a piatto, come schematizzato in Fig. 3.26.
Esaminiamo adesso piu in dettaglio il dipolo a =2, che e una struttura molto usata nella
pratica (vedi Fig. 3.22). L'espressione analitica della corrente risulta essere
z z
I (z) = Ia cos 2l = Ia cos L (3.51)
Quindi prendendo l'origine al centro del dipolo e utilizzando la (3.40) otteniamo
Zl Zl z
~
J e(k0r^) = z^ dzI (z)e = z^Ia dz cos L ejz
j z (3.52)
,l ,l
66
3 { Antenne con due morsetti
°
°
F ( ) = 2
du cos(u)ejLu
, 12
l'Eq. (3.53) assume la forma
J~e(k0r^) = z^Ia LF ( ) (3.54)
67
3 { Antenne con due morsetti
|I(z)
z
L
Figura 3.25. Linea equivalente di un dipolo con terminazioni.
F ( ) = 2
du cos(u)ejLu (3.57)
, 1
2
abbiamo
1 Z 1
F ( ) = 2 du eju + e,ju ejLu =
2
,
!
1
1 Z 2
1 Z 1
=2 du e
2 j(L + ) u + du e j( L , )
2u (3.58)
, 1
2
, 1
2
1
2 L2,
Sostituendo inne i risultati (3.60) e (3.61) nell'Eq. (3.58) otteniamo
sin L2 + 2 sin L2 , 2
F ( ) = L + + L , =
(3.62)
(L , ) sin L2 + 2
+ (L + ) sin L2 ,
2
= (L)2 , 2
che, dopo opportune manipolazioni, risulta ridursi a
,2 cos L2
F ( ) = (L)2 , 2 (3.63)
69
3 { Antenne con due morsetti
Assumiamo = 1 e quindi Pal = Pirr (avremo come conseguenza che il guadagno risultera
uguale alla direttivita dell'antenna). Ricaviamo la potenza irradiata come integrale di supercie
della densita di potenza irradiata Z
Pirr = d dP d
irr
(3.65)
dove
dPirr = 1 1 jE j2 = 1 1 Z0 2 jP j2 = 1 Z0 jP j2 (3.66)
d 2 Z0 2 Z0 2r0 e 2 4r20 2 e
possiamo assumere, senza perdere in generalita, che l'asse z^ sia lungo la direzione del dipolo, e
quindi per un dipolo corto P e(^r) = ,^ sin Me, da cui
dPirr = 1 Z Me2 sin2 (3.67)
d 2 0 4r220
Considerando come supercie d'integrazione una sfera possiamo esplicitare d in coordinate
sferiche, cioe d = r2 d d sin . Dunque
Z Z 2 2 2
Pirr = r2 d sin d 21 Z0 Me 2sin2 =
0 0 4 r 0
(3.68)
2 Z 2
= 2 21 Me Z2 0 d sin3 = 21 23 Me 2Z0
40 0 0
Sostituendo la (3.68) nella (3.64) otteniamo
g() = 23 sin2 (3.69)
da cui G = 23 . Notiamo che il guadagno di un dipolo elementare e indipendente dalla distribu-
zione di corrente, cioe da .
Possiamo calcolare la resistenza di irradiazione Rirr , essendo nota, a questo punto, la potenza
irradiata Pirr . Sfruttando la relazione
Pirr = 21 Rirr jIa j2 (3.70)
e la (3.68) abbiamo
1 R jI j2 = 1 2 Z0Me2 = 1 2 Z02 jI j2 L2 2 (3.71)
2 irr a 2 3 20 2 3 20 a
e quindi 2
Rirr = 32 Z0 L 2 (3.72)
0
Possiamo osservare che la resistenza d'irradiazione cresce al crescere delle dimensioni del dipolo
(rispetto a ), ed e sensibile alla distribuzione di corrente lungo lo stilo. Nel caso di = 1=2
(distribuzione triangolare della corrente), ricordando che Z0 = 120
, abbiamo
2 L 2 1 L 2
Rirr = 3 120 4 = 20 2 (3.73)
0 0
70
3 { Antenne con due morsetti
Per avere un'idea dei valori numerici in gioco, consideriamo il caso tipico di L = 101 0 (dipolo
corto), ottenendo
Rirr = 2
(3.74)
Un'antenna a dipolo corto ha una Rirr molto piccola, al punto da essere dicilmente distin-
guibile dalla resistenza di perdita: questo evidenzia che le antenne corte sono dicilmente
utilizzabili.
Confronti fra i diagrammi di irradiazione
Lo studio delle caratteristiche di guadagno e di direttivita di un'antenna puo essere fatto a
partire dai diagrammi di irradiazione in forma polare. Tali diagrammi vengono realizzati a
partire dal guadagno normalizzato dell'antenna, e costituiscono un valido strumento di para-
gone. Infatti confrontando i diagrammi di irradiazione di un dipolo corto e di un dipolo a =2
possiamo riscontrare un maggiore guadagno di quest'ultimo, come si puo dedurre in Fig. 3.27
dalla minore apertura angolare del lobo. Il dipolo a =2, benche di poco, nella direzione di
a)
b)
71
3 { Antenne con due morsetti
V0
note; citiamo pero il fatto che la parte resistiva si puo ottenere per integrazione numerica dalla
formula (3.17), che lega il campo irradiato alla resistenza di irradiazione. In Figg. 3.30 e 3.31
sono rappresentati l'andamento della resistenza e della reattanza di un monopolo, da cui si
ottengono quelle del dipolo moltiplicando per due. In ascissa e riportata la lunghezza elettrica
k0A = 2A= dell'antenna in gradi (2 = 3600). Le curve sono parametrizzate in funzione
del rapporto di snellezza A=D (con A lunghezza, D dimensione trasversale). Si nota subito il
comportamento risonante, ed esiste un valore di lunghezza elettrica che annulla la reattanza, per
ogni valore di A=D; si dovra pertanto vericare tale condizione sul funzionamento dell'antenna.
La risonanza e ottenuta per l ' 0;47 perche la terminazione aperta ha un eetto capacitivo.
Si nota che la banda di utilizzo, banda in cui la reattanza assume valori bassi, e molto limitata
72
3 { Antenne con due morsetti
150
100
RESISTANCE − OHMS
50
0
50 60 70 80 90 100 110 120 130
ANTENNA LENGTH − DEGREES
Figura 3.30. Resistenza di irradiazione di un monopolo, per snellezza costante, al variare della
lunghezza elettrica.
500
400
300
200
REACTANCE − OHMS
100
0
A/D
−100 10
50
−200
100
−300 500
1000
−400
50 60 70 80 90 100 110 120 130
ANTENNA LENGTH − DEGREES
Figura 3.31. Reattanza di un monopolo, per snellezza costante, al variare della lunghezza
elettrica.
attorno alla risonanza. In particolare, aumentando il rapporto A=D aumenta la pendenza della
curva quindi diminuisce la banda di utilizzo.
73
3 { Antenne con due morsetti
nella regione di campo lontano della sorgente (antenna, disturbo, etc.) che genera il campo
incidente, cos come i parametri irradiativi dell'antenna in trasmissione sono deniti rispetto
alla regione di campo lontano. Il campo sara allora un'onda sferica; si assume sempre, nella
denizione dei parametri di antenna in ricezione, che le dimensioni dell'antenna stessa siano
tali da poter considerare l'onda sferica come piana.
Trattiamo inizialmente il caso di antenne con due morsetti (Fig. 3.32). A questo pun-
Einc °
°
Ωrx
74
3 { Antenne con due morsetti
Za
°
A
Vg
Ia
Vt
75
3 { Antenne con due morsetti
dove 0 e il centroide dell'antenna. Deniamo h(erx) altezza ecace (in ricezione), funzione della
direzione di osservazione, che ha la dimensione di una lunghezza
h (rx)i Vg ] i = V = m
he = h [inc (3.77)
E (0) V=m
Come si vede in Fig. 3.35 a seconda dell'angolo di incidenza del campo sull'antenna si avra
^r
Einc
Prx
Za
Va Zrx
(per esempio indipendentemente dal tipo di ricevitore che e collegato all'antenna). Il modo piu
procuo di denire tali caratteristiche energetiche e quello di fare ricorso alla potenza disponibile
ai morsetti dell'antenna, che e la massima potenza erogabile a qualunque circuito utilizzatore
(a parita di tutte le altre condizioni), che si ottiene supponendo Z (rx) = Za , ovvero, come noto,
1
Pdisp = 2 4R j V aj
2
(3.80)
a
dove Ra = Re fZag. Sostituendo l'espressione della tensione abbiamo
2
Pdisp = 21 4R1 h(erx) E inc (3.81)
a
Separando le grandezze vettoriali (dipendenti dalla polarizzazione) da quelle scalari legate alle
questioni energetiche otteniamo
E inc = E inc p^inc (3.82)
campo che si suppone noto (e il campo che \investe" l'antenna). p^inc rappresenta il vettore di
polarizzazione della sorgente che ha generato il campo
2 2 2
Pdisp = 21 4R1 h(erx) E inc p^inc p^(rx) (3.83)
a
Si pone 2
p^inc p^(rx) (3.84)
Cos facendo si e determinata una dipendenza di Pdisp dalla direzione dell'onda, cioe Pdisp =
Pdisp(^r). 2 2
Pdisp(;r^) = 21 4R1 h(erx)(^r) E inc(^r) (^r) (3.85)
a
77
3 { Antenne con due morsetti
Fissata la direzione del campo incidente r^ la potenza disponibile infatti dipende dal termine
(^r) ovvero dai due versori di polarizzazione in trasmissione e ricezione. Dato che jp^j2 = 1 e
evidente che 2
= p^inc p^(rx) 1 (3.86)
Se = 1 per una certa direzione di osservazione r^ si dice che si e in condizioni di adattamento
di polarizzazione. In tal caso possiamo scrivere
(rx) 2 inc2
h E
Pdisp;max(^r) = 21 e 4R (3.87)
a
La caratterizzazione energetica dell'antenna in ricezione per ogni direzione r^, cioe la potenza
disponibile ai suoi morsetti, sara quindi determinata dalle grandezze
8
< Pdisp;max(^r)
(3.88)
: p^(rx) p^inc2 =
Si tenga conto che, mentre Pdisp rappresenta la massima potenza trasferibile al carico, per
le assegnate condizioni di incidenza e polarizzazione Pdisp;max rappresenta invece la massima
potenza trasferibile ad un carico per incidenza da una certa direzione r^, ovvero quando
a) il carico e adattato;
b) l'antenna in RX ed il campo incidente sono equipolarizzati.
Appare evidente dalla (3.86) che la condizione per avere adattamento di polarizzazione e data
da (rx) inc2
p^ p^ = 1 (3.89)
e svolgendo i calcoli si vede che cio si ottiene se p^(rx) = (^pinc). Si noti che in generale p^ sono
versori complessi.
