Sei sulla pagina 1di 1

LA PRIGIONIERA

La strega che la manteneva prigioniera aveva lunghi capelli bianchi, il suo


corpo era grasso e flaccido, la pelle del viso raggrinzita, la bocca stirata. Tutte le
mattine, quando si svegliava e cercava di uscire dalla porta della stanza sempre
chiusa, la prima figura che vedeva era lei - la strega. Strano come cercava di
nascondersi, sgusciando tra gli angoli del guardaroba, lasciando in vista soltanto le
tracce dei terribili capelli secchi. Tutti i giorni alla stessa ora la donna di servizio
entrava, la chiamava con voce dolce, venga, fiacciamo il chignon, leghiamo questi
bei capelli, che lei sapeva non essere suoi. Ma la donna di servizio ignorante,
nativa di quel posto, mai avrebbe potuto capire i suoi sentimenti, mai avrebbe
potuto credere che quell’immagine nello specchio non era lei, ma la sua
carceriera, che la manteneva lì, lei così bella, così giovane, con i suoi neri e corti
capelli di seta, quella donna di servizio non poteva certamente capire che quella
carne grassa, flaccida lì riflessa non potrebbe mai essere la sua immagine, la sua
vita stretta, il suo corpo giovane. La strega era cattiva, la torturava chiudendola in
quel mondo parallelo, senza fine, impedendole di ritrovare il suo amore Le sue
piccole figlie che, senza dubbio, avevano tanto bisogno di lei. La voce della donna
di servizio era irritante, venga adesso, cara, facciamo la colazione, guardi como
sono rimasti belli i suoi capelli, lei si guardava allo specchio e non si vedeva, ma
la strega astuta stava là con il suo chignon ben pettinato e i vestiti larghi, venga,
togliamo la camicia da notte e, così potrà passeggiare in macchina con l’autista.
Aveva già cercato di aggredire la sua carceriera. Sì, aveva rotto a pugni la brillante
prigione. Era riuscita ad ottenere la libertà durante un po’ di tempo quando
passava i giorni ricuperandosi. Ma la strega non la perdeva di vista. E anche nelle
case di riposo dove andava per curare le sue ferite, anche nelle più piccole
superfici specchiate, lì stava lei - la strega, coprendo la sua vera immagine. La
prigione era immediatamente sostituita, nuove superfici apparivano, più resistenti,
infrangibili. Lei evitava di affrontare quel riflesso minaccioso. Trascorreva i giorni
guardando le sue fotografie da giovane, da sposa, quei capelli neri bellissimi, la
pelle di seta, i denti bianchi, cercando di ritrovarsi. Qualche volta, in fugaci
momenti di lucidità, pensava che era invecchiata, che le figlie erano cresciute, che
il suo amore se n’era andato, ma immediatamente allontanava questi pensieri
negativi e sapeva che sarebbe di nuovo infelice quando la strega la liberasse,
quando smettesse di vedere il suo riflesso nello specchio dove l’aveva fatta
prigioniera.
Un giorno ebbe la sensazione di vedersi nell’immensità della stanza
riflessa nella superfície bianca, là al fondo, tra i letti, vicino alla porta, sfuggendo
nell’angolo, le tracce del suo vestito charleston, scintille dei suoi capelli neri, i
tacchi alti saltellando, fuggendo dalla strega grassa, che si dissipava nel pavimento
della stanza. Ebbe l’impressione.....

NILZA AMARAL ficcionista brasileira

Potrebbero piacerti anche