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2 Integrazione complessa 23
2.1 Teorema integrale di Cauchy . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26
2.2 Formule integrali di Cauchy . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30
2.3 Caratterizzazione dellolomorfia. La propriet di Cauchy come caratteriz-
zazione dellolomorfia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36
2.4 Propriet geometriche delle funzioni olomorfe . . . . . . . . . . . . . . . . 38
1
Parte I
2
Capitolo 1
In questo capitolo si studiano le funzioni complesse (cio a valori nellinsieme dei numeri
complessi C) di variabile complesse a (cio definite su un opportuno sottoinsieme di C).
Poich linsieme dei numeri complessi C si pu identificare con il piano euclideo R2
mediante lapplicazione biunivoca
C 3 z = x + iy (x, y) R2 , (1.1)
ogni funzione complessa a variabile complessa equivalente ad una funzione di due variabili
reali a valori in R2 . Ci rende praticamente impossibile rappresentare graficamente le funzioni
complesse di variabile complessa. Daltra parte, possiamo associare in modo univoco ad ogni
funzione complessa f una coppia di funzioni reali u e v come segue
f :ACC u , v : B R2 R (1.2)
Cos come assegnare z significa assegnare la sua parte reale x e la sua parte immaginaria y,
assegnare la funzione f vuol dire assegnare u e v.
Molte funzioni di variabile complessa possono essere introdotte semplicemente supponen-
do che la variabile indipendente assuma dei valori complessi qualsiasi. questo il caso delle
3
funzioni polinomiali, ovvero
f (z) = a0 z n + a1 z n1 + + an1 z + an ,
dove a0 , an sono dei numeri complessi assegnati. Si pu dire lo stesso delle funzioni
razionali
a0 z n + a1 z n1 + + an1 z + an
f (z) = ,
b0 z m + b1 z m1 + + bm1 z + bm
o delle funzioni esprimibili mediante radicali, come ad esempio
f (z) = z 1.
f : A C,
4
In tal caso, il valore di tale limite (che sar un numero complesso) si dice derivata (in senso
complesso) di f in zo e si indica con f 0 (zo ) o con Df (zo ). Diremo poi che f olomorfa in
A se derivabile in ogni punto di A. Se, in particolare, linsieme di olomorfia A tutto il
piano euclideo C, parliamo di funzione olomorfa intera.
Come per le derivate in senso reale, valgono tutte le propriet algebriche dei limiti.
Esempio 1.1.2 Controlliamo che la funzione f (z) = z 2 olomorfa su C. A tal fine, pren-
diamo un qualunque numero zo , e controlliamo che f derivabile (in senso complesso) in
zo . Poich
f (z) f (zo ) z 2 zo2 (z + zo )(z zo )
= = = (z + zo ),
z zo z zo z zo
Allora
f (z) f (zo )
f 0 (zo ) = lim = 2zo .
zzo z zo
In modo del tutto simile, potete controllare che, per ogni intero n, la funzione z n olomorfa
con
dz n
= nz n1 .
dz
Proposizione 1.1.3 (Propriet della derivata complessa) Siano f1 e f2 due funzioni
olomorfe e c1 , c2 due numeri complessi. Allora
Osservazione 1.1.4 Tutte le funzioni polinomiali nella variabile complessa z sono olomorfe
in tutto C, cio sono funzioni intere. Le funzioni razionali sono olomorfe sul loro dominio
di definizione.
Ricordando che linsieme dei numeri complessi C si pu identificare con il piano euclideo
R2 mediante lapplicazione biunivoca (1.1), possiamo associare in modo univoco ad ogni
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funzione complessa f una coppia di funzioni reali u e v come in (1.2). Ricordiamo poi una
definizione.
u : B R,
u(x, yo ) u(xo , yo )
lim .
xxo x xo
In tal caso, il valore di tale limite (che sar un numero reale) si dice derivata parziale di u
u
rispetto a x in (xo , yo ) e si indica con x
(xo , yo ) o x u(xo , yo ) o ux (xo , yo ). In modo del tutto
simile, diremo che u ammette derivata parziale rispetto ad y in (xo , yo ) se esiste, finito,
il limite del rapporto incrementale rispetto alla variabile y:
u(xo , y) u(xo , yo )
lim .
yxo y yo
In tal caso, il valore di tale limite (che sar un numero reale) si dice derivata parziale di u
u
rispetto a y in (xo , yo ) e si indica con y
(xo , yo ) o y u(xo , yo ) o uy (xo , yo ).
2
Localmente, vuol dire in un intorno di z0 contenuto in A.
6
Osservazione 1.1.8 Si pu dimostrare che una funzione analitica in un punto continua
in quel punto.
Il concetto di funzione analitica complessa equivale a quello di funzione olomorfa.
b. vale la relazione
u(x, y) u(xo , yo ) ux (xo , yo ) (x xo ) uy (xo , yo ) (y yo )
lim = 0. (1.4)
(x,y)(xo ,yo ) |(x, y) (xo , yo )|
du(xo , yo ) : R2 R,
du(xo , yo ) (h, k) := ux (xo , yo ) h + uy (xo , yo ) k,
con h = x x0 e k = y y0.
dove con o(|(h, k)|) abbiamo indicato una funzione che va a zero pi velocemente della norma
del vettore (h, k), ovvero di |(h, k)| = h2 + k2 .
In sostanza, possiamo approssimare la funzione u con una funzione ane cos costruita:
il valore di u nel punto (xo , yo ) pi lapplicazione lineare data dal dierenziale. Lerrore
compiuto con questa approssimazione un infinitesimo di ordine superiore alla variazione
della variabile indipendente.
Da notare che la dierenziabilit una propriet pi forte della derivabilit parziale. Infatti,
ci sono funzioni che hanno tutte e due le derivate parziali - sia nella direzione x che y - ma
non sono dierenziabili! (vedi Esempio(1.1.10))
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Esempio 1.1.10 La funzione
x2 y
se (x, y) 6= (0, 0),
x2 +y2
u(x, y) =
0 se (x, y) = (0, 0).
derivabile nel punto (0, 0) sia rispetto alla variabile x che rispetto alla variabile y, e risulta
u u
x
(0, 0) = 0, y
(0, 0) = 0. Daltra parte, u non dierenziabile in (0, 0): se cos fos-
x2 y
se, dovrebbe valere la relazione (1.4), ovvero lim 3 = 0. Invece, scegliendo ad
(x,y)(0,0) (x2 +y2 ) 2
x3 3
esempio y = x, si ottiene lim 3 = 2 2 6= 0.
x0 (2x2 ) 2
f : A C,
Questo limite esiste nel senso di R2 , cio il vettore (x, y) pu avvicinarsi a (xo , yo ) in
qualunque modo. In particolare, possiamo pensare che si avvicina nella direzione delle x,
8
ovvero che y costante e uguale a yo , mentre x tende a xo . Otteniamo cos che
In modo speculare, possiamo pensare che il vettore (x, y) si avvicina nella direzione delle y,
ovvero che x costante e uguale a xo , mentre y tende a yo . Otteniamo cos che
Ora, per lunicit del limite, le due quantit che abbiamo ottenuto in (1.6) e (1.7) devono es-
sere identiche: devono cio coincidere, rispettivamente, la parte reale e la parte immaginaria.
