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Le Mura Urbane

1. Le Mura “Serviane”
Le più antiche mura di Roma furono costruite dal penultimo re, il secondo della dinastia degli etruschi,
Servio Tullio: prendono infatti il nome di “mura serviane”. Però la costruzione di questa cinta muraria era
già probabilmente iniziata col suo predecessore, Tarquinio Prisco. La prima cinta muraria, il primo sistema
defensionale di Roma è databile, pertanto, al VI secolo a.C., al periodo della seconda fase regia: la dinastia
dei Tarquini.
L'unificazione dei vari villaggi capannicoli disparsi sui colli era già avvenuta. Sotto i Tarquini si inizia a
parlare di una vera e propria “città”.
Una precedente cinta muraria?
Una precedente cinta muraria, anteriore a quella “serviana” tutto sommato doveva esserci stata: essa era
molto più ristretta, era delimitata al solo colle Palatino, sul quale, secondo la tradizione, si ebbe la fondazione
di Roma per opera di Romolo. Negli anni '80 del '900 presso le pendici settentrionali del Palatino è stato
fatto un eccezionale ritrovamento: sono venuti alla luce i tratti delle fortificazioni più antiche della linea del
pomerium, il limite sacro della città, il cui tracciato le fonti attribuiscono a Romolo, così come ne riferiscono
l'ampliamento a re Servio Tullio. La presenza di questa “cinta muraria”, che si pone in singolare parallelismo
cronologico con la data tradizionale della nascita di Roma nell'ambito della prima metà dell'VIII secolo a.C.
(754-53 a.C. datazione varroniana), rappresenta una prima fase documentata da un muro formato da scaglie
di tufo rosso e da un elevato di pali e di argilla. Pertanto, dei sistemi defensionali dovettero esistere già fin
dalla “fondazione romulea” sul Palatino.
Per quanto concerne l'origine di Roma, oggi gli studiosi, però, sono concordi nel pensare non tanto più a una
“fondazione” ma quanto a una “formazione”: Roma non nacque dunque perché “fondata”, ma fu il risultato
dell'aggregarsi di più villaggi-capannicoli che dovevano trovarsi sui diversi colli (sinecismo). Romolo,
dunque, può essere considerato al pari di un ecista delle colonie greche, un personaggio leggendario.
Comunque sia, sono però archeologicamente attestate fortificazioni precedenti la cinta muraria “serviana”.
Dubbi sulla costruzione di una cinta muraria nel VI secolo a.C.
Numerosi archeologi negano l'esistenza di una cinta muraria nel VI secolo a.C. Scoperte recenti hanno
dimostrato, però, che in alcune città del Lazio vi erano già mura in opera quadrata in questo secolo. Roma,
che era la città più importante, senza dubbio doveva esserne anch'essa provvista, tanto più che era priva di
difese naturali! Tra l'altro, se è pervenuta, come abbiamo avuto modo di constatare, una cinta muraria
risalente già all'VIII secolo a.C., databile al periodo in cui era re di Roma, Romolo, è assurdo pensare che
sotto i sovrani etruschi, i Tarquini, la città fosse sprovvista di una cinta muraria!
Fasi costruttive delle mura “serviane”
Le mura “serviane” presentano numerose fasi, hanno più rifacimenti, che possiamo così schematizzare:
-VI secolo a.C., età regia: costruzione della cinta muraria in cappellaccio, iniziata ad opera di Tarquinio
Prisco e completata da re Servio Tullio, dal quale prende il nome (si parla infatti di mura “serviane”).
-IV secolo a.C., età repubblicana: nel 390 a.C. la città di Roma venne saccheggiata e incendiata dai Galli.
Questo episodio dimostra la “debolezza” del sistema difensivo più antico. Nel 378 a.C. inizia ad essere
costruita, sul vecchio percorso delle mura di VI secolo a.C., una cinta muraria in opera quadrata (saxo
quadrato) di tufo di Grotta Oscura. Il tufo utilizzato per le nuove fortificazioni veniva estratto dalle cave di
Grotta Oscura che si erano rese disponibili dopo la conquista di Veio nel 396 a.C.