Le espressioni che sono state derivate permettono di constatare immediatamente l'esigenza
di adattare la polarizzazione dell'antenna in ricezione con le caratteristiche vettoriali del campo
incidente al ne di rendere massimo il trasferimento di potenza. Si ha cioe
2
Pdisp;max(^r) / E inc (3.90)
Sfruttando la relazione
! inc2
dP = 1 E (3.91)
d inc 2 Z0
dP esprimere la potenza disponibile Pdisp;max in funzione della densita di potenza inci-
e possibile
dente d inc, introducendo un nuovo parametro aeq ,
!
dP
Pdisp;max(^r) = aeq (^r) d (3.92)
inc
78
3 { Antenne con due morsetti
^n
Σc
80
3 { Antenne con due morsetti
L'integrale Z
d (^n J e) = Ic (3.99)
c
rappresenta la corrente totale nel senso \usuale" (corrente di conduzione) che attraversa c,
mentre Z
d (E ) n^ = D (3.100)
c
e detto
usso dielettrico. L'integrale di supercie a primo membro dell'Eq. (3.98) puo essere
trasformato in un integrale di linea sfruttando il teorema di Stokes
Z I
d n^ r H = ds ^ H (3.101)
c
=@c
dove
rappresenta il bordo di c e ^ e il versore tangente alla curva in ogni suo punto.
L'espressione precedente viene scritta come segue:
I
ds ^ H = j!D + Ic (3.102)
ed e l'equivalente scalare dell'equazione di Maxwell di partenza. In condizioni statiche si ha
D = 0 per cui I
Ic = ds ^ H (3.103)
La corrente e pari dunque alla circuitazione del campo magnetico, e l'approssimazione e valida
anche nel caso dinamico, purche j!D ' 0, ovvero a \basse frequenze". Dall'Eq. (3.103) si
nota che la corrente dipende solo dal contorno
della supercie c. Possiamo allora pensare di
stringere la curva
no a \strozzarla", cioe di far tendere a zero la sua misura (vedi Fig. 3.38).
In queste condizioni la supercie c tende a diventare una supercie chiusa, dunque
Σc
γ −> 0
81
3 { Antenne con due morsetti
Allora, nelle condizioni in cui e possibile trascurare il termine j!D , si perviene alla prima
equazione di Kirchho, cioe la legge di Kirchho per i nodi (o delle correnti)
X
Ic = 0 ) In = 0 (3.105)
n
Procedendo nello stesso modo per la seconda equazione di Maxwell abbiamo
,r E = j!(H ) (3.106)
Si integrano ambo i membri rispetto alla supercie c
Z Z
, c
d n^ r E = j!
c
d n^ (H ) (3.107)
dove Z
d n^ (H ) = B (3.108)
c
e detto
usso magnetico. A primo membro utilizzando la relazione di Stokes abbiamo
I
ds ^ E = ,j!B (3.109)
Nel caso statico in bassa frequenza possiamo trascurare il secondo membro per cui
I
ds ^ E = 0 (3.110)
L'Eq. (3.110) implica che il campo elettrico sia irrotazionale. Si consideri ora una supercie il
cui bordo e a contatto con i due conduttori A e B , come in Fig. 3.39. Possiamo spezzare il
Σc
A B
82
3 { Antenne con due morsetti
indipendentemente dal percorso per andare da A a B . Possiamo allora denire una dierenza
di potenziale tra A e B VAB , funzione soltanto dei punti A e B ,
I ZB
ds ^ E = 0 ) ds ^ E = VAB (3.112)
A
Da quest'ultima formula discende la seconda equazione di Kirchho, cioe la legge di Kirchho
alle maglie (o delle tensioni).
In conclusione l'approssimazione che si introduce analizzando un circuito con le leggi di
Kirchho anziche con quelle di Maxwell e tanto piu buona quanto piu piccoli sono i termini D
e B .
2
Σc
83
3 { Antenne con due morsetti
C
ΣC
Figura 3.41. Supercie c che comprende solo un'armatura di un condensatore piano.
I1 Σ In=0
I3
84
3 { Antenne con due morsetti
85
3 { Antenne con due morsetti
I1 ( z )
+ V (z ) nˆ = zˆ
R d
I 2 ( z)
ΓR
ove s e una supercie posta ad una distanza R dall'antenna maggiore della distanza di Fraun-
hofer; in questo modo si possono adottare le approssimazioni di campo normale e pertanto il
campo e ortogonale in ogni suo punto alla direzione di osservazione. Su tale supercie
Z
d n^ (E ) ' 0
s
p e la regione a sinistra dell'antenna; in tale regione non si puo sperare di annullare il
usso
attraverso l'annullamento dell'argomento dell'integrale, perche su p non si e in condizioni
di campo lontano. La supercie viene scelta piana per ottenere una simmetrizzazione della
geometria dei campi, in modo tale che il
usso totale si annulli, pur non annullandosi i campi.
I
ds ^ H ' 0
,R
Z
d n^ (E ) ' 0
p
e pertanto si conclude ancora che I1 = I2; In queste condizioni di simmetria, dunque l'antenna e
trattabile come un componente (un bipolo), munito di connessione con il mondo esterno tramite
due morsetti sui quali
uisce una corrente ed esiste una dierenza di potenziale tra di essi.
Viceversa se i due stili sono di lunghezza dierente (vd. Fig. 3.45), allora la trattazione
dell'antenna come bipolo non e piu valida, infatti in questo caso il campo irradiato dal dipolo
non e simmetrico, e quindi le circuitazioni del campo magnetico e il
usso elettrico non si
annullano e di conseguenza I1 6= I2 .
In questo caso la corrente di ritorno I2 e espressa come I2 = I1 + Id, ove I1 e legata al modo
TEM ed il termine di corrente Id e riferito ad un \modo dell'antenna" che, irradiando, perturba
il diagramma di irradiazione ottenibile in condizioni di simmetria.
86
3 { Antenne con due morsetti
n̂ n̂
I1
I2
Σp Σs
n̂
n̂
I1
I2
Σp Σs
87
4
Reciprocita
4.1 Introduzione alla reciprocita
Per introdurre il concetto di reciprocita delle equazioni di Maxwell, possiamo citarne una forma
che appartiene alla comune esperienza sensibile, considerando un semplice esempio nel campo
del visibile. Dati un osservatore e una sorgente luminosa, se la sorgente e posta in maniera tale
che l'osservatore e in grado di vederla, scambiando la posizione dell'osservatore con quella della
sorgente l'osservatore continua a vedere la sorgente. D'altro canto e noto dall'Elettrotecnica
il concetto di reciprocita per una rete; allora procedendo per gradi richiamiamo inizialmente
il teorema di reciprocita per una rete a parametri concentrati e poi, in seguito, introdurremo
questo concetto nel campo dell'Elettromagnetismo.
Per l'analisi della reciprocita per un doppio bipolo, si possono considerare due situazioni
circuitali dierenti; l'una (a) con il doppio bipolo alimentato sulla porta 1 con un generatore
di corrente Iga (sorgente) e caricato sulla porta 2 dall'ammettenza Ye2 (vedi Fig. 4.1.a), e
l'altra (b) in cui si scambia la posizione della sorgente (generatore di corrente Ig ) con quella
dell'osservatore (tensione V sul carico), lasciando immutato il resto della rete (vedi Fig. 4.1.b).
Una rete a parametri concentrati si dice reciproca se il prodotto delle sorgenti nel circuito (a)
Iga Igb
Yc1 1 2 V2 Yc2 V1 Yc2 1 2 Yc2
a) b)
88
4 { Reciprocita
e uguale al rapporto tra l'eetto e la sorgente che lo ha prodotto nella situazione (b)
V1(b) = V2(a) (4.2)
Igb Iga
Si puo dimostrare che la presenza di soli componenti lineari e reciproci in una rete e condizione
suciente per la sua reciprocita globale. Il concetto di reciprocita per una rete si ripercuote
sulla matrice delle impedenze [Z ]: per il doppio bipolo indicato in Fig. 4.1 si ha
" # " #" #
V1 = Z11 Z12 I1 (4.3)
V2 Z Z21 22 I 2
Dalla relazione matriciale, con riferimento alla Fig. 4.1 e ponendo rispettivamente Ye2 = 0 e
Ye1 = 0 otteniamo le seguenti espressioni:
V1(b) = V1 ; V2(a) = V2 (4.4)
Igb I2 I =0 Iga I1 I =0
1 2
una struttura materiale qualunque (per esempio due antenne), e due insiemi di sorgenti, la
coppia (J e1 ;J m1 ) e la coppia (J e2;J m2 ); l'irradiazione avviene sempre nelle stesse condizioni,
nel senso che i mezzi e le condizioni d'interfaccia rimangono immutate quando si usi l'uno o
l'altro insieme di sorgenti. Ciascuna di queste coppie di sorgenti produce campi elettrici e
magnetici che soddisfano le equazioni di Maxwell. Siano E 1 (r) e H 1 (r) i campi prodotti dalle
sorgenti con pedice 1 ed E 2 (r) e H 2 (r) i campi prodotti dalle sorgenti con pedice 2. D'ora in
poi faremo a meno di indicare la dipendenza dal punto cos da evitare un appesantimento della
notazione. Le equazioni di rotore risultanti sono
8
>
< ,r E 1 = j!H 1 + J m1
> (4.7)
: +r H 1 = j!E 1 + J e1
8
>
< ,r E 2 = j!H 2 + J m2
> (4.8)
: +r H 2 = j!E 2 + J e2
Per avere un'espressione analoga alla (4.1) occorre avere termini in cui compaiono i prodotti
tra le sorgenti e gli eetti. Eseguiamo pertanto il prodotto di ambo i membri della prima della
(4.7) per ,H 2 e analogamente la seconda delle (4.7) e la (4.8) rispettivamente con +E 2,+H 1
e ,E 1. Sommando le equazioni risultanti membro a membro otteniamo
+r E 1 H 2 + r H 1 E 2 , r E 2 H 1 , r H 2 E 1 =
= ,j!H 1 H 2 + j!E 1 E 2 + j!H 2 H 1 , j!E 2 E 1 + (4.9)
,J m1 H 2 + J e1 E 2 + J m2 H 1 , J e2 E 1
dove il secondo membro e stato ridotto nell'ipotesi di lavorare con mezzi isotropi, per i quali ed
sono quantita scalari. Nel caso piu generale di mezzi anisotropi ed sono grandezze diadiche
(tensoriali) e la riduzione vale solo se le diadi con cui esse vengono denite sono simmetriche,
cioe
(r) = T (r) ; (r) = T (r) (4.10)
Infatti si puo osservare dalla equazione (4.9) che la riduzione e possibile solo se sussiste l'u-
guaglianza
H1 H2 = H2 H1 (4.11)
dalla quale si ottiene
H 1 T H 2 = H 2 H 1 =) (r) = T (r) (4.12)
Condizione analoga si ricava per la permeabilita dielettrica (r).
Le ipotesi fatte sono del tutto realistiche nella stragrande maggioranza di applicazioni di
tipo comunicazionistico, se si tiene conto che nel campo dell'irradiazione vengono sempre usati
90
4 { Reciprocita
mezzi isotropi o anisotropi ma reciproci. Esse non valgono tipicamente in mezzi girotropi-
ci, quale il plasma (fortemente) magnetizzato, e ferromagnetici magnetizzati, quali le ferriti.
Quest'ultima classe di mezzi e usata, nelle microonde, proprio per generare componenti non
reciproci (isolatori, circolatori). Riprendendo il primo membro della (4.9) e usando l'identita
r (A B ) = B (r A) , A (r B ) (4.13)
si ha inne
r (E 1 H 2 , E 2 H 1) = (J e1 E 2 , J e2 E 1 ) , (J m1 H 2 , J m2 H 1 ) (4.14)
che e nota come lemma di Lorentz.
Σ = ∂V
Figura 4.2. Rappresentazione delle grandezze usate.
