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FRATELLI BOCCA, Lbrai-Editori - TORINO, Va Carlo Alberto, 3 - MILANO - ROMA

BIBLIOTECA DI SCIENZE MODERNE


(Eleganti volumi in 8)

1. SERGI. Africa. A n t r opologia delle stupe camitica. Con 118 fg. ed


una carta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . L. 10.
2. NIETZSCHE. Al di l del bene e del male. P reludi o d ' u n a filosofia
d e l l ' a v v e n i r e . 5' edizione . . . . . . . . . . . . . . " 8.
3. ZINI. Propriet individuale o propriet collettiva? (Soltanto pi
copie legate) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . " 9.
4. VERWORN. Fisiologia generale. . . . . . . . . . . . . (esaurito)
5. CICCOTTI. Il tramonto della schiavit nel mondo antico . . . (esaurito)
6. VILLA. La psicologia contemporanea. 2a ediz. . . . . . . . . " 12.
7. NIETZSCHE. Cos parl Zarathustra. Un libro per tutti e per nessuno.
5a edizione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7 10.
8. SERGI. Specie e variet umane. Con molte figure. (Soltanto copie
legate). . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . " 8.
9. BARATTA. I terremoti d'Italia. CON 136 sismocartogrammi. (Soltanto
copie legate) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . " 25.
10. SPENCER. I primi princip. 4a ediz. . . . . . . . . . (m preparaz.)
11. STIRNER. L' unic o. Con introduzione di E. ZOCCOLI. 3a ediz. . " 20.
12. DE MICHELIS. Le origini degli Indo-Europei. . . . . . . . . " 15.
13. SPENCER. Fatti e commenti (Soltanto copie legate) . . . . . " 10.
14. SERGI. L'origine dei fenomeni psichici e il loro significato bio-
logico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (esaurito)
15. SPENCER. Introduzione alla scienza sociale . . . . . . . . " 9.
16. Le basi della morale . . . . . . . . . . . . . . . " 7.
17. JAMES. La coscienza religiosa . . . . . . . . . . . . (esaurito)
18. SPENCER. Le basi della vita . . . . . . . . . . . . . . " 10.
19-20. PIERSON. Trattato di economia politica. . . . . . . . . (esaurito)
21. HARNACK. La missione e la propagazione del cristianesimo nei
primi tre secoli . . . . . . . . . . . . . . . . . " 14.
22. NIETZSCHE. La gaia scienza . . . . . . . . . . . . . . (esaurito)
23. SPENCER. L'evoluzione della vita . . . . . . . . . . . . " 7.
24-25. HOFFDING. Storia della filosofia moderna. Due volumi. -
2d edizione . . . . . . . . . . . . . . . . . . " 25.
26. ZOCCOLI. L'anarchia. Gl i agitatori, le idee, i fatti . . . . . . . 14.

prezzi devono essere aumentati del 30 % ad eccezione di quelli in-


dicati netti.
L'UNICO
M. STIRNER

L'UNICO
VERSIONE DAL TEDESCO

Brought to you by
CON UNA INTRODUZIONE
DI

ETTORE ZOCCOLI
The Egoist Archive
D. T. Davis TERZA EDIZIONE

Version 1.0

TORINO
FRATELLI BOCCA. EDITORI
Librai di S. M. il Re d'Italia
ROMA MILANO
Corso Umberto I, 216-217 Corso Vitt Eman., 21

1921
indice:

INTRODUZIONE..................................................................................... Pag. ix

lo ho riposto le mie brame nel nulla...................................... Pag. 1

PARTE PRIMA. L'UOMO.


PROPRIET LETTERARIA I. Una vita umana................................................................... Pag. 7
II Uomini del tempo antico e moderno........................... 13
1. G LI ANTICHI ..................................................................... id.
2. I MODERNI.......................................................................... 22
1. Lo spirito................................................... 24
2. Gli ossessi...................................................... 30
Sancasciano-Pesa Stab. Tipo-Lit Stianti. Il regno dei fantasmi.......................................... 35
Un ramo di pazzia.............................................. 38
3. La gerarchici................................................... 60
3. I L IBE R I....................................................................... 89
1. Il liberalismo politico........................... . . id.
2. Il liberalismo socialista. . . . . 106
I l liberal ism o um ano.................................... 114

PARTE SECONDA. IO.

1.
L' O R I G I N A L I T . .................................................. Pag. 141
2.
L' I N D I V I D U O P R O P R I E T A R I O ........................................... 156
3.
L A M I A P O T E N Z A ........................................................... 168
4.
I M I E I R A P P O R T I ............................................................ 191
L a m i a g i o i a................................................... 293
III L'Unico........................................................................ 331
INTRODUZIONE
SOMMARIO. I. La presente traduzione dell'opera dello Stirner. Primi studi
relativi a quest'opera: Saint-Ren Taillandier; Th. Funck-Brentano. Inter-
preti e divulgatori successivi: F. Nietzsche; J. H. Mackay. Posizione
dello Stirner relativamente agli agitatori anarchici: M. Bakounine; P. Kro-
potkine; B. R. Tucker; L. Tolstoi. Gli agitatori minori: un opuscolo stir-
neriano di J. Most. M. Stirner e P. -J. Proudon. II - I precedenti
dell'ateismo stirneriano: La vita di Ges di D. F. Strauss; i lavori di F.
C. Baur; L'essenza del Cristianesimo di L. Feuerbach. L'umanismo del
Feuerbach. La giorane Germania e G. Marr. La vita e gli scritti dello
Stirner. III. - Le idee dello Stirner; la negazione religiosa; la negazione
dello Stato; l'individuo. IV. - Compito degli studiosi dello Stirner.

I.
Se nell'editore della presente traduzione io avessi veduto l'in-
tento palese, o anche semplicemente tacito, di rendere, come si
dice, popolare l'opera dello Stirner, non avrei assolutamente aderito
alla domanda di scrivere questa introduzione. E per due ragioni;
prima di tutto perch, in simile caso, avrei dovuto preoccuparmi
di opporre allo Stirner un contradditorio, ci che difficilissimo
in molte pagine e impossibile in poche; e secondariamente perch,
quanto pi le forze di uno studioso sono modeste, tanto meno ha
il dovere di rendersi responsabile della diffusione di dottrine, alle
quali la propria coscienza gli comanda nel modo pi assoluto di
non partecipare.
Ma qui, per buona ventura, siamo nel campo sereno della
scienza. L'editore Bocca, ponendo mano alla presente traduzione,
mi ha fatto l'onore di interpretare un voto che io formulai gi
altrove, scrivendo a lungo dello Stirner stesso. Ed il voto era che
la cultura italiana, per preparare valevolmente il terreno alla
X XI
valutazone critica delle dottrine che esorbitano dal crchio delle Prima che si faccia anche solo il tentativo di raggiungere
normali acquisizioni scientifiche, cominciasse con averne una cono- questa mta bisogner che corrano parecchi anni. Ma il primo
scenza esatta e scrupolosa ossia di prima mano. In tal modo il esperimento ben lontano dall'essere coronato di successo. Si pu
danno della cognizione imperfetta di una dottrina, quale avver- anzi dire che fu una sconfitta addirittura. E la sconfitta tocc ad
rebbe diffondendola con intendimenti di propaganda dogmatica, si un altro scrittore francese, che esponendo il pensiero dello Stirner
converte nel pieno vantaggio di una cognizione consapevole, che e proponendosi di combatterlo, non seppe fare di meglio che dar
porge il filo direttivo per valutarne F intimo significato astratto e saggio di una agilit ben poco invidiabile nel menar colpi da tutte
le pi sottili derivazioni pratiche. le parti con un assai discutibile decoro di scienziato, e, ci che
Per nessun autore, meglio che per lo Stirner era necessaria e peggio, don una evidente ignoranza del circostante svolgimento
doverosa questa premessa. Egli ci trasporta nel centro di una del pensiero tedesco. Eccone un saggio che non mi voglio pren-
cos assurda concezione della vita, che raggiunge, prima di tutto, dere la noia di tradurre: " Pauvre Max Stirner, lui aussi n'est
e come mai nessuno meglio ha saputo, lo scopo immediato di di- qu'un cafard! Il croit au progrs, il croit la puissance de la
sorientare la mente del lettore. Tutti senza eccezione gli studiosi parole, et aver sa plume il veut bouleverser le monde; grimaces
dello Stirner, anche i non deliberatamente apologetici, tradiscono que tout cela; un muet brutal, sauvage, cruel, voil le moi rel
questo strano asservimento alla attrazione allucinatoria che si posteriori de Max Stirner. Il drive en ligne droite du moi pur
dilata dalle dottrine di lui. et priori du grand sophiste de Koenigsberg " (1).
Il primo scrittore, per esempio che fece conoscere alla Fran- Non mi fermo a rilevare le inesattezze. E certo per che que-
cia, appena un paio d'anni dopo la sua comparsa in Germania ste poche parole bastano per palesare la contrariet di uno scrit-
(la quale accadde nel 1845), l'opera che qui tradotta, scopriva tore messo a mal partito dalla dialettica stirneriana, come del
questo suo speciale stato d'animo e di disagio intellettuale e sen- resto lo conferma anche un altro passo, ove lo stesso scrittore,
timentale con queste parole veramente tipiche: " Che si sia tro- che il Funck-Brentano, cercava di segnare le grandi linee per le
vata una penna per scrivere simili cose, per scriverle con tanto quali la dottr na dello Stirner divent pi tardi l'imperativo della
sangue freddo, con una cos corretta eleganza, un mistero incom- propaganda nihilista ed anarchica. Trascrivo anche questo, per-
prensibile. Occorre aver letto questo libro per essere persuasi che ch tra poco, dalle considerazioni che far seguire, ne risulteranno
esiste " (1). Non sarebbe possibile rendere palese con maggiore tutte le esagerazioni ed inesattezze, che confermano quello che
nitidezza la sorpresa che l'opera dello Stirner suscit alli sua TH FUNCK-BRENTANO, Les sophistes allemands et les nihilistes russes, Paris,
Plon, 1887, p. 189. Tutta quest'opera una critica tendenziosa ed estrema-
apparizione. E nemmeno sarebbe possibile fare una confessione mente superficiale della filosofia tedesca post-hantia na. Valgano, come esempio,
pi chiara, per quanto tacita, d'intera rinunzia al proposito e queste parole assai indeterminate: Comme une large tache d'huile la sophistique
alla fiducia di poterlo confutare con esito felice. allemande s'est insensibilment tendue sur l'Europe entire. Cette incroyable
influence ne fut aquise ni par l'clat du style, ni par l'loquence entranante
(1) SAINT-REN TAILLANDIER, De la crise actuelle de la philosophie hglienne. de crivains, le plus souvent obscurs, lourds et fatigants, mais grce l'tat des
Les partis estrmes en Allemagne. Revue d e s d e u x m o n d e s , 1847, vol. XIX, esprits, qui, comme une terre appauvrie par un culture force, absorbrent leurs
p. 262. E poco prima a proposito della serenit con la quale la Stirner arriva doctrines fuyants . Ibid., p. 1 Con questo preconcetto, persino lo Stirner,
alle sue estreme conseguenze, lo stesso scrittore osservava: Heureux homme ! esposto attraverso il formulario della metafisica hegeliana, diventa irriconosci-
(Stirner) il n'a point de scrupules, point d'hsitation, nul remords. Jamais dia- bile. Il Funck-Brentano ne d infatti questo giu lizi o abbastanza sibillino: Eu-
lecticien n'a t mieux dfendu par la scheresse de sa nature. Sa plume mme vre remarquable dans laquelle la synthse de l'tre et du non-tre s' incarne
ne tremble pas; elle est lgante sans affectation, gracieuse sans parti pris. L pour devenir un tre rel, ou l'antinomistique et le panlogisme prennent de
o un autre serait agit, il sourit naturellement. L'athisme lui est suspect, la consistance logique en parlant une langue intelligible, et le moi trascendental
comme trop religieux encore: complter l'athisme par l'gosme, voil la tche se change enfin en un moi vivant . Ibid., p. 183.
qu'il remplit, et avec quelle aisance, avec quelle tranquillit d'ame! , Ibid., p. 259
XII XIII
vorrei chiamare panico dottrinale, da cui i lettori superficiali o ingegno singolare. La deferenza che egli accorda allo Stirner, come
indotti dello Stirner, si sono lasciati e si lasciano tuttora pren- ad un maestro, prova per lo meno ch'egli sente il bisogno (per
dere: " A partir de l'apparition de l' Unique et sa propriet), scri- quanto indicibilmente mal soddisfatto) di far capo ad una convin-
veva il Funck-Brentano, la formule de la nouvelle cole tait zione che sia basata sul ragionamento. Basterebbe questo per di-
trouve; le livre devient le vade mecum de tous les rvolution- stanziarlo dall' innumerevole coorte di quegli altri propagandisti
naires allemands. Tandis que Schopenhauer et M. de Hartmann di fatto che scelgono la pi breve via, l' unica possibile alla loro
concluront au nant, ceux-l ne concluront plus, mais marcheront miserevole cultura e alla loro indisciplinatezza logica, di arrivare
vers la ralisation de leur programme. Ils donueront naissance all'azione per mezzo di una deviazione del sentimento.
au nihilisme en Russie, fondrent l'Internazionale dans les autres Io non voglio per, poich rispetto i lettori, onorare il Mackay
pays, et leur cole deviendra le terreur des Etats modernes. On di un eccessivo atto di cortesia. Se meritevole d' un accenno re-
ne joue pas avec la sophistique, les hommes sont trop nafs, trop lativamente ai suoi confratelli, ben lontano dal prendere un posto
sincres " (1). di prima fila tra gli studiosi di coscienza severa. Il volume da lui
A questo gruppo di interpreti insufficienti e di contradditori scritto sulla vita e l'opera dello Stirner (1), quando non una al-
ingenuamente rtori (potrei andare per le lunghe esemplificando litterazione esegetica del pensiero dello Stirner stesso, divaga an-
assai pi diffusamente) sono paralleli altri due gruppi di scrittori, ch'esso in amplificazioni retoriche ed apologetiche che non hanno
i quali o si sono limitati ad una scarna esegesi del pensiero stir- alcun rapporto con quel pensiero. Pi giovevole invece, per l'ana-
neriano, o ne hanno derivato succo e sangue per rinverdire quel- lisi dello svolgimento ideologico dell'autore dell' Unico, la rac-
l'arido germoglio originario nella fioritura d'una dottrina novella. colta, curata dal Mackay medesimo, degli scritti minori dello Stir-
Tra i primi compresa quasi intera la gran folla degli agitatori ner; i quali scritti non tutti i lettori potrebbero o vorrebbero
anarchici. Tra i secondi campeggia la figura di Federico Niet- (quantunque, come si pu dimostrare, metterebbe conto di farlo)
zsche (2), che si lascier addietro probabilmente per sempre l'effi- andare a cercarli nelle giaciture originali, in cui vennero pubblicati
mera legione di imitatori e contraffattori, di che rigurgita la lette- dall'autore, in diversi momenti, su riviste o giornali tedeschi di
ratura dei cos detti decadenti francesi (3) e, per riflesso non mai quegli anni (2).
scongiurato, anche di quelli, e per fortuna sono pochi, italiani. (1) J. H. MACKAY, Max Stirner, sei Leben und sein Werk, Berlin, Schuster u.
Domando la grazia (non osando supporre che il lettore ne in- Lffler, 1898. Per chi fosse desideroso di cercare altre opere del Mackay, il
quale nei suoi scritti fonde insieme le dottrine del Proudhon, dello Stirner, e del
dovini il perch) di non parlare del Nietzsche. Mi fermer piut- Tucker ricorder: Die Anarchisten. Kulturgemalde aus dem Ende des XIX Jahrhun-
tosto un momento sugli agitatori anarchici. Tra costoro bisogna derts Zrich, Verlags-Magazin, 1891 (Altra edizione stampata a Berlino nel 1893,
fare prima di tutto il nome di colui che deve essere considerato in parte sequestrata e rimessa in vendita nel 1895). Da quest'opera estratto un
come il pi vigile custode e volgarizzatore della dottrina del mae- capitolo molto diffuso a scopo di propaganda e tradotto in francese, inglese,
irlandese, tzeco, ecc.: Die Tragdie von Chicago. Zar Erinnerung an den 11 Nov.
stro: Giovanni Enrico Mackay. Egli un dottrinario anarchico di 1887, Cincinnati, 1891. Cfr., per maggiori particolari: E. ZOCCOLI, I gruppi
(1) Ibid., p. 189. anarchici degli Stati Uniti e l'opera di Max Stirner, Modena, Vincenzi, 1901,
p. 232, n. 25.
(2) Cfr. R. SCHELLWIEN, Max Stirner und F. Nietzsche, Erscheinungen des mo-
dernen Geistes und das Wesen des Menschen, Leipzig, Pfeffer, 1892 (2a ediz., ibid., (2) Max Stirner's kleinere Schriften, herausgeg. J. H. MACKAY, Berlin Schuster
1899). E, per maggiori particolari: E ZOCCOLI, Federico Nietzsche, ecc., 2a ediz., u. Lffler, 1898. Tra poco trascriver le indicazioni bibliografiche dell'opera
Torino, Bocca, 1901: Bibliografia, pp. 309-331, passim. principale dello Stirner. Intanto pu interessare a qualcuno conoscere la giaci-
tura originale di questi scritti minori raccolti dal Mackay. Metto a profitto mie
(3) J. BOURDEAU, nella sua stringata ed esatta memoria sull' Anarchie (inse-
ricerche gi sfruttate altrove (I gruppi anarch., ecc., p. 233, n. 26): Recensenten
rita nel N o u v e a u d i c t i o n n . d ' c o n . p o l i t. di L. Say. Suppl., Paris, Guil-
Stirner's: W i g a n d ' s V i e r t e l j a h r s c h r i f t , III Bd., Leipzig, 1845; Das un-
laumin, 1897, p. 21), si ferma a questo proposito su Maurice Barrs, dandogli
vahre Princip unserer Erziehung oder Humanismus und Realismus: Beil age z u r
merito d'aver studiato in alcune opere (L'homme l i b r e ; Ennemi des lois, ecc. ), con
analisi elegante e sottile, lo stato d'anima egoistico-anarchico .
XIV XV
poi inutile aggiungere che il Mackay, da fervido discepolo lasciando sussistere la propriet; il pietismo rivoluzionario del
quale tiene ad essere, provvide anche al decoro del sepolcro del Tolstoi, che comanda di non opporsi al male per mezzo della forza
maestro, e dett una iscrizione che fu murata nella casa ove, in e respinge, in nome dell'amore, il diritto, sia pure in un modo
Berlino lo Stirner mor. non assoluto, ma per i popoli civili del nostro tempo, e per con-
Ho detto che il Mackay dev'essere considerato come il pi vi- seguenza anche l'istituzione giuridica dello Stato e della pro-
gile custode della dottrina del maestro. Fatte le debite proporzioni priet; tutte queste dottrine, insomma, trovano il germe pros-
egli stato ed quello che l' Engels fu per Carlo Marx. Ma non simo o remoto di quella vitalit che le ha imposte all'attenzione
tutti gli agitatori anarchici, che trovarono nell'individualismo cri- odierna del pubblico nella dottrina dello Stirner.
minale dello Stirner la miniera aurifera delle loro argomentazioni, Ma, lo Stirner, si potrebbe dire, non forse da alcuni, per
vollero dimostrare altrettanta memore devozione per il maestro. esempio dal Tolstoi, nemmeno direttamente conosciuto. Questa
Non lo contraddissero mai, lo saccheggiarono senza fine e lo ricor- ignoranza senza dubbio assai probabile. Ma ci vuol dire una
darono poco. Ecco la posizione quasi costante di tutti i teorici di queste due cose, o tutte e due simultaneamente: o che le idee
dell'anarchia che sono oggi pi in vista, rispetto allo Stirner. dello Stirner sono penetrate nei pi sottili meati e nelle pi di-
Chi abbia un po' sotto mano l'intelaiatura dialettica del libro sparate manifestazioni di quella corrente del pensiero contempo-
dello Stirner fa molta fatica a non persuadersi che tutti, o prima raneo che non corre parallela con le diuturne acquisizioni delle
o poi, in quest' idea fondamentale o in quella particolare, saccheg- indagini che danno vita alla vera scienza; o che quelle stesse
giano l'opera dello Stirner. Poco contano certe differenze generali idee che lo Stirner raccolse sotto una rigida formula apparente-
di metodo, se pure si pu parlare sul serio di metodo relativa- mente originale, non erano altro che l'effetto spontaneo, la con-
mente alla dottrina anarchica. Cos, per citare nomi di teorici del- clusione necessaria, il risultato estremo di una precedente larga
l'anarchia noti a tutti, il grossolano evoluzionismo materialistico preparazione dottrinale, che, se si cristallizzata prima, in ordine
del Bakounine (scrivo questo nome e altri analoghi con la corrente di tempo, nello Stirner stesso, continua poi anche oggi la sua
ortografia francese), che si concreterebbe in una inafferrabile legge efficacia, non del tutto esaurita, nella mente di non pochi pensa-
del progresso, conducente dallo stato meno perfetto allo stato pi tori, i quali hanno collo Stirner una cosi grande affinit intellet-
perfetto possibile, accompagnato dalla scomparsa del " diritto giu- tuale che data un'analogia di cultura debbono necessariamente
ridico " e quindi dello Stato e della " propriet illuminata "; essere condotti ad una sorprendente analogia di resultati teorici
l'ottimismo utopistico del Kropotkine, che prenderebbe consistenza e pratici.
in un progresso dalla esistenza meno felice alla esistenza pi fe- Questa seconda indagine ci porta nel cuore stesso dell'opera
lice possibile, ancra accompagnato dalla scomparsa del a diritto dello Stirner e ne parleremo tra poco. Per l'altro punto, la pi
giuridico ", e quindi ancra dello Stato e della " propriet pri- scrupolosa avvedutezza critica non pu rispondere negativamente.
vata "; l'egoismo libertario, pur non contrario all'esistenza del
diritto, del Tucker, conducente tuttavia all'abolizione dello Stato Che sono mai i tre o quatto nomi di agitatori anarchici ora
nel modo pi assoluto, senza restrizioni locali ne temporali, e pur ricordati, di fronte al numero sterminato degli adepti, il cui nome
si perde dietro l'ombra dell'idea che rappresentano? Lo studioso
R h e i n i s c h e n Z e i t u n g , Kln, 1842, (ripubblicato nella N e u e d e u t s c h e
R u n d s c h a u Berlin, genn. 1895); Die philosophischen Reationare: R h e i n i s c h e
del fenomeno anarchico, avendo occasione divedersi cader sot-
Z e i t u n g , 1842; (ripubblicato in M a g a z i n f r L i t e r a t u r , Berlin 1894); t'occhio a pi riprese il nome estremamente modesto e gli scritti
Ueber K. Rosenkranz's Konigsberger Skizzen: R h e i n i s c h e Z e i t u n g , 1842; Eini- spesso altrettanto estremamente infantili di agitatori anarchici
ges Vorlufige vom Liebensstaat: B e r l i n e r M o n a t s s c h r i f t , 1843; Die Myste- minori, con tutta facilit preso dall'illusione che quei nomi e
rien von Paris von Eugene Sue, i b i d . , pp. 302-332. quegli scritti abbiano gi il loro posto nella circolazione normale
del pensiero corrente. Ed quindi facilmente proclive ad ammet-
tere in modo pacifico, che ogni singola manifestazione di quegli
XVI XVII
scrittori sia un resultato individuale di studi freschi ed assidui, stampa periodica, e specie in Le Peuple e La voix du Peuple:
analogo a quello di ogni altro pensatore che si dedichi all'ana- articoli pi tardi raccolti in volumi che possono oggi essere alla
lisi dei problemi sociali del mondo contemporaneo. Ma accade portata di tutti, e quindi anche degli agitatori anarchici (1).
invece proprio il contrario. La grande maggioranza dei propagan- Del resto si comprende benissimo la costanza di questa duplice
disti spiccioli dell'anarchia, costituisce una complessa irradiazione derivazione. Se allo Stirner sono sopravvissute le sue idee, le quali
uscente spesso da un centro dottrinale comune. Si copiano l'un tanno un aspetto sistematico sufficiente per offrire materia alle
l'altro in una maniera molte volte inverosimile e ci favorito pi minute amplificazioni reclamate dai nuovi atteggiamenti sociali
dalla grande copia di traduzioni di opuscoli e piccoli catechismi svoltisi dopo un mezzo secolo da che apparve l'opera sua; al
divenuti, per cos dire, classici in argomento, i quali circolano tra Proudhon invece sopravvissuta la forma con la quale egli, per
gruppi anche remotissimi recando la medesima parola d'ordine (1). un altro mezzo secolo, rec nel cuore stesso dello svolgimento
Cos avviene che la sostanza fondamentale di tali scritti , molto politico ed economico della Francia, la dialettica corroditrice di
pi spesso di quello che non si possa credere, attinta dall'opera un iperbolico ideale rivoluzionario. Ed ecco come le predicazioni
dello Stirner, il quale uno di questi centri, e forse il principale; anarchiche degli agitatori meno in vista, le quali sono le pi dif-
mentre la forma libellistica con che le idee sono rivestite, si plasma fuse, presentano uno strano amalgama di metafsica, sofistica te-
con analoga persistenza sulla violenta fraseologia che rese gi ce- desca, colorata con le allucinazioni rettoriche di un libellista fran-
lebre il Proudhon in tutte le fasi della sua vita di pubblicista, cese; e possono infiltrarsi, come un fluido incoercibile, anche in
dalle prime memorie sulla propriet fino agli articoli inseriti nella quelle coscienze, non di rado di uomini geniali, che dell'uno e
(1) Limiter la prova di quanto dico ad un solo esempio, il quale, natural- dell'altro di quei due scrittori conoscono appena o poco pi che
mente, dei p i tipici. Pochi sapranno che Giovanni Most, agitatore anarchico il nome fosforescente.
direttore della Freiheit (periodico uscito la prima volta il 3 gennaio del 1879 in
Londra, e che ha subito una serie di peripezie inverosimili), autore, tra altri
scritti non pochi maggiormente noti, anche di un opuscoletto ateo, il quale
ricalcato pedissequamente sulla falsariga stirneriana. Tale opuscolo fu pubblicato
II.
la prima volta in New-York nel 1883 col titolo rivelatore: Die Gottespest und
Religionsseuche. Quante edizioni e traduzioni se ne fecero successivamente? Non Ma qui mi corre obbligo di fermarmi allo Stirner e, prima di
facile stabilirlo con precisione. Lo Stammhammer, di solito cos diligente, (Cfr. tutto, di rispondere alla domanda che mi sono gi posta: quali,
Bibliogr. d. Socialismus u. Communismus, Jena, Fischer, 1893, p. 154), cita solo cio furono i precedenti teorici dell'opera sua.
una 7a ed., ancra New-York, s. a. ( R e v o l u t i o n r e V o l k s s c h r i f t e n , I);
ma per quanto mi risulta, si giunti fino alla 12 d ediz., ibid., 1887 ( I n t e r n a , L'opera di Stirner (e pare strano affermarlo) si riconnette con
t i o n a l e B i b l i o t h e k , n. 3), ristampata nel gennaio 1893. Delle innumerevoli una rivoluzione teologica, che si oper in Germania nei primi
traduzioni ricorder appena le seguenti: due inglesi (The deistic pestilence a. re- decenii del secolo scorso, e che trov il suo suggello nella Vita
ligions plaque of man, 1884; God, Heaven a. Hell, 1890: Int. Bibl., n. 14) ; una di Ges dello Strauss, la quale, come noto, apparve nel 1835.
olandese (De Godspest, La Haye 1890); parecchie francesi (La Peste religeuse: La
c r i t i q u e s o c i a le, Genve, 1888, e in estratto ibid.; Paris, 1892; Bruxelles, (1) Avr occasione di dimostrare altrove, con maggior agio, questa carette-
1894, ecc. ); due italiane ( L a peste religiosa; B i b l . e c o n o m i c a , n. 1, Marsala, ristica sopravvivenza stilistica del grande pamphltaire francese, che il Kropotkine
1892; N u o v o c o m b a t t i a m o , Genova, 29 sett. -10 nov. 1888); una spagnuola chiama padre dell'anarchia . Essa ha ben pi valore di una semplice diva -
in La V o z d e l T r a b a j a d o r , Montevideo, 22 die., 1889; una portoghese (in Razion
Os B a r b a r o s , Coimbra, 1 oct. -15 dic., 1894, e in estratto, ibid., 1895). Come aneddotica, e gi il Marx, nella sua unilaterale ma mirabile critica al
si vede, pochi libri raggiungono un simile onore, e ci dimostra ad esuberanza Proudhon, vi si ferm di proposito a lungo (Cfr. Misere de la philos.; rponse a
come alle popolarizzazioni dello Stirner, se non alla sua opera originale, non la philos. de la misere de M. Proudhon. Paris, Giard, 1896, pp. 246, 247, 253, e
sia mancata una diffusione quasi inverosimile. 254). Si pu per es., dimostrare che il famoso Toast l rvolution del Proudhon
la stereotipia di centinaia di opuscoli rivoluzionari posteriori. Gli articoli
ricordati nel testo sono raccolti in tre volumi delle Oeuvres compltes (XVII, XVIII,
XIX Paris, Lacroix, 1870).
STIRNER: L'Unico. 2:
XVIII XIX
Vuol dunque dire che anche all'opera dello Strauss, non man- di tutte le sue scappatoie, Il razionalismo vedeva lacerarsi il tessuto
carono larghi precedenti di preparazione. La vecchia teologia, a artificiale delle sue esplicazioni cosi dette naturali, il soprannatu-
somiglianz dell'ortodossia moderna, non conosceva critica dei ralismo vedeva distruggersi il laborioso edificio della sua apolo-
testi biblici, ammetteva che i diversi testi contengono la storia getica, gli irresoluti d'ogni gradazione si vedevano scossi nel loro
esatta, e che tale storia sfugge alle leggi secondo le quali si svol- quietismo e forzati di porre con rigore, di troncare con fermezza
gono gli avvenimenti, ossia di ordine soprannaturale. Il razio- le questioni di cui avevano fino a quel momento evitate le diffi-
nalismo sopraggiunto, tenendo fermo il principio delle indiscutibili colt con tanta destrezza " (1). E che cosa voleva lo Strauss?
verit contenute nella Bibbia, cerc di spiegare gli avvenimenti Egli, ponendo implicitamente una questione di metodo, voleva
come fatti semplici e naturali, indipendentemente da ogni inter- che i Vangeli fossero interpretati secondo gli stessi principi, con i
vento miracoloso. " Ma siccome, nella realt, sono evidentemente quali si interpretano e si giudicano le altre tradizioni; vale a dire
miracoli, quelli che gli scrittori biblici raccontano e vogliono rac- che alla ricerca critica non si imponessero r isultati preconcetti,
contare, la dimostrazione di cui si trattava offriva difficolt sin- ma si attendesse da essa medesima i risultati ai quali doveva ar-
golari. Bisognava trovare il mezzo di trasformare i fatti che i nar- rivare. Voleva, insomma, ed applicava il metodo storico, e ci
ratori stessi davano come soprannaturali in fatti naturali, e ci equivaleva a relegare la fede al miracolo nella categoria delle ipo-
senza attentare alla loro essenza storica. Non importa, l'arsenale tesi preconcette (2).
del razionalismo era riccamente munito di apparecchi necessari
per questa operazione. La lingua, da sola, offriva gi dei mezzi Aperta cosi la via dallo Strauss, un altro studioso il quale,
inesauribili " (1). Ma lo sdrucciolo era pericoloso: si lasciava sussi- prima ancra della comparsa della Vita di Ges, si era dedicato
stere la credibilit e l'autorit dei libri santi, ma si faceva del con una larghezza sorprendente a quest'ordine di studi, Cristiano
loro contenuto storico qualche cosa di differente di ci che in Baur, trov un terreno favorevole nell'attenzione e nell' interesse
realt. Era un passo rispetto al soprannaturalismo, ma ci si arre- degli studiosi, per portarvi il contributo delle sue indagini per-
stava a met cammino, senza penetrare nell'esame storico degli sonali. E come il punto di partenza dello Strauss era stata la filo-
scritti biblici. sofia, quello del Baur fu la storia; il lavoro di questo presup-
poneva il lavoro di quello. Rest tuttavia tra i due dotti questa
Lo Schleiermacher e Giorgio Federico Hegel furono i giganti differenza: che per il Baur la critica della tradizione non fu che
di questo movimento razionalistico. E quest'ultimo in ispecie ebbe il mezzo di preparare l'opera della ricostruzione storica, mentre
continuatori che lo seguirono, tanto nel primo periodo del pi per lo Strauss l'elemento positivo della storia non fu che il residuo
rigido razionalismo, come pi tardi quando egli fece correre la quasi insignificante delle sue analisi critiche (3). Se lo Strauss
parola d'ordine della riconciliazione della fede con la scienza, e aveva cercato di combattere dei pregiudizi e di liberare la teo-
dichiar a tutto vantaggio dell'idea, che l'elemento storico della logia dalla impossibilit dell'esegesi soprannaturalista e dai gro-
fede era quasi del tutto indifferente e trascurabile. vigli dell'esegesi razionalista; il Baur cerc soprattutto di illumi-
" Tale era la situazione, continua lo Zeller, allorch apparve nare di viva luce l'origine e il primo svolgimento del cristianesimo.
nel 1835, la Vita di Ges dello Strauss. L'eco di questo libro Ma dodici anni prima che il Baur pubblicasse appunto quella
fu il pi straordinario che mai opera teologica abbia avuto in minutissima opera di critica storica che " Cristianesimo dei
Germania. Le illusioni della teologia biblica erano d'un tratto (1) Op. cit., p. 94.
solo messe a nudo per mezzo di una critica precisa, inesorabile
(2) Per il mio compito, che quello di tracciare i precedenti prossimi della
che seguiva l'avversario in tutte le sue trincee e mostrava il nulla comparsa dell'opera dello Stirner (1845), non mi occorre seguire il successivo
(1) E. ZELLER, Christian Baur et l'cole de Tubingue, trad. p. Ch. Ritter, Paris svolgimento del pensiero dello Strauss, fino al suo testamento materialista con-
Bailhre, 1883, p. 88. tenuto nell'opera Der alte u nd der neuve Glaube, uscita assai pi tardi, nel 1872.
(3) Cfr. E. ZELLER, op. cit., pp. 100, 101 e segg.
XX XXI
primi tre secoli, la quale usc nel 1853, un altro scrittore, insof- da un'analisi storica e psicologica delle origini e dello svolgimento
ferente di eccessivi scrupoli analitici fondati su diligenti ricerche del cristianesimo, giunse alla conclusione radicale che il sopras-
di fatto, aveva scosso l'attenzione di tutti con un'opera la quale, sensibile e Dio erano illusioni soggettive, proiezioni fantastiche
nelle sue stesse linee generali, era piuttosto un ritorno quasi iper- della personalit umana e del mondo reale di ogni individuo, in
bolico alle estreme conseguenze del razionalismo, che non un pre- un mondo esteriore. La sola realt, secondo il Feuerbach l'uomo
corrimento o un contributo parallelo alle ultime induzioni storielle fisiologico coi suoi impulsi, le sue tendenze, i suoi desideri. Cade
del fondatore della scuola di Tubinga e dei suoi numerosi di- quindi ogni giustificazione della religione. L'uomo non ha biso-
scepoli. gno di Dio, perch egli solo Dio di s stesso. Il suo interesse
L'essenza del Cristianesimo del Feuerbach, al quale precisa- deve essere rivolto al suo esclusivo benessere egoistico, costan-
mente alludo, fu pubbicata nel 1841. Quest'opera fu la semenza temente perseguito in un'orbita umana. (1).
dalla quale deriv tutta l'etica patologica che si riconnette diret- (1) Cfr. E. ZOCCOLI, I gruppi ecc., pp. 57 e segg. Il LANGE (Histoire du
tamente alla sinistra hegeliana, compreso lo Stirner. La ragione matrialisme, trad. Pommerol, Paris, Reinwald, 1879, v. II, pp. 96 e segg. e 625,
n. 54) si oppone a quei critici (e specialmente allo SCHALLER, Darstellung u. Kritik
di questo fatto assai significativo tutta riposta nell'indole di d. Philosophie Feuerbach's, Leipzig, 1847), i quali concludono che, in rapporto
quest'opera e delle altre che il Feuerbach scrisse (1). 11 suo ateismo alla morale, il sistema del Feuerbarch doveva necessariamente metter capo al-
religioso e il suo eudemonismo egoistico non si trovarono affatto l'egoismo puro. Secondo il Lange piuttosto il contrario che si (leve asserire.
in contrasto col primo movimento del socialismo teoretico di que- Quantunque il Feuerbach riconoscesse espressamente la morale dell'egoismo teo-
rico, tuttavia la logica condusse l'insieme del suo sistema ad un risultato diame-
gli anni. Ferdinando Lassalle era amico del Feuerbach ed erano tralmente opposto. Tanto vero, soggiunge il Lauge, che la morale del Feuerbach
concordi, come in una tacita divisione del lavoro, il primo nel dovrebbe piuttosto essere designata col pronome sostantivato della seconda per
campo economico, l'altro nel campo teologico (2). Sopraggiunto, sona; avendo egli inventato il tuismo! Cadrebbe quindi, secondo il Lange, l'op-
dopo appena quattro anni, lo Stirner con l'opera sua, egli aveva portunit del ravvicinamento, non trascurato dallo Schaller e ammesso anche da
me, tra la morale del Feuerbach e quella dello Stirner. Se alcun ravvicinamento
di gi davanti agli occhi un prototipo che gli insegnava come possibile, pare piuttosto al Lange che si dovrebbe essere tentati di ricordare
le pi astratte disquisizioni' potessero essere premessa valevole il Comte, il cui altruismo differisce da tuismo del Feuerbach solo in questo, che
per arrivare a conclusioni pratiche di etica individuale e sociale. il primo prende per punto di partenza la societ e la sociabilit umana, facen-
Bastava esagerare le tinte, perch l'ateismo razionalistico del done scaturire la regola morale: Vivere per gli altri , la quale si appoggia
Feuerbach, che giovava al socialismo, diventasse l'ateismo dogma- sul pensiero del dovere verso la societ medesima; mentre il Feuerbach prende
per punto di partenza l' individuo, il quale cerca di completarsi per mezzo degli
tico dello Stirner, che avrebbe giovato al dottrinarismo anarchico. altri e non spinto che dall'egoismo ad agire nell' interesse generale. Tutto
A tutti sono note le conclusioni del Feuerbach. Egli; partendo cio certamente ingegnoso, ma il Lange fonda la sua ricostruzione feuerbachiana
sui Grundsatzen d. Philosophie der Zukunft, del 1843 (il Lange incorre in una svista
(1) Mi riferisco in particolare ad altre due opere che il Feuerbach scrisse assegnando loro la data del 1849, cfr, ibid., p. 91) che lo Stirner, se mai conobbe
prima dello Stirner, e che questi conobbe di certo, quantunque limiti le sue cita- durante la redazione dell'opera sua, mentre invece pot sfruttare e infatti sfrutt
zioni e il suo contradditorio all'Essenza. L'una Philosophie u n d Christenthum, a piene mani das Wesen des Christenthums, ove il principio etico dell'egoismo puro
Leipzig, 1839, e Patra Die Religion der Zukunft, la cui prima puntata usc in spiegato senza sottintesi. Del resto il Lange stesso ammette che il Feuerbach:
Zrich nel 1843 e la seconda e terza (Nrnberg, Cramer), nel 1844 e '45. Cfr. si contraddisse spesso assai grossolanamente , e ci sufficiente scusa per la
F. UEBERWEG, Grundriss d. Geschichte d. Philosophie, 6 Aufl., Berlin, Mittler u. oscillazione dell'esegesi posteriore, compresa quella dello Stirner, il quale piu spesso
Sohn, 1883, III Bd., pp. 404, 405. ricorda il Feuerbach per opporvisi che non per convenire nelle sue idee. In
(2) Non accenno minutamente, per esser breve, ad importanti studi sul Fe- quanto poi alla valutazione esatta delle premesse gnoseologiche dell'etica del
uerbach del BEYER, del GRN, dei BOLIN e del RAU (Cfr. E. ZOCCOLI, I gruppi Comte non occorre, oggi, niente aggiungere al lavoro definitivo del VANNI, La
ecc., p. 234, n. 28, ed F. UEBERWEG, Grundriss ecc., III, p. 405); ma per quanto teorica d. conoscenza come induzione sociologica e l'esigenza critica del
ho detto relativamente ai rapporti delle dottrine feuerbachiane col socialismo, si positivismo:
veda: FR. ENGELS, L. Feuerbach u. der Ausgang der klassischen deutschen Ri v i s t a i t a l . di s o c i o l o g i a , a. V., fasc. V-VI, pp. 549-602 e specialm.
Philoso- V, VI e XI, XII.
phie. Mit Anhang; Karl Marx uber Feuerbach vom J. 1845, Stuttgart, Dietz, 1888.
XXII XXIII
Questa umanizzazione della divinit non manc di dilatarsi Knigsberg (ove, probabilmente, sent ancra nell'aria l'eco della
anche nel mondo pratico, e del resto vi accenn a pi riprese parola kantiana), e ritorn di nuovo a Berlino nel 1833, per se-
anche lo stesso Feuerbach. Se Dio caduto, anche i principi della guire i corsi del Boeckh, del Lachmann, e soprattutto del Michelet,
terra devono essere assoggettati allo stesso destino. Come si il quale rappresentava allora, strenuamente, le tendenze della si-
umanizzata Ja teologia, cos deve essere umanizzata la politica. E nistra hegeliana. Non possibile aggiungere altri particolari.
ci valse a sviluppare lo spirito rivoluzionario di quegli anni por- Questo solo sappiamo, perch questo solo egli ci ha lasciato detto.
tandolo al suo massimo esponente, e creando, come stato ben Egli non prese nessuna parte, n alla vita attiva, n alla poli-
detto e come ho anche altrove ricordato, un immenso serbatoio di tica militante. Condusse gli ultimi anni della vita nella miseria,
energia rivoluzionaria. dedicandosi a noiosi lavori di compilazione mal retribuiti, e mor
La quale per, ove si cerc di tradurla nella pratica (e il ten- nel 1856 (1),
tativo accadde nella Svizzera per opera di Carlo Marx), fu so- Il solo libro che lo Stirner scrisse quello che qui segue
praffatta da altre correnti, per esempio dal movimento comunista tradotto: l' Unico e la sua propriet, il quale fu pubblicato come
che in quel torno di tempo si veniva dilatando nella stessa Sviz- ho gi accennato, nel 1845 (2). L'apparizione dell'opera stirneriana
zera, per opera di Guglielmo Weitling (l); finch si atteggi diede occasione all'autore di scrivere due articoli polemici, i quali,
verso il 1843, nel movimento libertario ed ateo di quella che si unitamente ad altri pochi articoli pubblicati tra il 1842 ed il 1844
disse la Giovane, Germania, il cui teorico di maggior importanza nella Rheinesche Zeitung di Carlo Marx e nella Berliner Monats-
fu, come noto Guglielmo Marr (2). schrift del Buhl, furono poi raccolti, come ho gi ricordato in un
Perch gli spunti della negazione atea e della affermazione volume, per la prima volta nel 1898, dal suo biografo G. E. Mackay.
egoistica del Feuerbach giungessero al loro pienosvolgimento, oc- Sar ora opportuno ch'io riassuma a brevissimi tratti la dot-
correva uno scrittore, cui non mancasse la produttivit feconda di trina stirneriana, perch ci varr per disporre il lettore paziente
formule sofistiche, valevoli a colmare tutti i vani lasciati scoperti a quello stato d'animo e a quella elasticit critica che occorrono
dalla rigorosa induzione logica. E questo scrittore fu Max Stirner. per comprenderne tutta la portata, senza lasciarsi sopraffare da
Nato a Beyreuth il 25 ottobre del 1806 (il suo vero nome quella suggestione della quale ho dato qualche esempio tipico al
era Giovanni-Grasparo Schmidt), studi filologia e filosofia a Ber- principio di queste pagine.
lino, ove ud lezioni di Gr. F. Hegel e dello Schleiermacher. La
metafisica del primo e la teologia razionalista del secondo, impres-
sero al suo pensiero quella tendenza all'astrazione, che, da questo
III.
momento, determin la sua vocazione speculativa e l'orientamento Credo d'aver preparato il lettore a non doversi meravigliare
delle sue idee. Pi tardi, pass un anno a Kulm, e un altro a se quest'opera che vuole fondamentalmente essere un codice per
(1) Cfr. EM. KALER, Wilhelm Weillng. Seine Agitation und Lehre im geschi- la condotta pratica dell'uomo singolo, comincia con una recisa ne-
chtlichen Zusammenhange dargestellt, Hottingen-Zrich, 1887 ( S o c i a l d e m o k r a t .
B i b l i o t h ., n. XI). In questa. monografia sono contenuti larghi estratti della (1) Cfr. E. ZOCCOLI, I gruppi, ecc., pp. 33-35.
corrispondenza e degli scritti del Weitling, specie della sua opera principale: (2) L'opera Der Einzige und sein Eigenthum comparve a Lipsia, edita da O.
Das Evangelium eines armen Snders, Bern, Jenni, 1845. Wigand, nel 1844, con data del 1845. Una seconda edizione del 1882. Fu ri-
(2) Cfr. WILH. MARR, Das junge Deutschland in der Schweiz. Ein Beitrag z u r pubblicata nella U n i vers. B i b l i o t h e k di Lipsia nel 1892, numeri 3057-'60.
Geschichte der geheimen Verbindungen unserer Tage, Leipzig, Jurany, 1846. Il NE furono fatti estratti tedeschi nella F r e i h e i t di New-York del 1892, ed estratti
periodico nel quale si riflettevano le idee della junge Deutschland, diretto dal francesi in E n t r e t i e n s p o l i t i q u e s et l i t t r a i r e s (1892) e in M e r c u r e de
Marr, aveva il titolo: B l t t e r d e r G e g e n w a r t f u r s o c i a l es L e b e n . F r a n c e (1892). Ne sono state fatte due traduzioni francesi compiute: l'una
Usciva a Losanna, e ne furono pubblicati otto numeri, dal dicembre 1844, al da R. L. Reclaire, Paris, Stock, 1900 ( B i b l i o t h s o c i o l o g . , n . 28) e l'altra da,
luglio 1845. H. Lasvignes, Paris, dit. de la R e v u e b l a n c h e , 1900.
XXIV XXV
gazione religiosa, la quale, successivamente, si estende anche allo ideale. Ma il cercare fuori della propria personalit ci che doveva
Stato e si arresta davanti all'individuo, per suggerirgli le norme soddisfarlo, era il mezzo meno adatto per raggiungere lo scopo.
morali che dovrebbero guidarlo nella vita. Bisogna estirpare l'idea di Dio fino dalla sua radice, e qua-
La premessa atea dello Stirner prende consistenza fino dalle lunque sia il luogo ove essa si annida, fosse pure l'essenza stessa
prime pagine. Diamogli dunque senz'altro la parola. dell' uomo. Mentre la religione si va sforzando da secoli per ren-
Osservando gli uomini noi vediamo, egli premette, che tutti dere comprensibile un mondo affatto diverso, lontano dal mondo
agiscono tenendo d'occhio una loro speciale finalit, che quasi attuale e fenomenale, ossia il mondo delle essenze; noi dobbiamo
sempre qualche cosa di estraneo al loro tornaconto materiale o invece sforzarci di eliminare la contraddizione tra la supposta na
spirituale. Chi si sacrifica per Dio, chi per la verit, chi per la tura divina e la reale natura umana. Solo quest'ultima dev'essere
giustizia, chi per la libert, chi per la patria o il proprio sovrano, tenuta presente. E ci deve accadere passando sopra alla secolare
e va dicendo. Ma che cosa sono tutte queste entit astratte che servit di ogni religione naturale e positiva, non escluso il cri-
si oppongono al soddisfacimento del mio egoismo? Prendiamone stianesimo. Ogni attivit umana dev'essere sottratta alla passivit
una, prendiamo Dio. della suggestione religiosa, per essere ridonata alla spontaneit
della propria vergine ispirazione.
Coloro che propongono all'uomo di servire la " causa divina "
dovrebbero saperci dire quali sono i profondi voleri della divinit. Questo orientamento religioso del tempo presente estende i
Ma Dio non pu mai aver cercato e voluto uno scopo estraneo a suoi effetti nei sistemi di educazione caldeggiati da coloro i quali
s stesso, estraneo alla sua stessa essenza. Se Dio non si d cura hanno interesse che il presente stato di cose continui per il maggior
che di ci che gli proprio, e se elimina tutto ci che contraria tempo possibile. Con l'educazione attuale gi prestabilito, ob-
i suoi disegni, vuol dire che la causa ch'egli si propone di difen- bligatorio che Dio, il principe, la moralit e simili debbano susci-
dere e di salvaguardare puramente egoistica. Se tale il motore tare in noi una specie di timore, un sentimento di inviolabilit.
della volont divina, non v' ragione che i mortali, i quali per Non ci nemmeno permesso di manifestare un sentimento spon-
giunta non godono di tutte le altre prorogative di Dio, si com- taneo contrario che sorga in noi.
portino altrimenti, cercando un motivo del loro agire fuori dal Tale uniformit sul modo di condursi della grande maggio-
loro egoismo personale. ranza attuale non depone certo a favore della bont del metodo
Quello che si dice di Dio, si pu ripetere di tutte le altre seguito. La societ futura dovr portarsi al polo perfettamente
astrazioni che si tirano in campo dagli altruisti, come il popolo, opposto. Caduto il principio della divinit, cadr anche la valu-
la libert, la sovranit e cento altre illusioni che reclamano i tazione del delitto, cosi come oggi inteso, e per conseguenza
nostri servigi e la nostra devozione. A queste categorie ideolo- la pena. La pena sparir per lasciar luogo al beneplacito di cia-
giche dunque opportuno che io, individuo agente, sostituisca il scuno eliminando i fantasmi senza consistenza che vengono chia-
mio tornaconto personale, proponendomi uno scopo non generale, mati diritto e giustizia. Che se qualcuno si comporter verso noi,
ma unico, come unica la persona. corne noi non vogliamo ch'egli si comporti, faremo prevalere la no-
stra potenza. Contro l'uomo si deve difendere solo l'uomo. L'egoista
I ragionamenti che hanno per iscopo di costruire una sanzione deve saper rovesciare con mano sacrilega i santi idoli dai loro
morale alle azioni umane sono le a estreme concessioni " di una piedistalli. Non una nuova rivoluzione che si avvicina, afferma
a teologia di classe ", dalla quale l'individuo deve avere l'energia lo Stirner, ma un delitto potente, orgoglioso, senza rispetto, senza
di emanciparsi. Tutto ci spiegabile qualora si studii lo sviluppo vergogna, senza coscienza, che rumoreggia all'orizzonte, mentre il
genetico dell'idea di Dio. L'uomo ha, durante il suo svolgimento cielo gravido di presentimenti si oscura e tace. E questa la
storico e durante il proprio svolgimento individuale, tanto cruda- prima conseguenza della eliminazione del concetto di divinit.
mente distinta la propria unit organica dal proprio spirito, che
ha finito per credere che, servendo Dio, avrebbe servito il proprio In quanto allo Stato, lo Stirner comincia col discutere ed ab-
XXVI XXVII
battere lo spirito di autorit, quale si manifesta nel tempo presente. miseria, avida di un mutamento sociale, possibile solo perche lo
Noi siamo tutti schiavi di un ordine prestabilito di pensieri i quali. Stato sussidia e legalizza la possibilit di una repressione costante
con la loro apparente coerenza logica, dispongono della nostri vo- verso coloro che non si adattano a sopportare in pace e in silenzio
lont e quindi anche della nostra condotta individuale. Lo Stato la condizione di inferiorit che fatta loro dall'attuale ordina-
l'organo concreto di questa costante tirannia. mento sociale.
Esso una specie di " idea fissa ", tra le pi dannose che Tali repressioni costituiscono altrettante vittorie per i bor-
abbiano mai turbato la coscienza umana. N ad alcuno viene nep- ghesi, i quali non cercano di meglio che di essere protetti. Purch
pure il lontano sospetto che questa idea astratta che chiamamo questo compito sia adempiuto a tutto loro vantaggio, poco loro
Stato potrebbe e dovrebbe esser sottoposta ad un'analisi che ne importa la forma specifica che possa assumere lo Stato: si tratti
farebbe comprendere tutta la consistenza debole e fittizia. E se di regime assoluto, di regime costituzionale o di repubblica. La
effimero il fondamento dello Stato, altrettanto deve essere di certezza della repressione ci che solo importa. Ma necessario
tutta la irradiazione di poteri che da esso derivano. che essa venga esercitata in modo da non generare nessun urto,
Ora, ogni attivit dovrebbe essere rivolta a sfatare la sopposta nessuna specie di pur leggero turbamento. Si rinuncia alla possi-
autorit dello Stato, insieme a tutte le serie di pregiudizi che ne bilit di un benessere maggiore, se deve essere acquistato a prezzo
derivano. Tutti gli istituti giuridici ora regolati dallo Stato po- di qualche incertezza, di qualche apprensione. Lo scopo che viva
trebbero, senza danno alcuno, e anzi con un sensibile vantaggio e vegeti la mediocrit, il giusto mezzo, la quiete; che sia possi-
di tutti, essere o soppressi, o regolati secondo le norme della li- bile la consolidazione del capitale, e che questo capitale possa
bera iniziativa individuale, mutevoli secondo le circostanze di esercitare una funzione, ossia produrre l'interesse. L'interesse
tempo, di luogo, di opportunit specifica. deve costituire come l'indennizzo per la pena presa per rendere
possibile e sostenere lo Stato borghese. Ecco che: il capitale la-
Di fronte al modo col quale, comunemente, concepito lo Stato vora. Non un lavoro personale, ma un lavoro oggettivo, che
e la sua funzione protettrice della morale comune, doveroso fare si compie indipendentemente dal concorso della attivit diretta
ogni sforzo per determinare una corrente contraria. All'egoista dei capitalisti, i quali non hanno altra briga che di asservire e
deve apparire immorale, esclusivamente tutto ci che sanzionato assoldare le braccia altrui: gli operai salariati. Cos dall'errore
dalla moralit. La " morale borghese " la nemica contro la dello Stato moderno, alcuni sono beneficati a detrimento di altri
quale ogni spirito libero deve esercitare tutta la potenza della che ne pagano le spese in lavoro, in sofferenze, in servit.
propria energia.
Poich la protezione dello Stato giova alla sola borghesia ne
Bisogna dichiarare la guerra a tutto ci che odiernamente segue che rimane giustificata ogni azione diretta a compierne la
consacrato dello Stato, sia l'amore, o la propriet individuale, o distruzione o ad attenuarne la potenza, per parte di tutti coloro
la incolumit della esistenza umana. Lo Stato un organismo che che non avrebbero niente da perdere.
rappresenta un'antimonia costante con la libera attivit di ciascuno,
e tenta legittimare tutte le azioni e tutti i sentimenti di coloro Chi nulla possiede deve di necessit considerare lo Stato come
che, almeno in apparenza gli si mostrano devoti (1). Cos per un Una potenza tutelare di coloro che possiedono. Questo angelo tu-
esempio la guerra a morte che la borghesia ha dichiarato alla telare dei capitalisti un vampiro che succhia il sangue a tutti
(1) Il lettore si accorger a pi riprese anche meglio di quello che non ap-
paia da questa mia sintesi, che quando lo Stirner parla dello Stato e del di- ,
ritto, si incontra spesso cogli antichi sofisti della Grecia, p. es. con Trasimaco , ,
della Repubblica platonica. Platone fa dire a costui: . . . , ;
(, XII. C. ). E ancora que- .... (ibid., E. ) Ma l'insistere su
st'altra affermazione, che tale e quale una delle- premesse stirneriane: ... questi ravvicinamenti rai porterebbe troppo per le lunghe.
XXVIII XXIX
gli altri, e sar quindi provvida ogni azione tendente ad elimi- viduo dalla grande massa di coloro che si limitano ad essere
narlo. Lo stato fondato sulla schiavit del lavoro. Che il lavoro schiavi delle loro tendenze, occorre che egli si renda consapevole
divenga libero e lo Stato sparir immediatamente. del modo e del mezzo che pu condurlo al miglior uso del suo
Alla scomparsa dello Stato corrisponder la scomparsa di tutte istinto egoistico; sia rilevando dalla storia la maggior parte di
le tristi conseguenze che ne derivano. Se ora la maggioranza felicit toccata a quegli uomini che si innalzarono sopra tutte le
ridotta schiava da un gruppo di egoisti spietati, avverr la libera convenienze sociali e politiche del loro tempo, sia tenendo l'oc-
concorrenza dell'egoismo contro l'egoismo. Purch si parta, almeno chio alle condizioni specifiche del momento attuale.
una volta, da condizioni uguali, poco importa che si possa giun- Ogni singolo individuo deve romperla per sempre con tutte
gere a risultati disuguali. Alla peggio, si invertiranno i termini. le ipocrisie, cominciando dai pi intimi rapporti della vita quoti-
E sar tanto di guadagnato. Solo il socialismo pu erroneamente diana, per salire a grado a grado ai pi complessi rapporti della
sognare un'eguaglianza di benessere per tutti, concedendo a tutti vita politica sociale. Sar bene scegliere i mezzi pi rapidi e
gli stessi mezzi per giungere allo scopo. I mezzi suggeriti dai pronti. Un contributo immediato lo pu dare ognuno, cominciando
socialisti non valgono di pi dei danni che si vorrebbero elimi- col modificare la propria condotta rispetto all'amore sessuale. L'im-
nare. Per essi si tratta sempre di un'astrazione autoritaria, la purit sensuale, di qualunque genere essa sia, non importa una
societ, che dovrebbe sostituirsi alla Ubera manifestazione di ogni infrazione ad alcuna legge morale, o se anche cos fosse, non vale
singola individualit concreta. I socialisti tolgono ogni diritto la pena di tenerne conto.
all' individuo e ne sopraccaricano fino all'assurdo quel fantasma La stessa libert di criterio deve aver luogo per ogni altro
astratto e irreale che la societ. rapporto sociale. Cos, se il cercare di raggiungere il bene pub-
Ma ogni diritto appartiene all'individuo, ed a lui solo ne blico o il bene dei poveri morale, sar anche morale l'omicidio
spetta l'esercizio pieno e incondizionato. Chi agisce secondo la e il furto, qualora siano commessi con la buona fede che possano
spontaneit del proprio dovere, n commette furto, se si appropria giovare al conseguimento di questi scopi. Se lo scopo morale,
le cose supposte di propriet altrui, n commette assassinio, se il mezzo non pu essere immorale.
elimina l'esistenza di quei suoi simili, che gli appariscono turba- Chi intende di rimanere fedele al principio della morale che
tori della libera espansione della sua individualit. Il diritto de- prescrive di cercare ovunque e sempre il bene, deve essere con-
gli altri anche il mio diritto, e io non sono tenuto a rispettarlo. dotto a domandarsi se, in alcun caso, l'omicidio non pu giungere
Se a qualcuno d noia che io uniformi la mia attivit a questo a realizzare questo bene. Nel caso affermativo si deve render le-
principio, faccia altrettanto per proprio conto. cito tale omicidio, dal quale derivato il bene. Vi dunque un
Attraverso questa interminabile catena di argomentazioni a omicidio morale ", tutte le volte che esso disinteressato, e
fallaci lo Stirner arriva all'individuo, cui impone gl'imperativi non ha altro obbiettivo che il bene. Tanto pi morale poi l'omi-
della sua disciplina egoistica. cidio, quando costituisce un castigo, una pena, una esecuzione,
Di mano in mano che l'individuo procede negli anni, l'ideale inflitta da un individuo, e per la quale egli rischia la propria li-
altruistico della giovinezza passa in seconda linea, e l'uomo si bert o la propria vita.
incammina sulla china egoistica del soddisfacimento dei propri Qualora questo e analoghi convincimenti fossero diffusi, si
bisogni, ad esclusione anche, se occorre, dell' interesse altrui. porterebbe un colpo fatale all' ordinamento gerarchico, economico
Questo primo germe d'egoismo dovrebbe sempre finire col diven- ed intellettuale che impera sulla societ presente. Siccome la ge-
tare il motore costante e fedele di tutte le azioni umane. Giac- rarchla consolida di giorno in giorno le sue basi per mezzo della
ch la stessa natura determina spontaneamente la nostra linea di predicazione dell'amore e della rinuncia, non basta opporle l'iner-
condotta, ogni individuo dovrebbe costantemente secondarla. N zia n credere che sia sufficiente a vincerne gli effetti disastrosi la
basta. Siccome ci sarebbe ancora poco per differenziare l'indi- naturale ostilit che essa incontra in ogni essere normale, non
XXX XXXI

turbato da preoccupazioni morali. Occorre invece opporle la pre- lonta individuale anzi, necessariamente, distruttiva dello Stato.
dicazione e la pratica dell' egoismo, in modo ch'esso rappresenti La volont individuale e lo Stato sono due potenze nemiche, tra
un freno costante alle illusorie dottrine altruistiche. Se la dottrina le quali non possibile alcuna pace. Quando si saranno messi in
dell'amore ha libert ed arbitrio di esercitare una azione pratica, opera tutti i mezzi per eliminarlo, scomparir anche la nozione
deve essere altrettanto dell'egoismo. Nella peggiore ipotesi l' una del diritto. Il mio diritto ceder il posto alla mia potenza. E poi-
dottrina val l'altra. E poco importa se, mentre la prima, per giun- ch io non reclamer alcun diritto, potr anche non riconoscerne
gere al suo scopo, deve escludere il furto e l'omicidio, la seconda alcuno in altri.
invece ne ha bisogno come di due capi saldi indiscutibilmente ne- In quanto al dovere, l'uomo cos privo di doveri come un
cessari. animale o una pianta. L' uomo non ha alcuna missione da com-
Coloro che si trovano d'accordo in queste idee, suggerisce lo piere, ha solo delle forze; e queste forze si spiegano e si mani-
Stirner, dovrebbero mettersi anche d'accordo per una rivolta col- festano ove sono e come sono; senza che possano rimanere inat-
lettiva. Se essi avessero consapevolezza della loro forza, quei po- tive, come non lo pu la vita, la quale, se si arrestasse un istante
chi eletti che si abbandonano ad atti di egoismo esuberante e non sarebbe pi la vita. L'individuo deve ragionare cos; a Tutto
vincitore troverebbero un largo seguito di imitatori pronti e for- mio; raggiungo tutto ci che mi si vuol sottrarre. Ogni mezzo-
midabili, uniti dalla comunanza dello scopo, e solo divisi dall'in- giustificato per il solo fatto che io lo adopero. E ci non co-
dividualit dei mezzi singolarmente scelti. stituisce la mia vocazione, il mio destino; ma la mia condotta
Il povero, specialmente, deve uniformarsi a questa disciplina naturale. Ne m'importa che ci che io penso sia cristiano o ateo,
egoistica. Egli deve impadronirsi, rendere sua propriet ci che buono o cattivo. Dal momento che il mio pensiero mi conduce al
pu soddisfarlo. Ci che il povero vuole, e deve volere, non la mio scopo, ci mi basta ".
libert di avere ci che gli manca, perch tale libert non gli Il godimento della vita non deve essere sciupato nella devo-
darebbe niente: ci che egli vuole sono le cose stesse che pos- zione o nel sacrifcio di alcuna personalit diversa dalla nostra.
sono soddisfarlo. Egli vuole chiamarle sue, e possederle come sua Ognuno deve solo servire s stesso. Ognuno deve essere unico.
propriet. Una libert che non dia niente, non serve a niente. La Chi si considera come pi potente, sar pi potente. L'uomo
libert , per sua essenza, vuota di contenuto. Il povero deve per- cos poco legato ad una finalit, come il fiore non sboccia, ne
suadersi che non gli basta essere libero di ci che non vuole ma esala la sua fragranza, per dovere. Ogni uomo proprietario della
deve avere ci che vuole, ci che gli occorre. Non gli basta es- propria potenza, e lo quando si sente unico. In tal modo ogni
sere libero, deve essere qualche cosa di pi, dev'essere proprie- individuo, ponendo la propria causa in s, questa riposa sul suo
tario. La stessa libert, alla sua volta, deve divenire anch'essa un creatore effimero e caduco, che si divora da s stesso ossia ri-
attributo della nostra individualit, una nostra propriet per- posa sul nulla.
sonale. Lo Stirner dunque poteva chiudere l'opera sua con le parole
Dio, la coscienza, il dovere e la legge sono menzogne, che con le quali l'aveva cominciata: Ich habe meine Sache auf ni-
non valgono neppure da lontano l'individuo singolo. Quando l'in- chts gestellt!
dividuo ha soddisfatto se stesso, ha raggiunto, di necessit, il
massimo benessere. E perch dovremmo privarcene? E perch
dovremmo fermarci a met cammino lasciandoci riprendere da
IV.
scrupoli assolutamente ingiustificati? Cos io ho appena indicato, con una linea leggera e traspa-
Il diritto egoistico si pu formulare cos: a Lo voglio, dunque rente, quello che il lettore trover esposto con una vibrante copia
giusto ". In tal modo si esclude che il diritto debba essere con- di colore e di chiaroscuro nell'opera dello Stirner, non certo scarsa
cesso all'individuo dallo Stato, o che ci siano diritti innati. La vo- di amplificazioni minutissime e di una ruvidezza provocatrice di
XXXII
stile che non attenua punto la ripugnanza per le idee che vi
sono
caldeggiate.
Io non ho evidentemente l'autorit che occorra, per pregare il
lettore di stare sull'avviso per non essere tratto in inganno. E
indubitato che quest'opera, alla quale pi di trent'anni fa il Lange
negava un'efficacia considerevole sugli scrittori di quel tempo, ha
oggi, come spero d'aver provato anche con queste mie poche pa-
role, ripreso una rivincita assai pi larga, e, purtroppo, profonda Io ho riposto le mie brame nel nulla.
di quello che era prevedibile. In ogni modo sar profittevole a
A chi non appartiene la causa ch'io debbo difendere? Essa
tutti coloro i quali possono disporre di un sano spirito critico,
, innanzi tutto, la causa buona in se stessa, poi la causa di Dio,
conoscerla direttamente. E tra il disinteresse dell' Ueberweg, che
della verit, della libert, della giustizia; poi la causa del mio
non vide in essa niente di pi che un' ironica caricatura delle idee
popolo, del mio principe, della mia patria; infine la causa dello
feuerbachiane (1), e l'olimpica indifferenza dell'Eltzbacher che si
spirito, e mille altre ancora. Soltanto, essa non dev'essere mai la
limita, riassumendola, a catalogare l'opera dello Stirner nello svol-
mia causa! " Onta all'egoista che non pensa che a s stesso! "
gimento del pensiero anarchico (2), spero che non mancher
qualche Vediamo un po', pi da vicino, che cosa pensino della propria
lettore che si trover in uno stato analogo a quello di Volfango causa coloro per gl'interessi dei quali noi dobbiamo lavorare, sa-
Goethe quando lesse per la prima volta il Sistema della natura scrificarci ed infervorarci.
del barone d'Holbach (3), o, meglio ancora, avr la volont e la Voi che cos profondamente conoscete le cose che concernono
competenza di prendere la penna per una critica vincitrice. Dio, ed avete investigato per millennii gli abissi e scrutato il cuore
Roma, 20 aprile 1902. della divinit, certo saprete dirci in qual modo Egli stesso tratti
la causa alla quale siam chiamati a servire. Non tentate di nascon-
Ettore Zoccoli.
derei il modo di condursi del Signore. Ebbene, qual' la sua causa?
(1) Grundriss d. Gesch. Philos., III Bd., p. 405. Ha egli forse come da noi si richiede abbracciato una causa
(2) L'opera di PAOLO ELTZBACHER stata in questi giorni tradotta in fran- a lui estranea, ha egli fatta sua la causa della verit o dell'amore?
cese; L'anarchisme par P. E., trad. par O. Karmin, Paris, Giard, 1902. L'esposi- Voi vi sentite indignati in udir pronunciare un simile assurdo e
zione scheletrica della dottrina dello Stirner segue quella del Proudhon e precede
quella del Bahounine, pp. 129-157. Anche R. STAMMLER (Die thorie des Anar- ci sapete insegnare che quella di Dio bens la causa della verit
chismus, Berlin, 1894) ed E. V. ZENKER (Der anarchismus, krit. Gesch. d. anarchist. e dell'amore, ma che essa non pu esser detta a lui estranea, giac-
Theorie, Jena, 1895) dedicano parecchie pagine all'esposizione della dottrina stir- ch Dio per se stesso la verit e l'amore; e vi muove a sdegno il
neriana. Tra gli espositori con intendimenti empirici e letterari noter ap- supporre che Dio possa assomigliarsi a noi poveri vermi col favo-
pena: O. HANSSON, Seher u. Deuter, Berlin, Rosenbaum, 1894 (contiene un
saggio sullo Stirner); J. DUBOC, Das Ich u. d. Uebrigen (Fr n. wider M. Stirner). rire la causa d'altri come se fosse la propria. " Dio dovrebbe occu-
E. Beitrag z. Philos. d. Fortschritts, Leipzig, Wigand, 1897; M. KRONENBERG, parsi della causa della verit, se non fosse egli stesso la verit? ".
Moderne Philosophen. Portrts n. Charakteristiken, Munchen, Beck, 1899 (anche
questo volume contiene un saggio sullo Stirner).
Egli non pensa che alla propria causa, ma egli il tutto nel
tutto, e cos la sua causa abbraccia tutto; noi non siamo il tutto
(3) Cfr. F. A. LANGE, Op. cit., I, p. 434.
nel tutto e la nostra causa oltre modo meschina e spregevole,
perci noi dobbiamo servire ad " una causa pi elevata ".
2 3
Ebbene, chiaro che Dio non si occupa che delle cose sue, non Dio e l'umanit non hanno risposto la loro causa che in s
pensa che a s stesso e non vede che s stesso; guai a tutto ci stessi. Epperci voglio riporre anch'io in me stesso la mia causa,
che contrasta a' suoi disegni. Egli non serve ad uno pi alto di io, che, al pari di Dio, sono nulla per ogni altra cosa, e per me
lui e non cerca di soddisfare che s stesso. La sua una causa sono il mio tutto, l'unico.
prettamente egoistica.
Se Dio e l'umanit son ricchi abbastanza per esser tutto a s
Osserviamo un po' la causa dell' umanit che si vorrebbe faces- stessi, io sento che a me manca ancor meno e che non potr la-
simo nostra. E forse quella d'alcuno a lei estraneo; l' umanit serve gnarmi della mia " vanit ". Io non sono gi il nulla del vacuo,
forse ad una causa superiore? No, l'umanit non vede che se bens il nulla creatore, il nulla dal quale io stesso creo ogni cosa.
stessa, essa non ad altro intenta che a favorire se medesima, n ha,
Lungi dunque da me ogni causa, che non sia propriamente e
ali'infuori della propria, causa alcuna. Nell'intento di svilup-
interamente la mia! Voi pensate che la mia causa debba essere
parsi, essa fa che popoli ed individui si logorino, ed allorquando
per lo meno la " buona causa "? Ma che buono, ma che cattivo !
questi hanno compiuto il loro ufficio, essa per tutta riconoscenza li
Io sono per me stesso la mia causa, ed io non sono n buono ne
getta nel letamaio della storia. Non forse la causa dell'umanit
cattivo. Tutto ci per me non ha senso alcuno.
una causa prettamente egoistica?
Il divino cosa di Dio, l'umano dell' " uomo ". La mia causa
Non ho bisogno di dimostrare a coloro che ci vorrebbero im-
non divina n umana, non la verit, non la bont, n la giu-
porre la propria causa, che col far ci essi si dimostrano teneri
stizia, n la libert, bensi unicamente ci che mio; e non una
della lor salute, non gi della nostra. Osservate gli altri. Forse
causa universale, bens unica, come unico sono io.
che la Verit, la Libert, l'Umanit richiedono da voi altre cose
se non che v' infervoriate per loro e serviate a' lor fini ? Nessuna cosa mi sta a cuore pi di me stesso.
In ci essi trovano tutto il lor vantaggio. Osservate un po'
il popolo tutelato dai patriotti a tutta prova. I patriotti cadono
nelle battaglie cruente e nella lotta colla fame e colla miseria;
forse che il popolo si commuove perci? Grazie al concime dei
loro cadaveri esso diviene un popolo fiorente! Gli individui son
morti per " la grande causa del popolo " che paga il suo debito
con alcune parole di ringraziamento, e ne trae tutto il profitto
che pu. Ecco un egoismo che frutta !
Ma osservate un po' quel sultano, che provvede con tanto af-
fetto ai " suoi ". Non egli forse l'imagine pi schietta del di
sinteresse? non sacrifica egli forse incessantemente s stesso al
bene dei suoi? Si, proprio dei suoi! Prova un po' a fargli capire
che non sei suo bens tuo: in premio dell'esserti sottratto al suo
egoismo, tu sarai gettato in una carcere. Il sultano non conosce
altra causa che la propria: egli per s il tutto nel tutto, l'u-
nico, e non consente ad alcuno di non essere dei " suoi ".
E da tutti questi esempi illustri non volete apprendere che il
miglior partito quello dell'egoista? Io per mio conto faccio tesoro
di queste lezioni e piuttosto che servire disinteressatamente a
quei grandi egoisti, voglio essere l'egoista io stesso.
PARTE PRIMA

L'UOMO
Per l'uomo l'Ente Supremo l'uomo
dice FEUERBACH.
L'uomo ora soltanto trovato
dice BRUNO BAUER.
Ebbene, osserviamo un po' pi da vicino cotesto Ente Su-
premo e cotest'uomo nuovamente ritrovato.

I.

Una vita umana.


