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Copyright 2004
Francesco Bevvino Editore srl- Milano
www . piekwick. i L
mag;l7.ne dettroniLU JeJicaro al mondo del libro
Nessuna opera pu sorgere senza l'1terlocutore e senza l'Altro.
Ringrazio mia moglie Gabriella Landini,
indi>pensabile copartecipe nella costruzione di Dominio.
TEATRI NO
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INTRODUZIONE
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INTRODUZIONE
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INTRODUZIONE
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INTRODUZIONE
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Parola Non ci sono oggetti che non siano stati prima denomi
nati, inventati verbalmente o figurativamente o musicalmente per
ch esistano. Noi-Parola muoviamo e trasformiamo il mondo
Parola dopo averlo istituito. Parliamo perch non parliamo della
Parola. La parola-tempo per noi-Parola abitanti della parola-scritt
(essendo impossibile separare la citt dalla scrittura e la scrittura
dalla citt) si svolge linearmente perch la scritt si svolge linear
mente. Tempo sintattico, in successione orizzontale o verticale, non
paratattico come le figure - in disordine, per noi - spesso sovrap
poste l'una all'altra, delle grotte e dei ripari sotto roccia, prima della
parola-rivoluzione neolitica, della parola-agricoltura, della paro1a
apotr6paion contro l'abisso, la sylva, la selvaggeria ciclica o addirit
tura senza topoi, la parola-uomo casualmente itinerante.
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INTRODUZIONE
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PROLOGO
Il mitico e il parlante
Noi siamo Parola. Siamo nella Parola. Parola sono i nostri pen
sieri, che sono dialoghi con noi stessi; Parola i nostri gesti; Parola
tutte le nostre forme di comunicazione interiore (con le varie "per
sonalit" che ci compongono o scompongono) o esteriore; Parola le
figurazioni, i canti, le danze; Parola la scrittura: Parola verbale,
dipinta, recitata, eseguita, trasferita, cio tradotta, dal dialogo inter
no alla sua ripulitura, correzione, revisione, per essere messa in
commercio come rappresentazione figurata o gestuale oppure paro
la verbale, insomma presentata in maniera accettabile agli altri, a
loro volta maschere dell'Alterit.
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ra, il l uogo del testo. Scrittura, cio jster Schrift, testo ovvero testi
mone saldo, incontrovertibile della verit, al quale non si sfugge,
diventato com' pietra, fatto oggetto. Citt, sede del letteralismo.
Citt che subito si sdoppia: una forma simbolica ma anche un
insieme di norme e regole, e si avvia subito a diventare organismo,
riferibile al biologico, e manufatto. da questa crisi originaria che
deriva l'occultamento e l'eclisse della citt come reticolo di desideri
mentre sul proscenio si fa, occupandolo in apparenza senza residui,
la citt macchina; ma solo un'illusione ottica. La citt non cessa
mai di essere un non-io che parla e decreta la crescita, che impone le
vicende storiche e l'estinzione di questa e altre citt.
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PROLOGO - IL MITICO E IL PARLANTE
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PROLOGO - IL MITI CO E JL PARLANTE
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PROLOGO - IL MITICO E IL PARLANTE
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PROLOGO - IL MITI CO E IL PARLANTE
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PROLOGO - IL MITICO E IL PARLANTE
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P ROLOGO - IL MITICO E IL PARLANTE
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PROLOGO - IL MITICO E IL PARLANTE
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riti. Erano e sono dediti a sacrifici, sia cruenti, sia simbolici (messa
della religione cristiana) , non di rado umani , anche se per lo pi
animali (ancora oggi, nei templi della dea Kal in India). Agricoltori
e allevatori devono infatti "pagare" il loro stesso esistere agli di ai
quali si co nsiderano sottomessi, partendo dal p resupposto che dal
l'aldil vengono vita e morte, buoni raccolti o carestie, pioggia
abbondante o siccit... Anzi, si presume che nell'aldil si nasca, nel
l' aldiqua si viva e nell'aldil si muoia.
