Sei sulla pagina 1di 21

CAPITOLO 13

MOTORI CONTINUI A GAS (TURBINE A GAS)

Introduzione.

I motori a turbina a gas, comunemente indicati come turbine a gas, furono sviluppati nella loro
forma moderna a cavallo degli anni '50 del secolo scorso sopratutto nel campo della propulsione
aeronautica, soppiantando in tempi relativamente brevi i motori alternativi utilizzati sino allora
per il più favorevole rapporto potenza/peso anche se a scapito di un minor rendimento.
A partire dalla seconda metà del 1900 l'utilizzo degli impianti a gas si diffuse poi in altre
applicazioni, quali ad es. la propulsione navale, la trazione ferroviaria e la produzione d'energia
elettrica.
Nella sua versione più semplice, un impianto di turbina a gas è composto da un compressore, da
una camera di combustione e da una turbina.

Fig. 13.1

Come si può osservare in fig. 13.1 in cui è schematicamente rappresentato un motore a turbina a
gas per la produzione di energia elettrica, l'aria è prelevata dal compressore e, dopo essere stata
compressa, è inviata alla camera di combustione (combustore) dove il combustibile è iniettato in
modo continuo mediante un sistema di iniettori alimentati da una pompa. Dopo la combustione,
che attualmente avviene nella pressoché totalità dei casi a pressione costante e in cui si ha un
aumento di temperatura e di volume specifico, i gas combusti vengono inviati in turbina dove
espandendosi producono lavoro.
Nel caso più frequente le turbine a gas sono accoppiate, in modo diretto o attraverso un riduttore
di velocità, a un utilizzatore quale un generatore elettrico, un'elica marina o d'aereo, un
compressore o una pompa, ecc.. Nei turboreattori, invece, non esiste l'accoppiamento meccanico
in quanto la turbina ha la funzione di produrre un getto di gas ad alta velocità che, per reazione,
determina una spinta propulsiva sulla macchina e quindi sull'aeromobile al quale è applicata.
Osserviamo che nei motori a gas il lavoro del compressore è comparabile a quello della turbina e
quindi l'effetto utile, uguale alla differenza fra i due lavori, è fortemente influenzato dai
rendimenti delle macchine e dalle condizioni operative del sistema per cui, con basse
temperature d'ingresso in turbina e bassi rendimenti delle macchine, si avrà lavoro utile
eccessivamente basso se non nullo. Non così negli impianti a vapore in cui il lavoro assorbito
dalle pompe è trascurabile rispetto a quello fornito dalle turbine. Oltre a quella esposta, altre
considerazioni relative alle condizioni operative e al fluido di lavoro (rapporto di compressione e
proprietà del vapor d'acqua) e che saranno sviluppate più avanti, giustificano il fatto che un
motore di turbina a gas fornisce potenze minori di un impianto a vapore ( 250 MW per gli
impianti per la produzione di energia elettrica più spinti contro gli oltre 1000 MW degli impianti
a vapore) con rendimento globali inferiori ( 30% per il motore a gas nella versione più semplice
contro valori superiori al 40% per gli impianti a vapore).
144

Per tali ragioni, il motore a gas a ciclo semplice è utilizzato sopratutto in quelle applicazioni in
cui sono fondamentali la compattezza ed il rapporto potenza/peso quali, ad es., la propulsione
aeronautica, mentre in altre applicazioni in cui tali caratteristiche sono d'importanza secondaria,
quali ad es. la produzione d'energia elettrica, saranno messe in opera modifiche all'impianto
(rigenerazione, utilizzo dei gas di scarico della turbina per utenza termica o cicli combinati, ecc.)
al fine di aumentarne il rendimento e il lavoro utile.
Come già osservato, nei motori a gas a ciclo aperto i prodotti di combustione entrano in turbina a
elevata temperatura e per tale ragione i combustibili utilizzati non dovranno contenere impurità e
i prodotti di combustione dovranno essere il più possibile esenti da residui carboniosi e da
sostanze corrosive, quali ad es. anidride solforosa o solforica, che potrebbero danneggiare le pale
della turbina.
Contro questi svantaggi, il motore a turbina a gas offre grandi vantaggi quali il già citato
favorevole rapporto potenza/peso, facilità di avviamento e rapida regolazione, non necessità di
sistemi di raffreddamento, relativa semplicità e rapidità d'installazione.
Queste caratteristiche, insieme allo sviluppo tecnologico che ha permesso di aumentare sia la
temperatura di ammissione dei gas in turbina, parametro fondamentale per le prestazioni e il
rendimento del motore, sia i rendimenti delle macchine, hanno fatto sì che la turbina a gas
trovasse un campo d'impiego sempre più ampio.
Nell'analisi delle caratteristiche termodinamiche del ciclo realizzato negli impianti di turbina a
gas è più agevole fare riferimento agli impianti a ciclo chiuso in cui portata e natura del fluido
rimangono costanti e non sono influenzati dall'introduzione del combustibile e dalla
combustione. I risultati di tali analisi saranno, in prima approssimazione, estrapolabili anche agli
impianti a ciclo aperto.

13.1) Cicli Brayton-Joule chiusi ideali.

13.1.1) Ciclo semplice.

Fig. 13.2

In fig. 13.2 a) è rappresentato schematicamente un impianto di turbina a gas a ciclo chiuso e in


fig. 13.2 b) il ciclo Brayton-Joule idealmente realizzato nell'impianto che, come si può osservare
dalla figura, è un ciclo simmetrico costituito da due isoentropiche, (12) e (34), e da due
isobare, (23) e (34).
Nell'ipotesi di assimilare il fluido di lavoro a un gas ideale con cp=cost, il calore entrante nel
ciclo è dato dalla relazione:
c p dT = c p (T3  T2 )
s3 T3
qe =  s2
TdS =  T2
145

ed è rappresentato dall'area (AA23B), mentre quello uscente è dato da:


c p dT = c p (T4  T1 )
s4 T4
qu =  s1
TdS =  T1

ed è rappresentato dall'area (AA14B).