-restauri delle fortificazioni in tufo di Grotta Oscura: i più importanti restauri della cinta muraria di IV
secolo a.C. si ebbero uno alla fine del III secolo a.C., durante il periodo della II guerra punica, nel 212 a.C. :
si intervenne nelle mura aggiungendo delle aperture a forma di arco: si tratta di aperture per baliste. La
minaccia annibalica era imminente, e la città doveva difendersi, si decise quindi di inserire queste aperture
per permettere una “difesa” più “efficiente” mediante l'uso di baliste per uccidere i nemici.
Un secondo restauro di ebbe nel I secolo a.C. durante la guerra civile tra Mario e Silla. Silla amplierà tra
l'altro il pomerio.
Caratteristiche delle mura “serviane” di IV secolo a.C.
Le mura di IV secolo ci sono pervenute, anche se in maniera frammentaria. Esse furono costruite disponendo
i blocchi di tufo di Grotta Oscura per testa e per taglio, in modo alternato. La cinta muraria aveva un
altezza di 10 m ed era spessa, aveva uno spessore di 4 m. Fu realizzata da numerosi cantieri che lavoravano
contemporaneamente. Nei punti di “sutura”, nei punti dove si andavano ad “incontrare” i tratti eseguiti dai
singoli cantieri, si nota che non sempre le due parti unite combaciano perfettamente, anzi, non combaciano
affatto. Sui blocchi sono evidenti marchi di cava. Il circuito murario della cinta di IV secolo a.C. era lungo
11 km e racchiudeva al suo interno una superficie di circa 426 ettari (non tutta ovviamente edificata).
Della costruzione della poderosa cinta in opera quadrata di tufo di Grotta Oscura rimangono ancora notevoli
parti. La formazione di una “grande” ed “imponente” fortificazione fu, come detto, graduale: si fecero
piccoli sistemi unitari che poi si unirono, il lavoro era svolto da più cantieri, i singoli muri realizzati poi si
saldavano.
Percorso delle mura “serviane”
La cinta muraria, già dalla sua fase più antica in cappellaccio (VI secolo a.C.) seguiva le pendici del
Campidoglio nel suo lato occidentale. In questo tratto, che costeggiava le pendici occidentali del
Campidoglio si apriva la porta Catularia che dava accesso alla sommità del colle e all'area capitolina
(Capitolium) tramite a una lunga scalinata che da essa partiva. Dalla porta Catularia, pertanto, partiva una
lunga scalinata che giungeva fino al Capitolium. Nel lato opposto a questa, nel lato nord-orientale, ai piedi
dell'Arx vi era la porta Fontinalis, alla quale si dirigeva il vicus Lautumiarum che era una strada che partiva
dal Foro, all'altezza del Carcere Tulliano e, oltrepassando la sella tra Campidoglio e Quirinale, giungeva
appunto alla porta Fontinalis, dalla quale aveva inizio la via Flaminia.
La cinta muraria passava poi attraverso la sella montuosa che univa Campidoglio e Quirinale,e che verrà
poi tagliata da Traiano per edificare il suo Foro, e con essa scomparirà in età traianea anche questo tratto di
mura.
Proseguiva poi costeggiando le pendici del Quirinale. Ad ovest del Quirinale si apriva la porta Sanqualis
nei pressi della quale vi sono i resti di un arco di tufo di Monteverde e in parte di Grotta Oscura. La
posizione di questo arco è molto alta, era probabilmente un'apertura per baliste. Si tratta di sistemi
defensionali costruiti in occasione della II guerra punica contro Annibale.
La cinta proseguiva a circondare tutto il Quirinale, si aprivano le porte Salutaris e Quirinalis che
prendevano il nome dai templi di Salus e di Quirino.