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PROLOGO - IL MITlCO E IL PARLANTE
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PROLOGO - IL MITICO E I L PARLANTE
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Tra i modelli proposti per spiegare il sorgere del Neol itico, a pre
dominare in larga misura quello materialista, la cui forza legata
alla possibilit che esso offre di form ulare domande senza per lo piLl
fornire risposte. un modello che pu sintetizzarsi nella domanda:
che cosa ha spinto l'uomo a cessare di dipendere dalle aleatoriet
della caccia e della raccolta per affidarsi, ai fini della sopravvivenza,
all'agri col tura, ali ' allevamento, alla produzione tecnologica?
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PROLOGO - IL MITICO E IL PARLANTE
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PROLOGO - IL MITICO E IL PARLANTE
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PROLOGO - IL MITICO E IL PARLANTE
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PROLOGO - IL MITICO E IL PARLANTE
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PROLOGO - IL MITlCO E [L PARLANTE
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PROLOGO - IL M!TrCO E !L PARLANTE
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PROLOGO - IL MITICO E IL PARLANTE
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Cipro? Parola-villaggio minacciata da parole fantasmatiche?
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PROLOGO - IL MITI CO E IL PARLANTE
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PROLOGO - IL MITICO E IL PARLANTE
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PROLOGO - IL MITICO E IL PARLANTE
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GUERRA
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POTERE Hl' l iCIO>JL
Lungo la strada che porta alla condizione del sovrano (e alla isti
tuzione del rapporto padrone-servo), si danno stadi intermedi, in
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ho la possibilit di unirmi, di fondermi e con-fondermi. Vedo la
mia esistenza riflessa. Assieme all'altro, nell'amore, sfuggo alla
distruttivit - la quale tuttavia implicita nell'altro che mi svela
anche la mia finitezza in quanto riflette la mia esistenza. L: altro con
tiene l' immagine della mia morte. L: altro la mia (possibile) salvez
za ma anche la mia (ineluttabile) perdizione. Tuttavia, l'altro si col
loca nel tempo e nello spazio, un esser-ci (l'esser qui e ora) dietro
il quale si suppone che baleni l'Essere. L altro l'accenno al trapas
so del tempo nell'Atemporale; per usare i termini del pensiero bud
dista: dall'esistente nello spazio - tempo alla Buddit o Corpo di
potenzialit assoluta. Ai miei occhi, come se questo Corpo di
potenzialit assoluta non sapesse ritrovare se stesso se non attraver
so il farsi diverso da s, diventando spazio-tempo per poi annullare
tale dicotomia e risorgere uno e intatto nella sua immobile, inalte
rata e inalterabile luminosit. l:Alterit, cio, deve farsi altro per
riuscirmi percepibile. Sicch, nel momento stesso in cui io mi ripo
so nell'altro, ho la sensazione di una minaccia: la fusione precaria,
, la fine dell'amore e la morte stanno all'agguato. Lamore non mi
assicura il paradiso, non mi garantisce l'eternit. Il flusso indistinto
si impossessa, prima o poi, della creatura, anzi dentro di essa,
nascere cominciare a perire. Lamore moltiplicazione; dall'amo
re, nell'amore, si suppone che abbia origine la proliferazione
umana. Latto sessuale non che la condizione fisica - e spesso
riprovata e rinnegata - della proliferazione. Si concepisce "nell'amo
re". Ma la gara con la morte perduta in partenza.
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Che cosa significa dunque darsi come cibo? Che cosa significa
olocausto? E c' un rapporto tra questo e l'amore? Ci si d, insom
ma, ai corpi amati?
