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CLAUDIO LORETO

LULTIMA CRODA
ROMANZO
CLAUDIO LORETO

LULTIMA
CRODA

Romanzo
A Nicoletta
Raccontare, parlare, molto difficile. sempre duro
arrivare cos vicino all'essenza della vita e poi, dopo,
ritornare indietro e sentirsi imprigionati nelle strettoie
del linguaggio, completamente inadeguato a tradurre in
simboli i concetti e la totalit dell'esperienza vissuta.
Un'esperienza lunga e sofferta mi ha permesso di
capire una verit fondamentale: alla base di tutto, di
ogni azione che l'uomo compie, deve esserci sempre
l'Amore.

Renato Casarotto
(Alpinista,
Arcugnano,15 maggio1948 - K2,16 luglio1986)
INDICE

PARTE PRIMA: DAMIANO


La decisione Pagina 3
La lite 6
Lopinione 10

PARTE SECONDA: MARCO


Limprevisto 15
Lamore 29
Lincertezza 34
Lepilogo 36
Lapparizione 60

PARTE TERZA: DAMIANO, ancora.


La raffazzonatura 73
La perfezione 75
Limmensit 77
Il rimpiazzo 79
Il dj-vu 86
Le fotografie 100
La sorpresa 108

PARTE QUARTA: GINEVRA


Il nuovo imprevisto 113
Il nuovo corso 136
PARTE PRIMA

DAMIANO

1
2
I
La decisione

Gi da qualche tempo il piccolo computer del


simulatore di voga installato nella palestra del Rowing
Club Genovese gli certificava, senza il minimo tatto,
che il suo fisico stava progressivamente perdendo giri;
nella cerchia delle proprie conoscenze, poi, la gente
aveva preso - suo malgrado - lo spiacevole andazzo di
congedarsi dal mondo con crescente insistenza. In-
somma, alla vigilia dei cinquantanni Damiano Furlan
allarg le braccia prendendo atto che forze e tempo gi
principiavano ad assottigliarsi nella parte superiore del-
la sua immaginaria clessidra.
Non voleva avere rimpianti e dunque doveva spic-
ciarsi: nel proprio curriculum alpinistico mancavano
ancora un paio di pezzi importanti, anzi due veri sogni:
il Dente del Gigante, nel Massiccio del Monte Bianco, e
la Croda dei Toni (detta pure Cima Dodici) nelle
Dolomiti di Sesto di Pusteria.

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Ad essere onesti, le ragioni che lo spingevano ad ac-
celerare i tempi della conquista di quelle vette (e do-
podich piantarla l una volta per tutte con le arram-
picate) erano anche altre.
Cecilia, la moglie, viveva con apprensione le sue
scappatelle montane: cos al termine di ogni discesa,
prima di andare con i compagni di cordata a caccia di
un bar in cui brindare a birra al successo della giornata,
Damiano si premurava di tranquillizzarla al cellulare,
informandola che anche quella volta tutto era andato a
meraviglia; per quanto solitamente pi indifferente, dal
canto proprio la figlia Sofia di tanto in tanto sinalbe-
rava con la madre: Non devi consentire a pap queste
pazzie!.
In breve, lo scalatore non voleva pi causare ansie ai
suoi. Anche perch nel tempo effettivamente erano an-
date moltiplicandosi le volte (taciute ai familiari) in cui
la fortuna gli aveva dato una mano: quindi era davvero
il caso di non tirare troppo la corda!
E poi stava iniziando - perch non ammetterlo? - ad
annoiarsi un po. Lalpinismo certo molto eccitante,
ma obbliga a concentrarsi su dove poggiare piedi e ma-
ni; ed anche in vetta, generalmente, il tempo per go-
dersi il mondo attorno piuttosto limitato: ad incal-
zare, infatti, v sempre una lunga e spesso complicata
discesa.
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Cos larmeggiare coi moschettoni non riusciva a su-
scitare appieno in lui le emozioni regalategli invece dai
trekking solitari lungo sentieri selvaggi, dentro lim-
menso Silenzio: l i suoi pensieri prendevano a scorrere
pi lenti e nitidi, li poteva come leggere, e dialogava fi-
nalmente con la propria anima; un solo suono umano, e
lincantesimo si spezzava.
Durante quelle esplorazioni egli non finiva mai di
stupirsi (e talvolta commuoversi) di fronte alle Gran-
diosit che via via attraversava; soprattutto, amava sof-
fermarsi un po sulle rive dei ruscelli ad ascoltare il gio-
ioso gorgoglio dellacqua oppure, disteso su un prato,
osservare le fronde ed i fiori danzare con leggerezza
sulle note del vento: percepiva allora la sconfinata forza
della Natura, la bellezza piena della Vita, e se ne ine-
briava, provando lampi di indescrivibile felicit.
S, sulle montagne era pi bello viaggiare.
Cos, nellautunno dellanno Duemila, un tale intrec-
cio di ragioni indusse Damiano a ripromettersi di met-
tercela tutta per portare a conclusione i suoi due pro-
positi entro lestate dellanno successivo; dopodich
avrebbe regalato a qualche amico la propria attrez-
zatura alpinistica (giusto per ostacolare eventuali, suc-
cessivi ripensamenti).
In seguito, dunque, per lui solo escursioni e, tuttal
pi, vie ferrate.
5
II
La lite

Smettila, per favore! Non voglio pi sentirtelo dire:


porta male! - sbott sollevando gli occhi al cielo
Cecilia quando a tavola il marito ritir fuori il discorso
che, una volta toccate le sommit dei suoi due
capricci, avrebbe smesso di fare la lucertola lungo le
rupi e di conseguenza di correre pericoli. Non era
assolutamente superstiziosa, tuttavia gli sottoline che
a forza di ripetere quella tiritera avrebbe appunto finito
con lattirarsi la disgrazia addosso.
Ah, che sciocchezza! - comment Damiano -
Dovresti anzi essere contenta delle mie intenzioni: la
domenica finalmente sarai serena, mentre me ne star
stravaccato sul divano in pantofole e con il teleco-
mando in mano Guarda che lo faccio soprattutto per
te: a me - gi lo sento - non seminare pi di rinvii le
rocce mancher un sacco!.

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Infatti, conoscendoti, so che dopo poco ricomin-
cerai! - controbatt la moglie - E poi non certo
davanti al televisore che ti voglio: io desidero che
riprendiamo a fare delle cose insieme. Viaggiare un po,
ad esempio Non potresti continuare a giocare solo
coi remi, eh?- concluse infine.
In effetti quella della montagna era una passione un
po insolita per un tipo cresciuto in riva al mare non-
ch fanatico (e ottimo) canottiere; anche se, a dire il
vero, da bambino la vacanza di gran lunga pi felice
Damiano laveva vissuta sulla Sila e la serie televisiva
che pi lo aveva affascinato vedeva protagoniste le
Giubbe Rosse e le sconfinate foreste canadesi: gi al-
lora, insomma, cera da sospettare che si trattasse di un
marinaio anomalo.
Era stata per proprio la moglie ad avere dato fuoco
alle polveri: desiderosa di rivedere i dolci pascoli dolo-
mitici che avevano deliziato le villeggiature della sua
infanzia, Cecilia aveva a lungo insistito affinch la sua
giovane famigliola trascorresse una settimana di ferie in
Alto Adige ( oltretutto il cambiamento daria far
bene alla bambina, sosteneva). Damiano, in principio
non granch interessato, alla fine unestate aveva volu-
to accontentarla; e quando demble si era ritrovato tra
i Monti Pallidi ne era rimasto letteralmente folgorato!

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Da allora la Val Badia in particolare era divenuta per
loro lo Shangri-La nel quale rifugiarsi ogniqualvolta
fosse possibile per rigenerare anima e cuore, per ritro-
vare se stessi; e, dagli e ridagli, era stato inevitabile per
un tipo come Damiano approdare infine allalpinismo e
non potere poi pi fare a meno della sensazione di
assoluto sbalordimento - da conquistare metro dopo
metro - che lass gli suscitavano le distese a perdita
docchio di picchi aguzzi. Ma la moglie, pur intuendo la
bellezza di quelle emozioni, gli rimarcava che il prezzo
che poteva essere facilmente chiamato a pagare per esse
era troppo alto.
Accidenti al giorno in cui mi saltato in mente di
trascinarti in montagna.
Su, tesoro, ancora solo il Gigante e la Dodici, e poi ci
faremo un bel viaggetto: ti piacerebbe tornare in Nor-
mandia?.
Ma continui? - si irrit Cecilia.
Stai serena, non mi accadr nulla! Comunque, nel
caso che, voglio che tu ingaggi una delle guide al-
pine di Corvara per fargli disperdere al vento le mie
ceneri dalla vetta della Cima Grande di Lavaredo - la
punzecchi lui per divertirsi un po ma, al tempo stesso,
parlando terribilmente sul serio.
Piantala! - si adir lei, alzandosi da tavola e
andando a chiudersi in unaltra stanza dopo avere
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sbattuto violentemente la porta dietro di s - E non ti
fissare con quelle due montagne - gli strepit da l
dentro - Credi che non sia gi andata a cercarle su
Internet? E roba da folli! Tu non ci vai. Punto!.
Altroch se ci salir! - replic il marito dalla cucina.
Sei un uomo infantile ed egoista! - gli grid la
donna, facendo poi scendere il silenzio in casa.
Damiano fin di cenare da solo (quella sera la loro fi-
glia era fuori - meno male! - a lezione di danza).
Cavolo se s arrabbiata, stavolta - pens. E immagi-
nava gi che la moglie, quando sarebbe giunto per lui il
momento di tirare fuori ed allineare sul tavolo tutta
lattrezzatura per i necessari controlli, gli avrebbe mes-
so su un bel muso; ma sapeva anche che lo avrebbe
infine lasciato andare, infilandogli in una tasca dello
zaino la sua silenziosa, amorosa benedizione. E un ve-
ro angelo, non me la merito!, ammise fra s e s
luomo.

9
III
Lopinione

Genova, 8 novembre 2000. Allora cosa ne pensi?, do-


mand Damiano a Ermanno, un rodato scalatore, da-
vanti agli invitanti spaghetti ai frutti di mare per i quali
andava famosa la trattoria Da Zia Adriana, dove i due
si erano dati appuntamento quella sera.
Per gli alpinisti con la A maiuscola le vie normali
alle tue due vette non sono salite spinose - comment
quello mentre mulinava la forchetta nella pasta - Per
per chi come te approdato piuttosto tardi allalpini-
smo, beh, esse costituiscono senza dubbio una gran bel-
la sfida! E comunque richiedono, a chiunque, un note-
vole impegno fisico: dovrai dunque prepararti molto
bene atleticamente, ed esercitarti in falesia lungo linee
con grado di difficolt dal quarto in su - concluse,
gustandosi poi appieno il suo boccone. Oh, sti spaghi
sono davvero una squisitezza.

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Ermanno era un personaggio alquanto insolito: nel
modo di acconciarsi e ragionare ricordava un altro bra-
vo alpinista della Valle del Vajont che ultimamente si
stava affermando anche come scultore e scrittore, tanto
da cominciare ad essere conteso dai talk-show. Ad ogni
modo, risultava una persona estremamente generosa e
Damiano era gi andato qualche volta in montagna con
lui.
Ti andrebbe di portarmi tu sul Dente? - domand il
canottiere, sapendo che il suo commensale conosceva
bene quel campanile obliquo avendolo gi salito tre
volte.
Laltro gherm il proprio bicchiere con una delle sue
mani forti come tenaglie e con calma sorseggi il deli-
zioso vermentino di Gallura che avevano ordinato.
Condizioni meteorologiche permettendo s, volen-
tieri! - rispose infine, mentre provvedeva a riempire
nuovamente di vino il calice ormai vuoto - Tu per
devi arrivarci ben determinato, sia chiaro. Lultima
volta il mio secondo si fatto acchiappare dalla fifa e
i tempi allora si sono dilatati a dismisura; cos durante
la fase di rientro la nebbia, prima lontanissima, ci ha
raggiunti: non vedevamo oltre la punta degli scarponi,
bastava un niente a smarrire la traccia e poi andare a
finire in fondo ad un crepaccio o a volar gi da uno
strapiombo improvviso. Alla fine, vuoi un po listinto
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vuoi un po la fortuna, siamo riusciti a rientrare al
Rifugio Torino.
Facciamo per giugno?.
Uhm, possibile, se il verglas si sar squagliato abba-
stanza. Per la Croda dei Toni, invece, come pensi di
organizzarti?.
Ho gi ragionato telefonicamente della cosa con
Bruno, la mia guida di fiducia in Val Badia: lidea di
salirla in luglio.
Sicuramente ti porter su solo se le previsioni meteo
saranno ottimali: il toponimo Toni sta per Tuoni, lo
sai?.
S, certo - rispose Damiano.
Cima Dodici infatti una croda solitaria, nota per at-
tirare su di s come una calamita ogni possibile tem-
porale a zonzo nei suoi paraggi: il rischio di ritrovarsi
in men che non si dica nel mezzo di una tempesta lun-
go la sua interminabile e faticosissima via normale (la
seconda pi difficile di tutte le Dolomiti, a detta degli
esperti) teneva cos alla larga da essa molti rocciatori
anche consumati.
Il resto della serata venne trascorsa dai due a
discutere, tra un gamberone fritto e laltro, delle epiche
quanto controverse vicende della conquista italiana del
K2 nelloramai lontano 1954.

12
PARTE SECONDA

MARCO

13
14
IV
Limprevisto

Ciascuno di noi ha impresse indelebilmente nella me-


moria delle date particolari, legate ad avvenimenti fon-
damentali della nostra esistenza.
Cos il 16 novembre del 2000, strappato al sonno
dallodioso cicalio della sveglia, un uomo si sollev dal
letto con gi dentro un senso di mestizia che si trascin
poi dietro per lintera giornata, trascorsa in ufficio in
silenzio oppure rispondendo con scarso garbo ai colle-
ghi che osavano rivolgergli la parola.
Gli accadeva, puntualmente, ormai da ventiquattro
anni.

Bologna, 15 novembre 1976. Sgomitando, il giovane si


fece largo tra gli studenti stipati nel cortile della Facolt
di Lettere dove si stava tenendo uninfiammata assem-
blea indetta da Autonomia Operaia, attivissimo movi-

15
mento della sinistra extraparlamentare; semiasfissiato
dalla cappa di fumo nauseabondo generata da centinaia
di scadentissime sigarette, alla fine riusc a raggiungere
il palco (in realt una vecchia e scassata scrivania) sul
quale degli scalmanati si avvicendavano a sbraitare
dentro un megafono sfiatato e dove avrebbe dovuto
trovare (cos almeno gli aveva detto un tipo scorbutico
infilato dentro un logoro eskimo) la persona che faceva
al caso suo.
Ehi, scusate! - grid per farsi udire nel baccano
generale dal gruppetto di ragazzi affaccendati in varie
attivit intorno alla misera tribuna - Cerco il
coordinatore della redazione di Radio Alice!. Una tizia
che, dandogli le spalle, era inginocchiata sopra alcuni
scatoloni da cui estraeva ciclostilati da distribuire ai
presenti si volt e si tir su. Sono io - disse - In cosa
posso aiutarti?.
Il giovane ammutol, non tanto in quanto si aspettava
di dovere parlare con un uomo (chiss poi per quale ra-
gione), bens perch quella ragazza era semplicemen-
te bellissima! Ah, s - farfugli dopo qualche buon
istante, sforzandosi di recuperare contegno - Io, ecco,
volevo sapere se pu tornarvi utile una mano alla ra-
dio, intendo dire. Ho un po di esperienza nel campo.
Ma tu chi sei?.

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Hai ragione, non mi sono nemmeno presentato - si
scus lui - Mi chiamo Marco, Marco Drovandi. Sono
iscritto alla facolt di giurisprudenza.
A vederti direi che sei un fuori corso.
No, in realt sono una matricola. Il fatto che subito
dopo avere finito lIstituto Nautico mi sono imbarcato
sui mercantili, navigando cos per sei anni; ma quella
vita non faceva per me, quindi ho deciso di riprendere
in mano i libri, sovvertendo i miei interessi: ora vorrei
diventare un avvocato.
Istituto Nautico Quindi non sei di Bologna,
osserv lei.
No, vengo da Fano.
E come mai non ti sei iscritto allUniversit di
Urbino?.
Avevo voglia di aria nuova, di cambiare giri; di
nuovi stimoli, insomma.
E qui come ti mantieni? - domand laltra
mantenendo pure lei sempre alto il tono della voce,
altrimenti sovrastata da quella metallica dellurlatore
del momento.
Beh, sai, come ufficiale di coperta non si guadagna
male, tanto pi che a bordo poi non si spende nulla: in-
somma, ho messo da parte un po di soldi - spieg
Marco - Inoltre qui ho gi trovato un piccolo lavoro in
una tipografia; mi impegna solo tre, quattro ore al
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giorno: mi frutta dei pasti decenti e mi lascia sufficiente
tempo per studiare. Semmai poi proprio non dovessi
stare dentro le spese - aggiunse - un nuovo imbarco
temporaneo lo rimedio immediatamente.
Un improvviso boato di approvazione interruppe per
qualche istante la conversazione: larringatore di turno
aveva appena proposto di occupare la facolt.
E quali esperienze di radio avresti? - riprese poi la
ragazza.
Terminato di navigare, lestate scorsa ho condotto
un programma fisso in unemittente della mia citt.
Che genere di programma? - incalz lei.
Beh - esit lui, arrossendo un po - Ok, te lo
dir, per promettimi di non sfottermi: presentavo e
poi commentavo brani di musica leggera.
E cosa piazzavi? Canzoni dei Pooh? - lo burl
invece quella, divertita.
Ecco, hai riso lo stesso Comunque - si affrett a
sottolineare Marco - cos ho imparato a comunicare
con la gente attraverso un microfono. Senti, ci terrei
sul serio a fare qualcosa con voi!.
Guarda, adesso ho davvero parecchio da fare - tagli
corto lei - Ne riparliamo in un altro momento; rifatti
vivo pi in l. Anche perch ci sarebbe prima da capire
qual il tuo esatto pensiero politico. Poi per, di fron-
te alla lampante delusione dipintasi sul viso del gio-
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vane, si intener. Vabb, dai, restiamo daccordo cos:
fai un salto alla radio gi questo pomeriggio - intorno
alle sei, direi - e ti formi intanto unidea di come fun-
ziona l da noi; dopodich, se sarai ancora interessato,
fisseremo un incontro con Lorenzo, il responsabile
dellemittente per questo semestre. Unultima cosa: alla
porta i compagni potrebbero dimostrarsi diffidenti, te-
miamo infatti visite da parte dei fascisti; d loro che ti
sta aspettando Milena.
Non mancher. A stasera, allora! - sorrise soddisfat-
to Marco mentre si stringevano la mano. Il giovane
rinuot quindi a ritroso nella turbolenta calca studen-
tesca, un po perplesso per; l abboccamento era in-
fatti s riuscito, ma con una nota fuori posto: questa
Milena.
La ragazza, dal canto suo, torn ai propri cartoni con
un sorriso compiaciuto sulle labbra: fisicamente davve-
ro niente male, quel marittimo marchigiano!

