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1 Vita e opere
Anche se il giovane Nietzsche nasce come filologo, nei primi anni di Basilea elabora una coppia concettuale,
dionisiaco/apollineo che, seppur utilizzata originariamente per spiegare La nascita della Tragedia dallo
spirito della musica (1872), diventa unimportante chiave interpretativa della vita umana in generale e
prepara gli sviluppi successivi della sua filosofia.
Con dionisiaco e apollineo Nietzsche intende innanzitutto due atteggiamenti spirituali ( o psicologici)
delluomo di fronte alla vita, ricavati per analogia dalle caratteristiche delle due corrispondenti divinit greche.
Gli di olimpici, frutto dellillusione apollinea, giustificano lesistenza umana semplicemente vivendola
eternamente essi stessi, in una sfera superiore di bellezza, senza sottoporla a imperativi o rimproveri morali:
si tratta quindi di una giustificazione estetica dellesistenza.
Nietzsche, per esprimere la reciproca necessit del mondo di bellezza apollinea e del suo sfondo tragico
dionisiaco, utilizza un celebre dipinto di Raffaello: Trasfigurazione.
Trasfigurazione, Raffaello, 1518-20 [Pinacoteca Vaticana] Nel dipinto Ges si libra in alto tra
Mos ed Elia, alla presenza di
Pietro, Giacomo e Giovanni,
mentre in basso il fanciullo
ossesso circondato dagli
apostoli e dalla folla che
vorrebbero guarirlo, in un vero e
proprio vortice di braccia e di
mani.
Lintera composizione, scissa nei
due episodi, terreno e celeste, da
una netta contrapposizione:
luminosa la scena in alto,
simmetricamente ordinata nello
slancio verso il cielo; tumultuosa,
nel concitato schianto di luci e di
ombre, nellintreccio delle membra
quella in basso.
Invece di dare per scontata lesistenza della morale, Nietzsche cerca di individuare i meccanismi di
sublimazione che, a partire dal solo istinto di conservazione e dallimpulso a cercare il piacere e fuggire il
dolore, hanno determinato la genesi e lo sviluppo del mondo morale.
Seguendo lanalisi dellopera proposta da Gianni Vattimo 9, possiamo individuarvi almeno tre meccanismi
fondamentali.
1) Il primo meccanismo consiste in un processo di autoscissione delluomo (simile a quello posto da
Feuerbach alla base del sentimento religioso) per il quale, dallistinto a conservarsi, a cercare il piacere e
fuggire il dolore, si pu arrivare anche allazione eroica, al sacrificio di s, allaltruismo.
5 Nietzsche, Il viandante e la sua ombra [Af. 170], in Umano, troppo umano, II, Adelphi, MI,
1989, pp. 202-203
6 Nietzsche, Umano, troppo umano, I, [Af. 16], Adelphi, MI, 1989, p. 27
7 Nietzsche, op. cit., [Af. 1], p. 16
8 Nietzsche, op. cit., [Af. 99], p. 76
9 Gianni Vattimo, Introduzione a Nietzsche, Laterza, Bari, 1986
<<Il soldato desidera cadere sul campo di battaglia per la sua patria vittoriosa: poich nella vittoria della sua patria
vincono insieme i suoi pi alti desideri. La madre d al figlio ci che toglie a se stessa, il sonno, il miglior cibo, in certi
casi la salute e gli averi. Ma sono, tutti questi, stati altruistici?... Non evidente che in tutti questi casi luomo ama
qualcosa di s, un pensiero, unaspirazione, una creatura, pi di qualche altra cosa di s, che egli, cio, scinde il suo
essere e ne sacrifica una parte allaltra?>>10.
Quindi lindividuo, lungi dallessere mosso da un impulso originariamente (noumenicamente) altruistico, per
perseguire pi intensamente gli scopi egoistici dellautoconservazione e del piacere, si sdoppia e
costituisce questi scopi come oggetti autonomi, socialmente approvati, di fronte a s.
2) Il secondo meccanismo consiste nella formazione di esperienze e abitudini che, una volta utili al
singolo, alla comunit o alla specie nella lotta per la sopravvivenza, hanno poi perso il loro significato
originario e tuttavia sono rimaste.
Nellaforisma: Limportanza del dimenticare nel sentimento morale , leggiamo:
<<Le stesse azioni che nella societ originaria furono in un primo tempo ispirate dallo scopo dellutilit comune, furono
successivamente compiute da altre generazioni per altri motivi: per paura o per rispetto di coloro che le esigevano e
raccomandavano, oppure per abitudine, in quanto sin dallinfanzia le si erano viste fare intorno a s Tali azioni, in cui
il motivo principale, quello dellutilit, sia stato dimenticato, si chiamano poi morali Evidentemente la societ,
focolare di ogni morale e di tutte le lodi dellagire morale, ha dovuto lottare troppo a lungo e troppo duramente con
lutile egoistico e lostinazione del singolo, per non giudicare da ultimo ogni altro motivo superiore allutilit. Cos
nasce lapparenza che la morale non si sia sviluppata dallutilit; mentre essa originariamente lutile sociale, che ha
avuto gran pena per affermarsi e per acquistare considerazione superiore contro tute la utilit private>> 11.
Cos lindividuo, dimenticando che certi valori raccomandati dalla morale nacquero solo per qualche scopo,
tratta come imperativi categorici quegli imperativi che Kant chiamerebbe solo ipotetici. Gli imperativi
categorici semplicemente non esistono, esistono solo imperativi ipotetici dei quali si sia dimenticata la loro
origine puramente utilitaristica.
3) Il terzo meccanismo laspetto psicologico del principio di conservazione e ricerca del piacere che
possiamo chiamare bisogno di rassicurazione e di certezze. Da questo bisogno sorgono, secondo
Nietzsche, le idee basilari della metafisica: sostanza e libert.