I Z Z
d n^ (E 1 H 2 , E 2 H 1 ) = d3r (J d3r [, (J e2 E 1 , J m2 H 1)]
e1 E 2 , J m1 H 2 ) , V
V
(4.16)
dove i due integrali a secondo membro esprimono la media delle sorgenti con pedice 1 pesata
dai campi con pedice 2 e viceversa. Al primo integrale a secondo membro si dara il nome di
91
4 { Reciprocita
reazione dei campi (2) sulle sorgenti (1) e si indichera con il simbolo \(2;1)", mentre il secondo
e la reazione dei campi (1) sulle sorgenti (2) e si indichera con il simbolo \(1;2)". L'espressione
che ne risulta esprime allora il teorema di reciprocita
I
(2;1) , (1;2) = d n^ (E 1 H 2 , E 2 H 1 ) (4.17)
Osserviamo che il teorema di reciprocita non e una relazione energetica in quanto e coinvolto il
prodotto esterno E H anziche E H , come nel vettore di Poynting. D'altronde la reciprocita
nota dall'Elettrotecnica implica la simmetria di [Z ] ([Z ] = [Z ]T ) e non che [Z ] = [Z ]T .
93
4 { Reciprocita
(4.31)
= E i rj M j = (,j!) G rj ;ri M i M i
i = 1;2 ; j = 1;2 ; i 6= j
Ricaviamo cos che l'espressione generale del campo elettrico e
Z
E (r) = (,j!) d3r0 G (r;r0) J (r) (4.32)
Sostituendo nella (4.28) si ottiene
M 1 G (r1;r2) M 2 = M 2 G (r2 ;r1 ) M 1 (4.33)
e, ricordando la denizione di diadica trasposta (vedi (A.10) nell'Appendice A), si ottiene
M 1 G (r1 ;r2 ) M 2 = M 1 GT (r2;r1) M 2 (4.34)
Poiche questa uguaglianza deve valere 8M 1 ;M 2 si ricava la relazione
GT (r2 ;r1) = G (r1 ;r2) (4.35)
Aggiungendo questa proprieta di simmetria a quelle gia note (vedi Cap. 1), possiamo riassumere
che, nello spazio libero
G e diagonale in coordinate sferiche;
G = GT ;
G(r1;r2) = G(r1 , r2).
94
4 { Reciprocita
B C
A
R
B C
O
Σc
Σ∞
96
4 { Reciprocita
n^ = ^z
ΣC Σ∞
ΣA
Iat
Zg
A
Vg VAI Zg
Pa
97
4 { Reciprocita
IA2
Za
A
VA2 Va
Zg
Pin
98
5
Antenne ad apertura
5.1 Introduzione
Analizziamo ora una nuova classe di antenne per la quale si puo individuare una regione inter-
essata all'irradiazione che e tipicamente bidimensionale. Poiche tipicamente questa regione fa
da tramite tra il \circuito" (spesso in guida d'onda) e lo spazio libero, tali antenne sono dette
antenne ad apertura. La determinazione delle correnti equivalenti sulla struttura dell'antenna
e un problema che in generale richiede l'impiego di tecniche numeriche, oppure di opportune
approssimazioni. Alcuni esempi tipici, di larga applicazione nella pratica, sono le antenne a
tromba, a ri
ettore e a fessura.
a) Antenna a tromba.
E un'antenna in cui si \adatta" la guida allo spazio libero tramite la \svasatura" della
transizione
guida
apertura irradiante
riflettore
D>>λ
D
illuminatore
Figura 5.2. Esempio e schematizzazione del funzionamento di una antenna a ri
ettore (para-
bolico).
100
5 { Antenne ad apertura
^n
Σ
Σ
Th. equivalenza
Jes Jms
oggetti
volume V (vedi Fig. 5.4) si ottengono le correnti equivalenti superciali, espresse come
J es = n^ H j ; J ms = ,n^ E j (5.1)
Notiamo che il volume V , con tutto cio che contiene, e stato rimosso, e al suo posto e stato
messo lo stesso mezzo esistente all'esterno. In questa maniera ci siamo ricondotti al calcolo
dell'irradiazione in spazio libero, descrivibile mediante la diade G. Vediamo ora alcuni esempi
di applicazione.
Conduttore elettrico perfetto (PEC).
Usando il teorema di equivalenza si rimuovono i conduttori e si calcolano le correnti
sulla supercie. Le condizioni al contorno per un conduttore perfetto stabiliscono che
n^ E j = 0. Si ha allora J ms = 0 e J es = n^ H j su una qualunque supercie metallica
\rimossa".
Jms
Per ogni antenna con parti metalliche, le J e sono correnti equivalenti, cioe campi, e quindi
non contano nel teorema di reciprocita, in quanto generatori pilotati.
Antenna a fessura.
Questo caso e il duale del precedente; infatti applicando il teorema di equivalenza si
\rimuove" la fessura sostituendola con il metallo. In questo caso, applicando il teorema
delle immagini (vedi Fig. 5.5), la J es e nulla e quindi sulla supercie metallica sono presenti
solo le correnti magnetiche J ms. Questo discorso vale esattamente se la supercie metallica
e innita. In generale questo non accade, ma si puo lo stesso mostrare che J es = 0 nel
problema equivalente in cui si chiude la fessura con il metallo.
101
5 { Antenne ad apertura
Jes
Jes
Jms
Antenna a ri
ettore.
Usualmente illuminatore e ri
ettore vengono considerati separatamente in quanto quest'ul-
timo puo essere considerato in campo lontano per l'illuminatore. Per i calcoli, esatti o
approssimati, si hanno tipicamente due possibilita: o si applica il teorema di equivalenza
rimuovendo cos la supercie del ri
ettore ed avendo correnti solo elettriche J es o, sen-
za togliere il metallo, si considera un piano innito e si considerano le J es e J ms sulla
supercie stessa (vedi Fig. 5.6).
Antenna a tromba.
Per le correnti equivalenti si possono utilizzare entrambi i metodi visti per il ri
ettore. Si
puo cioe considerare una supercie che racchiude l'intera struttura e su essa considerare
le J es e J ms, tenendo presente che le J ms non sono nulle solo sulla supercie \irradiante".
In alternativa si puo usare un piano innito appoggiato alla bocca dell'antenna, come
supercie per l'applicazione del teoremah diequivalenza. In tal caso i risultati ottenuti
saranno ovviamente validi solo per 2 0; 2 (vedi Fig. 5.7), che e la regione esterna.
102
5 { Antenne ad apertura
Jes
Jes
Jes
Jes
Jms
dove (r , r ) indica una delta di supercie, denita implicitamente dalla relazione
Z Z
d3r(r , r )A(r0 ) = dA(r ) (5.3)
R 3
Passando nel dominio trasformato
Z
J~ (k) = d3r e(jkr) J (r) =
R 3
Z
= d3r e(jkr) J s(u;v) (r , r ) = (5.4)
R 3
Z
= d e(jkr ) J s(u;v)
Nel caso piano, in cui sta nel piano (x;y) (vedi Fig. 5.8), la (5.4) si semplica in
Z
J~ (k) = d2 e(jk) J s() (5.5)
dove, al solito, = xx^ + yy^; particolarizzando a k = k0r^ si ha
Z
J~ (k0r^) = dxdy e[jk r^(xx^+yy^)] J s(x;y)
0
(5.6)
Esplicitando in coordinate sferiche, e ponendo
k0r^ x^ = k0 sin() cos() = (5.7)
k0r^ y^ = k0 sin() sin() =
103
5 { Antenne ad apertura
ρ
Dy
Dx
z
Σ
Figura 5.8. Rappresentazione del sistema di riferimento relativo ad una generica supercie
piana .
abbiamo ZZ
J~(k0r^) = dydx ej(x+y) J s(x;y) (5.8)
Quest'ultima espressione e evidentemente la trasformata di Fourier bidimensionale del campo
di apertura (ricordiamo che J es = n^ H e J ms = ,n^ E ).
Questo ci permette di stabilire importanti relazioni tra la forma della distribuzione di aper-
tura e la proprieta del campo irradiato, proprio utilizzando le proprieta generali note della
traformata di Fourier. Tali relazioni, anche quando qualitative, costituiscono delle linee-guida
nella fase di progetto, o di scelta, di una antenna.
In primo luogo, e chiaro che se il supporto spaziale e \largo", allora il supporto trasformato
(\banda") sara \stretto" (si pensi per esempio alla sinc come trasformata di una porta, ed
alla relazione tra il primo zero della sinc e l'ampiezza della porta). Ne segue che un'antenna
\grande" avra un diagramma di irradiazione con un lobo principale stretto, cioe sara direttiva,
e viceversa.
Per evidenziare meglio tale proprieta cerchiamo di separare, nella (5.8), la dipendenza della
forma della distribuzione di apertura dalle dimensioni siche dell'apertura stessa; deniamo
quindi innanzitutto delle variabili normalizzate
qx = Dx ; Dx = max x2
jxj ; jqxj 1 (5.9)
x
qy = Dy ; Dy = max y2
jyj ; jqy j 1 (5.10)
y
e chiamiamo ^ la supercie descritta in tali variabili, cioe formalmente
^ = f(qx;qy ) : (x;y) 2 g (5.11)
104
5 { Antenne ad apertura
Per evidenziare la forma della J s sull'apertura (omettiamo per brevita il pedice ), diciamo che
J s(Dxqx;Dv qy ) = j s(qx ;qy ) (5.12)
In questo modo, se dilatiamo la supercie senza alterare la forma della distribuzione di
apertura, j s(qx;qy ) resta invariata, e variano solo le dimensioni Dx e Dy di . Benche non
indispensabile ai ni di quello di cui stiamo discutendo ora, e conveniente anche estrarre l'am-
piezza del campo di apertura, che e proporzionale alla potenza di alimentazione dell'antenna;
poniamo ZZ
d2 J~e
J0 = A (5.13)
ZZ
dove A = d2, e scriviamo
J~s(x;y) = J0 f (qx ;qy ) (5.14)
Abbiamo allora che la (5.6) diventa
ZZ
J~s(k0r^) = DxDy J0 dqxdqy e(jk Dx sin cos qx+jk Dy sin sin qy )f (qx;qy )
0 0
(5.15)
^
ovvero
J~s(k0r^) = DxDy J0f~(u;v) (5.16)
con u = k0Dx sin cos , v = k0Dy sin sin . E ora chiaro che le proprieta di direttivita
dell'antenna, legate alla forma del campo irradiato come funzione di e , dipendono dalla
forma f della distribuzione di apertura, e dipendono dalle dimensioni dell'apertura Dx e Dy
esclusivamente tramite i prodotti k0 Dx = 2 Dx e k0 Dy = 2 Dy . Ancora una volta, \grande" e
\piccolo" per le proprieta irradiative si riferiscono al confronto con la lunghezza d'onda .
Un'altra importante osservazione e legata alla regolarita ed alla forma intrinsecamente os-
cillante delle trasformate J~s; per semplicita e bene considerare il caso semplice (e importante)
in cui a ed il campo di apertura siano separabili in coordinate cartesiane, trattato piu nel
dettaglio in precedenza, in modo da poter considerare la nota trasformata di Fourier unidi-
mensionale. Poiche tutte le antenne hanno ovviamente dimensioni nite, le correnti hanno
supporto limitato; di conseguenza le trasformate (che possono essere viste come convoluzione
con la trasformata di una porta, cioe una sinc) avranno un andamento tipicamente oscillante
in e (o u e v). Dato che pero e , o u e v in (5.2), sono legate alle coordinate siche e
da funzioni sin e cos, e evidente che tutto lo spazio ( 2 [0;], 2 [0;2]) corrisponde ad un
intervallo limitato in u, v; pertanto il diagramma di irradiazione non avra innite oscillazioni.