L'uomo, dall' istante che apr gli occhi alla luce, nella con-
fusione strana che lo circonda, cerca di ritrovare se stesso, di
conquistare se stesso.
Ma tutto ci cui il bambino tende le mani, si schermisce dai
tentativi ond' minacciato e afferma la propria indipendenza.
E poi che ogni cosa vuol conservarsi qual' e contrasta ad
un tempo a tutto ci che le dissomiglia, la lotta per l'autonomia
diviene inevitabile.
Vincere o soccombere, tale la vicenda di questa lotta. Il
vincitore diviene il padrone, il soccombente lo schiavo; quegli
esercita l'imperio, il " diritto sovrano ", questi adempie umile
e riverente i " doveri di suddito ".
Ma essi continuano ad esser nemici e sempre si guatano so-
spettosi l'un l'altro: spiano le debolezze reciproche, i figli quelle
dei genitori, i genitori quelle dei figli (per esempio il loro timore):
e chi non percuote percosso.
Nell' infanzia noi riusciamo a liberarci col cercare la ragione
delle cose e ci che in esse si nasconde (nel che i fanciulli son
guidati da un sicuro istinto); e per ci noi ci dilettiamo a rom-
pere i nostri balocchi, a esplorare i cantucci pi reconditi, e ci sen-
8 9
tiamo spinti da curiosit verso tutto ci ch' misterioso ed appar- Colle forze naturali noi misuriamo le nostre prime forze.
tato e su tutto vogliamo provar le nostre forze. I genitori s'impongono quale una forza elementare ; pi tardi il
Quando abbiamo scoperto il segreto, l'intima essenza d'una detto suona; bisogna abbandonare padre e madre, considerare in-
cosa, ci sentiamo sicuri; cosi, per esempio, quando ci siamo accorti franta ogni forza naturale. Essi sono superati. Per l'uomo ragio-
che la verga troppo pi debole della nostra caparbiet, essa non nevole, vale a dire per l' " uomo spirituale ", la famiglia non rap-
c'incute pi timore, noi ci sentiamo ad essa superiori. presenta pi una forza naturale : ne segue la rinunzia dei genitori,
dei fratelli, ecc. Se questi " rinascono " quali forze spirituali, ra-
Dietro la verga si ergono, pi potenti di essa, la nostra osti- gionevoli, non saranno per nulla quelli che erano prima,
nazione e il nostro coraggio orgoglioso. A poco a poco noi riu-
sciamo a trionfare di tutto ci che un tempo ci appariva sinistro E non soltanto i genitori, ma gli uomini in generale ven-
e pauroso; della temuta potenza della verga, dello sguardo severo gono superati dal giovane; essi non sono pi un ostacolo per lui,
del padre, ecc., e dietro a tutto ci noi ritroviamo la nostra ata- ed egli non ne tiene pi alcun conto giacch gli si dice allora :
rassia, vale a dire l'irremovibilit, l'intrepidezza, la nostra resi- bisogna obbedire pi a Dio, che agli uomini.
stenza, la nostra oltrepossanza, l'invincibilit. Ci che poc'anzi Tutto ci che " terrestre " da quest'altezza s'arretra in una
ci incuteva timore e rispetto ora ci inspira coraggio; dietro ad dispregievole distanza; poich il nuovo aspetto il celeste.
ogni cosa si drizza il nostro ardire, la nostra superiorit; al brusco La condotta del giovane ora opposta a quella del fanciullo.
comando dei superiori e dei genitori noi contrapponiamo il nostro Essa divenuta spirituale, mentre il fanciullo non sentendosi
audace egoismo, o gli artifici della nostra astuzia. E quanto pi peranco " spirito " crebbe imparando meccanicamente. Il giovane
sentiamo d'esser noi, tanto pi meschino ci appare ci che poc'anzi non cerca pi d'appropriarsi le cose, come, ad esempio, di cac-
stimavano impossibile a superarsi. E che cosa la nostra astuzia, ciarsi nella memoria delle date storiche, ma indaga in vece i pen-
la nostra accortezza, il nostro coraggio, la nostra ostinazione? sieri che si nascondano nelle cose, come, ad esempio, lo spirito
Che cosa, se non spirito? della storia; mentre, fanciullo, egli comprendeva i nessi, ma non
Per gran tempo ci risparmiata una lotta, che pi tardi non gi le idee, lo spirito, epperci imparava tutto ci che gli veniva
ci dar tregua, quella contro la ragione. Passano i pi bei giorni fatto di apprendere senza alcun procedimento aprioristico e teo-
dell'infanzia, senza che siamo costretti a contender con la ragione. rico, cio senza ricercare le idee.
Noi non ci curiamo affatto di lei, non accettiamo di contrastar Se nell' infanzia s'ebbe a superare la resistenza delle leggi
con essa, non ce ne vogliamo impacciare. Con la persuasione da univers a l i , pi tardi, in tutto ci che ci proponiamo di fare, ci
noi nulla si ottiene, noi restiamo sordi a tutte le massime, ecc. ; abbattiamo a qualche obbiezione dello spirito, della ragione, della
per contro resistiamo difficilmente alle carezze ed alle punizioni. nostra coscienza, " Ci irragionevole, anticristiano, antipatriot-
L'ardua lotta con la ragione ha principio solo pi tardi e d tico ", ci grida la coscienza e ci trattiene dal fare, quella data
inizio ad un periodo nuovo: nella fanciullezza noi procediamo cosa. Noi non temiamo gi la possanza delle Eumenidi, la collera
senza tanti rompicapi. di Poseidone, non il Dio, che vede le cose pi recondite, non la
Spirito chiamasi il primo aspetto nel quale ci riveliamo a ferula del padre bens la nostra coscienza.
noi stessi e umanizziamo il divino, cio il fantastico, il sinistro Ora noi seguiamo i nostri pensieri, e noi obbediamo alle loro
mistero delle potenze superiori. leggi, proprio come sino allora noi avevamo ubbidito a precetti
Nulla pi contrasta il sentimento della nostra fresca giovi- dei genitori o dei superiori. Le nostre azioni s'informano ormai
nezza e della fede in noi stessi: il mondo si ha da noi in dispregio, al nostro pensare (alle nostre idee, alle nostre rappresentazioni,
giacche noi siamo superiori ad esso, siamo spirito. alla nostra fede) come nella fanciullezza si lasciarono dirigere
dai comandi dei genitori.
Ora soltanto ci accorgiamo di non aver peranco osservato il
mondo con lo spirito, ma solamente con gli occhi del corpo. Tuttavia anche da fanciulli noi abbiamo pensato; ma i nostri
10 11
pensieri non erano incorporei, astratti, assoluti, cio puri pensieri che dimora nell'infinito, concede lo spirito perfetto a coloro che
(un cielo per s stesso, un mondo puramente ideale), non erano ne lo pregano (1).
infine dei pensieri logici. L'uomo adulto si distingue dall' adolescente per ci che egli
Ben al contrario, erano unicamente pensieri che noi ci for- prende il mondo cos com' senza vedere di ogni cosa soltanto
mavamo sul modo d'essere di una cosa determinata: noi pensa- il lato peggiore e senza l'ambizione di riformarlo, cio di rimo-
vamo che la cosa potesse essere in tale o in tal altro modo. Cosi dellarlo secondo il suo ideale. In lui prende radice l'opinione che
noi pensavamo: il mondo che noi vediamo l'opera di Dio: ma nel mondo si debba agire secondo il proprio interesse e non gi
non pensavamo (cio non ci curavamo d' " investigare ") le " pro- secondo i proprii ideali.
fondit della divinit stessa ". Noi pensavamo: " questo v'ha di Sino a tanto che l'uomo non vede in s stesso che lo spirito e
vero in tale cosa " ma non sapevamo imaginre il vero o la ve- ripone ogni suo pregio nell'essere " spirito " e al giovane riesce
rit per s stessa, ed eravamo incapaci di pervenire alle tesi a Dio cosa facile il dare la sua vita, la vita " materiale " per un nonnulla
la verit ". Le profondit della divinit, " che la verit ", per la pi sciocca offesa del suo amor proprio e della sua vanit,
noi non le toccavamo. Su cotale questione puramente logica, vale egli non ha che dei pensieri delle idee che spera d'attuare in pro-
a dire teologica: " che cosa sia la verit ". Pilato non si sofferma, gresso di tempo non possiede che ideali, cio idee non tradotte in
quantunque nel singolo caso concreto non esiti a investigare effetti, pensieri che attendono d'essere convertiti in azione.
quanto ci sia di vero in una data cosa cio se la cosa sia vera.
Ogni pensiero congiunto ad una cosa determinata non an- Solo quando avremo incominciato ad amare il nostro " corpo "
cora un pensiero per s stesso, un pensiero assoluto. e noi stessi cos come siamo il che avviene soltanto nell'et
matura potremo provare un interesse personale od egoistico,
Nello scoprire il pensiero puro, o per lo meno nel farlo pro- vale a dire un interesse che non si restringer al solo nostro spi-
prio, riposto il godimento dell'et giovanile ; tutte le forme rito, ma abbraccer tutto l'essere, l'organismo intero. Confrontate
luminose del mondo delle idee, la verit, la libert, l'umanesimo, un uomo adulto con un adolescente, e il primo v'apparir tosto
l'essere umano, illuminano ed esaltano l'anima dell'adolescente. pi duro, pi ingeneroso, pi egoista. Porse pi cattivo per
Ma riconosciuto lo spirito per la cosa essenziale, permane an- ci? Voi direte che no; soltanto egli divenuto pi caratteristico,
cora la differenza tra uno spirito povero ed uno ricco, e perci o, come voi preferite chiamarlo, pi " pratico ". L'essenziale si
noi ci adoperiamo a diventare ricchi di spirito ; lo spirito chiede che egli andato facendo di s stesso sempre pi il centro d'ogni
d'espandersi, di fondare un regno proprio, un regno che non di cosa, mentre il giovane s'esalta per tante altre cose, per Iddio, per
questo mondo, di recente superato. In tal guisa egli si argomenta la patria, ecc. Perci l'uomo adulto segna il punto in cui l'uomo
di divenire il tutto nel tutto. Ci vuol dire che sebbene l'Io sia ritrova se stesso, per la seconda volta. Il giovane ritrov s stesso
spirito, non ancora per questo uno spirito perfetto e deve cer- quale spinto, e si perde nuovamente nello spirito universale, nello
care d'attingere tale perfezione. spirito perfetto, " santa ", nell'uomo come tale, nell' umanit, in
Con ci Io, che ero giunto a ritrovare me stesso, quale spirito, breve in tutti gli ideali, l'uomo adulto ritrova s stesso quale
perdo nuovamente e subitamente me stesso, inchinandomi dinanzi uno spirito " reale e corporeo ".
allo spirito perfetto, che non in me, ma fuori di me e sentendo I fanciulli non conobbero che interessi indipendenti dallo
cos la mia pochezza. spirito, vale a dire da idee e da pensieri, il giovane non conobbe
Si tratta (non cos forse?) sempre dello spirito, ma pu altri interassi all'infuori di quelli spirituali; l'uomo adulto ha
dirsi d'ogni spirito ch'egli sia il vero ? Lo spirito vero e genuino degli interessi reali, personali, egoistici.
l'ideale dello spirito, lo " spirito santo ". Esso non il tuo o (1) LUCA, 11, 13.
il mio spirito, bens per l'appunto lo spirito ideale, superiore,
Dio in somma. " Dio lo spirito ". E questo " Padre celeste "
12
Il fanciullo s'annoia se non ha qualche oggetto con cui possa II
trastullarsi; giacch egli non sa ancora occuparsi di s stesso. Il
giovane ali' incontro respinge da s gli oggetti perch essi hanno
fatto sorgere in lui dei pensieri : egli si trastulla coi suoi pen- Uomini del tempo antico e del moderno.
sieri, coi suoi sogni che l'occupano spiritualmente; il suo " spi-
rito occupato ". Come si svilupp ciascuno di noi? che cosa desider e rag-
Tutto ci che non concerne lo spirito da lui tenuto in conto giunse? in che fall? quali disegni e quali desideri ebbe cari il
di futile. E se non di meno talora egli s'apprende a frivolezze suo cuore, quali cambiamenti subirono le sue idee, quali scosse
(quali, ad esempio, le cerimonie e le formalit in uso tra gli stu- i suoi principii? in una parola, come ciascun di noi divenne quel
denti), ci avviene soltanto per lo " spirito " ch'egli v'ha scoperto, ch' oggi, cio un essere dissimile da quel di ieri o d' un tempo ?
per i simboli che in esse gli si sono rivelati. A queste domande ognuno pu pi o men facilmente rispondere
ricorrendo ai proprii ricordi, ma con maggior vivacit avvertir
Io mi ritrovai, spirito, dietro alle cose; or mi ritrovo dietro i cambiamenti che in lui avvennero chi assista allo svolgersi
ai pensieri, lor creatore e lor signore. Al tempo delle visioni i della vita d'un altro.
pensieri crebbero sopraffacendo il cervello, che pur gli aveva
ge- Gettiamo adunque uno sguardo sul sistema di vita che se-
nerati; essi aleggiarono intorno a me quali fantasie febbrili, e mi dusse i nostri progenitori.
scossero con orribile forza. I pensieri presero un corpo proprio,
divennero fantasmi, e si chiamarono Dio, il re, il papa, la patria, 1. GLI ANTICHI.
ecc. Col distruggere le loro incarnazioni io li faccio rientrare in
mio potere e dico; Io solo sono reale. Ed allora prendo il mondo Poi che la consuetedine ha voluto imporre ai nostri antenati
per quello che rappresenta per me, vale a dire quale il mio che vissero avanti Cristo il nome di " antichi ", noi non vogliamo
mondo, osservare che a giusto diritto essi di fronte alla nostra esperienza
di cui io sono il padrone ; e riferisco a me ogni cosa. dovrebbero chiamarsi i " bambini " e vogliamo continuare ad ono-
rarli quali nostri buoni vecchi. Ma in qual modo essi si ridus-
Se nei momenti di profondo disprezzo pel mondo io, quale sero a invecchiar si fattamente e chi pot sopraffargli con la
spirito, lo respinsi da me lontano, ora respingo nel nulla gli spi- sua pretesa modernit?
riti e le idee di cui io sono il possessore. Essi non hanno pi al-
cuna forza su di me, nello stesso modo che sullo spirito non pu Noi lo conosciamo l'innovatore rivoluzionario, lo conosciamo
prevalere alcuna potenza della terra. molto bene l'irriverente erede che profan persino il sabato dei
padri per solennizzare la sua domenica, ed interruppe il corso del
I1 fanciullo era realista, assorto nelle cose di questo mondo, tempo per incominciare con s stesso un'ra nuova. Noi lo cono-
e tale rimase sino a che gli venne fatto di scoprire a poco a poco sciamo e sappiamo che fu il Cristo. Ma rester egli eternamente
l'essenza occulta delle cose: il giovane fu idealista, caldo giovane, egli ancora moderno o invecchiato ancor lui al par
dell'en- degli antichi?
tusiasmo dei suoi pensieri, fino a che con grave stento riusci al-
l'egoismo dell'uomo adulto, che dispone a suo piacere delle cose
e delle idee e pone sovra ad ogni altra cosa il proprio interesse.
Ma e il vecchio ? Se potr diventare tale ne discorreremo a no-
stro agio.
l4 l5
Bisogna pur ammettere che dagli antichi sia stato generato Entriamo senz'altro nel periodo pi splendido dell'antichit,
il moderno che a loro si sovrappone. Esaminiamo un po' cote- in quella che ha nome da Pericle. A quel tempo i sofisti era in
st'atto generativo. fiore e la Grecia si faceva beffe di tutto ci che sino a poco in-
" Per gli antichi il mondo era verit " dice Feuerbach, ma nanzi aveva tenuto in. pregio.
egli dimentica quest'aggiunta importante : " una verit della quale Troppo a lungo i padri erano stati costretti sotto il ferreo do-
cercavano di comprendere la falsit "; e vi riuscirono. Che impor- minio dello Stato, al quale nessuno poteva attentare, perch i po-
tino quelle parole del Feuerbach si riconoscer di leggeri, con- steri per le proprie amare esperienze non avessero dovuto appren-
frontandole coll'assioma cristiano della " vanit e caducit delle dere a sentir se stessi. Per il che con coraggioso ardimento i sofisti
cose mondane ". Nello stesso modo che il cristianesimo non lanciarono l'ammonimento: " Non lasciarti sgomentare! "; e diffu-
mai in condizione di persuader s stesso della vanit della pa- sero Ja dottrina educatrice : " Adopera a proposito d'ogni cosa il
rola divina ma crede invece all'eterna ed incrollabile verit di tuo intelletto, la tua malizia, il tuo spirito ; un intelletto sano e
essa, tanto pi trionfante quanto con pi profonda meditazione scaltrito ti porge l'unico mezzo per trarti d'impaccio e prepararti
ricercata, cos gli antichi per parte loro vivevano nella credenza la pi felice delle sorti, la miglior vita ". Essi riconobbero adun-
che il mondo e i rapporti umani ( per es. i vincoli naturali del que nello spirito la miglior arma dell'uomo contro il mondo.
sangue) rappresentassero la verit, dinanzi alla quale il loro io
impotente si dovesse piegare. Ci appunto cui gli antichi attri- Ecco perch i sofisti tengono in cos alto pregio l'abilit dia-
buivano maggior valore dai cristiani respinto come cosa priva lettica, la prontezza della parola, l'arte del disputare, ecc. Essi
di pregio; ci che quelli riconoscevano per vero questi vitupe- annunziano che lo spirito pu esser adoperato in ogni occasione;
rano col marchio della menzogna. Vanito l'alto concetto della ma sono ancora ben lontani dalla santit dello spirito, poich que-
patria, il cristiano costretto a riguardare se stesso come uno sto non per essi che un mezzo, un'arma, come l'astuzia e la
" straniero sulla terra " (1); cos, il santo dovere di dar sepol- caparbiet pei ragazzi. Il loro spirito l'intelletto infallibile.
tura ai morti, che inspir un capolavoro quale l'Antigone di A' d nostri questa sarebbe giudicata una educazione intellet-
Sofocle, si riduce nella nuova dottrina a miserabile cosa (" la- tuale incompiuta, e a guisa di ammonimento si aggiungerebbe:
sciate che i morti seppelliscano i proprii morti ") e la indisso- non educate soltanto il vostro intelletto, ma ben anco il cuore.
lubilit de' vncoli familiari vien tacciata come una falsit, Ed ci che fece Socrate.
dalla quale mai abbastanza presto ci vien fatto di liberarci (2), Se il cuore non riesciva a liberarsi dei suoi impulsi naturali,
e cos via. ma restava invece tutto implicato nel contenuto pi accidentale, e
Ora, quando abbiamo compreso che ciascuna delle due parti interamente in balia delle cose e alla merc dei desideri non fre-
ha in conto di verit ci che per l'altra menzogna: l'una, cio, nati dalla ragione (null'altro in fine che un vaso accogliente gli
la natura e i rapporti terreni, l'altra lo spirito e la comunione appetiti pi varii), il libero intelletto avrebbe dovuto esser servo
con gli esseri soprannaturali (la patria celeste, la celeste Geru- del " cattivo cuore ", pronto a giustificare tutto tutto ci che il
salemme): ci rimane ancora da ricercare come dal mondo antico " cattivo cuore " desiderasse.
sia sorto il moderno e come si sia potuta operare quella evi- Perci Socrate dice che non basta giovarci in tutte le cose
dente inversione di criteri. del nostro intelletto, ma che sopra tutto importa sapere a quale
Gli antichi hanno contribuito essi stessi a trasformare la loro intnto ce ne vogliamo servire. Oggi noi diremmo " che si deve
verit in una menzogna. servire alla buona causa ". Epper servire alla buona causa, si-
(1) Ebrei, 11, 13. gnifica esser morali. Ecco perch Socrate il fondatore del-
(2) MARC, 10, 29.
l'etica.
Il principio della sofistica doveva, del resto, condurre a rite-
nere che il pi servile e cieco schiavo dei suoi desideri potesse
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essere un eccellente sofista, coll'interpretare e predisporre ogni deve lottare per rendersi indipendente) egli non uno spi-
cosa in favore del suo rozzo cuore. Non si trova forse cercando rito; giacch lo spirito incorporeo e non conosce rapporti col
bene una buona ragione per ogni cosa e per ogni causa? mondo e col corpo; per esso il mondo non esiste, come non esi-
Perci disse Socrate : voi dovete essere a puri di cuore " se stono legami naturali, ma soltanto ci che spirituale, i legami
volete che la vostra saggezza sia degna di stima. A questo punto dello spirito. Perci l'uomo doveva, prima di riuscire a sentirsi
incomincia il secondo periodo della liberazione dello spirito elle- puro spirito, perdere ogni riguardo, divenire, quale ce lo ritrae
nico, il periodo della purezza del cuore. Giacch il primo ebbe l'educazione scettica, incurante d'ogni cosa, libero da tutti i suoi
la sua conclusione coi sofisti, i quali proclamarono l'onnipotenza rapporti, indifferente a tutto il mondo, si da vederlo crollare sen-
dell'intelletto. Ma il cuore rimase mondano, cio schiavo del za commuoversi. E il risultato dell'opera gigantesca degli antichi
mondo, sempre agitato da desideri di beni materiali. E questo questo: di far s che l'uomo diventi un essere senza mondo e
cuore rozzo doveva venir educato: sopraggiungeva l'et dell'edu- senza rapporti, vale a dire uno spirito puro.
cazione del cuore. Ma in qual modo dev'esser educato il cuore? Allora soltanto, libero da ogni cura terrena, egli a s stesso
L'intelligenza pervenuta a giocar liberamente col contenuto il tutto nel tutto, esiste per s solo, lo spirito per lo spirito, o,
dello spirito ; un'eguale sorte attende il cuore ; e di fronte a que- per meglio dire, non si cura che delle cose spirituali.
sto deve perire tutto ci che mondano, sicch si finir col ri- Nell'astuzia viperea e nell'innocenza di tortura del cristiane-
nunziare alla famiglia, alla comunit della patria, ecc., per amore simo i due termini dell'antica liberazione dello spirito, l'intelletto
del cuore, vale a dire della felicit, della beatitudine del cuore. ed il cuore, sono condotti a tal perfezione da apparire ringiova-
L'esperienza d'ogni giorno conferma che l'intelletto pu aver niti e moderni, e n l'uno n l'altro si lasciano sgomentare da
da lungo tempo rinunziato a qualche cosa per la quale il cuore ci che mondano e naturale.
palpita ancora lungamente. Allo spirito adunque s'innalzarono gli antichi ed aspirarono
E cos l'intelletto sofstico erasi reso talmente padrone delle a diventar spirituali. Ma l' uomo, che intende a svolgere la sua
antiche forze signoreggianti, che per toglier loro ogni potere su operosit quale spirito, si vede attratto verso compiti ben diversi
l'uomo non altro ormai occorreva se non snidarle dal cuore ove da quelli che prima poteva prefiggersi, verso compiti che vera-
ancora regnavano incontrastate. mente occupano lo spirito, e non soltanto il senso o la penetra-
Una cotal guerra fu iniziata da Socrate e la pace non fu con- zione, facolt roteste che solo ci aiutano a renderci padroni delle
chiusa che il giorno in cui per il mondo antico. cose. Solo di cose spirituali si occupa lo spirito ed in tutto egli va
rintracciando le sue vestigia : per lo spirito credente " ogni cosa
Da Socrate ha principio lo studio del cuore e la critica di ci viene da Dio " e non l'interessa se non in quanto serve a rive-
che esso contiene. largli una divina origine ; per lo spirito filosofico tutto si presenta
Nei loro ultimi e disperati sforzi gli antichi gittarono dal con l'impronta della ragione e l'interessa solo in quanto gli sia
loro cuore tutto ci che vi si accoglieva, sicch esso non seppe dato di trovarsi un contenuto intellettuale.
pi battere per cosa alcuna : questa fu l'opera degli scettici. Cos Gli antichi non esercitavano dunque lo spirito poi che ancora
fu ottenuta nell'et degli scettici la purezza del cuore, come nel- non lo possedevano (non esistendo esso nelle cose, con le quali
l'et dei sofisti s'era conseguita la liberazione dell'intelletto. nulla ha di comune, ma nel pensiero che dietro e sopra ciascuna
L'educazione sofistica ebbe per conseguenza che l'intelletto cosa) ; soltanto lo ricercavano, lo invocavano, e lo acuivano per
non s'arrest dinanzi a cosa alcuna; la scettica che il cuore non lanciarlo contro il lor nemico oltrapossente, il mondo dei sensi.
si commosse pi per alcuna cosa. Tutto in fatti era per essi oggetto de' sensi, dacch lo stesso
Sino a tanto che l'uomo ne' suoi rapporti impacciato dalle Jehova e i numi pagani ancor repugnavano al concetto " Dio e
cose mondane e ne dipende e ne rimane schiavo (e tale egli spirito " e alla patria terrena non era peranche sottentrata la ce-
resta sino alla fine dell'antichit dacch ancor sempre il suo cuore STIRNER : L' Unico 4.
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leste. Ancor oggi gli ebrei, codesti figli precocemente savi del- sono realmente io ; oppure : Io sono interamente spirito e null'altro
l'antichit, non sono giunti, pur con tutta la loro sottigliezza e la che spirito. Lo sventurato Pietro Schlemihl che aveva perduto la
forza della lor perspicacia e la versatilit del lor pieghevolissimo propria ombra il ritratto dell'uomo diventato spirito; poich il
intelletto, a trovare lo spirito, che ha in non cale ogni cosa. corpo dello spirito non proietta ombra alcuna.
Il cristiano ha interessi spirituali, perch egli ardisce di es- Come diversi gli antichi! Per quanto ei si dimostrassero ga-
sere un uomo spirituale; l'ebreo non sa comprender nemmeno tali gliardi e virili, di fronte alla forza delle cose dovevano pur ri-
interessi in tutta la loro purezza, perch egli non permette a s conoscerla, n ad altro seppero riuscire che a difender contro essa
stesso di non attribuire alcun valore alle cose. Egli non sa ele- come meglio poterono, la loro vita. Solo tardi riconobbero che la
varsi alla pura spiritualit, ad una spiritualit com' espressa, a " vera vita " non era quella della lotta contro le cose, bens la
mo' d'esempio religiosamente nella fede cristiana che ci rende vita spirituale quella che rifuggiva dalle cose, e quando di ci
beati, anche senza le opere. La loro mancanza di spiritualit al- si accorsero divennero cristiani, vale a dire moderni e novatori
lontana per sempre gli ebrei dai cristiani, giacche a chi non contro gli antichi.
spirituale tutto ci che tien dello spirito riesce inconcepibile, La vita rifuggente dalle cose, la vita spirituale, non ritrae
nello stesso modo che l' uomo spirituale disprezza chi tale non . perci pi alcun alimento dalla natura, bens si pasce di soli
Gli ebrei non possiedono che lo " spirito di questo mondo ". pensieri " epperci non pi vita " ma pensiero.
La penetrazione e la profondit dello spirito antico sono Tuttavia non da credere che gli antichi non conoscessero
tanto lontane dallo spirito e dallo spiritualismo del mondo cri- il pensiero ; ci sarebbe altrettanto falso quanto l'imaginare che
stiano quanto il cielo dalla terra. l'uomo spirituale non partecipi alla vita materiale. Bens essi
Chi si sente un libero spirito, non oppresso n angustiato avevano le proprie idee su ogni cosa, sul mondo, sugli uomini,
dalle cose di questo mondo, perch egli non ne tien conto; solo sugli dei, ecc. e si argomentavano in ogni guisa a rendersene co-
chi tanto sciocco da attribuire loro un peso pu sentirne la scienti. Per non conoscevano il Pensiero, quantunque pensassero
gravezza, e in questo caso ei dimostra di tenersi ancora stretto a molte cose e si travagliassero coi loro pensieri. Si confronti
alla " cara vita ". Colui, che sovra ogni altra cosa vago di sen- in proposito degli antichi il verso cristiano: a I miei pensieri
tirsi e di comportarsi quale un libero spirito, poco si curer che non sono i vostri pensieri, e di quanto il cielo pi alto della
le cose gli volgano propizie od avverse e non penser come debba terra d'altrettanto i miei pensieri sono pi alti dei vostri " e si
governarsi per viver di una vita libera e lieta. rammenti quanto ho detto pi s opra a proposito dei nostri pen-
sieri infantili.
Egli non s'affligge per gli inconvenienti che derivano da una
vita soggetta alle cose, dacch quella ch'ei conduce vita spi- Che cosa cerca adunque l'antichit? Il vero godimento della
rituale ; e in fatti mangia ed ingoia quasi sempre senza esserne vita! E si finir per arrivare alla " vera vita ".
consapevole, e se gli fa difetto l'alimento, muore col corpo, ma Canta il greco poeta Simonide: " La salute il pi prezioso
sapendosi immortale quale spirito, e chiude gli occhi con una bene dell'uomo mortale, poi viene la bellezza, poi la ricchezza
preghiera e con un pensiero. La sua vita consiste nell'occuparsi conquistata senza frodi, infine il godimento che si prova nella
di cose spirituali tutto ci che non pensiero non lo tange; conversazione di giovani amici ". Tutti questi sono beni della
quale che sia l'oggetto della sua occupazione spirituale pre- vita o godimenti della vita. Quale altra cosa cercava mai Dio-
ghiera, contemplazione, o speculazione flosofica l'azione sua gene di Sinope se non il vero piacere, ch'egli ritrov nel minimo
il pensiero. Ecco perch il Descartes quando alfine si fu di ci grado dei bisogni? Che cosa Aristippo, che lo ritrov nel saper
convinto pot proclamare l'assioma: " Io penso, dunque io sono ". serbare tranquillo l'animo nella buona e nella avversa fortuna?
Questo significa : a Il mio pensiero il mio essere e la mia vita ; Essi tutti cercavano la gioia d'una vita inalterabilmente serena
soltanto se vivo spiritualmente, io vivo; soltanto quale spirito la giocondit, la letizia.
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Gli stoici vogliono attuare il tipo dell'uomo saggio, di colui simile a quella degli stoici, ma pi raffinata, pi ingannatrice.
cio che sa vivere una vita conforme ai dettami della sag- Essa null'altro insegna fuor che una diversa attitudine verso il
gezza; essi pongono il loro ideale nel disprezzo del mondo, in mondo, un contegno pi prudente; il mondo dev'essere ingannato,
una vita immobile e imperturbata, senza rapporti amichevoli col imperocch esso il nemico.
mondo, isolata e appartata; lo stoico solo vive, tutto il resto Ma gli scettici soltanto ripudiano il mondo interamente.
morto per lui. All'incontro gli Epicurei domandavano una vita Tutti i rapporti col mondo sono per essi " senza valore e senza
tutta movimento. verit. Timone dice: " I sentimenti ed i pensieri, che noi attin-
Gli antichi ambivano, quando volessero vivere allegramente, giamo dal mondo, non contengono nulla di vero ". " Che cosa
una vita agiata (precipuamente gli Ebrei, che si augurano vita verit'? " esclama Pilato. Il mondo, secondo la dottrina di Pir-
lunga, benedetta di figli e di doni di fortuna), l'eudaimonia, il rone, non n buono n cattivo, n bello n brutto, e cos via;
benessere nelle sue forme pi varie. Democrito esalta, p. es., come tutti cotesti sono predicati, che io gli attribuisco. Timone dice:
tale la " tranquillit dell'animo " la quale permette di a viver " Per s stessa nessuna cosa buona o cattiva, bens l'uomo s'ima-
dolcemente senza timore e senza agitazioni ". gina che sia tale o tale " ; di fronte al inondo non rimane che
L'antico d'avviso che la tranquillit dell'animo sia la mi- l'atarassa (l'apatia) e l'afasia (l'ammutolimento o, con altre pa-
gliore compagna della vita, quella che procura la pi lieta delle role, l'isolamento ulteriore). Nel mondo non esiste pi alcuna
sorti e porge il miglior mezzo per campare. Ma siccome egli non verit da conoscere, le cose si contraddicono, le idee delle cose
pu staccarsi dalla vita, principalmente per la ragione che ogni sono incapaci di distinzione (bene e male sono la stessa cosa, di
sua attivit s'esaurisce nello sforzo che fa per staccarsene, cio modo che quello che per taluno buono, per tal altro cattivo).
per respingerla (per far la qual cosa necessaria l'esistenza di E con ci cessa la ricerca del vero; e non rimane che l'uomo
una vita che possa esser respinta, che diversamente nulla pi privo di conoscenza, l'uomo che nulla trova da conoscere nella
rimarrebbe da respingere), cos egli non pu altro raggiungere vita, e lascia sussistere cos com' il mondo vuoto di verit, e
se non al pi un altissimo grado di liberazione, e per il grado non se ne cura.
soltanto si distingue dagli altri meno fortunati negli sforzi fatti In cotal modo l'antichit si sbriga del mondo delle cose, del-
per esser liberi. Quand'anco ottenesse l'assoluto annientamento l'ordine universale, dell' universo stesso. Ma all'ordine universale
dei sensi terrestri, quel grado d'annientamento che sol permette ed alle cose di questo mondo non appartiene gi soltanto la na-
ancora di sussurrare la parola " Brahma ", egli non si distin- tura, bens ne fan parte tutti i rapporti nei quali l'uomo si vede
guerebbe per ci essenzialmente dall'uomo sensuale. posto dalla natura, p. es., la famiglia, la comunit, in una parola
Lo stesso stoicismo e la stessa virt virile in fine de' conti tutti i cosidetti " legami naturali ". Col mondo dello spirito
vengono alla conclusione della necessit di sostenersi e di affer- principia allora il cristianesimo.
marsi contro il mondo, e l'etica degli stoici (unica loro scienza L'uomo che si trova ancora vigile in armi contro il mondo
poich dallo spirito null'altro seppero insegnare se non il modo l'antico, il pagano (ed a questa categoria appartiene anche
con cui esso dovesse comportarsi di fronte al mondo ed alla na- l'ebreo, per non essere cristiano); l'uomo che solo guidato dalla
tura [: fisica :] e lottare contr'essa) non una dottrina dello spirito, gioia del cuore della sua compassione dalla sua simpatia dal suo
bens una dottrina del disprezzo del mondo e dell'affermazione spirito il moderno, il cristiano. Gli antichi col porre ogni loro
del proprio io, cio di quella imperturbabilit e indifferenza sforzo nel superare il mondo e redimere l'uomo dalle pesanti ca-
della vita ", che fu la virt pi caratteristica dei Romani. tene che lo avvincevano, pervennero alla dissoluzione dello stato
Pi lontano di questa filosofa della vita non andarono nem- ed alla esaltazione dell'individuo. Comunit, famiglia, ecc. quali
meno i Romani (Orazio, Cicerone, ecc.). rapporti naturali, non sono forse ostacoli importuni, che dimi-
nuiscono la mia libert spirituale?
Quella dal benessere (edon) degli epicurei una filosofia
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divenuto arido, privo di vita e di contenuto. Ora non havvi
2. I MODERNI. pi alcun contenuto al quale il cuore non si ribelli, eccetto il
caso che inconsciamente ei se ne lasci sorprendere. Il cuore fa
" Se uno va con Cristo, diviene una nuova creatura; l'antico
la critica d'ogni cosa, di tutto ci che mostra di voler insinuarsi
passato, ecco tutto s' rinnovato " (1).
in lui, con una crudelt spregiudicata e non capace di alcuna
Se pi sopra fu detto: " Per gli antichi il mondo era una piet (se non inconsciamente o di sorpresa). Del resto, v'ha egli
verit ", ora noi dobbiamo dire : " pei moderni lo spirito era una cosa che si possa amare negli uomini, dacch tutti sono " egoisti "
verit ", per, qui come l, non dobbiamo omettere di soggiun- e nessuno l' uomo come tale, vale a dire " un puro spirito "?
gere: una verit di cui cercavano ed anche giunsero a scoprire Il cristiano non ama che lo spirito; ma dove si troverebbe qual-
la falsit. cuno che non fsse proprio null'altro che spirito?
11 Cristianesimo segu una via non dissimile da quella per- Amare un uomo di carne ed ossa non sarebbe degno d'un
corsa dall'antichit. In tutta l'et di mezzo infatti l' intelletto fu puro cuore, sarebbe piuttosto un tradimento della purezza del
tenuto prigioniero dei dogmi cristiani, ma nel secolo che prece- cuore, dell' " interesse teoretico ". Giacch non si deve credere che
dette la riforma si ribell col sofismo e si prese gioco sacrilego la cordialit assomigli a quella giovialit che stringe ad ognuno
di tutti gli articoli di fede. E in pari tempo dicevasi, principal- la mano; ben all'opposto la pura cordialit non cordiale con
mente in Italia ed alla Corte di Roma ; purch si serbi cristiano nessuno, essa non che un interesse platonico per l' uomo come
il cuore, l'intelletto pu scapricciarsi a suo bell'agio. uomo, ma non gi come persona. La persona le ripugna per il
Gi molto prima della riforma eran cosi frequenti le dispute suo " egoismo ", perch non l'uomo, o meglio non l'uomo
caviliose che il papa e i pi ritennero che anche l'apparizione ideale. E l'interesse teoretico non esiste che per l'idea. Per la
di Luter si dovesse risolvere in una " disputa di frati ". L'uma- pura cordialit o per la pura teoria gli uomini non esistono se
nesimo corrisponde alla sofistica, e nello stesso modo che nell'et non per essere criticati, scherniti e profondamente disprezzati;
dei sofisti la vita greca trova vasi nella sua maggiore floridezza sono per esse quello che sono pel prete fanatico ; fango e null'al-
(secolo di Pericle), cosi il massimo splendore rifulse nel secolo tro che fango.
dell'umanesimo, o, come si potrebbe anche dire, del machiavel- Giunti cosi all'apogeo della cordialit apatica, dobbiamo pur
lismo (invenzione della stampa, scoperta del nuovo mondo, ecc.). infine accorgerci che lo spirito, il quale solo amato dal cri-
In quel tempo al cuore era ignoto ancora il desiderio di liberarsi stiano, non esiste, o che questo spirito una menzogna,
dal suo contenuto cristiano.
Ci che qui abbiamo esposto concisamente e in modo forse
Ma la Riforma, al pari della filosofia socratica, mosse guerra poco intelligibile, si schiarir, speriamo, successivamente.
seriamente al cuore e da allora i cuori divennero, a tutta evidenza,
Accettiamo l'eredit lasciataci dagli avi, e da buoni lavora-
sempre pi anticristiani. Avendo incominciato con Luter a por
tori ricaviamone ci che se ne pu ritrarre. Il mondo giace ai
mente alla cosa, la riforma doveva condurre inevitabilmente il
nostri piedi, vilipeso, molto al disotto di noi e del nostro cielo
cuore a liberarsi dal grave pondo della cristianit. Il cuore, facen-
al quale le sue braccia pi non si tendono e cui non giunge pi
dosi di giorno in giorno meno cristiano, perde il contenuto che
il suo alito che i sensi hanno ammorbato.
l'occupava, sino a tanto che non gli rester altro fuorch la pura
virt sua sostanziale, la cordialit, l'amore universale, l'amore Per quante seduzioni ponga in opera, esso non pu abba-
dell'uomo, il sentimento della libert, la " coscienza di s stesso ". gliare che i nostri sensi, ma lo spirito e noi in verit non
Ora soltanto pu dirsi che il cristianesimo perfetto, perch siamo che spirito non gli riesce d'ingannarlo. Cos favella la
(1) Cor, 5, 17. " libert spirituale ". Poi che pervenne alla compiuta conoscenza
delle cose, lo spirito si elev sopra di esse, si sciolse dai legami
che lo tenevano avvinto, ed ora spazia libero nell' infinito.
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Allo spirito, che dopo tante fatiche si sottratto alla schia- Dio, nulla ha a che fare col mondo e co' suoi rapporti, ma so-
vit del mondo, poi che rinneg le cose terrene e la materia, lamente conosce s stesso e ci che gli si attiene.
null'altro rimane se non ci ch' spirituale. E tuttavia, come Il mio coraggio inalterabile in mezzo a tutti i colpi della
soltanto ei si straniato dal mondo ma non l'ha potuto distrug- sorte, la mia incrollabilit, il mio spirito d'indipendenza, e forse
gere, cos nel mondo egli continua a vedere un perenne ostacolo, tutto ci " spirito " nel pieno suo senso ? In tal caso mi troverei
un triste ente e si strugge nel desiderio di spiritualizzarlo, e ancora in istato di lotta col mondo, ed unico mio intento sarebbe
concepisce e accarezza per esso, con giovanile baldanza, disegni di non soccombere a lui! No, prima ch'egli non s'occupi che di
di riforme, di miglioramenti, di redenzione. s stesso, del suo mondo, del inondo spirituale, lo spirito non
Gli antichi erano, come vedemmo, asserviti alla materia e il libero spirito, ma solamente lo spirito di questo mondo, che
all'ordine naturale delle cose; ma di continuo si travagliano per alle cose del mondo avvinto. Egli spirito libero, cio effet-
sottrarsi a un tal domin o, in mpeti sovrumani di ribellione tivamente spirito, soltanto nel mondo suo proprio; in questa
senza posa rinnovellati; jnfine dal loro gemito supremo nacque terra egli uno straniero. Soltanto in grazia d'un mondo spiri-
il a Dio, vincitore del mondo ". Tutta l'operosit della persona tuale lo spirito spirito realmente, giacch il mondo de' sensi
era rivolta alla conoscenza del mondo, e svolgevasi in un per- gli ignoto.
petuo intento di penetrarne il mistero e di oltrepassarlo. E quale Ma donde, se non da lui stesso, deve venirgli cotesto mondo
la sapienza dei molti secoli succedutisi? Che cosa cercarono spirituale? Egli deve rivelarsi; e le parole che pronuncia, le
di scoprire i moderni? Il mistero del mondo non pi giacch manifestazioni del proprio essere, compongono il suo mondo.
l'avevano svelato gli antichi, bens il mistero di Dio, loro da Come l'uomo fantasioso vive solo nelle imagini da lui create e
quelli legato, del Dio ch' " spirito di tutto ci che appartiene di quelle compone il suo regno ; come il pazzo s'edifica un mondo
allo spirito, ch' spirituale ". formato di sogni, senza il quale egli cesserebbe d'esser pazzo;
L'attivit dello spirito, che " investiga persino gli abissi cos lo spirito obbligato a crearsi un dominio spirituale, e
della divinit " ha nome teologia. Se gli antichi null'altro ci prima che questo non sia creato egli non spirito.
possono insegnare che la loro filosofia naturale, i moderni non Sicch le sue creazioni fanno di lui ano spirito, e dalle
arrivarono n arriveranno mai pi in l della teologia. Noi ve- creature si manifesta in lui il creatore; in esso egli vive, esse
dremo pi tardi che persino le pi recenti ribellioni contro Dio formano il suo mondo.
null'altro sono in fine che i pi disperati sforzi della teologia,
insurrezioni teologiche dunque. Che cosa dunque lo spirito? E il creatore d'un mondo
spirituale ! Anche a me ed a te si riconosce lo spirito quando si
1. Lo SPIRITO. vede che ci siamo appropriate cose spirituali, vale a dire che
abbiamo dato vita ai pensieri, quando pure ci sian stati suggeriti;
Immenso il regno degli spiriti e innumerevoli cose com- nella nostra infanzia se pur ci avessero suggeriti i pensieri pi
prende. edificanti sarebbe a noi mancata e la volont e la facolt di
riprodurli.
Vediamo dunque che sia questo spirito che i nostri vecchi
ci lasciarono in retaggio. Cos dunque lo spirito non esiste se non quando crea cose
immateriali; la sua vita associata a ci ch'egli ha creato.
Essi lo generarono tra i dolori, e pur non seppero ricono-
scersi in lui: gli detter la vita, ma non gii appresero la parola Siccome noi lo riconosciamo dalle sue opere, val la pena di
che doveva pronunciare sol egli. Il " Dio nato " il figlio del- domandarci in che queste consistono. Orbene, le opere o le crea-
l'uomo profferisce, primo, la massima che lo spirito, cio egli, ture dello spirito null'altro sono che spirito.
Se io m'avessi dinanzi degli ebrei, ma di quei genuini, io
qui dovrei far punto e lasciarli dinanzi a questo mistero, che per
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quasi duemila anni li trov increduli e indifferenti. Ma siccome non conoscono ne patria n patriotismo. Se adunque qualcuno
tu, mio caro lettore, difficilmente sarai un ebreo puro sangue, non si dimostra buon patriota, egli rivela nei suoi rapporti colla
che se tale fossi, non avresti perduto il tempo a seguirmi sin patria il suo egoismo.
qui noi vogliamo fare insieme ancora un tratto di cammino, E cosi in numerosissimi casi; chi nella societ umana si
sino a che forse anche tu mi volgerai le spalle, vedendo ch'io arroga e sfrutta un privilegio reo d'egoismo e pecca contro la
ti rido sul viso. idea dell' uguaglianza ; chi esercita un dominio un egoista che
Se qualcuno ti dicesse che tu sei tutto spirito, tu ti taste- pecca contro la idea della libert, e cos via.
resti il corpo, e gli risponderesti incredulo : " Io possiedo, bensi, E appunto perci tu disprezzi l'egoista, dacch egli pospone
dello spirito, ma non esisto solo come spirito; sono anche un lo spirituale al personale, e non pensa che a s stesso quando
uomo in carne ed ossa ". Tu faresti ancor sempre una distinzione tu vorresti vederlo operare per amor d'un'idea. Voi vi distin-
fra te ed il tuo " spirito ". Ma ribatte colui, tu sei destinato, guete in ci, che centro per te lo spirito, per lui il suo proprio
quantunque inceppato per ora dai vincoli del corpo, a diventare essere, ovvero che tu sdoppi il tuo io, facendo dello spirito il
un giorno " uno spirito beato ", e comunque tu possa rappre- vero a io ", padrone del resto che ha minor valore, mentre egli
sentarti l'aspetto futuro di questo spirito, non men vero che non vuol saperne di codesto sdoppiamento, curando i suoi inte-
morendo tu dovrai spogliarti del corpo e tuttavia tu continuerai ressi spirituali o materiali come meglio gli piace e gli giova.
ad esistere e ad esistere in eterno ; adunque lo spirito solo in te
eterno e vero, il corpo non altro che una dimora provvisoria, Tu credi di biasimare soltanto coloro che non sanno compren-
che tu dovrai abbandonare e mutar con un'altra. dere il puro interesse spirituale, e invece tu imprechi a tutti
quelli che non vedono nell'interesse spirituale ci a che v'ha di
Adesso tu gli presterai fede? Per ora tu non sei ancora pi vero e sublime ". Paladino d'una tale bellezza, tu giungi a
soltanto spirito, ma allorquando sarai costretto ad emigrare dal tale da negare al mondo sia altra bellezza. Tu non vivi per te
tuo corpo mortale, tu dovrai far di meno del corpo, epperci stesso, bensi per il tuo spirito e per tutto ci che viene dallo
necessario che tu preveda per tempo una tale eventualit e prov- spirito, cioe per le idee.
veda per tempo al tuo vero " io ". " Che cosa gioverebbe al-
l'uomo se conquistasse l'intero mondo e nondimeno recasse danno Siccome lo spirito non esiste se non in quanto crea, vediamo
all'anima sua! " quale sia la sua creazione prima.
Ma anche ammesso che i dubbi sollevati in corso di tempo Compiuta questa, altre naturalmente ne seguono, al modo
contro i dogmi cristiani, ti abbiano tolta da lunga pezza la fede stesso che secondo la mitologia bastava creare i primi uomini
nell'immortalit del tuo spirito, un dogma per te rimasto in- perch la stirpe si propagasse da s. Ma la prima creazione deve
tatto e intangibile, una verit alla quale resti sempre devoto, sorgere " da nulla " : lo spirito per attuarla nulla possiede all'in-
che cio lo spirito di te la miglior parte e che le cose spiri- fuori di se stesso, o, per meglio dire, egli non possiede ancora
tuali hanno verso di te maggiori diritti di ogni altra cosa. Se pur nemmeno se stesso, ma deve formarsi: sicch la sua prima crea-
ateo, ti trovi d'accordo con chi crede alla immortalit nello zelo zione esso stesso, lo spirito.
contro l'egoismo. Per quanto ci possa sembrar mistico, a noi lo insegna l'e-
Ma quale idea ti sei formata dell'egoista? Un uomo, il quale sperienza quotidiana. Sei tu forse un pensatore, prima d'aver
anzich vivere per un'idea, cio per qualcosa di spirituale, sacri- pensato? Col creare il primo pensiero tu crei te stesso, il pen-
ficandole il proprio vantaggio, serve invece a quest'ultimo. satore ; poi che tu non pensi prima di pensare, vale a dire, prima
d'aver un pensiero. Non forse il tuo canto che fa di te un
Un buon patriota, ad esempio, sacrifica tutto sull'altare della cantore, la parola che fa di te un essere parlante? Ebbene, nello
patria ; e che la patria sia una idea una cosa indiscutibile, poi- stesso modo, la creazione d'una cosa spirituale fa di te uno
ch gli animali irragionevoli ed i bambini ancor privi di spirito spirito.
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Ma alla guisa stessa che tu distingui te dal pensatore, dal stessi siamo divisi in un io essenziale ed in uno non essenziale?
cantore e dal parlatore, cos ti distingui anche dallo spirito, Non ricadiamo con ci nuovamente nelle miserevoli condizioni
sentendo molto bene che tu sei ancora oltre che spirito qualche di un esilio fuor di noi stessi?
altra cosa; ma come all' " io " che pensa nell'entusiasmo lel pen- Che cosa si guadagna, se, per cambiare, collochiamo in noi
sare va mancando il senso dell'udito e della vista, cosi anche stessi la divinit ch'era fuori di noi? Siamo noi quello che
tu, nell'entusiasmo dello spirito, desideri con tutte le tue forze in noi ?
di essere solamente immateriale e di obliare ogni altra cosa. Lo
spirito il tuo ideale, ci che ancora non fu raggiunto, ci che Non sarebbe gi vero il dire che noi siamo ci ch' fuori di
si trova oltre ogni confine; lo spirito si chiama per te Dio, " Dio noi. Io sono tanto poco il mio cuore, quanto sono la mia amante
lo spirito ". riamata, che pure rappresenta un altro " me stesso ". Noi fummo
costretti a collocare lo spirito fuor di noi appunto perch esso
Contro tutto ci che non spirito tu lasci libero corso al pur vivendo in noi non costituiva tutta la nostra sostanza : per
tuo stegno, e cos anche contro te stesso perche non sai liberarti ci appunto noi non lo potevamo rappresentare se non fuor di
da ogni cosa materiale. Invece di dire " Io sono piu che uno noi, in un di l remoto.
spirito " tu elici, tutto compunto : " Io sono da meno che uno
spirito, e lo spirito, il puro spirito, io non posso che immaginarlo, Con la forza della disperazione Feuerbach s'avviticchia a tutto
ma non esserlo, e poich io non lo sono, dev'esserlo un altro, intero il contenuto del Cristianesimo, ma non gi per ripudiarlo,
esistere come tale un altro, che io chiamo " Dio ". bens per avvincere a s il lungamente desiderato, il sempre lon-
tano, strappandolo con un ultimo sforzo al cielo, dove si trovava
E proprio della natura delle cose, che lo spirito che deve per possederlo cos eternamente. Non forse ci un ultimo dispe-
esistere puramente per s, deve essere uno di l; e siccome l'uomo rato tentativo dal quale dipende la vita o la morte, e non e in
non pu essere immateriale del tutto, il puro spirito, lo spirito pari tempo l'ardente bramosia cristiana del di l? L'eroe non vuole
come tale, non pu essere che fuori dell' uomo, fuori del mondo fare il suo ingresso nel di l, bens attirarlo a s e costringerlo
umano; dunque non sulla terra, ma in cielo. a diventar cosa di questa terra ! E non grida forse d'allora in poi
Soltanto da questo disaccordo tra l'io e lo spirito, soltanto tutto il mondo, con maggior o minor coscienza, che il regno de'
perch l' io e lo spirito non significano una sola e medesima cosa, sensi l'essenziale, e che il cielo deve venir sulla terra e deve
bens dimostransi del tutto differenti tra loro, soltanto perch esser vissuto gi in questa vita?
l'io non lo spirito e lo spinto non l'io, sorge logicamente Poniamo in poche parole di fronte la teoria teologica del
la necessit che lo spirito debba avere stanza al di l, debba Feuerbach e la nostra confutazione. L'essenza dell' uomo dice
essere " Dio ". quel filosofo l'ente supremo dell'uomo. Orbene l'essere su-
Ma con ci si dimostra pure quanto prevalentemente teologica premo dalla religione viene chiamato Dio e considerato in s og-
la redenzione di cui ci vuole regalare il Feuerbach (1). E. i dice gettivamente. Ma poi che in realt esso non che l'essenza del-
cio che noi abbiamo soltanto misconosciuto il nostro vere sere, l'uomo, cos per la storia dell'umanit incomincier una nuova
e che perci l'abbiamo cercato nel di l, ma ora, poich siano era, in cui l' uomo sar Dio (1).
convinti che Dio null'altro che il nostro stesso essere umano, E noi rispondiamo: L'essere supremo in vero l'essere del-
noi dovremo riconoscerlo per nostro e trasferirlo dal cielo alla l'uomo ; ma appunto perch il suo essere e non lui stesso, cos
terra. " Dio ", che spirito, chiamato da Feuerbach, il " nostro tanto vale considerarlo fuori di s sotto il nome di Dio o in s
essere ". Ora, possiamo noi ammettere senza opposizione che il quale essere umano, quale uomo, lo non sono n Dio n l'uomo, n
" nostro essere " sia posto in contrasto con noi stessi, e che noi l'essere supremo n l'essere mio, e perci m' indifferente il pen-
(1) Essenza del Cristianesimo. (1) Essenza del Cristianesimo, pag. 402.
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sare un essere in me o fuori di me. Si, noi ci immaginiamo sempre col cessar della credenza negli spiriti dovesse mancare il terreno
l'essere supremo fuori di noi ed in noi, poich lo " spirito divino ", alla religione stessa, si che da allora in poi essa avesse a librarsi
secondo la fede cristiana, pure il a nostro spirito r e dimora sull'aria. Chi non crede pi nei fantasmi non ha che a prose-
in noi (1). Egli ha stanza e nel cielo e in noi ; noi pover esseri non guire con una certa coerenza per la sua via, per accorgersi che
rappresentiamo che la sua " dimora " ; e se il Feuerbach ci di- dietro le cose non si nasconde alcun essere sovrannaturale, alcun
strugge anche la sua " dimora celeste ", a prezzo di quale fatica fantasma o, ci che l'ingenuit linguistica chiama con un me-
noi gli potremo dar ricetto ? desimo vocabolo alcuno " spirito ".
Ma tronchiamo questa divagazione (che avremmo dovuto pro- " Gli spiriti esistono! " Guardati un p'd'attorno nel mondo,
trarre a pi dardi) per non incorrere in ripetizioni, e ritorniamo e dimmi se da ogni cosa non si riveli a te uno spirito. Dal pic-
alla prima creazione dello spirito. colo fiore grazioso parla a te lo spirito del creatore che l'ha for-
Lo spirito alcunch di diverso dall'io. Ma in che cosa ne dif- mato cos belio; gli astri annunziano lo spirito che li ha ordinati:
ferisce? dai vertici dei monti ti soffia incontro uno spirito sublime; dalle
acque s'innalza a te uno spirito di bramosia; dagli uomini fa-
2. GLI OSSESSI. vellano a te milioni di spiriti. Si sprofondino i monti, appassiscano
i fiori, crolli l'universo, perisca anche l'ultimo uomo e che im-
Hai tu mai veduto uno spirito? " Io no, ma l'ha veduto la porta d'una cotai ruina generale? Lo spirito, l'invisibile, " vive
nonna ". Ecco, la stessa cosa succede a me. Io non ho veduto mai in eterno ".
alcuno spirito ; invece mia nonna ne incontrava uno ad ogni mo- S, su tutto il mondo passa lo spirito coi suoi brividi ! Soltanto
mento; sicch, per non far torto alla sincerit della nonna, mi su lui? No, il mondo stesso sembra un sinistro fantasma, l'ombra
convien credere all'esistenza degli spiriti. d'uno spirito. Che altro potrebb'essere un fantasma se non un corpo
Ma tra i nostri vecchi non v'eran di tali che facevano spal- apparente a uno spirito reale? Ebbene, il mondo " vano "
lucce allorch la nonna favoleggiava degli spiriti che aveva ve- i" vuoto ", un' " apparenza " che inganna col suo splendore; l'u-
duti? Certo; ma erano increduli, liberi pensatori che gran danno nica verit sta nello spirito; il mondo non che la figura appa-
recarono alla nostra santa religione. E noi ce ne accorgeremo ! Su rente delio spirito.
che cosa fondata la credenza negli spiriti se non sulla fede nel- Vicino e lontano, da per tutto, ti circonda un mondo di spi-
l'esistenza d' " esseri spirituali in generale? ". E questa fede non riti : tu sei sempre in balia delle apparizioni e delle visioni. Ogni
vien forse scossa, se si permette che uomini seguaci della pura ra- cosa che a te si presenti, altro non che il riflesso d'uno spirito che
gione ardiscano attentarvi ? Come per la scemata credenza negli risiede in lei, un' " apparizione " fantastica: il mondo per te
spiriti e nei fantasmi la stessa fede in Dio sia stata se ssa ci solo un complesso di " fenomeni ", dietro ai quali lo spirito fa
insegnato dai romantici: i quali tentano di attraversarsi tali fu- suoi giochi.
neste conseguenze col ridestare a nuova vita il mondo dei miti
Vorresti forse paragonarti agli antichi che vedevano gli dei da
e delle favole, e in modo particolare vi si adoperano di recente
per tutto? Gli dei, mio caro moderno, non sono spiriti; gli dei
con la rievocazione " di un mondo superiore che penetra entro il
non umiliano il mondo sino a ridurlo ad una parvenza, n lo
nostro mondo ", con le loro sonnambule, con le veggenti di Pre-
spiritualizzano.
vorst, ecc.
Ma per te tutto il mondo appare spiritualizzato e fatto si-
I buoni credenti ed i padri della Chiesa non prevedevano che
mile a un misterioso fantasma ; perci non meravigliarti se anche
(1) Vedi Rom. 8, 9; Cor. 3, 16; Giovanni 20, 22, ecc., ecc. in te stesso null'altro troverai che una ridda di fantasmi. Non
forse il tuo corpo ossesso da quel fantasma che tu chiami spirito ;
non forse quello solo il vero, il reale, mentre il tuo corpo cosa
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" passeggiera, vana, una parvenza " ? Non siamo noi tutti altret- che non serve che a s stesso, pur ritenendo di servire ad un essere
tanti spettri; esseri sinistri che attendono d'essere redenti "; superiore; che nulla conosce di superiore a s stesso mentre pur
non siamo noi forse " spiriti "? si sente spinto a qualche cosa di pi elevato ; in breve per l'egoista
Dacch lo spirito apparso nel mondo, dacch il verbo s' che non vorrebbe esser tale, che si umilia e combatte il proprio
fatto carne ", il mondo s' spiritualizzato, diventato il regno egoismo, e in pari tempo non si umilia che " per essere innal-
dei fantasmi. Tu hai lo spirito, perche hai pensieri. Che cosa sono zato ", vale a dire per soddisfare il suo egoismo.
i tuoi pensieri ? esseri spirituali. Dunque non sono cose : Poi che vorrebbe cessare d'esser egoista, egli cerca in cielo ed
No, bensi lo spirito; l'essenza di tutte le cose; ci che in esse in terra esseri superiori per servirli, e sacrificar loro s stesso; ma
di pi intimo ; la loro idea. Sicch ci che tu pensi non per quanto si agiti e si travagli, in fin dei conti egli fa tutto ci
semplicemente il tuo pensiero? Ben al contrario, il pensiero nel proprio interesse.
la realt, ci che v'ha di vero al mondo; la verit stessa; quando Tutti gli sforzi ch'ei fa per liberarsi da s stesso non da altro
io penso veracemente, io penso la verit. Io posso bens in- derivano che dall'istinto inconscio della propria liberazione. Per-
gannarmi sul conto della verit e disconoscerl a ; ma se io conosco ch tu sei avvinto all'ora passata, perch tu devi far oggi ci
veracemente, l'oggetto della mia conoscenza la verit. Sic- che hai fatto ieri, perch non puoi ad ogni momento trasformarti,
ch tu intendi perennemente a conoscere il vero? La verit ti senti oppresso dalle catene dello schiavo. Per questo ad ogni mi-
m' sacrosanta. Pu darsi, si, che io trovi imperfetta una data nuto della tua esistenza ti sorride un attimo allietante dell'avve-
verit, e che la sostituisca con una migliore, ma con ci non posso nire; e, sviluppandoti, ti vai liberando da te stesso, cio da quello
levar dal mondo la verit. Nella verit io credo, per ci la ricerco; che tu eri poco prima.
oltr'essa non v'ha cosa alcuna; essa eterna.
Ci che tu sei in ogni singolo momento tua creazione ; e non
Sacrosanta, eterna la verit: essa la santit, l'eternit vorresti perderti, tu creatore, nella tua creatura? Tu sei un essere
stessa. Ma tu, che ti lasci penetrare e guidare da cotesta santit, superiore a te stesso e oltrepassi te stesso. Ma involontario egoi-
divieni santo tu pure. Di pi, la santit non fatta per i tuoi sta, tu non arrivi a conoscere che sei tu stesso quell'essere supe-
sensi, e giammai ne troverai la traccia quale uomo sensuale, poi- riore, cio che tu non sei unicamente una creatura, ma benanco
ch essa parla alla tua fede e, pi ancora, al tuo spirito: ed il creatore di te stesso. Mancando di un tale conoscimento, " l'es-
anzi essa medesima uno spirito ; uno spirito che parla allo spirito. sere superiore " ti apparisce come un non son che a te estraneo.
Non cosa facile metter da parte la santit, come sosten- Tutte le cose superiori, la verit, l'umanit, ecc., stanno al disopra
gono alcuni, che " schivano di pronunciare questa parola impro- di noi.
pria ". Qualunque sia la ragione per cui mi si taccia di egoismo, Questo ci estraneo; ecco il segno a cui conosciamo ci che
certo che tale accusa non sarebbe possibile se non si avesse il santo. In tutto ci che santo qualcosa di " strano ", cio
pensiero di qualche cosa cui io debba servire con magg or zelo che di straniero, nel quale noi ci sentiamo a disagio. Ci che per me
non a me stesso e in cui sopra tutto io debba cercai la mia sa- santo non appartiene a me; e se, ad esempio, la propriet altrui
lute; di qualche cosa, insomma, di santo. F quando anche questa non fosse per me una cosa sacrosanta, io la considererei qual cosa
cosa santa rassomigli ad una cosa umana, o sia, se pur vuoisi, mia, della quale in una occasione opportuna io potrei disporre a
l'uomo stesso, non le verr meno per ci il carattere suo; al pi la mio piacere; se all'opposto io riguardo come santo il volto del-
santit soprannaturale si muter in terrestre, e la divina in u- l'imperatore della Cina, esso rimane estraneo pei miei occhi, e
mana. perci li chiudo quand'egli si appressa.
La santit non esiste che per l'egoista che non conosce se Perch una verit matematica inconfutabile, la quale, secondo
stesso, per l'egoista involontario, che va sempre in cerca di ci che il significato comune della parola, potrebbe dirsi eterna, perch
a lui conviene e che pure non vede in s stesso l'essere supremo; una tale verit non " santa " ? Perch non ci fu rivelata, o per-
STIRNER : L'Unico. 5.
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elle non la manifestazione d'un essere superiore. Se col nome La ricerca di quel che si debba adorare quale essere supremo
di verit rivelate noi non comprendiamo che le cosidette verit non pu aver importanza sino a tinto che gli avversari sono d'ac-
religiose, noi c'inganniamo di molto, e disconosciamo il valore del cordo sul punto essenziale, cio che esiste un essere supremo al
concetto: " essere superiore ". L'essere superiore, adorato anche quale si deve culto e fede. Se qualcuno sorridesse di sprezzo as-
sotto il nome d' " ente supremo ", fu dagli atei fatto segno allo sistendo a una controversia sull'essere supremo come farebbe,
scherno. Essi distrussero lina dopo l'altra le " prove " della esi- ad esempio, un cristiano udendo disputare un Sciita con un Sun-
stenza di quell'Ente, senza accorgersi che abbattevano l'antico per nita o un Bramino con un Buddista - ci vorrebbe dire che
far posto al nuovo. Non e forse " l'uomo in s " un essere supe- l'ipotesi d'u n essere supremo per lui vana e una disputa su tale
riore al singolo uomo; e tutte le verit, i diritti e le idee, che argomento una cosa assurda e inutile. Che poi il Dio uno o il
si svolgono dal concetto " uomo ", non devono forse esser con- Dio trino o il Dio Lutero, od infine " l' uomo ", rappresentino
siderate e in conseguenza riguardate come sante, per essere mani- l'essere supremo, indifferente a chi nega l'esistenza di un tale
festazioni e rivelazioni di quel concetto? Poich se pur taluna Ente, poich ai suoi occhi tutti quei servi d'un essere supremo
delle verit che sorgono in apparenza da quel concetto dovesse non sono che gente religiosa: cos il furibondo ateo, come il cri-
esser confutata, ci non sarebbe che provare che ci fu un malin- stiano dalla fede cieca.
teso da parte nostra senza nulla scemare alla santit del concetto Nella santit risiede dunque innanzi tutto l'essere supremo,
stesso e senza togliergli il carattere suo di fronte a quelle verit e la fede in lui la nostra santa fede.
che ne possono esser considerate " a buon diritto " quali rivela
zioni. " L' uomo " preso nella sua collettivit oltrepassa ogni uomo IL REGNO DEI FANTASMI.
singolo, ed un essere universale e " superiore "; anzi per gli
atei " l'essere supremo ". Coi fantasmi noi entriamo nel regno degli spiriti, nel regno
E allo stesso modo che le rivelazioni divine non furono ver- degli " esseri ".
gate dalla mano propria di Dio, bens portate a conoscenza degli L'essere misterioso e incomprensibile che s'aggira nell'uni-
uomini mediante gli " strumenti del Signore " ; cosi anche l'essere verso e lo turba, a punto il fantasma che noi chiamamo Ente
supremo moderno non scrive di propria mano le sue rivelazioni, supremo. Penetrarlo, comprenderlo, trovare ci che in esso v'ha
bens le fa giungere a nostra conoscenza mediante i " veri uo- di reale (dimostrare l' " esistenza di Dio ") questo il com-
mini ". Solamente, il nuovo essere supremo rivela ( giusto il pito prefissosi nei milleni dall' uomo con la orribile inutile fatica,
riconoscerlo) un concetto pi spirituale che non l'antico Dio; poi- col lavoro senza fine delle Danaidi, di far reale il fantastico, di
ch l'antico ci veniva rappresentato sotto una forma corporea, mutare lo spirito in corpo. Dietro al mondo che esiste essi
mentre il moderno resta libero d'ogni veste materiale. Ne tutta- cercarono la " cosa in s ", l'essere: dietro la " cosa " es.si cer-
via gli difetta una certa corporeit, tanto pi fascinante quanto carono la " non cosa ".
pi naturale ; perch altro esso non insomma che 'uomo, anzi
l' umanit intera. Il carattere fantastico dello spirito s'incarna Quando si penetra nel fondo d'una cosa, cio nella sua vera
cos in una forma corporea e ridiviene popolare. essenza, si scopre molte volte che essa altra da quella che ci
appariva; un discorso ingannevole, od un cuore falso, delle parole
Santo adunque l'essere supremo, e santa ogni cosa per cui gonfie o dei pensieri meschini, e cos via. Col rivelarne l'essenza,
questo essere si rivela o si riveler ; e santi coloro che riconoscono il fenomeno sino allora mal conosciuto si riduce a un'apparenza
questo essere supremo e ci ch' suo attributo, cio le sue rive- vana. L'essenza del mondo, che ha tanta parvenza d'allettamenti
lazioni. La cosa santa rende poi santo colui che l'adora; del pari e di splendori , per colui che vuole approfondirla, la vanit ; la
ci che egli fa santo : una vita santa, un santo modo di pen- vanit l'essenza universale. Ora chi religioso non si occupa
sare, d'agire, d'immaginare, d'aspirare, ecc.
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dall'apparenza ingannatrice, ma ricerca l'essenza, e trova nell'es- lare; l'uomo lo spirito. Possa perire il corpo, purch si salvi
senza la verit. lo spirito; lo spirito cio che importa sovra tutto; e la salute
Gli esseri che sorgono da certa specie di fenomeni sono gli dello spirito, o " dell'anima ", discaccia ogni altro interesse.
esseri cattivi ; quelli che sorgono da altre specie sono i buoni. L'es- L'uomo divenuto dinanzi a se stesso un fantasma; sinistro fan-
senza dell'animo umano , per esempio, l'amore ; l'essenza della tasma al quale anche dovette assegnare una sede nel proprio
volont umana il bene; quella del suo pensiero la verit, e corpo (vedi le controversie intorno alla sede dell'anima).
cosi via. Tu per me ed io per te non siamo esseri superiori. Eppure
Ci che prima ai nostri occhi costituiva il mondo, oggi si tanto in me quanto in te pu racchiudersi un essere superiore il
presenta come una pura apparenza ; e ci che veramente esiste quale ci indurr ad una reciproca venerazione. Per restringerci
pi tosto l'essere, il cai regno popolato di dei, spiriti, demoni, alla cosa pi comune, in me ed in te vive " l'uomo ". Se non
vale a dire di esseri buoni e di maligni. Soltanto questo mondo vedessi in te un uomo, quale motivo avrei di stimarti? Tu non
a rovescio, il mondo degli esseri, esiste oggid veramente. Il cuore sei, vero, l' uomo e la sua vera forma adeguata, bens soltanto
umano pu essere privo d'amore, ma la sua essenza vive ed la spoglia mortale, dalla quale egli pu separarsi senza cessar
il Dio che a tutto amore " ; il raziocinio umano pu errare, d'esistere; ma per ora almeno quell'essere superiore ha fissato in
ma la sua essenza, la verit, esiste: " Dio la verit ", ecc. te la sua dimora, e tu rappresenti per me (per la ragione che
uno spirito immortale ha preso stanza in un corpo mortale, sic-
Conoscere e riconoscere gli esseri e null'altro che gli esseri : ch la tua forma non che L provvisoria "), uno spirito che mi
ecco la religione; il suo regno un regno degli esseri, dei fan- si rivela senza esser vincolato al tuo corpo ne ad un modo di
tasmi, degli spettri. manifestazione determinato : dunque un fantasma. E perci non
La tendenza di render comprensibile il regno misterioso degli vedo gi in te un essere superiore, bens rispetto unicamente
spiriti, e di incarnarne il " non senso ", ha prodotto un fantasma quell'essere superiore che in te si " contiene "; rispetto in te
reale, uno spirito che ha corpo. E in qual modo si sono affati- " l'uomo ". Questo gli antichi non sapevano vedere nei loro
cate le pi forti e le pi geniali intelligenze del cristianesimo per schiavi, l'essere superiore, l'uomo, non moveva il loro affetto. Un
comprendere un tal fantastico oggetto ! Per restava sempre la fantasma d'altra sorte scorgevano in ciascun di loro: lo spirito
contraddizione delle due nature, la spirituale e la sensuale. Nulla popolare che a tutti gli individui sovrasta ed in ognuno di essi.
fu pi tormentoso per un'anima. L'ossesso che per cacciare da s Quindi veneravano quello spirito, e solo in quanto un singolo
uno spirito si tortura fino al delirio e s'agita nelle pi terribili serviva devotamente ad esso o ad un altro spirito affine, (per es
convulsioni, non prova un'angoscia comparabile a quella che allo " spirito della famiglia ") costui poteva ottenere considera-
cristiani soffersero pel loro inconcepibile fantasma. zione e importanza. Soltanto in grazia dell'essere superiore, chia-
Ma per merito di Cristo questa verit fu palese; che lo spi- mato popolo, il singolo " membro " del popolo valeva qualcosa.
rito propriamente detto, il vero fantasma, era l'uomo. Lo spirito Allo stesso modo che tu ci sei sacro in virt dell' " uomo " che
che ha preso forma corporea per l'appunto l'uomo; egli stesso scorgiamo in te, cos allora si era resi sacri pel prestigio di qual-
l'essere visibile, e n' l'apparenza in pari tempo che la sostanza. che ente superiore, popolo, famiglia, ecc. Se io mi prendo cura
Da allora in poi l'uomo non teme, a vero dire, i fantasmi che sono di te perch ti amo, perch il mio cuore trova alimento in te e
fuori di lui, bens se stesso ; egli ha terrore di s stesso. Nelle i miei bisogni hanno in te la loro soddisfazione, ci non avviene
profondit del suo seno ha ricetto lo spirito del peccato; financo- gi per amor d' un essere superiore, di cui tu sei l'involucro sacro,
it pi innocente pensiero (ch' pure uno spirito) pu essere un n perch io vegga in te uno spirito che a traverso il tuo corpo
demonio. Il fantasma ha preso carne ; Dio s' fatto uomo ; ma mi si riveli, ma per soddisfare il mio egoismo. Tu stesso mi sei
l'uomo stesso ora l'orrido fantasma del quale prima indagava caro, cos come sei poich il tuo essere non superiore a te, non
il mistero e ch'ei si sforzava di cacciare, di evocare e di far par-
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pi elevato, pi universale di te, ma con te la stessa cosa: proditoriamente chi s'attenta a dissuaderli dalla loro " idea fissa ".
ci che tu sei. Prima gli tolgono l'arma; poi la parola, ed in fine piombano su
Ma il fantasma non solo nell' uomo ; in ogni cosa. L'essere di lui per dilaniarlo colle loro unghie. Ogni giorno ci fornisce
superiore, lo spirito, compenetra ogni cosa. Spiriti da ogni parte! nuove prove della vigliaccheria e degli istinti di vendetta di tali
pazzi, e il popolo sciocco plaude alle loro folli attitudini. Biso-
Gioverebbe qui una rassegna di tutti gli spiriti che aleggiano gna leggere le gazzette dei nostri giorni per acquistare l'orribile
per ogni dove, se pi sotto essi non ci dovessero riapparire per convincimento, che si rinchiusi insieme con dei pazzi. Tu
dileguar qual nebbia al sole dell'egoismo. Perci ci restringeremo non devi dar del pazzo al fratello tuo, altrimenti, ecc. ". Ebbene,
ad accennare alcuno a mo' d'esempio, per occuparci del modo con
cui ci dobbiamo comportare verso di loro : tali lo " spirito santo ", io non temo la vostra maledizione e dico : a i miei fratelli sono
la verit, il diritto, la legge, la giusta causa, la maest, il ma- pazzi, arcipazzi ". Che un disgraziato inquilino del manicomio
trimonio, la salute pubblica, l'ordine, la patria, ecc. s'imagini d'essere il Padre Eterno, l'imperatore del Giappone,
oppure lo Spirito Santo, o che un bravo borghese persuada a s
UN RAMO DI PAZZIA. stesso ch'egli destinato ad essere un buon cristiano, un fedele
protestante, un cittadino devoto al governo, un uomo virtuoso e
O uomo, la tua testa non a segno; tu hai un granello di cosi via si tratta pur sempre d'una " idea fssa ". Colui che
follia. Tu imagini grandi cose, dipingi alla tua fantasia un intero non ha tentato mai n mai osato di cessar d'essere (fosse pure
mondo di dei fatto per te solo, un regno degli spinti al quale per un momento) un buon cristiano, un fedele protestante, un uomo
tu solo sei destinato: un ideale che a s ti chiama. La tua virtuoso prigioniero e schiavo della sua fede, della sua virt.
un'idea fissa. Come gli scolastici non filosofavano che entro i limiti dei dogmi
della Chiesa e il papa Benedetto XIV scriveva dei grossi volumi
Non pensare gi che io scherzi o parli in istile biblico, se
considero quegli uomini, anzi la maggior parte degli uomini che il cui contenuto non esorbitava dai confini delle superstizioni pa-
vivono sotto il fascino delle cose elevate, quale altrettanti pistiche, come molti scrittori pubblicarono immumerevoli in-folio
" pazzi " degni del manicomio. sullo " Stato " senza mettere in dubbio l' idea fissa dello Stato,
come le colonne dei nostri giornali sono ripiene di politica, perch
Che cosa s'intende per " idea fssa "? Un'idea della quale coloro che li scrivono sono dominati dall'idea che l'uomo sia de-
l'uomo si reso schiavo. Se da una tale idea fissa voi ricono- stinato ad essere un " animale politico " ; cosi vegetano anche i
sceste che l'uomo pazzo voi chiudete in un manicomio, colui sudditi nella sudditanza, i virtuosi nella moralit, i liberali nel-
che n' schiavo. E non sono forse tali i dogmi della fede, dei l'umanesimo, ecc. senza mai provare contro tali loro idee fisse
quali non lecito dubitare la maest, per esempio, del popolo alla il coltello della critica. Immutabili, al pari delle monomanie dei
quale non si deve attentare (chi lo fa si rende colpevole di lesa pazzi quelle idee, se ne stanno su fondamenta di granito, e guai
maest); la virt che il censore tutela col dar l'ostraci no ad ogni a chi s'attenta a toccarle perche son cose sacre! L'idea fissi:
parola che possa ledere in qualunque modo la moralit, ecc.? Non ecco ci ch' sacro.
sono forse, tutte codeste, " idee fisse " ? Non son forse tutte sto-
lide chiacchiere, quelle, per esempio, della massima parte dei no- Ci abbattiamo noi forse soltanto in uomini ossessi dal de-
stri giornali; chiacchiere di pazzi, dominati dall'idea fssa della monio, oppure anche in persone ossesse dall' idea del bene, della
moralit, della legalit, del cristianesimo, erranti liberi pel mondo virt, della moralit, della legge, o da qualche altro " principio "?
poich tanto vasto il manicomio che li accoglie? Se ad alcuno Le ossessioni e possessioni diaboliche non sono le sole esistenti.
di cotali pazzi si tocca il tasto dell'idea fissa, ecco che ci sar Dio agisce su noi, ma su noi agisce pure il demonio; le opere
necessario d'assicurarci contro la sua furia. Giacch questi grandi di Dio sono effetti della " grazia divina ", le altre della ti mala
pazzi rassomigliano ai pazzi ordinari in ci, che essi assalgono del demonio ". Gli ossessi sono posseduti dalle loro opinioni.
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Se la parola " ossessione " vi spiace, adoperate per l'altra per la sua fede nello Stato, o nelle leggi morali onde lo Stato
di a prevenzione " ; anzi, poich lo spirito vi possiede e da esso disciplinato. Per articoli di fede tanto gii uni quanto gli altri
vi vengano tutte le ispirazioni, dite pure " entusiasmo ". Io sog- condanneranno chiunque dissenta dalla loro fede: gli imprime-
giungo che l'entusiasmo perfetto non volendo indugiare a parlar ranno in fronte il marchio del " delitto " e lo manderanno a marcire
dell'entusiasmo non sincero si chiama fanatismo. nelle case di correzione morale, nelle carceri. Le credenze morali
Il fanatismo ritrovasi precisamente nelle persone colte; giac- sono fanatiche da quanto le religiose! E si ardisce parlare di
ch colto l'uomo il quale dimostra interesse per le cose spirituali; " libert di credenze " quando si gettano in un carcere dei fra-
ora quando un tale interesse si manifesta in atto diviene (n al- telli che si rendono colpevoli d'un accoppiamento che dovrebbero
trimenti potrebbe essere) " fanatismo "; cio un interesse fa- giustificare unicamente dinanzi alla " propria coscienza " ? " Ma
natico per una cosa a sacra " (fanum). Si guardi un po' ai nostri essi davano un esempio pernicioso "! E si, perch anche a qualcun
' liberali ; si getti un'occhiata sui giornali patriottici della Sassonia; altro potrebbe cader in mente che lo Stato non abbia da impacciarsi
si ascolti quello che dice la Schlosser (1) : " La societ dell'Holbach di simili cose, e allora addio a sicurezza di costumi " ! E cos
formava una vera trama contro la dottrina rivelata e contro il degli eroi religiosi: alcuni difendono la " santit di Dio ", altri
sistema vigente, e coloro che vi avevano parte erano altrettanto la " santit della morale ".
fanatici del loro ateismo, quanto i frati e i preti, i gesuiti e i I zelanti dalle cose sacre talvolta poco si rassomigliano tra
pretisti, i metodisti e i missionari e le societ della Bibbia del di loro. Di quanto i rigorosi ortodossi o i vecchi credenti non
loro servizio divino meccanico e della loro fede nei dogmi ". differiscono dai combattenti per la " libert, per la luce e pel
Si ponga attenzione al modo con cui oggid si comporta un diritto ", dagli amici della luce, dagli illuminati, ecc.? Eppure
uomo " morale ", che pur presume molto spesso di essersi sbri- nulla havvi d'essenziale in tale differenza. Se vi provate a scuotere
gato di Dio e rigetta il cristianesimo come un'anticaglia. Se gli l'una o l'altra delle verit dogmatiche (per esempio i miracoli,
si domanda se abbia mai dubitato che l'accoppiamento tra fratelli la potest assoluta del principe, e cosi via), i liberali vi aiuteranno,
non sia un incesto, che la monogamia non sia il vero matrimonio, e solo i vecchi credenti strilleranno. Ma se toccate alle fonda-
che la piet non sia sacro dovere ecc., egli prover un brivido menta della stessa verit, vi troverete di fronte, quali avversari,
morale. E donde questo brivido? Dalla sua fede nei precetti del- i credenti d'ambo le specie.
l'etica. Quella fede morale ha profonde radici nel suo petto. A La stessa cosa vale per ci che riguarda i costumi morali.
nulla gli giova il suo travagliarsi contro i devoti cristiani; egli I credenti ortodossi non conoscono l'indulgenza; gli intelletti pi
stesso rimasto sempre cristiano, cio un cristiano morale. Sotto aperti sono i pi tolleranti. Ma chi s'attenta a toccare alla mo-
forma di moralit il cristianesimo lo tiene schiavo, e propriamente ralit per s stessa avr da fare con gli uni e con gli altri. " Verit,
schiavo della fede. La monogamia dev'essere una cosa sacra, e chi moralit, diritto progresso, ecc. " devono essere e rimaner " sacri ".
vive in bigamia dev'essere punito ; punito chi si rende co[lp??]evole di Ci che nel cristianesimo da argomento di biasimo dev'essere ap-
incesto. In ci appaiono perfettamente d'accordo tutti quelli che punto, sostengono i liberali, anticristiano; il cristianesimo per s
si dan faccenda a gridare che lo Stato non deve curarsi della stesso deve restare una torre " incrollabile ", ed il cercar d'abbat-
religione e che l'ebreo un membro dello stato al pari del cri- terla un " crimine ".
stiano. L'incesto e la monogamia non sono forse ancor essi " arti- E ben vero che l'eretico contro la vera fede non s'espone pi
coli di fede "? Si provi a toccarli, e anche quell'uomo morale oggid, come un tempo, al pericolo della persecuzione; ma ben
si riveler un eroe della fede, come Krummacher e Filippo II. pi trista sorte attende l'eretico contro i buoni costumi.
Questi combattevano per la lor fede religiosa; quegli combatte
La religiosit ha dovuto subire da un secolo tante scosse, e
(1) Il Secolo XVIII, II. 519.
la sua essenza sovrumana ha sentito tante volte tacciarsi di inu-
mana, che non si pi tentati ormai di contrastarla. Eppure
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quasi sempre sono scesi in lizza contro essa degli avversari morali " assoluto " in s, non gi propriamente il bene; cosi, col mu-
per combattere l'ente supremo in favore di un altro ente supremo. tare il predicato nel soggetto, l'essenza cristiana (e il predicato
Cosi s'esprime Proudhon senza riguardo : " L'uomo destinato a contiene in s l'essenza) non diverrebbe che pi opprimente.
vivere senza religione, ma la legge morale eterna ed assoluta. Dio e il divino si confonderebbero ancora pi inestricabil-
Chi oserebbe oggid di assalir la morale? " mente con l'lo.
I moralisti schiumarono ci che v'era di pi grasso nella Cacciare Dio dal suo cielo e privarlo del suo carattere tra-
pentola della religione, lo assaggiarono, ed ora non sanno come scendentale non pu ancor significare una piena vittoria, se con
liberarsi dalla ipertrofia glandulare che li ha colti. ci lo si confina nel cuore umano dotandolo d'un'indistruttibile
Se dunque noi osserviamo che la religione non corre pericolo " immanenza ". Allora si dice: il divino ci che veramente
d'esser lesa intimamente per ci che solo le si rimproveri la sua umano !
essenza sovrumana, e che essa, in ultima istanza, si rivolge allo Le persone stesse, cui ripugna l' idea d' un cristianesimo po-
spirito (poich Dio spirito), ci sembra d'aver dimostrato a suf- sto a fondamento dello Stato (cio del cosiddetto Stato cristiano)
ficienza come nelle sue ultime conseguenze essa possa accordarsi non si rimangono dal ripetere che la moralit " la pietra an-
assai bene colla moralit, sicch possiamo tralasciar d'occuparci golare della vita sociale e dello Stato ". Come se l'impero della
della lotta ostinata che contro di quella sostiene. Per entrambe morale non fosse l'impero d' una cosa sacra, non fosse una a ge-
la posta un ente supremo; ne a noi importa che questo sia un rarchia "!
esssere umano, od un essere sovrumano, poich si tratta nell' uno
o nell'atro caso d'un essere che si sovrappone al nostro. Al po- Vogliamo qui accennare di volo all' indirizzo liberale, il quale,
stutto, l'uomo, poich avr gettato da s la pelle di serpente del- dopo che i teologi ebbero asserito per lungo tempo la fede sola
l'antica religione, ne rivestir tosto un'altra. esser capace a far comprendere la verit della religione ; Dio ma-
nifestarsi ai soli credenti; il cuore solo, il sentimento, la fantasia
Cosi Feuerbach ci insegna che col solo invertire la filosofia piena di fede, esser religiosi; proclam che anche l' " intelletto
speculativa, cio col fare del predicato il soggetto e del soggetto naturale " e la ragione umana sono capaci della conoscenza di
l'oggetto ei il principio, si ottiene la genuina, la pura la nuda Dio. Che cosa significa ci se non che anche la ragione pretende
verit (1). Con ci noi perdiamo Dio, che nel rispetto della reli- di esser al rettanto fantastica quanto l'imaginazione?
gione circoscritta il soggetto , ma in compenso acquistiamo l'altra
parte del concetto religioso: la morale. Per esempio, noi non di- In questo senso Reinaro scrisse le sue " pi importanti verit
ciamo pi: " Dio l'amore "; bens " l'amore divino ". Se ora sulla religione naturale ". Si doveva venire a tale che l'uomo tut-
mettiamo in luogo del predicato " divino " l'equivalente " sacro ", t'intero e con tutte le sue facolt si dimostrasse religioso; cuore
le cose ritornano al loro posto antico. L'amore sarebbe dunque e sentimento, intelletto e ragione, sentire sapere e volere in breve
ci che v'ha di buono nell'uomo, la sua divinit, ci che gli tutto nell'uomo apparve religioso. Hegel ha dimostrato che per-
torna ad onore, la sua vera " umanit " (onde solo pu esser chia- sino la filosofa religiosa. E che cosa oggid non si comprende
mato uomo). sotto il nome di religione? La " religione dell'amore ", la " re-
ligione della libert " la " religione politica ", in breve tutti gli
E per ispiegarci pi chiaramente, le cose starebbero cosi: entusiasmi. E cos stanno le cose realmente.
l'amore la qualit per eccellenza " umana " dell'uomo, e l'egoista
senza cuore e l' " inumano ". Oggi ancora noi adoperiamo il vocabolo a noi straniero di
" religione " che contiene il significato della costrizione. Costretti
Ma per l'appunto tutto ci che il cristianesimo ed anche la noi siamo, vero, in quanto la religione domina il nostro interno;
filosofa speculativa, cioe la teologia ci offrono per " buono ", per ma costretto, e vincolato anche lo spirito? Al contrario, esso
(1) Anekdota II, 64. libero, padrone assoluto di s stesso; non il nostro spirito,
bens l'assoluto.
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Per ci la vera traduzione affermativa della parola religione della ragione, dalla quale i comandamenti divini, per aver un va-
sarebbe la " libert di pensiero ". Quegli il cui pensiero libero lore, debbono ottenere una specie di sanzione. Nella legge della
e religioso allo stesso modo che sensuale l'uomo che da libero ragione l' uomo dispone di s stesso, poich egli ragionevole,
sfogo ai suoi sensi. Il primo costretto dallo spirito, il secondo e dall' " essenza sua " quelle leggi si generano necessariamente.
dai suoi desideri sensuali. La costrizione o la " religione " si- La religiosit e la moralit si distinguono tra loro in quanto per
gnifica dunque la religione nei suoi rapporti verso me stesso: io la prima legislatore Dio, per la seconda l'uomo.
sono costretto ; lo spirito libero. Quanto male noi risentiamo Da un certo aspetto della morale si ragiona a un dipresso cosi :
allorch i nostri sansi ci trasportano liberi e sfrenati pi d'uno o l'uomo viene spinto dalla sua sensualit, ed egli, seguendola,
sapr per esperienza: ma che lo spirito libero, la spiritualit do- diventa immorale; oppure lo spinge il bene, il quale tradotto in
minante, l'entusiasmo per gli interessi spirituali, o comunque volont diviene l'inclinazione morale; in tal caso si dimostra uomo
nelle sue varie metamorfosi si possa chiamare un cotal bene pre- morale. Come si potrebbe, per esempio chiamare a tal riguardo
zioso, possa recarci i pi seri imbarazzi, non vuoisi ammettere immorale l'azione dei Sand contro Kotzebue?
e riconoscere, e, a vero dire, non lo si pu senza essere coscien-
temente egoisti. Essa fu per lo meno altrettanto disinteressata, quanto furono
disinteressate in altre circostanze le ruberie di San Crespino in
Reinaro e tutti gli altri che vollero dimostrare che anche la pr dei poverelli, " Egli non avrebbe dovuto uccidere, imperocch
nostra ragione, il nostro cuore ecc., ci traggono verso Dio, non sta scritto: tu non devi uccidere! ". Sicch servire al bene, alla
hanno fatto altro che rivelare che noi siamo al tutto ossessi. Cer- salute pubblica, come almeno era l'intenzione di Sand cosa mo-
tamente essi riuscirono ad offendere i teologi, ai quali di tal rale, morale il sacrificarsi per il bene dei poveri, come San
modo toglievano il privilegio dell'edificazione religiosa; ma alla Crispino ; ma l'uccisione e il furto sono immorali: morale il fine,
religione stessa, alla libert del pensiero, essi fecero guadagnar i mezzi immorali Perch? " Perch l'uccisione e l'assassinio sono
terreno sempre pi. Poich se lo spirito non pi ristretto al azioni assolutamente cattive per s stesse ".
sentimento o alla fede, ma fa parte di s stesso anche come in-
telletto e ragione, come pensiero in generale, ed ammesso per Quando i guerriglieri attiravano i nemici della patria nei
conseguenza a prender parte quale intelletto alle verit spirituali burroni, e li trucidavano non visti dai loro nascondigli, non com-
e celesti, convien dire che lo spirito intero non occupato che mettevano forse un assassinio? Se voleste da vero esser fedeli al
di cose spirituali, cio di s stesso ed per conseguenza libero. principio della morale, la quale impone di servire al bene, voi
dovreste soltanto chiedervi se l'assassinio possa attuare il bene, e
Ora noi siamo religiosi a tal punto che i " giurati " ci con- riconoscere per buono quell'assassinio che tal fine raggiunga. Voi
dannano a morte e che ogni guardia di questura pu farci cacciare non potete in alcun modo condannare l'azione di Sand; essa fu
in prigione in forza del suo giuramento ufficiale. morale, perch spesa in servizio del bene, perch disinteressata;
Allora soltanto la moralit si sarebbe potuta met re in con- essa fu un atto di punizione eseguita da un singolo un'esecu-
trasto colla religiosit, quando l'odio ribollente contro tutto ci zione effettuata con pericolo della propria vita. Che cosa aveva
che somiglia ad un' " ingiunzione " (ordinanze, decreti, ecc.), tro- voluto egli al postutto, se non sopprimer uno scrittore colla bru-
vava uno sfogo nella ribellione, e il " padrone assoluto " perso- tale violenza? Non riconoscete voi lo stesso modo di agire quale
nale veniva deriso e perseguitato: essa poteva quindi innalzarsi a legale e giusto ? E che cosa potreste obiettare movendo dal
all' indipendenza soltanto in grazia del liberalismo, la cui prima vostro principio della moralit? " Ma fu un atto contrario alla
forma dette alla borghesia storica fama, e valse a fiaccare le auto- legge ". Sicch l'immoralit dell'azione consisteva nella sua ille-
rit propriamente religiose. Poich il principio che la moralit galit, nella ribellione contro la legge? Allora concedete voi stessi
non sia serva della piet religiosa, ma stia ritta su fondamenta che il bene altro non che la legge, e che la moralit semplice-
proprie non s'attiene pi ai comandamenti divini, bens alla legge mente l'ossequio alle leggi. Dunque la vostra moralit costretta
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ad abbassarsi sino a quest'apparenza vana dell'ossequio, sino a il libro che ha scritto, commette un'azione immorale, e agisce
questa, falsa devozione dell'adempimento della legge, con la sola invece moralmente colui che glielo affida per l'esame. Se taluno,
differenza che quest' ultima molto pi tirannica e ripugnante per esempio, istituisse una tipografia clandestina, costui si do-
dell'antica. Poich per l'antica era sufficiente l'azione, per la vo- vrebbe chiamare immorale, e avrebbe anche nome d'imprudente
stra si richiede anche il pensiero; bisogna tener impressa entro quando si lasciasse cogliere in fallo; ma potrebbe almeno egli
stessi la legge, e chi meglio la osserva il pi morale di tutti. pretendere d'aver un valore agli occhi delle persone morali n?
Anche l' ultima giocondit della vita cattolica deve tramontare Forse! nel caso, cio, ch'egli avesse fede di servire ad una
111 questa legalit protestante. Con questo l'impero della legge " morale pi elevata ".
trionfa pienamente. Non gi " io vivo ", bens " la legge vive in La trama dell'odierna ipocrisia tesa tra i confini di due
me ". Sicch io sono giunto a tale da esser unicamente " il vaso campi: e la nostra et trascorre dall'uno all'altro tessendo e ri-
che racchiude la magnificenza della legge ". " Ogni Prussiano tessendo le fila dell'inganno e dell'illusione di s stessa. Non
alberga in s un gendarme " disse un ufficiale prussiano di alto pi robusta abbastanza da servire senza dubbi e con tutte le sue
grado. forze alla moralit, non sufficientemente scevra di scrupoli per
Perch certe opposizioni non possono aver lunga vita? Unica- dedicarsi esclusivamente all'egoismo, essa si dibatte convulsa en-
mente per questa ragione: che esse non vogliono abbandonare la tro la ragnatela dell'ipocrisia, e paralizzata dalla maledizione
via della moralit e della legalit. Da ci proviene quella smisu- della mediocrit coglie dei miserabili moscerini.
rata ipocrisia di devozione, d'amore, ecc.; e ogni di noi proviamo Se talvolta abbiamo ardito di fare una proposta " franca e
la profonda nausea che e' ispira codesta corrotta e ipocrita " oppo- schietta ", noi ci affrettiamo ad annacquarla con assicurazioni
sizione legale ". Nei rapporti morali dell'amore e della fedelt amorose simulando rassegnazione; se dall'altra parte abbiamo
non c' posto per una volont a due tagli; il bel rapporto tur-
bato, se alcuno vuole una cosa e altri la cosa contraria, Invece avuto il coraggio di respingere una audace proposta con accenni
secondo i criteri e l'uso sin qui seguiti e i pregiudizi dell'opposi- morali alla buona fede, ecc., di l a poco questo nostro coraggio
zione, necessario conservare anzitutto intatti i rapporti morali. vien meno, e noi ci affrettiamo a dichiarare che quella franca
E che cosa resta all'opposizione? Forse l'esigere la libert, quando proposta ci piacque: simuliamo, cio, d'approvare. In breve, noi
l'essere amato trova opportuno di ricusarla? Niente affatto! Esi- si vorrebbe possedere tale cosa, ma non senza privarci d'una co-
gere la libert essa non pu, n deve; essa non pu che deside- tal altra: noi si vorrebbe possedere una libera volont ma senza
rarla, fare " istanze " per ottenerla, balbettare un " prego, prego n! doverci privare della volont morale.
Che cosa succederebbe se l'opposizione volesse realmente, con Provatevi, o liberali, a trovarvi insieme con un uomo servile.
tutta l'energia della volont? No, essa deve rinunziare alla vo- Voi vi sforzerete di raddolcir con lo sguardo della pi fiduciosa
lont e vivere per il solo amore, rinunziare alla libert per amore devozione ogni parola libera che pronuncerete, e quegli rivestir
della moralit. Essa non pu giammai far valere come un " di- il suo servilismo delle frasi pi seducenti di libert. E quando
ritto " ci che non le concesso che di domandare come una vi separerete, voi penserete allo stesso modo uno dell'altro : Ti
" grazia ". L'amore, l'abnegazione, ecc., esigono irremissibilmente conosco, vecchio volpone ! Egli subodora in voi tanto bene il
che una volont esista ; alla quale le altre si sottomettano ; cui nuovo Satana, quanto voi in lui l'antico Dio accigliato.
esse servano, obbediscano, amino. Che quella volont sia razionale
o irrazionale non importa: in tutti i casi si agisce moralmente Nerone un uomo " malvagio " soltanto agli occhi dei
obbedendole, e immoralmente sottraendosi al suo dominio. Gli buoni ": ai miei egli non che un ossesso, al pari di quelli
obblighi che impone la censura sembrano irrazionali a molti; che chiamate i " buoni ". Questi scorgono in lui un fior di bir-
tuttavia colui che in un paese dove esiste la censura le sottrae bante e lo confinano nell'inferno. Ma perch nulla l'ha trattenuto
dalle sue azioni arbitrarie ? Perch si tollerato che le commet-
tesse? I pazienti Romani che si erano lasciati imporre la volont
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di quel tiranno, erano forse migliori di lui? L'antica Roma lo dete il vostro portafoglio ed altre cose di ben maggior impor-
avrebbe giustiziato immediatamente, n giammai egli avrebbe tanza. Sicch " in pratica " voi nulla mi potete rimproverare. Ma
potuto renderla sua schiava. Ma i " buoni Romani della sua et bens " in teoria ". Ebbene, allora porr l'uno e l'altro su d'un
non seppero opporre alla sua tirannia che dei postulati morali, medesimo livello, ma quali due poli opposti : tutti e due sul livello
e non gi la propria volont; essi deploravano lacrimando che della legge morale. Entrambi non hanno un significato che nel
il loro imperatore non rendesse omaggio alla moralit al par di inondo " morale ", allo stesso modo che nei tempi precristiani un
loro stessi ; essi rimasero " sudditi morali " sino a tanto che uno ebreo eterodosso ed un ortodosso non differivano tra di loro che
trov il coraggio di bandire dal proprio cuore i sentimenti ob- per rapporto alla legge giudaica, mentre dinanzi al Cristo il fa-
bedienti e morali del suddito. Ed allora gli stessi " buoni Ro- riseo non contava di pi dei " peccatori e dei publicani ". Allo
mani ", che da " sudditi ossequenti " avevano sopportata tutta stesso modo per l'individualit il fariseo morale simile al pec-
la vergogna dell'apatia inneggiarono all'atto delittuoso ed im- catore immorale.
morale dell'insorto. Dov'era allora nei " buoni " quel coraggio Nerone si rese molto incomodo per la sua ossessione. Ma
della rivoluzione che oggi esaltano, da poi che si trov chi la l'uomo che obbedisce unicamente alla propria natura non gli a-
seppe compiere? I buoni ne erano incapaci, poi che una " rivo- vrebbe stupidamente contraposto il " sacro, " per poi isfogarsi in
luzione " e peggio ancora un' " insurrezione " sempre una cosa geremiadi vane se il tiramo di ci non si curava; bens gli a-
" immorale ", alla quale ci si pu risolvere solo allorquando si vrebbe contrapposta la propria volont. Quanto spesso la santit
cessa dall'esser " buoni " e si diventa " malvagi ". degli inalienabili diritti umani vien rinfacciata a chi li avversa,
Nerone non era peggiore della sua et, nella quale bisognava quanto si dimostra che una libert qualunque un " sacrosanto
essere, senz'altra alternativa, o " buoni " o " malvagi ". Il suo diritto umano " ! Coloro che cos agiscono meritano d'esser de-
secolo dovette giudicarlo malvagio nel pi tristo senso della pa- risi; e ci, del resto, succederebbe a loro di frequente se non
rola. Tutte le persone morali devono giudicare di lui a que- prendessero, fosse pure incoscientemente, la via che deve condurli
sto modo. Di furfanti, simili a lui, ne vivono anche oggid (vedi, alla meta. Essi comprendono che non appena si saranno catti-
per esempio, le memorie del cavaliere di Lang) in mezzo alla vati gli animi in favore di quella libert che propugnano, la
gente morale. Non si vive, com' naturale, comodamente in mezzo maggioranza vorr la medesima cosa ed otterr ci che essa
a loro poi che non si mai sicuri della propria vita; ma si vive vuole. Con questo non riusciranno mai a dimostrare la santit
forse meglio tra la gente morale? di quella libert che propugnano: le lamentazioni e le suppliche
Anche tra i buoni " non si ben sicuri della propria vita, rivelano appunto l'accattone.
con la sola differenza che se ti impiccano, essi lo fanno in " nome L'uomo " morale " necessariamente limitato nelle sue ve-
della legge " ; meno ancora poi si sicuri del proprio ono re poi dute dal non conoscere egli altri nemici all'infuori dell'uomo " im-
che la coccarda nazionale sparisce in men che non [??] dica, morale ". " Chi non morale immorale! " la qual cosa significa
Il pugno rude della moralit non fa troppi complimenti col- abietto, spregevole ecc. E perci l'uomo morale non pu riuscire
l'egoismo. a comprendere l'egoista.
" Ma non si pu infine mettere allo stesso grado un furfante Non forse il concubinaggio un'immoralit?
ed un uomo onesto? " L'uomo morale pu fare tutti gli sforzi possibili ma non po-
Ebbene, nessuno fa ci pi facilmente di voi stessi, o giudici tr liberarsi da questo pregiudizio. Ad Emilia Galotti questa ve-
della morale; anzi, peggio ancora, voi cacciate in prigione, al pari rit morale cost la vita. E infatti quella un'immoralit. Una
dell'infimo delinquente, ogni uomo onesto che si permetta di le- giovane virtuosa diventi pure una vecchia zitella; un uomo vir-
vare francamente la voce contro l'ordine vigente delle cose, contro tuoso si strugga pure nella vana fatica di soffocar i suoi istinti na-
le sacrosante istituzioni, ecc ; mentre al furfante raffinato voi ce- turali, si faccia pure evirar, come origine, per amore del cielo: con
STIRNER: L' unico. - 5.
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ci essi rendono onore alla santit del matrimonio, riconoscono troppo poco libera per non dover appropriarsene la legge, anzich
inviolabile la santit della castit; e tutto ci morale. L'invere- generare delle proprie leggi indipendenti. Tutt'altro aspetto assume
condia non pu giammai elevarsi a tanto da esser cosa morale. Per la morali quando assurge alla coscienza della sua dignit e si
quanto l'uomo morale possa giudicar benevolmente e scusare chi prefigge per unico p incipio determinante l'essenza dell'uomo:
si reso colpevole d'un atto inverecondo, questo rimane cionondi- " l'uomo ". Coloro che faticosamente sono giunti a tale coscienza
meno un peccato contro un precetto morale, e gli resta impressa determinata, ripudiano del tatto la religione il cui Dio non trova
una macchia indelebile: sicch come una volta castit faceva parte pi posto presso all' " uomo ", e coll'applicare il loro trapano alla
dei voti claustrali cos essa fa ora parte della moralit. La castit nave dello Stato minano anche la " moralit " che nello Stato so-
un bene. Per contro, per l'egoista la castit non rappresenta un lamente pu prosperare; anzi per essere conseguenti, dovrebbero
bene per lui necessario ; epperci non la cura. Che cosa ne segue rinunziare anche al nome di moralit. Perch ci che quei critici
pel giudizio dell'uomo morale? Questo: che egli pone l'egoista in chiamano moralit si distingue essenzialmente dalla " moralit "
quella sola classe d'uomini ch'egli conosce all'infuori degli uo- politica e borghese " e deve apparire al buon cittadino come una
mini " morali " cio in quella degli " immorali ". Egli non pu libert insensata e sfrenata ". In fondo per essa non ha per s che
agire diversamente: deve giudicar immorale l'egoista tutte le volte la " purezza del principio ", il quale, l berato dal suo rozzo connu-
che questi non cura la moralit. bio colla religione, assorge all'omnipotenza nella manifestazione
Se non agisse in tal modo egli avrebbe gi rinunciato alla pu-
moralit, senza confessarselo, e non sarebbe pi l'uomo morale nel rificata di " ummit ". Perci non bisogna meravigliare se il nome
senso ch'egli attribuisce a questa parola. Eppure, converrebbe non di moralit vien mantenuto accanto a quelli di libert, umanit co-
vero lasciarsi traviare da tali fatti, i quali oggid non sono dei pi scienza di s stessi, ecc., e viene adornato forse soltanto d\l predi-
rari, e considerare che chi cede nelle questioni di moralit pu cato di " libera " allo stesso modo che lo " Stato " (quantunque
essere annoverato tanto poco tra le persone " morali ", quanto tra il reggimento borghese ne subisca una diminuzione) si rinnova
i cristiani Lessing, il quale nella nota parabola paragona la re- sotto la forma di " stato libero " o per lo meno di " societ libera ".
ligione cattolica, al pari della maomettana e della giudaica, ad un Da poi che la moralit perfezionatasi nell'umanesimo ha definito
anello " falso ", le sue controversie colla religione, dalla quale storicamente sorta,
nulla le impedisce di diventar religione per conto proprio. Tra
Talora si andati pi oltre che non s'ardisca di confessare. religione e moralit regna infatti una diversit solo sino a tanto
Per Socrate, che rimaneva nel campo della moralit, sarebbe che i nostri rapporti colla societ umana sono regolati e consacrati
s ata un'immoralit l'obbedire alle seducenti suggestioni di Critone dalla dipendenza nostra da un ente sovrumano, ovvero sino a tanto
e il sottrarsi alla prigione; restarci, era la sola cosa che la mo- che tutto il nostro agire un agire per " l'amor di Dio ". Ma se
ralit imponeva. si giunge a tale che " per l' uomo l'ente supremo sia rappresentato
Ma ci fu possibile solo perch Socrate era un uomo morale. dall' uomo medesimo ", quella diversit sparisce, e la moralit
A l'incontro " gli scostumati, i perfidi uomini della rivoluzione sottratta alla posizione subordinata che prima occupava s'in-
" avevano g urato fedelt a Luigi XVI, e tuttavia decretaroao la nalza alla perfezione d' una religione.
deposizione ed anco la morte di lui, e perci la loro fu " d'azione In tal caso l'uomo, che sino allora era soggetto ad un ente
immorale, della quale gli uomini " morali " avranno orrore sin- supremo, ha raggiunto il pi alto grado del suo valore, e noi in-
ch durer il mondo. formiamo i nostri rapporti con lui alla stregua di quelli coll'ente
Pi o meno tutto ci si riferisce alla " moralit borghese " supremo, vale a dire religiosamente : " moralit e piet " diven-
che i pi liberali riguardano con disprezzo. Essa , come la bor- gono nuovamente sinonimi come ai primi tempi del cristianesimo
ghesia in generale, ancor troppo poco lontana dal cielo religioso e soltanto perche l'ente supremo divenuto un altro, una condotta
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morale non si chiamer pi " santa " bens " umana ". Con la vit- In qual modo poteva egli sperare d'allontanar gli uomini da Dio,
toria su la moralit dovr avverarsi un compiuto cangiamento senza togliere loro anche l'idea della divinit? E se, come Feuer-
di padrone. bach sostiene, per gli uomini l'essenziale non era gi Dio, bens i
Distrutta la fede, Feuerbach crede d'entrare nel porto apparen- suoi attributi, egli, poteva passarsi dallo spogliare dei suoi orna-
temente tranquillo dell' amore. " Prima ed altissima legge deve es- menti il feticcio, da poi che questo, il vero nocciolo del tutto, re-
ser l'amore dell'uomo per l'uomo " Homo homini Deus est " - stava. Egli stesso riconosce che non mirava che a " distruggere
ecco il supremo principio pratico ecco il momento critico della un'illusione " (1); ma soggiunse che a suo avviso quella illusione
storia universale (1). era assai perniciosa per gli uomini, poi che persino l'amore, il pi
intimo e vero dei sentimenti, in grazia della religiosit divien vano
In realt per di mutato non v' che Dio, il Deus ; l'a- e senza significato, dacch l'uom religioso non ama il suo simile
more rimasto; l avevamo l'amore per un Dio sovrumano qui che per amore di Dio, dunque non quello ama ma Dio soltanto.
abbiamo l'amore per un Dio umano, per l' " homo " quale " Deus ". L'amore morale forse diverso? L'uomo che ad esso si mspira
Dunque l'uomo per me sacrosanto. E tutto ci che " pretta- ama forse il suo simile perch questi un uomo determinato, o
mente umano " per me " sacrosanto ". Il matrimonio sacro per non l'ama invece per amor della morale, per amor dell'uomo
s stesso. E la stessa cosa deve dirsi di tutti gli altri rapporti in genere, e, in conclusione poi che homo homini Deus per
morali. " Sacrosanta , e dev'esserti, l'amicizia, sacrosanti la pro- amore di Dio?
priet, il matrimonio, il benessere dei singoli, ma tutto ci dev'es-
sere sacrosanto per s stesso " (2). Non sembra di sentir parlare Il ramo di pazzia ha ancora gran numero di lati formali dei
un prete? Chi il suo Dio? L'uomo! Che cosa divino? Ci che quali alcuni sar bene accennar qui..
umano! In tal modo s' operato effettivamente il mutamento Il sacrificio di s stessi, per un esempio, comune tanto ai
del predicato nel soggetto, ed invece della tesi " Dio l'amore " santi quanto ai non santi, cos ai puri come agli impuri. L'impuro
si dovr dire " l'amore divino n; invece di " Dio s' fatto uomo ": rinnega tutti i " migliori sentimenti ", come il pudore e la timi-
" l'uomo s' fatto Dio " (3). dezza naturale, e non obbedisce che ai desider ond' signoreg-
Come si vede, non si tratta che d'una nuova religione, " Tutti giato. Il puro rinnega i suoi rapporti naturali col mondo (a rin-
i rapporti morali non son tali e non vengono coltivati con senso nega il mondo ") e non obbedisce che alla " brama " da cui
morale, che in quanto valgono come religiosi (senza che il prete dominato. Accecato dalla fame dell'oro, l'avaro pone in non cale
abbia a consacrarli) ". La frase del Feuerbach : " la teologia i precetti della coscenza, l'amor proprio, la dolcezza dei modi, la
un'antropologia " non significa che questo: " la religione l'etica, compassione ; egli bandisce ogni riguardo : la passione lo trascina
e soltanto l'etica religione . con s. Il " santo " si comporta allo stesso modo. Egli rende s
stesso " ludibrio del mondo " duro di cuore, fanatico della giu-
Del resto Feuerbach non ottiene che un'inverzione di sog- stizia: pur egli trascinato dalla sua passione. Allo stesso modo
getto e di predicato, a tutto vantaggio di quest'ultimo. Ma poi che il non santo rinnega se s fesso dinanzi al Dio dell'oro, cos il
che egli stesso dice : " Non vero che l'amore sia santo, e tale ri- santo rinnega s stesso dinanzi a Dio ed alle leggi divine.
guardato dagli uomini, per essere un attributo di Dio ma vero
invece ch'esso attributo di Dio perch in s stesso divino ", Noi viviamo in un'et in cui la sfrontatezza dei santi si fa
egli si sarebbe potuto accorgere che bisognava cominciare a muo- sentire sempre pi, in modo da smascherarsi e svelarsi del tutto.
ver guerra ai predicati stessi, l'amore e le santit di ogni specie. La sfrontatezza e la stupidit degli argomenti con cui si tenta di
contrastare il " progetto dei tempi " non sorpassano forse ogni
(1) Essenza del cristianesimo, 2a edizione, p. 402.
misura ed ogni previsione? Ma cos doveva avvenire; quelli che
(2) Op. cit., pag. 408.
( 1 ) Op. cit., pag. 403.
(3) Id., ibidem.
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rinnegano s stessi perch sono santi devono fare lo stesso cam- ad averlo di stoffa solida troppo costi, lo si acquista di qualit
mino degli empi, e come questi gradatamente vanno profondando inferiore, a buon mercato, e lo si ostenta in ogni modo. Dove inco-
nell'abisso della volgarit e della bassezza, cos quelli sono co- mincia il disinteresse? In quel punto, propriamente, in cui un in-
stretti a salire alla pi disonorante altezza. tento cessa d'esser propriet nostra, della quale possiamo usare
Il mammone terrestre e il Dio del cielo esigono entrambi lo a nostro agio, e diviene un fine cos vivamente imperioso ch'ei
stesso grado d'abnegazione. L'abietto e il sublime cercano en- ci soggioga, un' idea fissa che ci rapisce d'entusiasmo e ci costringe
trambi un " bene "; quegli uno materiale, questi uno ideale: il co- all'obbedienza. Non si disinteressati sino a tanto che si sa pa-
sidetto " bene supremo "; ed entrambi alla fine si compendiano, droneggiare il proprio scopo ; lo si diviene invece soltanto quando
dacch colui che prosegue d'amore le cose materiali sacrifica tutto si giunge a pronunciare il famoso: " Qui mi sto e non posso agire
ad un fantasma ideale la sua vanit mentre l'uomo tutto diversamente ", la frase sacramentale di tutti gli ossessi; lo si
" spirituale " sacrifica ai godimenti materiali " la vita comoda ". diviene per un fine santo e \ er un corrispondente zelo santo.
Gran cosa credono di dire coloro che raccomandano agli uo- Io non sono disinteressato sino a tanto che lo scopo rimane
mini " il disinteresse ", Che cosa intendono essi con questa parola? cosa mia propria, ed io, invece d'abbassarmi ad essere il cieco
Probabilmente alcunch di consimile all' " abnegazione ". Ma chi strumento del suo compimento, l'ho costantemente in mio potere.
quegli che dev'esser rinnegato e non deve trar profitto da cosa
alcuna? Sembra che debba esser tu stesso! E a profitto di chi ti Il mio zelo non sar perci minore di quello del fanatico, ma in
si raccomanda il disinteresse? Sempre a tuo profitto, con la sola pari tempo io mi conserver freddo, incredulo ed inesorabilmente
differenza che tu col disinteresse procuri " il tuo vero vantaggio ". nemico verso di esso. Io sono il suo giudice, poi che esso mia
A te tu devi esser utile, ma senza cercare di procurarti un propriet. Il disinteresse pullula rigoglioso con la ossessione,
vantaggio. Si ha in conto di disinteressato il benefattore dell'uma- tanto nei possedimenti del demonio, quanto in quelli dello spirito
nit, un Franke che ha fondato il primo orfanotrofio, un O' Connell benigno; da una parte i vizi, le follie dall'altra l'umilt, il
che lavora indefessamente in pr della sua patria ; ma si tiene in sacrificio, ecc.
ugual conto anche il fanatico, che, come San Bonifacio, mette a Dovunque giri lo sguardo, appaiono le vittime del sacrificio
grave pericolo la sua vita per convertire i pagani, o, come Robe- di se stessi. Ecco, di contro a me assisa una giovane, la quale
spierre, sacrifica ogni cosa alla virt, o, come Korner, si immola forse da ben dieci anni offre sacrifici sanguinosi alla sua anima.
per il suo Dio, per il re e per la patria. Per ci gli avversari di Coll'opulenza del corpo contrasta il viso pallido e mortalmente
O' Connell gli rimproverano d'esser interessato ed avido di lucro, stanco: il suo pallore tradisce il lento dissanguamento in cui la
e la " rendita O' Connell " parrebbe dar loro ragione, e certo sua giovanezza perisce. Povera creatura, chi sa quante volte le
che posto in dubbio il suo " disinteresse " diviene facile offuscare passioni hanno fatto palpitare il tuo cuore, quante volte la gio-
il buon nome ond'egli gode presso i suoi seguaci. vent ha reclamato impetuosamente i suoi diritti! Quando il tuo
Ma che cosa costoro potrebbero provare, se non che 0J Con- capo si agitava convulso sul molle origliere, quando i ridestati
nell prosegue un intento diverso da quello ch'egli afferma di pro- istinti della natura facevano fremere tutte le tue membra, le tue
porsi? Che egli cerchi di far danari o di render libero il suo popolo, vene s'inturgidivano e l'accesa fantasia ti faceva sorgere innanzi
non rileva; l' interesse esiste pur sempre, con questa so la differenza: incantevoli imagini voluttuose. Allora ti appariva dinanzi lo
che il suo interesse potrebbe giovare anche ad altri e diventare per spettro dell'anima e della salute eterna. Tu inorridivi, le tue
ci un interesse comune. inani si giungevano, i tuoi occhi contristati guardavano in alto,
tu pregavi. Le tempeste della natura s'assopivano, la calma sot-
Ora, il disinteresse forse una cosa irreale? Al contrario, trentrava alla tempesta delle tue concupiscenze. Lentamente le
nulla havvi di pi comune? Anzi si potrebbe chiamarlo un oggetto tue palpebre si abbassavano velando a te la visione della vita;
di moda del mondo civile, tenuto per cos necessario che quando dalle membra turgide spariva a poco a poco la tensione; nel
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cuore si quetavano le onde agitate; le mani giunte pesavano l' uomo stesso, sicch non gi lui che ha quella massima bens
inerti sul seno non pi ribelle; un ultimo gemito e l'anima la massima che ha lui.
era tranquilla, Tu t'addormentavi per ridestarti l'indomani a E grazie a quella massima egli ha " un punto fermo che
nuove lotte ed a nuove preghiere. Ora la consuetudine della gli serve di appoggio ".
rinunzia ha raffreddato le vampe del desiderio, e le rose della
tua giovinezza impallidiscono nell'anemia della tua beatitudine. Le dottrine del catechismo diventano, senza che noi l'avver-
L'anima salva, perisca pure il corpo! O Laide, o Ninon, quanto tiamo, i nostri " principii " ; e non lecito rigettarle. L'idea o,
bene avete fatto a disprezzare quella pallida virt! Una libera ci ch' la stessa cosa, lo spirito di tali principii, esercita su noi
" grisette " vale mille vergini incanutite nella virt! un potere assoluto e non consente alcuna obiezione alla " carne ".
Eppure mediante, la " carne " soltanto io posso infrangere la ti-
Anche in forma di " principii e di precetti " l'idea fissa si rannia dello spirito ; poi che soltanto se l'uomo presta ascolto
fa sentire. alla propria " carne ", pu intendere interamente s stesso
Archimede chiedeva un punto fuori della terra per poterla purch egli sia di ci capace e intelligente. Il cristiano non sente
smuovere. Questo punto cercarono tutti g'i uomini, ciascuno a l'angustia della sua natura asservita, ma vive nell' " umilt " ;
suo modo. Esso il mondo dello spirito, delle idee, dei pensieri, per ci egli non protesta, non mormora contro l'ingiuria che
dei concetti, degli enti: esso il cielo. I1 cielo il punto dal viene fatta alla sua " persona " ; si ritiene soddisfatto avendo
quale si vuole smuovere la terra, dal quale si assiste alla vita " la libert dello spirito ". Ma se una qualche volta la carne
di quaggi e la si disprezza. Assicurarsi il cielo, assicurarsi prende la parola, ed il tuono della sua voce (n diverso pu
per sempre il punto di vista celeste, non questo che tante essere) " appassionato ", " indecoroso ", " contrario al ben pen-
fatiche e tanti dolori ha costato agli uomini? sare ", " maligno ", ecc., egli crede di sentire le suggestioni d'un
Il Cristianesimo si proposto di redimerci dalla dipendenza, demonio, suggestioni contro il suo spirito (poi che il decoro,
dagli istinti naturali, dalle passioni che ci agitano e ci fanno l'imparzialit, il retto pensare, ecc., altro non sono che spirito):
schiavi. Con ci non si volle gi che l'uomo non dovesse pi e grida a ragione contro di esse. Cesserebbe d'esser cristiano se
aver passioni, bens che queste non dovessero possederlo, essere cos non facesse. Egli non d ascolto che alla moralit e tura
cio fisse, insuperabili, invincibili. Ora ci che il Cristianesimo la bocca all' immoralit, non d ascolto che alla legalit e mette
ha ordito contro le passioni, non potremmo noi tentarlo contro il un bavaglio all'illegalit: lo spirito della moralit o della lega-
suo stesso precetto, che cio la nostra destinazione debba venire lit lo tiene prigioniero, ed un padrone rigido, inflessibile.
dallo spirito (pensieri, imagini, idee, fede,[???] ); non potremmo Ecco ci che chiamiamo " il dominio dello spirito " il
noi pretendere che anche lo spirito e la rappresentazione l'idea quale in pari tempo il punto di vista dello spirito.
non abbiano pi nell'avvenire a determinar l'animo nostro, E chi intendono redimere i soliti signori liberali ? Quale
ad esser fisse, intangibili o " sante "? libert invocano essi ad alte grida? Quella dello spirito! Dello
Con ci si inizierebbe la dissoluzione dello spirito, la dis- spirito, della moralit, della legalit, della piet, del timor di
soluzione di tutti i pensieri, di tutte le idee. Allo stesso modo Dio, ecc. Ma ci vogliano anche gli antiliberali, e il nodo di tutta
che prima si diceva: " Noi possiamo avere delle concupiscenze, la questione sta in questo: che gli ultimi vogliono aver la pa-
ma queste non devono aver noi ", cosi si direbbe ora: " Noi rola per s soli, mentre gli altri ambiscono di godere una parte
possiamo avere lo spirito, ma lo spirito non deve aver noi ". di quel vantaggio.
Siccome questa affermazione sembra non avere un chiaro Lo spirito resta per entrambi i partiti il vero signore asso-
significato, giova rammentare che, per esempio, presso taluni un luto ed essi contendono unicamente per sapere a chi debba spet-
dato pensiero diventa una " massima " la quale tien prigione tare il trono gerarchico, serbato al " rappresentante del signore ".
La miglior cosa d'assistere tranquillamente alla lotta colla si-
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curezza che le belve della favola si dilanieranno tra di loro al servato, coscientemente o inconsciamente, che, tutta la nostra edu-
pari delle belve reali; i loro cadaveri putrefatti serviranno di cazione intensa a far nascere in noi dei sentimenti, anzich
concime al terreno, -- che maturer i nostri frutti. permetterci di crearli da noi bene o male? Se alcuno pronunci
Su parecchi altri rami di folla, come quello della profes- avanti a noi il nome di Dio; noi dobbiamo esser compresi di
sione, della veracit, dell'amore, ecc , ritorneremo pi tardi. timor di Dio; se il nome del principe, noi dobbiamo accoglierlo
con rispetto, con venerazione e con devozione ; se quello della
Se si contrappone ci che ci connaturale " ci che ci viene morale, noi dobbiamo rappresentarci qualcosa di inviolabile; se
instillato, non giover obiettarci che noi nulla possiamo aver in quello del maligno e dei malvag', noi abbiamo il dovere di rab-
noi d'isolato, ma che possediamo ogni cosa pei rapporti che ab- brividire.
biamo col mondo, per l'impressione che esercita su di noi l'am-
biente; come alcunch dunque, che ci viene ispirato. Poich Tutto inteso a instillarci quei sentimenti, e chi, per av-
grande la differenza tra quei sentimenti e pensieri che vengono ventura, dimostrasse di udire con compiacenza le imprese dei
prodotti in me da influenze esterne, e quelli che mi sono detti. Dio, malvagi, si renderebbe meritevole d'esser " castigato ed educato "
l' immortalit, la libert, l'umanit, ecc., ci vengono impressi sia colle verghe. Cos rimpinziti, di sentimenti imposti, noi ci pre-
dall'infanzia quali idee e sentimenti, che agitano pi o meno for- sentiamo alla sbarra della et adulta per esser dichiarati " mag-
temente il nostro interno, e ci dominano senza che noi ne ab- giorenni ".
biamo coscienza, quando, come avviene in talune nature privile- Il nostro bagaglio composto di " sentimenti sublimi, di
giate, non si svolgono in sistemi ed in opere d'arte; ma sono massime entusiasti che, di principii eterni, ecc. .
sempre sentimenti non gi provocati, bens inspirati, perch ed I giovani devono cinguettare al modo dei vecchi; e i mae-
essi noi dobbiamo credere e da essi dipendere. Che l'assoluto esi- stri di scuola si dan faccenda per apprender loro l'antica me-
sta e che quest'assoluto debba venir concepito, sentito e pensato, lodia; e sol quando l'anno mandata a memoria li proclamano
era ferma credenza in coloro che si adoperavano con tutta la forza adulti.
del loro spirito per conoscerlo e rappresentarlo.
A noi non permesso di sentire ad ogni cosa, ad ogni
Il sentimento dell'assoluto esiste solo perch fu inspirato e nome che ci si affaccia quello che vorremmo e potremmo pen-
si rivela nei modi piu diversi. sare; non di figurarci, per esempio, qualche cosa di ridicolo di
Cos Klopstock il sentimento religioso aveva carattere d'in- irriverente quando si pronuncia dinanzi a noi il nome di Dio ;
spirazione e nella Messiade non fece che manifestarsi artistica- bens ci sempre prescritto quello che in un dato momento dob-
mente. Ma se invece la religione, che egli trov, non fosse stata biamo sentire e pensare.
per lui che un eccitamento al pensare e al sentire, ed egli avesse Tale il significato del vocabolo " cura d'anime ".
saputo opporle il proprio ente, non l'entusiasmo religioso si sa-
rebbe prodotto, ma una dissoluzione dell'oggetto. E appunto perci La mia anima o il mio spirito devono esser foggiati come
nella sua et matura Klopstock continu a manifestare i senti- desiderano gli altri, non come bramerei io stesso. Quanta fatica
menti della sua fanciullezza e dissip le forze della virilit ad costa ad ognuno il conquistarsi un sentimento proprio ed indipen-
avvivare infantili fantasmi. dente quando sente pronunciar dinanzi a s un qualche nome, il
ridere in faccia a colui che quando ci parla attende da noi un
Essenziale dunque distinguere i sentimenti che vengono viso compunto ! Ci che c'instillarono nell'animo una cosa stra-
inspirati da quelli che sono soltanto eccitati. niera, e per ci " santa " ; donde la difficolt di spogliarci del
Questi ultimi sono sentimenti propri, egoistici, perch non " santo rispetto per essa ".
vengono impressi nella mia mente n suggeriti o a forza inne- per uso oggi di celebrare anche la " seriet , la seriet
stati; ma dei primi invece io vado superbo, li considero come un " nelle cose e nei dibattiti di grande importanza ", la " seriet
mio retaggio, li coltivo e ne son posseduto. Chi non avrebbe o tedesca ". Questa specie di seriet dimostra assai bene quanto
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siano antiche e serie la pazzia e l'ossessione. Poich nessuno Per tal modo nella nostra ra mongolica non v'ha mutamento
pi serio del pazzo quand'egli si trova nel punto centrico della che non si proponga di riformare o di migliorare ; non mai di
sua pazzia dacch allora egli prende la cosa tanto sul serio che distruggere o di consumare. La sostanza, l'oggetto resta. Tutta la
non tollera scherzi. nostra operosit non paragonabile che a quella delle formiche o
delle pulci, ai giuochi degli acrobati sulla corda immobile dell'og-
3. LA GERARCHIA. gettivit, al servizio della gleba sotto la signoria dell' " immuta-
bile ", dell' " eterno ". Il cinese certo il pi positivo di tutti i
La riflessione storica circa il nostro mongolesimo, che io vo- popoli, perch interamente sepolto in mezzo alle sue istituzioni;
glio insertare a mo' d'episodio in questo punto, non ha pretesa di ma dalla " libert limitata ", dalla " libert entro certi limiti ",
esser fondata, ma necessaria per servir di spiegazione al rima- neppure il Cristianesimo ha saputo affrancarsi. Nel pi alto grado
nente. di civilt questa attivit ha nome di scientifica; ed tenuta in
La storia universale, il cui svolgimento appartiene quasi per conto di lavoro su di una premessa irremovibile, su di una ipotesi
intero alla razza caucasica, sembra aver percorso sinora due ere; irrefutabile.
noi fummo costretti a manifestare e a perfezionar nella prima la Nella sua forma primitiva e misteriosa la moralit si presenta
nostra essenza di razza negra, nella seconda il mongolesimo (la quale consuetudine. Condursi secondo il costume e la usanza del
cineseria) con cui necessario finirla egualmente. Il primo periodo paese si chiama allora esser morali. Per ci una condotta pret-
rappresenta l'evo antico, i tempi della dipendenza dalle cose (dal tamente morale, una moralit pura e genuina, si trova particolar-
cibarsi dei galli, dal volo degli uccelli, dallo starnutare, dal lampo mente nella Cina; ove l'uomo si attiene alle consuetudini e ai
e dal tuono, dillo stormire degli alberi, ecc.); il mongolesimo se- costumi antichi, e odia quale un delitto degno di morte ogni in-
gna l'et della dipendenza dalle idee, l'evo cristiano. All'avvenire novazione. Poich l'innorazione il nemico mortale della consue-
sono riserbate le parole : " io sono il possessore del mondo delle tudine, dell'antico, del costante. fuor di dubbio che l'uomo
cose, io sono il possessore del mondo dello spirito ". merc l'assuefazione assicura s stesso contro l'invadenza delle
Nel primo periodo avvengono le gesta di Sesostri e si rivela cose del mondo e si forma un mondo a parte, nel quale egli si trova
in generale l'importanza storica dell'Egitto e dell'Africa setten- a suo agio; si edifica, insomma, il proprio cielo. Il cielo al postutto
trionale. All'ra mongolica appartengono le invasioni degli Unni non ha altro significato se non quello di vera patria dell'uomo,
e dei Mongoli, sino a quella dei Russi. dov'egli non soggiogato da alcuna cosa straniera n a s sot-
tratto da alcun allettamento mondano ; dove, deposto il velo ter-
Il valore del mio io non pu essere che ancor molto basso, restre, egli ha visto il fine delle sue lotte contro il mondo; dove
finch il duro diamante del " non-io " cosi costoso, come erano nulla insomma gli pi ricusato. Il cielo significa la fine della
allora " Dio " e il " mondo " Il " non-io " ancor tenuto quale rinunzia, il libero godimento. L l'uomo pi nulla rifiuta a s
un frutto troppo immaturo ed acerbo per poter essere mangiato stesso, perch nulla pi gli estraneo o avverso. Ora, l'abitudine
ed assorbito deli' Io. Gli uomini s'accontentano di strisciare su una " seconda natura ", la quale rivela e redime l' uomo dalla na-
quella sostanza immobile, e vi si affaccendono faticosamente; si- tura sua primitiva, assicurandolo da ogni capriccio di questa. La
mili a insetti parassiti, che succhiano l'alimento da un corpo, consuetudine sapiente dei Cinesi ha previsto tutti gli avvenimenti
senza perci consumarlo. L'attivit dei Mongoli veramente l'af- possibili, e a tutti ha " provveduto " checch possa accadere il
faccendarsi dei vermi. Presso i Cinesi ogni cosa immutabile; cinese sa sempre come deve contenersi e non ha bisogno di diri-
nulla di ci che " essenziale " e " sustanziale " capace di gersi a seconda dei casi : dal cielo della sua quiete nessun acci-
mutamento ; ma appunto per questo maggiore l'affaticarsi in- dente imprevisto lo pu precipitare. Il cinese ligio alla moralit
orno a ci che immanente e porta il nome di " antico ". e alle sue usanze non si lascia sorprendere e cogliere all' improv-
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viso; egli conserva la serenit in ogni occasione, giacche l'animo Caucasico, poich con ci egli fa risorgere il passato : le istituzioni,
suo fatto sicuro per la previdenza che gli viene dalle consue- l'assoluto, il cielo. Egli nutre un odio invincibile contro il cielo,
tudini inveterate. Sulla scala della civilt l'umanit ascende perci e pur crea ogni d nuovi cieli; e in quest'opera vana fa che l'uno
il primo gradino in forza dell'assuefazione; e siccome essa salendo prema sull'altro e lo distrugga; il cielo degli Ebrei, quello dei
verso la civilt pensa di raggiungere il cielo (il regno della se- Greci, quello dei Cristiani l'ebreo, il protestante quello dei cat-
conda natura), cos essa ascende realmente il primo gradino della tolici Quando gli uomini di razza caucasica, che danno l'assalto
scali celeste. al cielo, avranno svestita la pelle del mongolo, essi seppelliranno
Se il mongolesimo ha accertata l'esistenza d'enti spirituali e l'uomo sentimentale sotto le macerie dell' immane mondo dei sen-
creato il mondo degli spiriti (un cielo), gli uomini della razza cau- timenti, l'uomo isolato sotto il suo mondo isolatore, l'uomo che
casica hanno lottato per secoli contro quegli esseri spirituali, ten- anela al cielo sotto il suo cielo. E il cielo il regno degli spiriti,
tando di comprenderli. Che altro dunque hanno fatto se non con- il regno della liberty spirituale.
tinuare ad edificar sulle fondamenta mongoliche ? Essi non hanno Il regno celeste degli spiriti e degli spettri ha avuto la sua
edificato sulla sabbia, bens nell'aria; hanno lottato contro il mon- classificazione perfetta nella filosofia speculativa. La quale lo pro-
golesimo; hanno dato la scalata al cielo mongolo, al Tien. Quando clam il regno dei pensieri, dei concetti e delle idee; e lo fece
riusciranno essi a distrugger quel cielo? Quando ridiverranno dei rappresentativo della realt.
Caucasei autentici e ritroveranno s stessi? Quando l' " immorta- Voler procacciare libert allo spirito pretto mongolismo;
lit dell'anima " che negli ultimi tempi tent farsi pi certa col la libert dello spirito una libert mongola ; e tali a punto sono
proclamare la " immortalit dello spirito ", si convertir final- la libert dei sentimenti e la libert morale.
mente nella " mortalit dello spirito? ".
La parola " moralit " vien riguardata quale sinonima di in-
Nelle loro industriose lotte gli uomini della razza mongola dipendenza, di libera disposizione di s stessi. Ma ci non ; che
avevano edificato un cielo, mentre quelli della razza caucasica, anzi se il Caucaseo ha dimostrato una certa indipendenza ci fu
occupati i perch tuttavia intinti di mongolesimo del cielo non ostante la sua morale mongola. Il cielo mongolo o la morale
impresero il compito opposto: dare l'assalto a quel cielo della mo- era la torre inespugnabile ; e soltanto col darle assalto senza tregua
rale. Minare tutte le istituzioni umane per fondar sulle loro ro- il Caucaseo si dimostr uomo morale ; se egli non avesse pi avuto
vine nuove e migliori istituzioni, distruggere ogni morale per a che far colla morale, se non l'avesse riguardata come la sua
sostituirvi una nuova e miglior morale, ecco a che la loro attivit, eterna nemica, che non gli dava posa, sarebbero cessati i suoi
si restringe. Ma con questa il compito raggiunto; o altro ancora rapporti con essa, e la sua stessa moralit sarebbe con ci stata
le rimane a tentare? No, nella sua ricerca del meglio, essa tut- distrutta. E appunto l'essere la sua attivit ancor morale dimostra
tavia ammorbata di mongolesimo. Essa d, s, l'assalto al cielo, che gli tien del mongolo, e che peranche non ha saputo rendersi
ma unicamente per sostituirlo con un altro; fa crollare una pode- intiera ragione dell'esser suo. L'" attivit indipendente morale "
st, ma per legittimarne un'altra ; n altro sa che recare dei miglio- corrisponde in tutto alla " filosofia religiosa e ortodossa ", alla
ramenti. Contuttoci la meta, per quanto siasi smarrita la via, " monarchia costituzionale " allo " stato cristiano ", alla " libert
il crollo effettivo e definitivo del cielo, della morale, ecc., in breve entro 1 dovuti limiti ", alla a libert della stampa limitata dalla
dell'uomo che non ha assicurato s stesso contro il mondo; la fine, censura " o, per adoperar un' immagine pi propria ad un eroe
dunque, dell''isolamento dell'uomo. Mediante il cielo della civilt confinato in un letto di dolore.
l'uomo intende a separarsi dal mondo, a spezzarne la potenza mal-
vagia. Ma anche questo isolamento nel cielo deve essere sfatato ; la Solo allora l' uomo si sar liberato dallo sciamannsimo e dalle
vera meta dell'assalto dato al cielo dev'essere la sua distruzione fantasmagorie, quando avr avuto la forza di liberarsi non solo
finale. Miglioramenti e riforme sono avanzi di mongolesimo nel della credenza negli spiriti, ma benanco nello spirito.
Chi crede negli spiriti ammette, al pari di chi ha fede nello
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spirito, l' " ingerenza d'un mondo superiore " ; entrambi cercano, pi grande, di, pi, legittimo, di migliore, cio che si riconosca il
dietro a quello dei sensi, un altro mondo soprannaturale in cui predominio di alcunch d'estraneo; e dico si riconosca e non si
credono e che. generato dalla lor fantasia, una creazione tutta senta, volendo significare l'atto dell'intelletto per cui ci si rende
fittizia : e poi che i loro sensi non sanno e non possono compren- , prigionieri di tale predominio (devozione, umilt, soggezione, sud-
dere, invece, altro mondo che il materiale, il lor spirito soltanto ditanza, ecc.).
si trova a suo agio. Ed ecco che qui incomincia la fantasmagoria di tutte le " virt
Il passaggio dalla credenza mongolica nell'esistenza d'enti cristiane .
spirituali alla teorica che anche l'intima essenza dell'uomo sia il ; Tutto ci per cui voi provate rispetto e venerazione merita il
suo spirito e che ogni cura debba esser rivolta a questo spirito nome di santo ; voi stessi riconoscete che provate un sacro
soltanto (dunque alla " salute dell'anima "), non difficile. E con
ci il dominio sullo spirito assicurato, e s' ottenuta la cosid- timore a toccarlo. E persino ci che non santo voi sapete
detta " influenza morale ". scialbarlo di quella tinta sacra (le forche, i delitti, ecc.). Vi coglie
un brivido al solo pensiero di venir in contatto con una cosa sacra;
E quindi certo che il mongolesimo rappresenta la spoglia- quasi che in essa si celasse alcunch di terribile, di non proprio
zione intera dei diritti dei sensi, il controsenso e la contronatura, alla natura umana.
e che il peccato e la coscienza del peccato sono la piaga mongolica
che ci affligge da secoli. " Se l'uomo nulla riguardasse come sacro, l'arbitrio, il sog
gettivismo sfrenato non troverebbero ostacoli ! "
Ma chi dissolver nel nulla anche lo " spirito " ? Solo colui
che ha compreso la vanit, la fugacit della natura. potr anche Si principia dalla paura; ora, non v' uomo, per quanto sel-
dello spirito fare ugual conto ; io lo posso ; e lo pu ciascuno di vaggio, cai non si possa incutere paura; ecco gi un argine contro
voi il quale si comporti nell'opera e nel pensiero quale un L io " la sua insolenz. Ma alla paura resta ancora un mezzo di libera-
che non conosce costrizioni; lo pu, in una parola, l'egoista. zione; l'astuzia, l'inganno, ecc. Mentre per la venerazione non
pu dirsi altrettanto.
Dinanzi alla santit si perde ogni sentimento della forza
ed ogni coraggio; si diviene impotenti e vili. Eppure nessuna cosa Quando si venera qualche cosa, non la si teme unicamente
sacra per s stessa, ma perche tale fu proclamata; pel nostro ma anche la si onora : la cosa temuta diviene una potenza interna
giudizio, dunque, per le nostre genuflessioni; insomma per alla quale noi non possiamo sottrarci : noi abbiamo in onore una
la nostra coscienza. cosa; ne siamo conquisi; le apparteniamo senza pi saperci sot-
trarre al suo potere. Alla cosa che reputo santa io m'attacco con
Sacro tutto ci, che dev'esser intangibile per l'egoista, ci tutta la forza della mia fede; io credo. Io e la cosa temuta diven-
che e sottratto al suo potere, ed per ci al disopra di lui : sacro tiamo una cosa sola: " non gi io vivo, bens vive quello che da
in una parola ogni caso di coscienza, giacch il dire : " questa me venerato ".
cosa per me affare di coscienza " vale quanto il dire : " questo
io ho in conto di cosa sacra ". Poi che e infinito, lo spirito non pu mutare, e resta qual' :
esso teme la morte; non pu decidersi ad abbandonare il suo pic-
Per i bambini, come per gli animali, nulla esiste di sacro, colo Ges; la grandezza del " finito " non pi comprensibile
giacch, per poter giungere a questo concetto, d'uopo saper gi pel suo occhio abbacinato: per tal modo la cosa temuta, innalzata
distinguere il bene dal male, il legittimo dall'illegittimo, e cos alla venerazione, diviene intangibile ; ci che si venera diviene
via. Soltanto a un tale grado di riflessione o d'intelligenza eterno, e ci che si rispetta indiato. L'uomo non pi un essere
che il vero fondamento della religione pu subentrare in che crea, ma uno che impara (mediante la conoscenza, le indagini,
luogo del timore naturale la venerazione, che frutto del pen- ecc.), un essere cio che si occupa d' un dato oggetto, e si oblia in
siero: il " timor santo ". Per venire a ci necessario che si quello studio, senza far ritorno a s stesso.
ritenga esistere all' infuori di noi qualche cosa di pi potente, di
Quest'oggetto ei lo pu indagare, penetrare, conoscere; ma
STIRNER: L'unico. - 7.
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non dissolverlo. " L'uomo dev'esser religioso " principio non realt il mondo delle cose, e fuor della realt non dovrebbe esi-
discusso ; tutto si riduce sempre a ricercare com'ei possa divenir stere alcun concetto.
tale, quale sia il senso del fervore religioso, e cos via. Ma altro Per ci il sistema di questo filosofo fu detto il pi oggettivo,
se si ponga in questione l'assioma stesso, a rischio anche di di- come se in lui il pensiero e le cose celebrassero la loro unione.
struggerlo. Ma questa non era in fondo che l'estrema violenza, il massimo
La moralit anch'essa una cotal rappresentazione di cosa despotismo, l'autocrazia del pensiero, il trionfo dello spirito; e per
sacra : morali si deve essere, soltanto bisogna ricercare il vero conseguenza il trionfo della filosofia.
modo d'esser tali. Oltre a questo confine la filosofia non pu procedere ; giac-
Per nessuno ha ardire di domandare se la moralit non sia ch il suo fine supremo il dominio assoluto, l'onnipotenza del
essa stessa opera della fantasia : essa tenuta superiore ad ogni pensiero (1).
esame : immutabile. E cos procede dal sacro al santo, e, grado Gli uomini spirituali si sono fitti in capo una qualche cosa,
grado, dal " santo " a l " sacrosanto ". che dev'esser attuata. Essi hanno certo lor concetto dell'amore,
E uso distinguere gli uomini in due classi: quella dei colti e che vorrebbero veder tradotto in realt; quindi si danno a credere
quella degli ignoranti. di poter fondare sulla terra un regno, nel quale ogni azione non
I primi, per rendersi degni del loro nome, si occupano dei pen- sar pi informata all'egoismo, ma ali' " amore " soltanto. L'amore
sieri, dello spirito, e poich, vivendo nell'ra cristiana in cui la deve imperare. Ora ci che costoro si sono fitti in capo, come po-
idea il principio supremo, erano essi i padroni, pretendevano un trebbe aver nome diverso da quello di idea fissa?
cieco rispetto ai pensieri da loro riconosciuti per buoni. Lo Stato, Un qualche guasto nel loro cervello. E l'incubo pi oppri-
la Chiesa, Dio, la moralit, l'ordine, tali nomi hanno queste idee, mente l'uomo come tale. Si pensi al proverbio: " la via della
spiriti che non esistono che per lo spirito. Di esse il bruto ha perdizione lastricata di buoni propositi ". Il proposito di attuare
tanta cura quanto n'ha il fanciullo. Epper gli ignoranti altro non in s stesso l'umanit, di diventar uomo perfetto, uno di quelli
sono che fanciulli, e chi non pensa che a soddisfare i bisogni del che conducono alia perdizione di cui parlammo poc'anzi. Alla
corpo, si mantiene indifferente verso quegli spiriti; ma poich si stessa specie appartengono i propositi di diventar " buoni, nobili,
sente troppo debole di fronte ad essi, ei s'assoggetta alla loro affettuosi, ecc. ".
potenza ed per ci dominato dalle idee. Ecco il significato della Nel sesto fascicolo delle sue Cose memorabili, a pagina 7,
gerarchia. BR. BAUER, dice :
La gerarchia importa dominazione dell'idea dominazione L Quella classe borghese che doveva avere una s triste
dello spirito! azione sulla storia moderna, non capace di alcun sacrifizio, di
Noi siamo gerarchici anche ai d nostri, oppressi da coloro che alcun entusiasmo per un'idea, di nessuna elevazione: essa non
traggon la lor potenza dalle idee. L'idea la cosa " sacra ". altro consegue che l'interesse della sua mediocrit ; e, sempre
Ma l' uomo colto e l'ignorante contrastano in ogni tempo tra racchiusa in s stessa, non ottiene la vittoria finale che o per la
loro: n il conflitto avviene sempre tra due persone diverse, ma forza del numero con la quale sa rintuzzare gli assalti della
talvolta anche nello stesso uomo. Poich nessun uomo cos colto passione dell'entusiasmo, della logica o per la forza della pro-
da non trovar piacere nelle cose esteriori (e in ci egli procede pria superficialit, che seppe assorbire una parte delle idee nuove ".
da barbaro), e nessun ignorante, per contro, del tutto sprovvi- (1) Rousseau, i filantropi ed altri ancora, avversarono la coltura e l'intel-
sto d'idee. In Hegel s'appalesa finalmente l'ardente ispirazione ligenza, ma non considerarono che queste si trovavano in tutti i cristiani e
si restrinsero a combattere la coltura raffinata dei dotti.
dell'uomo colto verso le cose e la ripugnanza a ogni teorica vana,
Secondo Hegel all' idea dovrebbe corrispondere in tutta la
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Ed a pagina 6 : " Essa sola ha saputo trar profitto delle idee potrebbe chiamarsi (chi riguardi al suo ufficio pedagogico) pe-
rivoluzionarie, per le quali non essa, ma altri uomini disinteres- dantismo; poich un ideale sempre un pedante.
sati o entusiasti, si sacrificarono ; essa ha cambiato lo spirito in Il sacerdote per eccellenza chiamato a vivere per l'idea, ad
denaro. Ma ci le venne fatto solo dopo avere spuntate quelle operare per la buona causa. Per ci il popolo sente intimamente
idee, dopo aver tolto loro la logica, la seriet della lotta contro quanto poco si addica al prete il mostrar arroganza, il deside-
l'egoismo ". Cotesta gente non adunque pronta al sacrificio, non rare una vita agiata, di prender parte ai divertimenti, quali la
entusiasta, non ideale, non coerente. Secondo l' intelligenza danza ed il giuoco, il far mostra, in una parola, di altri interessi
comune essa una gente egoista, interessata, calcolatrice, spre- ali'infuori dei " sacri ". In ci forse ha giustificazione la scarsa
giudicata e crudele. retribuzione dei maestri, i quali si sentono gi premiati dalla
Ebbene, chi " pronto al sacrificio "? Colui che d tutto s santit della loro profess one e sono costretti a rinunziare agli
stesso ad una cosa, ad una scopo, ad una volont, ad una pas- altri vantaggi.
sione. L'amante, che abbandona padre e madre, che affronta tutti N manca una gerarchia delle idee sacre, che in tutto o in
i pericoli e tutti i disagi per raggiungere il suo fine, non forse parte l'uomo deve professare. La famiglia, la patria, la scienza
un di coloro che si sacrificano? E non tale l'ambizioso, che d devono trovare in lui un servo fedele agli obblighi professionali.
in olocausto all'unica sua passione tutte le sue brame, e tutte le
sue soddisfazioni; l'avaro che rinunzia a tutto, per la smania di E qui ci abbattiamo alla falsa credenza, antica quanto il
accumular tesori ; l' uomo che d'altro non ha cura che del piacer mondo (il quale non ha ancora appreso a fare di meno dei preti) :
suo? Costoro soNO dominati da una passione cui sacrificano tutte che, cio, vivere e creare in p r d ' u n ' idea sia il vero fine del-
le altre. l'uomo e che il valore di lui debba commisurarsi alla riguar-
dosa esattezza con cui adempie a quell'intento.
E questa gente che sacrifica se stessa, non forse egoista,
interessata ? E questo il dominio dell' idea o, se meglio vi piace la parola,
il pretismo. Robespierre, ad esempio. St. Just ed altri, erano preti
Siccome in loro una passione travolge tutte le altre, essi non nell'anima, entusiasti, stromenti obbedienti dell' idea, uomini ideali.
d'altro si danno pensiero che di soddisfarla, ma vi si adoperano St Just esclama in una delle sue orazioni : " Vi qualcosa di ter-
con tutto l'impegno, s da dimenticare ogni altra cosa. ribile nell'amor di patria; esso cos imperioso da sacrificar tutto
Il loro affaccendarsi e il loro affannarsi non altro che egoi- senza misericordia, senza tema, senza riguardi umani alla salute
smo, ma un ego smo unilaterale, racchiuso, di corta veduta : e in- pubblica. Esso precipita Manlio nell'abisso, sacrifica gli affetti
somma un'occasione. privati, guida Regolo a Cartagine, spinge un Romano a gettarsi
" Ma queste sono passioni meschine, da cui l'uomo non deve nella voragine e colloca Marat, vittima della sua devozione, nel
lasciarsi soggiogare. Solo per una grande idea, per una causa su- Pantheon ".
blime ei deve sacrificare s stesso ". Son forse " idee sublimi A tali rappresentanti di interessi ideali o sacri si oppone una
" o " grandi cause " la gloria di Dio, per la quale innumerevoli folla d'innumerevoli interessi " personali " e profani. Ma nessuna
uomini hanno trovato la morte ; il Cristianesimo che ha avuto i idea, nessun sistema, nessuna causa santa cos grande che essa
suoi martiri volenterosi; la Chiesa fuor della quale non sal- non debba essere soverchiata dagli interessi personali. Se questi
vezza e che tanto avida fu di sacrifici d'eretici : la libert e l'u- tacciono a tratti nella et di sconvolgimenti e di fanatismo, ri-
guaglianza che vollero a lor strumento la ghigliottina? prendono in breve il loro predominio in virt " del buon senso
Chi vive per una grande idea, per una giusta causa, per una del popolo ". Quelle idee non riescono vittoriose se non allor-
dottrina o un sistema o una vocazione sublime, non deve per- quando cessano dall'essere avverse all'interesse personale e sod-
metter a s stesso alcun desiderio mondano, alcun egoistico inte- disfanno l'egoismo.
resse. Questo ci riconduce al concetto del sacerdozio, che anche Il mercante d'acciughe che offre la sua merc, gridando sotto
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la mia finestra, ha un interesse personale a venderla in gran quan- camente perch spera di veder da per tutto attuato il suo predi-
tit, e se sua moglie o gli amici gli augurano che ci avvenga, letto ideale.
ci pur sempre per l'interesse puramente personale di lui. Se Dunque non si tratta d'aver cura di me stesso, di te, di noi :
invece un ladro gli rubasse il canestro che contiene la sua mer- ci sarebbe interesse personale e apparterrebbe al capitolo del-
canzia, si ridesterebbe l'interesse di molti, di tutta la citt, di l' " amore del mondo "; si tratta invece d'un amore celeste, spi-
tutto il paese o a dirla in breve l'interesse di tutti coloro rituale, pretino; ch tale il filantropismo. L' uomo deve esser
che hanno in orrore il furto: a questo interesse sarebbe del tutto edificato in noi, anche se noi, che lo rappresentiamo, dovessimo
estranea la persona del merciaiuolo, e gli sottentrerebbe la classe perire tutti quanti.
dei derubati .
una massima clericale al pari di quella che dice : fiatjustilia
Ma anche in questo caso tutto si risolverebbe alla perfine in pereat mundus; l'uomo, la giustizia, sono idee, fantasmi ai quali
un interesse personale giacche ognuno penserebbe esser suo do- tutto s'immola: per questo gli spiriti pretini sono quelli che si
vere di concorrere alla punizione del ladro, per impedire che il " sacrificano ".
furto si estenda e ne possa diventar vittima egli stesso. E per
quanto sia difficile ammettere un tale ragionamento conscio presso Chi antusiasta dell' uomo, non considera le persone ma l'i-
molte persone, si udr tuttavia proclamare generalmente che " il deale. L' uomo, per lui non gi una persona, bens un ideale,
ladro un delinquente ". Ecco che ci troviamo di fronte a un un fantasma.
giudizio dacch l'azione del ladro dichiarata un " delitto ". Le cose pi diverse possono esser considerate come attributi
Ora le cose stanno in questo modo: quand'anche il delitto non dell'uomo. Se l'attributo la piet, abbiamo il pretismo religioso;
recasse il pi lieve danno n a me n ad altri, cionondimeno io se la moralit, abbiamo il pretismo morale. Per ci i chierici
imprecherei sempre contr'esso. Perch? Perch io sono entusiasta della nostra et vorrebbero trasformare ogni cosa in " religione " ;
della moralit, sono compreso dell' idea della moralit; e per ci nella religione della libert, in quella dell'uguaglianza, ecc. Tutte
combatto ci che le contrario. Appunto perch crede degno di le idee per loro diventano " cause sante ", persino la pertinenza
biasimo il rubare, Proudhon pu ritenere d'aver a bastanza vi- ad uno Stato, la politica, la pubblicit, la libert di stampa, la
lipesa la propriet definendola un furto. Agli occhi dei preti esso istituzione delle giurie, ecc. Che cosa significa allora, presa in
senz'altro e in tutti i casi un delitto o per lo meno una con- questo senso, la parola " disinteresse "? L'avere soltanto un inte-
travvenzione. resse ideale senza considerazioni della persona !
E qui finisce l'interesse personale. Quella persona che ha Contro questo modo di considerar le cose si ribella il duro cer-
rubato il canestro mi del tutto indifferente: io mi interesso vello dell' uomo mondano, ma per secoli e secoli egli ha dovuto
unicamente, al furto per s stesso al concetto, cio, che nel sempre soccombere, e curvare il collo caparbio, e " adorare la po-
ladro rappresentato. tenza superiore ". Il pretismo lo seppe conculcare. Se l'egoista
mondano era riuscito a respingere lontano da s una " potenza
Ladro e Uomo son nel mio spirito termini inconciliabili, superiore " (per esempio, la legge dell'antico testamento, il papa
poich non si veramente uomo essendo ladro; si disonora l'uomo romano, ecc.); una nuova potenza dieci volte superiore sorgeva ad
o la umanit quando si ruba. E dimenticato il lato personale avvincerlo (per esempio, in luogo della legge la fede, in luogo del
della cosa si cade per tal modo nel filantropismo, nell'amore per clero limitato il mutarsi di tutti i laici in sacerdoti e cosi via).
tutti gli uomini, che non gi amore per ogni uomo singolo, s Cos succedeva all'ossesso nel quale entravano sette diavoli quando
invece amore dell' uomo in astratto, d'un concetto irreale cio, egli credeva d'averne cacciato uno.
d'un fantasma; poi che non gi &, gli uomini,
bens , l' uomo, quel che il filantropo accoglie nel Nelle parole del Bauer che abbiamo sopra citate si nega ogni
suo cuore. Vero che egli si occupa anche dei singoli, ma uni- idealit alla classe borghese. Ed vero proprio che essa fals da
prima la conseguenza ideale che Robespierre voleva trarre dai
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principi affermati. L'istinto del proprio interesse diceva alla bor- sia subordinato sempre a qualche interesse ideale? Da ci che la
ghesia che quella conseguenza poco armonizzava coi fini ai quali propria persona apparisce loro troppo meschina, troppo poco im-
essa mirava, e che il favorire l'entusiasmo per il principio sa- portante (e ci di fatto vero), per poter esigere che ogni cosa
rebbe stato un lavorar contro se stessa. Doveva essa forse con- si pieghi al suo volere. Un sicuro indizio di ci sta nel dualismo
dursi cos disinteressatamente, abbandonare tutti i suoi fini pel che si trova in ogni uomo, per cui egli come scisso in due parti,
trionfo di una teoria immatura? Ci si conviene bensi egregia- l'una eterna, l'altra caduta, delle quali or l'una or l'altra pre-
mente ai preti, quando trovino chi presti ascolto a queste lor mas- vale. La domenica si pensa alla salute della parte eterna, negli
sime: " Fa getto d'ogni cosa e seguimi ", oppure, " vendi tutto altri giorni a quella temporale; colla preghiera all'una, col la-
ci che possiedi, e dallo ai poveri, con ci ti acquisterai un tesoro voro all'altra. Costoro hanno in s veramente del pretino e non
nel cielo; dunque vieni e seguimi ". Alcuni idealisti risoluti ob- possono liberarsene! sicch tutte le domeniche, nel loro interno,
bediscono a tale voce ; ma la maggior parte di essi fanno come si sentono fare il sermone.
Anania e Saffira, conducendosi mezzo da preti e mezzo da mon- Quanto " m hanno lottato e durato gli uomini per rendersi
dani, sacrificando cio insieme a Dio ed al mammone. conto del dualismo del loro essere! Le idee succedono alle idee
Io non rimprovero gi alla classe borghese di essersi lasciata i principii ai principii, i sistemi ai sistemi; e pure nulla finora
distrarre dai suoi fini da Robespierre, d'aver cio interrogato il seppe vincere le obbiezioni dell'uomo " mondano ", del cosidetto
proprio egoismo, sinch questo poteva consentire coll' idea rivo- " egoista ". Non prova ci forse che tutte quelle idee erano im-
luzionaria. Ma il rimprovero sarebbe appropriato a coloro (se pro- potenti a comprendere in se stesse intera la volont e a soddi-
prio qui e il caso di muover rimproveri) che per servire agli in- sfarla? Esse mi erano e mi sono rimaste avverse, bench la loro
teressi della classe borghese hanno cagionata la ruina dei propri. ostilit mi sia restata nascosta per lungo tempo. Sar la stessa
Ma non da supporsi che, tosto o tardi, anche essi impareranno cosa anche dell' " individualit "? anch'essa un semplice ten-
a conoscere ci che torna a loro vantaggio? Augusto Bceker tativo di mediazione? Qualunque sia il principio cui mi rivolsi,
dice (1): " A guadagnarsi i produttori (proletari), non sufficiente io fui costretto poi ad allontanarmene. Eppure posso io esser sem-
la negazione dei principii del diritto vigente. La gente s'occupa pre ragionevole, ordinare tutta la mia vita secondo ragione? Io.
purtroppo assai poco del trionfo delle idee. Bisogna provare loro posso bens aspirare alla " ragionevolezza ", io posso amarla allo
a ad oculos ", in qual modo la vittoria possa tornar di pratico stesso modo che amo Dio e le altre idee. Io posso essere filosofo,
vantaggio ". Ed a pag. 32: " Bisogna prendere la gente dal lato posso amar la sapienza allo stesso modo che amo Dio. Ma quello
dei loro interessi reali, se si vuol agire su di essa ". E subito che io amo, quello a cui aspiro, non esiste che nella mia idea,
dopo egli dimostra come tra i nostri contadini si faccia strada nella mia rappresentazione, nei miei pensieri : si trova nel mio
un'immoralit sempre maggiore, perch essi guardano assai pi cuore, nella mia testa, m' tanto caro quanto il cuore ; eppure non
al loro interesse che non alle leggi della moralit. l' " io " ; non sono io.
I preti e i maestri della Rivoluzione volevano servire al- Dell'attivit degli spiriti ligi al sacerdozio parte precipua
l'" u o m o ; per ci essi tagliavano la testa agli uomini. I laici o i ci che suolsi chiamare " influsso morale ".
profani della Rivoluzione non erano meno restii nel tegliar le L'influsso morale ha origine l dove incomincia " l'umilia-
teste, ma essi lo facevano pel proprio interesse e poco si cura- zione ", anzi, non altra cosa che l' umiliazione stessa, l'abbas-
vano dei diritti dell'uomo. samento del coraggio verso l'umiliazione. Se io grido a qual-
Onde avviene dunque che l'egoismo di coloro che propugnano cuno, al momento dello scoppio d'una mina di allontanarsi, io non
l'interesse personale, e con esso si consigliano in ogni occasione, esercito con ci su di lui alcuna azione morale. Se dico al fan-
(1) Filosofia del popolo dei nostri giorni, pag. 22. ciullo: Tu avrai fame se non mangi quello che ti viene offerto,
non esercito con queste parole un influsso morale. Ma se gli dico:
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Tu pregherai, onorerai i genitori, rispetterai la croce, dirai la ve- possedere la verit, senza riflettere seriamente, se, innanzi tutto
rit, ecc., imperocch ci appartiene all' uomo, la sua vocazione, non era necessario che l'uomo fosse egli vero per possedere la ve-
o, pi ancora, perch tale la volont divina, l'azione morale non rit. Erano i tempi del Medio Evo. Con la coscienza comune,
dubbia. Tutti devono inchinarsi dinanzi alla vocazione del- (quella che serviva a comprender le cose e non poteva percepire
l'uomo, e rinunziare alla propria volont per un volere estranea se non ci che accessibile ai sensi), si volle conoscere l'imma-
che servir loro di norma e di legge; devono umiliarsi dinanzi a teriale, l' insensuale. Allo stesso modo che alcuno affatica l'occhio
qualche cosa di pi elevato : abbassare s stessi. " Chi si umilier per poter vedere ci che lontano, o esercita lentamente la mano
sar esaltato ". S, s, i fanciulli devono essere educati per tempo a premer sui tasti secondo le regole musicali, cos l'uomo mortifi-
a venerar Dio ; l'uomo bene educato quello che ha accolto in cava nelle guise pi varie il proprio corpo per render s stesso
s " sagge massime " per amore o per forza. capace di percepire il soprannaturale. Ma ci che si mortificava,
Se a proposito di queste cose si fa spallucce, i buoni alzano non era al postutto che l'uomo sensuale, la coscienza comune, la
le mani in atto di disperazione ed esclamano: " Per l'amor del percezione materiale delle cose. Ora siccome quel pensiero, quel-
cielo, se non si dovessero insegnare ai ragazzi le buone massime, l'intelletto, che Luter col nome di ragione copre di contumelie,
essi correrebbero alla perdizione e diventerebbero altrettanti mo- erano incapaci di comprendere la divinit, il mortificarli contri-
nelli scioperati ". Profeti di cattivo augurio! Diverranno certo buiva tanto a conoscere la verit, quanto si potrebbe sperare che i
degli scioperati nel senso che voi intendete, ma questo vostro piedi educati lungamente alla danza potessero riuscire a suonare
senso non proprio buono a nulla. Quei monelli insolenti non si il flauto merc l'agilit acquistata.
lascieranno pi agguindolare da voi e non proveranno alcuna sim- Solo Luter, col quale finisce il cosidetto Evo Medio, com-
patia per le stoltezze che da secoli vi fanno girare il capo ; essi prese esser necessario che l'uomo stesso diventi un altro, s'ei vuol
aboliranno il diritto dell'eredit, cio non vorranno essere eredi conoscere la verit; che cio occorreva ch'egli diventasse altret-
delle vostre sciocchezze, come voi le avete ereditate dai vostri tanto vero, quanto la verit stessa. Solamente colui che ha fede
padri; essi cancelleranno la macchia originale. Quando voi impor- nella verit pu sperare di diventarne partecipe; la verit non si
rete loro d'inchinarsi dinanzi all'essere supremo, essi rispon- rivela al credente. Soltanto quell'organo dell' uomo che sa far
deranno : se ei vuole che ci inchiniamo, venga egli stesso e ci uscire il fiato dai polmoni pu imparar a suonare il flauto, e quel-
costringa; volontariamente non c'inchineremo gi mai. E se voi li l'uomo soltanto pu divenir partecipe della verit, che possiede
minaccerete della sua collera e del suo castigo, essi terranno tutto l'organo necessario per comprendere. Chi non capace di pensare
ci in conto di uno spauracchio da bambini. Se non vi verr fatto altre cose che le sensuali, anche nella verit non cercher che una
d'incutere loro paura dei fantasmi, il regno dei fantasmi cesser cosa concreta. Ma la verit spirito, del tutto immateriale, e per-
d'essere, ed i raccnti delle bambinaie non troveranno pi alcuno ci accessibile soltanto ad una " coscienza pi elevata ", non a
che presti lor fede. quella di chi " pensa mondanamente. "
E non sono forse per l'appunto i liberali quelli che insistono Per ci con Luter si fa strada la convinzione che la verit,
sulla buona educazione e si travagliano per un miglioramento dei essendo pensiero, non sia destinata che al l' uomo pesante. La qual
procedimenti pedagogici? Poich, come potrebbe tradursi in atto cosa significa che l'uomo deve abbracciare quind'innanzi un altro
il loro liberalismo, la loro " libert entro i limiti della legge " aspetto dello cose, quello del cielo, della fede, della scienza, op-
senza una disciplina? Se essi non educano al timor di Dio con pure del pensiero di fronte all'oggetto di s stesso, che il pen-
tanto maggior rigore esigono il timore degli uomini ; cio il timore sare; dello spirito di fronte allo spirito. Soltanto l'eguale pu
dell' uomo; e colla disciplina ridestano l' " entusiasmo pe r la vera dunque conoscere l'eguale. " Tu somigli allo spirito che tu com-
vocazione umana ". prendi ".
Per lungo tempo l' uomo si accontent alla falsa credenza di Poi che il protestantesimo spezz la gerarchia medioevale,
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pot prevaler l'opinione che la gerarchia per s stessa ne fosse rima- Questa idea procede attraverso tutta la storia dalla Riforma
sta infranta, e non si volle comprendere che non si trattava che sino ai nostri giorni.
d'una semplice " riforma " cio d'un ravvivamento della gerarchia Soltanto la filosofia moderna, da Cartesio in poi, si data se-
antiquata. Quella del Medio Evo era stata una gerarchla debole, riamente a condurre il Cristianesimo verso un effetto sicuro, pro-
poi che aveva dovuto permettere che intorno a s fiorisse indo- clamando la " coscienza scientifica " quale unicamente vera e
mita la barbarie profana d'ogni specie; la Riforma, sola, seppe fornita di valore. Per ci essa col dubbio assoluto, col dubitare,
rialzare la forza della gerarchla. Bruno Bauer dice (1) : Allo stesso d principio alla " contrizione " della coscienza comune, allonta-
modo che la riforma rappresenta in modo particolare la separa- nandola da tutto ci che non sia legittimato dallo spirito, dal pen-
zione astratta del principio religioso dell'arte, dallo Stato e dalla sare. Nulla conta per lei la natura, nulla l'opinione degli uomini
scienza, cio la sua liberazione da quelle forze con le quali nei e le " istituzioni umane "; ed essa non ha tregua sino a tanto
primordi della chiesa e nella gerarchia medioevale erasi collegato che non abbia tutto rischiarato col lume della ragione s da poter
cos anche le correnti teologiche ed ecclesiastiche, che uscirono dire: " il reale il ragionevole, e soltanto ci che ragionevole
dalla Riforma, non sono che 1 attuazione logica di quell'astrazione e reale ". Con ci essa ha finalmente guidato alla vittoria lo spi-
del principio religioso dalle altre forze che regolano l' umanit. rito, la ragione : ormai tutto spirito, poi che tutto ragionevole,
Ma io ritengo invece che la dominazione o la libert dello spi- cos la natura come le pi bizzarre opinioni degli uomini; poi-
rito ci che in fondo la stessa cosa non siano mai state ch ogni cosa deve servire pel suo meglio , cio al trionfo
tanto complesse ed onnipotenti quanto oggid, poich quelle, an- della ragione.
zich scindere il principio religioso dall'arte, dallo Stato e dalla
scienza, li han trascinati seco fuori del mondo, nel " regno dello Il dubitare del Cartesio contiene l'affermazione recisa, che
spirito ", elevandoli ad una religione. il cogitare soltanto, soltanto il pensare sia lo spirito. E ripudiata
dunque la coscienza " comune " che assegnava una realt alle cose
Lutero e Cartesio sono stati paragonati felicemente per le lor " irragionevoli " ! Soltanto il ragionevole esiste, solo lo spirito
massime : " Chi crede, un Dio ", " Io penso, dunque sono (co- esiste! Questo il principio, nella sua essenza cristiana, della mo-
gito ergo sum) ". Il cielo dell'uomo il pensiero lo spirito. derna filosofia. Gi Cartesio distingueva rigorosamente il corpo
Tutto pu venirgli tolto, fuorch il pensiero e la fede. Una fede dallo spirito. E il Goethe dice che " lo spirito quello che si edi-
determinata in Giove, Astarte, Jeova, Allah, ecc., pu venir di- fica il corpo ".
sbrutta, le fede per s stessa e indistruttibile. Nel pensare sta la li-
bert. Quello di cui abbisogno non pu pi venirmi concesso per Ma anche questa filosofia, la cristiana, non sa come liberarsi
virt d'alcuno, non per la vergine Maria, n per la intercessione dal ragionevole e grida perci contro quel che " puramente sub-
dei santi, n per la chiesa che lega e scioglie, bens io me lo pro- biettivo ", contro le " idee improvvise, le accidentalit, gli arbi-
curo da me stesso. In breve il mio essere (il sum) un vivere nel trii " ecc. Non chiede essa forse che il " divino " si manifesti
cielo del pensiero, nello spirito; , insomma, un cogitare. Ed io in ogni cosa, e che ogni coscienza diventi una scienza del divino,
stesso null'altro sono che spirito, o pensante (secondo Cartesio), o e che l'uomo veda Dio in ogni dove ? ma Dio non si trova mai
credente (secondo Lutero). Il mio corpo non il mio " io " ; la mia scompagnato dal diavolo.
carne pu durare i tormenti dei desideri e le sofferenze dei casti- Per ci non pu dirsi filosofo chi ha bens gli occhi aperti
ghi. Io non sono la mia carne, sono il mio spirito: sono spinto alle cose del mondo, uno sguardo chiaro e non velato, un giudizio
unicamente. sereno intorno al mondo, ma nel mondo non vede che il mondo
(1) Anecdota, II, 152, e negli oggetti i puri oggetti; bens filosofo soltanto colui che
nel mondo scorge il cielo, nelle cose terrestri il soprannaturale,
nel mondano il divino; e sa dimostrarlo e provarlo. Quegli che,
sia pur dotato dell'intelletto pi acuto, proclama la massima:
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" Ci che non vede l'intelletto dell'uomo intelligente, nella sua al concetto ch'era in essi ". Si sono liberati dai malvagi, ma il
semplicit lo mette in opera l'intelletto del bambino, animo infan- male restato ". A cuor leggero si sconvolse lo Stato, si mutaron
tile occorre per essere riconosciuti filosofi ", costui non possiede le leggi, senza pensarvi pi che tanto, poich s'era risoluto di non
che la coscienza " comune " ; invece chi conosce e sa proclamare sottrarsi all'impero di ci che realmente esisteva e si poteva toc-
il " divino ", ha una coscienza scientifica. Per questa ragione, care con mano : ma peccare contro il concetto dello Stato, ma ri-
Bacone fu cacciato dal regno dei filosofi. bellarsi al concetto della legge, chi mai l'avrebbe osato? In tal
Del resto, la filosofia cosidetta inglese non ha saputo produr modo si rimase " cittadini dello Stato " uomini " legali " osse-
nulla di meglio delle scoperte dei cosiddetti " spiriti aperti ", Ba- quienti alle leggi : anzi si credette di dover dimostrare maggior
cane e Hume. Gli inglesi non seppero elevare ad un'importanza ossequio alle leggi, dopo aver abolite quelle che apparivan difet-
filosofica " l'animo infantile ", non conobbero l'arte di creare dagli tose; e lo si fece col render omaggio allo " spirito della legge ". In
" animi infantili " dei filosofi. Ci vuol dire: la loro filosofia non tutto ci gli oggetti, solo trasformati, avevano conservato la lor
seppe diventar " teologica ". Eppure soltanto quale teologia essa supremazia; in breve, si era ancora in preda, all'obbedienza ed
pu svilupparsi e perfezionarsi interamente. Nella teologia essa all'ossessione, si viveva nella " riflessione " e si aveva un oggetto
deve contorcersi in disperata agonia. Bacone non si curava delle per la propria riflessione, oggetto che si rispettava, si venerava,
questioni teologiche e dei punti cardinali. si temeva. Non si era fatto altro che mutar le cose in rappresen-
tazioni, in pensieri cio e in concetti, rendendone cosi pi intima
La vita invece l'oggetto della conoscenza del pensiero tede- e indissolubile la dipendenza. Cosi, per esempio, non riesce diffi-
sco, poi che questo, meglio d'ogni altro, sa discendere ai princi- cile emanciparsi dai comandamenti dei genitori, o sottrarsi alle am-
pii ed alle fonti dell'esistenza, e solo nella conoscenza vede la monizioni dello zio e della zia, alle preghiere del fratello e della
vita. Il cartesiano " cogito, ergo sum " significa: " Si vive solo sorella; ma della negata obbedienza si prova poi subito rimorso,
quando si pensa ". Vita di pensiero vuol dire: " vita spirituale "! e, quanto meno noi ci arrendiamo a singole pretese che la nostra
Lo spirito solo vive, la vita sua la vera vita. E cos nella natura ragione ci dice essere irragionevoli, tanto pi teniamo alto il culto
le " leggi eterne " (lo spirito) rappresentano la vera vita. Solo della piet, dell'amore della famiglia, restii a perdonare a noi
il pensiero, negli uomini come nella natura, vive; tutto il resto stessi l'infrazione del concetto che si ha dell'amor di famiglia e
e morto ! A codesta astrazione, alla vita delle generalit o delle degli obblighi della piet figliale. Redenti dalla dipendenza della
cose apparentemente inanimate si deve giungere facendo la storia famiglia esistente, si cade nella dipendenza ancor pi tirannica
dello spirito. Dio, che spirito, vive lui solo. Nulla vive allo del concetto della famiglia: si dominati dallo spirito della fami-
infuori del fantasma. glia. Quella famiglia che si componeva di Gianni e Ghita, ecc.,
Come si pu affermare a proposito della filosofia o della ci- la cui padronanza divenuta impotente, continua ad esistere mu-
vilt moderna, ch'esse abbiano conquistato la libert se esse non ci tata nel concetto astratto della famiglia cui si applica l'antico pre-
hanno liberato dal dominio dell'oggettivit? O sono io forse libero, cetto : bisogna obbedire prima a Dio che agli uomini; ci che nel
di fronte al despota, se io, pur non dimostrando timore di lui nostro caso significherebbe : Io non posso assoggettarmi alle vo-
personalmente, tremo tuttavia di contravvenire alla venerazione stre insensate pretese ; ma quale mia " famiglia " voi continuate
che io credo dovergli essere da me tributata? La stessa cosa ad esser l'oggetto del mio amore e de' miei pensieri: imperocch
della civilt moderna. Essa non fece che mutare gli oggetti " esi- la " famiglia " un concetto santo, che non permesso d'offendere.
stenti ", quelli che in realt si onoravano, in oggetti rappresen- E questa famiglia che ebbe vita nel mio interno, questa fami-
tati, vale a dire in " concetti ", di fronte ai quali l'antico rispetto glia immateriale sar per me quind'innanzi la cosa " santa ", il
non pure non si dilegu ma anzi s'accrebbe. Se si prese un po' cui dispotismo sar le mille volte pi insopportabile, perch stre-
in burla Dio ed il diavolo per la rozza materialit con cui veni- piter senza tregua nella mia coscienza. Questo dispotismo non
vano anticamente rappresentati, si prest tanta maggior attenzione
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pu essere infranto, che quando anche il concetto astratto della posto della cattolica ragion della Chiesa), tenuta in conto di
famiglia si dissolva nel nulla. Le parole del Vangelo ; " Donna, sacra, e il sentimento che la parola della Bibbia sacra si chiama
che cosa ho io di comune con te? " (1); " Io sono venuto a su- coscienza.
scitare l'uomo contro il proprio padre e la figlia contro la ma- Con ci si fa entrare per forza la santit nella coscienza
dre " (2) ed altre simili, vengono poste in correlazione con la dell'uomo. Chi non sa liberarsi dalla coscienza, della cosa sacra,
famiglia celeste, con la vera famiglia, e non significano altro fuor potr, vero, agire contro coscienza, ma giammai indipendente-
che la pretesa dello Stato, per la quale in caso di conflitto tra mente dalla coscienza.
esso e la famiglia, obbligo di obbedire allo Stato.
Il cattolico si sente soddisfatto, quando ha eseguito un or-
Come della famiglia, cos della morale. Molti si staccano dine; il protestante opera secondo la sua " miglior scienza e co-
dalla morale ma restano servi della moralit. La moralit l'idea scienza ". Il cattolico non che un laico, il protestante sempre
della morale, la sua potenza spirituale, la sua potenza sulle co- " sacerdote ".
scienze ; mentre la morale troppo materiale, per poter dominare
lo spirito, e non pu assoggettare un uomo " spirituale ", un co- Questo perfezionarsi dello spirituale il progresso segnato
sidetto " indipendente ", un " libero pensatore ". dalla Riforma sul Medio Evo, ma ne anche la maledi-
zione.
Il protestante pu dire ci che vuole ; ma " santa " per lui
la " Sacra Scrittura ", la " parola di Dio ". Chi cessa dal rite- Che altro era la morale gesuitica fuorch una continuazione
nerla " santa " cessa d'essere protestante. Ma per ci stesso gli del commercio delle indulgenze, con questa sola differenza che
" sacro " ci che in lei " prescritto " : l'autorit posta da ormai quegli che otteneva l'indulto dei peccati, poteva prendere
Dio, ecc. in esame l'indulto che otteneva a persuadersi in qual modo gli
veniva tolto il peccato? poich in certi casi determinati (cos di-
Tutto ci per lui dev'essere indissolubile, intangibile, " supe- cono i casuisti) non era affatto peccato ci ch'egli aveva commesso.
riore ad ogni dubbio ", e siccome il " dubbio " la cosa pi Il commercio delle indulgenze s'estendeva a tutti i peccati e a
naturale all'uomo, tutte quelle cose vengono riguardate come su- tutte le contravvenzioni ed aveva fatto tacere tutti gli scrupoli
periori all'uomo. Chi non sa liberarsene avr la fede : poich cre- delia coscienza. Tutta la sensualit poteva espandersi a sua posta
dere significa esser vincolato a qualche cosa. Poi che nel prote- purch si fosse conquistata a suon di denari la licenza della Chiesa.
stantesimo la fede si fatta pi pura, anche il servaggio di- Questo favoreggiamento della sensualit fu continuato dai Gesuiti,
venuto pi intimo : tutte quelle cose " sacre ", son divenute parte mentre i protestanti puritani, tetri, fanatici, smaniosi di penitenze,
dell'essere stesso, " quistioni di coscienza ", " sacrosanti oboli- avidi di mortificazioni e di preghiere, nella lor qualit di restau-
ghi ". Per ci al protestante e sacra quella tal cosa dalla quale non ratori del Cristianesimo null'altro volevano ammettere fuor che
sa liberar Ja sua coscienza, e la " coscienziosit " la virt che l'uomo spirituale e religioso.
pi di tutte lo distingue dagli altri.
Il cattolicismo e particolarmente i Gesuiti favorirono con ci
Il protestantesimo ha ridotto l' umanit in uno stato affatto l'egoismo e trovarono persin tra i protestanti un seguito involon-
simile alla " polizia segreta ". La spia continuamente origliante tario ed inconsciente riuscendo cos a salvarsi dalla degenerazione
della " coscienza " vigila ogni moto dello spirito: ogni azione e e dalla morte dei sensi.
ogni pensiero, per lei " questione di coscienza ". In questo an-
tagonismo tra l' " istinto naturale " e la " coscienza " (plebe e Contuttoci lo spirito protestante estende sempre pi il suo
polizia interiore) vive il protestante. La ragione della Bibbia (al dominio, e il gesuitismo (il quale per lui, che si tiene divino,
non rappresenta che il " diabolico " necessariamente insepara-
(1) GIOV., 2, 4.
bile da tutto ci che divino), non ostante tutti gli sforzi, non
(2) MATT., 10, 35. pu sostenersi in nessuna parte colle proprie forze, e deve
assistere, come avviene in Francia, alla vittoria del protestante-
STIRNER : L' Unico 8.
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simo nell'ipocrisia borghese, che pone lo spirito al disopra d'ogni sacro il matrimonio, sacro il benessere d'ogni uomo, ma sacro in
altra cosa. s, per s stesso (1).
Al protestantesimo vuoisi riconoscere il merito d'aver ricon- Questo un moment) molto essenziale. Nel cattolicismo le
dotto in onore il " temporale ", per esempio il matrimonio, lo istituzioni mondane possono venir " consacrate " ed anche " san-
Stato, ecc. Ma per esso il temporale (come il profano) molto pi tificate "; ma, senza la consacrazione religiosa, non sono sacre;
indifferente che non sia pel cattolico, il quale permette al mondo mentre nel protestantesimo i rapporti mondani sono " sacri per
profano di esistere, e ne partecipa spesso ai godimenti, mentre il s stessi ", sacri unicamente perch sussistono.
protestante, ragionevole e logico, s'appresta a distruggere del tutto Con la consacrazione che conferisce la santit s'accorda benis-
ogni cosa che sia mondana. Il che gli succede col proclamarla simo la massima gesuitica: " lo scopo santifica i mezzi ".
semplicemente " sacra ".
Nessun mezzo per s stesso santo o non santo : bens i suoi
Cos al matrimonio stato tolto il carattere naturale, col ren- rapporti con la Chiesa, l'utilit ch'esso ha per la Chiesa, lo ren-
derlo " sacro ", non gi nel senso di sacramento cattolico che lo dono tale. Tra questi mezzi c' anche il regicidio; se esso era
presuppone cosa profana che dalla Chiesa soltanto riceve la con- stato compiuto in pr della Chiesa, poteva esser sicuro d'essere
sacrazione, bens nel senso ch'esso diventa per s stesso un non santificato, bench non apertamente. Pel protestante la maest
so che di sacro, un sacro legame. Cos lo Stato, ecc. Una volta sacrosanta, pel cattolico non era tale che quella consacrata dal
era il papa che consacrava e benediceva lo Stato e i suoi prin- pontefice, anche senza un atto speciale, una volta per tutte. Se
cipi ; ora lo Stato santo in s, e tale pure la maest senza il papa revocasse la sua consacrazione, il re pel cattolico non dif-
aver bisogno della benedizione sacerdotale. ferirebbe da un altro uomo qualsisia.
In generale si consacr l'ordine della natura, ovvero il diritto Se il protestante intento a trovare anche nelle cose sen-
naturale, il quale divent l' " ordine divino ". Perci leggiamo, suali la " santit ", il cattolico tende a porre tutto ci che sen-
p. es., nella Confessione d'Augusta, art. 11: " E cos atteniamoci suale in un luogo appartato, dove, al pari del resto della natura,
al decreto saggio e giusto dei giureconsulti: che l'uomo e la continua a conservare il suo valore.
donna stiano insieme, diritto naturale. Se un diritto naturale,
anche un ordinamento di Dio che ha disposto che cos fosse, La Chiesa cattolica sottrasse dal proprio Stato consacrato l'i-
e per conseguenza un diritto divino ". E che mai Feuerbach stituzione mondana del matrimonio, e lo viet ai sacerdoti; la
se non un protestante illuminato quando dimostra sacri i rapporti Chiesa protestante, all' incontro, dichiar sacro il matrimonio e i
morali, non gi perch ordinati da Dio, bens per lo spirito che legami coniugali, quindi non li giudic inadatti per religiosi.
in essi alberga? Ma il matrimonio, se veramente risulti da una Un gesuita, da buon cattolico, pu santificar ogni cosa. Basta
libera unione d'amore, per s stesso sacro, per la natura dell'u- p. es. ch'egli si dica: Io nella mia qualit di sacerdote sono ne-
nione che viene contratta. Quel matrimonio soltanto religioso, cessario alla Chiesa; ma la servo con maggior zelo, se posso sod-
il quale anche vero e corrisponde all'essenza del matrimonio, disfare i miei desideri; per conseguenza voglio sedurre quella ra-
all'amore. gazza, voglio far perire di veleno questo mio nemico, ecc. Il mio
E cos di tutti i rapporti morali. Essi non diventano e non fine santo, perch il fine d' un sacerdote, epperci santifico i
sono morali, e come tali non vengono tenuti in onore, che quando mezzi. In fin dei conti tutto si risolve in maggior gloria della
per s stessi sono riguardati come religiosi. Vera amicizia non Chiesa. Perch il prete cattolico dovrebbe rifiutarsi ad offrire al-
v'ha se non la dove i limiti dell'amicizia vengono religiosamente l'imperatore Arrigo VII l'ostia avvelenata per la maggior glo-
osservati collo stesso fervor religioso con cui il credente difende ria della Chiesa?
la dignit del suo Dio. I protestanti ortodossi levano alta la voce contro ogni " di-
" Sacra " , e dev'essere, per te l'amicizia, sacra la propriet, (1) Essenza del Cristianesimo, pag. 408.
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vertimento innocente " sostenendo che solo le cose sacre, le spiri- ci apre la via alla tesi cristiana che il mondo vano, sgombra
tuali possono essere innocenti. Tutto ci in cui non si pu dimo- cio il cammino al disprezzo del mondo proprio dei cristiani.
strare la presenza dello spirito, deve essere ripudiato : la danza, Lo spirito " incrollabile " del " savio " con cui il mondo
il teatro, le pompe (p. es. nelle chiese), ecc. antico si adoperava alla propria affermazione finale, ricevette un
Di fronte a questo Calvinismo puritano il Luteranesimo pro- tale urto interiore dal quale non seppe proteggerlo nessuna ata-
cede di preferenza sulla via religiosa, vale a dire sulla via spiri- rassia, e nemmeno il coraggio stoico.
tuale; esso pi radicale. Lo spirito, resosi sicuro contro ogni influenza del mondo, in-
Il Calvinismo cio esclude d'un tratto un gran numero di sensibile ai suoi colpi, e superiore ai suoi assalti, deliberato a
cose, perch sensuali e mondane, e purifica cos la Chiesa ; il lute- non ammirare cosa alcuna, non poteva esser tratto dalla sua in-
ranesimo invece cerca di spiritualizzare quante pi cose gli pos- differenza nemmeno dal crollare del mondo ; egli traboccava
sibile, e cos di far riconoscere lo spirito quale essenza d'ogni cosa sempre. Imperocch nel suo interno si sviluppavano dei gas (spi-
per modo da render sacro tutto ci che mondano. Perci riusc riti) e, cessati gli effetti dell' urto meccanico prodotto dal di fuori,
al luterano Hegel (in un passo d' una delle sue opere egli dichiara le tensioni chimiche eccitate nel suo seno diedero principio alla
di " voler restar luterano )" l'attuazione compiuta del pensiero loro attivit meravigliosa.
mediante il tutto. In tutto v' la ragione : o in altri termini Infatti la storia antica finisce il giorno in cui l' uomo acquista
" il reale ragionevole ". Il reale e, in verit, il tutto, poich nel mondo la sua propriet. " Tutte le cose mi furono consegnate
in ogni cosa, persin nella menzogna, pu venir scoperto il vero ; da mio padre " (Matt. II, 27). Il mondo ha cessato di esser per
non esiste una menzogna assoluta, come non esiste il male as- me oltrapossente, inconcepibile, sacro, divino, ecc. ; esso " sdi-
soluto, e cos via. vinizzato " ed io lo tratto a mio piacimento, di modo che, s'io
Grandi opere dello spirito non furono create che dai prote- potessi far miracoli, io vorrei esercitare su di esso tutta la mia
stanti, poich essi erano i veri discepoli e i veri zelatori dello forza, (cio la forza dello spirito), per spostare i monti, ordinare
spirito. ai gelsi di strappar da s stessi le proprie radici dalla terra e di
Quanto angusto l'impero dell'uomo! Egli deve permettere metter radice nel mare" (Luca, 17, 6); atterrare, insomma, tutto
che il sole segua il suo corso, che il mare sollevi le sue onde, ci che pu esser pensato. Tutte le cose sono possibili per colui
che i monti s'ergano verso il cielo. E cos egli si arresta impotente che crede (1). Io sono il padrone del mondo : la sovranit m'ap-
dinanzi all'invincibile. partiene. Il mondo si fatto prosaico, giacch ci che era divino
scomparso ; esso mia propriet, della quale mi valgo a mio
Pu egli schermirsi dall'impressione della propria impotenza piacere.
di contro a questo accordo colossale? Il mondo la legge immu-
tabile alla quale egli costretto di assoggettarsi; essa determina Poi che l' Io era assorto al dominio del mondo, l'egoismo
il suo destino. aveva celebrato la sua prima e compiuta vittoria ; egli aveva su-
perato il mondo, era divenuto senza mondo, aveva chiuso sotto
A che cosa intendeva l'umanit precristiana? A rendersi li- chiave le conquiste d'una lunga ra.
bera dall'imperversar dei destini, a non lasciarsene alterare. Gli
stoici raggiunssero questo fine coll'apatia durando indifferenti gli La prima propriet, la prima signoria era stata conquistata!
assalti della natura, senza mostrarsene turbati. Orazio pronuncia Ma il signore del mondo non per ci ancora il signore dei
il celebre " Nil admirari ", con cui egli manifesta anche l'indif- proprii pensieri, dei suoi sentimenti, della sua volont ; egli non
ferenza dell'altro, del mondo ; esso non deve aver influenza su s' reso peranco padrone e dominator dello spirito, poich lo spi-
noi, non deve eccitare la nostra meraviglia. E il suo impavidum rito e ancor santo, lo " spirito santo " e il cristiano senza mondo
ferient ruinae esprime la stessa incrollabilit, di cui parla il salmo (1) MARCO, 9, 23.
46, 3: " Noi non temiamo, quand'anco crollasse il mondo ". Tutto
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non saprebbe essere il cristiano senza Dio. Se la lotta antica era presentarmelo come meglio mi piace, oggi cos, domani diversa-
diretti contro il mondo, quella del Medio Evo cristiano era com- mente, nei modi ad ora ad ora pi differenti. Ma, in pari tempo,
battuta dall' uomo contro s stesso (lo spirito). La prima era una esso un fedecommesso che non mi lecito alienare, e da cui
lotta contro il mondo esteriore, questa fu un combattimento contro non posso liberarmi.
il mondo interiore. L'uomo del Medio Evo l' uomo " raccolto Per effetto di lente mutazioni lo spirito santo d'un tempo si
in se stesso ", pensante, pensoso. Tutta la pazienza degli antichi trasforma nell' idea assoluta, la quale, a sua volta, per opera di
sapienza mondana, cosmologia ; quella dei moderni sapienza molteplici atti, si scinde nelle idee di amore del prossimo, di ra-
divina, teologia. gionevolezza, di virt civile, ecc.
Del mondo i pagani (anche i giudei tra altri), seppero aver Ma posso io chiamar mia l'idea, se essa l'idea dell'uma-
ragione: ma ormai si trattava di venire a capo di se stessi, di nit? Posso io ritenere d'aver superato lo spirito, se io sono ob-
finirla con lo spirito, di diventare, in una parola senza spirito bligato a servirlo, a " sacrificarmi " a lui? Gli antichi presero
e senza Dio. possesso del mondo solo quando n'ebbero infranta la strapotenza
Sin dan quasi duemila anni noi ci affatichiamo a soggiogare e la " divinit ", e riconosciutane la impotenza e la vanit.
lo spirito santo, e coll'andar del tempo abbiamo dis trutta e calpe- Cos dello spirito. Quando io sono giunto a considerarlo
stata buona parte di santit ; ma il poderoso avversario si risol- come un fantasma e a vedere nel dominio ch'egli ha su di me
leva dinanzi a noi perennemente diverso, sotto forme mutate, sotto un ramo di follia da parte mia, allora esso cessa di esser sacro
nomi ad ora ad ora differenti. Lo spirito non cess ancora d'es- e divino, allora io mi servo di lui, come senza scrupoli ed a mio
sere divino, non fu ancora sconsacrato, fatto profano. Vero ch'ei talento mi servo della natura.
non aleggia pi sulle nostre teste in forma di colomba, non pre-
dilige p soltanto i suoi santi, ma si lascia dar la caccia anche La " natura della cosa " i l " concetto del rapporto " devono
dai laici. Ma col nome di spirito dell'umanit, di spirito umano, servirmi di norma quand'io tratto quella cosa, quand'io formo
cio di spirito dell' uomo, egli per me e per te continua ad essere quel rapporto. Come se un concetto della cosa esistesse in s e non
uno spirito straniero, ben lontano ancora dal diventare nostro invece dalla cosa derivasse il concetto! Come se un rapporto, che
esclusivo possesso, del quale noi possiamo disporre a nostro pia- s'inizia, non fosse unico per il fatto che unico son io che lo
cere. Tuttavia una cosa avvenuta certamente, la quale ebbe penso ! Come se dipendesse dal modo con cui le terze persone
azione efficace sulla storia dei tempi che successero ai cristiani; lo definiranno! Ma alla stessa guisa, che si separa l' " essenza "
la tendenza cio ad umanizzare lo spirito, ad avvicinarlo agli dell'uomo dall'uomo stesso, e questo si giudica alla stregua di
uomini, a trasformarlo in umano. quella, cos si distinguono dall'uomo le sue azioni e le si apprez-
zano a seconda del lor " valore umano ". I concetti devono de-
Da ci segu ch'esso pot venir riguardato come lo spirito del- cidere in ogni cosa, regolar l'esistenza, dominare.
l'umanit e rendersi cos pi simpatico, confidenziale ed accoste-
vole coi nomi di umanit, umanesimo, amore degli uomini ecc. Questo il mondo religioso al quale Hegel dette un'espres-
sione sistematica coll' introdurre il metodo in una cosa priva di
Dovremmo credere dunque che ognuno potesse ora possedere senso e col codificare i concetti in modo da ottenerne una dogma-
lo spirito santo, accogliere in s atesso l'idea dell'umanit, incar- tica serrata solidamente costrutta. Tutto in quel sistema viene
nata in s stesso ? misurato alla stregua dei concetti, e l'uomo reale, vale a dire
No, lo spirito non spogliato della sua santit e della sua l' " io ", costretto a vivere secondo que' concetti. Pu darsi una
inaccessibilit, non per noi raggiungibile, non possesso nostro; pi tirannica dominazione di leggi? e non ha forse confessato il
poich lo spirito dell'umanit non ancora il mio spirito. Pu Cristianesimo sin dal bel principio, ch'esso intendeva stringere
essere un mio ideale e come tale io posso vagheggiarlo in pen- ancor maggiormente il freno delle leggi mosaiche? (" Non una pa-
siero : in mio possesso, ed io lo dimostro a sufficienza col rap- rola della legge deve andar perduta! ").
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Il liberalismo non fece che incider le tavole di altri concetti, vietato l'accesso : tu non puoi pi toccare le cose che vi si rac-
umani invece che divini, e sostituire il concetto dello Stato a chiudono. Gittando grida di dolore a cui ti sforza la fame tu
quello della Chiesa, ai religiosi gli scientifici, o, per dir meglio, t'aggiri intorno a quelle mura a raccogliere le poche bricciole
ai " rozzi sistemi e alle grossolane istituzioni i concetti reali e del profano, e sempre pi s'allarga la cerchia. In breve quella
le leggi eterne ". chiesa abbraccer tutta la terra, e tu ne sarai respinto al mar-
Ormai solo lo spirito impera nel mondo e un numero infinito gine estremo; un passo ancora ed il mondo " sacro " avr trion-
di concetti affolla i cervelli; ebbene che cosa fanno quelli che fato; tu precipiterai nell'abisso. Incuora dunque te stesso, finch
tendono a progredire ? Essi negano quei concetti per metterne n' tempo; non vagare pi inutilmente sul terreno gi falciato del
altri in lor luogo! Essi dicono: voi vi siete formati un falso con- profano, spicca il salto e di un balzo entra nel santuario. Quando
cetto del diritto, dello stato, dell'uomo, della libert, dell'onore; avrai consumato ci che santo, tu l'avrai posto in tuo dominio!
il vero concetto del diritto, dello stato, dell'uomo, della libert Digerisci l'ostia; ne sarai liberato.
dell'onore quello che noi vi proponiamo. E di questo passo la
confusion dei pensieri s'accresce. 3. I LIBERI.
La storia universale ci ha trattati crudelmente e lo spirito Poich pi sopra abbiamo distinto i vecchi e i moderni in due
ha raggiunto una forza onnipotente. Tu sei tenuto a rispettare categorie, parrebbe logico formare una categoria indipendente dei
le mie miserabili scarpe, che potrebbero proteggere i tuoi piedi liberi. Ma cos non . I liberi non si trovano che tra i moderni
nudi; il mio sale, che potrebbe servire a condir le tue patate; e tra i pi " nuovi " dei moderni, e vengono classificati separa-
e la mia carrozza di gala, il cui possesso ti trarrebbe dall'in- tamente soltanto perch appartengono all'ra presente, la quale
digenza; a tutto ci tu non devi tender la mano. Tutte queste particolarmente oggetto della nostra attenzione. Io intendo qui
ed altre cose senza numero l' uomo obbligato a riconoscerle per liberi i cosidetti liberali, ma per ci che riguarda il concetto
indipendenti, inaccessibili ed intangibili, sottratte al suo potere. della libert e di parecchie altre cose, alle quali non fu possi-
Egli deve rispettarle; e s'ei tenda la mano bramosa verso di esse, bile di non accennare prematuramente, devo riferirmi a quel che
noi diremo subito di lui ch'egli ha le mani " lunghe ". dir pi oltre.
Quanto miserabilmente scarso il numero delle cose di cui ci
rimasto il possesso! Poco pi di nulla! Ogni cosa stata col- 1. IL LIBERALISMO POLITICO.
locata fuor dalla nostra portata; nessuna cosa possiamo ardir di
toccare, se non ci fu data; noi non viviamo che della carit del Dopo che il calice della cosidetta monarchia, assoluta fu vuo-
donatore. Tu non puoi raccoglier da terra nemmeno un ago, se tato sino alla feccia, nel secolo decimottavo vi fu chi s'accorse
non hai ottenuto da te stesso licenza di poterlo fare. E da chi troppo bene che il liquore contenutovi aveva un sapore d'extra-
deve venirti codesta licenza? Dal rispetto! Soltanto quand'esso te umano, s che incominci, a desiderare un altro calice. I nostri
la cede in tua propriet; solo quando tu puoi rispettarla quale padri, uomini com'erano, domandarono finalmente d'esser consi-
cosa tua propria, tu hai licenza di prendertela. derati quali uomini.
E, d'altro canto, tu non puoi concepire alcun pensiero, n pro- Chi in noi vede altra cosa che l'uomo, e da noi tenuto quale
nunciare sillaba, n commettere un'azione, che non ti sian sug- un essere inumano, e come tale trattato; chi invece ci riconosce
gerite dalla moralit, dalla ragione o dall' umanit. Beata inge- per uomini e ci difende nel pericolo, da noi rispettato quale
nuit dell' uomo concupiscente ! Senza misericordia si tent di nostro vero protettore e patrono.
immolarti sull'altare delle " prevenzioni ". Uniamoci dunque fortemente e difendiamo l'uomo nell' uomo;
Ma intorno all'altare sorge una chiesa e le sue mura si al- allora nella nostra unione troveremo la protezione che ci abbi-
largano sempre pi. Ci ch'esse racchiudono sacro. A te ne
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sogna, ed in noi, che siamo uniti, scorgeremo una comunione di il proprio ideale. Lo Stato, lo Stato! era il grido di tutti, e d'al-
individui consci della propria dignit umana, e associati perch lora in poi non si fece che ricercare il " vero ordinamento dello
" uomini ". La nostra unione rappresenta lo Stato, e noi che ci Stato " la costituzione migliore, lo Stato, cio, nella sua miglior
teniamo uniti formiamo la Nazione. concezione.
Nel nostro complesso, quale Stato o Nazione, noi restiamo L'idea dello Stato penetr in tutti i cuori e dest l'entusia-
semplicemente uomini. La nostra condotta individuale, gli istinti smo; servire a lui, al nuovo Iddio terrestre, divenne un nuovo
naturali cui ci assoggettiamo riguardano la vita privata; la nostra culto.
vita pubblica o la nostra condotta verso lo Stato puramente Sorgeva l'ra politica per eccellenza. Servire allo Stato ed
umana. Ci che in noi v'ha d'antiumano e d'egoistico viene abbas- alla Nazione divenne il pi sublime degli ideali, l'interesse dello
sato al grado di faccenda privata, e noi distinguiamo rigorosa- Stato il supremo interesse, il servizio dello Stato (al quale si pu
mente lo Stato dalla " societ borghese " nella quale l'egoismo partecipare senza essere impiegati dello Stato), il pi grande degli
si fa largo a sua posta. onori.
Il vero uomo la Nazione, il singolo individuo sempre un Con ci s'eran cacciati in bando gl'interessi particolari e le
egoista. Spogliatevi dunque della vostra individualit nella quale individualit, ed il sacrifcio per lo Stato era divenuto lo " sci-
s'annidano l'ineguaglianza egoistica e la discordia, e dedicatevi boleh ".
interamente al vero uomo, alla Nazione od allo Stato. Allora
avrete valor vero di uomini, ed otterrete tutto ci che appartiene Bisogna rinunziar a s stessi e vivere per lo Stato. Bisogna
all'uomo; lo Stato, il vero uomo, vi conferir il diritto d'essere operare disinteressatamente, non bisogna voler recar vantaggio
dei suoi, e vi far dono dei " diritti dell'uomo "; l'uomo vi dar a s stessi bens allo Stato.
i suoi diritti. Questo divenuto la vera persona, dinanzi alla quale ogni
Cos parla la borghesia. individualit scompare. Con ci, l'egoismo antico si mutava in
disinteresse e in impersonalit incarnata.
Il regime borghese s'informa all'idea che lo Stato sia il tutto
nel tutto, che sia il vero uomo, e che il singolo non acquisti va- Dinanzi al dio raffigurato dallo Stato ogni forma di
lore che col far parte dello Stato. Nel buon cittadino esso pone egoismo dileguava, tutti diventavano uguali, senza distinzioni :
ogni sua aspirazione; ali'infuori di ci nulla conosce di elevato, uomini, e null'altro che uomini.
se ne togli l'ambizione gi ormai vieta d'essere un buon cri- La materia facilmente incendiabile della " propriet " fu la
stiano. causa della rivoluzione.
La borghesia si svolse nella lotta contro le classi privilegiate, Il governo aveva bisogno di denari. Ormai occorreva dimo-
dalle quali era stata trattata generosamente da " terzo Stato " strar vera la tesi che il governo assoluto e per ci proprietario
e confusa con la " canaglia ". Sino allora adunque nello Stato esclusivo di ogni cosa; conveniva dunque togliere ai sudditi il
la eguaglianza dei cittadini era ignota. Al figlio del nobile eran denaro che si trovava bens in lor possesso, ma di cui soltanto
riservate le alte cariche, alle quali invano alzavano lo sguardo lo Stato era il vero padrone. Invece di far ci si convocarono
i migliori della borghesia. Contro di ci si sollev il sentimento gli Stati generali, chiedendo concedessero allo Stato quel denaro
borghese. Nessuna distinzione, nessuna preferenza, nessuna diffe- di cui abbisognava. La paura delle ultime conseguenze distrusse
renza, di casta! Tutti siamo uguali! Nessun interesse particolare l'illusione del governo assoluto; chi ha bisogno di farsi accordar
sia quind'innanzi favorito; ma unicamente l' interesse universale. qualche cosa, non pu pi esser riguardato come assoluto. I sud-
Lo Stato dev'essere l'unione di uomini liberi e uguali tra di loro, diti riconobbero ch'essi erano i proprietari legittimi e che loro
e ciascuno deve dedicarsi al " bene comune ", confondere la pro- apparteneva quel denaro che ad essi si domandava.
pria individualit nello Stato, formare dello Stato il proprio fine e Quelli che sino allora erano stati sudditi riconobbero cos di
esser proprietari.
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In brevi parole ci osservata da Bailly: " Se in difetto del Questa nuova monarchici era mille volte pi dura, pi rigorosa,
mio consenso voi non potete disporre della mia propriet, tanto pi logica.
meno potrete senza mia volont disporre della mia persona e di tutto Al nuovo monarca non potevasi contrastar pi alcun diritto,
ci che riguarda la mia condizione spirituale e sociale. Tutto ci alcun privilegio ; di quanto, in paragone di questo nuovo potere,
mia propriet, come il pezzo di terra che io coltivo ; ed io vi ho si rivela limitato quello del " re assoluto ", dell'antico regime! La
diritto, come ho l' interesse di creare le leggi da me stesso ". Dalle rivoluzione ebbe per effetto la trasformazione della monarchia cir-
parole di Bailly si sarebbe, vero, potuto arguire che ciascuno coscritta nella monarchia illimitata. D'ora innanzi ogni diritto,
fosse proprietario. Invece in luogo del governo, del principe suben- ohe non emana da questo nuovo monarca, diventa un' " arroganza ",
tr quale proprietaria e signora la Nazione. D'allora in poi e ogni privilegio che esso sancisce si trasforma in " un diritto ".
l'ideale ha nome " libert del popolo " " il popolo libero " ecc.
I tempi volevano una monarchia assoluta che tale fosse in
Gi all'8 luglio 1789 la dichiarazione del vescovo d'Autun e realt; per ci cadde quella monarchia, solo di nome assoluta, che
di Barrres distrasse l'apparenza che ciascuno, individualmente, aveva saputo tanto poco rendersi conforme al suo titolo, da esser
potesse avere un'importanza qualunque nella legislazione, e dimo- limitata da mille piccoli signorotti.
str l'intera impotenza dei committenti; la cosiddetta maggio-
ranza dei rappresentanti divenuta padrona. Quando al 9 di luglio Ci che era stato il desiderio, l'aspirazione dei secoli, la ricerca,
fu esposto il progetto sulla divisione dei lavori della costituzione, cio, d'un padrone assoluto, vicino al quale non potessero sussi-
Mirabeau osservava : " Il governo non ha dalla sua parte che la stere altri signori e signorotti che ne limitassero la possanza, fu
Violenza, ma nessun diritto l'assiste; nel popolo soltanto deve esser tradotto in realt dalla borghesia. Essa ha rivelato il signore che
ricercata la fonte d'ogni diritto ". Al 16 luglio lo stesso Mirabeau solo dispensa titoli legalmente validi, e senza la cui concessione
esclama: " Non il popolo la fonte d'ogni potere? " Ah, dunque nessuna cosa ha un " valor legale ".
dal potere sorge il diritto! " Sicch noi ora sappiamo che un idolo nulla conta nel mondo
Di passaggio, qui si scopre che la vera essenza del diritto a che nessun Dio esiste ali'infuori dell'unico e solo " (1).
la forza. " Chi ha la forza, ha anche il diritto ". Del diritto non possibile, come di un diritto, sostenere che
La borghesia l'erede delle classi privilegiate. sia un " torto "; solo, al pi si pu affermare ch'esso un'illu-
sione, un controsenso. Se lo chiamasse " torto " bisognerebbe
E di fatto i diritti che furono tolti ai baroni, perch " usur- opporgli un altro " diritto " alla stregua del quale potesse essere
pati ", furono dati alla classe borghese. Poich la borghesia si giudicato. Ma se si rigetta il diritto come tale, il diritto in s e
chiamava ormai la Nazione. per s, si ripudia nel medesimo tempo il concetto del torto ",
Nelle mani della " Nazione " furono restituiti tutti i privilegi. annullando cos intero il concetto stesso del diritto del quale l'idea
Con ci essi cessarono d'esser chiamati " privilegi " e presero del torto, suo contrario, fa parte.
nome di " diritti ". Che cosa significa: " noi possediamo l'uguaglianza dei diritti
La Nazione da allora in poi esige le decime e le prestazioni; politici " ? Questo solamente: che lo Stato non si cura affatto della
essa ha ereditato il diritto di signoria, il diritto di caccia, la do- singola persona; che per lui questa, al pari di tutte le altre, non
minazione sugli schiavi della gleba. La notte del 4 agosto segn ha, oltre quella materiale, una qualunque significazione impor-
la morte dei privilegi (anche le citt, i comuni, i magistrati gode- tante. Io non m'impongo allo Stato perch sono un nobile, il figlio
vano privilegi e diritti di signoria) e fin colla nuova aurora del d'un gentiluomo o anche soltanto l'erede d'un officiale dello Stato,
" diritto ", dei " diritti dello Stato ", dei " diritti della na- le cui funzioni mi spettino per diritto ereditario (come nel Medio
zione ". Evo p. es. le contee eco., ed anche pi tardi gli impieghi ereditari
Il monarca in persona del " re " era stato un monarca ben (1) COR., 4.
meschino m confronto del nuovo monarca, la " Nazione sovrana ".
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sotto la monarchia assoluta). Ora lo Stato ha una quantit innume- nante. Non dunque giusto affermare che la rivoluzione sia stata
revole di diritti da conferire, quali p. es., il diritto di comandare diretta contro le prime classi privilegiate, bens si deve dire che
una compagnia di soldati o il diritto di far lezione alle universit; essa intese ad eliminare le piccole monarchie esistenti entro lo
egli solo gli pu conferire perch gli appartengono, essendo, tutti Stato. Ma infranta la dominazione delle classi privilegiate (anche il
cotesti, non altro che diritti politici. E per lo Stato indifferente re non era che il re delle classi, non un re borghese) rimanevano gli
ch'essi sieno conferiti all'uno pi tosto che all'altro, purch quegli individui sottratti al giogo dell'inuguaglianza di classe? Dovevano
che li ottiene sappia adempire agli obblighi che nascono dall'of- essi restare senza alcun legame? No, perch non per altro il terzo
ficio commesso. Per lui noi siamo tutti uguali e tutti ad un modo Stato erasi sollevato se non nell'intento di non pi formare uno
graditi; nessuno considerato da pi o da meno d'un altro. Che Stato tra altri Stati, bens uno Stato unico. Quest'unico Stato
il comando dell'armata sia ottenuto da questo o da quello poco mi la Nazione, lo " Stato " per eccellenza (Status). Che cosa era di-
importa, dice lo Stato sovrano, purch colui che lo consegue co- venuto allora il " singolo "? Un protestante politico ! poich era
nosca bene il suo mestiere. " Uguaglianza dei diritti politici " si- entrato in immediato rapporto col suo Dio, lo Stato, Egli non era
gnifica adunque che ognuno in condizione di conseguire qualun- pi un nobile in una monarchia aristocratica, non era pi un ope-
que diritto che possa essere dallo Stato concesso, pur di adempiere raio in una repubblica di corporazioni, bens egli e tutti gli altri
ai doveri che ne derivano. I quali doveri sono insiti nella natura non riconoscevano che un padrone unico, lo Stato dal quale tutti,
del diritto di cui nel singolo caso si tratta, non gi in un privile- senza eccezione, ottennero il titolo onorifico di " cittadini ".
gio della persona (persona grata); e cosi ad esempio, la natura del La borghesia la nobilt del MERITO : " al merito il premio "
diritto d'esser officiale importa la necessit d'aver il corpo sano la sua divisa. Essa aveva lottato contro la nobilt " oziosa " poi-
e certe determinate cognizioni, ma non richiede nobili natali ; se ch, secondo il criterio della nobilt acquisita col lavoro e coi me-
invece anche al pi meritevole dei cittadini talune cariche fossero liti, non si nasce gi " liberi "; e non la persona in s, qualunque
precluse, ne seguirebbe un'ineguaglianza nei diritti politici. Tutti essa sia, libera, ma tale soltanto quella che di libert degna,
gli Stati odierni, quale pi e quale meno, si sono attenuti a questo quella che onestamente ha " servito " (il suo re, lo Stato, il popolo
principio d'uguaglianza. negli Stati costituzionali). Col servire si acquista la libert, cio
La monarchia a classi (cosi chiamer la rnonarchia assolata, " il merito ", quand'anche il padrone fosse il " mammone ". Bisogna
l'et dei re, prima della rivoluzione) sottometteva il singolo a mille rendersi benemeriti dello Stato, cio del principio che informa lo
altre piccole monarchie, le quali erano delle caste: come le corpo- Stato, del suo spirito morale. Chi serve a codesto spirito dello Stato,
razioni, la classe aristocratica, il clero, la borghesia, le citt, i co- , a qualunque professione siasi dedicato, un buon cittadino. Agli
muni, ecc. In ogni luogo il singolo doveva considerarsi anzitutto occhi dei buoni cittadini gli " innovatori " s'occupano di un' " arte
quale un membro di queste piccole divisioni in che la Societ era che non d pane " ; soltanto il " mercante " " pratico " ; e dotato
partita a prestar cieca obbedienza allo spinto al qua'e esse erano di spirito mercantile tenuto colui che va alla caccia degli im-
informate, l'esprit del corps. Cos al nobile, pi di s stesso doveva pieghi, colui che nei commerci procura di metter da parte un gruz-
importare della famiglia, dell'onore della sua schiatta. Soltanto in zolo, colui che sa rendersi utile in qualche modo a s stesso ed
virt della corporazione, cui apparteneva, il singolo aveva dei rap- agli altri. Ma se i benemeriti sono avuti in conto di liberi (im-
porti colla corporazione maggiore, che era lo Stato, alla stessa perocch di che cosa manca la libert del borghese che ama i co-
guisa che nel cattolicismo il singolo comunica con Dio per mezzo modi, e scrupolosamente attende al suo officio?) i servi sono i liberi.
del prete. A ci pose fine il terzo Stato, col negare arditamente Il servo ossequioso l' uomo libero. Quale crudele controsenso! Ep-
d'essere, egli stesso, uno Stato, e con l'elevarsi al grado di Nazione. pure questa l'intima significazione della borghesia, ed il suo poeta
Con ci egli cre una monarchia molto pi perfetta ed assoluta, Goethe ed il suo filosofo Hegel hanno trovato il modo d'esaltare la
nella quale disparve il principio delle caste prima d'allora domi- dipendenza del soggetto dall' oggeto, l' obbedienza al inondo ogget-
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tivo, e cos via. Chi serve unicamente ad una causa, e ad essa " si d sempre una tirannide. I liberali sono fanatici, non gi a dir vero
interamente ", quegli, solo, possiede la vera libert. E questa causa per la fede, per Dio, ecc., bens per la ragione, che la loro signora.
per gli esseri pensanti era la ragione, quella come gi la Chiesa Essi non ammettono scherzi su questo punto, e perci non
e lo Stato promulga leggi universali, e mediante l'idea dell' uma- consentono che l'individuo possa svolgersi e determinarsi a suo ta-
nit avvince il singolo con le sue catene. Essa decreta ci che deve lento: essi lo tutelano ben peggio che gli autocrati pi assoluti.
r tenersi per vero, ci che deve servire di norma. Nessuno pi a Libert politica " : che cosa si deve intendere per questa parola?
ragionevole che il servo ossequente, al quale, meglio che ad ogni Forse l'indipendenza del singolo dallo Stato e dalle sue leggi ? No,
altro, spetta il nome di buon cittadino. tutt'all'opposto, la dipendenza del singolo dallo Stato e dalle leggi
Che tu possa esser ricco sfondato o povero in canna allo dello Stato. Ma perch si parla allora di " libert "? Perch non si
Stato borghese poco importa ; purch tu appaia inspirato a " sen- pi divisi dallo Stato per l'intromissione di terze persone, per-
timenti devoti allo Stato ". Questo solo egli ti domanda e questo ch si e con esso in contatto immediato, in fine perch si cittadini
sopra tutto intende ad inculcare in tutti. Per ci esso ti difende dello Stato, non pi sudditi d'un'altra persona, fosse pure quella
dai " malvagi suggerimenti ", tenendo in freno i " tristi " e facendo del re, che per noi non ha pi valore se non come capo dello Stato.
ammutolire (col mezzo della censura, delle leggi sulla stampa e La libert politica, questa dottrina fondamentale del liberalismo,
delle carceri) i loro discorsi sovversivi. Oltre a ci esso conferir non altro che un secondo periodo del protestantesimo, e va di
ufficio di censori a persone di a non dubbia devozione " e far eser- conserva con la " libert religiosa " (1). O si potrebbe forse inten-
citare su te un'influenza morale per mezzo dei a buoni ". Quando dere per tale una libert che ci " allontana " dalla religione? Tut.
t'avr reso, cos, sordo ai mali suggerimenti, esso aprir ben vo- t'altro. Con ci si vuole indicare unicamente l'indipendenza da
lenteroso l'orecchio ai tuoi " buoni consigli ". terze persone che hanno officio di mediatori, l'abolizione del " lai-
Dall'et della borghesia data anche il liberalismo. Da tutte cismo " : lo stabilirsi cio dei rapporti diretti con la religione e
le parti si domanda che si dia luogo a ci che a ragionevole "; con Dio.
a ci che , come dicono, " all'altezza dei tempi ". Soltanto supponendo l'esistenza d' una religione si pu godere
La seguente definizione del liberalismo, fatta in suo onore, ne della libert religiosa, poich questa non significa assenza di re-
determina esattamente il carattere : Il liberalismo non altro che ligione, ma invece intensit di fede, comunicazione immediata con
la conoscenza della ragione applicata ai rapporti esistenti. Sua, Dio. Per chi a religiosamente libero " la religione e " convin-
mta un ordinamento ragionevole ", una a condotta morale ", zione sacra ". La stessa cosa del " politicamente libero " ; lo Stato
una a libert temperata " ; non gi l'anarchia, l'assenza delle leggi, una sua " convinzione sacra "; questione di sentimento, que-
l'individualismo. Ma dove domina la ragione, ivi sparisce la " per- stione essenziale, questione sua propria.
sona ". L'arte non solo ha ammesso il brutto, ma anzi l'ha ritenuto Libert politica significa che la " polis " (lo Stato) libera;
necessario e gli ha assegnato un posto : essa ha bisogno del mostro. libert religiosa, che la religione libera : allo stesso modo che
Anche nel campo della religione i liberali estremi vanno tant'oltre " libert di coscienza " vuol dire che la coscienza libera ; non
che essi vogliono che il pi religioso degli uomini, il " mostro re- gi ch' " io " sia libero, indipendente dallo Stato, dalla religione,
ligioso ", sia, al pari degli altri, considerato come cittadino dello dalla coscienza. Non dunque la mia libert bens la libert d'un
Stato; essi non vogliono pi saperne degli " auto da f ". Ma alla potere che mi domina ed opprime; uno dei miei padroni, sia esso
" legge della ragione " nessuno deve ribellarsi, altrimenti lo at- lo Stato o la religione, o la coscienza; libero: ecco tutto. Stato,
tende il pi duro dei gastighi. Ci che il liberalismo vuole la religione, coscienza, questi deposti, mi rendono schiavo: la loro li-
libera evoluzione : la manifestazione indipendente non della per- (1) Louis BLANC (Histoire des dix ans, I. p. 138), parlando dell'epoca della
sona o dell' " io ", ma della ragione. ristaurazione dice: Le protestantisme devint le fond des ides et des moeurs .
Si esige adunque la dominazione della ragione, che pur STIRNER : L' Unico 9.
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berta significa il mio servaggio. Ch'essi in ci segnano necessaria- La borghesia si comporta liberamente, in tutto e per tutto.
mente la massima " il fine santifica i mezzi " naturale. Se la sa- Ogni invasione personale nel dominio altrui le ripugna: se il bor-
lute dello Stato il fine, la guerra diventa un " mezzo "? santo ; se ghese s'accorge che ei dipende dal capriccio, dall'arbitrio, dalla
la giustizia il fine, l'uccisione diviene un mezzo onesto e prende volont d' un uomo singolo, da uno, cio, che non rappresenta un
il nome di a esecuzione ", ecc.; lo Stato santifica tutto ci che " potere superiore ", egli tosto innalza la bandiera del liberalismo
gli torna a vantaggio. e si apparecchia a combattere contro l' " illegalit ". Sopra tutto
La " libert individuale " sulla quale vigila geloso il libera- egli vuole che la sua libert non sia minacciata dai decreti che
lismo borghese, non significa punto u n a libera e illimitata di- provengono da un potere personale (ordonnance).
sposizi ne di s stessi, (per cui tutti gli atti sarebbero miei esclu- Egli dice : " a me nessuno ha da comandare ! " Il decreto (l' or-
sivamente) bens soltanto l'indipendenza dalle persone. Individual- donnance) la manifestazione della volont d'un altro uomo, men-
mente libero colui che non tenuto a dar ragione a nessuno del tre la legge non esprime la volont d'una persona determinata,
suo operato. Preso in questo senso e non si pu accettarne uno ma quella dello Stato.
diverso non soltanto il monarca libero individualmente, La libert della borghesia la libert o l'indipendenza della
perch irresponsabile verso gli uomini (" dinanzi a Dio " egli af- volont d' un'altra persona, la cosiddetta libert personale od indi-
ferma la sua responsabilit), bens liberi sono tutti i cittadini, per- viduale: poich essere personalmente libero significa per me esser
ch non a responsabili che dinanzi alla legge ". Conquista dei moti libero a segno che nessun'altra persona possa disporre di me, ovvero
rivoluzionali del secolo questa specie di libert, questa indipen- che quello che io posso o non posso fare non dipenda dalla vo-
denza dal capriccio di terze persone, dal " tel est mon plaisir ". Ma lont di un altro. La libert della stampa, per un esempio, una
per ottener ci il principe stesso doveva essere spogliato d'ogni delle tante libert del liberalismo, che combatte la censura quale
sua personalit, e dello stesso diritto di prender decisioni indivi- un atto d'arbitrio personale, ma nel resto dispostissimo a tiran-
duali, al fine di non ledere, quale persona, " la libert individuale " neggiare e a restringere, mediante apposite " leggi ", la libert in
degli altri. astratto proclamata. Insomma, i liberali domandano unicamente
La volont personale del regnante scomparsa nel principe per s stessi la " libert dello scrivere "; poich i loro scritti, es
costituzionale. A ci repugnino, assai giustamente, i principi as- sendo legali, non entreranno mai in conflitto con la legge. Ci
soluti, i quali precisamente vogliono esser riguardati quali prin- solo che proviene dai liberali, quello cio che informato a prin-
cipi cristiani nel miglior senso della parola, e credono di rappre- cipii legali, deve poter essere stampato : pel rimanente provvedono
sentare un " potere puramente spirituale ", poich il cristiano non le punizioni delle " leggi sulla stampa ". Quando si vede assicurata
soggetto che allo " spirito " ( Dio spirito "). Ma logicamente la libert personale, non si avverte pi che progredendo sulla
il solo principe costituzionale rappresenta il potere puramente spi- stessa via, la pi triste schiavit ci si apparecchia. Ci siamo libe-
rituale, poi ch'egli appare cos spiritualizzato dalla privazione d'o- rati dai decreti, e a nessuno ha da imporci pi cosa alcuna " : ma
gni significazione personale, da sembrare un " fantasma ", un' idea. tanto pi ossequiosi per contro siam divenuti alla legge. E la con-
Il re costituzionale il vero re cristiano, la vera conseguenza clusione che noi veniamo asserviti, sotto tutte le forme, in nome
logica del principio cristiano. Nella monarchia costituzionale si e della legge.
spento il regno individuale, cio la volont personale del regnante: Nello Stato borghese non trovasi che " gente libera ", la quale
perci nella monarchia costituzionale regna la libert individuale. costretta per all'obbedienza o all'osservanza di mille precetti
l'indipendenza, cio, da ogni volere individuale, da chiunque vo- (per es. a prestar omaggio, a professare una data religione, ecc.).
glia costringere altrui all'obbedienza col suo " tel est mon plaisir ".
Essa rappresenta la vera vita dello Stato cristiano, una vita spi- Ma che importa ci? Chi ve la costringe non che lo Stato, la
ritualizzata. legge, non gi un singolo !
A che cosa intende la borghesia col combattere ogni autorit
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che derivi dalla persona e ogni imposizione del singolo ? Essa non I ragazzacci, gli studenti sciamannati che si ribellano a tutte
altro sa che lottare nell' interesse della " causa " contro la domi- le convenzioni sociali non sono in fondo che dei " borghesi ".
nazione delle " persone "! La causa dolio spirito e ci ch'e ragio- Quelle convenzioni che essi avversano sono l'unica loro preoccu-
nevole, buono, fondato in legge; questa la " buona causa ". La pazione : combatterle sempre un riconoscerle, sia pure negati-
borghesia esige l' impersonalit e se ne accontenta. vamente: quando pi tardi vi si sottometteranno, sar allora un
Ammesso poi il principio che sull' uomo la moralit soltanto o riconoscerle positivamente.
la legalit possono aver impero, non pu esser logicamente am- Per gli uni come per gli altri le convenzioni sono l'oggetto di
messa la menomazione dell' uno per opera d'un altro (come prima tutti i pensieri e di tutti gli atti : e cosi il borghese un reazio-
avveniva, quando ad esempio il borghese era privato dei nario, cio un ragazzo che acquist il lume della prudenza, mentre
diritti di esclusiva spettanza dei nobili, e il nobile, a sua volta, il ragazzo spensierato un borghese in erba. L'esperienza di' ogni
non aveva facolt di esercitare un' industria de' borghesi) : deve giorno conferma la verit di quest'evoluzione e dimostra che i rodo-
cio regnare la libera concorrenza. La cosa, non la persona, d monti diventano buoni borghesi quando i capelli incominciano ad
sola ormai modo al singolo di menomare i diritti d'un altro. incanutire.
D'ora in poi una sola dominazione valida, quella dello Stato: Cosi anche la cosidetta reazione in Germania dimostra di non-
personalmente nessuno ha diritto di padronanza sull'altro. Fin esser altro che la prudente continuazione di quegli entusiasmi che
dalla nascita i bambini appartengono allo Stato, ed ai genitori so- eran fervidi al tempo delle guerre di liberazione.
lamente in nome dello Stato ; il quale vieta, ad esempio, l'infan-
ticidio, impone il battesimo dei neonati, e cosi via. La rivoluzione non era diretta contro l'ordine esistente delle
cose, bens contro un determinato ordine di cose, contro l'esistenza
Ma per lo Stato tutti i cittadini sono uguali (" uguaglianza ci- di quelle cose. Essa aboli un determinalo monarca, non il monarca
vile politica "): ci pensino essi a trarsi d'impaccio il meglio che in generale (che anzi i Francesi furono tiranneggiati inesorabil-
possono: e si faccian pure, quant' necessario, concorrenza. mente) ; essa uccise gli antichi viziosi, ma 11011 per altro che per as-
La libera concorrenza altro non significa se non che ciascuno sicurare l'esistenza a coloro che erano reputati, virtuosi (e vizio e
pu imporsi agli altri, farsi rispettare dagli altri, lottare contro virt si distinguono tra loro a quel modo che un giovane di senti-
gli altri. menti primitivi dal borghese prudente).
Che questo non piaccia al partito feudale, naturale, poich Sino ai nostri giorni il principio rivoluzionario rimasto osti-
la esistenza sua dipende dal a non concorrere ". Le lotte dell'et nato nel voler lottare contro un determinato ordine di cose, nel
della restaurazione in Francia non avevano altra causa, se non voler riformare. Per quanto rinnovato, per quanto incessante-
questa : che la borghesia lottava per la libera concorrenza e il feu- mente coltivato sia il " prudente progresso " ; esso non ad altro rie-
dalismo intendeva a ritornare all'ra delle corporazioni. sce che a porre un nuovo regime in luogo d' un altro; cosicch la
Ebbene, la libera concorrenza ha vinto e doveva vincere i fau- rivoluzione diventa una riedificazione. La cosa sta sempre nella dif-
tori delle corporazioni. ferenza tra borghesi giovani e borghesi vecchi. Borghesemente
ebbe principio la rivoluzione coll'elevazione del terzo Stato: dello
La Rivoluzione finita in reazione e ha con ci manifestato Stato di mezzo; e borghesemente essa si esaurita.
aperto il carattere suo. Poich ogni aspirazione finisce in reazione
nel momento in cui riacquista la ragione ; non prosegue tempestosa Non l'uomo singolo (ed egli solo veramente l'uomo) divenne
nell'opera iniziata, se non sino a tanto ch'essa il frutto d'una libero, bens il cittadino: l'uomo politico (il quale, appunto per-
ebbrezza, cio d'un " imprudenza ". " Prudenza " , sar sempre la ci, non il vero uomo, ma invece nulla pi che un esemplare
divisa della reazione, perch la prudenza ha cura dei limiti, e as- della specie umana, e particolarmente della specie borghese) un
sicura ci che effettivamente voluto, il principio, dalla " sfrena- libero cittadino.
tezza " e dalla " intemperanza " originarie. Nella rivoluzione non l' individuo lavorava per la storia, bens
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il popolo : la Nazione sovrana voleva compiere ogni pi alta cosa, perire le istituzioni e tutto il resto ? Per ci ci si attiene gelosa-
Che un' idea, qual' quella della Nazione, sottentri, e i singoli diver- mente ai limiti delle proprie " prerogative " ; i confini della pro-
ranno gli strumenti di quell' idea ed opereranno quali " cittadini ". pria potenza gi ci costringono a non u cirne, nessuno potendo pi
La borghesia segn la sua potenza (e i suoi confini ad un tempo) di quello che pu. " La mia potenza o la mia impotenza sarebbero il
in una carta, la legge fondamentale dello Stato ; e la confid ad un mio solo limite; i diritti, invece, sono le leggi che mi vin olano ".
principe legittimo (cio " giusto ") il quale regola s stesso a se- A queste dovrei io ribellarmi? No, no, io sono ora cittadino
conda dei a dettami della ragione " ; la fond, in breve, sulla lega- della legge. La borghesia professa una morale, che intimamente
lit. Il periodo borghese dominato dallo spirito britannico della stretta alla sua essenza. La sua prima esigenza si che si facciano
legalit. Un'adunanza, per esempio, di Stati provinciali, costan- degli affari securi, si eserciti un mestiere onesto, e si abbia una
temente ricorda che le sue prerogative non vanno oltre a un certo condotta morale. Immorali sono il cavaliere d'industria, la donna
termine, e che essa stata convocata in virt d'una concessione per di facili costumi, il ladro, l'assassino, il giocatore, l'uomo sprov-
la quale anche pu esser disciolta. visto di mezzi di fortuna, l'uomo ozioso, l'uomo leggero. Simili
Ma se vero che non si pu negare che mio padre m'abbia persone il bravo borghese le condanna con la sua " profonda in-
generato, vero pure che, ora che son generato, poco m'interes- dignazione ". Ci che manca a costoro quella specie di diritto
sarono i motivi e il fine per cui altri mi cre ; io faccio quello che di domicilio nella vita che dato da un commercio solido, da mezzi
voglio. Giustamente dunque un'adunanza degli Stati, la francese d'esistenza sicura, da rendite stabili. Essi fan parte dei " singoli "
nei primordi della rivoluzione riconobbe che essa era indipendente o dei singolari, del pericoloso proletariato : sono degli " schiamaz-
da colui che l'aveva convocata. Essa esisteva e sarebbe stata ben zatori solitarii " che non danno alcun serio affidamento e che
stolida a non far valere il diritto della propria esistenza, a ritenersi " nulla avendo da perdere ", nulla hanno da arrischiare. Il matri-
dipendente come un figlio del padre. Quegli ch' chiamato non ha monio vincola l'uomo, e questo vincolo per la societ un affida-
pi a domandarsi: quale era l'intenzione del convocatore nel mento: ma chi risponde della prostituta? Il giocatore arrischia
crearmi ? bens: che cosa far io ora che ho obbedito alla chia- tutto ci che possiede, rovina s ed altri con lui; non offre dunque
mata? garanzia alcuna.
N il convocatore, n i committenti, n la carta che origin la Si potrebbero comprendere sotto il nome di vagabondi tutti
convocazione, rappresenteranno pi pel convocato un potere sacro coloro 1 quali pel buon borghese sono gente sospetta, avversa, pe-
intangibile. Egli autorizzato a far tutto ci che sta in suo potere; ricolosa; perch al borghese spiace tutto ci che sa di vita irrego-
egli non ammetter un' " autorizzazione limitata ", non vorr esser lare. E vi sono poi e paiono pi temibili i vagabondi spiri-
chiamata " ligio ". tuali pei quali riesce troppo angusto l'antico domicilio intellet-
Se qualcosa di simile fosse lecito attendere dalle Camere, si ot- tuale paterno, e ne vogliono uscire all'aperto; insofferenti dei limiti
terrebbe una Camera perfettamente " egoista " ; non legato da al- cari ai pensatori moderati (cui pare sacro tutto ci che all'univer-
cun cordone ombelicale; senza scrupoli e senza riguardi. Ma le Ca- sale reca sollievo e conforto) ; desiderosi di saltare oltre le barriere
mere sono sempre devote ; e per ci non deve destare meraviglia se della tradizione; vaghi d'esercitar il loro pensiero in una continua
in esse prevale un a egoismo " incerto, irresoluto, mascherato d'i- ardita critica irriverente. Costoro formano la classe degli irre-
pocrisia. quieti, dei volubili, degli instabili, vale a dire dei proletari, e si
chiamano, quando si fanno sentire, le " teste irrequiete ".
I membri degli Stati devono muoversi entro certi limiti se-
gnati a loro dalla carta, dalla volont del principe, ecc. ; in caso Questo e il significato e il concetto del cosiddetto proletariato
diverso essi devono " uscire " dalla rappresentanza. Or chi adun- e del pauperismo. Quanto erroneo il credere che la borghesia
que sarebbe da tanto da porre in cima ad ogni cosa la propria sia mossa dal desiderio di far cessare la miseria (il pauperismo) e
convinzione e la propria volont, quand'anche con ci dovessero a ci s adoperi con tutte le forze ! Ben all'opposto : il buon bor-
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ghese s'accontenta della convenzione straordinariamente confor- gli altri credono alla verit del denaro; quelli che non lo pos
tante che i a beai di fortuna " sono dispensati inegualmente, e siedono ci credono quanto quelli che lo posseggono; i laici, dun-
che cosi sar sempre, secondo il saggio decreto divino. " La mi- que, al pari dei preti.
seria ", a cui s'abbatte ad ogni pie' sospinto, non lo turba gran " Il denaro governa il mondo " ecco il cardinal principio del
fatto: al pi egli si toglie d'impiccio gettando qua e l un'elemo- secolo borghese. Un nobile senza fortuna e un miserabile ope-
sina, o procurando lavoro e nutrimento a qualche " giovanotto raio contano lo stesso, cio nulla: nulla contano nascita e lavoro ;
onesto e utile alla convenienza sociale " Ci che veramente lo il denaro solo conferis e valore alla persona. Quelli che lo pos-
turba la miseria malcontenta e smaniosa d'innovazioni, quella seggono dominano, ma lo Stato educa tra i non abbienti i suoi
di coloro che non sanno mantenersi pi oltre tranquilli, e incomin- " servi " e li paga con denaro in conformit dei servizi che ne
ciano a commettere stravaganze, e si agitano inquieti. Cacciateli riceve.
in prigione quei vagabondi, quei suscitatori di torbidi ! Essi vo-
gliono " suscitare il malcontento nello Stato ed aizzare il popolo Io ricevo tutto dallo Stato. Ho io qualche cosa senza l'auto-
contro le leggi esistenti " lapidateli, lapidateli ! rizzazione dello Stato? Ci che io posseggo senza suo consenso o
contro il suo decreto egli me lo ritoglie non appena scopre che
Ma, alla loro volta, i malcontenti fanno questo ragionamento : non ho i titoli legali per ritenerlo. Non possiedo io dunque ogni
Pei buoni borghesi pu esser indifferente che un re assoluto od cosa per grazia* sua, per sua autorizzazione?
un re costituzionale, od una repubblica, invece, proteggano i loro
principii: purch qualcuno li protegga. E quali sono questi prin- Su ci soltanto, sui titoli di diritto, s'appoggia la borghesia.
cipii, di cui hanno caro il difensore? Non certo quello del lavoro Il borghese ci che per la protezione dello Stato, per grazia sua.
e ancora meno quello della nascita! Bens quello della mediocrit, Egli deve temere di perder tutto se lo Stato andasse in frantumi.
dell'aurea mediocrit: qualche po' di nascita e qualche po' di la- Ma come procedono le cose col proletario?
voro; in altre parole un possesso che possa dare una rendita. Pos- Siccome costui nulla ha da perdere, egli non abbisogna d'una
sesso significa qui quello ch' solito, ch' dato, ereditato (con la " protezione dello Stato ".
nascita); il metter tutto ci a frutto rappresenta il lavoro, la fa-
tica; dunque un capitale impiegato nel lavoro. Ma badiamo bene: Anzi egli non pu che trar vantaggio se avvenga che lo Stato
non oltrepassar la misura, non scapestrare nel radicalismo! Si revochi la protezione ai suoi prediletti.
ammette, si, il diritto di nascita: ma quale possesso legittimo non Per ci il nulla abbiente deve considerare lo Stato quale una
s'ammette che il lavoro, cui concorrono unite le forze del capitale potenza protettrice delle classi agiate, la quale ad esse conferisce
e dei devoti operai. privilegi per dissanguar lui. Lo Stato uno Stato borghese, lo
Quando un'et soggiogata da un errore, gli uni cercano di " Status " della borghesia.
trame profitto, gli altri invece ne riportano un danno. Nel Medio Esso non protegge l'uomo in ragione del suo lavoro, bens
Evo era universale la credenza erronea tra i cristiani che la della sua devozione (" lealt "), cio secondo ch'egli gode ed eser-
Chiesa dovesse avere la supremazia in terra: i gerarchi erano cita i diritti conferiti dallo Stato in conformit della volont sua,
convinti di ci non meno dei laici, e gli uni e gli altri soggiace- cio delle leggi.
vano al fascino di questo orrore. Ma i gerarchi, in virt di esso, Nel regime borghese i lavoratori vanno a cadere sempre nelle
avevano il vantaggio d'aver nelle lor mani il potere, e i laici il mani degli abbienti, di coloro che hanno a lor disposizione un
danno di esser a quel potere soggetti. Se non che dice il pro- bene dello Stato (tutto ci che posseduto appartiene in fatti allo
verbio: " Sbagliando s'impara "; e i laici finirono per imparare
Stato, che lo distribuisce tra i singoli a guisa di feudo), princi-
e non prestarono pi fede alla " verit medioevale ". La stessa
palmente danari e ricchezze; dunque dei capitalisti.
cosa avviene dei rapporti tra borghesi ed operai. Si gli uni s
L'operaio non pu trarre dal suo lavoro un frutto che cor-
risponda al valore che il prodotto di tal lavoro ha per colui che
le consuma.
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" Il lavoro mal compensato! " Che volete significare con questa parola; " tutti " ? La so-
Il capitalista ne ritrae il guadagno maggiore. Bene e pi ciet! Ma forse essa un essere corporeo? Noi ne formiamo
che bene non sono pagati che quei lavori che accrescono lo splen- il corpo! Voi! ma se non avete corpo voi stessi. Io s, quegli
dore e la potenza dello Stato, i lavori degli alti funzionari dello ancor pi, ma voi tutti uniti non formate corpo, sicch la societ
Stato. ha bens dei corpi a sua disposizione, ma non un corpo unico e
proprio. Esso non sar mai, come la " nazione " dei politici, che
Lo Stato paga bene, affinch i suoi " buoni cittadini ", gli uno " spirito ", del quale il corpo sar lo spettro.
abbienti, possono poi, a lor volta, pagar male, senza correr pe-
ricolo di sorta ; egli assicura a se stesso dei buoni servi coi quali La libert dell'uomo nel liberalismo politico l'indipendenza
forma una valorosa polizia (della quale fanno parte e soldati e dalle persone, dal dominio personale, dal regime: assicurazione
impiegati d'ogni categoria: della giustizia, dell'istruzione, e cos della singola persona contro le altre persone, in somma libert
via). I " buoni cittadini " gli pagano volentieri le imposte pi personale.
elevate, per aver il diritto di pagar tanto di meno ai proprii La legge sola impera.
operai. Ma se le persone sono divenute eguali, varia tuttavia sempre
Ma la classe degli operai senza difesa (essa non gode pro- il lor potere. Eppure hanno bisogno il ricco del povero, il povero
tezione dallo Stato, dacch quali soggetti dello Stato, soltanto, del ricco: l'uno del lavoro, l'altro del denaro.
non gi quali lavoratori, gli operai hanno diritto d'essere difesi E il bisogno non della persona, ma della cosa che la per-
dalla polizia); essa rappresenta una potenza avversa, nemica allo sona ha o d : sicch quel che conferiscie valore all' uomo ci
Stato, alla classe degli abbienti, al regno dei borghesi. Il prin- che egli possiede. Ebbene, nell'avere " negli " averi ", gli uomini
cipio che essa professa, il lavoro, non valutato secondo il suo sono disuguali.
vero valore: esso viene sfruttato, come bottino in guerra, da
parte degli abbienti i nemici. In conseguenza, conclude il liberalismo socialista, nessuno
deve avere, come secondo il liberalismo politico nessuno deve
Gli operai hanno in mano loro il pi immenso dei poteri, e se comandare; sicch, come lo Stato soltanto ha il diritto di coman-
essi riuscirono a convincersi intimamente di ci, nulla potrebbe dare, cos la societ soltanto ha il diritto di possedere. Lo Stato,
loro resistere : basterebbe ch'essi sospendessero di lavorare e con- proteggendo le persone, e la loro propriet contro le altre per
siderassero ci che hanno prodotto come se fosse a loro apparte- sone, le divide; ognuno ed ha per s. Chi si contenta di ci
nente. che e di ci che ha si trova bene in tale condizione di cose ;
Questa la significazione delle sollevazioni di operai che suc- ma chi vorrebbe essere ed avere di pi, guarda intorno a s e
cedono di tempo in tempo. vede che questo " di pi " in potere di altri. E qui egli si trova
Lo Stato fondato sulla schiavit del lavoro. Quando il la- di fronte ad una contraddizione : quale persona nessuno da meno
voro sar libero, lo Stato sar perduto. d'un altro, eppure una tale persona ha ci che l'altra non ha e vor-
rebbe avere. Ed allora egli ne inferisce che una persona pu va-
2. IL LIBERALISMO SOCIALISTA. lere pi d' un'altra, perch essa ha ci di cui abbisogna, e l'altra
no ; questa povera, quella ricca.
Noi siamo nati liberi, pure dovunque giriamo lo sguardo ci Dobbiamo noi (cosi egli continua ad interrogar s stesso), dob-
vediamo fatti schiavi dagli egoisti! Dovremo perci divenir egoi- biamo noi far rivivere ci che abbiam sepolto: dobbiamo noi la-
sti anche noi? Dio ne guardi! Piuttosto procureremo di abolire sciar sussistere questa disuguaglianza delle persone, ristabilita per
gli egoisti! Faremo si che tutti diventino straccioni, e che nes- vie torte? No: al contrario noi dobbiamo condurre a termine ci
suno pi possegga affinch tutti abbiamo qualche cosa. che fu interrotto a mezzo! Alla nostra libert manca ancora l'in-
Cosi i socialisti. dipendenza da ci di cui pu disporre la persona d' un altro, da
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ci ch'essa tiene in suo potere personale, in breve dalla a propriet Per ci necessario abolire il presente stato di cose, cio lo
individuale ". Aboliamo adunque la propriet personale. Nessuno Stato (Status). E che cosa si metter al suo posto ? Invece del bene
abbia pi cosa alcuna: tutti diventino straccioni. La propriet dei singoli il bene generale il bene di tutti.
sia impersonale: appartenga d'ora in poi non ai singoli, ma al- Con la rivoluzione la borghesia divenne onnipotente ed ogni
l'associazione. disuguaglianza fu tolta con l'elevare o l'umiliare ciascuno alla
Di fronte al capo supremo, il solo che avesse diritto a co- dignit di cittadino: l'uomo del popolo fu innalzato, il no-
mandare, noi eravamo divenuti tutti uguali, senza valore. bile degradato: il terzo Stato divenne l'unico Stato vale a dire
Di fronte all'unico e supremo proprietario noi divente- lo Stato comprendente tutti i cittadini. Ora il comunismo afferma
remo ancora tutti uguali: straccioni. Oggi un individuo pu esser alla sua volta: la nostra dignit e la nostra ragion d'essere non
da un altro tenuto in conto d' un misebirale, d' un " nullatenente ". sono gi in ci che noi tutti siamo gli uguali figli dello Stato,
Domani cesser anche questa valutazione, e noi saremo tanti strac- tutti nati con gli stessi diritti al suo amore ed alla sua prote-
cioni uguali: e poich tutti uniti formeremo la societ comuni- zione, bens in ci che noi tutti dobbiamo vivere l'uno per l'altro.
sta, potremo chiamarci col nome collettivo di " canaglia ". Questa la nostra uguaglianza, in ci solo siamo uguali:
Quando il proletario avr potuto fondale la " societ " dei io, e tu, e voi, tutti insomma lavoriamo l'uno per l'altro. Dunque
suoi sogni, merc la quale sar tolta per sempre la distinzione la nostra uguaglianza m ci che ciascuno di noi un lavora-
tra poveri e ricchi, allora egli sar uno " straccione ", la qual tore. A noi non importa d'essere cittadini, n della condizione
cosa non toglie per che egli possa far assorgere questo appel- che come tali abbiamo; ma si, invece, d'esser l'uno per l'altro,
lativo a un titolo onorifico, come la rivoluzione ha fatto della cio che ognuno di noi non esista che per il suo simile, si che
parola " borghese ". Lo straccione l'ideale del proletario e noi io provveda ai vostri interessi, e voi, alla vostra volta, vi cu-
tutti dobbiamo diventare straccioni. riate dei miei.
Ecco, nell'interesse dell' " umanit ", il secondo furto fatto Il tale lavora, p. e., a farmi un vestito quale sarto, io penso
alla propriet personale. Non si lascia al singolo n il comando a divertirlo quale autore drammatico o quale funambolo, ecc.,
n la propriet; l'uno fu preso dallo Stato, la Societ prender egli pensa alla mia alimentazione, io alla sua istruzione, ecc.
l'altra. Dunque nell'esser lavoratori consiste la nostra dignit e la
Siccome nella societ privata si fanno sentire le miserie pi nostra uguaglianza.
opprimenti, cosi gli oppressi, cio gli appartenenti alle classi so- Quali vantaggi ci offre lo Stato borghese? Carichi! E come
ciali inferiori, pensano che la colpa ne risieda nella societ, e si vi considerato il nostro lavoro? Pi basso che sia possibile!
accingono in conseguenza al compito di scoprire la societ quale Eppure il lavoro rappresenta l'unico nostro valore; l'esser lavo-
dov'essere realmente. ratori il pi alto titolo nostro, il pi importante di tutti, e per
Ed antica illusione questa: che la causa d'un male la si ci deve essere da noi fatto valere e dovr esser riconosciuto nel
ricerchi in tutti gli altri piuttosto che in noi stessi: nello Stato, suo vero valore. Che cosa potete voi opporci? Null'altro che il la-
nell'egoismo dei ricchi, ecc., mentre colpa nostra, e nostra sol- voro. Soltanto in ragione del vostro lavoro o per le vostre presta-
tanto, se esiste uno Stato e se esistono i ricchi. zioni noi vi dobbiamo una ricompensa, non gi dunque perch voi
esistete, o per ci che voi siete, ma per quello che siete per noi.
Le riflessioni e le conclusioni del comunismo sono in appa-
renza molto semplici. Su che cosa fondate le vostre pretese verso di noi? Forse
sulla vostra nascita illustre? No, ma soltanto sul fatto che voi
Come le cose stanno adesso, cio nelle condizioni politiche operate cose a noi gradite o sgradite. Ebbene, sia pure cosi : voi
presenti, gli uni, che sono la maggior parte, si trovano in isvan- non terrete conto di noi che per l'utilit che vi recheremo; e noi
taggio in paragone degli altri, che sono la parte pi esigua. In adopreremo con voi allo stesso modo. Le prestazioni determinano
questo stalo di cose, quelli stanno bene, questi male.
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il valore, in quanto esse abbiano qualche pregio; dunque i la- La borghesia ha proclamato il vangelo del godimento mon-
vori che anno un valore reciproco che sono utili alla collettivita. dano, del godimento materiale, e ora stupisce che quel vangelo ab-
Ciascuno rappresenta agli occhi d'un altro un operaio. bia trovato dei fedeli anche tra noi. Essa ha dimostrato che non
Colui che produce cosa utile non da meno di chi che sia : gi la fede e la povert, ma la coltura e il possesso rendono l'uomo
dunque tutti i lavoratori (sempre s'intende nel senso di la- felice; e ci lo comprendiamo oggi anche noi, proletari.
voro reciprocamente utile, di lavoro comunista (sono uguali tra Dal comando e dall'arbitrio dei singoli la borghesia s' libe-
loro. Ma siccome il lavoratore ha diritto alla mercede che gli com- rata. Ma rimasto quell'arbitrio che viene dalla sorte e che pu
pete, cos anche la mercede sia uguale. esser chiamato il capriccio della sorte: rimasta la fortuna che
Sino a tanto che la fede bastava all'onore ed alla dignit del- favorisce, son rimasti i favoriti dalla fortuna.
l'uomo, nulla si poteva obbiettare contro il lavoro per quanto Se, per esempio, una qualche industria deperisce e migliaia di
grave esso fosse, dacch esso non distoglieva l'uomo dalla sua operai restano senza pane, a nessuno verr in mente di darne colpa
fede. Per contro oggi, per l'aspirazione dell' uomo ad esser vera- a singole persone, ma tutti ne recheranno la causa alle " circo-
mente uomo, obbligarlo ad un lavoro macchinale val quanto ren- stanze ".
derlo schiavo. Se l'operaio d'una fabbrica obbligato a logorare Mutiamo adunque le circostanze, ma cangiamole in modo cos
le sue forze per dodici ore o anche pi, le sue aspirazioni di umana radicale da renderle libere dal capriccio e regolate dalla legge. Non
dignit sono deluse. Ogni lavoro deve aver per fine di rendere continuiamo ad esser pi oltre gli schiavi del caso ! Decretiamo
soddisfatto l' uomo. E cos nel lavoro, quale ch'esso sia. deve esser un nuovo ordine di cose che metta un fine a tutte le oscillazioni.
concesso ad ognuno di poter diventare maestro, cio di creare E il nuovo ordine sia sacro !
un'opera ohe sia un tutto. Quegli che in una fabbrica di spille
non ha altro compito che d'attaccarvi le capocchie, o di stirare Prima della rivoluzione bisognava operare a modo dei pa-
il fil di ferro, ecc., quegli lavora meccanicamente, e rester sempre droni per riuscire a qualche cosa: dopo corse la parola: Acciuffa
un opeario ignorante senza poter mai diventare un maestro ; il la fortuna!! Nella caccia alla fortuna, nel giuoco d'azzardo si com-
suo lavoro non potr giammai renderlo soddisfatto e non riuscir pendiava la vita borghese. Con l'aggiunta dell'obbligo di non ar-
che a stancarlo. Il lavoro ch'egli fa, preso in s, non ha nessun rischiare quello che la fortuna ci aveva fatto guadagnare.
scopo proprio, non riesce a nulla di compiuto: altro fine non ha Strana, eppur naturale contraddizione! La concorrenza, entro
che di render pi facile il lavoro di un altro dal quale in tal guisa la quale si svolge esclusivamente la vita borghese o politica, in
viene sfruttato. Da un siffatto lavoro al servizio d'un altro non tutto simile a un giuoco d'azzardo, a cominciar dalle speculazioni
pu uscire alcun godimento per uno spirito colto, tutt'al pi vi po- di borsa per finire alla caccia agli impieghi, al cliente, al lavoro,
tranno aver luogo dei rozzi passatempi la " coltura " a un tale alle promozioni, agli ordini, ecc. Se si riesce a scavalcare e supe-
operaio preclusa. Per esser un buon cristiano basta aver la fede, rare i concorrenti il " buon colpo riuscito " poich il vincitore
e ci non impedito nemmeno dalle condizioni di vita pi oppri- deve gi tenersi a fortuna d'esser dotato d'una capacit o d'una
menti. Per ci coloro che pensano cristianamente non si prendono intelligenza (per quanto aiutata da un'attivit indefessa) superiore
altra cura che della piet, della pazienza, della rassegnazione delle a quella degli altri, si da non trovarsi di fronte concorrenti pi
classi oppresse, le quali non impararono a sopportare la lor miseria capaci o pi intelligenti. E coloro che vivono di questa vita, in
che quando si fecero " cristiane ", e ne divennero insofferenti bala dei casi, senza, per cos dire, accorgersene, manifestano la
quando cessaron d'esser tali : poich il cristianesimo non permette pi viva indignazione se il loro stesso principio sia troppo cruda-
loro di manifestare il malcontento col mormorare e col ribellarsi. mente e pericolosamente rivelato sotto la forma del " giuoco d'az-
Ora non basta pi l'ammansare le concupiscenze, ma si richiede zardo " ! Questa forma troppo cruda; e offende, al pari di qual-
di poterle soddisfare. siasi nudit, il pudore borghese.
A tali capricci del caso voglion mettere fine i socialisti e for-
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mare una societ i cui membri, resi in tutto liberi, non abbiano questo: che l'acquisto di quei beni non basta ancora a renderci
a dipendere pi oltre dalla fortuna. uomini.
Nel modo pi naturale tale tendenza si rivela nell'odio degli Il precetto liberale : a che ciascuno tenuto a formarsi uomo ",
" sfortunati " contro i " fortunati ", cio di quelli ai quali la involveva la necessit che ognuno si procurasse il tempo occor-
fortuna non ha arriso verso quelli ch'essa ha colmato dei suoi fa- rente a tale bisogna, cio che fosse reso possibile ad ognuno di
vori. Veramente l'odio maggiormente rivolto non tanto contro lavorare alla propria redenzione. La borghesia credette d'aver ot-
i prediletti della fortuna quanto contro la fortuna stessa, che il tenuto questo col dare in balia della concorrenza tutto ci ch'
cane o della borghesia. umano, con l'autorizzare il singolo a tutto ci che umano. " Cia-
Siccome i comunisti affermano che soltanto nella libera atti- scuno pu aspirare ad ogni cosa ".
vit la vera natura dell'uomo, cosi essi abbisognano (n altri- Il liberalismo socialista trova che col " pu " non finita
menti pu pensar chi lavora meccanicamente tutti i giorni) d'una ogni cosa, imperocch " poter fare " una cosa significa che non
domenica, al modo stesso che ogni aspirazione materiale sente il proibito di farla, ma non ancora che con ci sia reso possibile di
bisogno d'un Dio, di qualche cosa che innalzi e compensi del farla. Esso sostiene perci che la borghesia molto liberale a pa-
lungo lavoro intellettuale. role, ma nei fatti illiberale; e quindi vuol procurarsi i mezzi che
Se il comunista vede in te l'uomo, il fratello, questo non che rendan possibile a ciascuno di lavorare pel proprio bene.
il lato domenicale del comunismo. Nei giorni di lavoro egli non Il principio del " lavoro " superiore senza dubbio a quello
vede in te l'uomo, bens il lavoratore-uomo o l' uomo-lavoratore della " fortuna " e della " concorrenza ". E in pari tempo il la-
li principio liberale risiede nel primo modo di vedere, nel secondo voratore, essendo convinto che ci che v'ha di meglio in lui l'es-
si nasconde la reazione al liberalismo. Se tu fossi un individuo sere che lavora, si tiene lontano dall'egoismo e si sottomette alla
" rifuggente dal lavoro ", egli ti riconoscerebbe ancora per uomo autorit d ' u n a societ d'operai, allo stesso modo che il borghese
ma per un uomo a poltrone ", e farebbe il possibile per indurti era ligio allo Stato che aveva per norma la concorrenza. Il bel
al lavoro e convertiti alla sua fede che nel lavoro vede lo " scopo sogno del " dovere sociale " va ancor pi lontano. Si ritiene che
e la vocazione " dell'uomo. la societ dia ci che ci abbisogna, e che per ci noi le siamo
Epperci il comunismo ha due intenti: da un lato si prende obbligati, anzi che noi le dobbiamo tutto (1). Si continua a restar
cura che l'uomo spirituale venga soddisfatto, dall'altro ricerca i ligi all'idea di voler servire ad un " supremo dispensator d'ogni
mezzi per soddisfare l'uomo materiale. bene ". Che la societ non sia un " io " il quale possa dare, con-
ferire o concedere, bens uno stromento, dal quale, tutt'al pi,
Esso assegna all' uomo una doppia occupazione, quella dell'ac- potremo trarre un vantaggio; che noi non abbiamo doveri sociali
quisto materiale e quella dell'acquisto spirituale. ma tutt'al pi interessi che la societ deve favorire; che noi non
La borghesia aveva resi disponibili i beni materiali e spiri- siamo tenuti a fare alcun sacrificio alla societ, bens, se vogliamo
tuali lasciando libero a ciascuno d'appropriarseli. Il comunismo li sacrificare qualche cosa, dobbiamo sacrificar essa a noi; tutto ci
procura realmente a ciascuno, glieli impone e lo obbliga ad acqui- ignoto ai socialisti, perch essi, quali liberali, sono ancora irretiti
starseli. Poich solo i beni spirituali e materiali ci rendono uomini entro il principio religioso e intendono a creare a similitudine
egli vuole che noi ce li appropriamo per diventare uomini vera dello Stato ora esistente una societ sacra!
mente. La societ, dalla quale dobbiam riconoscere ogni cosa una
La borghesia rese libero l'acquisto dei beni, il comunismo ci (1) PROUDHON, Cration de l'ordre, esclama, p. es., a pag. 414: Nell'indu-
costringe a conseguirli e non riconosce se non coloro che li ac- stria come nella scienza la pubblicazione di una nuova invenzione il primo
quistarono, cio coloro che esercitano un'industria. Non basta che ed il pi sacro dei doveri .
l'industria sia libera: tu devi procurartela. STIRNER : L' Unico 10.
In tal modo alla critica non resta altro la dimostrare se non
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nuova signora, un nuovo fantasma, un nuovo " ente supremo ", Per contro l'operaio ha in odio " gli scioperati " e le loro
che ci " obbliga e ci asservisce! ". " massime " immorali, sfruttatrici ed antisociali.
Un apprezzamento pi compiuto del liberalismo politico si L'umanista invece ribatte al borghese : l'instabilit di domi-
trover in seguito nel nostro libro. Noi vogliamo ora tradurlo di- cilio alla quale molti sono costretti opera tua.
nanzi al Tribunale del liberalismo critico e umano. E il proletario oppone: Che tu esiga che tutti debbano lavo-
rare come bestie da soma e che ognuno sia condannato a questa
IL LIBERALISMO UMANO. sorte deplorabile, la cosa che solo la tua crassa ignoranza e
l'abito, in te ormai fatto natura, di vivere come una bestia da
Noi diamo nome di " umano " o di " umanitario " al libera-
soma pu spiegare. Tu con ci vorresti che tutti dovessero lavo-
lismo critico nel quale il principio attinge il pi alto grado di sua
rare come bestie, perch poi ciascuno potesse godere della stessa
perfezione e tocca l'espressione definitiva. In esso il soggetto
somma d'ozio.
stesso diviene materia d'esame, pur restando il critico un liberale
e non trascendendo l' uomo. Ma che ne farete poi delle ore d'ozio? In qual modo la societ
intende a procurare che le ore d'ozio e di ricreazione vengano
Il lavoratore tenuto in conto del pi grossolano e del pi
spese umanamente? Essa costretta a permettere che ciascuno ne
egoista fra gli uomini, perch egli nulla fa per l' umanit, ma tutto
" si secondo il comodo o il capriccio suo; ed il profitto che la tua
per se medesimo e pel proprio vantaggio.
societ intende favorire, va a cadere in grembo all' egoista allo
La borghesia non facendo libero l'uomo che per diritto di na- stesso modo che il profitto della borghesia, cio la indipendenza
scita fu costretta ad abbandonarlo per tutto il resto alla merc dell'uomo, per mancargli un contenuto umano, dovette essere
dell'egoista. Per ci all'egoismo, sotto la dominazione del libera- abbandonato in balia dei singoli.
lismo politico, aperto il pi vasto campo che possa immaginarsi.
Certamente necessario che l' uomo sia senza padroni; ma non
Come il borghese sfrutta lo Stato, cosi il lavoratore sfrutter la
perci all'egoista dev'essere permesso di rendersi egli padrone del-
societ per i suoi intenti egoistici. Tu non hai che un solo fine,
l'uomo ; l'uomo invece deve tener in freno l'egoista. Certamente
l'utile tuo! dice l' umanitario al socialista. Occupati d' interessi pu-
l'uomo ha diritto ad una certa quantit d'ozio, al riposo, alla ri-
ramente umani, ed io ti sar compagno. Ma per ottener ci, ne-
creazione: ma se il solo egoista ne approfitta, quell'ozio, quel ri-
cessario una coscienza pi robusta, pi ampia che non sia quella
poso sono perduti per l'uomo.
dell'operaio. Costui non crea nulla e per ci non ha nulla: ma se
nulla egli crea, questo avviene perch l'opera sua resta sempre un Sicch voi dovreste dare all'ozio una significazione umana.
lavoro circoscritto e limitato dalle pi imprescindibili necessit Ma anche il lavoro voi l'intraprenderete, operai, perch spinti dal.
dell'esistenza (1). l'egoismo perch vi bisogna pur mangiare, bere vivere; come dun-
que pretendereste poi d'esser meno egoisti nelle ore d'ozio? Voi
Al che si potrebbe opporre forse che, per un esempio, il la-
lavorate unicamente perch dopo il lavoro gradito il riposo,
voro di Gutenberg non rest isolato, bens si perpetu nel tempo
il dolce far nulla; quello che voi compirete nelle ore d'ozio sar
e vive ancor oggi, come quello che, essendo rivolto a soddisfare un
opera del caso.
bisogno dell'uomo, era, per conseguenza, eterno, imperituro.
Ma se si vuol chiudere ogni porta all'egoismo, bisogna inten-
La coscienza umanista disprezza la coscienza borghese cos
dere ad un lavoro puramente disinteressato, al puro disinteresse.
come quella operaia: poich il borghese ha in fastidio il vaga-
bondo (nome cotesto, ch'egli usa a designare tutti coloro che non Questo solo degno dell'uomo: il disinteresse umano per-
hanno una " occupazione stabile "). ch proprio soltanto dell' uomo.
(1) BRUNO BAUER, Lit. Zig., V, 18. Ebbene, ammettiamo un istante il principio del disinteresse ;
noi domanderemo; non vuol tu interessarti a cosa alcuna, non la-
sciarti vincere all'entusiasmo per cosa alcuna, ne per libert, n
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per l' umanit, ecc.? Oh, si ci verr risposto ma codesto non pi nulla ti potran togliere e che sarai finalmente " uomo "? Gli
un interesse egoistico, bens un interesse umano, cio teoretico, uomini che verranno dopo di noi dovranno conquistare molte li-
o in altri termini un interesse non gi per un singolo o per i bert, delle quali noi non sentiamo nemmeno il bisogno. Che t' im-
singoli (che sarebbero " tutti "), bens per l'idea, per l' uomo. porta di quella futura libert? Se tu fossi veramente deliberato
E non t'accorgi che tu stesso non sei infiammato che per la a non tener in alcun conto te stesso prima d'esser diventato uomo,
tua idea, per la tua idea di libert? tu avresti da attendere sino al giorno del giudizio universale,
sino al giorno in cui l'uomo e l'umanit avranno raggiunto il
E di pi non t'accorgi che il tuo disinteresse, al pari del re- pi alto grado della perfezione. Ma poi che tu morrai probabil-
ligioso, ancor esso un disinteresse celeste? mente prima d'allora, quale sar il premio della tua vittoria?
L'utile che ne pu ritrarre il singolo ti lascia indifferente, e Dunque invertisci piuttosto il ragionamento e di' a te stesso :
tu saresti capace d'esclamare astrattamente: " fiat libertas pereat " Io sono uomo "! Io non ho bisogno di formare in me l'uomo,
mundus ". Tu non ti prendi cura nemmeno della dimane, anzi, poich esso mi appartiene di gi, con tutte le mie qualit.
in genere, non ti prendi alcun serio pensiero dei bisogni del sin- Ma come si pu, domanda il critico, esser in pari tempo giu-
golo n pel tuo bene, n per quello degli altri: nulla a te im- deo e uomo? In primo luogo io gli risponder non si pu
porta di ci, poich tu sei un entusiasta, un sognatore. essere assolutamente ed esclusivamente n giudeo n uomo. Per
L'umanitario sar liberale a segno da considerare come " u- quanto Samuele abbia sentimento e religione d'israelita, tale in
mano " tutto ci che pu esser proprio dell'uomo? Al contrario: modo esclusivo ei non gi non foss'altro per ci che egli
se, per esempio, riguardo alla prostituta egli non accoglier in quanto meno quel determinato ebreo, non mai dunque l'ebreo
astratto i pregiudizi morali del borghesuccio, gli parr per cosa in astratto.
indegna di un essere umano che ella avvilisca il proprio corpo In secondo luogo si pu essere certamente giudeo senz'esser
a tale da renderlo una macchina per spillar quattrini? uomo, se esser uomo significa esser una cosa non individuale. In
Egli penser : la meretrice non un essere umano nell'atto terzo luogo poi e di ci si tratta io quale giudeo posso
in cui si prostituisce; essa antiumana, disumana. Ancora: il giu- essere tutto ci che in mia facolt di divenire. Considerate Sa-
deo il cristiano, il teologo, ecc., in quanto tali, non sono uomini; muele e Mos; essi non furono ancora uomini nel senso che voi
' quanto pi tu sarai giudeo, ecc., tanto maggiormente cesserai attribuite a questa parola; pur v' impossibile di pensare ch'ei
d'esser uomo. Ed ecco di nuovo il postulato imperativo : getta si sarebbero potuti elevare al di sopra del giudaismo. Essi furono
lontano da te tutto ci che non inerente a te, allontanalo con quello che potevano essere. Forse gli ebrei odierni sono diversi?
la tua critica! Non vi n giudeo, n cristiano, vi ha l' Uomo Perch voi avete scoperto l'idea dell' umanesimo, voi pretenderete
soltanto. Fa valere il tuo umanesimo contro le limitazioni d'ogni inferirne che ogni giudeo debba convertirsi a tale idea? Se egli
sorta, diventa uomo merc quello e renditi libero da tutte le pa- pu far ci. lo far; se non lo fa da concluderne che non pu
stoie ; diventa un " uomo libero ", cio riconosci nel tuo uma- farlo. Che cosa gl'importa della vostra pretesa? Che cosa della
nesimo l'unica ragione determinatrice de' tuoi atti. vocazione che gli volete imporre ?
E io rispondo : Tu sei, s, qualcosa pi che un giudeo, che Nella societ umana, divinata dall'umanitario, nulla deve es-
un cristiano, ma sei anche pi che uomo. Tutte quelle sono idee, ser riconosciuto di ci che l'uno e l'altro ha in s di particolare,
ma tu sei cosa corporale. Pensi tu forse di poter giammai di- " nulla di ci che porta il contrassegno del privato " deve aver
ventare " uomo come tale "? Credi tu forse che i nostri posteri pregio. In questo modo s'allarga la cerchia del liberalismo, il
non si troveranno innanzi altri ostacoli, altri pregiudizi, che noi quale vede nell'uomo e nella libert dell'uomo il principio del
non fummo capaci di abbattere? bene, nell'egoismo e in tutto ci che particolare il principio del
O credi tu forse, che col tuo quarantesimo o cinquantesimo
anno d'et sarai giunto al tanto, che i giorni che susseguiranno
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male ; in quello Dio, in questo il demonio. E come nello " stato " nevole (io e tu possiamo essere irragionevolissimi), questa soltanto
il privato ha perduto i proprii privilegi e nella societ degli ope- si avrebbe a chiamare una fede ragionevole.
rai o degli straccioni abolita la propriet personale, cos nella Come il capriccio e il possesso furono resi impotenti, cos an-
" societ umanistica " tutto ci che particolare non verr tenuto che ci che di proprio possiede l'uomo, ovvero l'egoismo, deve
in alcun conto. Solo allorquando la pura critica avr compiuto diventar tale.
il suo faticoso lavoro, noi potremo sapere quali cose debbano es-
sere considerate come " private " e quali, nella coscienza della In questo ultimo svolgimento del concetto dell' " uomo li-
sua nullit, l'uomo dovr lasciar esistere tuttavia. bero " si combatte per principio l'egoismo, la singolarit dell'uo-
! Al liberalismo umanistico non bastano lo Stato e la societ; mo; e i fini di tanto inferiori dell' " utile " sociale vagheggiato
egli li nega dunque entrambe in astratto, se bene in realt pur dai socialisti dileguano dinanzi alla sublime " idea dell' umanesi-
li conservi. A dire il vero la " societ umana " si compone dello mo ". Tutto ci che non " universalmente umano " alcunch
Stato pi universale e della pi universale societ. Soltanto con- d'anormale che soddisfa soltanto i singoli o un singolo, o pur
tro lo Stato ristretto si obbietta ch'esso concede soverchia impor- appagando tutti, li soddisfa quali singoli individui non gi quali
tanza agli interessi privati spirituali (p. e. alla piet del volgo) e uomini, e perci si chiama " egoismo ".
contro la societ, ch'essa tien troppo conto degli interessi mate- Pei socialisti l'utile comune, come pei liberali la concorrenza,
riali. L'uno e l'altra devono abbandonare ai privati tutti gli in- rappresenta ancora il fine supremo; l'utile sociale non impedisce
teressi particolari, per non curarsi che degli interessi esclusiva- a ciascuno di procurarsi ci che gli bisogna, allo stesso modo che
mente umani. nel sistema della concorrenza non imposta la scelta dei mezzi.
Quando i politici pensarono di abolire la volont personale, il Se non che per partecipare alla concorrenza sufficiente che
capriccio e l'arbitrio, essi non s'accorsero che, merc il possesso, il siate cittadini, per prender parte al benessere sufficente che
capriccio arbitrario s'era creato un securo rfugio per l'avvenire. siate operai. Ma ci non corrisponde ancora alla qualit di uomo.
I socialisti, col toglier di mezzo anche la propriet, non s'av- L'uomo prover la " felicit vera " quando sar " spiritual-
vedono che questa s'assicura un'esistenza futura mediante la a in- mente libero " ; imperocch l'uomo spirito, e perci tutte le
dividualit ". Perche propriet non soltanto il denaro o i beni potenze che sono estranee a lui, allo spirito, tutte le forze so-
di fortuna : non oggetto di propriet anche il pensiero e il giu- vrumane, celesti, devono essere precipitate nel nulla e il nome
dizio? a uomo " dev'essere innalzato al disopra di tutti i nomi.
necessario dunque abolire anche ogni opinione singolare, E cos in questa fine dei tempi moderni ritorna ci che ne' lor
o per lo meno renderla impersonale. La singola persona non deve principi era stata la cosa essenziale: " la libert dello spirito ".
avere opinioni, bens allo stesso modo che l'arbitrio fu attribuito Al comunista in ispecie il liberale dice: Se la societ ti pre-
allo Stato, il possesso alla societ, cos l'opinione dev'essere ri scrive il genere d'attivit, ci di fatto indipendente dall'azione
ferita ancor essa a qualche cosa di " universale ", all'umanit, dei singoli, cio degli egoisti ma con questo non consegue an-
e con ci diventare l'opinione universalmente accettata. cora che quella attivit debba essere a cosa puramente umana "
Se all'opinione personale si permette di esistere, io avr il e che tu sia un organo perfetto dell'umanit. Il genere d'atti-
mio dio (poi che dio non altro insomma che il mio dio, la mia vit che la societ esiger da te, dipende unicamente dal caso;
opinione, la mia fede) adunque la mia fede, la mia religione, i essa potrebbe occuparti nella fabbrica d'un tempio, ecc., e astraendo
miei pensieri, i miei ideali; per ci d'uopo che sorga una fede da ci, tu potresti, per tua propria volont, adoperarti in cose
umana universale, " il fanatismo della libert ". Questa sarebbe basse, vale a dire indegne di uomo ; pi ancora potrebbe acca-
cio una fede in astratto corrispondente appunto alla " essenza dere che tu lavorassi unicamente per aver di che vivere, per
dell'uomo ", e siccome soltanto " l' uomo ", in genere ragi- amore della vita dunque e non per la maggior gloria dell'umanit.
Per ci la libera attivit sar raggiunta solo quando tu ti sarai
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liberato da tutte le follie, da tutto ci che disumano, cio pito, una professione; e d'altro canto la sua " societ " non lo
egoistico, e avrai ripudiato tutti i pensieri che oscurano l'idea appaga perch non ad altro l'indice che a lavorare.
dell'uomo e dell'umanit, in breve quando non solo tu non sarai Il lavoro dovrebbe appagarlo quale uomo, invece esso sod-
impedito nella manifestazione della tua attivit, ma quando il disfa solamente la societ: la societ dovrebbe trattarlo da uomo
contenuto di questa attivit sar divenuto puramente umano, e e invece lo ha in conto di cencioso operaio o di straccione che
tu non vivrai che per l' umanit. Ma questo non pu avvenire sino lavora.
a tanto che il fine di ogni tua aspirazione il vantaggio tuo pro-
prio oppure quello di tutti; ci che ta fai per la " societ degli Il lavoro e la societ non gli sono di vantaggio che in quanto
straccioni " non ancora operato per l'umanit. egli ne ha bisogno : non dunque quale uomo ei li appoggia, bens
quale egoista.
Il solo lavoro non fa di te un uomo, giacch esso qualche
cosa di formale e il suo oggetto accidentale; ci che importa Questa la critica contro l'essenza del lavoro. Essa accenna
sapere chi sei tu che lavori. Tu puoi lavorare anche per im- allo a spirito ". dirige la lotta dello " spirito contro la moltitu-
pulso materiale, egoistico ; ora necessario invece che il lavoro dine ", e proclama essere il lavoro comunista un lavoro privo
sia anche tale da giovare alla societ, che sia diretto ad accre- dello spirito. Nemica del lavoro come la folla, essa ama ren-
scerne la felicit, a favorirne lo svolgimento storico; in breve, dersi la fatica pi leggera che sia possibile. Nella letteratura, che
che sia un lavoro a umanitario ". E per ci due cose si ricercano: oggid si produce in copia, quella repugnanza contro il lavoro
in primo luogo ch'esso torni di vantaggio all'umanit, in secondo genera la ben nota superficialit, la quale non ama sottoporsi alle
luogo ch'esso sia fatto da un " uomo ". " fatiche delle indagini ".
La prima condizione pu verificarsi in qualunque lavoro, poi- Ma tu replicherai, che tu riveli un uomo ben diverso, pi de-
ch anche dai la rondella natura, per esempio degli animali, l'uo- gno, pi elevato, pi grande; un uomo che pi uo mo di quegli
mo trae vantaggio per il progresso delle scienze; la seconda ri- altri. E io voglio ammettere che tu sappia recare in atto tutto
chiede che il lavoratore conosca lo scopo del suo lavoro, e siccome ci che possibile all'uomo, che tu sappia anzi far ci di cui
a tale coscienza ei non pu giungere che quando si sente d'esser nessun altro capace. In che cosa consiste la tua grandezza?
uomo, cos la condizione determinante la coscienza di se stesso. Appunto in ci, che tu sei superiore agli altri uomini, alla mol-
titudine. Danque la tua grandezza consiste nella tua superiorit
Certamente si sar ottenuto molto quando tu cesserai di esser sugli altri uomini. Dagli altri uomini tu non ti distingui per ci
un operaio mercenario; ma con ci tu non riuscirai che a farti che sei " uomo ", bens perch sei un uomo " unico ". Tu di-
tutt'al pi un' idea generale nel a tuo lavoro ", ad acquistarne una mostri bene ci che un uomo pu fare, ma se tu lo puoi, gli
coscienza che ancora assai lontana dall'esser la coscienza di te altri, bench uomini, nol possono: tu l'hai compiuto quale uomo
stesso, la coscienza del tuo vero " essere ", dell'essere dell'uomo. a unico ", ed in ci tu non hai pari. Non gi l'uomo crea la tua
L'operaio prova ancora la sete d' una " coscienza superiore ", e grandezza, bens tu stesso la crei, perch tu sei pi potente de-
non potendola saziare nelle ore del lavoro, cerca di soddisfarla gli altri uomini.
in quelle d'ozio. Onde vicino al lavoro ei vede l'ozio, ed egli si
vede costretto a consentire nello stesso tempo esser l' uno e l'al- Si crede che non si possa essere pi che uomini. E vero piut-
tro umani; e di pi ancora gli bisogna riconoscere l'elevatezza tosto che non si pu esser da meno di uomini.
dell'ozioso, di colui cio che fa festa. Egli non lavora che per Si crede ancora che qualunque acquisto umano torni a profitto
rendersi libero dal lavoro; egli vuole render libero il lavoro per degli uomini. Ma se io sono un uomo, son tale come Schiller era
liberarsene. svevo, Kant prussiano, e Gustavo Adolfo miope: i miei meriti e i
In breve, il suo lavoro non ha un contenuto che lo possa sod- loro fanno di noi un uomo, un prussiano, un miope, uno svevo.
disfare, poi che gli imposto dalla societ, un tema, un cm- E allora tutti questi qualificativi valgono come la gruccia di Fe-
derigo il Grande, che divenuta celebre perch apparteneva a lui.
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All'antico " sia reso onore a Dio " corrisponde il moderno che la parola " tutti " non altro significa se non il complesso dei
" sia reso onore all'uomo ". Ma io penso che l'onore debba esser singoli, risorge pi evidente il contrasto, giacch " singolo " im-
reso a me. porta l'esclusivit stessa. Se l'umanit non permette al singolo
La critica, coll'esigere dall'uomo che sia " uomo ", esprime la nulla di particolare o d'esclusivo, nessun pensiero proprio, nes-
condizione indispensabile della socialit ; giacch solo in quanto s' suna follia speciale, se colla sua critica lo spoglia d'ogni carattere
uomo tra uomini si un essere sociale. Con ci essa manifesta il personale e se contro ogni cosa privata intollerante perch a an-
suo scopo sociale, la " fondazione della societ umana ". tiumana ", essa non potr tuttavia distruggere con la sua critica
la stessa persona, e dovr quindi accontentarsi a proclamare che
Delle teorie sociali la critica , senza contrasti, la pi perfetta il singolo una persona privata e lasciare ad essa tutto ci che
poich essa allontana e spoglia del suo valore ogni cosa che se- particolare.
para l'uomo dall'uomo : tutti i privilegi, ad eccezione di quello
della fede. In essa il principio d'amore del Cristianesimo, il vero Che cosa far una societ che non si curer pi di cose che
principio sociale, giunge alla pi alta e compiuta sua espressione ; siano private? Riuscir a distruggere il privato? No, bens lo ren-
essa fa l'ultima sua prova per togliere all'uomo la esclusivit e der soggetto all' " interesse sociale " lasciando poi libera la vo-
l'antagonismo che gli appartengono da natura: una lotta contro lont privata di prendersi quanti giorni di congedo le paian ne-
l'egoismo nella sua forma pi semplice e perci pi rigida, l' indi- cessari per non aver a contrastare con gli interessi comuni (1).
vidualit o la esclusivit. Tutto ci ch' privato viene abbandonato a s stesso perch esso
non rappresenta per la societ cosa che l'interessi. " Armandosi
" Come potete voi far veramente vita sociale sino a tanto che contro la scienza, la Chiesa e la religione dimostrarono di esser
tra di voi esiste ancora esclusivismo "? ci che furono sempre, quantunque abbiano cercato di presentarsi
Cos chiede la critica ; e io domando all'opposto : a Come potete sotto un altro aspetto quando vollero farsi credere il necessario
voi esser veramente unici, sino a tanto che esiste una relazione fondamento dello Stato : si rivelarono cio per istituzioni affatto
qualsiasi tra di voi ? Se voi siete uniti l'uno all'altro, voi non po- private. Gi allora, quando esse erano unite allo Stato e lo fecero
tete separarvi ; se un patto vi lega, solo nell' unione voi rappresen- ligio al Cristianesimo, esse servirono a provare che lo Stato non
tate qualche cosa, e dodici di voi formano una dozzina, mille un aveva peranco svolta l'idea politica universale e non ammetteva
popolo, milioni l'umanit ". che diritti privati. Esse erano la pi alta espressione del concetto
" Soltanto se siete umani osserva ancora la critica voi che voleva far dello Stato una cosa privata la quale non dovesse
potete comunicare con gli uomini, allo stesso modo che solo es- curarsi che di questioni particolari. Quando lo Stato avr final-
sendo patriotti voi siete in condizione di comprendervi tra citta- mente il coraggio e la forza di compiere la sua vocazione univer-
dini ". E a mia volta io ribatto: Solo in quanto sei unico, tu puoi sale, e quando sar perci anche in condizione d'assegnare il vero
aver commercio con gli altri in tuo nome ed esser per gli altri posto agli interessi particolari ed ai negozi privati, allora Chiesa
ci che veramente sei. Il critico pi acuto quegli che si vedr col- e religione saranno libere quali mai furono sino ad ora. Conside-
pito pi gravemente dalla maledizione del suo principio. Quando rate sotto l'aspetto d'una quistione puramente privata, d'una sod-
fa getto d'ogni esclusivit clericalismo, patriottismo, ecc. egli disfazione o d'un bisogno puramente personali, esse potranno
non fa che sciogliere un legame dopo l'altro e separarsi dal cleri- liberamente disporre da s stesse, ed ogni singolo, ogni Comune,
cale, dal patriottico, ecc. sino a tanto che dopo aver infranto tutti ogni congregazione religiosa, potranno provvedere alla salute del-
i vincoli, si trova solo. Qui appunto deve ripudiare tutti coloro l'anima nel modo che crederanno migliore. Alla salute dell'anima
che hanno in s qualcosa d'esclusivo e di particolare: ora che penser e si adoprer ciascuno in quanto ne sentir personalmente
v'ha egli di pi esclusivo e di pi particolare della persona stessa? (1) BRUNO BAUER, La questione degli ebrei, pag. 66.

