Sei sulla pagina 1di 17

Storia degli Stati Uniti

Capitolo primo
Dalle origini alla dottrina Monroe
I primi ad arrivare in America furono gli spagnoli, successivamente anche i portoghesi. Sono infine
arrivarono i francesi e gli inglesi. I francesi si insediarono a partire dal fiume di San Lorenzo in
Canada e seppero costituire una rete di alleanze con le popolazioni indigene. Gli inglesi arrivarono
alla fine del 1585. Non avevano idea però dell'impero che avrebbero costruito. I nuclei originari di
insediamento britannico furono due. La colonia della Virginia (1607) che ebbe vita durissima finchè
non fu introdotta la coltivazione del tabacco. Per fondare questa nuova colonia era stata creata
una società per azioni. Successivamente i coloni decisero di formare un'assemblea della colonia
nel 1919. Il secondo nucleo di colonizzazione anglosassone si insediò più a nord nella baia di
Playmounth, in Massachusetts (1620) dove si insediarono i Pilgrim Fathers. I puritani diedero vita a
comunità solito e strutturate. Nelle colonie inglesi si riversarono ben presto disoccupati e contadine
senza terra. Esse avevano una tendenza all'autogoverno e si diedero ben presto delle istituzioni e
organi di rappresentanza. È possibile identificare alcuni fattori di fondo della colonizzazione inglese
del Nord America: l'esistenza di un vastissimo territorio che rispetto all'Europa poteva apparire
pieno di risorse pressoché illimitate, il ruolo cruciale del puritanesimo, la fortissima presenza
dell'elemento capitalistico e la propensione all'autogoverno derivanti in parte dal retaggio della
madrepatria, in parte da peculiari condizioni giuridiche.

L'America del Nord ospitava centinaia di popolazione indiane che avevano sviluppato proprie
società e culture. Si stima che vivessero nell'America del Nord circa 5 milioni di persone articolate
in tribù che parlassero tutte lingue diverse. Per tutto il seicento, il settecento e l'ottocento i rapporti
tra indiani e bianchi furono complessi. Nei primi anni di della dominazione inglese le tribù
permisero la sopravvivenza dei bianchi: essi portarono invece malattie, introdussero l'alcol e
concetti come arricchimento e sfruttamento. Nel corso del seicento una serie di guerre eliminò di
fatto gli indiani come presenza rilevante. Lo sviluppo delle colonie fu ben presto segnato dall'arrivo
degli schiavi neri, che vennero utilizzati nelle piantagioni della Virginia e nelle altre colonie del Sud.
Nel 1618 approdò il primo carico di schiavi neri a Jamestown portato da una nave olandese.

Le colonie inglesi nel nuovo mondo si moltiplicarono e svilupparono dando vita ad un complesso
MONDO COLONIALE. In esso si andò presto delineando una suddivisione territoriale tra:
• SUD: le colonie che avevano un clima caldo, coste base e sabbiose ed un territorio
pianeggiante. Le condizioni climatiche rendevano scarso l'afflusso di immigrati, così si fece
ricorso ai sevi a contratto a cui veniva pagato il biglietto per l'America per andare in quelle zone
e per la loro manodopera lì.
• NORD: con coste alte e rocciose, ricche di insenature che privilegiavano la formazione di porto.
L'economia si basava su una agricoltura basata sulle piccole-medie proprietà individuali o
familiari.
• CENTRO: una zona intermedia tra Nord e Sud.
Tutte le colonie inglesi istituirono con il tempo una forma di AUTOGOVERNO. Nella seconda metà
del 700, l’amministrazione coloniale tipo era costituita da:
- Governatore nominato a Londra + i suoi consiglieri
- Assemblee coloniali con podestà legislativa
- Organi di rappresentazione per ogni città à le decisioni venivano prese durante i town meeting a cui
partecipavano tendenzialmente tutti i maschi adulti
Il grado di autogoverno era sicuramente più alto di quello europeo; tuttavia rimaneva esclusa gran parte
della popolazione come donne, nativi, schiavi e neri. Nel settecento nelle colonie prese forma una
stratificazione sociale, nelle colonie maggiori la polarizzazione sociale sfociava a tratti in conflitti. La vita
nelle colonie era dura e pericolosa, soprattutto chi viveva nelle frontiere, in perenne pericolo. Per decenni
Francia e Inghilterra si disputarono l’egemonia sul continente. La Francia resistette a lungo ma lo scontro
decisivo con la GUERRA DEI SETTE ANNI tra 1756 e 1763 si risolse a favore dell’Inghilterra. Gli inglesi
conquistarono Quebec e il trattato di Parigi del 63 riconobbe a Londra anche il Canada e il Nord America.
La fine delle guerre Franco-Inglesi fu salutata con gioia. Solo 20 anni dopo l’entusiasmo sarebbe crollato per
una serie di eventi:
- L’indipendenza
- La trasformazione delle colonie in nazione
- La rivoluzione americana

La rottura scaturì da varie motivazioni; ma il motivo principale fu la creazione di nuove tasse da parte
dell'Inghilterra. Londra vedeva le colonie sotto un'ottica mercantilista, come luoghi dove produrre materie
prime e semilavorati per il mercato inglese. Queste norme limitavano la libertà economica delle colonie e le
obbligavano a pagare prezzi maggiorati. Quindi seguirono una serie di leggi (dal 1763):
-SUGAR ACT 1764 che impose nuovi dazi su alcune merci
- CURRENCY ACT creò nuove banconote coloniali
- STAMP ACT 1765 con cui venne imposto un bollo su una serie di documenti
Nel 1766 quest'ultima fu ritirata e giunsero nuove leggi che aumentarono nuovamente i dazi, non potendone
più di questi continui conflitti e tensione si riunì il PRIMO CONGRESSO DI PHILADELPHIA che elaborò una
protesta contro gli INTOLERABLE ACTS secondo il principio di NO TAXATION WITHOUT
RAPRESENTATION. NEL 1776 venne pubblicato il COMMON SENSE, deciso a dichiarare l'indipendenza
delle colonie. Molti leader temevano che la richiesta dell'indipendenza aprisse la strada a rivendicazioni, il
congresso decise però di dichiararla il 4 luglio 1776 lo stesso. La carta di indipendenza venne poi stilata da
Jefferson. Gli inglesi reagirono, ma la vicenda si concluse nel 1783 con il Trattato di Parigi che pose fine alla
guerra e venne proclamata finalmente l'indipendenza delle colonie. Nonostante la libertà, la maggioranza dei
leader non era favorevole alla liberazione degli schiavi. Libertà dunque intesa dopo la rivoluzione, voleva
dire diritto di non essere arrestati ingiustamente, o controllati, di potersi spostare e scegliere un’occupazione.
Ma libertà voleva dire sopratutti rifiuto di speculazioni e opposizione all’intervento dello Stato nell’economia.
In questo periodo di turbolenza e venne emanata la prima Costituzione della storia degli Stati Uniti nel 1787.
Dopo la rivoluzione le ex colonie si trovarono in situazioni precarie perché nelle zone di frontiera gli indiani
erano diventati ostili. Questi avevano già intuito durante la rivoluzione che la vittoria dei ribelli avrebbe
comportato una nuova spinta verso i loro territori. Nel 1763, il capo PONTIAC, promosse una vasta alleanza
di tribù indiane contro i bianchi. Fu repressa nel giro di pochi mesi. Nel 1787 prese corpo il progetto di
rivisitazione degli articoli della Confederazione. Dopo mesi di discussione venne approvata una Costituzione
totalmente nuova. Gli Stati Uniti disposero per la prima volta di una suddivisione dei poteri:
- Legislativo per cui venne istituito un parlamento bicamerale (IL CONGRESSO) formato da Camera dei
rappresentanti e Senato a cui spettava il compito di formulazione e approvazione delle leggi.
- Esecutivo che fu affidato ad un presidente con mandato quadriennale. L’elezione del presidente non era
diretta ma i cittadini dovevano (devono ancora oggi) eleggere i grandi elettori che eleggono il presidente.
Ogni stato possiede un numero di voti elettorali per designare il presidente. Se il candidato prevale in uno
Stato si aggiudica tutti i voti dello Stato.
- Giudiziario che spetta ad una corte suprema federale che sancisce la costituzionalità delle leggi statali e
federali.
Si creò così il primo Stato federale in senso moderno. Gli americani si dedicarono con il tuo siamo a
costituire la nuova nazione. Gli americani si dedicarono con entusiasmo a costituire la nuova nazione. Tra il
1770-80 i cittadini erano pronti a compiere un esperimento politico senza precedenti: costruzione di uno
stato basato sulla sovranità popolare, autogoverno, libertà. Si sviluppò anche una nuova corsa verso l’ovest
nelle valli dell’OHIO e del MISSISSIPI gli indiani riuscirono a resistere con notevole successo dando vita a
confederazioni e alleanze ma il nuovo governo stipulò dei trattati che espropriarono enormi quantità di terre.
Tra il 1784-87 venne emessa L’ORDINANZA DEL NORD-OVEST che regolamentava la colonizzazione dei
territori degli Appalachi. Controversa fu la questione sulla schiavitù. Migliaia di schiavi combatterono durante
la guerra di indipendenza su entrambi i fronti e non ottennero gratificazioni fino ad allora. Molti stati del nord
presero dunque la decisione di abolire la schiavitù e tra il 1777-99 spinsero tutti gli stati della Nuova
Inghilterra e del Centro a farlo. Nel sud invece dove la schiavitù era maggiore ci furono discussioni intense e
cominciarono invece a svilupparsi teorie razziste.
Successivamente la costituzione lasciò aperti grandi problemi di interpretazione e si definirono due linee
contrapposte sostenute da:
- Tomas JEFFERSON, esponente dell’aristocrazia del sud, proprietario di piantagioni e schiavi. Esaltatore
della libertà e dell’autogoverno dei cittadini, aspirava a fare degli stati uniti una Virginia allargata; un paese
vasto e armonioso, abitato da piccoli e medi proprietari terrieri devoti alla Repubblica. L’unione doveva
rimanere un organismo scarsamente centralizzato e gli stati dovevano mantenere l’autonomia. Era ostile
all’industrializzazione, e puntava a far rimanere l’America una nazione agricola. Inoltre avanzò ipotesi
sull’inferiorità dei neri.
- A. HAMILTON avvocato di successo a New York. La sua visione del mondo era aristocratica che
proponeva dazi protezionistici e sovvenzioni per lo sviluppo industriale e tecnologico. Il governo Washington
secondo lui, doveva essere centralizzato e forte.Quanto alle finanze Hamilton voleva renderle solide e fece
approvare un dazio del 5% sulle importazioni. Nel 1791 vennero approvati gi primi 10 emendamenti della
costituzione; i BILL OF RIGHT che garantivano una serie di diritti individuale.

Successivamente i jeffersoniani presero a chiamarsi REPUBBLICANI e nel 1800 Jefferson vinse le elezioni
presidenziali e nel 1804 venne nuovamente rieletto. Il bilancio venne ridimensionato e nel 1803 acquisto la
Louisiana. Riuscì a raddoppiare la superficie del paese. Quanto alle esportazioni, si riaccesero i conflitti con
la Francia e l’Inghilterra. L’autorità federale tuttavia, conobbe degli sviluppi sotto il profilo giudiziario grazie a
JOHN MARSHALL. Pur essendo virginiano era un federalista che una volta eletto presidente della Corte
seppe trasformare questo organo da istituzione solo vagamente definita nel perno del potere. Con il suo
lavoro riuscì ad affermare il diritto-dovere per la corte di stabilire la costituzionalità delle leggi.

Capitolo secondo
Dall'ascesa dell'Ovest alla guerra civile
Nei decenni tra la fine della guerra con l'Inghilterra e il 1860 gli Stati Uniti conobbero uno sviluppo
demografico, territoriale economico esclusivo. Tra il 1800 e il 1860, 17 nuovi Stati vennero ammessi
all'unione. A sostenere lo sviluppo americano furono una serie di fattori e processi tra loro intrecciati:
A. Si verificò una vera e propria rivoluzione dei trasporti. Nel 1825 fu aperto il Canale dell'Erie, che
congiungeva i Grandi Laghi con New York e l'Atlantico.
B. L'introduzione dei BATTELLI A VAPORE e dell'ELICA (negli anni '30)
C. La FERROVIA
D. L'INVENZIONE del TELEGRAFO di Samuel Morse.
E. La messa a coltura di nuove terre e la meccanizzazione del settore agricolo.

