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30/8/2017 Il Sole 24 Ore

NORME E TRIBUTI Il Sole 24 Ore 30 AGOSTO 2017

Terzo settore. Le incongruenze della riforma

Il nuovo Codice scivola su bilanci ed erogazioni


liberali
Mentre la riforma delterzo settoreattende una produzione di oltre 40 tra decreti (si veda Il Sole 24 Ore del 7 agosto), il testo del Codice deve far fronte ad alcune incongruenze. Ne segnaliamo due tr
rilevanti.
La prima relativa allattuale regime delle erogazioni liberali. Una serie di enti - onlus, organizzazioni di volontariato, cooperative sociali, associazioni di promozione sociale nazionali e loro afliate
ai propri donatori (persone siche e aziende) la possibilit di dedursi limporto delle donazioni no al 10% del reddito dichiarato e comunque per erogazioni non superiori a 70mila euro. Ci in forza dell
legge pi dai, meno versi (articolo 14, Dl 35/05) che il Codice smantella a favore di una nuova previsione che in denitiva toglie il tetto dei 70mila euro e allarga la platea degli enti del terzo settore c
far applicare lagevolazione.
Tra lo smantellamento della vecchia norma e linstaurarsi delle nuove regole c stato un problema di coordinamento temporale. Larticolo 99, comma 3 che abroga la pi dai, meno versi entrato
giorno successivo la pubblicazione in Gazzetta Ufciale del Codice (Dlgs 117/17), cio dal 3 agosto. Da quella data labrogazione legge e quindi la pi dai, meno versi resta in vigore solo per le f
associazioni di ricerca scientica e per le omologhe che tutelano i beni artistici, storici e paesaggistici, mentre no alla ne del 2017 in attesa dellentrata in vigore delle nuove previsioni - i donator
delle altre organizzazioni devono far riferimento ad altre norme meno vantaggiose. Stare cinque mesi senza pi dai, meno versi appare davvero una beffa per le almeno 50mila organizzazioni che lh
fatta utilizzare ai propri donatori e che non avevano mai registrato alcuna dichiarazione sullabrogazione improvvisa della norma. La soluzione a questa incongruenza dovrebbe arrivare per via interpretat
dellagenzia delle Entrate, dato che i tempi di una nuova legge vanicherebbero il carattere di urgenza assoluta della correzione.
Una seconda incoerenza appare frutto di un mancato coordinamento tra la prima parte del Codice (quella giuridica generale) e la seconda parte (sulla materia scale). Il tema quello dei limiti econom
dai quali un ente del terzo settore obbligato ad abbandonare il mero rendiconto nanziario e deve adottare il classico bilancio. Nella prima parte del Codice (articolo 13) si afferma che il limite par
euro, mentre nella seconda parte (articolo 87) il limite si assesta a 50mila euro.
Quando il testo parla di 220mila euro, i soggetti cui fa riferimento sono tutti gli enti del terzo settore e le tipologie di entrate sono di qualsiasi tipo, sia commerciali che non commerciali. Quando la ste
solo un bel po di articoli dopo abbassa il limite a 50mila euro, i soggetti interessati sono i soli enti non commerciali che dovrebbero invece essere quelli maggiormente agevolati. Il che porta al parad
ente del terzo settore commerciale pu redigere un semplice rendiconto entrate -uscite sorando i 220mila euro, mentre un ente del terzo settore non commerciale deve fare attenzione a non superare i
anche se non avesse alcun tipo di entrata di natura commerciale.
In questo caso, il legislatore dovrebbe chiarire direttamente al terzo settore no a quale livello di entrate intende consentire la redazione di semplici rendiconti in luogo dei bilanci.
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Carlo Mazzini

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