O crede egli forse che sarebbe meglio che tutti divenissero


" uomini " rinunziando ad ogni esclusivismo? Ma appunto per ci
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il bisogno, ed affider la cura dell'anima a quella persona che dar " uomo "; vale a dire tutto ci che di pertinenza dell'umanit.
maggiore affidamento di fargli ottenere l'intento. E la scienza Conseguenza : il singolo non ha nulla, l'umanit ha tutto : donde
sar lasciata al tutto fuori di questione " (1). la necessit di proclamare il rinascimento predicato dal Cristia-
Ma che cosa succeder? La vita sociale deve essa prima di- nesimo : divieni una nuova creatura, divieni " uomo ".
struggere ogni rapporto sociale la fratellanza ci che fu Tutto ci non fa forse pensare al pater noster?
creato dal principio dell'amore e dell'associazione? Ma non potr All' Uomo appartiene la dominazione (la forza o la " dina-
gi fare che chi ha bisogno d'altrui non gli si rivolga o non gli mica "): quindi nessun singolo dev'esser padrone, bens l' Uomo
si sottometta. E la sola differenza questa che, dopo, il singolo il padrone dei singoli "; dell' Uomo il regno, cio il mondo;
si collegher realmente col singolo, mentre prima era soltanto a dunque non il singolo deve possedere, bens l'uomo (" tutti "
lui vincolato. Cos padre e figlio, prima che quest'ultimo abbia hanno il possesso del mondo) , all' Uomo spetta la gloria di tutto,
raggiunto la maggior et, sono vincolati da un legame; dopo, essi la glorificazione, imperocch l' Uomo, l' umanit sono il fine del
possono aver tra di loro rapporti indipendenti : il padre rester singolo, per i quali esso lavora, pensa, vive, e per la cui glorifica-
padre, e figlio il figlio; ma non pi la dipendenza del figlio dal zione egli deve diventar uomo.
padre, bens la libera volont d'entrambi li terr finiti.
Gli uomini hanno sempre aspirato finora a render possibile
L'ultimo privilegio , per vero, l' " uomo " perch di questo una comunanza, nella quale tutte le " loro inevitabili inugua-
privilegio tutti son dotati. Imperocch, come dice Bruno Bauer: glianze " potessero essere considerate come non essenziali ; essi
" il privilegio resta, se anche a tutto si estende " (2). aspirarono alla " eguaglianza "; ci che null'altro significa, se non
Di modo che le evoluzioni del liberalismo sono le seguenti: che cercavano un padrone, un vincolo, una sede (" noi crediamo
" Primo: Il singolo non l'uomo; per ci la sua personalit tutti in un solo Dio "). Cosa pi comune o pi uguale non pu
non tenuta in alcun conto: non volont personale, non arbitrio, darsi per l'uomo dell'uomo stesso, ed in questa comunanza l'istinto
non comando. d'amore ha trovato il suo appagamento ; esso non ebbe riposo prima
d'aver ottenuta questa compensazione e tolta ogni disuguaglianza
" Secondo : Il singolo non ha nulla di ci che comune : per- e fatto si che l'uomo stringesse l'uomo al suo seno. Ma precisa-
ci, non esiste n il mio n il tuo, non dunque la propriet. mente tale comunanza affrettata produce la decadenza e lo sfascia-
" Terzo: Siccome il singolo non uomo, n alcunch pos- mento. In una comunanza limitata il francese stava ancora contro
siede d'umano, egli non deve nemmeno esistere, e deve esser di- il tedesco, il cristiano contro il maomettano, ecc. Ora, invece,
strutto dalla critica con tutto il suo egoismo, per far luogo al- l'uomo sta contro gli uomini, o se meglio vi piace, poi che gli uo-
l ' " uomo ", all'uomo ora per la prima volta trovato ". mini non sono l'uomo, l'uomo sta contro il non-uomo.
Quantunque per il singolo non sia l' " uomo ", l'uomo cio- Alla tesi " Dio s' fatto uomo " seguita l'altra: " l'uomo
nondimeno sussiste nel singolo ed ha per s stesso, come ogni s' fatto " l'Io ". Questo l' " io " umano. Ma noi invertiamo
spirito ed ogni fantasma, una propria esistenza. la tesi e diciamo: io non ho potuto trovare me stesso sino a tanto
Per ci il liberalismo politico assegna al singolo tutto ci che- che ho cercato in me l'Uomo. Ma, ora che l'uomo aspira a diventar
gli spetta " in quanto nato uomo ", cio libert di coscienza, 1' " io " e ad acquistar corpo in " me " ; io comprendo bene che
possedimento, ecc., in breve tutti quelli che si chiamano i diritti tutto dipende dalla individualit mia, e che senza di essa l'uomo
dell'uomo; e a sua volta il socialismo concede al singolo ci che perduto. Ma io non sento alcun desiderio di diventar lo scrigno
gli spetta quale uomo attivo, quale uomo che " lavora " ; finalmente di questo " sacrosanto io ", e per ci quind'innanzi non dimander
il liberalismo umanitario d al singolo ci ch'egli possiede quale se nella estrinsecazione della mia attivit io sar uomo o non-uomo :
" sia lontano da me codesto spettro " !
(1) ID., La buona causa della libert, pagg. 62-63.
(2) La questione degli ebrei, pag. 60,
Il liberalismo umano procede senza riguardi: Se tu in un solo
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punto vuol essere od avere qualche cosa di particolare, se vuoi lore astratto, poich siamo tenuti a spogliarci di tutto ci ch'
difendere una tua prerogativa contro altri, o semplicemente far nostro acquisto. Ma che v'ha di pi miserevole dell'uomo nudo?
uso d'un diritto che non sia un diritto universale degli uomini, Ma altro succede se io getto lontano da me anche l'uomo
ei ti dichiara un egoista. perch sento che pur esso mi estraneo e che io posso far poco
Sta bene: Io non voglio ne avere ne essere qualche cosa di conto di lui. Cotesta non pi canaglieria : il cencioso si spo-
particolare rispetto agli altri, io non pretender nessuna preroga- gliato anche dei suoi cenci e con ci ha cessato d'essere un cen-
tiva, ma io non mi misuro alla stregua degli altri, e di diritti cioso.
astratti non so che fare. Io voglio essere ed avere tutto ci " che Io non sono pi un pezzente: lo fui.
posso essere ed avere ". Se altri fanno la stessa cosa che me n'im- Sino ad ora non era possibile intenderci dappoich la lotta
porta? Essi la stessa cosa non potranno gi n essere n avere. tra i liberali vecchi e nuovi era insomma contrasto fra coloro che
Io non arreco loro alcun danno, allo stesso modo che io non arreco accettavano la " libert a piccole dosi " e quelli che domanda-
danno alla roccia per ci ch' io posso muovermi ed essa nol pu. vano libert " nella pi alta misura ", dunque tra i moderati e i
Se essa lo potesse, lo farebbe. partigiani della libert illimitata. Tutto si riduceva alla questione:
Di qui procede la dottrina: recar discapito o pregiudizio agli " Quanto libero dev'esser l'uomo ".
altri uomini, Non gi che nessuno debba godere d' un privilegio, Che l'uomo debba esser libero lo ammettono gli uni e gli altri,
che sia obblig il rinunciare ad aver dei " vantaggi " sugli altri, e per questo entrambi i partiti sono liberali. Ma il selvaggio che
cio che si ammetta la pi stretta teoria della abnegazione. " Non si cela in ogni uomo, in qual modo si potr frenarlo? Come far
bisogna tener s stessi in conto d'alcunch di particolare, perch s che rendendo libero l'uomo, non si scateni in pari tempo anche
si , p. es., cristiani o ebrei. " Sta bene, ma io non mi tengo in la belva?
conto di " qualcosa di particolare ", bens in conto di unico. Io Ogni liberalismo ha un nemico mortale, un avversario insupe-
ho, vero, alcuni caratteri comuni con gli altri, ma tutto ci non rabile, come Dio ha il demonio; a lato dell'uomo sta sempre il
che relativo ; nel fatto io sono incomparabile, sono unico. La mia barbaro, il singolo, l'egoista. Stato, societ, umanit sono incapaci
carne non la carne loro, il mio spirito non e il loro spirito. a soggiogarlo.
Liberi di classificarvi sotto le dominazioni generali di " carne "
o di spirito "; ma voi dovete pur riconoscere che queste non sono Il liberalismo umanista s' prefisso il compito di dimostrare
che idee, le quali nulla hanno a che fare con la mia carne, col ai liberali puri che essi vogliono tutt'altro che la libert.
mio spirito, e meno d'ogni altra cosa siete autorizzati ad impormi Gli altri liberali non avevano dinanzi agli occhi che alcuni
una vocazione. casi d'egoismo, ciechi per la maggior parte dei rimanenti; il libe-
Io non voglio riconoscere o rispettare in te cosa alcuna, non ralismo radicale ha invece contro di s l'egoismo in genere "
al quale egli fa appartenere tutti coloro che non intendono la li-
il possidente n il cencioso, e nemmeno l'uomo, bens voglio sfrut- bert a suo modo, sicch ora l'uomo e il barbaro sono strettamente
tarti pei miei bisogni. Io trovo che il sale d sapore ai miei cibi, separati l' un dall'altro e si stanno di fronte quali nemici; da un
e perci io lo disciolgo. Io conosco che il pesce atto ad alimen- lato la moltitudine, dall'altro la critica, e pi precisamente quella
tarmi, e perci lo mangio. Io scorgo in te il dono di allietarmi cui si d nome di libera critica umana (Questione giudaica p. 114)
la vita, e perci ti prescelgo a mio compagno. Ai miei occhi tu per distinguerla dalla critica primitiva o religiosa.
non sei che ci che rappresenti per me, vale a dire un oggetto
mio, e, perche mio, diventi anche mia propriet. La critica confida di poter riportar vittoria su tutta la
" massa " e di poterle dare un " attestato di generale povert, "
Nel liberalismo umanitario la pitoccheria giunge all'estremo.
Essa pretende dunque d'aver l' ultima parola e di provare che
necessario che noi discendiamo all' ultimo grado di cencio- la lotta dei " timidi " e degli scoraggiati si risolve in un ergo-
sita e di miseria, se vogliamo giungere al concetto del nostro va-
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tismo egoistico, in una piccineria, in una meschinit. Ogni ran- ostacoli, o, per meglio dire, non tutti scorgono una barriera in ci
core scema d'importanza ed i piccoli dissidi si bandiscono, poich che agli altri sembra tale. Per conseguenza non curarti degli osta-
colla critica scende in campo un nemico comune. " Voi siete egoi- coli che non danno impaccio a te. Ti basti l'abbattere questi. A
sti, tatti quanti siete, e nessuno di voi vale meglio dell'altro. Ed chi mai fu dato di abbattere un ostacolo in pro di tutti gli uomini?
ora gli egoisti si schierano compatti contro la critica. Non sono forse senza numero coloro che corrono oggid, come
Ma che siano proprio egoisti ? No essi combattono la critica, sempre, pel mondo pur trascinando tutte le pastoie dell'umanit?
per ci che questa li taccia d'egoisti; essi non vogliono confessare Chi ha abbattuto una delle sue barriere, pu con ci additare agli
d'esser tali, sicch la critica e la " moltitudine " son ferme sulla altri la via ed i mezzi; l'abbattere gli ostacoli che gli si attra-
stessa base; entrambe lottano contro l'egoismo, entrambe lo rin- versano compito di ognuno per se stesso. Di fatto nessuno opera
negano e cercano di tacciarsene reciprocamente. diversamente. Pretendere che tutti diventino perfettamente a uo-
mini " equivale a domandar loro di abbattere tutte le barriere.
Critica e moltitudine seguono la stessa mta, l'emancipazione E ci impossibile, poich l' uomo per s stesso non ha barriere.
dall'egoismo, e non quistionano tra di loro che per sapere chi pi Io ne ho ancora, ma son sempre le mie, e queste soltanto pos-
vicino alla mta o anche chi l'ha raggiunta. sono essere da me superate.
Gli ebrei, i cristiani, gli assolutisti, gli uomini " oscuri ", gli Un " io umano ", non potr diventarlo giammai, perch io
amanti della luce, i politici, i comunisti, insomma tutti, respin- sono " io " e non solamente uomo.
gono da s l'epiteto infamante d'egoisti, e siccome la critica li ha
in conto di tali, senza reticenze nel significato pi ampio, tutti Vediamo un po' tuttavia se la critica ci ha insegnato alcunch
intendono a giustificarsi contro il rimprovero d'egoista e combat- di utile. Libero io non lo sono se non sono senza interessi, uomo
tono l'egoismo, cio lo stesso nemico, contro il quale scesa in nemmeno se non sono disinteressato. Sia pure, ma che m'importa
arme la critica. d'esser libero o d'esser uomo? io non lascier per ci solo trascor-
rere alcuna occasione di farmi valere. La critica mi porge que-
Sono nemici degli egoisti l'una e l'altra, la critica e la massa, st'occasione, coll'insegnarmi che allorquando qualcosa mi si insinua
e s l'una s l'altra cercano di emanciparsi dall'egoismo tanto col nell'animo e vi permane indissolubilmente, io ne divento il pri-
cercar di scagionarsene quanto coll'accusarne l'avversario. gioniero e lo schiavo, cio un ossesso. Un interesse qualunque fa
Il critico il vero oratore della a folla " ; ed egli le manifesta di me, se non so liberarmene, la sua preda, e non pi esso ap-
il a semplice concetto ed il modo d'esprimersi " dell'egoismo partiene a me, bens io appartengo a lui. Accettiamo dunque il
Egli principe e duce nella guerra di liberazione contro l'egoismo mnito della critica: non consentiremo ad alcuna propriet di diven-
Ma in pari tempo egli pure l'avversario della moltitudine, non tare stabile, e faremo in modo da non trovarci a nostro agio fuor-
perche la combatte, ma perch la incita e la sprona, e fa schioccare ch nella distruzione.
la frusta dietro i pusillanimi, per incoraggiarli. Se dunque la critica dice: Tu non sei uomo che quando criti-
Con ci il contrasto tra la critica e la folla si riduce a questo chi e dissolvi senza posa; noi diciamo: Tale io sono gi anche senza
dibattito: a Voi siete egoisti! No, noi non siamo tali! Io di ci e quindi io non voglio prendermi altra cura che d'assicu
ve lo dimostrer. E tu vedrai come sapremo giustificarci ! " ranni la mia propriet, e, per meglio assicurarla, la chiudo in me
Prendiamoli pure l' una e l'altra per quel che pretendono di stesso, la faccio mia schiava, e ne uso prima ch'essa possa diven-
essere, cio per antiegoisti, o per quello in cui l' una tien l'altra, tare un'idea fissa o una mana.
vale a dire per egoisti. Ma io non faccio questo gi per un dovere che mi sia imposto,
La critica dice veramente; tu devi liberare per tal modo il bens per libera volont mia. Io non meno vanto di abbattere
tuo io da ogni cosa che lo limiti da farlo diventare un " io " tutto ci che all'uomo dato di poter distruggere; finch, ad
umano. Ed io osservo: liberatene per quanto puoi ed avrai fatto esempio, non avr ancora dieci anni, io non pretender di criticare i
il tuo dovere ; poich non a tutti e concesso d'abbattere tutti gli STIRNER: L' unico. 11.
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controsensi del decalogo; sar per questo meno un uomo? Anzi vuol esprimere, cos l' uomo resta pel singolo un " a l di l ", su-
sar tale per ci a punto. In breve, io non ho alcuna vocazione e blime, un ente supremo non peranco raggiunto, un Dio. Di pi,
non ne seguo nessuna nemmeno quella d'esser uomo. Ripudio forse esso il vero Dio perch perfettamente adeguato alla nostra
con ci quello che il liberalismo ha conquistato con le sue fatiche? natura e rappresenta ed il nostro vero " essere - : perche raffi-
Sono bea lontano dal desiderare che vada perduto ci che fu con- gura insomma noi stessi, ma come astratti dalla realt ed elevati
quistato; solamente ora che, merc il liberalismo, l' uomo dive- a un ideale superiore.
nuto libero, io guardo a me stesso e dico francamente a me stesso:
quello che in apparenza ha conquistato l'uomo l'ho conquistato Le osservazioni che precedono sulla " libera critica umana "
io solo. furono scritte, al pari di tutto il resto che si riferisce ad opere
che hanno attinenza a questo soggetto, saltuariamente subito dopo
L'uomo, dice il liberalismo, libero solo quando della sua la pubblicazione dei libri che ne trattavano, ed io non feci altro
esistenza egli ha fatto l'ente supremo. Dunque pel perfezionamento poi che raccogliere ed ordinare i frammenti. Ma la critica prosegue
del liberalismo necessario che ogni altro essere supremo sia di- d'ora innanzi senza tregua per la sua strada e rende necessario
strutto, che la teologia sia abbattuta e sostituita dall'antropologia, che io, avendo terminato la prima parte, aggiunga questa nota
e che Dio e la sua provvidenza sian condannati al dileggio, si che a m di conclusione.
l' ateismo divenga universale.
Io ho dinanzi a me l'ottava puntata della Gazzetta universale
L'egoismo della propriet fa l'ultima perdita, il giorno che il di letteratura di Bruno Bauer.
" mio Dio " diviene parola senza significato; poich Dio non esiste
se non in quanto egli ha cura della salute del singolo il quale a Fin da principio essa ci parla un'altra volta degli interessi ge-
sua volta in Lui abbia fede. nerali della societ. Ma la critica ha riflettuto bene ed ha a questa
societ attribuito una destinazione, merc la quale essa ora si
Il liberalismo politico ha abolito l'ineguaglianza dei servi e dei distingue da un'altra forma, con cui prima soleva essere scambiata ;
padroni: egli ci rese senza padroni anarchici. Il padrone fu se- a lo Stato ", poco innanzi esaltato ancora quale " libero Stato "
parato dal singolo, dall' egoista, per divenire uno spettro; la legge fu del tutto abbandonato, poich fu chiaro che in nessun modo
e lo Stato. Il liberalismo sociale abol l'ineguaglianza della pro- esso saprebbe conseguire il fine della " societ umana ". La critica
priet, dei poveri e dei ricchi, e rese tutti senza propriet, poich che nel 1842 si era " veduta costretta a identificare per un momento
questa, nel suo concetto, vien confidata a un fantasma la societ. l'essenza umana colla politica ", ora s' invece accorta che lo Stato,
I1 liberalismo umano a sua volta ci toglie Dio, ci rende atei. Per sia pure il " libero Stato ", non la societ umana, o, come po-
ci il Dio del singolo, il " mio Dio " deve essere abolito. Ora trebbe dirsi in altri termini, che il popolo non " l' uomo ".
certo che la mancanza di padroni trae seco l'abolizione di ogni Noi abbiamo veduto come essa si sia disfatta della teologia di-
servaggio, la mancanza di possesso ha per conseguenza la libera- mostrando chiaramente come dinanzi all'uomo Dio dilegui; ora la
zione dai bisogni, e l'ateismo significa assenza di pregiudizi, giac- vediamo liberarsi allo stesso modo dalla politica e dimostrare che
che col padrone cade il servo, col possesso la causa di conservarlo, dinanzi a l l ' u o m o cessano popoli e nazionalit; noi vediamo adun-
col dio tutti i pregiudizi! Ma siccome il padrone risorge nello Stato, que che essa si emancipa a un tempo dalla Chiesa e dallo Stato
il servo riappare quale suddito, la propriet fa nuovamente capo- dichiarando antiumani l'una e l'altro, e noi vedremo poich gi
lino nel possesso esclusivo della societ, e il pregiudizio di Dio ci facile divinarlo che essa sapr, anche dimostrare come di-
si riaffaccia sotto la forma dell' Uomo, cosi sorge una nuova cre- nanzi all' " uomo " la stessa " umanit " proclamata da essa ente
denza, quella nell'umanit e nella libert. Al posto del " Dio " spirituale " si chiarir senza valore. E come mai saprebbero in
del singolo ora innalzato il Dio di tutti, l' Uomo: " la cosa su-
prema alla quale tendiamo, d'esser uomini ". Ma siccome nes-
suno pu perfettamente tradurre in atto ci che l'idea a uomo "
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altro modo i piccoli a enti spirituali " sostenersi di fronte allo Il critico perviene cos per dispetto a distruggere tutto ci che
spirito supremo? L'uomo abbatte tutti i falsi idoli. umano: infatti, movendo dalla premessa, che ci ch' umano
Quello adunque che il critico pensa di fare per ora, si di con- anche il vero, egli si d la scure sui piedi, poich viene a negar
siderare la collettivit secondo il suo astratto concetto del- il carattere umano a tutto ci cui finora era stato attribuito. Egli
l' " uomo " per combatterla. Quale ora l'oggetto della critica? " dimostra soltanto, che l' umano non si trova che nella sua testa,
mentre l'antiumano si trova da per tutto. L'antiumano il vero,
" La collettivit, un ente spirituale! " Il critico imparer pure il reale, ci che trovasi in ogni luogo, ed il critico col dimostrarlo
a conoscerla e s'accorger che sta in contraddizione coll'uomo " non umano " non fa che esprimere chiaramente con una tau-
e dimostrer ch'essa antiumana; e questa prova gli riescir al- tologia la verit della mia affermazione.
trettanto felicemente quanto la prima, che cio la divinit e la na-
zionalit, vale a dire la religione e lo Stato, sono antiumani. Ma che accadrebbe se l'antiumano voltandogli coraggiosa-
mente il dorso mostrasse le spalle anche al critico che lo inquieta,
Il popolo definito il pi importante prodotto della rivolu- e lo lasciasse stare, senza curarsi della sua obbiezione ?
zione, la moltitudine ingannata che le illusioni del progresso
politico, anzi in generale del progresso di tutto il secolo decimot- Tu mi chiami antiumano, potrebbe dirgli, ed io sono tale ef-
tavo, diedero in preda allo sconforto. fettivamente, per te: ma son tale per questa sola ragione: che tu
mi contrapponi all' umano ed io non potevo disprezzare me stesso
La rivoluzione pei suoi risultamenti soddisfece gli uni e lasci che sino a tanto che io mi ritenni vincolato a quel contrapposto. Io
insoddisfatti gli altri; la parte soddisfatta la borghesia, l'insod- era spregievole, perch cercavo fuori di me " la miglior parte di
disfatta il popolo. Per questo rispetto il critico stesso non appar- me stesso " : io rappresentava l'antiumanesimo, perch sognavo l'u-
tiene forse esso pure al popolo? manesimo: ero simile ai religiosi che hanno sete del loro vero
Ma i malcontenti procedono ancora a tastoni e il loro disagio " io " e restano tutta la vita dei " miseri peccatori " ; io non mi
morale s'esprime in un'ira immoderata. Questa si propone di vin- concepivo che in rapporto ad un altro ; in breve io non era il tutto
cere il critico, ch' malcontento del pari : egli non pu volere n nel tutto, non era l'unico. Ma ora ho cessata di apparire a me stesso
raggiungere altro fine se non quello di liberar la moltitudine dal- antiumano, ho cessato di misurarmi e di lasciarmi misurare in rela-
l'angustia che l'affigge e " sollevare il morale " (come usan dire) zione agli altri uomini, ho cessato di riconoscere qualche cosa al
dei molcontenti, assegnando il posto che per i resultati della rivo- disopra di me stesso; e con ci, ti saluto, mio bel critico umano!
luzione loro spetta. Per ci, egli vuol riempire il a profondo Io fui l'antiumano, ma non lo sono pi ora; ora io sono l'unico,
abisso che lo separa dalla massa ". anzi, ci che pi ti far ribrezzo, sono l'egoista, non gi l'egoista
Da coloro che vogliono innalzare le " classi popolari infe- in rapporto coll' umanismo o col disinteresse, bens l'egoista in s.
riori " egli si distingue per ci, che non soltanto quelle, ma anche Dobbiamo far rilevare anche un altro passo del fascicolo sovra
s stesso intende liberare " dalla tristezza che l'affligge ". accennato. " La critica non impone dogmi e non domanda che di
D'altro canto l'istinto non la tradisce quando lo avverte che la conoscere le cose ".
folla un a nemico naturale della teoria " che quanto pi " quella Il critico teme d'essere " dogmatico " o di imporre dei dogmi.
teoria andr sviluppandosi, tanto maggior compattezza acquister Ed naturale: poich ci essendo e facendo egli diventerebbe il
la moltitudine ". Poich il critico, con la sua teorica dell'uomo, contrario del critico: di buono, quale presentemente, si farebbe
non in condizione n di ammaestrare n di soddisfare la molti- cattivo, di disinteressato egoista, e cosi via. " Bando ai dogmi ",
tudine. Se gi di fronte alla borghesia questa non rappresenta che ecco il vero dogma, poich critico e dogmatico stanno sullo stesso
la classe a inferiore del popolo ", una massa senza importanza po- terreno: quello del pensiero. Entrambi procedono dal pensiero, ma
litica, con maggior ragione di fronte all' uomo essa non altro ri-
mase che una massa senza importanza per l'umanit, anzi bar- il critico si distingue dall'altro per ci che egli non cessa di as-
bara al tutto. soggettare il suo pensiero a un sistema che lo costringe continua-
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mente a mutare. Egli fa valere il raziocinio contro la credulit del Se per contro io fossi un critico, io propugnerei la libert del
pensiero, il progresso del pensare contro l'immobilit del pensiero. pensiero nuovo contro il pensiero che invecchia, difenderei il pen-
Nessun pensiero sicuro di andar immune dalla critica, poi che siero presente contro l'antico. Ma io non sono n il campione d'un
questa rappresenta il pensare, ovvero lo spirito pensante per ec- pensiero, n quello del pensare, poich io muovo dal concetto
cellenza. dell' " io " che non n il pensiero singolo n l'atto del pensare.
Da questo nasce bene ripeterlo il mondo religioso Contro l' " io " l'innominabile, s'infrangono e il regno dei
e tale appunto il mondo dei pensieri che nella critica raggiunge pensieri, e quello del pensare e dello spirito.
la sua perfezione poich l'operazione del pensare soverchia ogni La critica la lotta degli ossessi contro l'ossessione : essa
pensiero singolo e gli impedisce d'immobilizzarsi " egoistica- sorge dal convincimento che in ogni cosa esista l'ossessione, o,
mente ". Che ne sarebbe della " purezza della critica ", della pu- come dice il critico, esistono rapporti religiosi e teologici.
rezza del pensare, s un solo pensiero potesse sfuggire all'ope- Egli sa che non par verso Dio ci si comporta religiosamente
razione del raziocinio? Con ci si spiega che critico di quando cio guidati da una fede, da una credenza, ma anche verso
in quando arrivi persino a farsi gioco del pensiero dell'uomo, altre idee quali il diritto, lo Stato, la legge: e da ci inferisce
dell'umanit e dell' umamesimo, perche egli sente che qui c' un che l'ossessione in ogni cosa. E cos alla ragione ei si richiama
pensiero che accenna ad avvicinarsi all'immobilizzazione dogma- contro i pensieri. Ma io dico invece che soltanto la mancanza di
tica. Ma egli non pu distruggere questo pensiero se prima non pensieri mi salva effettivamente dai pensieri. Non il pensare bens
n abbia trovato uno d'ordine pi elevato, nel quale quello possa l mia " assenza di pensieri ", ovvero " l'io " l'incompresi-
risolversi ; poich egli lion procede che per via di pensieri. Que- ble mi salva dall'ossessione.
sto pensiero pi elevato potrebbe esser chiamato il pensiero
per antonomasia del " raziocinio " stesso, vale a dire il pen- Un crollo di spalle vai bene talora una meditazione; uno sti-
siro del pensare o della critica. rar delle membra mi pu liberare da pensieri penosi; balzando
in piedi io getto da me lontano l'incubo del mondo religioso;
Con ci la libert del pensiero ha raggiunta la sua perfezione un grido di tribudio allontana da me un peso sopportato lunghi
e la libert dello spirito festeggia il suo trionfo : poich i pensieri anni. Ma la significazione preziosissima d' un tripudio spensierato
singoli egoistici, hanno perduta la lor forza, dogmatica. Null'altro e liberatore non pot esser riconosciuta nella lunga notte del pen-
rimasto fuorch il dogma del libero pensiero o della libera siero e della fede.
critica.
" Quale sciocchezza e quale frivolezza sono nel voler risol-
Contro tutto ci che appartiene al mondo dei pensieri, la cri- vere i pi ardui problemi, i compiti pi complessi mediante una
tica ha dalla sua il diritto, cio la forza: essa vittoriosa. La interruzione improvvisa ".
critica, la sola critica, all' a altezza dei tempi ". Nel rispetto
del pensiero non v'ha forza che la possa superare, ed bello il Ma hai tu dei doveri che tu stesso non ti sia imposto ? Sino
vedere quanto facilmente, e quasi scherzando, questo mostro ingoii a tanto che ti assegnerai tali compiti, ben naturale che non ti
e divori tutto il bulicame degli altri pensieri, vermi che esso daranno pace, ed ben naturale ch'essi ti offrano materia a pen-
schiaccia nonostante le lor contorsioni e i loro avvolgimenti. sieri e che pensando tu crei a te stesso mille cure. Ma tu, che ti
sei imposto un compito, non dovresti avere il potere d'annullarlo?
Io non sono un avversario della critica, o per dir pi pro- Sei tu costretto ad esser vincolato a quel compito, e deve esso
prio io non sono un dogmatico, e non mi sento morso dal diventare assoluto?
dnte col quale il critico azzanna il dogmatico. Se io fossi un
dogmatico, io porrei un dogma, vale a dire un pensiero, un'idea, Per accennare a una soia cosa fra tante, si cercato di ac-
un principio in capo a tutto, e recherei ogni cosa a perfezione cusare l'autorit del governo, perch contro le idee esso adopera
creando un sistema, componendo cio un'architettura di concetti. mezzi violenti procede contro la stampa coll'arbitrio poliziesco
della censura e muta una lotta letteraria in una personale. Cos
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se si trattasse soltanto d'idee e come se verso le idee noi doves- la santa potenza del pensiero soccombe alla prepotenza dell'egoi-
simo comportarci con disinteresse e con virt di sacrificio! Ma smo, dacch soltanto la lotta egoistica, la lotta di egoisti d'ambo
quelle idee non sono forse dirette contro gli stessi governanti, le parti, pu venir a capo d'ogni cosa.
e non provocano esse forse in tal modo l'egoismo? Ma questo fare del raziocinio un oggetto del capriccio del
E i propagatori di quelle idee non mettono innanzi forse la singolo ridurlo a un dilettantismo e toglierli ogni impor-
pretesa religiosa del rispetto alla forza del pensiero, delle idee? tanza; quest'umiliazione e profanazione del pensare, questo pa-
Essi dovrebbero soccombere volontariamente e disinteressatamente, reggiar l'io che pensa all' io che non pensa, questa rozza, ma pur-
perch la divina possanza del pensiero, Minerva, combatte al troppo reale, " uguaglianza ", la critica non pu formularla, poich
fianco dei loro nemici. Ma cotesto sarebbe un atto suggerito dal- essa stessa non che la sacerdotessa della ragione, e di l dal
l'ossessione, sarebbe un sacrifizio religioso. pensiero non scorge altro che l'universale ruina.
Certamente anche i governi subiscono il fascino religioso e La critica sostiene bens che essa, qual libera critica, pu
seguono la potenza direttiva d'un'idea o d'una credenza: ma in trionfare dello Stato, ma si schermisce, in pari tempo dal rimpro-
pari tempo sono degli egoisti, senza confessarlo (precisamente vero che le vien mosso dal governo dello Stato, ch'essa " sia ar-
nella lotta contro i nemici erompe l'egoismo latente) sono ossessi bitrio e impudenza "; essa ritiene che non all'arbitrio ed alla im-
quanto alla loro fede, ma si ritrovano ad essere egoisti di fronte pudenza, ma alla virt sua debba attribuirsi la vittoria. Invece
alla fede degli avversari. Se si vuole far loro un rimprovero, con- l'opposto giusto: lo Stato non pu essere vinto che dallo arbitrio
viene imputar loro d'esser ossessi, come gli altri, dalle proprie impudente.
idee. Ai pensieri non dovrebbe opporsi alcuna potenza egoistica, Si potr concludere da questo, per finire, che il critico nella
nessuna violenza poliziesca ecc. Cosi credono quelli che hanno sua nuova evoluzione non si gi trasformato, ma solo ha " chia-
fede nella ragione, ma l'attitudine del pensare e i concetti per rito una data quistione " ; se non che egli procede troppo oltre
me non sono cose sacre ed io difendo la mia pelle anche contro quando afferma che la " critica critica s stessa "; essa, o piut-
di loro: Ci sar irragionevole ma se io sono vincolato alla tosto egli, non ha fatto che criticare un errore commesso e puri
ragione, io dovr, secondo Abramo sacrificarle ci che ho di ficarsi delle sue a assurdit ". Se il critico presumesse di criti-
pi caro. care la critica, dovrebbe anzitutto accertarsi se nella ipotesi onde
Nel regno del pensiero (il quale, al pari di quello della fede, questa procede c' qualche cosa che valga.
il regno dei cieli), ha certamente torto colui che adopera la Dal mio canto io movo dalla ipotesi dell' " io ": della mia
violenza cieca, come ha torto ognuno che voglia procedere senza premessa io non mi valgo che per mio vantaggio. Io mi nutro
amore pel regno dell'amore o che. cristiano si comporti anti- precisamente della mia premessa e non esisto se non perch mi
cristianamente; ciascun di costoro si rivela un egoista, perch nutro di essa, ma appunto perci questa in fine pi e meglio
vuole appartenere a uno di questi regni e sottrarsi tuttavia alle che una ipotesi, poi che siccome io sono l'unico, cosi io ignoro
lor leggi. Ma s'egli vorr sottrarsi non pi alla legge soltanto ma l'esistenza d'un dualismo in me stesso, del dualismo d'un io che
alla istessa costituzione di questo regno e pretendere di non es- premette e d'uno ch' premesso (d'un io imperfetto e d'uno per-
servi pi soggetto, egli apparir allora a dirittura un delinquente. fetto, che sarebbe l'uomo): per me il fatto che " io mi assorbo "
Il pensatore nel suo diritto allorch lotta contro le idee significa che io sono. Io non premetto che sia, perch in ogni
del governo (il governo resta di solito muto e nel rispetto della momento io mi ammetto e creo, e sono " io " non per ci che
letteratura nulla sa obiettare); per contro nel torto, cio impo- io sia premesso, ma per ci che io sono ammesso da me medesimo
tente, quando null'altro che pensieri sa metter in campo contra vale a dire per ci che io sono in pari tempo il mio creatore e
un potere personale (il potere egoistico chiude la bocca al pen- la mia creatura.
satore). La lotta teoretica non pu condurre alla vittoria finale e Se le ipotesi fatte sinora devono dissolversi del tutto, esse
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non devono assorbirsi in un'altra ipotesi pi elevata cio nel pen-
siero o nel pensare, nella critica Quel dissolvimento deve ope-
rarsi in mio vantaggio altrimenti esso rientrerebbe nella cate-
goria innumerevole di quelli che a pro d'altri, per esempio del-
l' uomo, di Dio, dlio Stato, della morale pura ecc., proclamarono
menzogna le antiche verit, ed abolirono ipotesi da gran tempo
ammesse per vere.

PARTE SECONDA

IO
All'alba de' nuovi tempi s'affaccia " l'uomo-dio ". Al loro tra
monto dileguer il dio? E l'uomo-dio pu veramente morire se
in lui scompare soltanto il dio? Non si pensato a tale quistione
e si credette d'aver tutto compiuto quando si riusci a superare
vittoriosamente il dio ; non si avvert che l'uomo ha ucciso Dio
per diventale egli stesso " unico Dio nei cieli ". Il di l esteriore
certamente spazzato via e la grande impresa della filosofia com-
piuta; ma il di l in noi diventato un nuovo regno celeste e
ci chiama nuovamente a dar la scalata ai cieli: Dio ha dovuto
cedere il suo posto, ma non gi a noi bens all'uomo. Come
potete voi supporre che l'uomo-dio sia morto se prima in lui, oltre
che il dio, non siasi spento anche l'uomo?