La risposta al quesito , ai fini dei nostri assunti, importantissi
ma. La cosiddetta perversione a nostro giudizio attiene alla sfera del
sacrificio, imposto o subito. Incomprensibile, pertanto, per la
coscienza accecata dai fantasmi egoici. Essere consumato significa
precipitarsi nell'oceano dell'esistere, nell'assoluto, per illusorio che
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POTERE l C J O ::-.: L CL'UHC\
lxchel, dea della luna nella mitologia maya, era temuta, insieme
al serpente del cielo, come responsabile di disastrose inondazioni e delle
tempeste tropicali. Pure, era considerata la protettrice delle donne
durante il parto e delle tessitrici. Era assai vicina a Ixtah, la dea del
suicidio, che pendeva da un albero in stato di parziale decomposizione.
Il suicidio era considerato un modo dignitoso di accedere alparadiso, e
Ixtah accompagnava le anime di coloro che morivano impiccati verso
l'eterno riposo sotto l'albero del mondo Yaxche, dove radunava anche le
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anime dei guerrieri caduti, delle vittime dei sacrificz dei sacerdoti e
delle donne morte di parto)).
Arth ur Cotterell, The Illustrated Encyclopaedia of Myths and
Legr:nds, Londra 1 989.
Al suddito s i chiede soprattutto di offrirsi all'obbedienza. Gli
si prescrive la passivit o per lo meno il disinteresse a ci che vien
fatto, spesso a sue spese, da i grandi; al mobilitato si prescrive in pi
l'attivismo. Il mobili tato, l'inquadrato, deve aver gi accettato la
sudditanza. Questa permette pur sempre qualche evasione: il sud
dito pu illudersi di esser stato lui a scegliere la propria condizione,
e insieme consolarsi con lo spettacolo offertogli dai sovrani; nella
libert del privilegio ad essi accordata, egli legge una concreta pos
sibilit umana di cui si sente partecipe per interposta persona, l'as
soluta libert, e l'imprevedibilit del sacro; il membro della societ
primitiva si ritiene anch'egli in grado di istituire, grazie a tali inter
mediari, il colloquio con la divinit.
Da tale isolamento derivano, tra i molti altri, tre principali van
taggi: ilprimo che, nell'isolarsi da molti amici e conoscenti, e cos pure
da molte non ben ordinate incombenze, si acquista non poco merito
agli occhi della divina maest. . . Quanto pi la nostra anima si trova
sola e isolata, tanto pi essa in grado di accostarsi e arrivare al suo
Creatore e Signore. . . .
Ignacio de Loyola, <<Note . . . , in Esercizi spirituali, Mondadori,
Milano, 1 984.
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Nel Neolitico, inteso come visione unitaria (invenzione dello
stanziamento, dell'agricoltura, del potere, della religione) al di l
delle variazioni temporali e spaziali sul tema, le singole manifesta
zioni rispondono sempre a un comune denominatore. Al tempo
concepito come rettilineo, quale successione di momenti verso una
finalit inizialmente non espressa, corrisponde quella che in un altro
paragrafo ho chiamato "quadratit", cio una spazialit definita da
pareti uniformi, in fuga dalla circolarit e dalla paratassi. Litinerante
non aveva bisogno di specifiche designazioni orientative, non dove
va definire specificamente luoghi e momenti (Stonehenge e i cerchi
di pietre fitte di Carnac compaiono migliaia di anni dopo l'esordio
del Neolitico), indispensabili invece allo stanziale per il quale nume
ro e geometria sono i presupposti per la comprensione del reale e
l'orientamento nel mondo.
La nuova mentalit del Neolitico comporta, tra l'altro, un atteg
giamento inedito verso l'uccisione degli animali. Nasce la caccia
come esercizio fine a se stesso, atteggiamento che ha tuttora corso
(caccia alla volpe, istituzione di riserve come propriet ed esclusione,
' cattura di animali usati come ornamento e conferma del potere).
E Dio disse: Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglian
za, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, su tutte le bestie sel
vatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra (Genesi, 1 ,26).
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POTERE H L L J C ! t! N l
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d11lle origini,
und religione urbana solo secondariamente, e successiva
mente, difjsasi-impostasi nelle campagne.
