Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Il quale tintinnio segreto noi non udiamo distinto nell'età giovanile forse così come nella più matura, perché
in quella occupati a litigare e perorare la causa della nostra vita, meno badiamo a quell'angolo d'anima
d'onde esso risuona. E anche, egli, l'invisibile fanciullo, si perita vicino al giovane più che accanto all'uomo
fatto e al vecchio, ché più dissimile a sé vede quello che questi. Il giovane in vero di rado e fuggevolmente si
trattiene col fanciullo; ché ne sdegna la conversazione, come chi si vergogni d'un passato ancor troppo
recente. Ma l'uomo riposato ama parlare con lui e udirne il chiacchiericcio e rispondergli a tono e grave; e
l'armonia di quelle voci è assai dolce ad ascoltare, come d'un usignuolo che gorgheggi presso un ruscello
che mormora dentro, ! Il poeta, se è e quando è veramente poeta, cioè tale che significhi solo ciò che il
fanciullo detta riesce perciò ispiratore di buoni e civili costumi, d'amor patrio e familiare e umano. Quindi la
credenza e il fatto, che il suon della cetra adunasse le pietre a far le mura della città, e animasse le piante e
ammansasse le fiere della selva primordiale; e che i cantori guidassero e educassero i popoli. Le pietre, le
piante, le fiere, i popoli primi, seguivano la voce dell'eterno fanciullo, d'un dio giovinetto, del più piccolo e
tenero che fosse nella tribù d'uomini salvatici. I quali, in verità, s'ingentilivano contemplando e ascoltando
la loro infanzia. Il fanciullino è il testo in cui Pascoli esprime nel modo più ampio il proprio pensiero sulla
poesia. Una vera e propria riflessione sulla poesia.
Pascoli afferma, riprendendo un mito platonico (cfr. Platone, Fedone, 77d-78b): "È dentro noi un
È dunque una
fanciullino che non solo ha brividi [...] ma lagrime ancora e tripudi suoi".
voce nascosta nel profondo di ciascun uomo, che si pone
in contatto con il mondo attraverso l'immaginazione e la
sensibilità. In tal modo, scopre aspetti nuovi e misteriosi,
che "sfuggono ai nostri sensi e alla nostra ragione".
Come un nuovo Adamo, "mette il nome a tutto ciò che
vede e sente", ovvero è in grado di conoscere in modo
autentico ciò che lo circonda, meglio di quanto possa fare l'uomo
adulto, col suo raziocinio. Infatti, continua Pascoli, "l'uomo dei nostri tempi sa più che quello dei
tempi scorsi, e, a mano a mano che si risale, molto più e sempre più. I primi uomini non sapevano
niente; sapevano quello che sai tu, fanciullo". La voce interiore del fanciullino dà vita alla poesia,
nella quale dunque il linguaggio cercherà di esprimere, con strumenti come metafora, analogia,
sinestesia, un mondo che si lascia afferrare dall'intuizione e non dal ragionamento.
La poesia, secondo Pascoli, non deve proporsi uno scopo morale o educativo; tuttavia egli afferma:
"la poesia, in quanto è poesia, la poesia senza aggettivo,
ha una suprema utilità morale e sociale", perché fa
riconoscere la bellezza anche in cose umili e vicine,
placando "l'instancabile desiderio" e appagando un'ansia
di felicità destinata altrimenti a restare vana. Virgilio
stesso viene indicato come il poeta che "insegnava ad amare
la vita in cui non fosse lo spettacolo né doloroso della miseria né invidioso della
ricchezza: egli voleva abolire la lotta fra le classi e la guerra tra i popoli". Pascoli mostra così le sue
convinzioni di socialista umanitario e utopico.
Il "fanciullino" di cui parla Pascoli è dunque una metafora nella quale confluiscono il valore
conoscitivo, il linguaggio, la moralità della poesia.
La funzione conoscitiva, come accennato sopra, si collega alla convinzione, tipica del
Decadentismo, che la realtà si riveli nella sua essenza profonda solo all'intuizione, e resti invece
inafferrabile di fronte all'indagine filosofica o scientifica.
Di conseguenza, il linguaggio della poesia scopre il mondo come se fosse nuovo: "tutto come per la
prima volta", e ne illumina le corrispondenze segrete (si ricordi il celebre sonetto Correspondances
di Charles Baudelaire). La poesia di Pascoli, in effetti, procede spesso in modo alogico, mediante
accostamenti e simboli che vanno al di là della visione consueta delle cose.
Quanto alla moralità e al messaggio sociale, Pascoli vede nella poesia una voce che, proprio perché
esprime una realtà profonda comune a tutti gli uomini, invita alla comprensione reciproca e alla
pacificazione: al di là delle differenze economiche e culturali, tutti ("operai, contadini, banchieri,
professori") possono dialogare con la voce dei "fanciullini" che si affacciano alle finestre delle loro
anime.