1. L'ORIGINALIT.
" N o n anela forse lo spirito alla libert? " Ah, non soltanto
il mio spirito; tutta la mia carne anche vi anela ardentemente,
in ogni ora ! Quando il mio naso, eccitato dai grati odori che gli
giungono dalla cucina del castello, parla al mio palato dei gustosi
manicaretti che vi si preparono, quest' ultimo, condannato al pane
asciutto, prover un orribile languore; quando i miei occhi fanno
intendere al mio dorso calloso che mille volte pi dolce il riposo
in un letto di piume che non sovra un sacco di paglia, esso si
sente morso da un'ira repressa; quando... ma non proseguiamo
pi oltre nell'annunciare le privazioni e le sofferenze e i dolori.
E a ci tu dai il nome di brama di libert? Ma di che cosa
mai ti vuol tu render libero? Del pane asciutto che sei costretto
amangiare o del tuo duro giaciglio? Ebbene gettali via. Ma
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pare che ci non ti basti ancora : tu vorresti possedere la libert gustiava il mio spirito, ecco affacciarsene mille altri, l'enigma dei
di assaporare i cibi deliziosi e di godere i letti ben sprimacciati. quali m'impedisce di progredire, vela il mio sguardo, e mi fa sen-
Devono forse gli uomini procurarti questa " libert " possono tir con dolore i confini della mia libert. " Poi che vi siete redend
essi permetterla a te? Tu non speri tanto dal loro amore pel pros- dal peccato, diveniste i servi della giustizia ".
simo, poi che tu ben sai ch'essi pensano come te : ciascuno il I repubblicani, con tutta la lor vasta libert, non diventano
prossimo di s stesso! E in qual modo vorresti allora procurarti essi forse i servi della legge?
il godimento di quei cibi o di quei letti? Non altrimenti, certo,
che col rendertene padrone ! Quanto ardentemente desiderarono in ogni tempo i cuori cri-
stiani " d'esser liberi ", con quanto struggimento languirono nella
Se pensi bene, tu non vuol la libert di poter avere tutte brama d'esser redenti dai " ceppi di questa vita terrestre " ; con
quelle belle cose, perch la sola libert non te le pu concedere; quanta ansia essi spinsero i loro sguardi verso il paese della li-
tu vuol possederle in effetto, vuol poterle chiamare tue, averle bert ! (" La Gerusalemme che sta in alto sopra di noi, la libera,
quale tua propriet. A che cosa ti servirebbe una libert da cui la madre di noi tutti ". Gal. 4, 26).
tu non potessi trarre alcun vantaggio? E se tu divenissi libero da
ogni cosa, tu finiresti col non aver pi nulla: poich la libert Esser liberi da qualche cosa, altro non significa se non esserne
non ha una contenenza propria. Per colui che non se ne sa ser- sbarazzati o privi. " Egli libero dal mal di capo " significa:
vire la libert non ha alcun valore, una cosa inutile ; ma il modo egli se n' liberato. * Egli libero da questo o quel pregiudizio "
di servirmene dipende dall'originalit del mio essere. importa: egli non l'ha mai avuto, oppure egli se n' sbarazzato.
Nel distacco da una cosa, noi adempiamo al precetto della libert
Io non ho nulla da obiettare contro la libert, ma io auguro raccomandata dal Cristianesimo, ci facciamo puri dal peccato,
a te qualcosa di pi che non la sola libert; tu dovresti non solo (senza peccato): cos l'empio il senza Dio, l'immorale e il senza
esser libero, vale a dire privo, ma anche dovresti possedere quello morale, ecc.
che tu vuoi: in una parola tu dovresti essere non solamente,
un " libero ", ma anche un " padrone ". Libert la dottrina del Cristianesimo. " Voi, miei cari fra-
telli, siete chiamati alla libert " (Perti, 1, 2, 16). " Dunque, par-
Libero ma da che cosa? Oh, di quante cose facile libe- late ed operate come debbono parlare e operare quelli che devono
rarsi! Dal giogo della schiavit, dalla sovranit, dall'aristocrazia esser giudicati dalla legge della libert " (Jacobi, 2, 12).
dei principi, e dal dominio della concupiscenza e delle passioni:
s, persino l'impero della propria volont, l'ostentazione, il capric- Dovremmo noi forse rinunciare alla libert perch essa si ma-
cio, lo spirito di sacrificio, null'altro sono che " libert " cio li- nifesta per un ideale cristiano ? No, nulla deve andar perduto, n
berazioni dal diritto di disporre di s stessi, del proprio essere : pur la libert; ma essa deve diventar cosa nostra.
l'impulso verso la libert, come qualcosa di assoluto, degno del Quale differenza tra libert e propriet ! Di molte cose pos-
pi alto prezzo, ci tolse la nostra, individualit. Quanto pi io sibile liberarsi, ma non gi di tutte : da molte cose si diviene li-
divento libero, tanto maggiori costrizioni mi premono da ogni lato bero, ma non da tutte. Nel suo interno, anche lo schiavo pu esser
e tanto pi impotente mi sento. libero: esteriormente egli lo pu essere da molte cose, ma non da
Il non libero figlio delle selve non ha alcuna notizia ancora tutte. Dalla sferza, per esempio, o dal capriccio imperioso del pa-
degli ostacoli che si attraversano da tutti i lati all'uomo civile; drone lo schiavo non pu liberarsi, " La libert non esiste che
egli ritiene s stesso pi libero di questo! Nella misura in cui io nel regno dei sogni ! "
conquisto la libert, io creo a me stesso nuovi limiti e nuovi com- Per contro l'originalit, vale a dire l'essenza e la sostanza di
piti. Se bene io abbia inventato le ferrovie, io sento tuttavia di me stesso, costituisce la individualit unica. Io sono libero dalla
esser debole, perch non posso trascorrer gli spazi aerei al pari cosa di cui mi sono sbarazzato, sono invece proprietario delle cose
dell' uccello ; e quando ho sciolto un problema, la cui difficolt an- che io ho in mio potere, o di ci che posso. Mia propriet io lo sono
sempre in ogni incontro se io so possedere me stesso, e non mi
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d in bala degli altri L'esser libero io non posso volerlo vera- un cristiano dall'odio dei nemici? ecc. In tal caso egli libero cri-
mente, dacch io non posso n ottenerlo n crearlo. Io non posso stianamente, perch egli s' liberato di ci ch' anticristiano; ma
che desiderarlo: posso aver la tendenza d'esser libero, non altro, egli libero in modo assoluto, per esempio, dalla superstizione
ma infine ci un ideale, un fantasma. cristiana, dal dolore corporale, e via dicendo? Del resto sembra
Le catene della realt si serrano intorno ai miei polsi facen- che tutto ci sia diretto pi contro il nome che contro la sostanza
done sgorgar il sangue ad ogni momento. Ma io rimango il signore della cosa. Ma forse indifferente il nome, e non ha forse la pa-
di me stesso. Se sono schiavo d'un padrone io non penso che a rola reso scemi gli uomini? Se non che tra la libert e la propriet
me ed a ci che mi pu tornar utile ; le sue percosse mi colpi- pi lungo il tratto che non quello rappresentato da una pura
scono; s : io non sono libero da esse ; ma io le sopporto per mio distinzione di parole.
vantaggio, sia per ingannare il mio signore con la mia apparente Tutti chiedono la libert, tutti ne invocano il Regno. O in-
pazienza, sia per non attirarmi con la mia ribellione un castigo cantevole visione d'un a regno fiorente della libert ", d ' u n " li-
peggiore. Ma siccome io non considero che me stesso ed il mio bero genere umano " chi non l'avrebbe sognata? Ebbene siano
tornaconto, cos io approfitter della prima o della pi favorevole pur liberi gli uomini, in tutto liberi, esenti da ogni costrizione.
occasione che mi si presenti per ischiacciare il possessore di Da ogni costrizione, proprio vero? Ma non s'imporranno poi
schiavi. Se io con ci mi libero da lui e dalla sua sferza, ci un essi stessi una costrizione? " Oh s, ma questa non gi una
effetto del mio egoismo. Mi si o obietter forse che anche allo stato costrizione! " Siamo liberi dalle credenze religiose, dai rigorosi
di schiavit io era " libero ", vale a dire ero tale " per me stesso doveri della moralit, dall'inesorabilit della legge, da " quel-
internamente ". Ma esser " liberi per s stessi " non vale esser l'orribile equivoco ! " Se non che, ditemi, da quali cose devono
" liberi " in effetto, e " internamente " non corrisponde ad " ester- liberarsi, e da quali no?
namente ". Invece " padrone di me stesso " io era del tutto, in- Il bel sogno svanito, e noi ci ridestiamo fregandoci gli
ternamente ed esternamente. Dai martir, dai colpi di sferza il mio occhi, guardando il volgare interruttore. " Da che cosa deve li-
corpo non " libero " sotto il dominio d'un padrone crudele; ma berarsi l'uomo? " Dalla cieca credulit, esclama taluno. Ma che !
pur sono le mie ossa che scricchiolano durante la tortura, le mie esclama un altro, ogni credenza credulit cieca; gli uomini de-
fibre che vibrano sotto i colpi, ed io gemo, perche il mio corpo vono emanciparsi da ogni credenza. No, no, per l'amor di Dio
geme. Se io gemo e tremo ci significa che io sono ancora in pos- replica il primo , non gettate da voi ogni credenza altri-
sesso di me medesimo. La mia gamba non libera dalle percosse menti scatenerete la tempesta della brutalit. Noi dobbiamo, dice
del padrone, ma la gamba mia, e da me inseparabile. Me la un terzo, costituirci in repubblica, ed esser liberi da ogni pa-
strappi e vedr se egli possiede la mia gamba ! Egli non stringer drone. Con ci nulla si acquista, afferma un quarto ; ch allora
in sua mano che il cadavere della mia gamba la quale sar allora il nostro padrone sar la a maggioranza dominante ", fate pi
tanto poco mia quanto la carogna di un cane ancora un cane; tosto che ci liberiamo dalla trista disuguaglianza, O disgra-
un cane ha un cuore che palpita, la carogna non ne ha pi e per ziata uguaglianza eccoti ritornare in campo! Era cos bello il
ci cessa di esser un cane. mio sogno d ' u n paradiso della libert, e d ora l'impudenza e la
Coll'affermare che lo schiavo possa essere, non ostante tutto, sfrenatezza levano un'altra volta la loro voce selvaggia! Cos si la-
internamente libero si pone soltanto un'affermazione inutile e vol- menta il primo e balza in piedi per isguainar la sua spada contro
gare. Perch chi vorr mai asserire che un uomo sia sprovvisto la libert sconfinata. E in breve non sentiamo pi altro che il
di ogni libert? Se io sono schiavo dei miei occhi, non posso perci cozzare delle armi dei nostri discorsi propugnatori di libert.
non esser libero da innumerevoli cose, p. e. dalla credenza in L'istinto di libert s'espresse un tempo nel desiderio d'una
Giove, dal desiderio della gloria, ecc. Perch adunque uno schiavo libert determinata: l'uomo credente voleva esser libero ed in-
non potrebbe essere internamente libero da un modo di pensare, dipendente. Da che cosa? Forse dalla fede? No, bens dagli in-
S T I RN E R L'unico. 12.
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quisitori della fede. La stessa cosa avviene oggi della libert po- E perch mai non sapete avere il coraggio di fare di voi
litica e civile. I borghesi vogliono esser liberi, non gi dalla stessi il centro e il punto essenziale d'ogni cosa? Perch sfiatarvi
dominazione borghese, bens dalla dominazione burocratica, dal- ad invocare la libert il vostro sogno? Siete voi il vostro sogno?
l'arbitrio dei principi, ecc. Il principe di Metternich asser un Non domandate consiglio ai vostri sogni, alle vostre idee, ai vo-
giorno ch'egli aveva trovata una via atta a condurre, una volta stri pensieri, perch tutto ci teorica vana. Chiedete consiglio
per sempre, sulla traccia della vera libert. Il conte di Provenza a voi stessi ci pi pratico: n l'essere uomini " pratici " vi
lasci la Francia, allora appunto che questa s'accingeva a fon- dispiaccia.
dare il " regno della libert ", e disse: " la mia prigionia mi Ma ecco che l'uno tende l'orecchio per sentire che cosa dir
era divenuta insopportabile, io non avevo che una passione il suo dio (perch naturalmente ci che gli si raffigura sotto il
quella della libert , io non pensavo che ad essa ". nome di Dio, il suo dio): l'altro vuol sapere che cosa richie-
Il bisogno d'una determinata libert presuppone sempre il dono in proposito il suo senso morale, la sua coscienza, il suo
concetto e il desiderio d'una nuova dominazione: allo stesso modo sentimento del dovere; un terzo pensa a ci che dir la gente, e
la rivoluzione poteva bens ispirare ai " suoi difensori la ineb- cosi, quando ognuno ha interrogato il suo nume (poi che in com-
briante convinzione di combattere per la libert ", ma in realt plesso la gente forma una divinit non inferiore per nulla a
creava una dominazione nuova: quella della legge. quella soprannaturale, bens pi complessa: vox populi, vox Dei)
Libert cercate voi tutti : voi volete la libert. Ma perch egli si rimette alla volont del suo padrone e non vuol saperne
poi lesinate per un po' di pi o di meno? La libert non pu pi di ci ch'egli stesso amerebbe dire o fare.
essere che la libert intera, illimitata: una bricciola di libert Dunque rivolgetevi a voi stessi, anzich ai vostri Dei o ai
non pu essere la libert. Voi disperate che si possa ottenere vostri idoli. Traete fuori di voi ci che sta in voi celato, traetelo
tutta la libert, la libert sovra ogni altra cosa, anzi, voi ritenete fuori alla luce del sole, costringatelo a rivelarsi.
per pazzia il solo desiderarla? Ebbene, in tal caso, cessate di dar In qual modo uno pensi soltanto per impulso proprio senza
la caccia a un fantasma, e rimanetevi dal perseguire l' inarri- curarsi di nessuna altra cosa, ci appare nella rappresentazione
vabile. che il cristiano si fa del suo Dio. Egli agisce come gli piace.
" Si, ma non c' cosa migliore della libert! " E l'uomo stolto, che potrebbe fare altrettanto, costretto invece
Ma che avete dunque quando possedete la libert, o meglio ad agire come " piace a Dio ! "
perch non intendo parlare delle vostre bricciole quando Se si obbietta che Dio si regola secondo le leggi eterne,
possedete la illimitata libert? Allora voi vi sarete sbarazzati di lecito affermare ci anche per l'uomo, poich, io pure devo se-
tutto. Ma di tutto ci che vi d fastidio : e credo ci saranno po- guire le leggi della mia natura: la mia individualit mi legge.
che cose nella vita che non vi diano molestia. E per amore di Ma basta eccitarvi a pensare a voi stessi per vedervi ridotti
chi voi volete sbarazzarvene? Io credo bene per amor vostro, per alla disperazione.
la ragione che quelle cose vi sono d'ostacolo ! Ma se qualche cosa
non vi desse fastidio, anzi, all'opposto, vi fosse gradita come, per " Che cosa sono io? " si chiede ciascuno di voi. Un abisso
es., lo sguardo, dolce si, ma irresistibilmente imperioso della vo- di istinti senza norma e senza legge, di concupiscenze, di desideri,
stra amata, in tal caso voi non desidereste di liberarvene. E per- di passioni, un caos privo di luce.
ch? Per amor di voi stessi! Dunque voi prendete quale misura Come potrei io, interrogando me stesso senza tener conto dei
d'ogni cosa voi stessi. Voi non fate nessun conto della libert comandamenti divini o dei doveri che impone la morale, o della
quando la schiavit, il a dolce servizio d'amore ", vi torna gra- voce della ragione (la quale nel corso della storia, fondandosi
dita; e voi vi ripigliate all'occasione la vostra libert, quando sulle pi amare esperienze, ha fatto assorgere a legge tutto ci
essa incomincia a piacervi nuovamente. che v'ha di migliore e di pi ragionevole) come potrei io, ripeto,
ottenere da me stesso una giusta risposta? La mia passione mi
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suggerirebbe le cose pi insensate. E cos ognuno tiene s stesso dei commandamenti, ecc. non vi arrecano che danno, ch'essi vi sce-
in conto d'un demonio ; poich se egli parlando di chi non mano valore e vi conducono alla perdizione, oh per certo voi
si cura di religione, ecc. tenesse s stesso soltanto in conto ve le cacciereste di dosso e le respingereste lontano, cos come
d'una bestia, egli troverebbe facilmente che la bestia, quantun- i cristiani in altri tempi fecero d ' A p o l l o e di Minerva, condan-
que non segua che il suo proprio istinto, non suggerisce a s nando la morale pagana. Essi posero, vero, Cristo e Maria in
stessa le cose p i insensate, bens sa trovare egregiamente ci luogo degli dei gentili, una morale cristiana al posto della pagana;
che le abbisogna. Ma l'abito del pensare religiosamente ha per ma lo fecero anch'essi per la salute delie loro anime, dunque per
tal modo imprigionato il nostro spirito, che noi abbiamo paura egoismo.
di vedere noi stessi in tutta la nostra nudit e naturalezza; essa E merc quell'egoismo, gli uomini poterono liberarsi dell'O-
ci ha talmente avviliti, che noi ci riteniamo macchiati dal pec- limpo pagano, sciogliersi da esso. L'individualit cre una nuova
cato originale, e abbiamo noi stessi in conto di demoni nati. Na- libert; poich l'individualit la cratrice di tutto, allo stesso
turalmente voi pensate sempre che la vostra vocazione richieda modo che la genialit (una specie determinata dell' individualit),
di operare ci che " bene ", ci che morale, ci che giu- che sempre originalit, riguardata da lungo tempo come la
sto. Come potrebbe mai, quando interrogate voi stessi sul da opratrice dei nuovi avvenimenti importanti nella storia mondiale.
farsi, uscirvi dai precordi la vostra vera voce, la voce, che se-
gna la via del buono, del giusto, del vero ecc.? Come s'accorda Se vero che tutti i vostri intenti sono diritti al conquisto
Dio con Belial? della libert, vostro obbligo l'osservarne i precetti. Chi dev'es-
ser libero? Tu, io, noi. Liberi da che cosa ? Da tutto che non sia
Ma che pensereste voi, se alcuno vi dicesse che queste affer- io, tu, noi! lo sono adunque il nocciolo che, libero da tutti gli
mazioni con cui vi si vuol far credere che voi dovete prestar involucri, dalle cortecce che lo opprimono, dev'esser liberato. Che
ascolto alla voce di Dio, della coscienza, dei doveri, delle leggi cosa rimane, quando io sia liberato da tutto ci che non sia
ecc., sono chiacchiere delle quali vi hanno riempito il capo e il " io "? Io e null'altro che io. Ma a questo " io " astratto nulla
cuore, rendendovi folli? E se vi domandasse poi, in qual modo pu offrire la libert. Che cosa abbia poi a succedere quando l' io
voi sapete con tanta sicurezza che la voce della natura sedut- sar libero, la libert non sa dire: allo stesso modo i nostri go-
trice ? E se invece pretendesse da voi che invertiste le parti col verni rilasciano i prigionieri, a detenzione finita, e senz'altro li
ritenere per l'appunto la cosidetta voce di Dio e della coscienza abbandonano a s stessi.
per opere diaboliche ? Vi sono degli uomini cosi empi ; in qual
modo ve ne libererete? Non potrete richiamarvi ai vostri preti, Perch adunque, se si aspira alla libert per amore dell'io,
ai vostri genitori, alla cosidetta gente per bene, perch essi ap- non fare di questo io il principio, il centro, il fine d'ogni cosa?
punto da quei vostri contradditori vi saranno dipinti quali se- Non valgo io pi della libert? Non son forse io che rendo li-
duttori, traviatori e corruttori della giovent, i quali seminano bero me stesso, non sono forse io il primo? Anche schiavo, an-
senza posa la mala erba del disprezzo di se stessi e dell'adora- che avvinto da mille catene, io esisto, e non soltanto come una
zione divina, per far insugherire i giovani cuori e render folli ; cosa a venire, una speranza quale li libert ma come
le giovani menti. Ma coloro soggiungeranno : Per amore di chi una cosa presente.
voi prendete cura dei comandamenti divini e degli altri ? Voi cre- Considerate bene questo, e decidete se sulla vostra bandiera
dete di farlo solo per compiacere a Dio ? Ma voi fate in realt meglio vi giovi iscrivere il sogno della " libert " oppure l'affer-
anche questo per amor vostro. Anche in questo dunque la vostra mazione dell' " egoismo ", della " individualit ". La libert su-
persona innanzi a tutto, s che ciascuno di voi pu ben dire: scita il vostro rancore contro tutto ci che non rappresenta voi ;
per me io sono tutto e tutto opero per amor mio. Se poteste ar- l' " egoismo " vi chiama a gioire di voi stessi, a godere di voi
rivare a tanto da comprendere chiaramente che le idee di Dio, stessi; la libert e sar un " desiderio ardente ", un rimpianto
romantico una speranza cristiana in un di l; in un futuro: Fu in-
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dividualit " realt la quale libera il vostro cammino da tutti voi stessi, egoisti folli, eautontimorumeni, torturatori di voi stessi.
g li ostacoli. Da ci che non v' impaccia, voi non domanderete d'es- Mai ancora una religione seppe far di meno delle promesse, si
ser liberi, e quando qualche cosa incomincier a darvi noia, eb- riferiscano queste al di l o al di qua; perche l'uomo sempre
bene sappiate ormai che dovete obbedienza pi a voi stessi che in attesa della ricompensa, e nulla fa disinteressatamente. E al-
non agli altri uomini. lora che ne della massima " operare il bene per amor del bene " ?
La libert insegna soltanto : sbarazzatevi, liberatevi da tutto Come se anche qui, nella soddisfazione che si prova operando
ci che vi d molestia; essa Don v'insegna a conoscere chi voi secondo quel precetto, non fosse contenuta la ricompensa ! Sicch
siete. Sbarazzatevi, sbarazzatevi, ecco la sua divisa, e voi accor- anche la stessa religione ha per fondamento il nostro egoismo e
rendo volenterosi a quel grido vi sbarazzate persino di voi stessi, lo sfrutta; fa calcolo sulle nostre concupiscenze, e ne soffoca
del vostro essere, " rinnegate voi stessi ". Invece l'individua- molte per amore d'una sola. E ci causa del fatto dell'egoismo
lismo vi richiama alla coscienza di voi stessi, esso vi dice: " tor- tradito nel quale io non soddisfo me stesso, bens uno de' miei
nate in voi. " Sotto l'egida della libert voi riuscite a sbarazzarvi desideri, per esempio la brama d'essere felice. La religione mi
di molte cose, ma molte cose nuove vi angustiano un altra volta: promette il " sommo bene " e per guadagnar questo io non fo pi
del diavolo vi siete liberati, ma il male rimasto. Soltanto ac- alcun caso degli altri miei appetiti e non penso a soddisfarli.
cettando l'individualismo voi vi liberate compiutamente d'ogni Tutto il vostro modo di pensare e d'operare un egoismo non
cosa, e non ritenete se non ci che voi liberamente avete accet- confessato, tacito e segreto. Ma siccome l'egoismo vostro nasco-
tato per elezione o per vostro piacere. L'individualista il li- sto, non manifesto, non confessato e perci inconsapevole, cos
bero nato, il libero per eccellenza; ma colui che si contenta a esso cessa d'esser egoismo e diventa servaggio, schiavit, rinne-
dirsi libero non che un sognatore, un sentimentale. gazione di s stessi; s che voi siete egoisti, e rinnegate l'egoismo:
Il primo libero in origine poich nulla riconosce all' infuori siete e non siete. Perch dove sembra che siate maggiormente
di s stesso; egli non ha bisogno di rendersi libero perch sin egoisti, voi sapete coprire di obbrobrio e di disprezzo la parola "
dal principio rigetta tutto fuorch s stesso, perch nulla egli tiene egoista ".
in maggior conto di s stesso, in breve perch egli procede dal La mia libert di fronte agli altri io l'apprezzo nel grado in
proprio " io " e al proprio " io " ritorna. Ancora fanciullo, gi che essa mi rende padrone del mondo o mi d modo di conqui-
egli comincia a lavorare per svincolarsi da ogni pastoia. L'in- starlo, avvenga poi ci con la persuasione o con la preghiera o
dividualit fermenta nel piccolo egoista e gli procura la deside- colla richiesta imperiosa o anche con l'ipocrisia, con l'inganno e
rata libert. cos via. Poich i mezzi che io adopero stanno in relazione con
Millennii di coltura hanno oscurato ai vostri occhi ci che quello che io sono. Se sono debole non avr a mia disposizione che
veramente siete, vi hanno fatto credere che siate non gi egoisti, mezzi deboli, ma che pure saranno sufficienti per conquistare una
ma idealisti (uomini dabbene). Scotete ci dalle vostre spalle! buona parte di mondo. Gi per ci l' inganno, l'ipocrisia, la men-
Non andate in cerca della libert, che soffoca miserevolmente zogna sembrano peggiori di quello che sono.
quello che forma la vostra essenza nell' abnegazione, nella nega- Chi mai non avrebbe creduto lecito l'inganno contro la poli-
zione di voi stessi; bens ricercate invece il vostro " io ", diven- zia? Chi mai, di fronte allo sbirro, non avrebbe simulato una cieca
tate egoisti. Che ciascuno di voi divenga un " io onnipotente ". e profonda devozione per nascondere qualche illegalit commessa ?
Riconoscete nuovamente voi stessi, riconoscete quello che siete Chi non ha fatto ci, ha fatto violenza a s stesso; era un debole
realmente, e cacciate le vostre ipocrite aspirazioni, la vostra stolta per coscienza. Io so che la mia libert non intera se non quando
mania di formarvi una natura diversa dalla vera. Aspirazioni ipo- posso far valere la mia volont su d'un altro (sia una cosa senza
crite perch con tutto ci voi siete rimasti altrettanti egoisti nel volont, per esempio uno scoglio, od un essere volente, come un
corso dei millennii; ma egoisti torpidi, assopiti, ingannatori d governo o un singolo) : io rinnego la mia individualit se di fronte
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ad un altro io cedo e desisto, mi arrendo, o in una parola mi ras- che hanno la forza stanno al disopra della legge! Che ne sembra
segno. Poich altro e che io cangi la mia condotta, perch mi ac- a voi, uomini della " legge "? voi siete senza gusto !
corgo che non mi permette di raggiungere il mio fine ; altro che Da tutte le parti tuona il grido di " libert ". Ma si comprende
io stesso mi arrenda. poi che cosa significhi una libert donata o imposta? Non si giunge
Intorno a un masso che mi si oppone io sono costretto ad ag- a comprendere, in tutto il pieno senso della parola, che la libert,
girarmi sino a tanto che mi sar procurata la polvere per farlo sal- m sostanza, e la liberazione di s stessi, vale a dire, che io non
tare; le leggi d'un popolo io procurer d'eluderle sino a tanto posso godere pi libert di quella che da me stesso mi procuro.
che io potr distruggerle. Se io non posso afferrare la luna, que- Che vantaggio hanno le pecore da ci che nessuno loro impe-
sto un buon motivo perche essa debba essermi " sacra ", una disca di parlare? Esse si accontentano di belare. Concedete a ta-
" Astarte "? Se io potessi afferrarti, t'afferrerei per bene, e se trovo luno, che intimamente maomettano giudeo o cristiano, la licenza
un mezzo di salire sino a te, tu non mi incuterai paura ! Oh incom- di parlare a suo modo; egli non sapr dirvi che delle cose molto
prensibile, non sarai per me tale, se non sino a tanto che mi sar limitate. Ma se altri vi tolgono la libert, di parola, essi sanno
procurata la forza di comprenderti, di dirti cosa mia. Io non apprezzare molto bene il vantaggio che da ci viene a loro, poich
rinunzio a possederti, beasi attendo a ci il momento opportuno. voi sareste forse in condizione di dire qualche cosa che recherebbe
Se per ora mi rassegno a nulla tentare contro di te. cionondimeno lor danno o scemerebbe loro rinomanza.
io non rinuncio a pensarvi.
Se ci non di meno vi concedono la libert, fate conto che
Gli uomini forti han fatto sempre cosi. Se i " rassegnati " sono dei mariuoli che danno pi di quello di che possono disporre.
avevano proclamato ed adorato qual loro signore un qualche po- Essi non vi danno cio del proprio, bens della merc rubata, vi
tere inespugnabile, pretendendo adorazione da tutti pel loro idolo danno la vostra stessa libert, quella libert che dovreste procu-
sopraggiungeva qualche figlio selvaggio della natura che non vo- rarvi da voi stessi; ed essi ve la danno, unicamente affinch voi
leva saper di arrendersi e cacciava dal suo olimpo l'idolo adorato. non ve la prendiate, chiamando per giunta i ladri e gli ingan-
Egli grid al sole " arrestati " e fece si che la terra girasse : i natori a renderne conto.
a rassegnati " dovettero lasciar fare; egli rivolse la scure contro
le quercie sacre, e i " rassegnati " stupirono che un sacro foco Nella loro astuzia essi sanno molto bene che la libert concessa
non lo incenerisse; egli cacci il papa dal soglio di Pietro, e i non libert, e che sol quella libert, che da s stesso l'uomo
" rassegnati " non glie lo poterono impedire: egli atterr il " mal- ottiene, cio la libert dell' " egoista ". La libert donata abbassa
governo per grazia di Dio ", e i " rassegnati " strillarono, ma le vele non appena alla tempesta sottentra la bonaccia : ed ha
poi finirono per tacere. sempre bisogno d'esser gonfiata dolcemente e mediocremente.
La mia libert sar perfetta solo quando sar la mia forza ; Qui sta la differenza tra liberazione ed emancipazione. Co-
ma in virt di questa io cesso d'esser un libero e divento un indi- loro che oggid " stanno all'opposizione " anelano e gridano alla
vidualista. Perch la libert dei popoli una " vana parola "? " emancipazione ". I principi devono proclamare " maturi " i loro
Perch i popoli non hanno la forza; con un soffio del vivente " io " popoli cio emanciparli. Ma se vi conducete da uomini maturi, voi
io atterro popoli, sia pure il soffio d' un Nerone, d'un imperatore siete tali senza quella dichiarazione ; se la vostra condotta non as-
cinese o d' un povero scrittorello. Perch i Parlamenti invocano la sennata, non meritate d'essere liberi e non diverreste maturi nono-
libert e si lasciano menar pel naso dai ministri? Perch essi non stante mille dichiarazioni. I Greci, giunti alla maturit, espulsero
hanno la forza dalla loro. La forza una bella cosa ed utile a i loro tiranni, e il figlio, giunto alla maggior et, si rende indi-
molte cose; poich con una manciata di forza si va pi lontano pendente dal padre. Se coloro avessero pazientato sino a tanto
che con un sacco di diritti. Voi anelate alla libert? stolti! Pro- che i loro tiranni gli avessero proclamati maturi essi attendereb-
curatevi la forza e la libert verr da s! Guardate un po': quelli bero ancora. Un padre accorto caccer da casa il figlio che non
vuole saper d'esser maggiorenne, e far bene.
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L'emancipato non nulla di pi d'un liberato, d'un " liber- onore? Cos, per es., molte parole tedesche, che in origine signifi-
tinus " : un cane che trascina seco un pezzo della sua catena, uno cavano " scherzo, spasso, svago ", per opera del Cristianesimo,
schiavo in veste di libert, come l'asino nella pelle del leone. Gli che non intendeva scherzi, perdettero la significazione originaria
ebrei emancipati non sono per nulla divenuti migliori in s stessi, e la tramutarono in quella di " ingiuria, scherno, insolenz ".
soltanto si sentono ora meno a disagio di prima. ben vero che Il nostro linguaggio s' adattato quasi interamente alle neces-
per alleggerire il loro stato si richiedeva qualche cosa di pi che sit del pensiero cristiano, e la coscienza universale ancora troppo
non ci che il cristianesimo poteva consentire, perch liberar gli cristiana per non doversi arretrare spaventata dinanzi a tutto ci
ebrei esso non poteva senza essere illogico. Ma, emancipato o no, che non cristiano come dinanzi a qualche cosa di mostruoso
l' ebreo resta ebreo; poich ognuno che non si affrancato per pro- o malvagio. Per questo anche l'interesse si trova a gran disagio.
pria forza, null'altro che un emancipato.
In senso cristiano " io ho un interesse " vuol dire a un di
Lo stato protestante pu certamente emancipare i cattolici; presso: Io non guardo ad altro che all'utile che una cosa pu ar-
ma poi che questi non s'affrancano da s stessi, rimangono cat- recare ai miei sensi. Ma la sensualit forse tutta la mia indivi-
tolici. dualit? Sono io in me stesso quando mi d in braccio alla sen-
Dell' interesse e del disinteresse abbiamo gi parlato pi so- sualit? Seguo io forse me stesso, la mia vocazione, col secondare
pra. Gli amici della libert declamano contro l'interesse perch la mia sensualit ? Io appartengo tutto a me stesso solo allorquando
nelle proprie aspirazioni religiose verso la libert non sanno affran- nessuno, non gi la sola sensualit, ma n meno altri (Dio, uo-
carsi dalla sublime idea della rinnegazione del proprio io. L'egois- mini, autorit, legge, Stato, Chiesa) m'ha in suo potere ; ci che
mo fatto segno all'ira dei liberali, per ci che l'egoista si occupa giova a me, che appartiene a me stesso, che mi conviene, ecco quello
d' una cosa, non per cosa in s, ma pel solo vantaggio che pu arre- che ricerca il mio interesse. Del resto ogni momento s' obbligati
cargli; la cosa deve servire a lui. Pensare egoisticamente significa a credere nell'interesse, tanto vilipeso, come in una forza che ab-
non gi attribuire a cosa alcuna un valore proprio o a assoluto ", batte tutti gli ostacoli.
bens ricercarne il valore nei rapporti della cosa col soggetto. Tra Nella tornata del 10 febbraio 1844 Welcker propone una mo-
i caratteri pi ripugnanti dell'egoismo uso annoverare anche zione sull'indipendenza dei giudici, esponendo in un diffuso di-
l'abito dello studio non per amor della scienza ma per il guada- scorso che i giudici soggetti ad essere trasferiti, licenziati, sosti-
gno, il quale importa la pi spudorata profanazione della scienza. tuiti, che in breve quei membri d'una Corte di giustizia che dalla
Se non che per che cosa esiste la scienza se non deve essere Amministrazione possono venir menomati e lesi nella loro autorit,
sfruttata? Se taluno non sa adoperarla in miglior modo che per perdono tutta la stima e la fiducia del popolo. Tutta la classe dei
guadagnar il pane cotidiano, il suo egoismo sar certamente molto giudici esclama Welcker umiliata da codesto stato di di-
gretto, e si riveler assai circoscritto: ma il gridare per ci solo pendenza in cui si trova. In buon volgare ci significa che i giudici
alla profanazione della scienza opera da ossessi. trovano maggior tornaconto a giudicare secondo il desiderio dei
Essendo il Cristianesimo incapace di far valere il singolo ministri, che non secondo giustizia. Come toglier di mezzo questo
quale singolo, e non considerandolo che nel suo grado di dipen- stato di cose? Forse col rinfacciare ai giudici l'obbrobrio della
dente, esso si rivela per ci appunto una teoria sociale, una teoria loro venalit, confidando che per ci si convertirono e porranno la
del vivere in comune, tanto dell'uomo in comunione con Dio, giustizia al disopra del loro interesse? No, il popolo non capace
quanto degli uomini tra di loro. Ecco perch tutto ci che sapeva d'una fiducia cos fantastica, poich esso sente che l'interesse
d' " individuale " doveva essere coperto d'infamia: interessi, ca- pi forse d'ogni altro motivo. Si lascino pur dunque i giudici al
pricci, caratteri individuali, amor proprio, ecc. L'opinione del loro posto, per quanto vi sia modo di smascherarli per egoisti,
cristiano ha per cos dire macchiato d'infamia molti vocaboli d'o- ma si faccia s che essi pi non vedano il loro egoismo incorag-
norevole significato ; perch non li dovremmo ripristinare in giato dalla venalit della legge, e li si pongano in condizione di
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fatto delle tue opinioni personali, dei tuoi gusti o de' tuoi capricci
indipendenza dal Governo s che col promuovere una sentenza
conforme a giustizia, essi non abbiano pi a temere pei proprii privati purch scorga in te l' uomo.
interessi e possano cosi unire a un largo compenso la stima dei Ma poich egli poco o nulla si cura di ci che tu sei priva-
loro concittadini. tamente, anzi se vuole essere coerente ai suoi principii non d a
Sicch Welcker e i cittadini badesi si ritengono sicuri solo questo alcuna importanza, egli non vede se non quel che tu sei
quando si possa fare assegnamento sull'egoismo. E sta bene; ma in astratto. Con altre parole: egli non vede in te il tuo essere
allora che si deve pensare di tutte le belle frasi di disinteresse individuale, bens la specie; non Pietro o Paolo, ma unicamente
ecc. che uscirono dalla loro bocca? l' uomo; non per l'uomo reale, l'Unico, bens l'essenza o il con-
cetto dell'uomo; non l'individuo in carne ed ossa, s invece lo
Altri sono i rapporti che io ho con una causa per la quale spettro-uomo.
mi adopero nel mio interesse, altri quelli che io ho con una causa
cui servo disinteressatamente. Si potrebbero distinguere gli uni Se tu fossi semplicemente Pietro, non saresti suo uguale,
dagli altri caratteristicamente cos: verso la prima io posso peccare perch egli e Paolo e non Pietro. Quale uomo soltanto tu sei
o esser colpevole, mentre l'altra, col mio operare io non posso uguale a lui. E siccome sotto forma di Pietro tu non esisti per lui
che perderla: il mio sarebbe dunque non un peccato, ma una im- se da vero egli sia un liberale e non gi un egoista incosciente
prudenza. Sotto tutti e due gli aspetti pu considerarsi la libert cosi egli si reso molto facile l' a amore fraterno del pros-
dei commerci, la quale talvolta viene riguardata quale una libert simo T. egli non ama in te Pietro, cui non conosce e non vuole
che a seconda dei casi pu essere concessa o tolta ; tale altra conoscere bens l' uomo.
quale una libert che deve essere rispettata in ogni contingenza.
Lo scorgere in te ed in me null'altro che l'uomo, si chiama
Se io non d importanza ad una cosa per s stessa, e se non la esagerare sopra misura la teorica cristiana secondo la quale gli
desidero per s stessa, ci avviene sia perche essa mi e utile, sia uomini non rappresentano che un concetto (per esempio, il concetto
perch essa mi di diletto : come per esempio le ostriche pel loro di esseri chiamati alla beatitudine eterna, ecc.).
sapore gradito. Non dovranno quindi servire di mezzo all'egoista
tutte le cose delle quali egli il fine ultimo e dovr egli invece Il Cristianesimo propriamente detto ci accomuna ancora sotto
darsi a proteggere una cosa che nulla pu servirgli, come ad un concetto universale : " Noi siamo i figli d'Iddio " e lo " spi-
esempio il proletariato o lo Stato? rito di Dio ci agita " (Rom. 8, 14). Non tutti per possono van-
tarsi d'essere figli di Dio, poich lo stesso spirito che ci rende
L' individualismo racchiude in se stesso tutto ci che pro- testimonianza che noi siamo i figli d'Iddio, ci rivela anche quali
prio dell' individuo, e richiama in onore ci che il pensare e il lin- siano i " figli del demonio " (Rom. 8, 14). Ora un uomo, per esser
guaggio cristiano han fatto apparire infame. Ma l'individualismo figlio di Dio, non deve esser figlio anche del demonio : la figliuo-
non ha alcuna misura esteriore ; non un' idea come la libert, lanza di Dio esclude dunque certi determinati uomini. Per contro
la moralit, l'umanit, ecc. Esso non che il segno di chi lo a noi, per essere figli dell'uomo, cio uomini, basta far parte
possiede. della specie umana, esser altrettanti esemplari d'una medesima
specie.
2. L'INDIVIDUO PROPRIETARIO. Il mio io individuale non deve importare a te, che sei buon
liberale, poich ci per me faccenda privata ; ti basta che siamo
Potr io conquistar me stasso e ci che mio per opera del
liberalismo? figli della stessa madre, cio della specie umana; quale figlio del-
l'uomo io sono uguale a te.
Chi il " prossimo " pel liberalismo? L'uomo ! Sii uomo (e tu
sei tale) e il liberale ti chiamer fratello. Egli non si curer af- Che cosa sono io adunque per te? Forse l'essere in carne ed
ossa: che tu vedi? Tutt'altro. Questo io vivente, con i suoi pen-
sieri, le sue risoluzioni e le sue passioni, rappresenta ai tuoi occhi
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una " cosa particolare " della quale a te nulla importa, una a cosa le mie propriet, e si conclude con me un'alleanza onesta; si cerca
a s ". Quale " cosa per te " io non esisto che come concetto, quello che io posseggo, non gi quello che io sono. Il cristiano si
concetto della specie, uomo, del quale affatto indifferente se ha attiene al mio spirito, il liberale alla mia umanit.
nome Pietro o Paolo. Tu non vedi in me qualcosa che esiste in Ma se lo spirito, che vien riguardato non quale una propriet
realt, bens qualcosa d'irreale, uno spettro, in una parola : l'Uomo. dell' io vivente, ma come l' io stesso propriamente detto, uno
Nel corso dei secoli dell'ra cristiana noi proclamammo nostro spettro, anche l'uomo del quale non si vuol riconoscere l'indivi-
eguale le genti pi diverse, per sempre in proporzione del grado dualit ma l'io astratto, non altro che uno spettro, un' idea, un
di spirilo che da loro ci attendevano, accogliendo per esempio concetto.
quelli il cui spirito sentiva il bisogno d'una redenzione, poi tutti Per ci il liberale s'aggira entro la medesima cerchia in cui si
quelli che erano animati dallo spirito di rettitudine, finalmente avvolge il cristiano, perch lo spirito dell' umanesimo, vale a dire
tutti coloro che avevano spirito e faccia umani. Cosi vari il prin- l'uomo, alberga in te, come alberga in te lo spirito di Cristo. Sic-
cipio dell' " eguaglianza ". come esso in te come un secondo io (quantunque questo secondo
L'eguaglianza, intesa quale parit degli spiriti umani, com- io sia anche il migliore), esso per te resta confinato in un di l,
prende certo tutti gli uomini ; che infatti potrebbe negare che noi quale un' ideale, e tu devi aspirare ad essere interamente l' uomo.
nomini possediamo uno spirito umano, o meglio che non posse- Un intento altrettanto infruttuoso quanto quello del cristiano di
diamo nessun altro spirito all'infuori dell'umano? diventare interamente uno spirito beato!
Ma con ci abbiamo noi forse avanzato il Cristianesimo pur Ora si pu affermare che, proclamando l'uomo il liberalismo
d'un solo passo? Un tempo si esigeva da noi che avessimo uno altro non ha fatto che recare all' ultima conseguenza il principio
spirito divino, ora ci si richiede uno spirito umano ; ma se il divino del Cristianesimo, il quale sin dalle sue origini non s'era proposto
non giungeva ad esprimere compiutamente la nostra essenza, come altro fine se non quello di attuare il concetto del " vero uomo ".
potr lo spirito umano rivelare tutto quello che noi siamo ? Feur- Da ci proviene l' illusione che il cristianesimo assegni un valore
bach, per esempio, crede che, umanizzando ci ch' divino, si sia immenso all' io, come parrebbe rivelarsi dal dogma dell' immorta-
trovato la verit. No, se Dio ci ha torturati, l' uomo p'i bene in lit, dalla cura delle anime, ecc. No, tale valore il Cristianesimo
figgerci torture ancor maggiori. A dirla in breve, il fatto d'esser lo attribuisce all'uomo solamente. L' uomo solo immortale; io
uomini non di alcuna rivelanza per noi. se anche non vi si ag- sono tale perch uomo. Infatti il Cristianesimo doveva insegnare
giunga qualche carattere che ci distingua da tutti gli altri e che che tutti sono uguali dinanzi a Dio come il liberalismo insegna
in proprio ci appartenga. Tra l'altro io sono anche uomo, allo che tutti sono uguali dinanzi alla legge. Ma l' una e l'altra egua-
stesso modo che sono anche un essere vivente, un animale, o un glianza si riferiscono non all' individuo s all'uomo. Io sono im-
europeo, un berlinese, ecc. Ma se alcuno volesse tenermi in pregio mortale come uomo. In uno stesso senso si dice che il re come
soltanto perch sono uomo o perch sono berlinese, egli mi dimo- tale non muore. Muore Luigi, ma il re rimane. Del pari io muoio
strerebbe una stima assai indifferente. E perch? Perch egli non ma il mio spirito, l'uomo, rimane. E per identificarmi intera-
stimerebbe che una sola delle mie qualit, ma non gi la mia indi- mente coll' uomo si trovato e affermato il principio che io devo
vidualit. farmi conforme alla vera essenza della specie (p. es. Marx negli
La stessa cosa in rapporto allo spirito. Uno spirito cristiano, Annali franco-germanici, pag. 197).
retto, pu, esser una propriet da me acquisita, ma io non sono La religione " umana " non che l'ultima forma della reli-
quello spirito ; quello spirito appartiene a me, non io a lui. gione cristiana. Il liberalismo religione in quanto separa il mio
Nel liberalismo noi vediamo adunque soltanto la continua- essere da me stesso e lo pone al disopra di me, perche innalza
zione del disprezzo cristiano per l' io. Invece di prendermi tal l'uomo alla stessa guisa che le religioni innalzano i loro dei o idoli,
quale io mi sono, si pretende di considerar soltanto le mie qualit, perch di ci ch' mio egli fa qualcosa di trascendentale, e, in
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generale, perch delle mie qualit, della mia propriet, egli fa una Stato lo muta in compagno di prigione (o in compagno di mani-
cosa straniera, un'essenza, in breve perch mi assegna un posto tra comio o d'ospedale secondo i principii del comunismo).
gli uomini e con ci mi attribuisce una predestinazione. Ma anche Dire che cosa sia all' incirca un essere antiumano non dif-
nella forma il liberalismo si manifesta quale religione allorquando ficile: un essere che non corrisponde all' idea dell'uomo. La lo-
egli vuole che in codesto " ente supremo ", l'uomo, si abbia una gica chiamerebbe questa sentenza un controsenso. Si pu in fatti
credenza " religiosa " una credenza che a suo tempo si chiarer esprimere un giudizio s fatto : che vi possa essere un uomo che
animata e pervasa di fanatico zelo. Uno zelo che sar invincibile, non sia uomo, se non si muove dall'ipotesi che il concetto del-
(Br. Bauer, La questione giudaica, pag. 61). Ma siccome il libera- l'uomo possa esser separato dalla sua esistenza, e la essenza di esso
lismo religione umana, quegli che professa il liberalismo tolle- dal fenomeno? Si dice: questo apparentemente un uomo ma non
rante verso coloro che professano un'altra religione (la cattolica, tale in realt.
l'ebraica, ecc.), allo stesso modo che Federigo il Grande era tolle-
rante verso chiunque adempiva ai suoi doveri di suddito, lasciando Questo " giudizio-controsenso " gli uomini l'hanno espresso
poi libero ognuno di acquistarsi la beatitudine eterna come meglio pel corso di molti secoli ! E cosa singolare in tutto quel
credesse. Questa religione si vuole ormai innalzata al grado di corso di tempo non ebbero esistenza che esseri antiumani. Quale
religione universale, separandola da tutte le altre che si conside- singolo individuo avrebbe corrisposto al concetto ideale? Il Cri-
rano quali follie private, ma che si tollerano per la loro incon- stianesimo riconosce un solo " uomo ", e quest'uno, Cristo, , per
cludenza. converso, un anti-uomo, cio un uomo sovrumano, un Dio. Vera-
mente " uomo " sarebbe dunque solo il non-uomo. Ma uomini che
Si pu chiamarla la " religione dello Stato ", la religione dello non sono uomini che altro sono se non fantasmi? Ma se que-
Stato libero, non gi nel senso, sin qui accettato, ch'essa sia la st' umanit che fino adora era esclusivamente un ideale io la faccio
religione preferita o privilegiata dello Stato, bens perch essa un attributo mio; se, in altri termini, io costringo l'uomo a non
la religione che lo Stalo libero , non solo autorizzato, ma bens rappresentare pi che il mio modo di essere s che ci che io com-
obbligato a pretendere rispettata e osservata da ognuno dei suoi, pio debba dirsi umano non gi perch risponde alla nozione
sia poi questi privatamente ebreo o cristiano. Essa rende cio gli astratta dell'uomo, ma perch io essere concreto e individuale
stessi servigi allo Stato che la piet figliale rende alla famiglia. lo compio; potr dirsi ancora che io sia un non-uomo? Io sono
Perche l'esistenza della famiglia possa esser riconosciuta da ogni realmente l'uomo e il non-uomo in pari tempo; poich io sono
singolo dei suoi membri, necessario che i vincoli del sangue gli uomo e in pari tempo pi che uomo; o, in altre parole, io sono
sieno sacri e ch'egli mitra un senso di piet, di rispetto verso il soggetto di questa individualit che a me solo appartiene.
quei vincoli, si che ogni consanguineo diventi per lui cosa sacra.
E cos pure ad ogni membro d'una comunit la comunit stessa Si doveva venire a tale da non pretendere da noi d'esser cri-
dev'esser sacra, e quel concetto che per lo Stato il supremo stiani, bens d'esser " uomini ". Poich se bene non c'era concesso
dev'esser il supremo anche per lui. di diventare veramente cristiani s che restavamo pur sempre
fa poveri peccatori " (essendo il cristiano un ideale irraggiungibile),
Ma quale concetto il supremo per lo Stato? Certamente il controsenso non si rendeva tuttavia cos manifesto, e l'illusione
questo : formare una comunit realmente umana, una societ nella era pi facile di quello che sia ora, che da noi, quantunque uo-
quale possa esser accolto ognuno che sia veramente uomo, cio mini che operiamo umanamente (ne in altro modo potremmo), si
che non sia inumano. Per quanto grande possa esser la tolleranza esige che dobbiamo essere uomini secondo un'astratta significazione
di fronte al barbaro, di fronte al non-uomo essa viene meno. Ep- e un ideai tipo cio uomini veri.
pure se quel barbaro un uomo, anche l'inumano tale. Si: ma
quantunque l' inumano sia anch'esso un uomo, lo Stato cionondi- I nostri Stati odierni, tuttod servi della religione, impongono
meno lo respinge: cio lo chiude in una carcere; di compagno dello ancora vari obblighi (per esempio la piet) che ad essi, a dir il
vero, nulla dovrebbero importare, ma, in complesso, non rinnegano
STIRNER: L' Unico 13.
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il lor significato col voler esser riguardati quali societ umane umana "; nulla io le sacrifico, ne d'altro mi curo che di adoperarla
delle quali ogni uomo, come tale, pu far parte anche quando goda ai miei fini; e per poterla meglio sfruttare io la faccio mia pro-
di minori privilegi che non gli altri. La maggior parte d'essi am- priet, mia creatura; io la distruggo e metto al suo posto una
mettono i seguaci di tutte le stte religiose, e tutte le accolgono societ d'egoisti.
senza distinzione di razza e di nazionalit: cos, per un esempio Cos lo Stato mi si rivela nemico col pretendere, prima, da me
ebrei, tedeschi, mori possono diventare cittadini francesi. che io sia uomo (la qual cosa presuppone che io possa anche non
Lo Stato adunque nell'accoglierli riguarda in essi l'uomo uni- esser tale e ch'esso possi avermi in concetto di " inumano "), poi
camente. La Chiesa, essendo una societ di credenti, non potrebbe con l'impormi di nulla fare di ci che potrebbe metter in pericolo
accogliere nel proprio seno ogni uomo ; lo Stato, quale una societ la sua esistenza, quasi che questa mi debba essere sacra. Per lo
d' uomini, lo pu. Stato io non devo essere un egoista, beasi un uomo di retto pen-
Ma allorquando lo Stato avr recato alle ultime conseguenze sare, cio un uomo morale. Coi che egli viene in somma a preten-
il suo principio di non ammettere nei suoi membri se non la lor dere di ridurmi all'impotenza.
sola qualit di uomini (oggi persino gli americani del Nord esi- Uno Stato tale non gi quello tuttora esistente, bens uno
gono dai cittadini che abbiano una religione, per lo meno quella Stato futuro, ancor da creare l'ideale del liberalismo progres-
della rettitudine), egli si sar scavato la propria fossa. Mentre egli sista. Questo sogna una " vera societ umana ", nella quale ogni
riterr di possedere nei suoi null'altro che uomini, questi nel frat- uomo possa trovare posto. Il liberalismo intende ad attuare il con-
tempo saranno diventati altrettanti egoisti, ciascuno dei quali sfrut- cetto dell'uomo, a creare cio un mondo, che sarebbe il mondo
ter lo Stato a seconda dei proprii bisogni. L'egoista sar la rovina umano o la societ umana universale (comunista). Si disse : la
della societ umana ; poich gli egoisti non avranno pi tra di loro Chiesa non poteva prendere in considerazione che lo " spirito ", ma
rapporto di uomo ad uomo, bens agiranno ciascuno per fini pro- lo Stato deve considerare l'uomo tutto intero (HESS, Triarchia,
prii: individui contro individui, ciascuno dei quali rappresenta per pag. 76). Ma l'uomo non forse anche spirito? Il nucleo dello Stato
gli altri qualche cosa, non pur di distinto, ma di opposto. l'uomo, concetto astratto, e lo Stato non che una societ d'uo-
Tener conto della nostra umanit, significa per lo Stato tener mini. Il mondo creato dal credente (dallo spirito religioso) si chiama
conto della nostra " moralit ". Vedere in s stesso l' uomo ed ope- Chiesa, quello creato dall'uomo (spirito umano) si chiama Stato. Eb-
rare umanamente nei reciproci rapporti, si chiama aver una con- bene, questo non il mio mondo. Io non opero mai umanamente
dotta morale. E una cosa che corrisponde perfettamente all' " amore " in astratto ", bens a seconda delle mie qualit; le mie azioni dif-
spirituale " del Cristianesimo. Se io vedo in te 1* uomo, come feriscono dalle azioni di qualsiasi altra persona, e appunto per
vedo l'uomo in me, io avr cura di te come l'avrei di me stesso, questa differenza il mio modo d'operare cosa mia. La parte umana
perch noi non rappresentiamo altro che l'assioma matematico che v'ha in esso come tale un'astrazione, cio spirito. Bruno Bauer
A == C e B = C, quindi A = B. In altri termini : io non rap- (Questione ebrea, p. 87) conferma che la verit della critica la
presento che un uomo e tu del pari ; dunque io e tu rappresentiamo verit ultima ricercata dal Cristianesimo, cio " l'uomo ". Egli
la medesima cosa. La moralit non si confa con l'egoismo, poich dice : " La storia del mondo cristiano la storia della suprema
essa non ammette l'io bens soltanto l'uomo ch'io rappresento. Ma lotta per la verit, poich in essa e soltanto in essa si tratta
se lo Stato una societ d' uomini, e non un'associazione d'altret- della conquista dell'ultima che anche la prima verit: la con-
tanti esseri ognuno dei quali non si cura che di s stesso, mani- quista dell'uomo e della libert ".
festo ch'esso non pu esistere senza la moralit e che deve tenerne Ebbene, accettiamo questa conquista: e supponiamo pure che
conto. l'uomo sia il resultato finale, lungamente ricercato dall'indagine
Perci noi due -- lo Stato ed io siamo nemici. A me, che cristiana e in genere dalle aspirazioni religiose e ideali degli uo-
rappresento l'egoismo, nulla importa del bene della " societ mini. Sia: ma chi l'uomo? Io sono tale! L'uomo, fine e risultato
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del Cristianesimo, , quale individuo, il principio della storia mo- l'esser maschio o femmina. Gli antichi ponevano l'ideale umano
derna che non gi una storia di uomini in astratto, ma di indi- nel dimostrarsi maschio in tutto il senso della parola; nella " vir-
vidui. tus " o , vale a dire nella virilit. Che cosa si dovrebbe pen-
L'uomo si oppone rappresenta l'universale. Ebbene, se sare di una donna la quale non volesse essere perfettamente donna?
cos , l'individuo e l'egoismo saranno il vero universale poich Esser tale non possibile a tutte, e per molte di loro questa sa-
tutti sono egoisti e non v'ha alcuno che non debba posporre gli rebbe una mta inarrivabile. " Femmina " ciascuna invece gi
altri a se stesso. L'ebreo non interamente egoista, perch egli per sua natura: la femminilit la sua qualit, ed essa non ha
si d ancora a Jeova: il cristiano nemmeno perch egli vive della bisogno di ricercare la vera femminilit perch gi la possiede. Io
grazia divina ed ad essa soggetto. Tanto l'ebreo quanto il cri- sono uomo allo stesso modo che l'astro astro. Allo stesso modo
stiano non soddisfano che a certi loro bisogni, non gi a s stessi: che sarebbe ridevole il pretendere dalla terra che essa fosse un
ciascun di essi egoista a mezzo, mezzo uomo e mezzo ebreo, " vero astro ", altrettanto vano il ricercare da me ch'io sia un
mezzo uomo e mezzo cristiano, mezzo padrone e mezzo schiavo. vero uomo.
Per questo ebrei e cristiani si escludono reciprocamente a met, Quando Fichte dice: l' " io tutto." parrebbe ch'egli affermasse
cio s'affratellano quali uomini, ma si escludono poi quali schiavi cosa in armonia con la mia tesi. Ma non gi l'io tutto, bens l' io
perch entrambi sono schiavi di due padroni diversi. Se potessero distrugge tutto soltanto l' io che dissolve s stesso, l'io finito
essere egoisti perfetti essi si escluderebbero interamente. Il male il vero io. Fichte parla dell' io assoluto, ma io parlo di me, dell'io
non gi nell'escludersi, ma nell'escludersi solo a met. Per contro passeggiero.
Bauer pensa che ebrei e cristiani non possono considerarsi quali Facilmente potrebbe credersi che uomo ed io significhino la
uomini se non allorquando abbiano ripudiati i caratteri particolari stessa cosa: e pure si vede, per esempio in Feuerbach, che l'espres-
che li distinguono e riconosciuta quale lor propria l'essenza gene- sione " uomo " designa l'io assoluto, la specie, o non l'io singolo
rale dell'uomo. A suo modo di vedere l'errore degli ebrei e dei passeggero. Egoismo ed umanit dovrebbero significare la stessa
cristiani sta in ci che essi vogliono essere ed avere alcunch di cosa: e pure a detta di Feuerbach il singolo (l'individuo) non pu
proprio, anzich contentarsi d'esser uomini e d'aspirare a cose innalzarsi che al disopra delle barriere, della sua individualit,
umane, ad ottenere cio i " diritti universali dell'uomo ". Egli ri- non al disopra delle leggi, delle disposizioni positive degli esseri
tiene che il loro error fondamentale consista nella credenza ch'essi della sua specie (Essenza del cristianesimo, II, pag. 400). Ma
sono " privilegiati ", che possiedono delle " prerogative "; in ge- la specie non nulla ; e se il singolo si innalza al disopra delle
nerale dunque nella loro credenza in un privilegio. Ed egli op- barriere della sua individualit, egli ci fa quale singolo, egli
pone loro il diritto universale dell'uomo. esiste perch si innalza, egli esiste solo perch non rimane fermo;
Il diritto dell'uomo! altrimenti egli non sarebbe o sarebbe morto. L'uomo non che
L'uomo l'uomo in genere e tale ognuno in quanto uomo. un ideale; la specie non che un'immagine. Essere un uomo
Ora ognuno dovrebbe possedere gli eterni diritti dell'uomo e non vuol gi dire raggiungere l'ideale dell'uomo, bens rappresen-
nella perfetta societ democratica o come si dovrebbe chia- tare s stesso, un uomo, un singolo. Il mio compito non deve gi
marla pi acconciamente antropocratica, ne dovrebbe godere, consistere nel ricercare in qual modo io rappresenti l'universal-
secondo l'opinione dei comunisti. Ma solo io ho tutto quello che mente umano, bens come io sappia soddisfare a me stesso. Io sono
so procurarmi; quale uomo non ho nulla. Si vorrebbe che all'uomo la mia specie: sono senza nome, senza leggi, senza modelli, ecc.
convergessero tutte le cose buone, solamente perch'egli ha il nome Potr accadere che di me stesso io riesca a fare ben poca cosa ;
di uomo. Ma io proclamer me stesso il mio io, non gi l'ente ma questo poco tutto, e vale assai pi di quello che potrebbesi
uomo. ottenere da me per la forza degli altri con la disciplina della mo-
L'uomo per me non che una mia qualit (o propriet) come rale, della religione, delle leggi, dello Stato, ecc. Molto meglio
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poich siamo a parlare del meglio un fanciullo male educato, Io ripugno a me stesso; sento paura e schifo di me stesso;
che non uno precocemente saggio; meglio un uomo che fa ogni non basto a me stesso; non faccio abbastanza per me stesso. Da
cosa di mala voglia, che non uno che si sobbarca a qualunque pi tali sentimenti scaturisce la dissoluzione dell' io, l'autocritica. In-
vil carico di buon grado. Al male educato ed al caparbio an- cominciata con la rinnegazione dell' io, la religiosit si chiude colla
cora aperta la via di poter formare se stessi secondo la propria autocritica assoluta.
volont, mentre il prematuramente saggio e l'accomodevole son Io sono ossesso e voglio liberarmi dallo a spirito maligno ".
gi predestinati ad esser foggiati secondo le esigenze della " spe- In qual modo ci riescir? Io commetter a cuor leggero il pec-
cie ". La specie non rappresenta forse per essi la " destinazione " cato pi tristo agli occhi d'un buon cristiano, il peccato contro
o la " vocazione " ? V'ha forse divario nella sostanza in ci che per lo spirito santo. " Chi bestemmia contro lo spirito santo, non sar
raggiungere l'ideale io rivolga i pensieri all' umanit o che li ri- perdonato in eterno, e si render meritevole di dannazione senza
volga a Dio o a Cristo? Tutto al pi si potr dire: quell'ideale fine ". Io non domando perdono e non temo il giudizio uni-
pi incolore di questo. Come ogni singolo rappresenta la natura versale.
tutta, cos egli rappresenta anche tutta la specie.
L'uomo l'ultimo spirito maligno, l'ultimo tristo fantasma,
Ci che io sono determina indubbiamente tutto quello che io il pi terribile degli ingannatori, il pi astuto mentitore dal viso
faccio, penso, ecc. ; in breve ogni manifestazione della mia per- falsamente ingenuo, il padre della menzogna.
sona. L'ebreo, per esempio, non pu volere che in tal modo o in
tal'altro, non pu insomma rivelarsi che per quello che ; il cri- Rivolgendosi contro le pretese ed i concetti del presente, l'e-
stiano non pu manifestarsi che cristianamente. Se ti fosse possi- goista traduce inesorabilmente in atto la pi smisurata profana-
bile di non esser nient'altro che ebreo o cristiano, tu certamente zione. Nulla gli sacro !
non ti manifesteresti che giudaicamente o cristianamente ; ma poi- Sarebbe stolto affermare che non vi sia alcun potere supe-
che ci non possibile, cos con tutto il tuo buon volere tu rimani riore al mio. Tuttavia la posizione che io assumer di fronte a
un egoista, cio un peccatore in rapporto a quel tuo concetto. Sic- quel potere superiore sar ben differente da quella che si assu-
come l'egoismo fa capolino da per tutto, cos si ricercato un con- meva nelle et religiose. Io sar l'avversario d'ogni potere supe-
cetto pi perfetto, il quale potesse esprimere interamente tutto riore, mentre la religione c' insegnava a cercar d'amicarcelo con
quello che tu sei. E il pi perfetto di tali concetti parve essere l'adulazione e con l'umiliazione.
l' " uomo ". Quale ebreo tu sei troppo poco, e il giudaismo non Il profanatore adoprer le sue forze contro ogni timor di
il tuo fine; l'essere greci o tedeschi non basta: sii un uomo e tu Dio, poich il timor di Dio lo costringerebbe a venerare ogni cosa
avrai tutto; poich tu devi riporre nell'umano ogni tua cura. tenuta per sacra. Che sia Dio o l'uomo che nell'uomo-Dio eser-
Ormai io so quello che devo fare, e posso accingermi a com- cita il potere sacro, che noi alla santit di Dio o a quella del-
porre il catechismo nuovo. Anche qui il soggetto nuovamente l'uomo rivolgiamo i nostri omaggi, ci nulla importa all'essenza
sottomesso al predicato, il singolo alla generalit; un'altra volta del timor di Dio : l'uomo divenuto essere supremo sar oggetto
assicurato il dominio di un' idea, un'altra volta sono poste le basi della stessa venerazione che il Dio : entrambi ricercheranno da
di una nuova religione. Questo e un progresso nel campo religioso, noi e ci imporranno timore e rispetto.
e specialmente nel campo cristiano, ma non un passo di pi oltre Il vero timore di Dio da lungo tempo scosso : un ateismo
quel campo. pi o meno cosciente, riconoscibile per un diffuso anticlericalismo,
Un tale passo condurrebbe all'indicibile. Per l'io il misero lin- divenuto involontariamente di moda. Per quello che fu tolto
guaggio non ha alcuna parola, e la parola, il " logos ", applicato a Dio fu aggiunto all' uomo, e la potenza dell' umanit s'accrebbe
all' io semplicemente un' espressione vana. in proporzione di ci che veniva a mancare alla religione; " l'uo-
Si ricerca lu mia essenza, e la si ritrova nell' uomo. mo " il Dio dell'oggi e il timore dell'uomo sottentrato al ti-
mor di Dio.
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Ma siccome l' uomo non rappresenta che un altro " ente su- nello Stato, nella societ, se non un diritto di straniero? Se un
premo ", cos ne consegue che l'ente supremo ha subito una sem- imbecille riconosce il mio diritto, io ne diffider per ci solo. Ma
plice modificazione e che il timore dell' uomo non che il timor se anche me lo riconoscesse una persona assennata per questo sol-
di Dio sotto mutata forma. tanto io non potrei ancor dire di posserderlo. Che io sia o non
I nostri atei sono gente pia. sia nel mio diritto, ci non dipende dall'apprezzamento dello
stolto o del saggio.
Se nei cosidetti tempi feudali noi riconoscevamo il possesso
di ogni cosa alla grazia divina, nel periodo liberale noi siamo Ciononostante sinora noi abbiamo sempre mirato a questo.
vassalli dell'uomo. Il padrone, il mediatore, lo spirito era Dio Noi cerchiamo giustizia e a tale fine ci rivolgiamo ai tribunali.
prima, ora l'uomo. Sotto questo triplice rapporto il vassallaggio A quale? A un tribunale regio, papale, popolare ecc. Ma pu un
mutato. Poich oggid in primo luogo noi abbiamo in feudo tribunale istituto dal sultano giudicare diversamente che con le
dall'uomo onnipotente la nostra potenza, la quale, provenendo da norme di giustizia imposte dal sultano? Pu esso dar ragione a
un essere pi elevato, non si chiama potenza o forza, bens " di- me contraddicendo alle leggi del sultano ? Pu esso riconoscermi
ritto " ; abbiamo poi in feudo dall'uomo la nostra condizione nel quale un diritto l' " alto tradimento ", se il sultano non l'ha per
mondo, imperocch egli, il mediatore, l'arbitro dei nostri rap- tale? Pu la censura riconoscermi il diritto d'esprimere liberal-
porti, i quali per conseguenza non possono essere che umani : in- mente la mia opinione, se il sultano non ne vuol sapere? E che
fine teniamo da lui in feudo noi stessi, cio il nostro proprio va- cosa vado a cercare allora presso quel tribunale? Io vado in cerca
lore, o quello che noi siamo, nel mondo. Poich nulla siamo, se della giustizia del sultano, non del mio diritto ; vado quindi in
esso, l'uomo, non risiede in noi, e se noi non siamo " umani ". cerca d'un diritto straniero. Io non trover giustizia se non
La potenza dell'uomo, il mondo e dell'uomo, l ' i o e del- quando tale diritto s'accorder col mio.
l' uomo. Lo Stato non permette che tra uomini si venga a vie di fatto ;
Ma non dipende forse da me il dichiarare me stesso quale egli si oppone al duello. Egli punisce ogni rissa, per ci che nes-
mio proprio signore, mio proprio mediatore, mio proprio domi- suno dei contendenti invoca l'intervento della polizia, ma lascia
natore? Dunque io dovr dire cosi: impunito un capo famiglia il quale picchi di santa ragione un bam-
bino. La famiglia autorizzata a far ci, e per suo man-
La mia potenza la mia propriet. dato il padre; io quale singolo non lo sono.
La mia potenza mi concede la propriet. La " Gazzetta di Voss " ci presenta " lo stato secondo il di-
Io sono la mia potenza, per essa io sono propriet di me ritto ". Qui ogni cosa dev'essere definita dal giudice e da una
stesso. magistratura. Il tribunale superiore di censura costituisce agli
occhi della " Gazzetta " la magistratura che giudica secondo il
diritto. Ma secondo quale diritto? Il diritto della censura. Per
3. LA MIA POTENZA. menar buone le sentenze di quel giudizio, bisogna riconoscere un
diritto alla censura. Ma prescindendo da ci, si ritiene general-
Il diritto lo spirito della societ. Se la societ possiede
mente che un tale giudizio offra una protezione. Certo, protezione
una volont, essa per l'appunto il diritto. Ma poi che la societ
contro gli errori d' un singolo censore. Esso non fa che assicurare
non esiste che in virt del dominio che essa esercita sui singoli,
il legislatore dalla falsa interpretazione della sua volont, ma rende
cosi il diritto non altro che la sua volont dominatrice. Ari-
con ci tanto pi dura la sua legge contro coloro che scrivono.
stotele definisce la giustizia a il profitto della societ ". Ogni di-
ritto esistente un diritto che mi si a concede ", di cui, cio, mi si Io solo posso giudicare se ho ragione o torto. Gli altri al
permette di godere. Ma sono io nel diritto per ci solo che questo pi possono dire se ammettono o negano il mio diritto, o se ci
mi riconosciuto da tutti? E che altro il diritto che io ottengo he diritto per me tale anche per loro.
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Ma consideriamo per un istante la cosa anche sotto un altro ritto alcuno. Del resto questa tesi rivoluzionaria, chiamata il prin-
aspetto. Io sono obbligato a venerare la legge del sultano nei cipio di Babeuf, si fonda su d'un concetto religioso, dunque falso.
dominii di costui, la legge popolare nelle repubbliche, il diritto Chi mai, se non si trova sotto l'influsso del pensiero religioso,
canonico nelle comunit cattoliche e cos via. parler di diritto? Non forse il " diritto " un concetto religioso,
Io devo sottomettermi a quelle leggi, ritenerle sacre. Il cio qualcosa di sacro ?" La parit di diritti " proclamata dalla
a senso del diritto " cosi radicato nel popolo, che i pi fervidi rivoluzione, non che un'altra forma della " eguaglianza cri-
voluzionari dei nostri giorni vogliono assoggettarci ad un nuovo stiana -, della " eguaglianza dei fratelli, o dei figli di Dio ", ecc.,
" sacro diritto ", al " diritto della societ ", al - diritto dell' uma- in breve la " fraternit ". Tutte le questioni riferentesi al di-
nit ", al a diritto di tutti ", ecc. Il " diritto di tutti " per ritto meritano d'esser giudicate con le parole dello Schiller :
essi deve precedere al mio. Certo che, essendo diritto di tutti, " Da lungo tempo per odorare mi servo del naso: poss'io
dovrebbe essere anche il mio, poich dei tutti faccio parte ancor " provare d'aver un diritto su di esso? "
io ; ma perch quella appunto un diritto di altri, io non mi Quando la rivoluzione fece dell'eguaglianza un diritto, essa
sento di doverlo sostenere. Io non difender il diritto di tutti, penetr nel terreno sacro. Da ci ebbe inizio la lotta per i " sacri,
bens il diritto mio : ciascuno pensi poi a difendere il diritto pro- inalienabili diritti umani ". Contro gli eterni diritti dell'uomo si
prio da s. Il vero diritto di tutti (p. e. quello di mangiare) fa valere con non minore fondamento " il diritto acquisito " alle
quello che e diritto d'ogni singolo. Se ciascuno sapr difendere cose esistenti " ; si ha cosi un diritto contro un altro diritto ; e
il proprio diritto, ne conseguir che anche l'universale lo difen- naturalmente il diritto dell' uno un torto agli occhi del partito
der e sapr conservarselo; ma non punto necessario che cia- contrario. E questa la lotta per il diritto che dura dalla rivolu-
scuno pensi per tutti, e che si adoperi a difender il diritto pro- zione.
prio quale diritto di tutti. Voi volete esser riconosciuti nel vostro " diritto " pur es-
Ma i riformatori socialisti predicano il " diritto sociale ", in sendo contro gli altri. Ci non possibile, poich per gli altri
virt del quale il singolo diventa lo schiavo della societ, e non sarete sempre dalla parte del torto. Se ci non fosse, gli altri
possiede altri diritti all'infuori di quelli che la societ gli con- non sarebbero vostri avversari. Essi vi daranno costantemente
ferisce, a patto, beninteso, che egli viva a seconda delle leggi torto. Ma il vostro diritto forse di fronte a quello degli altri
della societ, cio da cittadino o da compagno ben pensante. Ma un diritto pi alto, pi grande, pi potente? Niente affatto! Il
che io sia " ben pensante " in uno Stato retto a dispotismo o in vostro diritto non pi potente, perch voi non siete pi forti.
una " societ " socialista o comunista, ci non toglie che la il- Hanno i sudditi cinesi un diritto alla libert? Donatela loro e
legalit permanga, poich in entrambi i casi io non godo di di- v'accorgerete d'aver commesso " " error grossolano : essi non sa-
ritti miei proprii ma di diritti che mi sono concessi. pranno approfittarne, e perci non vi hanno diritto. I fanciulli
non hanno nessun diritto alla maggior et, perch non sono mag-
Nelle quistioni di diritto ci si domanda sempre : " Che o chi giorenni, cio perch sono fanciulli. I popoli che si lasciano trat-
ci d il diritto di fare la tal cosa? " E si risponde : " Dio, l'amore, tare da minorenni non hanno alcun diritto alla maggior et :
la ragione, la natura, l'umanit, ecc. ". Si dovrebbe rispondere quando cesseranno d'esser minorenni, essi s'acquisteranno tale di-
invece: la tua propria volont, la tua propria forza. ritto. Ci significa semplicemente: Tu hai diritto di essere ci
Il comunismo, il quale ammette che gli uomini " per natura che puoi essere. Io derivo ogni diritto, ogni facolt da ine stesso ;
hanno uguali diritti ", contraddice la propria tesi col negare poi io sono autorizzato a fare tutto ci che posso fare. Io sono autoriz-
qualsiasi diritto naturale agli uomini. Esso non vuole, per un zato ad abbattere Giove, Jehova, Dio, se sono in potere di farlo;
esempio, riconoscere che i genitori " per natura " possiedano dei se non posso, quegli dei avranno sempre potere e vantaggio con-
diritti rispetto ai figli, o questi di fronte ai genitori; e cosi abolisce tro di me, ed io dinanzi alla loro forza e alla loro legge mi
la famiglia. La natura non conferisce ai genitori e ai fratelli di-
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curver tremante d'impotente " timor di Dio ", osserver i loro I comunisti dicono: un lavoro uguale d diritto agli uomini
comandamenti, e creder d'aver diritto di fare solo tutto ci che ad un'uguale somma di godimenti. Prima s'era agitata la que-
potr secondo la loro legge. Non altrimenti i doganieri russi ri- stione se il " virtuoso " non dovesse essere " felice " sulla terra*
tengon d'esser nel loro diritto allorquando tirano contro coloro E gli ebrei accettarono questa massima: " sii virtuoso dissero
che tentano di varcare i confini: essi uccidono in forza d'una affinch tu goda il bene sulla terra ". No, l' uguale lavoro non
" autorit superiore ", in forza della " legge ". Ma io sono licen- ti da alcun diritto ; sola l'attitudine a godere ti autorizza al go-
ziato da me stesso a uccidere, se io stesso non me lo proibisco, dimento. Se tu godi, tu sei autorizzato a godere. Ma se hai la-
se io stesso non indietreggio dinanzi all' idea dell'assassinio come vorato e ti lasci mancare il godimento, tua colpa e tuo danno.
dinanzi a un " torto ". Questo pensiero illustrato dalla poesia Se voi sapete procacciarvi un godimento, esso diviene un
del " Chamisso ". " La valle degli assassini ", nella quale il ca- vostro diritto, se lo desiderate solamente, senza osare di pren-
nuto assassino indiano sa strappare un senso di venerazione al dervelo, esso rester sempre uno dei diritti acquisiti di coloro che
bianco, di cui egli ha trucidato i compagni. Quello soltanto io sono privilegiati a fruirne. Esso il loro diritto, come divente-
non ho diritto di fare che non faccio per libera determinazione rebbe il vostro, se sapeste acquistarlo.
della mia volont.
Viva la lotta pel " diritto della propriet ". I comunisti
A me spetta stabilire se con me il diritto : fuor di me esso affermano: " la terra appartiene per diritto a coloro che la colti-
non esiste. Giusta ogni cosa che tale a me sembra. Gli altri vano, i frutti a coloro che li producono ". Io credo invece ch'essa
penseranno diversamente : ma questo affar loro, non mio, si di- appartenga a chi sa pigliarsela, o a chi, possedendola, non se ne
fendano come sanno. E se una qualunque cosa non sembrasse lascia spogliare. Chi si appropria la terra ha diritto di possederla.
giusta all' universale, ma tale sembrasse a me, io mi riderei dal- E questo il " diritto egoistico " ; " piace cos a me, dunque la ra-
l'universale. Cosi adopera ciascuno secondo che sa apprezzare se gione dalla mia parte ".
stesso: ciascuno secondo il grado del suo egoismo, poich la forza
vince la ragione, ed bene che cos sia. Inteso altrimenti il diritto ha, come si dice, a un naso di
cera ". La tigre che m'assalisce ha diritto di farlo, come io di
Essendo io " per natura uomo ", io ho un uguale diritto al ucciderla. Io non difendo il mio diritto contro la tigre, difendo
godimento di tutti i beni dice Babeuf. Non dovrebbe egli dir me stesso.
anche press'a poco cosi : essendo io " per natura " un principe
primogenito, io ho diritto ad un trono? I diritti umani ed i Il diritto umano si riduce dunque sempre a quella facolt che
diritti acquisiti s'incontrano nello stesso punto, cio nella " na- gli uomini si concedono reciprocamente. Se si concede ai neonati
tura " che mi conferisce un diritto: quello alla nascita, quello il diritto dell'esistenza, essi l'acquistano; se non viene loro con-
all'eredit, ecc. La frase : Io son nato uomo, non ha diverso si- cesso, come presso gli Spartani e gli antichi Romani, essi non
gnificato da quest'altra: Io son nato principe reale. L'uomo della l'avranno. Poich conferire o concedere pu soltanto la societ,
natura possiede solamente un diritto naturale. Ma la natura non essi non possono da s prenderlo o rinunziarvi. Mi si obbietter
pu darmi un diritto, non pu farmi atto a cangiar ci cui il che il diritto all'esistenza era pei neonati un diritto naturale:
mio potere non giunge. Se il principe di sangue reale si colloca ebbene, gli Spartani si rifiutavano di riconoscerlo. E cosi quel
al disopra degli altri suoi coetanei, si ha in questo gi un fatto diritto rimaneva disconosciuto, del pari che disconosciuto era il
che gli assicura un privilegio : se poi gli altri approvano e rico- diritto di pretendere che le fiere cui venivano dati in pasto aves-
noscono tale privilegio, si ha allora un altro fatto che li rende sero a rispettare la loro vita.
meritevoli di esser sudditi. Si parla tanto del diritto innato ! Or bene, quale il diritto
E sempre a me estraneo il diritto che mi conferisce Dio o nato con me?
il popolo dacch non son io che me l'attribuisco. Il diritto di diventar padrone d'un maggiorasco, d'ereditare
un trono, di godere d'una educazione principesca, oppure se
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io sono il nato di povera gente d'usufruire della scuola libera, Voi v'arretrate dinanzi agli altri, quasi scorgeste accanto ad
d'esser vestito a spese dei ricchi, e finalmente di guadagnarmi un essi il fantasma del diritto, combattente al loro fianco, come al
tozzo di pane nelle miniere carbonifere o negli opifici? Non sono fianco degli eroi le divinit d'Omero. E che fate voi? Gettate
questi altrettanti diritti innati, trasmessimi dai genitori colla na- forse l'asta? No, voi vi prosternate al fantasma per cercar di
scita? Voi siete d'avviso opposto ; voi credete che essi usurpino trarlo dalla vostra parte, affinch combatta con voi: voi tentate
di propiziarvelo.
il nome di " innati ", e appunto a favore dei veri diritti innati
li volete abolire. Per provare il vostro asserto, voi risalire alle Altri direbbe semplicemente : Voglio io ci che vuole il mio
avversario? " No ". Ebbene, allora militino in suo favore mille
cose pi semplici e sostenete che tutti per nascita sono uguali diavoli o mille dei, non io mi rimarr per questo dal dargli
cio uomini. Io concedo volentieri che tutti nascono uomini, e battaglia !
che in ci i neonati sono uguali tra loro. Ma perch sono tali?
Unicamente perch non sanno in altro modo manifestar la loro Lo stato del diritto vagheggiato dalla Gazzetta di Voss
attivit se non per dimostrare che sono figli dell' uomo ; piccoli vuole che gli impiegati non possano venire rimossi dall'ammi-
uomini nudi e crudi. Ma con ci differiscono appunto da coloro nistrazione ma solo dal giudice. Vana illusione! Se una legge
che han saputo gi far qualche cosa, e che non sono pi " i fi- stabilisce che un impiegato, colto in istato d'ubbriachezza, do-
gli degli uomini " bens i figli della propria creazione. vesse perdere il suo impiego il giudice dovrebbe condannarlo
sulla base di testimonianze, ecc. In breve il legislatore dovrebbe
Questi ultimi posseggono assai pi che i diritti innati : essi specificare ad una ad una tutte le ragioni le quali traggono seco
hanno i diritti acquisiti. Quale contrasto, quale campo aperto alla la perdita dell'officio (p. es. : chi ride in faccia a un suo supe-
lotta. La lotta dei diritti innati e dei diritti acquisiti. Richiama- riore, chi non va tutte le domeniche in chiesa, chi non si pre-
tevi pure, se vi talenta, ai vostri diritti innati : noi non manche- senta una volta al mese al sacramento dell'eucaristia, chi ha
remo di opporvi i nostri, che ci siamo acquistati. Cosi voi come contratto dei debiti, chi frequenta cattive compagnie, chi non
noi stiamo sul terreno del diritto; ciascuno dei due partiti di- dimostra risolutezza in certi incontri, ecc., deve essere rimosso
fende un a diritto " contro l'altro; l'uno il diritto naturale, l'al- dall'officio suo). Il legislatore potrebbe anzi lasciare che un giur
tro il diritto ch'egli seppe procacciarsi. d'onore stabilisce queste cose: il giudice non avrebbe che ad ac-
Ma restando tuttavia sul terreno del diritto, voi pretendete certare se l'impiegato si sia " reso colpevole " di quelle " con-
anche d'aver ragione. travvenzioni " ed a prova raggiunta decretare la sua rimozione
Il vostro avversario non pu darvi il vostro diritto, egli non di " diritto ".
ha potere di rendervi giustizia. Chi ha la forza ha il diritto: Il giudice perduto se si scosta dalla lettera della legge. Per-
se non avete quella, non avrete n pur qusto. E tanto difficile ch in tal caso egli non ha pi che un'opinione, come ogni altro
a procurarsi questa sapienza? Guardate i potenti; considerate il e se egli non si attiene che a questa, la sua cessa dall'esser
loro modo di condursi? Naturalmente noi non intendiamo parlare una attribuzione ufficiale; come giudice egli obbligato a giu-
che della Cina e del Giappone. Provatevi un po' voi, Cinesi e dicare secondo la legge. In tal caso preferisco gli antichi Parla-
Giapponesi, a dar torto a chi potente, e vedrete se non vi menti di Francia, i quali volevano esaminare di volta in volta
s'aprir il carcere. Se volete aver ragione del potente, non avete le questioni di diritto e ne facevano registrare le decisioni. Essi
che un mezzo : la violenza. Se a questo mezzo non vi appigliate, almeno giudicavano secondo i proprii concetti del diritto e non
null'altro potrete che stringer in silenzio le pugna, o cader vit- s'abbassavano ad essere semplici macchine del legislatore ; sebbene
tima della vostra loquacit imprudente. quali giudici dovessero essere macchine in ogni modo macchine
In breve, se voi non interrogaste i Cinesi e Giapponesi sulla di s stessi.
questione del diritto, e principalmente del diritto " innato ", voi Si dice che la punizione sia il diritto del delinquente. Ma anche
non avreste bisogno di interrogarli a proposito dei diritti acquisiti.
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l'impunit il suo diritto. Se la sua impresa gli riesce, giusto Gli Stati non durano che sino a tanto che son retti da una
ch'egli ne tragga vantaggio, come e giusto che ne abbia pena se volont dominante la quale confusa con la lor propria. La legge
essa fallisce. presuppone l'obbedienza. A che ti giovano le tue leggi, se nessuno
Avrai sonni pi o meno tranquilli, secondo che pi o meno le osserva; a che i tuoi comandi, se nessuno li eseguisce? Lo Stato
morbido il letto che ti sei preparato. Se taluno si getta teme- non pu rinunziare alla sua pretesa di determinare le volont dei
rariamente in mezzo ai pericoli, e vi perisce, noi diremo : bene gli singoli, di contare e speculare su di esse. Per lo Stato al tutto
sta, egli l'ha voluto. Ma s'egli pot superare i pericoli, se cio necessario che nessuno abbia una volont propria ; se taluno l'a-
la sua forza l'ha fatto vincere, egli avr ragione, ai nostri occhi. vesse, lo Stato dovrebbe cacciarlo. Se tutti avessero una volont
Se un bambino si trastulla con un coltello e si ferisce, bene gli propria, lo Stato cesserebbe d'esistere. Lo Stato non si pu in fatti
sta; ma se non si ferisce, ha ragione. immaginare senza il dominio e senza la schiavit poich esso deve
voler essere il padrone di tutti i cittadini e questa sua volont
giusto che il delinquente soffra, perch ha arrischiato qual- si chiama la volont di stato.
cosa, perch ha corso il pericolo, conoscendone le conseguenze!
Ma la pena che noi gli minacciamo il nostro diritto, non il suo. Chi per resistere deve far assegnamento sulla mancanza di
Il nostro diritto reagisce contro il suo ; ed egli ha torto quando volont da parte degli altri, diventa una macchina: allo stesso
noi siamo pi forti di lui. modo il padrone un meccanismo creato dallo schiavo. Col cessare
della soggezione cesserebbe anche il dominio.
" Ma ci che costituisce il diritto " ci si oppone " trova
la sua espressione nella legge ". La volont mia propria la rovina dello Stato ; per ci da
questo vien chiamata volont arbitraria. La volont individuale
Qualunque sia la legge, aggiungono, essa dev'essere rispet- e lo Stato sono potenze mortalmente nemiche l' una all'altra, e tra
tata dai buoni cittadini. Cosi si esalta il sentimento della legalit di esse non possibile una " pace perpetua ". Sino a tanto che
della vecchia Inghilterra. A ci ben s'addice la parola d' Euripide: lo Stato esister, esso dovr rappresentarsi la volont del singolo,
a Noi serviamo agli Dei, quali che essi si siano ". La legge sopra cio del suo eterno avversario, come alcunch d'irragionevole, e
ogni cosa. Iddio sopra ogni cosa, ecco il principio cui oggi siam di malvagio ; e sino a tanto che il singolo accetter per buono
giunti. questo concetto, tal giudizio sar giusto, indiscutibile.
Noi ci diamo faccenda per distinguere la legge dall'arbitrio, Ogni Stato significa dispotismo, sia poi il despota uno solo o
dal comando, dal decreto, con l'affermare che la legge procede da siano molti, o anche tutti, come c'immaginiamo che accada in una
una autorit riconosciuta. Tuttavia una legge che regola le azioni repubblica. Allora avverr che la legge decretata di volta in volta,
umane (la legge etica, la legge dello Stato, ecc.) sempre la ma- per la manifesta volont dell'universale, divenga legge per il sin-
nifestazione d'una volont, dunque un comando. Se io stesso mi golo, alla quale egli sar tenuto a prestar obbedienza. Anche se
imponessi una legge, essa sarebbe un mio comando, al quale, a immaginiamo il caso che ogni singolo abbia espressa un'uguale
un dato momento, potrei ricusare obbedienza. Taluno pu dichia- volont, s che si abbia una manifestazione perfetta della volont
rare, vero, ci che disposto a tollerare, costituendo in tal modo complessiva, la cosa, per questo solo, non canger d'aspetto. Non
una legge che vieta tutto il rimanente sotto pena di considerare resterei io forse legalo anche per l'avvenire alla volont espressa
come suoi nemici i trasgressori di quel divieto. Ma alle mie azioni ieri? La mia volont dunque s'irrigidirebbe, acquisterebbe una
nessuno deve comandare, a nessuno deve esser lecito di prescri- stabilit fastidiosa! La mia creatura, cio, diventerebbe la mia si-
vermi il modo d'agire e d'impormi cos le sue leggi. Io devo con- gnora. Ma io, il creatore, sarei impedito di oltre svolgere la vo-
sentire bens ch'egli mi riguardi per suo nemico, non per che mi lont mia. Perch ieri fui un pazzo, dovrei continuare ad esser tale
tratti secondo il piacer suo come se io fossi sua creatura e come per sempre. Di modo che nello Stato, nella miglior ipotesi si
se la sua ragione o il suo capriccio anche irragionevole fossero potrebbe anche dire nella peggiore io sarei lo schiavo di me
una norma per me.
STIRNER : L' Unico. 14.
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stesso. Perch ieri ho voluto, sarei oggi un essere privo di volont; che il corvo canti o che il ladrone si rimanga dallo spogliare i
ieri libero, oggi costretto. viandanti. Piuttosto domando a coloro che vogliono essere egoisti
Come impedir ci? Unicamente col non riconoscere alcun do- che cosa sembra loro pi conforme ai lor fini: l'accettare leggi da-
vere, col non legarsi o col non lasciarsi legare. Se io non ho alcun voi e rispettarle, o il dimostrarsi ribelli e negar l'obbedienza.
dovere, non devo conoscere alcuna legge. La gente timorata ama darsi a credere che le leggi non do-
a Ma mi si legher con la forza ". La mia volont nessuno vrebbero prescrivere se non ci che nei sentimento dei popolo
pu legarla, e io avr diritto sempre di respingere ci che non considerato come giusto ed equo. Ma che cosa importa a me di
mi conviene. ci che ha valore pel popolo e tra il popolo? Il popolo sar forse
avverso a coloro che bestemmiano Dio; ed ecco che si far una
Ma sarebbe una universal ruina il concedere a ciascuno di legge contro la bestemmia. Ma per questo forse io non dovrei
far ci che meglio gli aggrada! " bestemmiare? Questa legge potr essere ai miei occhi qualche cosa
Ma chi vi dice che ciascuno possa far tutto ? Non sei tu al di pi che un ordine? Sarei curioso di saperlo!
mondo, e non puoi tu impedire che ti sia fatto ci che non t'ag- Unicamente dall'assioma che ogni diritto ed ogni potere spetta
grada? sappi difenderti, e nessuno ti far del male. Chi vuole al popolo, sono sorte tutte le forme di governo. Poich tutti si
sprezzare la tua volont sar tuo nemico. Comportati contro di lui richiamano al popolo: tanto il despota, quanto il presidente d'una
da nemico. Se dietro a te sta in tua difesa qualche milione d'in- repubblica agiscono e imperano in " nome dello Stato ". Essi sono
dividui, voi rappresenterete una forza immensa e otterrete facil- in possesso della " potest dello Stato " : nulla importa poi che il
mente vittoria. Ma pur imponendovi al vostro avversario per la popolo (il quale rappresenta il complesso di tutti i singoli, oppure
vostra forza, nondimeno voi non sarete per lui un' autorit sacro- alcuni suoi rappresentanti o pochi soltanto (come nei governi ari-
santa, salvo ch'egli sia un brigante o un ladrone. Egli non vi deve stocratici), o infine uno solo (come nelle monarchie), eserciti la
n rispetto n considerazione, bench sia costretto a difender s a potest di Stato ". Sempre l'universale soverchia il singolo, e
stesso contro il prevalere delle vostre forze. possiede una potest " legittima " alla quale si d nome di diritto.
Noi siamo soliti a classificare gli Stati secondo il vario modo Dinanzi alla santit dello Stato, il singolo non altro che
con cui ordinata la " suprema potest ". Se essa di spettanza un vaso vile, nel quale appariranno mescolate insieme la " tra-
d'un solo avremo la monarchia, se di tutti, la democrazia, ecc* cotanza, la malvagit, il vezzo di schernire e di calunniare, la
Dunque la suprema potest! Ma potest contro chi? contro il sin- frivolit, ecc., " non appena egli protester di non dover ricono-
golo e la sua volont. Lo Stato stesso esercita una potest, il sin- scere la santit dello Stato.
golo non pu n deve esercitarla. Questo contegno dello Stato
violenza, e la sua potest esso la chiama diritto, quella degli altri L' altergia religiosa dei servi dello Stato ha in serbo delle
a crimine ". Crimine adunque il potere del singolo: e soltanto pene graziose per Pu insolenz " irreligiosa.
per mezzo di crimini il singolo spezza la potest dello Stato ove Se il governo mostra di voler punire ogni atto dello spirito
egli ritenga che lo Stato non e superiore a lui, bens egli allo indipendente contro lo Stato, ecco che si fanno innanzi i liberali
Stato. e dicono: lo scherzo, la satira, le arguzie, l' umorismo, ecc.,
Ora io potrei (voi forse ne ridereste), consigliarvi paternamente dovrebbero poter manifestarsi liberamente: il genio dev'essere
di non pronunciar leggi atte ad intralciare lo sviluppo, l'attivit, libero. Dunque non ogni singolo individuo, ma il genio soltanto
l'opera creativa di me stesso. Io non vi dar questo consiglio, deve essere libero. In tal caso con pieno diritto lo Stato, o in
poich gi voi non lo sapreste seguire e io perderei tutto l'utile nome suo il governo, oppone : Chi non con me, contro di me.
che mi riprometto dalla cosa. A voi nulla io chiedo e quand'anco Gli scherzi, le arguzie, ecc., furono sempre la causa della rovina
di alcunch vi ricercassi, voi continuereste ad essere dei legisla- dello Stato. Quelle manifestazioni non sono innocue. E poi dove
tori implacabili; chiedervi di non esser tali, sarebbe come volere finisce lo scherzo innocuo e dove comincia lo scherzo pericoloso ?
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I moderati dinanzi a tale domanda si mostrano assai impac- che allorquando si accorda loro la cosidetta libert di stampa
ciati e si riducono ad esprimere il voto che lo Stato (il governo) essi si fanno a desiderare la censura.
si mostri meno sensibile, meno suscettibile, e a supplicarlo di Ci e ben naturale. Lo Stato sacro anche per loro, e cos
non vedere negli scherzi " innocui " un'intenzione malvagia, e la morale, ecc. Essi si comportano verso di lui quali ragazzi
di essere un po' pi tollerante. male avvezzi, quali fanciulli astuti, che sanno volgere in loro
Una suscettibilit esagerata certamente indizio di debo- vantaggio le debolezze dei genitori. Il papa Stato deve permet-
lezza, e l'evitarla potr essere una virt lodevolissima ; ma in ter loro di dire molte dure cose senz'altro diritto che di censu-
tempi di guerra non si deve risparmiare nessuno, e ci che in rarli con un'occhiata severa. Poich riconoscono in lui il loro
condizioni normali pu esser tollerato, deve esser proibito quando padre, essi sono costretti a subirne la censura, come a punto i
invece si sia proclamato lo stato d'assedio. ragazzi.
Siccome i liberali ben pensanti sanno ci, essi si affrettano Se tu consenti che un altro ti dia ragione tu devi anche
a dichiarare che a il popolo essendo devoto " e assurdo temer tollerare che egli ti dia torto: se da lui viene a te la giustifica-
pericoli. Ma il governo sar pi prudente e non si accontenter zione e la rimunerazione, devi essere pronto ad attender da lui
a questo. anche l'accusa e la punizione. Accanto al diritto procede il torto,
Esso conosce troppo bene l'arte di adescare gli uomini con accanto alla legalit il crimine. Che cosa sei tu? Tu sei un
belle parole e non prester fede a quelle affermazioni. delinquente.
Ma bisogna pure avere un posto dove trastullarci : si bam- " Il delinquente il crimine dello Stato! ", dice Bettina. Si
bini ; la giovent non conosce troppi ritegni. possono accettare queste parole, bench la stessa Bettina non le
prenda proprio in questo senso. Nello Stato, cio, l'Io senza freni,
Ed ecco che tutta la questione viene a ridursi a questo campo l'Io appartenente a me stesso, non trova modo di raggiungere il
di trastullo, e si domanda qualche ora di libera ricreazione. Si do- suo compimento.
manda soltanto che lo Stato sia un padre non troppo indulgente,
Dia al popolo qualche processione di asini, qualche festa carne- Ogni io sin dalla nascita un delinquente contro il popolo
valesca, come quella che nel Medio Evo la stessa Chiesa per- contro lo Stato. Per ci questo vigila sopra ogni singolo, vede
metteva. Ma i tempi in cui ci poteva avvenire senza pericoli in ogni uomo un egoista, e degli egoisti ha paura. Egli presup-
sono passati. Oggi i fanciulli che si trovano per qualche ora pone in tutti i pi tristi propositi, e sta attento, poliziescamente,
all'aperto, lontani dalla verga, non vogliono pi saperne di rien- per non averne a risentir danno, ne quid respublica detrimenti
trare nel loro chiuso. capiat. L'Io senza, freno quale ognuno di noi in origine e
resta nell'intimo essere per lo Stato il delinquente incorreg-
Ormai l'aria aperta non pi il complemento della clausura, gibile. L' uomo ch' diretto dal suo ardimento, dalla sua volont,
non pi una ricreazione, un'antitesi, un aut-aut. In breve lo dalla mancanza di ogni scrupolo, e dall'impavidit, viene dallo
Stato non pu pi tollerar nulla o costretto a tollerar tutto; Stato e dal popolo circondato di spie.
egli dev'essere o sensibile oltre misura o insensibile come un
cadavere. E dico dal popolo ! Il popolo (o voi gente ingenua, pensate
ora un po' che cosa sia codesto popolo) il popolo e intimamente
E finita con la tolleranza. Se lo stato offre il dito, gli si materiato di principi polizieschi. Soltanto chi rinnega il proprio
prender la mano. Non pi possibile scherzare : ogni scherzo essere, chi " ripudia s stesso " ben accetto al popolo.
pu diventare terribilmente serio.
Bettina , nel suo libro, tanto ingenua da ritenere che lo
Le proteste dei " liberali " che chiedono la libert di stampa, Stato sia solamente ammalato e da sperare nella sua guarigione
son dirette contro il loro principio, contro la loro vera volont. una guarigione che dovrebbe essere, operata dai demagoghi.
Essi vogliono quello che non vogliono : essi si riducono a desi- Ma esso non ammalato, nella pienezza delle sue forze quando
derare e a far voti. Per ci cangiano d'avviso con tanta rapidit
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respinge da s lontano i demagoghi che vogliono ottenere qual- nica via di salvezza il permettere che in essa prosperino gli
che cosa per i singoli, cio per tutti. Coloro che in lui hanno fede onesti cittadini! " Se ci si avverasse, la banda di ladroni peri-
sono per esso i migliori capipopolo e i migliori demagoghir rebbe come tale. E poich essa prevede ci, preferisce uccidere
i soli ch'egli ammetta. Secondo Bettina lo Stato a dovrebbe svi- chiunque accenna a voler diventare un galantuomo.
luppare il germe della libert innato nell'uomo, se non vuol Bettina in questo libro una patriotta, o per lo meno una
essere un padre snaturato. Esso non pu agire diversamente : lodatrice degli uomini. Essa malcontenta dell'ordine di cose
appunto perch si prende cura dell' umanit (il che dovrebbe fare esistente, al pari di tutti coloro che vorrebbero ricondurre nel
anche lo Stato umano e " libero ") deve avere il singolo in conto mondo la buona fede antica. Soltanto, essa pensa che i politicanti ,
di un uccello introdottosi in un nido non suo. " Quant > giusta- gli ufficiali dello Stato e i diplomatici spingono lo Stato verso
mente osserva invece il borgomastro (1): " Come? lo Stato non la rovina, mentre quegli altri ne danno ogni colpa ai malvagi,
dovrebbe aver altri obblighi se non quello di curare gli infermi ai " seduttori del popolo ".
che non hanno speranza di guarigione? Ci non giusto. Da
Che altro il delinquente comune, se non uno che ha com-
quando gli Stati esistono, essi si sono argomentati sempre di
messo la fatale imprudenza di attentare a ci che appartiene al
liberarsi dalle materie impure, non mai di lasciarsene impregnare.
popolo, anzich ricercare quello che appartiene a s?
Esso non ha bisogno di applicare tanta economia ai suoi succhi.
Taglia senza esitazione i rami che intristiscono, affinch gli altri Egli andato in cerca dello spregevole a possesso altrui ", ha
possono essere fiorenti. La durezza dello Stato non deve moverci fatto ci che fanno i credenti, che aspirano alle cose appartenenti
a meraviglia: la sua morale la sua politica, la sua religione lo a Dio. Che cosa fa il prete quando rimprovera il delinquente? Ei
costringono ad essere implacabile ; non lo si accusi d'insensibilit : gli mette dinanzi agli occhi il torto gravissimo d'aver profanato
il suo sentimento pu bens repugnare, ma la sua esperienza gli con i suoi atti la propriet dello Stato che questo ha proclamata
impone di cercar la salvezza nel rigore! Sonvi delle malattie, santa (e di tale propriet fanno parte anche le vite dei cittadini,
in cui soltanto i rimedi drastici ha forza. Il medico, che cono- dei singoli, onde lo Stato si compone). Invece egli assai meglio
scendo il male esita e ricorre ai palliativi, non vincer giammai adoprerebbe rinfacciandogli d'aver macchiato se stesso per avere,
la malattia, ma far soccombere prima o poi l'ammalato! " non disprezzato, ma ritenuto oggetto d'appropriazione ci che gli
era estraneo. Ma egli non pu far ci perch prete. Parlate al
L'obbiezione della moglie del consigliere : " Come ottenere
cosidetto delinquente nella sua qualit d'egoista e costui si ver-
una guarigione, se vi servite della morte quale rimedio eroico? "
gogner, non gi d'aver contravveduto alle vostre leggi ed atten-
non regge. Lo Stato non applica gi la pena di morte contro s
tato ai vostri beni, bens d'aver ritenute le vostre leggi meritevoli
stesso bens contro qualche membro che gli d noia.
d'infrazioni, i vostri beni meritevoli d'esser desiderati. Egli si
" Per uno Stato infermo l' unica via di salvezza permettere vergogner di non avere disprezzato voi con tutto quello che
che l'uomo possa svilupparsi e prosperare " (pag. 385). Se al pari vi appartiene: d'essere stato cio troppo poco egoista. Ma voi
di Bettina, per uomo si intende il concetto astratto di " uomo " non sapete parlare a lui da egoisti, perch voi siete inferiori al
essa ha ragione: lo Stato infermo guarir pel prosperare " del- delinquente. Voi non commettete alcuna contravvenzione alla
l'uomo ", poich quanto pi i singoli sono teneri del concetto legge ! Voi non sapete che un io cosciente di s stesso non pu
l' uomo ", tanto maggior tornaconto ne avr lo Stato. Ma se per non essere un delinquente e che di violazioni del diritto si com-
uomo s'intende il singolo (a cui pare alluda anche l'autrice del pone la sua vita. Eppure dovreste saperlo, poich credete che
libro citato, la quale ivi parla molto oscuramente dell' " uomo "), a noi tutti siamo peccatori ". Ma voi avete l'intenzione di sot-
tanto farebbe il dire: " Per una banda di briganti ammalati, l' u- trarvi al peccato con l'astuzia e con l'inganno; voi non compren-
(1) BETTINA, Questo libro appartiene al re, p. 381. dete poich siete pieni di timor del demonio che la colpa
costituisce il volere d' u n uomo. Oh se foste colpevoli! Ma voi
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siete dei giusti ! Ebbene, fate in modo che al vostro signore E questa la condotta che deve tenere un io verso un altro
appariscano giuste tutte le opere vostre. io? Il popolo grida che il partito avversario ha commesso dei
Quando la coscienza cristiana, o l'uomo cristiano, compone diritti " contro di lui. Posso io ammettere che alcuno commetta
un Codice criminale, in che altro modo pu concepire il delitto un delitto contro di me, senza affermare in pari tempo che egli
se non come un segno di mancanza di cuore? Ogni offesa d ' u n deve agire secondo la volont mia? Se egli agisce cos, io dir
legame del cuore, ogni atto contro un essere sacro, delitto. ch'egli opera rettamente; se altrimenti, dir che commette un de-
Quanto pi d'evessere cordiale il rapporto, tanto pi colpevole litto. Anch'io premetto che gli altri debbono proseguire la stessa
il volgerlo in gioco e tanto pi meritevole di punizione il mta che io mi sono prefisso, e cio li considero non gi come
delitto. singoli individui, ognuno dei quali porti nel suo interno la pro-
pria legge e vi conformi gli atti, bens quali esseri che sono co-
Ogni suddito obbligato ad amare il suo signore: rinnegare stretti ad obbedire ad una particolar legge " ragionevole ". Io
codesto amore un alto tradimento meritevole di morte. L'adul- stabilisco che cosa debba intendersi per uomo e che cosa voglia
terio una mancanza di cuore meritevole di condanna (1), perch dire operar umanamente, e pretendo poi da ognuno che il mio
chi lo compie dimostra di non aver rispetto per la santit del decreto gli sia e legge e norma e ideale, altrimenti egli mi si
matrimonio. Sino a tanto che il cuore detta le leggi, soltanto chiarir per un " peccatore " e per un " delinquente ". Ma il " col-
l'uomo di cuore godr della protezione della legge. Ora l' uomo di pevole " incorrer nelle pene della legge.
cuore l'uomo morale; e infatti egli condanna ci che contrario
al sentimento morale; l'infedelt, la ribellione, lo spergiuro, tutto Si vede, anche qui, che il concetto " dell' uomo " rende possi-
ci insomma che significa infrazione di un vincolo morale. Ogni bile quello del delitto, del peccato, e conseguentemente del diritto.
infrazione di vincoli venerabili per la loro durata, non dovrebbe Colui nel quale io non riconosco " l'uomo ", un " peccatore ",
apparir dissennata e delittuosa ai suoi occhi ? un a colpevole ".
Chi disconosce tali diritti del sentimento si rende nemici tutti Il concetto del delinquente presuppone quello di alcunch di
gli uomini morali. Soltanto i Krummacher e consorti sono persone sacro cui egli attenti; tu di fronte a me, quale singolo individuo,
per bene, atte a comporre logicamente un Codice penale del cuore : non sarai mai un delinquente ma semplicemente un avversario,
come un certo progetto di legge, che noi conosciamo, dimostra a un nemico. Ma non odiare colui che offende una cosa sacra, gi
tutta evidenza. per s un delitto. Cosi il St.-Just grida a Danton : " Non sei tu un
delinquente? non sei tu responsabile di non aver odiato i nemici
La legislazione dello Stato cristiano deve essere affidata in della patria? "
tutto alle mani dei preti, e non sar mai rigorosamente log ca
sino a tanto che sar elaborata da servi di prete che non siano E poi che la rivoluzione nel concetto " uomo " comprende
preti interamente. Quando ogni " assenza di sentimento, di cuore " il " buon cittadino ", cosi da codesto concetto derivano i " pec-
sar riprovata come un delitto imperdonabile, e ogni eccitazione cati e i delitti politici ".
del sentimento individuale ritenuta condannabile, e ogni prote- In tutto ci l' uomo singolo si suole considerare come un ri-
sta della critica e del dubbio biasimata come meritevole d'ana- fiuto della societ, mentre si onora l' uomo in astratto : " l' uomo ".
tema; allora soltanto l'egoista dinanzi alla coscienza cristiana E comunque si chiami tale fantasma, o giudeo, o cristiano, o buon
sar senz'altro un delinquente convinto. cittadino, o suddito leale, o liberale, o patriotta, dinanzi a questo
Gli uomini della rivoluzione parlavano spesso della giusta concetto vittorioso " dell' uomo " s'inginocchiano tutti, per quanto
vendetta del " popolo ", come d'un " diritto ". Vendetta e diritto, diversa sia in ciascuno l'idea dell' uomo.
son due cose che in questo caso si corrispondono. E con quanta convinzione si punisce e si uccide col nome
(1) Questo poi no. (Nota del correttore). della legge, del popolo sovrano, di Dio!
Ora, se i perseguitati sono tanto astuti da nascondersi e da
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sfuggire ai lor giudici inesorabili, essi acquistano nome di ipo- seppero rendersi padroni del pensiero a diritto " che essi stessi
criti; tali chiam il St.-Just coloro che egli accusa nella sua ora- crearono; la creatura sfuggita al loro potere. Tale il diritto
zione contro Danton (1). Bisogna essere pazzi e darsi in mano assoluto, staccatosi da chi lo cre come un frutto dall'albero.
al loro Moloch. Noi non possiamo riprenderlo dacch l'adoriamo come cosa asso-
Dalle idee fsse sorgono i delitti. La santit del matrimonio luta ; esso ci priva della forza cratrice ; pi potente del creatore,
un'idea fssa. Da questa santit consegue che l'infedelt ma- la creatura ha acquistata un'esistenza indipendente.
trimoniale un delitto che la legge matrimoniale colpisce di pene Se tu non permetterai pi al diritto di errare vanamente senza
pi o meno gravi. Ma queste pene da coloro che proclamano padrone, se lo ricondurrai alle sue origini, esso ridiverr il tuo
" santa " la libert devono esser riguardate quale un delitto con- diritto ; e il diritto sar ci che, per te, tu consideri come tale.
tro la libert; e difatto in questo senso appunto la pubblica opi- Il diritto dovette sostenere un assalto sul proprio terreno
nione ha riprovato ormai le leggi matrimoniali. quando il liberalismo ruppe la guerra contro il privilegio.
La societ vuole, si, che ognuno abbia il suo diritto, ma a " Privilegi " ed " eguaglianza di diritti " tali i due con-
patto che un tale diritto sia quello riconosciuto dalla societ, sia cetti a torno a cui ferve la lotta. Esclusione o ammissione di di-
un diritto sociale, e non gi un diritto dell'individuo. Ma io ini ritti, in lingua povera. Ma si pu ammettere che un potere esista
concedo un diritto o me ne privo a mio piacere, e di contro ad (sia esso Dio o la legge, od un essere reale, quale io, o tu)
ogni prepotenza voglio essere un peccatore; un " malfattore " im- dinanzi al quale tutti non godono dell'eguaglianza di diritti? A
penitente. Proprietario e creatore del mio diritto io non gli Dio ognuno egualmente caro, purch lo adori; del pari alla
riconosco altra fonte all'infuori di me stesso; n Dio, n lo Stato, legge, purch la rispetti; che l'uomo sia storpio o gobbo, ricco
n la natura, n l' uomo : non dunque diritti umani n divini. o povero, non importa n a Dio n alla legge ; cosi a un dipresso
Ah dunque voi volete il diritto per s stesso senza relazione quando sei sul punto di annegarti, poco t'importa che chi ti salva
al mio essere! il diritto assoluto, dunque, indipendente da me! sia un negro o un bianco della pi pura razza caucasica pur-
Una cosa che esiste di per s stessa! L'assoluto! Un diritto ch ti salvi. Anzi un cane, in un simile momento, ti sar accetto
eterno, allo stesso modo che abbiamo una verit eterna! non meno di un uomo. Ma per contro, chi distingue tra i suoi
Secondo il principio dei liberali, il diritto dovrebbe asser ob- simili i privilegiati e i negletti? Dio punisce i malvagi con la
bligatorio anche per me, perch istituto dalla ragione umana sua collera; la legge punisce chi non la osserva; tu stesso ti pre-
di fronte alla quale la mia ragione non che capriccio. Prima steresti a parlare con uno, mentre cacceresti lungi da te un altro
si gridava in nome della ragione divina contro la debole ragione non appena ti capitasse tra i piedi.
umana, ora in nome della galiarda ragione umana universale L' " uguaglianza del diritto " appunto un fantasma, poich
contro la ragione egoistica, che si chiama dissennata. Eppure non il diritto in sostanza non n pi n meno che una autorizzazione,
esiste altra ragione all'infuori di questa che a voi piace chiamare una licenza, cio in fine una grazia, che si pu acquistare anche
dissennata; non la ragione divina, n la umana, ma la tua sola ra- coi proprii meriti. Poich meriti e grazie non si escludono, tanto
gione, quale si manifesta di volta in volta; unica, vera, certa pi che anche la grazia vuol essere " meritata ", e il nostro sor-
come l'esistenza nostra. L'idea del diritto in origine il mio pen- riso clemente non fiorisce che per chi se ne dimostra degno.
siero ; ha la sua fonte in me ; sorta da me. Ma poi che il mio E cosi si va sognando che tutti i cittadini d'uno Stato deb-
pensiero si manifestato nella " parola ", esso divenne a carne ", bano essere uguali. Come cittadini, per lo Stato, essi sono cer-
idea fissa. Io non posso pi ormai liberarmi dal pensiero; per tamente tutti uguali : se bene gi per i suoi fini speciali lo Stato
quanto io faccia, esso mi sta sempre dinanzi. Cos gli uomini non sar costretto a dividerli in classi, di cui taluna preferita; e pi
(1) V. Orazioni politiche, I, p. 153. anche ei li dovr poi distinguere in cittadini buoni e cattivi.
Bruno Bauer cerca risolvere la questione giudaica col princi-
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pio che il " privilegio " non abbia ragion d'esistere. L'ebreo per Non pu essere certamente n un difetto n un errore per te, che
alcuni rispetti superiori al cristiano, per altri gli cede : le diffe- tu dimostri qualche ripugnanza a mio riguardo e cerchi d'affermare
renze, che a ciascuno di essi danno argomento a sostenere la su- le qualit che ti son proprie; ci rivela soltanto che tu non vuol
periorit sull'altro, si compensano all'esame del critico e si dissol- cedere n rinunziare a te stesso.
vono nel nulla. E biasimato pure lo Stato perch d forma di Si d al contrasto un significato troppo formale e superficiale,
diritto alle differenze individuali, mutandole in privilegi e ve- se si crede di ricomporlo ricorrendo a qualche altra cosa atta a
nendo meno in tal modo al compito, che di diventare uno " Stato conciliare gli elementi discordanti. Il contrasto ci bisogna invece
libero ". inasprirlo. Tra ebrei e cristiani l'opposizione troppo meschina,
Ma in qualche cosa ciascun uomo superiore agli altri; cio poich si riduce a quistioni religiose, a cose da nulla. Avversari
in quello che il suo essere ha di particolare o di unico, poi che* in religione, nel rimanente voi siete buoni amici: e, per esempio,
in ci ognuno resta originale. quali uomini voi vi considerate uguali. Eppure anche il rimanente
E ciascuno poi fa valere di fronte agii altri, per quanto g i diverso in ciascuno di voi, e, per quanto vi argomentiate di na-
possibile, le sue attitudini particolari ; e si prova, se ci gli torna sconderlo, voi finirete col riconoscere il contrasto, quando ciascuno
a bene, di renderle attraenti. di voi affermer francamente il carattere proprio. Certamente l'an-
tica opposizione con ci si risolver, ma solo perch un' altra
Nulla dunque dovrebbe importare il particolar carattere che opposizione pi forte prender il suo posto.
distingue un uomo dall'altro? Si domanda questo allo Stato libero
o all' Umanit. In tal caso essi dovrebbero essere privi d'ogni atti- La nostra debolezza non consiste gi nel trovarci in inimicizia
tudine ad interessarsi a una cosa qualsisia. Indifferente a tal segno con gli altri, bens nel non trovarci in un contrasto assoluto, cio
non fu mai immaginato n Dio, che discerne i buoni dai malvagi, nel non essere distinti al tutto gli u n i dagli altri, ovvero nell'avere
n la societ, che separa gli onesti dai cattivi cittadini. o nel ricercare una " comunanza ", un " legame comune ", e nel-
l'esserci formato di questa comunanza un ideale. Una fede, un Dio,
Ma si cerca per l'appunto questo Ente che non conferir pi un'idea, un cappello per tutti ! Se un solo cappello ci coprisse tutti
a alcun privilegio ";e gli si d nome di Stato libero di umanit, ecc. certamente si avrebbe il vantaggio di non doverlo levar dinanzi
Bruno Bauer abbassa il cristiano e l'ebreo perch l' uno e l'al- agli altri. Il contrasto ultimo e pi significativo, quello tra il sin-
tro pretendono a privilegi; entrambi dovrebbero dunque, con qual- golo e il singolo, ha superato in fondo quello volgare. Tu, quale
che sacrificio del loro amor proprio, liberarsi dal preconcetto in cui singolo, non hai pi nulla di comune con gli altri, e per la stessa
si compiacciono ingiustamente. Se essi si spogliassero del loro ragione nulla hai che dagli altri ti divida o ti renda a loro nemico.
a egoismo ", il torto reciproco cesserebbe e, con esso, la religione Tu contro il singolo non invocherai la giustizia d'un terzo, e con
cristiana e la giudaica. Basterebbe a ci che ciascuno di loro non lui non avrai rapporti di " diritto ", o altri rapporti derivanti da
pretendesse d'avere qualche cosa di particolare per s. Ma se pur un concetto comune. Il contrasto sparisce nella perfetta separa-
essi rinunziassero a questo, il terreno su cui combatterono le loro zione. Questa potrebbe, bens esser riguardata come una novella
lotte non resterebbe per ci solo sgombro. Essi potrebbero trovare comunanza, o una nuova uguaglianza, ma in tal caso l'uguaglianza
un modo di accomodamento, una " religione universale ", una " re- consisterebbe nella disuguaglianza: una disuguaglianza di ciascuno
ligione d'umanit " ecc., un accordo in somma non migliore di verso tutti, avvertita soltanto da coloro che farebbero dei " raf-
quello che s'otterrebbe se tutti gli ebrei si facessero cristiani ri- fronti ".
nunciando cosi al privilegio ch'essi ritengono d'avere di fronte La lotta contro il privilegio un carattere del liberalismo che
a quelli. Con ci sarebbe tolto il contrasto, ma non in questo ama richiamarsi al " diritto ". Ma altro che strillare non pu: poi-
consisteva l'essenza delle due credenze, bens nella loro affinit. ch i privilegi non cadranno prima che cada lo stesso diritto, del
Essendo distinti l'uno dall'altro, una certa opposizione doveva quale essi sono semplici derivazioni. Ma il diritto, si dissolve nel
esser necessariamente tra loro: e l'ineguaglianza rester sempre.
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nulla quando schiacciato dalla forza, cio quando se ne avverte il
vero significato: la forza prevale al diritto. Allora ogni diritto di- 4. I MIEI RAPPORTI.
venta privilegio, e il privilegio stesso divien potenza, prepotenza.
Nella societ umana potr esser soddisfatto il postulato umano,
Ma la lotta immane contro la prepotenza non deve essa forse ma quello egoistico avr sempre la peggio.
aver un altro aspetto che non quello meschino di opposizione al
Siccome assai noto che l'et nostra a nessuna questione
privilegio, di cui sia arbitro un primo giudice il a diritto "
prende tanto interesse quanto a quella " sociale " bisogna fissare
il quale ne decida secondo i proprii intendimenti?
una speciale attenzione sulla societ. Certo, se l'interesse non fosse
Da ultimo io dovr cancellare dal mio vocabolario questa pa- tanto cieco e appassionato, non si dimenticherebbero cos facil-
rola a diritto ", e le espressioni che vi si riferiscono, dalle quali mente i singoli e si riconoscerebbe esser impossibile rinnovare una
non volli far uso se non costretto, perch nello studio intimo della societ sino a tanto che le persone che la compongono rimangono
cosa m'era pur forza accettarne provvisoriamente il nome. Ora, immutate. Cos p. es. se nel popolo giudaico dovesse sorgere una
distrutto il concetto, anche la parola perde il suo significato. Ci societ destinata a propagare nel mondo una nuova feie, gli apo-
che prima io chiamavo il " diritto ", ora mi si chiarisce altra stoli di essa non potrebbero continuare ad essere dei farisei.
cosa, poich il diritto non pu esser conferito che da uno spirito,
Tu ti riveli altrui e agisci secondo quello che sei. Un ipocrita
o della natura, o della specie, o dell'umanit, o di Dio, e cos via.
si comporter da ipocrita, un cristiano da cristiano. Perci il ca-
Ma quel che io posseggo senza l'autorizzazione di uno spirito, io
rattere d'una societ e determinato di quello dei singoli; essi
lo posseggo senza diritto, unicamente ed esclusivamente per il
l'hanno creata. Ci dovrebbe esser chiaro anche senza analizzare
mio potere.
il concetto " societ ". Ma incuranti sempre di attendere al proprio
Io non ricerco riconoscimento da alcuno, dunque non sono ob- sviluppo, di far valere s stessi, gli uomini non hanno saputo fon-
bligato ad accettarne da alcuno. Ci che io posso ottenere colla dare la societ sulla base di s stessi, e non ad altro hanno inteso
forza l'ottengo, e su ci ch' io non posso ottenere non ho ragioni che a costituirsi in societ e a vivere socialmente. Le societ re-
da far valere, n mai i diritti imprescrittibili mi saranno argo* stavano sempre persone, potenti persone, cosidette " persone mo-
mento di consolazione o di orgoglio. rali " fantasmi dinanzi ai quali il singolo si sentiva preso da un
Col diritto assoluto cessa d'esistere ogni concetto del diritto, brivido di rispettoso terrore. Tali fantasmi potremmo designarli
e ogni impero di un tale concetto. Poich non bisogna dimenticare, pi facilmente col nome di " popoli " od anche di " popolucci " ;
che sin da tempo immemorabile noi fummo sempre dominati da il popolo dei patriarchi, il popolo degli Elleni, ecc. poi il po-
concetti, da idee e da princip, e che tra questi dominatori il con- polo umano, l'umanit (Anacarsi Clootz s'accendeva d'entusiasmo
cetto del diritto, ovvero quello della giustizia, rappresentava la per la " nazione " dell'umanit), poi le suddivisioni in cui quello
parte principale. si scisse; il popolo francese, lo spagnuolo ecc., e in mezzo a co-
desti popoli, gli Stati, le citt, in breve le corporazioni d'ogni
Ch' io abbia o non abbia diritto ad una cosa poco mi cale, specie, e, quale estrema derivazione il breve popolo della famiglia.
purch io sia forte; il diritto l'otterr de me, senza uopo di auto- Invece di dare a tutte le societ finora esistite per modello
rizzazioni d'altrui. il popolo, si potrebbero porre in luogo di esso i due estremi, vale
Il diritto un'idea fissa, un fantasma: io sono la forza. Il di- a dire a l'umanit " e " la famiglia " che sono le due unit ori-
ritto cosa estranea che appartiene ad un essere superiore e che ginarie. Noi abbiamo scelto la parola a popolo " non solo perche
ne dato in grazia : la forza cosa mia, poich il forte sono io. questa si ricollega per l'etimologia al vocabolo greco " polloi "
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che significa " molti " (la " moltitudine "), ma pi ancora, perch lere le mie ragioni ; l io combatto contro un nemico in carne ed
le " aspirazioni nazionali " oggid ricorrono continuamente al ossa; qui contro l'umanit; cio contro qualcosa di generale, con-
pensiero e nel discorso, e perch anche i ribelli di pi recente tro una maest, contro un fantasma. Ma per me, ne la maest n la
data non hanno saputo liberarsi di quel fantasma, quantunque gli santit sono ostacoli, nessuna cosa anzi ostacolo se io posso supe-
si dovrebbe preferire il vocabolo " umanit ", visto che ormai rarla. Solo ci ch' io non posso vincere pone un limite al mio po-
tutti vanno in solluchero per " l'umanit ". tere ; poich la mia forza non infinita, io sar sempre un essere
Dunque il popolo l' umanit e la famiglia stato, quanto limitato ma non gi da forze esteriori, bens dall' insufficienza del
sembra, fin qui l'operatore unico della storia: all'interesse egoi- mio potere, dalla mia impotenza. Per " la guardia muore, ma non
stico dovevano in quelle societ prevalere gli interessi comuni, si arrende ". Anzitutto ponetemi di fronte un avversario in carne
nazionali o popolari : interessi di casta, interessi famigliari ed in- ed ossa!
teressi universalmente umani. Ma chi ha tratto alla rovina i po- Dice il poeta:
poli, dei quali la storia ci narra la caduta? Chi, se non l'egoista, " Oser sfidare qualunque avversario purch io lo possa ve-
che cercava l'utile proprio? dere e prender di mira, accendendo al suo il mio coraggio ".
Se un interesse egoistico vi si insinuava, la societ diventava Molti privilegi furono certo soppressi col tempo, ma sempre
" corrotta " e andava incontro alla sua dissoluzione; cosi avvenne pel vantaggio dello Stato, nel suo interesse, mai per quello del-
della schiavit allorch il diritto privato prevalse, cosi del cristia- l'individuo. La sudditanza ereditaria fu p. es. soppressa per raf-
nesimo quando la " coscienza dell'io " l' " autonomia dello spi- forzare la potenza d'un unico signore ereditario, del padrone del
rito " riusc ad affermai si. popolo, della potest monarchica : con ci la sudditanza ereditaria
Il popolo cristiano ha prodotte due societ, quant'esso dure- divenne ancora pi gravosa. Solamente a vantaggio del monarca,
voli: lo Stato e la Chiesa. Possono queste chiamarsi associazione abbia nome principe o legge, son caduti i privilegi. In Francia
d'egoisti? I fini che noi, appartenendo ad esse, proseguiamo, sono i cittadini se non sono sudditi ereditali del re, sono schiavi della
essi individuali e personali; o non pi tosto popolari? Posso e devo " legge ". La soggezione fu conservata; soltanto, lo Stato cristiano
io, vivendo in essi, affermare l'individualit mia, rivelarmi quale riconobbe che l'uomo non poteva servire a due padroni, perci ad
io sono? un solo confer tutti i privilegi : ed egli ora pu avvilire l' uno ed
Posso io pensare ed operare come voglio, e manifestarmi e vi- esaltare l'altra, concedere e togliere a suo talento i privilegi.
vere, svolgendo interamente il mio carattere, esercitando tutte le Ma che pu importare a me dell' utile comune ? Come tale esso
mie forze? Non devo forse, in vece riguardar come intangibili la non l'utile mio. Esso pu avvantaggiarsi, mentre io devo fremere
Maest dello Stato, la Santit della Chiesa? in me stesso; lo Stato pu esser circondato di splendore, mentre
Dunque, io non posso fare ci che voglio. Ma trover in un'al- io muoio di fame. Dove mai si rivel pi aperta la stoltezza dei
tra societ, quale che essa sia, una smisurata libert di potere? liberali politici, che nel vo er contrapporre al governo il popolo
No di certo ! Dunque, potremmo accontentarci di quella che ab- e nel parlare di diritti popolari? Secondo essi il popolo dovrebbe
biamo? N pure ? Altro che il mio volere, il mio io, si spezzi contro esser maggiorenne, etc. Il singolo solo pu esser tale, un popolo
un altro " io ", altro che s'infranga contro un popolo. Nel pri- non mai. Cosi tutta la quistione della libert di stampa viene
mo caso io sono un avversario degno del mio nemico ; nel secondo sconvolta quando la si esige quale un " diritto del popolo ". Essa
sono disprezzato, legato, sotto tutela; l stanno di fronte l'uomo non che un diritto, o pi tosto un potere del singolo. Il popolo
contro l'uomo; qui, io sono lo scolaretto, impotente contro al suo gode della libert di stampa, ma io, parte di questo popolo, non
condiscepolo, perch questi ha chiamato in soccorso il padre e la la posseggo; la libert del popolo non la mia libert, e la libert
madre sotto al cui grembiale egli corso a nascondersi, mentre io, di stampa, ammessa quale libert popolare, avr sempre al suo
ragazzaccio mal educato, devo piegarmi e rimanermi dal far va- fianco una legge sulla stampa, che sar diretta contro di me.
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In generale, alle aspirazioni liberali dell' oggi bisogna sempre ravvisando in quella forza un diritto, egli trad s stesso. Cristo
opporre questo. il quale rinunzia al potere che ha sulle sue legioni celesti, vien
La libert del popolo non la mia libert. posto dai suoi storici in una consimile posizione.
Ammettiamo per ipotesi la libert popolare e il diritto popo- Luter agi con molta prudenza ed assennatezza facendosi ri-
lare : per esempio, il diritto che ognuno possa portar armi. Non lasciare per iscritto un salvacondotto nel suo viaggio a Worms :
si pu perdere un tale diritto? Pur essendo proclamata la libert Socrate del pari avrebbe dovuto sapere che gli Ateniesi erano suoi
popolare io posso esser incarcerato e come prigioniero esser pri- nemici e che egli non poteva avere altri giudici che s stesso. I
vato del diritto di portar armi. Ma il diritto proprio non si pu pregiudizi di " diritto e legge " dovevano dileguare dinanzi alla
perdere mai. convinzione, che ogni rapporto con la moltitudine un rapporto
forzato.
11 liberalismo ci appare quale un ultimo tentativo di creare
una libert popolare, una libert comunale, della a societ della Con i sofismi gli intrighi ebbe fine la libert ateniese. Perch ?
generalit, dell'umanit; il sogno d'una umanit adulta, d'un po- Perch i Greci non seppero arrivare a quelle logiche conseguenze,
polo adulto, d'una comunit adulta, d'una societ adulta ". che non pot raggiungere nemmeno quei loro eroe del pensiero
che fu Socrate. Che cosa sono i sofismi se non l'arte di sfruttare
Un popolo non pu essere libero che a spese del sngolo ; poi- l'ordine di cose esistenti, pur non avendo coraggio n forza di
ch lo scopo essenziale di codesta libert non il singolo, bens abolirlo ?
il popolo. Pi un popolo libero, e pi asservito il singolo:
il popolo ateniese, proprio ai tempi di sua maggior libert invent Io potrei soggiungere " a proprio vantaggio " ma ci gi
l'ostracismo, band gli atei, propin il veleno al pi giusto dei compreso nella parola " sfruttare ". Non dissimili ai sofisti sono
pensatori. i teologhi, che interpretano a loro " vantaggio " la parola divina ;
che cosa interpreterebbero, se la parola divina non esistesse gi?
Si elogia Socrate per gli scrupoli di coscienza che lo fecero Cos operano anche i liberali che con le loro interpretazioni sofi-
resistere ai suggerimenti di fuggire dal suo carcere! Egli fu uno stiche si rivolgono contro l'ordine di cose esistente. Son tutti
stolto concedendo agli Ateniesi il diritto di condannarlo. Perci raggiratori del diritto. Socrate riconosceva il diritto, la legge ; i
quel che gli successe, sino a un certo segno, gli sta bene: perche Greci conservarono sempre l'autorit della legge e del diritto; Se
volle egli ostinarsi a convivere con gli Ateniesi? Perch non ruppe ci non ostante essi cercavano il proprio vantaggio, dovevano cer-
loro la guerra? Se egli avesse avuto coscienza di s, non avrebbe carlo forzatamente nell'interpretazione sofistica o arbitraria della
concesso ai suoi giudici tali diritti n tali pretese. legge, nella frode e nell'artifizio. Alcibiade, un raggiratore di genio,
Il non esser fuggito fu appunto la sua debolezza : fu falsa cre- apre il periodo della decadenza ateniese ; lo spartano Lisandro di-
denza la sua di avere ancora qualcosa di comune con gli Ateniesi, mostra che il vezzo del sofisma diventato generale tra i Greci.
fu errore l'idea che egli fosse un membro, nient'altro che un membro Il diritto greco, su cui si fondavano gli Stati greci, doveva esser
di quel popolo. Egli compendiava tutto quel popolo nella sua per- falsato e distrutto dagli egoisti entro i confini di quegli Stati ;
sona: perci egli soltanto poteva esser giudice proprio. Non c'era per ci gii Stati perirono perch i singoli potessero esser liberi, e
giudice al disopra di lui. E del resto egli aveva pur espresso pub- il popolo greco cadde perch i singoli meglio che del popolo ebber
blicamente giusto giudizio su s stesso, proclamandosi degno del cura di s stessi. In generale tutti gli Stati, le costituzioni, le re-
" pritaneo ". Ma egli dovea restar fermo in ci; e poich non ligioni sono perite per la diserzione dei singoli; poich il singolo
aveva pronunciata sentenza di morte contro s stesso egli era in e il nemico irreconciliabile di tutto ci ch' comune. E pure oggi
dovere di disprezzare quella degli Ateniesi e di sottrarsene. Ma ancora si ritiene falsamente che l'uomo abbisogni di " sacri le-
egli volle sottomettersi al popolo, riconoscere in lui il suo giudice, gami ", egli ch' nemico acerrimo d'ogni legame. La storia uni-
e cos sembr piccolo a se stesso di fronte alla maest del popolo. versale dimostra che finora non vi fu legame che non si sia potuto
Dandosi m bala alla forza che sola poteva trionfare di lu
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infrangere, dimostra che l' uomo indefessamente tende a spezzare ciano a suonare, annunciando le feste di domani: il compiersi del
ogni vincolo; e pure l'accecamento umano tale che vincoli sem- milennio dal d in cui cominci ad esistere la nostra diletta Ger-
pre nuovi si creano e si crede d'aver raggiunto l' ideale sognato mania. Suonate, suonate l'agonia della moribonda! Il vostro suono
quando si legano all'uomo e mani e piedi con un bel nastro costi- solenne, quasi sapeste di suonare a chi sta per morire. Il popolo
tuzionale, con la cosidetta costituzione libera ; quando gli si con- tedesco ha una storia millenaria dietro di s; quale lunga vita;
ferisce un bell'ordine il cui nastro serve qual legame di fiducia Andate a dormire, o secoli, ne risorgete mai pi, affinch siano
tra " . . . " . liberi coloro che sinora erano avvinti in ceppi. Morto il po-
Tulio ci che sacro un legame, un vincolo. polo. Ebbene vivr io !
Tutto ci ch' sacro deve esser interpretato a proprio modo dai Ma tu, mio tormentato popolo tedesco, di che cosa pi sof-
raggiratori del diritto ; perci la nostra et in tutte le classi so- fristi? Il tuo fu il tormento d'un pensiero che non seppe crearsi
ciali conta di tali raggiratori in buon dato. Essi spiano la via un corpo, il travaglio * d'un fantasma funesto, il quale ad ogni
ai ribelli, agli anarchici del diritto. canto di gallo vaniva nel nulla, eppure attendeva redenzione e
compimento. Anche in me tu hai vissuto a lungo, o diletto pensiero
Poveri Ateniesi accusati di sofismi, povero Alcibiade tacciato o caro fantasma. Per poco io mi illudeva d'aver trovata la parola
d'intrigante. Ci che a voi si rimprovera la miglior parte di della tua redenzione, ed ecco, sento suonare le campane che ti
voi stessi, il vostro primo passo verso il progresso. I vostri accompagnano al riposo eterno, e con quel suono l'ultima speranza
Eschili Erodot, ecc., volevano che il popolo greco fosse libero. dilegua, svanisce l'ultimo amore, e io parto dalla casa deserta dei
Voi soltanto incominciaste ad aver una vaga idea della vostra morti e ritorno tra i viventi. " Perch soltanto chi vive ha ra-
libert. gione ".
Un popolo opprime coloro che vogliono levarsi alla sua Addio sogno di tanti milioni, addio tiranna millenaria dei
maest, punisce coll'ostracismo i cittadini strapotenti, persegue tuoi figli!
coll'inquisizione gli eretici, i rei di alto tradimento contro lo
Stato, ecc. Domani ti si dar sepoltura; in breve ti seguiranno le sorelle:
le nazioni. Ma insieme con loro sar sepolta l'umanit ed io sar
Poich il popolo di non altro ha cura del suo vantaggio, finalmente padrone di me stesso : sar l'erede gioivo.
naturale che esso richieda da ognuno un patriottismo pronto al
sacrifcio. Per il popolo l'individuo riesce indifferente, un nulla. La parola a societ " richiama il concetto della sala. Se una
Il popolo non pu fare ; non pu tollerare ci che il singolo sol- sala comprende molte persone, la sala la ragione per cui quelle
tanto pu : cio far valere le proprie qualit. Ingiusto ogni po- persone si trovano in societ. Esse sono societ e formano in fatti
polo, ingiusto ogni Stato contro l'egoista. una societ da salotto, e si trastullano colle solite frasi da salotto.
Ma quando si tratta di rapporti reali, questi devonsi riguardare
Fino a tanto che un' istituzione dura ancora, finch il singolo come indipendenti dalla societ e si ha obbligo di considerarli in
non l'ha potuta distruggere, io sar ancor lontano dall'esser pa- s stessi. Parte della societ sono in un salotto anche coloro che
drone di me stesso. Come potrei p. e. esser libero, se col giura- si mantengono silenziosi o che si contentano a profferir poche
mento devo vincolarmi ad una costituzione, ad una a carta ", ad frasi convenzionali. I rapporti implicano una reciprocit, un'azione
una legge, se cio devo legarmi " corpo ed anima " al mio popolo ? un " commercium " dei singoli ; la societ non consiste che nella
Come posso esser padrone di me stesso, se le mie facolt non comunanza della sala; e nella sala le persone sono ordinate come
possono svilupparsi che sino a quel limite oltre il quale turbereb- le statue in un museo, formano dei " gruppi ". Si suol dire,
bero " l'armonia della societ " ? (Weitling). vero che si possiede in comune " una sala " ; ma piuttosto vero
Il tramonto dei popoli e dell'umanit sar la risoluzione del il contrario, cio che la sala possiede noi e che ci contiene in s
mio " io ". Questo il significato naturale della societ. Da ci si viene a ri-
Ma appunto mentre sto scrivendo questo, le campane incomin-
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levare che la societ non generata e formata da me e da te, gi a conservare la loro societ, bens a dissolverla, il che per essi
bens da una terza cosa che di noi fa due compagni. significa riacquistare la libert.
La stessa cosa d'una societ o di una compagnia d'ergastolo, Osserviamo ora un po' quelle societ nelle quali, a quanto sem-
cio di persone rinchiuse nella stessa prigione. Qui noi ci abbat- bra, noi viviamo volontariamente e di buon grado, senza metterne
tiamo ad una terza cosa pi ricca di contenuto che non fosse la in pericolo l'esistenza coi nostri istinti egoistici.
semplice sala alla quale accennammo. La prigione non significa pi L'esempio pi comune d'una societ di tal fatta ci dato dalla
un semplice spazio chiuso, bens uno spazio che ha un rapporto famiglia. Genitori, coniugi, figli e fratelli formano un tutto e rap-
diretto coi suoi abitatori; quello spazio prigione soltanto perch presentano la famiglia, che pu esser ampliata quando vi si am-
destinato ai prigionieri, senza dei quali sarebbe un edificio qua- mettono anche i congiunti laterali.
lunque. E chi da ai singoli ivi rinchiusi un' impronta speciale co-
mune ? Per certo la prigione, poich senza di questa non sarebbero La famiglia sar una vera comunit solo in quanto la legge
prigionieri. Chi dunque determina il modo di vivere della societ della famiglia, la piet o l'amor famigliare saranno osservate dai
carceraria? La prigione! Chi i loro rapporti? forse anche qui la singoli suoi componenti. Un figlio, cui i genitori e i fratelli siano
prigione? E certo che essi non possono aver rapporti fra di loro divenuti indifferenti, ha cessato d'esser figlio; poich la virt fi-
che in quanto sono prigionieri, in quanto cio lo consentano i re- gliale se non pu manifestarsi non ha maggior significato del le-
golamenti della prigione; ma tali regolamenti intervengono non game materiale, l'ombelico, che unisce il figlio nascituro alla madre.
ad agevolare bens a circoscrivere i rapporti stessi. La prigione Che un tempo si sia vissuti in una cotale unione corporale cosa
pu obbligarci bens a lavorare in comune, a metter in moto una che non si pu negare: per ci si rimane irrevocabilmente figli
macchina; ma farci dimenticare che noi siamo prigionieri, e fa- della propria madre e fratelli dei figli di lei, ma per conservare
vorire lo svolgere dei rapporti personali, la prigione non pu, una tale unione necessaria la piet figliale, lo spirito della fa-
perch ci sarebbe per essa un pericolo : far dunque di tutto per miglia.
impedirlo. I singoli sono soltanto allora nel pieno senso membri di una
Per questo motivo la santa e morale Camera francese ha de- famiglia quando s'impongono quale compito la conservazione della
ciso d' introdurre la " reclusione cellulare " ed altri santi siffatti famiglia: soltanto in tali intendimenti conservativi essi si asten-
escogiteranno qualche cosa di simile per impedire i " rapporti gono dallo scalzare le fondamenta. Una cosa dev'esser sicura e
immorali ". La prigionia una cosa che esiste e che per ci sacrosanta ad ogni membro della famiglia, cio la famiglia stessa, o
sacra: non si deve tentar di toccarla. Anche il pi lieve tentativo meglio ancora, la piet verso la famiglia : cotesta , per colui che
in questo riguardo divien punibile , quasi una ribellione dell'uomo si mantiene lontano da ogni egoismo, una verit intangibile. In una
contro una cosa che da lui, quale sacra, dev'essere rispettata. parola se la famiglia santa, nessuno di coloro che ne fanno parte
deve svincolarsi da lei, altrimenti diviene un delinquente rispetto
Al pari della sala, anche la prigione dunque forma una societ ad essa ; egli non deve mai proseguire alcun fine anti famigliare,
una compagnia, una comunit (p. e. per la comunanza del lavoro), per esempio non deve determinarsi ad una unione illegale. Chi fa
ma non crea gi dei rapporti, ne produce una vera unione. Al ci " disonora la famiglia " la a copre di vergogna ", ecc.
contrario, ogni unione entro le mura della prigione ha in s il pe-
ricolo d'un complotto, il quale, favorito dalle circostanze, potrebbe Ora colui che non sente a bastanza forte lo stimolo dell'egoi-
tradursi in un'azione e quindi in un danno. smo accetta volentieri il matrimonio che convenga alle esigenze
della famiglia, e abbraccia una professione che armonizzi con la
Ma in prigione di solito non ci si va spontaneamente, e di condizione sociale della famiglia, in breve fa onore " alla sua
rado vi si resta di buon grado: anzi chi v' rinchiuso sente il desi- famiglia ".
derio egoistico di riavere la libert. Perci si comprender di leg-
gieri che i rapporti personali tra quei condannati saranno intesi non Invece l'egoista vero preferisce essere un delinquente rispetto
alla famiglia, pur di sottrarsi al peso delle sue leggi.
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Quale mi sta pi a cuore; la salute della famiglia, o la mia? sto " recato in omaggio a un sacro vincolo ? Che cosa diremmo,
Assai volte i due interessi procedono d'accordo, si che l' utile se colei che ha ceduto avesse sempre coscienza di aver lasciata
della famiglia anche il mio: in tali casi, difficile il giudicare insoddisfatta la propria volont e d'essersi sottomessa umilmente
se io agisco egoisticamente, per mio vantaggio, o disinteressa- ad una forza maggiore? Sottomessa e sacrificata, perch il pre-
mente, pel ben comune. Ma verr il giorno ch'io dovr pur sce- giudizio della piet esercit su di lei il suo imperio?
gliere: posto nella necessit o di rinunciare a un mio piacere o L ha vinto l'egoismo, qui la piet, e il cuore dell'egoista
di guastarmi co' miei, come mi condurr ? Allora si chiarir da sanguina; l l'egoismo era forte - qui si dimostr debole. Ma
vero quel che io pensi in fondo del cuore; allora apparir aperto i deboli lo sappiamo molto bene sono i disinteressati. Di
se la piet era stata collocata da me al disopra dell'egoismo, ed codesti membri fiacchi si prende cura la famiglia, poich essi
io non potr pi celare l'interesse mio dietro un disinteresse ap- appartengono alla famiglia, non a se stessi, e di s non sanno
parente. Un desiderio sorge nell'anima mia e di ora in ora s'ac- prender cura. Questa debolezza ha gli elogi di Hegel il quale
cresce finch prorompe in passione. A chi mai s'affaccer in tal vorrebbe lasciata all'arbitrio dei genitori la scelta dei matrimoni.
caso l'idea, che ' anche il pi lieve pensiero che possa cozzare Alla famiglia, quale sacra comunit cui il singolo deve ri-
contro lo spirito di famiglia, contro la piet, porti gi in s il spetto ed obbedienza, spetta anche l'officio del giudice. Un tale
germe d'un delitto? Chi mai in un tal caso sar cosciente di " giudizio di famiglia " efficacemente descritto nel Cabanis di
quello che fa? Tale il caso di Giulia " nella Giulietta e Ro- Willifaldo Alexis. Il padre, in nome del " consiglio famigliare ",
meo ". La passione non ha pi freno e abbatte il culto della costringe il figlio, in punizione dell'onta recata alla famiglia, a
piet. Voi mi opporrete certamente che le famiglie per egoismo farsi soldato, e ad abbandonare la casa. Le conseguenze pi lo-
soltanto respingono da s coloro che prestano pi ascolto alla giche della responsabilit domestica son quelle sancite dal diritto
passione che non alla piet. I buoni protestanti si sono valsi, e cinese, secondo il quale per la colpa d' un singolo membro tutta
con successo, di questo argomento contro i cattolici e hanno fi- la famiglia condannata all'espiazione.
nito a rimanerne persuasi. Ma ci non che una scusa, un pre-
testo, per allontanare da s stessi ogni colpa. I cattolici eran Ma ai d nostri il braccio della giurisdizione famigliare non
teneri dell'unit della Chiesa cristiana e respingevano da s, si stende tanto da colpire seriamente l'apostata della famiglia.
quali eretici, coloro che non sapevano dar tanto valore a quel- Il delinquente contro la famiglia trova un rifugio nel territorio
l'unit da sacrificarle i propri convincimenti. Coloro che non dello Stato ed libero, al pari del delinquente politico, cui
sentono la religione della famiglia, non sono gi espulsi, ma si dato rifugiarsi in America. Egli, il figliuolo degenere, che ha di-
escludono da s con l'anteporre ai vincoli famigliari la propria sonorato la propria famiglia, ottiene protezione contro la persecu-
passione o il proprio capriccio. zione famigliare, perch lo Stato, questo patrono, toglie al potere
domestico l'aureola della " santit ", e lo profana, decretando
Ma talora s'accende un desiderio in cuori meno appassionati che la punizione da quello minacciata non altro che vendetta.
e tenaci, che non fosse quello di Giulietta. La fanciulla proclive Esso s'oppone alla punizione, perch al suo cospetto, dinanzi
a cedere offre s stessa in olocausto alla pace famigliare. Si po- alla " santit " dello Stato, la santit subordinata della famiglia
trebbe dire che anche da ci non escluso l'egoismo, poich una impallidisce. Quando per tra i due poteri non sia contrasto, lo
tale risoluzione pu ben dimostrare che colei che cede si sente Stato lascia libera la via alla giurisdizione famigliare: ma in
pi soddisfatta nel trovarsi in pace con la propria famiglia, che non altri casi esso giunge ad imporre il delitto " contro la famiglia ",
nel compiacere ai suoi propri desideri. Forse: ma che dovremmo ordinando p. e. al figlio, di ricusare obbedienza ai genitori
dire, se avessimo sicuro indizio che l'egoismo stato sacrificato quando questi volessero indurlo a perpetrare un delitto contro
alla piet? Se il desiderio diretto contro la pace domestica, anche lo Stato.
dopo il sacrificio fatto, restasse nella memoria quale un " olocau-
Dunque, l'egoista ha infranto i vincoli famigliali ed ha tro-
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vato nello Stato un difensore contro lo spirito di famiglia che Uno Stato esiste anche senza il mio concorso. Io nasco in
fu, per tal modo umiliato. Ma dove andato a finire l'egoista? lui, vengo in esso allevato, ho degli obblighi verso di lui, e devo
In un'altra societ dove il suo egoismo insidiato dalle stesse prestargli a omaggio ". Egli mi prende sotto la sua protezione
serpi, dalle stesse reti, alle quali poc'anzi era potuto sfuggire. ed io vivo dalla sua " grazia ". E di tal modo l'esistenza indi-
Poich lo Stato anch'esso una societ, non sia un' unione : pendente dello Stato implica la mia dipendenza; il suo organi-
in somma una famiglia pi estesa (il padre, la madre della na- smo richiede che la mia natura non si svolga liberamente, ma
zione, del popolo, ecc.) che sia adattata ai bisogni di esso. Affinch possa espandersi
Quello che si chiama Stato un tessuto di dipendenze e di liberamente, egli applica su me la forbice della " civilt " ; egli
colleganze; coloro che si sostengono per forza dello Stato sono m'impone un'educazione appropriata non gi a me bens ad esso
soggetti gli uni agli altri. Lo stato il regolatore di codesta di- Stato, e m'insegna p. es. a rispettare le leggi, ad astenermi dal
pendenza. Supposto che il re, il cui potere conferisce autorit a ledere la propriet sociale (vale a dire dei privati), a venerare
chiunque da lui dipenda (e quindi persino alla pi umile guardia una supremazia divina e terrena, in breve a vivere senza colpa,
di polizia), sparisce, ci nondimeno tutti coloro in cui fosse ancor esigendo che io sacrifichi tutto ci che m' proprio alla " san-
desto il senso dell'ordine sosterrebbero l'ordine contro il disor- tit " (sacre son tutte le cose possibili, la propriet, la vita de-
dine bestiale, perch comprenderebbero che se il disordine avesse gli altri, e cosi via). Questa la specie di civilt e di coltura
il sopravvento, lo Stato dovrebbe pur cessare d'esistere. che lo Stato in condizione di darmi: egli forma del mio essere
uno " strumento utile ", mi rende un a membro utile della so-
Ma quest'idea prediletta dell'adattarsi l' uno all'altro, di di- ciet ".
pendere reciprocamente l'un dall'altro proprio tale da cattivarsi
le nostre simpatie ? Lo Stato sarebbe in tal modo l'incarnazione Questo deve fare ogni Stato, sia esso popolare o costituzio-
dell'amore, significherebbe il tutti per ciascuno, e l'uno per nale o dispotico, sino a tanto che noi siamo schiavi dell'errore
tutti. Ma nell'ordine non va forse perduto il sentimento della che lo Stato sia un " io " e come tale dia a se stesso il nome
propria volont? Sar per noi soddisfazione bastante questa di di una " persona morale, mistica o politica ". Questa pelle del
sapere che l'ordine mantenuto colla forza, vale a dire che si leone dell'Io di cui l'insuperbito divoratore d'ortiche s' rive-
provveduto che l' uno non calpesti l'altro impunemente, o, a stito, io, che sono realmente Io, devo cercar di strappargliela.
dir pi breve, che il gregge sia ordinato in modo ragionevole? Quante e quali spogliazioni fui costretto a tollerare nel corso
Ma in tal caso tutto si troverebbe ad essere nel miglior ordine dei secoli! Ho dovuto tollerare che il sole, la luna, le stelle, i
possibile, e questo miglior ordine possibile avrebbe, nome di Stato! gatti, i coccodrilli s'arrogassero l'onore di rappresentare l' " Io ";
questo onore tocc poi a Geova, ad Allah, al Padre Nostro, tutti
Le nostre societ e i nostri Stati esistono senza che siano regalati dell' " Io ". poi vennero le famiglie, le trib, i popoli,
stati fatti da noi, sono composti non per forza della nostra riu- e in fine l'umanit tutta intera e si fregiarono dell' " Io "; al-
nione ma indipendentemente dal nostro volere, ed hanno una esi- l'ultimo anche lo Stato e la Chiesa pretesero d'esser un " Io ",
stenza propria, autonoma, e formano contro noi egoisti l'esistente ed io assistetti indifferente a tale spettacolo. Quale meraviglia,
indissolubile. Le lotte odierne, dicesi, sono dirette contro tutto che poi qualche " io "? genuino osasse sostenermi in faccia ch'esso
ci che sussiste. Se non che s'intende sempre, ed a torto che non era un estraneo, bens il mio proprio io? Questo ci che
tutto ci che esiste debba essere sostituito con altre migliori fece il figlio dell'uomo par excellence: o perch non dovrebbe po-
forme d'esistenza. Ma la guerra per chi sa comprendere diretta- terlo fare anche un figlio dell'uomo qual si fosse? E, cos ho
mente, potrebbe esser meglio diretta, non gi contro uno Stato veduto sempre il mio io al disopra di me, fuori di me e non
determinato o contro certe condizioni dello Stato, e non gi a giunsi mai a fissarlo dentro di me.
favore d'un altro Stato (p. es. lo Stato popolare) cu si aspiri,
bens a vantaggio d'una unione degli Stati. Io non credetti mai all' Io nel presente, sempre lo vagheggiai
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nel futuro. Il ragazzo crede che sar un vero io quando sar dare : O che glie ne importa allo Stato ? Assai mi risponde
adulto; l'uomo adulto s'immagina che solo nell'avvenire egli poich esso il principio dominante. Si ritiene che nelle que-
raggiunger la perfezione. E per trovarci pi vicini alla realt, stioni di divorzio e pi largamente in tutte quelle che hanno
anche i migliori cercano di persuadersi vicendevolmente che attinenza al matrimonio, si dibatte la prevalenza del diritto tra
necessario comprendere in s stessi e lo Stato e il popolo e l'uma- la Chiesa e lo Stato. Si tratta invece di quest'altra indagine : se
nit e Dio sa quale altra cosa per giunta; per essere dei veri la religione, sia pur essa fede o morale, debba imperare sull'uomo.
" io ", dei " liberi cittadini ", " dei cittadini dello Stato ", degli Lo Stato si conduce da dominatore come la Chiesa; e la morale
" uomini veramente liberi ". Anch'essi scorgono la verit e la per esso ci che per la Chiesa la fede.