Il cittadino ormai animato dalla certezza che il meglio "ha da
venire"; il futuro ha preso il posto del passato. Si tratta, ecco tutto,
di prevedere esattamente, e pertanto di dirigere e condizionare il
futuro: prevedere ci che la fatalit avrebbe in serbo; dirigere e con
dizionare il destino per gabbarlo. La sorte dell'uomo nelle mani
dell'uomo o per lo meno dei suoi rappresentanti, di "coloro che
sanno": ancora sacerdoti e sovrani, ma ben presto soprattutto astro
logi, astronomi, agronom i , architetti, scienziati, medici , filosofi, e
poi anonime biblioteche, impersonali depositi di conoscenze. Se la
divinit vuole sopravvivere, dovr adeguarsi a questa visione profa
na, semplificarsi, unificarsi, astrattizzarsi, rendersi remota, concede
re il libero arbitrio all'uomo, starsene alla larga dal mondo, accon
tentarsi di averlo creato.
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POTERE l l l O '-:l'
Dagli anni Sessanta del secolo scorso, si sentito pii1 vol tl' ripr
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fatta di riprovazione e punlZlone, in cui possono aver luogo.
[ebbrezza cos condannata al sospetto, alla solitudine; ha caratte
re catacombale, mutilo, negativo.
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[ secoli, ha continuato a provare timore reverenziale - finch, con il
suo trionfo all'epoca dell'illuminismo, si sentito in grado di non
, prenderli pi sul serio, di decretarli malati da isolare. Lo stesso
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j accaduto con l'ambito delle perversioni. Il quale stato prima isti-
1 tuito, e poi deprecato. Il "pervertito" costretto alla sua perversio
' ne, come il matto alla sua follia.
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ribile, e dunque sempre vergine, incorruttibile, eterna. Si potrebbe
continuare nell'elenco dei caratteri miti ci dell'Apparso-Cristo.
Notare, ad esempio, che la sua "sorte" puntualmente ricalca quella
di innumerevoli rampolli di di (di innumerevoli uomini nati, vis
suti e morti: i rampolli degli di ne sono la sintesi e la proiezione).
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veniva rapito dallo spmto e restava per tre o quattro mesi nei
boschi. Al suo ritorno nel villaggio, assaliva quanti incontrava,
strappando loro a morsi brani di carne dalle braccia e dal petto; a
volte portava con s dalla foresta la salma di un parente defunto,
che proclamava essere il cibo ricevuto da Baxbakulana Xiwae,
modello e paradigma del cannibale. Un tempo gli si sacrificavano
schiavi, che il posseduto divorava: sulla roccia, nel luogo dove que
sto avveniva, si scolpiva il volto di Baxbakulana. Il posseduto era
reduce dal regno dei morti, tant' che si eccitava e cadeva in esta
si sentendo nominare o vedendo cose inerenti alla morte. Per pro
vocare lo stato di possessione, bastava spesso che lo hamatsa pensas
se concetti come "spirito", "salma", "cranio", "testa tagliat', "ver
me", "porta aperta" e simili.
Il cannibalismo non stato monopolio della preistoria: ha conti
nuato - e continua - a essere praticato da popolazioni stanziati, alme
no di grossi villaggi. Sull'isola di Fiji, in Me/anesia, racconta il navi
gatore William Mariner (1805-1870), si mangiavano i nemici vinti,
lasciando in vita quelli che si fossero comportati da vigliacchi, in segno
di disprezzo. Ewald Volhard, Il cannibalismo, Torino, 1 949.
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RELIGIONE l'OThHf' C!Jl< !U-n
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La religione una pianta sorta dalla radice del mito, per superan
dolo e negando/o, spesso condannandolo a ridursi a una dimensione
ctonica, esecranda.
per lo meno assai difficile stabilire un'attendibile correlazione tra
l'immaginata presenza di spiriti e divinit e le complessit di famiglie,
genealogie, attribuzione di jnzioni a divinit via via antropomorfiz
zate, raggruppate in siti specifici (olimpi, strutture templari), fatte
oggetto di rituali e, soprattutto, di sacrifici. Va comunque dato atto ai
teologi che sono dotati di notevole fantasia fiabesca.
