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APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE

FABIO DURASTANTE

S OMMARIO . Introduzione allanalisi funzionale. Spazi di Banach, di Hil-


bert e operatori tra gli spazi.

I NDICE
1. Spazi di Hilbert 1
1.1. Identit del Parallelogramma e di Polarizzazione 6
1.2. Il Teorema della Proiezione di Hilbert 8
1.3. Decomposizione di Riesz 13
1.4. Operatori Lineari tra spazi di Hilbert 16
1.5. Basi Ortonormali 19
2. Spazi di Banach 27
2.1. Quozienti di Spazi Normati 27
2.2. Estensioni del teorema di Hahn-Banach 36
2.3. Separazione di Convessi 39
2.4. Minimizzazione dei funzionali 43
2.5. Convergenza debole 48
3. Operatori 60
3.1. Teoria Spettrale 67
3.2. Operatori di rango finito e operatori compatti 74
3.3. Teorema Spettrale 80
3.4. Problemi di Sturm-Liouville 85

1. S PAZI DI H ILBERT
Definizione 1 (Norma). Sia X uno spazio vettoriale su un campo K = R o
C, allora definiamo norma unapplicazione || || : X R che verifica:
(1) Positiva omogeneit: ||x|| = ||||x|| K, x X.
(2) Sublinearit: ||x + y|| ||x|| + ||y|| x, y X.
(3) Positivit: ||x|| 0 x X e ||x|| = 0 se e solo se x = 0.
Osservazione 1. Ad una norma |||| sempre associata una distanza ponendo:
(1.1) d(x, y) = ||x y|| x, y X
questa detta metrica indotta sullo spazio X dalla norma || ||.
1
2 FABIO DURASTANTE

Proposizione 1. Lapplicazione che associa x 7 ||x|| da X R continua e


lipshitziana di costante L = 1, ovvero:
(1.2) | ||x|| ||y|| | ||x y|| x, y X
Dimostrazione. Fissati x, y X abbiamo che:
(1.3) ||x|| =||x + y y|| ||y|| + ||x y||
(1.4) ||y|| =||y + x x|| ||x|| + ||y x||
ovvero, sfruttando la positiva omogeneit e riordinando le due relazioni si
ha che: | ||x|| ||y|| | ||x y|| x, y X e, poich lipshitizianit implica
continuit, abbiamo concluso. 
Esempio 1. Se consideriamo Kn con K = R, C allora abbiamo che le due
applicazioni da Kn R:
!1/p
X
n
(1.5) ||x||p = xpi 1p<
i=1
(1.6) ||x|| = max |xi |
iin

sono due norme.


Definizione 2 (Norme Equivalenti). Due norme sullo spazio vettoriale X si
dicono equivalenti quando inducono la stessa topologia, ovvero ||||1 ||||2
c1 , c2 > 0 tali che:
(1.7) c1 ||x||1 ||x||2 c2 ||x||1 x X
Teorema 1. Se X uno spazio vettoriale di dimensione finita allora tutte le norme
su X sono equivalenti.
Vediamo ora due esempi di norme su spazi infinito dimensionali.
Esempio 2. Consideriamo lo spazio di misura (X, ), per cui possiamo de-
finire lo spazio di funzioni Lp (X, ), per 1 p < + su cui possiamo
prendere la norma p:
Z 1/p
(1.8) ||f||p = |f| d
p
X
oppure considerare lo spazio
L (X, ) la norma del sup essenziale:
(1.9) ||f|| = inf {M 0 | (|f| > M) = 0} = min {M 0 | |f(x)| < M q.o.}
Nel caso in cui = ] = ], la misura P che conta, lo spazio in questione
diventa lo spazio l = {(xk )k | xk K, k1 |xk | < } per cui la norma p si
p p

scrive come:
1/p
X
(1.10) ||x||p = |xk |p 1p<
k1
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 3

mentre per p = + si ha che la norma del sup essenziale data da:


(1.11) ||x|| = sup |xk | < +
k

osserviamo, inoltre, che valgono le seguenti inclusioni di spazi: se p q si


ha che lp lq e che lp l p [1, +).

Esempio 3. Sia (X, d) uno spazio metrico, consideriamo allora lo spazio asso-
ciato: Cb (X) = {f : X R | f continua e limitata}, per cui possiamo definire
la norma uniforme:
(1.12) ||f|| = sup |f(x)|
xX

Non possiamo estendere il risultato di equivalenza delle norme del Teo-


rema 1 (thm. 1) al caso di spazi di dimensione infinita, infatti per questi il
risultato falso. Consideriamo il seguente controesempio:

Controesempio 1. Prendiamo come spazio vettoriale X = C([1, 1]) spazio


delle funzioni continue, su questo definiamo le norme:
(1.13) ||x|| = sup |f(x)| (X, || || )
x[1,1]
Z1
(1.14) ||x||1 = |f(x)|dx (X, || ||1 )
1

le due norme non sono equivalenti, infatti la coppia (X, || || ) uno spa-
zio completo, mentre la coppia (X, || ||1 ) non lo . Consideriamo infatti la
successione di funzioni (fig. 1):
1
1 n x1
(1.15) fn (x) = nx n1 x n1 n1

1 1 x n1
che tende alla funzione f(x) = 1[1,0) + 1(0,1] 6 X.

Definizione 3 (Prodotto Scalare). Definiamo prodotto scalare unapplica-


zione < , >: X X K che verifica le seguenti propriet:
(1) < x, y >= < y, x >, < , > hermitiana.
(2) < x + x 0 , y >=< x, y > + < x 0 , y > x, x 0 , y X
< x, y >= < x, y > K e x, y X.
(3) < x, x > 0 x K e < x, x >= 0 se e solo se x = 0.

Dalla definizione discende immediatamente che: < 0, y >= 0 y X e


che: < x, y >= < x, y > K e x, y X.

Definizione 4 (Pre-hilbertiano). La coppia (X, < , >) si dice spazio pre-


hilbertiano.
4 FABIO DURASTANTE

F IGURA 1. Controesempio equivalenza delle norme

Definizione 5 (Norma Indotta). Dato lo spazio pre-hilbertiano (H, < , >)


si definisce norma indotta la:

(1.16) ||x|| = < x, x > x H
Lemma 1 (Cauchy-Schwartz). Dato (H, < , >) spazio pre-hilbertiano vale la
seguente disuguaglianza:
(1.17) | < x, y > | ||x|| ||y|| x, y H
Dimostrazione. Per y = 0 la disuguaglianza ovvia, se y 6= 0 consideriamo:
2
= kxk2 2 | < x, y > | + | < x, y > | =
2 2

< x, y >
0 x
y
||y||2
kyk2 kyk2
(1.18)
| < x, y > |2 | < x, y > |2
= kxk2 kxk 2

kyk2 kyk2
e luguaglianza vale se e solo se x, y sono linearmente dipendenti. 
Teorema 2. La norma indotta || || (def. 5) una norma.
Dimostrazione. Mostriamo che || || verifica la definizione di norma (def. 1):

(1) ||x|| = < x, x > = || < x, x > = ||||x|| K e x H.
p

(2) ||x+y||2 =< x+y, x+y >= ||x||2 +2 Re(< x, y >)+||y||2 e applicando
la disuguaglianza di Cauchy-Schwartz (lem. 1) si ha il risultato:
||x + y||2 (||x|| + ||y||)2 .
(3) Direttamente dalla medesima propriet del prodotto scalare.

Definizione 6 (Hilbert). Dato lo spazio pre-hilbertiano (H, < , >) questo
si dice di Hilbert se completo rispetto alla norma indotta || || (def. 5).
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 5

Vediamo qualche esempio:


Esempio 4. Sullo spazio L2 (X, ) possiamo definire il prodotto scalare:
Z
(1.19) < f, g >= fgd
X

Esempio 5. Consideriamo X = N, = ]
e H = l2 (X, ] ), definiamo allora il
prodotto scalare:
X
(1.20) < x, y >= xk yk x, y H
k1
(n)
Sia {x(n) }n1 l2 con x(n) = (xk )k di Cauchy, ovvero > 0 > 0 tale
2
che n, m si ha che x(n) x(m) < 2 e quindi:
2
X
+
(n) (m)
(1.21) |xk xk |2 <
k=1
(n)
Per cui osserviamo che k 1 fissato la successione (xk )n di Cauchy in
(n)
R, che completo, allora xk xk K per n +.
Dobbiamo quindi mostrare che:
(1) La successione (xk )k l2 .
(2) Detta x = (xk )k si ha che x(n) x in l2 .
Verifichiamo la (1), posto = 1 applichiamo la propriet di Cauchy:
X (n) (m)
(1.22) |xk xk |2 < 1 n, m 1
k1

fissato un K 1 si ha che:
X
K
(n) (m)
(1.23) |xk xk |2 < 1 n, m 1
k=1
se lasciamo tendere m + abbiamo che:
X
K
(n)
(1.24) |xk xk |2 1 n 1
k=1
 2 
(1 ) 2 (1 )

ma abbiamo che: |xk |2 2 xk + xk xk , per cui passando alle

somme si ha che K 1:
X
K X (1 ) 2 X (1 )
K K
!
2
|xk | 2
2
xk + xk xk

(1.25) k=1 k=1 k=1
 
2 kx1 k22 + 1
passando al limite su K + si ha il risultato.
6 FABIO DURASTANTE

Per mostrare la (2) dobbiamo far vedere che x(n) x 2 0 mandando



(n)
n +, sia 2 = max{1 , },
dove t.c. n si abbia |xk x| ,
allora:
||x(n) (xk )k ||22 =||x(n) x(2 ) + x(2 ) (xk )k ||22
 2
||x(n) x(2 ) ||2 + ||x(2 ) (xk )k ||2
(1.26) (lem. 1) ||x(n) x(2 ) ||22 + 2||x(n) x(2 ) ||2 ||x(2 ) (xk )k ||2 +
+ ||x(2 ) (xk )k ||22
2 + 2 + 2 = 42
1.1. Identit del Parallelogramma e di Polarizzazione. Cominciamo dal-
lottenere lidentit del parallelogramma, dati x, y H spazio pre-hilbertiano
abbiamo che:
||x + y||2 + ||x y||2 =||x||2 + 2 Re < x, y > +||y||2 +
(1.27) + ||x||2 2 Re < x, y > +||y||2 =
 
=2 ||x||2 + ||y||2

dunque lidentit del parallelogramma una condizione necessaria affin-


ch una norma sia associabile ad un prodotto scalare. Se invece ora faccia-
mo la differenza, dati x, y H spazio pre-hilbertiano, otteniamo, nel caso
reale:
(1.28) ||x + y||2 ||x y||2 = 4 < x, y >
che lidentit di polarizzazione su R e ci permette di caratterizzare il prodot-
to scalare come:
1 
(1.29) < x, y >= ||x + y||2 ||x y||2
4
per K = C, dalla scrittura reale otteniamo immediatamente che:
(1.30) ||x + y||2 ||x y||2 = 4 Re < x, y >
ma questo non ci caratterizza completamente il prodotto scalare, infatti non
sappiamo nulla sulla parte immaginaria, per ottenere queste informazioni
basta calcolare:
(1.31)
||x + iy||2 ||x iy||2 = 4 Re < x, iy >= 4 Re i < x, y >= 4 Im < x, y >
che completa linformazione e ci permette di scrivere :
1  i 
(1.32) < x, y >= ||x + y||2 ||x y||2 + ||x + iy||2 ||x iy||2
4 4
Vediamo un esempio che sfrutta la necessariet dellidentit del parallelo-
gramma:
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 7

Esempio 6. Consideriamo lo spazio Lp (0, 1) per p 6= 2 e p 1, consideriamo


inoltre le due funzioni f(x) = [0,1/2] e g(x) = [1/2,1] , queste sono tali che:

||f||2p = (1/2)2/p = ||g||2p ||f + g||2p + ||f g||2p = 2


2/p
||f + g||2p = 1 = ||f g||2p 2 ||f||2p + ||g||2p = 4 12 = 22(11/p)


questi sono diversi non appena p 6= 2, dunque || ||p non hilbertiana per
p 6= 2.

