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Ogni civilt () ha i suoi costi: lamentarne certi esiti sar pur legittimo, ma non
quel che compete allo storico (). Prospettare altre esigenze e soluzioni
storiche pu essere una forma di saggezza da far valere per il nostro mondo e la
nostra civilt, cio in tuttaltro quadro di condizioni e relazioni.
Lassoggettamento da parte di grandi potenze territoriali fu certo sentito, temuto,
deprecato e anche a lungo efficacemente ostacolato dai Greci: ma era un esito
storico possibile, intrinseco al loro stesso modo di concepire il rapporto fra le
diverse entit politiche; e questo modo era, a sua volta, strettamente collegato
con il loro sentimento dellesistenza, in cui lesperienza profonda e sofferta del
dato naturale diventava un elemento di cultura e coscienza.
Ora, in natura ci sono pi esseri, che hanno ciascuno un proprio sviluppo organico,
() in cui per il limite segnato dalla stessa ferrea legge del tempo, che () le
piega a un inesorabile declino. Il pessimismo di fondo di una tale concezione
naturalistica si intreccia indissolubilmente con un senso finale, paradossalmente
rasserenante, di equilibrio universale, che concede a ciascuno pur sempre uno
spazio temporale e di possibilit reali, entro il quale esprimersi. Chi si pone
contro questa concezione, nelle sue varie e intrecciate componenti, colpevole di
hybris, il peccato capitale, per i Greci, che la prevaricazione, il disprezzo o
il rifiuto della misura, la prepotenza, che vuole mettere in forse le eterne regole
del gioco e sfidare gli equilibri naturali, che immancabilmente si ricostituiscono.
Luso della categoria del particolarismo, dunque, non certo sbagliato, ma
permette di cogliere solo una parte della verit; se non accompagnato dalla
considerazione di quel tanto di necessit che c in una civilt storica, rischia
di sollecitare lo storico a una sorta di indebito moralismo politico. Meglio far
lo storico ad apprezzare, dellesperienza greca, la variet nellunit culturale di
fondo: che () in ogni caso corrisponde alle loro dichiarate aspirazioni. [pp. 9-
10]
Musti, al termine del suo discorso introduttivo allopera, delinea la figura della
grecit in un modo davvero degno di attenzione.
Limmagine qui usata, della cultura e della stessa esperienza politica greca come
patrimonio e tradizione, non risulta soltanto dalla sua effettiva trasmissione a
societ e culture distinte e affine; non dunque solo una metafora applicatale
dallesterno; essa trae giustificazione anche dalla intrinseca capacit e
propensione della cultura greca a porsi come paradigma. ()
con questa carica paradigmatica che la cultura greca si trasmette a quelle pi
recenti, fino alla nostra. () Sta di fatto che, nella sua variet e intensit, ma
soprattutto nel grado di coscienza che essa esprime, la cultura greca si presenta
gi al suo interno come un inventario di archetipi, di paradigmi, di modelli, e
perci necessariamente trasmette la nozione stessa di archetipo, di esperienza
iniziale ed esemplare, alle et e alle culture pi tarde; essa si pone come una
specie di laboratorio storico, in cui sono state vissute fino in fondo molte
attitudini ed esperienze fondamentali delluomo. [pp. 10-12]
una storia dei Greci non pu non essere preceduta da una storia della Grecia, da
una descrizione della cultura, nel senso pi lato, dellambiente in cui essi
penetrarono. C dunque una Grecia prima dei Greci. [p. 13]
Segue una magnifica lezione di metodologia storica.
Perch dallarcheologia e dalla preistoria () si passi alla storia, occorre poter
delineare meglio il rapporto tra soggetti storici determinati e le culture o
civilit nel loro complesso, perci la presenza, lidentit, lo sviluppo di quei
soggetti, i loro conflitti, insomma tutta la catena degli eventi che risultano
dallinterazione tra soggetti e e ambiente, dallapporto di soggetti storici
individuali alle civilt e alle culture: tutte cose per le quali le maglie della
documentazione archeologica risultano troppo larghe, per consentire anche solo
unipotesi di ricostruzione storica.