Queste due uguaglianze sono, appunto, le equazioni di Cauchy-Riemann (1.5).
Se, con un piccolo abuso di notazione, indichiamo con f anche la funzione di due variabili
reali
f : B R2 C, f (x, y) = u(x, y) + i v(x, y),
1
f= f.
x i y
9
Cauchy-Riemann (1.5), allora f olomorfa in zo e vale la relazione
dove f 0 (zo ) dato dalla relazione (1.8). Cominciamo allora con lutilizzare la trasformazione
(1.1) e la relazione (1.2), sicch il limite che vogliamo calcolare diventa il limite per (x, y)
(xo , yo ) di
u(x,y)+iv(x,y)u(xo ,yo )iv(xo ,yo )
xxo +i(yyo )
(ux (xo ,yo )+ivx (xo ,yo ))(xxo +i(yyo ))
xxo +i(yyo )
=
u(x,y)u(xo ,yo )ux (xo ,yo ) (xxo )+vx (xo ,yo ) (yyo )
xxo +i(yyo )
v(x,y)v(xo ,yo )vx (xo ,yo ) (xxo )ux (xo ,yo )(yyo )
+i xxo +i(yyo ).
.
Ora, poich u e v sono dierenziabili in (xo , yo ), ci sono due funzioni ou e ov che vanno a
zero pi velocemente di |(x xo , y yo )| tali che
per (x, y) vicino a (xo , yo ). Pertanto il limite che vogliamo calcolare pari a
10
Poi, moltiplicando e dividendo per
p
|(x xo , y yo )| = (x xo )2 + (y yo )2 = |x xo + i(y yo )|,
otteniamo
ou (|(xxo ,yyo )|)+iov (|(xxo ,yyo )|)
lim |(xxo ,yyo )|
(x,y)(xo ,yo )
|(xxo ,yyo )|
xx o +i(yyo )
.
Il primo fattore di questo prodotto va a zero per come definiamo ou e ov , mentre il secondo
fattore limitato in quanto
|(x xo , y yo )|
x xo + i(y yo ) = 1
per ogni (x, y) 6= (xo , yo ). Segue allora che il limite zero, come volevamo.
u(x, y) = x2 + y 2 ,
v(x, y) = 0.
2x = 0,
2y = 0.
Queste equazioni sono soddisfatte solo per z = 0. La funzione risulta allora derivabile in
z = 0 ma non analitica in alcun punto.
Esempio 1.1.14 Studiare lanaliticit della funzione f (z) = ex (cos y + i sin y).
Si ha
u(x, y) = ex cos y,
v(x, y) = ex sin y,
11
e le equazioni di Cauchy-Riemann sono date da
ex cos y = ex cos y,
ex sin y = ex sin y,
0
f (z) = ex (cos y + i sin y) = f (z).
La sua parte reale coincide con la u(x, y) introdotta nellEsempio (1.1.10): sappiamo dunque
che
ux (0, 0) = 0, uy (0, 0) = 0,
12
funzione f fosse derivabile in senso complesso in 0, necessariamente si avrebbe f 0 (0) =
ux (0) + ivx (0) = 0. Invece, scegliendo incrementi infinitesimi del tipo z = h + ik con h = k
si ottiene 3
h
f (h + ih) f (0) 2 1
lim = lim 2h = 6= 0.
h0 h + ih h0 h(1 + i) 2(1 + i)
Passiamo infine ad osservare che, derivando la prima equazione di Cauchy-Riemann
rispetto a x e la seconda rispetto a y, si ottiene che u soddisfa la cosiddetta equazione
di Laplace
u = uxx + uyy = 0. (1.9)
Proposizione 1.1.16 Ogni funzione armonica parte reale di una funzione olomorfa, e
viceversa la parte reale di una funzione olomorfa armonica. Inoltre tanto le funzioni
olomorfe, quanto le funzioni armoniche, hanno derivate di qualunque ordine.
In particolare, data una qualunque funzione armonica u(x, y), possibile determinare
una nuova funzione v(x, y) in maniera tale che la nuova funzione
u = x2 y 2 ,
che armonica in tutto il piano. La sua armonica coniugata una funzione v primitiva
della forma dierenziale lineare
13
Si ha dunque v = 2xy + C e quindi
u + iv = x2 y 2 + 2ixy + iC = z 2 + iC,
1. f (z) = z,
2. f (z) = z 2 + iz 3 ,
3. f (x + iy) = x2 + iy 3 .
Esercizio 1.1.20 Stabilire per quali valori del parametro reale la funzione
armonica. Dopo aver scelto un valore per , determinarne una armonica coniugata.
14
4. sinh z olomorfa intera con (sinh z)0 = cosh z(3 ),
= f (z) = az + b, a, b C, a 6= 0.
Essa definita in tutto il piano complesso. Si tratta di una funzione ad un sol valore
e la sua inversa
1 b
z = f 1 () = ,
a a
anchessa ad un sol valore. Inoltre
f 0 (z) = a,
f (z) = a0 z n + a1 z n1 + + an1 z + an .
3
Ricordiamo che il seno iperbolico - complesso - definito come
1 z
sinh z = e ez ,
2
dove ez indica lormai noto esponenziale complesso
4
Ricordiamo che il coseno iperbolico - complesso - definito come
1 z
cosh z = e + ez .
2
15
Sappiamo dallesempio (1.1.2) che ogni termine del tipo z n derivabile in senso comp-
lesso. Applicando la linearit della derivata complessa (Proposizione (1.1.3)) si ottiene
d
dz
(a0 z n + a1 z n1 + + an1 z + an ) =
n a0 z n1 + (n 1) a1 z n2 + + an1 .
az + b
= f (z) = , a, b C, ad bc 6= 0.
cz + d
d + b
z = f 1 () = .
c a
ad bc
f 0 (z) = .
(cz + d)2
= f (z) = z n , n N.
Essa definita e derivabile in tutto C e quindi analitica nel piano complesso. Os-
serviamo che la funzione a pi valori, infatti presi due punti z1 e z2 distinti, si
ha:
1 = f (z1 ) = |z1 |n ein1 , 21 = f (z2 ) = |z2 |n ein2 .
2k
|z1 | = |z2 | , 1 = 2 + .
n
Questo significa che il valore assunto da lo stesso per valori di z di pari modulo
e i cui argomenti dieriscono per un multiplo di 2/n. La funzione risulta ad un sol
16
valore per ogni intervallo
2
< arg z < + , R.
n
n
= f (z) = z.
