Gabriele D’Annunzio ebbe sentimenti collettivi. Lo scrittore, in un articolo, un notevole influsso anche sulla afferma che “all’artista moderno conviene immergersi politica: guidò la conquista di Fiume nelle medie correnti vitali e mettere la propria anima nel primo dopoguerra, elaborò ideologie, in contatto con l’anima collettiva, se egli aspira a atteggiamenti, motti e perfino slogan (“il mare nostro”, divenire l’interprete e il messaggero del suo tempo”. “le folle oceaniche”) che furono utilizzati da Mussolini D’annunzio si cimenta come creatore di campagne per la sua opera di propaganda. pubblicitarie collaborando per i più grossi nomi della Negli anni del primo dopoguerra si erano diffusi nella cartellonistica italiana come Marcello Dudovich e mentalità collettiva quei contenuti politico-ideologici Leonetto Cappiello. È infatti D’annunzio a coniare il di carattere “superomistico”. Si trattò di un fenomeno nome “La Rinascente” e “Saiwa”. Sfruttò sul mercato di massa che lo stesso D’Annunzio aveva contribuito la rinomanza che gli diede l’impresa di Fiume a creare attraverso l’uso dei mezzi di comunicazione accettando di chiamare una colonia con il nome di di massa, adatti a diffondere contenuti emotivi e “Acqua di Fiume”. irrazionali. Egli, infatti, riuscì a introdurre la forza Con l’intento di incitare gli italiani all’amore della persuasiva della retorica nel sistema dei mass patria, alla guerra e alle imprese di conquista, media. La materialità del suono legato alla sfera D’annunzio conia numerosi motti ricavandoli da sensuale, già presente nelle Laudi, e lo stile retorico antiche frasi latine o vecchi stemmi rinascimentali. linguistico avevano lo scopo di conquistare il pubblico Esempi sono “momento audere semper” (= Ricordati in un rapporto sempre più diretto e meno letterario. di osare sempre) , “Me ne frego!” (ricamato sul Durante la guerra questo intento sfociò nel tentativo gagliardetto de legionari dell’impresa di Fiume), di conquistare la folla. Il poeta non mirava più “Colpire, ferire, abbattere” (= grido di esclusivamente alla comunicazione di un messaggio battaglia) fino a “Io ho quel che ho al pubblico ma cercava “l’incantesimo” che prendeva donato”. vita dal contatto con “un’umanità agglomerata”. D’annunzio è tra i primi a intuire le enormi potenzialità nell’uso dei mass-media a scopo pubblicitario auto- promozionale. Egli utilizza sempre la stampa per dare risalto alle sue imprese amorose, militari o letterarie. Il successo della comunicazione dannunziana risiede nell’ampia accessibilità della sua parola, destinata a stimolare l’immaginario della massa attraverso combinazioni verbali