In realt Marco era di Trieste, aveva frequentato il liceo


classico e dopo la maturit aveva fatto tutto tranne che
navigare.
Questi dettagli per per lui a Bologna erano tutti
da dimenticare, cancellare. Bisognava infatti che nel-
la bella e goduriosa citt emiliana la sua vita assumesse
un corso totalmente inedito: egli doveva diventare un
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attore dello storico tentativo di traghettamento allora
in atto ad una societ supposta come pi giusta; un
rivoluzionario, insomma. Seppure soltanto agli occhi
altrui.
A tal fine l Autonomia Operaia costituiva il movi-
mento ideale: il pi vivace, quello che pi consentiva di
esprimersi e di allacciare rapporti; Radio Alice ne era la
voce bolognese. Ma sul finire di quel luned pome-
riggio a spingere Marco (alquanto teso e con locchio
continuamente sullorologio per assicurarsi di non
essere in ritardo) in direzione del numero civico 41 di
Via del Pratello (dove aveva sede lemittente) non
erano pi tanto le chances di introdursi nel giro,
quanto gli stupendi occhi verdi che aveva incrociato al
mattino e che dentro la testa non lo avevano poi pi
mollato per tutto il resto della giornata. Anche se non
intendeva ammetterlo.
Oltre luscio della soffitta era un caos di voci e Marco
dovette bussare energicamente pi volte prima che
qualcuno l dentro realizzasse la presenza di un secca-
tore alla porta.
Milena, c qui uno che ti cerca! - grid la mezza
tacca occhialuta che si era alla fine degnato di schiu-
dere la porta mantenendo attaccata la catenella di
sicurezza e che ora lo stava studiando da capo a piedi,
bloccato l sul pianerottolo.
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Fidati, non sono un fascista! - lo punzecchi Marco,
mentre dentro se la rideva della grossa (Se solo tu im-
maginassi chi hai di fronte, fesso). Alle spalle del
piccolo guardiano infine spunt una figura femminile.
Valter, tutto a posto - rassicur Milena rivolta a
quello che continuava a guardare lo sconosciuto con
istintiva antipatia. Dai, su, entra - disse poi sorridente
al nuovo arrivato, prendendolo sottobraccio; questul-
timo rimase un po sorpreso da quel comportamento
cos confidenziale, ma si lasci guidare pi che volen-
tieri in tal modo nelle stanze del sottotetto per essere
presentato via via allo sproporzionato numero di per-
sone che lo affollavano: quelle, impegnatissime
comerano (chi batteva testi su vecchie macchine datti-
lografiche, chi ciclostilava oppure approntava striscioni
e bandiere, e tutto dentro la solita soffocante nebbia da
cicche), gli rivolgevano un simpatico ma fugace ciao
per poi rituffarsi immediatamente nella propria occu-
pazione. Kefiah attorno al collo e jeans sdruciti l sem-
bravano essere labbigliamento dordinanza; Marco non
pot fare a meno di notare che quel genere di calzoni
per a Milena stava maledettamente bene!
Le pareti erano ricoperte da manifesti di Ho-Chi-
Min, Che Guevara e altri miti della lotta contro limpe-
rialismo statunitense. In un angolo ecco poi la radio,
che pareva antidiluviana: seduto dietro ad essa un tipo
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corpulento e barbuto si accalorava madido di sudore sul
microfono,vomitandovi dentro slogan anticapitalistici e
anatemi contro il nazista Francesco Cossiga (lallora
Ministro degli Interni), le forze dellordine serve del
regime e i revisionisti traditori del Partito Comunista
Italiano.
E il trasmettitore di un carro armato americano
della Seconda Guerra Mondiale - spieg Milena -
Certo, vecchio, ma funziona ancora benissimo.
Perch il nome Alice? - chiese Marco.
Beh, perch lAlice protagonista della fiaba di Lewis
Carroll raggiunge un mondo pieno di meraviglie: so-
gniamo tutti una simile fortuna, no?.
Com fatto il vostro palinsesto?.
Non ne abbiamo uno fisso. Mandiamo in onda un
po di tutto: analisi politiche, commenti ai fatti del gior-
no, ma anche brani di libri, poesie, favole, addirittura
ricette; e naturalmente parecchia musica, anche clas-
sica. Niente pubblicit: rimaniamo cos una radio libe-
ra, nella quale c spazio per tutti i compagni che abbia-
no qualcosa di socialmente utile da comunicare. E tu,
invece, come pensi di poterci dare una mano? - chiese
la ragazza al termine di quel rapidissimo tour, pog-
giando le spalle contro un muro sul quale era inchio-
data una bandiera cubana un po ingiallita.

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Di preciso ora non saprei A scuola dirigevo il gior-
nalino distituto; avevo pure iniziato a buttare gi un li-
bro, rimasto poi ovviamente incompiuto come del resto
molte altre cose. Non scrivo male, sai. Potrei quindi
preparare dei testi: seguire ad esempio le assemblee e
redigerne un resoconto, da leggere dopo alla radio; op-
pure fare la cronaca dei cortei in diretta, collegan-
domi a pi riprese alla vostra regia dalle cabine telefo-
niche disponibili lungo il percorso: cos che fate,
no?.
Proprio cos.
Marco tir poi fuori delle altre idee, qualcuna pure
parecchio strampalata dato che non stava pi seguendo
granch il filo dei propri ragionamenti; dentro la sua
testa infatti il pensiero dominante ormai era: Dio,
quanto bella!.
Milena era di media statura, perfetta nelle propor-
zioni. I biondi capelli a caschetto contornavano un viso
di una bellezza, come dire, s, angelica; le sue labbra
morbide e sensuali effondevano una voce dolcissima
che comunicava molta femminilit, cos come le sue
movenze aggraziate (da ballerina qual era, del resto).
Con quegli occhioni color verde mare, poi, imbam-
bolava.

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Daltra parte anche la ragazza non che stesse soppe-
sando tutto quello che laltro le sciorinava; la sua atten-
zione infatti andava concentrandosi sempre pi sullin-
teressante volto di Marco: lo esplorava, e si sentiva via
via fortemente attratta da lui. Qualcosa era effettiva-
mente scattato in lei quella mattina allIstituto di
Lettere, al momento dellarrivederci: forse era stato per
colpa, viceversa, dellintensa luminosit degli occhi del
giovane. Daccordo - disse per ad un tratto, scuo-
tendosi da quello stato di sospensione e scacciando via
da s come stravaganti le sensazioni che le si erano
accese dentro - Mercoled sfileremo a fianco degli
operai della Menarinibus posti in cassa integrazione.
Butterai gi tu il racconto della manifestazione, poi lo
rivedremo insieme e laggiusteremo prima di mandarlo
in onda. Se - come dici - hai i numeri, dalla volta suc-
cessiva agirai in piena autonomia.
Scusa, ma quanti anni hai? - domand Marco.
Ventidue. Perch?.
Beh, non ti nascondo che dovere essere valutato da
una pi piccola di me un po mi infastidisce.
Un po di umilt no, eh? - lo canzon Milena.
E lesame politico, quello non me lo fai pi?.
Capir da cosa scriverai.
Ed il colloquio con il capo?.

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Lorenzo stasera non venuto, ma prender per va-
lido quanto gli riferir io: ha unassoluta fiducia in me.
Poi sottovoce, per non farsi sentire intorno e con tono
un po civettuolo, la ragazza aggiunse: Sai, s preso una
cotta per me.
Ricambiata? - scapp di chiedere a Marco, inaspet-
tatamente punto da quella confidenza.
Ma no, che dici? - rise lei.

Cos sta fregola, adesso? - si domandava il giovane


lungo la strada che lo riportava a casa (un bilocale stri-
minzito ma dignitoso un po distante dal centro), con le
mani cacciate dentro le tasche dei pantaloni ed il col-
letto della giubba tirato su per ripararsi dal freddo pun-
gente - Ok, Marco, ti piace. E molto. Ma lhai appena
conosciuta, non sai nulla di lei. Probabilmente come
tutte le compagne: una stronza, fattelo dire!. Parlava
a se stesso con distacco, come se si trattasse di unaltra
persona, per meglio costringersi a ragionare. Con
quello che ti attende ci manca solo una bella sbandata!
Oltretutto sicuramente non ricambiata Pensa ad al-
tro, amico!.
Nonostante quel personalissimo e saccente grillo par-
lante, le sue gambe per fecero dietro-front e cos si ri-
trov di nuovo davanti al portone del vecchio palazzo
che aveva lasciato unora prima. A far cosa? Nemmeno
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lui lo sapeva; si mise semplicemente ad aspettare gi in
strada, battendo di continuo i piedi in terra affinch
non gelassero. Ma per quanto tempo avrebbe fatto il
ridicolo? Magari quelli lass facevano notte fonda!
Invece dopo appena mezzora luscio si apr e dalledi-
ficio usc proprio lei. Sola, oltretutto (che fortuna!).
E tu che ci fai qui? - chiese sorpresa Milena a quello
fermo l con laria da citrullo.
Senti, pensavo di beh, mi chiedevo se oh, in-
somma, ho fame, e suppongo che anche tu ne abbia: ti
andrebbe una pizza? - le propose infine tutto dun
fiato Marco.
Che cosa? - rispose quella sconcertata, piegando la
testa da un lato e con sulla bocca una smorfia che
significava la pretesa di una spiegazione - Ci siamo
scambiati quattro parole e tu gi provi a rimor-
chiarmi?.
Hai ragione, perdonami, un invito fuori luogo -
tent di rimediare lui, rendendosi tra laltro improv-
visamente conto (come aveva potuto non considerarlo
prima?) che stava mettendo a repentaglio la con-
nessione che era appena riuscito a stabilire con Radio
Alice - Spero soltanto di non averti offesa, me ne
dispiacerei moltissimo. Allora ciao, ci si vede. E scusa-
mi ancora. Quindi, mortificato, fece per andarsene.
Accetto!.
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Accetti cosa? - si blocc Marco.
Il tuo invito. S, ho voglia di una pizza. Paghi tu, na-
turalmente! - replic Milena, ridendo: con quella cera
da cucciolone bastonato il ragazzo, oltrech divertirla, le
aveva involontariamente appena rivelato che dentro co-
vava qualcosa nei suoi confronti.
Lei lo port in un locale proletario, dunque molto
alla buona e tuttavia pulito ed intimo. Parlarono, par-
larono, e risero tantissimo, e avrebbero continuato a
farlo se verso luna di notte, ormai da un bel po i soli
clienti, il proprietario non li avesse praticamente messi
alla porta (per loro il tempo era invece come volato!). E
quando giunti sotto casa della ragazza (un piccolo ap-
partamento che essa divideva con due amiche) i due
stavano ormai per salutarsi, Marco soffoc il suo grillo:
prese la donna tra le braccia e la baci, a lungo. Poi fu
un fiume in piena di dolcissime parole.
Alla fine Milena, con il cuore che le batteva forte nel
petto e i lucciconi agli occhi, gli sussurr: Non ti pren-
dere gioco di me, Marco. Non mi ferire. Ti prego.

Al sorgere di quel 16 novembre era dunque nato,


improvviso e dirompente, un grande amore, destinato a
segnare per sempre la vita dei due giovani.
Mentre faceva ritorno al proprio alloggio Marco
scoppiava di felicit; avrebbe voluto mettersi a saltare,
27
cantare, svegliare tutti gli abitanti delle vie che stava
attraversando e gridare loro a squarciagola: S, lei mi
vuole!.
Nel contempo, per, un inquietante interrogativo
prese ad allungarsi come unombra sul paradiso nel
quale egli si stava librando. Bel casino che ho combi-
nato! Adesso come faccio con il mio capo?. E nella sua
mente riecheggiarono le ultima parole di lei: Non mi
ferire.
Le stesse che ora, a ventiquattro anni di distanza, era-
no tornate ad angustiarlo.

28
V
Lamore

Gennaio 1977. Dietro la facciata della spavalda e batta-


gliera contestatrice del sistema si celava in realt una
ragazza tenera e sensibile, refrattaria tra le altre cose
allesortazione del Movimento all amore libero per-
ch invece in attesa (un po puerilmente) del cosiddetto
uomo della propria vita: anche se si rifiutava di rico-
noscerlo, il perbenismo borghese della famiglia da cui
proveniva (padre direttore di banca, madre insegnante
di lettere) laveva infatti forgiata.
Con i propri genitori (che non approvavano le sue
convinzioni politiche) Milena era da alcuni anni in ac-
ceso conflitto su ogni questione, ma in realt voleva lo-
ro un bene immenso ed ogni volta che poteva correva
da essi, a Imola, per farsi coccolare un po; i suoi dal
canto loro vivevano in forte apprensione per via del-
lambiente esagitato che la loro unica figlia adesso fre-

29
quentava, temendo che finisse col cacciarsi in qualche
guaio.
NellAutonomia Organizzata coesistevano due dif-
ferenti anime: da un lato cerano i cosiddetti indiani
metropolitani, coloro cio che si reputavano emar-
ginati come i pellirosse dAmerica e che pertanto prote-
stavano (certo con rabbia spesso cieca) per strappare
semplicemente dei diritti legittimi, e poco pi; dal-
laltro chi riteneva invece di dover raccogliere il testi-
mone della rivoluzione proletaria oramai abbandonato
dal Partito Comunista Italiano e di passare dunque alla
lotta armata. A Bologna, dove si era iscritta alla Facolt
di Medicina spinta dalla smania da crocerossina di es-
sere daiuto ai pi bisognosi e di contribuire cos a
mutare il mondo, Milena era soltanto una squaw.
Marco la smascher subito, amandola - se mai era
possibile - ogni giorno di pi. Di lei apprezzava mille
cose, come ad esempio la grandissima passione per la
danza: una sera si rec al Teatro Comunale per assistere
ad una esibizione della scuola della ragazza e rest
estasiato dalla grazia con cui essa si muoveva sul pal-
coscenico (chiss dove diavolo trovava le energie per
dedicarsi a cos tante cose!). Alla fine dello spettacolo
egli si era unito alla compagnia che, come di consueto,
aveva deciso di concludere la serata in una piccola
trattoria: nellallegria generale qualcuno scatt una
30
fotografia ai due innamorati, abbracciati felici luna
allaltro.
Viceversa a Milena di quel giovane piaceva moltis-
simo pure il modo in cui sosteneva le sue opinioni poli-
tiche. Essendosi effettivamente dimostrato spigliato ed
efficace, alla radio gli era stata affidata una rubrica fissa
sugli emarginati di strada: quando al microfono raccon-
tava delle loro vite perdute e dei loro guai egli propo-
neva sempre soluzioni semplici ed intelligenti, basate
esclusivamente sul buon senso, senza tirare mai in ballo
i massimi sistemi; appoggiata allo stipite della porta del
locale radio, Milena lo ascoltava compiaciuta e con una
tenerezza mai provata prima: al liceo, e anche dopo,
certo, ella aveva avuto qualche flirt; ma era questa la
prima volta che si sentiva veramente innamorata.
E Marco Marco sapeva amare davvero, profon-
damente. Forse anche troppo. Lui era consapevole che
ci lo rendeva, tra le altre cose, molto vulnerabile; ma
non voleva assolutamente essere diverso da cos: cos
la vita senza intense passioni, senza un pizzico di follia?
Nulla, niente un intermezzo totalmente inutile.
Cos egli era capace di esprimere come pochi i propri
sentimenti.
I due ragazzi trascorrevano insieme, da soli, ogni
istante lasciato loro libero dai reciproci impegni (tanto
che Milena cominci ad essere oggetto di commenti
31
critici da parte dei compagni, specialmente di quelli
maschi che sotto sotto sbavavano tutti per lei). S, soli,
per sussurrarsi parole lontane milioni di anni luce dai
motti urlati in piazza; e per fare lamore, e poi giocare,
ridere, e poi fare di nuovo lamore.
Marco non si stancava di contemplare la ragazza: la
sua pelle aveva riflessi davorio e profumava; i suoi seni
erano perfetti e lui adorava baciarli e assaggiarli delica-
tamente, a lungo.
Milena si sentiva pienamente appagata dentro. Inizi
per ad impensierirla il fatto che collaborando alla
radio Marco aveva conosciuto ed iniziato a frequentare
dei tipi che a lei piacevano assai poco: erano elementi
dellarea insurrezionale del Movimento che si voci-
ferava fossero entrati a far parte di un neo gruppo ter-
roristico chiamato Prima Linea (Ah, stupidaggini!,
le rispondeva lui). Inoltre la ragazza provava sempre
pi spesso la sensazione che egli le celasse qualcosa;
inizi ad esempio a trovare curioso il fatto che non lo
trovasse mai in tipografia quando passava di l per un
veloce saluto. E fuori per una consegna, era la siste-
matica risposta del titolare.
Un giorno gli manifest apertamente quel dubbio;
Marco asser (mentendo) che i suoi momenti di miste-
rioso mutismo o il suo svicolare da determinati discorsi
erano dovuti ai propri genitori con i quali aveva di
32
recente rotto ogni rapporto, senza volerle per poi
fornire ulteriori particolari. Non mi va di parlarne,
scusami - le disse.
Lei invece un fine settimana lo port con s dai suoi
(alla mamma nella visita precedente aveva gi con-
fidato tutto), ai quali quel giovane - punto di vista
politico a parte - non fece affatto una cattiva
impressione. Anzi il padre, poco prima che i due ragaz-
zi ripartissero per Bologna, lo prese un istante da parte.
Non mi piace affatto quanto succede l nella vostra
Universit - gli disse - Quelle manifestazioni turbo-
lente per strada, poi Non ci dormo la notte: ho ad-
dosso una gran paura che alla mia bambina possa
capitare qualcosa! Per favore, Marco, veglia su di lei.

33
VI
Lincertezza

Febbraio 1977. Distesa al suo fianco, a Milena piaceva


molto accarezzare il corpo forte di Marco, sfiorare deli-
catamente con le dita i lineamenti marcati del suo viso
e guardarlo poi lungamente negli occhi, in silenzio, con
trasporto; oppure, sorridendogli, giocherellare con i suoi
riccioli neri.
Con le braccia incrociate dietro la nuca, il ragazzo si
abbandonava totalmente a quelle dolcissime effusioni,
scivolando in uno stato di sconfinata pace; ogni pen-
siero buio in lui scompariva: dentro solo sogni, ricolmi
di lei.
Talvolta per ad infastidirlo - anzi, ad inquietarlo - il
proprio segreto gli ritornava di colpo in mente. La co-
scienza gli ingiungeva di confessarlo alla donna, ma il
cuore ormai innamorato - sapendo bene che la
rivelazione avrebbe significato listantanea fine della

34
loro fiaba - gli proibiva di aprire bocca; allora fantasti-
cava che il suo lato oscuro esistesse soltanto in uno
strambo, ricorrente incubo.
Cos ristringeva forte tra le proprie braccia larmo-
niosa e morbida figura della ragazza, baciandola poi
piano piano, teneramente, su tutto il viso. Potevano re-
stare cos anche per ore, senza scambiarsi neppure una
parola: non c ne era bisogno.
Erano felici.
Prima o poi, per, quel nodo sarebbe inevitabil-
mente giunto al pettine

35
VII
Lepilogo

Universit di Bologna - Venerd, 11 marzo 1977. Presso


lIstituto di Anatomia Umana alle dieci del mattino
ebbe inizio unaffollatissima assemblea organizzata dal
movimento dispirazione cattolica Comunione e Libe-
razione; dopo poco pi di mezzora delle urla improv-
vise fecero voltare lo sguardo dei circa quattrocento
presenti verso lingresso della grande sala: una quin-
dicina di altri studenti della Facolt di Medicina, ma
aderenti alla sinistra extraparlamentare, stava infatti
tentando di entrare al grido ritmato di Fascisti, fa-
scisti!. Il servizio dordine li respinse indietro a forza.
Di l a poco quelli per ritornarono, questa volta alla
testa di una minacciosa orda di alcune centinaia di
adepti di Autonomia Operaia; lo strillo collettivo di
battaglia - un boato che atterriva - adesso era Barabba

36
libero!. Costoro cercavano chiaramente lo scontro
fisico.
I ciellini, meno avvezzi alle botte, si barricarono
allinterno del locale mentre il rettore, subito informato
della critica situazione venutasi a creare, richiedeva
lintervento immediato delle forze dellordine; queste
giunsero sul posto in forze e con lutilizzo massiccio dei
gas lacrimogeni e qualche energica carica riuscirono a
far retrocedere gli assedianti, creando cos un corridoio
lungo il quale gli spaventati convenuti alla riunione
poterono allontanarsi di gran carriera dalledificio.
Dal canto loro gli autonomi sembrarono volersi
astenere dal proseguire oltre nella contestazione: la fac-
cenda insomma pareva essere finita l, tanto che buona
parte degli agenti riprese posto sugli automezzi, i quali
mossero quindi per rientrare nelle rispettive caserme.
Tuttavia alcuni drappelli di studenti pi arrabbiati si
sganciarono - non visti - dal corpo della protesta e
corsero nelle vie adiacenti per prendere posizione pres-
so alcuni incroci obbligati: al loro passaggio i veicoli
militari si trovarono cos sotto il bombardamento di
pesanti cubetti di porfido precedentemente asportati
dal selciato.
Era circa luna quando per volarono anche delle
bottiglie Molotov, una delle quali centr una jeep telo-
nata che principi a bruciare; lautista - un carabiniere
37
di leva - si gett fuori dallabitacolo ed estrasse la
pistola dordinanza: aveva gi in precedenza dato prova
di avere il grilletto un po facile e pure stavolta non
esit ad esplodere sei colpi in direzione dei dimostranti.
Un militante di Lotta Continua - lo studente
venticinquenne Pier Francesco Lorusso, prossimo or-
mai alla laurea in medicina e figlio di un militare di
grado elevato - si accasci al suolo; venne soccorso e
trascinato via da alcuni compagni, ma poco dopo spir.
Cera scappato il morto, infine. Nel capoluogo
emiliano la notizia si diffuse in un batter docchio: nel
pomeriggio migliaia di indignati si radunarono per dar
vita ad un rabbioso corteo che, non essendo stato
autorizzato, la polizia si precipit a disperdere a colpi di
manganello, con leffetto per di sparpagliare per la
citt bande di scalmanati decisi a vendicare il loro
fresco martire; celati dietro le sciarpe o sotto i passa-
montagna ed agitando per aria chiavi inglesi, spranghe
di ferro e le ormai famose tre dita unite a imitazione
simbolica della pistola, essi occuparono i binari della
stazione centrale, bloccando un nodo nevralgico del
traffico ferroviario nazionale; posero di traverso per le
strade casse delle immondizie, automobili e carrozze di
filobus, bruciandole e paralizzando cos la viabilit cit-
tadina; infransero le vetrine di innumerevoli negozi ed
appiccarono il fuoco anche ad una libreria vicina a
38
Comunione e Liberazione. Per tutta la serata Bologna
fu teatro di guerriglia urbana; lincessante ululato delle
sirene delle camionette della polizia, delle autocisterne
dei pompieri e delle ambulanze che correvano per le
strade a folle velocit oppresse il cuore dei suoi abi-
tanti, rintanatisi dentro le proprie case.