1
f 0 (z) =
n
,
n z n1
= f (z) = ez ,
17
infatti
= ex1 ex2 (cos (y1 + y2 ) + i sin (y1 + y2 )) = ex1 +x2 +i(y1 +y2 )
= ez1 +z2 .
|z| = eu ,
Ne segue
u = ln |z| ,
v = arg z + 2k.
Abbiamo anche
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Si osserva che
elog z = eln|z|+i arg z = eln|z| ei arg z = z,
per
= z + 2ki, k Z.
Si tratta di una funzione a pi valori detta logaritmo di z e denotata con log z. Per
k = 0, si ha il cosiddetto valor principale del logaritmo che indicheremo con:
ln z = ln |z| + i arg z.
Prima notiamo che non definita in z = 0 e che non continua sullasse reale negativo
(z = x + 0i, x < 0).
Supponiamo che z0 = x0 + iy0 , dove z0 non zero e non si trova sullasse reale negativo
e studiamo la sua derivata:
ln z ln z0 ln z ln z0
lim = lim ln z .
zz0 z z0 zz0 e eln z0
ln z ln z0 0
lim = lim
zz0 z z0 0 e e0
1 1
= 0 = .
e z0
19
1
Allora, ln z dierenziabile in z0 e la sua derivata uguale a .
z0
z c = ec log z .
Come abbiamo visto prima la funzione log z a pi valori e risulta che anche z c a
pi valori, perci ec ln z si chiama il valor principale di z c .
= en ln z e2ki = en ln z .
E facile da verificare che anche nel caso in cui c un numero razionale otteniamo lo
stesso risultato.
Per z reale tali definizioni coincidono con le usuali funzioni goniometriche. Inoltre esse
risultano periodiche di periodo 2 e soddisfano le stesse relazioni trigonometriche di
sin x e cos x. Si ha
(sin z)0 = cos z, (cos z)0 = sin z.
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tangente e cotangente sono definite da
sin z cos z
tan z = , cot z = .
cos z sin z
ez ez ez + ez
sinh z = , cosh z = ,
2 2
ez ez ez + ez
tanh z = z , coth z = z .
e + ez e ez
ei(iz) + ei(iz)
cos (iz) =
2
e + ez
z
=
2
= cosh z.
sin2 z + cos2 z = 1,
21
funzione di Re z e Im z:
1
i(x+iy)
cos(x + iy) = 2
e + ei(x+iy) = 12 (eixy + eix+y )
1
= 2
[(cos x + i sin x) ey + (cos x i sin x) ey ]
1
= 2
(ey + ey ) cos x + i 12 (ey ey ) sin x
= cos x cosh y i sin x sinh y.
1
i(x+iy) 1
sin(x + iy) = 2i
e ei(x+iy) = 2i
(eixy eix+y )
1
= 2i
[(cos x + i sin x) ey (cos x i sin x) ey ]
1
= 2i
(ey ey ) cos x + 12 (ey + ey ) sin x
= sin x cosh y + i cos x sinh y.
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Capitolo 2
Integrazione complessa
Cominciamo col definire lintegrale per una funzione a valori complessi di una variabile reale
f : (a, b) R C. Con la solita convenzione che separa parte reale e parte immaginaria
scriviamo
f (x) = u(x) + iv(x),
dove i due integrali che compaiono a destra sono i ben noti integrali di funzioni reali di una
variabile reale.
Lintegrale cos definito gode di tutte le propriet formali dellintegrale di funzioni reali.
Inoltre
f : A C C,
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lungo un arco di curva regolare . Diciamo per chiarire le idee che assegnata mediante
una parametrizzazione
x = x(t),
z = x + iy con t [a, b],
y = y(t)
dove x(t) e y(t) sono funzioni continue e derivabili . Possiamo anche scrivere la parametriz-
zazione complessa mediante
z(t) = x(t) + i y(t).
Possiamo anche definire un altro tipo dintegrale curvilineo, che indicheremo con
Z
f (z) ds.
q
f (z) |dz| = [u(x, y) + iv(x, y)] dx2 + dy 2 ,
24
ovvero Z Z b
f (z) ds = f (z(t)) |z 0 (t)| dt
Z ab q
= u(x(t), y(t)) x0 (t)2 + y 0 (t)2 dt (2.3)
Za b q
+i v(x(t), y(t)) x0 (t)2 + y 0 (t)2 dt.
a
Una prima dierenza fra i due integrali (2.2) e (2.3) che il primo dipende dal verso di
percorrenza della curva, mentre il secondo no.
Dim. Indichiamo con la curva a cui stato invertito il verso di percorrenza, cio
in cui stata scelta la nuova parametrizzazione
= f (z) ds.
1
utilizzando per la terza uguaglianza il cambiamento di variabile = t
2
utilizzando per la terza uguaglianza il cambiamento di variabile = t
25
Esercizio 2.0.5 Siano assegnate tre curve nel piano complesso mediante parametrizzazione:
al variare di i = 1, 2, 3 e j = 1, 2, 3.
continua,
in ogni punto ammette derivata destra e sinistra, e la funzione derivata cos ottenuta
generalmente continua.
26
Diciamo che un dominio D C regolare se la sua frontiera D costituita da un
numero finito di curve generalmente regolari.
Dim. Per cogliere lidea della dimostrazione senza perderci in troppi dettagli tecnici,
facciamo unipotesi supplementare, precisamente che f 0 , la derivata di f , sia continua.
Scriviamo poi f (z) = u(x, y) + iv(x, y), seguendo la convenzione di (1.2). Per la stessa
definizione di integrale curvilineo abbiamo
Z Z
f (z)dz = [u(x, y)dx v(x, y)dy]
+D + DZ
(2.4)
+i [v(x, y)dx + u(x, y)dy] .
+D
Poich D un dominio regolare e abbiamo supposto che f sia di classe C 1 , possiamo utilizzare
il Teorema di Gauss-Green che aerma
Z Z
u(x, y)dx = y u(x, y)dxdy,
Z
+D
Z D
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Sostituendo nella (2.4) otteniamo
Z Z
f (z)dz = [y u(x, y) x v(x, y)] dxdy
+D D Z (2.5)
+i [y v(x, y) + x u(x, y)] dxdy.
D
x u = y v e y u = x v.
come volevamo.
Il Teorema integrale di Cauchy si rivela importante non solo in s e per s, ma anche
perch da esso discendono altri utili risultati. Cominciamo ad elencarne alcuni.
Z X
n Z
f (z)dz = f (z)dz.
k=1
+ 0 + k
3
Un insieme si dice semplicemente connesso,se per ogni poligonale semplice e chiusa contenuta in A,
laperto limitato avente come frontiera contenuta in A stesso (cio A 00 non ha buchi00 ).
