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Benuccio

Poesie
Edizione di riferimentoLirici toscani del Quattrocento, Lanza, Antonio (a c. di),
Bulzoni, Roma, 1975

I
Canzona di Benuccio barbiere, che spesso i nostri Signori
mandavan per lui per aver piacere di suoi sonetti e ballate
e mai da loro pot� avere alcun premio; e per� fece loro
questa canzona.
O be' signor, poi che mangiato avete
la 'mbandigione e la vivanda tutta,
un bel panier di frutta
vi vo' donare in tre parti partito,
perch� la mensa non rimanga asciutta
a sullazzar la dilettevol sete;
ma prima intenderete
i nomi loro e com'egli � sortito.
Dieci per ogni parte, ognun fiorito,
e l'una delle tre n�ente lassa,
ch� saporita passa
senza gittarne; e gli altri di fuor netti,
emper� che perfetti
dentro non sono; e gli altri di fuor mondi,
per� che dentro son molto giocondi.
Di fichi e d'uve il primo � colmo e pieno,
di pere e mele (son pur test� colte);
cotogne ancor ci ha molte,
cederni e muse che par un diletto;
frave e more con esse son raccolte,
sorbe dure e mature acolte in fieno
da non venir mai meno;
cos� le vo' riposte in luogo netto.
Dir� 'l secondo, poich� 'l primo � detto,
cio� di quegli che son buon di fuori.
Tutti di buon sapori
son, come gli altri, e d'ottima ragione;
e dinanzi si pone
il datter per migliore, e tal mi pare,
ch'ad altro frutto nol sapre' aguagliare.
Ciriege ci ha d'ogni ragion che sia,
e molte muniache e pesche ancora;
di giugiole s'infiora
questa seconda parte del paniere,
tal ch'a vedello tutto m'inamora,
tanto � ripieno d'ogni leggiadria.
Le susine per via
gi� non mi caddon di tutte maniera,
n� quella che rallegra il barattiere,
quando la puote aver con un pan caldo
(e, per intender saldo,
nespole dico, e sono poco sane);
carube con melane
e molte cornie belle e colorite,
che del Terresto ben paiono uscite.
La terza parte melarance e pigne,
ed �vi la lumia e la nocciuola,
non due o una sola,
ma gran dovizia ci ha di queste e quelle;
quelle c'han dentro color di viuola,
mele granate ricolte di vigne;
noci non ci ha maligne,
amandorle, castagne e zaccherelle;
fistuche ancora in ultimo con elle.
Pi� bel presente non fu mai veduto,
per� sia ricevuto
in grazia da voi, gentil signori.
Gustate lor savori,
come son dolci, buoni e odorosi,
e come son perfetti e saporosi.
� E vederete ben s'io son perfetto
e buon lavorator dell'orto mio;
ma, 'n buona f� di Dio,
che la brinata mi ci fa gran danno!
Che, se non frutta meglio in quest'altr'anno,
me ne conviene andare alla montagna,
e con una mia ragna
i' piglier� d'ogni ragione uccelli.
E giuochi non son belli,
chi perde il tempo in acquistar la state!
Rendetemi il paniere e a Dio siate.

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