Il lavoro utile, uguale alla differenza tra il calore entrante e quello uscente, sarà perciò
rappresentato dall'area del ciclo (A1234).
Il rendimento termodinamico del ciclo sarà dato da:
l q q q c p (T4  T1 ) T (T T 1)
 = u = e u = 1  u = 1  =1 1 4 1
qe qe qe c p (T3  T2 ) T2 (T3 T2 1)
Tenendo presente che per cicli ideali simmetrici è T1T3=T2T4, si ricava:
T
 = 1 1 (13.1)
T2
k1
 k 1
Dalla relazione dell'isoentropica Tp k = cost e operando la sostituzione  = , si ottiene:
k
 = 1  c (13.2)
dove con c =p2/p1 si è indicato il rapporto di compressione (uguale al rapporto d'espansione
e =p3/p4 per cicli ideali).
Dall'analisi della (13.2) si possono dedurre le seguenti osservazioni:
-  = 0 per c = 1 (condizione per cui il ciclo si riduce all'isobara ( 1  2  3  4 ))
-  1 per c 
-  è indipendente dalla temperatura massima del ciclo T3
-  dipendente da k e, quindi, dal numero di atomi costituenti la molecola (k=1.66 per gas
monoatomici, k=1.4 per gas biatomici e k=1.33 per quelli triatomici)
L'indipendenza del rendimento termodinamico del ciclo dalla temperatura massima non è però
assoluta poiché, per una data T3, esisterà un rapporto di compressione per cui T2 = T1c = T3 ,
rapporto per cui il ciclo si riduce all'isoentropica (1423) con lavoro utile e calore entranti
nulli. Il rendimento termodinamico del ciclo =lu/qe non sarà nullo a causa
dell'indeterminatezza del rapporto 0/0.

Fig. 13.3

Nella fig 13.3, in è rappresentato l'andamento del rendimento termodinamico del ciclo in
funzione del rapporto di compressione, sono evidenziate le considerazioni sopra esposte.
Dalla relazione tra lavoro utile e rendimento del ciclo ottiene:
146

lu =  qe = (1  c )c p (T3  T2 ) = (1  c )c p T1 (


T3
 c )
T1
e tenendo presente che è cp = R/:
T1 (1  c )( 3  c )
R T
lu = (13.3)
 T1
in cui è esplicitata la dipendenza del lavoro utile dalla temperatura massima T3 (o dal rapporto
T3/T1) e dal rapporto di compressione c.
1
Si può osservare che il lavoro utile si annulla per c =1 e per c = (T3 T1 )  e cioè per T2 = T3 ; il
lavoro utile presenterà, quindi, un massimo che può essere determinato derivando la (13.3)
rispetto a c. Si otterrà:
R   1 T 
lu = T1 c ( 3  c )  c 1 (1  c )

  T1 
Ponendo uguale a zero la derivata e semplificando, si ottiene:
1
 T  2
c ( 3  c )  (1  c ) = 0 
T T3
=1 c =  3 
2  2 
c 
T1 T1  T1 
1
Tenendo presente la proprietà dei cicli simmetrici e che c = (T2 T1 ) , la condizione di lavoro


utile massimo può essere espressa in termini di rapporti fra le temperature ottenendo:
1
T2  T3  2
=   T2 = T4
T1  T1 
In fig. 13.4 è riportato il lavoro utile in funzione del rapporto di compressione c e della
temperatura massima del ciclo per aria e per una temperatura T1 = 300 K.

Fig. 13.4

Si può osservare come la condizione di massimo lavoro utile imponga rapporti di compressione
relativamente bassi e quindi, per la (13.2), bassi rendimenti; per l'esempio riportato si ha che, al
variare di T3 , il rapporto di compressione di
massimo lavoro utile varia da c  8 a c16 con corrispondenti rendimenti ideali compresi tra
.45 e .55.
L'influenza della natura del gas sul lavoro utile è piuttosto complessa in quanto lu dipende sia da
k sia dal peso molecolare del gas attraverso la costante R = R/PM; in via del tutto generale,
possiamo dire che, a parità di tutte le altre condizioni, il lavoro utile è inversamente
proporzionale al peso molecolare del gas ed aumenta all'aumentare del numero di atomi
costituenti la molecola.
147