Esempio 2.1.5 1. La palla (con o senza la parte interna), di dimensioni arbitrarie, la retta, il piano,
un qualsiasi spazio euclideo sono semplicementi connessi.
2. R2 semplicemente connesso, ma R2 \ {(0, 0)} non lo .
Per n > 2, sia Rn che Rn \ {(0, 0)} sono semplicementi connessi.
3. Analogamente, la sfera n dimensionale semplicemente connessa per n > 1, mentre la circonferenza
non lo .
28
una funzione olomorfa. Allora, lintegrale di f lungo una qualunque curva chiusa, general-
mente regolare, contenuta in A nullo.
che sar detta la primitiva (in senso complesso) di f . Cos come per le funzioni reali, la
primitiva ha, quanto meno, le stessa regolarit della funzione integranda. Enunciamo in
modo preciso questa propriet nel seguente teorema, la cui dimostrazione lasciata per
esercizio.
4
poich scegliendo due diversi archi congiungenti z1 e z otteniamo sempre lo stesso valore dellintegrale,
la funzione f definita in modo non ambiguo
29
Teorema 2.1.8 Siano A un sottoinsieme aperto di C semplicemente connesso e f : A C
una funzione olomorfa. Allora la funzione F : A C definita da
Z z
F (z) = f ()d,
z1
olomorfa su A e vale
F 0 (z) = f (z).
f (z)
(z) = .
z zo
D0 = D \ Dr .
30
Dr r
D z0
Figura 2-1:
Dunque Z Z Z
f (z) f (z) f (z)
dz = dz = dz.
z zo z zo z zo
+D Dr + Dr
Il primo membro non dipende da r, dunque lo stesso vale per il secondo membro; possiamo
calcolarne il valore facendone il limite per r 0.
Pertanto
Z Z
f (z) f (z)
dz 2if (z )= dz 2if (zo ) , r > 0.
o
+ z zo + z zo
D Dr
31
A tal scopo, parametrizziamo Dr come
Daltra parte
Z2 Z2
f (zo )d = f (zo ) d = 2f (zo ).
0 0
Allora 2
Z Z Z2
f (z)
dz i2f (zo ) = i f (zo + re )d i f (zo )d
i
z zo
+
Dr 0 0
2 2
Z Z
= f (zo + re ) f (zo ) d f (zo + rei ) f (zo ) d.
i
0 0
Pertanto Z Z 2
f (z)
dz 2if (zo ) d = 2.
z zo
+ Dr 0
Esempio 2.2.2 Sia C una circonferenza con |z| = 4 percorso una volta in senso orario.
Calcoliamo il seguente integrale:
Z
cos z
dz.
C z2 6z + 5
32
Scriviamo lintegrande come:
Lemma 2.2.4 (Derivazione sotto il segno di integrale) Siano una curva semplice
generalmente regolare e f : C una funzione continua. Indichiamo con linsieme
C r e con F la funzione
Z
1 f ()
F : C, F (z) = d.
2 z
Supponiamo poi che F sia olomorfa su . Allora F ammette derivate di qualunque or-
dine, che saranno a loro volta funzioni olomorfe. Inoltre, la derivata di ordine k si pu
33
rappresentare come Z
(k) k! f ()
F (z) = d. (2.9)
2 ( z)k+1
Dim. Per k = 1.
Si tratta, in sostanza, di verificare che
Z
F (z + h) F (z) f ()
lim 2
d = 0.
(2.10)
h0 h ( z)
Z Z
1 f () h f ()
= 2h
d = d.
( z h)( z) ( z h)( z)
ovvero
Z
f () h
lim d = 0. (2.11)
h0 ( z h)( z)2
Per verificare (2.11), osserviamo che la funzione f , per ipotesi, continua sul compatto ;
dunque il Teorema di Weierstrass ci garantische che f limitata in modulo: per fissare le
idee diciamo |f ()| M per ogni in . Inoltre |z | R > 0 per costruzione, mentre
| z h| R r > 0 per ogni in , poich z + h appartiene al disco Dr che esterno a
34
. Concludendo
Z Z
f () h f () h
d
2 ( z h)( z)2 d
( z h)( z)
Z
M |h| M |h|
2
d = lungh (),
(R r)R (R r)R2
La formula integrale di Cauchy asserisce che F coincide con la funzione di partenza f , che
sappiamo essere olomorfa. Pertanto possiamo applicare il Lemma di derivazione sotto il
segno di integrale, che ci d esattamente la nostra tesi.
Osserviamo esplicitamente che la (2.8) asserisce, in particolare, che la derivata di una
funzione olomorfa a sua volta olomorfa. Questa propriet ha interesse in s, tanto che
viene isolata in un teorema a s stante, attribuito a Goursat.
Il Teorema integrale di Cauchy rappresenta una propriet talmente insita nel concetto
stesso di olomorfia che pu essere interpretato come una condizione necessaria e suciente.
Questo concetto sar trattato nella prossima sezione.
Teorema 2.2.7 Se una funzione analitica in un punto allora anche le sue derivate sono
analitiche in quel punto.
Estendendo, si ha che se la funzione analitica in un dominio, anche le sue derivate
sono analitiche nello stesso dominio.
35
2.3 Caratterizzazione dellolomorfia. La propriet di
Cauchy come caratterizzazione dellolomorfia
Ora possiamo ripercorrere la teoria fin qui costruita. Partiamo da una funzione f olomorfa:
il Teorema di Goursat implica la continuit di f 0 , pertanto possiamo utilizzare la formula di
Gauss-Green che ci permette di dimostrare il Teorema integrale di Cauchy, da cui a sua volta
si ottiene la Formula integrale di Cauchy per le derivate e dunque il Teorema di Goursat
stesso. Sembra la storia del serpente che si mangia la coda... ecco perch importante che
siamo in grado di dimostrare il Teorema integrale di Cauchy senza utilizzare lipotesi che f
sia C 1 . Il percorso logicamente corretto : vale il Teorema integrale di Cauchy per poligoni
(indipendentemente dalla regolarit di f 0 ), da cui si ricava la Formula integrale di Cauchy
per le derivate e infine il Teorema di Goursat.
Questo , in sostanza, il contenuto del seguente teorema, dovuto a Morera. Vale infatti
per ogni curva regolare semplice e chiusa contenuta in A. Allora f olomorfa (analitica)
in A.
36
1
z1 z2
Figura 2-2:
Dunque eettivamente Z Z
f (z)dz = f (z)dz.
1 2
Zz
F : A C, F (z) = f ()d.
zo
37
Si ha5
z+z
Z
F (z + z) F (z) 1
f (z)= f ()d f (z)
z z
z
z+z
Z Z
z+z
1 1
=
[f () f (z)] d |f () f (z)| d
z |z|
z z
z z0
0 per la continuita di f.
|z|
Infine, il Teorema (2.2.5) assicura che f olomorfa, in quanto derivata della funzione olomorfa
F.