realt del proprio a io " nella percezione d'un a io " estraneo e Si parla della tolleranza, della liberalit di cui gli Stati civili
nel dedicarsi ad esso. Ma di qual " io " ? D'un io imaginario dovrebbero dar prova col consentire alle opposte tendenze di
d'un fantasma. svolgersi senza impedimenti. Certo tra gli Stati ve ne ha di tali
Mentre nel medio evo la Chiesa poteva tollerare facilmente che si sentono forti tanto da assistere tranquillamente anche ai
l'esistenza di molti Stati ch'ella componeva in un'ideale unit, meetings pi tumultuosi, mentre altri sguinzagliano gli sbirri alla
gli Stati, dopo la riforma e pi ancora dopo la guerra dei tren- caccia di pipe da tabacco. Ma per tutti gli Stati, senza eccezione,
t'anni, impararono a tollerar molte Chiese (confessioni) raccolte i giochi degli individui, la vita loro di ogni giorno, i lor diporti,
sotto uno stesso scettro. Ma tutti gli Stati sono religiosi e cri- son cose di nessun rilevo, ch'essi non intralciano perch non ne
stiani, e si assegnano per compito di costringere i " refrattari ", saprebbero che fare. Vero bens che alcuni s'occupano delle
gli " egoisti " sotto un giogo contrario alla natura, cio di cri- piccole cose e trascurano le importanti, mentre altri sono pi
stianizzarli. Tutte le istituzioni dello Stato cristiano convergono assennati e s'impacciano meno dei fatti dei cittadini. Ma libero
allo scopo di cristianizzare il popolo. Cos i tribunali hanno per veramente io non sono in nessuno Stato. La celebrata tolleranza
intento di costringere gli uomini alla giustizia, la scuola di obbli- degli Stati non altro che il tollerare ci che a innocuo " il non
garli a coltivare la mente, in breve, di tutelare chi opera cri- curarsi delle minuzie : un dispotismo in somma, pi rispettabile,
stianamente e di difenderlo contro chi opera contrariamente ai pi grandioso, pi orgoglioso. Uno Stato, ch'io mi so, sembrava
precetti cristiani, di dare la dominazione all'opera cristiana, di per qualche tempo voler esser superiore alle lotte " letterarie "
renderla oltre ogni altra potente. Tra questi mezzi coercitivi, lo che si combattevano col massimo ardore; l'Inghilterra superiore
Stato annovera anche la religione, poich richiede da ciascuno ai tumulti popolari e lascia libero l'uso di fumar tabacco. Ma
ch'egli accetti una confessione determinata. Dupin si espresse di guai alla letteratura che ardisca assalire lo Stato, guai alle riu-
recente in senso anticlericale? " L'istruzione e l'educazione sono nioni popolori che siano una " minaccia " per lo Stato. Nello
di spettanza dello Stato ". Stato da me accennato si sogna una " scienza libera ", in Inghil-
Questione di Stato certamente tutto ci che tocca alla mo- terra una " libera vita del popolo ".
ralit. Per questa ragione lo Stato cinese s'impaccia nelle fac- Lo Stato permette ai cittadini di sollazzarsi liberamente, ma
cende famigliari e nella Cina non ha pregio chi prima d'ogni cosa operar seriamente essi non possono se non col suo consenso e nel
non sia un buon figlio. Le questioni domestiche sono anche presso modo ch'ei vuole. L'uomo non pu avere rapporti di qualche
di noi quistioni di Stato, con questa sola differenza: che lo Stato rilevanza col suo simile, se non con la vigilanza e l'intervento
ha fiducia nella famiglia e per ci non la sottopone ad una rigo- superiore. Io non posso svolgere tutta la mia attivit in tutta la
rosa vigilanza. Col matrimonio esso la tiene legata cosi che senza sua pienezza, ma unicamente quel tanto di essa che lo Stato mi
il suo consenso quel nodo non pu esser disciolto. permette: io non posso far valere come meglio mi piaccia le mie
Ma che lo Stato tenga me responsabile dei miei principii, e idee, il mio lavoro, nulla anzi in genere di ci che mio.
me ne imponga pi d'uno, la cosa che mi costringe a doman- Lo Stato ha sempre il fine di circoscrivere l'operosit del
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cittadino, di domarlo, di renderlo soggetto a qualche interesse potere superiore. Ma forse che nella Monarchia assoluta le cose
generale. Esso insomma l'espressione della limitazione indivi- procedono diversamente? C' forse in essa per il sovrano una
duale e rappresenta per l'Io la schiavit. Non mai esso si pro- potenza pi alta della sua? Al disopra del sovrano, sia questo un
porr il compito di agevolare il libero svolgimento dell'attivit principe o un popolo, nessun governo impera: ci va da s. Ma
dei singoli, ma sempre avr cura soltanto di quella attivit che al disopra di me ci sar sempre un governo, tanto nello Stato
alla ragion sua necessaria. E n pure capace di produrre al assoluto quanto nel repubblicano " libero ". L'io si trova a disa-
meno alcun che di collettivo. Poi che non pu dirsi da vero che gio cosi nell'uno come nell'altro.
un tessuto sia l'opera collettiva delle differenti parti di una La repubblica non per nulla migliore della Monarchia asso-
macchina: non esso pi tosto il risultamento del lavoro di luta, poich poco importa che il monarca abbia nome a principe "
tutte le macchine considerate come unit? Lo stesso deve dirsi o " popolo ": l'uno e l'altro sono a maest ". Appunto il costitu-
di tutto ci che esce dalla macchina dello Stato. Ogni libera zionalismo dimostra che nessuno pu n vuole essere un semplice
attivit impedita nel suo svolgimento mediante la censura, la stromento. I ministri signoreggiano il loro padrone il principe ;
vigilanza, la polizia: e l'attraversarsele pare allo Stato un dovere, il deputato cerca, pur egli, di dominare il suo il popolo. Il
perch realmente ci gli imposto dalle necessit della propria principe deve acconciarsi alla volont dei ministri, il popolo deve
conservazione. Lo Stato vuole fare dell'uomo qualche cosa che ballare secondo la musica delle Camere. Il costituzionalismo segna
gli torni utile, perci non favorisce che gli uomini ch'esso ha si un progresso sulla Repubblica, ma per ci solo che esso rap-
foggiati a sua imagine ; ognuno che voglia essere padrone di s presenta il cammino dello Stato verso la dissoluzione.
stesso diviene per questo solo un avversario dello Stato e pi
non vi conta per nulla. " E un uomo da nulla ", si dice in fatti E. Bauer nega (p. 56) che il popolo nello Stato costituzionale
di persona di cui lo Stato non sa che fare, non avendo modo di sia " una personalit "; ma tale almeno in una Repubblica?
impiegarla e d'adoperarla ai suoi fini. Nello Stato costituzionale il popolo rappresenta un " partito ", e
un partito infine una a personalit " se s'intende designare
E. Bauer nelle sue aspirazioni liberali (II. 50) sogna ancora con questo nome " una persona morale " (pag. 76). La verit
di un " governo " che, sorto dal popolo, non si trover mai in che una persona morale, si chiami essa partito popolare, popolo,
opposizione con esso ! Egli stesso in seguito cancella, vero o a signore ", non in nessun caso una persona, bens sempre
{p. 69), la parola " governo " : " In una Repubblica non ha valore un fantasma.
nessun governo, ma soltanto la forza esecutiva ". Derivazione
diretta e pura del popolo, questo potere non rappresenterebbe per Poi, cosi prosegue E. Bauer (pag. 69), " la tutela e il carat-
lui n una forza indipendente, n un principio indipendente, n tere che contrassegna ogni governo ". Ma tal carattere si afferma,
avrebbe altri ufficiali che quelli dal popolo eletti, n trarrebbe il per verit, anche in maggior grado nel popolo e nello " Stato
suo fondamento e l'autorit sua d'altronde che dal popolo, unica e popolare "; esso il segno di ogni dominazione. Uno Stato popo-
suprema possanza dello Stato. Il concetto a governo " non s'adatta lare che raccoglie in s tutta " l'onnipotenza ", non pu permet-
quindi a quello di a Stato popolare ". Ma la cosa non muta, se tere che l'io diventi potente. E quale chimera il non voler pi
pur cambiano le parole. Ci che " sorto, fondato, emanato" chiamare i " funzionan popolari " col nome di " servi ", di
diviene cosa " indipendente "; e, come il bambino staccato dal " stromenti ", perch essi sono gli esecutori della " libera, ragio-
grembo materno, si mette tosto in contrasto con chi l'ha creato. nevole volont popolare "! (p. 73). Dice lo Stato popolare: a Sol-
Il governo, se non fosse alcunch d'indipendente e d'opposto al tanto coll'assoggettare gli impiegati alle idee del goveno, si pu
singolo, cesserebbe d'esser qualche cosa. assicurare la unit in uno Stato ". E poich di tale " unit "
deve godere pur esso, eccolo costretto a imporre agli impiegati
a Nello Stato libero non esistono governi, ecc. " (pag. 94) di sottomettere al volere del popolo la volont loro.
Ci vuol dire che il popolo, quand' sovrano, non si piega a un
" Nello Stato costituzionale il sovrano ed il suo modo di
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pensare sono il fondamento di tutto l'edifzio del governo " l'ostracismo. Il bando inflitto all' io, l'ostracismo, rende signore
(p. 130). Sarebbe forse diversa la cosa nello Stato popolare? Non di s il popolo.
sarei io governato anche qui in conformit del modo di pensare Se parlate di popoli siete costretti a parlare dei principi; poi-
del popolo? E posso io scorgere una distinzione in ci, che io ch il popolo, per poter fare della storia da s, deve avere, come
sia dipendente dal modo di pensare d'un principe, o in vece da tutto ci che opera, una testa, un capo che lo guidi. Weitling ci
quello del popolo (cio dalla cosidetta opinione popolare), se espone questo nel " Trio " e Proudhon ribadisce: " une socit
dipendente o nell'un modo o nell'altro sono pur sempre? pour ainsi dire acphale ne peut vivre ".
Se dipendenza il vero senso del " rapporto religioso ", La vox popoli oggid ci viene sempre addotta come un argo-
come afferma Bauer, con tutta ragione nello Stato popolare il mento di ragione: " l'opinione pubblica " deve predominare sui
popolo sar per me la " potenza superiore ", la " maest " (poich principi. Certamente la vox popoli anche la vox dei, ma hanno
nella maest si assommano l'essenza vera di Dio e quella del prin- poi l' una e l'altra qualche valore ? e la vox principis non anche
cipe) alla quale io mi trover legato da un rapporto religioso. essa la vox dei?
Al pari del sovrano, anche il popolo non potrebbe esser col-
pito da alcuna legge. Tutti gli sforzi del Bauer se risolvono nel- Vogliamo accennare di passaggio ai nazionalisti. Pretendere
l'ottenere un cangiamento di padrone. Ma invece di voler render che i trentotto Stati germanici operino come se costituissero una
libero il popolo, egli avrebbe dovuto porre ogni suo studio nel nazione sola altrettanto assurdo quanto volere che trentotto
dar la libert a se stesso, dacch questa la sola libert che sciami d'api, guidati da trentotto regine, debbano riunirsi in un
si possa ottenere da vero. Nello Stato costituzionale l'assolutismo unico sciame. Api resteran tutte, ma non gi quali api esse sono
ha finito a mettersi per disperato in lotta con s stesso, dividen- unite s per esser soggette alle regine che hanno il dominio. Api
dosi in due parti: il governo e il popolo. Entrambi vogliono es- e popoli non possedono una volont; li guida l'istinto della pro,
sere assoluti. E questi due assoluti finiranno col distruggersi pria regina.
reciprocamente. Se si tentasse di far conoscere alle api, che esse sono api, si
E. Bauer sostiene esser ingiusto che il sovrano acquisti i suoi farebbe quella medesima cosa che oggid col pretendere di inse-
diritti colla nascita in forza del caso. Ma se il popolo diventa gnare ai tedeschi il loro germanesimo. L'esser germano ha con
" la sola forza dominante " nello Stato, non avremo noi anche in l'esser ape questo di comune: che importa la necessit di scis-
esso un padrone datoci dal caso ? Che cosa il popolo ? Il popolo sioni e di separazioni senza fine, anche se non si vogliono am-
sempre stato soltanto il corpo del governo. 11 popolo si com- mettere le ultime conseguenze che trarrebbero seco con la separa-
pone di molte persone raccolte sotto una sola dominazione (go- zione assoluta il dissolvimento stesso del germanesimo. La Ger-
verno del principe), o composte in una unica costituzione. E la mania si divide, vero, in vari popoli e rami, vale a dire " alveari ",
costituzione in fin dei conti una dominazione pur essa. Prin- ma il singolo, al quale solo proprio l'esser tedesco, altrettanto
cipi e popoli esisteranno sino a tanto che non cadranno insieme. impotente quanto un'ape solitria. Eppure i singoli soltanto hanno
Se vari popoli trovansi riuniti in un'unica costituzione, essi pren- potere di formare una societ, e tutte le alleanze e tutte le leghe
dono nome di " provincie ". Per me il popolo nulla pi che una dei popoli non sono per contro che unioni artificiali e meccaniche,
potenza accidentale, una forza elementare, un nemico del quale poich le parti che si uniscono, cio i popoli, sono senza alcuna
io devo riuscir vittorioso. volont. Soltanto con l'estrema separazione finisce la divisione ed
incomincia l'associazione.
Ohe cosa si deve intendere per un popolo organizzato ? (p. 132).
Un popolo non pi soggetto, che si governa da s medesimo. Dun- Ora i nazionalisti s'affannano a costituire l' unit astratta,
que un popolo nel quale non emerge l'io, un popolo retto con senza vita, del regno delle api; ma gli individualisti lotteranno
per l'unit voluta da essi per l'associazione. E comune a tutti
i desideri reazionari l'intento di costituire qualche cosa di gene-
STIRNER : L' Unico 16.
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rale e di astratto, un concetto vuoto, senza, vita, mentre gli in- L'astrattezza di quello che si chiama a popolo, nazione " ap-
dividui mirano a liberare la forte, la vivida originalit dall' in- pare evidente anche da ci, che un popolo il quale voglia svolgere
volucro di astrazione in cui avvolta. I reazionari vorrebbero far nel miglior modo le proprie forze, costretto ad innalzare sopra
sorgere dalla terra un popolo, una nazione; gli individualisti non di se un regnante senza volont. Esso si trova nell'alternativa di
guardano che a s stessi. Nell'essenza le due aspirazioni che oggi esser soggetto al proprio principe il quale non cercher di
prevalgono, cio quella alla ricostituzione delle franchigie pro- attuare che quello che a lui aggrada, quale individuo o di
vinciali, delle antiche divisioni per stirpi (Franchi, Bavari, ecc.), porre sul trono un sovrano senza volont propria, il quale po-
e quella alla ricostituzione dell'unit nazionale non sono l'una trebbe esser sostituito benissimo da una orologeria ben congegnata.
dall'altra diverse. Ma i tedeschi non saranno uniti se non quando Perch non occorre molta sagacia per comprendere che il popolo
saran riusciti a spogliarsi delle loro consuetudini di api, ed avranno una potenza astratta, spirituale: la legge. L' a io " del popolo
rovesciati tutti gli alveari; con altre parole quando saranno ci viene di conseguenze un fantasma, non gi un " io "
qualche cosa pi che tedeschi. Soltanto allora potranno formare reale. Io non sono io, se non in quanto creo me stesso ; cio in
l'associazione dei tedeschi. Non devono tendere a rientrare nella quanto non vengo gi creato da un altro, ma sono opera mia. In-
nazionalit nel grembo materno per rinascere, bens devono vece che cosa l' " io " popolo? Il caso l'arbitro del popolo,
rientrare in s stessi. Quanto sentimentalismo ridicolo nell'atto il caso gli concede quel tale padrone o quell'altro. Il dominatore
con cui un tedesco stringe a un suo connazionale la mano, con un ch'egli accetta od elegge non pu dirsi il prodotto suo, a quel
sacro brivido, perch anche l'altro " tedesco "! Quasi che l'esser modo che io posso dirmi il prodotto di me stesso. Pensa un po'
tedesco sia proprio qualcosa di particolare! Ma questa stessa com- che alcuno volesse darti a intendere che tu non sei il tuo io, bens
mozione prevarr sinch non riusciremo a spogliarci dei " senti- Pietro o Paolo. La stessa cosa avviene pel popolo, e con ragione
menti di famiglia ". Dal pregiudizio della " piet " e della " fra- poich il popolo possiede tanto poco un proprio " io " quanto
ternit " (quali che siano i nomi che si voglion dare a questi lo posseggono gli astri presi tutti insieme, quantunque si muo-
concetti sentimentali), dallo spirito della famiglia insomma, i na- vano intorno ad un centro comune.
zionalisti che ambiscono a formare una grande famiglia tedesca significativa l'espressione di Bailly sul servilismo da cui
non sanno liberarsi. tutti sono animati verso il popolo e verso il principe : a La mia,
Del resto se i cosidetti nazionalisti sapessero comprendere propria ragione non cnta pi nulla, quando la ragione univer-
bene s stessi, uscirebbero tosto dall'unione coi sentimentali pan- sale s' dichiarata. La mia prima legge fu la volont della nazione
tedeschi. Poich la riunione per scopi ed interessi materiali, quale quando la nazione si compose, io non riconobbi altro all'infuori
quella che essi richiedono dai tedeschi, non tende ad altro che della sua volont sovrana ". Egli rinuncia alla ragione propria
alla libera associazione. Carrire applaude entusiasticamente al eppure, nel suo concetto, questa ragione che sa tutto.
cammino che mena ad " una vita popolare di cui non si an- Non diversa l'affermazione, declamatoria del Mirabeau :
cora manifestata l'eguale ". Sta bene, sar una vita non mai ri- " Nessuna potenza al mondo ha il diritto di dire ai rappresentanti
velatasi per l'innanzi appunto perch non da vero " una vita della nazione: io voglio! "
popolare ". E Carrire contraddice a s stesso quando aggiunge:
(pag. 10): a Il vero umanesimo non pu esser meglio rappresentato Come gi al tempo degli antichi greci, si vorrebbe anche
che da un popolo che compie la sua missione ". Con ci soltanto oggi ridurre l' uomo ad un zoon politicon, ad un animale politico.
ci si presenta la popolarit. " La nebulosa generalit " posta Per un non diverso errore egli fu tenuto gran tempo in conto di
pi basso che non la figura chiusa in se stessa. Appunto il po- " cittadino del cielo ". Ma il cittadino politico fu consacrato in-
polo quella " generalit nebulosa " e l'uomo soltanto una " fi- sieme col suo stato, il cittadino celeste insieme col suo cielo.
gura chiusa in se stessa ". Noi vogliamo perire insieme col popolo, non vogliamo es-
sere esclusivamente uomini politici. " La felicit del popolo "
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il fine supremo della rivoluzione in poi, e mentre si mira a render quando ha coscienza d'esser parte dell' umanit, e come tale spiega
felice il popolo, a farlo grande, potente, ecc. si rende in realt l'attivit sua. Il singolo non pu attuare l'idea dell' umanesimo
infelice l' individuo, il singolo ! La felicit del popolo e la " mia senza richiamarsi alla umanit tutta intera, e trarre da essa la
infelicit ". forza, come Anteo dalla terra ".
Quanto siano sciocche le chiacchere, le frasi vuote di senso Alla stessa pagina si legge: a I rapporti dell' uomo colla res
dei liberali politici, si pu vedere dall'opera del Neuwerk. " Sulla publica sono dalla teologia abbassati al grado d'una faccenda pri-
partecipazione al governo dello Stato ". In quel libro si biasimano vata e per ci disconosciuti ". Come se l'opinione politica agisse
gli indifferenti e gli apatici, che non sono cittadini dello Stato diversamente verso la religione! Per essa la religione non diventa
nel vero senso della parola, e l'autore fa intendere che non si forse una questione privata?
pu esser uomini degni di questo nome se non si prende viva parte Se invece di parlar alla gente di " sacri doveri ", di " desti-
alle cose dello Stato. In ci egli logico, poich, ammesso che nazione dell'uomo ", di " vocazione a svolgere interamente l'u-
lo Stato sia tutore di tutto ci che " umano ", noi non possiamo mana essenza " le si facesse capire che essa risente un danno col
aver in noi nulla di umano se non prendiamo parte alle cose dello lasciar che le cose dello Stato vadan cos come vanno, si rag-
Stato. giungerebbe lo scopo desiderato senza tanto sciupo di vuote frasi,
Ma che prova cotesto contro l'egoista? Nulla poich l'egoista A questo si deve venire quando il momento decisivo. Invece
considera s stesso quale unico tutore dell'essenza umana e si con- l'avversatore dei teologhi scrive : " Se mai ci fu un tempo in cui lo
tenta a dire allo Stato: Fatti in l perch mi nascondi il sole. stato deve far appello a tutti i suoi, si il nostro. L'uomo pen-
Solo quando lo Stato entra in rapporti o in conflitto con la pro- satore scorge nella partecipazione teorica e pratica alla cosa pub-
priet individuale, l'egoista prende un interesse diritto alle cose blica un dovere uno dei pi sacri doveri che gli incombano " e
dello Stato. Se il dotto, solito a studiare tra le quattro pareti prende poi a considerare pi da presso la " necessit incondizio-
della sua stanza, non si sente oppresso dalle condizioni che im- nata che ciascuno abbia parte alle faccende dello Stato ".
pone ai cittadini lo Stato, dovr egli occuparsi della cosa pub- Politico e sar eternamente colui che porta lo Stato nel
blica perch " tale il suo dovere "? Fino a tanto che lo Stato cervello o nel cuore, l'ossesso dello Stato, il credente nello Stato.
agisce in modo da non turbare i suoi interessi, che bisogno ha
il dotto di levar gli occhi dai suoi libri? Lo facciano coloro che Lo Stato si dice il mezzo pi " necessario per il per-
voglion mutare quelle condizioni in modo pi conforme ai loro fezionamento dell' umanit ". Certo esso fu tale sino a tanto che
bisogni. Il sacrosanto dovere non potr mai costringere la gente la perfezione da noi ricercata rimase quella della societ, ma se
a riflettere sulle condizioni dello Stato, come non la pu costrin- della nostra invece, della nostra unicamente, ci curiamo, lo Stato
gere a dedicarsi alle scienze, o alle arti. non potr esserci che d'ostacolo. Si pu anche ora riformare e
migliorare lo Stato ed il popolo ? Tanto poco quanto si pu miglio-
L'egoismo soltanto pu spingerli a far ci, e lo far, non ap- rare la nobilt, il clero, la Chiesa, ecc. Possiamo eliminarli, di-
pena le condizioni accennino a peggiorare. Se dimostrerete agli struggerli, abolirli, non mai riformarli Posso io forse merc le
uomini che l'utile loro richiede ch'essi si occupino delle condi- riforme render sensata una cosa che non sia tale ? Meglio dunque
zioni dello Stato, voi non avrete bisogno di stimolarli per molto distruggerla senz'altro.
tempo ; ma se fate appello al loro amor di patria, ecc., voi dovrete
predicare lungamente e invano a sordi che non vogliono udire. Si tratta quind'innanzi non pi dello Stato (della sua costi-
Certamente dunque nel senso che voi desiderate gli egoisti non tuzione, ecc.) bens di me stesso. Con ci vaniscono tutte le que-
parteciperanno mai alle cose dello Stato. stioni intorno ai poteri del principe, alla costituzione, e ad altre
cose si fatte. Esse dileguano nel nulla. Io, che rappresento questo
Una frase schiettamente liberale la troviamo nel Neuwerk a nulla, far uscire da me quelle che sono le mie creazioni.
pag. 16: " L'uomo adempie interamente alla sua vocazione solo
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Al capitolo della societ si ricollega anche l'argomento del sistono ad affermare che il Cristianesimo contiene la verit eterna,
" partito " che di recente fu esaltato. e che tutto sta nel sapervela trovare, determinare e giustificare.
Nello Stato ha solo valore il partito. Ma il singolo l' unico, In breve, il partito non ammette imparzialit. Ma che im-
e come tale non appartiene ad alcun partito. Egli si associa libe- porta a me del partito ! Trover all' infuori di esso molti che si
ramente, e volontariamente esce dall'associazione. Il partito non uniranno a me, senza obbligarmi a giurare in una comune fede.
altro che uno Stato nello Stato, nel quale si esige che regni Chi passa da un partito all'altro vien chiamato a apostata ".
la " concordia " come nell'altro. Tant' che appunto coloro i quali Certamente la morale esige che si resti fedeli alla propria parte :
gridano pi forte che nello Stato debba esistere un'opposizione abbandonarla per un'altra significa macchiarsi d'infedelt ; ma l'in-
combattono ogni discordia nel partito. Ci prova come anche essi dividualit non conosce obblighi di fedelt; essa ammette tutto,
non vogliono che uno Stato solo. Soltanto il concetto del singolo anche l'apostasia. Senza avvedersene, gli stessi moralisti si la-
pu distruggere tutti i partiti. sciano guidare da questo principio quando si tratta di giudicare
Nessuna ammonizione suona oggi pi frequente di questa: alcuno che possa nel loro partito, e cercare anche di far prose-
che conviene restar fedeli al proprio partito. Nessuno pi del rin- liti; ma essi dovrebbero avvertire in pari tempo con cosciente
negato oggetto di disprezzo per parte degli uomini di partito. chiarezza che necessario operare immoralmente, affermare di
Bisogna seguire in tutti i modi il proprio partito e riconoscere e fronte alla collettivit la propria natura, vale a dire, in questo
propagare incondizionatamente le sue idee fondamentali. Nel par- caso concreto, che necessario rompere la giurata fedelt per af-
tito si sta ad ogni modo meglio che nelle societ chiuse, perch in fermar s stessi anzich lasciarsi determinare da considerazioni
queste i singoli sono vincolati da determinate leggi, dagli sta- morali. Agli occhi delle persone strettamente morali un apostata
tuti, ecc. (p. es. gli ordini religiosi, la Compagnia di Ges). Ma sempre una natura equivoca, indegna della lor fiducia, poich
il partito cessa d'essere una libera essociazione nel momento in porta impresso il marchio incancellabile dell'infedelt, cio d'una
cui rende obbligatori certi princip e tende ad assicurarli contro immoralit. Presso il popolo quest'opinione pressoch generale;
gli assalti di terzi; e pure quel momento appunto l'atto suo di i pi illuminati, anche in questo caso come in tanti altri, diven-
nascita. Come tale esso gi un'associazione morta, una idea di- gono preda della incertezza e della confusione, e il contrasto, ne-
venuta fissa. Il partito dell'assolutismo non pu tollerare, ad esem- cessariamente fondato sul principio della moralit, per la con-
pio, che i suoi membri dubitino della verit inconfutabile di quel fusion dei concetti non riesce a manifestarsi chiaramente nella
principio; potrebbero dubitarne se fossero tanto egoisti da voler loro coscienza. Chiamare senz'altro immorale l'apostata non osano,
essere qualche cosa anche fuori del proprio partito, vale a dire poich essi stessi cercan d'indurre altri all'apostasia, al passaggio
" imparziali ". E " imparziali " non possono essere quali uomini cio alla lor religione, e d'altra parte non hanno il coraggio di
di parte, bens solamente quali egoisti. Se tu sei protestante ed sacrificare il concetto convenzionale della moralit. Eppure do-
appartieni a questa setta, tu non puoi che giustificare, e tutt'al vrebbero afferrare quest'occasione per uscir dal campo della mo-
pi riformare il protestantismo, ma non gi ripudiarlo; se tu sei rale comune ; forse che i singoli formano un partito ? Come potreb-
cristiano non ti possibile abbandonare o respingere i principii bero a questo patto essere singoli ed unici ?
del Cristianesimo, se non allora quando il tuo interesse proprio Dunque dovremmo tenerci lontani da ogni partito ? Certo,
ti faccia giudice imparziale della dottrina comune. Quanti sforzi poi che questo non mi pu giovare se non fino a tanto ch' io pro-
non hanno fatto i cristiani venendo gi sino all'Hegel ed ai co- seguo interessi ad esso comuni. Se l'utile mio sia col suo in con-
munisti, per render forte il loro partito ? E oggi ancora essi per- trasto, m' forza divenirgli infedele. Il partito non ha dunque
nulla d' obbligatorio per me e non pu pretendere al mio rispetto ;
anzi se non fa pi per me, io lo avverser.
In ogni partito che voglia esser duraturo, i singoli sono di-
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pendenti e schiavi; l'individualit loro di tanto sacrificata di i contravventori. Qual conto fatto della libert di disporre della
quanto s'accrescono le esigenze dell'associazione. L' indipendenza propria vita? Le cose stanno diversamente, quando, come avviene
del partito ha per condizione la dipendenza dei singoli. nell'America del Nord, la societ ha convenuto di far provare ai
un partito, quale che esso sia, ha bisogno d'una professione duellanti talune dannose conseguenze della loro azione, negando
di fede. Poich nel principio del partito si ha obbligo di credere, loro, ad esempio, la stima di cui aveano goduto sino allora. Ne-
quel principio non pu esser per chi v'appartiene argomento di gare la stima un diritto di ciascuno, e se una societ ci fa
dubbio, ma deve per ciascuno rappresentare ci che v'ha di pi verso una determinata persona, questa non pu lagnarsi che la sua
certo. Ci significa che bisogna darsi al partito corpo ed anima, libert personale sia stata in alcun modo menomata. La societ fa
altrimenti non si veramente uomo di parte, ma un egoista, in un valere il suo diritto e niente di pi. Questa non una pena, non
maggiore o in un minor grado. Se tu metti in dubbio un dogma cri- un'espiazione per un " delitto ". Il duello in tal caso non un
stiano, tu gi non sei pi un vero cristiano, poich sei stato tanto crimine ma semplicemente nn atto contro il quale la societ prende
" insolente " da voler prender in esame quel dogma e da giudi- certe misure repressive. Invece lo Stato colpisce il duello col mar-
carlo dinanzi al tribunale del tuo egoismo. chio del delitto, cio di una violazione delle sue sacre leggi: ne fa
un caso criminale. Se la societ americana lascia al libero arbitrio
Tu hai peccato contro il Cristianesimo. Ma fortunato te se non di ciascuno il sopportare le conseguenze dannose derivantigli dal
ti lasci impaurire: la tua insolenz ti aiuta a conquistare Ja tua suo modo di agire, riconoscendo con ci la libert delle sue risolu-
individualit. zioni, lo Stato fa precisamente l'opposto, poich nega al singolo
Sicch un egoista non dovrebbe mai appartenere ad alcun par- ogni diritto di liberamente determinarsi, e attribuisce tale diruto
tito ? Si ; ma egli non deve lasciarsene legare. Il partito dev'esser unicamente a s stesso, sicch chiunque contravvenga alle leggi
per lui semplicemente un mezzo del quale si serve finch gli giova. sue tenuto nello stesso conto di chi contravvenga ai precetti di-
Il miglior Stato sar evidentemente quello che possiede i cit- vini; opinione che fu tenuta un d anche dalla Chiesa. Dio il santo
tadini pi ligi; quanto pi va perdendosi il sentimento di sogge- per s stesso, e i comandamenti della Chiesa e dello Stato sono
zione alla legalit, tanto pi lo Stato, questo sistema fondato sulla ordini di quel santo che li trasmette al mondo col mezzo dei suoi
morale, sar diminuito nell'esser suo. Insieme coi buoni citta- sacerdoti e dei suoi principi per grazia di Dio. Se la Chiesa aveva
dini " anche lo Stato perisce e si dissolve nell'anarchia. Il ris etto i peccati mortali, lo Stato ha i suoi delitti capitali; se quella aveva
alla legge il cemento che tiene unita la compagine dello Stato. gli eretici, lo Stato ha i rei d'alto tradimento; se quella ha le pene
La legge sacra e chi le contravviene un malfattore. Senza della Chiesa, questo ha le pene criminali; se quella i processi in-
delitti non c' Stato : il mondo morale e tale lo Stato pul- quisitoriali questo i processi fiscali; in breve quella ha i peccatori
lula di furfanti, d'imbroglioni, di ladri ecc. E siccome lo Stato rap- e questo i malfattori, e l'inquisizione da una parte come dall'al-
presenta il a dominio della legge ", cos l'egoista in tutti i casi nei tra. La santit dello Stato non cadr essa al pari di quella della
quali il suo interesse sar diverso da quello dello stato non potr Chiesa? Il terrore delle sue leggi, la venerazione della sua sovra-
soddisfarlo che col diletto. nit, l'umilt dei suoi " soggetti " dovranno prevalere in eterno?
Lo Stato non pu rinunziare al principio che le sue leggi e le Il viso del santo non verr mai deturbato?
sue istituzioni devono esser tenute in conto di sacre. Perci il sin- Quale stoltezza il pretendere che la forza dello Stato sostenga
golo viene da esso considerato quale cosa non sacra (barbaro? una lotta leale contro ogni singolo, distribuendo come si do-
uomo di natura egoista), come in altri tempi fu considerato dalla manda per la libert di stampa equamente il sole e il vento.
Chiesa. Cos per esempio, si decreta una legge contro il duello. Se lo Stato, questa idea, deve essere una forza che si fa valere,
Due persone che si sono accordate tra loro di voler esporre la necessario che tal forza sia superiore a quella del singolo. Lo
propria via per una causa, quantunque essa sia, non devono poterlo Stato sacro e non pu esporsi agli " impudenti assalti " dei
fare, perch lo Stato non lo permette, anzi colpisce con una pena
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singoli. Se lo Stato sacro, la censura necessaria. I liberali am- crede verso il buon Dio. Ma allo stesso modo che sono scomparse
mettono la prima parte di quest'assioma e negano la seconda. Ma quelle punizioni della chiesa devono pur sparire tutte le puni-
in tutti i casi attribuiscono allo Stato il diritto di misure repres- zioni. Allo stesso modo che il peccato contro Dio faccenda pri-
sive poich convengono anch'essi che lo Stato da pi del singolo vata d'ogni singolo, cosi faccende private devono essere tutte le
individuo e che a ragione per ci esso esercita la sua vendetta, altre contravvenzioni contro le cose " sacre ". Secondo le nostre teo-
cui dan nome di punizione. rie di diritto criminale, che invano ci arrovelliamo a riformare a
La punizione non ha un significato se non quando deve servire norma delle " esigenze moderne ", si vorrebbero punire gli uomini
d'espiazione per la violazione di qualche cosa sacra. Se alcuno ha per questa o per quella " inumanit " commessa, e si rende invece
per sacra una cosa, giusto che egli sia punito allorquando la pi manifesta la puerile illogicit di tali sforzi coll'impiccare i
profana. Uomo religioso appunto colui che rispetta la vita ladri piccoli e lasciar correre i grandi. Per le violazioni della pro-
umana perch essa gli sacra. priet si hanno le case di pena, e per la " costrizione del pen-
siero ", per l'oppressione dei " diritti naturali umani " -- non
Weitling imputa i delitti a colpa del " disordine sociale " e si hanno che gli argomenti logici e le preghiere.
spera che con le istituzioni comunistiche essi saranno tolti di mezzo
perch mancher la tentazione a commetterli : il denaro, tra altro. Il codice penale non sussiste che in virt del concetto reli-
Ma poich anche la sua societ organizzata sacrosanta e invio- gioso, e si dissolve da s, con l'abolizione delle pene. Da per tutto
labile, egli sbaglia nel conto, non ostante tutta la sua buona vo- si vuol creare un nuovo Codice penale, senza tuttavia riguardi circa
lont. Non farebbero certamente difetto coloro che professandosi le pene da infliggere. Ora ci che appunto importa che la pena
con le labbra per zelatori dalla societ comunistica, lavorassero di ceda il posto alla soddisfazione non gi della legge e della giustizia
sottomano alla rovina di essa. Malgrado tutto Weitling deve limi- ma di noi stessi. Se alcuno far a noi cosa che non tolleriamo ci
tarsi ai " rimedi contro il resto delle malattie e debolezze naturali sia fatta, noi spezzeremo la sua forza, e faremo valere la nostra :
e la parola " rimedi " rivela sempre che egli considera i singoli noi soddisfaremo su di lui noi stessi e non commetteremo la scioc-
come chiamati ad una determinata salute, e che fa conto di trattarli chezza di voler soddisfare la legge (un fantasma). Non gi il
in conformit di tale " vocazione umana ". Il " rimedio " non " sacro " che debba difendersi dell'uomo, bens l'uomo dall'uomo.
che il rovescio della medaglia: la teoria dei rimedi salutari corre Cosi ora Dio pi non si difende dall' uomo, mentre in altri tempi
parallelamente a quella delle pene ; se questa intravede in un atto e in qualche parte anche oggi, tutti a i servi di Dio si univano
un peccato contro la legge, quella vi scorge un peccato dell'uomo a punire il sacrilegio ", proprio come ai di nostri si collegano per
contro se stesso e per ci quasi un principio di malattia. Ma la punire chi viola una cosa " sacra ". Tale divozione alla cosa sacra
verit che io considero una cosa nel rispetto che meglio mi fa si che senza farci un giudizio proprio, noi diamo i delinquenti
a grado come una mia propriet che io posso conservare o spez- in mano alla polizia ed ai tribunali: e poniamo un'apatica fiducia
zare a mio piacere. Tanto il " delitto " quanto la " malattia " non nell'autorit, che sola in condizione di tutelare ci ch' " sacro ".
sono concetti egoistici d' una cosa, sono giudizi che procedono non Il popolo poi ha un cotal pazzo uso di chiamare in aiuto la po-
da me ma da altra persona. Se non che, col " delitto " si ine- lizia a proposito d'ogni cosa che gli sembri immorale, o anche
sorabili, con la " malattia " si abbonda invece di piet e di com- semplicemente indecente, e questa mana protegge la polizia me-
patimento. glio che non la potrebbe proteggere qualsiasi governo.
Al delitto tiene dietro il castigo. Se il delitto, col dileguarsi Sin qui l'egoista si affermato col delitto, ridendosi di tutto
del concetto del " sacro ", scomparisce, giusto che scompaia an- ci che tenuto sacro. Perch non lo dovremo tutti imitare?
che la punizione; poich anche essa non ha valore che in quanto ha Se oggi una rivoluzione non pi possibile, potremo aver di me-
rapporto con la cosa " sacra ". Si sono abolite le punizioni ecclesia- glio. Un delitto collettivo, oltrepossente, impetuoso, irrefrenato,
stiche. Perch? Perch ognuno padrone di condursi come meglio
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superbo si annuncia col rumore d'un tuono lontano. Non vedi tu cos la libert si costituirebbe, come finora la fede, in " comu-
come il cielo si fa cupo per un presagio silenzio? nit ", e ordinerebbe una propaganda consimile. E ben vero che
Colui che si rifiuta di odoperarsi in vantaggio di societ cos non si pu sollevare alcuna obbiezione contro un' unione per fini
ristrette come la famiglia, il partito, la nazione, desidera nondi- comuni. Ma bisogna opporsi con tutte le forze all'intendimento,
meno sempre una societ pi degna e pi vasta, e crede di aver al principio di voler fare degli uomini qualche cosa; cristiani o
trovato nella a societ umana " o nell' " umanit " il vero oggetto maomettani, sudditi o liberi cittadini.
del suo amore, e considera come un onore il sacrificarsi ad essa; Si pu affermare bens con Feuerbach e con altri che la reli-
da quel momento egli non vive che per l'umanit. gione abbia strappato all'uomo ci che umano, per collocarlo a
Popolo si chiama il corpo, Stato lo spirito di quella persona una grande distanza da lui, in un di l, dove l'inaccessibile pot
dominante che per tanti anni m'ha oppresso. Si cerc gran tempo condurre un'esistenza propria, personale, sotto il nome di Dio ; ma
di trasfigurare i popoli e gli Stati con l'inalzarsi al grado di con ci l'errore della religione non ancora finito. Mutate Dio
a umanit " e col nobilitarli nel nome della a ragione universale ". nel " divino " e la religione continuer ancora. Poich il concetto
Ma in forza di quest'esaltazione la schiavit divenne ancor pi religioso muove dal fastidio che si prova per l' " uomo " qual'egli
trista, e i filantropi e gli umanisti si chiarirono padroni assoluti ; e cos dal desiderio di contrapporgli una " perfezione " da rag-
al pari dei politici e dei diplomatici. giungere, prestando alla fantasia l'immagine di un a uomo che
lotta per la sua perfezione ". (Epperci voi dovete esser perfetti,
Alcuni critici moderni gridano contro la religione, perche come il vostro padre nei cieli, Matt., V. 481). Esso consiste in-
essa pone dicono Dio, la divinit, la moralit ecc., fuori del- somma nel foggiare un ideale, una cosa assoluta. La perfezione
l'uomo, mentre essi li vorrebbero riporre nell'uomo. Ma essi pure il " supremo bene ", il finis bonorum; l'ideale di tutti l'uomo
ricadono nel vero errore della religione, di voler cio imporre una perfetto, il vero uomo, l'uomo libero, ecc.
destinazione all'uomo, poich anch'essi esigono dall'uomo che sia
divino, umano, ecc., pretendono che la moralit, la libert, la uma- Le aspirazioni dell'et moderna tendono a comporre l'ideale
nit ecc. formino la sua essenza. E come gi la religione, cosi ora dell' " uomo libero ". Se si potesse trovarlo ne risulterebbe
anche la politica vuole " educare " l'uomo, guidarlo verso la attua- una nuova religione, poich un nuovo ideale darebbe vita a nuovi
zione del suo vero " essere ", dei suoi a destini ", fare insomma desideri, a nuovi affanni, a nuove devozioni, a nuove divinit,
di lui un " vero uomo " : se non pi nella forma " d'un vero cre- a nuove costrizioni.
dente ", in quella almeno del " buon cittadino o del buon sud- L'ideale della " libert assoluta " ci trae in inganno come
dito ". La cosa non muta: il divino e l'umano devono essere la ogni assoluto. Secondo l'Hess quella libert deve attuarsi nella
destinazione dell'uomo. societ umana assoluta ; poco dopo essa chiamata destinazione ;
Per virt della religione e della politica l'uomo si trova sem- in fine viene trasformata in moralit: bisogna iniziare il regno
pre sul punto del dover fare e del dover essere. Con questo po- della giustizia (eguaglianza) e della moralit (libert) ecc.
stulato egli si presenta non soltanto innanzi al suo prossimo, ma Certo ridicolo colui che mena vanto delle lodi ottenute
pure innanzi a se stesso. I critici pocanzi accennati dicono : Tu dalla sua stirpe, dalla sua nazione, dalla sua famiglia; ma non
devi essere un uomo, genuino, un uomo libero. E cos essi pure forse accecato del pari colui che pretende di attuare in s
stanno per cedere alla tentazione di proclamare una nuova reli- " l'uomo "? Poich n l'uno n l'altro ripongono il lor valore
gione, un nuovo assoluto, un nuovo ideale : la libert. Gli uomini nella propria individualit, s invece nella comunanza o nel vin-
devono esser liberi. In tal caso vedremo sorgere i missionari colo che li lega agli altri: nei vincoli famigliari, nazionali, umani.
della libert allo stesso modo Cristianesimo mosso dalla per- In grazia degli odierni nazionalisti risorto il litigio tra coloro
suasione che tutti non avessero altra destinazione da quella in che si vantano del lor sangue puramente umano e de' lor legami
fuori di diventar cristiani sorsero i missionari della fede. E
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puramente umani e gli altri che si gloriano della lor stirpe spe- rompermi per discorrerne sotto due altri aspetti. Con gli uomini
ciale e dei lor portentosi legami. io non ho rapporto soltanto in quanto rappresentano in s il
Concediamo pure all'orgoglio il nome di coscienza nazionale; concetto " uomo " e in quanto sono figli dell'uomo (dico figli
esiste nondimeno un immenso divario fra l'orgoglio di apparte- dell' uomo, nel senso stesso in cui si parla dei figli di Dio), ma
nere ad una nazione e quello di possedere una propria naziona- anche per ci che essi posseggono di proprio quali uomini. Dun-
lit. La nazionalit il mio possesso, ma la nazione quella que bisogner far entrare nel campo della nostra discussione, oltre
che mi possiede, la mia padrona. Se tu disponi di muscoli ro- ai mondo degli uomini, anche il mondo dei sensi e delle idee, e
busti, tu potrai far valere all'occasione la tua forza ed andarne dir qualche cosa a proposito dei beni, s materiali si spirituali
orgoglioso; ma se invece il tuo corpo robusto possiede te, quella di propriet umana.
forza si manifester anche nei momenti pi inopportuni, e tu non Man mano che si svolse il concetto dell'uomo e che gli si
potrai, per un esempio, stringer la mano ad alcuno senza far- pot dare una forma concreta, lo si fece conoscere a noi quale
gli male. un ente che esige rispetto per molte ragioni; e dalla pi lata
La coscienza d'esser da pi che un semplice membro della fa- compressione di questo pensiero usci finalmente il precetto : a ri-
miglia, della stirpe, della nazione, ci ha condotto finalmente a spetto l'uomo in ciascuno ". Ma se io rispetto l'uomo, il mio ri-
dire: siamo da pi di tutto ci, perch siamo uomini, oppure: spetto deve estendersi a ci che umano e a ci che perti-
l'esser uomo vale pi che non l'esser ebreo, tedesco, ecc. Ciascuno nente all'uomo.
dunque sia solamente e veramente uomo ! Non si poteva dire Gli uomini hanno tutti alcunch di proprio ; questo solo
piuttosto : Se l'essere nostro significa qualche cosa che oltrepassa sacro. Questa propriet di ciascun uomo pu consistere in beni
i nomi che gli usan dare, noi vogliamo essere da pi che uomini esterni ed in beni interni. Quelli sono rappresentati da cose,
per la stessa ragione per cui voi volete essere da pi che tede- questi da idealit, pensieri, convinzioni, sentimenti nobili, ecc.
schi od ebrei? I nazionali hanno ragione; non si pu rinunziare Ma io sono tenuto soltanto a rispettare la propriet di diritto
alla propria nazionalit; e gli umanisti hanno ragione del pari: dell'uomo non quella che contro il diritto e non umana. Bene
bisogna emanciparsi dagli angusti concetti dei nazionalisti. Nella interno di tal specie , ad esempio, la religione; e siccome la
individualit il contrasto si risolve. La nazionalit una mia religione libera dunque di spettanza dell' uomo io non
propriet. Ma la nazionalit non comprende tutto il mio essere. devo toccarla. La stessa cosa dell'onore. Religione ed onore
Cosi anche l'umanit una mia propriet, ma soltanto l'indi- sono " propriet spirituali ". Nel novero delle cose sta sovra
vidualit mia pu far di me un uomo. tutta la persona: la persona la mia prima propriet, la pro-
La storia va in cerca dell'uomo: ma l' uomo sono io, sei tu, priet per eccellenza. Dunque libert della persona ; ma soltanto
siamo noi. Dopo averlo cercato quale un essere misterioso la persona secondo il diritto. La tua vita tua propriet: ma
quale un essere divino, quale un Dio, poi quale uomo io lo essa sacra agli uomini solo sino a tanto che non una vita
trovo al fine quale singolo finito quale unico. inumana.
Io sono il possessore dell'umanit, io sono l'umanit e nulla Quei beni corporali sui quali l' uomo come tale non pu ac-
faccio pel benessere d'un'altra umanit. Quanto sei stolto, tu, che campare un diritto, ci lecito di rapirglieli: in ci sta il signi-
essendo per te stesso un'umanit unica, ti affanni a vivere per ficato della concorrenza nella libert industriale. E del pari, quei
un'umanit diversa dalla tua! beni spirituali che l'uomo non sa rivendicar come proprii possono
divenire nostra preda: in ci consiste la libert della critica,
I rapporti, sin qui considerati, che corrono tra me e il mondo della discussione, della scienza.
degli uomini, presentano una tale ricchezza di fatti da non po-
tersene trattare che di proposito e a parte; ma qui devo inter- Ma sono intangibili si afferma i beni che furono pro-
lamati sacri. Consacrati, da chi? In primo luogo dallo Stato (dalla
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societ) poi dall'uomo, o a meglio dire dall'idea, poich io ne uso secondo il mio vantaggio e per quanto il mio potere
il concetto dei beni sacri importa che essi siano veramente umani me lo consente.
che l'uomo li possegga nella sua qualit d'uomo, come tale. La questione della propriet racchiude in s un significato pi
Beni spirituali sono pure la fede dell' uomo, il suo onore, il largo di quanto a primo tratto non appaia. Se la si riferisce uni-
suo senso morale, il senso della decenza, del pudore, ecc. Gli atti camente a ci che si chiama il nostro possesso, non possible
che offendono l'onore (con discorsi e con scritti) sono punibili; risolverla con esattezza; deciderla non pu che colui dal quale
punibili gli assalti contro i principii d'ogni religione, contro la noi deriva tutto ripetere: il proprietario.
fede politica, in breve contro tutto ci che un uomo possiede a a La rivoluzione ruppe la guerra contro tutto ci che derivava
buon diritto ". dalla " grazia celeste ", e al luogo della legge divina pose la
Sull'estensione che debba darsi al concetto della santit di umana. A ci che viene " conferito da Dio " venne cosi contrap-
quei beni il liberalismo critico non si peranco dichiarato; for- posto ci che deriva a dall'essenza dell' uomo ".
s'anche crede falsamente d'esser contrario a tale santit. Ma sic- E a quel modo che i rapporti tra gli uomini dovettero (per
come esso combatte l'egoismo, cosi costretto a moltiplicare gli contrasto al dogma religioso : " amatevi l'un l'altro per amor di
ostacoli, e non pu tollerare che ci che anti-umano prevalga Dio ") ricevere una sanzione umana dalla massima: " amatevi per
a ci che umano. Al suo disprezzo teoretico della " massa " amore dell'uomo ", cosi la dottrina rivoluzionaria non seppe e non
dovrebbe corrispondere, quando fosse giunto a conquistare la forza, pot far altro, in quanto riguarda i rapporti degli uomini con le
una pratica sanzione. cose, se non stabilire che il mondo, sino allora retto da ordina-
Sulla estensione che debba assegnarsi al concetto " uomo " menti divini, dovesse appartenere quind' innanzi all' uomo.
si da determinare con certezza che cosa sia di spettanza dell'uomo Il mondo appartiene all' uomo, ed io devo rispettarlo quale sua
e che dunque sia veramente l'uomo o l'umano non v' accordo propriet.
tra le varie scuole de' liberali: l'uomo politico, il sociale, l'umano
vanno acquistando sempre pi cose, uno a danno dell'altro, e tutto Ma che la propriet, se non quello che ciascuno ha per se?
in favore d'un'astrazione. Chi ha compreso meglio quel concetto, La propriet, secondo il significato borghese, importa una cosa
sa anche meglio che cosa spetti " all'uomo ". Lo stato lo intende sacra che ciascuno deve rispettare in ciascuno, " Rispetto alla pro-
ancora sotto il solo aspetto politico, la societ sotto quello so- priet " ! Ben per questo i politici vedrebbero volentieri che ognuno
ciale, l'umanit (per quel che si afferma) lo comprende invece inte- avesse la sua piccola particella di propriet, e in omaggio a questa
ramente. Ma, trovato che sia COQ esattezza l' " uomo ", noi sapremo tendenza son pervenuti a sminuzzare ogni cosa. Ciascuno deve
in che consista ci gli proprio, quali cose gli appartengano, e avere il suo osso da rosicchiare.
che sia in somma l'umano. Ma le cose stanno ben altrimenti secondo il senso egoistico.
Ma accampi pure l'uomo quanti diritti egli voglia: che im- Dinanzi alla tua ed alla vostra propriet io non m'arretro tre-
porta a me delle sue pretese ? Se il suo diritto procede dagli uo- mante; sono pronto anzi a farla mia, s'io posso. Fate voi altret-
mini soltanto, ma non da me, esso non ha per me alcun valore. tanto riguardo alla propriet mia.
La sua vita, per esempio, non ha valore ai miei occhi che quel tanto In quest'ordine d'idee ci sar pi facile l' intenderci.
che vale per me. Io non riconosco n il suo cosiddetto diritto
di propriet, n il suo diritto su cose determinate, e neppure quello I liberali politici si danno faccenda per abolire tutte le ser-
ch'ei crede d'avere sul suo santuario interiore, n la pretesa che vit, affinch ogni uomo sia libero padrone sul suo terreno, quan-
i suoi beni spirituali, le sue divinit, debbano esser rispettate da- d'anche questo terreno fosse tanto ristretto quanto bastano gli
gli altri. I suoi beni materiali o spirituali appartengono a me, ed escrementi d'un singolo ad alimentare. ( nota la storia di quel
contadino che in tarda et si rammogli per profittare delle feci
della moglie a vantaggio del proprio terreno). Sia pur piccola
STIRNER : L' unico 17.
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societ) poi dall' uomo, o a meglio dire dall' idea, poich io ne uso secondo il mio vantaggio e per quanto il mio potere
il concetto dei beai sacri importa che essi siano veramente umani me lo consente.
che l' uomo li possegga nella sua qualit d'uomo, come tale. La questione della propriet racchiude in s un significato pi
Beni spirituali sono pure la fede dell'uomo, il suo onore, il largo di quanto a primo tratto non appaia. Se la si riferisce uni-
suo senso morale, il senso della decenza, del pudore, ecc. Gli atti camente a ci che si chiama il nostro possesso, non possible
che offendono l'onore (con discorsi e con scritti) sono punibili; risolverla con esattezza; deciderla non pu che colui dal quale
punibili gli assalti contro i principii d'ogni religione, contro la noi deriva tutto ripetere: il proprietario.
fede politica, in breve contro tutto ci che un uomo possiede " a La rivoluzione ruppe la guerra contro tutto ci che derivava
buon diritto ". dalla " grazia celeste ", e al luogo della legge divina pose la
Sull'estensione che debba darsi al concetto della santit di umana. A ci che viene " conferito da Dio " venne cosi contrap-
quei beni il liberalismo critico non si peranco dichiarato; for- posto ci che deriva " dall'essenza dell'uomo ".
s'anche crede falsamente d'esser contrario a tale santit. Ma sic- E a quel modo che i rapporti tra gli uomini dovettero (per
come esso combatte l'egoismo, cos costretto a moltiplicare gli contrasto al dogma religioso : " amatevi l'un l'altro per amor di
ostacoli, e non pu tollerare che ci che anti-umano prevalga Dio ") ricevere una sanzione umana dalla massima: " amatevi per
a ci che umano. Al suo disprezzo teoretico della " massa " amore dell'uomo ", cosi la dottrina rivoluzionaria non seppe e non
dovrebbe corrispondere, quando fosse giunto a conquistare la forza, pot far altro, in quanto riguarda i rapporti degli uomini con le
una pratica sanzione. cose, se non stabilire che il mondo, sino allora retto da ordina-
Sulla estensione che debba assegnarsi al concetto " uomo " menti divini, dovesse appartenere quind' innanzi all' uomo.
si da determinare con certezza che cosa sia di spettanza dell' uomo Il mondo appartiene all' uomo, ed io devo rispettarlo quale sua
e che dunque sia veramente l'uomo o l'umano non v' accordo propriet.
tra le varie scuole de'liberali: l'uomo politico, il sociale, l'umano
vanno acquistando sempre pi cose, uno a danno dell'altro, e tutto Ma che la propriet, se non quello che ciascuno ha per se?
in favore d'un'astrazione. Chi ha compreso meglio quel concetto, La propriet, secondo il significato borghese, importa una cosa
sa anche meglio che cosa spetti " all'uomo ". Lo stato lo intende sacra che ciascuno deve rispettare in ciascuno. " Rispetto alla pro-
ancora sotto il solo aspetto politico, la societ sotto quello so- priet " ! Ben per questo i politici vedrebbero volentieri che ognuno
ciale, l'umanit (per quel che si afferma) lo comprende invece inte- avesse la sua piccola particella di propriet, e in omaggio a questa
ramente. Ma, trovato che sia con esattezza l' " uomo ", noi sapremo tendenza son pervenuti a sminuzzare ogni cosa. Ciascuno deve
in che consista ci gli proprio, quali cose gli appartengano, e avere il suo osso da rosicchiare.
che sia in somma l'umano. Ma le cose stanno ben altrimenti secondo il senso egoistico.
Ma accampi pure l'uomo quanti diritti egli voglia: che im- Dinanzi alla tua ed alla vostra propriet io non m'arretro tre-
porta a me delle sue pretese? Se il suo diritto procede dagli uo- mante; sono pronto anzi a farla mia, s'io posso. Fate voi altret-
mini soltanto, ma non da me, esso non ha per me alcun valore. tanto riguardo alla propriet mia.
La sua vita, per esempio, non ha valore ai miei occhi che quel tanto In quest'ordine d'idee ci sar pi facile l'intenderci.
che vale per me. Io non riconosco n il suo cosiddetto diritto I liberali politici si danno faccenda per abolire tutte le ser-
di propriet, n il suo diritto su cose determinate, e neppure quello vit, affinch ogni uomo sia libero padrone sul suo terreno, quan-
ch'ei crede d'avere sul suo santuario interiore, n la pretesa che d'anche questo terreno fosse tanto ristretto quanto bastano gli
i suoi beni spirituali, le sue divinit, debbano esser rispettate da- escrementi d' u n singolo ad alimentare. ( nota la storia di quel
gli altri. I suoi beni materiali o spirituali appartengono a me, ed contadino che in tarda et si rammogli per profittare delle feci
della moglie a vantaggio del proprio terreno). Sia pur piccola
STIRNER : L' Unico 17.
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quanto si voglia, purch sia propriet di chi lo coltiva, e vale quella si compone. E questi singoli riuniti non si comporteranno
dire una propriet rispettata, sacra! E pi crescer il numero di meno arbitrariamente nella quistione del terreno di quel che si
tali piccoli proprietari, pi grande diverr quello da " gente libera comporta ciascuno separatamente. Anche cos dunque continua a
dei buoni patrioti " su cui pu contare lo Stato. sussistere la propriet, n cessa di essere esclusiva poich l' uma-
Il liberalismo politico, come tutto ci che religioso, fa asse- nit esclude il singolo dalla sua propriet (limitandosi tutt'al pi
gnamnto sul rispetto, sulla umanit, sulla carit. Per questo esso ad affittargliene una parte, a dargliela in feudo), cos come ne
malinconico in eterno. Poich nella pratica la gente non rispetta esclude tutto ci che non sia umanit, p. es. non permettendo che
cosa alcuna, e non v'ha giorno che i piccoli possessi non vengano il mondo degli animali possegga alcunch di proprio. E cos sar
ingoiati dai grandi proprietari, sicch gli uomini liberi si trasfor- sempre. Quella cosa a cui tutti vorranno partecipare sar sottratta
mano in altrettanti operai asserviti. a chi vorrebbe averla per lui solo, diverr propriet comune.
Se invece i piccoli " proprietari avessero considerato che an- Alla propriet comune ha diritto ciascuno per una parte e
che la grande propriet appartiene a loro, essi non ne avrebbero questa parte costituisce la sua propriet. Cos anche nelle nostre
esclusi se stessi, e non ne sarebbero rimasti esclusi. presenti condizioni una casa che appartiene a cinque eredi, loro
propriet comune; ma la quinta parte del reddito propriet d'ogni
La propriet com' intesa dai liberali borghesi merita gli at- singolo erede. Proudhon poteva risparmiarci la sua retorica quando
tacchi dei comunisti e di Proudhon, insostenibile, poich in fondo disse : Vi sono alcune cose che appartengono solamente a pochi ed
il proprietario borghese non altro che un " senza possesso " un alle quali non vogliamo dare la caccia. Prendiamocele, poich col
escluso da ogni cosa. Invece di avere il mondo in sua propriet ei prendere si acquista propriet, e quella che ora ci negata gli
non possiede nemmeno il piccolo tratto di terreno sul quale pas- attuali proprietari se la sono presa un tempo da loro stessi. Po-
seggia. tremo meglio sfruttarla quando sar in nostre mani, nelle mani di
Proudhon non vuole il " propritaire " bens il " possesseur " noi tulli che noi allora quando pochi soltanto avevano facolt
ovvero " usufruitier " (Que cest que la proprit? p. 83). Che di disporne. Associamoci pertanto allo scopo di questo furto (vol).
cosa significa ci ? Egli vuole che nessuno possa appropriarsi il Ma per giunta egli ci vuole far credere, che la societ sia stata
suolo, n altro averne che l' uso ; ma per quanto piccola sia la parte la proprietaria in origine e la sola legittima, e che verso di lei il
dei frutti ch'ei concede a ciascuno, costui non ne sar per ci meno proprietario si sia reso colpevole di furto (la proprit c'est le vol) ;
il proprietario. Chi non fruisce che del eddito d'un terreno, non sicch sia lecito concludere che se essa toglie al proprietario del-
certo il proprietario del suolo; meno o lo sar ancora chi, come l'oggi ci ch'egli possiede non lo deruba, poich fa soltanto va-
esige Proudhon, dovr cedere agli altri quella parte di utile che lere i suoi diritti imprescrittibili. A tanto si viene in virt del
sorpassa i suoi bisogni; ci nondimeno egli sar per sempre il fantasma d'una societ, considerata come persona morale. Ma
proprietario della parte di frutti che gli rimane, Sicch Proudhon vero invece l'opposto : all' uomo appartiene tutto ci di cui egli
nega tale e tale altra propriet, ma non gi la propriet. Se noi sa insignorirsi : a me appartiene il mondo. Enunciate voi forse altra
vogliamo togliere al proprietario il suo podere, noi ci uniremo a cosa coll'assioma contrario : " il mondo appartiene a tutti " ? I tutti
questo scopo, formeremo una associazione, una " socit " che se si compongono di tanti " io " ; ma voi create con la parola " tutti "
ne render proprietaria ; se il colpo ci riesce, il nostro intento sar un fantasma che proclamate sacro, di modo che il " tutti " di
ottenuto. E come cacciamo dal lor terreno i proprietari, cos noi viene un tiranno pi terribile del singolo. Ed ecco che gli si col-
possiamo cacciarli da molte altre propriet e ridurre queste in loca tosto a lato l'altro fantasma del " diritto ".
propriet nostra, propriet dei conquistatori. I conquistatori for- Proudhon al pari di tutti i comunisti combatte l'egoismo.
mano una societ che si pu immaginare tanto vasta da abbracciare Perci le sue teoriche sono conseguenze e continuazione del princi-
l'umanit tutta intera ; ma anche la cosidetta umanit, come tale, pio cristiano, del principio dell'amore, del sacrifcio, della rinunzia
non che un'idea, un fantasma. La realt nei singoli di cui
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in pro-dell'universalit. Esse svolgono dal concetto di propriet assoluto su qualche cosa (animali, uomini, oggetti) della quale io
ci che da gran tempo gi vi compreso, vale a dire l'espropria- possa disporre a " mio talento ". Secondo il diritto romano signi-
zione del singolo. Se nella legge sta scritto: Ad reges potestas fica certamente l' " ius utenti et abutendi re sua, quatenus juris
omnium pertinet, ad singulos proprietas ; omnia rex imperio pos- ratio patitur ", un diritto esclusivo ed illimitato. Ma la propriet
sident, singuli dominio, ci significa: Il re il proprietario poich condizionata dalla forza. Ci che io posseggo con la forza, mio.
egli soltanto pu disporre a suo talento di ogni cosa, egli ha la Sino a tanto che io so far valere la mia forza, io sono il proprie-
potestas e l' imperium su ogni cosa. I comunisti resero pi chiaro tario d'una cosa; se questa mi viene tolta per qualsiasi potere
questo assioma col conferire tale imperium alla " societ di tutti ". fosse perch anche io riconosco i diritti d'un altro su quella cosa
Dunque, poich si proclamano nemici dell'egoismo, essi sono " cri- la propriet cessa. In tal modo propriet e possesso finiscono a
stiani ", o, per parlare in tesi pi generale, sono uomini religiosi, diventare la stessa cosa. Non gi un diritto che sta all'infuori di
superstiziosi, che credono ai fantasmi, dipendenti e servi d'una me mi d ragione, bens unicamente la mia forza; se io non la
qualche astrazione (d'una divinit, della societ, ecc. E il Proudhon posseggo, per me perduta la cosa che vorrei possedere. Allor-
conviene coi cristiani anche in ci egli attribuisce a Dio quello quando i Romani si trovarono impotenti contro i Germani, appar-
che nega spettare agli uomini. Egli lo chiama p. es. (pag. 90) il tenne a questi ultimi l'impero romano e sarebbe ridicolo il voler
propritaire della terra, col che ben dimostra che egli non pu sostenere che cionondimeno i veri proprietari sian rimasti i Ro-
passarsi del proprietario come tale. Per tal modo con le sue teo- mani. Chi sa conquistare e conservare una cosa ne diventa pro-
riche il Proudhon finisce ad ammettere un proprietario: se non prietario sino a che non gli viene ritolta: allo stesso modo la
che lo relega in un di l. libert di chi sa conquistarsela e conservarla.
La verit invece questa : che proprietari non sono n Dio, Della propriet la sola forza decide, e siccome lo Stato sia
n l'uomo (cio la " societ umana "), ma il singolo soltanto. uno Stato di cittadini o di pitocchi o di uomini senz'altro
Proudhon (come Weitling) crede di lasciar l'anatma contro il solo potente, cos esso anche il solo proprietario. Io l' u-
la propriet, proclamandola un furto (vol). Lasciamo la quistione nico non ho nulla di mia propriet, sono soltanto investito
difficile delle obiezioni che si possono sollevare contro il furto, d'un possesso, e divento con ci un vassallo, un servo. Sotto la
e domandiamoci: E mai possibile il concetto del a furto " se non dominazione dello Stato, per me non esiste la propriet.
si lascia sussistere quello della a propriet " ? Ci che non ap- Io voglio rialzare il mio valore, il valore dell' individualit ;
partiene a nessuno non pu esser rubato ; l'acqua che caviamo dal e dovrei tener a vile la propriet? No; come io finora non fui
mare non rubata. Per conseguenza, la propriet non furto: tenuto mai in conto alcuno, perch sopra di me furono esaltati
bens essa che rende possibile il furto. Anche Weitling co- il popolo, l'umanit e mille altre astrazioni, cosi sino ai nostri
stretto a giungere a questa conclusione, da che egli considera il giorni la propriet non stata apprezzata secondo il suo vero va-
tutto quale propriet di tutti: se tutto appartiene a tutti certa- lore. Anche la propriet non fu sin qui che la propriet d'u n
mente il singolo, per appropriarsi una qualche cosa, deve rubare. fantasma, p. es. del popolo; la mia stessa esistenza " apparteneva
La propriet privata vive per la grazia del diritto. Nel diritto alla patria ". Io apparteneva alla patria, al popolo, allo Stato, e
soltanto essa ha le sue guarentigie. Il possesso non rappre- con me anche tutto quello ch'era mio. Si esige dagli Stati ch'essi
senta peranco la propriet, ma diviene tale, diviene mia propriet ci liberino dal pauperismo. A me sembra che tanto valga preten-
pel consenso del diritto; esso non un fatto, un fait come dere che lo Stato debba tagliarmi con proprie mani il capo e por-
asserisce Proudhon, bens una finzione, un' idea. La propriet di selo ai piedi; poich sino a tanto che lo Stato tutto, l'io sar
diritto, la propriet legale; ecco la propriet vera. Non per virt sempre disconosciuto. Lo Stato ha interesse ad esser ricco esso
mia essa m'appartiene, bens in grazia del diritto. solo; se Pietro o Paolo sono poveri che gliene importa? E cos se
Pietro fosse ricco e Paolo povero. Esso assiste impassibile all' im-
Nondimeno la parola propriet serve ad esprimere il dominio
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poverimento dell'uno, all'arricchimento dell'altro. Quali singoli, i concetti e l'orizzonte dello Stato, il quale non riconosce altra
al suo cospetto tutti sono perfettamente uguali l'uno all'altro: propriet fuorch la sua a non pu distribuire che questa. Per
in ci consiste la sua giustizia : al suo cospetto ciascun cittadino ci esso vincola il possesso della propriet a certe condizioni,
un valore, allo stesso modo che una volta al " cospetto di Dio allo stesso modo che a certe condizioni subordina ogni cosa, p. es.
eravamo tutti peccatori ". Per contro allo Stato preme che quelli il matrimonio, non riconoscendo per valide che le nozze le quali
i quali in lui vedono il proprio io, partecipano alle sue ricchezze; ottengono la sua sanzione e sottraendo cosi questa istituzione al
e per ci li considera quali partecipanti alla sua propriet. Col potere del singolo. Ma una cosa non mia se non quando io ne
possesso con cui li rimunera, egli li attrae a s; ma la propriet sono signore incondizionatamente ; quando cio io amo la donna
resta sempre sua, e ciascuno pu goderne sino a tanto che l' io che pi mi piace ed esercito il commercio che meglio m'aggrada.
dello Stato sopprime l'io individuale, vale a dire sino a tanto che Lo Stato non si cura di me e di ci ch' mio, bens di s
l'individuo un " membro leale della societ ". Nel caso contrario stesso e di ci ch' suo : io conto per lui tutto al pi quale un
la propriet viene confiscata o distrutta col mezzo dei processi suo figlio, non quale individuo. Ci che succede a me, quale sin-
penali. La propriet perci propriet dello Stato, non gi del golo per lo Stato non ha importanza. Ma se io insieme con tutto
singolo " io ". Se lo Stato non toglie arbitrariamente al singolo ci che costituisce la mia propriet non ho per lo Stato alcun
ci ch'egli merc sua, possiede, ci avviene solo perch lo Stato pregio, ci avviene perch egli non in condizioni di compren-
non deruba se stesso. Colui che, quale io dello Stato, sar un buon dermi; il suo intelletto troppo ottuso. Per questo soltanto egli
cittadino, un suddito fedele, potr godere indisturbato del possesso nulla pu fare per me.
di cui fu investito. In tal caso il Codice s'esprime cos : propriet
ci che io posseggo in virt " di Dio e del diritto ". Ma per Il pauperismo un corollario del deprezzamento dell'io, che
virt di Dio e del diritto una cosa mia solo sino a tanto che diventa un non-valore. Perci pauperismo e Stato sono insepa-
lo Stato non vi si oppone, e non oltre. rabili. Lo Stato non mi permette di farmi valere per quello che
sono, anzi fa di tutto per impedire che io quale singolo, mi af-
Nelle espropriazioni, nella consegna delle armi, ecc. (come fermi. Egli sempre intento a sfruttarmi quanto pi gli pos-
nell'impossessamento delle eredit che il fisco compie a suo van- sibile a depredarmi, a spogliarmi, e quando altro non pu mi co-
taggio se gli eredi non s'annunziano in tempo utile) il principio, stringe a provvedere ad una proies (il proletariato; egli vuole
dissimulato fin ch' possibile, che il popolo, lo Stato sia il solo insomma che in tutto io sia una sua creatura.
proprietario mentre il singolo non che un vassallo investito
di certi possessi , salta chiaramente agli occhi. Ora il pauperismo non si potr togliere se non quando il sin-
golo stabilir egli il valore di s e degli altri e di tutte le cose.
Lo Stato, ecco ci che volevo dire, lo Stato non pu desi- Io devo ribellarmi per potermi innalzare.
derare che taluno sia ricco per s stesso; a me corne individuo
esso nulla pu riconoscere, nulla concedere. Lo Stato non pu Ci che io produco, farina, tela, ferro o carbone, ci che io
mettere una fine al pauperismo poi che questo riguarda non il strappo penosamente alla terra, ecc., tutto ci mio lavoro, che
popolo in astratto ma i cittadini come persone. Chi nulla conta io intendo far valere per me.
se non per ci che l'han reso il caso o lo Stato, costui a buon Il lamentarmi non mi gioverebbe ; il mio lavoro non sarebbe
diritto nulla possiede se non ci che un altro gli d. E quest'altro per questo pagato secondo il suo valore. Il compratore non mi
non gli dar se non quanto ci si merita in compenso dei suoi ser- ascolter e lo Stato si serber indifferente esso pure, sino a tanto
vizi. Non egli si fa valere per se; lo Stato solo che gli attri- che non creder giunto il momento di " acquetarmi " per timore
buisce o gli nega il valore. che io alla fine mi ribelli con suo danno. Ma con l'acquetarmi
L'economia nazionale s'occupa assai di questo argomento. Ma esso avr fatto tutto ci che pu e sa fare, e se io mi ostiner
esso varca di molto i confini del " campo nazionale " e oltrepassa a domandare qualche altra cosa, lo Stato mi si rivolger contro
con tutta la forza delle sue unghie di leone e dei suoi artigli
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d'aquila poich esso il re degli animali: aquila e leone. Se suo, di cui egli mi abbia investito. Il mio cammino deve essere
io non voglio accontentarmi del prezzo ch'egli assegna al mio il suo; se no, egli me l'attraversa: le mie idee devono essere le
prodotto ed al mio lavoro, e tento di stabilirlo io stesso cio di sue; se no, egli mi tura la bocca.
" pagarmi a mio modo ", io mi porr in lotta anzitutto coi com- Nulla per lo Stato pi " temibile del mio valore ". Ogni
pratori del mio prodotto. Or se tale conflitto potr esser composto occasione che mi dia modo di farmi valere da me stesso mi
da un reciproco accordo, lo Stato non sollever obiezioni, poich da lui impedita a tutti i modi. Io sono il nemico mortale dello
poco gli importa il modo con cui i singoli si mettano d'accordo Stato. Costretto a termini in ogni momento, esso mira con ogni
tra di loro, purch non gli attraversino il cammino. Il suo danno, rigore a togliermi ci ch' mio s ch'io non possa riuscire nel
il suo pericolo, incominciano solo quando i singoli non riescono mio intento. Nello Stato non esiste propriet individuale, bens
pi a mettersi d'accordo, e vengono alle prese tra loro. Lo Stato unicamente la propriet dello Stato. Soltanto in grazia dello Stato
non pu tollerare che l'uomo abbia un qualunque rapporto di- io ho quello che ho, allo stesso modo che merc sua soltanto io
retto coi suoi simili; vuol cacciarsi di mezzo, quale mediatore sono quello che sono. La mia propriet privata non che quel
vuol intervenire. Esso divenuto con ora ci che stato un tempo tanto che lo Stato mi concede il godimento sulla sua propriet
Cristo, ci che furono i santi, ci che fu la Chiesa: a mediatore ". privandone con ci gli altri cittadini: dunque propriet dello
Egli strappa l'uomo dall' uomo, per porsi in mezzo a loro quale Stato.
" spirito ". Gli operai che domandano un aumento di mercede sono
trattati quali malfattori, non appena accennino a voler conseguire Ma per contro, io sento sempre pi chiaramente che un gran
con la forza il loro intento. Che devono fare? Senza la forza potere ancor mi rimane, il potere su me stesso, cio su tutto ci
nulla essi possono ottenere, ma nell' uso della forza lo Stato scorge he mi proprio, e che proprio a me solo.
un aiuto procuratosi coi mezzi che dovrebbero appartenere a lui Che cosa dovr fare quando le mie vie divergeranno da
solo, uno sfruttamento reale, libero delle propriet dell' io, e ci quelle dello Stato, quando le mie idee non saranno pi le sue?
egli non pu tollerare. Che devono dunque fare i lavoratori? Spe- Proceder da me, senza preoccuparmi di lui in alcun modo. Nelle
rar nelle proprie forze e non curarsi pi che tanto dello Stato. mie idee, che io non permetto a nessuno di determinare, di con-
E quello che avviene del mio lavoro materiale, succede anche di cedere o di giudicare, sta la mia vera propriet: una propriet,
quello spirituale. Lo Stato mi permette di trar partito da tutte di cui posso liberamente disporre. Poich essendo mie posso bene
le mie idee (io le sfrutto gi coll'acquistarmi onore presso coloro se cos mi piace, cambiarle con altre idee privarmene, acqui-
ai quali le espongo, ecc.), ma il suo permesso mi dato a patto standone altre che diventano mia nuova e legittima propriet.
che le mie idee siano le sue. Se io nutro dei sentimenti e pos- Che cosa dunque la mia propriet? Quello soltanto che sta
seggo dei pensieri che lo Stato non pu approvare, egli non mi in mio potere! Quale propriet io sono licenziato a possedere?
d facolt in nessun modo di scambiarli di metterli in commer- Ogni propriet al cui possesso io licenzio me stesso. Il diritto io
cio. I miei pensieri sono liberi sino a tanto che lo Stato mi fa me lo conferisco da me, col prendermi la mia propriet, e col
la grazia di approvarli, vale a dire sino a tanto che le mie idee dichiararmi per tal modo, e senz'uopo d'altri, proprietario.
convengono con le sue.
Tutto ci che al mio potere non pu esser strappato, mio ;
Cos ei mi concede facolt di filosofare sino a tanto ch'io la forza decide della propriet ed io aspetter dalla mia forza
mi dimostro " filosofo di Stato " e cerco di aiutarlo nei suoi ogni cosa! La forza estranea, quella che io concedo ad un altro,
intenti : non oltre. Allo stesso modo, dunque, che io posso con- mi rende schiavo ; dunque la mia forza mi rende libero dei miei
siderarmi un " io " per grazia dello Stato, provvisto di carte di destini. Io riprendo il potere, che inconscio della mia forza ho
legittimazione e del passaparto di polizia, cosi da ci ch' mio ceduto ad altri ! Io devo dire a me stesso che la mia propriet
non possa trar profitto salvo che il mio sia anche qualcosa di si estende sin l dove arriva il mio potere e che io riguardo
come mia propriet tutto ci che mi sento abbastanza forte da
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conseguire ed estendo la mia reale propriet su tutto ci che io in quella misura in cui ciascuno la sapeva ottenere in compenso
autorizzo me stesso a conquistarmi. dei propri servizi), bens : stendi la mano e prenditi ci che ti
Qui devono prevalere l'egoismo e l'interesse, non gi i prin- necessario ! Con ci dichiarata la guerra di tutti contro tutti.
cipii o i motivi dell'amore: la misericordia, la carit, la bont, Io solo devo decidere di ci che voglio avere.
l'equit, la giustizia (poich justitia ancor essa un prodotta " Ma questa verit non nuova, poich gli egoisti di tutti
dell'amore) ! L'amore non conosce e non richiede che sacrifici. i tempi han sempre predicato la stessa cosa! ". Ci che importa
L'egoismo non pensa a rinunziare ad alcuna cosa n a pri- non che essa sia nuova, ma che ci sia la coscienza che una
varsene; esso dichiara semplicemente: ci mi necessario dunque, tale verit esiste. E questa coscienza non pu vantarsi di contare
io devo averlo e voglio procurarmelo. molti anni, salvo che s'intenda tener conto delle leggi egiziache
e spartane. E al postutto che poco sia diffusa lo prova lo stesso
Tutti i tentativi di dar leggi ragionevoli intorno alla pro- disprezzo in cui voi tenete gli egoisti. E necessario che si sappia
priet sono usciti dal seno dell'amore per gettarci in un mare che l'atto dello stender le mani per prendere non spregevole,
burrascoso di prescrizioni d'ogni specie. Anche il socialismo ed il bens la vera manifestazione dell'egoista coerente a s stesso.
comunismo non possono andarne esenti. Ognuno dovrebbe essere
provveduto di mezzi sufficenti, e, dato il fine, poco importa se Io non mi potr districare dalla rete dell'amore se non
quei mezzi debbano come sostengono i socialisti ricercarsi quando io non attender n dai singoli n dalla comunit nulla
nella propriet personale, oppure come vogliono i comunisti di ci che posso procurarmi da me stesso. Allora soltanto la
nella comunione dei beni. Il significato resta il medesimo: plebe cesser d'esser plebe. Ci che crea la plebe l'idea che
quello di dipendenza. L'autorit che distribuisce secondo l'equit l'appropriarsi d'una cosa sia peccato e delitto. E se essa rimane
mi conceder ci che dal sentimento dell'equit la sua cura tale, in parte e per sua colpa poich non dovrebbe ammettere
amorevole di tutto le sar suggerito. Io, il singolo, non vedo per valida una simile legge, in parte per colpa di coloro che
nella propriet comune un ostacolo minore che nella propriet pretendono a egoisticamente " (tanto per ricambiar loro la parola
dei singoli ; n l' una n l'altra mi appartiene. Siano i beni pro- tanto vilipesa) che quella legge sia rispettata. In breve, l'antica
prii della comunit che me ne concede in parte il godimento, o coscienza del peccato: ecco la ragione vera di questo stato di cose.
siano invece di singoli proprietari, la costrizione per me sempre Il giorno in cui gli uomini riusciranno a perdere il rispetto
eguale, poich io non posso disporre n in un caso ne nell'altro. della propriet, ciascuno avr qualcosa di suo, avr una propriet
Anzi; il comunismo mi fa anche pi schiavo, poich coll'abolire sua : non altrimenti gli schiavi diventano uomini liberi, quando
ogni propriet personale mi rende dipendente dall' universit e hanno disappreso a rispettare il padrone. Le associazioni molti-
dalla comunit e, per quanto fieramente esso attacchi lo Stato, plicheranno anche allora i mezzi dei singoli e assicureranno a
ci che egli vuole in somma pur sempre uno stato, uno a sta- ciascuno la sua propriet.
tus " che limiti e impedisca la libert dei miei movimenti, che Secondo l'avviso dei comunisti, proprietaria dovrebbe esser
eserciti cio una supremazia su di me. Contro l'oppressione alla la comunit. Tutt' altro anzi : il proprietario sono io ; io solo
quale sono soggetto per opera dei singoli proprietari il comu- tratto a mio piacere con gli altri sul conto della mia propriet.
nismo si ribella con ogni diritto ; ma pi terribile ancora il Se i procedimenti della comunit non mi garbano, io mi sapr
potere di cui esso vuole investire la comunit, l'universalit, a ben ribellare e difendere contro tutto ci ch' mio.
mio danno.
L'egoismo prende un'altra via per toglier di mezzo la plebe ; Io son proprietario ; tuttavia la propriet non sacra. Sar
nullatenente. Esso non dice : Attendi ci che l'autorit ti vorr dunque soltanto un possessore? No, sinora non eranvi che pos-
concedere in nome dell' universit) poich cotali donazioni furon sessori, assicurati nel possesso d'una particella, per ci solo che
fatte sempre anche negli Stati " secondo i meriti " vale a dire si garantiva anche ad altri il possesso d'una eguale particella;
ora invece tutto m'appartiene, io sono proprietario di ogni cosa
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che m'abbisogni e che io sappia conquistarmi. Se il vangelo so- Si domander : Ma che avverr quando i poveri avranno co-
cialista predica: la societ mi dar quello che mi necessario; scienza di s stessi? Come si giunger ad un'equa ripartizione
l'egoista dir: io prender da me stesso quello che m'abbisogna. dei beni? Allo stesso modo mi si potrebbe chiedere di predire
Se i comunisti si conducano da straccioni, l'egoista si contiene l'ora in cui un bambino verr al mondo. Ci che potr fare uno
da proprietario. schiavo che ha infranto i suoi ceppi, lo vedremo.
Tutti i tentativi di render felice la plebe tutte le associazioni Kaiser nel suo opuscolo privo d'ogni valore di forma e di
informate al sentimentalismo e derivate dall'amore, sono costrette contenuto, (" La personalit della propriet in rapporto al sociali-
a far naufragio. Dall'egoismo soltanto la plebe pu attender smo ed al comunismo ") spera che lo Stato render possibile una
salute, e questa salute dev'esser, e sar opera sua. Quando non giusta ripartizione dei beni. E sempre lo Stato! Il signor papa!
si lascier pi persuadere ad aver paura, essa sar una potenza, Si volle vedere nella Chiesa la " madre " di tutti i credenti, ed
" La gente perderebbe ogni rispetto se non la si costringesse ora si aspetta ogni salute dal " papa " Stato. Intimamente con-
alla paura..... ". nessa col principio della borghesia si dimostra la concorrenza.
Sicch la propriet non dove ne pu venir soppressa bens E dessa altra cosa che l'uguaglianza (galit)? E non forse l' ga-
ha da essere strappata a mani fantastiche per diventare cosa mia; lit un prodotto di quella rivoluzione, che fu effettuata dalla
cos soltanto vanir l'erronea credenza che io non possa autoriz- borghesia, cio dalle classi medie? Non essendo impedito ad al-
zare me stesso ad avere quel tanto di cui ho bisogno. " Ma di cuno (eccetto che al principe che per s stesso rappresenta lo
quante cose non pu aver bisogno l'uomo! ". Ebbene, chi abbiso- Stato) di gareggiare entro lo Stato, d'innalzarsi al grado d'ogni
gna di molte cose e sa prendersele, se le prese in ogni tempo: Na- altro, di abbattere qualunque altro, di sfruttarlo, di sorpassarlo
poleone non s' forse conquistato il Continente e i Francesi non anche con uno sforzo maggiore delle proprie facolt, di spogliarlo
si son presi l'Algeria? Ci che preme che la plebe impari final- di ci che possiede, dobbiamo concludere che dinanzi al tribu-
mente a prendersi quello che le abbisogna. Se essa stende troppo nale dello Stato ciascuno non ha che il valore d'un semplice
la mano, ebbene, ricacciatela indietro. Chi imparer a conoscere " individuo " e non pu attendersi privilegio alcuno a svantag-
s stesso, si toglier alla plebe e sapr far di meno della vostra gio degli altri.
elemosina. Ne per questo voi lo potete chiamare delinquente e Fate ressa, e schiacciatevi, pur di giunger primi, come volete
peccatore. Difendete la vostra propriet, e voi sarete forti; se e come potete, ci una cosa che non riguarda rne, lo Stato. Tra
invece volete serbare a voi stessi la facolt di donare, e pi an- di voi siete liberi di concorrere, a vostro piacere; questa la
cora, se vorrete avere dei diritti politici in misura di quanto po- vostra condizione sociale. Ma al cospetto di me, Stato, voi nul-
tete donare ai poveri (imposta sulla povert) la cosa non potr l'altro siete fuorch semplici individui (1).
durare se non sino a tanto che i beneficati lo consentiranno (1). Ci che in forma teoretica ed assiomatica fu proclamato gi
In somma la questione della propriet non pu esser risolta per l'uguaglianza di tutti ha ormai trovato nella concorrenza la
cos facilmente come sognano i socialisti e i comunisti, solo la sua esplicazione pratica ; poich l'galit la libera concorrenza.
guerra di tutti contro tutti la pu decidere definitivamente. I po- Tutti sono dinanzi allo Stato non pi che persona, ma nella so-
veri saranno liberi e proprietari solo quando si ribelleranno, si ciet e nei rapporti tra loro sono concorrenti.
solleveranno, si innalzeranno. Regalate loro quello che volete, essi Mi basta esser cittadino per poter concorrere con tutti
chiederanno sempre di pi; poich a null'altro mirano che al- tranne che col principe e con la sua famiglia ; libert questa
l'abolizione dei doni. che prima m'era impedito dacch soltanto entro la propria cor-
(1) In una legge per l'Irlanda il Governo fece la proposta d'accordare (1) Di quest'espressione si valse il ministro Stein a proposito del conte
il voto elettorale soltanto a coloro che pagherebbero cinque lire sterline di Resach, allorquando lo diede in bala del Governo bavarese senza pro-
d'imposta sulla povert. varne alcun rimorso.
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porazione ed entro i limiti di esso m'era concesso di gareggiare dottore. E questa laurea, questo diploma io, lo Stato, lo pretendo.
con gli altri. Domandala con bei modi; vedr ci che si pu fare ".
Nelle corporazioni e nella feudalit lo Stato si dimostrava Questa adunque a libert della concorrenza. Lo Stato, il
intollerante con accordare privilegi alla concorrenza e al libera- mio padrone, deve dal mi anzitutto la facolt di concorrere.
lismo : esso s' fatto ora tollerare e lascia fare, e concede auto- Ma concorrono poi veramente le persone? No, le cose sol-
rizzazioni e diplomi (vale a dire assicura per iscritto all'aspirante tanto concorrono! E in primo luogo i denari.
la libert d'esercitare una professione o un' industria.) E poich
in tal modo ha messo ogni forza in mano degli aspiranti ne segue Nella gara ci sar sempre uno che rester indietro (p. es. un
che la concorrenza diviene necessaria; ciascuno in fatti auto- poetastro in gara con un vero poeta). Ma che i mezzi di cui di-
rizzato ad aspirare ad ogni cosa. fetta lo sgraziato concorrente siano personali o dipendano dalle
cose, non tutt'uno, n tutt'uno che le cose possano essere ac-
La libera concorrenza essa veramente " libera " ? meglio quistate per la forza personale o per grazia, quale un dono; p.
anzi essa una vera " concorrenza " di persone, come si vuol es. che il pi povero debba lasciare, vale a dire donare, al ricco
far credere, poich su quel titolo si pone il fondamento di ogni le sue ricchezze. Se io devo attendere l'approvazione dello Stato
diritto? per potermi procacciare i mezzi (p. es. mediante la promozione),
libera una concorrenza, che lo Stato, questo despota di io devo dire che ho acquistato quei mezzi non per mia virt ma
principi borghesi, inceppa con mille ostacoli ? Ecco un ricco in- per la grazia dello Stato.
dustriale che fa splendidi affari. Io vorrei fargli concorrenza. " Sia La " libera concorrenza " non pu dunque avere che questo
pure, dice lo Stato, io non ho nulla da obiettare contro la tua significato lo Stato considera tutti egualmente quali suoi figli, e
persona quale concorrente ", " bene, dico io, ma per poter far ci d a ciascuno facolt di correre e concorrere per meritarsi le gra-
ho bisogno d'un'area per costruirvi degli edifici, ho bisogno di zie ed i beni che egli dispensa. Per ci tutti danno la caccia agli
denaro? " " Peggio per te, mi risponde, senza denaro tuo proprio averi, al possesso sia di danaro, sia di impieghi, sia di titoli,
tu non puoi concorrere, ne ti lecito prenderlo, poich io tutelo ecc. : insomma alla cosa.
e garantisco la propriet ". La concorrenza non libera, perch
mi manca l'essenziale per poter concorrere. Contro la mia persona Secondo il senso della borghesia ciascuno possessore o " pro-
non si muovono eccezioni; ma siccome io non posseggo la cosa, prietario ". Donde viene dunque che la maggior parte degli uo-
cos anche la mia persona costretta a starsene indietro. E chi mini nulla possiede? Da ci che i pi godono d'esser possessori,
possiede la cosa di cui ho bisogno? Forse questo industriale? In fosse pure soltanto di due stracci, allo stesso modo che i fanciulli
tal caso potrei togliergliela? No, perch lo Stato l'ha riconosciuta gioiscono del possesso dei primi calzoncini o di un paio di cente-
quale sua propriet : ed essa per il singolo che l'ha alle mani simi. Ma per esser pi chiari, le cose stanno in questo modo. Il
un feudo tutelato, un possesso. liberalismo si present senz'altro con la dichiarazione che l'essen-
ziale per l'uomo era il possedere, non l'essere posseduto. Ma poi-
Dacch non posso concorrere con l'industriale, mi ci prover ch nel concetto dei liberali si trattava dell' uomo in astratto e
con quel professore di diritto ; egli uno allocco, ed io che ne non gi del singolo, dell'individuo, cosi la determinazione di ci
so cento volte pi di lui, gli spopoler la classe. " Hai tu fre- che al singolo abbisognava rest in facolt del singolo. Perci
quentato le scuole pubbliche? " mi chiede lo Stato " sei l'egoismo del singolo pot spaziare in un campo sconfinato, e
stato promosso, amico mio? " " No, ma che importa? Io so quello sbizzarrirsi in un'istancabile concorrenza.
che occorre e conosco bene la mia materia ". " Mi dispiace, ma
in questo caso la concorrenza non libera: contro la tua persona Ma con ci l'egoismo dei fortunati doveva diventare una
nulla si pu obiettare, se non che ti manca la cosa : la laurea di spina nell'occhio per quello degli infelici, e quest'ultimo ba-
sato, ancor sempre, sul principio dell' umanesimo pose la que-
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stione del quanto e proclam che l' uomo doveva avere quel tanto tutto ci di cui io sono capace? E non forse la stessa societ
a punto che gli abbisognava. dei lavoratori costretta a riconoscere questo col sostentare gli
Ma il mio egoismo s'accontenter forse di ci? Quel che ab- infermi, i fanciulli, i vecchi, in breve tutti coloro che non possono
bisogna all'uomo in astratto non pu servire di misura pei bi- lavorare? Questi possono far molte cose: p. es., serbar la vita,
sogni del singolo in concreto ; poich io posso aver bisogno di anzich togliersela. Se essi giungono ad ottenere da voi che li
pi o di meno. Io devo avere dunque tutto quello che le mie manteniate in vita, essi hanno un predominio su di voi. A colui
forze mi possono procurare. che non avesse alcun potere su di voi, voi nulla concedereste: lo
lascereste morire.
La concorrenza difettosa in s, poich i mezzi per concor-
rere non sono a disposizione di tutti e non derivano dalla virt Dunque ci che tu sei capace di fare, forma la tua facolt!
di nessuno, ma dal caso. La maggior parte degli individui non Se tu sai procurar un godimento a migliaia d'uomini, costoro te
possiede quei mezzi, ed perci senza beni di fortuna. ne rimunereranno, poich sarebbe anche in tua facolt di non farlo ;
e per ci essi sono costretti a pagarti la tua opera. Se non sai
Ecco perch i socialisti chiedono cosi i mezzi per tutti, e ten- guadagnarti la simpatia di alcuno, tu morrai di fame.
dono a formare una societ che li possa a tutti fornire. Il denaro
che tu possiedi, dicono essi, noi non vogliamo pi riconoscerlo per E non dovrei forse io, che posso molte cose, esser preferito
tuo. Tu devi cercarti un'alta facolt: la tua forza di lavoro. a coloro che possono meno di me?
Tu non puoi possedere le cose eternamente; le avrai solo fino Noi siamo tutti ben provveduti d'ogni cosa; ed io dovrei ri-
a che tu non ne sarai spossessato. manermi dallo stender la mano per prendere, aspettando che mi
si dia la parte concessami dagli altri ?
Siccome la tua merc possesso tuo sino a tanto che sei in
condizione d'averla in tua mano, vale a dire sino a tanto che noi Contro la concorrenza si solleva il principio della societ de-
non abbiamo nessuna ragione su di essa, cos noi t'invitiamo ora gli straccioni: la divisione.
a cercarti un altro possesso, poich la nostra forza vale pi del Ma il singolo non vuole esser considerato una semplice parie
tuo preteso possesso. della societ, perch sa d'esser da pi. La sua individualit si
Pareva che molto si fosse ottenuto col proclamare il prin- oppone a questo concetto limitato.
cipio del possesso. La schiavit era stata con ci abolita e tutti Per ci egli non attende la sua sorte da una divisione fatta
coloro che prima d'allora avevan servito il padrone in qualit di da altri; e gi in fatti nella societ dei lavoratori nasce il dubbio,
schiavi, ed eran stati pi o meno propriet di lui, erano diventati se in una uguale divisione il debole possa avvantaggiarsi a spese
" signori ". Ma d'ora innanzi il tuo avere e la tua facolt non del forte. Ma il singolo attende la sua sorte da s stesso e si
bastano pi, e non sono pi riconosciuti ; per contro aumenta il dice: ci che io sono capace di procurarmi, mio. Quale fortuna
valore del tuo lavoro del prodotto del tuo lavoro. Noi rispet- non possiede il bambino sin dalla sua nascita nel suo sorriso, nei
tiamo ora la forza che tu hai di soggiogare le cose, allo stesso suoi giuochi, nel suo strillare, in breve nel solo fatto d'esistere ;
modo che prima rispettavamo il tuo possesso. Il tuo lavoro rap- Sei tu capace di resistere ai suoi desideri ? non gli porgi il seno,
presenta la tua facolt; tu sei ora possessore e proprietario di se madre; se padre, non gli sacrifichi una parte dei tuoi averi?
ci che hai acquistato non pi, come dianzi, coll'eredit, ma col Egli vi costringe a farlo, perci egli possiede quello che voi chia-
tuo lavoro. E siccome generalmente la fonte della ricchezza l'e- mate propriet vostra.
redit ed ogni lira che tu possiedi porta l'impronta di essa, non Se a me sta a cuore la tua persona io sar compensato col
quella del lavoro, cos necessario che tutto venga restituito per- solo fatto della tua esistenza; se mi cale di alcune tue qualit,
ch tutto fu mal tolto. esse avranno per me un valore (valor di danaro) e io le acquisto.
Cos ragionano i socialisti. Ma poi vero che il mio lavoro Se tu non sei capace d'assegnare a te stesso un prezzo pi
rappresenta la mia sola facolt, o non consiste questa invece in alto d'un semplice valor numerario, si ripeter per te il caso dei
STIRNER: L' Unico 18.
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fanciulli tedeschi venduti in America. Essi, che si lasciarono ven- non rispetto la propriet degli altri. A me non appartiene che
dere, non dovettero avere un valor maggiore del denaro agli occhi quel tanto che io possiedo o che riuscir a possedere.
del venditore. Anzi, egli preferiva il denaro sonante alla merc Noi non siamo degni di possedere ci che per debolezza ci
vivente, perch questa non s'era dimostrata preziosa per lui. Come lasciamo ritogliere; non ne siamo degni, perch non ne siamo
ne avrebbe potuto dimostrare stima se era incapace di sentirla? capaci.
Voi agite da egoisti solo quando non vi rispettate tra di voi Si suol fare gran caso dei " torti millennar " di cui si re-
n come individui, ne come straccioni, n come operai, ma sero colpevoli i ricchi verso i poveri. Come se i ricchi fossero
vi considerate unicamente l'un l'altro come soggetti a utiliz- stati la causa del pauperismo, e com se invece i poveri non fos-
zabili ". sero stati essi la cagione della ricchezza degli altri ! C' tra i ric-
Cos facendo, voi non darete nulla ne a colui che possiede,n chi e i poveri altra differenza all' infuori di quella della potenza
al lavoratore, bens pagherete un prezzo unicamente a colui e dell' impotenza, della capacit e della inettitudine ? In che cosa
del quale avrete bisogno. Abbiamo noi bisogno d'un re ? si do- consiste il delitto dei ricchi? " Nella durezza del loro cuore ".
mandano gli Americani del Nord, e rispondano: per noi egli e Ma chi dunque se non il ricco ha sostentato i poveri, chi ha pen-
il suo lavoro non valgono un centesimo. sato ad alimentarli, quando non erano pi in condizione di lavo-
Il dire che la concorrenza aperta a tutti non esatto ; me- rare, chi ha lor prodigato le elemosine, quelle elemosine che pren-
glio esprimersi cosi: la concorrenza rende venale ogni cosa. dono persino il nome della dea piet ?
Col mettere ogni cosa alla portata di tutti la concorrenza lascia I ricchi non furono essi forse in tutti i tempi pietosi, non
in bala di ciascuno l'assegnarne il prezzo. sono forse ancor oggi " caritatevoli ", come dimostrano le molte
Ma spesso a chi ha necessit o desiderio di comperare una tasse in pro della povert, gii spedali, le fondazioni d'ogni specie?
cosa difetta il denaro. Dove prenderlo? Come acquistare quella Ma tutto ci non vi basta? Vorreste dunque che i ricchi di-
propriet maneggevole e corrente? Ebbene sappi che tu possiedi videssero il proprio coi poveri? Gi, voi domandate che si sopprima
altrettanto danaro quanta la forza di cui disponi ; poich tu il pauperismo. Ma, anche a non voler osservare che nessuno di
vali quel tanto che sai farti valere. voi l'oserebbe se non fosse un pazzo, domandate un po' a voi
Non si paga gi col denaro, che pu mancare, s invece con stessi: perch mai i ricchi dovrebbero rinunziare a se stessi, cio
ci di cui si capaci ; perch noi siamo proprietari soltanto sin ad esser ricchi? Non a voi poveri forse riescirebbe pi utile il
l dove giunge la forza del nostro braccio. sopprimer voi stessi, cio la povert? Tu, per esempio, tu puoi
disporre d'una moneta da cinque franchi tutti i giorni, e sei cos
Weitling ha escogitato un nuovo modo di pagare il lavoro. molto pi ricco di mille altri che vivono di quattro soldi; ora
Ma il vero mezzo per pagare resta, come sempre, la facolt. Con dimmi ci ai tu un interesse a divdere con costoro, o non l'han
ci che forma la tua facolt tu paghi. Attendi dunque ad accre- piuttosto essi a diveder con te?
scerla con ogni tua cura.
Il concetto della concorrenza importa non tanto il far bene
Ed ecco la divisa: " A ciascuno e secondo le sue attitudini! " una cosa, quanto il farla in modo che possa dare il maggior frutto.
Ma chi dovrebbe dare a me a seconda de' miei meriti? La so- Perci si frequentano le scuole con la speranza d' un impiego ri-
ciet? In tal caso dovrei acconsentire a lasciarmi apprezzare e munerativo, s'impara a far complimenti ed inchini, ad adulare,
giudicare da lei. Ma io preferir, anzich ricevere, prendere a ad acquistar la pratica degli affari, si lavora per le a apparenze ".
seconda delle attitudini mie. Sicch mentre si mostra di voler fare un'opera buona e forte,
a Il tutto appartiene a tutti! " Questo assioma prodotto di in realt non si mira che al lucro. Si protesta di fare una cosa
teorica vuota. A ciascuno appartiene soltanto quello di cui ca- per s stessa, ma invece la si fa pel profitto ch'essa ci arreca. Si
pace. Se io dico: a me appartiene il mondo, questa in fondo diventerebbe volentieri censori, ma si esige un avanzamento; si
una frase che non ha senso, se non in quanto significa che io
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vorrebbe giudicare, amministrare secondo le proprie convinzioni, raggiungerlo merc istituzioni ragionevoli senza il presente im-
ma si teme il trasloco e il licenziamento: anzitutto bisogna pur mane dispendio di tempo e di forza.
a vivere ". Ma per chi e a che dobbiamo cercare di risparmiar tempo?
E cosi tutto si risolve in una lotta per la esistenza accompa- V' forse cosa m cui l'uomo adoperi pi tempo, che nel ristorare
gnata da un grado maggiore o minore di agiatezza. le proprie forze ?
E con tutto ci dal nostro affannarci, dal nostro lottare non E di ci il comunismo tace.
sappiamo trarre che la " misera vita " e l'amara " povert ". A che? Per godere di s stesso quale Unico, dopo aver fatto
Quest' la verit triste! il proprio lavoro quale uomo.
La gara assidua, senza tregua, non ci permette di pigliar Nella prima gioia improvvisa datagli dalla coscienza di poter
fiato, di gioire sinceramente. Ci tolto di poter godere di quello stendere la mano su ogni cosa, l'uomo dimentic di voler ancora
che possediamo. qualche altra cosa, ed entr a cuor leggero nella gara, quasi che
L'ordinamento del lavoro riguarda per soltanto le opere che il possesso delle cose " umane " fosse la mta di tutti i suoi de-
gli altri fanno per noi esempio, la macellazione, il lavoro dei sideri.
campi, ecc. Gli altri lavori sono lasciati all'arbitrio del singolo, Tanto si corse che ora siamo affranti e incominciamo a com-
perch, ad esempio, nessuno saprebbe comporre la musica che tu prendere che " il possesso non rende felici ". Perci studiamo
scrivi, eseguire i dipinti da te ideati, e cosi via. La concezione d'ottenere per vie pi facili di ci di cui abbiamo bisogno, e
d'un Raffaello non potrebbe essere attuata da nessun altro. di non ispendere che quella fatica e quel tempo che sono neces-
Ora siccome la societ non pu prender in considerazione che sari per ottenerlo.
i lavori d'utile generale, i lavori " umani ", ne consegue che chi La ricchezza perde di pregio, e la povert fa pago lo strac-
fa opera individuale resta privo delle sue cure, se pur non cione spensierato e si muta in un ideale seducente.
trovi impedita la propria opera dall'intervento inopportuno della
societ. Le attivit umane delle quali ciascuno si sente capace dovreb-
bero ottener meglio compensato il lor lavoro? Gi, nelle frasi che
L' Unico potr coi propri sforzi trovarsi fuori della societ, tanta gente ha su la bocca : " se io fossi ministro, o meglio an-
ma questa non potr mai produrre l'unico. cora, se fossi re le cose andrebbero ben diversamente ", chiara
Perci sempre utile all'interesse comune l'intendersi sul l'opinione, che ciascuno ha, di esser capace di rappresentare questo
conto dei lavori " umani " affinch questi sotto forma di concor- o quell'altro dignitario. Si comprende che per questo non ne-
renza non ci facciano perdere tutto il nostro tempo e le nostre cessario alcuna attitudine speciale, ma sufficiente, una cultura
fatiche. Sino a questo punto il comunismo porta dei frutti. Poich che, se non da tutti, da molti pu esser conseguita; che per essere
anche ci di cui sono o possono esser capaci tutti gli uomini fu a quel posto insomma non occorre essere un uomo straordinario.
dalla dominazione borghese riservato a pochi e sottratto agli altri Supponiamo che, come l'ordine cosi la subordinazione sia fon-
facendone un privilegio. Alla borghesia parve giustizia il con- data nella natura dello Stato, e allora ci accorgeremo che dai
cedere ad ognuno ci che sembrava esistere per ognuno. Tuttavia privilegiati vengono sfruttati senza misura gli altri. Ma questi
quel che essa in apparenza pareva concedere non lo donava in ultimi si fauno coraggio, e partendo, prima, dal concetto socialista,
realt, bens lasciava che a ciascuno fosse possibile l'ottenerlo poi guidati dalla coscienza egoistica, domandano: Da che cosa
colle proprie forze " umane ". Con ci i sensi furono diretti al- garantita la nostra propriet o privilegiati? E rispondono : Dalla
l'acquisto dell' a umano " e ne venne l'indirizzo che da molti si nostra paura e dal nostro rispetto. E che cosa ci date voi in cam-
sente deplorare col nome di a materialismo ". bio? Calci e parole di scherno, ecco ci che date alla " canaglia " ;
A questo indirizzo cerca d'opporsi il comunista col diffondere la vigilanza della polizia ed un catechismo che si compendia nel
la credenza che l'umano non merita tanta pena e che possibile precetto: Rispetta ci che non t'appartiene, ci ch' degli altri!
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Ma noi rispondiamo: Se volete il nostro rispetto comperatela ch'essi vivano, ben giusto che noi ci acquistiamo il diritto di
al prezzo a cui noi lo porremo. Noi vogliamo permettervi di soddisfare tale nostro desiderio. Io dico " acquistare ", non parlo
godere della vostra propriet, perche voi rimuneriate sufficiente- dunque d'una miserabile " elemosina ". La propria vita propriet
mente il nostro permesso. Che cosa da a noi in tempi di pace il anche di coloro che non possono lavorare; se noi vogliamo che
generale in cambio del largo stipendio di cui egli gode? Con che essi (per un motivo che inutile indagare) ci siano serbati, noi
cosa ci pagate, perche noi, che dobbiamo accontentarci a mangiare non possiamo ottenerlo altrimenti che con un riscatto. Fors'anco
delle patate, assistiamo indifferenti alla vostra cena mentre voi poich ci piace esser circondati da faccie allegre, noi vogliamo
gustate delle ostriche? Comperate da noi le ostriche allo stesso ch'essi godano d'una certa agiatezza. In somma, noi non vogliamo
prezzo che noi paghiamo per procurarci da voi le patate, e voi ricevere in dono da voi alcuna cosa, ma nello stesso tempo non
potrete continuare a mangiarle in pace. O credereste forse che intendiamo regalar nulla a voi. Pel corso di molti secoli noi vi
le ostriche non debbano spettare anche a noi come a voi? Voi abbiamo prto l'elemosina, per imbecillit abbiamo speso i nostri
griderete alla sopraffazione, alla violenza, se noi ci siederemo al risparmi di poverelli per dare a voi signori ci che non vi appar-
desco vostro; ed avrete ragione. Ma la violenza necessaria; n teneva; ora aprite voi le vostre borse poich la nostra merc in-
per altro che per averla usata un tempo voi siete oggi i privi- comincia a salire assai rapidamente di prezzo. Noi non vogliamo
legiati. togliervi nulla, proprio nulla; solo voi dovete pagar meglio quello
Ma tenetevi pure le ostriche e permettete che consideriamo la che volete avere da noi. Tu possiedi un bene di " mille jugeri ".
nostra propriet pi speciale (poich quell'altra non che pos- Ed io sono il tuo famiglio e quind'innanzi non lavorer il tuo
sesso), cio il lavoro. Noi ci affatichiamo per dodici ore e voi ci campo che al prezzo di cinque lire al giorno. " In tal caso ne
ricambiate con pochi soldi. In tal caso prendete anche voi altret- prender un altro ". Tu non ne troverai poich tutti noi servi ci
tanto per il vostro lavoro. Non ne volete sapere? Voi pensate siamo accordati a non lavorare per una mercede minore, e se al-
che il vostro lavoro sia pagato a bastanza con quella mercede, cuno dimenticasse gli accordi, sapremmo punirlo ben noi. Ecco la
ma che il vostro sia meritevole di molte migliaia di lire? Ma se serva di casa: ti chiede questa mercede; se non l'accetti, non ne
non credeste cos elevato il prezzo del vostro lavoro, e ci permet- troverai altre, " Eh, ma voi mi forzate a morire ". Non tanta fretta!
teste d'approfittare pi largamente del nostro, noi, quando se la Le tue rendite saranno per lo meno uguali alle nostre, e, quando
occasione si offrisse, saremmo capaci di produrre cose ben pi im- ci non fosse, noi cederemo quel tanto sul nostro salario, che ti
portanti di quelle che producete voi per le migliaia di scudi con dar modo di vivere al pari di noi. " Ma io sono abituato a viver
cui sieti pagati, e voi non avreste in tal caso una retribuzione meglio ". Noi nulla possiamo obiettare a ci, ma affar tuo; se tu
maggiore della nostra. Voi diverreste in breve pi assidui al la- sei in condizione di risparmiare pi di noi, tanto meglio. Do-
voro per guadagnar di pi. Ma se voi siete in condizione di pro- vremmo noi forse darti il nostro lavoro ad un prezzo pi basso per
durre qualche cosa che vi sembra avere un prezzo dieci, cento ci solo che tu possa vivere meglio di noi? Il ricco si sbarazza
volte maggiore del nostro, voi ne sarete retribuiti cento volte di sempre dei poveri con le parole : " E che importa a me della tua
pi; dal canto nostro noi pensiamo di produr delle cose che voi miseria? Cerca di campare meglio che puoi, quest' affar tuo, non
dovrete pagare a pi caro prezzo che non sia quello della nostra mio ". Ebbene, poich affar nostro, noi non permetteremo ai ric-
mercede ordinaria. Noi troveremo bene il modo d'andar d'accordo chi che ci privino oltre dei mezzi che noi abbiamo per farci valere.
perch siamo d'accordo in ci, che nessuno sia tenuto a regolare a Ma voi, gente ignorante non abbisognate di tante cose ". Ebbene,
checchessia all'altro. ci prenderemo qualche cosa di pi per procurarci quell'istruzione
che ci in anca. " Ma se voi ridurrete a mal partito i ricchi, chi s'in-
E cos arriveremo a tanto da pagare un prezzo adeguato anche teresser pi delle arti e delle scienze? ". Eh, la gran massa dovr
agli infermi, agli ammalati ed ai vecchi, affinch non si dipartano concorrervi; ciascuno vi contribuir in qualche modo e ne ritrar-
da noi uccisi dalla fame e dalla miseria; poich se noi vogliamo
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remo una bella somma, tanto pi che voi ricchi non siete avvezzi concorrenza rimane, poich con ogni atto che si traduce in lavoro
a comperare che i libri pi insulti e le madonne pi noiose, se entra in casa il necessario. Allora si veramente proprietari, per-
non preferite le agili gambe di qualche ballerina. " Oh, la disgra- ch chi ha forza di lavorare non pu perdere il frutto del suo
ziata uguaglianza! ". No, mio buon signore, qui non si tratta di lavoro come in vece accadeva facilmente sotto il regime della
eguaglianza. concorrenza.
Noi non vogliamo valere che secondo il nostro merito, e se voi Si proprietari spensierati e sicuri. E si tali appunto per
ne avete pi di noi, sarete anche pi apprezzanti. ci che noi non ricerchiamo pi la ricchezza in una merc, bens
Noi non domandiamo che un prezzo onesto, conforme al merito nel nostro proprio lavoro, nella facolt di lavorare: perch in
e intendiamo dimostrarci meritevoli del prezzo che ci pagherete. somma col divenir tutti straccioni ci siam ridotti a non posseder
pi che ricchezze ideali.
Lo Stato pu esso infondere nel servo un coraggio cosi sicuro
di s stesso, un amore proprio cosi vigoroso ? Pu esso fare che Ma a me non pu bastare quel poco che posso ritrarre dalle
l'uomo abbia coscienza di se medesimo? Pu esso volere che il mie fatiche, da che la mia ricchezza non consiste solamente nel
singolo riconosca il proprio valore? Teniamo distinta questa dop- lavoro.
pia quistione e vediamo anzitutto se lo Stato e in condizione di Col lavoro io posso adempiere l'ufficio d'un ministro, d'un pre-
mandar ad effetto alcunch di simile. Occorre, per attuarlo, come sidente, ecc.; tali impieghi non ricercano che una coltura generale
vedemmo, che tutti i lavoratori dei campi si mettan d'accordo ; ora vale a dire una coltura che pu essere acquistata da tutti (poich
una legge dello Stato sarebbe mille volte delusa, particolarmente coltura generale quella appunto che ognuno pu conseguire), o
dalla concorrenza e in segreto. E poi, potrebbe lo Stato soffrir una per lo meno un'abilit che ciascuno pu raggiungere con l'eser-
tal cosa? E impossibile ch'esso possa tollerare che la gente subisca cizio.
altra legge che la sua; non c' dunque da sperare che possa ammet- E tuttavia questi uffici, se pur sono aperti a chichessia, non
tere un accordo generale dei lavoratori dei campi contro quelli che traggono che dalle forze del singolo il lor vero valore. Se taluno
accettano di lavorare per un salario inferiore a quello che fu con- attende al suo compito, non gi come un " uomo comune ", ma
cordato tra loro. Ma supponiamo che lo Stato abbia fatta la legge m modo da spiegarvi tutte le virt della individualit sua, egli
e che tutti i lavoratori l'abbiano accettata, potrebbe esso assicu- ha diritto a ben pi che non al semplice stipendio che spetta al-
rarne l'adempimento. l'impiegato e al ministro. Se egli s' adoperato con vostra soddisfa-
In questo caso singolo, si; ma il caso singolo, per ci appunto zione e se vi preme conservarvi questa sua forza ammirabile, voi
che singolo, qualche cosa di pi, diventa una quistione di non potrete pagarlo come si paga un uomo comune che ha pro-
principio. Qui si tratta del concetto della liberazione del proprio dotto delle cose comuni, bens come uno che produce alcunch
io da tutto ci che tende a limitarlo e quindi anche dalla costri- di unico. Fate un po' anche voi, se potete, la stessa cosa col vostro
zione dello Stato. A tale conclusione giunge anche il comunismo: lavoro !
ma la conquista della piena indipendenza individuale diretta La mia individualit non pu essere apprezzata con un criterio
non solo contro lo Stato, bens anche contro la societ, e perci comune come la mia astratta qualit d' uomo.
trabocca oltre i confini della dottrina collettivista.
Dunque accogliete pure un generale criterio di mercede per i
Il comunismo fa dell'assioma borghese " ciascuno un posses- lavori puramente umani, ma non privare l'individualit del giusto
sore (proprietario) " una verit indiscutibile, una realt, ponendo guadagno che essa si merita.
fine alla preoccupazione dell'acquistare, poich ciascuno si troia
ad avere in casa ci di cui abbisogna. Nella sua forza di lavorare I bisogni umani, generali, possono essere soddisfatti dalla so-
egli possiede la sua ricchezza e se egli non la mette a frutto, ciet; per i bisogni singoli, ti bisogna un attitudine speciale. Un
peggio per lui. Le corse le caccie sono finite e nessuna amico, e un servizio d'amico, persino un servizio d'una persona
estranea, la societ non e in grado di procurarteli. Eppure tu avrai
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bisogno a ogni tratto di fatti servizi, e nelle circostanze pi co- una ragazza non maritata, dunque di nuovo denaro, soltanto con
muni ti sar necessario l'aiuto di qualcuno. Dunque non attender certi contrassegni dell'origine paterna: il lavoro. I lineamenti del
ogni cosa dalla societ, ma bada invece a procurarti ci che volto presentano un'impronta diversa.
necessario per il soddisfacimento dei tuoi desideri. Ma ritornando alla concorrenza, essa esiste appunto per ci
Sar conservato il denaro in una societ d'egoisti? Il de- che non tutti s'interessano alla sua causa n si preoccupano di
naro d'antico conio porta l'impronta dell'eredit. Se voi non vo- intendersi fra di loro a suo riguardo. Il pane p. es. necessario
lete pi esser pagati con quel denaro esso perder il suo valore ; a tutti gli abitanti d' u n a citt; per ci sarebbe facile che essi si
e se voi non vi curate d'assegnarli un valore, esso perder ogni mettessero d'accordo per esigere dei forni pubblici. Invece se ne
potere. Cancellate l'eredit e con ci avrete infranto il suggella rimettono ai panettieri che si fanno concorrenza. La stessa cosa
dell'esecutore giudiziario. vale per la carne per il vino, ecc.
Oggi tutto eredit, passata o futura. Se l'eredit vostra, Abolire la concorrenza equivale a favorire le corporazioni. La
perch permettete che le si imprima il suggello officiale e la ri- differenza questa : Nella corporazione l'arte di cuocere il pane
spettate ? riservata ad alcune persone determinate; nella concorrenza appar-
Ma perche non dovreste voi creare un nuovo anello nella ca- tiene a chiunque prenda parte alla gara; nell'associazione l'inte-
tena? Distruggete voi forse la mercanzia con l'abbattere l'eredit? resse di tutti coloro che hanno bisogno del pane, dunque di tutti
No, il denaro ancor esso una merc, e precisamente una ric- gli associati.
chezza. Esso salva la ricchezza dalla ruggine, la tiene in corso e Se io non mi prendo cura dei miei interessi dovr acconten-
ne rende possibile lo scambio. Se conoscete a ci un mezzo mi- tarmi di ci che agli altri parr opportuno concedermi. L'aver del
gliore di questo, tanto meglio ; ma anche il nuovo mezzo sar pur pane un bisogno mio, eppure per averlo io me ne rimetto ai fornai,
sempre moneta. Non gi il denaro vi arreca danno, bens il non sperando tutto al pi di godere di qualche vantaggio in virt
potervene insignorire. Fate valere le vostre attitudini, e di danaro della concorrenza vantaggio che dai fornai appartenenti ad una
del denaro vostro, di vostro conio non avrete difetto. Ma corporazione, arbitra dei prezzi e delle condizioni, non avrei po-
esercitare le attitudini che ciascuno ha proprie altro dal " la- tuto attendermi. Alla produzione di ci che ad ognuno abbisogna
vorare " nel senso che oggi si d a questa parola. dovrebbero contribuire tutti ; poich essa riguarda gli interessi di
Coloro che si accontentano a cercar lavoro e non si propon- tutti, e non gi quello particolare dei mastri fornai ascritti alla
gono altro che di " lavorar bene " preparano a se stessi l'inevi- corporazione o autorizzati a tale mestiere.
tabile : la mancanza di lavoro. Guardiamo indietro un'altra volta. A figli degli uomini appar-
Dal denaro dipende la fortuna. Nel periodo borghese esso tiene il mondo; esso non pi il mondo; di Dio, bens il mondo
una potenza perci che tutti gli corron dietro ; come a una ra- degli uomini. Quel tanto che ogni uomo pu conquistarsi nel mondo
gazza, cui tutti fanno la corte, e che nessuno pu sposare. Tutto diventa sua propriet; lo Stato, la societ umana o l'umanit non
il romanticismo e tutta la cavalleria dell'aspirare ad un oggetto debbono d'altro aver cura, se non di questo: che nessuno s'ap-
prezioso rivivono nella concorrenza, il danaro oggetto di tutte le propri di cosa alcuna in modo contrario alle leggi umane. Una
brame, viene rapito dagli audaci " cavalieri d'industria ". approvazione contraria a questa legge dev'esser vietata all'uomo,
perch delittuosa; mentre " legale, legittima ", quella acquistata
Chi ha fortuna conquista la sposa. Lo straccione ha fortuna; in forza del " diritto ".
egli conduce la sposa tra le pareti domestiche della " societ "
dove ella perde la verginit e con essa anche il nome della pro- Cosi si dice dalla rivoluzione in poi. Ma la propriet non
pria famiglia. Se chiamavasi Denaro, ora si chiama Lavoro, poich gi una cosa, poich la cosa tua ha un'esistenza indipendente dalla
lavoro il nome dell'uomo. Essa un possesso dell'uomo. Per mia: la propriet vera la volont. Non gi quell'albero, bens
continuare l'imagine, la figlia del lavoro e del denaro di nuovo
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la mia forza di disporre d'esso come mi pare e piace, costituisce lazione del diritto! Da un lato a ogni momento sono calpestati
la mia propriet. i diritti umani, mentre dall'altro gli avversari non sanno aprir
Come s'esprime ora questa forza? Dicendo: io ho diritto a bocca, senza bestemmiare il diritto divino. Se fate l'elemosina voi
quest'albero, oppure, esso mia propriet legittimo. Acquistato in dileggiate un diritto umano, perch il rapporto tra il mendicante
ogni modo io l'ho con la forza. Si dimentica che la forza deve e il benefattore antiumano ; se la negate voi peccate contro il
persistere in me, per poter sostenere il " diritto ", o, per meglio diritto divino. Se vi mangiate in pace un tozzo di pane asciutto,
dire, che la forza non cosa esistente da se, bens insita nel mio voi offendete con la vostra indifferenza un diritto umano; se lo
potere. La forza al pari di tante altre mie qualit, p. es., l' uma- mangiate mormorando e imprecando, con la vostra insofferenza
nit, la maest, ecc., considerata come avente una propria esi- oltraggiate la legge divina. Non v'ha uno solo tra voi che non
stenza, di modo che essa continua a sussistere, anche quando ha commetta ad ogni momento qualche delitto ; i vostri discorsi sono
cessato d'essere la mia forza. Trasformata cos in fantasma, la forza delittuosi, ma ogni freno imposto alla libert di parola e anche
diventa diritto. Questa forza esternata non s'estingue nemmeno un reato. Voi siete tutti delinquenti. Ma siete tali perch tutti
con la mia morte, tant' che la si trasmette in eredit. state saldi sul terreno del diritto, senza pur sapere e senza poter
conoscere che siete tutti delinquenti
Per tal modo le cose in realt non appartengono pi a me,
bens al diritto. La pianta della propriet inviolabile e sacrosanta cresciuta
su quel terreno; un concetto di diritto.
Ora tutto ci non altro che un errore. La potenza del sin-
golo non diviene duratura, non si fa cio diritto, se non in forza Un cane che vede un altro cane addentare un osso lo lascia
della protezione che la collettivit le concede. fare perch si sente pi debole. L'uomo invece vuol rispettare il
diritto che un altro uomo ha su quell' osso. Cos operando si con-
Ma perch non potremo riprendere la protezione che abbiamo duce umanamente : se facesse altrimenti, il suo agire si chiame-
concessa? rebbe brutale od egoista.
Si ripete l'illusione che fa della forza una cosa assoluta. Ho E cos in tutti i casi. Sempre una azione si dice umana
dato " pieni poteri " ad un altro; dunque mi son privato della quando vi si intravede alcunch di spirituale (che nel caso suc-
mia propria forza e con ci della possibilit di metterla a miglior citato sarebbe il diritto), quando d'ogni cosa si fa un fantasma,
profitto. e si ha rapporto non gi con la cosa, bens col fantasma che si
Il proprietario pu rinunziare al diritto che ha su una data crede essa rappresenti, con un fantasma che nulla vale a distrug-
cosa, col donarla o gettarla via. E noi non potremo? gere. E si suol chiamare umano il considerar ci che singolo
Il giusto non desidera il possesso di cosa alcuna ch'egli non non come singolo ma come alcunch di generale e di astratto.
abbia diritto di possedere, dunque non vuol sentir parlare che di Io non debbo alla natura, come tale, alcun rispetto : verso di
propriet legittima. Ma chi ha da conferirgli quel " diritto "? lei mi si concede ogni diritto. Invece nell'albero di quel giardino
L'uomo. Bene; egli pu dunque esclamare con Terenzio, ma in mi si impone di rispettare l'oggetto altrui, la " propriet ": e io
nn senso molto pi ampio: humani nihil a me alienum put; non posso toccarlo. Questo stato di cose cesser solo quando io
vale a dire; tutto ci ch' umano e mia propriet. Egli pu far potr nell'atto del cedere quell'albero ad un'altra persona vedere
quello che vuole, ma gli necessario un giudice ; ora ai nostri un fatto non diverso da quello del cedere ad altri il mio bastone,
tempi le varie specie di giudici che l'umanit s'era foggiate hanno quando cio io avr cessato di concedermi quell'albero come una
finito a impersonarsi in due forme mortalmente nemiche : Dio e cosa estranea e perci sacra, quando in somma io non imputer
l'uomo. Gli uni si richiamano al diritto divino, gli altri all'u- a delitto n l'appropriarmelo n il toglierlo, e l'avr per mio se
mano, cio ai diritti dell'uomo; nell'uno e nell'altro caso non pur l'abbia ceduto. Nella ricchezza del banchiere v' cos poco di
mai il singolo, che conferisce il diritto a s stesso. estraneo a me, quanto ve n'era a Napoleone nelle province dei
Citatemi oggi un atto qualsiasi, che non rappresenti una vio-
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re. Noi non dobbiamo temere di conquistar quella ricchezza, anzi mente " ritrovato l'uomo " ci imped di sentire il grido di dolore
dobbiamo cercare intorno a noi i mezzi che ci abbisognano a far dell'egoista; e il nuovo fantasma divenutoci famigliare venne
ci. Spogliamo dunque quella facolt del velo dell'estraneit che considerato corne il nostro proprio io.
c' induceva a un pauroso rispetto. Ma " humanus " si chiama il Santo (Goethe) e l' umano non
Perci necessario che alla cosa io non ricorra pi quale che la cosa santa per eccellenza.
uomo, bens unicamente quale io, e che non riguardi pi alcuna L'egoista s'esprime nel modo opposto. Appunto perch tu
cosa, come umana, bens come mia perche io la voglio. ritieni per sacra una cosa, io ti dileggio, e pur rispettando le
Propriet legittima d'un altro non sar che quella che a te altre cose che ti son proprie, non rispetto precisamente ci che
piacer che sia sua. ti sacro.
Se ci non ti piacer pi, essa perder la legittimit, e tu Da queste opinioni opposte procede un contrasto nella con-
riderai del diritto assoluto che quell'altro protestava di vantare dotta rispetto ai beni spirituali : l'egoista li insulta, l'uomo reli-
su quella cosa. gioso deve invece difenderli. Per il sapere quali beni spirituali
Oltre la propriet in senso limitato, della quale sin qui ci debbano esser difesi e protetti e quali no, dipende dal concetto
siamo intrattenuti, ve n'ha un'altra che vien messa continuamente che l'uomo si fa dell' " ente supremo ", sicch il credente in Dio
sotto gli occhi dell'uomo, sotto il rispetto del sentimento reli- ha, per esempio, pi cose da difendere che il non credente nel-
gioso. Contro quest'altra " propriet " ci ancor meno successo l'uomo f i l liberale).
di a peccare ". Consiste, essa, nei beni spirituali, nel santuario Nei nostri beni spirituali, a differenza che nei materiali, noi
intimo dell' uomo. Ci che un uomo considera come sacro non veniamo offesi moralmente, e il peccato contro di essi consiste
dev'essere schernito da alcun altro uomo, poich, per quanto in una profanazione diretta, mentre il nostro peccato contro i
quella cosa ritenuta sacra possa essere falsa e sia permesso di beni dei sensi si manifesta nella forma di una sottrazione od
tentar con modi dolci e amorevoli di far comprendere a colui alienazione. I beni spirituali non vengono soltanto sottratti, bens
quale sia la vera santit, cionondimeno bisogna rispettare come conculcati e profanati e lo stesso concetto della a santit " corre
sacra anche la sua falsa credenza. Poich, se anche falsamente pericolo. Con le parole " irriverenza " e " profanazione " uso
quell' uomo crede in alcunch di sacro questa sua credenza nella designare ogni atto che venga perpetrato a danno dei nostri beni
santit d'una cosa dev'essere rispettata. spirituali, di ci insomma che a noi sacro; lo scherno, la con-
In tempi pi rozzi dei nostri solevasi pretendere una cre- tumelia, il disprezzo, il bubbio ecc., non sono che gradazioni
denza determinata, una fede in qualche cosa di particolarmente dell' insolenz delittuosa.
sacro, e non si avevan riguardi per coloro che la pensavano diver- Che la. profanazione possa avverarsi in pi modi cosa nota ;
samente. Ma poich la libert religiosa fu estesa sempre pi, per noi vogliamo accennare solamente a quella cui esposto il
l'antico " Dio unico e solo " si mut a grado a grado in un " sacro " per l' illimitata libert di stampa.
essere supremo anzi nebuloso che no, e bast alla tolleranza Sino a che si sente rispetto per un ente spirituale qualsiasi,
umana che ogni uomo venerasse qualche cosa di " sacro ". la parola e la stampa devono essere imbavagliate in nome di
Talvolta nella sua forma pi umana, questa cosa sacra quell'ente poich l'egoista con le sue espressioni potrebbe peccare
l' uomo stesso " l'umano. Perch illusione il credere che l'umano contro di esso, il che gli deve essere impedito con la minaccia
appartenga interamente a noi, spogliato d'ogni idea del di l, di d'una " punizione ", se non si preferiscano i mezzi preventivi,
cui rivestito Dio, e che l' uomo sia tutt'uno col mio e il tuo polizieschi come la censura.
io. Tale errore fu causa della orgogliosa credenza che il " sacro " Quanto si sospira per la libert di stampa ! Ma da che cosa
sia stato superato e che noi non siamo pi costretti a lottare col vorreste liberare la stampa? Dalla sua dipendenza, dal suo ser-
" sacro " penetrati da un religioso terrore. La gioia di aver final- vaggio: non vero? Ma liberare se stesso da qualche cosa
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faccenda di ciascun singolo, e si pu ammettere con certezza che tanto che considereranno lo Stato come una verit. Essi non in-
se tu ti sarai sottratto ad un servaggio anche quello che tu parli sorgeranno di certo contro ci che rende " sacro " lo Stato; anzi
o scrivi sar propriet tua, invece di esser cosa al servizio d'altri. invocheranno, contro ognuno che tentasse d far ci, una nuova
Se io non posso ne devo scrivere qualche cosa, la colpa fuor legge di stampa che lo punisca.
di dubbio principalmente di me stesso. Quantunque ci a prima In una parola, la stampa non pu essere libera da quelle
vista non sembri proprio giusto, facile tuttavia trovarne esempi cose dalle quali il singolo non si liberato.
moltissimi* In virt d'una legge sulla stampa io impongo o la-
scio imporre a me stesso un confine a ci che vado pubblicando, Mi dimostro io forse con ci avversario della libert di
un limite, oltrepassato il quale io incespico nel peccato e incorro stampa? Tutt'altro; solo io sostengo che non la si otterr giammai,
nella punizione. Io stesso assegno un limite a me stesso. se non si mira che a quella libert soltanto, cio, se non si tende
che ad ottenere una autorizzazione illimitata. Mendicate pure co-
Per rendere veramente libera la stampa, bisognerebbe svinco- desta autorizzazione: voi potete attendere eternamente, poich
larla da ogni costrizione che potesse esserle fatta in nome d'una non troverete al mondo alcuno che possa concedervela: Sino a
legge. E per ottener ci dovrei anzitutto aver liberato me stesso tanto che volete esser " autorizzati ", e far uso della stampa me-
da ogni vincolo d'obbedienza verso la legge. diante una concessione, voi sperate e vi travagliate invano.
Certamente, la libert assoluta della stampa, al pari d'ogni " Sciocchezze ! Tu, che pensi in quel modo che vai esponendo
altra libert assoluta, un'utopia. Essa potr esser libera da nel tuo libro, non sai render pubblici i tuoi pensieri se non in
molte cose ma sempre da quelle cose solamente delle quali il virt di qualche caso fortunato e per vie recondite. E con tutto
singolo si sar liberato. Se ci sbarazziamo di ci che ritenuto ci ti affanni a dimostrare che non bisogna insistere e far forza
per " sacro ", noi diverremo senza religione e senza legge, e allo Stato perch ci conceda la libert di stampa che esso ci
tali saranno anche le manifestazioni della nostra parola. ricusa ".
Allo stesso modo che noi nel mondo non possiamo liberarci Ma uno scrittore assalito cos a bruciapelo risponderebbe
da ogni forma di costrizione, cos anche le nostre parole ed i forse poich l' insolenz di questa gente non ha limiti presso
nostri scritti non vi si possono sottrarre. Ma quel grado di li- a poco cos : " Pensate bene a ci che dite ! Che cosa faccio io
bert di cui noi godiamo, possiamo concederlo anche ai nostri per ottenere libert di stampa pel mio libro ? Domando io forse
scritti. una licenza o non cerco invece un'occasione favorevole senza cu-
La libert deve dunque diventare una nostra propriet, anzi rarmi della quistione del diritto, non l'afferro forse quest'occa-
che servire ad un fantasma come sin qui avvenuto. sione senza alcun riguardo per lo Stato ed i suoi desideri! To
Non si comprende chiaramente ci che vogliano coloro che bisogna pur dirla la parola nefanda io inganno lo Stato; E voi
chiedono la libert di stampa. Quel che apparentemente si ricerca inconsciamente fate la stessa cosa. Dalle vostre tribune voi vi argo-
che lo Stato accordi libert alla stampa ; ma ci che in fondo mentate di persuaderlo a rinunziare alla propria santit ed invio-
si vuole, senza saperlo, si che la stampa sia libera dallo Stato e labilit, a dar s stesso in bala di coloro che scrivono, assicu-
che faccia di meno dello Stato. Nella forma, adunque, una peti- randolo che ci facendo non incorrer in alcun pericolo. Ma voi
zione diretta allo Stato; nella sostanza una sollevazione contro lo ingannate. Perch voi sapete che ci va della sua esistenza se
lo Stato. La forma, che l'istanza per ottenere un diritto, ri- lo spogliate della sua inaccessibilit. A voi esso potrebbe certa
conosce lo Stato quale elargitore, n in altro lascia sperare che mente concedere la libert dello scrivere, come ha fatto l'Inghil-
in un dono concesso con maggiore o minor buona grazia. Pu terra. Poich voi siete credenti nello Stato ed incapaci di scrivere
darsi che uno Stato sia tanto sciocco da concedere il regalo che alcunch contro lo Stato per quanto abbiate sempre qualche cosa
gli si domanda; per c' da scommettere cento contro uno che i da riformare, qualche magagna da curare. Ma che diresti se gli
beneficati non sapranno far uso conveniente di quel dono, sino a avversari dello Stato usassero della libera parola per muover una
STIRER: L' Unico. - 19.
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guerra risoluta e implacabile alla Chiesa, allo Stato stesso, alla com' voluta dai liberali, certamente possibile in uno Stato, anzi
morale, a tutto ci che " sacrosanto "? Allora voi per primi presi non possibile che nello Stato, poich essa non che una con-
da paura, richiamereste in vita le leggi di settembre. Troppo tardi cessione per la quale non pu mancare il concedente, ch' lo Stato.
vi pentirete della sciocchezza commessa col prestarvi ad illudere Questa concessione circoscritta per precisamente ai limiti di
lo Stato od il Governo con di belle parole. Ma io con la mia questo Stato, che naturalmente non vorr e non potr permettere
azione non dimostro che due sole cose. La prima, che la libert pi di quanto si concilia col suo benessere e con la sua esistenza.
di stampa va sempre congiunta alle a occasioni favorevoli ", sic- Egli le prescrive quel limite quale una legge, dalla cui osservanza
ch non potr esser mai una libert assoluta; la seconda volta, che dipende l'esistenza e l'estensione della concessa libert. Se uno
chi vuole approfittarne deve ricercare l'occasione favorevole, o Stato pi tollerante d'un altro, la differenza non sar che quan-
piuttosto, se gli sia possibile, crearla, col far valere contro lo titativa; o ci appunto quello che sta a cuore ai liberali. Essi
Stato il proprio vantaggio, e col ritenere superiore se stesso allo non domandano, p. es., in Germania, che una " licenza pi estesa,
Stato e ad ogni altro potere. Non gi nello Stato, ma contro di pi ampia alla libera parola ". La libert che si domanda una
lui, pu esser ottenuta la libert di stampa: essa e sar con- causa del popolo, e prima che il popolo (lo Stato) non la possegga
seguibile non gi sotto forma di preghiera, ma quale opera di io non devo farne alcun uso. Nel rispetto della propriet della
un' insurrezione. Ogni preghiera, ogni proposta che tenda al con- stampa le cose procedono certo diversamente. Se al mio popolo
seguimento della libert di stampa gi una ribellione conscia non concessa la libert di stampa, io con la forza e con l'astuzia
o inconscia; il che soltanto l'ipocrita mediocrit non vuole e non far stampare quello che voglio la licenza non la domander che
pu confessare a s stessa, sino a tanto che non costretta a ri- a me stesso ed alla mia forza.
conoscerlo negli effetti. Poich la libert di stampa, cos com' Se la stampa una mia propriet, io abbisogno, per usarne,
richiesta, ha per certo in sulle prime un aspetto innocuo, ed at- tanto poco della licenza dello Stato, quanto ne abbisogno per pu-
traente, non pensando alcuno che essa debba mutarsi in licenza. lirmi il naso. La stampa diverr propriet mia, solo il giorno in
Ma un po' alla volta il cuore dell'uomo s'indurisce, ed ei si lascia cui riterr che nessuna cosa sia superiore a me. " Poich da questo
vincere alla considerazione che una libert non tale sinch si momento soltanto cesseranno di esistere Stato, Chiesa, popolo, so-
trova al servizio dello Stato, della morale o della legge. E una ciet, ecc la cui esistenza dipende unicamente dal poco conto in
liberazione dalla costrizione della censura, ma non gi da quella cui tengo io me stesso, sicch col dileguare di questo concetto
della legge. La stampa, poich l'ardente desiderio della libert essi svaniscono e si dissolvono. Queste entit non sussistono che
l'assale, vuol diventare sempre pi libera. Chi scrive, dovr dire in quanto mi sono superiori: quali potenze. Potreste infatti imma-
a s stesso. Io non sar compiutamente libero che allorquando ginarvi uno Stato, che non fosse tenuto in alcun conto dai citta-
non avr pi riguardi per cosa alcuna. Ma lo scrivere non li- dini? Una cosa simile sarebbe un sogno, un'esistenza apparente,
bero che in quanto una mia propriet che non pu essermi al par di quella della " Germania una ".
tolta da nessuna potenza, da nessuna autorit, da nessuna cre-
denza, da nessun timore ; non basta dunque che la stampa sia E con tutto ci la mia stampa potrebbe essere ancora per gran
libera sarebbe troppo poco bisogna che essa sia mia: tempo sena, vale a dire non libera, come, per esempio, in questo
la propriet della stampa, ecco ci che io voglio ottenere per me. momento. Ma il mondo grande, e ognuno cerca d'aiutarsi come
pu. Se io volessi rinunziare alla mia propriet della stampa, io
La libert di stampa in fondo la concessione di poter stam- potrei ottenere in breve di vedere stampato tutto ci che le mie
pare, n mai lo Stato mi potr permettere che con essa io miri dita fossero capaci di scrivere. Ma siccome io voglio sostenere e
a distruggerlo. difendere la mia propriet, io devo di necessit assalire i miei ne-
Ricapitoliamo ora, per correggere l'idea ancora incerta della mici, " Non accetteresti tu il loro permesso, se te lo dessero?
parola " libert di stampa ", in questo modo: La libert di stampa Certamente, e con piacere ; poich ci proverebbe che io li ho se-
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dotti e che li ho scrti sull'orlo del precipizio. Poich a me non cessa se non perch egli crede nel popolo di cui riconosce di esser
importa gi della loro concessione : ci che mi preme che per- parte. All'opposto, precisamente il singolo come tale deve aver
dano la testa e che periscano. Io non aspiro ad ottenere il loro la libert di esprimere il suo pensiero Ma ben vero ch'egli non
permesso poich non so illudermi (come fanno i nostri liberali ne ha il diritto : che quella libert non , cio, " un suo sacro-
politici) che sia possibile vivere in pace agitandosi l'uno accanto santo diritto ". Egli non ha che la forza; ma questa sufficiente
all'altro ma a valermene per distruggere coloro che me l'han di per s a farlo proprietario. Io non ho bisogno di concessioni
dato. Io agisco da nemico che sa quello che si fa, col sopraffarli per stampare liberamente: non ho bisoguo dell'autorizzazione del
approfittando della loro leggerezza. popolo, non ho bisogno " del diritto " e dell' " immissione nel pos-
Mia la stampa, quando io non riconosco sopra di me alcun sesso del diritto ". Anche la libert di stampa, al pari di ogni
giudice che mi vieti o conceda di usarne, vale a dire, quando non altra libert, io devo prendermela da m stesso ; il popolo, quale-
pi moralit o religione o rispetto alle leggi dello Stato, ecc., mi " unico giudice ", non pu concedermela. Pu tollerare la libert
determinano a crivere, ma la sola mia volont e il mio egoismo. che io mi prendo, oppure, vietarmela; donarla o concederla esso
non pu.
Che cosa replicherebbe a colui che vi desse una risposta cosi
impertinente? Forse la quistione si far pi chiara esponen- Io la esercito, non ostante il popolo, quale singolo; io la
dola in questo modo: A chi appartiene la stampa: al popolo (Stato) strappo lottando, al popolo, al mio " nemico ", e non la ottengo
o a me? I politici a null'altro intendono fuorch a render la stampa che quando toltala a lui, me la sono conquistata. E me la prendo
libera dalle inframmettenze personali ed arbitrarie di coloro che perch mi appartiene.
hanno alle lor mani il potere, senza riflttere che la stampa, per Sander, avversato da E. Bauer, vede nella libert di stampa-
esser realmente aperta a tutti, dovrebb'esser anche libera dalle " il diritto e la libert del cittadino dello Stato ". E il Bauer, fa
leggi, cio dalla volont del popolo (dello Stato). Essi vogliono egli altrimenti? Anche per lui quella libert non che un diritto
farne ad ogni costo una causa del popolo. del libero cittadino.
Ma quand'anco fosse diventata propriet di popolo, essa sa- Anche i " diritti umani universali " si invocano a sostegno
rebbe ancor sempre ben lontana dall'essere propriet mia, poich della libert della stampa. S'era obiettato che ogni uomo non sa-
per me continuerebbe ad avere il significato subordinato d'una prebbe usarne giustamente; poich non ogni singolo, in quanto
concessione. Il popolo si erige a giudice dei miei pensieri, e io tale, pu esser chiamalo uomo. All'uomo come tale nessun
sono obbligato a rendergliene conto. I giurati, quando si toccano governo negava un tale diritto. Ma l' uomo nulla pu scrivere,
le loro idee preconcette, hanno delle teste e dei cuori altrettanto poich esso un fantasma. E cos si rifiutava dallo Stato tale
duri quanto i pi feroci despoti o i loro impiegati servili. libert ai singoli concedendola invece ad altri, p. es., ai propri
Nelle " Aspirazioni liberali " (II, p. 91 seg.) E. Bauer sostiene organi. Richiederla per tutti senza eccezione non era possibile
che la libert di stampa , s, impossibile nella monarchia assoluta senza riconoscere ch'essa spetta al singolo, non gi all'uomo in
e nello Stato costituzionale, ma pu esser attuata nello " Stato astratto. In tutti i casi si diceva chi non e uomo, p. es.,
libero ". " Qui, egli dice, riconosciuto che il singolo, quale mem- un animale, gi per ci stesso nell'impossibilit d'usarne. E cos
bro della vera e ragionevole universalit, ha il diritto di espri- il governo francese, per citarne uno, non mette in dubbio che la
mere ci che pensa ". Ma dunque non gi il singolo bens il " mem- libert di stampa sia un diritto umano; ma vuole che il singolo
bro " gode della libert di stampa. Ma se il singolo per dimostri d'esser veramente uomo; poich non gi al singolo, bens
ottenere la libert di stampa tenuto a provare che fede nel po- all'uomo esso la concede.
polo, nell' universalit, se quella libert in somma egli non l'ot- Appunto col pretesto che quello ch'era mio non era cosa,
tiene per propria forza, bisogner pur concludere che cotesta umana mi si spogli di ci che m'apparteneva. E non mi si lasci
una libert di popolo, una libert che al singolo non viene con- che ci spettava all' uomo.
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La libert della stampa non potr produrre che una stampa dulgenti, dettati dalla benevolenza; dunque non possono dirsi dei
responsabile. L'irresponsabile non pu uscire che dalla propriet veri giudizi. Chi arde d'amore per la giustizia esclamer: fat
della stampa. justitia pereat mundus. Egli potr s, domandarsi che cosa sia
veramente giustizia, e che cosa essa esiga, e in che consista, ma
non si domander mai se essa esista, se sia qualcosa di concreto.
E molto vero " che chi rimane nell' amore, rimane in Dio e Dio
I rapporti tra gli uomini che vivono religiosamente son rego- in lui " (I, Giov., 4, 16). Il Dio rimane in lui ed egli non pu
lati da una legge suprema, cui si pu talvolta contravvenire col- liberarsene, non divenire senza Dio, ateo; egli resta perennemente
posamente, ma di cui nessun oserebbe negare il valore. nell'amore di Dio e non pu esistere senza amore.
E questa la legge dell'amore alla quale non divennero in- " Dio l'amore ". Tutti i tempi e tutte le generazioni ri-
fedeli nemmeno coloro che sembrano combattere contro tal prin- conoscono in queste parole il principio essenziale del Cristiane-
cipio ed odiarne perfino il nome ; poich ancor essi serbano in simo. Dio, che l'amore, un Dio pieno di esigenze : egli non
s medesimi una parte di amore, anzi amano, pi intimamente e pu lasciar in pace il mondo, ma vuole renderlo beato. " Dio si
puramente, " l'uomo e l'umanit ". fatto uomo, per far divini gli uomini " (Atanasio). Egli ha
Se cerchiamo di determinare il significato di questa legge ar- parte in ogni cosa, e nulla succede senza che Dio voglia; da per
riveremo a un dipresso a questa conclusione: Ogni uomo deve tutto noi ci abbattiamo alle sue " migliori intenzioni ", ai a suoi
avere qualche cosa da porre al disopra di s stesso. Tu devi disegni imperscrutabili ". Quella ragione, ch'egli stesso rappre-
posporre i tuoi " interessi privati " a quello degli altri, al bene senta, dev'esser favorita e attuata in tutto il mondo. Le sue cure
della patria o della societ, al bene pubblico, alla buona causa, paterne ci tolgono ogni indipendenza. Noi nulla possiamo fare di
ecc. Patria, societ, umanit, ecc. devono stare al disopra di te, buono senza che ci si dica: Dio l'ha fatto ! Se ci casca addosso
e al loro il tuo interesse particolare deve cedere sempre. Poich, una disgrazia : Dio l'ha voluto ! Nulla abbiamo che non sia merc
in somma, tu non devi essere egoista. sua; egli ci ha dato tutto. Ma come fa Dio, cos anche fa l'uomo.
Dio vuol render beato il mondo ad ogni c sto, e l'uomo vuol ren-
L'amore un postulato religioso ricco di affetti, che non si der il mondo ad ogni costo felice. Per ci ogni uomo vuole infon-
limita solamente all'amore di Dio e degli uomini, ma sta in cima dere in tutti la ragione che crede d'avere in se. Tutti, assolutamente
a tutti i rapporti. Qualunque cosa noi pensiamo, facciamo, vo- tutti, devono esser ragionevoli a modo suo. Dio costretto a lot-
gliamo, il motivo dev'esserne sempre l'amore. Anche di giudicare tare col diavolo, 6 il filosofo a contrastar colla stoltezza e col
ci permesso, ma con amore. capriccio Dio non permette a nessun essere di camminare pei
La Bibbia pu certamente essere oggetto di critica, anche propr sentieri, e l' uomo vuole che noi abbiamo a condurci sem-
profonda, ma il critico anzitutto tenuto ad amarla e a scor- pre " umanamente ". Ma chi pieno d'amore santo (religioso,
gere in essa il libro santo per eccellenza. Non significa ci forse, morale, umano) non ama che il fantasma, il " vero uomo ", e
ch'egli non deve permettersi d'esser inesorabile nella sua critica, perseguita ciecamente e senza misericordia il singolo, l'uomo
ch'egli tenuto a lasciar sussistere quel libro come qualche cosa reale, con lo stupido titolo di diritto della procedura contro
di santo di inconfutabile? Anche della nostra critica a proposito l' " inumano ". Per lui cosa commendevole, necessaria anzi,
degli uomini il tono fondamentale immutabile ha da esser l'amore. il mostrarsi a tal riguardo quanto pi gli possibile spietato;
Per certo i giudizi ispiratici dall'odio non possono essere giudizi poich l'amore dell'astrazione gli comanda d'odiare la realt viva,
degni di noi, ma emanazioni del malanimo che ci domina cio vale a dire l'egoista, o il singolo. Questo e il significato di quel-
a giudizi odiosi ". Ma forse che i giudizi che l'amore c' inspira l'apparenza d'amore cui si d nome di " giustizia ".
possono chiamarsi a miglior diritto nostri? Anche questi sono L'accusato non deve attendere piet e nessuno stender un
emanazioni dell'amore dal quale sian dominati : sono giudizi in-
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benigno manto sulla sua infelice nudit. Senza commoversi, il si fondano sull'essenza umana sono rapporti con un fantasma,
giudice severo strappa di dosso al povero imputato gli ultimi la- non con una cosa reale; se io comunico con l'Ente supremo non
ceri lembi della sua discolpa ; senza piet il carceriere lo trascina comunico con me stesso, e se comunico con l'essenza umana non
nella nuova cupa dimora e senza riconciliarsi con lui lo getta, comunico con gli uomini.
espiata la sua colpa, in bala al disprezzo del mondo, in mezzo L'amor naturale dell' uomo verso il suo simile merc l'educa-
al suo buon prossimo cristiano e ligio al proprio governo. Un zione un comandamento. Ma pu essere un comandamento per
delinquente reo di morte, vien condotto sul palco fatale, e dinanzi l'uomo come tale, non gi per me stesso. L'amore una mia
agli cchi d' una moltitudine ebbra di gioia feroce la legge mo- essenza, cui si d un'esagerata importanza, ma non gi una mia
rale trionfa nella sua sublime vendetta. Dei due l' uno soltanto propriet. L'uomo (vale a dire l'umanit) pretende da me l'amore
pu vivere: o la legge morale o il delinquente sono impuniti, la e vuol impormelo quale un dovere. Ma cos fatto esso non ap-
legge morale ha cessato d'esistere: dove questa impera, quelli partiene pi a me bens a un'astrazione, e diventa quindi una
devono perire. propriet dell'uomo: " All'uomo (dunque ad ogni uomo) s'addice
Appunto l'ra cristiana quella della piet, dell'amore, in- l'amare: Amate il dovere e la missione d'ogni uomo; ecc. "
tesa ad ettenere che tutti gli nomini abbiano ci che a loro Per conseguenza io devo nuovamente mendicare a me stesso
spetta, s da ridurli a compire la loro vocazione umana (divina). l'amore, liberandolo dal potere dell'uomo.
L'amore nei rapporti tra gli uomini fu dunque posto in cima
d'ogni cosa; questo solo forma l'essenza dell'uomo e quindi la Ci che in origine era mio mi venne poi conferito quale pro-
sua missione, alla quale fu chiamato da Dio, o, secondo i con- priet dell'uomo; io divenni un vassallo, quando amavo, il vas-
cetti moderni, dalla Specie. Donde lo zelo di convertire. Se i co- sallo dell'umanit, un esemplare della specie, s che amando non
munisti e gli umanitari s'aspettano maggiori cose dall'uomo, che I agivo pi quale io, bens quale uomo, quale un semplice essere
non i cristiani, ci non toglie che essi accolgano un principio in umano: agivo insomma umanamente. Tutta la civilt odierna
tutto conforme al cristiano. Ci che umano deve appartenere fondata sul vassallaggio da che la propriet dell' uomo, o
all' uomo. Se all' uomo religioso bastava l'avere la sua parte di dell'umanit, non mai mia. Si fond per tal modo un immenso
divino, gli umanitari pretendono che l'umano sia lor dato inte- Stato feudale togliendo tutto al singolo, e tutto concedendo al-
ramente, senza restrizioni. Ma all'egoismo s'oppongono l'uno e l'uomo.
gli altri con tutte le loro forze. Ci ben naturale, dacch ci Il singolo doveva finalmente assumere l'aspetto d'un " pecca-
che egoistico non pu venir concesso o conferito all' uomo : cia- tore in ogni senso ".
scuno deve concederselo a s stesso. Quello pu esser conferito Non dovrei io forse prender alcun interesse per la persona
dall'amore, questo unicamente da me. d'un altro? non dovrebbero starmi a cuore la sua gioia, il suo