Una parte rilevante delle famiglie locali americani continuano a produrre per la propria sussistenza, ma una
quota sempre maggiore che la produzione fu destinata al mercato interno. L'industrializzazione comunque
trasformò in profondità gli assetti economici-sociali e culturali. Nel 1860 il settore manifatturiero costituiva un
terzo del prodotto interno lordo. Il governo federale diede contributi importantissimi. L'unione fu
estremamente generosa nella concessione delle nuove terre. I soldati federali furono poi in prima fila nel
combattere gli indiani. Nel 1830 il congresso votò l'India Removal Act, che stanziava 500.000 dollari per
"risarcire" le tribù indiane che sarebbero state deportate aldilà del Mississippi. La politica protezionista
federale costituì un indispensabile presupposto per la crescita dell'industria nazionale. L'immigrazione diede
alla società americana il suo specialissimo carattere multietnico. Nell'immaginario collettivo, l'Ovest è la
quinta essenza dell'America. In realtà questo è un mito. La realtà fu molto più complessa e contraddittoria
del mito. Nella pubblicistica dell'epoca si affermò il termine di frontiera per indicare la zona più avanzata
degli insediamenti bianchi, quella dove la civiltà era attestata. In realtà non ci fu mai una frontiera unica. La
vita dei coloni, inoltre, non fu affatto quel trionfo rapido e metto sulla natura. Nel mito dell'Ovest il successo o
l'insuccesso dipendevano dall'iniziativa personale e dalla disponibilità di nuove terre. Presentarlo come terra
aperta e se mi disabitata serviva a rimuovere l'immagine e la consapevolezza dello sterminio degli indiani.
Ora passiamo alla questione del Messico. Le origini di tale conflitto stavano nella questione del Texas (Dove
erano affluiti numerosi coloni americani). In seguito a contrasti con il nuovo potere di Città del Messico, i
coloni americani proclamarono l'indipendenza del Texas. Dopo breve tempo tanto negli Stati Uniti quanto nel
Texas crebbero le pressioni per un'annessione all'Unione, che venne proclamata nel 1845, ma questo
evento, unito a una serie di ulteriori provocazioni, porto l'anno successivo allo scontro con il Messico. Nel
trattato di Guadalupe Hidalgo nel 1848 il Messico fu costretto a cedere a Washington circa la metà del suo
territorio, corrispondente agli attuali New Mexico, Nevada e California. Attorno al 1850 l'estensione del
territorio nazionale verso Ovest aveva raggiunto così il suo limite continentale: le coste del Pacifico. Le tribù
furono solo spinte aldilà del Mississippi, nelle lande secondo gli americani in adatte all'agricoltura. I
movimenti delle popolazioni indiane provocarono inevitabilmente scontri interni. Nel 1849 venne scoperto
l'oro in California. In pochi mesi decine di migliaia di nuovi immigrati in cerca di fortuna si riversarono verso la
costa del Pacifico. Nel 1850 quella che un tempo era la sonnacchiosa California spagnola ospitava ormai
una numerosa e turbolenta popolazione. La stessa colonizzazione del nuove terre divento materia di scontro
politico radicale. Il dilemma era se espandere o meno la schiavitù nei nuovi stati.

Quando nel 1793 Ely Whitney inventò la Cotton Gin, che consentiva di separare i filamenti del fiore del
cotone dai semi in modo veloce ed efficiente gli schiavi tornarono a essere essenziali per produrre l'oro
bianco e anche se nel 1808 una legge proibì la tratta, nel 1860, alla vigilia della guerra civile americana, su
circa 9 milioni di abitanti degli Stati del Sud, circa 3,5 milioni erano schiavi. Ma tra Nord e Sud c'erano anche
altre questioni di attrito. Il Sud era contrario al protezionismo, che serviva a proteggere le industrie del Nord,
ma quest'ultimo costringeva il Sud ad acquistare i loro prodotti a prezzi più alti di quelli che avrebbe trovato
sul mercato internazionale. Inoltre c'è da considerare che il leader del Sud erano ostili a un governo federale
forte. Le nuove strade e ferrovie costruite con il sostegno federale penalizzavano il Sud. L'élite sudista finì
col vedere il Nord come un mondo di bottegai, di persone meschine e avide. Per contrario, il Nord, prese a
vedere il Sud sempre più come terra dove un manipolo di aristocratici dominava una società amorfa e
passiva, composta da individui considerati inferiori come gli schiavi, una riedizione dell'Europa. Il conflitto
sulla schiavitù divenne il tema dominante della vita politica del paese per tutta la prima metà dell'ottocento.
Decisiva fu la questione dell'estensione della schiavitù delle nuove terre dell'Ovest. Nel 1819 il deputato dello
Stato di New York James Tallmadge presentò un progetto di legge federale per ammettere il Missouri
nell'Unione solo a patto che abolisse gradualmente la schiavitù. Lo stallo fu superato da un compromesso,
definito appunto "Compromesso del Missouri", con esso il Missouri fu ammesso come Stato che consentiva
la schiavitù, ma al tempo stesso venne ammesso come nuovo Stato anche il Maine, separato dal
Massachusetts. Inoltre il compromesso stabilì che da quel momento la schiavitù non sarebbe stata
consentita al di sopra del parallelo 36* e 30.

