Sei sulla pagina 1di 466
Presentazione (prof. Arnaldo M. Angelini). Prefazione ... 1.1. 1.3. 1.6. . Calcolo delle capacita. » Capacita di servizio. Trasposizione . Influenza delle funi di guardia sulle capacit . Calcolo approssimato delle capacita delie lince aeree . Indice generale CAPITOLO 1 Generalita sui sistemi di produzione, trasmissione e distribuzione deli’ energia elettrica Richiesta ¢ disponibilita di energia elettrica nel mondo Cenni sui mezzi di produzione dell’ energia elettrica Cenni stotici sulle scelte tecniche fondamentali per la distribuzione ¢ la trasmissione deli’ enetgia clettrica Scelta della frequenza .. Conftonto tra la corrente alternata monofase e ttifase. Confronto tra la trasmissione in corrente alternara € continua ... Configurazione tipica dei moderni sistemi elettrici ... CAPITOLO 2 Le costanti primarie delle linee elettriche Generalita .. Induttanza delle linee. Generalita e definizioni Induttanza di una linea a due conduttori ..... Calcolo dei coefficienti di autoinduzione apparente : Calcolo dell’induttanza e della reattanza di sequenza diretta delle li- nee aeree in casi di rilevante interesse pratico. 2.5.1. Linea trifase simmetrica . 2.5.2. Linea trifase con conduttori in piano 2.5.3. Linea trifase a doppia terna... 2.5.4, Linee con conduttori a fascio Indutranza di servizio. Trasposizione Influenza delle funi di guardia . Impedenza di sequenza omopolare delle linee aeree Capacita delle linee. Generalita e definizioni 2.13.1, Capacita di servizio delle linee con conduttoti singoli . 2.13.2. Capacita di servizio delle linee con conduttori a fascio 13,3. Capacita parziali verso terra. 2.13.4. Capacita parziali tra coppie di conductor. pag. XI xv 19 20 22 23 25 25 26 27 28 30 32 32 35 39 41 42 42 43 45 47 48 VI 2.14, 2.15. 2.16. 2.17. 2.18. 5.3. Indice generale Formule per il calcolo della capacita delle linee aeree dotate di funi di guardia. Ordini di grandezza delle capacita.. Considerazioni conclusive sulle capacita parziali e di servizio. Induttanza e capacita delle linee in cavo Resistenza dei conduttori ....... Condurtanza trasversale. Effetto corona CAPITOLO 3 Le linee trifasi in regime sinusoidale simmetrico Equazioni .. . Calcolo delle costanti A, B, C. Ordini di grandezza delle costanti Circuiti equivalenti a ITed aT. Linee senza perdite ¢ line con ammettenza trasversale nulla. Linea terminante sull’impedenza caratteristica Linea a vuoto, Effetto Ferranti, Cenni sulle linee lunghe un quarto € mezza lunghezza d’onda Linea con carico qualsiasi Espressioni notevoli delle potenze attive c reattive alle estremita delle linee .. Cenni sui diagrammi circolati delle potenze e delle perdite Caprroto 4 Il calcolo delle reti in regime permanente Definizioni. Simulazione dei componenti delle reti . Lo studio dei flussi di potenza: posizione de! problema ed equazioni delle reti Determinazione dei coefficienti della matrice alle ammettenze. ‘Aggiornamento della mattice delle ammettenze pet cambiamento di configurazione della rete. Cenni sul calcolo dei coefficienti della matrice delle impedenze IIcalcolo dei flussi di potenza .. Richiami sulla soluzione numerica dei sistemi di equazioni non li- neari. Calcolo dei flussi di potenza con il metodo Newton-Raphson Conduzione pratica dello studio dei flussi di potenza . Calcolo dei flussi di potenza attiva. Cenni sui modelli di rete in cor- frente continua ... CAPITOLO 5 La regolazione della tensione Generalita e definizioni Le variazioni della tensione e gli effetti sull’utenza. Scarti massimi ammiissibili... Valutazione del disturbo causato dalle variazioni lente di tensione Pag 49 50 51 34 56 63 a 70 71 72 79 83 84 86 89 94 100 103 105 106 109 ut 114 1s 121 122 128 Indice generale 5.4, 5.7. 5.8. 5.9. 5.10. 5. 5.12, 6.1. 6.2. 6.3. 6.4. 6.5. Calcolo delle cadute di tensione attraverso i principali componenti degli impianti . 7 5.4.1. Linee eletttiche per le quali @ trascurabile l’ammettenza tra. sversale.. 5.4.2. Linee elettriche per le quali non & trascurabile I'ammettenza trasversale . 5.4.3. Trasformatori Relazione tra tensione ¢ potenza reattiva in un nodo di una rete. Regolazione della tensione nelle centrali elettriche... 5.6.1. Generalita. Sistemi di eccitazione degli alternatori. : 5.6.2. Definizioni e commenti su alcuni parametri ¢ funzioni note- voli dei sistemi di eccitazione degli alternator. —— 5.6.3. Asservimento del regolatore di tensione al carico dell’ alternatore, Ripartizione della potenza reattiva tra gli al- ternatori di una centrale ....... Curve delle prestazioni limite dei generatori sincroni Autoeccitazione dei generator sincroni Regolazione della tensione delle reti di trasmissione . . Generalia. 2. Soluzione analitica e prowedimenti prati .7.3. Mezzi pet generare ed assorbire potenza reattiva nelle reti Regolazione della tensione delle reti di subtrasmissione Regolazione della tensione delle reti di distribuzione a media e bassa tensione. Considerazioni conclusive sui mezzi di regolazione della tensione . Cenni sull’effetto flicker .. Il fenomeno del collasso della tensione nei sistemi di trasmissione . CAPITOLO 6 Il calcolo delle correnti di cortocircuito I cottocircuito e le conseguenze neal impianti Ltegimi transitori di cortocircuito Metodologie di calcolo delle cortenti di cortocircuito di regime per- manente . Richiami sui citcuiti equivalenti di sequenza degli elementi costi- tuentila rete... 6.4.1. Generatori 6.4.2. Trasformatoti 6.4.3, Linee ... 6.4.4. Considerazioni conclusive Studio dei casi notevoli di cortocircuito 6.5.1. Cottocircuito trifase simmettico .. 6.5.2. Cortocircuito bifase tramite impedenza 2Z, senza terra 6.5.3. Cortocircuito bifase franco, con terra tramite Z 6.5.4. Cortocircuito monofase a terra tramite Z. Pag. wvuvvuvvee vuvey vu 130 130 132 135 136 137 137 146 150 153 160 164 164 166 170 183 185 192 193 195 201 203 210 213 213 214 218 219 220 220 220 222 223 var 6.6. 6.7. 6.8. 6.9. 6.10. “TA. 7.2 73 7.4 75. 8.1. 8.2. 8.3. 8.4. 8.5. + 8.6. Indice generale 6.5.5. Rapporto fra corrente di guasto monofase ¢ trifase Esempi di calcolo ¢ considerazioni complementati .... 6.6.1. Deduzione delle reti di sequenza. 6.6.2. Cortocircuito trifase.. 6.6.3. Cortocircuito monofase .. 6.6.4. Trascurabilita degli elementi resistiv in alcuni cas Dissimmerria longitudinale su una fase . Deduzione delle relazioni fra i circuiti di sequenza . .7.2. Esempio di calcolo Procedute di soluzione per reti a molti nodi . Considerazioni general . it Riduzione alla risoluzione di una rete ‘monofase 8.3. Costruzione induttiva della matrice delle impedenze. Contributo dei motori asincroni alle correnti di cortocircuito Considerazioni conclusive sugli studi di cortocircuito... CAPITOLO 7 Io stato def neutro nelle reti trifasi Definizioni e generalita Reti di distribuzione a bassa tensione Reti di media tensione 7.3.1, Generalita. Reti con neutro ditettamente a terra 7.3.2. Retia media tensione con neutro isolato 7.3.3. Reti con neutro a terra attraverso la bobina di Petersen . 7.3.4. Reti di media tensione con neutro a terra attravetso resistenza 7.3.5. Reti di media tensione con neutro a terta attraverso resistenza ¢ bobina di Petersen Reti 7 alta tensione. 74.1, Generalita. Fattore di guasto a terra Considerazioni complementari . Stato del neutro dei grandi generatori sincroni. CAPITOLO 8 pag. 225 > wvvuvey La stabilita di trasmissione ed il calcolo dei transitori elettromeccanici dei sistemi elettrici. | provvedimenti per migliorare la stabilita Concetto di stabilita di trasmissione . Analogic meccaniche Cenni storici Definizioni Criteri di valutazione della stabilica Stabilité di una macchina sincrona collegata ad una rete di potenza infinita.. - 8.6.1. Equazione del moto. Criterio delle aree 8.6.2. Applicazioni del criterio delle aree . 226 226 227 227 228 230 230 232 234 234 236 238 244 245 247 254 263 263 266 274 280 283 284 284 291 295 299 306 309 311 314 317 317 321 Indice generale 1x 8.6.3. Calcolo dell’ angolo di spostamento del rotore ....... 8.6.4. Impedenza equivalente ai guasti 8.6.5. Analisi delle piccole oscillazioni di una macchina collegata ad una rete di potenza infinita » 332 8.6.6. Cenni sulle piccole oscillazioni dei sistemi elettrici com- prendenti molte macchine sincrone ... : » 338 8.7. Larappresentazione delle machine sincrone in regime variabile >» 339 8.7.1. Generalita.... » 339 8.7.2. Modello matematico della machina sincrona in regime transitorio .... » 341 8.7.3. Calcolo della coppia elettromagnetica. » 350 8.7.4, — Circuiti elettrici equivalenti ... » 351 8.7.5. Impedenze operazionali. Parametti subtransitori e transi- tori one » 353 8.7.6. _ Riepilogo delle equazioni e formule . » 360 8.8. La rappresentazione dei componenti delle reti altri che le machine sincrone. » 366 8.8.1. Sistemi di eccitazione delle macchine sincrone. Regolatori . di velocita delle turbine. Motori primi : . » 366 8.8.2. Icarichi delle reti. » 369 8.8.3. Lereti di trasmissione > 373 8.9. Cenni sul calcolo numerico di transitori elettromeccanici delle reti complesse... » 375 8.9.1. Cenni sulla s soluzione numerica delle equazioni differen- zial » 375 8.9.2. Tecnica del calcolo dei transitori elettromeccanici .... > 378 8.10. I provvedimenti atti ad aumentare la stabilita di trasmissione . > 383 8.10.1. Premessa... > 383 8.10.2. Aumento della tensione di trasmissione. > 384 8.10.3. Riduzione delle reattanze delle machine. > 385 8.10.4. Riduzione della reattanza delle linee. Condensatori serie » 386 8.10.5. Condensatori in serie nelle linee . > 386 8.10.5.1. Generalita e definizioni. » 386 8.10.5.2. Protezione ¢ reinserzione dei condensatori . » 390 8.10.5.3. Cenni sugli schemi di reinserzione rapida dei condensatori ... » 396 8.10.5.4. Cenni sull'ubicazione dei condensatori serie, sulla protezione delle linee compensate ¢ su altri problemi speciali. » 400 8.10.5.5. Inserzione temporanea dei condensatori serie... » 402 8.10.6. Eliminazione rapida dei guasti. Richiusura degli interrut- tori » 403 8.10.7. Inerzia dei generator >» 405 8.10.8, Sistemi di eccitazione ¢ regolatori di tension » 405 8.10.9. Compensatori sincroni. Compensatori statici . » 408 8.10.10. Stazioni intermedie. » 409 A.l. A.2. A.3. AA, AS. Bibliografia ..... Indice generale 8.10.11. Modifiche di struttura della rete 8.10.12. Misure d’esercizio .. CAPITOLO 9 Ia risonanza subsincrona dei turboalternatori. Le oscillazioni torsionali degli alberi Introduzione. Descrizione qualitativa del fenomeno della RSS . Modello matematico dei turbogeneratori dal punto di visca meccani- co. Analisi delle oscillazioni subsincrone del sistema elettrico. Modello matematico .. Metodi di studio delle oscillazioni subsincrone Un esempio di studio parametrico della risonanza subsincrona I provvedimenti per evitare la risonanza subsincrona .. Le sollecitazioni torsionali transitorie nei turboalternatori causate dai cottocircuiti nelle linee e dalla richiusura rapida degli interruttor... Appendice sulla richiusura rapida degli interruttori di linea e relativa terminologia .. APPENDICE Il metodo dei valori relativi Definizioni... Proprieta fondamentali . Imetodo dei valori relativi applicato ai sistemi trifasi . Il circuico equivalent per unita del trasformatore . Cambiamento della base di riferimento pag. 410 vvvue 413 415 417 421 424 429 430 434 438 445 449 449 453 453 454 457 Presentazione Nell'accingermi a presentare agh studenti, at professionisti ed ai cultort della materia trattata il testo di \mpianti Elettrici de/ Prof. Wiceto, di cui viene ora pubblicato il primo volume, ritengo abpropriato un rapido richiamo alla evolu- xione delle esigenze determinate dall'incremento dei fabbisogni di energia elet- trica e dal progresso tecnico-scientifico che ha consentito di sodaisfarli con solu- zioni sempre pit avanzate, in vista del raggiungimento degli obiettivt primor- diali rappresentati dalla realizzazione del miglior servizio per l’utenza e dal con- tenimento del suo costo, nel rispetto delle condizioni di continuita e di sicurezza pit soddisfacenti. I «quadro» nel quale rientra la trattaxione @ rappresentato da un componen- te essenziale del «sistema energetico» e cioé dal «sistema della energia elettricay sommariamente delineato nel primo capitolo del libro. Esso si articola in tre parti o sottoststemi fondamentalt, strettamente inter- connessi ed interdipendenti, i quali realizzano rispettivamente la ptoduzione mediante impianti generatoti, che convertono in energia elettrica il contenuto di energia delle fonti primarie disponibili. la wasmissione a mezzo di una rete ad elevata capacita di trasporto; la distribuzione all’utenza ix tutto Wf territorio ser- vito. Dalla consegna dell’ energia all’ utenra prende inizio la «fase» di utilizzazio- ne dell’ energia stessa per le applicazioni ptit svariate. Ciascuno det tre sottosistemi menzionati st articola a sua volta in una struttu- ra composta da elementi via via pia specializzati ed ordinati in modo gerarchico in base alla loro interdipendenza, caratterizzata per lo pitt dal «percorso» dell'energia, che conduce in certo senso dalle macrostrutture alle strutture rappresentate dai componenti meno rilevanti, anche se spesso essenziali. Ebbene, uno dei caratteri della evoluzione del sistema elettrico é rabpresen- tato dal fatto che sié fortemente sviluppatal interdipendenza e l'interazione fra i sottosistemi ed in particolare fra quelli «di ordine gerarchico» pitt elevato, pro- prio in conseguenza della necessita di realizzare le condizioni ottimali per il rag- giungimento degli obiettivi globali di qualita del servizio e di economia menzio- nati, nelle migliori condizioni di continuita e sicurezza. Al raggiungimento di questo fine concorrono 1 progressi via via realizzati in gran parte dei componenti dei sottosistemi menzionati ed in una struttura, che nella sua rapida evoluzione, ha largamente fruito det progressi pit significativi della elettronica, della elaborazione automatica dei dati e della teleinformatica. Tale struttura & rappresentata dal «dispacciatore» (o «dispatching») che rea- lizza praticamente «in tempo reale» e costantemente, a ripartizione pitt econo- mica del contributo di ciascuna unita generatrice al fabbisogno globale di poten- 2a, nel rispetto delle esigenze di sicurezza. xml Arnaldo M. Angelini Dopo questi cenni sulla evoluzione del «sistema elettrico» é il caso di richia- mare l'attenzione sui fattori che I’hanno determinata e cioé: a) la necesita di far fronte ad un fabbisogno globale di energia che, dai pri- mordi della industria elettrica sino a qualche anno fa, @ aumentato con legge grosso modo esponenziale caratterizzata dal raddoppio ogni dieci anni; b) /esigenza conseguente di una interconnessione che dai confiré comunali si é estesa prima a quelli regionali, quindi a quelli nazionali ed infine a quelli continentali; c) alle esigenze di forte potenziamento del sistema in tutte le sue compo- nenti, per far fronte all'aumento del fabbisogno, si é aggiunta la necessita di un adeguamento a sostanziali incessanti progressi della tecnica, concernenti spesso non solo la realizzazione, ma anche la stessa concezione dei sottosistemi e adi molti dei loro componenti. Credo ve ne sia abbastanza per sottolineare l'utilita e la difficolta del compi- to che si é assunto il Prof. liceto nel preparare un corso ai impianti elettrici ade- gxato alle pit moderne esigenze e che tiene conto degli sviluppi pit recenti del- la tecnica. Il quadro tracciato sopra permette di individuare il campo al quale st estende Ja trattazione. Esso riguarda prevalentemente il sistema di trasmissione dell'energia, ma non considerato a se stante, in quanto particolare rilievo é dato ai problemi concernenti le interazioni fra il sistema in parola, quello di genera- ztone da un lato e quello di distribuzione dal! altro. Va segnalato i ritievo attribuito ai problemi di stabilita, lo studio della rea- ztone dell'intero sistema alle perturbazioni ed, in particolare, ai transitori elet- tromeccanict strettamente connesst con le caratteristiche dei generatori sincroni. Questa