5
Nella seconda uguaglianza usiamo il fatto che
Z z+z
d = z,
z
38
Parametrizziamo poi Dr mediante
z = zo + rei con 0 2.
6
cio che ci sia una costante M tale che |f (z)| M per ogni numero complesso z
39
Se ora ricordiamo che, per ipotesi, f limitata da M, mentre |z zo | = r su Dr , abbiamo
Z
M M
ds = ,
2r2 + Dr r
Z
poich ds proprio la lunghezza della circonferenza, cio 2r.
+ Dr
Ora, poich f definita su tutto C, possiamo fare questo ragionamento per qualunque raggio
r. In particolare, scegliendo r infinitamente grande otteniamo
M
|f 0 (zo )| lim = 0,
r+ r
p(z) = ao z n + a1 z n1 + + an con ao 6= 0.
Vogliamo dimostrare che esiste un numero complesso zo dove p(zo ) = 0. Supponiamo per
assurdo che ci non sia vero: allora la funzione p(z) olomorfa e mai nulla, quindi la funzione
1/p(z) olomorfa su tutto C. Ovviamente p(z) non costante (gli unici polinomi costanti
sono quelli di grado 0!), sicch neanche 1/p(z) pu esserlo. Dunque, per non contraddire il
Teorema di Liouville, la funzione 1/|p(z)| non pu essere limitata. A questo punto notiamo
che 1/|p(z)| continua, e dunque certamente limitata su qualunque compatto in virt del
Teorema di Weierstrass. Pertanto lunica eventualit per cui 1/|p(z)| risulti non limitata
che si abbia
1
lim = +.
|z|+ |p(z)|
1
lim |p(z)| = + lim = 0.
|z|+ |z|+ |p(z)|
40
Infatti
1 1
|p(z)| = |z| a0 + a1 + + an n .
n
|{z} z z
| {z }
+
|a0 | 6= 0
Teorema 2.4.4 (Teorema del massimo modulo) Siano D un dominio complesso con-
nesso e limitato e f : D C una funzione olomorfa allinterno di D e continua fin sul bordo
di D. Allora il massimo assoluto della funzione |f | viene assunto sul bordo D.
Inoltre |f | non pu essere costante7 , dunque c un altro punto z1 Int D tale che |f (z1 )| <
M. Poniamo, per chiarirci le idee,
1
:= (M |f (z1 )|) ;
2
7
altrimenti |f | dovrebbe coincidere contemporamente con M e con M 0 .
41
Ne segue che
M M
M + (2r ) = M < M,
2r 2r | 2r
{z }
>0
che impossibile.
42
Capitolo 3
Teorema 3.0.5 (Serie di Taylor per funzioni olomorfe) Ogni funzione olomorfa svilup-
pabile in serie di Taylor intorno ad ogni punto zo del proprio insieme di olomorfia:
X
f (z) = ak (z zo )k , (3.1)
k0
dove
1 (k)
ak = f (zo ).
k!
Tale serie converge puntualmente sullinsieme di olomorfia ed uniformemente sui compatti
ivi contenuti.
Osservazione 3.0.6 Prima di proseguire con lo studio del caso complesso facciamo qualche
richiamo e osservazione sul caso reale.
Sia f (x) una funzione derivabile un numero arbitrario di volte in (a, b) e sia x0 (a, b) .
Lespressione:
43
si dice serie di Taylor della funzione f (x) nel punto x0 .
Nel caso in cui x0 = 0 questa serie prende anche il nome di serie di MacLaurin.
Da quanto visto sinora, una funzione sviluppabile in serie di potenze ammette come
sviluppo proprio la serie di Taylor.
Viceversa, la serie di Taylor di una funzione f (x) pu non convergere a f (x) e quindi
pu non essere lo sviluppo in serie di potenze di f (x) .
derivabile infinite volte in tutto R e si ha che f (n) (0) = 0. La sua serie di MacLaurin
dunque:
0 + 0 x + 0 x2 + ... + 0 xn + ... 0.
Osservazione 3.0.8 Ne segue che la funzione data non sviluppabile in serie di MacLaurin.
Teorema 3.0.9 Condizione suciente anch una funzione f (x) sia sviluppabile in serie
di potenze (cio in serie di Taylor), nellintervallo (x0 R, x0 + R) che ammetta derivate
di qualsiasi ordine in (x0 R, x0 + R) e che in questo stesso intervallo tali derivate siano
limitate.
Dim. Consideriamo la formula di Taylor per la funzione f (x) con resto nella forma di
Lagrange
X
n
f (k) (x0 ) f (n+1) ()
f (x) = (x x0 )k + (x x0 )n+1 , (x0 , x) .
k=0
k! (n + 1)!
44
La dimostrazione del teorema consiste nel provare che:
X
n
f (k) (x0 )
f (x) = lim (x x0 )k ,
n
k=0
k!
ovvero, che
f (n+1) ()
lim (x x0 )n+1 = 0.
n (n + 1)!
Sfruttando la limitatezza delle derivate, abbiamo f (n+1) (x) < M, n, x (x0 R, x0 + R)
e quindi
(x x )n+1 |x x0 |n+1 Rn+1
0
0 f (n+1) () M .
(n + 1)! (n + 1)! (n + 1)!
Essendo
Rn+1
lim = 0.
n (n + 1)!
ne segue che il resto della serie un infinitesimo per n e quindi che la serie di Taylor
di f (x) converge e ha per somma f (x) .
che comporta la limitatezza delle derivate di qualunque ordine. Per il teorema (3.0.9)
la funzione dunque sviluppabile in serie di potenze in [R, R] . Ma questo risultato
vale comunque si scelga R quindi f (x) = ex sviluppabile in serie di MacLaurin in
45
tutto R. Si ricava cos la nota serie esponenziale,
x x2 xn1
ex = 1 + + + ... + + ...
1! 2! (n 1)!
x3 x5 x7 (1)n x2n+1
sin x = x + + ... + + ...
3! 5! 7! (2n + 1)!
x2 x4 x6 (1)n x2n
cos x = 1 + + ... + + ...
2! 4! 6! (2n)!
3. Serie binomiale.
Consideriamo la funzione f (x) = (1 + x) con R, per x > 1. Osserviamo che si
ha
(1 + x) f 0 (x) = f (x) , f (0) = 1.
Vogliamo determinare una serie di potenze che converga a f (x) . Per fare ci imponi-
amo che la somma di questa ipotetica serie
46
soddisfi le uguaglianze precedenti. La condizione S (0) = 1 gi soddisfatta, mentre la
condizione (1 + x) S 0 (x) = S (x) richiede
= + c1 x + c2 x2 + ... + cn xn + ...