La schiavitù fu fin dall'origine degli Stati Uniti la grande macchia vergognosa del paese. La vita degli schiavi
poteva variare da caso a caso. Gli schiavi erano considerati e trattati come oggetti di proprietà. Normalmente
lo schiavo riceveva abbastanza cibo, un alloggio e vestiti, ma resistenza che conduceva era comunque
estremamente misera. La storiografia del passato ha spesso dipinto gli schiavi come vittime passive della
brutalità bianca, ma studi più recenti hanno posto in evidenza che gli schiavi si sforzarono costantemente di
resistere. Innanzitutto, essi seppero creare e tenere viva una propria cultura. Andrew Jackson divenne
presidente nel 1829 e fu il simbolo di una società molto rinnovata, il periodo degli anni Trenta dell'Ottocento
viene indicato come età jacksoniana. Era stato eletto come candidato del partito scaturito dalla schieramento
jeffersoniank-repubblicano. Tramontata l'epoca della politica come ambito riservato alle élite, esso aveva
assunto la nuova denominazione di Partito democratico. A contendergli la leadership del paese si sviluppò
un nuovo partito che raccolse in parte l'eredità dello schieramento federalista-hamiltoniano. Accusando
Jackson e i democratici di costituire una nuova "corte" oppressiva per il paese, i suoi esponenti scelsero
l'antico nome dell'opposizione inglese: Partito Whig. Sia radicali sia Whig erano decisamente a favore dello
sviluppo capitalistico ma volevano raggiungerlo in diversa maniera. La presidenza di Jackson corrispose
pertanto a un'evoluzione della politica americana verso la partecipazione popolare di massa. Un'altra novità
del periodo jacksoniano fu l'affermazione, quasi l'istituzionalizzazione del cosiddetto "sistema delle spoglie",
ovvero della pratica di affidare a uomini del proprio partito le cariche pubbliche di più vario genere e livello.
L'età jacksoniana fu anche quella in cui il conflitto Nord-Sud cominciò a precipitare verso lo scontro aperto.
Pur appartenendo al Partito democratico, Jackson era fortemente nazionalista, e non esitò a sostenere con
vigore l'autorità federale quando essa venne sfidata dal South Caroline. Il conflitto nacque sulla delicata
questione delle tariffe doganali. Per Jackson però costituiva un affronto così il presidente reagì ordinando la
predisposizione di un'azione militare per riportare all'obbedienza il South Caroline. Gli immigrati diedero un
contributo essenziale allo sviluppo dell'America nonostante le condizioni disumane in cui vertevano molti di
loro. L'America continua a rappresentare la speranza di una vita migliore. Per gran parte dell'ottocento il
cuore della vita spirituale americana continua ad essere costituite dalla religione. Accanto alla Chiesa
anglicana, e a quella presbiteriana, crescente importanza assunse la Chiesa battista che ebbe, tra tutte,
maggior carattere democratico che comprendeva anche rami destinati alla gente di colore. Tutte, comunque,
rivestivano non solo un ruolo religioso, ma anche un ruolo culturale ed educativo. Proprio in quest'ambito
ebbe modo di crescere l'attività pubblica delle donne. Passi avanti furono fatti sul piano giuridico, mediante
l'introduzione alcuni Stati, a partire dagli anni '30, di nuovo diritto civile che data la possibilità di possedere
proprietà in maniera autonoma. Molte figlie di contadini della Nuova Inghilterra entrarono in fabbrica; donne
immigrate trovarono posti da cameriere o lavandaie. Altra questione era il consumo di alcolici, un aspetto
rilevante dei modi di vita della società preindustriale, però esso generava anche molti casi di alcolismo, che
spesso portavano all'abbrutimento personale ed a violenze domestiche. Negli Stati Uniti si diffuse così un
potente movimento che riuscì a far abolire il consumo di alcolici in parecchi Stati. Dal Massachusetts si
diffuse la spinta alla fondazione di scuole pubbliche capaci di assicurare a tutti i cittadini un'educazione di
base. Ma il tema che ben presto soverchiò ogni altro fu quello della lotta alla schiavitù. Già nel 1816 era nata
la American Colonization Society, che si proponeva di risolvere gradualmente il problema degli schiavi,
organizzando la loro graduale deportazione in Africa. Ma questo approccio si rivelò subito inefficace. A
questo punto prese piede dunque negli anni Trenta la corrente dell'immediatismo, che chiedeva
l'immediata abolizione della schiavitù senza risarcimento per i proprietari. L'abolizionismo suscitò forte
opposizione al Sud. Ma anche al Nord, e soprattutto il Medio Ovest, dove l'avversione per il Sud non
impediva di essere al tempo stesso fortemente razzisti, gli abolizionisti furono spesso attaccati da folle
inferocite. A fornire contributi rilevanti alla campagna contro la schiavitù furono gli stessi neri, e in particolare
gli ex schiavi. Il documento più celebre americano del movimento dell'Ottocento è la Declaration of
Sentiments pubblicata nel 1848 al termine di una convention a cui parteciparono 300 donne. La
Declaration riprende il testo della Dichiarazione d'Indipendenza, e ne riformula la frase chiave in: "tutti gli
uomini e le donne sono creati uguali". A partire soprattutto dagli anni '20 le proteste dei lavoratori si
moltiplicarono. Una rivendicazione comune divenne la riduzione dell'orario di lavoro da 12 a 10 ore. A partire
dal 1828, nacquero in molte località dei Partiti lavoratori, che per quanto effimeri testimoniavano un disagio
sociale crescente. Solo negli anni '40 e '50, dell'Ottocento, le rivendicazioni assunsero carattere più
marcatamente sindacale. Inoltre in questi anni lo sviluppo dell'economia americana conobbe una decisa
accelerazione; le dinamiche che portavano a far confliggere gli interessi di Sud e Nord si accentuarono.
Nelle classi dirigenti e intellettuali meridionali si consolidò la convinzione che il Nord stesse trattando il Sud
come una colonia. Questo complesso di accerchiamento risultava aggravato dalle ripercussioni
dell'abolizionismo. Lo scontro politico che si radicalizzò nuovamente sulla questione della schiavitù.
L'abolizione della schiavitù non ebbe mai reali possibilità di essere approvata dal Congresso. Tuttavia era
una questione che non poteva essere elusa. I rappresentanti del Sud sostenevano che i cittadini dei loro
Stati avevano pieno diritto di andare a insediarsi nei nuovi territori da colonizzare, portando con sé i propri
schiavi. Al contrario, i rappresentanti del Nord sostenevano che la schiavitù dovesse essere piegata. E poi la
California già dal 1850 chiedeva di essere ammessa come nuovo Stato e dividerla in una parte
settentrionale non schiavista e una meridionale schiavista era ovviamente assurdo. Così con la "Wilmot
Proviso" si decise di abolire la schiavitù e questo suscitò le reazioni infuriate dei sudisti, mentre diventò una
bandiera per i coloni. Per rappresentare questo gruppo sociale, nacque nel 1848 un nuovo partito, il Free
Soil Party. Tale aggregazione nel 1854 si trasformò nel Partito Repubblicano che ancora oggi costituisce
negli Stati Uniti l'avversario del Partito democratico. Il nuovo partito si caratterizzò subito per una
connotazione prevalentemente nordista. Per i sudisti, i territori erano un demanio comune degli Stati, il
governo federale non aveva alcuna facoltà di vietare o consentire al loro interno la schiavitù. La WILMOT
PROVISO implicava che una tale autorità esistesse. Nel tentativo di evitare lo scontro, Stephen Douglas,
propose e sostenne la dottrina della volontà popolare. Questa soluzione evidentemente non faceva che
rimandare il problema. In questo clima si andò alle elezioni che vennero vinte dal Partito Repubblicano, così
divenne presidente Abraham Lincoln. Egli al potere promosse una politica universalmente favorevole al
Nord. Abraham Lincoln era salito a prominenza nazionale negli anni '50 confrontandosi con Douglas, egli
non era un antischiavista radicale. Considerava la schiavitù un male, e riteneva che il paese avrebbe dovuto
affrontarla come questione nazionale. Tuttavia aveva un approccio estremamente pragmatico: "Per salvare
l'Unione sono disposto a liberare tutti gli schiavi, oppure a nome liberarli, oppure a liberarne alcuni e non
altri", disse. Nell'opinione di Lincoln riportare il Sud sotto l'autorità federale era necessario per dimostrare
che una Repubblica poteva superare le crisi interne più gravi. Lo Stato secessionista mancò di raccogliere le
occasioni di conciliazione, e dopo un periodo di trattative, nell'aprile del 186, le truppe statali aprirono il fuoco
sulla guarnigione federale che presidiava Fort Sumter. Lo scoppio delle ostilità costrinse altri Stati a
schierarsi. Gli Stati secessionisti diedero vita agli Stati Confederati d'America (guidati da Jefferson
Davis), adottando una costituzione di stampo confederale, che lasciava ai singoli componenti ampia
autonomia. Le speranze del Sud di vedere riconosciuta la propria indipendenza apparvero scarse fin
dall'inizio. Eppure il Sud resistette per quattro anni. Nell'ostilità vennero sperimentate tecniche di guerra che
sarebbero ricomparse nella prima guerra mondiale. La Confederazione si avvalse del genio militare di
Robert E. Lee. Il Nord trovo solo dopo alcuni anni generali validi in William Sherman e Ulysses Grant. Fu
l'alba di una nuova era militare. Il Nord alla fine prevalse. Nell'esercito nordista combatterono con valore
anche quasi 200.000 soldati di colore. I soldati neri combatterono con valore, guadagnandosi sul campo
rispetto e ammirazione. Sebbene scoppiata in larga misura in seguito a contrasti sulla schiavitù, la guerra
civile fu combattuta essenzialmente per sottomettere il Sud. L'abolizione delle istituzioni peculiari fu
raggiunto soltanto a seguito dell'esasperarsi del conflitto. Il primo gennaio del 1863 il presidente emanò il
proclama di emancipazione e dichiarò liberi gli schiavi di quei ribelli sudisti che non avessero
immediatamente deposto le armi. Nell'aprile del 1865 il generale Lee si arrese a Grant presso il villaggio di
Appomatox e la Confederazione cessò di esistere.
3. DALLA RICOSTRUZIONE ALLA GRANDE DEPRESSIONE
La guerra civile americana pose fine alle controversie sull’Unione. Da allora in avanti la struttura politica del
paese si sarebbe andata sviluppando tra resistenze e contraddizioni. Il conflitto rilegò inoltre il sud in una
posizione di subordinazione economica e territoriale. La civil war soprattutto, segnò la fine della schiavitù
nel lungo periodo, mentre nel breve sembrò altamente deludente. La fase vissuta dal sud 12 anni dopo la
fine del conflitto viene indicata dagli storici come la “ricostruzione”. L’abolizione della schiavitù fu accolta con
entusiasmo dagli schiavi anche se il riconoscimento non voleva certo dire che avrebbero potuto vivere una
vita davvero autonoma e libera.
Il presidente Lincoln fu assassinato poco dopo la fine delle ostilità da un fanatico Andrew Johnson, ex
democratico di origine sudista. Johnson promosse leggi che consentirono il ritorno al vertice delle èlite
bianche. Questo esasperò l’ala radicale del partito repubblicano profondamente ostile all’aristocrazia sudista
e desiderosi ad assicurare al loro partito una indiscussa supremazia.
I repubblicani radicali proposero un progetto alterativo di ricostruzione degli stati meridionali. Nacque un duro
scontro politico che portò all’IMPEACHMENT di Johnson. I i bianchi del sud fecero di tutto per recuperare il
controllo. Ben presto però in molti stati iniziarono le violenze nei confronti dei neri e sorse il Ku Klux Klan,
un’organizzazione segreta che facendo appello ai principi di un cristianesimo fondamentalista si rese
protagonista di un’ondata di pestaggi, incendi e uccisioni. Le violenze allontanarono i neri dalle urne.
Il DISENFRANCHISEMENT (negazione del diritto di voto) dei neri fu favorito per la negligenza di
Washington. Per il sud fu facile escludere i neri dalle urne con una serie di Black codes che circoscrivevano
la libertà degli ex schiavi imponendo severe sanzioni ad es. contro il vagabondaggio.
Il governo inoltre non promosse alcuna ridistribuzione delle terre come era previsto né si preoccupò di fornire
agli schiavi strumenti per avviare le attività economiche indipendenti. I neri che non emigrarono furono
nuovamente costretti a lavorare accettando condizioni sfavorevoli, ridotti a uno stato di dipendenza e
indebitati. La Civil war era stata lo scontro tra due diversi blocchi politico-economici; una volta che il nord
aveva prevalso imponendo la fine della schiavitù, la questione della sorte dei neri scomparve dall’orizzonte
politico.
Tra il 69 e il 77 la presidenza fu ricoperta da Ulysses Grant mentre le elezioni del 76 si risolsero con un
pareggio tra Tilden e Hayes (repubblicano) nel congresso per la scelta del vincitore, i sudisti finirono con
accettare che Hayes diventasse presidente. Dal '77 le truppe federali vennero ritirate dal sud e gli stati
meridionali vennero lasciati a una sorta di HOME RULE. Dopo l’abolizione della schiavitù fu necessario
elaborare una nuova strategia che separasse gli spazi dei neri da quelli dei bianchi soprattutto a partire dagli
anni '80 le leggi approvavano l’istituzione di scuole, locali pubblici, mezzi di trasporto separati. La
separazione non equivaleva a discriminazione secondo la corte suprema. In realtà tutte le istituzioni
destinate ai neri furono sempre lasciati in condizioni peggiori rispetto quelle dei bianchi.
Questo regime di apartheid sudista venne chiamato il JIM CROW SYSTEM, frutto di scelte politiche tra le
diverse alternative possibili. L’espressione più orribile del razzismo erano i linciaggi nel sud, di folle bianche
che uccidevano barbaramente i neri ritenuti colpevoli di reati. Tra il 1889 e il 1909 le vittime furono 1700. Ma
la cosa peggiore è che i cadaveri venivano esposti a lungo, fotografati e diffuse le loro immagini come
sistema intimidatorio. Nel sud si moltiplicavano anche i Poor Whites, braccianti e affittuari agricoli che
vivevano in condizioni di indigenza. Il razzismo fu anche un modo per tenere sotto controllo il loro
malcontento.
LA CONQUISTA DEL FAR WEST
La fine della guerra civile innescò un’ondata di colonizzazione verso ovest, il “Far West”, in meno di
trent’anni tutto lo spazio disponibile venne esaurito costringendo l’ufficio del censimento a dichiarare chiuse
le frontiere. L’espansione si tradusse nella creazione di nuove aree coltivate e lo sfruttamento delle risorse
forestali e minerarie. Lo sviluppo delle ferrovie influì perché rese accessibili zone fin’ora remote. Molte linee
coast to coast saldarono il territorio diventando una rete di trasporti nazionale. La messa a coltura del
Deserto Americano fu messa appunto con tecniche di Dry Farming. In pochi anni l’agricoltura meccanizzata
dell’ovest fece compiere un balzo in avanti alla produzione nazionale. La conquista del Far West è associata
nell’immaginario alla figura del Cow Boy, salariati con paghe basse e un condizioni dure. Il loro compito era
accompagnare le mandrie dai pascoli alle ferrovie.
Insomma la frontiera non fu mai una linea di demarcazione omogenea ma piuttosto un area di contatto in cui
immigrati appartenenti a varie ondate entravano in relazioni giuridiche con abitanti preesistenti. Ancora c’è
uno scontro tra due diverse concezioni del mondo: gli indiani con un approccio alla vita che puntava
sull’equilibrio con la natura e l’armonia; dall’altra i bianchi con una visione della terra come serbatoio di
risorse da sfruttare. Questa fase fu chiamata INDIAN WARS. Nel 1876 un gruppo di guerrieri guidati da Toro
Seduto e Cavallo Pazzo riportarono la più grande vittoria indiana annientando il reggimento di Custer. Ma le
truppe federali intrapresero una serie di durissime campagne con incursioni invernali, distruzioni
sistematiche di villaggi e riserve di cibo. Il massacro più famoso fu quello di Wounded Knee nel 1890 dove
vennero uccise 300 persone comprese donne e bambini. A ciò va aggiunta la distruzione dell’ambiente di
vita dei nativi. Fu avviata anche una campagna per lo sterminio del bisonte. Inoltre gli indiani erano attaccati
dall’alcool e dalle malattie e privati delle loro basi di sostentamento. Venne sfiorata l’idea di uno sterminio
sistematico ma vennero anche elaborati nuovi metodi per confinare e controllare le popolazioni superstiti.
Nacquero così le riserve dove gli indiani venivano rinchiusi e ridotti attraverso nuovi trattati. La politica
terminò con i DAWES ACT del 1887, che imponeva agli indiani una pratica agricola individuale e trasformava