La zona pianeggiante a oriente della città era difesa dall'Aggere Esquilino in cui erano le porte Viminalis,
Collina ed Esquilina. L'Aggere era formato da un terrapieno contenuto da 2 muri, di cui uno era alto 10
metri, quello esterno era alto 10 metri. Esternamente a questo muro correva un profondo fossato.
Una delle porte più importanti era la porta Collina nei pressi del moderno ministero delle Finanze. Tra la
porta Collina e la porta Esquilina, tutto il lato est della città, essendo il più debole, il più esposto al pericolo,
era rinforzato dall'Agger, un terrapieno con un fossato. Vari scrittori antichi ci hanno descritto l'Agger.
Strabone ne parla nella sua opera Geografia. Ci dice che re Servio aggiunse alle altre colline l'Esquilino e il
Viminale, e siccome quest'area era molto facile da attaccare, venne scavata una fossa profonda. La lunghezza
dell'Agger era circa 1 km e 300 m. Al fossato seguiva, come detto, un muro di circa 10 m al quale si
appoggiava sul lato interno in terrapieno.
Il tratto meglio conservato delle mura “serviane” è quello presso la stazione Termini. È un tratto lungo
94, alto 10 e spesso 4 metri. Sono conservati 17 filari in blocchi di tufo di Grotta Oscura, in numerosi
blocchi sono presenti i segni di cava. I blocchi sono disposti, come è ovvio, per testa e per taglio, in modo
alternato, e sono visibili tra l'altro linee di sutura.

L'Agger terminava nella porta Esquilina. La porta Esquilina era a 3 ingressi e fu ricostruita da Augusto e
dedicata a Gallieno.
Dall'Esquilino le mura passavano al Celio, e da qui, con la porta Capena dalla quale partiva la via Appia
raggiungevano l'Aventino, l'Aventino era quindi già incluso nel circuito delle mura serviane, fin dalla
costruzione di VI secolo a.C. (precedentemente si riteneva che fosse escluso dal pomerio, in quanto colle
della plebe).

Uno dei problemi più complessi relativi alle mura serviane è la ricostruzione del percorso tra l'Aventino e
il Campidoglio. Secondo una teoria, il lato della città rivolto verso il Tevere, non aveva mura di difesa: solo
due bracci, disposti tra le due colline e il fiume, avrebbero protetto la città in questo settore (il fiume avrebbe
fatto da “barriera naturale”).
Un'altra teoria sostiene, al contrario, che vi fosse un muro parallelo al fiume che dall'Aventino raggiungeva
l'angolo sud-occidentale del Palatino e poi il Campidoglio. Secondo recenti ricerche è più plausibile questa
seconda ipotesi.
Fine della “funzione” delle mura serviane
La cinta muraria che si prolungava per quasi 11 km era una struttura solida e imponente, di grandi blocchi di
tufo squadrati. Dalla fine della repubblica, queste mura furono man mano “sorpassate” dalla città in continua
espansione, in continuo sviluppo, e in molti luoghi furono distrutte o nascoste per far spazio per nuove
costruzioni. Tra la fine dell'età repubblicana e il III secolo d.C., pertanto, la città di Roma, divenuta la città-
padrone di quasi tutto il mondo fino ad allora conosciuto, rimase priva di mura. Varie linee di confine ne
delimitavano l'area, il pomerio, che fu più volte ampliato: da Silla, da Claudio (dinastia dei giulio-claudi) e
da Vespasiano (flavi).
2. Le Mura “Aureliane”
A partire dal II secolo d.C. la minaccia dei barbari cominciò a divenire un pericolo anche per Roma.
L'imperatore Aureliano, impegnato in guerre contro Palmira in Siria, decise di dotare Roma di una
“nuova” cinta muraria. Il nuovo sistema difensivo della città, le mura “aureliane” vennero costruite
dal 271 d.C. Vennero costruite di fretta, rapidamente, e dovevano essere completate prima della
morte dell'imperatore. Tutto sommato, la nuova cinta muraria venne terminata da Probo.