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RELIGIONE PO'i
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Torno ora al figlio del Cielo, per far notare come in tutte le reli
gioni rivelate del mondo si assista alla nascita (rinascita) di di o
rampolli di di, alla loro persecuzione seguita sovente da morte e
smembramento (Osiride, Dioniso Zagreo), e al trionfo e alla resur
rezione (ma, come abbiamo visto, la sua epifania contiene l'uno e
l'altra: essa infatti la Rivoluzione che tutto trasforma). Lo schema
nascita-peripezia-trionfo-sparizione (morte, assunzione ad altro
stato) ha carattere ciclico (il Grande Tempo "torner" , basta atten
derlo, saperne cogliere i segni), centinaia sono i Saosyant profetiz
zati dal mazdeismo. N potrebbe essere altrimenti, l'evento non
verificandosi nel tempo seriale, numerato e lineare, il tempo della
successione storica, bens in un Altro Tempo, concepito secondo
un'affatto diversa interpretazione della temporalit.
Si impone cos l'idea del ciclo cosmico, che si presta a varie elabora
zioni. Per esempio, nell1ndia postvedica vennero formulate due dottri
ne, quella dei cicli (yuga) e quella della trasmigrazione delle anime
(samsara).
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Gli idoli devono quindi essere realt: non simboli come la cadu
ca carne, come gli ossami, ma una capitale che sia l'asse dell'univer
so, idolo per eccellenza, riassunto di tutti i santuari; una corte,
magnifica, sontuosa, splendida come il cielo, il cui modello sia
l'universo intero con la sua bellezza e grandiosit; e la corte sar in
effetti l'impero tutto quanto, perch nell'impero essa si diramer
con strade a raggiera, case reali, ville di delizia, castelli, fortezze. Il
sovrano-dio una concretezza: lo si adora.
Ma concreto anche il dio-sovrano, con una fisionomia sulla
quale si accaniranno gli esegeti e gli illustratori (la Sacra Sindone) .
Anche il dio-sovrano conquista e perseguita. Nel caso del Cristo,
il suo nemico Satana, con la corte dei governatori, sacerdoti, finti
interpreti della divinit; gli usurpatori, il dio falso, il Male. Il Cristo
inaugura il nuovo regno della discriminazione, della lotta per il
potere. Ma Satana il residuo implacabile, irriducibile; e in fin dei
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Gi nel libro dell Esodo 22, 1 7 della Bibbia si trova una esplicita
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RELIGIONE P{) f ( ;C l,RRA
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era in origine collegato direttamente alla Dea Madre, non di rado
raffigurata intenta a partorirlo. Il processo di fallocratizzazione o
virilizzazione che ebbe luogo durante il Neolitico, comport la
scomparsa delle dee partenogenetiche fin dalla prima fase del
Neolitico, la relegazione, nella nebulosit di ricordi ancestrali, di
figure che s i autogeneravano senza ricorso all'inseminazione
maschile, simboleggiate elettivamente dalla Madre Terra, cio dalla
terra che risorge continuamente da se stessa, in primavera, dopo
ogni aratura e taglio delle messi, eccetera.
Attorno al 1100 a. C. il culto di Zeus a Olimpia sostitu quello
della dea della jrtilit Demetra Chamine. I primi Giochi si tennero a
Olimpia nel 776, anno al quale i greci focevano risalire l'inizio della
storia.
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RELIGIONE POTLHE
degli eretici, vale a dire i cristiani che non fossero cattolici ortodos
si, e infine, e pi largamente, dei residui pagani. Le sacerdotesse dei
culti della fertilit, essendo per definizione pagane e, in quanto
eredi dei culti delle divinit della morte e della rinascita, oggetto di
timore reverenziale e santimonioso orrore, e oltretutto dispensatri
ci di rimedi in margine alla medicina ufficiale il cui patrono era il
Cristo medico, furono le donne alle quali tocc il peso maggiore
delle persecuzioni organizzate dall'Inquisizione. Ne furono travolte
levatrici, profetesse e guaritrici, cosa che comport disgregazione e
crisi di molte comunit agricole. Dal XIII al XVII secolo, le donne
mandate a morte con l'accusa di stregoneria furono circa otto
milioni. Inutile dire che l'Inquisizione impervers anche in tutte le
. regioni del mondo che vennero a mano a mano conquistate e colo
nizzate dagli europei.
