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Videoculture di fine secolo Anceschi Baudrillard Bechelloni Bettetini Bruno Casetti Colombo Gallino Granese Munari Perniola Renaud Virilio Voli Liguori Editore Videosfera © Soggetto Frattale di Jean Baudrillard La trascendenza & esplosa in mille frammenti che sono come le schegge di uno specchio dove vediamo ancora riflettersi furtivamente Ia nostra immagine, appene prima di spatire. ‘Come frammenti di un ologramma, ogni scheggia contiene I'uni verso inteto. Le caratteristica dell’oggetto frattale & che tutta linfor mazione relativa all'oggetto & chiusa nel pid piccolo dei suoi dettagl Possiamo allo stesso titolo parlare oggi di un soggetto frattale che si diffrange in una moltitudine di ego ministurizzati tutti simili gli uni agli altri, si demoltiptica secondo un modello embrionale come in una coltura biologica, e satura il suo ambiente per scissipatita allinfinito, Come loggetto frattale rassomiglia tratto per tratto ai suoi compo: nenti clementari, il soggetto frattale non sogna che di rassomigliarsi in ciascuna delle sue frazioni. Egli involve al di qua di ogni rappre- sentazione, verso la pit piccola frazione molecolare di se stesso. Strano Narciso che &: non sogna pit la sua immagine ideale ma una formula di riproduzione genetica all'infinito. Somiglianza indefinita dellindividuo a se stesso allorché si risolve nei suoi elementi sempli- ci. Demoltiplicato dappertutto, presente su tutti gli schetmi, ma dappertutto fedele alla sua propria formula, al suo proprio modello. La differenza cambia senso di colpo. Non & pit la differenza fra un soggetto ¢ un altro, & Ia differenziazione interna dello stesso soggetto all’infinito. I Ia fatalita che lo governa 2 dell’ordine della vertigine interiore, dell'esplosione nellidentico, del miraggio non pitt della propria immagine, ma della propria formula di sintesi. Alienati, not not lo siamo pit agli altri e per gli altri, lo siamo ai nostri multipli cloni vietuali, Come dire che non lo siamo pitt del tutto... Il soggetto attuale non 2 pitt alienato, né diviso, né lacerato, Lotizzonte sessuale e sociale degli altri virtualmente scompatso ¢ Vorizzonte mentale si ristretto alla manipolazione delle immagini 30 Jean Baudrillard degli schermi. Bgli ha dungue tutto cid che gli serve. Perché doviebbe preoccuparsi ci sesso e di desiderio? Al filo delle reti nasce la disaffezione degli alti, di sé, contemporanea alla forma desettica delle spazio generata dalla velocit’, di quella del sociale, generata dalla comunicazione e dall'informazione, di quella del corpo, genetata dalle sue innumerevoli protesi Tutto dellessere umano, del suo corpo biologico, muscolare, animale, & passato nelle protesi meccaniche. Il nostro stesso cervello, ron ® pid in noi, ci fluttua attorno nelle innumetevoli onde hertziane e tamificazioni che ci circondano, Non & fantascienza, ® semplic mente la generalizzazione della teoria di Me Luhan sulle «estensioni dell uomo», Semplicemente, a forza di parlare'dell’elettronica ¢ della cibemetica come estensioni del cervello, in qualche modo & il cervello stesso che & divenuto un’estensione attticiale del corpo, ¢ che dunque non we fa pid parte. Si & esorcizaato il cervello come modello, per ‘meglio operazionalizzarne le funzioni. Se ne & fatta una protesi al'interno stesso del corpo. Cosi & Ia spirale del DNA: une vera protesi all'interno dell’individvo, di ognuna delle sue cellule. E questo vale per il corpo intero: a forza di parlare di tutte le protesi meccaniche ¢ enezgetiche come di una estensione del corpo, & il corpo stesso che 8 divenuto una estensione artificiale del? uomo, & I'omo che 2 divenuto un’estensione artificiale delle sue steste protesi. Mc Luhan vede tutto questo in modo molto ottimista come uuniversalizzazione dell'uomo tramite le sue estensioni mediatiche.. In realta invece di gravitare intorno a lui in ordine concentvico, tutte Ie parti del corpo dell'uomo, ivi compreso il suo cervello, si