D seguente, 12 marzo. Le primi luci dellalba svela-


rono il centro storico di Bologna completamente in
mano ai rivoltosi, molti giunti nottetempo da fuori.
Bivaccavano sotto i portici tracannando vini e liquori
saccheggiati nei bar, per poi riempire quelle stesse
bottiglie di benzina rubata alle auto in sosta ed allestire
cos un micidiale arsenale di bombe molotov: si prean-
nunciava insomma una giornata di scontri peggiore
della precedente.
Difatti pi tardi, mentre uno studente suonava in
mezzo alla strada un pianoforte trascinato l da chiss
quale locale devastato, le forze dellordine circonda-
rono la zona vecchia; gli autonomi risposero con un
diluvio di pietre e di biglie metalliche scagliate con le
fionde, ma i celerini pian piano guadagnarono posi-
zioni lungo le vie offuscate dai lacrimogeni.
I dimostranti incendiarono un ristorante e in breve le
fiamme minacciarono i piani superiori; i pompieri riu-
scirono a portarsi sul posto, ma dovettero operare ba-
39
dando nel contempo a schivare i cubetti di porfido che
diversi insorti lanciavano loro contro in omaggio.
Marco seguiva da vicino i drammatici avvenimenti,
infilandosi poi nelle cabine telefoniche (allorquando
non le trovava distrutte dai manifestanti) per chiamare
Radio Alice; allaltro capo del filo avvicinavano il mi-
crofono alla cornetta e cos lintera citt poteva appren-
dere dalla viva voce di quel reporter con le tasche
zeppe di gettoni levolversi della situazione. Circola la
notizia che per ragioni di ordine pubblico il Prefetto
abbia proibito lo svolgimento in centro, luned pros-
simo, dei funerali di Pier Francesco - aggiorn Marco
verso limbrunire - Il divieto, unito alle dichiarazioni
con le quali i sindacati confederali e i partiti della
sinistra parlamentare hanno bollato i dimostranti come
delinquenti, ha esacerbato ulteriormente gli animi qui
in piazza.
Di nuovo grazie al nostro inviato. Al prossimo
collegamento, dunque! - replic dalla redazione una
voce nuova che aveva appena iniziato il proprio turno
al microfono in quella diretta non-stop. Si trattava di
Milena, la quale aggiunse: Ci pervenuta nel frat-
tempo conferma che a Roma e a Milano continuano i
duri scontri seguiti ai cortei di protesta di questa
mattina. Sono state attaccate banche, sezioni della
Democrazia Cristiana e una stazione di polizia; dambo
40
le parti sarebbero anche stati esplosi colpi darma da
fuoco. Poco pi tardi giunse la notizia pi grave: A
Torino un brigadiere in forza allufficio politico della
Questura stato ucciso sotto gli occhi della moglie che
lo stava salutando dal balcone di casa. Si sospetta una
vendetta di Prima Linea. Luomo aveva soltanto ven-
tinove anni... - concluse la giovane speaker con voce
decisamente scossa.
Le cose andavano per degenerando anche a Bologna,
dove unarmeria era stata saccheggiata. Marco ritele-
fon alla redazione. Dallaltro lato della via in cui ora
mi trovo in diversi hanno urlato: Attento, poliziotto,
arrivata la compagna P38!, e poi hanno sparato contro
gli agenti!.
Cerca di raccogliere maggiori dettagli sullepisodio!,
lo esort in diretta la conduttrice, mentre dentro in
realt veniva letteralmente assalita dallangoscia. Mile-
na inizi infatti a tremare e a morsicarsi le labbra.
Marco, amore, vai via da l! - prese a supplicarlo in
segreto - Torna subito qui, torna da me, ti prego.
Il ragazzo sembr udire quellimplorazione, poich
decise di correre in Via del Pratello. Prima per infil
di nuovo un po di gettoni nellapparecchio e compose
un numero non riportato in alcun elenco telefonico.
Ti sto seguendo alla radio: ottimo lavoro! - si
compliment il suo interlocutore.
41
***
Poco prima delle ventitr nella sede di Radio Alice il
telefon squill nuovamente.
Sono Ciro Lomastro, il comandante della Squadra
Mobile - disse la voce dallaltro capo del filo - Vi
informo che stiamo per venire da voi: apriteci e mante-
nete la calma, si tratta di una semplice perquisizione.
Il funzionario non aveva in odio quei giovani ed anzi
afferrava i motivi del loro disagio generazionale; aveva
perci voluto preannunciare lintervento per scongiu-
rare nuovi guai. Invece la ragazza che aveva preso la
chiamata si spavent e mentre buttava gi la cornetta
seppe strillare soltanto: La polizia! Arriva la polizia!.
Allinterno del locale scoppi un putiferio e la discus-
sione sul da farsi si fece subito incandescente.
Svignamocela! - suggerirono alcuni.
E perch mai? Che ispezionino pure, non abbiamo
nulla da nascondere! - sostenevano altri.
I pi propugnarono per la linea della resistenza.
No, non li facciamo entrare e trasmettiamo il tutto in
diretta!.
Durante quella gazzarra Marco tir da parte Milena
per persuaderla ad andarsene via il pi velocemente pos-
sibile. Dei due, a vedere come finir qui, basto io - le
disse. No, io resto- mise in chiaro lei.

42
Luscio venne sprangato e la radio attivata.
Dopo non molto gi la via si riemp di uomini in
divisa; poi si ud un rimbombo sordo di scarponi lungo
le scale ed infine un pugno picchiare energicamente
alla porta ripetute volte. Aprite, polizia!.
Tutti i compagni del Collettivo giuridico di difesa
per favore si precipitino qui in Via Pratello! - inizi
allora a strepitare dentro il microfono uno di quelli
barricati dentro - C la polizia che sta tentando di
forzare la porta! Non so se sentite i colpi per radio.
In citt erano in tanti a seguire lemittente.
Non apriremo finch non arriver un nostro avvo-
cato e non ci faranno vedere il mandato! - intervenne
una seconda voce.
La polizia continua ad urlare di aprire - riprese il
primo.
Stanno arrivando gli avvocati, aspettate solo cinque
minuti! - si sent poi gridare agli agenti da parte di altri
presenti.
Quelli per non volevano udire ragioni. Polizia,
porco dio, aprite!.
Tuttavia la porta si ostinava a restare chiusa e dunque
alla fine i celerini la sfondarono, facendo irruzione nel-
la soffitta. Mani in alto, e non fate storie!.
La trasmissione cess l.

43
Ora tutti sdraiati a terra, a pancia sotto e con le
mani dietro la schiena! - tuon infuriato un ufficiale.
In un bailamme di grida, insulti reciproci e colpi di
manganello iniziarono a scattare cos le manette; quan-
do tir su e vide in faccia Marco, lagente che lo stava
traendo in arresto strabuzz gli occhi: Tenente, ma lei
che ci fa qui?.
Sta zitto, idiota! - gli ringhi sottovoce quello.
Signors, la sciolgo subito - rispose mortificato il
poliziotto, fraintendendo completamente il senso della
rimbeccata. Mi perdoni, ma non mi avevano avvertito
che sarebbero intervenuti anche i carabinieri - sog-
giunse poi, continuando a non comprendere la situa-
zione. Soltanto quando Marco, con occhi di fuoco, gli
fece ripetutamente cenno con la testa di no, di non
liberarlo, lagente intu qualcosa; ma ormai era troppo
tardi: nonostante il gran caos, gli ammanettati pi pros-
simi avevano captato tutto.
Uno sbirro! Tu sei uno sbirro! - gli grid uno a cui
colava il sangue dal naso per via di un pugno.
Maledetta spia! - inve a sua volta con accresciuto
odio Lorenzo, linnamorato deluso, anche lui un po
ammaccato - Lho sempre detto a Milena che di te non
cera da fidarsi... Bastardo!.

44
Subito gli occhi di Marco corsero alla ragazza, ancora
stesa a terra a pochi metri da lui. Lei lo guardava sgo-
menta.
E adesso tutti in Questura! - comand lufficiale di
prima.
Gli arrestati, spintonati dagli agenti, passarono cos in
fila indiana davanti al giovane maestro di inganni;
quando fu alla sua altezza, uno si gir e gli sput in
faccia. Milena avanzava invece con aria assente,
sembrava intontita.
Milena - la chiam Marco. La ragazza si scosse
per un istante: si volt e lo guard con gli occhi pieni di
lacrime, poi abbass il capo e segu gli altri.
Fate a pezzi limpianto radio- ordinava intanto ai
suoi uomini il tizio al comando delloperazione; poi
rivolgendosi a Marco (era gi stato messo al corrente di
chi questi fosse) disse: Tenente, devi seguirci anche
lei. Bisogna che ci spieghi un po di cose.
Il carabiniere annu, con il pensiero per altrove.
Slegato dalle manette, discese le scale e prese posto su
una jeep rigonfia di uomini blu; a bordo cera anche la
guardia che lo aveva fregato: la primavera precedente si
erano trovati ad operare fianco a fianco durante un cor-
teo di metalmeccanici a Milano.
Sono stato trasferito qui la settimana scorsa - spieg
a Marco.
45
Porco Giuda, Esposito! - sbott stizzito il tenente -
Ma con tutti i poliziotti che ci sono a Bologna, proprio
tu dovevi capitarmi tra i piedi?.

***
Nel 1974, portato brillantemente a termine il proprio
corso presso lAccademia Militare di Modena, quel neo
ufficiale dellArma era stato assegnato alla Sezione Spe-
ciale Antiterrorismo della Legione Carabinieri del La-
zio.
Due anni dopo, agli inizi di autunno, esso era stato
inviato a Bologna sotto le false vesti di matricola uni-
versitaria con il compito di infiltrarsi nelle frange pi
estreme della sinistra extraparlamentare, che i militari
sapevano essere in procinto di traghettare alla lotta ar-
mata.
La frequentazione dellemittente Radio Alice, dove
cera un via vai di oltranzisti rossi di ogni risma, era
stata valutata dal Comando di Roma il miglior punto di
partenza di tale disegno. Essa effettivamente aveva pre-
sto procurato a Marco dei seri contatti con la costituen-
da formazione clandestina combattente Prima Linea;
e se lagente Esposito non si fosse messo in mezzo, lim-
prevista irruzione della polizia nella sede della radio si
sarebbe rivelata addirittura provvidenziale per la riu-
scita del piano: larresto (che, una volta palesata dal
46
fermato in via riservatissima la propria vera identit, si
sarebbe risolto in breve) e la successiva messa in scena
di un rabbioso desiderio di vendetta per i maltrat-
tamenti (inventati di sana pianta) subiti in Questura,
avrebbero infatti sicuramente dissolto ogni residua pru-
denza nei suoi confronti da parte dei reclutatori del
gruppo terroristico, il quale a quel punto lo avrebbe ac-
colto a braccia aperte; dal suo interno, Marco avrebbe
cos potuto tracciare una preziosissima mappa del mon-
do delleversione armata.
Ma sia in un siffatto svolgimento utopistico degli av-
venimenti, sia nella cruda realt del fiasco totale della
sua missione, saltava fuori comunque un problema non
da poco: il rilascio di Milena.

Lufficio fermi della Questura, in cui quel carabiniere


vestito come un comunista era stato fatto accomodare
per la verifica della sua posizione, somigliava in verit
pi ad un magazzino, zeppo comera di pile di dossier
sui nemici dello Stato. Gli unici oggetti che, seppur con
un po di arroganza, potevano pretendere di essere
chiamati mobili erano la seggiola di legno tarlato su cui
sedeva Marco, la floscia poltrona girevole nella quale
era alloggiato lindisponente responsabile degli stati di
fermo e lingombrante scrivania metallica color grigio
topo che separava i due; su questultima un grosso tele-
47
fono nero che trillava senza posa e un portafotografie
contenente un momento (probabilmente raro) di relax
in famiglia del poliziotto lottavano disperatamente per
tenersi a galla sopra un mare di carte.
Luomo in divisa aveva unaria sfatta, che faceva a
pugni con la compostezza del Presidente della Repub-
blica appeso sbilenco in foto nella parete alle sue spalle;
era evidente che non chiudeva occhio da un paio di
giorni e che i suoi unici desideri erano un bagno caldo
e il proprio letto: un autentico miraggio, per il momen-
to. Anche perch egli doveva attendere il preannun-
ciato arrivo di un importante ufficiale dei locali Carabi-
nieri a cui riconsegnare, dopo un ultimo chiarimento,
quellaltro bellimpiccio di tenentucolo che gli era capi-
tato tra i piedi.
Si trattava del maggiore Battisti, il superiore di
riferimento di Marco a Bologna, al quale linfiltrato
doveva fare quotidianamente rapporto e da cui riceveva
istruzioni e supporto per la propria missione. Un nu-
mero telefonico riservato lo metteva in diretto contatto
con lui.
Al tenente non restava dunque molto tempo per pas-
sare a discutere finalmente di Milena con quellinquisi-
tore dalla barba trascurata, il quale seguitava a sbadi-
gliargli di fronte senza ritegno; avrebbe dovuto tirar
fuori dal cilindro argomentazioni capaci di toccare quel
48
po di cuore di padre che eppure doveva esistere anche
in un individuo ruvido come quello e strappargli cos la
firma necessaria per la messa in libert della giovane.
Tra gli arrestati c una persona - una ragazza - la cui
posizione le sarei grato se volesse approfondire un atti-
mo, giacch, posso assicurarglielo, non sussistono ele-
menti tali da giustificare il suo mantenimento nello
stato di fermo - esord il carabiniere.
Come fa ad esserne cos certo? - gli rispose laltro
inarcando le sopracciglia, diffidente e curioso al tempo
stesso.
Marco allora spieg che frequentando Radio Alice
aveva avuto modo di conoscere abbastanza bene questa
Milena, una brava ragazza, le garantisco, e di buona
famiglia. S, daccordo, sbandierava idee di una certa
sinistra, ma in quegli anni era un po di moda tra i
giovani, non ne conviene anche lei?. Il soggetto in
questione - come tutti, del resto - semplicemente so-
gnava un mondo migliore; lo reclamava urlando in
strada, vero, ma niente pi di questo: non aveva asso-
lutamente a che fare con elementi sovversivi! E da
grande desiderava soltanto di fare la giornalista: bazzi-
cava Radio Alice anche a tale scopo, per fare un po di
esperienza. Insomma, non ha senso trattenerla!.
I fermati sono tutti accusati, compresa la sua cono-
scente, di avere favorito i tumulti mandano apposita-
49
mente in onda informazioni utili alle mosse dei sedi-
ziosi - gli comunic per secco il poliziotto dopo
averlo ascoltato con aria tediata, grattandosi per tutto il
tempo i capelli arruffati - In mattinata verranno tra-
dotti nelle carceri di San Giovanni in Monte.
Cosa? Ma assurdo, io so come si svolta quella
diretta, vi ho preso parte! - balz in piedi Marco,
battendo i pugni sulla scrivania del funzionario. E con
soprusi del genere, col rancore che essi generano, che si
rischia di trasformare degli ingenui ragazzi in terroristi!
E voi ne sareste responsabili! - strill al poliziotto
puntandogli lindice accusatorio contro la faccia.
Non si permetta! - salt su a propria volta laltro
dalla sua sedia, afferrandogli il polso; e dopo qualche
secondo, stemperatasi un po la tensione da ambo le
parti, aggiunse: Senta, tenente, questa operazione
una faccenda nostra. La prego, da collega: non inter-
ferisca.
Il maggiore Battisti arriv in Questura a confermare
tutto quanto raccontato da Marco alle tre di notte;
portava inoltre al pur incolpevole sottoposto lirrita-
zione del Comando di Roma e sua personale per i mesi
di preziosismo lavoro andati in fumo. Cera per
dellaltro: molto presto nellambiente studentesco si sa-
rebbe saputo della sorpresa saltata fuori durante lar-
resto di quelli di Radio Alice; Marco ormai non soltan-
50
to era bruciato, ma forse anche in pericolo: qualche
esagitato avrebbe potuto volergliela fare pagare. Per-
tanto di l a qualche giorno gli sarebbe stato formaliz-
zato lordine di lasciare il capoluogo emiliano, destinato
ad altro incarico altrove.
Marco naturalmente se lo aspettava: un provvedi-
mento ineccepibile e tuttavia per lui crudele, perch lo
avrebbe portato via lontano da Milena; anche se teme-
va fortemente di averla in realt gi persa e che rima-
nere a Bologna non sarebbe servito pi a niente, anzi
avrebbe dilatato il suo sconforto: saperla l, ma non
potere pi parlarle, non poterla pi accarezzare
Adesso per doveva soltanto pensare a tirarla fuori
dalla camera di sicurezza; subito, prima che partissero i
furgoni cellulari. Lo doveva anche ad un poveruomo di
Imola: gli aveva promesso di proteggere sua figlia. Cos
chiese aiuto al maggiore, al quale dovette per necessa-
riamente rivelare la tresca.
Diamine, tenente, ma che in razza di pasticcio s
cacciato? - si inalber quello - Si rende conto che ha
mischiato la sua vita privata, dentro cui c addirittura
unestremista che ha in odio la nostra divisa, con il
lavoro, con una missione che era della massima im-
portanza per le sorti future dello Stato? Come, come ha
potuto intessere una relazione proprio con una di
loro? Dovera il suo senso del dovere? E una cosa
51
inaccettabile, lei disonora lArma! Ed ora si permette
anche di chiedermi.
di farla uscire di qui, signore!.
Che faccia tosta!.
Lei mai stato innamorato, signore? Profondamente,
intendo dire.
Battisti lo guard duro dritto negli occhi; pareva vo-
lerlo incenerire. Poi il suo sguardo gradualmente si di-
stese, arrivando addirittura ad abbozzare un sorriso: S,
ragazzo, di una donna che ho poi avuto limmensa for-
tuna di sposare e di avere ancora oggi al mio fianco. E
tedesca e mio padre, un ex partigiano, si oppose con
forza al nostro rapporto - gli confid.
Allora mi pu comprendere.
Ma s, certo... In qualit di tuo superiore una bella
ripassata tuttavia dovevo fartela ugualmente!.
Aiuter Milena, allora?.
Il maggiore nutriva stima per quel giovane ufficiale:
era sveglio e coraggioso, nessuno prima era stato capace
di arrivare cos tanto vicino ad un gruppo eversivo; e se
sosteneva che quella ragazza non meritava la cella, beh,
lui gli credeva. Va bene, vedr cosa posso fare per que-
sta Milena. Sono buon amico di Ciro Lomastro, prover
a parlargli; qui in Questura, lho intravisto prima:
anche da queste parti nessuno dallaltro ieri va pi a
casa a dormire.
52
Domenica, 13 marzo (laltra data fonte di malumore per
Marco). Allalba il pesante portone in legno della Que-
stura si richiuse, cigolando, alle spalle di Milena. Come
in quellormai lontana sera di novembre fuori, ad atten-
derla al freddo, vide Marco; questa volta lo ignor com-
pletamente e si avvi decisa verso casa sua.
Milena, fermati! - le and dietro lui - Su, per
favore... Devo parlarti!.
Lei al contrario acceler il passo.
Lascia che ti spieghi - insisteva alle sue spalle il
giovane, inutilmente. Infine esso si spazient e, rag-
giuntala con un balzo, la agguant per un braccio.
Lasciami, brutto schifoso, non mi toccare! - gli
strill Milena con disprezzo.
Daccordo - rispose Marco mollandola e sollevando
le mani in aria, per quietarla - Daccordo ma devi
ascoltarmi. Intanto quella parola (schifoso) laveva
gelato.
E cosa mai avresti da dirmi, se non che mi hai
ingannata, che mi hai usata e che, mentre ceri, te la sei
pure spassata a scoparmi? Eh, cosaltro?. Nella voce
della ragazza una grande rabbia, ma soprattutto tanto
dolore.
No, Milena, le cose non stanno come pensi tu -
prese a parlarle con tono accorato lui - E vero, mi era
stato assegnato un compito viscido: intrufolarmi nella
53
vostra radio e grazie ad essa poi infiltrarmi tra i
terroristi; ma allora non potevo certo immaginare che a
spianarmi la via saresti stata tu! Tu che io ho amato
sinceramente fin dal primo giorno in cui ti ho
veduta - mormor, inseguendo gli occhioni verdi di
lei che girovagavano altrove, infastiditi, mentre lui le
spiegava - E ci tu lo sai bene: su questo, Milena, non
ho mai finto, non ti ho mentito mai! Luniforme che
porto ha imposto che le due cose andassero avanti in-
sieme, ma assolutamente separate. Tu non immagini
quanto il non poterti dire tutto di me mi abbia mace-
rato dentro: ecco la ragione di quei miei improvvisi,
lunghi silenzi.
Invece avresti dovuto dirmelo - ribatt lei, ripren-
dendo a guardarlo dritta in faccia - e non lasciare zone
dombra tra noi: magari avrei capito, chiss!.
Avevo il dovere del silenzio assoluto, Milena: sono
un carabiniere. Nemmeno i miei familiari - con i quali,
sai, in realt vado daccordissimo - sanno nulla del-
lincarico. Ma, soprattutto, avevo una fottutissima pau-
ra che confessandoti chi fossi - cosa che pi volte sono
stato sul punto di fare - ti avrei con ogni probabilit
perduta.
Beh, invece mentendo mi hai persa sicuramente. Ieri
sera.