Lidea di qualcosa che comunque permane nel tempo (nonostante lincessante fluire di nascita e morte,
generazione e corruzione), ovvero di una sostanza incondizionata, e di una volont libera, per cui il
soggetto avrebbe un controllo sulla propria esistenza, riducono langoscia che deriva dallinstabilit delle
cose e dallincontrollabilit della propria condotta.
Queste idee sono in realt semplici atti di fede, o errori, derivanti dal
<<sentimento del piacevole e del doloroso con riguardo al soggetto senziente In quanto perci ogni metafisica si di
preferenza occupata di sostanza e di libert del volere, la si pu definire come la scienza che tratta degli errori
fondamentali delluomo per come se fossero verit fondamentali>>12.
Questa critica radicale dei presunti fondamenti della metafisica e della morale fa cadere sotto una luce
sospetta proprio lentit sulla quale si era sempre fondata ogni morale: lIo, lanima, la coscienza, la res
cogitans cartesiana. Essa non pu pi essere concepita come qualcosa di unitario e di dato a-priori, bens
come il prodotto di una pluralit di forze storico-sociali che si sono stratificate nel nostro sistema organico
nel corso dellevoluzione della specie.
IO IO
(sostanza) (unit fittizia)
10 Nietzsche, Umano, troppo umano, I, [Af. 57], op. cit., pp. 60-61
11 Nietzsche, Il viandante e la sua ombra, [Af. 40:], op. cit., pp. 160-161
12 Nietzsche, Umano, troppo umano, I, [Af. 18], op. cit., pp. 28-29
Il paradosso che questa dissoluzione del fondamento della morale, stato originato dalla morale stessa,
secondo un processo che Nietzsche, in Aurora, chiama autosoppressione della morale.
Storia di un errore
1. Il mondo vero, attingibile dal saggio, dal pio, dal virtuoso, - egli vive in esso, lui stesso questo mondo.
(La forma pi antica dellidea, relativamente intelligente, semplice, persuasiva. Trascrizione della
tesi Io, Platone, sono la verit).
2. Il mondo vero, per il momento inattingibile, ma promesso al saggio, al pio, al virtuoso (al peccatore che fa
penitenza).
(Progresso dellidea: essa diventa pi sottile, pi capziosa, pi inafferrabile diventa donna, si
cristianizza).
3. Il mondo vero, inattingibile, indimostrabile, impromettibile, ma gi in quanto pensato una consolazione, un
obbligo, un imperativo.
(In fondo lantico sole, ma attraverso nebbia e scetticismo; lidea sublimata, pallida, nordica,
knigsbergica).
4. Il mondo vero inattingibile. Comunque non raggiunto. E in quanto non raggiunto, anche sconosciuto. Di
conseguenza neppure consolante, salvifico, vincolante: a che ci potrebbe vincolare qualcosa di sconosciuto?...
(Grigio mattino. Primo sbadiglio della ragione. Canto del gallo del positivismo).
5. Il mondo vero unidea, che non serve pi a niente, nemmeno pi vincolante unidea divenuta inutile e
superflua, quindi unidea confutata: eliminiamola!
(Giorno chiaro; prima colazione; ritorno del bon sens e della serenit; Platone rosso di vergogna;
baccano indiavolato di tutti gli spiriti liberi).
6. Abbiamo tolto di mezzo il mondo vero: quale mondo ci rimasto? Forse quello apparente?... Ma no! col
mondo vero abbiamo eliminato anche quello apparente!
7. (Mezzogiorno; momento dellombra pi corta; fine del lunghissimo errore; apogeo dellumanit: INCIPIT
ZARATHUSTRA)13.
Il venir meno di questa favola segna la morte di Dio, annunciata per la prima volta nella Gaia scienza,
con laforisma delluomo folle.
Se la parola Dio sempre stata il simbolo di tutte le illusioni metafisiche, religiose e morali dellOccidente
(lanima immortale, le Idee delliperuranio platonico, il Primo motore immobile di Aristotele, il dualismo
cartesiano tra res cogitans e res extensa, la Sostanza spinoziana, larmonia prestabilita leibniziana,
limperativo categorico kantiano, lIo puro infinito dellidealismo tedesco, ma anche la secolarizzazione
della teleologia cristiana nel mito illuministico del progresso e nel mito hegeliano dello Spirito assoluto che
progressivamente si incarna nella storia) la morte di Dio rappresenta la fine di tutte quelle illusioni, la fine
di una favola utile ed efficace in altre epoche, la fine di tutti i valori eterni, la fine di tutte le certezze.
La morte di Dio non deriva per solo da una logica interna al discorso metafisico-morale dellOccidente
(ovvero solo da una storia delle idee), ma anche da un mutamento delle condizioni materiali di esistenza
che hanno reso superflua e inattuale quella favola. Nella societ antica, insicura e violenta, luomo viveva
nellangoscia della miseria, della malattia e della morte, ma soprattutto della mancanza di senso. Infatti:
<<non la sofferenza in se stessa era il suo problema, bens il fatto che il grido alla domanda a che scopo soffrire?
restasse senza risposta. Luomo, lanimale pi coraggioso e pi abituato al dolore, in s non nega la sofferenza; la vuole,
la ricerca persino, posto che gli si indichi un senso di essa, un perch del soffrire. Lassurdit della sofferenza, non la
sofferenza, stata la maledizione che fino a oggi dilagata su tutta lumanit>>15,
e la credenza in Dio offr ad essa un senso!
Ma, come abbiamo visto, la credenza in Dio fu credenza nella Verit, la cui intransigente ricerca port al
progresso tecnico-scientifico che, a sua volta, rese la societ meno violenta e pi sicura. Ora, proprio le
migliori condizioni di vita che ne conseguono, hanno fatto perdere di importanza le questioni eterne, hanno
sottratto spazio alla dimensione contemplativa in favore di quella mondana, hanno reso inattuale Dio.