sono satelizeate intorno a lui in ordine eccentrico, si sono meste in orbita peer se stesse e, di colpo, in rapporto a questa estroversione delle sue stesse tecnologie, a questa moktiplicazione orbitale delle sue stesse funzioni, 2 uomo che diviene esorbitato, & l'uomo che diviene cccenitico. Rispetto ai satellti che ha ereato © messo in orbita & Tomo che oggi, con il suo corpo, il suo pensiero, il suo territorio, & divenuto esorbitante Egli non & pid inscritto da nessuna parte. B exinscritto al suo proptio corpo, alle sue proptie funzioni. En da oggi, senza patlare della demoltiplicazione genetica, c's tuna demoltiplicazione frattale delle immagini e delle apparenze del corpo. Videosfera © Soggetio Frattale 31 Visti da molto vicino, tutti i corpi, tutti i visi si rassomigliano. I: primo piano di un viso ® altrettanto osceno di un sesso visto de vicino. E un sesso. Ogni immagine, ogni forma, ogni parte del corpe vista da, vicino & un sesso. La promiscuita del dettaglio, l'ingrandi mento dello zoom prendono un valore sessusle. L'esorbitanza di ogni dettaglio o ancora la ramificazione, la moltiplicazione seriale dello stesso dettaglio ci attirano. Promiscuita esttema della pornografia, che decompone i corpi nei foto minimi elementi, i gesti nei loro minimi movimenti. E il nostro desiderio va a queste nuove immagini cinetiche, numetiche, frattali, artificial, di sintesi, perch® sono tutte di minima definizione. Si potrebbe quasi dire che sono asessuate come le immagini porno, per eccess0 di verita ¢ di precisione. Ma in ogni modo noi non cerchiama pid in queste immagini una ricchezza immaginatia, cerchiamo la vertigine della loro superficialita, l'attificio del loro dettaglio, Vint. ‘ita della loro tecnica. Il nostro vero desiderio & quello della loro artificiaita tecnica e di nient’altro, Stessa cosa per il sesso, Noi eéaltiamo il dettaglio dell ativita sessuale come, su uno schermo 0 sotto un microscopic, quello di uun'opetazione chimica 0 biologica. Noi cerchiamo la demeltiplicaz ne in oggetti parziali, ¢ il compimento del desiderio nella sofisticazio- ne tecnica del corpo. Cost come & cambiato in sé dalla liberazione sessuale, ess0 ion & pid che una diversibilied delle superfici, una pullulazione di oggetti multipli, dove fa sua finitudine, la sua rappre- sentazione desiderabile, la sua seduzione, si perdono, Corpo metasta- tico, corpo frattale non pitt promesso ad alcuna resurrezione. Colui che scivola sullo skate-board con il suo walk-man, Pintellet- tuale che lavora con il suo word-processor, il «rapper» del Bronx che volteggia freneticamente al Roxi o altrove, il «ogger, il cbody- builder»: dappertutto la stessa bianca solitidine, Ia stessariftazione natcisistica, che si inditizai al corpo o alle facolt2 mental Dappertutto il miraggio del corpo ® straordinario. B i solo coggetto sul quale concentrarsi, non come fonte di piacere o di sesso, ma come oggetto di responsabilita e desolata sollecitudine, nella ossessione del cedimento e della contro-prestazione, segno e anticipa- zione della morte, alla quale nessuno sa pit: dare altro senso che quello della sua prevenzione perpetua. Il corpo ® vezzeggiato nella cettenza perversa della sua inutilit2, nella certezza totale della sua 32 Jeon Baudrilland non-tesuttezione. Ora il piacere & un effetto di resurrezione del corpo, qualcosa per Ia quale il corpo oltrepassa questo equilibrio ormonale, vascolare € dictetico ossessivo nel quale si vuole rinchiu- derlo, cuesto esorcismo della forma e delligiene. Bisogna dunque far dimenticate al corpo il piacere come grazia attuale, Ia sua metamorlo- si possibile in altre apparenze, ¢ votarlo alla conservazione di una giovinesza utopica ¢ in ogni modo perduta. Poiché il corpo che si pone la questione della sua esistenza & git morto meti, e il suo culto attuale, met yoga € met’ estasi, & una preoccupazione funebre. La ccura che ci si prende di lui mentre 2 vivo prefigura il maquillage delle funeralhomes, dal sottiso innestato sulla