La scelta del gas sarà, quindi, di volta in volta condizionata dall'ottenimento del massimo
rendimento (gas monoatomici) o del maggior lavoro utile (gas a basso peso molecolare ed
elevato numero di atomi costituenti la molecola). La scelta dipenderà però anche da molti altri
fattori concorrenti quali il costo, la pericolosità, la diffusività, i coefficienti di trasmissione del
calore, le dimensioni delle macchine, ecc…
In pratica, gas inerti quali l'elio, l'argon, il krypton o miscele di questi saranno preferibili
all'idrogeno a causa della sua pericolosità e diffusività.
Per quanto riguarda le dimensioni delle macchine, possiamo osservare che la lunghezza della
macchina a flusso continuo dipende dal numero di stadi necessari per la realizzazione
dell'espansione di un gas e che sono, a loro volta, proporzionali all'effettivo salto entalpico totale
che deve essere elaborato. Data una certa temperatura iniziale T0 e un dato rapporto d'espansione,
il salto entalpico totale sarà:
T0 (1  e )
1 R
h = c p T =
 PM
Il salto entalpico globale è quindi inversamente proporzionale al peso molecolare del gas.
Analoghe considerazioni possono essere svolte per il compressore e di conseguenza si può
concludere che il numero di stadi di una macchina a flusso continuo (e quindi la sua lunghezza) è
inversamente proporzionale, a parità di temperatura iniziale e di rapporto d'espansione (o di
compressione), al peso molecolare del gas fluente. Un gas con PM molto basso può imporre una
lunghezza eccessiva della macchina.
Per quanto riguarda l'ingombro frontale della turbina (o del compressore), osserviamo che, per
una data potenza erogata, la sezione d'ingresso S1 sarà deducibile dalla relazione:
l
W˙ = m˙ lu = 1v1S1lu = v1S1 u = v1S1luv
v s1
dove con luv si è indicato il lavoro utile volumetrico e con v1 la velocità d'ingresso nello stadio
che dipende soprattutto da considerazioni cinematiche d'efficienza e scarsamente dalla natura del
gas.
Dalla (13.3) e dall'equazione di stato dei gas si può ricavare:
luv = u = 1 (1  c )( 3  c )
l p T
v s1  T1
che mostra come il lavoro utile volumetrico non dipenda dal peso molecolare del gas e, quindi,
non dipendano da PM le dimensioni frontali della turbina o del compressore.
Osserviamo ancora che un notevole vantaggio dei cicli chiusi è quello di poter operare, a pari
rapporti di compressione e a pari temperature minime e massime, a pressioni medie più elevate
rispetto ai cicli aperti, con conseguenti minori volumi specifici e minori dimensioni delle
macchine, a prezzo, ovviamente, di una maggior sollecitazione delle stesse.
Un notevole vantaggio dei cicli chiusi è quello di poter fare uso di qualsiasi tipo di combustibile
(anche solido) in quanto i prodotti di combustione non entrano in contatto con le pale della
turbina.
Per le considerazioni esposte il confronto tra cicli aperti e cicli chiusi andrà fatto in base a diversi
parametri, quali ad es.:
- scelta di gas più efficienti ma più costosi
- scelta delle pressioni d'esercizio, dei pesi e delle dimensioni delle macchine
- tipo di combustibile disponibile e, quindi, scelta tra combustione o utilizzo di due (o più)
scambiatori di calore.

13.1.2) Ciclo a rigenerazione.

In un impianto a turbina a gas, i fumi di scarico dalla turbina si trovano solitamente a


temperature elevate e quindi possono essere utilizzati come sorgente calda in altri processi
148

industriali al fine di un più razionale sfruttamento delle risorse messe a disposizione dalla natura.
Applicazioni tipiche sono, ad esempio, il teleriscaldamento, la produzione di vapore per uso
tecnologico, cicli combinati, ecc.. La rigenerazione consiste nel trasferire parte del calore del gas
caldo a bassa pressione in uscita dalla turbina a quello freddo ad alta pressione in uscita dal
compressore e che deve essere riscaldato. In tal modo si migliora il rendimento del ciclo in
quanto si diminuirà il calore entrante a lavoro utile invariato.
In fig. 13.5 è rappresentato schematicamente un impianto a gas rigenerativo a ciclo chiuso.
Affinché lo scambio di calore possa avvenire in maniera efficace dovrà ovviamente essere T4>T5
e, in tal caso, sarà possibile mediante uno scambiatore di calore in controcorrente riscaldare il
fluido più freddo da T2 a T5 e raffreddare quello caldo da T4 a T6.

Fig. 13.5

Nell'ipotesi di scambiatori ideali con efficacia unitaria (T5=T4 e T6=T2), si potrà scrivere:
qe = c p (T3  T5 ) = c p (T3  T4 ) e qu = c p (T6  T1 ) = c p (T2  T1 )
e quindi:
q T T T T
 = 1 u = 1 2 1 = 1 2 = 1 1   (13.4)
qe T3  T4 T3 T3

Fig. 13.6
149

Dalla (13.4) si può dedurre che il rendimento termodinamico del ciclo rigenerativo diminuisce
all'aumentare di c e dipende dal rapporto T3/T1. In fig. 13.6 sono riportati i rendimenti del ciclo
semplice e di quello rigenerativo per un gas biatomico al variare di c e per diversi valori di
T3/T1.
Imponendo l'uguaglianza dei rendimenti del ciclo semplice e del ciclo rigenerativo si trovano i
limiti oltre i quali la rigenerazione non è più conveniente: T2  T4 o c  (T3 T1 )
1 2
che sono le
condizioni di massimo lavoro utile. Il ciclo rigenerativo sarà, quindi, più conveniente del ciclo
semplice per rapporti di compressione inferiori a quello di lavoro utile massimo. In sostanza, il
vantaggio della rigenerazione è soprattutto strutturale in quanto consente di ottenere un
determinato rendimento a rapporti di compressione più bassi di quello del ciclo semplice (o
maggiori rendimenti a pari rapporti di compressione), a scapito, però, di una maggior
complessità dell'impianto e di un minor lavoro utile. Osserviamo ancora che dalla (13.4) si può
ancora dedurre l'effetto della natura del gas sul rendimento del ciclo, e cioè: il rendimento del
ciclo Brayton-Joule a rigenerazione cresce all'aumentare del numero di atomi costituenti la
molecola, contrariamente a quanto accade per il ciclo semplice.

13.1.3) Ciclo con interrefrigerazione e interriscaldamento.

Si è visto nel capitolo 6 come una compressione con refrigerazione intermedia e un’espansione
con riscaldamenti intermedi permette di ridurre il lavoro di compressione e di aumentare quello
d'espansione. Per tali ragioni, un impianto di turbina a gas con interrefrigerazione e
riscaldamento intermedio fornirà un lavoro utile maggiore rispetto a quello ottenibile da un
impianto a ciclo semplice a pari rapporto di compressione totale e pari temperatura massima.