Per per luomo (a meno che non si trasformi in superuomo, come vedremo pi avanti) quasi impossibile
vivere senza Dio. Anche quando il Dio cristiano morto, anche quando sono cadute tutte le illusioni della
metafisica occidentale, negli uomini, guidati dalla morale del gregge, permane labitudine di postulare una
qualche autorit esterna da cui farsi guidare: cos che nascono i supplenti di Dio o i suoi sostituti
idolatrici. Come osserva N. Abbagnano: <<nelle pagine finali di Cos parl Zarathustra Nietzsche racconta
di uomini che si mettono ad adorare un asino, con grande ira del filosofo-profeta, il quale constata come il
passaggio dalluomo al superuomo sia lento e difficile. Lasino simbolo di ogni sostituto idolatrico di Dio e
allude probabilmente alle varie forme dellateismo positivo dellOttocento, nelle quali il vecchio Dio si trova
rimpiazzato da altrettanti supplenti (lo stato, lUmanit, la scienza, il socialismo, ecc.), che vengono a
riempire il vuoto lasciato dalle precedenti strutture metafisiche: Dopo che Buddha fu morto, si continu per
secoli ad additare la sua ombra in una caverna unimmensa orribile ombra. Dio morto: ma stando alla
natura degli uomini, ci saranno forse ancora per millenni caverne nelle quali si additer la sua ombra. E noi
noi dobbiamo vincere anche la sua ombra! (La gaia scienza)>>17.
Queste profetiche parole di Nietzsche sembrano descrivere il XX secolo, ancor pi dell800, con tutti i suoi
ismi (fascismo, nazismo, comunismo, consumismo) regolarmente infranti dalle prove di verifica della
storia.
Nietzsche, a proposito di questi surrogati di Dio, parla di un nichilismo incompleto:
16 Nietzsche, Critica del nichilismo, in Frammenti postumi 1887-1888, Adelphi, MI, 1971, pp.
256-257
17 Abbagnano-Fornero, Fare filosofia (Autori), vol. 3, Paravia, MI, 2001, p. 143
<<Nel nichilismo incompleto rimane ancora operante una fede; per rovesciare il mondo dei valori si deve
ancora credere in qualcosa, in un ideale, si ha un bisogno di verit. Come forme di nichilismo incompleto
Nietzsche nomina: a) in ambito politico il nazionalismo, lo chauvinismo, il socialismo e lanarchismo; b) in
ambito scientifico lo storicismo e il positivismo; c) in ambito artistico il naturalismo e lesteticismo
francese>>18.
Entrata di Cristo a Bruxelles (1888-89), di James Ensor, Anversa, Muse Royal des Beaux-Arts
Il quadro sembra volerci dire che, se Cristo entrasse in una qualsiasi metropoli moderna, probabilmente
molti non se ne accorgerebbero, indaffarati come sono ad assumere la loro maschera sociale ;
oppure potrebbe essere confuso con uno dei tanti idoli socio-politici di fine 800, come sembra
suggerire la scritta Vive Jsus, sul lato destro sopra un piccolo stendardo, associata a Fanfares
doctrinaires, sullinsegna della banda musicale, e Vive la Sociale, in alto, su uno striscione che
attraversa la strada.
Questa folla variopinta di buffoni, prostitute, soldati, autorit religiose e civili, con i volti deformati, brutali,
clowneschi, con unaria di eccitazione carnevalesca, sembrano tutte maschere ipocritamente impegnate
a riempire il nulla e linsensatezza della loro esistenza. Viene il sospetto che persino Cristo sia una
maschera! Lunica maschera che non porta la maschera, quindi lunica maschera autentica la
morte (lo scheletro in basso a sinistra) con la tuba da borghese gentiluomo.
<< lenergia dello spirito pu essere cresciuta tanto, che i fini sinora perseguiti (convinzioni, articoli di fede) le
riescono inadeguati Il suo MASSIMO di forza relativa, lo raggiunge come forza violenta di DISTRUZIONE, come
nichilismo attivo Il nichilismo rappresenta uno stato intermedio patologico (patologica limmensa generalizzazione,
la conclusione che non c nessun senso): sia che le energie creative non siano ancora forti abbastanza, sia che la
decadenza indugi ancora e non abbia ancora trovato i suoi rimedi Che non ci sia una verit; che non ci sia una
costituzione assoluta delle cose, una cosa in s; - ci stesso un nichilismo, anzi il nichilismo estremo. Esso ripone
il valore delle cose proprio nel fatto che a tale valore non corrisponde n abbia corrisposto nessuna realt, ma solo un
sintomo di forza da parte di chi pone il valore, una semplificazione ai fini della vita
Ci che racconto la storia dei prossimi due secoli. Descrivo ci che verr, ci che non potr pi venire diversamente
La volont di potenza. Tentativo di una trasvalutazione di tutti i valori con questa formula si esprime un
contromovimento quanto a principio e a compito: un movimento che in qualche futuro prender il posto di quel perfetto
Sera nel corso Karl Johan, Edvard Munch (1892), Rasmus Meyer Collection, Bergen, Norway
Proprio perch Nietzsche ha avuto il nichilismo dietro di s, sotto di s, fuori di s, ovvero ha vissuto fino in
fondo lesperienza nichilista, pu tentare di superarla. questo il senso della trasvalutazione di tutti i
valori di cui si parla nei frammenti sulla volont di potenza.
Ma la premessa per lelaborazione di un qualsiasi discorso terapeutico nei confronti della malattia mortale
del nichilismo (H. Kng) dovr passare attraverso una nuova concezione del tempo rispetto a quella
cristiana che ha informato di s la cultura europea degli ultimi duemila anni.
Dobbiamo quindi affrontare la teoria dellEterno Ritorno dellUguale che costituisce la base filosofica del
cosiddetto periodo di Zarathustra (1880-1884).
19 Nietzsche, Frammenti postumi 1887-1888, in Opere, vol. VIII, tomo II, Adelphi, MI, 1971, pp.
12-13, 392-394
20 Nietzsche, Frammenti postumi 1887-1888, in Opere, vol. VIII, tomo II, Adelphi, MI, 1971, pp.
392-394
L'incarnazione del divino nell'umano (la nascita di Cristo) porta la salvezza agli uomini: il sacrificio di Cristo
sulla croce, e la sua successiva ascensione al cielo presso il Padre, libera l'uomo dalla condizione del
peccato (redenzione) e gli apre la possibilit di salvezza eterna. Il mondo ancora una valle di lacrime (S.