54
Non dire questo, amore, ti scongiuro! Capisco che
ora tu sia disorientata, delusa, ma.
Delusa e basta? - linterruppe lei furente - Ma hai
idea di come io mi senta realmente? Scoprire allim-
provviso di essermi innamorata di una persona che
semplicemente non esiste, di avere fatto a lungo lamo-
re con uno sconosciuto: sconvolgente!.
Non cos: tu hai amato colui che io sono vera-
mente.
Ah, s? E dimmi, ti chiami davvero Marco?.
Il mio vero nome Damiano Furlan.
Ecco, per lappunto! - ridacchi sarcastica la
ragazza, scuotendo la testa - Magnifico, davvero!.
Ti prego, cerca di capirmi. Sforzati un attimo di
metterti al mio posto, prima di buttarmi fuori dalla tua
vita.
La mia vita - sospir Milena con amarezza -
Credo che sar costretta ad andare via da Bologna.
Perch sai cosa sono io adesso per i miei compagni? La
puttana di un carabiniere! Nella camera di sicurezza me
lo hanno urlato in faccia E per gli amici tuoi, i
poliziotti? Stessa cosa! Essi mi hanno detto delle tue
pressioni per la revoca del mio fermo; non sono mica
scemi, hanno capito cosa cera sotto: bene, poco fa, nel
mettermi alla porta, il piantone mi ha bisbigliato
nellorecchio che essere lo scaldaletto di uno sbirro pu
55
sempre tornare comodo! Senza contare poi che tiran-
domi fuori da l, mentre gli altri invece sono rimasti
dentro, tu mi farai passare agli occhi di tutti anche per
uninformatrice!.
Milena, quelli dellUfficio Politico hanno notoria-
mente la mano pesante; alle donne talvolta pu capi-
tare addirittura il peggio. Tanto pi adesso che a Torino
appena stato ammazzato un loro collega. Non potevo
lasciarti l.
E gli altri, quelli che tu stesso hai conosciuto, con i
quali hai a lungo dibattuto e pure scherzato, riso
insieme per mesi? Non hanno contato proprio nulla per
te? - gli domand lei con sguardo triste - Lo sai che
tra poco verranno trasferiti in carcere?.
S, e mi dispiace moltissimo, devi credermi. Ma gi
stato un miracolo essere riuscito a far uscire te.
Immagino che dovrei essertene grata. Bene, allora:
grazie di avere mandato in pezzi la mia esistenza!.
Milena, dammi una seconda possibilit. Ti prego.
No, Marco, Damiano o come diavolo ancora ti fai
chiamare - rispose lei - Non posso: diffiderei sempre
di te, oramai E finita!.
Fu dolorosissimo per la ragazza pronunciare quelle
due ultime parole. Prese a piangere; perch avrebbe in-
vece voluto tanto gettargli le braccia al collo, stringersi
di nuovo forte forte a lui... Hai avuto in mano la
56
chiave del mio cuore, ma lhai spezzata. Non puoi pi
entrarvi. E forse, dopo questo immenso dispiacere che
mi hai regalato, nessunaltro potr pi - riprese con
voce mesta - Non ferirmi, ti pregai dopo il nostro
primo bacio, ricordi? Invece tu lo hai fatto, oltre ogni
limite: mi hai letteralmente uccisa dentro. Poi si
ricompose e, recuperando un tono durissimo, concluse
la faccenda. Vattene, ora. Sparisci! Non voglio vederti
mai pi! Ti chiaro?. E, ci detto, and risoluta per la
sua strada.
Dentro Marco - anzi, Damiano - non pi un pensiero;
soltanto un enorme strazio.

Intanto che anche il tenentino se ne tornava lemme


lemme a casa propria, per poi crollare piangendo sul
letto le cui lenzuola non avrebbero pi profumato di
lei, dal Ministero degli Interni giunse lordine ai reparti
mobili della citt di lasciare negli stipetti la stanchezza
accumulata negli ultimi giorni e di tirare invece fuori
da essi, insieme a tutto larmamentario antisommossa,
determinazione e - se necessario - brutalit.
Mentre i bolognesi ancora sonnecchiavano, le loro
strade vennero attraversate da un convoglio di qua-
ranta automezzi sui quali erano stipati ben ottocento
tra agenti di polizia e carabinieri in assetto da combat-
timento, scortati da quattro mezzi corazzati M113 e da
57
due autoblindo munite di mitragliatrice. Giunti nella
cittadella universitaria, i militari la occuparono senza
tuttavia incontrare resistenza: i contestatori, anche in
questo caso preavvertiti dellintervento da qualche as-
sennato funzionario della Questura, si erano infatti
come volatilizzati; riapparvero in zona, a piccoli grup-
pi, intorno a mezzogiorno e poi ancora in serata, accen-
dendo qua e l qualche residuo focolaio di rivolta
prontamente sedato. I dolorosi tumulti di Bologna
erano dunque giunti al termine.
Nei giorni successivi si registr unondata di arresti.

***
Prima di essere condotti in carcere coloro che erano
stati arrestati negli studi di Radio Alice subirono in
Questura dure percosse. In seguito essi sarebbero stati
scagionati dallaccusa affibbiata loro: venne infatti di-
mostrato che non avevano affatto diretto via etere la
battaglia urbana, ma che semplicemente avevano for-
nito in diretta agli ascoltatori notizie sul suo corso.
Lemittente riprese a trasmettere dopo circa un mese
e rest attiva per un paio d'anni ancora, senza per pi
l'apporto dei suoi fondatori; la sua frequenza sarebbe
pi tardi stata rilevata da Radio Radicale.

58
Larea di pensiero politico nota come Autonomia
Operaia pian piano svapor: quanti non traslocarono
nella lotta armata (la stragrande maggioranza) si disper-
sero in altri movimenti extraparlamentari oppure ade-
rirono a Democrazia Proletaria, un recente partitino
che si poneva a sinistra di quello comunista.
Prima Linea divenne in breve la pi efferata for-
mazione terroristica dopo le Brigate Rosse e lItalia
repubblicana entr nel periodo pi cupo e violento del-
la propria storia, culminato nel marzo 1978 con il rapi-
mento e, due mesi dopo, lassassinio ad opera dei bri-
gatisti delluomo di stato democristiano Aldo Moro.
Posto dapprima in arresto, il carabiniere che aveva
sparato allo studente Lorusso venne scarcerato dopo
meno di due mesi e successivamente prosciolto dai giu-
dici che, date le circostanze in cui il milite si era trova-
to ad agire, reputarono la sua condotta legittima.
Il marted successivo alla fine della sommossa Damia-
no ricevette lordine di rientrare a Roma.
Di Milena, andata via da Bologna tre giorni pi tardi,
non si seppe pi nulla.

59
VIII
Lapparizione

Tripoli, 27 aprile 1980. AllAccademia Militare il


colonnello Muammar Gheddafi si lanci in un duris-
simo discorso contro i dissidenti rifugiatisi allestero:
Cani randagi, tornate in Libia o vi uccideremo tutti,
ovunque voi siate!. E fiss per il successivo 11 giugno
(giorno in cui si sarebbe festeggiato il decimo anniver-
sario del ritiro dei soldati statunitensi dalla base libica
di Wheelus Field) la data ultima per il rientro volon-
tario degli esuli.

Milano, 11 giugno 1980. Damiano aveva appena ab-


bandonato la propria scrivania per correre a pranzo alla
mensa del Comando - aveva una fame da lupo, quel
giorno - quando il telefono frign alle sue spalle. Stiz-
zito, gir i tacchi e sollev la cornetta: Capitano

60
Furlan, venga per favore subito da me - gli comand
dallaltro capo della linea il colonnello Lanfranconi.
Mezzora fa ho ricevuto da Zurigo la chiamata di un
caro amico - gli rifer il superiore quando fu nel suo
ufficio - Si chiama Azzedin Lahderi: un fuoriuscito
libico e allapparecchio mi ha detto di temere per la
propria vita.
Il colonnello mise al corrente Damiano delle vicis-
situdini del suo conoscente. Dopo il golpe militare del
1969 luomo, titolare di una delle pi importanti ditte
di import-export della Libia, era fuggito in Italia - a
Bolzano, per lesattezza - insieme alla moglie e al loro
bambino; la figlia era invece rimasta in patria, dove
tutti i beni della famiglia vennero presto confiscati.
Il nuovo regime aveva tormentato a lungo Lahderi
con pesanti intimidazioni, ma in seguito aveva valutato
pi utile sfruttare la sua grande esperienza nel com-
mercio internazionale e cos, mostrando un falso rin-
crescimento, lo aveva persuaso a favorire la stipula di
cospicui contratti tra la Giamahiria libica e imprese
europee e giapponesi.
Dopo qualche tempo, per, egli era stato invitato ad
abbandonare lattivit di imprenditore privato per
dedicarsi alla creazione di una rete di uffici commer-
ciali nel continente europeo, impiegando tra laltro
personale indicatogli da Said Mohamed Rashed (il capo
61
del Tribunale rivoluzionario libico): una chiara coper-
tura per operazioni di spionaggio che invece Lahderi
non aveva affatto inteso favorire, suscitando di conse-
guenza lira del Rashed; questultimo - cos lesule aveva
raccontato per telefono al suo amico carabiniere -
aveva pertanto preteso un incontro chiarificatore pres-
so lHotel Schweizerhof di Zurigo.
Qui Lahderi non solo aveva rifiutato la sollecitazione
a rientrare in patria e a mettersi stabilmente al servizio
del governo rivoluzionario, ma aveva anzi reclamato
un permesso di espatrio per la figlia ed il pagamento
della sua preziosa mediazione nellaffare concluso fra lo
Stato libico e la ditta italiana Italstat.
In tutta risposta ha ricevuto gravi minacce -
continu Lanfranconi - Lahderi confida che si sia
trattato semplicemente di una scenata, dato che egli
torna troppo utile agli interessi del regime di Gheddafi.
Tuttavia era ugualmente molto spaventato: dallo scorso
marzo soltanto in Italia sono gi stati assassinati quattro
dissidenti libici.
In effetti sia il rifugiato che il colonnello non im-
maginavano che Rashed fosse anche il regista degli
squadroni della morte incaricati di liquidare gli op-
positori allestero.
Lahderi arriver alla Stazione Centrale alle 17,50
con il Trans Europ Express - concluse Lanfranconi -
62
Non avendo qui foto utili alla sua individuazione,
siamo rimasti daccordo che sar lui a presentarsi al
carabiniere in divisa fermo in attesa allinizio della ban-
china. Che voglio sia lei: dovr fornirgli protezione a
bordo del successivo treno diretto al Brennero. Alla
stazione di Bolzano il libico verr preso in consegna dai
colleghi del locale Comando Provinciale, che ho gi
provveduto a mettere al corrente dellintera faccenda;
essi poi terranno sotto stretta sorveglianza la sua abita-
zione fintantoch la situazione non risulter pi
chiara.
Bolzano? E che c.! - pens Damiano. Proprio quel
giorno sua moglie compiva ventotto anni e lui per
festeggiare aveva acquistato due biglietti della rappre-
sentazione de La Bohme al Teatro alla Scala. Erano
fra laltro rientrati da poco dal loro romanticissimo
viaggio di nozze in Francia e quella sarebbe stata per i
due sposini la loro prima serata mondana... Invece gli
toccava addirittura trascorrere la notte fuori casa!
Telefon a Cecilia per metterla al corrente dellim-
provviso incarico (lei certo non se la prese, pregandolo
tuttavia di fare molta attenzione). Poi si rec alla
mensa, la quale aveva per gi chiuso i battenti: poco
male, dato che lappetito gli era ormai passato.

63
***
Damiano e Cecilia si erano conosciuti quattordici mesi
prima ad una festa dellArma, ove lei accompagnava un
ospite (un alto magistrato, suo padre). Si erano subito
reciprocamente piaciuti, rivedendosi gi due sere dopo
in un ristorantino sui Navigli; dopodich le cose erano
germogliate con inattesa, meravigliosa rapidit e cos
avevano deciso di non frapporre altro tempo tra loro,
sposandosi.
Cecilia era fisicamente molto attraente e, a dispetto
dellaria misurata (che se da un lato esprimeva senso
del riguardo, dallaltro nascondeva una grande timidez-
za), era dolce e premurosa. Agiva sempre in coerenza
con i suoi principi morali ed era di animo sensibilis-
simo. Amava la natura. Amava la vita.
Una donna - e una moglie - perfetta. Damiano si con-
siderava un uomo fortunatissimo: non avrebbe voluto
risposare che lei. Certo, laspro strappo con Milena ci-
clicamente tornava a sconcertarlo, ma egli ormai guar-
dava decisamente avanti.

***
Dato che con il teatro era andata buca il capitano stava
arzigogolando su un nuovo regalo di compleanno da
portare al suo tesoro al rientro dallAlto Adige il d