parte, unitamente alle tecniche piit recenti ed at provvedimenti per mi- ghorare la stabilita del sistema, rappresenta il capitolo pit ampio del primo vo- lume. Anche altri capitoli trattano della interazione tra sistema di generazione e si- Stema di trasmissione, in particolare per quel che conceme il calcolo delle corren- ti di cortoctrcutto, 1 fenomeni di risonanza subsincrona e delle oscillazioni torsio- nali dei turboalternatort. E peraltro riservata al secondo volume la trattazione concernente i sistemi di protezione ed i Sistemi centralizzati e periferici di controllo e regolazione, che realizzano, come gia detto, la pitt stretta integrazione fra generazione e trasmis- sione primaria. Per quanto concerne I'interazione fra il sistema di trasmissione e quello di distribuzione, 2 ad essi comune ta trattazione relativa ai primi cinque capitoli concernentt tl sistema elettrico nel suo complesso, le costanti primarie delle linee trifasi ed il calcolo delle reti in regime permanente. Particolare rilievo é dato ai complesst. e importanti problemi della regolaxione di tenstone, dei quali J'autore ha trattato molto opportunamente in modo alquanto esteso, compren- Presentazione xl dendo anche i sistemi di generazione, la cui funzione é preminente, i sistem di distribuzione e l'interdipendenza con il sistema utilizzatore. Lo sviluppo dei capttoli @ adeguate e rispecchia l'importanxa relativa dei pro- Llerai in relazione alle pitt moderne esigenze. Va da se che il contenuto del se- condo volume completera il quadro dell’ opera con la trattazione dei problemi concernenti 1 componenti piit essenziali che realizzano gli obiettivi oggetto del primo volume, in particolare per quanto attiene al loro funzionamento ed ai lo- ro requisiti; tra di essi va assumendo sempre maggiore importanza I affidabilita. In via generale l’opera, che ho il piacere di presentare, si indirizza oltre che agli allievi ingegneri elettrotecnici, anche ai professionisti interessati anzitutto alla realizzazione e all’ esercizio dei sistemi elettrici. B naturale che un 'operadel genere non pui non risentire della somma di conoscenze ed esperienze acquisite @all'autore nella sua carriera. Sotto questo profilo il Prof. Ihiceto ha potuto portare a contributo una inten- sa attivita dedicata all'insegnamento e, soprattutto, una vasta esperienza profes- sionale, in gran parte di consulenza, che ha comportato l'esigenza di approfon- dire una grande varieta di problemi in un campo internazionale alquanto esteso. Condivido l'impostazione didattica adottata dall'autore, che darilievo, oltre che alle trattazioni analitiche, all'interpretazione della fisica dei fenomeni ead un adeguato studio dei componenti di impianto. E in sostanza un aggiornamen- to di uno schema classico dell'insegnamento degli impianti elettrici, che Vesperienza ha dimostrato quanto mai utile per la formaxione degh ingegneri indirizxati alla progettazione ed all'esercizio. Per la realizzazione di questo obiettivo, l'autore ha dato adeguato rilievo agli aspetti dinamici del funziona- mento del sistema elettrico ed a quegli sviluppi analitici — sempre pitt necessari — che l'impiego dei calcolatori numerici rende ogei possibili. Merita considerazione il fatto che nello svolgimento della materia non vi é predilezione per orientamenti di concezione 0 di esercizio degli impianti preva- lenti net diversi paesi, né predilezione per particolart orientamenti costruttivi del macchinario e det componenti degli impianti. L’autore ha infatti avuto cura di esporre e valutare le principali soluzioni adottate, sia in Europa sia altrove. Roma, gennaio 1981 ARNALDO M. ANGELINI Prefazione La materia esposta in questo libro rientra in quella che, secondo un inqua- dramento moderno, viene denominata analisi e progetto dei sistemi elettrict di potenza. Ho tuttavia preferito il titolo tradizionale Imptanti Elettrict, che tutto- 1a 8 la denominazione del corso fondamentale sullingegneria dei sistemi elettri- ci impartito agh allievi ingegneri elettrotecnict nelle Universita italiane. Ho inte- so anche sottolineare con la parola «impianti, l'aspetto progettuale e realizzati- vo, che nelle scuole a'ingegneria é l'obiettivo preminente delle materie applica- tive. Il libro tratta prevalentemente della trasmissione dell'energia elettrica e di alcuni fondamenti della distribuzione. U sistema elettrico viene tuttavia conside- rato nel suo complesso per lo studio di quei problemi, per i quali sono essenziali Je interazioni con t sottosistemt di generazione e di utilizzazione, come /a conce- zione d’insieme, la regolazione della tensione e della frequenza, il controllo cen- tralizzato, i regimi dinamici. Per quanto riguarda le apparecchiature elettriche, ho cercato di non legare la trattazione ad alcuno in particolare dei sottosistemi in cui vengono impiegate, per fornire un quadro pitt unitario della loro concezione e dei principi di funzio- namento. La divisione della materia tra il 1° ed il 2° Volume non segue alcuna precisa classificazione, ma un ordine che pud convenire per l'apprendimento, con pre- valenza nel 1° Volume dell'analisi dei sistemi di potenza. Percid la numerazione delle pagine 8 progressiva nei due volumi ed un indice alfabetico per argomenti troveri posto alla fine del 2° Volume. Nel 2° Volume, in corso di elaborazione nel momento in cui sono scritte queste note, é trattato det componenti di impianto principali (interruzione di corrente e relative apparecchiature, linee aeree ed in cavo, relé, staxtont, impian- ti di terra, ecc.); della regolaxione di frequenza e potenza; della protezione delle reti e del macchinario elettrico; delle sovratensioni e coordinamento dell't- solamento; del controllo centralizzato in tempo reale del sistema elettrico. U rapido progresso delle conoscenze e l'evoluzione incessante dei metodi di calcolo e delle tecniche di esercizio dei grandi sistemi elettrici, impongono non facili scelte degli argomenti da svolgere, dovendosi contenere la mole del libro. A questo fine @ stato adottato un carattere di stampa pin piccolo per le parti complementari, per t pochi esempi di calcolo numerico, per alcunt nuovi svilup- pied altra parte, per qualche metodo di studio e per certi componenti che, sep- pure in fase di superamento, conservano utilita didattica e non conviene trala- Scare. L'esigenza di contenere la mole del libro mi ha condotto invece a omettere XVI Prefazione V'esposizione di vari procedimenti grafici di studio e progetto, ormai da parecchi anni sostituiti con il calcolo axtomatico. Ho ridotto a pochi gh esempi numerici, anche perché i complessi problemi che si devono oggi risolvere fanno in genere breferire il calcolo automatico, talché l'applicaxione pratica, per riuscire efficace e suscitare interesse negli allievt, richiede J'accesso all'elaboratore elettronico. Dovendo poi scegliere, per certi fenomeni e componenti, tra il trascurarli completamente o il farne breve menzione, ho preferito quest'ultima via, nella convinzione che l’ingegnere responsabile, se informato dell’ esistenza di un pro- blema, trova t mezzt per affrontarlo e risolverlo consultando la letteratura specia- Uistica. Un metodo dell'insegnamenio universitario degh impianti elettrici che si é diffuso iv molti paesi nell'ultimo decennio, predilige le trattaxioni analitiche f- nalizzate all'impiego dei calcolatori numerici, sovente a scapito della trattazione dei componenti e delle interpretazioni fisiche dei fenomeni. Un'ormai lunga esperienza di guida di giovani ingegneri nel progetto dei sistem elettrict di tra- smissione, mi ha condotto al convincimento che questo tibo ai formazione & ca- rente per chi intende dedicarsi all attivita progettuale e di esercizio. Ho pertanto preferito i metodo pit tradizionale e naturale, che consiste nel far precedere Vinterpretazione fisica dei fenomeni alla trattazione analitica; iene anche dato adeguato rilievo at componenti degli tmptanti (2° Vol.). Gh sviluppi matematici sono limitaté a quanto @ indispensabile, esponendo un solo metodo di calcolo net casi in cui ne sono disponibili pit d'uno. Non mancano infatt 1 testi specia- Uistici, taluni citati in bibhiografia, ove sono ampiamente esposti i metodi alter- nativi di calcolo numerico (flussi di potenza, stabilita, cortocircuito delle reti, ecc.) che sono stati via via elaborati per studiare sistemi eletirict sempre pit vasti e ridurre i tempi di impegno dei calcolatort, o per aumentare la precisione delle simulazioni meatematiche, metodi tutti che si basano sughi stessi principi fisici. Una difficolta che si incontra nell'insegnamento é la crescente complessi dei sistemi di potenza e la sofisticazione delle simulaxioni e dei componenti. Ho cercato di resistere alla tentazione di semplificare i problemi, perché lo studio di modelli semplicistici — pur rendendo agevole il compito sia del docente sia del discente — porta ad allontanarsi dalla reale complessita delle cose e quindi ridu~ ce la validita dell'insegnamento anche dal punto di vista professionale. Per quanto é possibile, ho cercato di dare ragione delle scelte at tecnica im- piantisticd fondamentali, anche di quelle fatte molti anni or sono e ormai codifi- cate nei vari paesi, quali ad esempio lo stato del neutro delle reti, gli schemi di connessione dei trasformaton,, i principi di protezione delle reti e tante altre. Ta- Fi scelte non pongono interrogativi agli ingegneri anziani, che hanno vissuto l'evoluzione attraverso ta quale sono maturate; esse possono invece suscitare det quesiti trai giovani, D'altra parte I'analisi dell'evoluzione storica det problemi contribuisce a formare negli allievi una cultura impiantistica ed a sviluppare il senso critic, ponendoli in condizioni di meglio affrontare quei problemi per i quali non esistono ancora scelte codificate. Prefazione XVI Per concludere queste note introduttive, desidero ricordare il compianto Ing. Adelson Patron, con il quale ho impostato l'opera poco prima della Sua tm- matura scomparsa. Rivolgo un vivo ringraziamento al Geom. Bruno Pasquetio, che ha curato con passione la veste tipografica, al Per. Ind. Marcello Ruali che ha eseguito con cura e devoxione le figure, ed all’Ing. Regina Lamedica che mi ha pazientemente aiutato nella revisione delle bozze di stampa. Roma, dicembre 1980 L’ AUTORE Capitolo 1 Generalita sui sistemi di produzione, trasmissione e distribuzione dell’energia elettrica 1.1, Richiesta e disponibilita di energia elettrica nel mondo La storia degli Impianti Elettrici compie ora un secolo; infatti risalgono all’inizio degli anni 1880 le prime realizzazioni delle reti di distribuzione pub- blica alimentate da generatori elettromagnetici di corrente continua. Questa branca dell’ingegneria, pur essendo relativamente giovane, ha contribuito al Progresso, si pud affermare, di tutti gli altri settori della tecnologia, ed ha avuto effetti determinanti sul miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro dell’uomo. Il pregio principale dell’energia elettrica @ la grande facilita ¢ {’alto rendi- mento di conversione in molteplici altre forme di energia (meccanica, luminosa, chimica, termica); altro pregio é la facilita e flessibilita di distribuzione capillare, molto maggiore per gli apparati utilizzatori fissi di quanto consentirebbe il gas ed il petrolio. Ancora, vi @ la possibilita della generazione economica centraliz- zata in grandi centrali elettriche, che impiegano fonti primarie in buona parte non diversamente utilizzabili (produzione idroelettrica, da ligniti e carboni po- veri, termonucleare). B ovvio che le esigenze della produzione centralizzata € della distribuzione capillare richiedone Ia realizzazione di estese reti di trasporto ad alta tensione e¢ di distribuzione, che interessano |’intero territorio La tichiesta di energia elettrica ¢ aumentata incessantemente dall’inizio del secolo. Fino al 1970, si vetificava mediamente il raddoppio dei consumi ogni 10 anni, corrispondente ad un incremento medio annuale del 7%. Nell’ultimo de- cennio gli aumenti percentuali sono diminuiti nei paesi industrializzati in con- comitanza con la crisi del petrolio. In qualche zona ad elevata densita di consu- mi, si nota negli ultimi anni una tendenza alla saturazione della richiesta di energia elettrica. Indicativa @ la situazione in alcune regioni degli U.S.A., ove aumento si @ ridotto nel 1979 all’l + 2%. Ia situazione @ diversa in molti paesi in corso di sviluppo, ove gli incrementi dei consumi di energia elettrica sono stati elevati anche in epoca recente, del 10 + 15 all’anno (taddoppio della richiesta ogni 5-7 anni). 2 Capitolo 1 Nel triennio 1976-79 la tichiesta di energia elettrica mondiale aumentata in media del 4,8% all’anno. Per I’avvenire non é facile fare previsioni. Sono certamente prevedibili au- menti considerevoli nei paesi in corso di sviluppo, sopratvutto se dotati di risorse ptimarie locali economiche (idroelettriche, gas, ligniti e carboni). Nei paesi mol- to industrializzati, invece — se non verranno realizzati nuovi mezzi di produzio- ne economica e abbondante (ad esempio, la fusione nucleare) suscettibili di far aumentare notevolmente lincidenza percentuale dell’energia elettrica sui totali consumi energetici — @ possibile che si giunga a condizioni di quasi saturazione (aumento prossimo a zero), fenomeno che si é gia verificato in alcuni paesi per altre infrastrutture (reti ferroviarie reti stradali extraurbane). La fig. 1.1-1 e le tabelle I, I] € III forniscono dati sulla produzione di energia elettrica nei paesi pid industrializzati e nel mondo, la suddivisione in base alle sorgenti primarie ed i consumi pro-capite. Miliardi di kWh/anno — mune’ GIAPPONE GERMANIA FED. CANADA * GRAN BRETAGNA CINA FRANCIA * ITALIA POLONIA SPAGNA INDIA SVEZIA GERMANIA OR BRASILE * AUSTRALIA SUD AFRICA CECOSLOVACCHIA ROMANIA JUGOSLAVIA BELGIO SVIZZERA* Energia lorda prodotta * Produzione netta 70 1980 Anni 1900 10 Fig. 11-1 Generalita sui sist. di prod., trasm. e distrib. dell'energia elettrica Tab. I - Produzione di energia elettrica nel mondo nel 1979. Produzione a (cuiliard fariazione Tipo di produzione awn, fapeto 1979 u — Idroeleterica 1.600 20 +2,7% — Termoelettrica da carboni, ligniti, olio combustibile € . gas 5.751 2 + 5,7% — Nucleotermoelettrica 630 19 +5% — Geotermoelettrica 9 0,1 — Totale mondiale 7.990 100 +5% Tab. Il - Produzione di energia elettrica in Italia nel 1979. . Miliardi y A. Energia Aca % Produzione lorda: — idroelettrica 48,21 26.6 — termoelettrica tradizionale 127,92 70,5 — geotermoelettrica 2,50 14 — nucleotermoelettrica 2,63 145 Totale 181,26 100 Consumi per servizi ausiliati 8,00 = Produzione netta totale 173,26 - Importazioni 5,39 = Pompaggi 3,24 = Totale consumi + perdite 175,41 = Contributi alla produzione lorda: — Enel 140,53 77,6 — Aziende municipali 6,06 3,3 — Autoproduttori 34,67 19,1 B. Potenza MW Potenza massima tichiesta (19-12-1979) 31.500 = Potenza idroelettrica efficiente (31-12-1979) 15.680 - Potenza termoelettrica efficiente (31-12-1979) 30.950 _ Potenza totale efficiente (31-12-1979) 46.630 - L’energia elettrica prodotta in Italia @ impiegata per il 55% circa negli usi in- dustriali; per il 30% circa in usi civici (domestici, commerciali, illuminazione); il 5% circa compete ad usi vari (trazione elettrica, agricoltura) ed il rimanente 10% circa sono le perdite nelle reti. L’energia elettrica molto pregiata, ma rappresenta soltanto modeste per- centuali del totale fabbisogno energetico dei singoli paesi; la media mondiale era di citca il 10% nel 1979. D’altra parte nei paesi a forte produzione termoelet- trica tradizionale, come |’ Italia, tenuto conto del basso rendimento medio effet- 4 Capitolo 1 tivo delle centrali termoelettriche, la percentuale dei combustibili consumati per produrre energia elettrica @ notevolmente superiore. Nel nostro paese il consu- mo medio di calorie per la produzione termoelettrica a condensazione @ di 2330 kcal pet kWh immesso in rete, ¢ quindi viene attualmente impegnato l’equivalente di 30 milioni di tonnellate di petrolio all’anno, pati al 24% delle importazioni di combustib: Tab. III - Consumo pro-capite (1977) ¢ produzione lorda (1979) di energia elettrica nei paesi pid industrializzati. Consumo Produzione Consumo Produzione kWh per miliardi KWh per miliardi Ld abiane — dikwh = PS abitane di kWh 1977 1979 1977 1979 Norvegia 16.782 90 Belgio 437 32 Canada 11.660 355" Ollanda 3.889 66 Svezia 9.458 7 OURS. 3.795 1.250 USA. 9.371 2.360" Cecoslovacchia. ©—=—+3.792 68 Germania Fed. 4.969 372 ‘Francia 3.617 241" Svizzera 4.943 42° Sud Africa 2.950 89 ‘Australia 4.700 93 Polonia 2.636 18 Gran Bretagna 4311 300 Italia 2.583 181 Giappone 4.205 571 Spagna 2.140 106 Germania Orien. 