Agostino), ma lera cristiana, che si contrappone nettamente al mondo pagano, lera della speranza e della
carit. Nel Vangelo di Giovanni si annuncia la fine dei tempi, lavvento definitivo del regno eterno del
Salvatore, segnato dal Giudizio Universale, il momento finale della storia dell'uomo sulla Terra, quella che
separa il tempo umano dall'eternit che appartiene solo a Dio: tutti gli uomini verranno giudicati in rapporto ai
loro meriti ed alle loro colpe; eterna beatitudine e felicit da una parte, eterno dolore dall'altra spetter ai
colpevoli.
Questa concezione del tempo cosmico e storico delluomo, secondo Nietzsche, implica infelicit
esistenziale, mancanza di pienezza vitale, poich il senso di ogni attimo non mai nellattimo stesso, ma
in un oltre futuro che dovr essere raggiunto e che, da quel lontano altrove, d significato al presente.
un modo di concepire il divenire che Vattimo chiama struttura edipica del tempo, dove ogni attimo
come il padre (il presente) che viene ucciso dal figlio (il futuro), che a sua volta verr ucciso dal proprio
figlio ( il futuro successivo) e cos via, fino alla fine dei tempi.
Anche quando questa visione escatologica della storia (iniziata da S. Agostino) verr secolarizzata nei
miti della modernit (il mito illuministico e poi positivistico del progresso; il mito hegeliano dello Spirito che
progressivamente si incarna nella storia per la realizzazione della sapere assoluto; il mito socialista di una
futura societ felice e giusta, dove tutti gli uomini saranno liberi e uguali), la struttura temporale da essa
sottintesa non cambier, poich presuppone sempre un presente che non trova in se stesso il proprio
significato e la propria giustificazione, ma pone il senso dellessere sempre al di l dellessere stesso, in una
meta che, pur non essendo pi di carattere teologico o metafisico, ma socio-politico, non cessa di privare il
qui ed ora della sua pienezza di senso.
A questa concezione lineare e finalistica del tempo, Nietzsche contrappone una concezione circolare del
tempo (gi presente in alcune cosmologie presocratiche, come quella dei pitagorici e di Empedocle) in cui
lessere non deriva dal nulla, non va verso uno scopo, ma caratterizzato da un incessante ed eterno
divenire delle cose attraverso ripetitivi cicli cosmici.
Dal brano citato emerge uno dei due significati che si possono attribuire alla teoria dellEterno Ritorno
dellUguale: il significato morale o esistenziale.
<<A voi, temerari della ricerca e del tentativo, e a chiunque 2) Gli uomini per non sono ancora pronti ad
si sia mai imbarcato con ingegnose vele su mari terribili, - ascoltare la sua lieta novella. Cos egli torna
a voi soli racconter lenigma che io vidi, - la visione del sulla montagna aspettando come un seminatore,
pi solitario tra gli uomini che ha gettato il suo seme. Ridiscende quindi tra
gli uomini raccontando loro una serie di parabole
Un sentiero, in salita dispettosa tra sfasciume di pietre,
preparatorie alla rivelazione del pi abissale tra i
maligno solitario, cui non si addicevano pi n erbe n suoi pensieri.
cespugli: un sentiero di montagna digrignava sotto il [Delle tarantole Della vittoria su se stessi
dispetto del mio piede. Della redenzione]
Muto, incedendo sul ghignante crepitio della ghiaia,
calpestando il pietrisco, che lo faceva sdrucciolare: cos il 3) Tornato per la terza volta tra gli uomini
mio piede si faceva strada verso lalto. annuncia, con toni sempre pi profetici e
Verso lalto: - a dispetto dello spirito che lo traeva in basso, oracolari, il suo pensiero pi profondo, lenigma
dellEterno Ritorno dellUguale.
in basso verso gli abissi, lo spirito di gravit, il mio demonio
[Il viandante .. La visione e lenigma ..
e nemico capitale. Il convalescente La seconda canzone di danza]
Verso lalto: - sebbene fosse seduto su di me, met nano;
met talpa; storpio; storpiante; gocciante piombo nel cavo 4) Viene presentata la vita degli uomini
superiori, quegli uomini che sono rimasti senza
24 M. Montinari, Che cosa ha veramente detto Nietzsche,Dio,
op.ovvero
cit., p.i nichilisti,
95 tutti gli uomini della
grande brama, della grande nausea, del grande
disgusto.
Ma Zarathustra sapr superare anche questi
uomini superiori.
[Delluomo superiore ]
del mio orecchio, pensieri-gocce-di-piombo nel mio
cervello.
O Zarathustra, sussurrava beffardamente sibilando le
parole, tu, pietra filosofale! Hai scagliato te stesso in alto,
ma qualsiasi pietra scagliata deve cadere!
Condannato a te stesso, alla lapidazione di te stesso:
o Zarathustra, vero: tu scagliasti la pietra lontano, - ma
essa ricadr su di te!
Qui il nano tacque; e ci dur a lungo. Il suo tacere per
mi opprimeva Salivo, - salivo, - sognavo, - pensavo:
ma tutto mi opprimeva. Ero come un malato..
Ma c qualcosa che io chiamo coraggio: questo finora ha sempre ammazzato per me ogni scoramento. Questo coraggio
mi impose alfine di fermarmi e dire: Nano! O tu! O io! Ma di noi due il pi forte son io -: tu non conosci il mio
pensiero abissale! Questo tu non potresti sopportarlo!
Qui avvenne qualcosa che mi rese pi leggero: il nano infatti mi salt gi dalle spalle, incuriosito! Si accoccol davanti
a me, su di un sasso. Ma, proprio dove ci eravamo fermati, era una porta carraia.
Guarda questa porta carraia! Nano! Continuai: essa ha due volti. Due sentieri convengono qui: nessuno li ha mai
percorsi fino alla fine.