Fig. 13.7

Fig. 13.8
150

In fig. 13.7 è rappresentato lo schema semplificato di un impianto con compressione


interrefrigerata e interriscaldamento, mentre in fig.13.8 è riportato il ciclo ideale corrispondente.
Le condizioni di lavoro utile massimo corrisponderanno a quelle per cui il lavoro di
compressione sarà minimo e massimo quello d'espansione. Per quanto visto nel cap. 6 e nel caso
in cui sia T3=T1 e T5=T7, tali condizioni corrispondono a:
p p p4
1c = 2 = 2c = 4 = c = per la compressione
p1 p3 p1
p5 p p5
1e = = 2e = 7 = e = per l'espansione
p6 p8 p8
Nel caso di trasformazioni ideali è c=e e quindi 1c=1e.
Per valutare l'effetto dell'interrefrigerazione e dell'interriscaldamento sul rendimento del ciclo,
osserviamo che quest'ultimo può essere visto come composizione di tre cicli Brayton-Joule
semplici ideali (indicati con (I), (II) e (III) nella fig. 13.8 e che, per la definizione di rendimento
termodinamico di un ciclo, si può scrivere:
l l q l q l q q q q
 = u = uI eI + uII eII + uIII eIII =  I eI +  II eII +  III eIII (13.5)
qe qeI qe qeII qe qeIII qe qe qe qe
da cui si deduce che il rendimento di un ciclo composto è uguale alla media pesata dei
rendimenti dei singoli cicli dove il peso è dato dai calori entranti. Dalla (13.2) ed essendo I<II
e II<III ne consegue  I <  II e  III <  II : nel caso dei cicli ideali, l'interrefrigerazione e
l'interriscaldamento hanno quindi un effetto negativo sul rendimento del ciclo.
Osserviamo che, a seconda delle esigenze d'impianto, la disposizione delle macchine può essere
diversa da quella in linea e su di un unico asse quale quella riportata in fig. 13.7. Come sarà
approfondito più avanti, al fine di un miglior rendimento dell'impianto ai carichi parziali, sarà
più conveniente, ad esempio, una disposizione su due assi, con l'asse di produzione del gas
motore non accoppiato a quello di potenza (fig. 13.9). In tal modo, il gruppo di produzione del
gas motore è libero di ruotare alla propria velocità di rotazione ottimale (variabile ai carichi
parziali), mentre l'asse di potenza ruoterà con la velocità imposta dall'utilizzatore solidale con
esso.

Fig. 13.9

Nell'esempio rappresentato in fig. 13.9, i rapporti di compressione e d'espansione parziali non


corrisponderanno più alle condizioni di massimo lavoro utile ma saranno imposti dalle
condizioni d'equilibrio dei due alberi:
151

  (1  e1 )mtvt =  ( c 2 1)  


 RT5  RT3  1
mc vc

 lu = 7 (1  e2 )  1 ( c1 1)
RT RT
  

13.1.4) Cicli complessi (interrefrigerazione, interriscaldamento e rigenerazione).

Rispetto alle considerazioni svolte più sopra, le cose cambiano, in termini di rendimento, se
all'interrefrigerazione e all'interriscaldamento si associa la rigenerazione. In tal caso il calore in
più che si deve fornire in un ciclo con refrigerazione intermedia rispetto a quello semplice è
completamente fornito mediante la rigenerazione con notevole guadagno di rendimento. Nelle
figg. 13.10 a) e 13.10 b) sono rispettivamente riportati, al variare del rapporto di compressione,
lavoro utile e rendimento per un ciclo rigenerativo con interrefrigerazione e riscaldamento
intermedio e per un ciclo semplice (aria, T1=300 K e Tmax=1200 K). Si può osservare dai
diagrammi riportati che, per un rapporto di compressione pari al massimo lavoro utile per il ciclo
semplice (c10), si hanno guadagni di lavoro utile pari a circa il 46% e di rendimento pari a
circa il 35%.

a) b)
Fig. 13.10

13.2) Cicli Brayton-Joule chiusi reali.

Fig. 13.11
152

In fig. 13.11 è rappresentato un ciclo Brayton-Joule semplice reale; si può osservare dalla figura
che gli effetti delle irreversibilità si manifestano nei seguenti modi:
- le trasformazioni adiabatiche (1-2) e (3-4) non sono isoentropiche ma avvengono ad entropia
crescente (a rigore non sono neppure adiabatiche). Esse possono essere definite mediante i
rendimenti adiabatici del compressore e della turbina
h h h h
c = 2' 1 t = 3 4 (13.6)
h2  h1 h3  h4'
che consentono la determinazione dei punti (2) e (4) una volta che siano note le
condizioni di fine compressione (2') ed espansione (4') ideali dalla legge dell'isoentropica
T  = cost . In alternativa alle (13.6), le condizioni di fine compressione e fine
espansione potranno essere espresse mediante i rendimenti politropici pc e pt:

T2 T3
=  c pc =  c pt
 
(13.7)
T1 T 4
- Le trasformazioni (2-3) e (4-3) non sono isobare a causa delle perdite di carico nei condotti e
negli scambiatori (nel caso di cicli aperti si avranno perdite all'imbocco del compressore, allo
scarico della turbina e a cavallo del bruciatore). A causa di tali perdite sarà:
p2 > p3 , p4 > p1 e quindi: c > e
Le perdite di carico, esprimibili mediante i coefficienti pneumatici 1=p3/p2 e 2=p1/p4,
diminuiscono il lavoro d'espansione rispetto a quello di compressione con conseguente
riduzione del lavoro utile. Tale lavoro sarà dato dalla:
lu = lt  lc = c p (T3  T4 )  c p (T2  T1 ) = 3 t (1  e )  1 ( c 1)
RT RT
 c (13.8)
Trascurando la dipendenza del calore specifico dalla temperatura, possiamo osservare che il
lavoro utile si annulla per (T3T4)=(T2T1), da cui, mediante le (13.7), si ricava con ovvi
passaggi:


1  c pc
T3 = T2 
1  e pt
Essendo la frazione a secondo membro maggiore di 1 per 1, si può concludere che il lavoro
utile si annulla per T3>T2 e, quindi, per qe0; in corrispondenza di lu=0 sarà perciò nullo il
rendimento del ciclo reale. Alla medesima conclusione si può arrivare osservando che per
T3=T2, vale a dire per qe=0, il calore uscente qu non è nullo a causa delle irreversibilità della
compressione e dell'espansione e risulta perciò negativo il lavoro utile lu=qequ.