Se avessimo anche che lidentit del parallelogramma sufficiente per


essere in uno spazio pre-hilbertiano avremmo potuto concludere di pi nel-
lesempio precedente, ovvero che || ||p hilbertiana per p = 2, ma questo
vero, infatti vale il seguente teorema:

Teorema 3. Lidentit del parallelogramma sufficiente.

Dimostrazione. Dimostriamo la sufficienza nel caso K = R. Sia dunque || ||


che soddisfa lidentit del parallelogramma (eq. 1.27), definiamo allora:

1 
(1.33) < x, y >= ||x + y||2 ||x||2 ||y||2
2

verifichiamo che la funzione cos definita soddisfa le propriet di prodotto


scalare:

(1) < x, x >= 12 4||x||2 ||x||2 ||x||2 0 x H e < x, x >= 0 se e




solo se x = 0.
(2) < x, y >= < x, y > x, y H, infatti si ha che, usando lidentit
del parallelogramma:

1 2 eq. 1.27

< x, y >= || x + y|| || x|| ||y||
2 2
=
2
(1.34) 1  
= 2(||x||2 + ||y||2 ) ||x + y||2 ||x||2 ||y||2 =
2
= < x, y >

ed inoltre < x, y >=< y, x > x, y H.


8 FABIO DURASTANTE

(3) Mostriamo che < x + z, y >=< x, y > + < z, y > x, y, z H:


  
1 y y  2
2 eq. 1.27
< x + z, y >= x+ + + z ||x + z|| ||y||
2
=

2 2 2
  2 
1 y 2 y

= 2 x + + + z ||x z||2 +

2 2 2
i eq. 1.27
||x + z||2 ||y||2 =

1 1 1
= kx + (x + y)k2 + k(z + y) + zk2 +
2 2 2
  i eq. 1.27
2 ||x||2 + ||z||2 ||y||2 =
(1.35)
 
1 1 
= 2||x||2 + 2||x + y||2 ||y||2 +
2 2
1   
2||z||2 + 2||z + y||2 ||y||2 2 ||x||2 + ||z||2 =
2
1 
= ||x + y||2 ||x||2 ||y||2 +
2
1 
+ ||y + z||2 ||z||2 ||y||2 =
2
= < x, y > + < z, y >

(4) dalla (3) segue, per iterazione, che < nx, y >= n < x, y > n N,
estendiamo poi ai qp Q, per cui abbiamo < qp x, y >= qp < x, y >,
ed otteniamo il risultato voluto per i reali osservando che possiamo
sempre approssimare un reale con una successione convergente di
razionali e che possiamo passare al limite in < , >, poich questo
eredita la continuit da || ||.


1.2. Il Teorema della Proiezione di Hilbert. Dato uno spazio di Hilbert


(H, < , >) su un campo K vogliamo risolvere il problema della proiezione
ortogonale su un chiuso K H diverso dal vuoto.

Definizione 7. Due vettori x, y H si dicono ortogonali se < x, y >= 0 e


si scrive x y.

Osservazione 2. Dati x1 , . . . , xn H con xi xj i 6= j allora si ha che:


X
n X
(1.36) ||x1 + . . . + xn || =
2
||xi ||2 + 2 < xi , xj > = ||x1 ||2 + . . . + ||xn ||2
| {z }
i=1 i<j =0

quindi gli {xi }i=1,...,n sono linearmente indipendenti.


APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 9

Se K H e K 6= possiamo definire:
(1.37) dK (x) = d(x, k) = inf ||x y|| : H [0, +)
yK

per cui abbiamo che:


(1) dK (x) = 0 x K, ovvero dK (x) = dK (x).
(2) dK (x) Lip1 (R+ ), infatti: |dK (x) dK (x 0 )| ||x x 0 || x, x 0 H
allora uniformemente continua e quindi continua.
Dunque se esistesse y 0 K tale che ||x 0 y 0 || = dK (x 0 ) allora:
(1.38) dK (x) dk (x 0 ) ||x y 0 || ||x 0 y 0 || ||x x 0 ||
altrimenti > 0 y0 K tale che ||x 0 y0 || < dK (x 0 ) + e quindi:
(1.39) dK (x) dK (x 0 ) ||x y0 || ||x 0 y0 || + ||x x 0 || + > 0
laddove in dimensione finita era sufficiente la chiusura dellinsieme K per
garantire lesistenza della proiezione y 0 , in dimensione infinita questo non
vero. La nostra domanda si riduce quindi a dire quando linsieme:
(1.40) pK (x) = {y K : ||x y|| = dK (x)}
diverso dal vuoto.
Osservazione 3. Se K un insieme compatto allora pK (x) 6= , ogni punto ha
almeno una proiezione, ma non abbiamo alcuna garanzia di univocit.
Osservazione 4. Se H = Rn allora pK (x) 6= , infatti se K non compatto, ma
chiuso allora R > 0 tale che BR (x) K un chiuso limitato, quindi un
compatto. Per cui abbiamo ottenuto lesistenza.
Osservazione 5. Se dim H = +, ad esempio H = l2 , non possiamo pi usa-
re lequivalenza tra chiusura,limitatezza e compattezza e questo fa fallire la
(n)
nostra strategia. Consideriamo infatti x(n) = (xk )k , dove:

(n) 0 k 6= n
(1.41) xk = 1
1+ n k=n
e sia K = {x(n) : n 1} l2 , allora:
(1) K chiuso e discreto:
2  1 2 1 2
  
(n) (m)
(1.42) x x = 1 + + 1+ >2
2 n n
(2) Calcoliamo pK (0), ovvero valutiamo:
 
1
(1.43) dK (0) = inf 1 + =1
n1 n
e dunque pK (0) = , poich nessun elemento di K ha norma 1, infatti
se x K ||x|| > 1.
10 FABIO DURASTANTE

Dobbiamo quindi trovare una condizione adeguata sotto cui ottenere le-
sistenza e lunicit della proiezione ortogonale, opportuno introdurre per
questo la seguente:
Definizione 8 (Convesso). Dato uno spazio di Hilbert (H, < , >) su un
campo K, un insieme K H si dice convesso se x, y K [x, y] K, dove:
(1.44) [x, y] = {x + (1 )y : [0, 1]}
Teorema 4 (Proiezione di Hilbert). Dato uno spazio di Hilbert (H, < , >) su
Re= 6 K H convesso e chiuso, allora:
(1) x H ! y K tale che pK (x) = {y}.
(2) pK (x) lunica soluzione della disuguaglianza variazionale (DV):

yK
(1.45) x H
< x y, z y > 0 z K
Dimostrazione. Mostriamo lesistenza, ovvero dimostriamo che dato x H
allora (yn )n1 K tale che ||x yn || dK (x). Per ottenere la convergenza
della successione (yn )n1 che approssima linf, mostriamo che questa di
cauchy, m, n N:
eq. 1.27
||(x yn ) + (x ym )||2 + ||(x yn )(x ym )||2 =
(1.46)  
=2 ||x yn ||2 + ||x ym ||2
e dunque, sfruttando la convessit, si ha che:
2
  yn + ym
||yn ym || = 2 ||x yn || + ||x ym || 4
2 2 2

(1.47) x
2
sfruttando la convessit di K abbiamo che il punto medio in K:
2
yn + ym
dK (x)2

(1.48) x
2
e quindi:
 
(1.49) ||yn ym ||2 2 ||x yn ||2 + ||x ym ||2 4dK (x)2 0
poich H completo e K chiuso si ha che: yk y K.
Mostriamo ora che y cos trovato soddisfa la disuguaglianza variazio-
nale (DV), (0, 1]:
||x y|| kx [(1 )y + z]k2 =
(1.50) = kx y (z y)k2 =
=||x y||2 + 2 ||z y||2 2 < x y, z y >
e dunque:
(1.51) 2 < x y, z y > ||z y||2 0 per 0
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 11

Resta da mostrare lunicit, supponiamo che (DV) abbia per assurdo


come soluzioni y1 , y2 allora:

< x y1 , y2 y1 > 0
(1.52) + =< y1 y2 , y1 y2 > 0
< x y2 , y1 y2 > 0

Ovvero ||y1 y2 ||2 = 0, cio y1 = y2 . 

Vediamo come si modifica la dimostrazione nel caso in cui K = C:


Esistenza: la dimostrazione per lesistenza resta invariata.
(DV): Basta osservare che:
(1.53) ||x y||2 ||x y||2 + 2 ||z y||2 2 Re < x y, z y >
ovvero sufficiente modificare la disuguaglianza variazionale co-
me:

yK
(1.54) x H
Re < x y, z y > 0 z K
Unicit: la dimostrazione per lunicit si modifica usando la nuova
formulazione per la (DV).
Possiamo quindi, fissato un =6 K H convesso e chiuso, considerare
loperatore: pK (x) : H H che non lineare:

x xK
(1.55) K = B1 (0) pK (x) = x
||x|| x 6 K

ma continuo, dati x, y H si ha che:


(1.56) < x pK (x), z pK (x) > 0
(1.57) < x pK (y), z pK (y) > 0
per cui si ottiene:
(1.58) ||pK (y) pK (x)||2 < x y, pK (x) pK (y) > 0
e dunque x, y H:
(1.59) ||pK (y)pK (x)||2 < xy, pK (x)pK (y) > ||xy|| ||pK (y)pK (x)||
ovvero:
(1.60) ||pK (y) pK (x)|| ||x y||
dunque pK (x) Lip1 (H) allora continua su H.

Esempio 7. Sia H = L2 (0, 1), K = {f H : f(x) 0 q.o.} allora:


(1) K convesso.
(2) K chiuso, fn f in L2 fnk f q.o. f 0 q.o.
12 FABIO DURASTANTE

possiamo quindi applicare il Teorema della proiezione di Hilbert (thm. 4) data


una f H:

+ f f0
(1.61) pK (f) = f = = max{f, 0}
0 f<0
infatti se applichiamo la (DV), g K:
Z1
< f f , g f >= f (x)[g(x) f+ (x)]dx =
+ +
0
Z1 Z1

= f (x)g(x)dx + f (x)f+ (x)dx =
(1.62)
0
|0 {z }
=0
Z 1 z 0
}| {
= f (x)g(x) dx 0
|0 {z }
0

e questo conclude.
Osservazione 6. Sia M H un sottospazio se dim H < + allora M chiuso,
questo tuttavia non pi vero se dim H = +, infatti si consideri H = l2
e come M = {x H : xk = 0 def.te } si ha che M = H e M non chiuso
ed denso. Daltra parte se M H un sottospazio allora M ancora un
sottospazio.
Riformuliamo ora il Teorema della Proiezione di Hilbert nel caso di sot-
tospazi chiusi:
Teorema 5. Sia = 6 M H un sottospazio chiuso, allora:
(1) x H pM (x) = {y}.
(2) pM (x) lunica soluzione di (EV):

yM
(1.63)
< x y, v >= 0 v M
Dimostrazione. Osserviamo che in queste ipotesi vale il teorema nella forma
precedente (thm. 4), allora:
(1.64) < x y, z y > 0 z M v M
| {z }
v
dunque se si prende z = y v si ha che:
(+) < x y, v > 0
(1.65) < x y, v >= 0
() < x y, v > 0

R1
Esempio 8. Sia H = L2 (0, 1) e M = {f H : 0 fdx = 0} allora:
R 1 R1
(1) M chiuso, infatti se fn f L2 0 fn dx 0 fdx.
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 13

(2) M un sottospazio, poich lintegrale lineare.