In particolare, nel nostro caso di 2 [0; 2 ] (vedi paragrafo 5.2) abbiamo
2 0; 2 ; 2 [0;2] ! u 2 [,k0 Dx;k0Dx] ; v 2 [,k0 Dy ;k0Dx] (5.17)
e quindi, ssata la forma del campo di apertura, e cioe l'espressione di f e f~, ci saranno tante
piu oscillazioni nel diagramma di irradiazione (in e ) quanto piu grande sara l'apertura
105
5 { Antenne ad apertura
(cioe Dx e Dx ). Inoltre, avendo i campi di apertura supporto limitato, le loro trasformate non
avranno singolarita al nito.
Come gia detto in diverse occasioni, il calcolo delle correnti superciali costituisce la parte
piu dicile del problema, che noi eviteremo cercando una forma approssimata del campo sull'a-
pertura. In primo luogo, benche si richiedano i campi su tutto il piano (x;y), poiche la tromba
y
∞
x
Σa
z
Σa
∞
Figura 5.9. Sistema di riferimento per l'irradiazione di una antenna a tromba.
e formata da superci metalliche, i campi possono essere considerati connati sull'apertura a ,
cioe ZZ ZZ
d (: : :) '
2 d2 (: : :) (5.18)
R 2 a
Per quel che riguarda la forma dei campi su a , notiamo che il principio di funzionamento su
cui si basa questo tipo di antenna e l'\adattamento" tra la guida e lo spazio libero. In virtu di
cio, possiamo asssumere che, nella guida di accesso, il coeciente di ri
essione ,a dell'antenna
sia trascurabile per il modo considerato (che spesso e quello fondamentale della guida, anche
se non sempre). Questa assunzione e assai ben vericata per trombe con angoli di apertura
non troppo grandi (per esempio 45, con coeciente di ri
essione misurati al di sotto di -20
dB. Ovviamente, l'antenna e comunque una discontinuita, e quanto sopra vale a distanza dalla
transizione guida-antenna suciente a far decadere i modi sottotaglio in guida; indicheremo
con B tale sezione, che considereremo la sezione d'ingresso dell'antenna ai ni dei nostri calcoli.
Inoltre, nella regione di transizione, si puo supporre che il campo mantenga la stessa forma,
cioe la stessa dipendenza funzionale da x e da y che aveva in guida. Se nella sezione B della
guida scriviamo il campo come x y
E t = V0 e a ; b (5.19)
Sull'apertura, cioe nella sezione C (vedi Fig. 5.10), avremo cioe
x y
E t = V1 e A ; B (5.20)
Un'altra approssimazione non strettamente necessaria, ma che si fa spesso per semplicare i
calcoli, e che sulla supercie di apertura a valga la stessa relazione d'impedenza che vale in
spazio libero.
E a = ,(^z H a )Z0 (5.21)
106
5 { Antenne ad apertura
sezione B
C b
B a
sezione C
A
Figura 5.10. Forma del campo elettrico nelle sezioni B e C di una antenna a tromba (rettan-
golare, nell'esempio).
(avendo supposto ,a = 0, nella guida vale ancora una relazione di impedenza analoga, ma con
l'impedenza caratteristica del modo in luogo di Z0). Su a , dove n^ = z^, le densita di corrente
superciale sono allora
J ms = ,z^ E a = ,z^ E at (5.22)
J es = +^z H a = +^z H at (5.23)
che, usando la relazione d'impedenza (5.21), risultano entrambe funzioni di un solo campo (in
cio semplicando i calcoli)
J es = +^z H a = +^z (,z^ E at ) Z1 = , Z1 E at : (5.24)
0 0
Calcolando ora la trasformata di Fourier (5.8) con le espressioni (5.22) e (5.24) si ha in
generale che Z
~ 1 e
J e(k0r^) = , Z E at = , Z1 d2E at ej(k r^) 0
(5.25)
0 0 A
Z
J~m(k0r^) = ,z^ Ee at = ,z^ d2E at ej(k r^) 0
(5.26)
A
Il vettore di irradiazione di conseguenza si puo scrivere come
P e(^r) = I tr^ J~e(k0r^) , Z1 r^ I J~m(k0r^) =
0
= , Z1 I tr^ Ee at , Z1 r^ I ,z^ Ee at =
0 0
e (5.27)
= I tr^ E at + r^ I ,z^ Ee at =
, Z10
n o
= , Z1 I tr^ , r^ I z^ I Ee at
0
Tale espressione vale in generale, cioe per qualunque forma di a , purche valga l'assunzione
(5.21).
107
5 { Antenne ad apertura
b B
A
Figura 5.11. Sistema di riferimento sulla supercie di apertura dell'antenna a tromba rettan-
golare.
in cui l'antenna funziona in modo TE10 , per cui l'espressione dell'autofunzione modale con le
coordinate di Fig. 5.11 si scrive
x
00
e10(x;y) = cost y^ cos a (5.28)
Con le approssimazioni fatte, l'espressione del campo sull'apertura a assume la forma
E at = E0 y^ cos Ax Ax By 8 (x;y) 2 R2 (5.29)
dove (t) e la funzione porta rappresentata in Fig. 5.12; usando la separabilita della (5.29),
l'integrale doppio nella (5.8) si separa in due integrali su x e y, e possiamo riscrivere la (5.27)
come n o
P e(^r) = , Z1 Eo I tr^ y^ , r^ I (^z y^) F (k0r^) (5.30)
0
dove ZZ
F (k0 r^) = dx dy ej(x+y) cos xa Ax By =
A
ZA xZ B (5.31)
jx jy
= A dx e cos A B dy e
2 2
,2 ,2
108
5 { Antenne ad apertura
Π(t)
-1/2 1/2 t
mentre
= k0 sin cos (5.32)
= k0 sin sin
L'unico termine vettoriale rimasto e quello entro le parentesi grae dell'Eq. (5.30), che possiamo
svolgere come segue:
f: : :g = ^^ y^ + ^^ y^ , ^^ (,x^) + ^^ (,x^) =
= ^ (cos sin ) + ^ cos + ^(cos cos ) + ^ sin =
(5.33)
= (1 + cos ) ^ sin + ^ cos =
= 2 cos2 2 p^ (;)
avendo posto
p^ ( ; ) = sin ^ + cos ^ (5.34)
La P e(^r) risultante e allora
!
E 0
P e(^r) = , Z 2 cos 2 p^ (;) F (;)
2 (5.35)
0
Per quanto concerne le due trasformate presenti nella (5.31), esse sono due semplici integrali;
quello in y e la trasformata di una porta, cioe una sinc, e l'integrale in x si calcola senza
dicolta separando il cos in due esponenziali. Introducendo una notazione usata abitualmente
in letteratura, poniamo
FE (u) = sinc(u) ; FH (u) = cos( u)
2 2 (5.36)
1 , u
e, raggruppando i termini, scriviamo
2 1 1
F ( ; ) = A B FH 2 k0 A sin cos FE 2 k0B sin sin (5.37)
Osserviamo che entrambe le FE ed FH hanno solo singolarita apparenti; questo e un caso
particolare del risultato generale di assenza di singolarita nelle trasformate.
109
5 { Antenne ad apertura
hSi pu o osservare nell'equazione (5.38) che il termine cos2 2 ; nell'intervallo d'osservazione 2
0; 2 ; non ha zeri e quindi non in
uisce molto sulla direttivita. Notiamo che l'inviluppo di FH
decresce come il quadrato della variabile u1 , mentre quello della FE ha un andamento del tipo
2
u . Si ha dunque che FH (u) presenta il primo lobo piu largo di quello di FH (u) (vedi Fig. 5.13).
1
Del diagramma d'irradiazione tipicamente si studiano gli andamenti a = cost e variabile,
FH
FE
u/π
x x
E H
Figura 5.14. Andamento qualitativo dei campi E e H in una sezione trasversale della guida,
o sulla bocca.
A/λ A’/λ
u/π
Figura 5.15. Dipendenza dell'intervallo del visibile dall'apertura dell'antenna a tromba.
che la denominazione piano E / piano H e molto usata in tutte le antenne a polarizzazione
lineare, e non solo per l'antenna a tromba, in quanto identica univocamente i tagli in
111
5 { Antenne ad apertura
180 0
θ 210 330
240 300
270
π/2
a) b)
112
5 { Antenne ad apertura
FE
1 90 45
120 60
0.8
0.6
150 30
0.4
0.2
180 0
210 330
θ
240 300 45
270
π/4 π/2
a) b)
Confrontiamo ora piano E e piano H a parita di dimensioni di apertura cioe per A = B . Il primo zero
3=2
H 1 nel piano H si ha quando A sin H 1 = 32 , quindi quando sin H 1 = B= : Analogamente per il piano
E ricaviamo sin (E1 ) = A= : Si osserva allora che il lobo principale e piu stretto nel piano E , mentre i
1
lobi secondari sono piu bassi nel piano H (vedi Fig. 5.13).
5.3.3 \Tapering"
Analizzando l'espressione della FE e della FH notiamo di nuovo che la FE e la trasformata di
Fourier di una porta, mentre la FH e proporzionale alla trasformata di Fourier di un coseno
per una porta (vedi Fig. 5.18). Le discontinuita presenti nella funzione porta (t) generano un
Π(t) cos(t)Π(t)
t t
Figura 5.18. Distribuzione di apertura nei piani E (sinistra) e H (destra) per la tromba
rettangolare (modo TE10 ).
inviluppo della FE del tipo u1 mentre quelle presenti nella FH (funzione continua con derivata
prima discontinua) danno luogo ad un inviluppo della FH e del tipo u1 . Questo concetto 2
e espresso dalla grandezza detta tapering (\rastrematura") t denita come il rapporto tra il
campo (elettrico) sul bordo e quello al centro (valore massimo). Il tapering usualmente e
espresso in dB. Nel caso del piano E si ha t = 0 dB, mentre nel piano H si ha t ! 1 dB. In
generale si puo aermare che maggiore e il salto (discontinuita) della funzione e piu alto e il
livello dei lobi secondari. Notiamo che nella tromba analizzata il tapering nei due piani e ssato,
cos come il diagramma di irradiazione, e quindi non si possono imporre vincoli (di progetto)
al livello dei lobi secondari. Tuttavia il concetto di tapering e generale, e di grande importanza
nelle antenne a ri
ettore, in cui la forma del campo di apertura e usualmente controllabile.
113
5 { Antenne ad apertura
Cio e possibile anche in una tromba, ma meno agevolmente: tipicamente si altera la forma del
campo di apertura \innescando" anche modi superiori.