64
seguente, quando il puntualissimo T.E.E. proveniente
dalla Svizzera si arrest al binario numero ventuno,
congedando uno sciame di passeggeri carichi di bagagli
e premura. Il carabiniere gett lo sguardo qua e l in
quella frotta di gente: due uomini dai tratti verosimil-
mente nordafricani che procedevano fianco a fianco,
ciascuno con in mano dei borsoni e buste di regali,
dettero a loro volta una sbirciata al militare, oltrepas-
sandolo per spediti. Anche diverse donne gli misero
gli occhi addosso (del resto, il fascino suo proprio som-
mato a quello della divisa erano, al femminile, davvero
un bel richiamo!); un paio desse gli accennarono anche
un sorriso. Alla fine per il marciapiede rimase vuoto, e
del Lahderi nemmeno lombra.
Damiano guard in giro, ma nessuno sembrava inte-
ressato ad avvicinarlo. Ipotizz allora un fraintendi-
mento del colonnello sul punto dellincontro: forse in
realt limprenditore libico lo stava cercando nei pressi
dellEspresso per il Brennero. Consult dunque il tabel-
lone delle partenze, apprendendo che quel convoglio
sarebbe partito dal binario numero quattro e cio dalla
parte opposta della stazione; cos si avvi lesto verso l,
zigzagando nella confusione, ma quando fu allaltezza
della sala che ospitava i telefoni pubblici il sangue gli si
gel nelle vene: quella donna in tailleur rosso che una
ventina di metri pi avanti stava attraversando il piaz-
65
zale della stazione diretta ad uno dei treni era lei,
Milena!
Il cuore del capitano prese a battere impazzito;
dimpulso la chiam, una, due volte, muovendo poi i
primi passi verso di lei. La ragazza si arrest e si guard
attorno: il frastuono della folla e degli annunci grac-
chiati dagli altoparlanti non le avevano dato modo di
capire da che parte provenisse il richiamo.
Il chiasso non riusc invece a coprire sei scoppi secchi
in rapida successione - spari! - e le urla di terrore di una
donna provenienti dal posto telefonico. Damiano si gi-
r istintivamente in quella direzione, mentre nel
piazzale in un attimo si scatenava il panico; poi riport
gli occhi su Milena, ma in tutto quel fuggi fuggi
generale non la scorse pi. Si volt di nuovo verso
lufficio telefonico e vide uno dei due presunti
nordafricani con cui poco prima aveva incrociato lo
sguardo correre fuori da l liberandosi - gettandola a
terra - di una pistola; intu cosa era accaduto e si lanci
al suo inseguimento, estraendo nel mentre dalla
fondina la propria rivoltella dordinanza. Fermo o
sparo! - gli intim da dietro, avendo tuttavia gi scelto
di prenderlo vivo.
Essendo ancora un buon atleta (seguitava infatti a vo-
gare allIdroscalo non appena aveva un momento di
tempo libero), il carabiniere stava rimontando rapida-
66
mente il distacco allorch due individui con indosso dei
giubbotti da motociclista si staccarono dalla vetrina di
intimo femminile sulla quale sembravano assorti e gli si
pararono davanti di botto, in pratica placcandolo.
Cosa fate? Levatevi dai piedi, sto rincorrendo un
probabile assassino! - sbrait furibondo Damiano men-
tre oltre le spalle di quelli scorgeva il fuggitivo squa-
gliarsela indisturbato.
Non si agiti, capitano - gli disse uno dei due
mostrandogli un tesserino del S.I.S.Mi. (il ramo mili-
tare dei servizi segreti italiani), mentre laltro - pure lui
con gli occhi nascosti dietro le lenti scure dei Ray-Ban
Aviator - allontanava i curiosi spacciandosi per un agen-
te di polizia.
Cosa significa? - domand il carabiniere, sorpreso.
Che il tizio che stava braccando non va toccato.
E perch?.
Lasciamo che le autorit libiche sbrighino come me-
glio ritengono la questione dei loro dissidenti. Hanno
minacciato gravi ritorsioni, se proviamo a metterci bec-
co: attentati, insomma.
Ah! E ditemi, noi allora caliamo le brache? Chiun-
que ora pu perci fare quel che gli pare e piace in casa
nostra? - contest indignato quello in divisa.
Ordini dallalto.
Dal Governo? - ventil il capitano.
67
No comment.
Presidente del Consiglio dei Ministri era diventato
Francesco Cossiga. Ma certo c sempre lui, di mez-
zo! - pens il carabiniere ritornando amaramente con il
pensiero ai fatti di Bologna.
Allimprovviso Damiano sent puntarsi unarma con-
tro lo stomaco. Favorisca la pistola, capitano - cambi
registro il suo interlocutore; il fasullo poliziotto a
propria volta rimarc lesortazione del collega assestan-
dogli sulla spalla una manata poco amichevole.
Una volta requisito il caricatore, la Beretta M34 ven-
ne restituita allufficiale. Cos a lei non verr in mente
di provare a trattenerci e a noi di fare di conseguenza
quello che non vorremmo - concluse lo scagnozzo del
S.I.S.Mi. Ci detto, lui e il suo compare accennarono il
saluto militare e si allontanarono senza fretta. Damiano
invece rimase l immobile per qualche buon minuto
ancora, annichilito e con sette pallottole in meno tutte
da spiegare al colonnello.
Torn infine sui propri passi. Frattanto gli agenti
della Polfer avevano interdetto il salone telefonico, in
attesa dellarrivo dei colleghi del reparto investigativo;
al capitano dei carabinieri fu comunque accordato di
dare unocchiata dalla soglia: sul pavimento del piccolo
soppalco doverano sistemati gli elenchi alfabetici
laltro nordafricano intravisto al binario ventuno giace-
68
va steso dentro un lago di sangue. Lahderi, sicu-
ramente - pens Damiano, che ai poliziotti per non
rifer nulla sullimpedita cattura del killer: avrebbe de-
ciso Lanfranconi quali elementi fornire agli inquirenti.
Egli poi corse a frugare i treni fermi in attesa del
semaforo verde, nella remotissima - e difatti vana -
speranza di ritrovare Milena.
Mentre faceva ritorno in caserma Damiano era op-
presso da un profondissimo senso di vergogna per il
proprio Paese; e poi cera pure lamarezza di non avere
potuto riguardare negli occhi e riparlare (eppure era
stata l, ad un passo!) con lei.
Dio, che tremendo colpo al cuore era stato rivederla!
Certo, le loro strade erano ormai separate per sempre:
lui adesso amava unicamente (e totalmente) Cecilia.
Tuttavia sentiva fortissimo il bisogno di sapere se Mile-
na infine lo aveva in qualche modo compreso e perdo-
nato: la loro storia avrebbe allora perso ogni macchia e,
seppur finita, sarebbe tornata a risplendere piena-
mente, racchiusa dentro un bellissimo ricordo da ser-
bare gelosamente in un angolo dei loro cuori. Perch
nella vita niente deve essere mai vissuto invano.
Cecilia, alla quale pi tardi a casa egli raccont
piangendo ogni cosa del suo assurdo pomeriggio, quella
notte gli don tutto il proprio amore. E lui il suo.
Nove mesi pi tardi nacque la loro bimba, Sofia.
69
***
Non si sarebbe mai scoperto con quale pretesto
Mohamed Kalifa Bu Asha - questo il nome del sicario,
identificato grazie al contenuto del bagaglio da lui ab-
bandonato nellufficio telefonico - fosse riuscito ad
unirsi a Lahderi alla stazione di Zurigo e perch avesse
poi freddato questultimo in un luogo pubblico, e per di
pi in maniera tanto incauta; probabile che l la vit-
tima avesse cercato di sottrarsi al suo controllo e che
laltro abbia dunque dovuto improvvisare.
Per lomicidio dellesule nel 1986 sia lagente Kalifa
che il suo capo Rashed vennero condannati in contu-
macia alla pena dellergastolo dalla Corte dAssise di
Milano. Ciononostante anni dopo, a Tripoli, alla pre-
senza del Sottosegretario agli Esteri Stefania Craxi, la
societ Ansaldo STS avrebbe firmato con Rashed
(divenuto nel frattempo Presidente delle Ferrovie della
Giamahiria) un contratto per la realizzazione dei
sistemi di segnalamento di 1.450 chilometri di linee
ferrate libiche: una commessa da 541 milioni di euro!

70
PARTE TERZA

DAMIANO,
ancora.

71
72
IX
La raffazzonatura

Genova, 12 giugno 2001. Diversamente da quanto


pianificato, Damiano versava in una condizione fisica
precaria: assorbito oltremisura dal nuovo incarico as-
segnatogli al Comando Regionale dellArma a seguito
della promozione al grado di colonnello (con accumuli
di irritabilit che poi purtroppo scaricava la sera a casa)
ed afflitto dai prolungati postumi di ben due influenze,
negli ultimi cinque mesi aveva potuto infatti allenarsi
poco sia ai remi che su roccia.
Nel contempo la sua alimentazione era divenuta pi
sregolata che mai: pranzi spesso saltati che generavano
viceversa cene ingorde (e prive sempre di verdura o
frutta, nonostante gli appelli della moglie), con nel
mezzo fiumi di quel caff che una volta detestava;
cosicch la notte non riusciva pi a chiudere occhio, se

73
non ricorrendo allaiuto di pillole di benzodiazepine (e
in ogni caso per qualche ora solamente).
Tutto ci quando le due scalate erano ormai alle
porte.
Lufficiale cominci a temere davvero che il suo
disegno potesse finire a carte quarantotto. Cos, inson-
nia per insonnia, decise di riesumare unabitudine di
giovent: allenarsi quotidianamente prima di recarsi a
scuola (pardon, in caserma adesso); cio praticamente
di notte. Certo, per il resto della giornata sarebbe rima-
sto un po sbalestrato, ma in tal modo i muscoli avreb-
bero rapidamente ripreso a guardare lacido lattico
dallalto in basso (riguardo invece alle salite prepara-
torie in falesia raccomandategli da Ermanno mah,
avrebbe ripetuto delle vie corte nei residui fine setti-
mana).
E cos fu.
Cecilia, non ritrovando pi al risveglio il marito
accanto a s, inizi davvero a non reggere oltre una
simile fissazione per quelle due maledette cime e a
domandarsi seriamente come si potesse amare un uomo
del genere. Ma forse, chiss, volergli bene era possibile
e semplice proprio perch era un individuo, come dire,
poco comune.

74
X
La perfezione

Genova, 19 giugno 2001. E unarte grandiosa, il


canottaggio. E larte pi eccelsa che esista - ha scritto
George Yeoman Pocock - E una sinfonia di movi-
mento. Quando voghi bene, rasenta la perfezione. E
quando rasenti la perfezione come sfiorare il Divino.
Sfiora la parte pi vera di te. Che la tua anima.
Rasentare la Perfezione Quella sensazione, s, da
ragazzo Damiano laveva provata, pi volte, sul suo
agilissimo e vincente 4 con. Durava solo una manciata
di secondi e ci nondimeno gli era sempre sembrata
uneternit; e si era ritrovato davvero come in unaltra
dimensione, in cui aveva sentito desser parte di qual-
cosa di assolutamente compiuto.
Mentre ai remi di un singolo srotolava su un mare
placido e rilucente il lungo rosario di colpi in acqua che
da Genova lo stava portando fino a Camogli, il canot-

75
tiere rifletteva su quelle considerazioni di Pocock:
enfatiche, certo, eppure molto vicine al vero.
Intanto che la stupenda scogliera di Pieve Ligure sci-
volava via pian piano alla sua destra, egli si concentr
allora sulla palata: doveva tornare perfetta (sciolta ed
insieme potente) come quella di un tempo, e far di-
ventare lesile scafo una farfalla leggera e spedita
sullacqua; e lui parte di essa: le sue ali. Sperava di
riprovare insomma lo stato di breve ma autentico
incanto in cui in giovent scivolava remando.
Quellebbrezza, seppure fugacemente, fece davvero
ritorno. E lui si stup di nuovo.

76
XI
Limmensit

Damiano, prima di andare a soddisfare in cucina la sete


acuta che laveva svegliato a met nottata, apr piano
piano la porta della camera di Sofia per accertarsi che
essa fosse gi rientrata dalla serata di festa con le
proprie amiche (in realt era certo che la moglie - come
sempre - aveva atteso desta larrivo della figlia, prima di
raggiungerlo a letto).
Grazie alla luce che filtrava dal corridoio pot
intravedere la ragazza che dormiva serenamente, tutta
raggomitolata sotto il suo piumino ornato di disegni
della moda del momento (Sofia era un tipo piuttosto
freddoloso). Entr e si sedette sul bordo del letto di
bamb; l, quando era piccina, lui le raccontava le fa-
vole prima del bacio della buonanotte.
Adesso aveva ventanni (Dio, comera volato il
tempo!), ormai era una donna: parecchio carina, fine e
77
dolce, e nel contempo assai spiritosa. Damiano si diver-
tiva un sacco a farsi prendere volutamente in giro dalla
sua arguta bimba, creando ad arte occasioni in cui lei
senzaltro avrebbe tirato fuori la freddura pi appro-
priata e spassosa, sempre accompagnata dal suo sorriso
aperto e luminoso.
Chiss dentro quale sogno stava vivendo ora, a quale
piacevole corrente si era abbandonata...
Il padre la contempl a lungo: era la cosa pi preziosa
che la vita gli avesse donato. Non riusciva pi ad im-
maginare unesistenza senza il suono gentile della sua
voce nelle orecchie, o il suo aggraziato portamento da
ballerina negli occhi (la danza, sin da bambina, era la
sua passione). In una parola, lei era tutto.
Inizi a baciarla sulla fronte e poi sulle guance, molto
delicatamente, per non risvegliarla; tuttavia la ragazza
usc fuori ugualmente dalla sua romantica fantasia
notturna, ma continu a tenere gli occhi chiusi e a
fingersi ancora immersa in unaltra dimensione: voleva
godersi appieno limmensa tenerezza dei baci del suo
pap. Come quandera piccina.

78
XII
Il rimpiazzo

Genova, 27 giugno 2001. Mai fare i conti senza loste!


Giunto infatti il momento pi propizio, Ermanno non
riusc a liberarsi dai propri impegni e dunque comunic
telefonicamente allamico di non poterlo purtroppo ac-
compagnare sul Gigante.
I doveri della divisa, dal canto loro, negavano a Da-
miano una seconda chance entro la fatidica deadline
(la fine dellestate) stragiurata alla moglie; cos egli
contatt immediatamente lufficio della migliore so-
ciet di guide alpine valdostane, ma le condizioni
dellingaggio gli parvero talmente irragionevoli da farlo
davvero inviperire ed addirittura indisporlo verso il
famoso (e fino ad allora tanto bramato) dente canino di
Gargantua, dentro cui - secondo la leggenda - sono
imprigionati i geni maligni che un tempo atterrivano
gli abitanti della Valle dAosta. Rientrato a casa, butt

79
via tutti gli schizzi e i documenti tecnici raccolti sulla
scalata del monolite.
A stemperare un po la sua indicibile delusione per
fortuna quella sera stessa arriv una telefonata di Vale-
rio: un individuo irrequieto, sempre pi insofferente al-
la vita in citt alla quale disgraziatamente era costretto
dal proprio mestiere (che oltretutto non amava), e cos
perennemente pronto a scappare su un monte non ap-
pena riusciva a ritagliarsi un momento di libert.
Cerco qualcuno per salire sul Polluce sabato:
unottima giornata, stando al meteo - comunic a
Damiano - D, ce la fai a venire?.
Certo che s! - gli rispose prontamente lufficiale: al
Comando erano gi al corrente che nel corso di quella
settimana egli si sarebbe assentato per un paio di giorni;
anche se non pi, purtroppo, per via del Gigante (il
Polluce - un Quattromila nel Massiccio del Monte Rosa -
era tuttavia una vetta pure essa illustre e stuzzicante, su
cui Damiano non aveva mai messo piede).
E possibile che si aggreghi anche Giorgio - soggiun-
se Valerio - Una cordata a tre sarebbe loptimum!.

Due giorni dopo una vecchia e scassata jeep salpata da


Saint-Jacques scaric i tre alpinisti al Piano Superiore
di Verra, facendo risparmiare loro settecento metri di
dislivello; per raggiungere il Rifugio delle Guide della
80
Val dAyas restava comunque ancora da coprire pi di
un chilometro di quota: il pesante equipaggiamento da
ghiacciaio che portavano sulle spalle li schiacciava
contro il terreno (un sentiero che rimontava il dorso di
uninterminabile morena), rendendo davvero sfiancan-
te quella parte di ascesa svolta sotto un cielo plumbeo
che non prometteva nulla di buono.
Infatti, non appena cominciato lattraversamento del-
la vasta conca di ghiaccio che separava lintermedio
Ricovero Mezzalama dallo Sperone Lambronecca (sul
cui cucuzzolo stava appollaiata la casa delle Guide
dAyas), Damiano ud un forte tuono.
Ci manca giusto la pioggia - mugugn. Vol-
tandosi in direzione della Gobba di Rollin (dalla quale
era giunta quellavvisaglia di temporale) egli vide per
un grande fungo di polvere bianca sollevarsi per aria ed
allora cap che il boato era stato prodotto in realt dal
distacco dallalto di un enorme seracco.
Oltrepassato il catino ghiacciato, i tre risalirono una
scoscesa scarpata di neve; poi, sotto lo sguardo di com-
passione di una coppia di stambecchi, si inerpicarono
sbuffando per la fatica tra i massi accumulatisi lungo
una nervatura del Lambronecca, su su fino a raggiun-
gere finalmente - a 3.420 metri di altitudine - la
costruzione foderata di lamiera che avevano comin-
ciato a temere essere linvenzione di qualche spiritosone.
81
Alle spalle di questa si apriva uno spettacolare anfitea-
tro glaciale, oltre il quale si intravedeva la cima del Pol-
luce.

Dopo la consueta notte trascorsa insonne a causa dello


sbalzo di quota, alle cinque del mattino (cio ancora nel
buio pesto) Damiano, Valerio e Giorgio lasciarono il
rifugio: a quellora il gelo generalmente mantiene i
ponti di neve sopra i crepacci - visibili e non - ancora
abbastanza compatti da reggere il peso di coloro che li
attraversano; pi avanti nella giornata, con laumentare
della temperatura, i medesimi passaggi richiedono una
cautela massima. E comunque sempre cosa ottima
procedere legati insieme: ci infatti dovrebbe teorica-
mente consentire ai componenti di una cordata di
bloccare leventuale caduta di uno di essi dentro quegli
spaventosi baratri.
Accesi i faretti montati sui caschi, i tre iniziarono la
risalita del Grande Ghiacciaio di Verra. Con passo
calmo (in alta quota, data la rarefazione dellossigeno,
bisogna amministrare le energie) e tenendosi per quan-
to possibile distanti da un paio di giganteschi mura-
glioni di ghiaccio crepato sempre pronti a venir gi,
essi raggiunsero infine il colle omonimo, che divide il
Polluce dal monte gemello Castore.

82
Intanto il sole aveva fatto capolino sullorizzonte,
rischiarando un cielo totalmente sgombro di nuvole.
Damiano e i suoi compagni indossarono allora le ma-
scherine per proteggere gli occhi dai riverberi della
luce sulla neve, che guastano seriamente la vista; crema
solare e burro di cacao, a loro volta, misero al riparo
dalle scottature viso e labbra.
Svoltarono a sinistra e dopo poco, conficcando bene
nella neve dura le punte anteriori dei ramponi e le
becche delle piccozze, si issarono su per un ripido
canale. Proseguirono poi su roccia non difficoltosa,
finch non si trovarono davanti alla prima delle tre
placche verticali che precedono lanticima di sud-ovest,
dalla quale una statua della Madonna con in braccio il
Bambin Ges vegliava sulla lunga fila di strani
pellegrini che dabbasso avanzava lentamente nel ghiac-
ciaio; puntellandosi sulla roccia liscia ancora con gli
artigli frontali dei ramponi ed aiutandosi con le corde
fisse l gi impiantate, i tre scalarono quelle lastre.
Onorata la Vergine, imboccarono da ultimo la cresta
che saliva su facendosi via via pi sottile, fino a rag-
giungere lagognata quota 4.091: erano in vetta!
Damiano conficc la piccozza nel ghiaccio e vi ci si
accoccol sopra. Estraniandosi totalmente dagli amici
che elettrizzati si complimentavano lun laltro, si ab-
bandon alla contemplazione della sconfinata distesa di
83
cupole innevate spalancata sotto di lui: se Dio esisteva
davvero, quello era lo spettacolo pi grandioso che
aveva concepito!
Scrut a lungo la vicina Roccia Nera e, oltre, il
Breithorn; poi, dalla parte opposta, ad est, i terrificanti
Lyskamm ed il Castore. E a sud, lontani, indovin il
Gran Paradiso e il Monviso.
Spost poi gli occhi sullazzurro cielo sovrastante;
immacolato e luminoso, infondeva dentro un senso di
pace. Eppure Damiano fu preso dalla nostalgia: gli
mancava Cecilia. Lavrebbe voluta lass stretta a lui, ad
ammirare insieme tutta quella Meraviglia
Un auspicio nuovo (ed anche un tantino egoistico) si
fece improvvisamente strada nel suo animo: quello di
morire prima di lei! Poich senza pi nellaria le spen-
sierate canzoni della compagna la sua esistenza si
sarebbe di colpo come svuotata: egli avrebbe allora
trascorso i propri giorni a cercarla con gli occhi dentro
quel cielo puro, dove lei sarebbe sicuramente stata.
Ebbe cos fretta di lasciare la cima e di fare ritorno a
casa.

La domenica Damiano apprese dal giornale quanto poi


successo alle pendici del Polluce nella tarda mattinata
del giorno precedente: due giovani tedeschi (probabil-
mente una delle cordate incrociate lungo la discesa,
84
compiuta sotto un forte vento che lo aveva semi-
congelato) durante il loro rientro al rifugio erano stati
ghermiti da un crepaccio, mimetizzato sotto un magro
strato di neve rammollita dal sole: quando erano
arrivati i soccorritori per essi non cera pi nulla da fa-
re.