R1
Detta f = 0 fdx si ha che: pM (f) = f f allora:
Z1
(1.66) g M fgd(x)dx = 0
0
e quindi vale (EV).
1.3. Decomposizione di Riesz.
Definizione 9 (Ortogonale). Dato A H spazio di Hilbert si definisce
ortogonale di A, linsieme:
(1.67) A = {y H : < y, x >= 0 x A}
Osservazione 7. A H sottoinsieme A un sottospazio chiuso di H.
Definizione 10. Dato un A H spazio di Hilbert si definisce sottospazio
generato da A:
 n 
X
(1.68) ssp(A) = i xi , : n 1, i K, xi A
i=1
e si definisce sottospazio chiuso generato da A:
\
(1.69) ssp(A) = M
AMH
M chiuso

Proposizione 2 (Propriet). Valgono le seguenti propriet:


(1) A B B A .
(2) (A B) = A B .
(3) ssp(A) = ssp(A).
Dimostrazione. Dimostriamo le tre:
AB
(1) {y H : < y, x >= 0 x B} {y H : < y, x >= 0 x A} e
quindi dalla definizione: B A .
(2) A B = {x H | < x, y >= 0, y A} {x H | < x, y >=
0, y B} = (A B) .
(3) ssp(A) evidentemente chiuso ed A ssp(A) ssp(A) ssp(A),
daltra parte si ha che ssp(A) M ssp(A) e quindi si ha laltra
inclusione: ssp(A) ssp(A).

Dato un M sottospazio chiuso di H spazio di Hilbert possiamo sfruttare
il teorema della proiezione per i sottospazi (thm. 5) per scrivere ogni x H
come:
(1.70) x = pM (x) + (x pM (x))
| {z } | {z }
M M
14 FABIO DURASTANTE

e questa rappresentazione unica, infatti, se cos non fosse, ovvero se fosse


x = y + z = y 0 + z 0 con y, y 0 M e z, z 0 M allora si avrebbe che
y y 0 = z 0 z, ma y y 0 M e z z 0 M , allora y y 0 = z 0 z = 0.
Definizione 11. La decomposizione cos costruita si chiama decomposi-
zione di Riesz.
Osservazione 8. Per la decomposizione di Riesz si ha che H = M M
M H sottospazio chiuso.
Definizione 12 (Nucleo e Rango). Dato : X Y operatore lineare indi-
chiamo:
Nucleo: N() = {x X ; x = 0} X.
Rango: R() = (X) Y.
Proposizione 3. Dato un sottospazio chiuso M H spazio di Hilbert, la proie-
zione pM : H H un operatore lineare, inoltre si ha che:
(1) ||pM (x)|| ||x|| x H.
(2) pM pM = pM , N(pM ) = M , R(pM ) = M.
Dimostrazione. Mostriamo la linearit, ovvero che K si ha pM (x) =
pM (x) x H, sfruttiamo leguaglianza variazionale (eq. 1.63), K:
< x pM x, z >= (< x, z > < pM , z >) = (< x pM , z >) = 0
Mostriamo ora gli altri due risultati:
(1) Abbiamo gi osservato che pM (x) Lip1 (H), dunque basta appli-
care la definizione di lipshitzianit per y = 0 e si ha: ||pM (x)|| ||x||
x H.
(2) pM lidentit su M, R(pM ) M R(pM ) = M. Per quanto
riguarda il nucleo si ha che N(pM ) = M per definizione di M .

Proposizione 4 (Propriet 2). Valgono le seguenti propriet:
(1) Se M H sottospazio allora (M ) = M.
(2) Se A H qualunque allora (A ) = ssp(A)
Dimostrazione. Dimostriamo tutti e due i casi:
(1) Per la prima ci basta utilizzare lunicit della decomposizione di
Riesz, infatti H = M M = M (M ) .
(2) Se A H qualunque allora A (A ) , ma (A ) un sottospazio
chiuso, allora ssp(A) (A ) . Viceversa si ha che A ssp(A)
allora si ha che:
(1)
(1.71) (A ) (ssp(A) ) ) = ssp(A)
e quindi (A ) = ssp(A).

APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 15

La proposizione ci permette di caratterizzare i sottospazi densi, infatti si


ha che L H un sottospazio denso se e solo se L = H, ma abbiamo visto
che L = (L ) = ssp(L) = H e dunque L denso se e solo se (L ) = H se
e solo se L = {0}.

Esempio 9. In H = l2 spazio di Hilbert sono densi tutti gli altri lp , vediamo


ad esempio il caso di l1 :

X
(1.72) (l1 ) = x l2 : xi yi = 0 y l1 = {0}

i1

per cui basta prendere gli ek = (0, . . . , 0, 1, 0, . . .) con 1 al kmo posto.


R
Esempio 10. Sia H = L2 (a, b) ed M = {f H : (a,b) fd = 0} un
sottospazio chiuso ed :
Zb
(1.73) pM (f) = f fdt
a

e si ha quindi che M = {f H : f costante q.o.}, infatti per la decompo-


sizione di Riesz si ha che:
Zb
(1.74) f pM (f) = pM (f) = fdt
a

Esempio 11. Sia H = L2 (R) e M = {f H : f(x) = f(x) q.o.}


(1) M un sottospazio chiuso,
(2) Determinare la proiezione di una generica f H su M.
Infatti:
(1) Sia {fn }n1 M con fn f, kfn fk2 0, ovvero:
Z Z
0 (fn (x) f(x)) dx = (fn (x) f(x))2 f(x) = f(x)
2
R R

(2) Applichiamo la decomposizione di Riesz e osserviamo che:


f(x) + f(x) f(x) f(x)
pM f(x) = M pM f(x) = M
2 2
poich M = {f H ; f(x) = f(x) q.o.}, infatti si ha che:
Z Z + Z
0 = < f, g >= f(x)g(x)dx = f(x)g(x) + f(x)g(x) =
0 0
Z +
R

= f(x)[g(x) + g(x)]dx f H
0

e quindi g(x) = g(x) q.o.


16 FABIO DURASTANTE

Esempio 12. Sia H uno spazio di Hilbert, x0 H e M H sottospazio


chiuso, allora si ha che:
dM (x0 ) = min kx x0 k = max{| < x0 , y > | : y M , kyk = 1}
xM

dal teorema della proiezione abbiamo che: pM (x0 ) = x0 pM (x0 ), dunque


dM (x0 ) = kx0 pM (x0 )k, ora detto x0 = x0M + x0M abbiamo che:
min kx x0 k =< x0M , x0M >1/2
xM

max{| < x0 , y > | : y M , kyk = 1} = < x0M , y >=
= < x0M , x0M >1/2

1.4. Operatori Lineari tra spazi di Hilbert.

Definizione 13. Sia L(X, Y) = { : X Y | lineare, limitato}, dove si


dice limitato se:
(1.75) c 0 : ||x||Y c||x||X x X

Esempio 13. Il duale topologico, si prenda come Y = K e L(X, K) = X che


con la norma || || uno spazio di Banach.

Proposizione 5. Sia : X Y lineare, risultano equivalenti:


(1) continuo.
(2) continuo in 0.
(3) continua almeno in un punto.
(4) limitata.

Dimostrazione. Dimostriamo tutte le implicazioni:


(1 2): ovvio.
(2 3): ovvio.
(4 2): ovvio.
(3 1): continua in x X, allora xn x si ha che xn x,
sia allora dato un x 0 X tale che xn0 x 0 in X, definiamo allora:
(1.76) xn = xn0 x 0 + x x
a cui applicando :
(1.77) xn = (xn0 x 0 ) x xn x
| {z }
0

(2 4): Dalla continuit in 0 abbiamo che > 0 tale che ||x|| <
||x|| < 1, allora x X fissato, > 0 fissato abbiamo che:
 
x x
<

(1.78)
||x|| +
<1
||x|| +
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 17

per linearit abbiamo che:


||x|| +
(1.79) kxk < x X, > 0

e quindi:
1
(1.80) kxk ||x|| = C||x||


Possiamo introdurre su L(X, Y) una norma:
||||L(X,Y) = inf{c 0 : ||x|| c||x||, x X} =
= sup ||x|| =
||x||<1

(1.81) = sup ||x|| =


||x||=1
||x||
= sup
x6=0 ||x||
Tra tutte le formulazioni verifichiamo che:
(1.82) ||||L(X,Y) = sup ||x||
||x||1

una norma:
(1) |||| = 0, x = 0 x se ||x|| 1, se x tale che ||x|| > 1 basta applicare
ad x/||x||, (x/||x||) = (x)
||x|| = 0 e quindi 0.
(2) Dato K si ha |||| = sup||x||1 ||x|| = || sup||x||1 ||x||.
(3) Dati 1 , 2 si ha che:
||1 + 2 || = sup ||(1 + 2 )(x)|| sup ||1 (x)|| + ||2 (x)||
||x||1 ||x||1
(1.83)
sup ||1 (x)|| + sup ||2 (x)|| ||1 || + ||2 ||
||x||1 ||x||1

Proposizione 6. Lo spazio (L(X, Y), || ||) completo se Y completo.


Dimostrazione. Sia {n }n di Cauchy in L(X, Y), allora > 0, > 0 tale
che n, m > ||n m || < e quindi ||n x m x|| < ||x|| x X,
dunque si ha che { x X} la successione in Y {n x}n di Cauchy, ma Y
completo, dunque esiste il limite puntuale limn n x = x { x X} e
quindi : X Y.
Resta da mostrare che:
(1) lineare.
(2) limitato.
(3) n in L(X, Y).
Procediamo con ordine:
18 FABIO DURASTANTE

(1) x, x 0 X si ha che:
(x + x 0 ) = lim n (x + x 0 ) = lim n (x) + n (x 0 ) =
n+ n+
(1.84)
= lim n (x) + lim n (x 0 ) = (x) + (x 0 )
n+ n+

e K, x X si ha che:
(x) = lim n (x) = lim n (x) =
n+ n+
(1.85)
= lim n (x) = (x)
n+

dunque continuo.
(2) Per la limitatezza, sia = 1 allora N tale che n, m > si ha
||n x m x|| < ||x|| x X, passando al limite per m + si ha
che:
(1.86) ||x|| || x|| + || x x|| < (1 + || ||)||x||
(3) Resta da mostrare la convergenza in L, > 0 > 0 tale che
n, m si ha che ||n x m x|| < ||x|| x X, allora si ha che
||n x x|| x : ||x|| 1, che si mantiene vera passando al
sup||x||<1 ||n x x|| < e quindi ||n || < .