Figura 5.19. Andamento dei fronti di fase del campo elettrico all'interno e nella transizione
della guida.
sull'apertura appartengono a diverse superci a fase costante. Allora il campo sull'apertura e
con migliore approssimazione del tipo
E a (x;y) = E ao (x;y) ej(x;y) (5.43)
dove E ao (x;y) e il campo della guida \dilatata" che abbiamo considerato sinora, mentre ej(x;y)
indica la non uniformita di fase sull'apertura chiamata comunemente (e impropriamente) \er-
rore di fase". L'errore di fase complica lo studio dell'irradiazione, anche quando, come usuale,
si possa approssimare quadraticamente
(x;y) = ax2 + by2 (5.44)
Infatti, in tal caso l'integrale di irradiazione (5.31) diviene, per la tromba in TE10
ZBZ A x
E a (x;y) = cost 2 2
dx dy cos A ej(ax +by )ej(x+y)
2 2
(5.45)
, B2 , A
2
che non e piu la trasformata di Fourier di semplici funzioni, e da invece luogo a funzioni speciali
note come integrali di Fresnel. L'eetto qualitativo dell'errore di fase e quello di ridurre, a parita
di dimensione dell'apertura, la direttivita dell'antenna, di \riempire" gli zeri (che diventano
minimi pio o meno pronunciati), e di alzare il livello dei lobi secondari. In generale quindi
l'eetto dell'errore di fase e sgradito, ma la variazione di fase sull'apertura = centro , bordo
e proporzionale all'allargamento del fronte di fase; infatti, a parita di dimensioni piu e grande
la lunghezza l della tromba (vedi Fig. 5.20) e minore e la variazione di fase. Quindi l'errore di
114
5 { Antenne ad apertura
fase si puo contenere, ma a costo di un ingombro maggiore; tuttavia, per ridurre l'errore di fase
a parita d'ingombro si puo fare un'apertura come quella rappresentata in gura (5.20) con una
transizione piu graduale.
nerale) e l'approssimazione di campo lontano del termine ejk d(r;r0) (che compare nell'integrale
0
di irradiazione esatto), come mostrato in Fig. 5.21; quindi tale termine corrisponde alla fase
accumulata da un'onda piana o sferica nel \cammino" tra il punto \di sorgente" r0 ed il punto
di osservazione r. Poiche la funzione di Green esprime il campo di una sorgente puntiforme,
P
r’ d
P
O ∆=d(r,r’)-r ≅ r ·r’ r
Figura 5.21. Schema per il calcolo della dierenza di cammino tra un punto di sorgente
generico e il centro del sistema per un osservatore in P .
l'integrale d'irradiazione (vedi Eq. (1.2.5)) e la sommatoria di contributi di sorgenti elemen-
tari di ampiezza e fase corrispondenti a quelli nel punto r0. Nelle approssimazioni di campo
lontano, l'ampiezza (modulo) dei vari contributi elementari di campo dell'osservatore viene con-
siderata costante; pertanto il diagramma d'irradiazione dipende solo dalla fase relativa dei vari
contributi (interferenza di fase). Cio vuol dire che quando si ha un massimo del diagramma
di irradiazione si e in presenza di interferenza costruttiva, mentre quando si ha un minimo o
uno zero c'e un'interferenza distruttiva. Notiamo inne che l'approssimazione della regione di
Fraunhofer, d(r;r0) ' r , r^ r0 , ovvero
,jk0 r
E / e4r P e(^r) (5.46)
dove Z
P e(^r) = dr0 ejk (r0 )J (r0 ) ; (r0 ) = r^ r0
0
(5.47)
115
5 { Antenne ad apertura
corrisponde ad assumere la fase e,jk r tra l'osservatore in r e l'origine O (centro della sorgente), e
0
descrivere il diagramma di irradiazione (jP e(^r)j) in termini di interferenza di fase tra i contributi
che arrivano all'osservatore, e che geometricamente il termine di fase ejk corrisponde alla fase
0
^r
r′
O
∆
Figura 5.22. Schema per il calcolo della dierenza di cammino tra un punto di sorgente
generico e il centro del sistema per un osservatore posto all'innito.
cammino tra il punto di riferimento O ed il punto di sorgente r0.
Esempio Consideriamo due sorgenti S1 e S2 e un osservatore posto in P a grande distanza dalla sorgente,
come rappresentato in Fig. (5.23). Nella direzione di osservazione le due sorgenti hanno lo stesso sfasamento,
S1
S2
S1
∆
α
S2
E H
Figura 5.25. Distribuzione dei contributi elementari del campo elettrico nei piani H (a) ed E
(b).
che Z B
E/ e2jx cos x dx = 2B < B (5.50)
,B 2
B
a parita di dimensioni dell'apertura (A = B ) il campo generato da una distribuzione uniforme
e maggiore, e quindi maggiore sara la sua direttivita.
Per analizzare l'eetto della fase non uniforme, consideriamo per semplicita tre sorgenti con
la stessa ampiezza ma con fasi diverse, e analizziamo cosa capita alla somma dei contributi
117
5 { Antenne ad apertura
Φ=0
dΦ
Φ=π/2 O Σ di contributi
1
Φ=0
Figura 5.26. Rappresentazione di tre contributi elementari con stessa ampiezza e fase diversa.
X 2
f (xi ) ejxi = 1 + ej + 12 = j2 + jj2 = 5 (5.51)
i 2
S1
∆
d
θ θ
S2
O
S1 = 1
S2 = ej
abbiamo che per k0 + = n. Possiamo dunque notare che gli zeri non sono piu in corris-
pondenza di quelli trovati nel caso di fase uniforme. L'aggiunta di termini di fase, anche se
118
5 { Antenne ad apertura
|FE|
fase uniforme
u
Figura 5.28. Andamenti del FE nel caso di fase uniforme e non.
piccoli tra di loro, porta alla scomparsa degli zeri, ad un innalzamento dei lobi secondari e ad
un allargamento di quello principale (vedi Fig. 5.28).
119
6
Bilancio energetico in un collegamento
radio in spazio libero
6.1 Equazione della trasmissione (formula di Friis)
Dato un sistema di trasmissione in cui si utilizzano due generiche antenne, consideriamo i
circuiti equivalenti in RX e in TX come mostrato nelle Figg. 6.1 e 6.2. L'obiettivo che ci
RX
120
6 { Bilancio energetico in un collegamento radio in spazio libero
Pal
Zg Zg
Vg Var
Zat Zrx
A B
121
6 { Bilancio energetico in un collegamento radio in spazio libero
dove il termine !2
Afs 4r 1 (6.7)
e detto attenuazione di spazio libero (free-space), attenuazione dovuta al fattore di onda sferica
e non all'assorbimento (non ci sono perdite). L'equazione della trasmissione cos ottenuta viene
detta formula di Friis o equazione della trasmissione in senso stretto
(r)
Pdisp = Pal(t) gr (^r)GtAfs (6.8)
Si possono dare le seguenti interpretazioni alla formula:
(r )
Pdisp
Il rapporto Pal(t)
e proporzionale all'inverso del quadrato della distanza. E importante
sottolineare che il decadimento algebrico della potenza ricevuta rispetto a quella trasmessa
non e da attribuire ad un assorbimento (trasformazione in calore) nello spazio libero,
ma alla presenza di un fattore di attenuazione di onda sferica. Il trasmettitore, infatti,
irradia la potenza in tutte le direzioni dello spazio. Pertanto per ricoprire una supercie
che cresce come il quadrato della distanza la densita di potenza deve diminuire in modo
proporzionale. La ricezione interessa solo una limitata porzione dello spazio in cui e stato
irradiato il campo. Se si supponesse di ricoprire l'intera regione in cui e presente il campo
con antenne riceventi, la somma delle potenze ricevute dai singoli utilizzatori equivarrebbe
alla potenza trasmessa dalla sorgente.
I parametri gt (^r), gr (^r) e aeq (^r) esprimono la direttivita dell'antenna, rispettivamente in
trasmissione e in ricezione. Il ne di un apparato di trasmissione-ricezione dovra essere
quello di massimizzare i due parametri nella direzione r^ del collegamento per compensare
(per quanto possibile) il decadimento / 1=R2 della potenza.
r
La conoscenza di PPdispt permette un confronto tra la propagazione via etere e quella guidata
( )
( )
al
(quando questo abbia un senso, ovvero se entrambe le tecniche possono essere impiegate
per un dato collegamento). Per la propagazione guidata si ha
(r)
Pdisp
(t) / e
,2r (6.9)
Pal
essendo l'attenuazione della struttura guidante (cavo coassiale, guida metallica, bra
ottica). Si tratta di confrontare un decadimento esponenziale con uno quadratico: appare
evidente che il confronto puo essere vantaggioso per l'una o per l'altra tecnica a seconda
del valore assunto dal coeciente di attenuazione , ovvero a seconda della struttura
guidante (\supporto trasmissivo").
122
6 { Bilancio energetico in un collegamento radio in spazio libero
123
6 { Bilancio energetico in un collegamento radio in spazio libero
Si vede percio che nel caso di polarizzazione circolare si ottiene adattamento di polarizzazione
( = 1) quando le due antenne (in TX e in RX) sono polarizzate nello stesso verso rispetto
ad uno stesso sistema di riferimento. Si noti infatti che nel primo caso le due antenne sono
polarizzate solo apparentemente nello stesso verso: in realta ciascuna antenna e polarizzata
in verso orario rispetto al proprio sistema di riferimento, ma ognuna di esse e polarizzata in
verso opposto all'altra rispetto ad un unico sistema di riferimento perche l'antenna in RX viene
\rovesciata" rispetto a quella in TX.
Usualmente la direzione del collegamento tra due antenne e quella di massima irradiazione
cioe g (^r) = G, con adattamento di polarizzazione = 1. L'equazione della trasmissione diviene
allora
(r)
Pdisp = Pal(t) Gr GtAfs (6.14)
Vediamo ora alcuni complementi di uso pratico. L'utente, nel momento in cui riceve, non
conosce le prestazioni dell'antenna in TX, ma e interessato al valore del prodotto Pal(t) gt. Questo
termine viene chiamato Equivalent Isotropic Radiated Power, cioe EIRP
EIRP Pal g(^r) (6.15)
perche corrisponde alla potenza di alimentazione di un radiatore isotropico (g = 1) necessaria
dP . Spesso nella pratica e conveniente esprimere l'equazione della trasmis-
per avere la stessa d
sione in unita logaritmiche, per cui
PdBW 10 log10 1PW (6.16)
A anco del dBW si usa anche il dBmW, abbreviato in dBm
PdBm 10 log10 1 mWP (6.17)
legato al dBW dalla relazione
PdBm = PdBW , 30 dB (6.18)
Per un'antenna in cui si puo determinare un'area geometrica (per esempio un paraboloide) si
denisce il parametro ecienza di apertura o fattore di bocca e vale la relazione
Aeq = max a = Ageom con 1
r^ eq
(6.19)
Misurando tutte le grandezze in dB si ottiene per l'equazione della trasmissione la seguente
forma: (2)
Pdisp dBW = Pal(1) dBW + (G1)dB + (G2)dB , fs , pol (6.20)
dove fs 10 log10 Afs e pol 10 log10 .
Da ultimo, notiamo che abbiamo sin qui usato l'equivalenza h(et) = h(er) , derivata per un'an-
tenna per cui si possano denire V ed I . Questa in realta non e una limitazione, perche quando
un'antenna ha un accesso in guida, come nel caso delle antenne a tromba, non c'e dicolta a
124
6 { Bilancio energetico in un collegamento radio in spazio libero
denire una h(et) tramite la corrente modale, e la Va in ricezione in termini di tensione modale.