gli indiani in farmers americani. Dopo la guerra civile, gli Stati Uniti conobbero una fase di crescita
demografica ed economica. L’Ovest venne definitivamente conquistato. Questa nuova fase fu legata allo
sviluppo della seconda rivoluzione industriale e all’industrializzazione massiccia del paese. L’industria
crebbe enormemente perché più della metà degli americani lavorava in questo settore. Nelle fabbriche
vennero introdotti nuovi metodi di lavoro che culminarono nell’adozione della CATENA DI MONTAGGIO,
superando la gran Bretagna che era la prima potenza del mondo. L’ultimo 30ennio del secolo è chiamato
ETA’ DORATA, perchè alla rivoluzione industriale si affiancò quella dei trasporti e delle comunicazione. La
rete ferroviaria aumentò, venne inoltre messo a punto il telefono e dai primi del 900 l’automobile. Lo sviluppo
economico diede vita a fortune personali. Ancora una volta però non mancarono i risvolti oscuri; il governo
federale continuò ad assicurare un rigido protezionismo doganale sotto la spinta delle lobbies industriali
nuovi dazi vennero approvati nel 1865 ed elevati nel '90 con la McKinley Tariff e successivamente nel '97
con la Dingley Tariff. Il capitalismo si dispiego in modo più incontrollato ed estremo che in Europa. Vennero
sfruttate le risorse forestali e minerarie che devastarono il territorio. La seconda rivoluzione industriale portò
trasformazioni profonde nella società. Il fenomeno più decisivo fu l’urbanizzazione . Tra 800-900 si verificò
un radicale spostamento dalle campagne alle città tanto che nel 1920 il 51% della popolazione vive ormai in
centri abitati. Le città si moltiplicarono e ingrandirono e trasformarono. I nuovi mezzi di trasporto
consentirono una maggiore estensione. Si creano molti grattacieli a partire da Chicago e l’elettricità diventa il
simbolo della potenza. La diffusione delle metropolitane consentì la nascita dei Suborbs, i quartieri di
periferia dove confluì la classe media. Questo benessere tuttavia non interessò tutta la popolazione in
eguale misura. La condizione femminile subì importanti trasformazioni. Industria e servizi offrono alle donne
opportunità di lavoro prima inesistenti. Le lavoratrici delle fabbriche diedero però vita a moltissime proteste
per le loro condizioni. Molte donne iniziarono a battersi per ottenere il diritto all’istruzione superiore e nelle
grandi città si crearono circoli e locali, spazi per sole donne.
IMMIGRAZIONE
Fin dalle origini gli stati Uniti furono il paese dove rinascere e emigrare. All’inizio del '900 ricevettero un
nuovo afflusso di arrivi, il più massiccio della storia. 26 milioni di nuovi immigrati dal 1865 al 1915 ! seconda
immigrazione o nuova immigrazione con caratteri diversi dalla prima. Mentre prima gli immigrati giungevano
dall’Europa del nord, questi nuovi attivi provenivano dai paesi dell’est: italiani, slavi, austro-ungheresi, russi,
spagnoli, portoghesi e francese, che si andarono a stanziare nell’Ovest.
Questa nuova immigrazione fu vista con timore dagli americani i nuovi venuti erano per la maggioranza
cattolici che non parlavano inglese e spesso erano poco istruiti. Andarono per occupare i livelli più bassi del
lavoro, nelle fabbriche e nelle mire. Le donne lavoravano o come cuoche o come lavandaie. Gran parte degli
immigrati si insediò nelle città dando vita a nuovi quartieri etnici. Nei paesi europei le compagnie di
navigazione dipingevano l’America come il land of opportunity; in realtà molte lettere scritte dagli immigrati
rivelava solo delusioni e fallimento. Molti fecero ritorno. Normalmente chi partiva non apparteneva ai ranghi
più poveri della società perché avevano bisogno di un capitale minimo per pagarsi il viaggio. Gli emigranti
seguirono linee di parentela o di appartenenza geografica. Al suo arrivo l’immigrato trovava un intermediario
che gli procurava alloggio e lavoro e lo presentava ad altre persone e lo introduceva nella comunità. Negli
ultimi anni dell’800 si moltiplicarono gli sforzi per Americanizzare i nuovi immigrati. Vennero utilizzati i mezzi
più diversi (corsi e conferenze, propaganda, pubblicità, spettacoli). Fu lo spettacolo Melting Pot del 1909
l’immagine-simbolo della società americana. Il film dipingeva l’ideale società americana omogenea senza
differenziazioni etniche. Ma le cose però andarono diversamente. Con il tempo i gruppi etnici si inserirono
nella struttura sociale ed economica ma non si formò una figura di americano tout court. Un dato comunque
certo è che gli immigrati arricchirono enormemente la società americana.
LA WORKING CLASS AMERICANA
Lo sviluppo dell’industria americana tra 800-900 si basò sul duro lavoro di masse di uomini e donne, etnie e
nazionalità diverse. A causa dell’eterogeneità non fu facile formare un fronte comune. Alla fine dell’800 si
creano i primi metodi produttivi meccanizzati e standardizzati. In numerose inchieste dell’epoca gli operai
lamentavano lo strapotere dei nuovi macchinari e la consapevolezza che le loro mansioni stavano
diventando sempre più semplici e ripetitive e stavano perdendo la loro specificità. Si verificò quindi il
passaggio alla catena di montaggio, che fu graduale e non semplice. La produzione tendeva a essere
articolata per gruppi di operai con mansioni diverse. I sovrintendenti stabilivano i ritmi produttivi e le
retribuzioni. Questa articolazione interna dava luogo alle Trade Unions con forte spirito corporativo e potere
contrattuale. La produzione andò orientandosi verso modelli più standardizzate macchine sempre più
evolute. All’interno dell’industria si delineò una distinzione tra:
- Skilled labour
- Unskilled labour
A ricoprire i lavori più duri erano gli immigrati. I lavoratori etnici subivano spesso la discriminazione. Ancora
più dura quella dei lavoranti neri. Si crearono lotte sindacali contro questo contesto. Gli operai ricevevano
paghe bassissime e venivano licenziati in tronco non appena la produzione diminuiva; lavoravano in
ambienti pericolosi e malsani con orari lunghissimi, senza ferie, un solo giorno di riposo settimanale e senza
assicurazioni e pensioni. Gli incidenti mortali erano frequenti. Nelle fabbriche era altrettanto frequente
l’impiego di bambini e donne sottopagati. A rappresentanza dei lavoratori sorsero diverse organizzazioni
come la NATIONAL LABOUR UNION creata nel 66 ma distrutta negli anni 70. Maggiore incidenza il KNIGHT
OF LABOUR nata come associazione segreta che dal 79 divenne pubblica. Elaborò un programma
ambizioso e contraddittorio che professava il superamento del sistema a salario mediante la creazione di un
sistema cooperativo dove i lavoratori fossero anche possessori di mezzi di produzione. Negli anni 90
l’organizzazione subì la concorrenza di gruppi più omogenei e compatti come l’American Federation of
Labour. Nata nel 1886, la AFL era una federazione di trade unions che raccoglievano diverse categorie di
skilled Workers (ma era chiusa a immigrati neri e donne). Conduceva azioni anche violente pur di ottenere
risultati determinanti come:
- Aumenti di salario
- Migliori condizioni di lavoro
- Tutela dei licenziamenti
Con il tempo impose in molte fabbriche il CLOSED SHOP ovvero l’obbligo per i lavoratori di essere iscritti al
sindacato. Milioni di lavoratori rimasero senza tutela specie nell’Ovest. Nel 1905 nasce un’altra
organizzazione, quella dei WOBBLIES che aspiravano a organizzare i lavoratori unskilled di tutte le
nazionalità sulla base di idee analoghe al sindacalismo europeo. L’obbiettivo ultimo era il rovesciamento del
sistema capitalistico con una lotta dura basata sul violenza e sabotaggio.
L’ERA DEI PARTITI POPOLARI
L’ultimo ventennio dell’Ottocento è stato definito l’era della politica popolare perché i cittadini mai prima di
allora avevano partecipato alla vita politica del paese. L’appartenenza politica continuò ad essere una
questione fortemente intrecciata all’identità etnica e sociale.
- Il partito Democratico continuò a porsi su posizioni jeffersoniane, contrario alla centralizzazione del
sistema federali e favorevole alla tutela dei diritti degli stati, portatore difensore della gente comune
dallo strapotere dei ricchi. Il partito democratico aveva una base eterogenea, appoggiato dai bianchi
del sud, masse di immigrati e cattolici e contadini dell’Ovest
- Il partito Repubblicano continuò a favorire il protezionismo doganale e a presentarsi come il partito
che aveva salvato la nazione durante la guerra civile. Per questo partito votava la massa unionista
assieme alle loro famiglie.
Durante gli anni 80-90 i due partiti rimasero in equilibrio.
Tra la fine dell’800 e l’inizio del 900 questo sistema venne sottoposte a una serie di riforme:
il Populismo! la rivolta populista trasse origine dallo sviluppo economico nell’età dorata. Fu accompagnato
sul piano finanziario da una deflazione che danneggiò gli abitanti nelle campagne. I prezzi delle derrate
calarono e crebbe l’offerta; ma la politica monetaria seguita dal governo federale aggravò la situazione.
Favoriva i grandi gruppi finanziari e logorava sulle campagne dove i farmers si indebitavano fino al collo per
acquistare le fattorie. I farmers, di fronte ad una situazione insostenibile cominciarono a chiedere a
Washington di coniare l’argento che avrebbe fatto aumentare il denaro e avrebbe fatto risalire i prezzi. Così
sorsero delle organizzazioni di coltivatori, tra le più importanti la GRANGES che emanò la Grander Laws che
poneva limiti alle tariffe di immagazzinamento e trasporto delle derrate. Si diffusero poi Farmers’ Alliances. I
loro leader erano anche donne che esortavano i contadini a recuperare il controllo delle proprie vite e la
dignità. Nel 1892 il Partito Populista ottenne 8% dei suffragi. Alle elezioni successive decise di allearsi con i
democratici appoggiando l’elezione di WLLIAM J. BRYAN. Ottenne la candidatura con un discorso che
accusò la grande finanza che voleva crocifiggere l’umanità. Il populismo fu sconfitto però dall’incapacità di
trovare le alleanze necessarie. Con il declino del populismo si esaurì la protesta agraria che aveva
minacciato gli equilibri del paese.
L’ERA PROGRESSISTA
Lo sviluppo dell’ultimo 800 aveva creato contraddizioni che andavano al di la della crisi delle campagne. Le
grandi società di affari dominavano l’economia e ridicolizzavano il sogno dell’individualismo economico.
Le masse popolari vivevano nel degrado e nello sfruttamenti. Per fronteggiare i problemi prese corpo il
PROGRESSISMO. Il movimento progressista diede ai cittadini la sensazione di partecipare ad una fase
particolare della storia. Il progressismo ebbe le sue basi nelle città. Protagonista il NUOVO CETO MEDIO,
l’era progressista fu caratterizzata dalla nascita di attività di organizzazioni laiche e religiose. Uno dei primi
filoni del progressivismo fu quello dell’intervento nei quartieri poveri delle città: vennero create le
SETTLEMENT HOUSES che migliorarono le condizioni di vita. Il riformismo urbano si batté la costruzione di
parchi, quartieri sani e per una pianificazione equa. Il progressismo si avvalse del contributo delle chiese
protestanti che diedero vita al movimento del social gospel. Promossero l’adozione di assicurazioni
pubbliche contro infortuni e malattie e leggi per il lavoro femminile e pensioni di vecchiaia. Un tema
fondamentale del progressismo fu poi la riforma della politica; i progressisti proclamavano di voler
eliminare la corruzione e riportare la politica su basi sane. Altre rifome si aggiunsero a quelle della pubblica
amministrazione, si diffuse il civil service reform che testimoniava il desiderio delle nuove classi medie di
affermare l’egemonia. Per tutto il riformismo progressista ci fu la lotta contro i trust. Erano diventato così
potenti da corrompere politici. Si diffonde un nuovo genere di giornalismo, quello militante che accusava le
aziende di non tutelare i consumatori e di dar vita ad operazioni speculative e illegali. In materia economica
i progressisti si concentrarono sulla necessità di regolamentare le attività delle imprese private; nel 1890
venne approvato lo SHERMAN ANTI TRUST ACT che vietava LE CONCENTRAZIONI INDUSTRIALI che
avessero compromesso la libera concorrenza. Questa fu la stagione di T. Roosvelt, presidente dal 1901 al
1909, personalità carismatica ed energica, detestava i ricchi e la loro arroganza. Al tempo stesso era deciso
a rafforzare l’autorità federale. Fu rieletto nel 1904. Il progressismo prima ancora di dispiegarsi a livello
federali, si diffuse in alcuni stati. L’esempio più importante è il Wisconsin, laboratorio del progressismo dove
venne messo a punto la “commissione di esperti”. Il progressismo infatti guardava alle scienze sociali che
conobbero uno sviluppo facendosi più sofisticate. Molte delle riforme progressiste prevedevano l’istituzione
di commissioni di esperti cui domandare per la soluzione di problemi. Ruolo importante fu quello delle donne
che prestavano assistenza alle famiglie povere. Intorno al 1910 si parla di femminismo che rivendicò il libero
accesso i diritti femminili e alle professioni. La rivendicazione di maggiori rilievo fu quello per il voto. I limiti
del progressismo emergono in ambito razziale in clima progressista nel 1881, un nero fondò l’Alabama
Tuskegee Institute, una scuola che serviva a diffondere tra gli ex schiavi e i loro discendenti, competenze
professionali. Il nero (Washington) non contestava la segregazione ma puntava sui pari diritti. A questo
approccio si oppose un altro nero Du Bois che favoriva una strategia più radicale che sarebbe stata portata
avanti solo da una minoranza della popolazione nera. In conclusione il progressismo americano promosse
iniziative riformatrici, ridimensionò la partecipazione popolare alla politica e pose la classe media come
baricentro della società e protagonista.
LO SVILUPPO DELL’IMPERIALISMO AMERICANO
Gli Stati Uniti si erano proclamati portatori di un espansionismo democratico. Per tutto l’800 l’espansionismo
si basò nella conquista dell’Ovest. A fine secolo l’espansione giunse al termine e l’occidente entrò nell’era
dell’imperialismo. Tramonta il mito del libero scambio dando vita ad un imperialismo analogo a quello
europeo.
Le ragioni di questa fase furono di tipo economico e geopolitico:
- Le esportazioni tra il 1914-1915 aumentarono e gli investimento all’estero crebbero
- Il paese passò dal passivo all’attivo nella bilancia commerciale e negli investimenti
- Il grande business raggiunse livelli altissimi
I giornali introdussero l’idea che l’economia americana avesse bisogno di mercati esteri dove vendere
prodotti e proiettare le risorse finanziarie. Gli Stati Uniti intrapresero una politica di riarmo navale che nel giro
di pochi anni dotò il paese di una flotta capace di sostenere interventi. Una componente determinante
nell’imperialismo americano fu quella ideologica. Intellettuali e giornalisti diffusero l’idea che il mondo fosse
diviso in razze: Al vertice gli anglosassoni e via via le altre fino a quelle non civilizzate di Asia e Africa.
Secondo ciò era un dovere-diritto delle classi superiori di civilizzare le inferiori. Le direttrici
dell’espansionismo statunitense furono due:
1) Includere l’America Latina! si tenne una guerra ispano-americana di carattere espansionista.
L’isola di Cuba era ancora sottoposta al dominio spagnolo. Tra i cubani si diffuse un movimento
indipendentista che porto allo scoppio nel 1895 di una rivoluzione anit-spagnola. L’isola cadde in uno
stato di guerriglia. Nella baia dell’Havana l’incrociatore statunitense esplose per ragioni mai appurate
e lo scontro precipitò. La guerra fu combattuta tra aprile-dicembre 1898. Nel giro di pochi mesi gli
americani sconfissero gli spagnoli. Il trattato di pace stabilì l’indipendenza di cuba e assegnò ai
vincitori il controllo di altre colonie Spagnole. L’indipendenza di cuba fu però solo formale. Le opere
all’interno delle colonie sebbene portarono alla costruzione di scuole e interventi sociali di vario
genere, è palese il fondo autoritario che si celava dietro, evidente soprattutto nelle Filippine. Gli Stati
Uniti dovettero combattere per 3 anni i filippini. Dopo consolidarono il loro controllo nell’area
caraibica. Nel 1903 Panama ottenne l’indipendenza dalla Colombia e gli Americani ottennero il
diritto di controllare il Canale terminato nel 1914. Washington consolidò il suo dominio su Porto
Rico. Nel Sud America fu fondata nel 1889 l’unione Panamericana strumento di cooperazione tra
Washington e i paesi del sub continente.

