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I preparati commerciali si presentano sotto forma di erbe essiccate sfuse, tisane, tinture, estratti
fluidi, compresse o capsule.
Ciascuna di queste formulazioni ha i suoi pro e contro ed esplica il suo potere medicinale in vari modi
Quando si immerge una bustina di te alle erbe in acqua calda si ottiene un estratto chiamato infuso,
l’acqua funge da solvente, ricavando dall’erba le sue proprietà medicinali.
Le tisane sono una fonte di composti biodisponibili, ma hanno un’azione relativamente debole se
paragonati
alle tinture ed agli estratti (solidi o fluidi). Le tinture si ottengono in genere usando come solvente
una miscela di acqua ed alcool.
L’erba viene immersa nel solvente per un periodo di tempo prestabilito, che varia da una specie
all’altra, di solito da molte ore a qualche giorno, tuttavia in alcuni casi l’immersione può prolungarsi.
Quindi si effettua la spremitura per attere la tintura.
gli estratti fluidi commerciali si ottengono distillando parte dell’alcool, usando metodi che non
richiedono temperature elevate, come la distillazione sotto vuoto e la filtrazione controcorrente o la
percolazione a temperatura ambiente.
L’estratto solido si ricava da un’ulteriore concentrazione dell’estratto con i metodi prima menzionati o
con altre tecniche come l’evaporazione a strato sottile.
Il solvente viene tolto completamente e ciò che resta è una sostanza vischiosa (estratto solido molle)
o un estratto solido secco, a seconda del tipo di pianta, delle parti utilizzate, del tipo di solvente,
del processo di essiccamento.
L’estratto solido secco se non è già polverizzato, può essere macinato fino a ridurlo in granuli
grossolani
o in una polvere fine.
Un estratto solido può essere diluito con alcool e acqua e trasformato in un estratto fluido o in una
tintura.
In altre parole , in una tintura la quantità di solvente (alcool/acqua) è cinque volte superiore a quella
di materia vegetale.
Una concentrazione 4:1 tipica dell’estratto solido, significa che una parte dell’estratto è equivalente a,
o deriva da, quattro parti di erba.
Fissare questi livelli, invece del rapporto di concentrazione, permette di effettuare dosaggi più precisi.
Quindi, il miglior indice della qualità di un’erba è il contenuto di principi attivi o marker biologici
chiave.
Indipendentemente dalla forma in cui si presenta, il rimedio vegetale dovrebbe essere analizzato per
assicurarsi che racchiuda questi componenti in una quantità standardizzata accettabile.
Per es, per determinare il dosaggio degli estratti di vaccinium mirtyllus, silybum marianum e centella
asiatica, ci si basa sulle sostanze attive presenti piuttosto che sul peso totale.
Per es. 40mg di antocianosidi per vaccinium mirtyllus, 70 mg di silimarina per silybum marianum,
30 mg di acidi triterpenici per centella asiatica.
Per es, un estratto di uva ursina standardizzato per il suo contenuto in arbutina
che supponiamo pari al 10%, contiene tutti i fattori sinergici che potenziano e/o modulano
l’azione della sostanza principale.