I rapporti eran sin qui fondati sull'amore, sul principio del- vantaggio? dovrebbe il godimento che io posso procurargli esser
1'uno per tutti. Allo stesso modo ch'era un dovere verso s stessi per me uno inferiore a qualunque mia gioia particolare? Al con-
l'argomentarsi a divenir santi, raccogliere insomma a s la luce trario; io sapr sacrificargli non piacere innumerevoli miei diletti,
dell'Ente supremo per rivelarla ad altrui, cos era un dovere rinunzier ad infiniti miei vantaggi per accrescere la sua gioia,
verso gli altri l'aiutarli ad attuare il loro vero essere, la loro fia le cose a me pi care io potr sacrificargli in ogni pericolo:
vocazione. Nell' un caso e nell'altro era un dovere verso l'essenza la mia v ta, la felicit mia, la mia libert. Si, ma per ci sol-
dell'uomo il far s che essa potesse rivelarsi in ciascuno. tanto che nel pensiero della sua felicit consiste la mia gioia.
Ma in verit noi non abbiamo alcun dovere n di far di noi Ma me, me stesso io non gli sacrificher mai, anzi rester egoista
una determinata cosa, n di aiutare gli altri a svolgere la per- e godr di ci che io ho fatto per lui. Che io gli sacrifichi tutto
sonalit loro in un modo piuttosto che nell'altro. I rapporti che ci che, se non fosse il mio amore per lui, io conserverei gelo-
samente, cosa semplice e molto pi comune nella vita di quanto
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si creda; ma ci altro non prova, senonch quella passione in nei dolori corporali che io non sento come lui : se egli ha mal
me pi forte di tutte le altre. Sacrificare a questa passione ogni di denti ad esempio, ci che io sento non quello stesso dolore
altra, pur insegnamento del Cristianesimo. Ma quando io sacri- che egli prova ma la piet per quel suo dolore.
fico ad una data passione le altre, ci non avviene gi perch Soltanto perch io non posso sopportare quella ruga dolorosa
io rinneghi me stesso ; nulla io sacrifico di ci per cui sono ve- sulla fronte della persona amata per me dunque soltanto, per
ramente io, non il mio vero valore, non la mia personalit. amor di me stesso io cerco di farla sparire con un bacio. Se
Che se questo brutto caso succeda, l'amore non del tutto io non amassi quella persona, le sue rughe non m'importerebbero
migliore delle altre passioni, alle quali ciecamente obbedisco. pi che tanto; io non cerco che di far cessare il mio dispiacere.
L'ambizioso, il quale trascinato dalla sua ambizione sordo con- Ebbene v' forse qualche cosa che io non amo la quale possa
tro ogni ammonimento della riflessione nei momenti di tranquillit, vantare il diritto d'essere amata da me? I genitori, i parenti, la
ha fatto della sua passione un tiranno, cui egli rinunzia ad op- patria, il popolo, la citt natia, ecc., e poi in generale tutti gli
porsi. Egli un ossesso. uomini (" fratelli, fratellanza ") pretendono d'aver un diritto al
Anch'io amo gli uomini. Ma io li amo con la coscienza dell'e- mio amore e ne dispongono addirittura senza domandarmene il
goista, io li amo perch il loro amore mi rende felice, io li ama permesso. Essi scorgono nel mio amore una propriet loro e con-
perch l'amore incarnato nella mia natura, perch cos mi piace. siderano me, se non rispetto quella propriet, per un ladro che
toglie loro una cosa alla quale hanno diritto. Io devo amare. Se
Io non riconosco alcuna legge che m'imponga d'amare. Io provo l'amore comandamento e legge, necessario che io venga se-
simpatia e compassione per ogni essere che sente, e le sue pene condo questo principio educato, e, se contravvengo ad esso, pu-
mi danno tormento, le sue gioie piacere; io saprei uccidere, ma nito. Perci si esercitava su di me un'influenza morale poten-
non torturare. Invece il magnanimo, il virtuoso principe, filisteo, tissima, per costringermi ad amare. E senza dubbio si pu col
Rodolfo nei Misteri di Parigi, nella sua indignazione contro i solletico dei sensi istigare, sedurre l'uomo all'amore, come anche,
malvagi, pensa al modo di farli soffrire. Quella compassione e del resto, all'odio. L'odio si trasmette da intere generazioni alle
atta soltanto a provare che ci che sentono gli altri lo sento an- future, soltanto perch gli antenati delle une erano Guelfi, quelli
cor io, che questo sentimento mi proprio, mi appartiene; mentre delle altre Ghibellini.
il procedere spietato del " giusto " p. es. contro il notaio Fer- Se non che l'amore non un Comandamento mio, come ogni
rad)) rassomiglia all' insensibilit di quel brigante, che, legate sul altro sentimento una mia propriet. Acquistatela ed io ve la
suo letto le vittime, tagliava loro i piedi e le gambe, o le stirava ceder. Una chiesa, un popolo, una patria, una famiglia ecc. non
sinch raggiungessero la lunghezza del letto. Il letto di Rodolfo, hanno diritto al mio amore se non sanno acquistarselo : quanto al
secondo il quale egli accorcia o distende gli uomini, il principio prezzo, spetta a me solo stabilirlo.
del " bene ". Il sentimento del diritto, della virt lo rende di
cuor duro e intollerante. Rodolfo non pensa come il notaio: al- L'amore egoistico ben diverso dall'amore disinteressato, mi-
l'opposto di lui egli sente che il malvagio ha avuto ci che si stico o romantico. Si pu amare qualunque cosa ; non soltanto
meritava. gli uomini, ma anche il vino, la patria, ecc. L'amore diviene cieco
e folle, quando, mutandosi in una necessit, sfugge al mio potere :
Voi amate l'uomo, e per ci torturate il singolo, l'egoista; diviene romantico quando vi si aggiunge l'idea del " dovere ",
il vostro amore degli uomini non riesce in somma ad altro che in guisa che l' " oggetto " si fa per me sacro, ed io mi lego a
a torturare gli uomini. Se io vedo soffrire l'oggetto amato, io sof- lui con la coscienza, col vincolo del giuramento. D'allora in poi
frir con lui e non avr riposo prima d'essermi adoperato in tutti non pi l'oggetto esiste, per me, bens io esisto per l'oggetto.
i modi a confortarlo, ad allietarlo; se lo vedr giulivo, ne sen-
tir piacere ancor io. Ma da ci non segue che la causa del do- Come sentimento, l'amore una mia propriet quando
lore o della gioia sia a noi comune. Questo e palese sopra tutto il suo oggetto concepito come un'entit astratta, esso diventa
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una ossessione. L'amor religioso consiste nel precetto di amare L'amore mancava cosi all'antichit come ai tempi cristiani; il
nell'oggetto una cosa a santa ". Per l'amor disinteressato esistono dio d'amore pi vecchio del dio dell'amore. Ma l'ossessione mi-
degli oggetti degni d'esser amati in modo assoluto, pei quali il stica appartiene esclusivamente all'et moderna.
mio core ha l'obbligo di palpitare: p. es., pel nostro prossimo, L'ossessione dell'amore deriva dal fare dell'oggetto dell'amore
per la moglie, per i parenti, ecc. L'amor religioso ama non l'og- un'entit astratta. Per l'egoista nessuna cosa tanto elevata da
getto in s ma quel che v'ha in esso di sacro, e cerca di accre- farlo cader in adorazione, nessuna tanto indipendente da poterlo
scere la santit si da rappresentarselo sempre pi estraneo e obbligare a vivere unicamente per essa, nessuna tanto sacra da
astratto. indurlo a sacrificarle s stesso. L'amore dell'egoista sgorga dallo
Mi si impone di amare una determinata entit e di amarla interesse, si svolge nei termini dell'interesse, e riesce ancora al-
per s stessa: L'oggetto amato non divien tale per mia elezione l'interesse.
come la sposa, la moglie, ecc.; se anche io l'abbia prescelto una
volta, egli s' ora acquistato un " diritto al mio amore " ed io,
per averlo amato, sono obbligato ad amarlo in eterno. Esso non Pu esso dirsi ancora amore? Se sapete esprimerlo con un'altra
adunque un oggetto del mio amore, bens dell'amore in generale. parola, sceglietela pure; e allora la dolce parola " amore " tramon-
L'amore gli dovuto, gli compete, un suo diritto ; ed io sono te- ter insieme col mondo privo della bua luce? Per me io non ne
nuto ad amarlo. Il mio amore, vale a dire l'amore ch' io gli debbo, trovo alcuna adatta a definirlo nella nostra lingua " cristiana " e
in realt il suo amore, ch'egli riceve da me quale un tributo. mi attengo per conseguenza all'antica denominazione e continuo
ad amare l'oggetto ch' mio, la mia propriet.
Ogni amore, nel quale sia anche in minima parte una costri-
zione, un affetto non pi interamente mio e facilmente si con- To coltivo l'amore perch uno dei miei sentimenti, ma mi ri-
verte in un'ossessione. Chi ritiene d'esser in debito di qualche cosa pugna il considerarlo quale un potere superiore a me, quale una
all'oggetto del suo amore, ama romanticamente e religiosamente. cosa divina (Feuerbach), quale una passione a cui devo cercar di
sottrarmi o quale un dovere religioso e morale. Essendo un mio
L'amor della famiglia un amore religioso ; tale pure l'a- sentimento, esso m'appartiene, come principio al quale io voto e
mor di patria, " il patriotismo ". Lo stesso avviene di tutti i consacro la mia anima, esso un dominatore ; non divino meglio
nostri amori romantici; in tutti la medesima illusione d'un che non sia diabolico l'odio; l'uno non vale meglio dell'altro. In
amore " disinteressato ", un affetto manifestato per un oggetto somma il mio amore egoistico, vale a dire il mio amore, non ne
in s, non per me o per amor mio. sacro n profano, n divino n diabolico.
L'amore religioso o romantico si distingue bens dall'amor Un amore circoscritto dalla fede un falso amore. L'unica li-
sensuale per la diversit dell'oggetto, ma non gi per una dif- mitazione che s'addice all'essenza dell'amore quella imposta dalla
ferenza della nostra condotta verso ci che n' causa. Nell'uno ragione e dall'intelletto. Un amore che disprezza la legge dell' in-
e nell'altro c' dell'ossessione ; colla differenza che per l' uno l'og- telletto , teoricamente, un amor falso, in pratica un amor perni-
getta profano, per l'altro sacro. La signoria dell'oggetto su me cioso (Feuerbach).
in entrambi i casi egualmente intensa, con questa sola diffe-
renza: che nel primo esso sensuale, nel secondo ideale. Ma L'amore per la sua essenza ragionevole pensa Feuerbach.
l'amore non veramente cosa mia se non quando esso consista L'amore e per sua indole credente pensa invece il cristiano.
in un interesse egoistico, si che l'oggetto del mio amore sia vera- Quegli inveisce contro l'amore irragionevole, questi contro l'amore
mente un mio oggetto, un mio possesso. Verso il mio possesso senza fede. Ma ambedue lo tollerano unicamente quale uno splen-
io non ho obbligo di sorta, cosi come, per un esempio, io non didum vitium. Non sono forse entrambi costretti a tollerare l'amore
ho alcun dovere verso il mio occhio ; se ne prendo cura, ci av- anche sotto le forme di irragionevolezza e di scetticismo ? Essi non
viene unicamente nel mio interesse. ardiscono dire: l'amore irragionevole e l'amore scettico sono un
controsenso, non sono l'amore, allo stesso modo che non si arri-
schiano a dire; le lagrime irragionevoli e le scettiche non sono la-
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grime. Ma se anche l'amore irragionevole dev'esser tenuto in cont mondo e gli uomini! E con tutto ci posso conservarmi accessibile
d'amore, e pure stimolo indegno dell' uomo, ne segue semplice- ad ogni impressione senza che l'una piuttosto che l'altra mi tolga
mente questo : non l'amore, bens l'intelletto o la fede la cosa a me stesso. Io posso amare, con tutta l'anima, senza veder nel-
suprema; amare possono anche gli esseri irragionevoli e i non l'oggetto amato altra cosa fuorch un alimento alla mia passione,
credenti; sebbene non abbia pregio se non l'amore d'un essere che che m virt di quello incessantemente si rinnuova. Tutte le cure
ragiona o che crede. ch'io mi prendo sono rivolte unicamente all' oggetto del mio
E un abbaglio il chiamare, come fa il Feuerbach, la ragionevo- amore, a quell'oggetto di cui il mio amore prova bisogno, e che
lezza dell'amore la limitazione che questo da s stesso c'impone; io amo ardentemente. Quanto indifferente mi sarebbe quell'og-
allo stesso modo potrebbe il credente chiamare col nome di fede getto se non si trattasse che del mio amore ! Io con esso alimento
" la regola dell'amore ". L'amore separato dalla ragione non n falso n il mio amore, e solo per questo ne ho bisogno; io lo godo.
pernicioso ; esso adempie al suo ufficio quale amore : Scegliamo un altro esempio, che alla nostra portata. Io vedo
ecco tutto. gli uomini angustiati, per cupa superstizione, da un lugubre nu-
Di fronte al mondo, e particolarmente agli uomini, io devo im- golo di fantasmi. Se io mi argomento con ogni mia forza a por-
pormi un sentimento, e presentarmi loro ricco d'affetto e d'amore. tare la luce del giorno in quelle ftte tenebre, faccio forse ci
Certo, cos adoperando, io faccio prova di maggiore indipendenza, perch il vostro amore mi vi spinge? Scriver io forse per amore
che non lasciandomi assalire da tutti i sentimenti pi diversi e degli uomini? No, io scrivo perch voglio procurare ai miei pen-
avvolgermi dalla rete inestricabile delle sensazioni che il caso mi sieri un'esistenza nel mondo, e quand'anco potessi prevedere che
reca. Io avvicino piuttosto il mondo con un sentimento precon- questi miei pensieri vi toglierebbero la pace ed il riposo, e che
cetto, con una specie di pregiudizio. Io mi sono digi tracciata la dalla semente loro usciranno le guerre pi sanguinose e la rovina
mia linea di condotta verso gli uomini, e, checche essi facciano, di molte generazioni : io spargerei cionondimeno a piene mani
io non sentir e penser a lor riguardo se non nel mondo che ho la mia semente. Fatene ci che volete, e ci che potete. Quest'
gi in precedenza stabilito. Io sono fatto sicuro contro il dominio affar vostro : io non me ne curo. Pochi se ne gioveranno. Che mi
altrui dal mio principio d'amore ; poich qualunque cosa possa ac- importa? Forse voi ne avrete cordoglio, lotte, morte. Se mi stesse
cadere, io amo. Per esempio il brutto mi fa impressione spiacevole, a cuore l'utile vostro io mi condurrei come la Chiesa, che sot-
ma risoluto come sono ad amare, faccio forza a me stesso, e vinco, trasse ai profani la Bibbia, o come i governi cristiani che cre-
con ogni altra ripugnanza, anche quell'impressione. dono di avere il sacrosanto dovere di difendere il " volgo r, dai
libri cattivi.
Ma un sentimento al quale io mi sia votato e condannato ancor
prima di fare il mio ingresso nel mondo, per l'appunto un sen- Ma vi di pi. Non solo io non scrivo i miei pensieri per amor
timento angusto, limitato, perche un sentimento predestinato, da vostro, ma nemmeno per amor della verit. No ; io scrivo cos come
cui non so pi liberarmi. Sicch se il mondo non mi domina, io canta l'uccello che vive tra i rami; la canzone sufficiente premio
sono per in soggezione dello spirito dell' uomo. E un pregiudizio. al cantore (Goethe).
Non sono gi io che mi mostro al mondo, il mio amore che gli Io canto perche son cantore. Ma di voi ho bisogno unica-
si rivela. Ecco, io ho trionfato del mondo ; ma son divenuto uno mente perch ho bisogno d'orecchi che m'intendano.
schiavo di quello spirito. Dovunque il mondo m'attraversi il cammino e ci mi suc-
Se prima dissi: io amo il mondo; ora soggiunger ancora, io cede ad ogni passo io lo distruggo per soddisfare la fame del
non l'amo, poich io l'anniento come anniento me stesso : io lo dis- mio egoismo. Tu non sei per me altro che un mio alimento, quan-
solvo. Io non mi limito ad un unico sentimento verso gli uomini, tunque anch'io venga da te sfruttato a mia volta.
bens mi d libero a tutti gli affetti, di cui sono capace. Perch Tra di noi non esiste che un solo rapporto, un solo legame :
non dovrei esprimermi con tutta franchezza? Si, io sfrutto il quello dell'utilit, del proftto. Noi reciprocamente nulla ci dob-
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biamo, poich ci che in apparenza devo a te, lo devo in realt giuramento. Con quanta evidenza non dimostrato con ci che
tutt'al pi a me stesso. Se ti mostro una faccia ilare, per giocon- lo Stato non conta sulla nostra sincerit, ma solamente sul nostro
darti, ci significa che mi sta a cuore la tua letizia e la mia faccia interesse, sul nostro egoismo : che solo si affida alla convinzione
obbedisce al mio desiderio. A molti altri, che non mi curo di che noi non vorremmo con un falso giuramento incorrere nella
allietare io non far quel viso. disgrazia di Dio.
Solo l'educazione pu avviarci a quell'amore che si fonde sul- Immaginiamoci un po' un rivoluzionario francese dell'anno
l' " essenza dell'uomo " e che pesa su noi quale un " precetto ". 1788 il quale tra amici si lasciasse sfuggire queste parole: " Il
Noi dimostreremo con esempi in qual modo l'influenza morale, mondo non avr riposo prima che l'ultimo re non penda appiccato
ch' il principale spediente della nostra educazione, cerchi di re- dalle budella dell' ultimo prete ". A quel tempo il re raccoglieva in
golare i rapporti degli uomini tra loro. s ogni potere, e se si fosse saputo che si eran profferite quelle
Coloro che hanno cura della nostra educazione si danno anzi- parole si sarebbe preteso che l'accusato le confessasse. Ora vi sa-
tutto faccenda per toglierci l'abuso della menzogna e per inspirarci rebbe egli tenuto? Negandole, egli mentirebbe, ma sfuggirebbe
l'amore alla verit. Ora se a questa regola si ponesse per fonda- alla pena. Affermandole, egli dice la verit, e ci rimette la testa.
mento l'egoismo, ognuno comprenderebbe di leggeri com'egli men- Se egli tiene la verit in maggior conto di ogni altra cosa, eb-
tendo corra pericolo di perder la fiducia degli altri, o quanto sia bene muoia. Soltanto qualche poeta miserabile potrebbe sentirsi
vero l'assioma, che chi ha mentito anche una sola volta non si allettato e scriver sul quei soggetto una tragedia. Poich qual
presta fede pi n pure quando dice la verit. Ma in pari tempo interesse pu esservi nel veder un uomo soccombere per vilt? Ma
sentir anche ch'egli non tenuto a dire la verit se non a colui se egli avesse il coraggio di non essere schiavo della verit e
cui egli ha conferito il diritto di saperla. Se una spia s'aggira della sincerit, egli chiederebbe a s stesso presso poco: Che bi-
travestita pel tempo nemico, e viene richiesta del suo essere, coloro sogno hanno i giudici di conoscere quello che ho detto in un circolo
che l'interrogano sono certamente nel loro diritto di domandare, d'amici? Se io avessi voluto ch'essi lo sapessero l'avrei detto a loro
ma la spia travestita non concede loro quello di sapere chi essa si medesimi nello stesso modo che l'ho detto agli amici. Ma io non
sia; essa dir tutto, fuorch la verit. Eppure la morale impone: voglio ch'essi lo sappiano. Essi vogliono impicciarsi dei fatti miei,
tu non devi mentire. La morale conferisce per a coloro un diritto senza ch'io li abbia chiamati n fatti miei confidenti: essi vogliono
di saper chi sia quella spia, ma non a questa il diritto di rivelarlo. conoscere quello che io voglio nascondere. Ebbene, ors, voi che
volete spezzare la mia volont colla vostra, provate le vostre arti.
Io non riconosco altri diritti fuorch quelli che io stesso con- Voi potete mettermi alla tortura, potrete minacciarmi le pene
cedo, supponiamo che in un'adunanza rivoluzionaria la polizia dell'inferno, la dannazione eterna, mi potrete rendere tanto debole
domandi il nome dell'oratore : tutti sanno che essa ha diritto di da prestarvi un giuramento falso, ma la verit voi non potrete
conoscerlo, ma l'oratore, ch' a lui nemico, dir un nome falso e costringermi a confessarvela, poich io voglio mentire a voi perch
mentir alla polizia. Anche questa non tanto sciocca da rimet- io non vi ho dato alcun diritto di disporre del mio pensiero. Possa
tersene all'amore della verit dei suoi avversari, anzi essa cercher quel Dio ch' la verit, guardami dall'alto accigliato e minac-
se le vien fatto, di conoscere chi realmente sia la persona in que- cioso quanto gli aggrada, mi riesca pur difficile pronunciar una
stione. S, lo Stato si mantiene sempre incredulo di fronte agli menzogna, io avr tuttavia il coraggio di mentire ; e quando pure
individui, poich nel loro egoismo riconosce il suo nemico naturale. fossi stanco della vita, e nulla mi fosse pi gradito della scure
Esso richiede sempre delle prove, e chi non pu fornirle cade nelle del carnefice, nondimeno non vorrei darvi la gioia di aver trovato
sue mani. Lo Stato non crede al singolo, non si fida di lui, e si in me uno schiavo della verit, che voi con le vostre arti pretine
pone di conseguenza sullo stesso terreno della menzogna. Esso mi riduceste al vostro volere. Quando pronunciai quelle parole di
crede solo quando s' convinto della verit del mio asserto, per alto tradimento, io volli che voi nulla ne sapeste; ora mantenga
per ottenere la qual cosa molte volte ridotto a rimettersi al mio
STIRNER : L' Unico. 20.
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ferma la mia volont e non mi lascio intimidire dall'anatema della amore di lucro opera per conto proprio (n v'ha cosa del resto che
menzogna. non sia fatta per amor di s stessi; solo chi ricerca il lucro per s
Sigismondo non gi un soggetto miserabile e spregevole stesso ne diviene schiavo, appartiene al lucro, e non gi a s stesso);
perche ha mancato alla sua parola di re; anzi vero l'opposto; non deve forse chi dominato dalla passione dell'avidit abbedire
egli manc alla sua parola data perch era un soggetto miserabile ai comandi di questa sua padrona, e se talvolta d prova di debo-
e spregevole ; egli avrebbe potuto anche mantener la sua parola lezza non questa forse un'eccezione? Non altrimenti i fedeli per-
e sarebbe rimasto cionondimeno l'essere miserabile e spregevole che dono talvolta la guida del Signore e sono travagliati dalle arti dia-
egli era. boliche. Dunque l'avaro non uno che possiede s stesso, bens
uno schiavo, e non pu far cosa alcuna per s stesso senza farla
Lutero, spinto da una forza superiore, infranse i suoi voti per amore della sua padrona la passione che lo domina proprio
monastici ; egli li infranse per amor di Dio. Ambidue, infrangendo cos come la fede signoreggia l'uomo religioso.
i loro giuramenti, erano ossessi. Sigismondo, perch voleva in ap-
parenza professare sinceramente la verit divina, vale a dire la E celebre l'infrazione del giuramento commessa da France-
vera fede, la cattolica ; Luter, perch voleva far testimonianza, sco Il contro l'Imperatore Carlo V. Non gi pi tardi, quando
sinceramente, in tutta verit, corpo ed anima, pel vangelo, l'uno e egli ebbe agio di meditare tranquillamente la sua promessa, ma
l'altro furono spergiuri. Per poter essere sinceri di fronte ad una nel momento stesso in cui prestava il giuramento, il re Francesco
a verit superiore ". Con questa differenza per : che l' uno fu svin- lo infrangeva con una restrizione mentale e poi con un documento
colato dal suo giuramento dai preti, l'altro se ne svincol da s segreto firmato dai suoi consiglieri : egli aveva pronunciato uno
stesso. Che altro hanno fatto entrambi se non tener conto dell'in- spergiuro premeditato. Francesco non era alieno dal riscattare la
segnamento contenuto nelle parole degli Apostoli: " tu non hai propria libert; ma il prezzo richiesto da Carlo gli sembrava
mentito agli uomini, bens hai mentito a Dio " ? Essi mentirono soverchio ed ingiusto. Se pure non dobbiamo dire che Carlo si
agli uomini, infransero i loro giuramenti dinanzi agli uomini, per sia dimostrato avido troppo, Francesco si comport nondimeno
non mentire a Dio, anzi per servirlo. In questo modo essi ci mo- da straccione col voler acquistare la propria libert ad un prezzo
strano come si debba far conto della verit dinanzi agli uomini. inferiore al pattuito; e le sue azioni posteriori, tra le quali si
Per la gloria di Dio per amor suo lo spergiuro, la menzogna, annovera un secondo spergiuro, dimostrano a saziet in qual
la fede infranta. modo egli fosse posseduto dallo spirito dell'avarizia che lo teneva
schiavo e lo rendeva un miserabile truffatore. Per che cosa pos-
Ma se commettessimo uno spergiuro per amor nostro non ci siamo noi dire circa allo spergiuro che gli imputato? Questo
si accuserebbe forse di furfanteria? In apparenza cosi , ma in soltanto: che non lo spergiuro lo ha disonorato, bens la sua spi-
realt quest'azione non sarebbe diversa dall'altra fatta per amor lorceria; ch'egli non merita disprezzo perch sia stato uno sper-
di Dio. Non si sono forse commesse tutte le atrocit possibili in giuro, bens ch'egli s' reso colpevole d'uno spergiuro per ci
nome di Dio, alzati i patiboli per amor suo, consumati in suo nome solo ch'era un uomo spregevole. Ma lo spergiuro di Francesco
tutti gli auto da f, imbecillita l'umanit in nome suo? Ed oggi considerato per s stesso merita d'esser giudicato diversamente.
ancora nei teneri bamb ni non si costringe lo spirito alla educa- Si potrebbe dire che Francesco non abbia corrisposto alla fiducia
zione religiosa? Non s'infranse in tutti i tempi ogni pi sacro dimostratagli da Carlo quando gli rese la libert. Ma se Carlo
voto per amor suo? Non si mandano forse ogni giorno in giro pel avesse avuto realmente fiducia in lui, gli avrebbe semplicemente
mondo missionari e preti per indurre ebrei e pagani, protestanti e indicata la somma del riscatto e poi gli avrebbe restituita la
cattolici, a tradire la fede dei padri sempre per amor di Dio ? E libert, attendendo che Francesco versasse quella somma. Carlo
le cose dovrebbero andar peggio se si trattasse di farle per amor non aveva tale fiducia; soltanto, era persuaso che la debolezza e
mio ? Che cosa signica " per amor mio " ? Ecco che tosto si ri- la credluit di Francesco non gli avrebbero permesso d'infran-
corre col pensiero alla " miserabile sete di lucro ". Chi opera per
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gere il giuramento; e Francesco non fece che sventare quel calcolo una menzogna. A costoro la verit " sacra "; ora quello che
mal fondato. Mentre Carlo l' credeva di assicurarsi, mediante sacro ricerca sempre cieca venerazione e obbedienza. Se non siete
un giuramento, del suo nemico, appunto con quel giuramento lo sfacciati schernitori di ci che sacro, voi ne siete gli schiavi.
svincolava da ogni obbligazione. Egli aveva calcolato unicamente Purch io vi getti un granello di verit nella trappola, voi ne
sulla imbecillit del suo nemico, vale a dire sulla lealt sua. resterete impigliati. Cos i pazzi ci sono caduti. Non volete men-
L'aveva rilasciato dalla prigione di Madrid per renderlo pi tire? Ebbene, soccombete vittime della verit e diventate i suoi
sicuramente prigioniero della sua coscienza, del grande carcere martiri. Martiri ma per che cosa? Per ci che vi proprio?
in cui la religione ha chiuso l'uomo. Per ci lo rimand in Fran- No, per la vostra dea per la verit. Voi non conoscete che un
cia avvinto da invisibili ceppi. Qual meraviglia dunque se Fran- duplice servizio, e due spece di servitori: quelli della verit e
cesco cerc di fuggire, spezzando quelle catene? Nessuno gli quelli della menzogna. E allora, in nome di Dio, siate servi della
avrebbe mosso un appunto se fosse evaso segretamente dalle verit!
carceri di Madrid, poich si trovava in balia di un nemico; ed Altri poi servono pure alla verit, ma in una " certa mi-
ecco che invece ogni buon cristiano si tien licenziato a condan- sura " ; e fanno; per esempio, una grande distinzione tra una
narlo perch'egli abbia tentato di sottrarsi ai legami divini. (Il semplice bugia ed una bugia giurata. Eppure il capitolo del giu-
papa solo pi tardi lo sciolse dal suo giuramento). ramento quello stesso della bugia, poich un giuramento non
trista cosa tradire la fiducia, che volontariamente noi ispi- che una affermazione rafforzata. Voi vi ritenete autorizzati a
riamo agli altri. Ma l'abbattere colui, che ha tentato piegarci con mentire purch non abbiate a giurare il falso. Chi scrupoloso
un giuramento, non reca disonore all'egoismo. Se tu hai tentato deve condannare una bugia altrettanto severamente quanto un
di legar me, ebbene sappi ch'io ho appreso a spezzale i tuoi falso giuramento. Tuttavia s' conservato nella morale un vecchio
legami. argomento contrastato, quello della menzogna " necessaria " : per
Si tratta anzitutto di conoscere se alcuno per ci solo che forza maggiore. Ebbene nessuno che l'ammetta pu escludere il
ha riposto la sua fiducia in me acquisti il diritto ch'io non le falso giuramento per " forza maggiore ". Se io giustifico la mia
venga meno. Se quegli che insegue il mio amico mi domander bugia col bisogno, non dovrei esser tanto pusillanime da privare
d'ovesso si sia rifugiato, io certo lo metter su una falsa traccia. questa legittima bugia della sua forza che il giuramento. Per-
Perch vuol saperlo proprio da me che sono amico dell'inseguito? ch quello ch'io faccio non potrebbe esser fatto liberamente e
Per non essere un falso amico, un traditore, io accetto volentieri senza alcuna restrizione (reservatio mentalis)? poi che son co-
di esser menzognero. Io potrei certamente rispondere col coraggio stretto a mentire, per qual ragione non devo farlo liberamente,
che d una buona coscienza; " io non voglio dirlo " (in questo in tutta la coscienza e con tutta la forza? La spia presa dal
modo Fichte rivolse il caso), e con ci io salverei la mia lealt; nemico deve saper giurare la verit di quanto essa ha affermato;
ma cosi adoperando nulla farei pel mio amico poich se io non decisa a mentire, essa dovrebbe esitare vilmente dinanzi al giu-
metto il nemico suo su una traccia falsa possibile ch'egli prenda ramento? In tal caso sarebbe stato meglio che non si fosse mai
il vero cammino si che la mia sincerit avr per effetto di tra- risoluta a servire da spia; poich arretrando dinanzi al giura-
dire l'amico. Chi vede un idolo, una cosa sacra, nella verit, mento essa si d a priori in balia al nemico.
costretto ad umiliarsi dinanzi ad essa, non deve opporsi n resi- Anche lo Stato, del resto, teme il giuramento in casi di
stere alle sue esigenze, in somma deve rinunziare all'eroismo " forza maggiore ", e perci non ammette a giurare l'accusato. Ma
della menzogna. Poich a mentire ci vuole non minor coraggio voi non giustificate lo Stato: voi mentite, ma non giurate il falso.
che a dire la verit, un coraggio che fa difetto alla maggior Se voi rendete, per esempio, un beneficio a taluno e non volete
parte dei giovani, i quali preferiscono confessare la verit e salire ch'egli lo sappia, richiestine da lui, voi negherete recisamente
il patibolo anzich ridurre all'impotenza i propri nemici col dire che siete stato voi a beneficarlo. Ma se vi chiedesse di affermarlo
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con giuramento voi vi rifiutereste, e per timore di profanare ci quello fatto prestare dall' imperatore Paolo ai polacchi rilasciati
ch' sacro restereste a mezzo cammino. Contro la cosa sacra voi (Kosciuszko, Potoeki, Niemcewicz ed altri): " Noi giuriamo non
non avete una volont propria. Voi mentite con moderazione, soltanto fedelt ed obbedienza all' imperatore, ma anche di spar-
allo stesso modo che siete religiosi con " moderazione ", liberi gere il nostro sangue in sua gloria ; noi ci obblighiamo a rivelare
con " moderazione di sentimenti " moderatamente monarchici, e tutto ci che ci venisse fatto di sapere da cui sia minacciata
in tutto in somma leggiadramente a temperati ", tiepidi ed esi- la sua persona o il suo impero. Noi dichiaramo infine, che, in
tanti; met di Dio, met del diavolo. qualsiasi parte del mondo fossimo per trovarci, baster una sola
Era costume degli studenti d'una certa universit il conside- parola dell' imperatore per farci abbandonare ogni cosa e correre
rare come nulla ogni parola d'onore data per forza al giudice immediatamente a lui ".
universitario. Gli studenti scorgevano cio in quella richiesta di In un solo campo il principio dell'amore sembra essere stato
suffragare le loro affermazioni con la parola d'onore un tranello da lungo raggiunto e sorpassato dall'egoismo; quello della specu-
al quale non potevano sottrarsi che spogliando della abituale lazione, nella sua doppia forma di pensiero e d'azione. Si pensa e
importanza la parola d'onore data in quelle condizioni. Dagli si continua a pensare senza curarsi di ci che ne potr derivare ;
studenti della stessa universit ognuno che non avesse tenuto si commercia senza riguardo ai molti che avranno a soffrire per le
parola ad un commilitone sarebbe stato coperto d'infamia: ma chi nostre speculazioni tradotte in atto. Ma sul pi bello, quando si
mancava alla parola data al giudice si faceva pi tardi beffe, in tratta di concludere, quando si giunti al punto di spogliarci da
mezzo alle risa dei propr commilitoni, del magistrato che s'im- ogni reliquia di religiosit, di romanticismo e di umanitarismo,
maginava scioccamente che la stessa parola dovesse avere eguale ecco che la coscienza religiosa risorge e noi finiamo a professare
valore per gli amici e pei nemici. Non tanto una giusta teoria per lo meno la " religione " dell'umanit. L'arido speculatore
quanto la pratica della necessit aveva insegnato a quegli stu- getta alcuni soldi nella cassetta delle elemosine e fa cos " del
denti di condursi in tal modo, poich agendo diversamente si bene "; l'animoso pensatore si consola col pensiero che lavora per
sarebbero visti ridotti a tradire tutti i giorni i propr compagni. il progresso del genere umano e che la sua opera di devastazione
Ma tale mezzo come sort un buon effetto praticamente, cosi andr a profitto " dell' umanit " oppure s'imagina di servire
si dimostra efficace anche in teoria. La parola d'onore e il giu- " all' idea " quella cosa, che costretto a riconoscere pi forte
ramento sono tali solo per colui che io autorizzo a riceverli ; chi di lui.
mi costringe non avr da me che una parola nemica, un giura- Sino ad oggi si pensato ed operato unicamente per amor di
mento nemico, cui assurdo prestar fede; poich il nostro nemico Dio. Coloro che per sei giorni avevano calpestato tutto in pro dei
non ha diritto alla nostra fiducia. loro fini egoistici, nel settimo giorno sacrificavano al Signore; e
Del resto persino i tribunali dello Stato sono costretti a di- coloro che distruggevano mille " buone cause " coll' inflessibilit
sconoscere l'infrangibilit d'un giuramento. Supponiamo che io del loro pensiero, facevano ci per favorire una nuova " buona
abbia giurato a qualcuno che si trova perseguito dalla giustizia, causa " e dovevano pensare oltre che a s stessi anche a
di non deporre alcuna cosa contro di lui : non richiederebbe forse qualcun altro che potesse godere dell'opera loro: al popolo, all'u-
da me il tribunale, senza curarsi del mio giuramento, ch'io ren- manit, ecc. Ma questo qualcun altro un essere superiore a loro
dessi testimonianza al vero? E s'io opponessi un rifiuto, non mi stessi, un essere supremo : perci io dico che essi fanno ogni
farebbe gettare in una carcere sino a tanto che mi decidessi a cosa per amor di Dio.
diventare spergiuro ? Il tribunale mi " scioglie " dal mio giura- Io posso dunque anche asserire che l'ultimo fine delle loro
mento. Come e generoso? Se v'ha una potenza capace di scio- azioni l'amore. Ma non gi un amore volontario, non un amore
gliermi da un giuramento, non giusto che quella potenza sia io? proprio a loro, bens un amore tributario, l'amore ad un essere
Per ricordare una specie di giuramenti in uso, accenner a
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superiore o supremo : in somma, non un amore egoistico, ma un morta, un cadavere che si trasforma in societ o comunit.
amore religioso, inspirato dalla superstizione. Un esempio appropriato di ci ci offre lo studio dei partiti.
Se noi vogliamo rendere libero il mondo da molti servaggi Che una societ, mettiamo lo Stato, menomi la mia libert,
dobbiamo a ci indurci per amor nostro, e non gi per amore del ci non mi move gran fatto a sdegno. Son gi pur troppo avvezzo
mondo stesso : poich, non essendo dei redentori per professione a tollerare che la mia libert sia limitata nelle pi diverse guise,
o per " amore ", noi non miriamo ad altro che a guadagnare il da ognuno ch' pi forte di me, dal mio prossimo in generale ;
mondo a noi. Noi vogliamo ridurlo in nostra propriet, non pi se pur fossi l'autocrate moscovita, non potrei per questo ancor
esso deve appartenere a Dio (alla Chiesa), alla legge (allo Stato), dire di godere d' un assoluta libert. Ma ci che mi proprio, la
bens a noi; perci noi miriamo a " guadagnarcelo " ad " attrarlo mia individualit, non tollero che mi venga tolta. E quella ap-
a noi " e quindi a rendere vana la forza ch'esso dispiega contro punto presa di mira dalla societ, quella appunto deve soccom-
di noi, con l'andargli incontro e sottometterci a lui non appena bere alla sua potenza.
sar nostro. Quando sar nostro, esso non user della sua forza Un'associazione, invece, alla quale m'ascrivo, mi toglie si al-
contro di noi, bens con noi. Il mio egoismo ha interesse che il cune libert, ma altre in cambio me ne concede: e nulla rileva
mondo sia libero perch in tale guisa soltanto esso pu divenire che io stesso mi privi d'una libert pi tosto che d'un altra: ci
una mia propriet che io voglio custodire gelosamente la mia individualit. Ogni
Lo stato primitivo dell'uomo non nell'isolamento o nella societ, a seconda delle forze di cui dispone, pi o meno incli-
solitudine, ma nella societ. Con la pi intima delle relazioni nata a diventare un'autorit pei membri che la compongono e a
sociali ha principio la nostra esistenza, poich prima ancora di limitare la libert degli altri, essa esige e deve esigere dai propr
respirare noi viviamo legati alla madre; usciti alla luce noi ci membri una cieca obbedienza, una assoluta soggezione, in forza
troviamo nuovamente attaccati al seno d'un essere umano, il cui della quale soltanto essa esiste. Tutto ci non esclude una certa
amore ci culla nei nostri sogni, guida i nostri primi passi e ci lega tolleranza; al contrario: la societ accetta tutti quei consigli e
a se con mille vincoli. La societ il nostro stato secondo natura. quei biasimi che le potranno giovare ; per il biasimo dev'essere
Per ci appunto quanto pi procediamo nell'arte di conoscer noi rispettoso ed espresso a " fin di bene " non gi " irriverente e
stessi tanto pi l'antico intimo legame si allenta e il primitivo impertinente " : con altre parole, non si deve, toccare alla sostanza
stato sociale si dissolve. La madre costretta a strappar ai giochi che vuol essere tenuta come cosa a sacra ". La societ esige che
degli amici nella strada, la creatura che un di port nel grembo, i suoi membri non oltrepassino i confini che ella ha loro asse-
se talvolta risente il bisogno d'averla presso lei. Il bambino pre- gnati e non tentino d'innalzarsi sopra di essa, vuole anzi che
ferisce la compagnia dei suoi pari ad una societ ch'egli non ha essi rimangono entro i " limiti della legalit " vale a dire che non
ricercata ma nella quale e solamente nato. si permettano altre cose da quelle in fuori che son permesse da
Ma dal dissolvimento della societ sorge l'associazione. E lei e dalle sue leggi.
ben vero che anche con l'associazione una societ si forma, ma Ma altra cosa che per mezzo di una consociazione si limiti
solamente a quel modo che da un pensiero nasce un'idea fissa, la mia libert, altra che s'attenti alla mia propriet. Nel primo
con la quale si strema la stessa energia del pensare questa caso la societ agisce come un contraente. Ma quando per essa
ripresa senza tregua di tutti i pensieri che vanno associandosi e e minacciata, la propriet, la societ rappresenta un potere a s,
componendosi in unit ideali. Quando un'associazione s' cristal- un potere superiore al mio, qualche cosa d'innaccessibile per me
lizzata in una societ, essa ha cessato d'essere un'associazione; che mi si permette d'ammirare, d'adorare, di venerare e di rispet-
poich associazione significa un incessante adunarsi degli uomini tare, ma che non posso soggiogare e alla cui autorit io mi ras-
tra loro ; allora che tale fiotto continuo si arresta l'associazione segno. Quella societ sussiste in virt della mia rassegnazione,
della rinunzia di me stesso, della mia virt : di tutto ci in somma
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che si chiama col nome d' umilt. Dalla mia umilt nasce il tutte le autorit spirituali) ma vorr essere e sar per me molto
suo coraggio ; dalla mia sottomissione ha forza il suo dominio. pi che non siano lo Stato, la Chiesa, Dio, ecc., e in conseguenza
Ma in punto a libert lo Stato e l'associazione non differiscono molto pi che non sia l'associazione stessa.
gran fatto. L'uno e l'altra traggono la ragion della loro vita dalla La societ vagheggiata dal comunismo sembra meglio di ogni
costrizione della libert individuale. Certo la limitazione dalla li- altra accostarsi all' " associazione ". Essa infatti deve aver per
bert in qualche guisa inevitabile da per tutto, poich ci iscopo " l' utile di tutti ", ma proprio di tutti, di tutti, esclama
impossibile renderci liberi da ogni cosa. Noi non possiamo ad Weitling ripetutamente ! Sembra dunque che davvero nessuno
esempio, volare come gli uccelli, poich la nostra volont non sar dimenticato. Ma quale sar l'utile promesso? Aspirano tutti
potrebbe mai liberarci dalla legge della gravita ; non vivere oltre allo stesso benessere? Il benessere di tutti sar proprio il benes-
un certo tempo sotto acqua perche ci bisogna dell'aria e cosi via. sere d'ogni singolo? Se fosse cos, si tratterrebbe realmente della
Allo stesso modo che la religione (e il Cristianesimo in particolar vera felicit universale. Ma non arriviamo con ci al punto che
modo) torment l'uomo col pretender da lui che attuasse ci che serve di partenza al despotismo religioso? Il Cristianesimo dice:
contro la natura e contro lo stesso buon senso, cos da riguar- Non curatevi delle vanit terrene, ma ricercate la vostra vera
darsi come una conseguenza logica di quella esaltazione religiosa salute, diventando buoni cristiani. Nell'esser cristiani sta la vera
l'ideale della libert per se stessa, della libert assoluta. Cos salute.
il controsenso dell'impossibile doveva diventar palese. E la vera salute di " tutti ", poich quella dell'uomo come
Certamente l'associazione offrir maggiore libert che non tale (del fantasma dell' uomo). Io ritengo per altro che la felicit
lo Stato e sar riguardata anche come dispensatrice d'una li- di tutti dovrebbe essere anche quella d'ogni singolo : la mia e la
bert nuova perch in grazia di essa ci verr fatto di sfuggire tua. E se io e tu non sappiamo trovare la nostra felicit in quella
alle costrizioni imposte dallo Stato e dalla vita sociale, se bene dell'universale, si penser poi a provvedere a ci che occorre a
anch'essa contenga schiavit in buon dato. Poich lo scopo del- noi per sentirsi felici? Tutt'altro, anzi; la societ ha decretato che
l'associazione non gi la libert: questa anzi deve venir sacri- un dato benessere abbia ad essere il " vero " e lo chiama, p. es.,
ficata alla individualit. Per tale riguardo la differenza tra lo il godimento acquistato col frutto d'un onesto lavoro. Bene; ma
stato e l'associazione rilevante. Quello un nemico implacabile tu forse preferiresti il godimento dell'ozio che rifugge dal lavoro,
dell'originalit individuale, questa invece frutto di tale ori- il godimento senza la fatica. Ora in tal caso la societ che prov-
ginalit; quello uno spirito che chiede d'esser adorato corne tale vede alla felicit universale si guarder bene dal procurarti quel
questa opera mia, un mio prodotto. Lo Stato il padrone del godimento che tu preferisci. Proclamando il benessere di tutti, il
mio spirito, dal quale esso esige una fede e al quale prescrive gli comunismo distrugge precisamente la gioia di coloro che sin qui
articoli della legge; esso esercita un'influenza morale, domina il avevano vissuto delle loro rendite e che trovano quella vita in-
mio spirito, discaccia il mio a io ", per mettersi al suo posto sotto dubbiamente preferibile alle lunghe ore di lavoro promesse dal
" Weitling ". Questi sostiene perci che la felicit di alcuni
il nome del mio a vero io ": in somma, lo Stato sacro, e di fronte d'ostacolo a quella dei molti e che per conseguenza i privilegiati
a me, all'individuo singolo, rappresenta il vero uomo, lo spirito, dell'oggi dovrebbero rinunziare al loro benessere particolare per
il fantasma. Invece l'associazione creazione mia, creatura mia, amore del " benessere universale ". No, con questo postulato cri-
non sacra, non rappresenta un sacro potere al disopra di me. stiano non si andr innanzi gran fatto; meglio esortare i singoli
Allo stesso modo che io non voglio esser lo schiavo dei miei prin- a non lasciarsi strappare da nessuno l'utile proprio, anzi a riaf-
cip ma li assoggettano spietatamente e senza alcun riguardo alla fermarlo e a trattenerlo e a difenderlo contro tutti; sar cos pi
mia critica, cos io non contrarr coll'associazione degli obblighi facile farci comprendere. Allora soltanto gli uomini giungeranno
per l'avvenire, n le vender la mia anima (corne si dice che si a conoscere s stessi quando si associeranno con altri, sacrificando
usa fare col diavolo, e come si fa realmente con lo Stato e con
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" una parte della loro libert ", non gi al benessere universale, guadagnarmi i servigi per amore? Vorr il caso che m'incontri in
bens al proprio. Ogni appello ai sentimenti di sacrificio e di ri- un essere animato dallo spirito d'amore? I servizi d'amore non si
nunzia per amore dovrebbe al fine aver perduto ogni sua forza possono ottenere che mendicando, o per la compassione che ispira
ingannatrice, poich dal bilancio dei milleni nulla risultato il mio aspetto, o per la mia impotenza ad aiutarmi da me stesso, o
fuorch la miseria odierna. Perch attendere ancor sempre e in- per la mia miseria o infine per le mie sofferenze. E che potr
vano che l'abnegazione ci apporti giorni migliori; perch non spe- io dare in cambio dell'amore che mi si dimostrer? Nulla! Sicch,
rarli pi tosto dall' usurpazione ? Non pi dagli elargitori o dai sar costretto a riceverlo come un dono. L'amore impagabile, o
donatori viene la salute, bens dagli usurpatori. Il comunismo e, per meglio dire, l'amore pu esser pagato, ma soltanto con altret-
scientemente o inconsciamente, anche l'umanismo che impreca tanto amore (" un favore ne vale un altro "). Bisogna essere ben
all'egoismo, confidano ancor sempre nell'amore. spuderati e miserabili per accettare continuamente dei doni, senza
Se la comunione un bisogno per l'uomo e lo favorisce net contraccambiarli come si avvezzi a fare col povero operaio
suoi intenti, non men vero per che essa gli detter in breve che vive giorno per giorno. Che cosa pu offrire colui che riceve
corso di tempo le sue leggi, le leggi della societ. Il principio all'operaio in cambio di quel che ne ottiene e che costituisce tutto
s'erige a sovrano degli uomini, diventa il loro essere supremo, il il suo avere? All'operaio assai pi gioverebbe che quegli per cui
loro Dio, e come tale il loro legislatore. Il comunismo trae le con- lavora perisce insieme con tutte le sue leggi e le sue istituzioni,
seguenze pi logiche da questo principio, si erige a religione della le quali dopo tutto son pagate da lui. E con tutto ci quel povero
societ, poich l'amore , come dice Feuerbach (quantunque non diavolo ama per giunta il suo padrone.
s'esprima cosi esattamente), l'essenza della societ, cio dell'uomo No, la comunanza, intravista quale mta della storia, cosa
sociale (comunista). Ogni religione un culto della societ, il impossibile. Spogliamoci piuttosto dell' ipocrisia della comunanza
rito di questa religione da cui l'uomo sociale (civile) viene domi- e riconosciamo che se in astratto siamo tutti eguali, non siamo
nato; e cosi nessun Dio il Dio, esclusivo d ' u n singolo " io ", per in effetto tali, perch gli uomini non sono astrazioni. Noi
ma sempre d' una societ e d' una comunit, si chiamino esse fa- siamo ugnali soltanto nell' idea, non nel fatto. Io sono io, e tu sei
miglia (i Lari, i Penati) o " popolo " (Dio nazionale), o " tutti " tu, ma che io non debba esser questo " io ", bens un essere la cui
(Dio padre di tutti gli uomini. natura uguale a quella degli altri, un errore. Io sono uomo e tu
E cosi non si avr modo di estirpare dalla radice la religione sei uomo, ma " l'astratto " non che un fantasma; n io n tu
se non allorquando si render antiquata la societ e, con essa, siamo esseri definibili, noi siamo indefinibili. I pensieri soltanto
tutto ci che scaturisce da quel principio. Ma appunto nel comu- possono essere espressi e tradursi nell'espressione ; la realt non
nismo si vuole invece che tal principio raggiunga il suo maggior pu essere circoscritta nelle parole. Dunque noi non dobbiamo mi-
svolgimento, poich per esso tutto deve diventar comune, per pre- rare alla comunanza, ma all' unicit. Non ricerchiamo la comunit
parare l'impero dell'eguaglianza. Ottenuta l'eguaglianza non man- pi estesa, la societ umana ; ma riguardiamo tutti gli uomini quali
cher nemmeno la " libert ". Ma la libert di chi? Della societ! mezzi ed organi dei quali ci serviamo come d'una nostra pro-
La societ rappresenter allora il tutto nel tutto e gli uomini priet! Forse che noi stimiamo nostri uguali l'albero o l'animale?
non esisteranno che per i lor mutui rapporti. Sarebbe l'apoteosi Ebbene, anche la nostra premessa che gli altri siano uguali a noi
dello stato dell'amore. deriva da un'ipocrisia. Nessuno uguale a me; ciascuno dei miei
simili una mia propriet. E si viene a dirmi ch'io devo essere
un uomo tra uomini (Questione giuridica, p. 60), che io devo
Ma io amo meglio esser alla merc dell'egoismo degli uomini, " rispettare " in ciascuno l'uomo? Nessuno per me una persona
che non esser soggetto ai loro " servizi d'amore ", alla loro piet, che abbia diritto al mio rispetto, ma ciascuno come ogni altro
alla loro misericordia, ecc. L'egoismo ricerca a reciprocit, " (quello essere, un oggetto pel quale provo o non provo simpatia, un og-
che tu fai a me, io lo far a te), non fa nulla per nulla, e vuol
esser guadagnato e comperato. Ma chi m'assicura ch' io riesca a
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getto interessante o non interessante, un oggetto di cui mi posso acquistarsi delle ricchezze, vale a dire dei feudi, mediante le in-
o non mi posso valere. dustrie, ecc. Per tutti questi feudi esso non domanda che perpetua
Se mi utile, io mi metter unicamente con lui, al fine di riconoscenza. Ma gli " ingrati " dimenticano di dimostrare la
accrescere il mio potere e di ottener con forze riunite ci che non loro gratitudine.
avrei potuto conseguire da solo. In questa comunanza io scorgo E neanche alla societ dato di far opera essenzialmente di-
solamente una moltiplicazione della mia forza, e niente di pi ; e versa da quella dello Stato.
sinch rappresenter la mia forza moltiplicata io mi atterr ad Nell'associazione tu rechi tutta la tua forza, ogni tuo valore:
essa. Ma allora non si tratta pi di societ, bens di associazione. nella societ, in vece si sfrutta il tuo lavoro. Nella prima tu vivi
L'associazione non sussiste n per vincoli naturali, n per spi- egoisticamente, nella seconda umanamente, cio religiosamente, e
rituali. Non il sangue, non la fede (cio lo spirito) le da origine. vi rappresenti un " membro del corpo del Signore ". Alla societ tu
In un'unione naturale quale la famiglia, la stirpe, la nazione ed sei in debito di ci che hai, e le devi in tutto esser tenuto, mentre
anche l'umanit i singoli non hanno altro valore fuorch quello l'associazione tu la sfrutti e l'abbandoni senza obbligo alcuno,
d'esemplari nella medesima specie; nell'unione spirituale quale quando pi non ti giova. Se la societ conta pi di te. essa ti do-
la comunit, la chiesa il singolo non ha altro significato che miner: l'associazione non invece che un tuo stromento, la
quello di membro di uno stesso spirito; in entrambe ci ch' tua spada merc la quale tu accresci ed affini la tua forza. L'associa-
propriet singolare dev'essere soppresso Quale singolo tu puoi af- zione sussiste per te e per causa tua. la societ invece ti incorpora
fermarti unicamente nell'associazione, poich non gi questa pos- in s medesima e vive anche senza di te. In breve la societ sacra,
siede te, ma da te posseduta. l'associazione una tua propriet; la societ sfrutta te, l'asso-
Nell'associazione, in fatti, la propriet individuale non di- ciazione da te sfruttata.
sconosciuta come nella societ, ove quello che si possiede di proprio Ma ci si obietter che anche un patto concluso liberamente
ci vien conferito quale un feudo da altri. I comunisti non fanno pu riuscir molesto e limitare la nostra libert. Si dir che anche
altro che recare alle ultime conseguenze questo principio che gi cos giungeremo alla stessa conseguenza che ognuno sar obbligato
era accorto durante l'evoluzione religiosa e particolarmente nello di " sacrificare una parte della sua libert all'universale ".
Stato, vale a dire il sistema feudale. Fosse pure: il sacrificio non sarebbe consumato per l'amore
Lo Stato s'affatica a domare il cupido; in altre parole esso dell'universale, ma per l'interesse proprio. Quanto poi al sacrifi-
tende a far s centro di tutti i desideri e a soddisfarli con ci care, al postutto io non sacrifico che quello che non sta in mio
ch'esso offre. Soddisfare i bisogni altrui per amore non cade nep- potere, cio non sacrifico in realt nulla.
pur in pensiero allo Stato; all'incontro l'uomo dai desideri sfrenati Per ritornare all'argomento della propriet, proprietario il
ei lo taccia d' " egoista ", e l'ha per nemico. La Stato non sa " com- padrone. Scegli dunque : vuol essere tu, o preferisci che sia la so-
prendere " l'egoista. Poi che esso pensa esclusivamente a s stesso, ciet, il padrone? Dalla tua scelta dipender l'esser un proprietario
ben naturale che non provveda ai miei bisogni, ma che anzi miri o un pitocco! L'egoista proprietario, il socialista un pitocco. Ma
unicamente a distruggere il mio vero essere, vale a dire a trasfor- la pitoccheria il contrassegno del feudalismo, del vassallaggio,
marlo in qualche altra cosa, cio in un buon cittadino. Vedetelo: che dal secolo passato ad oggi non ha che cangiato di padrone
lo Stato prende dei provvedimenti atti a migliorare i costumi. E col mettere " l'uomo al posto di Dio " e coll'accettare in feudo
in qual modo guadagna esso il singolo? Con la propriet sua, con dall'uomo quello che prima teneva per grazia di Dio. Che la pitoc-
la propriet dello Stato. Per ci incessantemente intento a ren- cheria del comunismo mediante il principio umanistico debba giun-
dere tutti partecipi dei " beni " dei quali essa dispone ; e a tutti gere all'estremo l'abbiamo dimostrato pi sopra ma dimostrammo
provvede coi a benefci della civilt ", fa loro dono della sua edu- anche come solo in tale modo la pitoccheria potr trasformarsi in
cazione, apre loro i suoi istituti d'incivilimento, li rende atti ad propriet. L'antico sistema feudale fu cosi bene abbattuto dalla ri-
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voluzione, che d'allora in poi ogni astuzia reazionaria rest e re- della propriet degli altri e di questa sola egli parla. Una pro-
ster senza frutto, poich ci ch' morto morto. Ma anche priet che deve la sua esistenza al sacrificio e alla rinunzia, un
la risurrezione doveva dimostrarsi quale una verit nella storia dono. Perch dovremo far appello alla piet del prossimo, quando
cristiana e tale si rivel. Poich nel di l il feudalismo risorto per la nostra stoltezza non sappiamo che farci dei doni ? Perch
trasfigurato nelle forme corporee, risorto mutato a nuovo con la addossare agli altri la colpa, quasi che essi ci abbia " spogliati,
sovranit " dell'uomo ". mentre la colpa tutta nostra se non spogliamo gli altri. I po-
Il Cristianesimo non distratto (1). Hanno ragione i credenti veri hanno essi colpa se vi sono dei ricchi?
di serbare tenacemente la convinzione che ogni lotta contro di Del resto l'oggetto di disputa sempre la propriet degli
esso sia giovata a purificarlo e a rafforzarlo: poich in realt il altri. Ci che e argomento a discussione sempre il trapasso della
Cristianesimo uscito dalla lotta trasfigurato e il neo-cristiane- propriet. Invece di mutar ci ch' estraneo in proprio, si finge l'im-
simo la dottrina dell' uomo. Noi viviamo ancor sempre in una parzialit e si esige che ogni cosa debba appartenere ad un terzo
et cristiana e coloro che pi sentono dispetto di ci, concorrono un ente (p. es. la societ). E con ci ci si illude di cancellar
meglio degli altri a " perfezionare il principio cristiano ". Pi il l'impronta egoistica, e ai nostri occhi tutto diventa puro ed
feudalismo s' venuto umanando, e pi esso ci riesce accetto, come umano!
una nostra propriet; sicch con la scoperta dell'umano ci pare Pitoccheria, ecco l' " essenza del Cristianesimo " come in ge-
d'aver trovato ci che ci pi intimamente proprio. nerale quella d'ogni religione (piet, moralit, umanit) e con
Il liberalismo intende a darmi quello ch' mio, ma non gi col maggior evidenza quella della " religione assoluta ", che divenne
titolo di mio, bens con quello d' " umano ". Come se fosse pos- il lieto annunzio d'un vangelo capace di attuazione. Lo svolgi-
sibile ottener ci sotto quella maschera! I diritti dell'uomo, la mento pi caratteristico di questo principio l'abbiamo nella lotta
preziosa opera della rivoluzione, significano che in me e l' " uomo " odierna contro la propriet: una lotta che deve condurre l'uomo
e che la mia natura mi autorizza a fare questa o quest'altra cosa. alla vittoria e abolire la propriet stessa. La vittoria sperata sar
Ma io, quale singolo, non ho tale diritto; l'ha l'uomo, e lo il trionfo del Cristianesimo. Ma questo a nuovo Cristianesimo
conferisce a me. Ma se voi volete attribuire un valore ai vostri la perfezione del feudalismo: un feudalismo che abbraccer ogni
doni, date loro almeno un prezzo elevato, non tollerate che cosa: dunque una pitoccheria perfetta.
vi si costringa a cederli per vil somma, non vi lasciate persua- Ci si dir: ma voi volete una nuova rivoluzione contro il
dere che la vostra merc non vale il prezzo richiesto, non rende- feudalismo.
tevi oggetto di derisione col cedere il vostro per poco prezzo bens
imitate il valoroso che dice : a Io voglio vender cara la mia vita : Ecco. Rivoluzione e insurrezione non sono la stessa cosa.
la mia propriet i nemici non l'avranno a buon mercato ". Cos Quella consiste in un cangiamento violento delle condizioni dello
conducendovi voi avrete riconosciuto per giusto precisamente Stato e della societ, adunque un atto politico e sociale, la insur-
il principio opposto a quello del comunismo, e allora non vi si rezione per contro ha certamente per inevitabile conseguenza un
dir: " Rinunziate alla vostra propriet " ma invece: a Sfruttate cangiamento dello stato di cose esistente, ma deriva dall'interno
la vostra propriet! " malcontento dell'uomo non un'alzata di scudi, bens una ri-
volta del singolo, una sollevazione che non ha riguardo alle nuove
Sulla soglia dei nostri templi non sta la leggenda apollinea: condizioni che ne potranno seguire.
a Conosci te stesso " bens quest'altra: " Sfruttate la vostra pro-
priet ". La rivoluzione aveva per fine di sostituire nuove istituzioni
alle antiche; l'insurrezione conduce invece a non tollerare istitu-
Proudhon chiama la propriet un " furto " (vol). Ma si tratta zioni che ci governino, e ad ottenere il diritto di governarci da
noi stessi. Essa e una lotta contro l'esistente stato di cose, poich
(1) Pur troppo! se vittoriosa, questo stato di cose ruina da s. Se io mi stacco
STIRNER : L' Unico. 21.
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dallo stato di cose esistente, questo stato perisce e si dissolve. Ma che innalzava se stesso. Perci egli attribuiva la massima impor-
siccome il mio intento non di rovesciare ci che esiste, si in- tanza al precetto: " Siate astuti come serpi ", che pu servire di
vece di sollevarmi al disopra di quello, cos le mie idee ed i miei spiegazione a quello gi menzionato di " dare a Cesare quello che
atti non sono n politici n sociali ; sono per contro poich hanno di di Cesare ". Egli non aveva impreso a movere una lotta liberale
mira unicamente me stesso e la mia propriet egoistici : ecco tutto. o politica contro l'autorit esistente, bens voleva camminare per
Creare delle istituzioni il compito della rivoluzione: solle- la propria via, ignorando quell'autorit ed essendo da essa igno-
varsi ed innalzarsi quello della insurrezione. Quale costituzione rato. Non meno del governo gli erano indifferenti i nemici dello
sia da prescegliersi quistione che occupa la niente dei rivoluzio- Stato, poich quello che egli voleva n l'uno n gli altri potevan
nari, e tutto il periodo politico ribocca di lotte e di quistioni costi- comprendere, ed egli non aveva bisogno che dell'astuzia del serpe
tuzionali, e tutti gli ingegni sociali son fervidi nell'inventare per tenergli entrambi lontani. Ma se non era un agitatore del po-
nuove istituzioni sociali (falansteri, ecc.). Esistere senza costitu- polo, un demagogo e un rivoluzionario, egli era nondimeno, come
zione ecco quanto ha di mira invece chi insorge (1). furono tutti i cristiani, in tanto maggior grado un insorgente in
quanto s'innalzava al disopra di tutto ci che agli occhi del go-
Mentre per rendere pi chiaro il mio concetto penso ad un verno e dei nemici del governo appariva elevato, e si svincolava
raffronto, ecco che mi soccorre spontaneo l'esempio dell' istituto da tutto ci da cui quelli erano legati, e disseccava un tempo le
cristiano. I liberali non vogliono perdonare al Cristianesimo d'aver fonti vitali di tutto il mondo pagano, mancando le quali lo Stato
predicata l'obbedienza all'ordine di cose pagano vigente, d'aver d'allora era costretto a perire. Appunto perch non credeva alcun
consigliato di riconoscere le autorit pagane e insegnalo a dare modo di rovesciare lo stato di cose esistenti, egli ne fu in effetto
a a Cesare quello che di Cesare ". Quanto fermento era a quei il nemico mortale e il vero distruttore ; poich lo mur, e sopra di
tempi contro l'impero romano, come ardenti rivoluzionari si dimo- esso eresse animosamente e senza scrupoli l'edifzio del suo tempio.
stravano gli ebrei e gli stessi Romani contro il lor proprio go-
verno civile, in breve quant'era di moda il malcontento politico ! Ebbene l'ordinamento cristiano avr la stessa fine del pa-
Ma di ci i cristiani non volevano saperne ; essi non volevano gano? Una rivoluzione non ci mostrer certamente questa fine,
associarsi alle " tendenze liberali ". I tempi erano politicamente se non preceduta da una vera insurrezione !
tinto agitati che, come si osserva negli evangeli, si ritenne non A che tendono i miei rapporti col mondo ? Io voglio godere
vi fosse pi sicuro modo di perdere il fondatore del Cristianesimo del mondo : esso deve dunque diventare propriet mia, e perch
che l'incolparlo di raggiri politici. E pare gli stessi evangeli ci sia tale, mi d'uopo conquistarlo. Io non voglio la libert, l'e-
dimostrano che nessuno meno di lui prese parte a quelle agita- guaglianza degli uomini; io voglio unicamente aver dominio su
zioni. Ma perch mai non fu egli un rivoluzionario, un demagogo di loro, voglio ridurli in mia propriet, cio sfruttarli. E se ci
come avrebbero desiderato gli abrei ; perch insomma non fu non mi r esce fatto, ebbene, coloro che riservarono a s stessi il
un liberale? Perch egli non attendeva salute da un cangiamento potere sulla morte e la vita, sulla Chiesa e sullo Stato, io li chia-
delle condizioni esistenti, e tutto l'ordinamento d'allora gli era af- mer anch'essi mia propriet. Bruttate pure d'infamia la memoria
fatto indifferente. Egli non era un rivoluzionario, come Cesare, di quella vedova d'un officiale, che nella ritirata dalla Russia,
bens un insorgente ; non uno che rovesciava gli Stati, bens uno quando un colpo di cannone le spezz una gamba, disciolse il le-
(1) Per non incorrere in un'accusa penale osserver espressamente, seb- gaccio e con essi strangol il suo bambino vicino al quale mori
bene ci mi sembri superfluo, che la parla " insorgere " da me adoperata dissanguata macchiate pure d'obbrobrio la memoria dell'infan-
nel suo senso etimologico e non gi nel significato limitato accettato dal Codice ticida. " Chi sa se quel bambino, rimasto in vita, sarebbe stato
penale. utile al mondo ? La madre lo uccise perch voleva morire soddi-
(Nota dell'Autore). sfatta e tranquilla, " Cosi voi dite ; ma di quest'esempio io mi
valgo invece per dimostrare che la mia soddisfazione decide dei
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miei rapporti cogli uomini, e che non v'ha principio religioso che LA MIA GIOIA.
possa farmi rinunciare al mio potere di vita e di morte.
Per ci che riguarda in genere i " doveri sociali ", nessuno Noi ci troviamo all'estremo confine d' un periodo. Il mondo,
conferisce a me quella qualunque condizione in cui io mi trovo qual' stato sinora, non s' curato che di conquistar la vita
in rapporto agli altri; n Dio n gli uomini mi prescrivono il n d'altro s' preso pensiero che della vita. Poich sia che noi
sistema di condotta ch'io devo serbare; io stesso m'assegno il ci adoperiamo per conservarci la vita quaggi, sia che ci trava-
mio posto. Per parlar pi chiaro: io non ho alcun dovere verso gliamo per acquistar la vita lass sia che aneliamo al " pane
gli altri, meglio che non ne abbia verso me stesso, salvo che io quotidiano " (dacci il nostro pane quotidiano), sia che aspiriamo
distingua in me due parti di cui l' una abbia obblighi verso l'altra al pane celeste (il vero pane del cielo, il pane divino, che viene
(la mia anima immortale dalla mia esistenza terrestre, ecc.). dal cielo e d vita al mondo, il pane della vita, Giov., 6) sia
Io non mi umilio pi innanzi a nessuna forza, riconosco che che provvediamo alla " misera vita " sia che intendiamo alla " sa-
tutte le potenze finiscono ad essere la mia potenza, e che io le lute eterna " il nostro fine si chiarisce pur sempre questo solo :
devo render tutte immediatamente a me soggette, quando esse la vita. Le tendenze moderne si presentano forse sotto diversa
tentano di diventare forze contro di me o sopra di me. Tutte co- aspetto ?
teste potenze null'altro devono essere per me fuorch mezzi per Si vuole che a nessuno pi sia tolto il mondo di procacciarsi
raggiungere i miei fini; come un mezzo il cane nella caccia ci di cui abbisogna per la vita e che l'uomo abbia a prendersi
della selvaggina il che non mi vieta d'ucciderlo senza scrupoli cura della terra e del mondo reale senza preoccuparsi del di l.
se esso mi assale. Tutte le potenze che mi dominano io devo ri- Consideriamo la stessa cosa di un altro punto di vista. Chi
durle in mio dominio. Gli idoli non esistono che per mia volont : preoccupato soltanto di vivere, dimenticher facilmente di go-
basta che io non li crei nuovamente ed essi pi non esisteranno: dere la vita. Or in qual modo si gode la vita ? Consumandola al
le potenze superiori cesseranno di essere il giorno che io pi non pari d'una candela.
le innalzer sopra di me.
Ebbene noi andiamo in cerca della gioia! Che fece il
Cos che il mio rapporto col mondo questo : io nulla debbo mondo religioso? Esso ricercava la vita. " In che cosa consiste
pi fare in suo vantaggio per l'amor di Dio, nulla per a amor la vera vita, la beatitudine della vita, ecc. ? Come si pu raggiun-
dell'uomo ", ma tutto per amor mio. A questa guisa soltanto il gerla? Che cosa deve fare l'uomo per vivere veramente? Come
mondo pu soddisfarmi, mentre nel rispetto religioso (del quale adempie esso alla sua vocazione? Queste e simili quistioni dino-
parte anche il morale e l'umanistico) tutto si riduce ad un pio tano che quelli che cosi interrogano ricercavano prima d'ogni cosa
desiderio irraggiungibile. Tali la felicit universale degli uomini, se stessi. Quello che io sono non che fumo ed ombra; quello
il mondo morale governato dall'amore universale, la pace per- ch'io sar il mio vero io ". Dar la caccia a quest'io, attuarlo,
petua, la cessazione dell'egoismo, ecc. " Nulla in questo mondo ecco il difficile compito proposto dalla religione ai mortali, i
perfetto ". Con questo vano aforisma i buoni si separano dal quali non muoiono che per risuscitare, non vivono che per mo-
mondo e rifuggono nella loro stanzuccia a rivolgere i loro pen- rire e ritrovar nella morte la vera vita.
sieri a Dio, o trovano la quiete soltanto nella a coscienza di s
stessi ". Ma noi invece siamo lieti di restare in questo mondo Io non appartengo a me stesso se non quando son sicuro di
" imperfetto " poich cosi ce ne potremo servire per il nostro me e pi non mi cerco. Per contro sino a tanto che penso che
diletto. il mio vero io sia ancora da scoprire, e che per ottener questo
sia d'uopo eh'io creda che non io, ma Cristo o qualche altro io
Le mie relazioni col mondo consistono in ci: che io lo
sfrutto per la mia gioia.
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spirituale vale a dire fantastico viva in me, io non posso schiavit della loro esistenza terrena che dedicano interamente
essere soddisfatto di me stesso. al servizio della sperata vita celeste, non men vero che anche
Una distanza immensa separa queste due concezioni. Nell'an- le persone pi colte posseggono ugual virt di sacrificio. Nella
tica io cammino verso me stesso, quale mia mta; nella moderna " vera vita " non si trova forse un significato molto pi esteso
io parto da me stesso. Nell' una io provo desiderio di me ; nel- di quello che nella " vita celeste "? Pu forse alcuno vivere per
l'altra io mi possiedo e dispongo di me, come faccio di qualun- la sola virt del suo istinto secondo un tal principio, o non basta
que altra cosa che m'arppartenga, io godo di me stesso secondo invece a ogni uomo cotesto indicibile sforzo? La possiede egli
il piacer mio. Io non trepido pi per la vita: la " consumo ". gi questa sua ideal vita, o non deve invece conquistarla appunto
come una vita futura, di cui sar meritevole solo allorquando si
La ricerca non pi questa dunque: come io debba acqui- sar deterso da ogni macchia di egoismo? Sotto questo aspetto
stare la vita; ma quest'altra ; come io possa spenderla, goderla; non si vive che per acquistare la vera vita. Per ci appunto si
non pi come io debba formare il mio io, bens come io abbia ha paura di godere la vita, dacch essa non deve servire che a
e dissolverla, ed esaurirlo. un altro uso pi remoto.
Che cosa l'ideale se non l'io lontano di cui si va in cerca ? All'esistenza in somma prefissa una missione, un compito
Si cerca s stessi, dunque non si ha peranco il possesso di s cui la vita mezzo e stromento. V' a tutti i modi un Dio, che
stessi ; si anela a ci che dobbiamo diventare : dunque si riconosce esige una vittima vivente. Il rozzo costume dei sacrifizi umani
che l' ideale ancora inattuato. Si vive nella brama inappagata : non ha che mutato la sua forma, nella sostanza rimasto; e ad
e per milleni di che altro si visse se non di brame e di speranze? ogni ora i colpevoli cadono vittime della giustizia, e noi " poveri
Ma ben altra sar la vita della gioia. peccatori " immoliamo noi stessi all' " essenza umana ", all' a idea
Queste parole son forse rivolte ai soli uomini religiosi? No, dell'umanit ", all' " umanesimo " ed agli altri idoli, comunque
son rivolte a tutti coloro che appartengono al periodo storico che ei si chiamino. E poich noi dobbiamo la nostra vita ad un ideale,
ora sta tramontando; anche ai cos detti uomini di mondo. An- noi non abbiamo ecco ci che ne consegue immediatamente
che per costoro ai giorni di lavoro seguono le feste ; pur essi in il diritto di ucciderci.
mezzo all'agitazione mondana si cullano nel sogno d'un mondo La tendenza conservatrice del Cristianesimo non consente che
migliore, di una felicit universale, in somma d'un ideale. si pensi alla morte altrimenti che a un passaggio ad un'altra vita
Ma agli uomini religiosi uso per lo pi contrapporre i filo- eternamente duratura. Il cristiano sopporta ogni pi trista cosa
sofi. Ebbene, hanno mai costoro pensato a qualche altra cosa che e si rassegna a ogni offesa e ad ogni male purch da vero
non fosse un ideale, od un " io " assoluto ? Dappertutto desideri ebreo gli si conceda di entrare; anche di contrabbando, nel pa-
e speranze, e null'altro! Chiamate pur ci, se vi piace, roman- radiso. Uccidersi non gli permesso, egli non pu che conservar
ticismo. s medesimo per attendere a prepararsi la futura dimora. Il con-
Se il godimento della vita deve trionfare del desiderio della servarsi gli sta a cuore, " L'ultimo nemico che sar tolto la
vita, pur necessario ch'esso ne trionfi nella duplice forma che morte " (1). Cristo ha strappato alla morte ogni potere ed ha creato
lo Schiller ci presenta col nome di " ideale per la vita ", che esso la vita e l'essenza imperitura mediante il vangelo (2).
distrugga la miseria religiosa e sociale, che sperda l'ideale, che L'uomo morale vuole il bene, il giusto; e se egli usa i mezzi
annienti la causa del pane quotidiano. Chi deve logorar la vita, che conducono a quel suo fine, riconosce per che questi mezzi
per salvarsi dalla fame, non pu goderla; chi va in cerca delia non sono proprii a s, ma al bene, al giusto, ecc. Da ci la mas-
sua vita, non la possiede e pu goderla ancor meno. L'uno e l'al- (1) Cor. 15, 26.
tro sono poveri, ma di essi il regno dei cieli. (2) Tim. 1, 10.
Se a coloro che sperano in una vita futura, e considerano
la presente come una preparazione a quella, riesce accettabile la
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sima che il fine santifica i mezzi. L'uomo morale agisce al ser- quanto diverse cose quello del cristiano ! Come differente dunque
vizio d'un intento o d'una idea; egli fa di s stesso uno strumento deve essere la vita dell'uomo da quella dell'altro! Soltanto nel
del concetto del bene, allo stesso modo che l'uomo religioso fa ritenere che l'ente supremo debba regolare la nostra vita le fedi
di s uno stromento di Dio. Attender la morte, ecco ci che il religiose vanno d'accordo. Gli uomini religiosi appartengono ad
principio del bene ci impone; darsela volontariamente dunque un periodo di civilt gi oltrepassato e debbono esser lasciati al
cosa immorale e malvagia. Il suicidio non pu quindi esser giu- lor luogo. Ai nostri tempi non pi essi ma i liberali prevalgono,
stificato in alcun modo dinanzi al tribunale della moralit. Se la e la stessa religione costretta a darsi colore di liberale. Ora i
religione lo vieta perch Dio t'ha data la vita e Dio solo pu liberali non adorano in Dio l'arbitro delle loro azioni e non re-
togliertela (come se, anche accettando questo modo di vedere, Dio golano la vita secondo i suoi precetti: mirano all' " uomo " ; essi
non me la togliesse col risvegliare in me l' idea del suicidio, allo non intendono vivere " secondo Dio ", bens a secondo l' uomo ".
stesso modo che mi fa trovare la morte per una tegola che mi L'uomo per i liberali l'ente supremo, l' arbitro della vita,
cade addosso o per una palla nemica che m'uccide) ; la moralit e l'umanit il catechismo, al quale ciascuno deve informare le
lo proibisce perch a io sono in debito della mia vita alla patria, sue azioni. Dio spirito, ma l' uomo lo " spirito, perfettissimo ",
ecc. ", a perche io non so se vivendo non potrei fare ancora del il risultato finale della lunga caccia data allo spirito, o delle inda-
bene " e cosi, a tutti i modi, perch colla mia morte il bene perde gini nelle profondit del divino, cio dello spirito.
un suo stromento, come lo perde Dio. Se io sono immorale devo
serbarmi in vita per farmi migliore, se io sono " empio " devo Ciascuno dei tuoi atti dev'essere umano ; tu stesso devi infor-
vivere per il ravvedimento. Dunque chi si uccide o dimentica marti a questo ideai tipo d'uomo. Tale la tua vocazione.
Dio o dimentica il dovere. Cosi si ragiona. Vocazione destinazione cmpito; nulla pi che illu-
Fu molto discussa la questione se la morte d'Emilia Galotti sioni!
possa giustificarsi nel rispetto della morale (la si considera quale Ciascuno diventa quel che pu diventare. Un poeta-nato pu
un suicidio, perch tale in realt). Che essa sia s fattamente da circostanze sfavorevoli esser impedito d'innalzare e di creare
posseduta dall'idea della castit da sacrificarle la vita, certo una delle opere d'arte perfette sebbene vi si sia preparato coi grandi
cosa morale, ma che essa non sappia vincersi per converso im- studi che sono a ci necessari; ma egli far delle poesie, a ogni
morale. Di tali contraddizioni del resto si compone il conflitto modo, tanto se costretto a lavorare i campi, quanto se ospitato
nelle tragedie morali ; bisogna pensare e sentire secondo la morale alla corte di Weimar. Un musicista-nato far della musica, e se
umana per trovarci un interesse qualunque. gli mancheranno strumenti, s'accontenter d'una canna. Chi ha da
Cose non diverse debbono dirsi per l'umanit, poich anche natura inclinazione alle speculazioni flosofiche se non potr di-
a questa all' uomo, alla specie " uomo " si in debito della ventare professore d'universit sar almeno un filosofo da vil-
propria vita. La conservazione della vita non diviene cosa mia laggio. Finalmente chi nato sciocco ed tuttavia dotato d'una
se non quando io pi non riconosco alcun dovere verso chicches- certa astuzia (ci che accade molto spesso) rester sempre uno
sia. " Un salto gi da questo ponte mi rende la libert ". sciocco anche se a forza di spinte diventer un capo divisione o il
lustrascarpe di un capo divisione. S, le teste ottuse sin dalla
Ma se noi siamo in debito della conservazione della nostra nascita formano indubbiamente la classe pi numerosa dell'uma-
vita a quell'essere che dobbiamo attuare in noi, non meno dover nit. O perch non si dovrebbero manifestare anche nell' uomo
nostro di non condurre questa vita secondo il nostro piacere ma quelle diversit che si riscontrano in tutte le specie d'animali?
di informarla invece a quell'ideale.
Tuttavia ben pochi sono imbecilli a segno da essere innac-
Or quanto diversamente tal ideale fu inteso ne' vari tempi, cessibili a ogni idea. Per ci opinione comune che non v' uomo
e come ne muta il concetto pur in una medesima et presso po- che non sia capace di religione e che non possa anche accogliere
poli diversi! Quali cose esige l'ente supremo del maomettano e in maggiore o minor grado, qualche insegnamento di scienza o
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d'arte: per esempio alcune nozioni di musica o un po' di filosofia. che se avesse potuto farlo, presso a soccombere, lo avrebbe fatto.
E qui appunto incomincia la faticosa opera dei sacerdoti della Sia durato anche solo un istante lo scoraggiamento, ci equivale
religione, della moralit, della civilt, della scienza, e finisce alla all'impotenza d ' u n minuto. Le forze si possono certamente af-
pretesa dei comunisti, i quali, mediante la loro a scuola popo- finare e moltiplicare particolarmente per una resistenza al nemico
lare ", vorrebbero rendere accessibile il tutto a tutti. o per un aiuto amico; ma quando si tralascia di adoperarle, si
Non basta l'aver avviato alla religione il popolo, si pretende pu esser ben certi che esse sono venute meno. Si pu sprigio-
ora che esso si occupi anche di tutto ci che e " umano ". E la nare il fuoco da una pietra; ma senza un colpo, senza un forte
disciplina si fa per tal modo sempre pi generale e complessa. attrito, il fuoco non si sprigiona; non altrimenti l'uomo abbiso-
gna d'una scossa.
Voi poveri esseri, che condurreste vita cos felice se poteste
saltare a piacer vostro, siete costretti a ballare secondo il flauto Se le forze sono sempre attive per s stesse, il precetto di
dei maestri di scuola e dei conduttori d'orsi, e a far delle capriole adoperarle superfluo e senza senso. Adoperare le proprie forze
che nulla vi gioveranno nella vita. E non osate nemmeno ribel- non la vocazione dell' uomo, non il suo compito, bens la sua
larvi se vi si prende sempre per quel verso che contro la vostra azione necessaria in ogni momento. La parola " forza " una sem-
natura No; voi ripetete meccanicamente l'interrogazione che vi plificazione per esprimere la manifestazione della forza.
fu insegnata; A che cosa sono io chiamato? Qual' la cosa ch'io Sicch, come la rosa sempre, fin da principio, una vera rosa
devo fare? Cos, basta che facciate a voi stesso queste domande, e l' usignuolo sempre un vero usignuolo, cos io non divento
ed eccovi ridotti a tollerare che vi si dica e vi s'imponga di fare uomo solo quando corrispondo alla mia vocazione, bens sono sin "
come gli altri vogliono, a lasciarvi imporre la vostra vocazione, dalla mia nascita un " vero uomo ". Il mio primo balbettare in-
o a prescriverla da voi stessi secondo i precetti dello spirito. E dizio di vita d'un " vero uomo ", le mie lotte per l'esistenza sono le
in quanto alla volont, finirete col dire: io voglio quello che manifestazioni della mia forza, il mio ultimo respiro l'ultimo
devo fare. esaurirsi della forza dell'uomo.
L'uomo non chiamato a cosa alcuna, non ha nessun com- Non nell'avvenire, oggetto eterno di desideri, sta il vero uomo
pito, nessuna destinazione, meglio che possa averli una pianta o bens nel presente e nella realt. Come e chiunque io sia, lieto o
un animale. Il fiore non obbedisce ad una vocazione di perfezio- addolorato, bambino o vecchio, fiducioso o dubbioso, dormente o
nare la sua bellezza, ma adopera invece come meglio pu le pro- vigilante, io sono io, io sono il vero uomo.
prie forze: per poter godere e trar dal mondo il miglior vantaggio, Ma se io sono l'uomo e ho ritrovato in me quell'essere che
esso assorbe tanti succhi dalla terra, tant'aria dall'etere, tanta luce l'umanit religiosa mi addit quale una mta lontana, forza con-
dal sole, quanto ne pu ottenere e contenere. L'uccello non sa di cludere, che, dunque, tutto ci che veramente umano m'appar-
vocazione, ma usa delle sue forze nel miglior modo possibile; va tiene. Quella libert dei commerci, p. es., che l'umanit anela sem-
in caccia d'insetti e canta finch gli piace. Eppure le forze del pre di conseguire, e che si fa brillare dinanzi agli sguardi come
fiore e dell'uccello sono ben meschine in confronto a quelle del- un sogno incantevole sconfinante nell'avvenire, io me l'approprio
l'uomo, cui prescritta come nella vita stessa un'operosit senz'altro e la esercito frattanto sotto forma di contrabbando. Cer-
perenne. Si potrebbe dunque dire all'uomo : usa delle tue forze. tamente saranno ben rari quei contrabbandieri che sapranno ren-
Se non che da questo imperativo sarebbe pur d'uopo inferire esser dersi conto dei motivi del loro agire, tuttavia l'istinto dell'egoismo
insita nell'uomo una legge cui egli deve obbedire. Ma cos non supplisce al difetto di coscienza. Della libert di stampa ho dimo-
e. Ognuno adopera, s, le proprie forze, ma senza che ci sia per strato pi sopra la stessa cosa.
lui un compito ; in ogni momento ciascuno adopera tutta la forza
di cui capace. Si dice, vero, parlando di chi soccombe, che Ogni cosa m'appartiene, e per ci io mi riprendo quello che
egli avrebbe dovuto usare una maggior forza; ma si dimentica mi si vuol sottrarre, ma anzitutto riprendo possesso di me stesso
ogni qualvolta cado inavvertitamente nella soggezione d'altrui. E
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ci non per una mia vocazione, bens per un mio atto naturale. Possibilit e realt coincidono sempre. Nulla si pu che non si fac-
In somma v'ha immenso divario tra il considerare le cose come cia, e per converso nulla si fa che non si possa.
punto di partenza e il considerarle come punto d'arrivo. In questo La singolarit di quest'affermazione sparisce, se si considera
ultimo caso io non possiedo ancora me stesso, la vera mia essenza che le parole " possibile che.... " non celano mai altro signifi-
mi estranea e si prende gioco di me come un fantasma dai cato senonch questo: a io posso pensarmi, che..... ". Per esempio,
mille aspetti. E poich io non sono ancor io, un altro mi si sosti- l'affermazione: possibile che tutti gli uomini vivano secondo la
tuisce (Dio, il vero uomo, l'uomo religioso, l'uomo ragionevole, ragione, vuol dire ; io posso immaginarmi che tutti gli uomini vi-
libero ecc.). vano ragionevolmente. Ma siccome col mio pensiero non posso
Lontano ancora dall'aver raggiunto me stesso, io mi divido in ottenere, e non ottengo di fatto, che tutti gli uomini vivano ragio-
due parti, delle quali l'una, quella che attende il conseguimento nevolmente, e quindi devo lasciare ci in facolt degli uomini,
e l'adempimento della promessa, la sola vera ; l'altra la falsa, cos la ragione universale non pu esser immaginata che da me,
deve essere sacrificata. Allora si dice : " Lo spirito la vera es- una realt che, per riguardo a quello che io non posso fare,
senza dell'uomo " ; oppure: L' uomo non esiste che spiritualmente chiamata una possibilit. Per ci che dipende da te, tutti gli uo-
come tale . Ed allora noi ci affaccendiamo disperatamente nella mini potrebbero essere ragionevoli, poich tu non ci avresti nulla
ricerca dello spirito, come se con esso riuscissimo ad attuare la in contrario, anzi, per quanto tu possa spaziare col pensiero, tu
nostra essenza; e in quell'indagine faticosa e vana perdiamo di non saprai scoprire alcun ostacolo che a ci s'opponga, e perci
vista noi stessi. nulla si oppone a che tu possa immaginare una tal cosa : essa
per te possibile.
E come impetuosamente si tiene dietro all'ideale non mai
raggiunto di se stessi, cos si trascura anche il precetto dei Ma siccome gli uomini non sono tutti ragionevoli, bisogna
savi, di prender cio gli uomini quali sono, e li si prendono in- credere anche che non possano esser tali.
vece quali dovrebbero essere, e si esorta ognuno a dar la caccia a Se una cosa, che immaginiamo possibilissima, non o non av-
s stesso, a quell'essere che dovrebbe essere formato " da sutti viene, si pu esser sicuri, che c' qualche impedimento di mezzo
gli uomini perfettamente uguali per diritto, moralit e ragione- e che quella cosa impossibile. La nostra et ha la sua arte, la
volezza " (1). sua scienza, ecc. L'arte odierna, ad esempio, sar pessima, ma
Certe, si dice, " se gli uomini fossero quali dovrebbero o quali per noi la sola possibile e perci reale.
potrebbero essere; se tutti gli uomini fossero ragionevoli, e si amas- Anche interpretando la parola " possibile " nel senso ch'essa
sero come fratelli " (2), questa sarebbe una vita di paradiso. voglia significare qualcosa di a futuro ", il possibile mantiene cio-
Ebbene rispondiamo cos appunto : gli uomini sono nondimeno tutta la piena forza del " reale ". Se si dice p. es.,
quali devono e possono essere. Come dovrebbero essere? Non di- " possibile che domani sorga il sole ", ci non vuol dir altro
versi certo da quello che possono essere ! se non che : " per l'oggi il domani il futuro reale " ; perch
superfluo osservare che il futuro solo allora veramente " il
E che cosa possono essere? Non altra cosa da quella che sono: futuro " quando non s' peranco avverato.
una forza. E forze, sono realmente, poich non possono essere
altra cosa, fuor di quella che sono. Ma a che queste interpretazioni di singole parole? Se dietro
ad esse non si nascondesse un malinteso ormai secolare se tutta
Una persona che sia ammalata di cataratta pu essa vedere? la fantasmagoria da cui posseduta l'umanit non s'aggirasse in-
S, quando si sia fatta operare con successo. Ma come cieca essa torno al concetto di questa parola a possibile ", non metterebbe
non pu pi vedere, per questa semplice ragione: che non vede conto da vero che noi ce ne occupassimo.
(1) Il Comunismo nella Svizzera, p. 24.
Il pensiero, come abbiamo dimostrato, domina il mondo.
(2) Op. cit., p. 63. Ebbene, la possibilit non che ci che pu capire nell'immagi-
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nazione ed a questa orribile immaginazione furono immolate dire ; a se tutti gli uomini fossero ragionevoli, se tutti operassero
innumerevoli vittime. Era possibile immaginare che gli uomini di- equamente, se tutti fossero guidati dall'amore del prossimo " ...
ventassero ragionevoli; possibile immaginare ch'essi comprendes- Ragione, giustizia, amor del prossimo, ecc., tutto ci si vuol far
sero il Cristo, che s'esaltassero per il bene e per la moralit ; credere esser la missione degli uomini, l'unica mta d'ogni loro
possibile il pensare che tutti riposassero nel grembo della Chiesa, aspirazione. Ma che cosa significa essere ragionevoli ? Intendere
che nessuno s'argomentasse di rovesciare lo Stato, che tutti po- la propria voce interna? No, la ragionevolezza e un libro pieno
tessero essere dei buoni sudditi ; e per la ragione che era possibile di leggi tutte rivolte contro l'egoismo.
rappresentarsi tutto ci, la cosa ecco la conclusione doveva La storia sino ai nostri giorni non rispecchia che l'uomo spi-
esser possibile essa stessa; e pi anche, perch agli uomini ci rituale. Chiuso il periodo della sensualit, s'inizia quello dello
era possibile (qui sta l'errore da che altro che io immagini una spiritualismo, del soprannaturale, del trascendentale. L'uomo in-
cosa, altro che questa cosa debba essere possibile agli uomini) essi comincia ad essere qualche cosa ed a voler diventare qualche cosa.
dovevano essere cos e non altrimenti, e avere quella missione ed Ma che cosa? Buono, giusto, vero; pi oltre, morale, pio, costu-
essere alla stregua di quella missione giudicati. mato, ecc. Egli vuol fare di se stesso un " vero uomo ", qual-
A che cosa si arriva procedendo di questo passo ? L'uomo quale cosa di a buono ". Il tipo astratto dell' " uomo " diventa la sua
fu immaginato dai metafsici un pensiero, un ideale, un fantasma mta, il suo dovere, la sua destinazione, la sua missione, il suo
di fronte al quale il singolo ci che il punto tracciato colla creta compito insomma, il suo ideale: per s stesso egli un essere
di fronte al vero punto matematico, o ci che una creatura di di l da venire. E che cosa lo aiuta a diventare un " uomo "
fronte all'eterno creatore, o, secondo le idee pi recenti, ci che ideale? L'essere veritiero, buono, costumato, ecc. Da allora in poi
l'esemplare [??] fronte alla specie. E qui trova sua espressione la egli guarder biecamente tutti coloro che non riconosceranno al
glorificazione dell' " umanit ", " l'eterno immortale ", in onore di pari di lui quell'idea, e non andranno in cerca della lor moralit,
cui (in majorem humanitatis gloriam) il singolo deve sacrificar s della lor fede. Egli li respinger quali " settari, eretici " ecc.
stesso, considerando come suo unico vanto immortale l'operare a Ma n la pecora n-il cane s'affaticano a diventare delle vere
vantaggio dello " spirto umano ". pecore, dei veri cani ; a nessun animale il proprio essere appare
In tal modo coloro che pensano hanno il dominio del inondo, come un compito, un concetto, ch'esso sia tenuto ad attuare. L'a-
sinch dura la scuola dei maestri e dei preti, e quello ch'essi pen- nimale svolge l'individualit sua vivendo, vale a dire consuman-
sano possibile e quello che possibile deve tradursi in realt. dosi, dissolvendosi. Esso non domanda di essere qualche altra
Essi pensano un ideale umano, che, pel momento, non esiste se cosa da quella ch'esso .
non nei loro pensieri ; ma essi pensano anche alla possibilit di Credete forse ch'io voglia consigliarvi d'imitare i brutti? No,
attuarlo, e l'attuazione ci indiscutibile pu esser realmente certo poich anche questo sarebbe un nuovo compito, un ideale
immaginata: un'idea. nuovo.
Ma io e tu saremo, supponiamo, tra coloro di cui possibile Del resto tanto farebbe desiderare che gli animali diventas-
formare, secondo i desideri di un Krummacher, dei buoni cristiani; sero uomini. La vostra natura in fin dei conti l'umana, voi
pure, se alcuno tentasse di catechizzarci, noi sapremo ben fargli siete uomini. Ma per ci appunto non c' alcun bisogno che cer-
comprendere che il nostro Cristianesimo pu esser immaginato ma chiate di diventare tali. Anche gli animali possono essere " ad-
non attuato. E se costui insistesse per ridurci quale il suo pensiero domesticati " ed " ammaestrati " e apprendere cos a far molte
o la sua fede ci vagheggiano, egli dovrebbe pur accorgersi al fine cosa che sono contro la lor natura. Se non che un cane ammae-
che noi non abbiamo nessun bisogno di diventare ci che non vo- strato non da pi d' un cane secondo natura : il vantaggio non
gliamo essere a nessun patto. suo, nostro.
E cos di seguito, anche lasciando da parte i religiosi. Si suol Dai tempi pi remoti fu continuo lo sforzo di render morali,
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ragionevoli, pi umani in somma tutti gli uomini, nel che droneggiare, pu assumere le forme pi diverse, pu aver nome
l'arte d'ammaestrare. Ma quella tendenza s' sempre urtata alla Dio o Popolo, Stato o Famiglia, Ragione o Libert.
indomabilit dell' individuo, alle particolarita naturali, all'egoi- Io accetto volentieri quello che secoli di coltura hanno ot-
smo. Coloro che si lasciano ammaestrare non ottengono mai il tenuto per me; nulla di ci io voglio abbandonare e a nulla ri-
loro fine, e soltanto colle labbra professano i lor sublimi prin- nunziare; io non ho vissuto invano. L'esperienza che mi diede
cipi. Di fronte a questa professione di fede essi nella vita sono il potere sulla mia natura e mi liber dal servaggio delle mie
costretti a riconoscersi sempre per peccatori incapaci di attuare passioni, non sar perduta per me. Essa, che mi die' modo, di
la lor chimera, " uomini vili " condannati a gemere sorto il soggiogare il mondo, stata acquistata a troppo caro prezzo;
" pondo dell'umana debolezza ". non io la vorr dimenticare. Ma tutto questo non mi basta.
Altro accade quando tu non insegni nessun ideale, ma vai dis- Si domanda, quale pi alta mta possa prefiggersi all' uomo,
solvendo te stesso cos come tutto si dissolve nel tempo. Il dis- quali beni egli possa ancora acquistare; e gli si pone dinanzi sen-
solvimento non la tua " destinazione " poich esso il presente. z'altro il pi arduo compito quale una sua missione. Come se a
La coltura religiosa ha bens resi liberi gli uomini, ma per me fosse possibile ogni cosa !
darli in mano a u n nuovo padrone. Io ho appreso dalla religione
a frenare le mie passioni, dalla scienza a trionfare delle resistenze Quando si vede che taluno travolto da una mana o da una
esteriori; e posso anche dire che non servo ad alcun uomo. Ma passione, nasce in noi il desiderio di sarvarlo da quella sua osses-
adesso viene il bello: Tu devi obbedire prima a Dio che agli sione e d'aiutarlo a vincerla, " Vogliamo fare di lui un uomo! "
uomini. Io sono certamente libero dalla irragionevole destina- Tutto ci sarebbe una bella cosa, se al posto di quella idea fissa
zione dei miei istinti : se non che, ecco, sono schiavo della pa- non se ne collocasse immediatamente un'altra. Ma non si sa redi-
drona : la ragione. Io ho acquistato la libert spirituale, la libert mere chi schiavo del denaro se non dandolo il potere della re-
dello spirito. Ma con ci son divenuto lo schiavo appunto dello ligione, sottraendolo cos ad una schiavit per assoggettarlo ad
spirito. Lo spirito mi comanda, la ragione mi guida, essi sono una schiavit nuova.
i miei padroni e i miei duci. Prevalgono i " ragionevoli ", i Questa trasposizione dall'uno all'altro servaggio, via via pi
" servi dell spirito " ; ma se io non sono soltanto carne non son astratta, espressa cos : i sensi non devono essere rivolti alle
certamente nemmeno spirito solo. Io sono qualche altra cosa oltre cose periture, bens unicamente alle eterne, non alle cose tempo-
spirito e car e, poich la libert dello spirito equivale a schia- rali, ma alle perpetue, assolute, divine, prettamente umane, ecc.
vit di me stesso. vale a dire alle cose dello spirito.
Senza dubbio la civilt m'ha reso forte. Essa mi ha concesso Si comprese molto presto che non era indifferente la cosa,
dominazione su tutti gli impulsi esteriori ed interiori. Merc la cui il cuore s'affezionava o di cui ci si occupava: si riconobbe
coltura io ho acquistato la forza di non lasciarmi pi domare da l'importanza dell' " oggetto ". Un oggetto elevato sopra le parti-
nessuna delle mie passioni, sensazioni, emozioni, ecc.: Io sono pa- colarita delle cose l'anima delle cose; quest'anima anzi ci
drone di essere. Ancora: mediante le scienze e le arti, io mi che solo pu esser imaginato, ci che solo veramente esiste per
rendo padrone di tutto ci che mi contrasta: a me obbediscono l'uomo pesante. Dunque ti conviene non pi rivolgere i tuoi sensi
il mare e la terra, e perfino gli astri sono obbligati a rendermi alle cose, bens i tuoi pensieri all' essenza delle cose. " Beati son
conto della loro essenza. Lo spirito m'ha reso ragione di tutto. coloro che non vedono, e pur credono ". Ci significa: beati son
Ma sullo spirito io non ho alcun potere. La religione (l'edu- coloro che pensano, poich essi hanno a fare coll'invisibile, e ci
cazione) m'insegna, vero, il modo di " vincere il mondo ", ma credono. Eppure anche tal oggetto del pensiero, che pel corso di
non gi quello di soggiogare Dio e di rendermene padrone ; poich secoli stato un punto contrastato e discusso, finisce in un nulla.
" Dio lo spirito ". Oltre a ci, lo spirito, che io non possa pa- Si compreso ci; nondimeno si volle aver sempre di nuovo sot-
t'occhi un qualche oggetto, il cui valore dovesse essere assoluto,
STIRNER: L' Unico. 22.
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come se le puppattole per i bambini e per i turchi il Corano non Il cristianesimo esige che per tutti la Bibbia debba rappre-
fossero gli oggetti di maggior importanza. Sino a tanto che il mio sentare ed essere un'unica cosa: cio il libro sacro per eccel-
io non per me l' unica cosa che abbia pregio, indifferente che lenza, la " sacra scrittura ". Si vuol dunque imporre a tutti una
io metta il mondo a rumore per un qualunque oggetto : solo un sola fede : la cristiana e pretendere che nessuno possa in re-
mio delitto contro quell'oggetto potr avere importanza. Il grado lazione a quel libro sacro comportarsi come gli piace. Con ci si
della mia devozione manifesta la maggiore o minor servilit della distrugge la libert nella condotta individuale, a si decreta per
mia condizione; il grado del mio peccato contro quell'oggetto ri- vero, unicamente vero un significato, un modo di sentire. To-
vela la misura dalla mia originalit. gliendomi la libert di far della Bibbia quel che pi mi piace,
Bisogna saperci liberare da tutte queste angustie non fosse mi si toglie in generale la libert d'azione, e in luogo di essa,
altro che per poter avere tranquilli i sonni: nessuna cosa pu mi si impone un'opinione o un giudizio. E cos chi si permette
preoccuparci se noi non ce ne occupiamo; l'ambizioso non pu di giudicare essere la Bibbia un millenario errore della umanit,
liberarsi dai suoi disegni ne l'uomo religioso dal pensiero di si rende reo d'un crimine.
Dio: idea fissa ed ossessione sono tutt'uno. Attuare il proprio Ma in verit, il bambino il quale fa il libro a brani, l' Inka
essere, vivere secondo il suo concetto (il che per i credenti in Dio Atahualpa, che l'appressa all'orecchio e lo rigetta da s con di-
significa esser " pii ", pei credenti nell'umanit esser " umani "), sprezzo quando s'accorge ch'esso rimane muto, giudicano cos
sar compito dell' uomo sensuale o del peccatore ondeggiante tra giustamente della Bibbia quanto il prete, che esalta in essa " la
l'ebbrezza dei godimenti e la tranquillit dello spirito. Lo stesso parola del Signore ", o il critico, che la chiama opera di menti
cristiano altro non che un sensuale che crede nell'esistenza di umane. Poich il modo di considerare le cose appartiene al nostro
cose sacre, ed ha coscienza di violarle, e perci vede in se stesso arbitrio : noi ne usiamo come ci talenta, o, per meglio dire, nel
un " povero peccatore ". La sensualit, riconosciuta come pecca- modo che possiamo usarne. Di che cosa si lagnano con alte grida
minosa, la coscienza cristiana. E se i moderni non parlano pi i preti, quando vedono un Hegel e i teologhi metafisici cavar
di " peccati ", o dei " peccato ", ma invece s'affaticano a com- fuori dalla Bibbia pensieri di filosofia? Appunto di ci, che coloro
battere l' " egoism ", l'interesse, ecc.; se il diavolo in somma s' usano della Bibbia come loro piace: " arbitrariamente ".
cangiato nell'uomo " antiumano ", " nell'egoista ", forse che per Ma siccome nell'usare delle cose siamo tutti arbitrali; ne
ci il cristiano non esiste come prima? L'antico dissidio tra il usiamo cio cos come a noi piace (nulla pi gradito al filosofo
bene e il male forse cessato? Non v'ha forse al di sopra di noi quanto lo scoprire in ogni cosa un'idea, nulla all'uomo pio quanto
un giudice supremo : l'uomo? La missione di diventar uomini veri il trovar da per tutto l'immagine di Dio); cos noi non ci abbat-
non forse rimasta? Se essa ora si chiama " compito " o " do- tiamo in alcun altro campo ad una prepotenza cos terribile, ad
vere " sar esatto il nome, poich l' uomo non al pari di Dio una costrizione cos stupida come nel campo del nostro arbi-
un ente personale, che possa destinarci una determinata impresa, trio. Se noi procediamo arbitrariamente, col prendere nel modo
ma, con mutata parola, la cosa rimasta qual'era, che meglio ci piace le cose sacre, con qual diritto potremmo
Ciascuno ha con le cose i suoi propri rapporti, a cui conforma rinfacciare agli spiriti religiosi l'uso che essi hanno di trattarci
gli atti. Prendiamo ad esempio il libro, al quale ebbero la mente arbitrariamente a modo loro col ritenerci meritevoli del fuoco
milioni di uomini pel corso di due milleni : la Bibbia. Che rap- eterno, o di qualche altra pena, o per lo meno della censura ?
present esso per ciascuno di quegli uomini? Unicamente ci che L'uomo fa delle cose ci ch'egli ; " cos come tu vedi il
ciascuno volle trovarvi per se! Per chi non se ne curi affatto, la mondo, il mondo vede te ". Ma ecco che s'affaccia pronto il con-
Bibbia nulla rappresenta; per chi l'adopera come amuleto, essa siglio: tu devi osservare il mondo giustamente, spregiudicata-
ha la virt d'un incantesimo ; per chi si trastulla con quel libro, mente. Come se il bambino non guardasse serenamente e senza
come fanno i fanciulli, esso non che un balocco : e cos via. preconcetto la Bibbia, quando ne fa un trastullo ! Questo saggio
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consiglio ci viene dal Feuerbach. Ma le cose non si osservano Quando i progressisti vollero convertire il mondo alla reli-
spregiudicatamente, se non quando si fa di esse quel conto che si gione dei sensi, Lavater predic la brama dell'invisibile.
vuole (col nome di cose, noi intendiamo tutti gli oggetti materiali Ciascuno si fa dell'oggetto un'idea sua propria: e Dio, Cristo,
e ideali, come Dio, il nostro prossimo, la donna amata, un libro, il mondo, ecc., furono e sono concepiti nei modi pi vari. Cia-
un animale, ecc.). Per ci quel che pi importa non gi l'og- scuno in ci pensa diversamente dagli altri. Terribili lotte furono
getto o il modo d'osservarlo; bens l'io, la mia volont. Si vuol necessarie per ottenere che opinioni diverse intorno a uno stesso
ricavare dalle cose l'idea, si vuole scoprire una ragione nel oggetto non dovessero essere condannate quali eresie meritevoli
mondo: ecco perch vi si trova quello che si cerca. " Cercate e di morte. Certo i liberali hanno imparato la reciproca tolleranza.
troverete ". Che cosa io debba cercare io solo ho diritto di deci- Ma perch il mio diritto dovr esser questo soltanto di poter pen-
dere. Per esempio io voglio cercar edificazione nella Bibbia, e io sare ci che voglio intorno a una cosa? Perch, traendo dal prin-
ve la trover. Io voglio leggere ed esaminare la Bibbia a fondo, cipio le conseguenze estreme, non potr io, se mi talenta, non
e ne ritrarr un profondo ammaestramento e argomenti sottili di fare pi alcun conto di quella cosa, non pensarci pi affatto, ri-
critica a seconda delle mie forze. Io scelgo quello che pi durla nel nulla? Perch mai devo io dire: Dio non Allah non
conforme ai miei desideri, e, cos scegliendo, mi rivelo arbi- Brama, non Geova, bens Dio? Perch non devo poter dire:
trario. Dio null'altro che una finzione? Perch mi si macchia d'infamia
Aggiungete che ogni mio giudizio sul conto d'un oggetto, se io nego l'esistenza di Dio ? Perch si tiene in maggior conto
una creazione della mia volont. Da ci nasce la convinzione che la cosa creata di quello che si tenga il creatore ? ( " Essi servono
io non debba perdermi dietro la creazione, ma considerare me e adorano la creatura pi del creatore ") (1) e si ha bisogno d' un
stesso quale l'unico che giudica e suscita sempre nuove forme e oggetto dominante, per far col soggetto un servo devoto? Perch
nuove cose. Tutti i predicati delle cose sono mie osservazioni, sono devo io inchinarmi all'assoluto.
miei giudizi, sono mie creazioni. Se esse vogliono staccarsi da Col " regno dei pensieri " il Cristianesimo ha raggiunto la
me e diventare entit per s stesse, o, peggio ancora, imporsi a perfezione estrema. Nel pensiero si spegne ogni luce del mondo,
me, io le ricaccer nel loro nulla, facendole rientrare in me, che ogni esistenza s'annienta. L'uomo interno (il cuore, la testa) di-
le ho create. Dio, Cristo, la trinit, la moralit, il bene, ecc., venta il tutto nel tutto. Questo regno dei pensieri attende il suo
sono tali creazioni, di cui io ho ben diritto d giudicar che son redentore, aspetta novella Sfinge un Edipo che sciolga
vere come di affermare che son false. Allo stesso modo che io l'enigma per poter morire. Ebbene il distruttore della sua esi-
ho voluto e decretato ohe siano, cos io devo poter volere e de- stenza sono io. Nel regno del creatore esso non forma pi un
cretare che pi non siano, non devo permettere ch'esse mi sopraf- mondo a s, uno Stato nello Stato, bens una creatura della
facciano, non devo esser debole tanto da consentire che esse si cratrice fantasia. Soltanto cos il Cristianesimo e la religione
eternino e si sottraggano al mio potere. Se cos adoperassi io possono tramontare. Solo quando mancano i pensieri cessano di
cadrei sotto la signoria di quel principio della stabilit che il esistere anche i credenti. Al pensatore le meditazioni appaiono
vero concetto vitale della religione, a cui troppo preme di creare quale un " lavoro sublime, un'attivit sacra ", che regna su una
delle " santit intangibili ", delle " verit eterne ", di porre in " fede " inconcussa; quelle della verit. E un'attivit sacra ap-
somma sopra di te qualche cosa sacra, per sottrarti a quello che punto da prima la preghiera: poi il a pensare " ragionevole e
ti proprio. filosofco, il quale per ha sempre il suo fondamento nella " santa
L'oggetto fatto entit ci rende ossessi, quale che sia la forma verit " e non che una macchina meravigliosa che lo spirito
sensibile o soprasensibile, sacra o profana in cui si pre- della verit apparecchia perch gli possa servire. Il libero pen-
senta. Sete dell'oro desiderio di una eterna felicit in cielo si (1) ROMANI. 1. 25.
equivalgono pe questo rispetto interamente.
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siero e la libera scienza occupano me (poich non io sono Con ci Feuerbach, come ben naturale, non fa nessun passo
libero, non io occupo me stesso, bens il pensare libero ed avanti e giunge soltanto a dimostrare queste verit assai volgari-
occupa me) col cielo e con le cose celesti o " divine ", col che io adopero i miei sensi in tutte le cose, e che non posso far
mondo e con le cose che gli appartengono. Tutto ci un per- di meno dei miei organi. Certo io non posso pensare se non esisto.
vertimento, una folla. Quegli che pensa cieco alle cose che lo Ma tanto per pensare quanto per sentire, dunque s per le cose
circondano ed incapace di rendersene padrone ; egli non mangia, sensuali come per le astratte, io ho bisogno anzitutto di me stesso,
, non beve, non gode, poich quegli che mangia e beve non pensa, e precisamente del mio io, di quest' io determinato, unico. Se, per
e quegli che vive di pensiero dimentica di mangiare e di bere: esempio, io non fossi Hegel, io avrei un altro concetto del mondo;
ogni cosa dimentica, al pari di colui che assorto nella preghiera. io non saprei trovarci quel sistema filosofico, che, essendo Hegel
Perci agli occhi del forte figlio della natura egli appare ho saputo rinvenirvi. Io possederei i miei sensi al pari d'ogni
come un maniaco, un pazzo, bench lo consideri un santo, come altro uomo, ma non ne farei l' uso che ne faccio.
usano gli antichi. Il libero pensare folla poich moto esclu- Cos il Feuerbach rimprovera all'Hgel di abusare del linguag-
sivo dell'intimo, l'opera dell'uomo interno, che guida e d legge gio, con dare alle parole un significato diverso da quello loro asse-
all'uomo reale. gnato della coscienza naturale. Ma egli pure incorre nello stesso
Lo sciamano e il filosofo speculativo significano l'ultimo ed errore, quando al " sensuale " attribuisce un significato cos largo
il primo gradino della scala dell'uomo interiore: del mongolo. quale non gli fu mai dato. Cos per esempio, a pag. 69, dove afferma
Sciamani e filosofi combattono coi fantasmi, coi demoni, con gli non doversi confondere il sensuale col profano vuoto di idee, alla
spiriti, con gli dei. portata di tutti, da tutti comprensibile. Ma allora se ci ch'egli
vuol esprimere il sacro quello che traboccante di idee, che
Assai diverso da questo libero pensare il mio proprio pen- giace nascosto, ch' comprensibile soltanto merc l'interpretazione
sare: un pensare che non mi guida, bens da me guidato, con- ebbene, in tale caso, non pi questo che si chiama col nome
tinuato, interrotto, allo stesso modo di un desiderio che io possa di sensuale. Sensuale unicamente quello che esiste per i sensi:
soddisfare a mio talento e non invece come una brama violenta ci di cui possono godere coloro che oltrepassano la concezione
a cui m' forza soggiacere. del sensibile non potr pi chiamarsi sensuale. La sensualit, quale
Feuerbach, nei suoi a principi della filosofia dell'avvenire ", che essa sia, cessa di essare sensualit quando diviene concetto,
batte e ribatte sempre sul concetto dell'esistenza. E con ci gli sebbene essa possa produrre effetti sui sensi, eccitando ad esempio
resta, per quanto avverso all'Hegel ed alla filosofia assoluta, impi- le funzioni e facendo pulsare pi rapido il sangue.
gliato nell'astrazione, poich l' " essere " astrazione, come l'Io. Che Feuerbach rimetta m onore la sensualit, bene : ma pur
Con questa sola differenza che l'io non soltanto astrazione, ma troppo ei non sa rivestire il materialismo della sua filosofia nuova
anche il tutto nel tutto, e per conseguenza astrazione tutto, con le spoglie dell'idealismo. Sar difficile persuadere la gente
tutto, e tutto nulla. L'io non un'idea soltanto, bens un mondo che si possa vivere soltanto di " spiritualit ", senza aver bisogno
di idee. Hegel condanna ci che proprio il mio. Il pensare di pane. Anche sar difficile farle credere che l'uomo, creatura
" assoluto " rinnega il mo pensare e dimentica che ii pensiero sensuale, possa essere a un tempo tutto spirituale, ricco d'idee, ecc.
non esiste che in grazia mia. Ma poich io posso prendere nuova-
mente ci ch' mio, cos io solo sono il padrone del mio pensiero, Col solo fatto dell'esistere nulla si giustifica. Ci ch' pensato
della mia idea, e posso cangiarli a tutti i momenti, distruggerli, esiste allo stesso modo di ci che non pensato : il sasso della via
dissolverli a mio talento. Feuerbach vorrebbe combattere il pen- esiste come il concetto che di esso io mi faccio, con questa sola
sare assoluto dell'Hegel col mezzo dell' invincibile essere. Ma l'es- differenza che l'uno si trova in un luogo differente dall'altro; il
sere da me superato come il pensiero. L'essere il mio essere, sasso nella strada, il mio concetto nella mia testa, in me poich
allo stesso modo che il pensare e il mio pensare. io rappresento uno spazio al pari della strada.
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I privilegiati non tollerano alcuna libert di pensiero vale a il vostro linguaggio preferito, che voi non abbiate a renderne
dire nessun pensiero che non provenga dal " dispensator d'ogni conto ad altri che a Dio? No, le vostre idee, grandi o piccole,
cosa ", si chiami esso Dio, il papa la Chiesa o comunque si voglia. m'appartengono; e io le tratto come mi piace.
Che se taluno concepisca di tali pensieri illeciti, sar bene che L'idea diviene min propriet solo quando io non esito in alcun
ei si confessi in un orecchio al suo confessore e si faccia inflig- momento a ridurla in pericolo di morte, quando io non devo te-
gere mortificazioni e penitenze finch non l'abbia prostrato come mere ch'essa si perda, come temerei della perdita di me stesso.
si prostrano con la frusta gli schiavi ribelli. Ma un altro mezzo Mia propriet l' idea solo quando, quantunque posseduta da me,
ha lo spirito di corpo per impedire addirittura che srgano i liberi essa non pu mai possedermi, mai soggiogarmi, mai fanatizzarmi
pensieri: la savia educazione. Ohi vuole inculcare gli elementi mai rendermi stromento della sua attuazione.
della morale, non pu liberarsi dalle idee morali, e il furto, lo Dunque la libert del pensiero esiste quando m' dato d'avere
spergiuro, il profitto disonesto, ecc., saranno sempre per lui delle ogni sorta di pensieri. Le idee diventano una propriet, quando
idee fisse, contro le quali non lo protegger alcuna libert di sono rese incapaci d'esser signore. Ai tempi della libert del pen-
pensiero. Egli ha avuto le sue idee dall' " alto " e resta ad esse siero dominano le idee; ma se io so ridurle in mia propriet esse
attaccato. per me saranno delle creazioni.
In altro modo procedono i concessionali o patentati. Ognuno Se il concetto della gerarchia non fosse ormai cos radicato
deve aver dell'idee e deve potersene formare a suo agio. Quando nelle coscienze, da toglier agli uomini fin l'ardire d'aver dei pen-
uno ha la patente o la concessione d'un'attitudine a pensare egli sieri liberi, la libert del pensiero ci dovrebbe apparire una pa-
non ha bisogno d'un privilegio speciale. Ma poich " tutti gli uo- rola vuota di senso come sarebbe, ad esempio, la libert di di-
mini sono ragionevoli ", dev'esser libero ad ognuno di cacciarsi in gerire.
capo quei pensieri che meglio gli piacciono di avere, a seconda
della patente della sua disposizione naturale, una copia maggiore Secondo l'avviso degli uomini ligi a una fede religiosa l'idea
o minore di tali idee. E quindi si raccomanda di a rispettare tutte m' data: secondo quello dei liberali io la ricerco. Io accolgo,
le opinioni e tutte le convinzioni " poich " ogni convinzione secondo gli uni, la verit bella e pronta, purch la chieda alla gra-
legittima ", e bisogna a esser tolleranti verso le opinioni altrui ". zia del dispensatore ; io devo rintracciarla, secondo gli altri e ten-
dervi come a mia mta futura.
Ma " le vostre idee non sono le mie e le vostre vie non sono
le mie ". O piuttosto lasciatemi dire il contrario: i vostri pensieri In ambo i casi la verit (idea vera) posta fuori di me ed
sono i miei pensieri, in questo senso che ie ne dispongo a mio io aspiro a ottenerla sia sotto forma di dono (dalla grazia), sia
piacere e li abbatto inesorabilmente; essi sono mia propriet, che coll'acquisto (mediante il mio proprio merito). Dunque nel primo
io, se cos mi piace, posso distruggere. Io non attendo la vostra caso la verit un privilegio, nei secondo invece pu esser conse-
autorizzazione, per isciogliere in fumo i vostri pensieri. me non guita da tutti (poich n la Bibbia n il santo padre, n la Chiesa
cale affatto che essi sieno vostri ; son pure miei, e il trattarli nel- ne hanno l'esclusivo possesso), e il mezzo con cui la si ottiene
l'uno o nell'altro modo un mio diritto. Tacer, se mi piacer di la speculazione.
lasciarvi tranquilli colle vostre idee. Credete forse che le idee Cos gli uni come gli altri sono dunque privi di un titolo di
volino senz'altro intorno libere come gli uccelli e che ciascuno propriet in rapporto al vero; essi o possedono la verit in feudo
possa afferrarne una o pi per poi farla valere contro di me come (imperocch il santo padre, per esempio, non un singolo: come
una sua propriet intangibile? Tutto ci che mi vola d'intorno tale egli avr nome Sisto, Clemente, ecc , ma non quale Sisto o
mio. Clemente egli possiede la verit, bens quale " santo padre ") o
Credete forse che le vostre idee non esistano che per voi che l'hanno come un ideale. Come feudo essa riservata a pochi (pri-
voi non siate tenuti a giustificarle verso nessuno, o, meglio, secondo vilegiati), come ideale appartiene a tutti.
La libert del pensiero ha dunque questo significato: che noi
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tutti procediamo bens nelle tenebre e sulla via dell'errore, ma che libert del pensiero, poich l'uomo facilmente si avvezza a non pen-
ciascuno di noi pu in questa via avvicinarsi alla verit e perci sare diversamente dal proprio maestro.
si trova sulla retta via (" ogni strada conduce a Roma, in capo ai Ecco ad esempio, come s'esprime in proposito il ministro
mondo, ecc. "). Il che in somma vuol dire che la vera idea non pu Guizot (1): " la grande difficolt dei nostri tempi sta nella dire-
appartenere ai singolo; poich se cosi fosse, in qual modo gli si zione e nella dominazione dello spirito. Una volta la Chiesa adem-
potrebbe impedire d'ottenerla? piva a questa missione, ora l'opera sua si chiarisce insufficiente
Il pensiero, divenuto interamente libero ha proclamato molte al bisogno.
verit alle quali io devo inchinarmi. " L'adempiere tale compito spetta ora alla universalit ed essa
Esso tende a comporsi in un sistema e a rivelarsi in una forma non vi verr meno. Noi che siamo al governo, abbiamo il dovere
assoluta. Nello Stato, p. es., esso ricerca l'ideale del reggimento di renderle agevole quest'officio. La carta vuole la libert del
politico secondo ragione; nell'uomo persegue l'ideal tipo umano. pensiero e della coscienza ".
Il pensatore si distingue dal credente solo in ci che egli Cosicch in favore della libert del pensiero e della coscienza
crede in un pi largo insieme di cose. il ministro impone la " direzione e la dominazione dello spirito "!
Egli ha in somma migliaia di articoli di fede, mentre al cre- Il cattolicismo citava quelli che voleva assoggettare a giudizio
dente bastano pochi. Ma il credente riesce facilmente a comporre dinanzi al foro ecclesiastico, il protestantesimo li trascinava di-
i suoi articoli di fede in un sistema ch'egli erige p i a norma dei nanzi a quello della cristianit biblica. Parr da vero grande pro-
suoi apprezzamenti. Ci che non si confa a tale sistema, ei lo ri- gresso che li si citino ora dinanzi al foro della ragione, secondo
getta senz'altro. i desideri di Ruge ( 2 ) ? Che la Chiesa, la Bibbia o la ragione (alla
E nello stesso modo procedono i pensatori nella dichiarazione quale si richiamavano del resto gi Luter ed Huss) rappresentino
dei lori principii. Invece di affermare: " se una cosa viene da l'autorit sacra, poco importa, poich l'autorit sacra rimane.
Dio, voi non giungerete a distruggerla ", essi dicono : " tutto ci N la questione si risolve pi agevolmente col proporla a
che scaturisce dalla verit, vero " : al principio : " sia gloria a questo modo : " Il diritto spetta all' universit ( Stato, legge, co-
Dio ", sostituiscono quest'altro : a sia gloria alla verit ". Ma per stumi, moralit, ecc.) oppure ai singoli? ". Bisogna invece risolu-
me affatto indifferente che la vittoria sia di Dio o della verit tamente cessare di parlar di diritto e di lottare soltanto contro
l'essenziale che sia mia. i " privilegi ". Una libert d'insegnamento " ragionevole " uni-
Come possibile del resto immaginare una libert illimitata camente inspirata alla coscienza della ragione (3) non ci condurr
nello Stato o nella societ? Lo Stato potr, s, difendere l'un cit- pi vicino alla mta; noi abbiamo bisogno invece d'una libert
tadino contro l'altro, ma non gi mettere in pericolo la propria d'insegnamento egoistica, in virt della quale ciascuno possa affer-
esistenza col concedere una libert illimitata, che, per lui, sarebbe marsi e manifestarsi senza alcun impedimento.
licenza. Cos nella " libert dell' insegnamento " esso dichiara sol- Qual vantaggio si ritrarrebbe da ci, che, come prima era li-
tanto di accettare di buon g ado chiunque insegni secondo i prin- bero l'io ortodosso, legale, morale, ecc., diventasse libero ora l'io
cipii della autorit. I concorrenti debbono tener conto appunto ragionevole? Sarebbe questa la libert individuale?
di quello che " esige lo Stato ". Se per esempio la Chiesa non Se io sono libero quale essere ragionevole se ne dovr con-
pu consentire ai principii che lo Stato accetta e fa proprii, essa chiudere che libero quello che in me e ragionevole : cio la ra-
sar costretta ad escludersi volontariamente dalla concorrenza gione. Ora questa libert della ragione, ossia dello spirito, fu
(come, p. es., in Francia). Il confine posto dallo Stato ad ogni
(1) Seduta della Camera dei Pari del 25 aprile 1877.
concorrenza si chiama la " vigilanza e l'ispezione superiore dello
Stato. E cos, col limitare la libert d'insegnamento entro certi (2) Anekdota 1. 120.
determinati confini, lo Stato impone un ostacolo insuperabile alla (3) RUGE, Anekdota, 1, 127.
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sempre l'ideale del mondo cristiano. Si volle render libero il pen- appartiene ai preti che " sanno comprendere i pi alti interessi
siero (e, come abbiamo gi detto, anche il credere una forma dell'umanit " : " la essenza stessa dello spirito ".
del pensare, cosi come il pensare un credere pur esso) in Per il credente le verit sono un fatto compiuto; per chi pensa
vantaggio cos di quelli che avevano una fede come di quelli che liberamente esse sono invece una cosa che si deve ancora attuare.
possedevano la ragione. Ma la libert di coloro che pensano non Per quanto scettico sia il libero pensatore, gli resta ancor sempre
diversa dalla " libert dei figli di Dio " e trae seco in pari tempo la fede nelle verit, nello spirito, nell'idea, e nel lor trionfo. Il
la pi spietata gerarchia o schiavit del pensiero; poich all'idea pensiero libero non pecca contro lo spirito santo. Ma ogni pen-
soggiace l' io. Se i pensieri son fatti liberi io divento il lor schiavo siero che non pecca contro lo spirito santo una credenza super-
io non ho pi nessun potere su di loro e sono da essi dominato. stiziosa negli spiriti e nei fantasmi.
Ma io voglio invece possederlo io il pensiero, anzi possederne Io non posso rinunziar al pensare cosi, come non posso ri-
molti ed essere a un tempo senza pensieri: voglio in somma non nunziare a sentire ; non posso rinunziare all'attivit dello spinto
la libert del pensiero, ma la spensieratezza. come non posso rinunziare a quella de' sensi. Come il sentire
Certo se desidero che i miei simili mi comprendano io non il nostro senso delle cose, cos il pensare il nostro senso degli
posso far uso che de' mezzi umani, i quali stanno a mia disposi- esseri (idee). Gli esseri hanno la loro esistenza in tutto ci che
zione appunto perche, oltre ad esser io, sono anche uomo. E in cade sotto il dominio dei sensi, e particolarmente nella parola. La
verit, soltanto quale uomo io ho dei pensieri. Quale singolo io potenza delle parole tiene dietro a quella delle cose; dapprima
sono senza pensiero. Chi non pu liberarsi da un pensiero non noi siamo soggiogati colla ferula, poi con la persuasione. La forza
che uomo: uno schiavo del linguaggio, di questa legge umana, di delle cose abbatte il nostro coraggio; contro la potenza d'una con-
questo tesoro delle umane idee. Il linguaggio la " parola " vinzione cio della parola sono impotenti la tortura e la
il nostro peggior tiranno, poich solleva contro di noi un esercito spada. Gli uomini convinti resistono ad ogni tentazione di Satana.
d'idee fsse. Osserva te stesso nel momento appunto che stai pen- Il Cristianesimo tolse alle cose di questo mondo il loro fascino,
sando e vedrai che non puoi procedere, se non restando di tratto non il lor potere su di noi. Io voglio innalzarmi al di sopra della
in tratto senza pensieri e senza parole. Non soltanto nel sonno ma, verit e sottrarmi al lor dominio, esse devono essere al mio co-
anche nell'atto stesso del riflettere tu sei a ogni tratto senza idee spetto cos comuni e indifferenti come tutte le altre cose, io non
e senza parole. E soltanto per quell'assenza di pensieri, per quella consentir n che esse mi soggioghino n che mi esaltino Non
misconosciuta libert di pensiero o meglio liberazione dal pensiero, havvi alcuna verit n il diritto, n la libert, n l'umanit
tu appartieni a te stesso. Soltanto in virt di essa tu puoi giun- che possa levarsi di contro a me e piegarmi. Le verit non
gere a tale da adoperar il linguaggio quale tua libera propriet. sono altro che parole, vanit come vanit sono per il Cristia-
Finch il pensiero non il mio pensiero, esso non sar mai nesimo tutte le cose. Nelle parole e nelle verit (ogni parola
altro che la continuazine, l'ampliazione d' un'idea comune: il la- una verit, poich, come Hegel sostiene, non possibile dire una
voro d'uno schiavo, d'un a servo della parola ". Pel mio pensiero bugia) non havvi salute per me, come non v'ha salute nella va-
la individualit mia il principio unico e l'unica mta: e il suo nit delle cose per il cristiano. Le ricchezze di questo mondo non
corso non altro che il corso del godimento di me stesso. Invece mi rendono felice, ma neppur la verit pu farmi tale. La storia
il pensiero assoluto o, come dicono, libero ha per principio della tentazione non pi rappresentata da Satana bens dallo
s stesso, rappresentato quale la pi alta " astrazione " (per esem- spirito il quale non seduce pi col fascino delle cose di questo
pio quale esistenza) che sia dato raggiungere. Ma questa stessa mondo, ma con l'idea delle cose, con lo " splendor dell'idea ".
ampliazione viene poi a sua volta continuata ed amplificata. Dopo i beni mondani bisogna sfatare anche le cose sacre.
Il pensiero assoluto appartiene allo spirito umano. Or lo spi- Le verit sono frasi, parole (); la connessione delle parole
rito umano uno spirito santo. Perci questo modo di pensare forma la logica, la scienza, la filosofia.
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Per pensare e per parlare io abbisogno della verit e delle soffermarti o precedere ancora, come ti aggrada. Cos di questo
parole, come per mangiare abbisogno dei cibi. Le verit sono le come d'ogni altro lavoro, che sta in tua facolt di tralasciare quando
idee degli uomini, espresse in parole, e perci reali al pari delle non vuol pi continuarlo. Non altrimenti, quando tu non puoi pi
cose quantunque non esistano che per lo spirito o pel pensiero. credere ad una cosa, non devi costringer te stesso a credere, ad oc-
Esse sono leggi umane e creazioni umane, tenute, s per manife- cuparti in eterno di quella cosa come se fosse una verit sacrosanta,
stazioni divine, ma non fatte a me estranee dopo l'atto della lor alla quale tu abbia obbligo di aver fede come fanno i teologhi e
creazione. i filosofi, bens puoi disinteressartene a tuo talento e lasciarla da
L'uomo cristiano colui che crede nell'idea e ne vuole attuare parte. Gli spiriti infeudati alla religione interpreteranno certo il
il dominio. Molti, vero non accolgono le idee se non dopo di tuo disinteressamento quale " poltroneria, spensieratezza, durezza
averle sottoposte alla critica, ma in ci somigliano al cane che di cuore, aberrazione dello spirito, ecc. ". Ma tu lascia dire. Nes-
annusa le persone, per iscoprire il suo padrone : tutto per lui si suna cosa, nessuna " santa causa " degna che tu serva a lei, e
svolge intorno a un' idea predominante. Il cristiano moltiplicher che te ne occupi per amor d'essa; il suo valore tu devi ricercarlo
le riforme e le rivoluzioni, distrugger i concetti dominanti da se- unicamente in ci, che essa ti sia utile. Siate come i bambini con-
coli; ma sempre sar in cerca d'un nuovo principio, d'un nuovo siglia un precetto evangelico. Ebbene, i bambini non conoscono
signore, e sempre aspirer ad innalzare una pi sublime o pi sacri interessi, nulla sanno delle " sante cause ". Ma sanno, per
profonda verit, a creare un nuovo culto, a proclamare qualche contro, molto bene a che tenda la loro volont; e a farla trionfare
nuovo spirito preconizzato alla dominazione, a stabilire una nuova essi si adoperano con tutte le loro forze.
legge per tutti. Ne il pensare ne il sentire potranno mai essere aboliti. Ma la
Sia pure una sola la verit, cui l'uomo dovrebbe dedicare la potenza dei pensieri e delle idee, la dominazione delle teoriche e
vita e le forze, egli soggetto sempre ad una regola, ad un do- dei principi, la supremazia dello spirito, in breve la gerarchia,
minio, ad una legge: egli servo. N importa che questa norma dureranno sino a tanto che i preti, vale a dire i teologhi, i filosofi
sia l'uomo, l'umanit, la libert, o un'altra astrazione qualunque. gli uomini di Stato, i borghesi dalla angusta mente, i servitori, i
genitori, i figli Proudhon, George Sand, Bluntschli avranno
Bisogna dire invece : Se tu vuol continuare ad aver dei pen- voce in capitolo ; sino a tanto che si creder nei princip e se ne
sieri, quest' affar tuo ; soltanto sappi che se tu vorrai che il tuo far argomento di critica, poich anche la critica pi spietata, che
pensiero riesca a qualche utile certo, molti e difficili sono i pro- abbatte tutti i principi ammessi, pur contrastandoli, li presuppone.
blemi che ti bisogna sciogliere, e senza averli superati tu non an-
drai molto lontano. Dunque non esiste per te il dovere o la Tutti criticano. E poi che i criteri sono differenti, si d la
vocazione d'occuparti delle verit e dei principii; ma se ci tieni a caccia al " giusto criterio ". Questo giusto criterio la promessa
farlo, sar bene che tu tenga conto delle vane fatiche gi durate essenziale. Si procede da una tesi, da una verit, da una credenza.
dagli altri nel percorrere un s arduo cammino. Queste son creazioni non della critica, ma del dogmatismo e della
civilt odierna, e vengono accettate senza esame. Tali " la libert ",
Cosicch colui che vuole pensare, si prefigge, tacitamente o l'umanit, ecc. Il dogmatismo, non la critica, ha scoperto l'uomo,
inconsciamente un compito ma questo compito non pu essere e a questa verit oggi anche la critica crede, come in un articolo
per lui un obbligo, perche nessuno pu esser costretto a credere di fede.
o a pensare. A costui si potr dire: Tu non vai abbastanza lon-
tano, il tuo interessamento limitato e poco sincero, tu non miri Il segreto della critica sempre una qualche " verit " ; la
al fondo della cosa, in somma tu non potrai adempiere conve- sua forza un mistero.
nientemente al compito tuo. Ma quale che sia il punto cui sei Ma io distinguo la critica servile da quella libera. Se la pre-
pervenuto, tu puoi bene considerarlo come la mta se cos ti piace messa che io accetto l'ente supremo, tutta la mia critica non
poich non hai nessuna missione di dover andar oltre, e puoi servir che a quest'ente. Se io, per esempio, sono dominato dalla
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fede nello " Stato libero ", ogni mia indagine avr per fine di E cos ritorniamo a ci di cui parlammo pi sopra, siamo cio
ricercare che cosa convenga a quello " Stato ", che io immagino, costretti ad affermare un'altra volta che il Cristianesimo consiste
perch l'amo. Se a principio della mia critica io pongo la reli- nell'evoluzione d'un mondo di idee, che esso , in somma, l'attua-
gione, io divider tutte le cose in divine e in diaboliche, e la na- zione della " libert dei pensieri ", lo " spirito libero " per eccel-
tura mi si riveler o su la traccia di Dio o su quella del demonio lenza. La critica che si d nome di vera e che io chiamo la cri-
(da ci derivano anche le denominazioni : Dono di Dio, Monte di tica officiosa, non dunque diversa dalla critica detta libera : al
Dio, Pulpito del diavolo, ecc.), e gli uomini mi appariranno sotto pari di questa appunto, non propriet mia esclusiva.
il solo aspetto della lor fede : credenti o irreligiosi. Se io critico Le cose stanno diversamente, quando ci che tuo non viene
avendo fede nell' uomo, io distinguer tutti gli uomini m umani mutato in entit, ne personificato o rappresentato quale uno " spi-
e inumani. rito " che abbia propria esistenza. Il tuo pensare non ha per fon-
La critica stata fin qui un'opera d'amore poi che noi la eser- damento il pensiero astratto, ma la individualit tua. Con esso
citammo sempre per amore di qualche essere. Per ci essa proce- dunque tu premetti te stesso. Il mio pensiero presuppone la mia
dette sempre a seconda del precetto del Nuovo Testamento : Esa- esistenza. Ne segue che esso non preceduto da un pensiero, e
minate tutte le cose e conservate ci ch' buono. Il " buono " per ci esiste senza una premessa. Poich quello che io rappre-
il criterio, la pietra del paragone. Il buono, che si riaffaccia a sento pel mio pensiero, non gi una astrazione dei pensiero, ma
ogni ora sotto tutti i nomi e in tutte le forme, fu sempre la la facolt stessa del pensare che non esiste indipendente-
premessa, il punto fermo dogmatico della critica l'idea fissa. mente da chi la possiede.
Senza esitare il critico, mettendosi al lavoro, accetta la Questa inversione del concetto comune pu a primo aspetto
premessa della a verit ", e va in traccia del vero, confidando che parere un cosi vano artifcio verbale che persin coloro, contro i
sia possibile trovarlo. Vuole scoprire la verit nella quale ap- quali essa rivolta, giudicherebbero inutile il confutarla : se essa
punto sta il " bene " cui sopra accennammo. non traesse seco molte pratiche conseguenze.
Premettere significa mettere un pensiero per fondamento agli Per compendiarle in poche parole, io affermo che non l'uomo
altri, o pensare una cosa prima d'ogni altra e continuar poi a pen- in astratto, ma il singolo, la misura di tutte le cose. Il critico
sare partendo da quella cosa e facendo di essa norma a tutti gli officioso ha di mira un altro essere, un'idea, cui intende servire.
altri pensieri. In altre parole vuol dire che l'atto del pensare deve uello che si fa per amore di questo essere, di questa idea, non
incominciar da un pensiero. Certo, se il pensare potesse incomin- forse un'opera d'amore? Ma io, quando critico, non ho di mira
ciar davvero, se esso insomma fosse un soggetto, agente per nemmeno me stesso: bado a divertirmi secondo i miei gusti e
s stesso, converrebbe ammettere che gli si debba attribuire un cedo, volenteroso, al mutevole capriccio dell'ora.
principio. Ma la personificazione del pensare per appunto l'ori- Anche pi chiara parr la differenza ch'e tra i due concetti
gine degli innumerevoli errori che prevalgono. Il linguaggio del quando si rifletta che la critica officiosa, guidata com'
sistema hegeliano presuppone appunto questa personificazione, dall'amore, crede di servire alla cosa stessa.
un' Idea-fantasma. Il liberalismo invece personifica la critica e di
essa suol dire: " la critica " o con diverse parole, la " coscienza Non si vuol rinunziare alla verit assoluta, e si va continua-
individuale " fa questo e quest'altro. Ma la personificazione del mente in cerca di essa. Ma che altro , codesta verit se non
pensiero, come quella della critica, importa la premessa dell'esi- l' " ente supremo? " Anche la vera critica dovrebbe disperare
stenza loro. Pensiero e critica dovrebbero essere essi medesimi la d'ogni salute quando perdesse la fede nella verit. Eppure la ve-
premessa della attivit loro poich senza l'essere non v' ha azione. rit non altro che un' idea, anzi per eccellenza l'idea inconfuta-
Ma il pensiero, quale premessa, un' idea fissa, un dogma : pen- bile, quella che sta al sommo di tutte le altre : la consacrazione
siero e critica non possono adunque procedere che da un dogma. del " pensiero ". La verit durer pi a lungo di tutti gli dei;
poich solo per amor suo le divinit furon dis trutte e pi tardi
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Dio stesso fu abbattuto. Al crepuscolo degli dei sopravvive la esse son soggette al tuo dominio e fatte propriet tua. Se pi
verit, poich essa l'anima immortale di quel mondo tramon- tardi esse ti sfuggiranno, ci significher che non erano vere, e
tato : la divinit stessa. dimostrer in pari tempo la tua impotenza. Poi che nella tua
Io voglio rispondere all'interrogazione di Pilato : " Che cosa impotenza la potenza loro, nella tua umilt a loro esaltazione.
la verit? ". La verit il per siero libero, l'idea libera, lo spi- La loro verit sei dunque tu, o il nulla che tu rappresenti
rito libero; la verit ci che libero da te, quello che non appar- per esse e nel quale esse si dissolvono: la loro verit la va-
tiene a te, che non in tuo potere. Ma in pari tempo essa pur nit loro.
ci che assolutamente dipendente, impersonale, irreale e incor- La verit pi non mi angustia quando interamente mi appar-
poreo; la verit non pu agire da s stessa, come tu agisci, non tiene, quando cio di' essa pi non si pu dire, come di
pu come te muoversi, mutarsi, svilupparsi ; la verit at- un'astrazione personificata: " La verit si svolge, domina, si fa
tende e riceve da te ogni cosa e non esiste che in grazia tua; strada, trionfa ". No, non essa trionfa; essa non che un mezzo
poich essa non che nella tua mente. Tu ammetti che la verit alle mie mani per conseguire la vittoria come la spada. La
sia un'idea, ma non vuol consentire che ogni idea sia vera: tu Verit non ha esistenza propria: una lettera, una parola, una ma-
affermi anzi che non ogni idea veramente e realmente un' idea. teria, che io impiego a mio talento. Ogni verit per s stessa
E da che cosa riconosci tu e misuri il valore dell'idea? Dalla una cosa morta; essa non trae la vita che da me, cio dalla mia
tua impotenza, cio dal non poterla tu padroneggiare. Se essa ti forza vitale. Tale un mio organo. Le verit sono simili alle
soggioga, se essa ti infiamma e ti trascina seco, tu la tieni per erbe buone o cattive; il giudicare se un'erba sia buona o cattiva
vera. Il dominio ch'essa ha su te ti norma a giudicare della appartiene a me solo.
verit sua ; e se l'idea ti possiede tu ti senti a tuo agio poich Per me gli oggetti non sono altro che materiali che io con-
Kai trovato il tuo padrone e signore. Quando tu andavi in cerca sumo. Dovunque io stenda la mano, io afferro una verit, e la
della verit, a che cosa aspirava il tuo cuore? A crearsi un pa- adatto ai miei fini. La verit mi appartiene, io non ho bisogno
drone! Tu non aspiravi al tuo proprio potere: tu volevi innalzare di desiderarla. Render un servizio alla verit non mai stato
un potente : " innalzate il signore, il nostro Dio ! " La verit, mio mio proposito: la verit non che un alimento pel mio cervello
caro Pilato, la padrona, e tutti coloro che esaltano la verit che pensa, a quella guisa che la patata un alimento pel mio sto-
cercano ed esaltano un padrone. Dove esiste questo padrone? Dove, maco e l'amico pel mio cuore che desidera la compagnia. Sino a
se non nella vostra testa? Esso non che spirito, e dovunque tanto che io ho voglia e forza di pensare ogni verit mi serve
tu credi di mirarlo esso rimane sempre un fantasma. Il signore per usarla a mio talento. Quello che per i cristiani il mondo,
non che un'astrazione generata dall'angoscia in cui si tortu- per me la verit : vanitas canitatum. Essa esiste con lo stesso
rarono i cristiani per render visibile l' invisibile, corporeo lo spi- diritto per cui esistono le altre cose delle quali il cristiano ha pur
rituale. dimostrata la vanit. Il suo valore essa l'attinge da me. Per ci
Finch tu credi alla verit, non avrai mai fede in te stesso e essa non ha forza: una creatura.
sarai sempre un servo un uomo religioso. Tu solo sei la verit, La vostra attivit ha creato opere innumerevoli; per essa voi
o meglio, tu sei da pi che la verit, poi che questa avanti di te avete mutato la figura della terra erigendo in ogni luogo monu-
non era. Certo anche tu indaghi il vero, e fai delle critiche; ma menti umani; ebbene, allo stesso modo, voi potrete nel vostro
non ti affanni a perseguire una " verit superiore ", e non la poni pensiero scoprire verit innumerevoli, e noi ve ne sapremo grado.
come fondamento del tuo investigare. Tu ti accingi a pensare, a Solo, siccome io non voglio esser il servo delle vostre macchine,
immaginare, a studiare i fenomeni per il solo fine di rendere tutte vi aiuter a metterle in moto non per altro che per mio van-
le cose accessibili alla tua comprensione s da poterle fare tue taggio : user delle vostre verit, ma non mi metter gi al loro
proprie e sommetterle al tuo potere; e tu le giudichi vere quando servizio.
324 325
Tutte le verit che stanno in mio potere mi sono accette, ma il criterio della verit. Ma io non sono un'idea: sono pi che
una verit, che sia al disopra di me, una verit secondo la quale un'idea sono l'indefinibile.
io debba dirigermi, io non la riconosco. Per me non esiste alcuna La mia non una critica serva d'un' idea ; una mia pro-
verit assoluta, nessuna verit superiore, perche al disopra del priet.
mio io non vi nulla. Neanche la mia essenza, l'essenza dell'uomo
superiore a me, sebbene io non sia che una goccia nell' immenso La critica che ama darsi nome di vera, non cerca nei feno-
mare. meni se non quello che all'uomo; al vero uomo, pu convenire,
la critica individualistica indaga quali siano le cose che conven-
Voi ritenete d'aver fatto il pi maraviglioso degli sforzi, gano all'Io.
quando audacemente sostenete, che siccome ogni et ha i suoi veri,
cos una " verit assoluta " non esista. Ma con ci voi lasciate La critica cosidetta libera si occupa d'idee, e perci schiava
ancora ad ogni et il suo vero e create appunto con ci la verit delle teoriche. Essa s'illude bens di lottare contro i fantasmi,
assoluta la verit che non fa difetto ad alcun tempo, da che cia- ma dai fantasmi non pu astrarre. Le idee, che la occupano, non
scuno sente, possiede la sua verit, quale che essa si sia. O in- scompaiono mai interamente ; l'alba del nuovo giorno non ha il
vece intendete forse lire che in ogni et si pensato, si sono potere di cacciarle.
avuti dei pensieri che mutarono poi di tempo in tempo? No, dovete Il critico che appartiene a questa scuola pu giungere bens
dire che ogni tempo ebbe una verit in cui credette come in un all'atarassia contro le idee, ma non a liberarsene del tutto. In
articolo di fede ; e in fatti non ci fu et nella quale non si sia somma egli non riuscir mai a vincere il preconcetto, che al di-
riconosciuta una qualche a verit superiore ", una verit, dinanzi sopra dell'uomo in carne ed ossa deve esistere qualche cosa di
alla quale si credette che gli uomini dovessero inchinarsi. Ogni superiore, vale a dire l'umanit, la libert, ecc. Egli sar sempre
verit rappresenta l'idea fssa dell'et che l'ha prodotta, e se in preoccupato dalla " vocazione " dell'uomo: " dell'umanit ". E
corso di tempo una nuova ne sorge, la ragione si che se ne cer- quest'idea dell'umanit rimarr sempre inattuabile, appunto per-
cava appunto una nuova. Non si faceva altro che vestir la pazzia che un'idea e non potr esser mai che un'idea.
di nuove spoglie. Poich gli uomini volevano e chi dubiterebbe Se invece io concepisco l'idea quale cosa mia, essa per ci
che non ne avessero il diritto? esaltarsi per un'idea. Vole- solo gi attuata dacch la sua realt in me : la sua realt con-
vano, cio, esser dominati, posseduti da un'idea. La dominatrice siste in ci, che io, il vivente, la posseggo.
pi recente l'idea della a nostra essenza " ossia dell' uomo.
Ogni critica libera ebbe per fondamento un' idea. Ebbene, per la Si afferma che nella storia universale si attua l'idea della
critica egoistica il fondamento l'Io, l'indefinibile, il reale, non libert. Al contrario : quell' idea non diviene realt se non quando
l'imaginario o imaginabile soltanto (solo quello che imaginato pensata da un uomo, e in quel grado appunto che esiste quale
pu essere espresso con la parola, perch la parola coincide col pensiero individuale. Ci che si svolge non gi l'Idea per s,
pensiero). Il vero ci che mio, il falso quello che a me non ma l'uomo; o meglio l'evoluzione dell'Idea non che la conse-
appartiene; vera , p. es., l'associazione, falsi son lo Stato e la guenza dell'evoluzione dell'uomo.
societ. La critica " libera e vera " si travagliata per assicurare Il critico in somma non pu dirsi padrone delle idee, finch
la dominazione continua d'un'idea, d'uno spirito: la critica in- contr'esse combatte come contro nemici ; a quel modo che non
dividualistica non pensa in vece che alla soddisfazione dell' Io : padrone delle passioni il cristiano che cerca di vincerle e di sog-
e in ci si accorda non vogliamo risparmiarle quest'onta giogarle.
alla critica animale dell'istinto. Per me come per l'animale, si
E cosi la critica non ha saputo sin qui abbattere un'idea che
tratta unicamente del mio io e non gi della " cosa ". Io sono
col mezzo d'un'altra; p. es. quella del privilegio con quella del-
l'umanit, quella dell'egoismo con quella del disinteresse.
Cosicch il Cristianesimo nel suo finire ritorna qual'era alle
326 327
sue origini: avversatore dell'egoismo. Non al singolo ma alla Ebbene, allo stesso modo, chi veramente signore dei suoi pen-
idea, all'astrazione, esso assegna il primo posto. sieri pu respingere da s tutte le idee che furono care un tempo
Guerra di preti contro l'egoismo, guerra di coloro che pen- al suo cuore e infiammarono il suo zelo, e nondimeno riguada-
sano religiosamente contro quelli che pensano irreligiosamente ; gnar mille volte ci che ha perduto, poich egli, il loro creatore
ecco tutto il contenuto della storia cristiana. Nella critica pi re- permane.
cente quella guerra abbraccia ogni cosa e il fanatismo diviene uni- Inconsciamente noi tendiamo tutti al dominio. E difficile che
versale n pu scomparire in altro modo che distrutto dal suo non vi sia tra noi chi non abbia dovuto rinunziare a qualche sen-
medesimo furore. timento sacro, a qualche idea sacra, a qualche sacra credenza.
Ma a me che importa che ci ch'io faccio o penso sia cri- Tutta la guerra contro le convinzioni procede dalia opinione che
stiano, umano, liberale o non sia? Purch io ottenga quel che noi abbiamo forza di cacciare il nemico dalle trincee di idee ch'e-
voglio purch trovi in ci una mia soddisfazione, adottate pure gli ha eretto intorno a s. Ma ogni cosa che io faccio inconscia-
quel nome che meglio vi piace: per me tutt'uno. mente, non la faccio che a mezzo, sicch dopo ogni vittoria ri-
portata su di una credenza io diverr un'altra volta il prigioniero
Anch'io forse mi difendo in quest'istante dai pensieri che ho (l'ossesso) d'una credenza nuova che mi costringer al suo servizio.
avuto poc'anzi, e anche muto, da un momento all'altro, in un E cos dopo che avr cessato di essere schiavo della Bibbia, di-
tratto, i miei atti, ma non gi perche essi non sian conformi agli verr servo della ragione o dell'umanit.
insegnamenti del Cristianesimo, o perch contrastino agii eterni
diritti umani, o perche cozzino coll'idea della societ umana, del- Signore dei miei pensieri, io li ricoprir, s del mio scudo,
l'umanit, dell'umanesimo, s invece per la ragione che quei pen- cos come difender contro tutti le cose che m'appartengono. Ma
sieri o quegli atti non mi appagano pi interamente, perch io in pari tempo assister indifferente all'esito della pugna, deporr
dubito della lor convenienza, o perch la mia condotta di poc'anzi serenamente il mio scudo sui cadaveri delle mie idee e delle mie
pi non mi piace. credenze abbattute, e avr un sorriso di trionfo anche nella scon-
fitta. questo l'aspetto giocondo della cosa. Esercitar l'ironia
Siccome il mondo divenuto un materiale, del quale io di- contro le piccole miserie umane facile a ognuno che possegga
spongo a mio talento, cosi anche lo spirito quale propriet deve dei " sentimenti elevati ". Ma lasciarle libero corso contro tutte
mutarsi in un materiale, dinanzi al quale nessun sacro timore pi le " grandi idee, i sentimenti sublimi, i nobili entusiasmi e la
mi colga. Quind'innanzi io non rabbrividir pi per un'idea, per santa fede " ecco ci che solo vale a dimostrare ch'io sono ormai
quanto possa essere ardita o anche " diabolica ", poich se quel- il padrone d'ogni cosa.
l'idea comincia a diventarmi importuna sta in mio potere l'an-
nientarla. Ma neppur dinanzi ad alcun atto io mi ritrarr tremando Se la religione ha posto la tesi che noi siamo tutti peccatori,
perch in esso s'asconda uno spirito di empiet, d'immoralit, d'in- io le contrapporr quest'altra: noi tutti siamo perfetti! Poich a
giustizia. Forse che San Bonifacio si lasci trattenere da scrupoli ogni istante noi siamo tutto quello che possiamo essere e non ab-
religiosi nell'abbattere la sacra quercia dei pagani? Se tutte le biamo in alcun momento il bisogno n il dovere d'esser qualcosa
cose del mondo son fatte vane devono divenir tali anche le idee. di pi. E poich noi non abbiamo difetti, anche il peccato perde
Nessun pensiero sacro, nessun sentimento sacro (non il il suo significato. Potrete mostrarmi ancora un solo peccatore
sentimento dell'amicizia, non il sentimento materno), nessuna cre- quando nessuno avr pi l'obbligo di condursi secondo il volere
denza sacra. Essi sono tutti alienabili come una propriet mia, e di qualche cosa o di qualche essere a lui superiore? Ma se io non
da me possono essere cosi distrutti come creati. ho bisogno che di soddisfar me stesso, io non sono pi un pec-
Il cristiano pu perdere tutte le cose, tutti gli oggetti, tutte catore, n tale sar, anche quando io non riesca a soddisfarmi,
le persone pi caramente dilette senza ritener perduto per questo dacch in nessun caso io avr offesa una cosa sacra. Se invece
s stesso, o nei senso cristiano il suo spirito, la sua anima. voglio essere un uomo pio, dovr cercar di condurmi a modo di
III.