2) Verso la Cina ! manifestarono questo interesse fin dalla metà dell’800, nel '53 gli Stati Uniti
riuscirono ad aprire il commercio con il Giappone ma l’obbiettivo principale rimaneva la Cina. Negli
anni successivi commercianti e missionari americani si insediarono nel territorio cinese suscitando
atti ostili da parte loro.
Gli stati uniti del primo novecento ottennero il ruolo di protagonisti sulla scena internazionale cercando di
presentarsi con metodi diversi dall’imperialismo europeo.
WILSON E LA PRIMA GUERRA MONDIALE
Il progressismo era stato un fenomeno legato al partito repubblicano. Il clima riformatore aveva resistito nel
partito democratico perché molti democratici si erano schierati a favore di riforme progressiste. Roosvelt
rinunciò nel 1909 al terzo mandato e lasciò che alla presidenza salisse il compagno di partito TAFT, che
proseguì il programma progressista, ma nel 1912 Roosvelt si ripresentò alle elezioni alla testa di un partito
Progressista. La divisione del fronte repubblicano favorì però il Partito Democratico e il suo candidato
WILSON. Nel 1913 creò la Federal Reserve un istituto che sottopose a maggiori controlli le banche private.
Nello stesso anno ridusse temporaneamente i dazi doganali installando una tassa sui redditi. Oltre a vari
interventi nei caraibi, gli Stati Uniti tentarono di interferire nelle vicende del Messico travagliato dalla
rivoluzione. Gli Stati Uniti rimasero per i primi due anni fuori dal conflitto mondiale. Tra il '14 e il '16 tuttavia
una serie di fattori portarono gradualmente il paese verso le scelte di intervento. Innanzitutto per motivi
economici (gli Stati Uniti vendettero ai paesi dell’Intesa 2,2 miliardi di dollari di armamenti e le banche
americane concessero ingenti crediti a Londra e Parigi). Tra Germania e Stati Uniti si sviluppò un
contenzioso riguardante l’attività dei sotto marini. Più di una volta essi provocarono la morte di cittadini
americani. Il “wilsonismo” si tradusse in 14 punti che il presidente proposte per la futura pace. Essi
prevedevano:
- L’instaurazione di una libertà di navigazione
- Rinuncia alla diplomazia segreta
- Disarmo internazionale
- Riduzione del protezionismo
- Autodeterminazione dei popoli
- Creazione di un organismo (Società delle nazioni) che dirimesse i conflitti
L’America si pose quindi come guida morale del mondo. La guerra fu un’esperienza dura per il paese che
mise in luce le profonde fratture etniche e sociali. Tra i molti americani in guerra molti erano neri, sottoposti a
violente discriminazioni che l’esistenza di una feroce apartheid. Il conflitto dimostrò le potenzialità
dell’amministrazione pubblica ma anche i suoi limiti. Invece gli uomini d’affari pensavano prima ai loro
interessi. Unica eccezione la Food Administration che organizzò la distribuzione delle derrate nei paesi
devastati dalla guerra. Dopo la vittoria Wilson partecipò alla conferenza di Versailles, ma qui il suo idealismo
si scontrò con gli interessi in gioco. Il presidente vide fallire gran parte del suo programma che tra l’altro
prevedeva una “pace senza vincitori”. Così iniziò il periodo di isolazionismo americano e Wilson malato e
amareggiato morì nel 1921.
GLI ANNI VENTI
Il successore di Wilson fu HARDING, ex giornalista che chiede un ritorno alla normalità. Il clima era
cambiato rispetto al '900 iniziale. C’era un’atmosfera di ritorno all’ordine alimentata dai media. Sul piano
politico alla guerra seguì la fase conservatrice e repressiva che danneggiò il movimento dei lavoratori. Il
Federal Bureau of Investigation divenne lo strumento principale della repressione. Migliaia di leader e
politici socialisti vennero imprigionati o deportati all’estero o perquisiti. Molti vennero espulsi. Furono anche
gli esordi del WELFARE CAPITALISM. L’ondata si tradusse in una nuova stretta alleanza tra business e
politica. Il presidente successivo COOLIDGE, salì al potere nel '23. Varò una serie di nuove leggi per
diminuire i flussi di immigrati. L’immigrazione italiana crollò e le ostilità contro gli stranieri crebbero (caso di
Nicola Sacco e Vanzetti uccisi nel 27 accusati di una rapina con omicidio).
Il clima di questo decennio fu fortemente materialista e l’attenzione si rivolse in particolare sull’arricchimento
e sui consumi. L’economia del paese conobbe una nuova fase di crescita. Tra il 19-29 il PIL crebbe del 40%.
Salati e stipendi aumentarono e resero possibile l’accesso a nuovi consumi e stili di vita. Fu l’epoca dei
consumi di massa:
- Automobile bene diffuso
- Autostrade
- Urbanizzazione ! conobbe un ulteriore accelerazione e la popolazione urbana superò quella rurale
- Suburbs ! nacquero destinati alle classi medio alte bianche
- Ghetti neri e ispanici + forte migrazione di neri dal sud
- Nei centri urbani nacquero i magazzini, si producevano abiti prodotti in serie, si sviluppò lo sport, la
musica, programmi radiofonici e il cinema (Questa fu l’età dell’oro del cinema).
- Molti importante fu la divisione tra spazi di lavoro e spazi abitativi
- Si ridussero le famiglie a causa dei metodi contraccettivi.
- La condizione femminile subì sviluppo ! le donne non sposate potevano lavorare. La pubblicità
rese la donna protagonista mentre la società generale continuava a riservare alle donne ruoli ben
precisi che gli uomini non avrebbero mai accettato, pagati poco e senza possibilità di carriera.
- Comunicazioni di massa ! radio e cinema, pubblicità
Dietro questa immagine si cela un’altra realtà complessa ricca di chiaro scuri:
- c’è la rinascita del Ku Klux Klan
- Proibizionismo
Per quanto riguarda i neri, negli anni 20 videro fiorire a Manhattan la HARLEM RENAISSANCE, un fermento
che li coinvolse a tutto tondo e primo grande sforzo collettivo di collaborazione. (lo si sintetizza nello sviluppo
del jazz)
LA CRISI DEL '29
Nel 1928 HOVER, candidato repubblicano alla presidenza annunciava che mai prima d’ora altri stati erano
stati vicini a sconfiggere la povertà come lo facevano gli stati uniti. Nel '29 salì alla casa Bianca e pochi mesi
dopo il paese si trova nella più drammatica depressione della sua storia. La crisi del '29 mise in evidenza le
debolezze del boom economico del '20. Dietro il trionfo c’erano forti ingiustizie sociali. Anche nelle città, le
classi medie iniziarono con i pagamenti rateali indebitandosi fino al collo. La produzione finì con eccedere la
capacità di assorbimento del mercato. La depressione americana ebbe risvolti internazionali. L’economia
europea non riuscì a risollevarsi dalla crisi della prima guerra mondiale. A far esplodere il tutto fu il CROLLO
DELLA BORSA DI WALL STREET nell’ottobre del '29. In assenza di controlli seri, la borsa aveva assunto
un carattere speculativo; i titoli venivano comprati e venduti a prezzi molti più alti del loro reale valore. Gli
effetti del crollo si propagarono in tutta l’economia. Il presidente si sforzò di intervenire ma la sua mentalità
era inadeguata. Di fronte a questa crisi prese iniziative coraggiose e innovative chiedendo agli imprenditori di
mantenere i livelli di produzione e occupazione. Tuttavia si rifiutò di approvare interventi di assistenza diretta
alla popolazione. Giunse addirittura a intervenire nel '32 con l’esercito contro i cittadini disoccupati che si
erano recati a Washington per chiedere dei bonus. Sebbene il partito comunista non superasse i 12.000
iscritti, riapparve nuovamente il pericolo rosso. Il paese aveva bisogno di una guida, di una figura che
capace di promuovere i necessari interventi politi e finanziari. Il paese aveva bisogno di FRANKLIN
DELANO ROOSVELT, eletto con il 57% dei suffragi. Egli pose le basi di una nuova storia americana.

