GIOVANNI
Buongiorno a tutti. Siamo gli alunni del liceo Garibaldi di Napoli. La città greca a cui è legato il nostro percorso
è Corinto, teatro della vicenda di Medea, la principessa barbara che abbandona la Colchide per seguire il suo
amato Giàsone. Tradita da lui, ella sfoga la sua rabbia contro i figli, come ci narra Euripide nell'omonima
tragedia. Recitano gli studenti della 3C.
vv.446-447 – Giasone
MATTEO
οὐ νῦν κατεῖδον πρῶτον ἀλλὰ πολλάκις
τραχεῖαν ὀργὴν ὡς ἀμήχανον κακόν.
ALESSIO
Non ora per la prima volta, ma spesso ho constatato come la rabbia selvaggia sia un male incurabile
FEDERICA E ERIKA
Le lacrime non appartengono all'animo indomito di Medea, sono destinate all'imbelle Giàsone. I gesti della
donna sono il frutto di una rabbia disperata, di un dolore lancinante. Sofferenza e disperazione si intrecciano
così al tema delle mani, artefici dell'efferato omicidio dei figli. Si esibiscono in una struggente performance di
danza e recitazione gli studenti della 5D.
MARTA E GIULIA
Il dramma di una madre che medita di sacrificare i figli è il tema del dialogo immaginario realizzato dalle
studentesse della 5D che vede Medea contrapporsi a Norma, sacerdotessa dei Drùidi, nell'omonima opera lirica
di Puccini. Le due madri però reagiranno in modo diverso, l'una sacrificherà i figli, l'altra cedrà all'amore
materno, risparmiandoli.
GAIA E JONATHAN
Franz Grillparzer, drammaturgo austriaco rilegge il mito di Medea rendendo lei, donna barbara, il simbolo di
una superiorità spirituale che le permette di vedere al di là dell'apparenza. Dinanzi a lei Giàsone rimarca i suoi
caratteri di debolezza e può soltanto morire. Leggono gli alunni della 4D