Questa lunga via fino alla porta e allindietro: dura uneternit. E quella lunga via fuori della porta e in avanti_
unaltra eternit.
Si contraddicono a vicenda, questi sentieri; sbattono la testa lun contro laltro: e qui, a questa porta carraia, essi
convengono. In alto sta scritto il nome della porta: attimo.
Ma, chi ne percorresse uno dei due sempre pi avanti e sempre pi lontano: credi tu, nano, che questi sentieri si
contraddicano in eterno?. -
Tutte le cose dritte mentono, borbott sprezzante il nano. Ogni verit ricurva, il tempo stesso un circolo.
Tu, spirito di gravit! dissi io incollerito, non prendere la cosa troppo alla leggera!...
Guarda, continuai, questo attimo! Da questa porta carraia che si chiama attimo, comincia allindietro una via lunga,
eterna: dietro di noi uneternit.
Ognuna delle cose che possono camminare, non dovr forse aver gi percorso questa via? Non dovr ognuna delle cose
che possono accadere, gi essere accaduta, fatta, trascorsa una volta?
E se tutto gi esistito: che pensi, o nano, di questo attimo? Non deve anche questa porta carraia esserci gi stata?
E tutte le cose non sono forse annodate saldamente luna allaltra, in modo tale che questo attimo trae dietro di s tutte
le cose avvenire? Dunque - - anche se stesso?
Infatti, ognuna delle cose che possono camminare: anche in questa lunga via al di fuori deve camminare ancora una
volta!...
Cos parlavo, sempre pi flebile: perch avevo paura dei miei stessi pensieri e dei miei pensieri reconditi. E
improvvisamente, ecco, udii un cane ululare.
Ma dovera il nano? E la porta?... Stavo sognando? Mi ero svegliato? Dun tratto mi trovai in mezzo a orridi macigni,
solo, desolato, al pi desolato dei chiari di luna.
Ma qui giaceva un uomo!...
E, davvero, ci che vidi, non lavevo mai visto. Vidi un giovane pastore rotolarsi, soffocato, convulso, stravolto in viso,
cui un greve serpente nero penzolava dalla bocca.
Avevo mai visto tanto schifo e livido raccapriccio dipinto su di un volto? Forse, mentre dormiva, il serpente gli era
strisciato dentro le fauci e l si era abbarbicato mordendo.
La mia mano tir con forza il serpente, tirava e tirava invano! non riusciva a strappare il serpente dalle fauci. Allora
un grido mi sfugg dalla bocca: Mordi! Mordi! Staccagli il capo! Mordi! cos grid da dentro di me: il mio orrore, il
mio odio, il mio schifo, la mia piet, tutto quanto in me buono o cattivo gridava da dentro di me, fuso in un sol
grido.
- Il pastore, poi, morse come gli consigliava il mio grido; e morse bene! Lontano da s sput la testa del serpente -: e
balz in piedi. -
Non pi pastore, non pi uomo, - un trasformato, un circonfuso di luce, che rideva! Mai prima al mondo aveva riso un
uomo, come lui rise!
Oh, fratelli, udii un riso che non era di uomo, - - e ora mi consuma una sete, un desiderio nostalgico, che mai si placa.
La nostalgia di questo riso mi consuma: come sopporto di vivere ancora! Come sopporterei di morire ora!
Cos parl Zarathustra>>25.
Ci che vi di soffocante e terribile nellidea cosmologica dellEterno Ritorno (soprattutto per luomo
nichilista e decadente) il senso di impotenza derivante dal sentirsi un semplice anello della catena
deterministica dellEssere (tutte le cose non sono forse annodate saldamente luna allaltra, in modo tale che
questo attimo trae dietro di s tutte le cose avvenire?); ovvero, se nel tempo infinito tutte le possibili
combinazioni della materia si sono gi realizzate, anche noi, con le nostre azioni presenti, ci siamo gi stati e
non possiamo essere altro che una ripetizione di eventi cosmici, manifestazioni di un divenire che subiamo,
proprio come accade nello storicismo, criticato nella seconda delle Considerazioni inattuali (Sullutilit e il
danno della storia per la vita), per cui tutto ci che accade perch doveva accadere: Ci che razionale
reale; e ci che reale razionale (Hegel).
Ma proprio qui, nel momento pi inquietante ed enigmatico della concezione circolare del tempo, che si
traccia la linea di confine tra uomo e superuomo. Infatti, anzich lasciarsi soffocare dalle conseguenze
di uninterpretazione cosmologica (e quindi metafisica) dellEterno Ritorno dellUguale, luomo (il pastore de
La visione e lenigma), decidendo coraggiosamente di mordere la testa del serpente, cio di vivere come
se tutto dovesse ritornare, diventa superuomo.
<<Loggi e il passato sulla terra ah, amici miei questo per me il massimo di ci che non posso sopportare; e non
saprei vivere, se non avessi anche la visione di ci che necessariamente verr.
Uno che vede e vuole e crea, egli stesso un futuro e un ponte verso il futuro e ahim, ancora quasi uno storpio sul
ponte: tutto ci Zarathustra
Ogni cos fu un frammento, un enigma, una casualit orrida fin quando la volont che crea non dica anche: ma
cos volli che fosse!.
- Finch la volont che crea non dica anche: ma io cos voglio! Cos vorr!>>27.
Anche per lEterno Ritorno viene quindi adoperata la metafora della danza. Questa connessione tra danza
ed eterno ritorno viene illuminata dalla figura del pastore de La visione e lenigma: il pastore, che
rappresenta luomo disgustato dalla verit delleterno ritorno, non vive la vita, ma la guarda e la ricorda,
condizione tipica delluomo moderno (descritta nella seconda delle Considerazioni inattuali) soffocato dal
senso storico, sazio del suo sapere e stanco di vivere. Ma quando il pastore, risvegliatosi dal sonno, morde
e stacca la testa del serpente e si rialza sorridente (<<Non pi pastore, non pi uomo, - un trasformato, un
circonfuso di luce, che rideva>>), preannuncia la trasformazione dello stesso Zarathustra da pastore in
danzatore.