Capitolo quarto
Dal New Deal alla crisi degli anni 70
Franklin Delano Roosevelt proveniva da una ricca famiglia dello stato di New York. Colpito a 38 anni dalla
poliomelite seppe trovare nella lotta contro la malattia lo stimolo per sviluppare una personalità energica e
ricca di umanità. Per quanto benestante di nascita, era sinceramente è sensibile alla sorte delle persone
deboli e svantaggiate."NEW DEAL" è il termine comunemente utilizzato sia per indicare la politica
riformatrice rooseveltiana, sia il periodo in cui essa si dispiegò. Il mercato avrebbe prodotto ricchezza
crescente per tutti. Secondo tale approccio, lo Stato doveva quindi intervenire il meno possibile. La grande
depressione americana sembrò smentire tutto questo. Ma il sistema capitalistico non era in realtà in grado di
mantenersi autonomamente. Secondo Keynes, Per garantire in modo costante crescita economica e
occupazione, era indispensabile l'intervento dello Stato. Perciò Roosevelt promosse una serie di energici
provvedimenti in questa direzione. Inoltre l'Agricoltural Adjustment Act stabilì indennizzi federali per gli
agricoltori che avessero ridotto le loro produzioni, in modo da far diminuire l'offerta e aumentare i prezzi
agricoli. Su impulso del presidente poi il Congresso approvò poi il Federal Relief Act, che assegnava fondi a
governi locali e statali per attuare programmi assistenziali. Ad esso si aggiunse successivamente alla Public
Works Progress Administration, che a sua volta mise al lavoro milioni di cittadini nelle costruzioni stradali.
L'obbiettivo di queste misure era la molteplice: ridurre la disoccupazione, dare alle famiglie uno stipendio che
consentisse di riavviare i consumi, ma anche ripristinare quel senso di dignità e fiducia in sé. Uno dei
progetti più importanti ed emblematici del New Deal fu anche la creazione della Tennessee Valley
Authority, una nuova agenzia federale per la bonifica e lo sviluppo del vasto bacino del fiume Tennessee.
Roosevelt non fu affatto un dottrinario, non ebbe un piano organico, agì pragmaticamente e la sua azione
stabilì importanti punti di non ritorno nella storia americana: il governo assunse un ruolo in edito di intervento
attivo nell'economia, l'autorità federale risultò decisamente rafforzata rispetto a quella degli Stati, l'istituto
della presidenza assunse un prestigio e un potere mai raggiunto prima. Sebbene ci fosse molto più lavoro di
prima, la disoccupazione non fu mai pienamente sconfitta. Sotto il profilo sociale, le politiche del New Deal
giovarono soprattutto agli strati intermedi della società e non portarono ad alcuna radicale redistribuzione
della ricchezza. Significativamente, i neri non ottennero molto. Nel 1941 Roosevelt istituì una Commissione
per le pari opportunità lavorative. Anche sul fronte della condizione femminile il New Deal segnò scarsi
progressi. Anche se di fatto Frances Perkins fu nominata segretario del Lavoro, divenne la prima donna a
ricoprire un incarico ministeriale. Ma se il Social Security Act pose le basi per l'assistenza alle madri povere
con figli, dall'altro non incluse nelle pensioni di vecchiaia lavori come quello di domestica. Più positivi furono
gli effetti del New Deal sulla sorte dei nativi-americani. Il Reorganization Act del 1934 ristabilì la pratica del
possesso collettivo della terra, stanziò fondi per lo sviluppo delle riserve, e riammise la pratica di religioni e
usi tradizionali. Anche la Corte Suprema si schierò a lungo contro il New Deal. Spregiudicatamente,
Roosevelt cercò allora di ristrutturare il tribunale supremo mediante una nuova legge che gli avrebbe
consentito di nominare membri aggiuntivi a lui favorevoli. Nel 1935 il panorama sindacale conobbe una
novità cruciale con la nascita di una nuova grande organizzazione: il CIO, Congress of Industrial
Organization. Il CIO mirava ad allargare la base del sindacato, organizzando anche i lavoratori generici e
poco qualificati, inclusi neri e donne. Dagli anni '20 agli anni '30 la politica estera americana fu caratterizzata
da aspetti contrastanti. Gli Stati Uniti furono coinvolti nelle sorti dell'Europa. Nel 1922 la Conferenza di
Washington pose limiti alle flotte delle maggiori potenze, nel 1928 gli Stati Uniti promossero il patto Kellogg-
Briand che condannava la guerra come metodo di risoluzione dei conflitti. Tra gli anni '20 e gli anni '30 gli
Stati Uniti intervennero massicciamente nella vita della Repubblica Dominicana, Nicaragua, Haiti, Cuba. Più
complessa si presentava la situazione dell'Estremo Oriente, dove il Giappone era diventata una potenza
militare con chiari intenti imperialisti. Inizialmente Roosevelt si sentì legato a dei proclami neutralisti e
isolazionisti, ma per il resto cominciò a parteggiare per gli alleati e a considerare inevitabile un
coinvolgimento nelle ostilità. Così, il presidente pilotò gradualmente il paese verso una guerra non dichiarata
al fianco degli Alleati. Washington si impegnò a sostenere massicciamente lo sforzo bellico anglo-francese.
L'inizio ufficiale delle ostilità avvenne solo alcuni mesi dopo, in seguito all'attacco di Pearl Harbor. La
partenza per il fronte di milioni di uomini fu compensata da una massiccia immissione di donne nell'industria.
Gli Stati Uniti furono i veri protagonisti del conflitto. Gli Stati Uniti emersero dal conflitto col rango indiscutibile
di prima potenza del mondo. A confermare ulteriormente questa supremazia fu anche: la bomba atomica. La
storiografia ha molto dibattuto sulla effettiva necessità di utilizzare la bomba atomica contro la popolazione
civile giapponese. Secondo la posizione ufficiale di Washington la decisione venne presa perché si trattava
dell'unico modo per convincere il Giappone ad arrendersi senza che fosse necessaria una sanguinosa
invasione. In realtà, la scelta fu certamente è condizionata anche dal desiderio di mostrare al mondo la
nuova potenza militare americana. Questo assoluto primato materiale contribuì a orientare Washington
verso una nuova politica estera con ambizioni globali. Nel corso del 1945 alleanza che aveva sconfitto il
nazifascismo andò rapidamente sgretolandosi in un'atmosfera di crescente ostilità reciproca con la Russia
di Stalin. Tra il 1945 e il 1948 Mosca sostenne l'instaurazione in Polonia, Ungheria, Romania,
Cecoslovacchia, Bulgaria, di repubbliche popolari che nel giro di breve tempo vennero sottoposte al rigido
controllo sovietico e saldate in un blocco economico militare attraverso il Patto di Varsavia e il Comintern.
Cruciale fu nel 1947 il lancio del Piano Marshall, un vasto programma di aiuti e finanziamenti americani che
contribuì a risollevare rapidamente la roba occidentale tra le rovine del conflitto. Gli storici hanno discusso a
lungo sulla responsabilità ultima del delinearsi dei blocchi ed è il nascere della guerra fredda. Secondo la
scuola ortodossa, la responsabilità primaria risiede nell'espansionisno sovietico. La scuola revisionista
affermatasi negli anni '60 ha invece messo l'accento sulle responsabilità americane, ponendo la guerra
fredda in continuità con l'ambizione di imporre al mondo un ordine liberal-capitalistico funzionale agli
interessi americani. La guerra fredda tuttavia non fu predestinata e inevitabile; fu in buona parte è frutto di
una serie di scelte politiche compiute progressivamente dalle élite dei due paesi. La conferenza di San
Francisco Francisco del 1945 fece nascere l'Organizzazione delle Nazioni Unite. Decisamente maggior
peso, quindi, ebbero altre forme di organizzazione internazionale. A seguito della stipulazione dell'Alleanza
atlantica e della formazione della NATO gli Stati Uniti istallare uno in diversi paesi numerose basi militari. Gli
americani occuparono militarmente il Giappone fino al 1951, scrissero la nuova Costituzione, imposero la
presenza di basi e contingenti bellici, ed tennero di fatto sotto tutela politica il territorio. Nel resto
dell'Estremo Oriente l'egemonia americana fu istituzionalizzata nel 1945 dalla creazione della SEATO
(South-Heast Asia Treaty Organization), struttura simile alla NATO in cui furono riuniti diversi paesi dell'aria.
Lo strumento più tristemente famoso della guerra fredda fu la C.I.A. che fu creata nel 1950 dalle ceneri di
altri servizi segreti. I servizi segreti americani orchestrarono colpi di stato in Iran e in Guatemala. L'egemonia
americana si basò ovviamente sulla potenza produttiva, finanziaria e tecnologica e militare del paese, ma si
giovò anche di un ampio consenso internazionale. Una delle prime e più gravi di queste crisi scoppiò in Asia
a cavallo del 1950. Nonostante l'attivo sostegno di Washington alle forze anticomuniste Chang Kai-shek, nel
1949 la Cina era caduta in mano ai comunisti di Mao Tse-Tung. Lo scontro si materializzò in Corea. Quando
nel 1950, truppe del Nord invasero il Sud, gli Stati Uniti non esitarono a intervenire. La Guerra di Corea durò
dal 1950 al 1953, e si risolse con il rifacimento dello status squo. La COLD WAR non costituì soltanto il
rigido e insieme distorto quadro di riferimento della politica estera, ma condizionò fortemente anche la vita
interna del paese. Per molti anni negli Stati Uniti la guerra fredda diventò il pretesto per reprimere o inibire
ogni forma di dissenso sociale politico. Espressione più estrema e drammatica di ciò fu il cosiddetto
maccartismo: una fase di isteria anticomunista che si tradusse nella persecuzione sistematica e
indiscriminata di molte migliaia di americani, accusati di essere spie o anche fiancheggiatori dell'URSS.