L'Unico.
L'et precristiana e la cristiana perseguono due fini l'uno
all'altro contrario ; questa vuole idealizzare ci ch' reale, quella
attuare l'ideale; la seconda va in cerca dello " spirito santo ", la
prima della " glorificazione del corpo ". Per ci l'una si chiude
con l'insensibilit in cospetto al reale, col " disprezzo del mondo ",
l'altra finir con l'abbandono dell'ideale, col "disprezzo dello spi-
rito ".
Il contrasto tra il reale e l'ideale non potr mai comporsi;
l' uno non potr mai diventar l'altro ; se l' ideale si mutasse nel
reale, non sarebbe pi l'ideale, e per converso se ci che reale
si mutasse nell' ideale, il reale pi non sarebbe. Il dissidio non
potr esser risolto che il giorno in cui si sopprimer l'uno e
l'altro: l'ideale e il reale. Soltanto allora il contrasto potr ces-
sare: altrimenti idea e realt non potranno mai confondersi in
una cosa sola. L'idea non pu esser attuata in modo da ancor
restare un' idea, bens solo dissolvendosi nella realt. E la stessa
cosa, per converso, si deve dire del reale.
Ora noi vediamo negli antichi i seguaci dell' idea, nei mo-
derni i seguaci della realt. Cosi quelli come questi non possono
liberarsi dal contrasto che li travaglia e anelano sempre a un'altra
cosa. Gli uni aspirarono allo spirito poi, quando fu paga la
lor brama, lo spirito parve finalmente esser venuto, ecco che gli
altri agognarono subito a dare a quello spirito forma corporea,
vanamente struggentisi in un inutile sforzo, in un pio desiderio
disperato d'effetto.
Il pio desiderio degli antichi era la santit, il pio desiderio
dei moderni l' incarnazione. Ma nello stesso modo che l'et
332 333
antica dovette tramontare il giorno che il suo voto fu pago, cos La famiglia, lo Stato, non hanno importanza pel cristiano
e impossibile attuare il concetto che l'et moderna persegue senza in quanto realt vera: a quelle cose divine egli non tenuto,
uscir dal cerchio del Cristianesimo. Al soffio di purificazione che come l'antico, a sacrificarsi: bens esse devono unicamente servire
attraversa il mondo antico, corrisponde l'idea dell'incarnazione all'incarnazione dello spirito. La famiglia reale divenuta indif-
che penetra il mondo cristiano: Dio scende in mezzo a questa ferente; una famiglia ideale la sola vera dovrebbe sorger
terra, si fa umana carne per redimerla, cio per compenetrarla da quella una famiglia sacra, benedetta da Dio o, secondo il
della sua divinit. E siccome Dio l' " idea " o lo a spirito ", concetto liberale, " una famiglia secondo ragione ". Presso gli
cosi (come appunto in Hegel) si finisce a introdurre l'idea da per antichi la famiglia, lo Stato, la patria, ecc., avevano carattere
tutto, e si dimostra che in ogni cosa " e l'idea e, la ragione ". divino quali cose esistenti; presso i moderni esse non son che
E cos a quel che gli stoici in altri tempi ci presentarono col destinate a diventar divine in fatto, per s, son peccaminose
nome del a saggio " corrisponde nella civilt odierna " l' uomo " : e terrestri, ed hanno bisogno d'esser redente. Il senso di tutto
l' uno e l'altro astrazioni. ci in somma questo: Ci che veramente esiste non la fami-
Il " saggio irreale " degli stoici divenuto un " santo " in glia o lo Stato, ma il divino ; che poi quella famiglia compene-
carne ed ossa per l'incarnazione di Dio. Ebbene, non altrimenti trandosi del divino (la sola realt vera) possa attuarsi, ci che
l'uomo, l'io incorporeo, si attuer veramente nell'io reale: in continuamente si spera. Cosicch il compito del singolo non ,
me stesso. per costoro, di servire alla famiglia come a cosa sacra, ma invece
di servire a ci ch' divino e insinuarlo nella famiglia levando
La questione dell' " esistenza di Dio " affatic le menti dei su tutto il vessillo dell'idea, e attuando l'idea in ogni cosa.
cristiani senza tregua, incessantemente ripresa, perche il bisogno
della esistenza, delle corporalit, della personalit, della realt, Ma poich, sia pel mondo antico, sia pel cristiano, ci che
occupava gli spiriti in penosa angosciosissima indagine senza mai importa sempre il divino, cos per cammini opposti l'uno e
trovare una soluzione soddisfacente. Finalmente la questione del- l'altro finiscono a giungere al medesimo punto. Col tramonto del
l'esistenza di Dio si sciolse, ma per risorgere nella tesi dell'esi- paganesimo il " divino " si mutato nello " estramondano ", ma
stenza del divino (Feuerbach). Ma anche questa tesi non pot perch a straniarlo al tutto dal mondo l'antichit non riuscita,
reggersi, e ne pur l'ultima credenza nell'attuazione " dell'umano " il Cristianesimo si accinge a questo compito; se non che, ecco il
potr sostenersi a lungo andare. Nessuna idea ha un'esistenza, " divino " ripreso dal desiderio della terra e vi anela per redi-
poich nessuna idea capace d'aver corpo. La controversia del merla. Ma finch la civilt cristiana prevale, il " divino " - che
realismo e del nominalismo non ebbe altro oggetto : continuata l'anima a del mondo " non pu versarsi al di fuori e diven-
dal Cristianesimo, non potr finire con esso. tare il mondo stesso: troppe cose rimangono che sotto il nome
di " malvagio ", " irragionevoli ", " egoistiche ", si ribellano ad
Il mondo cristiano vuol dare forma alle idee nelle varie accoglierlo.
condizioni della vita, nelle istituzioni e nelle leggi della Chiesa
e dello Stato; ma le idee vi si ribellano, da che in esse qualche Il Cristianesimo incomincia coll'incarnazione di Dio e in ogni
cosa che assolutamente non si pu attuare. E uno sforzo continuo sua opera e in tutti i tempi s'affatica a preparare l'uomo a dar
verso un fine vanamente perseguito e non mai raggiunto. ricetto in s stesso a Dio ; tutto il suo compito si ridusse ad appa-
recchiare un asilo allo " spirito ".
Colui che vuole dar corpo alle astrazioni poco si cura delle
cose reali, non d'altro desideroso che dell'attuazione delle sue Se alla fine si afferm in modo pi speciale il concetto del-
idee; per ci appunto egli riprende mille volte ad esaminare se l'uomo e dell'umanit, ci si fatto per proclamare nuovamente
in ci che si avvera di giorno in giorno sia insita realmente 1 idea l'idea: " L'uomo non muore! ". Si credette cos che l'attuazione
che deve formare il nocciolo d'ogni cosa, e disperatamente si tra- di questa idea fosse finalmente trovata: l'uomo l'io della storia,
vaglia nell'indagine se l'idea possa o non possa tradursi nel vero. della storia universale : egli, questo essere ideale, intende a incar-
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narsi. Egli il vero " reale ", poich il suo corpo la storia, e a incarnare il concetto dello " Stato ", o a dar corpo all'idea della
di questo corpo i singoli sono i membri. Cristo rappresenta l' io famiglia ammogliandomi e procreando dei figli? Che importa a
della storia universale ; se nel concetto moderno l' io /' uomo, me di tale missione? Io vivo tanto poco per una vocazione, quanto
ci avviene perch l'imagine del Cristo s' trasformata in quella il fiore per il profumo.
dell'uomo per eccellenza. Nell'uomo si riaffaccia l'origine mi- L'ideale dell'uomo non si attuer se non quando si sar inver-
stica; poich l' uomo un essere imaginario al pari del Cristo. tita la tesi del concetto cristiano. Io, l' Unico sono l'uomo.
L'uomo quale io chiude nella storia il ciclo delle conce- La questione " che cosa l'uomo "? Si muta cosi nella questione
zioni cristiane. a chi l'uomo? " Nel " che cosa " si cercava il concetto; nel " chi "
Il Cristianesimo vedrebbe infranto il suo magico cerchio se la questione senz'altro risolta, poich la risposta data
cessasse il contrasto tra l'essere e l'ideale, vale a dire, tra Ho, da quello stesso che interroga. La risposta a quella domanda
qual', e l'io, quale dovrebbe essere ; poich esso sussiste oggid viene da s.
ancora non altrimenti che quale aspirazione ad incarnare l'idea, Si dice a proposito di Dio : " Non v' ha nome che valga a de.
ed destinato a perire il giorno che quel dissidio sar composto. finirti ". La stessa cosa dell'Io ; nessun concetto pu esprimerlo,
L'idea incarnata, lo spirito fatto carne o " perfetto ", sta dinanzi nessuna parola definirlo adeguatamente. E si dice ancora di Dio,
agli occhi dei cristiani come la " fine dei giorni ", come la " met ch'egli perfetto e che perci non gli incombe alcuna missione
della storia " : immaginazione d'un futuro ; non realt del pre- di intendere alla perfezione. Ebbene, la stessa cosa si deve pur
sente. dire dell'Io.
Al singolo non altro compito si riconosce fuorch quello di Padrone della mia forza sono io, nel momento in cui acquisto
partecipare alla fondazione del regno dei deli, cio con parole consapevolezza d'essere unico. Nell'unico il possessore si dissolve
moderne all'evoluzione e alla storia dell'umanit; e solo nel nulla creatore, dal quale nato. Qualunque essere superiore
nella misura ch'egli vi partecipa gli si riconosce un valore cri- a me, sia esso Dio o l'uomo, impallidisce al sole di questa mia
stiano, o, nel senso moderno, umano : tutto il resto polvere e coscienza d'esser l' Unico. Se in me stesso nell' " Unico ", io faccio
fango. convergere la mia causa, essa diventa propriet del singolo da cui
Ma che il singolo sia per s solo una storia del mondo e che tutto si crea e che ogni cosa e s stesso consuma; ed io potr
il rimanente della stria universale sia cosa sua, concetto che dire veracemente:
oltrepassa l'idea cristiana. Pel cristiano la storia rappresenta qual- Io ho riposto la mia causa nel nulla.
che cosa di superiore all'individuo, perch essa la storia di
Cristo, ossia dell'uomo per eccellenza; per l'egoista invece non
ha valore che la storia propria, poich egli non intende a svolgere
l'idea dell'umanit, non i progetti divini, non le intenzioni della
provvidenza, non la libert, non l'individualit sua. Egli non
vede in s stesso uno stromento dell' idea, un vaso divino ; egli
non riconosce a s prefissa alcuna missione; egli non ritiene d'esi-
stere per contribuire allo sviluppo della societ umana; egli vive
per s senza curarsi se ci per l' umanit sia un bene o un male.
Se non temessi di esser frainteso, facendo credere altrui che
io intenda lodare lo stato di natura, vorrei ricordare qui la poe-
sia del Lena, " I tre zingari " O che sono io forse al mondo
per attuare delle idee ? Per contribuire col sacrificio del mio io
FRATELLI BOCCA, Librai-Editori - TORINO, Via Carlo Alberto, 3 MILANO ROMA
27. TROJANO. Le basi dell'umanismo . . . . . . . . . . . . " 7.
28. SPENCER. Le basi del pensiero. . . . . . . . . . . . . " 8.
29. ORESTANO. I valori umani. . . . . . . . . . . . . . . " 8.
30. CANTONI, E. Kant. 2a ediz. . . . . . . . . . . . . . " 9.
31. ROMANES. L'evoluzione mentale nell'uomo. Origini della facolt
umana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . " 10.
32-33. DE SANCTIS. Storia dei Romani. Vol. I e II. La conquista del
primato in Italia . . . . . . . . . . . . . . . . . . ( e s a ur i t o)
34. FOREL. La questione sessuale esposta alle persone colte.
2a ediz. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . " 12.
35. SPENCER. Il progresso umano. . . . . . . . . . . . . . " 10.
36. SERGI. Europa. Origine dei popoli Europei . . . . . . . . " 20.
37. BARTH. Principii di pedagogia e didattica. 2a ediz. . . . " 20.
38. EUCKEN. La visione dolla vita nei grandi pensatori . . . . . " 15.
39. ZUCCANTE. Socrate. Fouti-Ambient-Vita-Dottrina . . . . . . . " 12.
40. SCHOPENHAUER. Morale e religione . . . . . . . . . . . . " 8.
41. GARELLO. La morte di Pan. Psicologia morale del mito . . " 8.
42. SPENCER. L'evoluzione morale . . . . . . . . . . . . . " 7.
43 LORIA. La sintesi economica. Studio sulle leggi del reddito . . . " 12.
44. SPENCER. L'evoluzione del pensiero . . . . . . . . . " 10.
45. GIOBERTI. La teorica della mente umana - Rosmini ed i Rosmi-
niani - La libert cattolica . . . . . . . . . " 15.
46. COVOITI. La vita e il pensiero di A. Schopenhauer . . . . " 10.
47. PASTORI: Sillogismo e proporzione. Contribu t o alla teoria e alla
s t or ia d el l a logica pura. . . . . . . . . . . . . . . " 7.
48. LEA. Storia dell'inquisizione . . . . . . . . . . . . " 18.
49. CHIAPPELLI. Dalla critica al nuovo idealismo . . . . . . . " 8.
50. NIETZSCHE. Ecce Homo. Come si diventa ci che si . . . . " 5.
51. PAULSEN. Introduzione alla filosofia . . . . . . . . . . . " 10.
52. GRANT-ALLEN L'Evoluzione dell'idea di Dio. Una indagine sulle
orgini delle religioni . . . . . . . . . . . . . . . . . " 12.
53-54-55. WAGNER. Trattato di geografia generale Tre volumi . " 32.
56. SERGI. L'uomo. Secondo le origini, l 'a n t i chi t , le variazioni e la di-
stribuzione geografica. . . . . . . . . . . . . . . . . " 20.
57. FACCIOLI. Trattato di aviazione . . . . . . . . . . . . . " 8.
58. DE SANCTIS. Storia della repubblica Ateniese . . . . . . . " 12.
59. WEININGER. Sesso e carattere. . . . . . . . . . . . . . " 12.
60. KOBATSCH. Politica economica internazionale . . . . . . . " 12.
61. SPINOZA. L'etica-Della correzione dell'intelletto . . . . . . " 10.
62. KANT. Prolegomeni ad ogni metafisica futura. . . . . . . . 9.
63. COSTA. Filosofia e Buddhismo. . . . . . . . . . . . . " 10.
64. MOSCA. Elementi di scienza politica. . . . . . . (in corso d stampa)
FRATELLI BOCCA, Societ-Editrice TORINO, Via Carlo Alberto, 3 MILANO-ROMA