Fig. 13.12
153

In fig. 13.12 sono riportati gli andamenti del lavoro utile e del rendimento termodinamico di un
ciclo semplice reale (aria, T1=300 K, T3/T1=4) in funzione del rapporto di compressione a
confronto con le stesse grandezze riferite al ciclo ideale. Come si può osservare, le irreversibilità
alterano in modo fondamentale sia l'andamento delle curve che i valori massimi, con riduzioni di
oltre il 50% sia per il lavoro utile che per il rendimento rispetto al caso ideale. Si può osservare
ancora che il rapporto di compressione corrispondente al massimo lavoro utile è inferiore a
quello di massimo rendimento, con conseguenti diversi criteri di progetto dell'impianto. Nelle
figg. 13.13 a) e b) sono rispettivamente evidenziate per il ciclo reale la dipendenza del lavoro
utile e del rendimento dal rapporto T3/T1; come si può osservare dalla fig. 13.13 b), per avere
rendimenti superiori al 30% è necessario, partendo da temperatura ambiente, operare a
temperature massime superiori a 1500 K.

a) b)
Fig. 13.13

La potenza all'asse della turbina sarà data da:


 l   l 
Pa = m˙  ltmtvt  c  = m˙  ltid gt  cid  (13.9)
 mcvc   gc 
dove con m e v si sono indicati, per il compressore e la turbina, i rispettivi rendimenti
meccanici e volumetrici e con g=ismv i rendimenti globali delle macchine.
Espressioni formalmente più semplici delle (13.8) e (13.9) possono essere ottenute inglobando
nella definizione di lavoro utile le perdite volumetriche e quelle meccaniche e tenendo conto
delle perdite nei condotti nell'espressione del rendimento della turbina. Assumendo =12, si
avrà:

1  c
ist = ist 
1    c
lu = lt  lc = 3 gt (1  c )  (c 1)
RT RT1 
(13.10)
 gc
dove gt = ismtvt . La potenza all'asse sarà data semplicemente da:
Pa = m˙ lu (13.11)
154

Il rapporto g=l'u/qe rappresenta in tal caso il rendimento globale del ciclo, vale a dire il rapporto
tra il lavoro utile effettivamente ottenuto all'asse della turbina e l'energia termica entrante.
Si è visto più sopra che, nel caso ideale, l'interrefrigerazione e l'interriscaldamento aumentano il
lavoro utile del ciclo a scapito del rendimento. Nel caso reale le cose sono più complesse e si può
mostrare come la presenza dei cicli addizionali non riduca necessariamente il rendimento.

Fig. 13.14

Considerando per semplicità la sola interrefrigerazione, il rendimento del ciclo rappresentato in


fig. 13.14 è pari alla media pesata del rendimento del ciclo Brayton reale (1567) e di quello del
ciclo aggiunto (2345). Il rendimento di quest'ultimo ciclo può essere valutato a partire dalla
seguente considerazione: se le trasformazioni (3-4) e (2-5) sono isoadiabatiche (cosa non
rigorosamente vera ma accettabile in prima approssimazione), il ciclo Brayton-Joule ideale
(A45B), ottenuto proiettando i punti (2) e (3) sulle isoentropiche passanti per i punti (4) e (5), è
equivalente al ciclo aggiunto. Infatti, sarà uguale a quello del ciclo aggiunto il calore entrante
qe=h5h4 e il calore uscente qu=h2h3=hAhB (l'isobara (A-B) è stata ottenuta per semplice
traslazione dell'isobara (2-3)); sarà quindi uguale il lavoro utile lu= qe qu. Il rendimento del ciclo
aggiunto sarà, perciò, uguale a quello di un ciclo Brayton-Joule ideale operante a un rapporto di
compressione ca=p5/pB> p5/p2.

Fig. 13.15
155

Nell'ipotesi che il ciclo semplice operi alle condizioni di massimo rendimento, appare evidente
dalla fig. 13.15, in cui sono riportati qualitativamente gli andamenti dei rendimenti di un ciclo
ideale e di uno reale, che se il rapporto di compressione del ciclo aggiunto è maggiore di *
l'interrefrigerazione avrà un effetto migliorativo anche sul rendimento, mentre per ca<* l'effetto
sul rendimento sarà peggiorativo.
Si può ancora osservare che al diminuire della temperatura massima del ciclo il rendimento del
ciclo reale (1567) diminuisce mentre quello del ciclo aggiunto rimane invariato e che al
diminuire dei rendimenti delle macchine il rendimento del ciclo (1567) diminuisce mentre quello
del ciclo aggiunto aumenta poiché aumenta il rapporto di compressione ca=p5/pB, come si può
agevolmente osservare ripetendo la costruzione del ciclo equivalente più sopra indicata.
Si può quindi concludere che, per basse temperature massime o per rendimenti delle macchine
scadenti, l'interrefrigerazione avrà un effetto positivo oltre che sul lavoro utile anche sul
rendimento del ciclo. In genere comunque tale vantaggio va considerato come supplementare e
secondario rispetto all'aumento di lavoro utile.
Considerazioni analoghe possono essere fatte per l'interriscaldamento, con la sola differenza che
in questo caso il rapporto di compressione del ciclo equivalente è inferiore a quello del ciclo
aggiunto e, quindi, sono minori le probabilità che l'interriscaldamento abbia un effetto positivo
anche sul rendimento.
Resta valido anche per il ciclo reale il fatto che l'associazione della rigenerazione alle pratiche
dell'interrefrigerazione e dell'interriscaldamento produce un miglioramento del rendimento sia
rispetto al ciclo semplice sia rispetto alla sola rigenerazione. In tal modo i cicli a gas possono
raggiungere rendimenti globali superiori al 35%.

13.3) Cicli aperti.