4.150 100 * Produzione netea (rutte le altre produzioni sono lorde, cio® comprendono i consumi dei servizi ausiliari delle cemurali e delle stazioni). Nel passato la ricerca delle fonti di energia eletttica ¢ l’ordine di priorita per la relativa utilizzazione sono state sostanzialmente condizionate dalla conve- nienza economica, mentre solo in rare situazioni si presentd il problema della difficolta tecnica del reperimento. Di fatto, pet molti anni fu programmata l'utilizzazione dell’olio combustibile come se si trattasse di una fonte inesauribi- le, incoraggiati su questa via dal prezzo basso e stabile per lungo tempo su tutti i metcati. I noti eventi dell’ultimo decennio hanno maggiormente responsabiliz- zato il mondo occidentale nella programmazione dell’uso delle fonti energeti- che, ed oggi si assiste ad una rivalutazione delle fonti perenni (idroelettrica, eoli- ca, solare, geotermoelettrica, ecc.) con forte impegno anche nella ricerca scienti- fica per la pid spinta utilizzazione. Nel quadro della situazione energetica divenuta critica in molti paesi del mondo, é interessante fornire alcune cifre sulle fonti tradizionali di energia ac- certate ¢ sulle prospettive di utilizzazione futura. Il potenziale idroelettrico dei cinque continenti abitati @ valutato a 5000 + 6000 miliardi di kWh per anno, di cui attualmente sono sfruttati soltan- to circa il 30% (confr. tab. I). La maggior parte del potenziale idroelettrico non utilizzato @ localizzato in Africa, America del Sud ed Asia, dove non esiste la possibilita di utilizzazione dell’energia entro distanze tecnicamente ed economi- camente superabili con impianti di trasmissione dell’energia ad alta tensione. A Generalita sui sist. di prod., trasm. e distrib, dell'energia elettrica 5 cid si aggiungono in alcuni casi difficolta di natura politica. Nell’ Africa, che possiede circa un terzo del potenziale idroelettrico mondia- le, lo sfruttamento attuale e dell’ordine del 2%; esistono in questo continente condizioni naturali molto favorevoli per la produzione idroelettrica a costo molto basso. Nelle sole cascate di Inga sul fiume Zaire, si potrebbe produrre una quantita di energia elettrica valutata 250 miliardi di kWh per anno, cioé citca una volta e mezza l’attuale fabbisogno nazionale italiano! In Europa e nel Nord America l’utilizzazione delle fonti idroelettriche @ ele- vata. In Italia si @ giunti gia da tempo quasi al limite delle possibilita di sfrutta- mento economicamente accettabile. Le riserve accertate di carbone nel mondo si valutano sui 600 miliardi di ton- nellate, mentre le riserve presunte sono stimate 15 volte tale cifta. Con il ritmo attuale di estrazione, le riserve accertate di carbone si esaurirebbero dopo oltre 200 anni. Una parte considerevole del carbone estratto viene attualmente impie- gata per la produzione di energia elettrica. La situazione @ molto meno favorevole per i combustibili liquidi, le cui riser- ve accertate estraibili con le tecniche attuali si aggirano sui 100 miliardi di ton- nellate, Le riserve presunte sono stimate circa 15 volte tale cifta, comprendendo- vii giacimenti sottomarini e quelli di scisti e sabbie bituminose. Con il ritmo at- tuale di estrazione, le riserve accertate si esaurirebbero in circa 30 anni Le riserve accertate di gas naturale erano alcuni anni fa di 60.000 miliardi di m’, e quelle presunte erano 5 volte superiori. Con il ritmo di estrazione attuale, le riserve accertate si esauritrebbero in poche diecine di anni. Le riserve accertate di uranio, sotto forma di U;Oy ¢ ritenute economicamen- te sfruttabili, erano alcuni anni fa di 2 milioni di tonnellate. Le riserve accertate di torio erano dello stesso ordine di grandezza, mentre le riserve presunte po- trebbero equivalere ad un raddoppio di quelle accertate. In base al programma di costruzione di centrali nucleari, peraltro attualmente oggetto di ripensamenti ¢ revisioni, ¢ tenuto anche conto dell’impiego di reattori veloci autofertilizzanti, le riserve di combustibile nucleare accertate basterebbero per circa 100 anni. Il problema della produzione di energia elettrica si potra considerare radical- mente risolto se in futuro si perverr all’ utilizzazione del proceso di fusione nu- cleare, in condizioni economiche e di sicurezza. Infatti le riserve di litio sono in- genti ¢ le riserve di deuterio sono praticamente illimitate. 1.2. Cenni sui mezzi di produzione dell’energia elettrica Questo libro non tratta specificamente degli impianti di produzione dell’energia elettrica, cui sono dedicate le opere sulle centrali elettriche. Ci si li- mita qui a qualche cenno sull’organizzazione della produzione. Verranno inol- tre trattati in vari capitoli quegli aspetti delle centrali che hanno diretti riflessi sulla progettazione ¢ |’esercizio degli impianti di trasmissione ¢ distribuzione, quali: la egolazione della tensione e della potenza reattiva dei generatori sincro- : Capitolo 1 ni; la regolazione della frequenza; la stabilita ed altri regimi transitori dei gene- ratori sincroni; problemi di correnti di cortocircuito, di protezione e, pid in ge- nerale, di specificazione del macchinario elettrico delle centrali; ecc. L'energia elettrica non @ immagazzinabile in grandi quantitativi come tale. Infatti !’energia elettrostatica accumulabile nei condensatori @ di entita mode- stissima rispetto ai quantitativi richiesti dalle esigenze di regolazione dei grandi sistemi elettrici. L’accumulo sotto forma elettromagnetica in induttanze super- conduttrici potrebbe raggiungere valori considerevoli, ma non @ al momento at- tuale né praticamente né economicamente applicabile. Ne consegue che in ogni momento si deve generare una potenza che sia pa- ria quella richiesta dall’utenza, oltre a quella perduta nelle reti di trasporto e di- stribuzione. Piccoli squilibri sono ammessi solo per tempi dell’ordine di pochi secondi, quali possono essere compensati dall’energia cinetica delle masse rotan- ti senza eccessive vatiazioni di velocita e di frequenza. Questa esigenza di conti- nuo equilibrio delle potenze generate ed erogate rende molto delicate l’esercizio dei sistemi elettrici. II mantenimento dell’equilibrio, che @ vitale per la continuita del servizio, @ reso pid difficile dal fatto che il diagramma di prelievo dell’utenza @ variabile nelle ore del giorno, settimanalmente e stagionalmente, ¢ non @ esattamente predeterminabile perché in parte dipende da eventi casuali, quali le vicende me- tereologiche e sociali. Ad esse si aggiungono le incertezze sulla disponibilita de- gli impianti di generazione € trasporto dell’energia, ¢ sulle portate dei corsi d’acqua che alimentano le centrali idroelettriche. Ii continuo adeguamento della produzione alla domanda si realizza dotando i motori primi delle centrali elettriche di sistemi di regolazione della potenza ge- nerata, rapidi, sensibili e ben stabilizzati, e prevedendo che sia sempre disponi- bile una riserva di potenza pronta, detta «tiserva rotante», sufficiente a compen- sare in ogni momento i possibili squilibri, entro pochi secondi da quando si ma- nifestano. La fig. 1.2-1 fornisce i diagrammi della potenza richiesta dalla ete italiana in un giorno lavorativo di massimo prelievo ed in un giorno festivo del mese di agosto nell’anno 1979. Essi mostrano che il rapporto tra la punta massima ¢ la punta minima annuale é stato 3,1; nell’arco della giornata di punta massima ta- Je rapporto @ stato 1,92. L’utilizzazione annua della potenza richiesta alla punta del casico (numero di ore/anno di ipotetico funzionamento alla potenza di punta per cui si avrebbe una uguale domanda totale di energia) é stata di 5570 ore nel 1979 in Italia, pa- tial 63,5%. Per la sola rete ENEL, cioé escludendo gli autoproduttori industria- li, Putilizzazione annua 2 sensibilmente inferiore. Il complesso delle centrali elettriche di un moderno sistema eletttico notevol- mente articolato come quello italiano, comprende impianti del seguente tipo: @) Centrali idroelettriche: Generalita sui sist. di prod., trasm. e distrib. dell'energia elettrica 7 — ad acqua fluente (sbarramenti fluviali, con capacita di accumulo de- gli afflussi medi inferiore a due ore (')); — a bacino, per regolazione giornaliera ¢ settimanale (capacita di accu- mulo degli afflussi medi compresa tra 2 ore e 400 oe (!)); — aserbatoio, per regolazione stagionale e pluriennale (capacita di ac- cumulo degli afflussi medi superiore a 400 ore (#)). 4) Centrali termoelettriche a vapore, a combustibile tradizionale (carbone, nafta, gas naturale). c) Centrali termonucleari. @) Centrali geotermoelettriche. e) Centrali con turbine a gas. f) Centrali di pompaggio (gruppi turbina-pompa-generatore sincrono, in- terposti tra due serbatoi di accumulazione d’acqua). Migliaia di MW (Totale Italia) 2 Rete ENEL 3° mercoledi di giugno 1980 Migliaia di Mw 28 28 - TTTTT TTI Acquisizioni Idroelettrica 7 al produttor | |[regolata rcoledi di \ dicembre 1979 Pompaggio 20 20} 1 | 16| = 16 2 re WS oodles ae Na Termoelettrica 8 + 1 8 4 4 0 ° 0 4 8 42 16 20 24 Ore Ore Fig. 1.241 (*) Secondo Ia classificazione adottata dall’UCPTE - Unione per il coordinamento della produzione ¢ del ttasporto di energia electrica. 8 Capitolo 1 Il contributo alla produzione di energia dei diversi tipi di centrali del sistema italiano 2 riassunto nella tab. II. Va peraltro notato che vi sono grandi differen- ze da paese a paese. Non pochi sono i paesi ove la produzione @ tuttora total- mente idroelettrica o totalmente termoelettrica. L’incidenza della produzione nucleare nei paesi pitt industrializzati pure molto varia; in Europa ha raggiun- to quote importanti in Belgio, in Francia ed in Svezia. I gruppi generatori termoelettrici sono adatti a funzionare a potenza costan- te, possibilmente al pieno catico economico (condizione di pid elevato rendi- mento), od anche con modeste vatiazioni (+ 5% circa) intorno ad una po- tenza erogata prossima a quella massima. La disponibilita media dei gruppi ter- moelettrici a nafta ed a gas supera spesso le 7000 ore/anno. 1 gruppi a catbone scende a 5500-6000 ore/anno nelle centrali a lignite con i pid bassi poteri calori- fici. Le centrali nucleari sono adatte per funzionamento a carico costante pari al massimo. Cié @ richiesto sia da esigenze tecniche, sia dalla convenienza econo- mica, perché per esse sono molto elevati gli oneri di ammortamento e pid limita- te le spese di combustibile. Statistiche di esetcizio recenti indicano che i grandi gtuppi nucleari possono raggiungere una disponibilita di 7000 ore/anno, Le cen- trali idroelettriche hanno disponibilita tecnica media di oltre 8000 ore/anno. Le centrali idroelettriche ad acqua fluente erogano una potenza coffispon- dente alla portata d’acqua ed al salto via via disponibili, per l’ovvia esigenza di evitare il pid possibile gli sfiori d’acqua. La potenza erogata da queste centrali si pud ritenere costante nell’arco di una giornata. Per coprire Je punte di catico giornaliere ¢ far fronte agli imprevedibili sco- stamenti della domanda di potenza rispetto alla stima, si sfruttano le centrali idroelettriche dotate di bacino o serbatoio. Per la regolazione giornaliera e setti- manale sono impiegate anche le centrali di pompaggio. Un mezzo complementare per la copertura delle punte di carico sono i grup- pi turbogas. Questi ultimi hanno alti costi di combustibile (rendimento globale dal 20% al 30%) ed elevati oneri di manutenzione, mentre sono bassi i costi spe- cifici di primo impianto. Conviene pertanto utilizzare le turbine a gas solo per servizio di punta o di emergenza (indisponibilita temporanea di altre centrali), non pid di 1000 ore/anno. La fig. 1.2-2 mostra come |’ENEL prowvede alla copertura del carico in una tipica giornata lavorativa estiva (3° mercoledi di giugno). La base del diagramma € coperta dalle centrali ad acqua fluente, dalle centrali termoelettriche conven- zionali e dalle centrali nucleari e geotermoelettriche. La parte superiore della fa- scia coperta con produzione termoelettrica, non @ costante durante la giornata e petcié richiede la riduzione del carico o |’arresto di parte dei gruppi durante al- cune ore notturne. Gli afresti ¢ riavviamenti frequenti comportano usura del macchinario (turbine e caldaie) e spreco di combustibile. La figura mostra come viene cidotto questo inconveniente, immagazzinando nelle ore notturne e festi- Generalita sui sist. di prod., trasm. e distrib. dell'energia elettrica 9 ve l’energia corrispondente alle aree a tratteggio tramite impianti di pompaggio. Questi restituiscono l’energia, meno le perdite (il rendimento globale é del 70- 75%), nelle ore di punta dei giorni lavorativi, alleggerendo cosi la domanda dal- le centrali idroelettriche a serbatoio ¢ dai gruppi turbogas, chiamati a far fronte alla copertura delle parti superiori del diagramma di carico. Si noti che la necessita di impianti di pompaggio si presenta solo quando & prevalente l’apporto di energia degli impianti termoelettrici, nucleari e ad acqua fluente, talché diventa insufficiente la capacita di modulazione delle centrali idrauliche a serbatoio. Per maggiorare la disponibilita di potenza alla punta, molte centrali a serbatoio vengono dotate di gruppi turbina-alternatori larga- mente esuberanti tispetto al minimo richiesto per evitare normalmente gli sfiori d’acqua. Non é infrequente 1a realizzazione di centrali a serbatoio con durata di utilizzazione inferiore a 2000 ore/anno (2). 1.3. Cenni storici sulle scelte tecniche fondamentali per la distribuzione e la tra- smissione dell’energia eletttica In un impianto elettrico gli apparecchi utilizzatoti possono, in principio, es- sere collegati in serie oppure in parallelo tra loro. Se !’alimentazione é in serie, gli apparecchi sono percorsi dalla stessa corrente; se |’alimentazione @ in deriva- zione, la stessa tensione € applicata a tutti gli apparecchi. La trasmissione a grande distanza ¢ la disttibuzione possono, in principio, es- sere effettuate in corrente continua oppure in alternata. Negli impianti in cor- frente alternata, & possibile l’adozione del sistema monofase o di un sistema poli- fase, in particolare tcifase. Per gli impianti in alternata, @ di fondamentale im- portanza Ja scelta della frequenza. Le scelte principali di concezione, cui si ¢ accennato, furono fatte per gli im- pianti pubblici nel primo ventennio dell’era di sviluppo dell’elettrotecnica ap- plicata, tra il 1880 ¢ il 1900. Prima del 1880, erano state scopette le pile (Volta, 1795), le lampade ad atco (Foucault, 1841), gli accumulatori (Planté, 1859), le dinamo a collettore (Pacinotti e Gramme, 1870) ¢ la lampada a filamento di car- bone (Edison, 1879); era anche noto !’alternatore monofase sin dal 1832, che fu nel seguito notevolmente Perfezionato (Behn Eschemburg, 1884). La realizzazione dei primi impianti fu resa possibile intorno al 1880 dalla co- struzione dei primi generatori elettromagnetici in corrente continua (dinamo) di considerevole potenza. I motori primi erano, all’epoca, le motrici a vapore alter- native ¢ le piccole turbine idrauliche. Lalternativa che, per prima, si pose ai tecnici fu la scelta tra |’alimentazione in serie oppure in detivazione. Nei primi impianti gli apparecchi utilizzatori era- no soltanto lampade, dapprima del tipo ad arco, poi del tipo a filamento. (2) Si definisce durata di utilizzazione il rapporto t1a I'energia mediamente prodotta in un anno (kWh) ¢ {a potenza complessiva dei gruppi installati nella centrale (kW). 