65. MANARESI. L'Impero romano e il cristianesimo . . . . . . " 12.


66. TUNZELMANN. La teoria elettrica ed il problema dell'universo. Con
illustrazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . " 14.
67. RATZEL. Geografia dell'uomo. Principii di applicazione della Scienza
geografica alla Stona . . . . . . . . . . . . . . . . " 15.
68. ZINI. La doppia maschera dell'universo. Filosofia del tempo e dello
spazio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . " 14.
69. JEMOLO. Stato e Chiesa negli scrittori politici italiani dei 600
e del 700. . . . . . . . . . . . . . . . . . . " 10. -
70. CROSA. La sovranit popolare dal medio-evo alla rivoluzione
francese. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . " 8.
71-72. DE SANCTIS. Storia dei Romani Vol. III in due parti.
L'et delle guerre puniche. Con 8 carte geografiche . . . . . " 30.
73. NICEFORO. La misura della vita. Applicazioni del metodo statistico
alle Scienze naturali, alle Scienze sociali ed all' Arte . . . nette " 22.
74. SERGI. Italia - Le origini. Antropologia - cultura e civilt. Con
38 tavole . . . . . . . . . . . . . . . . . nette " 45.
75. BIANCHI. La meccanica del cervello e la funzione dei lobi frontali.
Con 61 fig. e 4 diagrammi . . . . . . . . . . . nette " 50.
76. TOFFANIN. La fine dell'umanesimo . . . . . . . . nette " 34.

NB. Questi volumi si possono avere legati elegantemente in tela con freai artistici

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