Esempio 14. Sia X = L1 (a, b) e g C([a, b]) definiamo adesso loperatore:


(f)(t) = g(t)f(t) per t [a, b], allora L(X), infatti:
Zb
(1.87) ||f||1 = |gf|dt max g||f||1 = ||g|| ||f||1
a [a,b]

e dunque |||| ||g|| e quindi limitato.

Esempio 15. Sia X = L2 (1, 1) e X allora definiamo loperatore:


Z1
(1.88) (f) = f(t) sgn(t)dt
1

allora si ha che:
Z1
(1.89) ||f|| |f|dt 2||f||2
1

Consideriamo ora un particolare operatore lineare, dato (H, < , >)


spazio di Hilbert e un y H e consideriamo:
(1.90) j(y) : x 7< x, y > x H
che chiaramente lineare, ed limitato:
(1.91) ||j(y)x|| ||y|| ||x||
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 19

per la disuguaglianza Cauchy-Schwartz, dunque continuo per la propo-


sizione 5. In particolare questa anche unisometria, infatti se si prende
y
x = ||y|| , si ha che:

(1.92) ||j(y)|| = ||y||

Teorema 6 (Rappresentazione di Riesz). Sia (H, < , >) uno spazio di Hil-
bert, F H ! yF H tale che F(x) =< x, yF > x H e ||F||X = ||y||F .

Dimostrazione. Mostriamo che data comunque F X allora ! yF H tale


che j(yF ) = F, allora:
Se F = 0H basta prendere yF = 0.
Se F 6= 0H sia M = N(F) allora x H tale che F(x) 6= 0 allora,
senza perdita di generalit, possiamo imporre che F(x) = 1, altri-
menti dividiamo per la norma. Si prenda ora un x M per il quale
abbiamo che:

(1.93) F(x F(x)x) = 0

allora x H abbiamo, per la decomposizione di Riesz, che:

(1.94) x = x F(x)x + F(x)x


| {z } | {z }
M M

x
dunque prendendo yF = ||x||2
abbiamo che:

x x
< x, yF >= < x F(x)x, > + < F(x)x, >=
| {z } ||x||2 ||x||2
M | {z }
(1.95) M
F(x)
= < x, x >= F(x)
||x||2
e dunque j(yF ) = F.


1.5. Basi Ortonormali.

Definizione 14 (Successione Ortonormale). Dato (H, < , >) di Hilbert,


una successione {ek }k1 H si dice ortonormale se < eh , ek >= 0 h 6= k e
||ek || = 1 k 1.

Osservazione 9. Se {ek }k1 ortonormale allora dim H = + e gli ek sono


linearmente indipendenti.

Esempio 16. Se H = l2 i vettori ek = (0, . . . , 0, 1, 0, . . .) con 1 al k-mo posto


formano una successione ortonormale.
20 FABIO DURASTANTE

Esempio 17. Se H = L2 (, ) le funzioni:


1 cos(kt) sin(kt)
(1.96) e0 (t) = , e2k (t) = , e2k+1 (t) =
2
sappiamo che:
Z
1
(1.97) cos(ht) sin(kt)dt = h,k

Esempio 18. Sia H = L2 (R) allora la successione ek = [k,k+1) con k Z
tale che ||ek ||2 = 1 k Z ed inoltre si ha ek eh = 0 q.o. se h 6= k e quindi
sono una successione ortonormale.
Consideriamo ora una successione ortonormale {ek }k1 H di Hilbert,
sia inoltre Mn = ssp{ek | 1 k n}, Mn chiaramente Pnfinito dimensionale
e dunque chiuso. Sia ora un x H e un elemento k=1 k ek Mn con i
k K, vogliamo capire come fatto pMn (x), allora partiamo da:
2
X X X

n n n
(1.98) x k ek = ||x|| +
2
|k | 2
2
k < x, ek >


k=1 k=1 k=1
P
nel caso K = C lultima parte si riscrive come 2 Re nk=1 k < x, ek >. Se
P
ora aggiungiamo e togliamo: nk=1 | < x, ek > |2 abbiamo:
2
X X X

n n n
(1.99) x k ek = ||x||2 | < x, ek > |2 + | < x, ek > k |2


k=1 k=1 k=1
Pn
questa quantit minima quando: k=1 | < x, ek > k |2 = 0, ovvero basta
scegliere k =< x, ek > ed ottenere il minimo:
X
n
(1.100) min ||x y||2 = ||x||2 | < x, ek > |2 = dMn (x)2
yMn
k=1
Pn
e quindi pMn (x) = k=1 < x, ek > ek .
Possiamo riassumere quanto visto nella seguente proposizione:
Proposizione 7. Sia {ek } una successione ortonormale con il sottospazio associato
Mn = ssp{ek | 1 k n}, allora si ha:
Identit di Bessel: Vale la seguente identit:
2
X X
n
n

2
(1.101) dMn (x)2 = kxk | < x, ek > |2 = x < x, ek > ek


k=1 k=1
P
e pMn (x) = nk=1 < x, ek > ek .
Disuguaglianza di Bessel: x H si ha che:
X
+
(1.102) | < x, ek > |2 kxk2
k=1
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 21

Coefficienti di Fourier: I coefficienti di Fourier di x H rispetto alla


successione ortonormale {ek } verificano:
(1.103) lim < x, ek >= 0
k+

Proposizione 8. Sia H uno spazio di Hilbert, {ek } una successione ortonormale,


allora sono equivalenti:
(1) ssp{en | n N} = H, denso in H.
P+
(2) kxk2 = | < x, ek > |2 , uguaglianza di Bessel, ovvero si ha che
P+ k=1
x = k=1 < x, ek > ek x H, serie di Fourier.
(3) limk+ < x, ek >= 0, i coefficienti di Fourier sono infinitesimi.
(4) < x, ek >= 0 k x = 0.
P
OsservazioneP 10. Se la serie +k=1 k ek H con ek H k 1, k K k
n
1 si ha che: { k=1 k ek }n1 converge ad un vettore x di H per n +, ma
H completo e quindi:
X
n
H
X
n
k ek x k ek di Cauchy
k=1 k=1

Dunque, in conclusione, se (H, k k) di Banach, la successione dei vettori


{e
Pk }k1 normalizzata, ovvero kek k = 1, e = {k }kN l allora si ha che
1

k1 k ek converge ad un elemento di H.
Ovvero se (H, < , >) di Hilbert ed {ek }k1 una successione ortonor-
male, per cui si ha che:
2 n+p
X X
n+p

p+
(1.104) p 1 k e2k = |k |2 0


k=n k=n

appena {k }k1 = l2 , dalla completezza dello spazio H si conclude


non P
che k1 k ek converge ad un elemento di H.
Possiamo ora dare la dimostrazione della proposizione 8:
Dimostrazione. Dimostriamo le varie implicazioni:
1 2: Osserviamo che (1) equivalente a dMn (x) 0 per n +
e x H, quindi per il punto 1 della proposizione 7 abbiamo la
doppia implicazione.
2 3: Se vale la scrittura come Serie di Fourier per condizione neces-
saria di convergenza si ha la (3).
1 4: Se ssp{ek | k N} denso si ha che < x, ek >= 0 k se e solo se
x ssp{ek | k N} = {0} dalla densit, dunque deve essere x = 0.

Definizione 15. Una successione ortonormale {ek }k1 si dice completa o
base ortonormale se verifica le condizioni della proposizione 8.
22 FABIO DURASTANTE

Dato ora uno spazio di Hilbert H vogliamo indagare lesistenza di una


sua base ortonormale {ek }k1 , questo ci permetter di determinare se lo spa-
zio H separabile. Infatti, se esiste una base ortonormale {ek }k1 abbiamo
che ssp{ek | k N} denso, per cui possiamo quindi prendere:
 n 
X
(1.105) M= k ek | n N, k Q H
k=1

che quindi un insieme numerabile e denso in H, P infatti x H e > 0


si possono prendere 1 , . . . , n K tali che kx nk=1 k ek k < , infatti
Pn k k Q tale che |k k | < n

poich Q denso in K possiamo prendere
e quindi per Cauchy-Schwarz kx k=1 k ek k < 2.
Quello che si vuole ottenere il converso di questo risultato, ovvero:

Teorema 7. (H, < , >) di Hilbert, dim H = +, H separabile se e solo se


{ek }k1 base ortonormale.

per dimostrato questo risultato abbiamo bisogno del seguente lemma:

Lemma 2. Data una {yk }kN H allora {xj }jJ con J finito o numerabile tale
che xj sono linearmente indipendenti e per cui si ha che:

ssp{xj | j J} = ssp{yk | k N}

Dimostrazione. Senza perdita di generalit possiamo supporre che gli yk 6=


0 k N, ora sia x1 = y1 , scegliamo poi:

k2 = min{k | dim ssp{e1 , . . . , ek } = 2}

per cui poniamo x2 = yk2 , iteriamo il ragionamento per cui abbiamo che ci
si ferma ad un certo N fissato, per cui:

(1.106) {k | dim ssp{e1 , . . . , ek } = N} =

oppure, per induzione, si procede fino a che:

(1.107) dim ssp{x1 . . . xj } = dim ssp{yk | 1 k kj }

Possiamo a questo punto procedere nella dimostrazione del teorema:

Dimostrazione. Per limplicazione sufficiente losservazione fatta in par-


tenza. Resta da dimostrare la , sia ora A H un insieme numerabile e
denso, allora questo tale che A = {yk }kN e ssp(A) = H, per il lemma ap-
pena dimostrato possiamo quindi dire che {xj _j J famiglia di vettori li-
nearmente indipendenti tali che ssp{xj | j J} = A, in questo caso J sicura-
mente numerabile, infatti ssp(A) = H, per cui ssp{xj | j J} = H e dim H =
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 23

+ ovvero J N. Applichiamo ora il procedimento di ortogonalizzazione


di Gram-Schmidt agli {xj | J N} e otteniamo:
P
x1 x2 k1
j=1 < xk , ej > ej
e1 = e2 = P
kx1 k k1
x2 j=1 < xk , ej > ej

e la k k =
6 0 poich x1 e x2 , quindi e1 e x2 , sono linearmente indipendenti.
Inoltre si ha che ssp{e1 , e2 } = ssp{x1 , x2 }. Si procede quindi per induzione
costruendo la base ortonormale {ek }k cercata. 
Osservazione 11. Sia (H, < , >) uno spazio di Hilbert separabile, per cui
si ha dim H = + allora H isomorfo, come spazio di Hilbert, ad l2 , in-
fatti basta considerare la biezione, lineare, continua che rispetta il prodotto
scalare:
X+
H3x= < x, ek > ek 7 {< x, ek >}k1 l2
k=1
per uno spazio di Hilbert generico questo falso, infatti pu contenere
insiemi pi che numerabili e dunque non ammettere base ortonormale e
invalidare lisomorfismo.
Osservazione 12. Se H = Rn , la misura di Lebesgue m lunica misura, a
meno di costanti moltiplicative, invariante per traslazioni, ovvero per cui
si ha che m(A + x) = m(A) A B(Rn ) e x Rn , per cui si abbia che
+ > m(B ) > 0 > 0. Queste due propriet non sono trasportabili
ad uno spazio di Hilbert H di dimensione infinita, consideriamo infatti un
sottospazio H 0 H separabile, che ammette una base {ek } ortonormale e
per cui si ha che kei ej k = 2 se i 6= j, consideriamo ora lintersezione tra
le palle B 1 (ei ) B 1 (ej ) 6= se i 6= j, allora possiamo scrivere che:
2 2
G
B 1 (ek ) B2 (0)
2
k1
 
detta ora c = B 1 (ek ) , k 1 abbiamo che ( B2 (0)) < e
P 2

k1 c = +, ovvero salta la monotonia della misura. Dunque abbia-


mo concluso che non esiste unequivalente della della misura di Lebesgue
su un generico spazio di Hilbert H con dimensione infinita.
Esempio 19. Alcuni esempi di successioni:
(1) Nel caso H = l2 la successione degli ek = (0, . . . , 0, 1, 0, . . .) una
successione ortonormale ed completa, infatti un vettore che sia
ortogonale a tutti gli ek , condizione per essere da loro linearmente
indipendente, necessariamente il vettore nullo.
(2) Se H = L2 (R) la successione degli ek = 1[k,k+1] una successione
ortonormale, ma non completa.
24 FABIO DURASTANTE