10 Capitolo 1 Il sistema in derivazione presentava il vantaggio di permettere di inserire e disinserire ciascuna lampada indipendentemente dalle altre. La tensione di linea ¢ delle lampade era pero la medesima e doveva essere scelta in base ad un com- promesso: non doveva essere troppo elevata, per motivi di sicurezza delle perso- ne e per consentire la costruzione di lampade con filamenti durevoli e robusti, dunque non troppo sottili; d’altra parte, la tensione non doveva essere troppo bassa per limitare la sezione ed il costo delle condutture, la caduta di tensione percentuale e le perdite per effetto Joule. II sistema in serie presentava il vantaggio di rendere indipendente la tensio- ne di linea e di lampada, talché negli impianti di illuminazione publica la | fea poteva essere esercita anche a qualche migliaio di volt, se le lampade da ali- mentare erano numerose. Si realizzava in tal modo un grande aumento del «caggio d’azione» della cabina di alimentazione, e risparmio nel costo delle con- dutture e delle perdite, accentuato dal fatto che nel sistema in serie la linea 11 chiede un solo conduttore, quando il circuito di ritorno pué essere realizzato in altre strade da illuminare. Le lampade alimentate in serie venivano progettate per forte corrente e piccola tensione, e quindi avevano filamento piti robusto durevole. Conviene ricordare che, all’epoca delle prima scelte tecniche, intorno al 1880, non era stato ancora scoperto il trasformatore. Percid la tensione dei gene- ratori di potenza coincideva con la tensione della rete di distribuzione, sia nel si- stema in continua sia in quello in alternata. Il sistema di distribuzione in serie non poteva dunque non essere attraente. Va anche ricordato che a quell’epoca le dinamo erano pit perfezionate dei generatori sincroni; che le prime lampade, del tipo ad arco, funzionavano pid stabilmente se alimentate in corrente conti- nua; che gli unici motori elettrici che si sapeva costruire intorno al 1880 erano del tipo in corrente continua. Queste citcostanze fecero preferire la corrente con- tinua con il sistema in serie nei primi impianti di illuminazione. Successivamente il perfezionamento delle lampade ad incandescenza e l’aumento degli utenti privati fecero preferire il sistema di distribuzione in deri- vazione, a tensione costante. Il maggiore impulso all’uso dell’energia elettrica fu segnato da due scoperte fondamentali: il trasformatore statico (prime realizzazioni in Ungheria e U.S.A. nel 1885); il motore asincrono trifase (Ferraris e Tesla, 1888). Queste scoperte in- dussero a preferire la corrente alternata, dapprima monofase e poi trifase. Il pri- mo impianto pubblico in alternata monofase risale al 1885 (U.S.A.). Il primo impianto in corrente alternata trifase risale al 1891 (Esposizione di Francoforte). I vantaggi della corrente alternata sulla continua nel campo della trasmis- sione e distribuzione dell’energia elettrica sono noti dallo studio deil’elet- trotecnica. II trasformatore statico, macchina di altissimo rendimento, di lun- ga vita e che richiede poca manutenzione, consente di impiegare diversi ed ap- propriati livelli di tensione per gli impianti di generazione, di trasmissione a distanza e di distribuzione. Una seconda prerogativa fondamentale della corren- Generalita sui sist. di prod., trasm. e distrib. dell’ energia elettrica ul te alternata @ che essa @ interrompibile con gli interruttori molto pid facilmente della corrente continua, perché ad ogni semiperiodo passa per lo zero. Gli inter tuttori di corrente continua non sono neppure realizzabili per le alte tensioni. L'utilita del trasformatore risulta evidente quando si rifletta che le perdite di energia sono proporzionali al quadrato della corrente ¢ le cadute di tensione per- centuali sono inversamente proporzionali al quadrato della tensione, come sar’ mostrato nel seguito. I generatori sincroni non possono essere realizzati per ten- sione oltre un certo limite (attualmente, citca 25 kV), per esigenze tecniche. Gli apparecchi utilizzatori di piccola potenza debbono venire costruiti per bassa ten- sione (non superiore a 600 volt) per esigenze di sicurezza, tecniche ed economi- che. D’altra parte le linee di trasmissione sono realizzabili per tensioni molto elevate (attualmente, fino a 800 kV) ed il limite tecnico di tensione non é stato ancora raggiunto. L’interposizione di trasformatori, elevatori della tensione in centrale ed abbassatori all’estremita ricevente, consente dunque di ridurre di uno o due ordini di grandezza la corrente, con drastica riduzione delle perdite, delle cadute di tensione e dei costi degli elettrodotti. Trasformatori e interruttori hanno reso possibile Ja realizzazione di reti ma- gliate di sempre pid vasta estensione, con la concentrazione della produzione dell’energia in poche centrali di grande potenza. L’invenzione del motore asincrono, per sua concezione semplice, economico € robusto, apriva vaste possibilita per gli azionamenti dell’industria e dell’artigianato, che il gia perfezionato motore in corrente continua non aveva fino ad allora consentito. D’altra parte, l’invenzione delle turbine a vapote, che per loro natura sono adatte per alta velocita, avvantaggiava i generatori sincroni rispetto alle dinamo, le quali mal si adattano alle alte velocita per la presenza del collettore a lamelle. Nello scorcio del secolo scorso progredirono le conoscenze teoriche sui sistemi polifasi e sulle macchine rotanti a induzione. Si riconobbe che elementi fonda- mentali di vantaggio dei sistemi polifasi simmetrici sono la possibilita di creazio- ne di campi magnetici rotanti ¢ la costanza della potenza eletttica istantanea ¢ della coppia elettromagnetica delle macchine a induzione. Le ragioni principali che indussero i tecnici a preferire il sistema trifase rispetto a quello monofase, che era di pit semplice struttura, sono due: — innanzitutto, la maggiore semplicita, ed anche la maggiore sicurezza, rendimento ed economicita del motore asincrono trifase rispetto al motore mo- nofase. Notevoli vantaggi offrono anche i generatori sincroni trifasi rispetto ai monofasi; — le maggiori cadute di tensione ed il costo non inferiore delle linee elettri- che monofasi rispetto alle trifasi (ved. confronto analitico al paragr. 1.5). Per i motivi sopra ricordati, gli impianti in cortente alternata trifase in deri- vazione sono largamente dominanti sin dall’inizio del secolo, sia per la genera- 12 Capitolo 1 zione, sia per la trasmissione sia anche per la distribuzione. Purtuttavia la cor- rente continua ¢ la corrente alternata monofase, non sono mai state abbandona- te; esse vengono tuttora impiegate in alcune importanti applicazioni, quali gli impianti di trazione elettrica. L’alta tensione continua viene impiegata, in casi speciali, pet la trasmissione dell’energia a grande distanza. II sistema monofase in alternata @ impiegato in molti paesi per la distribuzione pubblica residenziale € commerciale. Sono ancora in esercizio impianti di illuminazione stradale del ti- po monofase in serie. Infine, conviene ricordare a titolo di curiosita, che fino a non molti anni orsono esistevano ancora reti di distribuzione pubblica di BT in cofrente continua, ad esempio nel centro di Parigi. 1.4, Scelta della frequenza La scelta della frequenza delle grandi reti elettriche ha implicazioni simili al- la scelta dello scartamento tra i binari delle reti ferroviarie. Essa risulta da un compromesso tra contrastanti esigenze ed @ vincolante pet le successive espansio- ni delle reti, tanto pid quanto pid sono estese, per le owvie difficolta che presen- ta ogni successivo cambiamento, ¢ per la necessit& di unificazione onde coasenti- re la messa in parallelo di pid sistemi. L'unificazione delle frequenze sui due valori oggi prevalenti nel mondo, 50 Hz e 60 Hz, é relativamente recente. Basta ricordare che in Italia erano in eserci- zio alla fine della seconda guerra mondiale, reti a pid frequenze comprese tra 42 Hz ¢ 50 Hz; a quell’ epoca in altri paesi esistevano reti a frequenze anche inferio- ri (25 Hz nel sud della Francia). L’unificazione sul valore europeo di 50 Hz fu fatta in Italia nel dopoguerra per consentire il parallelo nazionale italiano ¢ Vinterconnessione con i paesi confinanti. Il valore della frequenza ha considerevoli ripercussioni tecniche ed economi- che. Per certi componenti del sistema elettrico convengono frequenze pit eleva- te; per altri frequenze pid basse. II valore ottimale per il complesso elettrico cambia con I’evoluzione della tecnologia ed @ andato un po’ aumentando nel tempo. E owvio che allo stato attuale di sviluppo delle reti, la «ftequenza ottima- le» dei nuovi impianti @ quella degli impianti esistenti nella zona o nei paesi vi- cini; la scelta essendo obbligata, non avrebbe alcuna utilita pratica l’esecuzione di studi di ottimazione della frequenza, i cui risultati potrebbero indicare peral- tro valori sensibilmente diversi da quelli in uso. In questa sede sembra tuttavia utile fare una breve rassegna delle implicazio- ni tecniche ed economiche della frequenza sui principali componenti degli im- pianti di produzione, di trasmissione e di utilizzazione. L’impiego di frequenze pid elevate consente una riduzione del peso ¢ del co- sto dei trasformatori, valutabile del 10 + 15% nel passaggio da 50 Hz a 60 Hz. Infatti, a pari f.e.m. indotta, il flusso magnetico @ inversamente proporzionale alla frequenza (E = wN = wBSN); a pari induzione di lavoro, la sezione del circuito magnetico di un assegnato trasformatore si riduce quindi al crescere del- Generalita sui sist. di prod., trasm. e distrib. dell'energia elettrica 13 la frequenza (S = E/(wBN)); si tiduce anche il diametro degli awvolgimenti ed il peso. Altro vantaggio delle frequenze pid elevate @ la maggiore velocita di rotazio- ne delle macchine a induzione bipolari: 3600 g/min a 60 Hz; 3000 g/min a 50 Hz; 1500 g/min a 25 Hz. La frequenza ottimale (minimo costo + perdite) peri turboalternatori si aggira sui 100 Hz per le piccole macchine (10-20 MW) e di- venta prossima a 50 Hz per le medie potenze (150 MW). Nel passato la frequen- za di 60 Hz risultava nel complesso pid vantaggiosa di 50 Hz per le centrali ter- moelettriche. Per gli alternatori delle centrali idroeletttiche convengono le frequenze pitt basse perché, a pari velocita, occorre un minor numero di poli. Circa i motori asincroni, |’influenza della frequenza non & molto importan- te, data la varieta dei campi di velocita richiesti. Purtuttavia, per |’azionamento di talune macchine utensili le velocita dei motori a 50-60 Hz sono troppo basse sarebbero preferibili frequenze pit elevate, fino a 2000 Hz. Per i mototi da trazione del tipo monofase a collettore, le difficolta di com- mutazione imposero per molti decenni |’impiego di frequenze molto basse, 16 2/3 Hz (pari a 50/3 Hz) e 25 Hz (pari a 50/2 Hz). Sono tuttora in servizio reti ferroviatie a 16 2/3 Hz, alimentate dalla rete a 50 Hz tramite convertitori di fre- quenza. Solo intorno al 1950 fu risolto il problema della realizzazione di motori monofasi a collettore per trazione a 50 Hz. Per quanto riguarda gli apparecchi utilizzatori, |’impiego di frequenze infe- tiori a 25 Hz non é accettabile per le lampade, a causa delle fluttuazioni del flus- so luminoso (ved. Cap. 5 - Effetto in una (0 due) fase le perdite aumentano, mentre in due (0 una) diminuiscono. Questi concetti saranno meglio chiariti nel seguito con un esempio di calcolo. II fenomeno descritto viene anche chiamato induttanza obliqua. Conviene notare che la definizione di induttanza e quindi di reattanza appa- rente delle linee, che @ stata data, @ del tutto simile alla definizione di reattanza di reazione delle macchine sincrone. Per queste ultime si usa calcolare la somma delle f.e.m. auto e mutuamente indotte in una fase di statore dal flusso genera- to dalle correnti delle tre fasi di statore, vale a dire dal campo magnetico rotante generato dagli avvalgimenti statorici. E noto che in una macchina trifase detta f.e.m. risultante @ in quadratura in ritardo rispetto alla corrente della fase consi- derata ed @ proporzionale alla corrente medesima. La teattanza di reazione si ot- tiene dividendo tale f.e.m. per la corrente che percorre la fase. 2.3. Induttanza di una linea a due conduttori Si considerino due fili conduttori omogenei a sezione circolare, di diametro d, paralleli tra loro a distanza D (fig. 2.3-1), Si supponga che i conduttori siano petcorsi da correnti uguali ed opposte. E noto dallo D fF ; A Fi F | studio dell’elettrotecnica generale che il coefficien- te di autoinduzione per unita di lunghezza si calco- + tye la con la formula: Fig. 2.3-1 v=2 6 + 0,46 logio 2) .10*H/m) > (2.3-1) dove » @ il contributo all’induttanza dovuto al flusso interno al conduttore. La /’, che pué farsi coincidere con Ja f.e.m. autoindotta quando |’intensit& di corrente e la pulsazione sono unitarie, @ uniformemente distribuita lungo i due conduttori, a ciascuno dei quali @ pertanto lecito attribuire il coefficiente di autoinduzione: 4 = ( + 0,46 logio P).10*H/m) , (2.3-2) Il valore di \ dipende dal tipo del conduttore: numero dei fili elementari e strati, presenza o meno di anime di materiale ferromagnetico. Infatti queste ca- ratteristiche influiscono sul campo magnetico interno al conduttore. Si trova che il valore di \ & citca 0,05 per i conduttori non magnetici cilindrici (ad un solo fi- Le costanti primarie delle linee elettriche 23 lo), se la densita di corrente si pud ritenere uniforme in tutti i punti della sezio- ne (correnti di bassa frequenza). Peraltro ) tende a zero al crescere della frequen- za, petché alle alte frequenze la corrente si concentra alla periferia ¢ quindi ten- de a zero il campo interno al conduttore. La (2.3-2) viene posta usualmente nella seguente forma pid comoda per il calcolo: /= 0,46 logio 2 (mH/km) , (2.3-3) avendo posto \ = 0,46 Logie chilometro. Il prodotto 4r chiamasi raggio geometrico equivalente del conduttore per il calcolo dell’induttanza. Per i conduttori omogenei (di alluminio, lega di allumi- nio, rame, ecc.), il coefficiente & assume i seguenti valori: n° fili 1 7 19 38 61 91 127 k 0,779 0,726 0,758 0,768 0,772 0,774 0,776 ¢ cambiato |’unita di misura in millihenry per Per i conduttori a corda bimetallica alluminio-acciaio, al coefficiente & si pud assegnare i seguenti valori: n° fili A/ € strati k 30 fili - 2 strati 0,826 26 fili - 2 strati 0,809 54 fili - 3 strati 0,810 Va peraltro notato che piccole variazioni di £ non influiscono apprezzabil- mente sul log D/ér, cio® sul valore dell’induttanza (vedi la (2.3-3)). Pertanto, per i conduttori alluminio-acciaio a pid strati, ¢ lecito assumete &£ = 0,80 0 &=0,85 indipendentemente dalla formazione. 2.4. Calcolo dei coefficienti di autoinduzione apparente Si consideri l’unita di lunghezza (1 km) di una linea elettrica avente ” con- duttori di uguale diametro, percorsi dalle correnti Ii, L:, ..., I, ...5 Inet, Ine sia: Lh=0. Per I’s-simo conduttore generico, si pud scrivere: L=-(i+ht+...thatint+..