Come già osservato nell'introduzione, il fluido motore in un impianto di turbina a gas a ciclo
aperto è costituito dall'aria prelevata dall'ambiente esterno e il riscaldamento del fluido è
realizzato mediante un combustore in cui è bruciato del combustibile nella corrente d'aria
compressa. A causa dell'introduzione del combustibile, le portate elaborate dal compressore e
dalla turbina saranno diverse così come, a causa della reazione di combustione, sarà diversa la
natura dei gas elaborati dalle due macchine. Le espressioni delle grandezze caratterizzanti il ciclo
saranno, quindi, modificate rispetto a quelle scritte per gli impianti a ciclo chiuso. Rimangono,
comunque, sostanzialmente valide anche per i cicli aperti le considerazioni più sopra svolte per i
cicli chiusi.

Fig. 13.16

In fig. 13.16 è schematicamente rappresentato un combustore tubolare per applicazioni


aeronautiche in cui si possono individuare tre zone distinte:
- Una zona, o camera, primaria in cui viene introdotta aria in quantità pari al rapporto
stechiometrico di combustione in modo d'avere l'alta temperatura necessaria ad una rapida
combustione. Se il combustibile è liquido, esso è iniettato sotto forma di goccioline
minutissime (spray) in modo da spezzare le catene degli idrocarburi più pesanti, che
potrebbero dare residui di combustione solidi, e favorire la miscelazione con l'aria. L'aria è
introdotta con una componente tangenziale in modo da ottenere un vortice che favorisce la
156

miscelazione dei componenti e che crea una zona di depressione lungo l'asse del combustore
attraverso la quale tendono a fluire i gas combusti.
- Una zona secondaria, in cui è introdotto un leggero eccesso d'aria, all'incirca il 15% dell'aria
complessivamente introdotta, in modo da completare la combustione. Anche in questa
seconda zona l'aria è introdotta con una componente tangenziale.
- Una terza zona, o zona di diluizione, in cui è introdotta la quantità d'aria necessaria ad
abbattere la temperatura dei gas ai valori richiesti per l'immissione in turbina.
Dal bilancio entalpico a cavallo del combustore si ricava:
m˙ a ( h2  harif ) + m˙ c ( hc  hcrif ) + m˙ cb hi = ( m˙ a + m˙ c )( h3  h frif ) (13.12)
dove si è indicato con:
- harif entalpia di riferimento dell'aria
- hcrif entalpia di riferimento del combustibile
- hfrif entalpia di riferimento dei fumi in uscita dal combustore
- hc entalpia del combustibile introdotto nel combustore
- hi potere calorifico inferiore del combustibile
- b rendimento di combustione
Assimilando l'entalpia del combustibile a quella dell'aria e indicando con  = m˙ a m˙ c il rapporto
di miscelazione o di combustione, si ottiene:
( + 1)( h2  harif ) + b hi = ( + 1)( h3  h frif )
da cui:
b hi
= 1 (13.13)
(h3  h frif )  (h2  harif )
Osserviamo che il calore specifico dei gas combusti cpf dipende, oltre che dalla temperatura,
anche dalla composizione dei gas, e quindi da  secondo relazioni del tipo:
   
c pf = a + b st +  c + d st T + ... (13.14)
   
Il rapporto  sarà, quindi, ottenibile dalla risoluzione del sistema d'equazioni costituito dalle
(13.14) e (13.14).
Il calore assorbito dal fluido, riferito all'unità di portata d'aria entrante, sarà dato da:
m˙  h  h
qe = c b i = b i (13.15)
m˙ a 
mentre quello effettivamente fornito con il combustibile sarà:
m˙ h h
qa = c i = i (13.16)
m˙ a 
Dal bilancio energetico all'asse di potenza si otterrà l'espressione del lavoro utile:
m˙ a lu = ( m˙ a + m˙ f ) lt  m˙ a lc
da cui:
 +1  + 1 RT3
lu =

lt  lc =
 f
( ) 
ist 1  e f 
RT1
 aisc
(  c a 1) (13.17)

Il rapporto tra lu e qe fornisce il rendimento termodinamico del ciclo:


l
 = u = u =
l ( + 1) lt  lc (13.18)
qe  b h i b hi
La potenza all'asse della turbina a gas sarà data da:
 + 1 l   + 1 l 
Pa = m˙ a  ltmtvt  c = m˙ a  ltid gt  cid (13.19)
  mcvc    gc 
157

Anche per i cicli aperti si possono scrivere espressioni formalmente più semplici e analoghe a
quelle ottenute per i cicli chiusi, inglobando nel rendimento della turbina le perdite nei condotti e
nella definizione di lavoro utile le perdite meccaniche e volumetriche. Si otterrà:
 +1  +1  + 1 RT3
lu =

l
ltid gt  cid lu =
gc 
lt  lc =
 f
( ) 
gt 1  f 
RT1
 aisc
(  a 1) (13.20)

Pa = m˙ a lu (13.21)
Come già osservato per i cicli chiusi, il rapporto g = lu qa = lu hi rappresenta il rendimento
globale del ciclo, vale a dire il rapporto tra il lavoro utile effettivamente ottenuto all'asse della
turbina e l'energia termica effettivamente "pagata" qa. Dalle definizioni più sopra date si deduce
ancora:
m˙ l P
g = a u = a (13.22)
m˙ c hi m˙ c hi
La potenza utile sarà data da:
Pu = Pao = m˙ a luo (13.23)
dove o è il rendimento organico che tiene conto della potenza assorbita dagli ausiliari.
Si definisce consumo specifico di combustibile:

qb = c (13.24)
Pu
la quantità di combustibile necessaria per ottenere la potenza utile. Dalle relazioni sopra scritte si
ottiene:
1 1
qb = =
og hi olu

13.4) Regolazione delle turbine a gas.