( 1) ( 1) ( 2) ( 1) ... ( n + 1)
c1 = , c2 = , c3 = , ...cn = .
2! 3! n!
( 1) 2 ( 1) ... ( n + 1) n
S (x) = 1 + x + x + ... + x + ...
2! n!
47
dove i numeri , detti coecienti binomiali, sono definiti da:
n
= ( 1) ... ( n + 1) , = 1.
n n! 0
4. Serie logaritmica.
Consideriamo la serie binomiale per = 1. Otteniamo lo sviluppo:
1
= 1 x + x2 x3 + ... + (1)n xn + ..., x (1, 1) .
1+x
Zx Zx
d
= 1 + 2 3 + ... + (1)n n + ... d,
1+
0 0
x2 x3 (1)n xn+1
ln (1 + x) = x + + ... + + ...
2 3 n+1
48
Diciamo poi che zo uno zero di ordine n se accade
In particolare, zo uno zero di ordine infinito quando sia la funzione f che tutte le sue
derivate si annullano nel punto zo .
Scrivendo la serie di Taylor di f centrata in zo , facile caratterizzare gli zeri di una fun-
zione olomorfa mediante i coecienti ak . Lasciamo pertanto come esercizio la dimostrazione
della seguente proposizione.
ii) a0 = a1 = = an1 = 0, ma an 6= 0,
f (z) = (z)(z zo )n ,
dove
(z) = an + an+1 (z zo ) + .
49
Corollario 3.0.14 Siano A un aperto connesso di C e f : A C una funzione olomorfa. Se
linsieme degli zeri di f ha un punto di accumulazione interno ad A, allora f identicamente
nulla su A.
Esempio 3.0.15 Se trattiamo con funzioni reali, possiamo costruire funzioni F con le seguen-
ti propriet:
ii) c un punto to R dove sia la funzione F che tutte le sue derivate si annullano,
Ne un esempio la funzione
1
F (t) = e t2 , t R.
1
f (z) = e z2 , z C,
non dierenziabile neanche una volta in z = 0. Vedremo poi che in questo punto ha una
singolarit essenziale.
Esercizio 3.0.16 1. (a) Verificare che z = 0 uno zero di ordine 1 per la funzione
sin z.
(b) Verificare che lo sviluppo di Taylor del seno complesso centrato in z = 0, identico
a quello del seno reale:
X (1)n 1 1
sin z = z 2n+1 = z z 3 + z 5 ,
n0
(2n + 1)! 3! 5!
1
(anche se definiamo sin z in modo formale come sin t = 2i
(eit eit )).
50
DR ( z0 )
z0
D ( z0 )
Figura 3-1:
Se, poi, il raggio interno r uguale a zero, con la scrittura C0R (zo ) intendiamo il disco di
raggio R centrato in zo , privato del suo centro (intorno forato).
f : CrR (zo ) C,
51
una funzione olomorfa. Allora esiste ununica serie del tipo
X
+
ak (z zo )k ,
k=
che converge a f puntualmente nella corona circolare CrR (zo ) e converge assolutamente ed
uniformemente sui compatti ivi contenuti. Inoltre lespressione esplicita dei coecienti
data da Z
1 f (z)
ak = dz, k = 0, 1, 2, ... (3.2)
2i + D (z zo )k+1
Lo sviluppo in serie
X
+
f (z) = ak (z zo )k , (3.3)
k=
X
+ X
1
k
f (z) = ak (z zo ) + ak . (3.4)
(z zo )k
|k=0 {z } |k=1 {z }
parte analitica parte singolare
Osservazione 3.1.2 Se, inoltre, f olomorfa su tutto il cerchio DR (zo ), la parte singolare
dello sviluppo di Laurent scompare, cio la serie di Laurent si riduce a quella di Taylor.
Infatti, per k 1, la funzione f (z)/(z zo )k+1 olomorfa su DR (zo ), come conseguenza
della regola della catena (1.3). Segue allora dal Teorema integrale di Cauchy che il suo
integrale lungo il cammino chiuso regolare + D (zo ) nullo, ovvero che il coeciente ak -
dato da (3.2) - uguale a zero.
1
f (z) = .
z (z 1)
52
Osserviamo che f analitica solo per 0 < |z| < 1, successivamente troviamo lo sviluppo in
serie di Laurent in questo dominio. Riscriviamo f come:
1 1 1
f (z) = = + .
z (z 1) z z1
Dallo studio della serie geometrica, nel caso 0 < |z| < 1, otteniamo:
1 X j
f (z) = z .
z j=0
Proviamo a trovare una serie di Laurent valida nel caso 1 < |z| < . Riscriviamo
1 1 1
= .
z1 z 1 1z
ottenendo che z1 < 1, segue che:
1 X j X j
1 1 1
= = z = z ,
z 1 z 1 1z z j=0 j=1
1 X j
1 1
f (z) = + = + z
z z1 z j=1
X
f (z) = z j .
j=2
53
Classifichiamo poi le singolarit come segue:
1
f (z) = ,
z (z 2+ 4)
1
Esempio 3.1.6 Sia la funzione f (z) = sin il punto z = 0 un punto singolare non
z
1
isolato, ma i punti zk = , k 6= 0, zk 0 sono punti singolari isolati.
k
Osservazione 3.1.7 Ogni punto sullasse reale negativo e lorigine sono singolarit per la
funzione ln z, ma non singolarit isolate.
Proposizione 3.1.8 Sia f una funzione olomorfa su A \ {zo }, e indichiamo il suo sviluppo
di Laurent come in (3.3). Le seguenti aermazioni sono equivalenti:
X
f (z) = ak (z zo )k ,
k0
54
iii) f olomorfa su A1 ,
Proposizione 3.1.9 Sia f una funzione olomorfa su A \ {zo }, e indichiamo il suo sviluppo
di Laurent come in (3.3). Le seguenti aermazioni sono equivalenti:
i) zo un polo,
ii) ak 6= 0 solo per un numero finito di indici negativi k < 0, cio esiste un intero p tale
che
X
f (z) = ak (z zo )k ,
kp
iii) esiste un intero p tale che la funzione f (z) (z zo )p ha una singolarit eliminabile in
zo , ovvero esiste
lim f (z) (z zo )p C.
zzo
In tal caso, chiamiamo ordine del polo il pi piccolo indice p che basta per arginare
lesplosione di f (z). Pi rigorosamente, diamo la seguente definizione.