+h). (2.4-1) Per facilitare il calcolo, il sistema di # conduttori schematizzato nella fig. 2.4-1 si pud pensare composto da (# — 1) citcuiti a due conduttori, ottenuti ac- coppiando il conduttore s-simo di volta in volta con ciascuno degli altri. Si ottengono cosi le coppie: [(s)—(1)]; [(s)-(2)]; -. [i -- Ds 24 Capitolo 2 3 oS) GD; -- (6) —(#)], le quali hanno tutte in 8 comune il conduttore di ritorno 5 (confr. la (2.4-1)). ° oo 8 Si fissi l’attenzione sulla coppia [(s)— (A): il conduttore s, in quanto facente parte di questa cop- pia, & percorso dalla corrente (— I). Esso @ pertanto 2 sede della f.e.m. indotta dalla — J, che, assumendo a versi di riferimento concordi per la corrente ¢ la f.e.m., ed espressa in mV/km, @ data dalla: E., = —ju(—T.) (— 0,46 logiokr + 0,46 logioD.,) ; posto per brevita di scrittura: Ma = — 0,46 logiokr , si ottiene E., = jol-(Mu + 0,46 logioDa-) (mV/km) . La totale f.e.m. indotta nel conduttore s-simo, si calcola applicando il teore- ma di sovrapposizione degli effetti, procedimento lecito essendo il sistema per ipotesi lineare. Si deve sommare le (” — 1) f.e.m. parziali indotte da ciascuna coftente pensata agente separatamente, cioé: E,= + jool,(Mu + 0,46 logioD,.1) + fools (Mu + 0,46logi0D,.2) +... + fools: (Mur + 0,46 10810 Das-1) + fool, se: (Mer + 0,46 10g10 Dass) +. ‘fol, (Mar + 0,46 logioD.n) = = jwMo( + tt. + Ter + Tor +. th) + + fool (0,46 logioDs.:) + ... + fool. (0,46 logo D..») (mV/km) € tenuto conto della (2.4-1): E,= — joMal. + fool (0,46 logioDs.1) +... + + joo. (0,46 logioDa.s-1) + foolee: (0,46 logio Dest) + + fooTn(0,46 logioDs.») (mV/km) (2.4-2) La (2.4-2) si presta ad una comoda interpretazione: tutto avviene come se il conduttore 5-simo fosse dotato di un coefficiente di autoinduzione proprio: Ma = — 0,46 logiokr , (2.4-3) mentre alla coppia generica di conduttori (r) — (5) competesse il coefficiente di mutua induzione: Me = — 0,46 logioDa. . (2.4-4) Le costanti primarie delle linee elettriche 25 Nelle (2.4-3) e (2.4-4), re D.., si intendono espresse nella stessa unita di mi- sura. Per calcolare il coefficiente di autoinduzione apparente L pit sopra definito, che compete al filo s, conviene supporre che sia w = J, = 1 ¢ che gli altri condut- tori siano percorsi da correnti coerenti con la detta ipotesi nel regime di trasmis- sone considerato. Se I*, i, ..., It1, 1, Ls, «., [sono i numeri complessi rap- presentativi delle correnti, si ha la seguente f.e.m. risultante: Es = — jMy — fMalt — ... — 7M iT — Masts — {Maule © (2.4-5) Per riassumere, il procedimento da seguire @ il seguente: supporre un con- duttore percorso da corrente unitaria, di pulsazione unitaria e individuare il si- stema di correnti I", I’, ..., [che conseguentemente percorre gli altri condutto- ti; calcolare con le (2.4-3)¢ le (2.4-4) i coefficienti di auto e mutua induzione quindi, con la (2.4-5), la f.e.m. totale indotta. Se la (2.4-5) fornisce un numero complesso immaginario puro (vettore in quadratura rispetto al vettore I, = 1), il suo modulo fornisce il cercato coefficiente di autoinduzione apparente; altti menti quest’ultimo coincide con il coefficiente della parte immaginaria di E, (componente di £,"in quadratura con J, = 1). 2.5. Calcolo dell’induttanza e della reattanza di sequenza diretta delle linee ae- ree in casi di rilevante interesse pratico 2.5.1. Linea trifase simmetrica Si considerino tre conduttori disposti ai vertici di un triangolo equilatero (fig. 2.5-1). Si suppongano nulle le correnti nel terreno (correnti equilibrate). Inoltre é lecito considerate che la presenza del terreno non modifica apprezzabil- mente i flussi concatenati di auto e mutua induzione, talché i coefficienti di au- to e mutua induzione si calcolano ancora correttamente con la (2.4-3) € la (2.4-4). Si trova: Bp= —jMu. — jo?Mas — foMis= — jMi + jMa = — j(Mu — Mu). essendo per una linea simmettica Mi: = Mis = Mas. d=2r waeee 2 1 \ \ 7 T= —i(My7Mi) je Th=0 Fig. 2.5-1 26 Capitolo 2 Conviene notare che con le unita di misura usuali (m), le M,; tisultano positi- ve ¢ le M,, sono negative per le linee AT. Nelle espressioni definitive dei coeffi- cienti di autoinduzione, cui si perviene, compaiono, come si vedra tra breve, so- lo i rapporti tra distanze ¢ diametri. Percid il coefficiente di autoinduzione appa- rente ha valore e segno invariante rispetto alle unita di misura scelte per le di- stanze tra le fasi ed i diametri, come deve owviamente essere. Non deve sorpren- dere che le M. ed M,, hanno segno dipendente dalla unita di misura, dal mo- mento che detti parametri assumono significato fisico solo se combinati tra loro, per calcolare i coefficienti di autoinduzione apparente. Si ritorni ora al caso particolare della linea trifase simmetrica. Appare eviden- te dalle formule scritte che E;"@ in quadratura con J, = 1, e quindi non ha luogo il fenomeno di induttanza obliqua. I! coefficiente di autoinduzione apparente @ dato dalla: L=E, = Mi — Mi = — 0,46 logioér + 0,46 logioD = D (2.5-1) = 0,46 loge = (mH/km) . hr Si perviene cio? alla stessa espressione che vale per la linea a due conduttori (vedi la (2.3-3)). E owvio che la (2.5-1) fornisce il coefficiente di autoinduzione apparente di uno qualsiasi dei tre conduttori di fase, essendo il raggio re la distanza D uguali per tutte le coppie di conduttori. 2.5.2. Linea trifase con conduttori in piano Il procedimento qui esposto si applica pid in generale ai conduttori disposti ai vertici di un triangolo scaleno. Si pué scrivere: E, — JM — fo?Mi2 — joMs. La Ey @ stata determinata per via grafica nella figura 2.5-2, in un caso pratico, misu- rando le distanze in m. Poiché ora risulta | Miz |< |Mis|, ha luogo il fenomeno di induttan- za obliqua (la Z* non @ esatta- mente in quadratura in ritardo rispetto ad /,). Secondo le defi- nizioni gia date, il coefficiente di autoinduzione apparente L, della fase 1 @ pari al modulo del vettore OA, componente di Ey in quadratura con J. Si noti Le costanti primarie delle linee elettriche 27 che in pratica E* = OB differisce assai poco da OA. Se si fa il calcolo per le altre fasi, si trova che i tre coefficienti L:, 2, L: non differiscono molto tra loro, perché le distanze tra le fasi compaiono sotto il segno di logaritmo. Si trova altresi che per la fase centrale, nel caso della disposizione dei conduttori in piano (Di2 = Das; Dis = 2D.2 = 2D), non si verifica il feno- meno dell’induttanza obliqua; ad essa compete la minore induttanza apparen- te. 2.5.3. Linea trifase a doppia terna Al fine di fornire qui i concetti principali, ci si limita ad un caso di disposi- zione simmetrica dei conduttori, ai vertici di un esagono regolare (fig. 2.5-3). < Si supponga inoltre che le due terne siano esercite 3 wy # in parallelo e pertanto siano percorse da uguali si- S aN stemi di correnti equilibrate, date le condizioni di iN simmetria geometrica. ') I conduttori 1, 2, 3 appartengono alla prima /2D | terna; i conduttori 1’, 2’, 3’ alla seconda. Va osser- oes vato che, con la disposizione di figura, la distanza tra coppie di conduttori appartenenti alla stessa fase Fig. 2.53 (come 1 ¢ 1')@ sempre 2D; inoltre la coppia di cia- scuna fase assume disposizione simmetrica rispetto alle coppie delle altre fasi. Percié & da attendere che i coefficienti di autoindu- zione apparenti siano tutti uguali, condizione questa che assicura la supposta equilibratura delle correnti di ciascuna terna e la eguaglianza dei due sistemi di cottenti nelle due terne in parallelo. Ul calcolo del coefficiente di autoinduzione apparente richiede di sommare sei componenti di f.e.m. Per brevita, non vengono riportati i calcoli, peraltro banali, ¢ ci si limita a fornire l’espressione cui si perviene, valida per tutti i con- duttori: p& 2 hr I confronto con la (2.5-1) mostra che vale la stessa formula trovata per la li- L= 0,46 logio (mH/km) . (2.5-2) nea trifase simmetrica ad una terna, ove si ponga D e al posto di D. Poiché la distanza compare sotto il segno di logaritmo, in pratica il valore calcolato con la (2.5-2) non differisce molto da quello fornito dalla (2.5-1) a pari valori di De d. La reattanza per unita di Junghezza di un filo @ x= wL. Per una fase delle x ol due terne in parallelo, la reattanza risultante & 77° L’unita di misura usuale della reattanza x @ I'chm per chilometro (0/km). 28 Capitolo 2 Se le distanze tra i fili sono disuguali, i coefficienti di autoinduzione appa- renti sono un po’ diversi ¢ le correnti che petcorrono i due fili in parallelo, ap- partenenti ad una stessa fase, risultano lievemente diverse. Il calcolo conduce ad espressioni dei coefficienti di autoinduzione apparente alquanto pid’ complesse. In pratica conviene scegliere una disposizione dei conduttori per cui le due terne sono tra loro simmetriche; i coefficienti di autoinduzione apparenti della stessa fase sono allora uguali tra loro. 2.5.4, Linee con conduttori a fascio Il mezzo pid efficace per ridurre |'effetto corona (perdite di energia e distur- bia radio frequenza) consiste nell'impiegare conduttori a fascio. Per ogni fase, si impiegano 2, 3 0 4 conduttori posti a distanza di 40-45 cm tra gli assi. Come prime caso, si consideri quello rappresentato nella figura 2.5-4: due conduttori per fase, a distanza A; disposizione delle tre fasi ai vertici di un trian- golo equilatero, a distanza D. Si indichino con l, = Ii, h = Fi, Ih = Ei le correnti che percorrono i singoli conduttori componenti i fasci bifilari. Posto che sia T, =I = 1, le altre correnti assumono il valore «? ed a come rappresentato nella figura. Fig. 2.5-4 Si calcoli con la (2.4-5) la f.e.m. indotta nel conduttore 1, per 7, = jM iy) — JM = fo? Mya — foP Myx — jos — joMiy £ Essendo A < De tenuto conto che nell’espressione di M,, la distanza compa- re sotto il segno di logaritmo, si pud assumere con ottima approssimazione: Mi. = Miz = Mis = Mis. Si pud dunque scrivere: = — JM — JM 29M = —7(Mi + Mir 2M) (7) « Essendo: M = 0,46 logiodr ; Mi= — 0,46 logioA ; Mir = — 0,46 logioD , (©) Si noti che la f.e.m. @ in quadratura in ritardo con la cortente, per le assunte condizioni di simmettia Le costanti primarie delle linee elettriche 29 Vinduttanza apparente di un filo 2 espressa dalla: L = My + Mi— 2Mi2 = — 0,46 logioér — 0,46 logioA + D> + 2:0,46 logioD = 0,46 loge =~. Per una fase, comprendente due fili in parallelo, I’induttanza pari alla me- ta della L, cio’: D L= 0,46 logio —— (mH/km) . 2.5-3 Bo ( ) (2.5-3) Si trova cioé che la linea si comporta come se avesse un solo conduttore per fase, di raggio geometrico equivalente pati a VfkrA, anziché &r (confrontare la (2.5-3) con la (2.5-1)). Se la linea trifase @ dotata di fasci di # conduttori per w ogni fase, con gli assi uniformemente distribuiti su una v a citconferenza di diametro A (vedi fig. 2.5-5), e se i centri Sr OA C dei tre fasci sono disposti ai vertici di un triangolo equi- \ latero, avente lato D, si perviene, con procedimento di ma) calcolo analogo, alla seguente espressione del coefficiente " di autoinduzione apparente, uguale per le tre fasi: os D aia L=0,46 logio > (mH/km) f (2.5-4) Fig. 2.5-5 kar Fz L’espressione: ay rea = gfhnr ) (2.5-5) chiamasi raggio geometrico equivalente al fascio di m conduttori: esso @ pari al saggio geometrico equivalente di un conduttore singolo, cui compete il medesi- mo coefficiente di autoinduzione apparente(*). La (2.5-5) mostra che, all’aumentare del numero di conduttori 7, compo- nenti il fascio e della distanza A tra essi, si riduce il coefficiente di autoinduzione apparente; la riduzione @ compresa tra il 20% ed il 40% per 2 = 2 + 4. B questo un vantaggio che si aggiunge all’altro pid importante gia segnalato pid sopra: la tiduzione delle perdite corona e dei disturbi a radio frequenza, dovuta alla di- () La 25-5) si pus anche ortenere come caso particolare della seguente formula applicabile ad un fascio generico di m conduttori cilindrici uguali di raggio r: fo = NEB Bie Bins (2.5-6) ove Ay2, Ay», .s Ave Sono le distanze di un subcondurtore da tutti gli altri, 30 Capitolo 2 minuzione del campo elettrico sulla superficie dei conduttori (vedi pid oltre, pa- ragrafo 2.17). Ci si rendera conto dell’interesse che pud presentare la riduzione delle in- duttanze L, quando si trattera dei fenomeni di stabilita delle linee di trasmissio- ne, della regolazione della tensione e del bilancio della potenza reattiva delle re- ti. B evidente che, se la disposizione dei conduttori a fascio @ dissimmetrica, ad esempio se sono disposti su un piano orizzontale, si trovaho valori diversi del coefficiente di autoinduzione appatente per le tre fasi; la trattazione da seguire per il calcolo concettualmente la stessa che @ stata esposta pet il caso dei con- duttori di fase singoli. 2.6. Induttanza di servizio. Trasposizione Si usa definite induttanza di servizio di una linea aerea trifase, il valor medio dei coefficienti di autoinduzione appatente delle tre fasi. Se fa linea @ simmetrica, l’induttanza di servizio coincide con il valore comu- ne dei tre coefficienti di autoinduzione apparente. Se la linea non @ simmetrica l’induttanza di servizio tiene conto dei fenomeni induttivi in modo un po’ ap- prossimato, ma in genere soddisfacente. La érasposizione consiste nel mutare la posizione dei conduttori lungo la li- nea, ad intervalli uguali, in modo che ciascuna delle fasi venga ad assumere tut- te le possibili posizioni geometriche. L’esempio di fig. 2.6-1, relativo ad una li- nea con conduttori disposti in piano, chiarisce il principio della trasposizione. La figura indica lo schema delle connessioni, dette trasposizioni, da eseguire in cor- rispondenza di due speciali sostegni, posti rispettivamente a 1/3 ¢ 2/3 della lun- ghezza della linea. 1 3 2 2 3 3 1 a a a 3 3 3 Fig. 2.6-1 Si calcoli la f.e.m. globalmente indotta nel filo 1, considerando |’intera lunghezza @ della linea anziché 1 km come fatto in precedenza. Essa risulta dalla somma dei tre termini seguenti, che competono alle singole tratte. Posto al soli- tol = 1; h =o; I, =a indicati con Miz, Mas, Mis i coefficienti di mutua in- duzione relativi alla disposizione geometrica della 1* tratta di linea si ha: 1* trata Ere) $F (sll — jo? Mir — fais) 2% tratta Ere =F (itn — fo? Ma — foM:2) Le costanti primarie delle linee elettriche 31 3 uaa EV = 2 (— jth — jays — jan) La fe.m. globalmente indotta nella fase 1: M+ Mis+ Ms ] ae |. Si noti che la E" risulta in quadratuta con la J, = 1. Se si ripete il calcolo del- le f.e.m. indotte nelle altre fasi, si perviene alla medesima espressione, moltipli- cata rispettivamente per a? € a. In conclusione la trasposizione: 04 Bp 4 Bp) = — ja [4. = — elimina i fenomeni di induttanza obliqua; — tende uguali i coefficienti di autoinduzione apparente delle tre fasi, che pertanto coincidono con la induttanza di servizio sopra definita. Sicalcoli infine la induttanza di servizio di una linea trasposta, riferendosi ad 1 km della stessa (induttanza chilometrica): 4H, BBE ata a 3 3 = Mi — Bet et Mn = — 0,46 logiore2 + (2.61) 44, 046 logioDiz + 0,46 logioDas + 0,46 logioDsy _ 3 YDaDaDnt 5 = 0,46 logis SPO" = 0,46 loge 2 (mbH lem), avendo indicato con Dm = ¥D12D2;Ds; la media geometrica delle tre distanze tra le fasi. La trasposizione si effettua con gli stessi vantaggi anche nelle linee con con- duttori a fascio e nelle linee a doppia terna. In queste ultime si traspongono le due terne dai due lati dei sostegni, separatamente, ad 1/3 ¢ 2/3, della lunghez- za: una tetna viene trasposta in senso destrorso e |’altra in senso sinistrorso. Cid consente di realizzare la simmetrizzazione elettrica della linea nel suo comples- $0, sotto qualche ipotesi in pratica non limitativa. La reattanza di servizio chilometrica, detta anche reattanza di sequenza di- fetta o semplicemente reattanza chilometrica, si ottiene moltiplicando Tinduttanza di servizio chilometrica per la pulsazione w. Essa si indica con il simbolo x= wl. Per citare degli ordini di grandezza, nelle linee aeree di alta tensione l'induttanza L & compresa tra 0,75 ¢ 1,4 mH/km; la reattanza x € compresa cor- tispondentemente tra 0,23 € 0,45 2/km, alla frequenza di 50 Hz. 32 Capitolo 2 2.7. Influenza delle funi di guardia Nei paragrafi che precedono non si @ tenuto conto delle funi di guardia, che sono di regola presenti nelle linee di alta tensione. Le funi di guardia sono sede di f.e.m. indotte da parte delle correnti che per- cortono i conduttori di fase. Esse sono normalmente connesse a terra in tutti i so- stegni € percid si stabiliscono dei circuiti chiusi, attraverso il terfeno ed anche metallicamente se sono presenti due funi di guardia, circuiti che sono sede di correnti di circolazione. L'intensita di queste cotrenti 2 molto piccola rispetto a quella delle correnti inducenti. Il campo magnetico é solo debolmente modificato dalle correnti nelle funi, ¢ si dimostra che l'induttanza di sequenza diretta subisce, per la presenza delle funi di guardia, variazioni inferiori agli errori di calcolo dovuti alle altre sempli- ficazioni ed all'approssimazione dei parametri geometrici delle lince. Percié fe formule ricavate trascurando le funi di guatdia sono normalmente applicate an- che in presenza delle funi. Le cortenti parassite che percorrono le funi sono proporzionali alle f.e.m, in- dotte, cioé alle correnti di fase inducenti, le quali a loro volta si possono ritenere pfoporzionalj alla potenza apparente che fluisce nella linea. Le perdite di ener- gia per effetto Joule nelle funi sono in conclusione proporzionali al quadrato della potenza che fluisce nella linea ed alla lunghezza della linea. Le perdite di cui trattasi possono assumere entita non trascurabile negli elet- trodotti che trasferiscono elevate potenze a lunga distanza, e che sono protetti con due funi di guardia. Delle perdite nelle funi si pu6 tenere conto tramite un piccolo aumento della resistenza apparente dei conduttori, i] cui calcolo 2 relati- yamente semplice. 