L'unica condizione perche valgano i risultati della reciprocita del Cap. 4 e pero che si usi la
stessa normalizzazione per i modi in entrambi i casi. In tal caso, allora, l'impedenza di antenna
e meglio denita tramite la relazione che la lega al coeciente di ri
essione ,
+,
Za = Z1 11 , (6.21)
,
in quanto , e la quantita che viene usualmente misurata o calcolata, e Z1 e denita dalla
normalizzazione scelta per Ia e Va. Nel seguito, quindi, non faremo piu alcuna distinzione in
merito. Inoltre, in virtu della relazione che lega jhej a g e aeq , le caratteristiche irradiative
dell'antenna saranno rappresentate univocamente da g o aeq e dal versore di polarizzazione p^,
che non sono legati ad alcuna normalizzazione.
125
7
Schiere di antenne
7.1 Irradiazione da una schiera di antenne
Sinora si e parlato dell'irradiazione di un'unica antenna, ma e lecito chiedersi cosa accade al
diagramma di irradiazione di un'antenna quando non irradia una sola antenna, bens una serie
di antenne aancate, identiche ed equiorientate, cioe una schiera. In Fig. 7.1 sono rappresentati
due insiemi di antenne: nella Fig. 7.1.a siamo in presenza di una schiera perche i dipoli sono
equiorientati, nella Fig. 7.1.b invece non abbiamo una schiera, perche i due dipoli sono ruotati
tra di loro.
a) b)
Figura 7.1. Antenne aancate: a) Schiera di dipoli ; b) Gruppo di antenne che non e una
schiera.
Nel progetto di una schiera di N antenne, oltre alla scelta delle antenne i parametri liberi
sono la posizione spaziale delle antenne, cioe i vettori frng, e i loro coecienti di alimentazione,
cioe le ampiezze fAng, con n = 0;1; : : : ;N , 1 (vedi Fig. 7.2). Per l'analisi delle schiere si assume
che le correnti (elettriche e/o magnetiche) sulle antenne siano gia note, quindi l'interazione fra
le antenne e rilevata dal solo valore dei coecienti fAng. Per linearita il campo prodotto dalla
schiera in un generico punto dello spazio sara dato dalla somma dei campi prodotti in tale
punto da ciascuna antenna, cioe
NX,1
E (r) = E n(r) (7.1)
n=0
126
7 { Schiere di antenne
r1
rn
r2
dove
E n(r) = ,j 2RZ0 he(Rn) In e,jk Rn 0
(7.2)
n
essendo r il vettore posizione del punto considerato rispetto ad un certo sistema di riferimento,
Rn il vettore che identica l'n-esima antenna rispetto allo stesso sistema (vedi Fig. 7.3), ed
In il coeciente di alimentazione dell'n-esima antenna. Assumiamo di essere nella regione di
r
O
r1 Rn
(n)
127
7 { Schiere di antenne
n=0 (7.5)
, j Z NX,1 I
n ,jk r^rn
= I0 2r0 e,jk r he(^r) 0
I e
0
n=0 0
In questo modo si e fattorizzato il campo in due contributi. La quantita che precede la som-
matoria e il campo prodotto da un singolo radiatore (si noti che la scelta del radiatore numero
0 e arbitraria), mentre il termine scalare
NX
,1
F (^r) an e,jk r^rn ; an IIn
0
(7.6)
n=0 0
viene chiamato fattore di schiera, ed e il termine che rappresenta di fatto l'eetto della presenza
di un gruppo di radiatori. Si puo notare che la polarizzazione della schiera e la stessa di
ciascun radiatore elementare, in quanto il fattore di schiera e scalare. Invece, il diagramma
di irradiazione della schiera e dato dal prodotto del diagramma di irradiazione di una singola
antenna per il fattore di schiera, cioe
jP e(^r)j = jP e0(^r)j jF (^r)j (7.7)
Analizziamo ora il signicato del fattore di schiera. Siccome
jP e(^r)j = jF (^r)j (7.8)
nel caso in cui jP e0(^r)j = 1 allora ne risulta che il fattore di schiera e il diagramma di irradiazione
di una schiera costituita da radiatori isotropici alimentati (fAng), e disposti (frng) come le
antenne della schiera.
Si noti che il diagramma di irradiazione della schiera puo essere modicato cambiando sem-
plicemente le alimentazioni an e/o le posizioni relative delle antenne nello spazio. Il problema
del progetto delle schiere, cioe della determinazione delle posizioni e dei coecienti di alimen-
tazione in funzione di assegnate speciche sul diagramma di irradiazione si chiama \sintesi"
della schiera.
Inoltre, il fattore di schiera puo essere visto come la versione discreta (cioe campionata)
dell'integrale di irradiazione e quindi varranno per esso le stesse proprieta generali derivanti da
quelle della trasformata di Fourier.
^r
α ^u
ejk r^rn = ejk (^ru^)nd. Si noti che nel fattore di schiera la direzione di osservazione r^ compare solo
0 0
tramite la sua proiezione r^ u^ sull'asse u^ della schiera, cioe tramite il coseno cos dell'angolo
compreso tra le due direzioni. Questo ri
ette la simmetria assiale (cilindrica) di F (^r) che infatti
e il diagramma di irradiazione di una disposizione assiale di antenne isotropiche. Il fattore di
schiera puo allora essere espresso nella forma seguente:
NX
,1 n
F () = an ejk d cos 0
(7.9)
n=0
Ponendo t = ejk d cos si ottiene un polinomio di grado N , 1 nella variabile t, con jtj = 1. Cio
0
e importante per la sintesi dei diagrammi di schiera, perche ci si riconduce allo studio di un
polinomio sul cerchio unitario, che e completamente caratterizzato dai suoi zeri.
Esiste una versione ancora piu semplice della schiera considerata, avente janj = 1 8n. In
questo caso cambiano solo le fasi e quindi si ha una schiera lineare uniforme a sfasamento
costante. Il fattore di schiera puo essere scritto nella forma
NX
,1
F () = ejn ejk nd cos 0
(7.10)
n=0
Introducendo la nuova variabile
k0d(^u r^) + (7.11)
si ha NX
,1
F( ) = ejn (7.12)
n=0
E dunque possibile esprimere il fattore di schiera in forma chiusa. Infatti si ha
NX
wn = 11,,ww
,1 N
(7.13)
n=0
e quindi possiamo scrivere
F ( ) = 11,,eej = e j e ,j , ej =
jN jN ,jN jN 2 2 2
e e ,e 2 2 2
(7.14)
sin N 2
= ej(N ,1) 2
sin 2
129
7 { Schiere di antenne
0.9
N =7
0.8
0.7
0.6 N =9
0.5
0.4
0.3
0.2 N = 11
0.1
0
0 20 40 60 80 100 120 140 160 180
angolo geometrico siamo interessati al solo intervallo del visibile, quello, cioe, per cui 2 [0;]
( e un angolo polare), dato da
" #
d
2 , 2 ; + 2 d (7.19)
e quindi, ssati d e , cambia la \nestra" in cui si considera il fattore di schiera.
La direzione di massima irradiazione max di una schiera e relativa ad un valore di pari
a 0 o 2. Si ha allora
2 d cos max + = 0 ) cos max = , 1 (7.20)
2 d=
La presenza dello sfasamento nell'espressione di max e importante: variando lo sfasamento
varia la direzione di massima irradiazione della schiera. Si puo dunque fare la cosiddetta
\scansione del fascio" (beam scanning) semplicemente variando le fasi dei radiatori (cioe senza
la necessita di muovere meccanicamente l'antenna). Notiamo altres che / d e quindi
dipende dalla frequenza di lavoro; dunque le schiere raramente possono essere utilizzate su
larghe bande di frequenza, e cio ne costituisce un aspetto negativo.
131
7 { Schiere di antenne
a) b)
Figura 7.6. Fattore di schiera per schiera BS (a) e schiera EF (b), nel caso N = 4 e d = 1=2.
βz1
αz1
cos z = sin z , vedi Fig. 7.7), dunque aumenta il guadagno. Sembrerebbe suciente au-
1 1
mentare il numero di elementi della schiera, oppure aumentare d , per ottenere un guadagno
elevato quanto si vuole; tuttavia, ssato N , aumentando la distanza d fra i radiatori (per au-
mentare il guadagno) oltre un certo valore, si puo vericare (numericamente) che il guadagno
inizia a diminuire. Cio accade perche crescendo d si allarga l'intervallo visibile in , sino ad
includere altri massimi (lobi principali) nel visibile.
132
7 { Schiere di antenne
Analizziamo ora il fenomeno nel caso piu semplice di schiere lineari uniformi a sfasamento
progressivo, cercando il valore di d che corrisponde all'insorgenza di GL; in genere si considera
come situazione limite per l'assenza dei GL quella in cui il limite del visibile corrisponde con
l'ultimo zero prima del secondo lobo principale. Consideriamo dapprima il caso BS (broadside)
che e piu semplice; in tal caso = 0, e l'espressione di diventa allora
= 2 d cos (7.25)
Si e visto che gli zeri del diagramma di irradiazione sono dati da
2 ; m < N
zm = m (7.26)
N
e l'ultimo zero prima del GL si ha per m = N , 1, (vedi la Fig. 7.8). Anche non si abbia
|F(α)|
α
visibile
133
7 { Schiere di antenne
|F(ψ)|
-2π/N Φ 2π/N ψ
visibile
Figura 7.9. Campo visibile per 6= 0( > 0).
Ricordando l'espressione di si ha
2 d cos max + = 0 ) = , 2 d cos max (7.37)
e sostituendo nella (7.35) si ottiene
1
2 1 , N 2 , 2 d jcos max j
d (7.38)
d 1 , N1
(7.39)
1 + jcos max j
Se si ha la possibilita di scegliere la direzione di massima irradiazione si cerca di posizionarla
trasversalmente all'asse della schiera in maniera tale da massimizzare il guadagno ed evitare
l'insorgenza dei GL. Dal punto di vista pratico, sapendo che il diagramma d'irradiazione della
schiera e dato dal prodotto del fattore di schiera per il diagramma d'irradiazione del singolo
radiatore, si puo superare il limite trovato per d cancellando i grating lobes con gli zeri del
diagramma d'irradiazione del radiatore. Questa soluzione viene particolarmente utilizzata per
radiatori con dimensioni paragonabili alla lunghezza d'onda, come per esempio la tromba.
Infatti in questi casi per evitare GL e sempre necessario avere d e quindi le antenne
verrebbero sicamente a sovrapporsi essendo le loro dimensioni circa uguali a . Nella Fig. 7.10
e rappresentato un esempio di annullamento dei grating lobes.
y y y
190 190 120 190
120 60 120 60 60
0.8 0.8 0.8
0.6 0.6
150 150
0.6 150 30
0.4 30 0.4 30 0.4
0.2
0 x 0.2
0 x
0.2
0 x
180 180 180
135
7 { Schiere di antenne
My
ri
dy 1 2 3 4 Mx x
dx
ed il diagramma di irradiazione puo essere interpretato come quello di una schiera lineare (1D)
i cui radiatori elementari sono a loro volta delle schiere lineari; per esempio, scrivendo
P xe0(^r) P e0(^r) Fx(^r) (7.48)
P e(^r) = P xe0(^r) Fy (^r) (7.49)
ovvero: una schiera lineare con allineamento lungo y (e fattore di schiera Fy (^r)) i cui radiatori
elementari sono ciascuno una schiera lineare con allineamento lungo x e fattore di schiera Fx(^r).