Definizione 3.1.10 Supponiamo che la funzione f abbia un polo nel punto zo . Indichiamo
poi con p un numero intero. Diciamo che p lordine del polo zo se
1
In questo caso, sottointendiamo che f sia definita in zo come
55
Corollario 3.1.11 Sia zo C una singolarit isolata della funzione f e indichiamo il
relativo sviluppo in serie di Laurent come in (3.3). Allora le seguenti aermazioni sono
equivalenti:
(z)
f (z) = ,
(z zo )p
dove
(z) = ap + ap+1 (z zo ) + ,
Proposizione 3.1.12 Sia f una funzione olomorfa su A\{zo }, e indichiamo il suo sviluppo
di Laurent come in (3.3). Le seguenti aermazioni sono equivalenti:
sin z
1. ha una singolarit eliminabile in z = 0,
z
sinz
2. ha un polo di ordine 1 in z = 1,
z+1
1
3. ha un polo in z = 0,
sin z
56
1
4. sin ha una singolarit essenziale in z = 0.
z
Per ognuna delle funzioni sopra elencate, scrivere lo sviluppo in serie di Laurent centrato
nella singolarit classificata al punto precedente.
z2 + 1
Esercizio 3.1.14 Determinare e classificare le singolarit della funzione f (z) = .
(z + 1)(z + i)
Esercizio 3.1.15 Determinare e classificare le singolarit delle seguenti funzioni razionali
z
1. f (z) = ,
(z + 1)2
(z 1)(z + i)
2. f (z) = ,
z
z+3
3. f (z) = .
z(z + 2)
Scriverne poi lo sviluppo in serie di Laurent centrato in ognuna delle singolarit.
Sia z0 un punto del piano complesso, al finito o allinfinito, e sia f (z) una funzione olomorfa
in un intorno I di z0 , il punto z0 , al pi, escluso. Sia una curva semplice e chiusa interna
ad I che delimiti un dominio D contenente z0 , e si consideri lintegrale:
Z
1
Res (f, zo ) = f (z)dz, (3.5)
2i
dove percorsa nel verso positivo che le compete come frontiera di D, che pertanto quello
antiorario se z0 al finito e quello antiorario se z0 = .
Lintegrale (3.5) prende il nome di residuo integrale della funzione f (z) relativo al punto
z0 .
In base al corollario(2.1.6) il residuo Res (f, zo ) non dipende dalla curva scelta per
calcolarlo, ma soltanto dal punto z0 .
Supponiamo dapprima z0 al finito. Dal teorema integrale di Cauchy segue allora che:
57
Proposizione 3.2.1 Se f (z) regolare in z0 , il suo residuo integrale relativo a z0 nullo
Res (f, zo ) = a1
Teorema 3.2.2 Se z0 un punto singolare isolato al finito per la funzione olomorfa f (z),
il residuo integrale di f (z) relativo a z0 uguale al coeciente a1 dello sviluppo di Laurent
di f (z) nellintorno di z0 .
dove C il cerchio |z| = 1. Osserviamo che la funzione sotto lintegrale ha una singolarit
isolata nel punto z = 0. Dalla relazione (3.5) abbiamo che:
Z
e1/z dz = 2iRes (0).
C
58
Calcoliamo ora lo sviluppo in serie di Laurent nel punto z = 0. Sappiamo che:
X
1 j
ez = z , z.
j=0
j!
Allora
X
1 j 1 1 1
1/z
e = z =1+ + + ...
j=0
j! z 2! z 2
Dunque il residuo integrale di f (z) in z0 si annulla quando f (z) regolare, ovvero quando
il coeciente a1 dello sviluppo di Laurent nellintorno di z0 nullo. Lannullarsi del residuo
consente dunque solo di escludere che f (z) abbia in z0 un polo del primo ordine.
Sia ora z0 = , sicch I, essendo un intorno dellinfinito, pu considerarsi come linsieme
dei punti esterni ad una circonferenza di centro nellorigine. Esternamente a verr allora
uno sviluppo del tipo
X
+
ak X
f (z) = + ak z k , (3.6)
k=0
zk k=1
nel quale i coecienti ak sono tutti nulli se z0 = un punto di regolarit per f (z) e
si annullano per k > n se z0 = per f (z) un polo di ordine n. Integrando termine a
termine la (3.6) su una circonferenza (di raggio maggiore del raggio di ) nel verso orario
si ha: Z Z Z
1 X
ak dz X ak
+
f (z) dz = k
+ z k dz.
2i k=1
2i z k=0
2i
Ora riesce: Z
dz
k
= 0 per k = 0, 1, 2, 3...,
z
59
mentre si ha:
Z Z2
1 iei
dz = d = 2i.
z ei
0
Ne segue: Z
1
Res (f, ) = f (z) dz = a1 ,
2i
e pertanto:
X
+
ak
Poich la serie k
costituisce la parte regolare di f (z) nellintorno del punto z = ,
k=0
z
si riconosce che il residuo allinfinito di una funzione f (z) pu non essere nullo pur essendo
f (z) regolare allinfinito.
Sia z0 un polo isolato di una funzione olomorfa f (z), sicch in un suo intorno vale la seguente
uguaglianza:
a1 an
f (z) = P (z z0 ) + + ... + , (3.7)
z z0 (z z0 )n
e si voglia calcolare il residuo Res(f, z0 ) . Se il polo del I ordine dalla (3.7), tenendo conto
del precedente teorema (3.2.2), si trae:
A volte il residuo in un polo del primo ordine si pu calcolare con qualche artificio. Se
ad esempio si ha:
h (z)
f (z) = ,
g (z)
60
dove h (z) e g (z) sono due funzioni olomorfe in un intorno del punto z0 , e se la g (z) ha in
z0 uno zero del primo ordine mentre si ha h (z0 ) 6= 0, la f (z) ha, in z0 , un polo del primo
ordine. Si ha allora:
(z z0 )2 00
g (z) = (z z0 ) g 0 (z0 ) + g (z0 ) + ... = (z z0 ) [g 0 (z0 ) + (z z0 ) (z)] ,
2!
h (z) h (z0 )
Res (f, z0 ) = lim (z z0 ) f (z) = lim = 0 .
zz0 zz0 g 0 (z0 ) + (z z0 ) (z) g (z0 )
1
In particolare, per h 1, il residuo di f (z) = in un polo del primo ordine :
g (z)
1 1
Res (f, z0 ) = = .
g0 (z0 ) 1
D
f (z) z=z0
(z) = (z z0 )n f (z) ,
la (z) regolare in z0 e dalla (3.7) si trae per essa uno sviluppo del tipo:
sicch il coeciente a1 , cio il residuo di f (z), coincide con il coeciente della potenza di
61
esponente n 1 dello sviluppo di Taylor di (z) . Si ha pertanto:
(n1) (z0 )
Res (f, z0 ) = a1 = .