Dalla (13.21) si può osservare che la potenza erogata da una turbina può essere variata variando
la portata d'aria o variando il lavoro utile lu. La seconda regolazione comporta la variazione delle
caratteristiche termodinamiche del ciclo (rapporto di compressione e/o temperatura massima del
ciclo) con conseguente peggioramento del ciclo che, di norma, è ottimizzato nelle condizioni di
funzionamento di regime. La soluzione ideale sarebbe quella di poter variare la portata d'aria
senza alterare il ciclo termodinamico ma, come vedremo, è possibile avvicinarsi a questa
condizione, senza peraltro realizzarla esattamente, solo con particolari disposizioni delle
macchine.
Nel caso di una turbina a gas monoalbero, il numero di giri del compressore è legato a quello
della macchina utilizzatrice che, nel caso di un alternatore asincrono (fig. 13.1), è bloccato. Il
compressore non può quindi immettere una portata variabile di gas. Nel caso di accoppiamento
con un utilizzatore di tipo diverso (motore per il trasporto terrestre, marino o aereo), il numero di
giri del compressore deve seguire quello imposto dall'utilizzazione che non varia con la stessa
legge della potenza, per cui il problema è analogo, se non più complicato, al caso
dell'accoppiamento turbina-alternatore.
Di seguito esamineremo sinteticamente alcuni sistemi di regolazione della potenza erogata da
una turbina a gas e i conseguenti effetti sul rendimento del ciclo e delle macchine limitandoci al
caso di velocità di rotazione della turbina di potenza costante.

Turbina ad albero unico. Controllo della portata di combustibile.

La portata di combustibile iniettata nel combustore è variata mediante un regolatore automatico


dipendente dal numero di giri dell'asse (fig. 13.17): se la macchina tende ad accelerare per effetto
di una diminuzione del carico il regolatore agisce in modo da diminuire la portata di
158

combustibile, viceversa quando la macchina tende a rallentare. Una diminuzione della portata di
combustibile, se non diminuisce proporzionalmente la portata dell'aria, comporterà una
diminuzione della temperatura T3 con conseguenti effetti sui rendimenti delle macchine e del
ciclo che sinteticamente elenchiamo:

Fig. 13.17

- una diminuzione del salto entalpico a cavallo della turbina che, se non variano il rapporto
d'espansione e il rendimento della macchina, avviene nel rapporto delle T3. In realtà, si avrà
anche una caduta del rendimento della turbina poiché, a pari velocità periferica, variando il
salto entalpico varia il coefficiente di velocità periferica ku che non sarà più quello di
massimo rendimento
- un aumento della portata di gas all'incirca proporzionale a 1 T3 come si può dedurre dalla
(4.23) che fornisce la portata massica fluente attraverso gli ugelli. All'aumentare della portata
elaborata dal compressore, a velocità di rotazione costante, diminuiranno il rapporto di
compressione e il rendimento del compressore com'è deducibile dalle caratteristiche interne
riportate nel paragrafo 11.6
- una diminuzione del rendimento termodinamico secondo curve riportate in fig. 13.13 b)
- una diminuzione dell'efficacia degli scambiatori di calore (refrigeratori, rigeneratori) in
funzione della variazione di portata.

Fig.13.18

In fig. 13.18 sono mostrati gli andamenti del rendimento al variare della temperatura massima
per una turbina monoasse a velocità di rotazione costante: si può osservare che una riduzione
della potenza fornita del 50% comporta una riduzione del rendimento di circa il 28%.
Osserviamo ancora che le cadute di rendimento saranno più sensibili quanto minore è il
rendimento delle macchine e quanto minore è la temperatura di progetto d'ingresso in turbina
159

come evidenziato nelle figg. 13.19 a) e b) dove con p si è indicato il rendimento politropico
della turbina.

Fig. 13.19

A prescindere dalle considerazioni sul rendimento, la regolazione della sola pompa di alimento
del combustibile presenta il lato favorevole di una grande rapidità di risposta poiché la massa di
gas accumulata nel combustore è così piccola che ad ogni diminuzione del combustibile la
temperatura dei gas combusti scende pressoché immediatamente e, viceversa, presenta il lato
sfavorevole che troppo rapide variazioni di temperatura nelle palette e nei dischi delle turbine
possono dar luogo a eccessive sollecitazioni termiche.

Turbina ad albero unico. Regolazione per laminazione dell'aria.

Lo schema dell'impianto è sinteticamente riportato nella fig. 13.20 in cui sono evidenziati la
valvola di laminazione all'aspirazione del compressore e il termostato che mantiene costante la
temperatura T3 di ammissione in turbina.

Fig. 13.20 Fig. 13.21

La valvola di laminazione è posta in aspirazione perché in tal modo la portata volumetrica del
compressore resta pressoché inalterata, mentre ponendola a valle del compressore si cadrebbe
nella zona di pompaggio del compressore.
160

In fig. 13.21 è riportata la curva di regolazione per laminazione dell'aria (curva b) assieme alla
linea di regolazione del sistema con la sola variazione della portata di combustibile (curva a).
Come si può osservare dalla figura, l'aggiunta della regolazione per laminazione ha peggiorato,
sia pure leggermente, il rendimento in quanto il lavoro del compressore rimane invariato (restano
infatti pressoché invariati il rapporto di compressione che dipende dalla portata volumetrica
elaborata e la temperatura d'ingresso), mentre si è ridotto il lavoro d'espansione a causa del minor
rapporto d'espansione disponibile.

Turbina a due assi. Regolazione della velocità del compressore.

In fig. 13.22 è rappresentato lo schema di un impianto di turbina a gas a due assi: un asse di
potenza, azionato dall'espansore di bassa pressione, e un asse del gruppo generatore di gas
motore che è libero di ruotare al numero di giri necessario a fornire la portata desiderata.