(3) In H = L2 (, ), detto ek il sistema trigonometrico ad esso asso-


ciato, questo completo.
1.5.1. Serie di Fourier e Teorema di Approssimazione di Weierstrasse. Conside-
riamo lo spazio di Hilbert H = L2 (, ) e la successione ortonormale ek
che abbiamo chiamato sistema trigonometrico (ese. 17):
1 cos(kt) sin(kt) t [, ]
(1.108) e0 (t) = , e2k (t) = , e2k+1 (t) =
2 k0
Introduciamo quindi i polinomio trigonometrici:
Definizione 16 (Polinomio trigonometrico). Si dice polinomio trigonome-
trico ogni scrittura della forma:
X
(1.109) p(t) = a0 + [ak cos(kt) + bk sin(kt)]
k1

e dimostriamo il seguente lemma:


Lemma 3. {qn }n0 successione di polinomi trigonometrici tale che:
(1) qnR 0 n 1,
(2) 1 [,] qn (t)dt = 1,
(3) (0, ) sup|t| qn (t) 0 per n +.

Dimostrazione. Poniamo:
 n
1 + cos(t)
(1.110) qn (t) = cn
2
questa verifica banalmente la condizione (1), per la (2) sufficiente calcolare
lintegrale su [, ] e definire la cn di conseguenza. Dobbiamo inoltre
mostrare che i qn sono effettivamente dei polinomi trigonometrici, per n =
0, 1, questo banalmente verificato, supponiamo quindi, per induzione,
che polinomio di ordine n sia:
X
n
{ak }0kn : qn (t) = ak cos(kt)
k=0

quindi si ha che:
X
n
!
1 + cos(t) n+1 cn+1
  
1 + cos(t)
qn+1 (t) =cn+1 = ak cos(kt)
2 cn 2
k=0

ma si ha anche che:
1
cos(kt) cos(t) =[cos((k + 1)t) + cos((k 1)t)]
2
che ancora un polinomio trigonometrico, dunque qn+1 (t) ancora com-
plessivamente un polinomio trigonometrico. Dobbiamo ora mostrare che i
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 25

qn soddisfano la propriet (3), per |t| si ha che:


1 + cos(t) n 1 + cos() n n+
   
0
2 2
tuttavia potrebbe sempre divergere la successione cn , dobbiamo quindi
stimarne il comportamento asintotico:
Z Z 
cn 1 + cos(t) n

parit cn
1= qn (t)dt = dt
2 0 2
Z 
sin(t)<1 t(0,) c 1 + cos(t) n

n
sin(t)dt =
0 2
"  #t=
1 + cos(t) n+1

cn 2
= =
n+1 2
t=0
cn 2 (n + 1)
= 0 < cn
n+1 2
e dunque:
  n    n 
1 + cos(t) (n + 1) 1 + cos() n+
sup cn 0
|t| 2 2 2
che completa la dimostrazione. 
Teorema 8 (Weierstrasse Trigonometrico). Ogni f : R R continua e 2-
periodica si approssima uniformemente con polinomi trigonometrici.
Dimostrazione. Prendiamo i polinomi qn dati dal lemma 3 e definiamo:
Z Z t+
pn (t) = f()qn (t )d = f(t )qn ()d =
t
| {z }
fqn prodotto di convoluzione
Z
= f(t )qn ()d

dove lultima uguaglianza vale per la periodicit dellintegrale su ogni in-
tervallo di ampiezza 2, formulato a questo modo si ha che il pn (t) un
polinomio trigonometrico, infatti:
Z X
n Z
pn (t) = f()qn (t )d = ak f() cos(t )d =
k=0

X
n Z 
= ak f() [cos(k)] d cos(kt)+
k=0

X
n Z 
+ ak f() [sin(k)] d sin(kt)
k=0
26 FABIO DURASTANTE

e ora non ci resta che valutare, fissati > 0 e (0, ):


Z
|f(t) pn (t)| = [f(t) f(t )]qn ()d


Z
|f(t) f(t )|qn ()d

Z
sup |f(t) f(s)|qn (t)d+
|ts|<
Z
+ 2 max |f|qn ()d
[,]\[,]
sup |f(t) f(s)| + 4kfk sup qn 0
|ts|< t

esistono dunque n e per cui le quantit sono minori di /2. 


Osservazione 13. Possiamo dedurre da questo risultato il risultato classico
del Teorema di Weierstrasse per le funzioni continue su di un intervallo
[a, b].
Generalizziamo ora il risultato ad una qualunque f L2 (, ), dal Teo-
rema di Lusin si ha infatti che le funzioni continue a supporto compatto
Cc (, ) sono dense in L2 (, ), ovvero Cc (, ) = L2 (, ), dunque data
una qualunque f L2 (, ) e un > 0 si ha che f Cc (, ) tale che
kf f k2 < , prolunghiamo quindi questa f ad una funzione periodica su
tutta la retta reale:
f (t) := f (t 2k) k Z
per cui possiamo applicare il Teorema di Weierstrasse Trigonometrico (thm.
8) ed ottenere che p (t) polinomio trigonometrico tale che: kf p k < ,
possiamo quindi applicare la disuguaglianza triangolare delle norme ed
ottenere:
Z 1
2
kf p k2 kf f k2 + kf p k2 + |f p |

Z 1
2
+ |f p | + 2kf p k + 2

Osservazione 14. Data f L2 (, ) allora:


P
(1) f(t) = + k=0 < f, ek > ek (t) t (, ) quasi ovunque,
(2) Dalle propriet generali si ottiene che la sottosuccessione delle ri-
dotte converge ad f,
(3) Inoltre valida lidentit di Bessel o di Parseval:
X
kfk22 = | < f, ek > |2
k0
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 27

2. S PAZI DI B ANACH
Riprendiamo alcuni risultati validi per gli spazi di Hilbert in questo caso
e vediamo dove sorgono le differenze tra i due casi.
Definizione 17 (Duale Topologico). Dato uno spazio normato (X, k k) si
definisce duale topologico:
(2.1) X = {f : X K | f lineare e continua }
Abbiamo mostrato che (prop. 5) unapplicazione per una applicazione
lineare f vale lequivalenza tra continuit e limitatezza. Abbiamo inoltre
introdotto la norma k k sul duale topologico:
(2.2) kfk = sup |f(x)| = {c 0 | |f(x)| ckxk x X}
kxk<1

rispetto a cui X uno spazio di Banach, indipendentemente dal fatto X lo


fosse.
Se X tale che dim XP< + abbiamo che tutti i funzionali lineari sono
continui, infatti se x = ni=1 i ei abbiamo che:
X
n X
n
|f(x)| |i |kf(ei )k kf(ei )k max |i | Ckxk
i=1,...,n
i=1 i=1
nel caso infinito dimensionale questo falso, possiamo dare infatti un esem-
pio di funzionale f : X K lineare e non continuo, nel caso di un X non di
Banach sufficiente prendere X = C 1 ([0, 1]) con k k allora lapplicazione
che mappa f 7 f 0 (0) lineare, ma non continua. Nel caso di uno spazio
X di Banach la costruzione del controesempio pi elaborata.
2.1. Quozienti di Spazi Normati.
Definizione 18 (Spazio Quoziente). Sia (X, kk) uno spazio normato, Y X
un sottospazio chiuso definiamo allora spazio quoziente:
(2.3) X/Y = {x + Y : x X}
con la norma: kx + Yk = inf{kx + yk : y Y} = dY (x).
Proposizione 9. Sia (X, k k) uno spazio normato, Y X un sottospazio chiuso,
allora:
(1) kx + Yk una norma.
(2) Q : X X/Y continua e lineare e kQxk kxk x X.
(3) X Banach X/Y di Banach.
Dimostrazione. Dimostriamo in ordine i tre risultati:
(1) Vediamo le singole propriet della norma:
Positivit: kx + Yk 0, dalla definizione ed kx + Yk = 0 se e
solo se x Y ed Y chiuso.
28 FABIO DURASTANTE

Omogeneit: Dato un K si ha che:



1
kx + Yk = inf kx + Yk = || inf x + y

=
yY yY
=|| inf kx + zk Y un sottospazio
zY
Disuguaglianza triangolare: dato > 0 y , y0 tali che:
kx + y k < dY (x) + e kx 0 + y0 k < dY (x 0 ) +
sfruttando quindi la propriet triangolare della distanza pos-
siamo scrivere:
kx + x 0 + Yk kx + y k + |x 0 + y0 k dY (x) + dY (x 0 ) + 2 =
=kx + Yk + kx 0 + Yk + 2
(2) Basta prendere y = 0 ed il risultato vero poich Y un sottospazio.
(3) Sia ora {xn + Y}n1 di Cauchy in X/Y, ovvero > 0 > 0 tale che
n, m implica kxn xm + Yk = dY (xn xm ) < . Fissato = 21 e
poniamo y1 = 0 allora n2 > 0 ed y2 Y tale che:
1 1
kxn xm + y2 k < dY (xn xm ) + <2
2 2
1
fissiamo ora = 22
allora n3 > n2 y3 Y tale che:
1 1
kxn xn3 + y2 y3 k dY (xn xn3 ) + 2
<2 2
2 2
costruiamo la sottosuccessione estratta {xnk + yk }k2 successione in
X che tale che:
1
kxnk+1 + yk+1 (xnk + yk )k
2k2
quindi {xnk + yk }k2 di Cauchy in X, che di Banach, ovvero si ha
la convergenza xnk + yk x X, quindi:
1
kxnk x + Yk kxnk ynk xk 0
22

Osservazione 15. Per uno spazio di Hilbert (H, < , >) ed M H sottospa-
zio, la mappa Q|M : M H/M lineare, bigettiva ed isometrica, ovvero
H/M ed M sono isometricamente isomorfi come spazi di Hilbert.
Definizione 19 (Duale Algebrico). Dato uno spazio normato (X, k k) si
definisce duale algebrico:
(2.4) X 0 = {f : X K | f lineare }
Definizione 20 (Nucleo). Dato uno spazio normato (X, k k) si definisce
nucleo delloperatore f : X K il sottoinsieme di X:
(2.5) N(f) = {x X | f(x) = 0} X
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 29

Osservazione 16. Osserviamo che N(F) un sottospazio di X e che se f 6= 0


allora X/N(F) = K ed ha quindi dimensione 1.

Definizione 21 (Iperpiano). Dato uno spazio normato (X, k k), un sotto-


spazio Y X si definisce iperpiano se dim X/Y = 1.