Ovviamente si possono scambiare i ruoli di Fx e Fy e la conseguente interpretazione. Un esempio
di quanto sopra e mostrato nelle Figg. 7.12 e 7.13 Nel caso in cui la schiera sia uniforme, cioe
dx
dy
dx
dy
a) b)
Figura 7.13. a) Schiera planare; b) schiera lineare equivalente.
jaij = cost: e a sfasamento relativo costante, cioe
ayn = ejny ; axm = ejmx (7.50)
si ottiene che il fattore di schiera totale F e il prodotto di due fattori F x e F y del tipo gia visto
in (7.44).
137
7 { Schiere di antenne
dy=d
y y y
z x x
^x ^z
a) b)
Figura 7.14. a) Schiera con pannello ri
ettente; b) schiera planare equivalente ottenuta
dall'applicazione del teorema di equivalenza assumendo la piastra come innita.
valido (approssimato) nel solo semispazio \sico", nella Fig. 7.14 quello per x 0; al di fuori
di tale regione angolare il modello approssimato (con il piano innito) prevede campo nullo, e
nella realta ci saranno invece i contributi di dirazione dai bordi della piastra.
Un altro esempio e quello della cosidetta antenna a corner re
ector mostrata in Fig. 7.15a
per il caso semplice di radiatore a dipolo. Il ri
ettore questa volta e un diedro metallico, che
se considerato innito da luogo alle immagini mostrate in Fig. 7.15b.c, si noti che il teorema
va applicato prima ad una faccia (qualunque) del diedro (Fig. 7.15b) e poi alla congurazione
risultante. Prendendo gli assi come in Fig. 7.15c, si ha Mx = My = 2, dx = 2l2 , dy = 2l1,
jamn j = 1 e x = y = . In genere le antenne reali non hanno come piano ri
ettore una piastra
elettrica piena ma si montano dei reticolati metallici dove i buchi hanno dimensioni almeno dieci
volte piu piccole della lunghezza d'onda; in questo modo dal punto di vista elettromagnetico
la piastra risulta essere piena e dal punto di vista meccanico si ha il grosso vantaggio del peso
inferiore.
138
7 { Schiere di antenne
l2 l1
2l1
l1 l1
l2 l2
2l2
a) b) c)
Figura 7.15. Antenna corner re
ector.a) Congurazione reale; b) dopo la prima applicazione
del teorema di equivalenza e c) dopo la seconda.
Nella gura e rappresentato il caso piu semplice di diedro ad angolo retto.
Φi
su tutti i rami della rete di alimentazione, segue allora che l'impedenza d'ingresso Zin e data
139
7 { Schiere di antenne
Z∞ 1 Z∞ 2
da
Zin = Z2na (7.52)
dove n e il numero di rami. Come si puo ben vedere dall'espressione (7.52) Zin e tanto piu
piccola quante piu antenne sono presenti nella schiera. In generale Zin sara piccola e questo
crea spesso problemi pratici di realizzazione. In tal caso si inseriscono spesso nella rete degli
adattatori a =4 (singola o multi cella) per rialzare i livelli di impedenza.
140
8
Ri
essione da terreno
8.1 Ri
essione da terreno conduttore
Si studia ora il caso di sorgenti poste ad di sopra di una supercie piana, e questo il caso
di ogni applicazione pratica in cui l'antenna trasmittente giaccia sopra il terreno, in generale
l'interazione del fascio irradiato con il terreno circostante e un problema critico e dipende dalla
natura e forma del terreno (la sua \rugosita") e dalla lunghezza d'onda a cui opera l'antenna.
Per la nostra valutazione considereremo il terreno come perfettamente conduttore, piano ed
indenito; in tali condizioni e possibile applicare il principio dell'immagine (Fig. 8.1).
Jm , Je
ẑ
osservatore
sorgente
Piano conduttore
immagine
J mi , J ei
conduttore.
Per la valutazione del momento di dipolo elettrico, si considerano le componenti H e V delle
sorgenti in assenza dell'immagine ri
essa. Si scrive pertanto:
P e = I tr^ J~e(k0r^) + Y0[^r J~m (k0r^)] (8.1)
Si considerano per ora solo i contributi dovuti alla corrente J e, ovvero
P e = I tr^ J~He (k0r^) + I tr^ J~Ve (k0r^) = P He + P Ve (8.2)
La componente verticale, P Ve e esprimibile come:
P Ve = (^^ + ^^) z^J~eV = ^(^ z^)J~eV (8.3)
mentre per la parte orizzontale:
P He = (^^ + ^^) J~He (8.4)
per h ,d h
2 1
1 risulta 2 (Fig. 8.2) e di conseguenza ^ ,z^, per cui si ricava
P He ^(^ J~He ) (8.5)
per le correnti magnetiche J~m valgono le stesse considerazioni, ovvero r^ r^( = 2 ) ^ che e
orizzontale, per cui:
r^ J~Vm (^ z^)J~mV (8.6)
e quindi globalmente
P He ^f(^ J~He ) , Y0J~Vm g (8.7)
e anche
P Ve z^J~eV + ^ J~Hm (8.8)
E quindi ha senso scomporre (Fig. 8.3) P e e heff in una parte H orizzontale che dipende
solo da J~He e J~Vm ed una verticale (V) che dipende da J~Hm e da J~Ve . Pertanto l'altezza ecace
heff e separabile in due contributi: hHeff ha immagine ,hHeff , mentre hVeff ha immagine pari a
hVeff
z
r̂
ϑ
ϑˆ
h2
h1
J mV
J eH
τ = −1
J eiH V
J mi
J mH
J eV
τ =1
J eiV H
J mi
143
8 { Ri
essione da terreno
rd
h2
Ia ϑd
rr
h1
h1
ϑr
τI a
approssimando rr e rd si ottiene:
s
rr d 1 + (h2 ,d2h1 ) d(1 + 12 (h2 +d2h1) )
2 2
s
rd d 1 + (h2 ,d2h1) d(1 + 12 (h2 ,d2h1 ) )
2 2
144
8 { Ri
essione da terreno
ovvero
E ,2jd
Z0 e,jk(d+ h22 ,h21
2d
) I h ( )[ej h1dh2 + ej
h1 h2
d ] (8.11)
a e d
indicando con: h1 h2 h1 h2
A (h1 ;h2 ) = ej d + ej d
= k h1dh2 = 2 hd
1 h2
Ed
Za
Va
Er
V TM
E E
ϑi
ε1, µ 0
ε 2 , µ0
x
146
8 { Ri
essione da terreno
Studiamo ora il caso (Fig. 8.6) di onda piana con polarizzazione verticale incidente su un
piano dielettrico indenito, in condizioni di incidenza radente (i ' 2 ). Nel caso di polariz-
zazione verticale risulta E V ' E TM 1 ; e noto dal corso di Campi Elettromagnetici I che il
coeciente di ri
essione di un'onda piana all'interfaccia tra due mezzi dielettrici indeniti (qui
l'aria ed il terreno) e dato da (coeciente di Fresnel):
q2 2 2
2 cos
n 1 n 2
, TM = q 2 2 2
, n 1 sin 1 , n 2 i ' 1 (8.16)
n1 n2 , n1 sin 1 + n2 cos i i'
2
2
e pertanto anche in questo caso si ha la ri essione pressoche totale dell'onda piana incidente.
1A rigore deve essere E V = E TM perche deve risultare k^ E V = 0 per essere valida l'approssimazione di
onda piana.
147
Appendice A
Un'introduzione al calcolo diadico
La necessita di introdurre il calcolo diadico nasce dall'esigenza di manipolare equazioni e sistemi
di equazioni vettoriali senza rappresentare le grandezze vettoriali in uno specico sistema di
riferimento. Precisiamo che le diadi costituiscono a rigore un sottoinsieme delle diadiche, ma
preferiamo non fare distinzione e parlare per semplicita solo di diadi.
Supponiamo di avere i vettori X e Y , e indichiamo genericamente con L una trasformazione
lineare omogenea fra X e Y . Rappresentiamo i due vettori in due sistemi di riferimento,
in generale non coincidenti, adoperando le basi ortonormali fe^ig e fu^j g. Per ssare le idee,
possiamo pensare che fu^j g = fx^;y^;z^g sia la base cartesiana e fe^j g = fr^;^;^g quella sferica.
Abbiamo quindi
X 3 X3
X = Xie^i ; Y = Yj u^j (A.1)
i=1 j =1
essendo
Xi = e^i X ; Yj = u^j Y (A.2)
le generiche componenti dei vettori, intesi come terne di numeri complessi. La relazione fra i
vettori si puo scrivere nel modo seguente:
X
3
Yi = Lij Xj (A.3)
j =1
che fa corrispondere all'operatore lineare L la matrice [L] con elemento generico Lij (si puo fare
grazie alla linearita dell'operatore). Dunque sostituendo la (A.2) nella (A.1) si ha
X
3 X
3
Y= Lij u^i (^ej X ) (A.4)
i=1 j =1
Ma il vettore X non dipende dagli indici della sommatoria doppia, che possiamo scrivere:
03 3 1
X X
Y =@ Lij u^ie^j A X (A.5)
i=1 j =1
148
A { Un'introduzione al calcolo diadico
Il termine (:::) nella( A.5) esprime in modo semplice la trasformazione lineare omogenea; in
esso compaiono termini costituiti da due vettori accostati (^ui;e^j ) che chiamiamo diadi. Si noti
che non c'e alcun prodotto vettoriale o scalare tra di essi. Deniamo allora un nuovo oggetto,
denito costruttivamente come visto
X
3 X
3
L= Lij u^ie^j (A.6)
i=1 j =1
che chiamiamo diadica, combinazione lineare di diadi, per cui
Y =LX (A.7)
si noti che proiettando L a destra su u^m, ed a sinistra su e^n , essendo le basi ortogonali si ottiene
Lmn = u^m L e^n (A.8)
Si osservi che nell'espressione di L compaiono sia gli elementi Lij della trasformazione lineare
nella coppia di basi scelte, sia i versori di tali basi, e che la (A.8) ci dice che i coecienti Lij
(ovviamente) dipendono non solo dalla natura della trasformazione lineare L, ma anche dalle
basi utilizzate. Pertanto la rappresentazione diadica (A.6) e indipendente dalle coordinate. Per
quanto riguarda i termini, le diadiche sono a rigore delle combinazioni lineari di diadi, ma noi
spesso confonderemo i due termini, ove cio non crei delle ambiguita.
Le diadi del tipo u^ie^j , costituite da versori di basi ortogonali sono un caso particolare
di diade. Piu in generale, una diade e data dall'accostamento tra due vettori qualunque, in
generale complessi, ed e caratterizzata in termini di notazione da una doppia sottolineatura. In
generale, allora, dati due vettori A e B possiamo scrivere la diade D come
D = AB (A.9)
ove il vettore A e detto antecedente e il vettore B conseguente. L'ordine in cui appaiono i due
vettori e molto importante, e cio e evidente in tutte le proprieta che considereremo. Si puo
subito introdurre la diade trasposta, che e data, se D e denita come sopra, da
DT = B A (A.10)
Ogni diade puo essere pensata come la somma di proiettori ognuno dei quali e moltiplicato
per un opportuno coeciente complesso. In questo modo si puo ottenere in modo abbastanza
semplice la matrice associata alla diade, in quanto il versore antecedente e il versore conseguente
determinano la posizione del relativo termine nella matrice indicandone rispettivamente la riga
e la colonna. Ad esempio la diade seguente (in cui si e scelta la base cartesiana sia per il vettore
antecedente sia per il conseguente):
D = (1 + j)^xx^ + 2^xy^ + j^yx^ + 3j^yz^ + (2 , j)^zx^ , z^y^ + j^zz^ (A.11)
149
A { Un'introduzione al calcolo diadico
riferimento, sara data dalla somma dei proiettori di tipo non misto. Per la diade identita vale
poi la seguente proprieta:
V I =I V (A.20)
che non e per nulla ovvia, se si tiene conto che il prodotto esterno fra vettori non e commutativo.