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Gli orrori della caccia alle streghe si spiegano anche con la crea
zione di una vera e propria industria del massacro, fiorita sul tron
co delle ideologie ufficiali. Vi erano giudici, esorcisti, boia, fabbri
canti di pire e forche, fornitori di legnami, scrivani ed esperti che
campavano sulla pelle dei sabbatici. Tuttavia gi all'inizio del XVI I
secolo, va detto, non manc chi contest queste barbariche prassi ,
come il gesuita Friedrich von Spee, il quale scrisse: Mi accaduto
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sovente di pensare che l'unica ragione per la quale noi tutti non
siamo stregoni che non siamo stati sottoposti a tortura.
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RELIGIONE P{ ) l' f - U f-
In quello che oggi il Terzo Mondo gli europei tutti quanti, per
primi gli spagnoli - seguiti o concomitati da inglesi, francesi, olan
desi, eccetera -, furono portatori di una cultura inesorabilmente
nemica, contrapposta, inconciliabile, rispetto alle culture locali .
. l:esempio pi eloquente ne fornito dal Sudamerica. Ma ovunque,
nell'America Settentrionale, Centrale e Meridionale, la sorte degli
indiani fu la stessa. In pochi anni, nel Nuovo Mondo ebbe luogo
una rivoluzione paragonabile, per entit, a quella neolitica, ed essa
cost la vita, nel giro di meno di due secoli, a oltre cento milioni di
indigeni, pari ad almeno il 25% dell'intera popolazione mondiale
all'epoca.
I conquistadores erano transfughi che trovarono una terra di
comodo esilio a spese di quanti gi vi abitavano. Ebbe cos inizio il
grande esodo dall'Europa, destinato a continuare per quattro seco
li. Europei emigrarono alla volta delle Americhe, dell'Africa, poi dei
Mari del Sud, e ancora dell'Australia e di ogni isola scoperta e
; annessa a questo o quel regno.
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In molti ambiti linguistici non esiste l'idea della credenza che per
tiene al discorso occidentale. Per esempio, tra i gi citati parlanti ewe
dell'Mrica occidentale. E sono patetici gli sforzi dei missionari cristia
ni impegnati nel tentativo di insegnare il "credo" ai soliti, poveri
: negretti. Il credo, dimenticano i buoni padri, non pu essere scisso
dall'io (io credo... ). Ma per gli ewefoni, l'io non immutabile, non
il motore immobile di una trinit, soggetto, verbo, oggetto.
I.:equivalente ewe dell'io che va ad attingere l'acqua al pozzo, non
' un io vado a. . . >>, ma una delle persone (o maschere) che partecipano
dell'azione e di chi la compie. I.: io ewe variabile - come , in effet
ti, ovunque e per tutti. Ma l'Occidente si fonda sull'identit, cio sul
Discorso, sulla sintassi, sulla logica del terzo escluso.
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Tutto realmente possibile quaggi, dove gli antichi iddii dei pasto
ri, il caprone e l'agnello rituale, ripercorrono ogni giorno le note strade,
e non vi alcun limite sicuro a quello che umano verso il mondo
misterioso degli dei e dei mostri.
Carlo Levi, Cristo si formato a Eboli, 1 945
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(William A. Wallace, teologo americano, professore emerito di
Filosofia e Storia della scienza, Catholic University of America,
Washington D.C.) .
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l'obiettivo politico, quest'atto si far meno imponente col diminui
re dell'obiettivo politico. Questo spiega perch, senza che vi sia con
traddizione, si possono dare guerre di tutti i gradi e di tutte le esten
sioni, dalla guerra di sterminio alla semplice ricognizione armata.