E vengono portati alcuni esempi (lo sviluppo delle fortificazioni, diffusione del
meandro e della spirale nella decorazione dei vasi, i movimenti dei popoli etc.)
nei quali si possono formulare quei giudizi di carattere storico (), che
larcheologia non in grado di dimostrare e in cui evidente che i progressi
dellarcheologia sono ormai sempre pi trascrivibili in affermazioni di continuit
culturali (); o, come sarebbe pi giusto dire, questa disciplina, fondamentale
negli studi, coglie un tipo di movimento diverso da quello che oggetto della
storia che ricostruisce gli avvenimenti. Le forme culturalirivelano una loro
fluidit, vischiosit, interconnessione, una lunga durata, che ha solo in parte a
che fare con quel tipo di movimento in cui consiste la successione degli eventi
storici, quelli di cui sono protagonisti i soggetti della storia. [pp. 15-16 (cfr.
p. 45)]
Similmente far pi avanti, ma solo di sfuggita, in riferimento alla filologia:
dir che in certi casi storici viene toccato un terreno nel quale non si
conseguono risultati attraverso argomentazioni di carattere filologico [p. 56].
Fondamentale, da un punto di vista prettamente storiografico, invece lapporto di
Musti nella datazione dellalto arcaismo. Lo spiega ampiamente lo stesso storico.
Sparta [intorno alla fine delle guerre persiane] la citt che psicologicamente si
configura come il mondo della conservazione, dellavversione al nuovo, del timore
di ci che diverso, distante, in movimento; Atene la citt del coraggio,
dellaudacia, delliniziativa, dellintraprendenza che sconfina nel gusto del
rischio, dellavventura, del nuovo e del grande, spesso del troppo grande. [pp.
217-218]
parlare di una prima guerra del Peloponneso, per una serie di conflitti tra Atene e
Sparta (459-446), che per la massima parte ebbero come teatro il Peloponneso,
significa dunque pregiudicare e in senso improprio il significato autentico
dellespressione Peloponnesiaks plemos. Questultima definzione, per la guerra
scoppiata nel 431 a.C., largamente diffusa nei testi antichi, che trae per la sua
origine dallimpostazione stessa di Tucidide: infatti, a parte il complesso
problema delle responsabilit ultime, per Tucidide non sussiste dubbio sul fatto
che, ad aprire le ostilit nellimmediato, fu appunto la Lega peloponnesiaca,
capeggiata da Sparta. La guerra del Peloponneso insomma per lui una guerra che
viene portata dal Peloponneso contro lAttica. [p. 240]
Tucidide, insieme ad Aristotele (il cui pensiero viene spesso contrapposto a e
fatto dialogare con quello tucidideo), credo sia una delle fonti pi citate e
usate come criterio risolutivo in questo imponente manuale storico-metodologico
di Musti.
Attraversa diversi momenti della storia dei Greci il concetto di democrazia. Musti
non perde occasione, nei vari momenti, di soffermarsi sugli aspetti culturali e
definitori della questione. Un esempio su tutti, la distinzione che viene fatta
con accortezza e senza badare al numero delle pagine (per la fortuna del lettore
che vuole capire davvero qualcosa di storia greca, quindi di storia) di eleuthera
e demokrata. Dove il secondo termine segnala un rapporto interstatale che nel
primo non si d, essendo pi un termine costituzionale [pp. 544 (per Pericle e il
suo concetto di democrazia, cfr. pp. 230 e segg.; mentre per il rapporto tra
democrazia e libert, cfr. pp. 350-351)].
Elemento centrale dellintero volume per chi fosse interessato ad un
approfondimento filosofico della storia greca il caso Socrate. Su questa
emblematica figura Musti si sofferma ampiamente nelle pagine centrali dellopera.
Sarebbe per me soddisfacentedavvero riportare tutto quello che vienescritto dallo
storico in proposito. Tuttavia, limitandomi ad esortarne la lettura, per brevit
riassumo e riporto solo degli stralci di testo.
La singolare vicenda delluomo condannato a morte dalla citt che egli rispetta pi
di ogni altro, merita risposta solo dopo lesame del rapporto Socrate-citt; la
posizione distaccata del filosofo di fronte alla morte lesito ultimo dun
rapporto complesso. [p. 327]
Difatti Musti parla di portata e limiti della separatezza dellintellettuale,
dicendo che la filosofia di Socrate avvicina sebbene con sofismi degni di
intellettuali molto separati e distanti dal comune cittadino lintellettuale
alla citt. Con Socrate