morte. Perché tutto 2 IA, nell'innesto, Non si tratta di essere e nemmeno di avere un corpo, ma di essere innestati sul proprio corpo. Innestati sul sesso, sul proptio desiderto. Collegati con le vostre funzioni come su dei differenziali di energia 0 degli schermi video. Edonismo innestato: il corpo & uno scenario Ia cui curiosa melopéa igieni corre fra le innumerevoli palestre di rieducazione, di accrescimento muscolate, di stimolazione e simulazione che desctivono un'ossessio- ne collettiva asessuata Alls quale fa eco I'altta ossessione: quella d’essere innestati sul proprio cervello. Cid che la gente contempla o crede di contemplare sullo schermo del suo word-processor o del suo calcolatore & lopetare del proprio cervello. Oggi non 2 pit nel fegato 0 nelle viscere € rnemmeno nel cuore o nello sguardo che si cerca di leggere, ma semplicemente nel cetvello, del quale si vorrebbero rendere visibli i miliatdi di connessioni, ¢ assistere alla sua attivit& come in un video- game. Tutto questo snobismo cerebrale ed elettronico 2 di una grande affettazione. Lungi dall'essere il segno di un’antropologia superiore non & altro che il sintomo di una antropologia semplificata, ridotta « escrescenza tetminale del midollo spinale. Ma rassicuriamo- cit tutto questo & meno scientifico operative di quanto si pe Tutto cid che ci affascina, @ lo spettacolo del cervello e del suo fanzionamento, Noi ametemmo che ci fosse dato a vedere lo snodarsi dei nostri pensieri — e questa & una superstizione. Cosi Vuniversitario alle prese con il suo computer, correggendo, rimaneggiando, sofisticando senza posa, facendo di questo esercizio ‘una sorta di psicoanalisi interminabile, memorizzando tutto per sfug- gite al risultato finale, per respingere la scadenza della morte e quella, i Videosfere © Soggetio Frattale 33 fatale, della sctittura, grazie a un eterno feed-back, a una etema interazione con Ia macchina, il cui fanzionamento & identificato con quello del proprio cervello. Metaviglioso strumento di magia esoteri- ‘ca — in effetti ogni interazione si riduce sempre ad un dialogo senza fine con una machina — guardate il bambino e il suo computer a scuola: eredete che lo si sia reso interattivo, che lo si sia aperto al mondo? Si & solo riusciti a create. un citcuito integrato bambino- ‘machina, L'intellettuale, lui, ha infine trovato lequivalente di cid che il teen-ager aveva trovato nello stereo nel wall-man: una desublimazione spettacolare del pensiero, Ia videografia dei suoi concetti! Al Palace, il video domina la pista come gli schermi dominano tuna sala di radio-comando 0 come la cabina dei tecnici sovrasta lo studio ‘elevisivo 0 radlofonico. E la sala stessa € un ambiente Muorescente con un'illuminazione puntiforme, effetti stroboscopici, danzatori spazzati dai fasci di luce — gli stessi effetti di uno schermo. E tutti ne sono coscienti. Nessuna drammaturgia del corpo oggi, nessuna performance pud fare a meno di uno schermo di controllo — non per vedersi 0 riflettersi con la distanza e la magia dello specchio, no: come rilrazio- ne istantanea ¢ senza profondita. Dappertutto il video non serve che 4 questo: schermo di riftezione estatica che non ha pid niente dell'immagine, della scena o della teatralitt tradizionale, che non serve affatto a recitate ow contemplarsi, ma comincia a servire dovungue — a un gruppo, @ una azione, a un avvenimento, @ un piacere — a essere innestti su se stessi. Senza questo innesto circolace, questa rete breve e istantanea che un cervello, un oggetto, un awvenimento, un discorso creano innestandosi su di sé, senza questo video perpetuo, niente ha senso oggi. Lo stadio video ha rimpiazzato 10 stadio dello specchio. Non 2 narcisismo ¢ si ha torto ad abusate di questo ters descrivere questo effetto, per Non & un immaginatio narcisistico che si sviluppa intorno al video o alla steteocultura, ¢ un effetto di autoreferenza desolata, # un corto circuito che innesta immediatamente V’identico all’identico e ddunque