Karl von Clausewitz ( 1 780- 1 83 1 ) , Della guerra, Libro I, 1 832
(postumo) .
Alla domanda: bisogna dire arte o scienza militare? Clausewitz
risponde che la guerra somiglia assai da vicino al commercio.
Friedrich Engels, Der Ursprung der Familie, des Privateigentums
und der Staates ( 1 884) .
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Ci spiega il carattere della guerra di oggi, la sua lenta e meticolosa
preparazione, logistica e di materiali, il suo procedere a scatti rapi
di e deleteri, la tensione permanente - legata alla lunghezza del pro
cesso produttivo - che essa origina.
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nel 1 947 non l'aveva certo Mao Zedong, eppure ha saputo condur
re ugualmente una guerra che ha visto il trionfo della sua concezio
ne politica. Un esercito poderoso, la Grande Armata napoleonica,
non ha avuto ragione della rivolta spagnola. I.:errore sta nel conce
pire un parallelismo tra guerra e politica, laddove Clausewitz pro
poneva un' integrazione, una mobile compenetrazione. A sua volta
tuttavia operando un riduzionismo, un assudditamento della guer
ra alla politica; dimenticando, dunque, che la politica una faccia
della cultura.
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Beato lo Storico che sa quello che fa. Che sa quello che dice.
Beato lo Storico al quale sono stati svelati gli arcani; che anzi li
ha agguantati, sbattuti a terra, infranti e calpestati, ridotti in polve
re. Che tutto ha problematizzato.
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nel non-pi. Sicch, i momenti del tempo appaiono come non esi
stenze, e tuttavia il tempo per lo storico innegabile realt.
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GUERRA HhlJ{,I\ ) N I ' l 'I l i l H l
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GUERRA Hl.l .J ( ; ! ! ) ;-.; I. P( )TFRE
EMILIO M OBILITATO
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GUERRA
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GUERRA RF f.ft,lONL PO"l H<!
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GUERRA PO I LH.L
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che ai ragazzi non si devono lasciare armi, che non dovrebbero gio
care con pistole e schioppetti di latta: ma nessuno ti parler di pace;
la vita un continuo duello, t'hanno detto, e tu ti sei agguerrito, il
tuo ideale l'uomo col pelo sullo stomaco; non si vuole la guerra
non ora, per lo meno -, ma la battaglia s: questa continua. Emilio
salvo solo se "arriva'', se conquista per lo meno i galloni di sergen
te. soldato nella vita civile: una vita militante, all'insegna del
lupo; soldato quanto avr la cartolina precetto. Emilio persuaso
che la concorrenza vitale scatenata, la lotta per l'esistenza, sia l'uni
ca regola delle societ. La guerra, se scoppia, il proseguimento di
un ordine originario, eterno. sempre andata cos, e sempre andr
cos, sostiene ormai Emilio: tutta una "naja'' , conclude rassegnato
e orgoglioso, con l'orgoglio del naufrago che tocca terra e ogni fine
del mese.
Se Emilio dunque si trasformer in guardiano di Buchenwald,
forse che noi ce ne meraviglieremo? Diremo che ha tralignato? Che
andato al di l del segno? In tutto quel che gli siamo andati inse
gnando, insita questa sua possibilit; Emilio carnefice, non un
mostro: il frutto dell'opera cui l'abbiamo sottoposto.
