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MEDEA

GIOVANNI
Buongiorno a tutti. Siamo gli alunni del liceo Garibaldi di Napoli. La città greca a cui è legato il nostro percorso
è Corinto, teatro della vicenda di Medea, la principessa barbara che abbandona la Colchide per seguire il suo
amato Giàsone. Tradita da lui, ella sfoga la sua rabbia contro i figli, come ci narra Euripide nell'omonima
tragedia. Recitano gli studenti della 3C.

vv. 1-2 -Nutrice


FRANCESCO
Εἴθ᾽ ὤφελ᾽ Ἀργοῦς μὴ διαπτάσθαι σκάφος
Κόλχων ἐς αἶαν κυανέας Συμπληγάδας,
SIMONA
Magari la nave Argo non fosse mai volata attraverso le cupe Simplegadi fino alla terra dei Colchi

vv. 6-8 - Nutrice


ANTONIETTA
E (se la spedizione degli Argonauti non fosse avvenuta) la mia signora Medea non avrebbe navigato verso le
mura di Iolco, colpita nel cuore dall'amore per Giasone

vv.446-447 – Giasone
MATTEO
οὐ νῦν κατεῖδον πρῶτον ἀλλὰ πολλάκις
τραχεῖαν ὀργὴν ὡς ἀμήχανον κακόν.
ALESSIO
Non ora per la prima volta, ma spesso ho constatato come la rabbia selvaggia sia un male incurabile

vv. 465-469 – Medea


NOEMI
ὦ παγκάκιστε, τοῦτο γάρ σ᾽ εἰπεῖν ἔχω
γλώσσῃ μέγιστον εἰς ἀνανδρίαν κακόν,
ROSA
Grandissimo infame -infatti io con le parole posso dire di te questo come più grande offesa per la tua viltà – sei
venuto tu che sei l'essere più odiato [dagli dei, da me e da ogni stirpe di uomini]?

vv. 476-480 – Medea


LETIZIA
ἔσωσά σ᾽, ὡς ἴσασιν Ἑλλήνων ὅσοι
ANTONIA
Io ho salvato te, come sanno tutti quei Greci che si sono imbarcati sulla stessa nave Argo, mandato come guida
per il giogo (per aggiogare) dei tori spiranti fuoco e per seminare il campo portatore di morte.

vv. 514-515 – Medea


LUISA
bella vergogna davvero per uno sposo novello che vadano errando come mendicanti i figli e io che ti ho salvato

vv. 547-550 – Medea


ALESSIA
quanto a ciò che mi hai rimproverato riguardo alle nozze regali, in questo ti dimostrerò che sono stato prima
accorto, poi saggio, poi molto benevolo verso te e verso i miei figli; ma sta' tranquilla.

vv. 555-557 – Medea


MARTINA
non per il motivo per il quale tu ti infiammi, perché odio il tuo letto, spinto dal desiderio di una nuova sposa, né
avendo cura per una gara di molti figli (volendo gareggiare in numero di figli)

vv. 565-567 – Medea


DAVIDE
che bisogno hai tu dei figli? A me giova aiutare i figli che ho per mezzo di quelli che nasceranno. Forse che ho
preso una cattiva decisione?

vv. 1244-1249 – Medea


SARA G.
ἄγ᾽, ὦ τάλαινα χεὶρ ἐμή, λαβὲ ξίφος,
λάβ᾽, ἕρπε πρὸς βαλβῖδα λυπηρὰν βίου,
SANTINA
ὡς φίλταθ᾽, ὡς ἔτικτες, ἀλλὰ τήνδε γε
λαθοῦ βραχεῖαν ἡμέραν παίδων σέθεν
κἄπειτα θρήνει:
SARA C. su, mano mia infelice, impugna la spada, impugnala, muoviti verso la dolorosa meta della vita, e non
essere vile e non ripensare ai tuoi figli, a come ti sono cari, a come li hai partoriti, ma solo per questo breve
giorno, dimenticati dei tuoi figli e poi piangi.

FEDERICA E ERIKA
Le lacrime non appartengono all'animo indomito di Medea, sono destinate all'imbelle Giàsone. I gesti della
donna sono il frutto di una rabbia disperata, di un dolore lancinante. Sofferenza e disperazione si intrecciano
così al tema delle mani, artefici dell'efferato omicidio dei figli. Si esibiscono in una struggente performance di
danza e recitazione gli studenti della 5D.

BALLETTO E RECITA POESIA

MARTA E GIULIA
Il dramma di una madre che medita di sacrificare i figli è il tema del dialogo immaginario realizzato dalle
studentesse della 5D che vede Medea contrapporsi a Norma, sacerdotessa dei Drùidi, nell'omonima opera lirica
di Puccini. Le due madri però reagiranno in modo diverso, l'una sacrificherà i figli, l'altra cedrà all'amore
materno, risparmiandoli.

RECITA DI DIALOGO DELLE ALUNNE DI 5D

GAIA E JONATHAN
Franz Grillparzer, drammaturgo austriaco rilegge il mito di Medea rendendo lei, donna barbara, il simbolo di
una superiorità spirituale che le permette di vedere al di là dell'apparenza. Dinanzi a lei Giàsone rimarca i suoi
caratteri di debolezza e può soltanto morire. Leggono gli alunni della 4D

LETTURA IN TEDESCO DEGLI ALUNNI DELLA 4D.

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