Fig. 13.22

La regolazione avviene nel seguente modo: se, ad esempio, il carico sull'asse di potenza
diminuisce si avrà un aumento della velocità di rotazione dell'albero per cui il regolatore
automatico, sensibile numero di giri dell'asse, diminuisce la portata di combustibile iniettato al
bruciatore. Ciò provoca transitoriamente una diminuzione della temperatura T3 e, quindi, del
salto entalpico a cavallo della turbina di produzione del gas motore con conseguente diminuzione
della velocità di rotazione del gruppo, del rapporto di compressione e della portata elaborata dal
compressore; tale diminuzione della portata d'aria provoca a sua volta una diminuzione della
potenza assorbita dal compressore cosicché l'asse del generatore di gas tende a riequilibrarsi ad
una velocità di rotazione più bassa di quella iniziale.
Vogliamo osservare che le modificazioni del rapporto di compressione si ripercuotono sul ciclo
termodinamico e che, come sarà mostrato di seguito, con questo sistema di regolazione non si
può assicurare la costanza della temperatura T3.
Per ciascuno dei due turbo espansori in serie la portata è legata alle condizioni a monte dalle
relazioni (4.23), per cui si potrà scrivere:
p p
m˙ = kS 3 = kS 4
T3 T4
dove k' e k'' sono funzioni della geometria degli ugelli e del rapporto d'espansione, ma per
rapporti d'espansione prossimi a quello critico e per contenute variazioni della portata possono
essere ritenuti costanti. Dalla relazione precedente si ricava:
p4 kS T4
=
p3 kS T3
e dalle relazioni delle politropiche:
161

k
p4  T4  ( k 1) pt
= 
p3  T3 
Eguagliando i secondi membri delle relazioni più sopra scritte e ponendo:
k 1 1
 =
(k 1)pt 2 h
si ricava:
h
T4  kS 
=  =a (13.25)
T3  kS 
dove con a si è indicata una generica costante.
L'eventuale costanza della T3 implica quindi la costanza di T4 e del salto entalpico a cavallo della
prima turbina.
Dall'equilibrio meccanico del gruppo generatore di gas motore si deduce:
 +1
c pa (T2  T1 ) = c (T  T )   
 pg 3 4 mt vt mc vc
Nell'ipotesi semplificativa che il compressore operi in condizioni di similitudine (costanza dei
coefficienti di portata  di pressione ), il salto entalpico a cavallo dello stesso sarà
proporzionale al quadrato della velocità di rotazione e quindi, trascurando le variazioni di  e dei
rendimenti, si ricava:
T3  T4 = b  n 2 (13.26)
dove b è una generica costante e n la velocità di rotazione del compressore.
Dalle (13.26) e (13.27) si deduce:
 T 
T3  T4 = T3 1  4  = T3 (1  a) = b  n 2
 T3 
e quindi:
b 2
T3 = n = cost  n 2
1 a
L'approssimazione della relazione scritta è, come già detto, legata alla costanza o meno del
coefficiente di portata che, ricordiamo, è proporzionale al rapporto tra la portata e la velocità
periferica. Per quanto sopra detto, si potrà scrivere:
p 1 p
 ÷ kS 3 ÷ 32
T3 n n
2
Ora p3 non varia con n ma, per contenute variazioni del rapporto di compressione, non se ne
discosta molto, per cui la relazione sopra scritta può essere considerata valida in prima
approssimazione e, quindi, per diminuire n bisogna lasciare scendere anche T3. Ciononostante
questo tipo di regolazione è più favorevole di quella ad albero unico poiché la diminuzione del
rapporto di compressione rende meno nociva la diminuzione di T3.

Fig. 13.23
162

A titolo d'esempio in fig. 13.23 è riportata la curva del rendimento a, costruita nell'ipotesi della
costanza dei rendimenti parziali e della validità della (13.26), confrontata con la curva b relativa
alla regolazione con albero unico.
Una regolazione a temperatura T3 costante in un ampio campo di variazione della potenza è
possibile con l'impianto schematicamente rappresentato in fig. 13.24 in cui sono evidenziati il
termostato che comanda l'iniezione del combustibile al primo bruciatore e la ricombustione tra la
prima e la seconda turbina.

Fig. 13.24

Se, ad esempio, il carico sull'asse di potenza aumenta la velocità di rotazione del gruppo tende a
diminuire e il regolatore di velocità determina un aumento della portata di combustibile al
secondo bruciatore provocando, transitoriamente, un aumento di temperatura T4 del gas che
arriva all'espansore con conseguente aumento della potenza fornita all'asse. Poiché l'asse del
gruppo generatore di gas era in precedenza equilibrato, esso ora accelera determinando un
aumento della portata entrante nel compressore, sicché l'asse del generatore di gas tende a
riequilibrarsi su un numero di giri più elevato.
L'aumento di portata, a parità di combustibile iniettato al primo bruciatore, determina una
diminuzione della temperatura T3 per cui il termostato agirà in modo da aumentare la portata di
combustibile. In tal modo alla turbina di potenza giunge una portata maggiore di prima ma alla
stessa temperatura con conseguente aumento di potenza. La fase transitoria cesserà quando l'asse
di potenza risulterà equilibrato fra potenza fornita e carico richiesto.
Osserviamo che questo tipo di regolazione non lascia del tutto immutato il ciclo poiché
all'aumentare del numero di giri del compressore aumenta il rapporto di compressione e perciò il
rendimento del ciclo viene danneggiato pur rimanendo costante la temperatura massima T3.
Si può però osservare dalla fig. 13.25, in cui sono riportate le caratteristiche di regolazione di un
impianto a due assi con ricombustione (curva a), che la diminuzione del rendimento è assai
minore rispetto al caso di un impianto ad asse unico con la sola regolazione del combustibile
(curva b).
163

Fig. 13.25

Con impianti a due alberi e ciclo complesso, con inter-refrigerazione, ricombustione e


rigenerazione, è possibile ottenere cadute di rendimento molto contenute al variare del carico
come mostrato in fig. 13.26.

Fig. 13.26

Potrebbero piacerti anche