(n 1)!
cos z
f (z) = ,
(z + 1)4
Dim. Per la caratterizzazione (iii) del Corollario (3.1.11), la funzione (z) = f (z)(z
zo )p olomorfa in zo e
X
+
(z) = akp (z zo )k ,
k0
dove la serie converge uniformemente per il Teorema sullo sviluppo di Taylor. Ne segue che
possiamo derivare termine a termine:
dp1 X
+
dp1 (z zo )k
= akp .
dz p1 k0
dz p1
Poich in generale
n
d (z zo ) k k (k n + 1) (z z )kn se n k,
o
=
dz n 0 se n > k,
62
per z = zo otteniamo
dn
(zo ) = anp n!.
dz n
Scegliendo infine n = p 1 otteniamo
dp1
(zo ) = a1 (p 1)!,
dz p1
cio la (3.8).
Z X
n
f (z)dz = 2i Res (f, zj ). (3.9)
D j=1
Z
f (z)dz = 0
+D0
Z n Z
X
f (z)dz = f (z)dz,
+D k=1 +Dk
Z Z
Xn
1 Xn
f (z)dz = 2i f (z)dz = 2i Res (f, zj ).
+D j=1
2i +Dj j=1
63
z1
z2
z3
z4
Figura 3-2:
Teorema 3.2.7 Se D un dominio illimitato, formato dai punti non interni ad una o pi
curve regolari semplici e chiuse, contenute nel campo A di olomorfia di una funzione f (z), e
se i punti di D sono di regolarit per f (z) , mentre nellinterno di D cade solo un numero
finito di punti singolari isolati al finito z1 , z2 , ..., zn , si ha:
Z " n #
X
f (z)dz = 2i Res (f, zk ) + Res (f, ) ,
D k=1
cio la somma dei residui di una funzione dotata di un numero finito di singolarit isolata
nulla.
64
Detta invero una circonferenza di centro lorigine, nel cui interno cadano tutti i punti
z1 , z2 , ..., zn , per il teorema dei residui si ha:
Z
1
Res (f, z1 ) + Res (f, z2 ) + ... + Res (f, zn ) = f (z)dz,
2i +
laddove, non avendo f (z) singolarit al finito allesterno di , lintegrale a secondo membro
uguaglia -Res (f, ).
Esempi
dove
cos z
f (z) = .
ez 1
h (z)
Osserviamo che f ha la forma f (z) = , dove h e g sono analitiche.
g (z)
Dunque,
h (z) cos z
= z ,
g (z) e 1
65
e abbiamo che:
cos 0
Res (f, 0) = = 1,
1
cos 2i e2 + e2
Res (f, 2i) = = = cosh 2.
e2i 2
Quindi,
Z
cos z
dz = 2i [Res (f, 0) + Res (f, 2i)]
C ez 1
= 2i (1 + cosh 2) .
z
Esempio 3.2.10 Calcolare i residui della funzione nei punti z = i ed allinfinito.
1 + z2
Si ha:
z z
= ,
1 + z2 (z i) (z + i)
quindi:
z 1
Res (i) = lim = ,
z+i
zi 2
z 1
Res (i) = lim = ,
zi z i 2
eaz
Esempio 3.2.11 Calcolare le singolarit della funzione , con a costante, e i residui
1 + ez
relativi.
La funzione il quoziente di due funzioni intere, di cui il numeratore privo di zeri, mentre
66
il denominatore con gli zeri zk :
zk = (2k + 1) i (k = 0, 1, 2, ...) .
cio:
z z (2k + 1) i
e + 1 = [z (2k + 1) i] 1 + + ... .
2!
La funzione presenta dunque nei punti zk dei poli del I ordine. Si ha:
eaz ea(2k+1)i
Res (f, zk ) = = = ea(2k+1)i .
D (1 + ez ) z=(2k+1)i e (2k+1)i
eiz
f (z) = .
(1 + z 2 )2
La funzione ha due poli del secondo ordine nei punti z = i ed una singolarit essenziale
allinfinito.
Posto:
eiz
(z) = (z i)2 f (z) = iz
2 = e (z + i)
2
,
(z + i)
si ha:
i
Res (i) = 0 (i) = .
2e
67
In modo analogo, si trova:
Res (i) = 0.
Ne segue:
i
Res () = .
2e
ez
f (z) = .
z 2 (1 + z 2 )
ez
(z) = z 2 f (z) = .
(1 + z 2 )
(z 2 + 1) ez 2zez
0 (z) = .
(1 + z 2 )2
Allora,
Res (0) = 0 (0) = 1.
ez
(z) = (z i) f (z) = ,
z 2 (z + i)
68
e cos abbiamo che:
ei
Res (i) = (i) = .
2i
ei
Res (i) = (i) = .
2i
-i
Concludiamo questo capitolo illustrando come la teoria dei residui possa essere utilizata
per calcolare integrali di funzioni reali.
69
R
R
-R O R R
Figura 3-3:
dove F una funzione pari (F (x) = F (x)). Poich F pari immediato verificare che
Z + Z +R
1 1
I1 = F (x) dx = lim F (x) dx.
2 2 R+ R
dove
R : z(t) = t R t R.
Indichiamo ora con R un semicerchio di raggio R che connette i punti R e R (con questa
orientazione), con R la curva ottenuta unendo R con R , e con R la regione racchiusa
dalla curva R (vedi Figura (3-3)).
70
Il Teorema dei residui aerma che
Z X
F (z)dz = 2i Res (F, zi ),
R zi polo in R
da cui Z Z Z
F (z)dz = F (z)dz + F (z)dz,
R R R
Z X Z
1 1
F (z) dz = i Res (F, zi ) F (z)dz,
2 R zi polo in R
2 R
R : z(t) = Rei 0 .
otteniamo la formula
X
I1 = i Res (F, zi ). (3.11)
zi polo con Imzi >0
inoltre
dz
dz = iei d d = .
iz
71
Concludendo, possiamo scrivere lintegrale in forma complessa come
Z
1 1 1 1 1
I2 = G z+ , z dz,
D1 (0,1) iz 2 z 2 z
dove D1 (0, 1) indica per la circonferenza unitaria centrata nellorigine e raggio 1(orientata
in senso antiorario). Infine, utilizzando il Teorema dei residui otteniamo che
X
1 1 1 1 1
I2 = 2 Res G z+ , z , zi . (3.12)
z 2 z 2i z
zi polo con |zi |<1
o, in alternativa, Z +
I2 := F (x) sin mx dx,
I1 = Re(I1 ) e I1 = Im(I1 ),
dove Z
I1 := F (z) eimz dz,
dove la linea che vediamo in Figura (3-3). Possiamo approssimare la linea con una
successione di segmenti
R : z(t) = t R t R,
sicch Z Z
imz
F (z) e dz = lim F (z) eimz .
R+ R
Utilizziamo dora in poi le notazioni illustrate in Figura (3-3). Il Teorema dei residui aerma
72
che Z X
F (z) eimz dz = 2i Res (F (z) eimz , zi ),
R zi polo in R
da cui
Z X Z
imz imz
F (z) e dz = 2i Res (F (z) e , zi ) F (z) eimz dz.
R zi polo in R R
73