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Sacer, sacrum, sacro In latino, sacer (da etimo che indica sepa
razione, scissione, isolamento) significa "consacrato a un dio", ma
anche "maledetto, esecrabile, detestabile". La prima accezione ha
carattere religioso; la seconda ha attinenza con la concezione miti
ca di un aldil inteso come "sentimento" o "intuizione", ma pur
sempre Parola oltre la quale ci impossibile andare, e dunque quale
limite. Il tentativo di superare il limite, oltre a essere vano, signifi
ca supporre che la Parola possa venire usata, e l'uomo essere parlan
te anzich parlato: per la visione mitica, uno sforzo risibile e depre
cabile in quanto negatore della pi elementare evidenza che l'uomo
Parola. Per la concezione protoreligiosa e religiosa, affermare che
l'uomo Parola appare quale un atto di hybris che si scontra con il
principio per cui dio il depositario del Verbo, colui che concede
agli uomini la parola. Ritenere che l'uomo sia Parola considerato
dunque un atto di orgoglio punibile come il tentativo dei costrut
tori della Torre di Babele di "raggiungere il cielo" e diventare sicut
dii, invadendo la sfera del sacro. In latino, infine, il sacrum designa
sia la reliquia sia la vittima da sacrificare.
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GLOSSARIO
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con il bersaglio. Un'arte che allo zen si ispiri, poesia, pittura o altro
che sia, a ben vedere non pu dirsi diversa da quell'attivit univer
salmente umana che ha luogo ovunque e che siamo soliti definire
"arte". Ciascun creatore, che la sua si chiami ispirazione o intuizio
ne dell'istante, deve "caricarsi", cio isolarsi dalle tentazioni del
discorso, per cedere alle esigenze paraoniriche, ludiche, dell'accosta
mento al "grado zero" del riconoscimento-invenzione dell'Alterit; e,
come il maestro zen, l'artista occidentale non potr che abbandonar
si all'immediatezza del ritmo. Lo zen, per concludere, una metafo
ra dell'universalit della Parola creatrice.
Una perfetta esemplificazione dello zen costituita dagli haiku,
sintetiche versificazioni di incredibile semplicit e potenza espressi
va, fatte di pure "cose", e che spalancano, per via intuitiva, un
mondo di sensazioni. Qui ci limitiamo a darne un esempio, alcuni
versi del poeta Basho ( 1 644- 1 694) : "Antico stagno/rana vi
salta/tonfo d' acqu'.
In Giappone, almeno fino a tempi recentissimi, la conoscenza
intuitiva, e le scelte che ne derivano, ha avuto largo corso anche in
campo economico. Il manager veniva accostato ai guerrieri della
tradizione, i samurai, e al loro modo di concepire lo scontro arma
to come atto appunto di "intuizione del momento" , quello in cui il
colpo di spada viene sferrato quando il guerriero si fa tutt'uno con
la lama che impugna.
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INDICE
Teatrino 7
Introduzione 9
Prologo Il mitico e il parlante 19
Potere religione guerra 59
Religione potere guerra 101
Guerra religione potere 151
Conclusione 1 73
Glossario 175
Bibliografia 1 89
Dominio un l i b ro agile, d utti le, mobi l e; da consul tare come un
i pertcsro. articolaro in paragra f che compongo n o una sorta di
montaggio cinematografco>>, in c u i ogn i fase e si ngola parola ri n
via e rich iama concezion i c altri paragraf del saggio, in un susse
guirs i i ncessante d i provocaz i o n i e di sf:1cccrrate a n a l i s i .
I l Dom i n io nelle s u e mctastasi, Potere, Religione, C uerra, q u i
ricondorro a un nucleo un i tario c h e ne i nd i ca la sostanziale identit
fn dal momento della sua i n venzione. Perch appu n to, come sostie
ne Saba Sard i , si trattb di u n' i n venzione risalente al neol i t i co.
Dominio anal izza la struttura portante di quella che noi ddniamo
"ci v i l t", mostrandonc l 'aspetro d istruttivo e tJrtemen tc aggressivo.
, un'opera che non ha equivalenti nella letteratura saggistica con
temporanea. Lo stile coi ncide con la pregnanza del con tenuto c rivo
l uziona tutte le concezio n i a cui s iamo formati da m i l le n n i di pen
siero flosofco e teologico, mutando rad i calmente la prospettiva
della vicenda e dell'esistenza umana. Il l i b ro un i nv ito, una straor
d inaria occasione per non sottostare ai credo di qualsiasi genere.
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