85
XIII
Il dj-vu

Sabato, 21 luglio 2001 - Tarda sera. Da due giorni le reti


televisive di tutto il mondo aprivano i propri notiziari
con ampi servizi sul summit dei capi di governo delle
otto nazioni pi industrializzate in corso in Italia, nella
citt che aveva dato i natali a Cristoforo Colombo.
Delle chiacchiere di quelli per dicevano ben poco:
sugli schermi rimbalzavano invece scene di bande di
teppisti mascherati e vestiti di nero che con foga be-
stiale facevano a pezzi vetrine di negozi e sportelli
bancomat, danneggiavano stazioni di servizio e sac-
cheggiavano supermercati; seguivano le inquadrature
delle loro fitte sassaiole e dei loro lanci di molotov
contro i cordoni delle forze dellordine e, appresso, le
riprese delle furiose cariche di questultime lungo vie e
dentro piazze soffocate dai gas lacrimogeni; e quindi
del fuggi fuggi generale, in una bolgia di sirene, di

86
scoppi e di grida, tra cassonetti delle immondizie e
autoveicoli capovolti e dati alle fiamme per ostacolare
il movimento dei blindati.
Il peggio era arrivato nel pomeriggio antecedente: in
Piazza Alimonda una Land-Rover dei carabinieri era
andata momentaneamente in panne nel pieno degli
scontri e in un lampo un gruppo di manifestanti aveva
preso a fracassarla. Bastardi, vi ammazziamo!, grida-
vano ai tre raggomitolati dentro; un assalitore col volto
nascosto dal passamontagna stava poi per scagliare un
estintore allinterno dellabitacolo quando stramazz
gi, raggiunto alla testa da un colpo di pistola esploso
dal pi giovane dei terrorizzati occupanti del mezzo (in
servizio di leva, come quello di Bologna nel 1977). In
quel mentre lautista era riuscito a rimettere in moto e
nel portare in salvo s e i suoi commilitoni aveva
arrotato senza avvedersene quello steso a terra, che
sarebbe spirato di l a qualche minuto.
I Black Bloc (una setta internazionale di anarchici
fanatici e nichilisti) erano insomma riusciti nel loro in-
tento di fare degenerare la grande (e nelle intenzioni
dei suoi promotori pacifica) manifestazione di protesta
contro le politiche di globalizzazione in discussione al-
linterno della superprotetta zona rossa.
Il colonnello Damiano Furlan dalla centrale operativa
del Forte San Giuliano (alla quale era stato prestato
87
per il G8 dal suo Comando), viveva dunque un
dj-vu. E nutriva qualche perplessit.
Come mai - si chiedeva infatti - ai black-bloc era
stato consentito di acquartierarsi in citt, in luoghi
oltretutto a conoscenza delle forze dellordine? E per-
ch sul campo gli agenti non li avevano contrastati da
subito, lasciandoli anzi a lungo padroni di mettere a
ferro e fuoco vari quartieri del centro, per prendersela
invece poi con i cortei autorizzati, zeppi di persone che
battendo tamburi e soffiando trombette semplicemente
reclamavano (pure questi, gi) un mondo pi giusto?
Questa strana condotta, in effetti, era saltata al-
locchio durante molti collegamenti televisivi.
Ma con i pochi uomini di cui disponiamo, come
diavolo facevamo ad ispezionare ogni edificio segnala-
toci? In piazza poi quei vigliacchi sono lesti ad eclissarsi
dentro i cortei e nel caos, lei lo sa, non tanto facile
distinguere i cattivi dai meno cattivi - gli aveva
replicato, un po piccato, il Comandante Provinciale.
Mah, a dire il vero nel capoluogo ligure - rifletteva
Damiano - erano stati fatti affluire sbirri da tutta Italia;
inoltre, che, non ti accorgi se sotto il tuo sfollagente ci
sta uno incappucciato oppure un tipo da parrocchia, un
boy-scout o perfino una mamma, seppure no global?
(A proposito: quella, Milena, era mica rimasta una
contestataria? Magari - chiss! - era l a Genova, consi-
88
der per un attimo il carabiniere per poi rimmergersi
nelle proprie elucubrazioni). E se quegli sbagli tattici
- ipotizz - fossero invece voluti?.
Intorno alle 21,30 gli arriv al Forte la telefonata di
un amico giornalista. Senti, Damiano, vorrei parlarti
un po degli scontri avvenuti ieri in Via Tolemaide tra i
vostri e il corteo autorizzato diretto in Piazza Verdi.
Ho saputo: l hanno preso a bombardarci di sassi e
cos abbiamo dovuto effettuare una carica di alleg-
gerimento.
Balle! Le pietre saranno state due o tre al massimo e
le hanno lanciate dei black-bloc estranei alla dimo-
strazione; ma i caramba, anzich pigliarsela con quel-
li, hanno iniziato a buttare lacrimogeni sulla testa del
corteo che sopraggiungeva e subito dopo a caricarlo.
Hai presente la zona? L ci sono poche vie di fuga: beh,
chi non riuscito a scappare stato letteralmente mas-
sacrato di botte; e non parlo solo di manganelli, ma
anche di calci e pugni.
Uhm Quelli per non erano certo dei santi! Infatti
i nostri hanno poi comunque ripiegato per lasciarli pas-
sare e fare cos concludere la manifestazione alla Sta-
zione Brignole; per allaltezza del sottopasso ferrovia-
rio un bel gruppetto di loro ha infilato a sinistra Corso
Torino e l ne ha combinate di cotte e di crude: ci ab-
biamo pure rimesso un furgone cellulare, dato a fuoco.
89
S, lo so. Per il punto che alla guida di quei
farabutti cerano gli stessi che avevano lanciato i sassi
allinizio.
E quindi?.
Colonnello, prima che il corteo arrivasse i tizi in tuta
nera stavano in mezzo ai carabinieri. Parlavano e
scherzavano insieme... degli amiconi!.
Ne sei certo, Antonio? Guarda che ci che stai
dicendo grave!.
Te lo giuro, Damiano. Lho visto con i miei occhi. E
pi tardi in Piazza Alimonda purtroppo successo quel
che successo.
Ah, no, alt! Il nostro ragazzo si soltanto difeso:
quellestintore poteva ucciderlo!.
Non lo discuto, ci mancherebbe! Per anche vero
che tanta gratuita brutalit da parte di uomini in divisa
aizza facilmente le menti meno mature - osserv il
reporter. Al carabiniere sovvenne allora di avere una
volta detto qualcosa di pi o meno simile in uno
squallido ufficio della Questura di Bologna.
Terminata la telefonata, lufficiale si mise a masticare
due strisce di chewing-gum che teneva in una tasca
della giacca (cosa poco marziale, che per lo aiutava a
ragionare con distacco). Dunque, carabinieri e poli-
ziotti che si fingevano black-bloc beh, possibile: un
tempo, del resto, non era stato lui stesso un infiltrato?
90
Per da come laveva messa gi lamico questi puz-
zavano pi di agenti provocatori. Ma a che pro?
Ci medit su e la risposta arriv di l a poco; semplice,
a prima vista assurda eppure plausibile: il G8 costituiva
una formidabile occasione per fomentare ad arte disor-
dini gravissimi che avrebbero indignato lopinione
pubblica nazionale, spingendola a plaudire al pugno
duro deciso dal governo (era infatti ora di finirla,
pensavano gi molti, con tutta quella sediziosa mar-
maglia arcobaleno!). Una bella ipoteca sul futuro
risultato elettorale, insomma...
Bah Comunque, formulata alfine unipotesi tutta
per da dimostrare, il colonnello sput dentro un cesti-
no di rifiuti le cicche ancora fresche e torn a coordi-
nare le comunicazioni radio.
Era circa mezzanotte e un quarto quando il centra-
lino gli pass una seconda chiamata personale. Questa
volta era Cecilia.
Una televisione locale ha appena annunciato che
circa quattrocento poliziotti hanno fatto irruzione nelle
scuole Diaz e Pascoli! - gli rifer lei, agitatissima.
S, lo so. Centocinquanta dei nostri intanto le ten-
gono circondate per impedire fughe da finestre o uscite
secondarie: pare che i due edifici siano pieni di black-
bloc - le rispose Damiano, non comprendendo la ra-
gione dellinquietudine della moglie.
91
Ma quali black-bloc! - controbatt lei - Alla Pasco-
li ci dormono, autorizzati dal Comune, soltanto dei
giornalisti e dei semplici studenti stranieri!.
Ma tu che ne sai?.
Lucille e Amlie, ti sembrano forse delle rivolu-
zionarie?.
Erano due care amiche francesi della figlia; le ave-
vano avute ospiti in casa diverse volte e appena nel
marzo precedente Sofia aveva fatto con loro una set-
timana bianca a Chtel. Damiano non era al corrente
che si trovassero a Genova per il G8.
E tua figlia, ti sembra una lanciatrice di molotov? -
insistette Cecilia.
Che centra ora Sofia?.
E l anche lei! Ci andata per portare alle amiche
qualcosa da mangiare per cena e per dormire poi sta-
notte l con loro. E ha dimenticato a casa il cellulare!.
Non ne sapevo niente - impallid lui.
Ma se ne ha parlato oggi a pranzo! Ah beh, gi, tu
non senti e non vedi mai nulla, vivi su un altro pia-
neta Adesso per fai qualcosa, amore, ti scongiuro!
Ordina subito di fermare tutto! - lo implor la donna,
senza rendersi conto nel frangente che questo non era
nei poteri del marito - Se capita qualcosa alla mia
bambina io Dio, io.
Adesso calmati. Corro subito l!.
92
Lasci le consegne ad un capitano, chiam il suo
autista e a sirene spiegate volarono in direzione di Via
Cesare Battisti. Durante il (per fortuna) breve tragitto
lufficiale affond in un marasma di pensieri; via radio
aveva udito che i fermati delle due scuole sarebbero
stati immediatamente trasferiti per lidentificazione in
una caserma di Bolzaneto e da qui poi smistati in varie
carceri: era la seconda volta che doveva strappare una
donna dalle mani della polizia, e quella notte si trattava
addirittura della figlia.
Abbandonata lauto di servizio l dove serano si-
stemati i blindati dei carabinieri, con il cuore in gola si
fece largo nella confusione regnante in quel momento
nella strada intitolata allirredentista trentino, seguito
dal trafelato sottoposto ancora ignaro del motivo di tut-
ta quella urgenza.
In prossimit della Diaz e della sua dirimpettaia
Pascoli i cellulari della polizia erano gi tutti chiusi e in
procinto di partire. Damiano comprese che doveva
subito imbastire qualche fandonia talmente colossale da
potere essere presa per buona.
Si fece indicare da un agente il responsabile
delloperazione. Raggiunto questo tal Gerardo Aliberti,
lo prese da parte e, consapevole di giocarsi la carriera,
gli raccont della possibilit - cosa che doveva restare
riservatissima! - che tra i fermati ci fosse nientepopo-
93
dimeno che una nipote un po ribelle del Presidente
della Repubblica; lui, in quanto amico di famiglia di
questultimo, era nella condizione di riconoscerla e, ci
fatto, doveva prelevarla e riportarla personalmente a
Roma.
Cos il colonnello, accompagnato da quel funzionario
di polizia divenuto in un attimo deferentissimo, inizi a
farsi aprire uno ad uno i vani posteriori dei furgoni e a
frugare tra i volti dei loro occupanti: in larga parte
ragazzi e ragazze, i pi ridotti a scioccanti maschere di
sangue; in molti gemevano e piangevano.
Che bisogno cera di conciarli cos? - ringhi
furente Damiano ad Aliberti, tra laltro spaventato al-
lidea di potere ritrovare la sua Sofia in quelle mede-
sime condizioni.
Hanno opposto una robusta resistenza - bisbigli
quello.
Chi, questi pivelli? Non mi faccia ridere! - replic il
carabiniere al poliziotto, dal canto suo visibilmente
preoccupato: cosa lo aspettava se fra i pestati cera dav-
vero la parente di Carlo Azeglio Ciampi? Teneva fami-
glia, oh!
Ma anche sullultimo furgone nessuna traccia della
ragazza.

94
Damiano tir un sospiro di sollievo: la figlia non era
tra coloro in partenza per Bolzaneto. Ma dovera, al-
lora?
No, dentro i due istituti sono rimasti solo alcuni
agenti che stanno scattando fotografie e radunando
ulteriori elementi di prova della pericolosit dei
fermati - gli assicur Aliberti, ringraziando a propria
volta in segreto il cielo.
Posso ugualmente dare unocchiata alla Pascoli?.
Certamente - disse il poliziotto, ordinando via radio
ai suoi l dentro di lasciare entrare lufficiale dellArma.
Unultima cosa - domand questultimo - Posso
prendere visione delle prove che avete gi raccolto l?.
No, colonnello, mi spiace: questa operazione una
faccenda nostra La pregherei anzi di non interferire
oltre.
Damiano rimase un attimo pensoso, poi ribatt: Sa,
Aliberti, anni or sono, in circostanze vagamente simili
e sempre di notte, un suo collega ebbe a dirmi la stessa
cosa. Ma la spuntai io. E cos sar adesso, perch
diversamente - prosegu nel suo bluff il carabiniere,
agitando il proprio telefono cellulare davanti alla faccia
di quello - il Presidente sapr che lei non intende
favorire il mio compito.

95
Il funzionario di polizia, stupito, sembr voler repli-
care qualcosa, ma poi rinunci; sempre via radio si fece
cos portare una sacca.
Il colonnello sbirci dentro: Dunque, dei peri-
colosissimi coltellini multiuso. buoni per stappare le
bottiglie di birra; e due martelli, che avete sicuramente
preso in prestito dalla cassetta degli attrezzi dei bi-
delli non cos?.
Laltro tacque.
Damiano gli restitu schifato il contenitore. Poveri
ragazzi Ma non illudetevi: questa porcata verr
fuori! - disse al poliziotto, congedandolo infine con un
perfetto, sarcastico saluto militare. Quindi chiam lau-
tista, fino ad allora rimasto a chiacchierare con degli
agenti, dicendogli di seguirlo allinterno della scuola.
Mi scusi, signor colonnello, ma cosa cerchiamo?
Un angelo - rispose il superiore.

La perlustrazione sia dei quattro piani (devastati


dallassalto) che del seminterrato delledificio non sort
per effetto e cos Damiano cominci a vivere lango-
scia della scomparsa. Voleva informare la moglie, ma
non ne aveva il coraggio; tuttavia il telefonino che
teneva ora in tasca decise di sfacchinare di suo e prese a
trillare.
Ciao, pap - si ud dallaltra parte.
96
Sofia, amore mio! Dove sei? Come stai? - farfugli
Damiano, sentendosi quasi mancare le gambe per lim-
provviso svaporare della tensione nervosa.
Sto bene, sono a casa; ci sono anche Amlie e
Lucille. Eravamo appena uscite dalla scuola per andare
a prendere un gelato, quando abbiamo visto arrivare da
Piazza Merani tutta quella polizia! Siamo scappate in
direzione opposta e abbiamo appena fatto a tempo a
nasconderci dietro il cancello socchiuso di un giardino
condominiale, vicino allangolo con Via Trieste; da
laggi abbiamo assistito allirruzione. Dopo un po per
non ce labbiamo fatta pi a star l e allora siamo uscite,
cercando di avere laria di tre inquiline del palazzo: i
carabinieri vicini effettivamente non ci hanno conside-
rate e cos abbiamo raggiunto il lungomare, e poi siamo
venute qui.
Qualche volta Dio esiste - comment il padre tra
s e s, per poi domandare: Come va la mamma?.
Ah, non la smette di abbracciarci.
Immaginando il quadretto Damiano sorrise.
Pap, ascolta - riprese Sofia - Nella scuola cera
anche Matthieu.
E chi ?.
Un amico di Lucille, era a sciare con noi a Chtel.
Lui a Genova venuto soprattutto per rivedere me.

97
Il carabiniere rimase spiazzato. Cap allora il perch
di tutto quel recente traffico di lettere della figlia e
dellimpennarsi della bolletta telefonica ( ma che bel
fiuto da sbirro che aveva! Cecilia aveva proprio ragio-
ne: lui viveva sulla luna).
E come mai allora non era con voi o meglio, con
te? - chiese a Sofia.
Arrivati al portone della scuola si accorto di avere
lasciato il portafoglio, con tutti i documenti dentro, nel
sacco a pelo; tornato su, al quarto piano, a prenderlo,
ma la polizia comparsa prima che potesse raggiun-
germi di nuovo. E rimasto bloccato dentro.
Per una frazione di secondo, da padre geloso qual era,
Damiano si augur che almeno una randellata - una
soltanto, per carit! - se la fosse beccata anche costui.
Poi, intenerito, rassicur la figlia: Va bene, vedr cosa
posso fare per questo Matthieu.
Le medesime parole dette a lui dal maggiore Battisti
ventiquattro anni prima.

***
In seguito le inchieste aperte dalla Magistratura sui
tristi eventi del G8 genovese avrebbero dato fonda-
mento alle congetture di Damiano.
Nelle aule giudiziarie fu comprovato, fra laltro, che
in specie allIstituto Armando Diaz la polizia si era

98
deliberatamente dilettata in un pestaggio efferato e che
aveva cercato di legittimare questo svago con prove
addirittura prefabbricate; cos come fu appurato che a
Bolzaneto, entro le mura della caserma Nino Bixio
(sede del Reparto Mobile genovese della Polizia di
Stato), si erano verificati non pochi casi di reale tortura
e, nei confronti delle donne l trattenute, di degradanti
vessazioni di natura sessuale.
La quasi totalit degli artefici di tanta vile macelleria
messicana (cos la defin un vicequestore) rimase tut-
tavia impunita, anche in virt della sopravvenuta pre-
scrizione dei reati contestati; diversi dei funzionari
coinvolti, anzi, avrebbero poi incorniciato brillantis-
sime carriere.
Dal canto suo, il movimento dei Black-bloc neg la
paternit degli scontri di Genova; prove di una sua
partecipazione organizzata a quelle vicende non ven-
nero in effetti mai prodotte.

99
XIV
Le fotografie

Genova, 11 agosto 2001. Costretto in casa dal classico


temporale estivo, quel sabato pomeriggio Damiano si
decise finalmente a sistemare negli album anche le
fotografie rimaste a lungo abbandonate alla rinfusa den-
tro uno scatolone gi in cantina.
Seduto allo scrittoio, si ritrov cos tra le mani le
immagini scattate diciotto anni prima in Libano, dove
aveva fatto parte della Forza Multinazionale inviata
laggi con il generoso compito di riportare pace e
stabilit in un paese martoriato da lunghi anni di guer-
ra civile. La raccomandazione - anzi, lordine - di non
usare le armi (se non in caso di legittima difesa) aveva
invece tramutato quei benefattori in meri testimoni
- impotenti ed avviliti - della prosecuzione della mat-
tanza; non solo: a loro spese i cecchini (tanti!) delle
diverse fazioni in lotta avevano ben presto cominciato

100
ad apprezzare il passatempo del tiro al piccione. La
missione, insomma, era sin dal principio destinata ad
un totale e tragico fallimento.
Una ridda di ricordi invest cos il carabiniere