Se abbiamo un funzionale lineare non nullo abbiamo appena osservato


che il suo nucleo un iperpiano, se daltro canto abbiamo un Y iperpiano
in X possiamo trovare che f X \ {0} tale che Y = N(f), infatti:

f
X K
=
Q

X/N(f)
f=Q

Se Y un iperpiano con Y non chiuso allora Y deve essere necessariamente


denso, infatti dim(X/Y) 1 = dim(X/Y) dunque un iperpiano Y chiuso,
oppure denso Y = X.

Proposizione 10. Dati f, g X 0 allora K tale che f = g N(f) = N(g).

Dimostrazione. Dimostriamo le due implicazioni:


(): Ovvia.
(): N(f) = N(g), se N(f) = X allora ovvio che f = g = 0, suppo-
niamo che N(f) X allora, a meno di riscalare per un fattore in K,
x0 X tale che f(x0 ) = 1, x X consideriamo x f(x)x0 , questo
appartiene ad N(f) = N(g) allora g(x f(x)x0 ) = 0 e quindi per
linearit g(x) = g(x0 )f(x) = f(x) avendo posto = g(x0 ).


Abbiamo che f X implica N(f) sottospazio chiuso, poich f continua,


vale inoltre la seguente:

Proposizione 11. Data f X 0 con N(f) chiuso allora f continua, ovvero f


X .

Dimostrazione. Ora o N(f) tutto lo spazio, quindi lapplicazione an-


che continua, oppure dim X/N(f) = 1 e quindi dato lisomorfismo :
X/N(f) K che continuo, dunque Q X allora f e Q hanno
lo stesso nucleo, dunque per la proposizione precedente K tale che
f = ( Q) e quindi f continuo. 

Esempio 20. Sia X = c0 spazio delle successione infinitesime, abbiamo che


la famiglia degli {ek }k1 linearmente indipendente dentro c0 , allora:
30 FABIO DURASTANTE

(1) Completiamo {ek }k1 {bi }iI ad una base di Hamel di c0 , allora:

X X X
f k ek + i bi = kk

| {z }
c.l. finita

un funzionale lineare su c0 , ovvero f c00 , ma f(ek ) = k ed kek k =


1, dunque non limitata ed discontinua.
(2) Consideriamo ora gli {ek }k1 a cui aggiungiamo e0 = (1/n)n>0 e di
nuovo X = c0 , gli {ek }k0 sono linearmente indipendenti:
0 e0 + + m em = 0
al livello m+1 gli {ei }1im sono tutti nulli, ma (e0 )m+1 = m+1
1
allora
0 = 0, allora i = 0 per i 1. Possiamo completare ad una base di
Hamel gli {ek }k0 , quindi {ek }k0 {j }jJ e dunque:
X X 
(2.6) f k ek + j j = 0

e dunque N(f)supseteq ssp{ek | k 1} e dunque N(f) = c0 allo-


ra f doverebbe essere il funzionale nullo, ma f(e0 ) = 1 dunque
discontinuo.
Notazione 1. Per estensione dal caso Hilbertiano introduciamo la seguente
notazione per i funzionali:
f(x) =< f, x >= <
| x,
{zf >}
caso complesso

Teorema 9. Per 1 < p < + j : lq (lp ) un isomorfismo isometrico.


Dimostrazione. Sfruttiamo limmersione:
j
j : lq (lp )
j(y)
y j(y) : lp K=R
P
x < j(y), x >= +
k=1 xk yk

dalla disuguaglianza di Hlder abbiamo che:


| < j(y), x > | kykq kxkp e kj(y)k kykq
questo dunque un operatore lineare, limitato, e continuo e lultima delle
due precedenti ci dice che:
kjkL(lq ,(lp ) ) 1
dobbiamo mostrare che vale luguaglianza e la suggettivit, ovvero data
una f (lp ) vogliamo trovare una yf Lq tale che j(yf ) = f e kfk kyf kq ,
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 31

sappiamo che gli {ek }k1 sono un insieme denso di generatori per cui:

f(ek ) =< f, ek >= yfk


per cui possiamo definire yf := (yfk )k1 se verifica:
(1) yf lq .
(2) kfk kyf k.
(3) j(yf ) = f.
Mostriamo che verifica (1):
X
n
z (n)
:= |yfk |q2 yk ek n 1
k=0

appartiene ad lp e si ha che:

(p 1)p 1/p

P | {z }
< f, z(n) > kfkkz(n) kp = kfk nk=1 |yfk | =q

Pn Pn
< f, z(n) >= k=1 |yk | k=1 |yk |
f q2 y < f, ek >= q
k

e dunque si ha che:
1
!1 = q1
X
n p
|yfk |q | {z } kfk n > 1
k=1

dunque la serie converge e si ha che kyf kq kqk che mostra anche la


condizione (2). Resta ora da mostrare che vale la condizione (3), ovvero
che:
< j(yf ), x >=< f, x > x lp
ora x lp definiamo loperatore di troncamento:
X
n
se p 1
x(n) := xk ek x in lp
(se x c0 anche in l )
k=1

calcoliamo ora:
X
n X
n
n+
X
+
f(x(n) ) = xk f(ek ) = xk yfk |
{z } xk yfk =< j(yf ), x >
k=1 k=1 dalla conv. k=1
della serie

mentre per continuit di f si ha che f(x(n) ) < f, x >. 

Resta da verificare cosa accade nei casi limite, se si prende q = + e


p = 1, o viceversa, j ben definita, poich basta sulla disuguaglianza di
32 FABIO DURASTANTE

Hlder, dunque sufficiente modificare la definizione della z come:



(n)
0 k 6= 0
zk = yfk
kyf k
k=n
k

se q = 1 e p = + allora j : l1 c0 un isomorfismo isometrico, infatti


basta porre:
Xn
yk
(n)
z =
|yk |
k=1

Dobbiamo ora verificare solamente che l1 6= (l ) , per farlo proviamo ad


affrontare il seguente problema pi generale: dato uno spazio normato
(X, k k) ed un suo sottospazio M X che relazione possiamo stabilire tra
M e X ? Un funzionale lineare e continuo su X si pu restringere sempre
ad M e dunque M X , dunque spontaneo domandarsi se linclusione
stretta, ovvero se data f M F X tale che F|M = f. Nel caso di c0
abbiamo visto che c0 l e questo ci garantisce che:

l1 c0 l
=

che tuttavia non ci da nessuna informazione su tutto il duale di l .

Esempio 21. Dato uno spazio normato (X, k k) ed un sottospazio M


X denso allora il problema sullestensione che ci siamo posti ha risposta
positiva, f M si estende in modo unico alla chiusura:
X
M 3 xk x M {xk } di Cauchy
calcoliamo f(xk ) allora {f(xk )} di Cauchy su R e dunque f(xk ) f(x)
per
k +. Basta ora far vedere che f ben definita, cio che f indipendente
dalla scelta delle xk , questa lineare e poich:
kf(xk )k kfkkxk k
ma f unestensione kfk kfk


kf(x)k kfkkxk

e dunque kfk = kfk.

Esempio 22. Sia (H, < , >) di Hilbert, M H un sottospazio chiuso. Pren-
diamo allora f M a cui possiamo applicare il thm. di rappresentazione
di Riesz (thm. 6), dunque yf M tale che f(x) =< x, yf > x M,
definiamo quindi lestensione come:

f(x) :=< x, yf > x M
= kyf k = kfk, dove lultima uguaglianza data
per cui abbiamo che: kfk
dal teorema di rappresentazione, che quello che volevamo.
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 33

Sia ora G H : G|M = f allora dal teorema di rappresentazione yG H


tale che G(x) =< x, yG > x H, calcoliamo ora:
G|M =f|M
< yf , yg >= G(yf ) f(yf ) = kyf k2
ovvero kyf k2 =< yf , yg >, se impongo che kGk = kfk allora kGk = kyG k e
kGk = kyf k, ma per la decomposizione di Riesz si ha che yG = pM (yG ) +
pM (yG ) e quindi:
kyG k < yf , yg >=< yf , pM (yG ) >= kyf k2 kyf kkyG
Mk
che dunque una catena di uguaglianze e allora pM (yG ) = 0 e yG = yG
M =
yf . Nel caso Hilbertiano abbiamo anche lunicit.
Possiamo ora fornire un quadro generale del problema con il Teorema di
Hahn-Banach:
Teorema 10 (Hahn-Banach). (X, k k) spazio normato, M X sottospazio,
f M F X tale che F|M = f e kFk = kfk.
Dimostrazione. Supponiamo M chiuso, altrimenti procediamo come nelle-
sempio, inoltre supponiamo M 6= X e f 6= 0, altrimenti lestensione banale.
Senza perdita di generalit assumiamo kfk = 1. Poich M 6= X x0 X \ M
cominciamo con lestendere f a M0 = M + Rx0 , osserviamo che mostriamo
questo e dim X/M < abbiamo ottenuto la tesi, analogamente a quanto
abbiamo gi fatto nellesempio proponiamo unestensione della forma:
(2.7) + x0 ) = f(x) + x M
f(x
dobbiamo quindi determinare in modo che sia mantenuto kfk = kfk = 1,
in realt sufficiente mostrare che vale la disuguaglianza , poich la
garantita dallessere f unestensione della f, procediamo alla verifica:
|f(x
+ x0 )| kx + x0 k x M R \ {0}
x  x
f + x0 + x0


x
|f(x0 y)| kx0 yk
y M = y

dunque stiamo cercando un R tale che:
|f(y) | kx0 yk
ovvero:
f(y) kx0 yk f(y) + kx0 yk y M
sfruttando qualche semplice disuguaglianza osserviamo che:
kf(z) f(y)k kfk kz yk kz x0 k + kx0 yk z, y M
|{z}
=1
e dunque possiamo scrivere:
f(z) kx0 zk f(y) kx0 yk z, y M
34 FABIO DURASTANTE

la disuguaglianza si conserva passando agli estremi:


sup (f(z) kx0 zk) inf (f(y) kx0 yk)
zM zM

possiamo quindi inserire un valore di tra questi due e questo ci garantisce


lestensione cercata.
Consideriamo ora le coppie:

(2.8) E = (M, f)
: MM X sottospazi, f M , f| M = f, kfk
= kfk

questa una classe parzialmente ordinata:


(M1 , f1 ) (M2 , f2 ) M1 M2 , f2 |M1 = f1
ed induttiva, ovvero ogni insieme totalmente ordinato ammette un mag-
giorante:
{(Mi ,Sfi )}iI E totalmente ordinato,

M = iI Mi un sottospazio,
f M tale che f(x)
= fi (X) x Mi non dipende dallindice i per
la relazione dordine.
possiamo quindi applicare il Lemma di Zorn per cui (M, f) elemento mas-
simale. Resta solo da verificare che M = X, per assurdo, se cos non fosse
potrei passare da M ad M + Rx0 che sarebbe un suo maggiorante stretto,
ma (M, f) massimale, dunque M = X. 
Osservazione 17. La dimostrazione fa uso dellordinamento, quindi adat-
ta per K = R. Inoltre non data lunicit che, daltro canto, non si ha
nemmeno in dimensione finita.
Possiamo finalmente concludere il calcolo del duale di l che avevamo
iniziato.
l1 ,
Esempio 23. Abbiamo visto che c0 l allora c0 = {f|c0 : f (l ) } =
prendiamo allora il sottospazio chiuso:
M = {x l : lim xk R} l
k+

per cui possiamo definire il funzionale lineare e continuo:


< f, x >:= lim xk
k+

con f : M K, continuo poich lineare e limitato infatti:


| < f, x > | kxk x M kfk 1
in realt possiamo dire di pi, poich lelemento x = xk = (1)k M la
norma del funzionale kfk = 1, possiamo quindi applicare il Teorema di
Hahn-Banach (thm. 10) ed ottenere che F (l ) tale che kFk = 1 e
F|M = f, questa non pu essere la proiezione j di un elemento y l1 , infatti
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 35

se, per assurdo, lo fosse si avrebbe che F applicato ad un x dovrebbe avere


la forma:
X
+
< F, x >= x k yk
k=1
P+
e x M limk xk = k=1 xk yk se ad esempio prendiamo x = ek abbiamo
che 0 = yk k 1, ovvero y = 0 l1 ovvero F = 0, ma questo assurdo
poich kFk = 1.