2.8. Impedenza di sequenza omopolare delle linee aeree Nello studio dei regimi non simmetrici @ necessario conoscere l’impedenza che compete ai conduttori di una linea trifase quando sono percorsi da un siste- ma di correnti omopolari: 7, = I; = I, = I. Conviene considerate assieme la resi- stenza ¢ la reattanza omopolare, essendo enttambe legate ai fenomeni di indu- zione elettromagnetica. Trascurando per il momento le funi di guardia, la corrente omopo- Jare non pus che ritornare attraver- so il terreno sottostante la linea, co- me @ schematizzato nella fig. 2.8-1. Lo studio della distribuzione nef terreno della corrente @ una ne- cessatia premessa al calcolo della re- sistenza e della induttanza omopo- Le costanti primarie delle linee elettriche 33 Jari. H calcolo @ complesso e pertanto ci si limita quia fare delle considerazioni fi- siche qualitative ed a fornire le formule finali, cui si perviene con le ipotesi sem- plificative normalmente accettate. L’analisi del campo di corrente nel terreno pone in evidenza una fondamen- tale differenza secondo che esso é creato da corrente continua o da corrente alter- nata. In continua la distribuzione della corrente @ determinata soltanto dalla resi- stivita dei vari strati del sortosuolo e dalla geometria del sistema. La corrente pe- netra a grande profondita se i punti di immissione restituzione sono molto di- stanti; corrispondentemente la densita di corrente é molto piccola. Inoltre i filet- ti di corrente hanno percorsi indipendenti dal tracciato della linea. La resistenza ohmica del circuito di ritorno a terra & piccola, identificandosi in pratica con quella contribuita dalle due zone circostanti i dispersori terminali. Queste favo- revoli citcostanze sono state utilizzate nella realizzazione di alcuni impianti di trasmissione d'energia ad alta tensione continua a grande distanza, impiegando una linea unipolare con ritorno della corrente via terta o via mare. In corrente alternata, anche se di bassa frequenza, i fenomeni induttivi giuo- cano un ruolo fondamentale. La corrente segue nel terreno il percorso della linea elettrica, anche se il tracciato ha andamento a zig-zag che si discosta notevol- mente dalla congiungente i due punti terminali. E stato dimostrato analitica- mente e confermato sperimentalmente che le correnti nel terreno interessano una fascia di pochi chilometri al pid di larghezza ¢ profondita sotto i conduttori, per !'effetto di attrazione dovuto all’accoppiamento magnetico. La corrente pe- netra nel suolo ad una profondita che diminuisce al crescere della frequenza ¢ della conducibilita del terreno (effetto pelle). Per il calcolo dell'impedenza omopolare conviene considerare la corrente fluente nel sottosuolo secondo una linea ideale costituita dai «baricentri» delle correnti distribuite nel terreno, secondo la teoria elaborata da J.R. Carson e F. Pollaczek. Il calcolo mostra che il baricentro delle correnti si trova sotto l’asse della linea ad una distanza D, dai conduttoti aerei fornita dalla formula: D.= 658 Jeo. (2.851) essendo g, la resistivita del terreno espressa in Qm ed fla frequenza in Hz. Po- nendo nella (2.8-1) @, = 100 9m e f= 50 Hz, si trova D. = 930 m. La densita di corrente nel suolo @ massima alla profondita D, sotto |’asse del- la linea e si riduce a valori trascurabili a distanza dell’ordine di 3D.. Le funi di guardia collegate a terra sui sostegni, costituiscono un secondo cit~ cuito di ritorno delle correnti omopolari, che si trova in parallelo al terreno. La tipartizione della corrente tra le due possibili vie di ritorno @ regolata dalle impe- denze. Il contributo delle funi di guardia @ pid sostanziale, quando esse hanno bassa resistenza. Si comprende quindi che la presenza delle funi causa una ridu- 34 Capitolo 2 zione dell’induttanza e della fesistenza omopolari. Il valore dell’induttanza omopolare delle linee risulta essere notevolmente maggiore, da 3 a 4 volte, il valore dell’induttanza offerta alle correnti di sequen- za positiva e negativa (induttanza di servizio). Le ragioni di questo risultato sono due: 2) Essendo uguali in regime omopolare \e correnti nei conduttori di fase, le f.e.m. di autoinduzione e di mutua induzione sono in fase tra loro, e quindi si sommano aritmeticamente. Nel funzionamento in regime simmetrico diretto 1203 (conft. la fig. 2.5-2), esse si sommano vettorialmente ed eo g ° hanno quindi una risultante pit piccola, a parita di altre whe ‘o,| condizioni. I conduttori di fase sono molto vicini tra loro rispetto al citcuito equivalente del ritorno di corrente a terra, che trovasi a distanza D. di parecchie centinaia di metri. In conseguenza il circuito 1-0 (fig. 2.8-2) quasi coincide, ai fini del caicolo dei flussi omopolasi concatenati, con i cir- cuiti 2-0 ¢ 3-0. II flusso di autoinduzione e la relativa f.e.m. indotta, sono quindi citca uguali ai flussi di mu- tua induzione e relative f.e.m. indotte. 4) I singoli flussi concatenati (€ le f.e.m. indotte) so- no elevati, per la grande distanza D, esistente tra i con- duttori di fase ed il circuito di ritorno a terra. Alla luce di quanto osservato sui flussi ¢ le f.e.m. in- dotte, si comprende che le funi di guardia riducono tanto pid !’induttanza omopolare, quanto pit sono di bassa re- sistenza. Infatti, la quota parte di cortente che si richiude nelle funi @ tanto maggiore, quanto pid bassa la resistenza delle funi stesse. Laltiduzione pus es- sere del 20+ 40%, rispetto al valore che si calcola in assenza di funi (L, = 3 + 4L,), se sono presenti 1 0 2 funi di materiale ad alta conducibilita (funi di guatdia in Alluminio-Acciaio). La riduzione dovuta alle pitt usuali funi di guardia in acciaio zincato @ invece modesta (5 + 20%). La resistenza alla sequenza omopolare é notevolmente maggiore della resi- stenza ohmica dei conduttori, per il contributo del percorso di ritorno nel terre- no, che @ molto importante in cortente alternata. II calcolo secondo la teoria di Carson mostra che tale contributo @ pari a 3f4710™ Q/km, cioé citca 0,15 Q/km a 50 Hz. Questo valore & 5-10 volte maggiore della resistenza dei condut- tori delle linee di AT dotate di conduttori di grande sezione. Non deve sorprendere il fatto che la resistenza del ritorno a terra é indipen- dente dalla resistivita del terreno e proporzionale alla frequenza. Infatti lo strato di penetrazione della corrente nel suolo, che come gia ricordato si pué ritenere pari a 3D., @ per Ja (2.8-1) proporzionale a 1/./f; pertanto la sezione condut- Fig. 2.8-2 Le costanti primarie delle linee elettriche 35 trice @ proporzionale a 1/fe quindi la resistenza per unita di lunghezza @ pro- porzionale ad /. La resistivita del terreno, g., non ha invece influenza sulla resi- stenza omopolare, perché, con |’aumentare della g,, aumenta secondo V@, la profondita di penetrazione (confr. la (2.8-1)) ¢ quindi aumenta proporzional- mente a g, la sezione conduttrice equivalente (S. = g.). La resistenza per unita di lunghezza, Q,/S., 2 quindi indipendente da @,. Linduttanza omopolare @ funzione crescente della resistivita Q,. Infatti al ctescere della @, aumenta D. e quindi aumenta il flusso concatenato con il circui- to omopolare equivalente. Lo studio del campo di corrente e |’applicazione del procedimento di calcolo dell'induttanza esposto nel paragrafo 2.4, consentono di pervenire alla seguente espressione dell’impedenza omopolare per unit di lunghezza di una linea dota- ta di due funi di guardia, alla frequenza f, valida nell’ipotesi di terreno omoge- neo di resistivita costante, per le linee trasposte ¢ supponendo uguali le correnti che percorrono le due funi: B= tot fhe = Tet 3-10“ HF + 72,89-10F logic 2.8-2 6 [lo~“a?f + 72,89- 10°f logioD./*/DisDuaDusDisDisDss |? (@/km) Ce t+ 2m? 10“f+72,89- 10°f logo 12sDas Nella (2.8-2) il significato dei simboli @ il seguente: f frequenza (Hz) TesTy resistenza ohmica unitaria dei conduttori e delle funi di guardia, rispettivamente (Q/km) D. ved. la (2.8-1) (m) fet ved. la (2.5-5) (m) nag = hy raggio geometrico equivalente delle funi di guardia (m) (r= raggio delle funi; £, ved. paragr. 2.3) DDD distanze tra i conduttori (m) DisD24,Ds4,D1s,D25,Dss distanze tra i conduttori (1, 2, 3) e le funi di guatdia (4, 5) (m) Ds distanza tra le funi di guardia (m). Se la linea @ priva di funi di guardia |'ultima delle quattro espressioni adden- de della (2.8-2) deve intendersi nulla. 2.9. Capacita delle linee. Generalita e definizioni Siconsideri l’unita di lunghezza (1 km) di una linea ad # conduttori cilindri- 36 Capitolo 2 ci rettilinei, paralleli tra loro ed al terreno, e si supponga che ad essi siano im- presse le tensioni sinusoidali isoftequenziali V,, V2, ..., 7, rispetto ad un con- duttore di riferimento, cui si assegna convenzionalmente potenziale nullo. Usualmente si assume la terra come conduttore di riferimento; essa viene chia- mata conduttore 0. L’applicazione del potenziale V, al generico conduttore r-simo, essendo nul- lo il potenziale di tutti gli altri, determina la comparsa di cariche su tutti i con- duttori, proporzionali a V7, che si chiamano cariche parziali indotte da 7. Se & assegnato il regime di funzionamento sinusoidale della linea, una volta fissato il potenziale del conduttore 1 (posto ad es. V; = 1), gli altri conduttori as- sumono potenziali che si ottengono applicando opportuni operatori complessi a V,, analogamente a quanto detto a proposito delle correnti al paragr. 2.2. Le va- tie tensioni sono dunque tra loro proporzionali secondo definite costanti com- plesse (cw, «? nel regime trifase simmetrico diretto o inverso). Si noti infine che se le tensioni impresse sono funzioni sinusoidali del tempo, anche le cariche spo- state vatiano con legge sinusoidale. Essendo le cariche parziali proporzionali alle singole tensioni impresse, ¢ queste ultime proporzionali tra loro, si conclude che la carica totale (somma vet- toriale delle cariche parziali) «spostata» sull’unita di lunghezza del generico con- duttore s-simo, Q,, @ proporzionale alla tensione V, impressa al conduttore me- desimo. La carica Q, puéd risultare leggermente sfasata, in anticipo o ritardo, rispetto alla tensione V.. Si supponga per il momento che la O, sia in fase con la 7, (sistema simmetrico). Indicata con C, la costante di proporzionalita (reale), si pu allora scrivere: O=GI,. (2.9-1) La costante C, definita dalla (2.9-1) ha le dimensioni di una capacita per uni- ta di lunghezza e viene chiamata capacita apparente del conduttore s-simo, in analogia alla definizione di induttanza apparente chilometrica data tratando dei fenomeni di induzione elettromagnetica. Si noti che, se si pone V, = 1, la carica Q, si identifica con la capacita apparente di cui pud pensarsi dotato i conduttore s-simo. = Alla carica 9., come sopra definita, si associa una corrente di spostamento I, in quadratura i in anticipo con OE = joQ,), cioé in quadratura in anticipo con V, se O,% in fase con V,: questa corrente J, deve intendersi come la somma vetto- riale di tutte le correnti di spostamento che dai conduttori 1, 2, ...,5—1,5+1, sssy #, € dal terreno, confluiscono al conduttore 5. Se, oltre alla condizione V,= 1, si impone che sia w = 1, il valore efficace della corrente I, = wC,V, si identifica numericamente con la capacita C,. Quando non sono rispettate le condizioni di simmetria per il sistema di con- duttori e/o per le tensioni, la ©, non é in fase con V7, Tutto avviene come se Le costanti primarie delle lince eletiriche 37 (ved. fig. 2.9-1) il conduttore s-simo fosse collegato ad un condensatore non pu- ro, dotato cioé di un certo «angolo di perdita», positivo o negativo. Fig. 2.9-1 Indicate con Q., ¢ Q,, le componenti della carica Q, in fase ed in quadratura con V,, l’effetto delle correnti trasversali che si dipartono dal conduttore s-simo verso gli altri conduttori, si mette allora in conto correttamente per mezzo di una capacita apparente: edi una conduttanza fittizia: da intendersi in parallelo tra loro e sottoposte alla tensione V,. Laconduttanza fittizia G, pué essere positiva (come indicato in figura) oppu- te anche negativa. B bene avvertire che, analogamente alla resistenza fittizia defi- nita tratando dell’induttanza obliqua, alla G, non si associano perdite di ener- gia, ma bensi soltanto un trasferimento di energia tra i conduttori per accoppia- mento capacitivo. La somma algebrica di questi trasferimenti é nulla. 1 2 Fig. 2.9.2 Pid sopra @ stata definita la Z, come la somma vettoriale di tutte le correnti di spostamento che confluiscono al conduttore s-simo. Ciascuna di queste correnti (*) Si noti che in pratica risulta Qy; 2. 38 Capitolo 2 (ved. fig. 2.9-2) si pud concepire come fluente attraverso la capacita parziale di ciascun conduttore verso I’s-simo, capacita parziali che vengono materializzate con altrettanti condensatori. Il calcolo delle capacita parziali e della capacita apparente C, non @ semplice come il calcolo delle induttanze. Ad esempio, la capacita parziale C,, non @ fun- zione soltanto della distanza tra i conduttori s ed re del loro diametro, ma di- pende dalla geometria di tutto il sistema di conduttori. Nel seguito @ esposto un procedimento di calcolo delle capacita parziali e della capacita apparente. Conviene innanzitutto precisare in quali condizioni va fatto il calcolo: — Capacita apparente C,: come gia visto si pud far coincidere con la carica Q.,= Q, quando V,= 1 gli altri conduttori vengono portati a potenziali coe- renti con V,= 1 nel regime di funzionamento considerato della linea. Cosi ad es. se la linea @ trifase, in regime simmetrico di tensioni, e se Vi =1, sara DV, = 07 e =a (oppure V; =a € V, = 02). SeV.#1,8 C= QIV.. — Capacité parziali: in base allo schema della fig. 2.9-2b, esse si identifica- no con le correnti di spostamento parziali, quando sia unitaria e di pulsazione unitaria la tensione che le alimenta. Pid in particolare: Co: per calcolare la capacita parziale verso terra, C,., si ponga V, = 1; inoltre si deve assumere che tutti gli altri conduttori del sistema abbiano la stessa tensione unitaria impressa, in modo che si stabilisce corrente di spostamen- to solo dal conduttore s verso terra, ¢ non verso gli altri. Si deve cioé porte V, =... =P, =1 (sistema omopolare di tensioni). Pid in generale, indicando con Vil valore comune a tutte le tensioni, !a a Si noti che quest’ ultima definizione vale ovviamente anche se le tensioni ap- plicate ai conduttori variano nel tempo con legge qualsiasi, purché siano tutte eguali. il procedimento di calcolo delle capacita parziali tra coppie di conduttori, C,, & concettualmente lo stesso. Ci si deve ora porre in condizione che ci sia corrente di spostamento solo da r verso s, mentre devono annullarsi le cor- renti tra gli altri conduttori ed s. A tal fine si deve supporte che siano nulle tutte le tensioni, ad esclusione di V, Cu si identifica con il rapporto tra la carica spostata Q, ¢ V: Co = V=02=...=01=V0n V.=0;0.=V;V,-V.