Ne La seconda canzone di danza, infatti, Zarathustra balla con la vita e questa danza la metafora del suo
rapporto con lesistenza: la loro danza un gioco di distacchi e di avvicinamenti (<<Ti temo vicina, ti amo
lontana; la tua fuga mi alletta, il tuo cercarmi mi blocca: - io soffro, ma che cosa non ho sofferto volentieri per
te!>>33) connotata di sfumature erotiche, che ricorda una baccanale.
Mentre allinizio sembra che Zarathustra si lasci imporre il ritmo dalla vita (<<Per due volte soltanto agitasti i
tuoi sonagli nelle piccole mani e gi il mio piede dondolava per smania di danza>>) ad un certo punto,
stanco di essere sempre il suo stupido pastorello, ordina alla vita di danzare e di strillare per lui e, nel far
questo, diventa superuomo al quale il coraggio, la conoscenza di S e il senso di potenza riconquistati
permettono di affrontare tutte le avversit e di danzare nella vita34.
7 La volont di potenza
Dal testo nietzscheano emerge chiaramente la vera essenza della volont di potenza. Essa non coincide col
modo dessere di una nuova entit biologica di tipo darwiniano (la razza ariana!) e nemmeno con
latteggiamento dellesteta di tipo dannunziano, ma si manifesta come potenza ermeneutica o
interpretativa.
Come si evince dalla citazione, non si tratta tanto dellinstaurarsi di una situazione di lotta di tutti contro tutti.
Questultima sempre esistita e, paradossalmente, proprio i deboli (i cristiani) hanno a lungo vinto con
Questidea che il mondo non altro che gioco delle interpretazioni che partono da centri di forza, stata
politicamente sviluppata in modo originale da Michel Foucault in Microfisica del potere41. In questa raccolta
di interventi politici, il filosofo sostiene che il principio di sovranit che legittima lo Stato - quello delle grandi
monarchie amministrative, autoritarie e assolute, come quello delle democrazie parlamentari - impone
l'interruzione del conflitto, si fa garante della pace, ma solo a condizione di occultare la storia reale come
luogo di scontro tra forze. La filosofia politica non sarebbe stata capace di "tagliare la testa al re", inducendo
ad ignorare che i dispositivi di sorveglianza, di controllo, di normalizzazione, di correzione, di educazione,
sono un modo da parte dello Stato di condurre e di rendere "silenziosa" una "guerra generalizzata".
La ricerca storica sul potere non pu rimanere vincolata, dunque, alla teoria giuridico-politica della sovranit,
ma deve assumere il compito di dar vita alla complessit e alla conflittualit delle forze in campo, degli
operatori materiali, delle forme di assoggettamento e dei dispositivi di strategie.
Anche se il concetto di volont di potenza stato soggetto a controverse interpretazioni politiche, non v
dubbio che la sua declinazione originaria sia di tipo etico.
Ne abbiamo la dimostrazione nellidea di Nietzsche di scrivere unopera dal titolo:
La volont di potenza
Tentativo
di una trasvalutazione di tutti i valori
I vari tentativi (mai portati a termine) di scrivere questopera, sono riportati da Montinari nella sua biografia
intellettuale del filosofo (Che cosa ha veramente detto Nietzsche), e testimoniano linteresse eminentemente
morale del pensiero nietzscheano.
In uno di questi tentativi, datato Sils-Maria, estate 1886, troviamo il seguente indice:
<<Primo libro: Il pericolo dei pericoli (descrizione del nichilismo, come la conseguenza necessaria delle
valutazioni fino ad oggi)
Secondo libro: Critica dei valori (della logica ecc.)
Terzo libro: Il problema del legislatore (qui la storia della solitudine)
Come devono essere fatti gli uomini che sovvertono i valori?
Uomini, che hanno tutte le qualit dellanima moderna, ma sono tanto forti da trasformarle in
salute.
Quarto libro: Il martello il loro mezzo per il loro compito>> 42.
Come si vede il problema dei valori che nellabbozzo messo in primo piano: i valori devono essere
trasvalutati (Umwertung aller Werte diventa la formula ricorrente), quindi devono essere ricreati.
In realt, come abbiamo gi visto altre volte (soprattutto in Umano troppo umano), luomo ha sempre creato
valori, ma ha sempre mentito a se stesso:
<<C un solo mondo, ed falso, crudele, contraddittorio, corruttore, senza senso []. Un mondo cos fatto il vero
mondo []. Noi abbiamo bisogno della menzogna per vincere questa verit, cio per vivere []. La metafisica, la
morale, la scienza [] vengono prese in considerazione solo come diverse forme di menzogna: col loro sussidio si
crede nella vita. La vita deve ispirare fiducia: il compito, cos posto, immenso. Per assolverlo, luomo devessere
per natura un mentitore, devessere prima di ogni altra cosa un artista []. Metafisica, morale, religione, scienza, sono
nientaltro che creature della sua volont darte>>43.
42 M. Montinari, Che cosa ha veramente detto Nietzsche, op. cit., pp. 112-113
43 Nietzsche, Frammenti postumi, 11 [415], VIII, 2, pp. 396-97
Con il concetto di volont darte si amplia e si completa laccezione ermeneutica della volont di
potenza, ovvero la volont di potenza come interpretazione.
Infatti, se la vita autocreazione (continuo superamento di se stessa) e, per quanto riguarda luomo,
continua produzione di valori utili alla vita stessa, possiamo vedere nellarte un modello normativo della
volont di potenza e nellartista una prima visibile figura delloltreuomo (Vattimo44). Non nel senso
che solo lartista superuomo, ma in senso traslato, ovvero: cos come lartista plasmando la materia
amorfa conferisce ad essa un significato (un valore) che prima non aveva, il superuomo creando nuovi
valori (trasvalutando i valori dellOccidente) cerca di dare un senso allinsensatezza caotica del mondo:
<<Una tavola dei valori affissa su ogni popolo. Vedi: la tavola dei suoi superamenti; vedi: la voce della sua
volont di potenza.