Vediamo con un altro esempio un caso in cui si manifesta la non unicit


dellestensione.

Esempio 24. Restiamo sempre in l e prendiamo:


M = {x l : lim xk R} l
k+

e lo stesso funzionale dellesempio precedente: < f, x >:= limk+ xk ,


consideriamo ora i due spazi:

0
M M = x l : lim x2k R
k+

00
M M = x l : lim x2k+1 R
k+

possiamo a questo punto procedere con il Teorema di Hahn-Banach (thm.


10) ed estendere i funzionali:
thm. 10
f 0 : M 0 R < f 0 , x >= lim x2k F 0
k+
(2.9)
thm. 10
f 00 : M 0 R < f 00 , x >= lim x2k+1 F 00
k+

ed F 0 ed F 0 sono due estensioni distinte del medesimo funzionale f.

Mostriamo ora un corollario del teorema di Hahn-Banach:

Corollario 1. (X, k k) spazio normato, M X sottospazio chiuso, se M 6= X,


ovvero se x0 X \ M, allora:

F(x0 ) = 1
F|M = 0
F X tale che

kFk = dM1(x0 )

Dimostrazione. Definiamo un opportuno funzionale lineare e continuo:

f : M + Rx0 R
x + x0 x M R
36 FABIO DURASTANTE

calcoliamone quindi la norma:


M
z}|{
x
kx + x0 k = || +x0 ||dM (x0 )



e dunque:
kx + x0 k
|f(x + x0 )| = ||
dM (x0 )
1
da cui segue che f continuo e kfk dM (x0 ) , resta solo da mostrare che
nella disuguaglianza vale luguale, a quel punto si pu applicare il Teorema
di Hahn-Banach e concludere, per farlo osserviamo che:
 
1
xn M : kxn x0 k < 1 + dM (x0 )
n
dunque se andiamo a valutare:
n 1
kfk kxn x0 k |f(xn x0 )| = 1 > kxn x0 k
n + 1 dM (x0 )
e quindi:
1 1
kfk kfk =
dM (x0 ) dM (x0 )

Osservazione 18. In particolare per M = {0} possiamo sempre trovare che
x0 6= 0:
  
F(x0 ) = 1 F(x0 ) = kx0 k
F X tale che
kFk = kx10 k kFk = 1

2.2. Estensioni del teorema di Hahn-Banach. Generalizziamo la dimo-


strazione del teorema di Hahn-Banach (thm. 10) nel caso di K = C, ovvero
rivediamo il passo costruttivo:
Dimostrazione. Se f M chiamiamo g(x) := Re(f)(x), g : M R ed R-
lineare, ovvero g(x) = g(x) R e g(x + y) = g(x) + g(y) x, y M.
Dunque g un funzionale lineare su M, inoltre si ha che:
|g(x)| | Re f(x)| |f(x)| kgk kfk
abbiamo dunque mostrato che f MC si ha che g = Re f MR . Possiamo
quindi applicare il Teorema di Hahn-Banach nella versione reale (thm. 10)
ed ottenere:
G XR : G|M = g, kGk = kgk kfk
definiamo quindi:
F(x) := G(x) iG(ix) x X
| {z }
R
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 37

cos definito F : X C ed tale che:


F|M = Re f(x) i Re f(ix) = Re f(x) + i Im f(x) = f(x)
per mostrare che F unestensione nel senso di Hahn-Banach dobbiamo
ancora mostrare che C-lineare, continua e vale kFk = kfk:

continuit: |F(x)| = |G(x)|2 + |G(ix)|2 2kgk kxk.
p

linearit: x, y X F(x + y) = F(x) + F(y), che si ottiene immediata-


mente dalla linearit di G, inoltre R si ha che F(x) = F(x),
tuttavia dobbiamo dimostrarlo su C:
F(( + i)x) =F(x) + F(ix) = linearit di G
=F(x) + F(ix) R linearit
resta dunque solo da verificare che F(ix) = iF(x):
F(ix) =G(ix) iG(x) = G(ix) + iG(x) = i(G(x) iG(ix)) = iF(x)

norma: La disuguaglianza kFk kfk ovvia, poich kGk = kgk kFk


su M, per mostrare laltra fissiamo > 0 allora:
x X|F(x )| > kFk con kx k = 1
F(x )
C F( x ) = |F(x )| con =
| {z } |F(x )|
R, G( x )

e dunque abbiamo ottenuto:


kFk < F( x ) = G( x ) kgk k x k kfk
| {z }
1

dallarbitrariet di concludiamo: kFk kfk e quindi kFk = kfk .




Definizione 22 (Funzionale Sublineare). Dato X un R-spazio vettoriale il


funzionale p : X R un funzionale sublineare su X se verifica:
p(x) = p(x) 0, x X
(2.10)
p(x + y) p(x) + p(y) x, y X

Formuliamo lestensione del teorema di Hahn-Banach per funzionali su-


blineari:

Teorema 11 (Hahn-Banach, sublineare). Dato X un R-spazio vettoriale, il fun-


zionale p : X R sublineare, M X sottospazio, f : M R lineare con
f(x) p(x) x M allora:
F : X R, F|M = f, F p
38 FABIO DURASTANTE

Osservazione 19. Osserviamo che la nuova formulazione del teorema di


Hahn-Banach (thm. 11) implica la prima formulazione che ne abbiamo dato
(thm. 10). Infatti sufficiente prendere p(x) = kfk kxk, questa una funzio-
ne sublineare per le propriet della norma, inoltre vale anche banalmente
f p, possiamo quindi applicare il thm. 11 ed ottenere:
F : X R, F|M = f, F p = kfk kxk
resta solo da verificare che F X e kFk = kfk, ma:
F(x) p(x) kfk kxk
(2.11) kFk kfk
F(x) = F(x) kfk kxk
ma la F unestensione quindi verificata anche kFk kfk , dunque
kFk = kfk e quindi F X .
Diamo alcuni cenni della dimostrazione del teorema in questo caso:

Dimostrazione. Preso x0 X\M definiamo lestensione al solito modo come:

f : M + Rx0 R
x + x0 f(x) + x M con R


vogliamo trovare di modo che f(x) p(x), se riusciamo a fare questo il
resto segue da:
+ x0 ) = f(x) + p(x + x0 )
f(x
distinguiamo vari casi:
= 0: Caso banale.
> 0: Essenzialmente si riduce al caso = 1, infatti:
x  x 
f + x0 p + x0 x M, R+

x
y= f(y) + p(y + x0 ) y M

< 0: Osserviamo che vale:
x  x 
f x0 p x0

f(z) + p(z x0 ) z M
e dunque:
f(z) p(z x0 ) p(y + x0 ) f(y) y, z M
ovvero:
f(z) + f(y) f(z + y) p(z + y) p(z x0 ) + p(y + x0 )
e si procede poi come nella dimostrazione del thm. 10. 
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 39

2.3. Separazione di Convessi.


Definizione 23 (Funzionali di Minkowski). Sia (X, k k) uno spazio norma-
to, K X convesso, 0 Int(K) allora BR (0) K con R > 0, si definisce
funzionale di Minkowski:
(2.12) pK (x) = inf {t > 0 : x tK}
Proposizione 12. Propriet dei Funzionali di Minkowski:
(1) pK (x) : X [0, ), pK (x) Ckxk x X.
(2) pK (x) sublineare.
(3) Int(K) = {x X : pK (x) < 1} K, ovvero se K aperto questa una
caratterizzazione dellinsieme, K = {x X : pk (x) 1} K.
Dimostrazione. Dimostriamo le prime due propriet:

Rx
(1) > 0 detto R > 0 tale che BR (0) K allora: kxk+ < Re
x kxk+ kxk
R K e dunque pK (x) R + > 0.
(2) Sia x X, > 0 e > 0 allora t > 0 tale che x t K e t <
pK (x) + , allora x t K quindi si ha pK (x) t 6 (pK (x) + ),
dunque si ha che pK (x) pK (x). Mostriamo laltra disuguaglian-
za pK (x) = pK (x 1 ) 1 pK (x) ovvero pK (x) pk (x) e dunque
pK (x) = pK (x). Resta da mostrare la seconda parte, per farlo fis-
siamo x, y X, > 0 per cui t , s > 0 tali che x t K, y s K e
per cui t < pK (x) + e s < pK (y) + per cui x/t e y/s apparten-
gono a K, che convesso, dunque ogni loro combinazione convessa
vi appartiene:
t x s y 1
+ = (x + y)
s + t t s + t s t + s
da cui segue:
pK (x + y) = t + s pK (x) + pK (y) + 2
per larbitrariet di si conclude pK (x + y) pK (x) + pK (y), che
mostra la sublinearit.

Ci domandiamo ora se preso uno spazio normato (X, k k) e =6 K1 , K2
X convessi non vuoti e disgiunti, K1 K2 = , possiamo trovare un iperpiano
affine (dfn. 21) che lascia un convesso in un semispazio e aperto e laltro
nel secondo.
Osservazione 20. Ricordiamo che, nel senso della dfn. 21, chiamiamo 0 un
iperpiano se esiste un funzionale X \ {0} per cui = N(), mentre
un iperpiano affine se e solo se c R ed un funzionale X \ {0} per
cui = {x X | (x) = c}.
40 FABIO DURASTANTE

Volendo riformulare il quesito in luce dellosservazione il nostro proble-


ma diventa:
Dati K1 , K2 X convessi, K1 , K2 6= non vuoti, K1 K2 = disgiunti, con
(X, k k) spazio normato allora ci domandiamo se X \ {0} e c R
tale che < , x >< c << , y > x K1 e y K2 .
Esempio 25. In dimensione finita ci basta considerare il seguente esempio
sulla retta reale:
K1
Separazione Convessi K2

5 10 15 20
In cui non si riesce a separare i due convessi con un iperpiano affine, in
questo caso un punto.
Esempio 26. Sia X = l2 , scegliamo i seguenti insiemi convessi:
K1 ={x X : xn > 0}
K2 ={x l : N, xn = 0 n } = l
c (l a supporto compatto)
(1) (2)
K1 effettivamente convesso, infatti: (xn ), (xn ) K1 allora si ha che
(1) (2)
(xn )+(1)(xn ) K1 per [0, 1], anche K2 effettivamente convesso,
infatti una combinazione convesse di successioni definitivamente nulle
definitivamente nulla. Inoltre si ha che K1 K2 = , ci domandiamo quindi
se X \{0} tale che < , x ><< , y > x K1 e y K2 . Supponiamo,
per assurdo, che tale esista. Fissato allora un x K1 il funzione lineare
non nullo e suggettivo sul corpo. K2 denso in l2 allora dato un numero
reale < , x > si ha che y X tale che < , y ><< , x e per densit esiste
una successione {yn }n K2 tale che yn y e dunque:
< , yn >>< , x >>< , y >
con < , yn >>< , y > per continuit, questo lassurdo cercato.
Dobbiamo quindi fare qualche ipotesi topologica ulteriore sugli insiemi
in gioco.
Teorema 12 (Separazione 1). Sia (X, k k) uno spazio normato, A, B X
convessi, A, B 6= , A B = , A aperto X \ {0}, c R tale
che:
(2.13) < , x >< c < , y > x A, y B
Per mostrare il teorema abbiamo bisogno del seguente lemma:
6 C X convesso aperto e x0 X \ C allora:
Lemma 4. Dato =
(2.14) X : < , x >< , x0 > x C
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 41