La contraddizione più dura e profonda nell'America apparentemente prospera, libera e armoniosa del
dopoguerra e stava quella razziale. I neri continuavano a costituire una minoranza sistematicamente
oppressa e discriminata. Nel Sud i cittadini di colore erano quasi totalmente esclusi dal voto; ma anche nel
Nord la segregazione era presente. La questione nera era un problema di fondo del paese. Essa svelava il
risvolto oscuro e ingiusto del sistema di potere statunitense. Il civil rights movement fu un aspetto di
grandissimo rilievo della vita americana degli anni '60. La propaganda comunista non manco, infatti, di
sottolineare la contraddizione tra l'esaltazione della libertà sbandierata dagli Stati Uniti e la sopravvivenza al
loro interno di una feroce segregazione razziale. Effetti clamorosi ebbe nel 1995 quella di Rosa Parks, una
donna di colore di mezza età che a Montgomery, Alabama, dopo essersi seduta nella parte di un autobus
che era riservata ai bianchi, si rifiutò ostinatamente di abbandonare il proprio posto. La donna fu arrestata.
Per protesta, per più di un anno, i 45.000 abitanti di colore della città boicottarono i trasporti pubblici cittadini.
Il boicottaggio di Montgomery fece nascere un nuovo leader nero, il ventiseienne pastore battista Martin
Luther King. Nel 1961 il Congress of Racial Equality inaugurò un nuovo genere di manifestazioni. Benché
condotta con metodi non violenti, questa fase di lotta per i diritti civili suscitò feroci reazioni razziste. Dai
gradini del Lincoln memoria, Martin Luther King pronunciò il suo discorso più famoso, raccontando il suo
sogno di una società americana del futuro nella quale bambini bianchi e neri potessero camminare mano
nella mano. Il movimento nero costituiva una sfida radicale alle strutture del potere americano; non a caso,
Martin Luther King, dopo la metà degli anni '60 andò spostando la protesta dal piano giuridico delle leggi
segregazioniste, A quello più generale delle condizioni di sfruttamento e povertà cui la popolazione di colore
era costretta. Ma King non ebbe il tempo di proseguire questa evoluzione. Il 4 aprile del 1968 venne
assassinato a Memphis. Nell'ambito della contestazione, si sviluppa fortemente il movimento per i diritti dei
gay. Un simile approccio caratterizzò anche un'altra, importantissima ala del movimento: quella femminista.
La New Left ricevette un contributo essenziale della rinascere di un movimento femminile che ne condivide
le generali istanza di liberazione, rifiuto dei ruoli e dei valori tradizionali. Si cominciò a studiare la storia delle
donne, mettendo in evidenza il loro contributo allo sviluppo del paese e sottolineando come esse fossero
sempre state attive nel riformismo sociale e politico. Se nelle fasce medio-alte della società le donne
conquistarono spazi e riconoscimenti decisamente maggiori, ciò non equivalse a una piena e definitiva
emancipazione. Anche per moltissimi indiani gli anni '60 e '70, furono il momento per riscoprire con orgoglio
la propria identità, favoriti da politiche federali più aperte e rispettose degli usi tradizionali. La vita delle
riserve rimase tuttavia durissima. Sebbene oscurate dalle più pittoresche proteste giovanili, la situazione
delle campagne rimase Gli anni '60 segnarono il momento di massimo sviluppo del liberalismo americano.
Dai tempi del New Deal, il partito che interpretava tale linea era quello democratico, e a confermarlo negli
anni '60 furono due presidenti di grande personalità: John Fitzgerard Kennedy e Lyndon Johnson. Il Partito
Democratico continua a basarsi su una "New Deal Coalition" in cui ai neri e ai bianchi del Sud si
aggiungevano alle altre componenti sociali. Il Partito Repubblicano aveva a sua volta una base composita,
costituita in primo luogo dalla vasta classe media bianca benpensante. Queste due coalizioni risultarono
sostanzialmente in equilibrio fino all'inizio degli anni '60. Nelle elezioni del 1960 Kennedy batté il rivale Nixon.
Fu di fatto il primo presidente cattolico degli Stati Uniti, eletto a soli 44 anni. Kennedy diede vita a un vero e
proprio mito, suggellato dal suo misterioso assassino avvenuto a Dallas il 22 novembre del 1963. Lanciò
l'ambizioso programma di una nuova frontiera e promise una sterzata decisiva verso una maggiore giustizia
sociale, la fine della discriminazione razziale, espansione del Welfare State, lo stanziamento di fondi federali
per l'istruzione, l'assistenza medica pubblica e altre riforme di orientamento liberale. Ma il Congresso rimase
dominato da repubblicani, democratici e conservatori del Sud, e Kennedy dovette limitarsi sostanzialmente
alle dichiarazioni di sostegno al movimento per i diritti civili. Successivamente l'onere di realizzare le riforme
annunciate cadde dunque su il vice presidente Lyndon Johnson. Il suo programma per una Great Society
caratterizzata da giustizia sociale e benessere diffuso si tradusse in una serie di provvedimenti di grande
rilevanza simbolica e pratica. Il presidente lanciò dunque una guerra alla povertà con provvedimenti che
istituirono sussidi scolastici e corsi di formazione per i non abbienti. La sua azione dimostrò che interventi
decisi e mirati potevano fare molto contro la diseguaglianza sociale. Con Kennedy e Johnson abbiamo
quindi l'affermarsi dello Stato Sociale americano. Tuttavia gli Stati Uniti non giunsero a creare mai un
sistema di assistenza sanitaria universale, né un sistema pensionistico nazionale unico. Ciò fu dovuto in
parte alla strenua opposizione dei potenti interessi privati. Entrambi i presidenti democratici non si
sottrassero alla logica della guerra fredda; anzi, la loro determinazione a far giocare agli Stati Uniti il ruolo di
guida del mondo libero, li porto a combattere quello che sarebbe diventato l'unico conflitto perduto della
storia del paese: la guerra del Vietnam.
Kennedy si sforzò di dare un nuovo connotato riformatore e liberale alla politica estera americana, dando
vita nel 1961 all'Alleanza per il Progresso (organizzazione che inviò migliaia di giovani volontari a lavorare
come insegnanti e medici nel Terzo mondo). Però lo stesso Kennedy non mancò di sostenere una strategia
anticomunista decisamente interventista. Il presidente non si oppose al tentativo di abbattere il regime
rivoluzionario che si era instaurato a Cuba nel 1959, quando i ribelli guidati da Fidel Castro avevano
rovesciato il feroce regime filo americano di Fulgencio Batista. Poco dopo essere stato eletto, nell'aprile
1961 Kennedy diede il via libera all'operazione, che si concluse però con un clamoroso fallimento dello
sbarco armato nella Baia dei Porci e contribuì a spingere definitivamente Castro nelle braccia dell'Unione
Sovietica. Da questo contesto scaturì la più grave crisi della guerra fredda. Nell'ottobre del 1962, infatti, a
Cuba fu scoperta una base missilistica russa in costruzione. Washington chiese il suo immediato
smantellamento, e impose il blocco navale all'isola. Per alcuni giorni il mondo rimase col fiato sospeso solo
grazie al partner russo, Nikita Chruščëv, Kennedy riuscì tuttavia ad ottenere che l'Unione Sovietica cedesse,
rinunciando a completare le installazioni missilistiche in cambio di una contropartita statunitense di facciata e
la crisi si risolse così senza conseguenze. Conseguenze gravissime, invece, ebbe il modo in cui Kennedy
gestì il conflitto del Vietnam. Nel 1954 la Francia fu sconfitta dei vietnamiti, il paese venne diviso tra Nord
(direttamente controllato dei comunisti) e un Sud (dove era stato creato un governo fantoccio filoccidentale).
Gli Stati Uniti rifiutarono di consentire elezioni nazionali. Il Nord comunista intraprese allora una guerra di
liberazione finalizzata a conquistare il Sud e unificare la nazione. Il Vietnam era un paese remoto, ma
Kennedy decise che doveva essere assolutamente salvato. Quando Kennedy venne assassinato, nel 1963,
le basi per un pieno coinvolgimento bellico degli Stati Uniti erano ormai state poste. Johnson proseguire in
questa direzione. Per gli Stati Uniti non si trattò solo dell'unica sconfitta militare della loro storia. Ci furono
anche cose negative che vennero piano, piano alla luce. Prima cosa tra tutte è che il governo mentì
sistematicamente al paese. Il punto di svolta avvenne nel gennaio del 1968, quando con l'offensiva del Tet (il
capodanno vietnamita) la guerriglia comunista conquistò posizioni in tutto il Vietnam del Sud. Anche se
l'offensiva fu respinta, le scene dei Vietcong all'attacco viste alla televisione da milioni di cittadini
contrastavano drasticamente con i proclami del governo secondo cui la vittoria finale era vicina. Il
successore di Johnson, Richard Nixon, intraprese una nuova linea di vietnamizzazione intensificando
drasticamente i bombardamenti. All'inizio del 1973 le trattative di pace che si trascinavano danni produssero
un armistizio; pochi mesi dopo le ultime truppe americane lasciarono Saigon e nel 1975 la città cadde.
Gli anni '70 videro gli Stati Uniti attraversare la crisi più grave e profonda della loro storia dei tempi della
depressione. La guerra del Vietnam fu la manifestazione più lacerante, ma essa aveva motivazioni
economiche, politiche e sociali più ampie. La crisi fu soprattutto dovuta dalla preoccupazione delle nuove
potenze economiche che si stavano sviluppando molto più rapidamente, tra le quali: la Germania ed il
Giappone. Nel 1971 si verificò il primo deficit della bilancia commerciale da quasi un secolo e l'inflazione
toccò il 5,1% per poi salire nel 1979 fino al 13%. Il fatto nuovo era la contemporanea presenza di
un'economia in ristagno e un amento dei prezzi, c'era una STAGFLAZIONE. Il declino economico americano
si accompagnò, come si è detto, ad una diffusa crisi sociale e morale. Tra il 1968 e il 1970 le proteste contro
la guerra vennero più di una volta represse nel sangue. In questo contesto, Richard Nixon venne eletto nel
1968 per soli 500.000 voti contro il candidato democratico Humprey. Sul piano economico, Nixon adottò
misure estreme. Nixon fu il primo a intraprendere una crociata contro il Welfare. Durante la sua presidenza,
tuttavia, il Congresso rimase in mano ai democratici e la tendenza ad espandersi del Welfare continuò ad
essere forte. Molte misure di legislazione sociale disposero che neri, donne, o altri cittadini appartenenti a
gruppi etnici minoritari godessero di precedenza rispetto a bianchi parimenti qualificati dell'assegnazione di
posti di lavoro pubblici. Il Vietnam comunque aveva dimostrato che la potenza militare americana non era
invincibile e d'altra parte Washington si rendeva conto che non poteva più pensare di intervenire in ogni
parte del mondo per imporre il proprio volere. Inoltre la Cina di Mao stava emergendo come una nuova
grande potenza rivale dell'Urss. In Vietnam, come si è visto, l'amministrazione Nixon intraprese il ritiro dei
soldati USA, ma al contempo diede il via alla fase più brutale e oscura del conflitto intensificando tanto i
bombardamenti a tappeto del Nord, quanto le operazioni segrete.
-In Cile dopo che aveva regolarmente eletto presidente il socialista Salvador Allende nel 1973 la CIA
appoggiò il colpo di Stato attraverso il generale Pinochet (che rovesciò ed uccise Allende).
-In Brasile, invece, gli americani sostennero governi autoritari militari che eliminarono sistematicamente le
opposizioni di sinistra,
-Più complessa e difficile fu la situazione in Medio Oriente, dove soprattutto nei dagli anni '60 in poi
andarono emergendo forze e atteggiamenti antiamericani. Contro questa linea, Washington appoggiò con
decisione il filo occidentale e anti-arabo Stato di Israele. Anche a causa della potenza della lobby ebraica
negli Stati Uniti, Tel Aviv ricevette forti aiuti economici e militari, che furono determinanti per conseguire le
clamorose vittorie militari della guerra dei sei giorni del 1967. Nel 1972, Nixon compì uno storico viaggio
anche in Cina durante il quale concordo con Mao Tse-Tung sulla necessità di limitare l'influenza sovietica in
Asia. Nixon sostenne con vigore le iniziative the C.I.A. e FBI Per infiltrare, scardinare e reprimere le varie
forme di protesta sociale e politica. Ma il lato nascosto della sua presidenza non tardò a rivelarsi. Pochi mesi
prima delle elezioni, nel giugno del 1972, la polizia aveva arrestato cinque uomini penetrati illegalmente
dell'ufficio di un'organizzazione legata al Partito Democratico. Nixon e i suoi collaboratori avevano
sistematicamente spiato esponenti democratici, e avevano usato l'FBI per campagne di disinformazione e
discredito contro i loro avversari politici. Tale crisi non fu certo risolta dal successore di Nixon, ovvero Jimmy
Carter e nemmeno da Gerald Ford. Carter ebbe però il merito di promuovere un nuovo trattato per la
limitazione degli armamenti e la conclusione degli accordi di Camp David con Israele che restituì all'Egitto
il Sinai. Ma al tempo stesso a promosse l'installazione di nuovi missili nei paesi NATO, e dopo l'intervento
dell'Armata Rossa in Afghanistan enunciò la dottrina Carter, secondo la quale gli Stati Uniti avevano il diritto
di intervenire se il nemico ne sovietica avesse minacciato la regione del Golfo Persico. Proprio dal Medio
Oriente venne il colpo più grave della sua presidenza. Carter si dimostrò incapace di risolvere la crisi.