Beirut, 23 ottobre 1983. Alle cinque del mattino


Damiano ne ebbe abbastanza e decise di alzarsi: si era
rivoltato sul sottile materassino per lintera nottata,
senza riuscire a prendere un solo attimo di sonno; gli
capitava sempre, quando cambiava branda.
La sera prima lincontro con il comandante della
caserma che ospitava la 24.ma Unit Anfibia dei
Marines (Damiano svolgeva lincarico di ufficiale di
collegamento del contingente italiano) era slittato di
parecchio: in una strada della capitale un convoglio di
medicinali sera trovato improvvisamente circondato
da una folla intenzionata a saccheggiarlo e cavarlo fuori
da quel guaio era risultato ovviamente prioritario.
Cos, essendosi infine fatto tardi, era stato lo stesso
alto ufficiale statunitense a consigliare al capitano ita-
liano di pernottare nella base (in realt un palazzo di
quattro piani situato nelle vicinanze dellaeroporto
internazionale e riadattato ad uso militare). Vede
Furlan, da quando siamo arrivati qui, lo scorso maggio,
vari amici ci allietano le notti con delle scariche di
mortaio; e anche se a dire il vero negli ultimi giorni la
101
situazione s fatta meno tesa, avventurarsi da soli al
buio fino in citt significa cacciarsi dritti dritti nelle
fauci del lupo. Damiano aveva cos avvisato telefo-
nicamente il proprio comando e di malavoglia si era si-
stemato nello scomodo lettino assegnatogli da un capo-
rale in uno dei dormitori
Rimessi gli scarponi ai piedi, il carabiniere raccolse
dunque le proprie cose cercando di fare il minor rumo-
re possibile per non svegliare i bestioni che attorno
invece dormivano della grossa e si spost poi nei bagni
per darsi una rinfrescata e finire di vestirsi.
Mentre scendeva le scale gett lo sguardo oltre una
porta spalancata da cui veniva un forte odore di fritto;
dalle cucine uno dei numerosi cuochi affaccendati a
preparare la colazione per i circa mille soldati acquar-
tierati nelledificio not sulluscio quella divisa stranie-
ra e con un gesto amichevole della mano la invit ad
entrare: Come on, come on!. Da tipico italiano, Da-
miano rabbrivid nel vedere a quellora dorologio uova
fritte con pancetta e salsicce arrostite e ringraziando
accett soltanto un caff allamericana: unautentica
brodaglia, ma quantomeno leggera.
Uno dei militari in grembiule, accortosi che lospite
aveva con s una macchina fotografica (il carabiniere se
la portava spesso dietro per ritrarre quella citt chia-
mata in un passato felice la Svizzera del Medio
102
Oriente), chiese a questultimo di fare uno scatto di
gruppo ai cucinieri: Non abbiamo nemmeno una foto
tutti insieme! - gli spieg il giovane, di chiara origine
messicana. Damiano acconsent volentieri; poi quegli
allegroni vollero il soldato dallinsolita uniforme da
combattimento scura in mezzo a loro, e cos un altro
paio di clic furono fatti da due diversi di essi.
Lufficiale promise che avrebbe fatto avere quanto
prima un congruo numero di stampe di quegli scatti e
salut quindi tutti affettuosamente; al pianterreno, in-
fine, si present presso il corpo di guardia per la
registrazione della sua uscita.
Fuori si preannunciava una splendida giornata di
sole. Guard lorologio; erano le 6,20. Pens a casa sua:
in quel momento Cecilia e la piccola stavano ancora
dormendo insieme nel lettone. Lo colse una forte
nostalgia: pi tardi le avrebbe chiamate dal Comando
dellItalcon a casa dei suoceri dove, comera consuetu-
dine la domenica, esse avrebbero pranzato insieme alla
sorella minore di Cecilia, Elena, e al marito di questul-
tima.
Il capitano mosse quindi verso il varco del recinto di
protezione della caserma, in prossimit del quale gli era
stata fatta parcheggiare la sua Fiat Campagnola; stava
informando il sergente Steve Russel - responsabile del
servizio notturno di guardia alla sbarra - che di l a un
103
minuto avrebbe lasciato la base quando sulla strada di
fronte apparve il camion Mercedes Benz color giallo
che riforniva quotidianamente dacqua i militari ameri-
cani.
Arriva Fareed - comunic Russel ai suoi. Il sottuf-
ficiale non poteva certo immaginare che poco prima,
lungo il tragitto, il simpatico autista divenuto ormai un
amico ed il suo automezzo erano stati fermati dagli
uomini della Jihad Islamica filo-khomeinista (al servi-
zio sia dellIran sia della Siria, paesi entrambi interes-
sati - in ispecie il secondo - alla destabilizzazione del
Libano) e che quello che si stava appropinquando era
un altro veicolo, del tutto identico ma imbottito di die-
cimila chili di tritolo ( la pi potente bomba non
nucleare mai realizzata, lavrebbe definita pi tardi
lF.B.I.).
Infatti lautocarro, contrariamente alle regole, im-
provvisamente acceler a tutto gas. Il sergente intu
allora la minaccia, afferr la propria arma ed inizi a
sparare contro il mezzo, ma inutilmente: dopo aver
abbattuto filo spinato e barriere metalliche, il kamikaze
sistemato al volante lo oltrepass sorridendogli beffar-
damente. Litaliano cap cosa stava per accadere e si
lanci a terra.
Alcuni istanti dopo (erano le 6,23) una terrificante
esplosione squarci il silenzio di quellalba ingan-
104
nevolmente promettente. La caserma si accartocci,
letteralmente: duecentoquarantuno soldati rimasero
uccisi, e innumerevoli furono quelli feriti gravemente.
Quando, ancora sbalestrato dal violentissimo spo-
stamento daria, riusc a rimettersi in piedi dentro una
divisa totalmente ritinta di grigio polvere, Damiano
vide sgomento la bandiera statunitense penzolare - in
brandelli - sopra una montagna di macerie fumanti; ai
suoi piedi, scaraventato l dalla potenza della deflagra-
zione, il cartello (incredibilmente intatto) che i marines
avevano affisso allingresso delledificio: Benvenuti al-
lHilton.
Durante il ritorno al Comando Italcon su uno dei
mezzi di soccorso inviati prontamente sul luogo della
strage dagli alleati italiani, il capitano (la cui campa-
gnola aveva preso fuoco nellattentato) apprese con
costernazione che un secondo camion-bomba della
Jihad alle 6,26 aveva devastato a pochi chilometri di
distanza il Drakkar, ledificio di nove piani che ospitava
i paracadutisti francesi, uccidendone cinquantotto.
Quando pi tardi Damiano al telefono mise al cor-
rente di tutto la moglie, questa scoppi in lacrime; poi,
concluso il collegamento, essa corse da Sofia e la strinse
a lungo forte tra le braccia; la bimba non capiva, pen-
sava ad un gioco della mamma e rideva divertita.

105
Preso atto della totale inutilit della missione, nel
successivo mese di febbraio Stati Uniti, Francia, Italia e
Regno Unito ritirarono le proprie truppe, lasciando il
Paese dei Cedri nel caos e alla totale merc del
famigerato dittatore siriano Hafiz al-Assad.

***
Damiano mise da parte sulla scrivania la pi nitida
delle due foto fatte insieme ai cuochi americani. Aveva
saputo poi che quelli erano tutti morti nello scoppio,
ma aveva ugualmente fatto avere al comandante della
24.ma le copie promesse delle immagini (le ultime che
li ritraevano ancora in vita, sorridenti), affinch venis-
sero recapitate ai rispettivi familiari. In quella fotogra-
fia l, gi sbiadita, cera il momento pi difficile e al
tempo stesso pi autentico di tutta la sua carriera mili-
tare...
Ad essa ne aggiunse poi una che lo vedeva bambino
insieme ai propri genitori e ai due fratelli pi piccoli il
giorno della sua prima comunione, vestito da fraticello.
Dopo unaltra ancora, bellissima, di Cecilia con in brac-
cio Sofia bimbetta. Ed infine, rovistando nel conte-
nitore (sapeva che si trovava l dentro) recuper quella
- lunica - che lo ritraeva insieme a Milena, scattata do-
po lo spettacolo di ballo di lei: chiss se anche la donna

106
laveva conservata, oppure (comera molto pi proba-
bile) fatta in mille pezzi cacciati poi nella pattumiera.
Al pari, cio, di immondizia.
Le chiuse tutte insieme dentro una piccola busta
plastificata che, lasciato lo studio, and a riporre in una
tasca dello zaino gi stracolmo di attrezzatura alpini-
stica e pronto a partire, il mattino seguente, per lAlto
Adige: sulla Croda dei Toni voleva portare con s tutta
la propria vita.

107
XV
La sorpresa

Gli strascichi delle tragiche vicende del G8 avevano


comportato lo slittamento ad agosto del congedo estivo
di Damiano e dunque dellappuntamento di questultimo
con Bruno, la guida alpina di Corvara.
Nella vicina La Villa lufficiale prese in affitto il solito
bellappartamentino al piano terra di una infioratissima
abitazione in stile tirolese. Il giorno prima della parten-
za per il Rifugio Zsigmondy-Comici, dal quale avrebbe
dovuto avere inizio (il condizionale era ormai pi che
dobbligo) la sua ultima avventura, egli si alz da let-
to di buon mattino, bisbigliando allorecchio della mo-
glie ancora sonnecchiante di prepararsi per unescur-
sione. Sar di ritorno tra un paio dore - disse; quindi
si lav, fece una rapida colazione e, presa lauto, vol
in direzione di Pedraces.

108
Intorno alle otto e mezza, mentre in cucina sorseg-
giava il suo t gi presa dal cruccio per limminente
scalata del marito, Cecilia ud avvicinarsi fuori uno
scalpiccio cadenzato. Incuriosita, apr la porta che dava
sullampio prato e rivide Damiano con sulle spalle, a
mo di mantello, un lenzuolo preso in prestito dal
vicino stenditoio.
Mia incantevole dama, vuole fuggire via lontano con
me? - domand pomposamente luomo, scoppiando poi
in una matta risata.
Lei si intener. Lasci tutto e sal dietro di lui in grop-
pa a quello splendido cavallo.
Costeggiando il torrente Giaric (senza fretta, in si-
lenzio, Cecilia con il capo poggiato sulla spalla del suo
cavaliere) arrivarono allalbergo alpino Gran Ancei; i gi-
tanti incrociati lungo il sentiero li avevano salutati spiri-
tosamente come un re ed una regina. Iih, iih! - spron
l lui, lanciando al galoppo il magnifico animale nei va-
sti e verdi (nonch proibiti, ma stamattina chi se ne
frega! ) prati dellArmentarola. Da tempo la donna non
si sentiva cos felice
Quando, riconsegnata la bestia al maneggio, furono
nuovamente davanti a casa Damiano le soffi ancora in
un orecchio: Grazie! Di esistere, e di essere con me!.
Lei si rabbui, per poi mollargli un sonoro ceffone.
Quanto sei subdolo! Speravi di lavarti la coscienza og-
109
gi, eh? - ribatt; dopodich gli mise le braccia attorno
al collo e lo baci con la stessa passione della prima vol-
ta, ventidue anni prima, sotto gli archi della Basilica di
SantAmbrogio a Milano. Lass stai attento, stupido
mio.

110
PARTE QUARTA

GINEVRA

111
112
XVI
Il nuovo imprevisto

I meteorologi dellAeronautica Militare stavolta si era-


no meritati appieno lo stipendio: le lunghe, basse
colonne di nubi scure che avevano sovrastato (e
preoccupato) Damiano e Bruno durante tutta lascesa
dal paesino di Moso al Rifugio Zsigmondy-Comici (in
cui i due avrebbero pernottato) il mattino seguente
erano davvero scomparse: il cielo si presentava infatti
assolutamente terso, il sole abbagliava e di fronte al
ricovero la Croda dei Toni si stagliava in tutta la sua
imponenza e straordinaria bellezza.
Il carabiniere seguitava, naso allins, a scrutarne
affascinato la cima mentre insieme alla guida fatico-
samente risaliva il vasto e ripido ghiaione posto alla
base della parete nord della montagna, sino a raggiun-
gere finalmente la forcella occidentale; qui essi si con-
cessero una rapida sosta per un sorso di borraccia e

113
Damiano scorse cos in lontananza due figure che lun-
go il sentiero proveniente dal piccolo Rifugio Pian di
Cengia muovevano verso quella stessa sella.
Una volta dissetatisi, Bruno (un tipo non alto,
asciutto e agile, dai modi sbrigativi) imbocc, seguito
dal cliente, unimpercettibile traccia che correva nella
pietraia ai piedi del fianco ovest della croda e che alla
fine li deposit su una corta cengia protetta da uno
spiovente tetto roccioso. Qua si tolsero di dosso gli zai-
ni, dai quali cavarono tutti gli attrezzi necessari allar-
rampicata per poi agganciarli ai vari anelli delle loro
imbragature, che diventarono cos delle cintole pesan-
tissime; da ultimo si vincolarono luno allaltro con la
corda ed iniziarono la progressione di conserva verso il
punto di attacco della Via Drasch ( tecnicamente un
po pi difficile della Via Normale da te proposta - gli
aveva spiegato Bruno - ma in compenso pi diretta e
meno ingombra di detriti), che raggiunsero dopo avere
attraversato la base del Canale Innerkofler: una incava-
tura piena di ghiaccio che riga lintera parete di sud-
ovest, separando la cima pi elevata (la loro meta, alta
3.094 metri) da quella secondaria (chiamata Croda
Berti, di sessantacinque metri pi umile).
Lungo questultimo versante ebbe cos inizio la salita
alpinistica vera e propria alla Cima Dodici.

114
Cera da scalare circa mezzo chilometro di parete,
suddividendolo in tratte ciascuna di una cinquantina di
metri al massimo (la corda utilizzata era infatti lunga
sessanta). Partiva dapprima la guida, la quale a mano a
mano attrezzava la roccia di rinvii entro cui inserire e
far scorrere la corda che dabbasso Damiano badava a
rilasciargli progressivamente, tenendola nel contempo
nella giusta tensione per arrestare uneventuale caduta
del partner; concluso il tiro, Bruno allestiva la sosta
(cio lancoraggio) con cui legava se stesso alla parete e
favoriva la successiva salita del cliente; una volta arri-
vato su questultimo, la guida sganciava la sicura e co-
minciava il tiro successivo.
Damiano saliva tranquillo, confidando che laltro
sopra si mantenesse sempre vigile e lesto; lungo uno dei
verticali camini via via incontrati la sua marcia
spedita ad un tratto per si arrest: per quanta forza
mettesse nelle gambe e nelle braccia per spingersi in su,
non avanzava di un millimetro. Lo zaino - argu -
E troppo largo per questo budello!. Maledizione, a
Genova sera ripromesso diverse volte di acquistarne
uno pi affusolato e poi invece, per mancanza di tem-
po, non lo aveva fatto Lavorando di spalle lo sfreg
ripetutamente con energia contro la roccia allo scopo di
disincagliarlo, ma inutilmente.

115
Che succede? - gli grid dallalto Bruno sentendo la
corda tesa da un pezzo.
Mi sono incastrato con lo zaino nel camino! - strill
a sua volta Damiano per farsi sentire - Libera della
corda, scendo di un po e provo a rinfilarmici dentro
diversamente!. Fu cos che si rese conto che in realt
una penzolante cinghia della sacca era andata ad
incastrarsi fra la roccia e il chiodo piantato sbieco
allaltezza della sua coscia; rimosso il blocco, guard in
basso per ricercare per il piede lappoggio migliore per
ripartire e cos sotto intravide unaltra cordata a due
impegnata lungo la loro stessa via di salita; ud anche
una voce, che gli parve di ragazza. Saranno i tali che
venivano dal Pian di Cengia - immagin, riprendendo
ad inerpicarsi dentro la fessura.
Tastare continuamente la roccia durante la scalata di
una montagna procurava sempre a Damiano una strana
sensazione: gli sembrava dessere un bimbetto indaffa-
rato a gattonare sul corpo di una madre ciclopica. Una
genitrice per fredda, distaccata, totalmente indif-
ferente a quellesserino, qualunque cosa potesse acca-
dergli, e tuttavia non per questo crudele: ella, molto
semplicemente, rendeva chiaro quanto luomo fosse ef-
fimero, anzi niente!
Quel mattino tale percezione fu per lui pi che mai
forte: la cattedrale di pietra alla quale era aggrappato e
116
tutte le altre attorno - insieme ai boschi, ai rivi e ai
pascoli che scorgeva gi in lontananza - gli apparivano
come lunica, vera Essenza; e noi, con i nostri risibili
affanni, soltanto appunto delle fugaci e superflue com-
parse
Finalmente raggiunsero la cengia sassosa che avvol-
geva alla base il torrione sommitale; adesso bisognava
portarsi dallaltra parte di questultimo e l effettuare i
due rimanenti tiri di corda. Percorsero cos verso destra
un lungo tratto di ghiaino instabile, sul quale gli scar-
poni slittavano e dove era dunque necessario procedere
con estrema cautela: il militare di tanto in tanto gettava
locchio a dritta, dove si spalancava un baratro di sva-
riate centinaia di metri, provando - perch negarlo? -
un po di strizza.
Allorch, svolti i tiri conclusivi e percorsa poi una
breve cresta, pot accarezzare la croce di vetta, Damia-
no stent a crederci: era riuscito davvero a realizzare il
suo sogno, era realmente arrivato lass!
Non avrebbe voluto trovarsi in nessunaltro luogo
allinfuori di quello: di colpo ebbe la certezza che senza
conoscere quel momento magico la sua esistenza sareb-
be stata imperfetta. Con lo sguardo abbracci - come
mai prima - tutte le Dolomiti e una miriade di innevate
vette austriache; oltre quel mare di picchi aguzzi, poi,
gli sembr di poter scorgere il mondo intero: esso, da
117
lass, pareva il Paradiso! Attorno un silenzio assoluto,
che infondeva grande quiete...
Grazie - disse commosso rivolto a Bruno, il quale
sorridendo gli strinse la mano per congratularsi con lui
per il successo della salita. Il carabiniere quindi si se-
dette a gambe incrociate sulla spaziosa vetta e prese a
contemplare le Tre Cime di Lavaredo, le quali gli mo-
stravano il loro lato meridionale (proprio quello che
aveva scalato tre anni prima, sempre insieme a Bruno,
per giungere sulla sommit della pi alta di esse). Da
dovera adesso sembravano piccine, quasi un giocattolo,
e ciononostante nel loro fatato isolamento irradiavano
un senso di maestosit che mozzava il fiato.
Damiano non riusciva a staccare gli occhi da quella
meraviglia: voleva imprimersela indelebilmente nella
mente. E cos non si accorgeva neppure di essere
alquanto stanco: sotto il profilo tecnico la scalata della
Croda si era rivelata nel complesso meno ostica di
quanto si attendesse, ma - come preannunziato da
Ermanno - lo aveva sfibrato fisicamente.
La guida si dedic invece al panino allo speck e
formaggio di malga che aveva estratto dal proprio
zaino; mentre lo sbocconcellava lanci unocchiata di
sotto verso il rifugio da cui erano partiti ore e ore pri-
ma: era diventato lillipuziano. Un altro bel mazzo fare
ritorno laggi! - disse tra s e s.
118
In quel mentre sopraggiunse in vetta la cordata che
seguiva: un giovanotto e - qualche metro pi indietro,
legata di conserva - una ragazza la quale, fatto un ul-
timo passo, si ferm emettendo un secco sbuffo che
esprimeva stanchezza ma anche soddisfazione; essa ri-
volse poi un sorriso al compagno, che raggiunse
prestando attenzione a dove metteva i piedi.
Bravissima! - le disse lui, baciandola sulla bocca.
Entrambi salutarono quindi educatamente i tizi che li
avevano preceduti e, scioltisi dalla corda, andarono a
sistemarsi oltre la croce, liberandosi l dei pesanti zaini
che avevano loro segato le spalle nella lunga salita.
Quando la ragazza si tolse anche il caschetto
protettivo e gli occhiali da sole, mostrando cos per in-
tero la bellezza del proprio volto che portava a piena
perfezione la sua figura, a Bruno scapp sottovoce un
commento di bassa lega: Cavolo, che gran gnocca!.
Damiano, a sua volta, le piant letteralmente gli occhi
addosso.
La giovane dovette avvertire quegli sguardi su di s
perch ad un certo punto si volt infastidita, per chie-
dere comunque con garbo ai due: Tutto bene, signo-
ri?,
Assolutamente, signorina - rispose Damiano per
entrambi - Il grandioso scenario che ci circonda, uni-