Le mura inizialmente erano un sistema difensivo abbastanza modesto: però erano sufficienti a fermare le
incursioni di popoli che non erano in grado di condurre grandi assedi.
Le mura aureliane erano fatte di mattoni, erano alte 6 metri e spesse 3,50. A circa ogni 30 metri di
distanza, a ogni 100 piedi, vi era una torre di pianta quadrata, con camera superiore per baliste.
Le porte delle mura aureliane, quelle principali, erano costituite da 2 ingressi gemelli, coperti ad arco,
inquadrati da 2 torri semicircolari (2 ingressi ad arco, affianco dei quali 1 torre). Le porte di minor
importanza, più modeste, erano prive di apposite torri, ma erano inserite al centro di un tratto di mura tra 2
torri quadrate, ossia, al centro dei 100 piedi che distanziavano un torre a pianta quadrata dall'altra.
Il circuito murario aveva un percorso di 19 km: fu realizzato seguendo una linea “strategica” che include le
colline ed evita di lasciare all'esterno costruzioni di grandi dimensioni. Anzi, edifici già esistenti furono
incorporati nelle mura, furono adibiti a mura, perché si aveva fretta di costruire. E quindi, in alcuni tratti, non
si costruì ex novo, ma si utilizzarono edifici di precedente costruzione, adibiti adesso a fortificazione, ad
essere “inseriti” nella cinta muraria.
Le mura aureliane includevano le alture del Pincio, la pianura del Campo Testaccio, la regione Transtiberina.
Il percorso strategico, come abbiamo detto, includeva, ove possibile, le alture ed edifici che vennero inseriti
nel circuito, tra questi ricordiamo i Castra Paraetoria, l'anfiteatro Castrense, tratti di Acquedotti (Aqua
Claudia), e costrizioni private come la piramide di Caio Cestio, nonché il mausoleo di Adriano.
Le porte principali erano aperte in corrispondenza delle principali vie. Le porte principali erano a due archi
gemelli, mentre quelle minori ad un solo fornice.
Fasi costruttive delle mura “aureliane”
La cinta muraria costruita da Aureliano e completata da Probo, fatta frettolosamente, divenne presto
insufficiente e doveva essere restaurata. Numerosi sono i restauri, gli interventi di rifacimento delle mura
aureliane:
-Massenzio fa un restauro facendo usare una tecnica muraria in opera listata: mattoni disposti
orizzontalmente e blocchetti di tufo. Massenzio aggiunge alle mura, all'esterno delle stesse, un fossato che
però non venne mai completato.
-Negli anni tra il 401-402, si ebbero i lavori più importanti e più massicci: Onorio e Arcadio, per far fronte
agli attacchi dei Goti, raddoppiarono l'altezza delle mura: inizialmente erano di 6 m, loro la portarono a
12 m. Nelle mura aureliane vi era un cammino di ronda, loro lo sostituirono con una galleria coperta,
nella quale vi erano numerose feritoie. Sopra questa galleria coperta, che era il vecchio cammino di ronda
coperto a volta, costruirono un nuovo cammino di ronda. Onoro e Arcadio inserirono nel circuito murario il
Mausoleo di Adriano, ridussero i due ingressi delle porte principali ad uno solo,e rinforzarono le torri: le
munirono di una controporta interna, tanto che esse divennero vere e proprie fortezze autosufficienti.
-Si ebbero altri restauri nel VI secolo. Le mura aureliane furono le mura di Roma fino al 1870, quando
difesero per l'ultima volta la città dalle truppe dell'esercito italiano irrotto contro lo Stato ponticifio.
Percorso delle mura “aureliane” e porte principali
Nei pressi della porta Cornelia venne inglobato nel circuito delle mura dall'imperatore Onorio, il mausoleo
di Adriano. Procopio ci ha lasciato una descrizione dell'attacco dei Goti al Mausoleo.