sottolinea contemporaneamente la sua supetfciale intensith Ja sua profonda insignificanza. E I'effetto speciale del nostro tempo. Tale 2 anche Vestas della 34 Jean Baudrillard polaroid: tenere quasi simultaneamente l'oggetto ¢ Ia sua immagine, come se si realizzasse questa vecchia fisica, o metafisica della luce, nella quale ogni oggetto secerne dei doppi, dei cliché di se stesso che noi captiamo attraverso la vista. E un sogno. B la materializzazione ottica di un processo magico. La foto polaroid ? come una pellicola estatica caduta dalloggetto real. Al cuore di questa cultura video e'é sempre uno schermo, ma non cB per forza uno sguardo. La lettura tattile di uno schermo & del tutto differente da quella dello sguardo, B un'esplorazione digitale, dove occhio circola come una mano che avanza, secondo una linea spezzata incessante. I rapporto con l'interlocutore nella comunicazio- ne, con il sapere nell'informazione, & dello stesso ordine: tattile ed esplotatorio. La voce pet esempio, nella nuova informatica, o anche al telefono, 3 una voce tattle, una voce nulla © funsionale, Non & pid esattamente una voce, coal come per Jo schermo, non si tratta pid esattamente di uno sguardo. Tutto il paradigma della sensibilita & cambiato. Petch® questa tattilitt non 2 il senso organico del toccare. Essa significa semplicemente Ia contiguiti epidermica dell’occhio © dellimmagine, la fine della distanza estetica dello sguardo. Noi ci avviciniamo infinitamente alla superficie dello schermo, i nostri occhi sono come disseminati dentro T'immagine. Non abbiamo pitt la di- stanza dello spettatore in rapporto alla scena, non c’8 pitt convenzio- ne scenica. E se cadiamo cosi facilmente in questa specie di coma immaginario dello schetmo, & perché esso disegna un vuoto perpetuo che siamo sollecitati a colmare. Prossemia delle immagini, promiscui- {2 delle immagini, pornogtafia tattile delle immagini. Tuttavia, para- dosselmente, immagine che esso presenta & sempre distante anni luce. E sempre una tele-immagine. B situata ad une distanza molto speciale che non si pud definire che come insuperabile dal corpo. La distanza del linguaggio, della scene, dello specchio, @ supersbile dal corpo — ed & in questo che resta umane € si presta allo scambio, Lo schermo, lui, & virtuale, dunque invalicabile petché non si presta che a questa forma astratta, definitivamente astratta, che & la comunicazione. Nello spazio della comunicazione, le cose, gli uomini, gli spuardi sono in stato di contatto virtuale incessante, e tuttavia non si toccano mai. Poiché in esso né Ja distanza, né la prossimitA sono quelle del corpe in rapporto 2 cid che lo circonda. L'immagine virtuale & nello Videosfora e Soggetto Frattsle 35 stesso tempo troppo vicina ¢ troppo lontana, troppo vicina per esseve vera (per avere la prossimita vera della scena), troppo lontana per ‘essere falsa (per avere il fascino dell'artificio). Ne consegue che esia non & né vera né falsa e che crea una dimensione che non @ pid esattamente umana. Lo schermo del computer e lo schermo mentale del nostro cervello sono in una relazione moebiana, presi nella stesta spirale intrecciata di un anello di Moebius. Perché Pinformazione, la comunicazione ritornano sempre su se stesse, in una sorta di circon- voluzione incestuosa: esse funzionano in una continuit’ supecficiale del soggetto e delloggetto, dellinteriore e dellestetiore (dellevveni- ‘mento e del'immagine ecc.) che non pud tisolversi che in un anello, simulando la figura matematica dell'infinio. Cost prendete I'Uomo Vittuale con il suo apparecchio fotografi. co: egli non ne & servo come lo sarebbe di una macchina. Né libero d'altra parte; 8 un servitore obiettivo, assegnato all appatecchio come Vapparecchio gli @ assegnato, per un’involuzione delluno nell altro, una riftazione virtuale dell'uno per Psltro. L’apparecchio fa cid che il fotografo vuole che faccia, ma quest'ulkimo non esegue di rimando che cid che la macchina & programmata a fare. Egli & un operatore di virtualiti,e la sua funzione non & che in apparenza quella di captare i mondo, in realth & quella di esplorare tutte le virtualit’ di un programma, come il giocatore mira ad esausice tutte le virtualita del gioco. ER d’altra parte, la differenza fra un uso «soggettivon della foto dove il soggetto resta armato di una visione tiflessiva ed estetica del mondo, ela foto virtuale, la fotografia come macchina virtuale, la ‘eui responsebilita di fronte al mondo & nulla, ma le possibilita di gioco innumerevoll. Queste non sono pitt quelle del soggetto che capta Foggetto, sono quelle delloggetto che sfrutta In. virtualita dellobiettivo, In questa prospettiva, l'apparecchio fotografico & uns macehina che altera ogni volonta, che cancella ogni intenzionalit3, « non lascia trans-parite che il puro tiflesso del fare fotografie. Esse cancella anche lo sguardo, perché gli sostituisce Fobiettivo, che complice dell’oggetto, ¢ dunque di un rovesciamento della visione. La citta che avete fotografato durante una giomata, non la vedete pid. Ed & questa cancellatura, questa involuzione del soggetto. nella scatola neta, questa devoluzione della sua visione a quella, impersonale, dell’apparecchio, che sono magiche, Nello specchio, & il soggetto che gioca il suo realee il suo immaginatio. Nell cbiettivo, 36 Jean Baudrillard su tucti gli schermi in generale, ¢ col favore di tutte le tecniche mediatiche, ® il mondo a divenize virtuale, & Voggetto a liberarsi «in potenzar ¢ a darsi in spettacolo. Perché, nella fotografia, tutte le immagini sono possibili: E inversamente, non c’é atto né avvenimen- to che non si tifcanga in una immagine tecnica, non un’azione che non desideri essere fotografata, filmata, registrata, virtualizeata, che non cesideri confluixe in questa memoria ¢ divenire in essa eterna mente tiproducibile. La compulsione virtuale & quella di esistere in potenza, su tutti gli schermi ¢ al centro di tutti i programmi, diviene un'esigenza magica. Dov’é la libert® in tutto questo? # nulla, Non c’t scelta fotogra- fica né decisione finale. Ogni decisione seriale, parziale, frammen- taria e frattale. Solo la successione delle decisioni parzali, la serie mictoscopica delle sequenze e degli oggetti parsiali costituisce il ppercosso fotografico (come del computer e delle macchine analoghe). La struttura del gesto fotogrefico @ «quanticay, un insieme aleatotio i decisioni puntiformi. B ogni foto non sar& mai altro che una delle virvudlitd del programma intero, rispetto al quale tutte le fotografie sono possibili, ed eguali tra loro. Questa & la vertigine della scatola nera. Ed & questa vertigine, quests incertezza della scatola neta, che mette fine alla nostra volon- a Sono un uomo, sono una machina? Oggi non c’t pid risposta a questa domands, Realmente ¢ soggettivamente, io sono un uomo, virtuelmente sono una macchina. Stato originale di incertezaa antzo- pologica, def tutto comparabile a quello di incertezza sessuale in un’alira sfera, e all’incertezza radicale relativa allo statuto del sogget- to ¢ dell’oggetto nelle micro-scienze. Nel rapporto fra il lavoratore © sli oggetti tecnici, e le macchine, non c’é alcuna incertezza: il Tavoratore & sempre in qualche modo esttaneo alla macchina e di conseguenza pet essa alienato. Conserva Ia sua qualita di uomo aliensto. Mentre le macchine virtuali, le nuove tecnologie non mi aliensno affasto. Formano con me uit circuito integrato (¢ i! principio dellinterfaccia). Computers, calcolatori, television’, video, ¢ anche Papparecchio forografico, sono, come lenti a contatto, protesi traspa- renti, come integrate al corpo, fino 2 farne quasi geneticamente catdiaci (o ancora quella famosa epapula» parte, come gli stimolato Videosfera e Soggetto Frattle 37 di Philip K- Dick, piccolo impianto pubblicitario innestato nel corp ‘umano alla nascita che serve da segnale d’allarme quasi biologico! Volontario o no il legeme con un terminale

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