Capitolo quinto
Gli Stati Uniti oggi
Vietnam, Watergate, proteste sociali, declino economico, scacco diplomatico in Iran; il mondo intero fu
colpito dagli aspetti della crisi degli Stati Uniti più facilmente "raccontabili" dai media. Tra il 1973 e il 1987
indebitamento complessivo delle aziende americane crebbe dal 49 a quasi il 60% del prodotto interno lordo.
Tuttavia il paese si andò evolvendo verso nuove direzioni, passando rapidamente da un'economia basata sul
capitalismo industriale a una nuova economia post industriale. Dagli anni '70 in avanti l'industria pesante
americana attraverso una crisi epocale. L'emergere di nuovi prodotti porto alla chiusura di molte fabbriche.
Favorite dalla deregulation, molte aziende aprirono nuovi impianti in paesi dove la manodopera era
enormemente più a buon mercato e non esistevano pressanti normative ambientali. Inoltre, all'interno delle
grandi fabbriche si adottarono metodi di produzione nuovi, basati sull'impiego di robot, controlli informatici,
maggiore flessibilità. In questo periodo, il computer, conobbe una rapidissima evoluzione. La transizione
ebbe profonde ripercussioni sulla natura e le organizzazioni del potere. In primo luogo l'economia si
riassestapò in modo nuovo e le aziende centrate su marchio immagine acquisirono un peso molto maggiore
che in passato, e accanto alle grandi corporations sorsero nuove e grandi gruppi come la Microsoft di Bill
Gates, fondata nel 1975. A restare spiazzata e ridimensionata fu soprattutto la classe operaia, che vide
scomparire la grande fabbrica. Anche la popolazione subì cambiamenti significativi e riscontriamo durante gli
anni '80 e '90, ogni nuovo potente flusso migratorio. Ben prima del 1989 le Chiese protestanti più
tradizionaliste e integraliste conobbero una rapida espansione. Nel 1979 il reverendo Jerry Falwell fondò il
movimento della moral majority che aprì la strada alla diffusione del fenomeno dei predicatori televisivi.
Negli anni '80 prosperò dunque una Nuova Destra che tese ad appoggiare il Partito Repubblicano. I
contenuti del neoconservatorismo erano in realtà eterogenei, e anche contraddittori: esaltazione della libera
imprese, ostilità a un'autorità statale considerata invasiva rispetto alla privacy dei cittadini e portatrice di
vincoli eccessivi su proprietà privata e libertà personale, avversione per le minoranze, ostilità nei confronti
dell'emancipazione femminile,all'aborto , degli omosessuali. Negli Stati Uniti si combatterono vere e proprie
battaglie politico culturali. Emblematica è la questione femminile che vide importanti progressi nella
condizione della donna. Nel 1973 la Corte Suprema legalizzò l'aborto e la affirmative action favorì
l'accesso femminile all'istruzione superiore e alle carriere professionali. Il salario medio femminile salì tra
1970 e il 1990 dal 60 al 71% di quello maschile. Anche la situazione delle minoranze etniche razziali
presenta aspetti contraddittori. Tra i neri, ad esempio, il tasso di povertà durante gli anni '80 rimase fisso al
33%. I programmi di assistenza sociale, emancipazione delle minoranza attuati negli anni Sessanta e
Settanta avevano raggiunto risultati notevoli: tra 1960 e 1980 il tasso di povertà si era dimezzato. La
recessione degli anni '70 si prolungò la disoccupazione, nel 1982, tocco il 10%: la più alta dal 1940. Per
contrastare questa situazione, crei can propose un programma economico nuovo ispirato alla supply side
economics. Esso consisteva in drastici tagli al bilancio, questo approccio avrebbe rimesso in moto gli
investimenti. Decurtati furono i programmi di assistenza sanitaria, i buoni alimentari, le assicurazioni contro
la disoccupazione e gli infortuni. Altra cosa che fece è intraprendere una dura lotta contro gli eccessi di
regolamentazione delle attività economiche. Tale deregulation portò all'attenuazione delle norme di tutela
ambientale e all'indebolimento degli standard di sicurezza. La ricetta reaganiana sembrò riattivare
l'economia. Furono gli anni della finanza rampante di Wall Street. In realtà, gli effetti della "Reagonomics"
sono controversi; secondi molti studiosi a far ripartire la crescita furono fattori indipendenti dalle politiche
reaganiana, come la diminuzione del prezzo del petrolio. Nelle città americane si moltiplicarono i senza
casa. L'emarginazione sociale alimentò un aumento della criminalità e dei consumi di droghe, mentre la
diffusione dell'AIDS mise in evidenza le carenze dell'assistenza sanitaria pubblica. Il reaganismo fu anche
una Culture War per l'affermazione di un nuovo linguaggio politico. La Nuova Destra accusò il liberalismo di
ascendenza progressista di premiare i non meritevoli, di svigorire la fibra individualistica della nazione. Di
imporre tasse oppressive per alimentare una spesa pubblica in controllata e sprecona. In generale, più che
sui grandi temi sociali e politici il dibattito pubblico tese a concentrarsi su questioni più ristrette e
direttamente riguardanti la vita dei cittadini. Si affermò la cosidetta INTEREST POLITICS che tendeva a
lasciare sullo sfondo questioni come la giustizia sociale. L'effetto combinato delle neoconservatorismo e
della nuova politica portò alla rottura della New Deal Coalition. Le linee di fondo della politica reaganiana
furono mantenute e il suo successore George Bush, il quale dovette tuttavia fronteggiare tra il 1989 e il 1992
una nuova grave fase recessiva per l'economia. In politica estera Bush raccolse i frutti straordinari degli anni
precedenti. Gli Stati Uniti vinse la guerra del Golfo. Ma tutto ciò non riuscì a compensare la sua impopolarità
sul fronte interno data dall'aumento di alcune tasse e della meno attenzione riguardo le politiche ambientali.
Nel 1992, durante la nuova campagna presidenziale, dopo che una giuria aveva assolto alcuni poliziotti che
avevano picchiato selvaggiamente il cittadino di colore Rodney King, a Los Angeles esplosero i più gravi
tumulati razziali degli ultimi trent'anni.
Reagan era inesperto di politica internazionale, tuttavia aveva idee chiare e forti; l'Unione Sovietica era un
impero del male che aspirava a imporre il comunismo a tutto il mondo. Nel 1983 lanciò il progetto della
STRATEGIC DEFENSE INITIATIVE. L'obbiettivo era costruire una rete di satelliti capace di rilevare in tempo
reale eventuali lanci di missili contro il Paese. Il progetto era chiaramente irrealizzabile. Comunque
sappiamo che questa pressione militare imposta dagli Stati Uniti all'Unione Sovietica contribuì al rapido
crollo del blocco comunista. Michail Gobačëv, salito al Cremlino, nel 1985, sapeva che il suo paese era
prossimo al collasso globale e per questo cercò di avviare processi di modernizzazione. Parallelamente
l'Urss aveva trovato il suo Vietnam: l'Afghanistan. Tuttavia le truppe sovietiche non riuscirono a sconfiggere
definitivamente i mujahedin. In questo contesto la sfida di una nuova fase di corsa al riarmo si dimostrò
insostenibile per Mosca, che cercò quindi di negoziare con Washington una disarmo progressivo. Dal 1982
Stati Uniti e Urss si impegnarono negli STRATEGIC ARMS REDUCTION TALKS, che portarono ad una serie
di accordi culminati nel 1991 con il trattato di START 1 e 2 (in sostanza il dimezzamento degli arsenali). Ma
nemmeno lo sforzo di ridurre le spese militari aiuto la Russia. A partire dal 1989 nel giro di pochi mesi tutti i
governi comunisti furono abbattuti e il Patto di Varsavia venne sciolto. Inoltre le repubbliche ex sovietiche di
dichiararono indipendenti. Geir Lundstad ha proposto la tesi dell'impero su invito, sostenendo che gli Stati
uniti praticamente furono indicati dalle nazioni europee ad assumersi la responsabilità della loro
sicurezza, e che questa fu l'origine vera dell'impero americano. Negli Stati Uniti l'idea che l'Europa abbia
rinunciato alle proprie responsabilità in maniera di sicurezza, e ne ha piazzato l'onere agli USA, è un luogo
comune. Comunque nella guerra fredda confluirono linee di fondo della politica estera che gli Stati Uniti
avevano sviluppato dal sorgere del pericolo comunista, dal predominio in America Latina alla tutela di un
libero commercio ritenuto vitale per lo sviluppo del paese. L'amministrazione Reagan sostenne il brutale
regime di destra del Salvador a tal punto da finanziare e armare massicciamente i contras del Nicaragua. La
dottrina Reagan ispirò anche molti altri interventi. Gli Stati Uniti armarono e foraggiarono pesantemente la
guerriglia islamica anti-sovietica in Afghanistan. In Angola Washingston sostenne i guerriglieri dell'Unita
opposti al governo paramarxista instauratosi a Luanda. Sempre in Africa Reagan appoggiò il governo bianco
e razzista del Sudafrica. Il Medio Oriente gli Stati Uniti continuarono poi a sostenere poi Israele contro le
rivendicazioni dei palestinesi. Il confronto-scontro con l'URSS fu dunque contornato da una serie di interventi
anche molto aggressivi, ufficiali o segreti. L'evento-simbolo della nuova era fu la guerra del Golfo combattuta
nel 1991. Iraq, che gli Stati Uniti avevano aiutato per tutti gli anni '80 nella sua guerra contro l'Iran invase nel
1990 il Kuwait. Oltre ad appropriarsi del petrolio di questo Stato, il leader iracheno Saddam Hussein
sembrava puntare al predominio su tutta la regione del Golfo Persico. Nel 1991 scoppiò la guerra nella ex
Jugoslavia, la quale dimostrò l'impotenza della NATO di fronte a conflitti di carattere etnico-mafioso. Nel
1989 una spedizione di Marines letteralmente prelevò il Presidente di Panama Manuel Antonio Noriega per
portarlo in Florida, dove fu processato come trafficante di droga.Nel 1992 Bill Clinton fu eletto con il 43% dei
voti. L'eccezionale risultato di Perot ti mostrava la misura in cui l'ostilità alla politica tradizionale si fosse
diffusa nel paese. Il nuovo presidente Clinton propose di spostare la spesa sociale dall'assistenza vera e
propria a programmi di educazione, formazione e sostegno alla reimmissione nel mondo del lavoro. Clinton
propose la creazione di un sistema di assistenza sanitario universale. Nel concreto, i risultati furono
contraddittori, anche perché dal 1994 il poi Clinton dovette fare i conti con un Congresso fortemente
spostato a destra. Molti americani denunciarono la corruzione dei politici e l'influenza dei potentita economici
sul governo, ma soprattutto si convinsero che i poteri dello Stato fossero eccessivi. Sul piano parlamentare
la nuova destra repubblicana fallì in gran parte del suo programma. Dal 1993 l'economia americana riprese a
crescere, il deficit federale comincia ascendere, avviandosi verso il pareggio. Clinton venne così rieletto nel
1996 con il 49% dei suffragi e popolari. Il paese ormai stava decollando, in quel periodo il PIL crebbe con
incrementi annuali oscillanti tra il tre e il 6%, il dollaro si rafforza enormemente. La Microsoft Bill Gates e il
software Windows divenero simbolo è strumento della nuova egemonia americana. In realtà, sviluppo
dell'economia americano continuò a presentare profonde ambivalenze negli anni '80. Schizzarono alle stelle
i profitti, i valori di borsa delle aziende informatiche e delle società finanziarie. Accanto ai lavori di alto livello
si espanse però anche il settore dei lavori precari e sottopagati che costituiva il risposto nascosto della New
Economy. In campo internazionale Clinton cercò di ridurre i costi militari e consolidare l'egemonia americana
attraverso un misto di interventi militari e iniziative diplomatiche. Gli Stati Uniti divennero così protagonisti di
nuove iniziative politiche e militari, che ne confermarono il ruolo globale. Alcune avvennero nell'ambito di
operazioni di peacekeeping. Le ragioni del conflitto risiedettero essenzialmente nella volontà americana di
sostenere la propria credibilità americana. L'amministrazione Clinton non mancò di intraprendere più
tradizionali iniziative militari unilaterali, come nuovi bombardamenti sull'Iraq o con l'occupazione di Haiti.
Nonostante i buoni risultati economici dell'era Clinton, le elezioni del novembre 2000 favorirono il candidato
repubblicano George W. Bush (Junior). Egli fu eletto soprattutto dal ceti medi bianchi conservatori. La
partecipazione elettorale americana è ormai limitata a una metà circa della popolazione. La distribuzione
della ricchezza resta la più sperequata di tutto il mondo occdentale: l'1% più Ricco della popolazione
possiede più ricchezza che tutto il 95% inferiore. La differenza tra gli stipendi dei manager e quelli di
impiegati e operai è più che raddoppiata nel corso degli anni '80 e '90. Il Welfare State americano si è
dimostrato inefficiente specie nel settore sanitario. Esistono due sistemi di copertura nazionale: Medicaid
(destinato alle famiglie indigenti) e Medicare (destinato agli anziani). Accanto ad essi i cittadini possono
contare su sitemi sanitari statali o sulle assicurazioni mediche private; in molti casi esistono convenzioni
legate al contratto di lavoro dipendente, ma ciò accade solo nelle aziende medio-grandi. Nel complesso,
circa 35 o forse 40 milioni di americani non godono di alcuna copertura medica. Il sistema scolastico è
rivelatore di tutto ciò. Nelle zone economicamente depresse i ragazzi che escono dalla scuola superiore
sanno a malapena leggere e scrivere. Università di prestigio mondiale come Harvard, Yale, Princeton,
Stanford, offrono una formazione che assicura immediato inserimento nelle fasce più alte del mondo del
lavoro; le iscrizioni a questi istituti però sono costosissime. Tra questi due estremi esiste un settore
intermedio. Dall'Iraq alla ex Jugoslavia l'iniziativa americana non è affatto riuscita a produrre stabilità.
Tensioni potenzialmente te flagranti permangono in diverse regioni dal Kashmir contesto tra India e Pakistan,
al Medioriente. Il pericolo più grave, però, si è dimostrato un altro. Danny i rapporti dei servizi segreti
mettevano in guardia e questa minaccia, che aveva avuto modo di manifestarsi in ripetuti attacchi: dalle
bombe del febbraio del 1993 contro le Twin Towers all'attacco alla nave da guerra Cole. Ma l'attentato dell'11
settembre 2001 ha segnato una svolta. Per la prima volta dai tempi della guerra contro l'Inghilterra il nemico
ha portato l'attacco direttamente sul suolo americano: e l'ha fatto in un'azione suicida. I terroristi suicidi
viaggiavano freneticamente per il mondo, avevano imparato a pilotare sfruttando computer simulatori. Nel
reagire agli attacchi dell'11 settembre gli stati uniti hanno mostrato un misto di vecchie e nuove attitudini.
Vecchio nel ricorso a una reazione massiccia di identificazione di un nemico e il fatto di portare la guerra in
Afghanistan. Nuovo però un certo sforzo di moderazione, ragionamento ed i tentativi di promuovere una
vasta coalizione.

Potrebbero piacerti anche