Lodevole ci che gli sembra difficile; ci che indispensabile e difficile lo chiama buono; e ci che anche libera dalla
suprema afflizione, ci che raro e pi difficile di tutto esso lo esalta come santo..
In verit, gli uomini hanno dato a se stessi tutto il loro bene e male. In verit, essi non lo presero, non lo trovarono, n
cadde loro come una voce dal cielo.
Per conservarsi, luomo fu il primo a porre dei valori nelle cose, - per primo egli cre un senso alle cose, un senso
umano! Perci si chiama uomo, cio colui che valuta>>45.
Luomo quindi sempre stato un artista, poich ha sempre creato concetti-metafore 46 o menzogne morali
di sopravvivenza, ma (come il filosofo di Rcken ha gi dimostrato in Umano troppo umano, nellaforisma
Limportanza del dimenticare nel sentimento morale ) si sempre dimenticato lorigine creativa e
utilitaristica delle sue menzogne, ha sempre mentito inconsciamente e per secolare abitudine, giungendo al
sentimento della verit proprio attraverso questa incoscienza e questo oblio.
Il superuomo invece , per cos dire, un artista consapevole, poich assume coraggiosamente su di s
tutta la responsabilit (ma anche la gioia) della creazione, tutto il peso (ma anche lebbrezza) della
produzione di valori senza punti di riferimento metafisici, bens solo umani, ahi troppo umani!
Se ora ci domandiamo con quale criterio la volont di potenza si accinge a creare nuovi valori, non
troveremo una risposta esaustiva nelle opere di Nietzsche. Infatti il filosofo non port mai a conclusione i
suoi progetti di trasvalutazione di tutti i valori, nonostante i tentativi di sistematizzazione della sorella
Elisabeth (e dellamico Peter Gast) che in ripetute edizioni (1901, 1906, 1911) pubblicher una raccolta di
appunti-aforismi inediti del fratello con il titolo La volont di potenza (Der Wille zur Macht).
Possiamo solo inferire dalle varie opere di Nietzsce, in particolare da Cos parl Zarathustra, una direzione di
pensiero, un filo conduttore, che ci faccia capire in che senso la creazione superomistica di valori si
rapporti in modo inedito alla realt.
Questo filo conduttore quello (non solo metaforicamente) della terra e del corpo:
<<Il superuomo il senso della terra. Dica la vostra volont: sia il superuomo il senso della terra!
Vi scongiuro, fratelli, rimanete fedeli alla terra e non credete a quelli che vi parlano di sovra terrene speranze! Lo
sappiano o no: costoro esercitano il veneficio.
Dispregiatori della vita essi sono, moribondi e avvelenati essi stessi, hanno stancato la terra: possano scomparire!
Un tempo il sacrilegio contro Dio era il massimo sacrilegio, ma Dio morto, e cos sono morti anche tutti questi
sacrileghi. Commettere il sacrilegio contro la terra, questa oggi la cosa pi orribile, e apprezzare le viscere
dellimperscrutabile pi del senso della terra!
In passato lanima guardava al corpo con disprezzo: e questo disprezzo era allora la cosa pi alta: - essa voleva il corpo
macilento, orrido, affamato. Pensava, in tal modo, di poter sfuggire al corpo e alla terra..
Corpo io sono e anima cos parla il fanciullo. E perch non si dovrebbe parlare come i fanciulli?
Ma il risvegliato e sapiente dice: corpo io sono in tutto e per tutto, e nullaltro; e anima non altro che una parola per
indicare qualcosa del corpo.
Il corpo una grande ragione, una pluralit con un solo senso..
Strumento del tuo corpo anche la tua piccola ragione, fratello, che tu chiami spirito, un piccolo strumento e un
giocattolo della tua grande ragione..
Vi pi ragione nel tuo corpo che nella tua migliore saggezza. E chi sa a quale scopo per il tuo corpo necessaria
proprio la tua migliore saggezza?>>47.
Il senso dellebbrezza, corrispondente in realt a un di pi di forza; nel modo pi forte nel periodo di accoppiamento
dei sessi; nuovi organi, nuove abilit, colori, forme [] labbellimento conseguenza della forza accresciuta.
Abbellimento come conseguenza necessaria dellaumento di forza. Abbellimento come espressione di una volont
vittoriosa, di un coordinamento intensificato, di unarmonizzazione di tutti i desideri forti []. Lo stato di piacere che si
chiama ebbrezza esattamente un alto senso di potenza []. Le sensazioni di spazio e tempo cambiano: immense
distanze vengono abbracciate e quasi percepite per la prima volta; lestensione dello sguardo su maggiori moltitudini e
vastit; il raffinamento dellorgano per la percezione di molte cose piccolissime e fuggevolissime; la divinazione, la
forza di capire per il pi lieve suggerimento, per ogni suggestione; la sensualit intelligente []. Gli artisti, se
servono a qualcosa, hanno forti inclinazioni (anche fisicamente), esuberanza, energia animale, sensualit; senza una
certa sovreccitazione del sistema sessuale un Raffaello non pensabile []48.
Se il rapporto di Raffaello con la creazione artistica paragonabile al rapporto del superuomo con la
creazione etica, allora (come era gi accaduto nella Nascita della Tragedia) anche nel tardo Nietzsche, alla
fine, Apollo parla la lingua di Dioniso.
Infatti, laccento posto sulla corporeit e (come suggerisce Nicola Abbagnano) la rivendicazione della
natura terrestre del superuomo fanno tuttuno con laccettazione totale della vita che propria dello
spirito dionisiaco. In virt di tale accettazione, la terra cessa di essere il deserto in cui luomo in esilio per
divenire la sua dimora gioiosa, e il corpo cessa di essere la prigione o la tomba dellanima per divenire il
concreto modo di essere delluomo nel mondo49.