=0). Nelle condizioni scritte per i potenziali, si ha: C., = Q./(V— V.) = Q,IV. Si noti che la definizione vale qualunque sia !’andamento della V nel tem- po, purché tutte le altre tensioni siano nulle. Le costanti primarie delle linee elettriche 39 2.10. Calcolo delle capacita Il calcolo si fonda sulle equazioni di Maxwell, che legano le cariche presenti sui conduttori ai potenziali. Con i simboli Q e Vsi indichino le cariche per uni- ta di lunghezza ed i potenziali, comunque variabili nel tempo, mentre gli stessi simboli sopralineati rappresentino grandezze sinusoidali. Se il solo conduttore 1 ha una carica Q; = Q,(#), quest’ultima determina nello spazio un campo elettrico ad essa proporzionale e induce quindi un poten- ziale ad essa proporzionale su tutti i conduttori (l’indice ‘ indica che trattasi di tensione indotta dalla carica presente sul conduttore 1): VE = aQr y VEY Hans 5 3 VEO = ams Se sono presenti contemporaneamente cariche Q:, Q:, ..., Qn sugli # con- duttori, la tensione complessivamente indotta si ottiene sovrapponendo gli ef- fetti delle singole cariche pensate presenti separatamente. Si trova dunque, con evidente simbolismo: VEO Sani 5 VP Ha2Qs 5... VI = ainQn 4101; VE9=a2Q2; ... ViN= ye ¢ infine: Vi = ais + 412Q2 +... + 4inQn ve + din Qn (2.10-1) Vv, Qs + n2Q2 +... + Gan Qn » I coefficienti a,, si chiamano coefficienti di potenziale. Le (2.10-1) si scrivono pid sinteticamente in forma matriciale: |V|=|a|x|Q| (2.10-2) dove || ¢ | Q| sono le matrici di una colonna delle tensioni ¢ delle cariche, ed |a| la matrice quadrata di ordine » dei coefficienti di potenziale. Il sistema (2.10-2) pud essere risolto rispetto alle Q e si ottiene: lOl=lyIxIvi, (2.10-3) essendo || la matrice inversa della | a: Iy|=lel". 40 Capitolo 2 I coefficienti Y,« si chiamano coefficienti di induzione e si dimostra facil- mente che essi coincidono, a parte il segno, con le capacita parziali tra le coppie di conduttori, che si cercano. Nota la matrice ||, le (2.10-3) risolvono il pro- blema del calcolo delle capacita apparenti di un conduttore e delle capacita par- ziali. Infatti volendo ad es. trovare la capacita apparente del conduttore s-simo C,, non si ha che da porte nelle (2.10-3) V, = 1 e per le altre tensioni i valori coe- renti con V, = 1. La Q, fornisce allora la C, cercata. Ad es., per una linea trifase, sia: v, W=1; V,= Le (2.10-3) forniscono la seguente espressione della carica totale Q, spostata sul conduttore 1: Qayteynaters, € quindi si pué scrivere: =lyntey2tens| . (2.10-4) Analoghe espressioni si possono scrivere per il calcolo delle C: ¢ Cs. Per trovare la Cu, si ponga Vi = Vr = V.=...=V,= 1, € quindi: Q Co= vie lyr tye +o + Yn (2.10-5) Infine, per trovare la C,,, si ponga V,= 1 e V;=0 per 7 #7; si ha: a= 2 Yer (2.10-6) Vv, Conviene notare che, essendo la matrice | -y | simmetrica (ved. pid oltre), risul- ta: C= Cre. Il calcolo delle capacita apparenti e parziali ¢ dunque immediato, quando siano noti i coefficienti di induzione y,,, i quali anche coincidono con le capacita parziali tra le coppie di conduttori (confr. la (2.10-6)). Le y,. non sono peré di facile calcolo come la a,,. Infatti y,, ¢ funzione non solo dei parametri geometri- ci relativi ai conduttori red s, ma anche dei parametri di tutti gli altri condutto- ri. Converra pertanto calcolare le a, € trovare la matrice | y | = |@|~' per inver- sione. Le a,. si calcolano come segue. Per quanto gia osservato pit sopra, la ten- sione indotta in un conduttore, ad es. I'r-simo, @ la somma delle tensioni su esso indotte dalle singole cariche Q,, ..., Q-, .-., Qs ---» Qu, pensate presenti una pet volta. Si supponga dunque che sia presente sull’unita di lunghezza di linea solo Ja carica + Q, sul condutiore s-simo. Allora la tensione indotta sul conduttore r-simo é: VE = anQ, - (2.10-7) Le costanti primarie delle linee elettriche 41 & 5 +Q, Fl F 5 F , ie Il calcolo del coefficiente di potenziale a,, si traduce in quello del potenziale assunto da r, Vi"), quando @ pre- sente sul conduttore s-simo la carica per unita di lunghez- za Q,. E noto dallo studio dell’elettrotecnica generale che risulta (ved. fig. 2.10-1): 1 Der : 1) = 1 0, log, 2" (volt) , 2,104 ‘Gy Vo = + @, log. 5 (volt) (2.10-8) /\IHe 4s! on, \ essendo s’ immagine di s rispetto al suolo. Dalla mr (2.10-8), teauto conto della (2.10-7), si ha: i sd-Q __! De, Fig. 2.10-1 4 = Fe l0Be TH (ken /F) (2.10-9) La (2.10-9) e la fig. 2.10-1 mostrano che 4,, = 4;., cioé che la matrice quadra- ta |a| & simmetrica. In conseguenza @ simmetrica anche la matrice ly] = lal, : Se si considera la tensione indotta sul conduttore s dalla carica in esso presen- te, si ha: VE = 440, , (210-10) ¢ la (2.10-9) si sctive ora, pet un punto giacente su s, con grande approssimazio- ne: etl 2H, 1 4H, a= Fz lo. F = Za lowe (km /F) , (2.10-11) 2 essendo @, il diametro del conduttore s. 2.11. Capacita di servizio - Trasposizione Chiamasi capacita di servizio chilometrica di una linea trifase la media arit- metica delle tre capacita apparenti che competono ai conduttori di fase: G+tatGa 5 : Come awviene per le induttanze oblique, anche le capacita oblique si com- pensano mutuamente per le tre fasi e percid non compaiono nella espressione della capacita di servizio. Conviene osservare che la disuniformita delle capacita apparenti e il fenome- no di obliquita sono presenti nelle linee aeree anche se i conduttori sono disposti ai vertici di un triangolo equilatero, perché il sistema @ dissimmetrico rispetto alla terra (ed alle funi di guardia, se presenti). La terra @ un conduttore la cui impor- tanza fondamentale per il calcolo delle capacita. G (2.11-1) 42 Capitolo 2 La capacit& ¢ induttanza apparenti della fase centrale di una linea a 380 kV con conduttori in piano orizzontale differiscono del 7-8% rispetto ai valori che competono alle due fasi esterne; la disuniformita @ minore se le fasi sono dispo- ste a triangolo. La simmetrizzazione delle capacita viene effertuata con la ¢rasposizione dei conduttori (paragr. 2.6), che ha gli stessi effetti dimostrati per le induttanze. La trasposizione @ di regola applicata alle linee lunghe e nelle reti poco magliate. Nelle reti magliate con linee non lunghe, pud essere omessa, come nella rete ita- liana da oltre un decennio. Peraltro una parziale compensazione é conseguibile, senza gli oneri della trasposizione in linea, tramite la rotazione ciclica della con- nessione delle fasi alle sbarre delle stazioni di gruppi di linee omogenei. 2.12. Influenza delle funi di guardia sulle capacita Come si comprende dalla fig. 2.121, le funi di guardia: — modificano il campo elet- trico e quindi l’entita delle varie correnti di spostamento tra le cop- pie di fili; nuove correnti si stabili- scono tra i conduttori di fase e le funi di guardia; Fig. 2.12-1 — nel complesso aumentano le correnti di spostamento verso tetra, dovendosi includere in esse anche quelle che fluiscono dai conduttori di fase verso le funi. Aumentano conseguentemente le capacit parziali tra le fasie tetra, Cio, Cro, Cs0} — si dimostra che diminuiscono le correnti di spostamento e le capacit3 par- ziali tra le fasi; — lacapacita di servizio varia di poco, intervenendo una parziale compensa- zione tra i due fenomeni in precedenza ricordati. 2.13. Calcolo approssimato delle capacita delle linee aeree Se i conduttori sono numerosi, la teoria generale sopra esposta conduce a cal- coli laboriosi: @ questo il caso delle linee aeree con funi di guardia ed a condutto- ri multipli. Il calcolo @ peraltro agevole per mezzo di un calcolatore numerico dovendosi in pratica risolvere un sistema di equazioni lineari pari al numero dei conduttori ¢ delle funi di guardia. Si perviene tuttavia a formule di calcolo assai semplici, sotto certe ipotesi semplificative, che spesso sono accettabili, Si assuma che: a) la somma delle tensioni impresse ai conduttori sia nulla. Questa condizione @ soddisfatta per una linea alimentata con un sistema po- Le costanti primarie delle linee elettriche 43 lifase simmetrico di tensioni, il centro stella coincidendo con il terreno. b) s¢ possono supporre tra loro uguali i coefficienti di potenziale proprio an = <1 log, 27 a. e quelli di potenziale mutuo eee oe 2n€ Ds ¢) st trascuri la presenza delle funi di guardia. Le condizioni b) si possono ritenere soddisfatte se la linea @ trasposta, assu- mendosi per le a., ¢ le a,, rispettivamente la media aritmetica dei coefficienti che competono alle tratte di trasposizione. 2.13.1. Capacita di servizio delle linee con conduttori singoli Sotto le ipotesi a), b) e c) di cui sopra, indicando con 4,, ed 4,, i valori comuni ai coefficienti propri e mutui di potenziale, si scrive: DV, = GQ1 + derQ2 + ... + Gor Qn Vz = Qs + duQr +... + darn (2.13-1) Ve = urQs + er Qr + 0-1 + dun « Sommando membro a membro e raccogliendo le cariche a fattor comune, si ottiene: [ass + (2 — 1) Gar] Os + [er + (22 — Wr] G2 + «+ + [a+ (2 — 1)ar]Qn= Vi + Vit + e infine: [an + (2 — 1)a] [01+ Or +...+O,]=0. Essendo in quest’ ultima il primo termine #0, deve essere: O.+0.4+..+0,=0. La s-sima delle (2.13-1) si sctive allora: Vo = a0, + er(Qr + Or +. + Ori + Ora +... + On) = = GuQs — der, = (der — Gur) O. 5 da cui si deduce la seguente espressione della capacita di servizio: 44 Capitolo 2 = : (2.13-2) Si noti che si @ trovato Q, in fase con V,, come si attendeva date le condizioni di simmetria. 1° Esempio: Linea trifase trasposta (fig. 2.13-1) Per le tensioni tra fase ¢ terra @ soddisfatta la condizione a): E£,+£,+8,=0 Si calcolino i coefficienti di potenziale proprio: - 1, 4h. = Zr lowe i a - 4th n= log. —F a 1 -1 4H, 83 = > loge La media risulta: a tastl aan Mt dat aes 1 lo 4H, a a 3 ~ tHe 8 7 essendo H,, = VH\HaHy . Si calcolino quindi i coefficienti di potenziale mutuo: mae toe 2. an cana — top, Be: a2 an = og. i as San = BD ; a= = es 1 =a = BF € quindi la media risulta: apn Met an tan lo Dn ” 3 ane 8D, essendo: Dy =NDivDisDis 5 Dr=NDiDisDis « Infine si trova: “7 dH, De ee) dad Dw Le costanti primarie delle linee elettriche 45 Sovente si pud assumere D,,, = 2H,, senza che cambi apprezzabilmente il lo- garitmo a denominatore. Con questa approssimazione e ponendo al posto di 10 F/m e log-K = 2,3026 logioX, si ottiene: == 24,13 1 2 3 7 I . I . I i ape (ME skm) . (2.13-4) c, Cs Es Cs La L'effetto globale delle correnti di 7 7 spostamento tra le tre fasi ¢ tra queste € Ia terra, pud essere calcolato consideran- do tre capacita uguali C,, derivate verso terra (fig. 2.13-2). E bene sottolineare che questa equivalenza ha luogo solo nella ipotesi che le tre tensioni di fase costituiscano sistema simmetrico (diretto 0 inverso). 2° Esempio: linea monofase (fig. 2.13-3) gE Per una linea monofase (due con- duttori e tetra) si trova che vale ancora la (2.13-4), ove il sistema sia individua- E, tocon le tensioni tra i conduttori e ter- ra, che si suppongono uguali ed opposte e pari alla meta della tensione esistente tra i conduttori. Le due capacita C, deri- vate tra i conduttori ¢ la terra (ved. fig. 1 tt 2 2.13-3) equivalgono ad una capacita 2 — derivata tra la coppia di conduttori. Fig. 2.13-3 2 2.13.2. Capacita di servizio delle linee con conduttori a fascio Si consideri dapprima un fascio di due conduttori per fase, di diame- tro d, posti a distanza A (fig. 2.13-4). Si supponga che la linea sia trasposta e che sia L E,=0, ipotesi queste non restrittive per la grande maggioranza dei casi. Sia O, la carica spostata sull’unita di lunghezza di ciascun conduttore del fascio. Si calcoli il potenziale indotto da dette cariche sul conduttore r (fig. 2.13-4) nell’ ipotesi che siano presenti le sole Q,. Potendosi ritenere che D,,>A (in genere A @ 40+45 cm, mentre D,,=7+ 14 m), si ha con ottima approssimazione: 46 Capitolo 2 Dy, Vy = —— 20,1 : Tre 72:08. Il coefficiente di a mutuo tra la coppia s—sed rrisulta: ale _ Vi De oe 20, ~ 3c BD, Se si considera poi la tensione indotta su uno dei conduttori s, dalle catiche + Q, presenti sull’unita di lunghezza delle coppie di conduttori s — 5, essa si va- luta come somma delle tensioni indotte da ciascun conduttore separatamente: _ 1 =) 4H, 1 =) 2H P= aye Tt qe Foe = 8H} ak Tye Oe Il coefficiente di potenziale proprio della coppia di conduttori vale dunque: VO i 8H? 1 4H, as = 5 = Ope Ato a = log. 5 20, 2me 2° GA ~ One 8 Sagn Chiamate ancora con D,,¢ D,,: le distanze medie geometriche tra i centri dei fasci di conduttori e tra conduttori ed immagini, chiamata H,, l’altezza media dei conduttori sul suolo, si calcola infine la capacita di servizio: G= = + = 28 Be (mpF/km) (2.13-5) jeter Nog, 8 a €s¢ 2Hn = Dw: _ 484,13 ; G= De De (mF /km) . (2.13-6) Bio 2d B10 Veh Si ek ——o che, agli effetti della capacita di servizio, la linea con con- duttori a fascio binato si comporta come una linea trifase ~Y <2, equipaggiata con conduttori singoli per fase, aventi rag- \ gio VrA, posti a distanza D,.. | Qualora il fascio di conduttori di ciascuna fase sia, pid in generale, composto di # conduttori di raggio r con i centri uniformemente distribuiti su una circonferenza di diametro A (ved. fig. 2.13-5 per 2 = 4), ragionando ana- Le costanti primarie delle lince elettriche 47 logamente si trova la seguente formula per il calcolo della capacita di servizio: (mpF/km) . (2.13-7) L’espressione: re= a [nr ()" (2.13-8) chiamasi raggio geometrico equivalente al fascio di conduttori: esso @ il raggio di un conduttore cilindrico che darebbe luogo allo stesso valore di capacita(*). B interessante confrontare la (2. 13-8) con la (2.5-5) che fornisce il raggio geo- mettico equivalente per il calcolo dell'induttanza. Esse differiscono soltanto per il fattore & che tiene conto del flusso concatenato interno al conduttore. 2.13.3. Capacita parziali verso terra Si supponga \a linea trasposta, per cui si possono ritenere uguali i coefficienti ptopri e mutui di potenziale, pari al valore medio aritmetico dei valori che com- petono alle singole tratte di trasposizione. Per il calcolo delle capacita parziali verso terra, si deve fare la ipotesi che sia: Yah=..=V,.=V, talché risulta: V= GaQi + GrQr + «1. + GsrQn V= dQs + GQ: +... + GerQn (2.13-9) V= Qi + GrrQr t ... + dsQn - Sottraendo la seconda equazione dalla prima, si ricava: Qs (Ger — Gus) + Q2 (Ges — Gr) =O, cio: (Gs = sr) (Q2 — Qi) =0, (() La (2.13-8) si pud anche ottenere come caso particolare della seguente formula applicabile ad un fascio genetico di w conduttori clindrici uguali di raggio r: ne= Vrbadnde . (2.13-8") ove An, Assy «+s Aig sono le distanze di un subconduttore da tutti gli altri. 48 Capitolo 2 donde: Q: = Q2. Procedendo analogamente, si trova che tutte le cariche sono uguali: = =..= Qn - La cosa @ peraltro intuitiva: se Ja linea @ trasposta ed i conduttori sono portati al medesimo potenziale verso terra, attesa la simmetria di condizioni, le cariche non possono che essere uguali. Essendo uguali le cariche, sono di conseguenza uguali anche le capacita parziali. La s-sima delle (2.13-9) si sctive: V=auQ+(n—1)arQ , ¢ quindi: o=a2= 1 V~ a+ Tan” aan 2.13.4. Capacita parziali tra coppie di conduttori Si suppongano ancora tra loro uguali le a,. € le @.,. Pet calcolate la C,,, si deve supporre che sia diversa da zero la sola tensione V,, cioé: 0 = auQs + dor. Qe + vt dr Qn (2.13-11) O = Qs + ater Q2 + des Qu + wee + er Qn 0 = a,Qs + aorQ: + we au Qn - Sottraendo successivamente tutte le equazioni, meno la r-sima, dalla prima, si trova: ==... =O =O =.= On, donde la r-sima equazione si scrive: V, = 4.0, + (#= 1)anQ, ¢ la s-sima si scrive: 0 = 4,0, + [aus + (1 — 2) der] OQ. « Risolvendo il sistema delle due ultime equazioni rispetto a Q. e Q,, si ottie- ne: = 4d, o= (Gar = Ger) [der + (2 = 1)aer] ¢ infine si trova il valore comune di tutte le capacita parziali tra coppie di con- duttori: Le costanti primarie delle linee eletiriche 49 2. bn =F eT * 2.13-12 V. ~ (ana) [ant iany (-1312) Si controlla agevolmente che: Cr = CoCr « (2.13-13) La (2.13-13) mostra che la capacita parziale tra una coppia di conduttori di una linea aerea trasposta & pari al prodotto della capacita parziale verso terra, per la capacita di servizio (quest’ultima relativa al regime di tensione sinusoidale simmetrico rispetto a terra), per il coefficiente mutuo di potenziale. 2.14. Formule per il calcolo della capacita delle linee aeree dotate di funi di guardia. Ordini di grandezza delle capacita Come gia osservato al paragr. 