Importante e anche la diade identita trasversa rispetto ad una data direzione. Vediamone
due esempi, rispetto alla direzione z^ (riferimento cartesiano) e rispetto alla direzione r^ (riferi-
mento sferico):
I tz^ = I , z^z^ = x^x^ + y^y^ (A.21)
I tr^ = I , r^r^ = ^^ + ^^ (A.22)
L'importanza di questo operatore consiste nel fatto che consente di proiettare su un piano un
vettore cui e moltiplicato scalarmente. E facile ad esempio dimostrare che, se A e un generico
vettore, si ha
I tz^ A = Axx^ + Ay y^ (A.23)
cioe si ottiene proprio la proiezione di A sul piano (x;y).
Le due operazioni che si deniscono fra diadi sono la somma fra diadi ed il prodotto fra diadi
D1 = AB e D2 = CD si denisce nel modo seguente:
D X = D1 X + D2 X = A(B X ) + C (D X ); 8X (A.24)
ed il prodotto (scalare) nel modo seguente:
D1 D2 = A B C D = (B C ) A D (A.25)
Evidentemente i risultati sono ancora delle diadi. L'elemento neutro della somma fra diadi e la
diade nulla 0, peraltro non molto adoperata, tale che, 8D, si ha
D =0+D =D+0 (A.26)
Deniamo poi la diade inversa D,1
D,1 D = D D,1 = I (A.27)
Per determinare la diade inversa si procede nel seguente modo: si rappresenta la diade che
si vuole invertire in forma matriciale utilizzando opportune basi per i vettori antecedente e
conseguente, si inverte la matrice e di conseguenza si ottiene la diade inversa adoperando gli
stessi sistemi di riferimento usati in precedenza.
Un ultimo risultato, utile nel calcolo della funzione di Green, e la seguente relazione:
a (b C ) = (a C ) b , (a b) C (A.28)
qualunque siano i vettori a e b e qualunque sia la diade C . Per dimostrarla e suciente scrivere
la diade come C = C 1 C 2 e dunque
a (b C ) = a (b C 1C 2) = [(a C 1) b , (a b) C 1 ] C 2 = (A.29)
= b (a C 1) C 2 , (a b) C 1 C 2 = b (a C ) , (a b) C
151
Appendice B
Calcolo di g(z) con il metodo dei
residui
In questa appendice ci proponiamo di calcolare il seguente integrale con il metodo dei residui:
1 Z +1
g(z) = 2 d 2 ,1 k2 e,jz (B.1)
,1
Se poniamo = 0 + j 00 possiamo scrivere l'esponenziale della trasformata come
e,jz = e,j0z e00 z (B.2)
in modo da determinare il semipiano di convergenza in due casi: z > 0, 0 < 0 e z < 0, 00 > 0.
Partendo dal caso z > 0, 00 < 0 consideriamo un contorno C , con verso positivo antiorario,
percorso nel verso tale da lasciare il polo inferiore sulla sinistra. Abbiamo
Z ( )
1
, C d 2 , k2 e , j z 1
= ,2j Res 2 2 e ; = +k =
, j z
+ ,k
= ,2j lim 1 e,jz ( , k) = (B.3)
!+k ( + k)( , k)
,jkz
= ,2j e
2k
e allora ,jkz
g(z) = ,j e 2k (B.4)
Passando poi al caso z < 0, 00 > 0 consideriamo ancora un contorno C , con verso positivo
antiorario, percorso nel verso tale da lasciare il polo superiore sulla sinistra. Abbiamo
Z ( )
1
d 2 , k2 e ,j z 1
= ,2j Res 2 , k2 e ; = ,k =
, j z
+C
= ,2j lim 1 e,jz ( + k) = (B.5)
!,k ( + k)( , k)
+jkz
= ,2j e 2k
152
B { Calcolo di g (z ) con il metodo dei residui
e allora +jkz
g(z) = ,j e 2k (B.6)
153
Appendice C
Forma esplicita della funzione diadica
di Green
Lo scopo di questa appendice e di ricavare le espressioni delle due diadi G(r) e G 0(r), che
giocano un ruolo fondamentale nel calcolo completo della funzione di Green. Partiamo da
! !
G(r) = I + !rr rr
2 (r ) = I + k 2 (r ) (C.1)
Poniamo g = r (r) e quindi a = rr (r) = rg. Conviene lavorare nel sistema di riferimento
sferico, perche dipende solo da r. In generale r si denisce nel modo seguente:
X
3
r= u^i h 1(r) @@ (C.2)
i=1 i i
ove nel nostro caso particolare (1;2;3) = (r;;) e (h1;h2 ;h3 ) = (1;r;r sin ) (gli hi sono detti
coecienti metrici). Allora otteniamo
g = r (r) = r^d
dr (C.3)
@ = 0 per i = 2;3. Inoltre
perche @ i
X3 !
1 @
rg = u^i h d r^ drd (C.4)
i=1 i i
con ! !
@ r^d = r^ @ d + d @ r^ (C.5)
@i dr @i di dr @i
Esplicitando la C.4 otteniamo
" !# " !# " !#
rg = r^ @@rr^ d + r^ @ d
dr @r dr + ^1 @ r^ d + r^ @ d
r @ dr @ dr + ^ 1 @ r^ d + r^ @ d
r sin @ dr @ dr
(C.6)
154
C { Forma esplicita della funzione diadica di Green
155
C { Forma esplicita della funzione diadica di Green
Cio che si ottiene alla ne sostituendo la C.20 nella C.1 e il risultato seguente:
" ! #
^ ^ ^ ^ 2 k 0 2 1 ^^ ^ 1 1
G(r) = (^rr^ + + ) + r^r^ | r + r2 , k0 k2 + ( + ) k2r ,|k0 , r (r) (C.21)
2
0 0
ovvero
" !# " #
| 1 ^^ ^ | 1
G(r) = r^r^ 2 k r + (k r)2 (r) + ( + ) 1 , k r , (k r)2 (r) (C.22)
0 0 0 0
che possiamo scrivere come
h i
G(r) = A(k r) r^r^ + B (kr) (^^ + ^^) (r) (C.23)
ove !
A (k r) = 2 kj r , (k 1r)2 ; B (kr) = 1 , A(k2r) (C.24)
Passiamo adesso a G 0(r).
G 0 (r) = r G(r) = r (r) I (C.25)
ove
r (r) = r^ d
dr = r^ d 1 e,jkr = 1 f (r) r^
dr 4r 4
(C.26)
d 1 ,jk r
e f (r) = dr r e . Svolgendo i calcoli
1 1 e,jk r 1
f (r) = , r2 e + r (,jk)e
, j k r , j k r =,
r r + jk (C.27)
Abbiamo dunque
,jkr
r (r) = , 41 e r 1r + jk r^ = jk r^ kj r , 1 (r) (C.28)
Se poniamo C (kr) = 1 , kj r otteniamo G0 (r) = ,jk r^ I C (kr) (r). Ma se esprimiamo la
diade identita in coordinate sferiche abbiamo I = r^r^ + ^^ + ^^, e allora
r^ I = r^ (^rr^ + ^^ + ^^) = (^r ^) ^ + (^r ^) ^ = ^^ , ^^ (C.29)
Otteniamo inne
G0(r) = ,jkC (kr) (r) (^^ , ^^) (C.30)
156
C { Forma esplicita della funzione diadica di Green
157
Appendice D
Calcolo della funzione di Green scalare
Calcoliamo il seguente integrale
1 Z
(r) = (2)3 d3k ~ (k) e,jkr (D.1)
R 3
1 Z +1 Z
= 2 2 ~
dk k (k) d e,jkr cos sin =
(2)3 0 0
Z +1 Z (D.2)
= jr(21)2 dk k ~ (k) d jkr e,jkr cos sin =
0 0
Z +1
= , 4j2r dk k ~ (k) (e+jkr , e,jkr )
0
perche k^ r^ = cos e
Z h i
d jkr e,jkr cos sin = e,jkr cos 0 = e+jkr , e,jkr (D.3)
0
Dunque l'integrale si spezza in due contributi
"Z +1 Z +1 #
j
(r) = 42r k
dk k2 , !2 e,jkr , k
dk k2 , !2 e+jkr =
0 0
"Z +1 Z0 #
= j k
dk k2 , !2 e ,
, jkr dk k e, j kr = (D.4)
4 2 r 0 ,1 k2 , ! 2
Z +1
= 4j2r dk k2 ,k!2 e,jkr
,1
158
D { Calcolo della funzione di Green scalare
avendo sostituito a ~ (k) la sua espressione. L'integrale che e rimasto si puo calcolare utilizzando
il teorema dei residui e la deformazione del contorno, vedendo k come una variabile complessa.
Sull'asse reale abbiamo due punti singolari dovuti ai poli k = k della funzione integranda,
dove k02 !2. Si hanno tre possibili scelte per il cammino d'integrazione che illustriamo nella
Fig. D.1. Il caso a) si riferisce al calcolo del valore principale mentre le possibilita b) e c) sono
l'una la duale dell'altra.
Im{k}
a)
Re{k}
Im{k}
b)
Re{k}
Im{k}
c)
Re{k}
Dal momento che siamo interessati al caso r > 0 e la funzione integranda contiene il termine
e,jkr la chisura del cammino di integrazione va fatta nel semipiano Im(k) < 0. Il calcolo del
residuo va fatto secondo lo schema b); essendo orario il senso di percorrenza del cammino chiuso
159
D { Calcolo della funzione di Green scalare
(vedi Fig. D.2) il fattore moltiplicativo per la formula del residuo e ,2j.
Im{k}
Re{k}
R→∞
Pertanto " #
j
(r) = 42 r(,2j) 2k ek 0 ,jk r
0
(D.8)
0
1 e,jk r
(r) = 4r 0
(D.9)
Si puo osservare che la scelta indicata con c) nella Fig. D.1 porta al risultato
1 ejk r
(r) = 4r 0
(D.10)
Sommando la (D.9) e la (D.10) si ottiene il doppio del valore principale che corrisponde al
caso a). Prediamo come risultato utile la (D.9). La giusticazione di questa scelta la si trova
riformulando il problema, consideriamo un mezzo con piccole perdite ohmiche e quindi una
costante dielettrica complessa ~ = , j !
e quindi una costante di propagazione anch'essa
complessa q r
~k = ! ~ = ! , j
(D.11)
!
160
D { Calcolo della funzione di Green scalare
s
k~ = ! 1 , j !
(D.12)
Nell'ipotesi di piccole perdite cioe con !
1 la parte immaginaria della (D.12) e piccola e
sicuramente negativa. Possiamo quindi ridisegnare la posizione dei poli (vedi Fig. D.3
Im{k}
∼
-kε
Re{k}
∼
kε
161