Da qui le mura seguivano il Tevere, lungo la riva sinistra, costeggiavano il Tevere lungo la riva sinistra, per
poi girare ad est. Dalla porta Flaminia usciva la via Flaminia.
Il circuito poi girava attorno al Pincio, l'antico collis Hortulorum. Alla sommità della collina del Pincio si
apriva una porta minore, la porta Pinciana, dalla quale usciva la via Salaria vetus.
Il tratto che va dalla porta Pinciana fino alla porta Nomentana è tra i meglio conservati. Dalla porta Salaria
demolita nel 1870 usciva la via Salaria Nova.
L'accampamento dei pretoriani, Castra Praetoria, fu inserito all'interno del circuito delle mura.
L'originario recinto dell'età di Tiberio fu rialzato. Nel restauro di Massenzio fu dotato di 2 torri quadrate.
La porta Tiburtina in origine era un fornice monumentale risalente all'età di Augusto ( 5 a.C.) che fu
costruito per permettere il passaggio sopra la via Tiburtina di un gruppo di acquedotti. Esso fu inserito
nelle mura allo stesso modo degli archi claudiani della porta Maggiore. Durante il rifacimento di Onorio fu
aggiunto un nuovo ingresso (così si ebbero 2 fornici). L'arco augusteo, in travertino, perfettamente
conservato con i suoi pilastri tuscanici, aveva l'attico alto: sopra era attraversato dai canali degli acquedotti.
Nell'arco sono incise due iscrizioni una di Augusto, datata al 5 a.C., e una di Tito del 79 d.C: questa
iscrizione di Tito menziona il restauro dell'Aqua Marcia. Dall'altro lato vi è un'iscrizione di Onorio che
ricorda l'ampliamento delle Mura.
Porta Maggiore era una doppia porta la Praenestina e la Labicana: si trattava in origine di due archi
monumentali dell'acquedotto Claudio, che successivamente vennero trasformati in porte urbane.
Il settore di mura successivo a Porta Maggiore cambia improvvisamente direzione e prosegue verso est: si
sono utilizzate le arcate dell'acquedotto Claudio trasformato in un muro difensivo mediante la chiusura dei
fornici.
All'altezza del Circo Variano la cinta si distacca dal percorso dell'acquedotto Claudio e si dirige verso
sud-ovest, il circo venne tagliato in due.
Uno dei più importanti monumenti inseriti nella cinta è l'anfiteatro Castrense: questo piccolo edificio in
laterizio, databile all'età di Settimio Severo, venne incluso nella cinta, e le sue arcate vennero chiuse per
essere trasformate in “muro” di difesa.
La porta Asinara era un passaggio minore, privo di torri in origine. Nel restauro di Onorio furono aggiunte 2
torri semicircolari.
La porta Latina è una delle meglio conservate. La facciata è quella di Aureliano: la porta originaria doveva
essere più grande, ma fu ridotta da Onorio. La chiusura delle porte principali era duplice: una porta a 2
battenti all'esterno, e una saracinesca all'interno che scorreva dall'alto in basso entro scanalature e poteva
bloccare istantaneamente l'accesso.
La porta Appia era la porta più grande della cinta aureliana, da essa usciva la Via Appia. Di essa si
hanno varie fasi costruttive. Nella costruzione di Aureliano due fornici gemelli si aprivano tra 2 torri
semicircolari, come in tutte le porte principali. Si ebbe un rifacimento che consistette nell'ampliamento delle
due torri, che assunsero una pianta a forma di ferro di cavallo e furono rialzate da un piano: quindi, nei
rifacimenti successivi, la porta Appia fu sempre più rinforzata.
Nel circuito delle mura fu inclusa anche la piramide di Gaio Cestio. Nella cinta muraria era incluso l'
Emporio e il monte Testaccio. Era inclusa anche una parte del Trastevere, il Vaticano era escluso dalla cinta.

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