2.12, il calcolo mostra che la presenza delle fu- ni di guardia non influisce apprezzabilmente sul valore della capacita di servizio, la quale si identifica nelle linee trifasi con la capacita di sequenza diretta C, € in- versa C;. La formula (2.13-5) @ pertanto applicabile alle linee trasposte anche in presenza di funi di guardia, nella seguente forma pid generale: 24,13 2VAALH, *\/Di2D.:Ds. Tec VDi2Dasy-Dar G=G=G= (mpF/km), — (2.14-1) logie ove le H, sono le altezze dei conduttori sul terreno; le D, sono le distanze tra i conduttori; le Dy: sono le distanze tra i conduttori e le immagini dei conduttori rispetto al terreno; 7.c ¢ il raggio geometrico equivalente del fascio di conduttori di ciascuna fase, fornito dalla (2.13-8) 0 pid in generale dalla (2. 13-8’). La capacita omopolare di una linea trifase trasposta @ la capacita apparente dei conduttori in un particolare tipo di funzionamento: quando le tensioni sinu- soidali applicate tra i conduttori di fase e la terra sono tra loro uguali (terna omo- polare di tensioni). In base alla definizione data, la capacita omopolare si identi- fica con la capacita parziale verso terra, calcolata con le medie geometriche delle distanze tra i conduttori, e tra questi e le loro immagini. Per il calcolo della capacita parziale verso terra di una linea trasposta senza funi di guardia & stata ricavata la formula (2.13-10). La presenza delle funi di guardia fa aumentare apprezzabilmente le capacita verso terra e rende il calcolo assai pid laborioso. Ci si limita qui a riportare, senza darne dimostrazione, una formula approssimata per il calcolo della capacita omopolare di una linea traspo- sta dorata di due funi di guardia uguali, sulle quali si suppone siano presenti ca- tiche uguali: 50 Capitolo 2 24,13 ; [oe Die Dys Dir Dis Daw Das: ] — 2NAGH: V(DixDisDivl Dy.DisDusDisDusDas tec M(DixDsDuP pe 4H.Hs Das (mpF/km) , (2.14-2) ove inumeri 4 € 5 si riferiscono alle funi di guardia, 7,2 il raggio delle funi stesse ¢ gli altri simboli hanno il significato in precedenza definito, ma esteso anche al- le funi di guardia. Si awerte il lettore che le formule hanno da alcuni anni scarso interesse ap- plicativo, perché il calcolo delle capacita delle linee si esegue correntemente, con maggiore precisione e speditezza, tramite semplici programmi di calcolo nume- tico che effettuano I’inversione della matrice dei coefficienti di potenziale, come esposto nel paragr. 2.10. I dati da fornire sono poche grandezze geometriche (altezza media dei conduttori e delle funi di guardia sul terreno; distanze tra i conduttori ¢ le funi di guardia; numero, diametto e distanziamento dei condut- tori a fascio). Le formule conservano interesse didattico, oltreché per il calcolo manuale, perché pongono in evidenza |'influenza dei vari parametri sul valore delle co- stanti primarie. Lordine di grandezza dei valori delle capacita delle linee aeree di trasporto dell’energia ad alta tensione é il seguente: — Capacita di sequenza diretta (capacita di servizio): 8+ 14 mpF/km — Capacita di sequenza omopolare (capacita parziale media verso terra): 5+ 10 mpF/km — Capacita parziale tra i conduttori: 1+3 mpF/km 2.15. Considerazioni conclusive sulle capacita parziali e di servizio E bene sottolineare che le capacita parziali sono parametri intrinsechi di ogni linea, in particolare indipendenti dal regime di tensioni impresse alla linea. Esse conservano il loro valore e significato anche in regime non sinusoidale e, pid in generale, non periodico. La capacita di servizio, invece, ha significato solo in relazione ad un partico- lare regime di tensioni applicate ai conduttori che per le linee trifasi @ il sistema tifase simmetrico, diretto 0 inverso, delle tensioni di esercizio con centro a terra. Lo schema di fig. 2.15-1a rappresenta il sistema delle capacita del- l'unita di lunghezza (1 km) di una linea trifase trasposta. Le tre capacita C’ connesse a triangolo equivalgono notoriamente a tre ca- pacita di valore 3C’ connesse a stella con il neutro isolato da terra. Con la Le costanti primarie delle linee eletiriche 51 c! trasformazione stella triangolo, si perviene allo 7 schema di fig. 2.15-1b che @ equivalente a quello di i} C2 fy fig. 2.15-la. Lo schema di fig. 2.15-1 viene adottato per stu- =c, Co Co diare il comportamento di una linea simmetrica, 0 trasposta, in regime qualsiasi, in particolate per il 7 ) calcolo o la misura su modelli analogici, dei feno- meni transitori delle reti. Se la linea non & trasposta aL : 1 si devono introdurre nello schema 2.15-1a i valori Sr3C! SIC! ==3C' elle capacit’ parziali delle singole fasi: Cio, Cron hoof Cro, Cin, Crs, Car ecc. I Si noti che in regime variabile non sinusoidale il FFCo RCo EC, centro stella delle tre capacita equivalenti alle capa- “ita tra le fasi assume potenziale variabile nel tem- Ran po, in particolare diverso dal potenziale della terra. In una linea trasposta in regime sinusoidale simmetrico, il centro stella delle tre capacita 3 C’ di fig. 2.15-1b si trova perma- hentemente al potenziale di terra. Pertanto, ciascuna capacita 3 C’ si pué consi- derare connessa in parallelo alla corrispondente capacita C,, ¢ si perviene allo schema equivalente di fig. 2.15-2, ove ciascuna capacit3 ha il valore: 3 C.=C.+3C' . (2.15-1) 2 l. l. c Le C, sono le capacita di servizio (capacita di se- s s s quenza diretta) e si ritrova lo schema equivalente gia presentato nella fig. 2.13-2. 7 Con riferimento allo schema di fig. 2.15-1b, se Cy =Cyt3C' Fig. 2.15-2 4 le tensioni impresse tra i conduttori e la terra sono una terna omopolare le sole capacita percorse da cotrente sono le capacita parziali verso terra, C.. Infatti i conduttori 1, 2 e 3 sono equipotenziali. Per le linee trasposte, le capacita C, e C, si calcolano con le (2.14-1) € (2.14-2). Le capacita C’ si calcolano quindi con la (2.15-1): GG “ 15-2) G, 5 (2.15-2) 2.16. Induttanza e capacita delle linee in cavo Il calcolo delle induttanze e capacita delle linee in cavo si esegue con i proce- dimenti esposti nei precedenti paragrafi per le linee aeree. La deduzione delle formule relative ad alcuni tipi di cavi perd pid complessa, per |’importanza che possono assumere le correnti parassite indotte nelle guaine metalliche e nelle ar- mature che avvolgono i conduttori di energia, nonché per |'entita dei flussi ma- 52 Capitolo 2 gnetici che interessano le eventuali armature di materiale ferromagnetico. D’altra parte, nel calcolo dell'impedenza omopolare va tenuto conto che le correnti omopolari possono richiudersi sia attraverso le guaine metalliche ¢ le ar- mature dei cavi, sia attraverso la terra; la ripartizione della corrente tra queste due vie @ quanto mai varia, potendo al limite annullarsi uno o |’altro contributo, e dipende da numerosi parametri. Corrispondentemente, il valore del- l’induttanza omopolare pus variate entro ampi limiti. Le correnti parassite nelle guaine metalliche e nei conduttori causano perdite anche rilevanti, di cui si deve tener conto ad esempio tramite opportuni aumenti della resistenza apparente dei conduttori. Nei cavi per altissima tensione, le per- dite per isteresi dielettrica nell’isolante possono essere di entita comparabile alle perdite per effetto Joule prodotte nei conduttori dal passaggio della corrente no- minale. In parallelo alle capacita trasversali, vanno allora considerate opportune conduttanze. Va anche notato che i fenomeni di saturazione magnetica e di isteresi die- lettrica causano la variazione di alcuni parametri in funzione delle correnti e del- le tensioni impresse, ¢ quindi degli scostamenti dalla linearita. In questo paragrafo, ci si limita a fornire le formule per il calcolo delle indut- tanze e capacita per le configurazioni pid comuni. L’induttanza di servizio di un cavo tripolare con conduttori rotondi si calcola con la formula (2.6-1), che si riscrive per comodita del lettore: D fe, L,= 0,46 logio — (mH/km) , (2.16-1) ove Dé la distanza tra gli assi dei conduttori e %.« @ il raggio equivalente dei con- duttori. Si noti che, stante la simmetria geometrica delle tre fasi, le induttanze apparenti coincidono con }’induttanza di servizio (induttanza di sequenza diret- ta). La (2.16-1) @ valida anche per i cavi bipolari. L’impiego di conduttori settorali, diffuso in alcuni tipi di cavi di BTe di MT, comportta una riduzione dell’induttanza di alcuni percento rispetto al valore for- nito dalla (2.16-1), per la maggior compattezza del cavo. Se ne tiene conto tra- mite opportuni fattori di correzione. La formula (2.16-1) @ applicabile con buona approssimazione anche ai cavi tripolati dotati di guaina metallica che avvolge le tre anime, ¢/o di atmatura me- tallica. Se la linea & costituita da tre cavi unipolari distanziati e muniti di guaine me- talliche e/o armature tra loro connesse ad entrambe le estremita, si pud applica- re la seguente formula: L=0,46 loge 2 - —_4 (mH/km) , (2.16-2) a+(% Le costanti primarie delle linee elettriche 53 ove D ed rx hanno il significato gia definito; /, ¢ la induttanza chilometrica di mutuo accoppiamento tra il conduttore e la guaina (in mH/km); 7, la resistenza chilometrica delle guaine (in mQ/km); w @ la pulsazione. II termine sottrattivo nella (2.16-2) tiene conto delle correnti indotte nelle guaine metalliche che, vi- ste dai conduttori di energia, si comportano come il secondario di un trasforma- tore in aria chiuso in corto circuito. La (2. 16-2) @ stata dedotta supponendo che i cavi siano posati a notevole distanza da strutture di materiale ferromagnetico (turbazioni, rotaie, ecc.). Per il calcolo dell’impedenza omopolare si applica una formula analoga alla (2.8-2) relativa alle linee aeree con funi di guardia. Pid precisamente, i primi tre addendi della (2.8-2) rimangono validi anche per le linee in cavo, mentre il quarto addendo, che porta in conto l’effetto di due funi di guardia, deve essere tisctitto per le condizioni ed i paramettri relativi alle guaine metalliche dei cavi. Quando si pud ritenere trascurabile la corrente che si richiude attraverso le guaine dei cavi (perché ad esempio esse sono connesse a terra ad una sola estre- mit), si applica la (2.8-2), assumendo in essa nuullo il quarto termine relativo al- le funi di guardia. Per il calcolo delle capacita, conviene distinguere due casi: 1) linea costituita da tre cavi unipolari dotati di guaina o di schermo metalli- co (fig. 2.16-1), oppure da un cavo tripolare avente le anime singolarmente rico- perte da guaina o da schermo metallico (equivalente elettrostaticamente a tre ca- vi unipolari); 2) cavi tripolari, nei quali le tre anime, cordate con riempitivi isolanti, sono awolte da un’unica guaina protettiva metallica o da un unico schermo metallico (fig. 2.16-2). guine 0 schermo metallica Nel caso 1 (fig. 2.16-1), sono diverse da zero isolante soltanto le capacita parziali verso tera C, R sonduttore (capacita omopolari), che si identificano con le capacita di servizio C, (capacita di sequenza di- retta). La configurazione di fig. 2.16-1 @ quella di ua condensatore cilindrico indefinito con elet- ttodi a sezione retta circolare. E ben nota dallo Fig. 2.16-1 studio dell’clettrotecnica generale la seguente formula: G=G= we (mpF/km) , (2.16-3) logie— ove €, la costante dielettrica relativa dell’isolante del cavo, r il raggio del con- duttore ed R & il raggio interno della guaina o schermo metallico. Nel caso 2 (fig. 2.16-2), si indichi con r il raggio dei conduttori, supposti a sezione circolare, e con R il raggio interno della guaina metallica che citconda il 34 Capitolo 2 cavo tripolare. Siano inoltre 6, il raggio del cerchio ove giacciono i tre centri dei conduttori e 6, il raggio del cerchio immagine del cerchio di raggio 6, rispetto a quello di raggio R. Il raggio 6, & definito dalla rela- zione: 6.6, = R?. Per Ja simmetria del cavo, risul- tano tra loro uguali le tre capacita parziali verso terra, C., come pure le capacita parziali tra coppie di conduttori, C’, e le capacita appa- \ 7 renti, C,. Applicando il procedi- ~e -7 mento seguito per le linee trifasi in pfesenza del terreno si trovano le seguenti formule per il calcolo delle a_metallica isolante conduttore 24,13€, rr i z (mpF/km) (2.16-4) ; + logy (1- at 48,26€, G= Gis ——gry ea inal) 2.165) 2 logio a logis (1+ a + a) La capacit& parziale tra le coppie di conduttori si calcola con Ia (2.15-2). L'induttanza di servizio delle linee in cavo @ 3 0 4 volte inferiore a quella del- le linee aeree, a causa della piccola distanza tra i conduttori. Per i cavi tripolari di bassa e di media tensione, |’ ordine di grandezza dell'induttanza chilometrica di servizio @ 0,2 + 0,4 mH/km. Le capacita di servizio delle linee in cavo sono molto maggiori delle capacita delle corrispondenti linee aeree (anche 20 volte e piti) per due ragioni: la piccola distanza tra i conduttori ¢ tra questi e la terra; la maggiore costante dielettrica dell’isolante dei cavi rispetto all’aria (c, = 4 per la carta impregnata). Valori nor- mali delle capacita di servizio sono 0,15 + 0,30 pF/km. 2.17. Resistenza dei conduttori I materiali costituenti i conduttori delle linee elettriche aeree sono il rame, V’alluminio ¢ le leghe di alluminio, tra le quali @ diffusa in Italia la lega «aldrey». Nelle linee di alta tensione sono di uso corrente i conduttori cordati bimetallici in alluminio/acciaio. Le costanti primarie delle linee elettriche 55 Per il calcolo della resistenza ohmica dei conduttori delle linee conviene esprimere la resistivita in 2 x mm?/km, che equivale alla resistenza di un filo del materiale avente sezione di 1 mm’ e lunghezza di 1 km. La resistenza chilo- metrica r(Q/km) di un filo conduttore si ottiene dividendo la resistivita predetta per la sezione in mm’. Nella tabellina che segue sono riassunte le resistivita in corrente continua a 20°C dei principali materiali conduttori ed i coefficienti di variazione della resistivita con la temperatura: Resistivitd a 20°C Coefliciente di temperatura ee [2 x mm*/ken] rey Rame 17.8 0,0038 Alluminio 28,3 0,0040 Lega aldrey 32,5 0,0036 La temperatura di esercizio continuativo dei conduttori delle linee aeree pud raggiungere 80°C. Corrispondentemente la resistenza di un conduttore di allu- minio aumenta del 24% rispetto al valore che ha a 20°C. Dell’aumento di tem- peratura occorre tener conto quando si calcolano le perdite ¢ talvolta anche quando si calcola la caduta di tensione (linee di BT). Nei conduttori percorsi da corrente alternata, la resistenza apparente @ pid elevata che in corrente continua, a causa dell’effetto pelle. Inoltre, nei condut- tori cordati dotati di anima di acciaio, questa pud essere investita da induzione magnetica alternativa di intensita non piccola quando la densita di corrente & elevata; ha luogo allora un aumento delle perdite, per isteresi e correnti parassite nel ferro. L’effetto pellicolare causa come ben noto una non uniforme densita di cor- rente nella sezione. Ne segue un aumento della resistenza misurata in corrente alternata, che si accentua al crescere della frequenza e delle dimensioni del con- duttore. Alla frequenza industriale e per diametri dei conduttori fino a 4 cm, quali si usano nelle linee elettriche, |’ effetto pellicolare @ modesto. Per dare de- gli ordini di grandezza, si pué ricordare che per i conduttori di rame aventi dia- metro inferiore a 5 mm, l’aumento di resistenza @ trascurabile (< 0,1%); per il diametro di 20 mm I’aumento é dell’1,2% e raggiunge il 5% circa per il diame- tro di 30 mm. Analoghi aumenti si hanno nelle corde di A/ ¢ lega di A/. Nelle corde in alluminio/acciaio si ha una minore maggiorazione delle per- dite per effetto pellicolare, essendo il materiale conduttore addensato alla peri- feria, dove tende a concentrarsi la corrente. Peraltro bisogna anche tener conto delle perdite parassite nel ferro. L’aumento della resistenza dei conduttori Al/Aq ®, pet quest’ ultimo motivo, funzione della densita di corrente. Se la den- sita non supera 1 A/mm? di alluminio, ]’aumento di resistenza del conduttore Al/Aq non supera 1'1%-2%. Per densita elevate, di 2 A/mm? o pit, quali si

Potrebbero piacerti anche