119
to a lei non meno incantevole, rende oggi il cuore feli-
ce di battere!.
La ringrazio per il complimento! - rise la ragazza,
ora divertita da quella sparata lirica che anche il suo
autore burlava ridacchiandovi sopra a propria volta.
Sulla cima il sole picchiava forte, cos la donna si tolse
la sua sgargiante giacchetta rossa rimanendo con la sola
t-shirt tecnica che - in quanto piuttosto aderente -
metteva in risalto il bellissimo seno sotto, sul quale ora
ricadeva una lunga treccia castana.
Laccompagnatore alpino naturalmente riapprezz
molto, mentre Damiano pareva addirittura stregato.
Permettete che mi presenti - disse questultimo
tirandosi su di botto ed avvicinandosi ai due giovani
per stringere loro la mano - Mi chiamo Damiano
Furlan. E lui Bruno, la mia guida. Quello dalla pia-
stra di roccia su cui era seduto rese omaggio con un
cenno della mano.
Io sono Davide, piacere - ricambi il ragazzo, un
tipo alto e biondo.
E io Ginevra - chiuse il giro la ragazza.
Un nome poco comune, ma ammaliante: ti sta a
pennello! - comment luomo, dopo avere per avver-
tito una fitta improvvisa e acuta - Viste le rispettive
et vi posso dare del tu, vero?.
Certamente".
120
Quanti anni avete, ragazzi?
Io ventiquattro, e Davide ventisei.
Ah, come ve li invidio! Avete ancora davanti cos
tante speranze e strade aperte... Quand il tuo pros-
simo compleanno, Ginevra?
Il 20 novembre. Ma perch me lo chiede?".
Perch mi piacerebbe scattarvi una bella foto
insieme da elaborare poi su tela; un specie di dipinto,
insomma: uno dei miei hobby. Te lo spedir come re-
galo per quella data a ricordo dell'odierna conquista di
Cima Dodici, se vorrai darmi il tuo lindirizzo. Ma,
ditemi, di dove siete? - domand ancora Damiano, do-
po avere nuovamente stretto i denti per superare due
nuove dolorose trafitte nel petto.
Siamo romagnoli; da un anno per viviamo e
lavoriamo a Cremona - rispose Davide, in verit un
tantino perplesso per lapproccio arrembante di quello
sconosciuto - E lei, invece?.
Oh, il mio mestiere, ufficiale dei carabinieri, ha fatto
di me un autentico vagabondo: attualmente sono in
forza a Genova.
Un carabiniere? - si sorprese il ragazzo - Non
lavrei mai detto! Li ho sempre immaginati tutti dun
pezzo e di poche parole, lesatto contrario di lei!.
Usi obbedir tacendo e tacendo morir! , recita infatti
uno dei nostri motti. Ma all'occasione sappiamo essere
121
invece amichevoli, e addirittura galanti!" - ridacchi il
militare facendo locchiolino a Ginevra ed apparente-
mente pieno di brio; in realt stava ormai accusando un
malore, principiando anche a sudare. "Ma voi due, gen-
te di pianura" - prosegu comunque - "com che siete
rocciatori?.
Mio nonno era di Cortina dAmpezzo: mi ha tra-
smesso la sua passione per l'alpinismo quando ero pic-
colo e con mia madre trascorrevo le vacanze estive l da
lui; io a mia volta, dopo esserci messi insieme, ho con-
tagiato Ginevra - spieg il ragazzo mentre inginoc-
chiato estraeva dallo zaino un tubetto di crema solare
che pass poi alla fidanzata, accoccolatasi intanto sopra
un sasso vicino. "E ancora piuttosto grezza - la prese
in giro - ma sta imparando in fretta.
Beh, di coraggio sicuramente non difetta, se si
spinta fin quass... I tuoi non brontolano, Ginevra? -
chiese poi rivolgendosi di nuovo a quella.
Mia mamma mancata lanno scorso.
Damiano si zitt; la ragazza suppose che si sentisse in
imbarazzo per linvolontaria gaffe ma l'uomo, in realt,
in quel momento era giunto all'apice del proprio males-
sere. Lo cap la guida, che in disparte aveva seguito
l'intera conversazione e notato gi una qualche dif-
ficolt nel suo cliente. Colonnello, tutto a posto? -
intervenne allarmato: un eccessivo affaticamento e lo
122
sbalzo di quota potevano insieme avergli tirato un brut-
to scherzo!
Il militare annu con il capo per rassicurarlo e, pur
stentando un po, riprese con Ginevra il dialogo inter-
rotto poco prima.
Mi dispiace, davvero. Cosa le accaduto?.
Un brutto male, purtroppo - intervenne Davide per
evitare alla ragazza una dolorosa rievocazione ed ini-
ziando peraltro a spazientirsi un po'.
E tuo pap?.
Lui lho visto solo in foto: morto in un incidente in
mare prima che io nascessi - rispose con amarezza la
giovane.
A questo punto, per, il suo compagno si rialz in
piedi e sbott. Ascolti, signor Furlan, io e Ginevra sia-
mo saliti qui in vetta per festeggiare in un modo
speciale il nostro secondo anno di fidanzamento. Spe-
ravamo di essere soli, ma cos non stato. Pazienza. Ma
non posso accettare che con domande inopportune uno
sconosciuto addirittura guasti tutto! Non vede che la sta
rattristando? La smetta, per cortesia! - concluse
lanciando poi per la stizza gi nel vuoto, appallottolato,
il foulard che si era appena levato dal collo per il gran
caldo. Nel suo angolo il silenzioso Bruno scroll la
testa: davvero, perch tanta smania di confidenze? Che
diavolo era preso quel giorno al suo cliente, che sapeva
123
essere una persona assolutamente discreta e irrepren-
sibile?
Hai ragione, ragazzo, mi sono dimostrato un vero
ficcanaso! - disse Damiano - Vi chiedo scusa. Io
volevo soltanto...".
"Su, Davide, non successo niente di che!" -
intervenne Ginevra dal suo sgabellino di pietra per
troncare l la questione; poi, rivolgendosi agli altri due,
propose: "Per festeggiare sia il nostro anniversario che
la conquista della Croda - perch ero sicura che ce
lavremmo fatta! - ho portato nello zaino una piccola
bottiglia di spumante. Possiamo brindare in quattro:
oggi infatti un giorno indimenticabile per tutti!".
"Grazie, signorina, ma noi ora dobbiamo proprio
andare" - le rispose la guida, cominciando subito a rifi-
lare la corda in vista della discesa: il colonnello non
stava bene, ne era certo; bisognava riportarlo gi al pi
presto.
"Non credo che l'alcol oggi faccia per me..." - declin
a sua volta l'invito lufficiale (Gi!, comment Bruno
fra s e s). "Sar per un'altra volta" - aggiunse con un
certo rammarico nella voce; e poi, rivolgendosi a Davi-
de, concluse: "Vi lasciamo finalmente soli: godetevi in
pace il fantastico panorama e la vostra bellissima ricor-
renza".

124
"Per non attardatevi troppo" - raccomand loro, pi
concretamente, la guida alpina - "Quelle nuvole laggi
mi piacciono poco, se mai il vento le portasse qua
potrebbero essere guai seri: non dimenticate il perch
del nome di questa montagna".
Un rapido scambio di saluti, dopodich la guida ed il
suo cliente si avviarono di conserva lungo la cresta.
"D, colonnello" - chiese Bruno a quello che lo pre-
cedeva quando fu certo di non poter essere pi udito
dai due rimasti sopra - "Ma ti eri mica messo in testa di
provarci con la ragazza, e per di pi sotto il naso del
suo fidanzato?".
"Ma non dire stupidaggini!" - neg, inalberandosi, il
militare.
"D'accordo, argomento chiuso... Per sicuro che tu
non stai bene: hai il respiro corto. Nei mesi scorsi ti sei
preparato fisicamente?".
"Non molto".
"Fantastico!... Beh, ora pretendo da te la massima
concentrazione durante tutta la discesa: gi dobbiamo
arrivarci vivi!.

Il ritorno dalla vetta della Croda dei Toni lungo la Via


Drasch comporta un gran numero di calate in corda
doppia: dunque un continuo recuperare dallanco-
raggio soprastante la fune che dopo viene rilanciata gi
125
lungo la parete per eseguire la discesa successiva,
insieme ad un macchinoso sgancia-riaggancia ad essa di
discensori e moschettoni: operazioni che richiedono
attenzione e celerit di esecuzione.
Damiano allopposto manovrava con lentezza e si ca-
lava gi in modo scomposto; sembrava come assente.
Per forza: aveva fissa nella testa la donna della vetta. Il
rientro andava dunque per le lunghe, la guida ne era
seccata ma non sollecit il suo cliente, intuendo che
non sarebbe servito a nulla. Anzi.
Erano alla quartultima calata quando udirono ripetu-
tamente provenire dalla vicina Via Normale dei pauro-
si rimbombi: per ben tre volte - con un breve intervallo
fra luna e laltra - la montagna scaric infatti l una
valanga di pietre; se Bruno avesse assecondato Damia-
no nella scelta della via, di loro sarebbe stata recupe-
rata solo della misera poltiglia
Finalmente si ritrovarono sulla cengia dove al mat-
tino si erano preparati per lascensione e in cui adesso
viceversa si liberarono di tutta lattrezzatura rigon-
fiando oltremisura gli zaini; dopodich essi si incam-
minarono lemmi lemmi in direzione della sella da cui
con una ripida discesa avrebbero dovuto riguadagnare
il Rifugio Zsigmondy-Comici; qui Damiano aveva in
precedenza gi riservato per s un secondo pernot-
tamento, avendo originariamente in mente di salire la
126
mattina dopo al famoso Passo delle Sentinelle (con-
quistato durante la Prima Guerra Mondiale dagli Alpini
con unoperazione di montagna entrata nella leggenda),
per fare poi ritorno da Cecilia a La Villa in serata.
Giunti alla Forcella De Toni, lufficiale mise per
mano al portafoglio. Ecco il tuo compenso - disse a
Bruno.
Beh, che premura hai? Me lo darai al rifugio, quando
ci saluteremo.
Il militare gli infil i soldi in una tasca della giac-
chetta, poi spieg: Non vengo con te.
E come mai?.
Devo rivedere quella ragazza Ginevra.
Cosa? Ma ti sei bevuto il cervello? - trasecol la
guida.
La vita non smette mai di riservare sorprese.
Arrivederci! - gli rispose secco Damiano, e ci detto si
avvi lungo il sentiero che conduceva al Rifugio Pian
di Cengia. Sulla cima aveva infatti sentito che i due
ragazzi sarebbero ripassati da l.

Quando, sfiniti, raggiunsero finalmente il loro ricovero,


Ginevra e Davide trovarono - seduto solo soletto ad uno
dei tavoli esterni e con una tazza di t caldo tra le mani -
lufficiale incocciato ore prima sul cucuzzolo della Do-
dici.
127
Felice di rivedervi, ragazzi - li salut questi.
Salve - sospir Davide, rendendo allopposto pa-
lese il suo scarso piacere di rincontrarlo - Ma lei non
dovrebbe trovarsi al Comici?.
Cambio di programma.
E la guida?
Sta rientrando a Corvara: domani dovr portare un
gruppo sulla ferrata Tomaselli.
Come va, signor Damiano? - si premur di chieder-
gli invece Ginevra - Su non avevo capito che stesse
poco bene: stato Bruno ad accennarmelo velocemente
mentre ci si salutava....
Puff esattamente come prima, mia cara: sbigottito,
confuso; addolorato e felice allo stesso tempo. La con-
dizione fisica non centra affatto! - rispose lui. Ma tu
- e tu soltanto - puoi mettere fine al mio scompiglio. E
per questo che mi trovo qui: ti stavo aspettando.
Non capisco - gli disse la ragazza, spaventata un po
da quelle strane parole.
Oddio, questo proprio matto! - esclam a propria
volta il suo compagno, battendosi le mani sui fianchi.
Siediti, Ginevra; e anche tu, Davide. Vi prego. E
dopo avere ordinato allinserviente di passaggio delle
birre fresche per i due disidratati ragazzi, Damiano tir
fuori da una tasca dello zaino un oggetto che mise,
capovolto, nelle mani della giovane.
128
Ginevra lo tenne a quel modo per un po: stava
cominciando anche lei a scocciarsi e fu l l per
restituirglielo, alzarsi e andarsene; poi invece, sbuf-
fando, decise di rigirarlo e vedere di cosa diavolo si
trattasse. E sbianc in volto, cessando di respirare.
Fiss quellimmagine per un tempo interminabile;
poi, lentamente, sollev gli occhi sgomenti verso luo-
mo che le sedeva di fronte.
Dimmi, Ginevra, quella la fotografia in cui ci
sarebbe tuo padre? E la donna stretta a lui, con sul viso
ancora tracce di trucco da ballo, era tua madre? Era
Milena?.
Senza proferire parola, e tremando visibilmente, la
ragazza guard di nuovo la foto e poi ancora luomo:
ventiquattro anni intaccano i lineamenti, ma non li
stravolgono. Ecco perch sulla vetta aveva avuto pa-
zienza con quellimpiccione: aveva unaria familiare!
Si sent girare la testa; lintero suo passato, ogni fatto
certo della sua vita dimprovviso stavano venendo gi
come un castello di carte. Inizi ad ansimare, poi a sin-
ghiozzare, finch non si abbandon sul tavolo ad un
pianto dirotto, con la testa nascosta tra le braccia; tra le
tante cose, si sentiva anche ingannata, defraudata

Quella notte al rifugio Cengia tre posti letto gi pagati


rimasero vuoti; per non disturbare il riposo degli altri
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ospiti, i loro assegnatari infatti la trascorsero fuori,
sotto le stelle: avevano troppo da raccontare ed ascol-
tare, da domandare e spiegare, per potersi permettere
di dormire. Non patirono neppure il freddo.
Damiano sera sentito mancare quando quella ragazza
era comparsa sulla vetta: non aveva gli occhi verdi
(quelli di Ginevra erano neri e luminosi, avendoli presi
dal padre), ma per tutto il resto era assolutamente lei:
Milena. Una rassomiglianza talmente straordinaria
avrebbe indotto chiunque avesse conosciuta questul-
tima a scommettere allistante che la giovane alpinista
fosse sua figlia; comprensibilmente, il militare era stato
preso dallimpellente bisogno di una conferma di ci da
parte della diretta interessata.
Quando per aveva udito come si chiamava la gio-
vane era stato assalito dal sospetto che ci potesse essere
addirittura dellaltro, e sera frenato: Ginevra era infatti
il nome che lui e Milena, nelle loro continue fanta-
sticherie di una vita felice trascorsa insieme, avevano
scelto di dare alla loro prima figlia femmina (perch
erano tanti i bimbi che sognavano). E cos egli - da
buon carabiniere - aveva dato avvio a quella sequela di
raggiranti quiz, buscandosi risposte che una dietro
laltra lo avevano lapidato dentro come pietre; perch,
fuse insieme, esse sentenziavano in modo incontrover-
tibile che Milena era rimasta incinta di Ginevra poco
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prima dei maledetti fatti di marzo, senza tuttavia
allepoca saperlo ancora. Ciliegina sulla torta, infine,
era stata la collimazione della sparizione del pap prima
della nascita, e per di pi in mare: era quindi il mari-
naio, seppur fasullo, e non il carabiniere che Milena
desiderava ricordare in cuor suo
Ormai mancava solo la prova del nove davanti alla
fotografia che anche lei aveva dunque serbato (intanto
lufficiale non si capacitava: il forzato rinvio della sca-
lata a quel giorno di agosto, il sabato di pioggia che gli
aveva fatto infilare limmagine nello zaino cosa,
chi aveva preordinato quellincontro sulla vetta?). Per
Ginevra per conoscere la verit sarebbe stato uno
shock: Damiano non poteva dopo farle affrontare fra-
stornata la difficile discesa dalla Croda! Per questo
aveva rinviato il momento decisivo gi al rifugio.
Qui, mentre ti attendevo, ho ripensato tanto a tua
madre - disse alla ragazza - Quando lass hai detto
che non c pi mi sono sentito devastare; e, rammen-
tando il dolore che le ho causato, prima che tu arrivas-
si ho pianto.
Alla figlia che lascoltava attonita raccont del suo
immenso amore per Milena, dei mesi - pochi, eppure
lunghi come anni - in cui insieme avevano vissuto in
paradiso; e di come poi tutto, allimprovviso, era finito.

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Adesso capisco a cosa veramente alludesse la mam-
ma quando ogni tanto mi diceva che le ero stata donata
da mio padre due volte: il pestaggio in caserma avrebbe
infatti potuto causarle un aborto! - sospir Ginevra
malinconicamente Ma tu, pap, perch perch non
lhai pi cercata, dopo?.
Ero convinto che mi odiasse.
Invece io so che non hai mai smesso di volerti bene.
Si conversava raramente di te; sentivo che soffriva
quando ci capitava, ma io credevo per via del modo
terribile in cui mi aveva detto che eri morto: annegato,
cadendo una notte in mare aperto dalla tua nave, e mai
pi recuperato. Cos non ho mai insistito per sapere di
pi di te: anche a me veniva da piangere, sai. E ha
sempre parlato di te come di una persona speciale. Lho
sorpresa pi volte mentre, davanti a questa stessa
fotografia incorniciata sopra il nostro com, ti accarez-
zava il volto con un dito; un giorno, sottovoce, ti ha
anche parlato... Negli anni uscita per un po con un
paio di persone, ma mai nulla di serio: per loro - ho poi
capito - non cera realmente posto nel suo cuore.
Forse aveva paura di potere soffrire nuovamente.
Glielo cacciato dentro io, quel timore: me lo ho rinfac-
ciato per strada, il minuto prima di lasciarmi! Le ho
rovinato anche il futuro.

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Ma tu esistevi, e lei non aveva smesso di amarti. Per-
ch anche mamma non ha voluto rintracciarti, soprat-
tutto dopo avere saputo di portare in grembo un figlio
tuo? Perch?.
Secondo lei, lo disse tra le lacrime, le cose tra noi
non sarebbero mai pi potute essere le stesse, e questo
probabilmente non lo poteva accettare.
E allora lei, proprio lei andata in mille pezzi per una
bugia, ne ha poi messo su in piedi una ben peggiore!
Pure lei ha mentito: a me, sua figlia, privandomi di un
padre, menomando la mia infanzia - ricominci a
piangere la ragazza, incredula ed avvilita (eppure senza
riuscire a provare un qualche risentimento: voleva
troppo bene, alla sua mamma!). Il fidanzato - che aveva
fino ad allora seguito silenzioso e stupefatto quellin-
credibile colpo di scena - per confortarla la chiuse forte
tra le proprie braccia, baciandola poi a lungo sui capel-
li; e per luomo sedutogli di fronte ora egli provava ri-
spetto.
Anche i nonni mi hanno tenuta nascosta la verit -
si lament ancora lei - E oramai nemmeno loro mi
possono pi spiegare perch.
Ginevra, se non ti stata detta ci saranno senzaltro
state delle ragioni pi che valide: te lo dico per espe-
rienza.
Ma quali?.
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Non lo so, bambina mia. Per proteggerti, immagino.
Ma ti spiegher la mamma stessa, quando un giorno la
rincontrerai in paradiso.

Entrambi non potevano sapere che in realt Milena,


vinte alla fine mille remore e seppure dopo ben tre an-
ni, aveva cercato Damiano a Milano. Ma, saputolo fre-
sco sposo dalla chiacchierona guardia allingresso del
Comando, era subito tornata alla stazione centrale, do-
ve anche lei aveva poi udito sei spari

Sopraggiunse lalba, e con essa una certa fame; i tre si


infilarono dentro il rifugio per godersi unabbondante e
calda colazione.
Papa, tu sei sposato?.
S. Con una donna adorabile.
E.
S, Ginevra. Hai una sorella: si chiama Sofia ed ha
ventanni. Adora la danza, come tua madre.
Una sorella! Ma meraviglioso! - si agit la
ragazza, ritrovando un momento di gioia vera - Al-
lora non sono pi sola!. Poi per si impensier, ed
infine domand: Ma tu dirai loro di me?.
Come potrei non farlo?.
Per come pensa che la prenderanno in famiglia? -
intervenne Davide.
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Bella domanda!... Anche per loro sar un trauma...
Cecilia, mia moglie, sa della mia antica passione e sotto
sotto, anche se non ne ha motivo, ne gelosa: una
donna, dopotutto! - disse Damiano, tentando di
buttarla un po sul ridere. Una donna per straordi-
naria. Intelligente, e riflessiva: forse posso davvero
sperare che non mi maledica; che capisca, come sa fare
sempre, e continui a offrirmi il suo incondizionato
amore: perch senza io non posso, non ce faccio; e an-
che che accolga te come una figlia, Ginevra - prosegu
rivolto alla ragazza - Certo avr bisogno di un po di
tempo Sofia? Suppongo che lei, dopo il primo
sbigottimento, salter di gioia: una sorella, maggiore
per giunta, a farle da spalla nelle sue bizzarrie!... In casa
gi stentavo con due femmine, figurarsi dovere in
futuro far fronte a una colazione a tre! - ironizz il
carabiniere, dentro di s attraversato da ovvi timori ma
al tempo stesso riscaldato da un raggio di commossa
felicit.
Nella vita tutto lascia un segno. Sempre. E infatti un
banale pugno di parole scambiate sotto un megafono
rauco gli aveva infine portato lei, creatura meravigliosa
e sua. Prese le mani della ragazza e se le poggi sul
cuore.

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XVII
Il nuovo corso

Cecilia, dopo uniniziale fase di smarrimento e di


comprensibile rigetto dellaccidente piombatole allim-
provviso in famiglia, accett Ginevra, prendendo anzi
via via a volerle sinceramente bene; in ci aiutata dalla
gioia che leggeva negli occhi di Sofia.
Damiano ebbe una ragione in pi per tenere fede alla
propria promessa di abbandonare lalpinismo; Bruno
certo perse un affezionato cliente, ma fu contento di
sapere (e finalmente capire) da una lunga lettera del co-
lonnello dellinsolita, incredibile tormenta che sera
scatenata quel giorno di agosto sulla Croda delle bufere.
Ginevra deluse parecchio Davide come scalatrice
(adesso la giovane, non appena le era possibile, correva
a Genova per stare un po con la sorella), ma sicu-
ramente fece di lui luomo pi felice sulla faccia della

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terra accettando di sposarlo non molto tempo dopo. E,
quando venne al mondo, alla loro creatura volle donare
il nome di sua madre: Milena.

La montagna pi alta
rimane sempre dentro di noi.
(Walter Bonatti)

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