NIETZSCHE
PAROLE CHIAVE
Dionisiaco: atteggiamento spirituale delluomo di fronte alla vita, ricavato per analogia dalle caratteristiche
della corrispondente divinit greca. Si manifesta nello stato fisiologico dellebbrezza e dellesaltazione
entusiastica di fronte alla vita in tutti i suoi aspetti e, dal punto di vista artistico, si esprime nella musica, in
particolare nel ditirambo dionisiaco, ovvero suono violentemente sconvolgente, passionale, che scava nelle
profondit istintuali dellindividuo e lo porta a superare il principium individuationis per sentirsi riunito,
riconciliato, fuso col suo prossimo.
Apollineo: atteggiamento spirituale delluomo di fronte alla vita, ricavato per analogia dalle caratteristiche
della corrispondente divinit greca. Si manifesta nello stato fisiologico del sogno, quindi della parvenza,
dellillusione, presupposto, come osserva Nietzsche, di tutte le arti figurative. Dal punto di vista artistico, la
sua massima forma espressiva sono le arti plastiche, scultura e architettura, proprio in quanto perfezione ed
equilibrio di forme razionali, caratterizzanti la bellezza classica.
Morte di Dio: Se la parola Dio sempre stata il simbolo di tutte le illusioni metafisiche, religiose e
morali dellOccidente la morte di Dio rappresenta la fine di tutte quelle illusioni, la fine di una favola utile
ed efficace in altre epoche, la fine di tutti i valori eterni, la fine di tutte le certezze. Tanto pi gli uomini si
erano illusi, tanto pi erano impreparati alla crudele verit di un mondo sdivinizzato, senza senso, tanto
pi subiranno la disillusione, tanto pi resteranno smarriti e angosciati di fronte al nulla.
Nichilismo: deriva dal latino nihil (nulla) e si distingue in: a) Nichilismo passivo: la morte di Dio
produce un effetto di spaesamento, di vuoto, di vertigine di fronte al nulla nel quale luomo moderno si trova
gettato, dopo che per secoli si era aggrappato alle bugie vitali della metafisica occidentale. Questo tipo di
nichilismo fattore di decadenza poich getta lindividuo in uno stato psicologico di angoscia che lo abbatte
e lo paralizza, abituato com a vedere lo scopo della vita sempre imposto dallesterno. b) Nichilismo
incompleto: <<Nel nichilismo incompleto rimane ancora operante una fede; per rovesciare il mondo dei
valori si deve ancora credere in qualcosa, in un ideale, si ha un bisogno di verit>>. Come forme di
nichilismo incompleto Nietzsche nomina il nazionalismo, lo chauvinismo, il socialismo, lanarchismo, lo
storicismo, il positivismo, ecc. c) Nichilismo attivo: contrariamente al nichilismo passivo, e in quanto suo
superamento, il nichilismo attivo viene proposto e praticato da Nietzsche come una cresciuta potenza dello
spirito, segno di forza che, pur avvertendo la decadenza, non si crogiola in essa, non laccetta come ultimo
destino dellOccidente, ma tenta una trasvalutazione di tutti i valori.
Eterno Ritorno dellUguale: concezione circolare del tempo (gi presente in alcune cosmologie
presocratiche, come quella dei pitagorici e di Empedocle) in cui lessere non deriva dal nulla, non va verso
uno scopo, ma caratterizzato da un incessante ed eterno divenire delle cose attraverso ripetitivi cicli
cosmici. Con questa concezione del tempo (di cui Nietzsche fornisce anche una spiegazione pseudo-
scientifica) il filosofo, criticando la concezione lineare e finalistica del tempo di matrice cristiana, ci invita ad
amare la vita ed ogni attimo di essa e, quindi, a viverla come se tutto dovesse ritornare.
Superuomo: Uber-mensch, dove il prefisso uber pu essere tradotto con super oppure con oltre
(Vattimo), da cui: oltre-uomo. La scelta di tradurre il prefisso uber con oltre, anzich super, ci permette di
liberare il concetto di superuomo dalla sua interpretazione prevalentemente politica (nel senso di una lite
di dominatori) per recuperarne il valore filosofico pi profondo, ovvero quello di una umanit liberata, di un
uomo oltre luomo com esistito finora, un uomo nuovo capace di reggere la morte di Dio e accettare
la prospettiva dellEterno Ritorno dellUguale, quindi di accettare la vita e decidere in proprio, senza pi
ricorrere alle bugie di sopravvivenza della metafisica, della religione e della morale.
Zarathustra: antico profeta persiano Zoroastro o Zarathustra, fondatore (nel VI sec. A. C.) dellomonima
religione (zoroastrismo), che individuava un dualismo allinterno dellessere, contrapponendo alla divinit,
Ormuz, unanti-divinit, Ariman, presentandosi cos come una semplice soluzione al problema del male.
Nellopera Cos parl Zarathustra il profeta rappresenta lalter-ego di Nietzsche; alle sue enigmatiche
predicazioni (interamente reinventate dal filosofo con immagini, simboli e allegorie) viene affidato il nucleo
filosofico pi importante delle terapie antinichiliste: Eterno Ritorno, superuomo e volont di potenza.
Volont di potenza: non coincide col modo dessere di unentit biologica di tipo darwiniano (la razza ariana!) e
nemmeno con latteggiamento dellesteta di tipo dannunziano, ma si manifesta come potenza ermeneutica o
interpretativa. Se la vita autocreazione (continuo superamento di se stessa) e, per quanto riguarda luomo, continua
produzione di valori utili alla vita stessa, possiamo vedere nellarte un modello normativo della volont di potenza e
nellartista una prima visibile figura delloltreuomo (Vattimo). Non nel senso che solo lartista superuomo, ma in
senso traslato, ovvero: cos come lartista plasmando la materia amorfa conferisce ad essa un significato (un valore)
che prima non aveva, il superuomo creando nuovi valori (trasvalutando i valori dellOccidente) cerca di dare un senso
allinsensatezza caotica del mondo.
NIETZSCHE
BIBLIOGRAFIA UTILIZZATA