Dimostrazione. Supponiamo, senza perdita di generalit che 0 C, altri-


menti trasliamo. Associamo a C il suo funzionale di Minkowski (dfn. 23):
pC (x) = inf{t > 0 : x tC} : X R
questo sublineare e vale 0 pC (x) Kkxk x X, quindi lipshitziano.
Inoltre si ha anche che C = {x X | pC (x) < 1}, definiamo quindi la forma:

g : Rx0 R
x0 pC (x0 ) R

g chiaramente lineare su Rx0 , mostriamo che verifica anche la disugua-


glianza:
g(x) pC (x) x Rx0
se questo vero ci basta usare la generalizzazione del teorema di Hahn-
Banach ai funzionali sublineari (thm. 11) per ottenere che:
: X R : |Rx0 = g, < pC
ma questo vero, infatti:

0 g(x) = pC (x)
x Rx0 x = x0 < 0 g(x) = pC (x0 ) pC (x0 )
| {z } | {z }
<0 >0
in particolare si ha che:
x X, < , x > pC (x) kkxk
e dalla linearit:
x X < , x >= < , x > kkxk
e dunque X , se prendiamo quindi un qualunque x C abbiamo che:
< , x > pC (x) < 1 < , x0 >= pC (x0 )
vale l= se il punto appartiene alla frontiera. 
Possiamo a questo punto dimostrare il teorema 12:
Dimostrazione. Vogliamo ricondurci al lemma che abbiamo appena dimo-
strato, definiamo quindi:
C = A B = {x y | x A, yinB}
questo tale che C 6= , C = yB (A y) ed dunque aperto perch
unione di aperti, ma 0
/ C poich A B = , tuttavia possiamo applicare
comunque il lemma 4 ed ottenere:
X : < , x ><< , y > x A, y B ( X \ {0})
sup < , x >=: c < , y > y B
xA
42 FABIO DURASTANTE

per concludere il risultato del teorema non ci resta che mostrare che il sup
non assunto per nessun valore di x A. Supponiamo, per assurdo, che
x0 A tale che < , x0 >= c allora r > 0 tale che Br (x0 ) A (A
aperto), ovvero Br (x0 ) = x0 + rB1 (0), dunque x X tale che kxk 1 si ha
che:
linearit A
< , x0 > +r < , x > = < , x0 + rx > c
kk
x : kxk < 1 e 0 < < , x >
2
kk
r + c (x0 ) + (x) =< , x0 + rx > c
2
che lassurdo cercato, dunque:
c R, X \ {0} : < , x >< c < , y > x A y B

Teorema 13 (Separazione 2). Sia (X, k k) uno spazio normato, =
6 C, D X
convessi chiusi, D compatto e C D = allora: X \ {0}, c, d R tali

che:
(2.15) < , x >< c < d << , y > x C, y D
Dimostrazione. Sfruttiamo la compattezza e lipotesi D C = :
:= min dC (y) > 0
yD

consideriamo ora i due insiemi:



C = C + B1 (0) D = D + B1 (0)
2 2
gli insiemi C e D sono ancora convessi, infatti presi kzi k 1 con xi + 2 zi
con i = 1, 2 si ha che [0, 1]:

(x1 + z1 ) + (1 )(x2 + z2 ) = x1 + (1 )x2 + z1 + (1 ) z2
2 2 2 2
gli insiemi C e D sono ancora disgiunti, se, per assurdo, fosse:

C 3 x + z1 = y + z2 D z1 , z2 B1 (0)
2 2
allora kx yk = 2 kz2 z1 k 2 (kz2 k + kz1 k) < che lassurdo cercato.
Inoltre C e D sono aperti perch unione di palle aperte. Possiamo quindi
applicare il Teorema di Separazione 1 (thm. 12) ed ottenere:
w, z B1 (0)

X \ {0} a R : < , x + z > a < , y + w > x C
2 2
y D
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 43

dove le disuguaglianze si sono indebolite per il passaggio al limite per


kzk 1. Cerchiamo ora di maggiorare/minorare, kzk = 1 per cui si
ha: < , z > kk
2 e w = z quindi:
kk kk
< , x > + < , x > + < , z > a < , y >
4 2 4
da cui segue:
kk kk
< , x > a <a+ < , y > x C y D
4 4
ma la disuguaglianza centrale stretta! Dunque c, d R tali che:
(2.16) < , x >< c < d << , y > x C, y D

Definizione 24 (Funzione Supporto). Si dice Funzione Supporto di un
insieme =
6 S X, con (X, k k) spazio normato:

H S : X R {}
sup < , x >
xS

Osservazione 21. In generale la funzione supporto non caratterizza in ma-


niera univoca un insieme.
Proposizione 13. Dati =
6 C, D X, con (X, k k) spazio normato, D convesso
chiuso C D HC HD .
Dimostrazione. Dimostriamo le due implicazioni:
: In generale si ha che se C D HC HD .
: Supponiamo che esista per assurdo x0 C \ D allora possiamo
applicare il Teorema di Separazione 2 (thm. 13) a {x0 } e D, poich
{x0 } D = e quindi:
X : < , x > c < d < , x0 > x D
ovvero HD () HC (), che lassurdo cercato.

Corollario 2. Dati 6= C, D X, con (X, k k) spazio normato, C, D convessi
chiuso C D HC HD .
2.4. Minimizzazione dei funzionali. Vogliamo indebolire il requisito di
compattezza per ottenere risultati analoghi al teorema di Weierstrass per i
massimi/minimi di funzionali.
Ripartiamo da uno spazio normato (X, k k), di questo possiamo co-
struire lo spazio duale X , che ricordiamo essere sempre uno spazio di
44 FABIO DURASTANTE

Banach, indipendentemente dal fatto che X lo sia, possiamo anche conti-


nuare a costruire (X ) ) := X spazio biduale e, iterativamente, dualizzare
ulteriormente.
Se (X, < , >) uno spazio di Hilbert lisomorfismo di Riesz (thm. 6)
ci dice che H = iso H e dunque anche H = iso H, la successione di spazi
ottenuta per dualizzazioni successive dunque una successione costante.
Per gli spazi lp abbiamo mostrato che per 1 < p < + si ha (lp ) = lq ,
con q esponente coniugato di Hlder e se p 6= 2, ovvero se lp non di
Hilbert, abbiamo (lp ) 6= lp , si ha invece che:
lp
((lp ) ) = (lq ) = lp (lp ) =
Se partiamo da:
* *
l1 l (l ) (c0 ) = l1

Per lo scopo che ci siamo posti ci tuttavia sufficiente il caso degli lp per
1 < p < +.
Definizione 25 (Iniezione Canonica). Dato uno spazio normato (X, k k),
X duale, X biduale, definiamo liniezione canonica:

JX : X X
x x : X K
f < x , f >=< f, x >

Osservazione 22. Facciamo alcune osservazioni sulliniezione canonica:


(1) | < x , f > | kxkkfk e dunque JX continua.
(2) kx k = kJx (x)k kxk.
(3) JX lineare.
Queste tre ci dicono immediatamente che JX L(X, X ), inoltre la (2) ci
dice che kJX k 1 come operatore, possiamo quindi applicare il Teorema di
Hahn-Banach (thm. 10) per cui abbiamo che:
x X fx X : kfx k = 1, < fx , x >= kxk
applicando liniezione canonica a questo elemento otteniamo che:
kJX kkfx k < JX (x), fx >=< fx , x >= kxk
ovvero kJX k 1 e dunque kJX k = 1. Abbiamo quindi scoperto che JX una
isometria lineare di X nel suo biduale X , esattamente quello che accade
nel caso l1 l , ovvero JX : X , X .
Definizione 26 (Riflessivo). Lo spazio (X, k k) si dice riflessivo se JX
suggettiva.
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 45

Osservazione 23. Gli spazi di Hilbert sono riflessivi, gli spazi lp e Lp per
1 < p < + sono riflessivi. Ogni spazio riflessivo di Banach, il biduale
lo necessariamente, JX mappa su un sottoinsieme lo spazio di partenza,
lisomorfismo mantiene la propriet.
Teorema 14. Sia (X, k k) uno spazio normato:
(1) X separabile X separabile.
(2) X Banach, X riflessivo X riflessivo.
(3) X Banach riflessivo e separabile X riflessivo e separabile.
Dimostrazione. Dimostriamo le tre asserzioni:
(1) Supponiamo {fn }n X sottoinsieme numerabile e denso tale che
n xn con kxn k = 1 e < fn , xn > geq kf2n k , sia ora dato il sot-
tospazio M = ssp{xn | n 1} e mostriamo che M = X, poich in
questo modo abbiamo la tesi, infatti ci basta prendere le combina-
zioni lineari a coefficienti in Q per ottenere linsieme numerabile e
denso cercato. Procediamo quindi per assurdo, sia M ( X allora
x0 X \ M a cui possiamo applicare il corollario del teorema di
Hahn-Banach (cor. 1):
1
f0 X : f0 |M = 0 < f0 , x0 >= 1 kf0 k =
dM (x0 )
dunque n N si ha:
kfn k f0 |M =0
< fn , xn > = < fn f0 , xn > kfn f0 k kxn k
2 | {z }
=1
per cui:
kf0 k kf0 fn k + kfn k 3kfn f0 k
|{z}
2kfn f0 k
1
ma kf0 k = e quindi kf0 fn k 3dM1(x0 ) che assurdo, dunque
dM (x0 )
fn denso.
(2) Mostriamo ambedue le implicazioni:
: Mostriamola per assurdo sia JX (X) ( X un sottospazio chiu-
so di un Banach, dunque 0 X \JX (X) (cor. 1) X
tale che < , 0 >= 1 e per cui < , JX (x) >= 0 x X
f0 X tale che = JX (f0 ) per riflessivit si ha che:
< , > = < , f0 > X
| {z } | {z }
Dualit tra X ,X Dualit tra X ,X
allora x X si ha che 0 =< JX (x), f0 >=< f0 , x > ovvero
0 e quindi =
f0 = 0 ma < , 0 >= 1 e questo lassurdo
cercato.
: Discende dallosservazione.
46 FABIO DURASTANTE

(3) Segue dalle due precedenti:


: la (1) e la (2).
: Manca solo da mostrare la separabilit, X riflessivo e sepa-
rabile X separabile e dunque X separabile.

Proposizione 14. (X, k k) spazio di Banach riflessivo, Y X sottospazio chiuso
Y riflessivo.
Dimostrazione. Vogliamo mostrare che Y = JY (Y), ovvero data una Y 3
: Y K vogliamo costruire una X . Per farlo partiamo da una
f X allora f|Y Y , ha dunque senso definire:
< , f >=< , f|Y > f X
ora abbiamo:
| < , f > | kkkf|Y k kkkfk X
Sfruttiamo ora la riflessivit, per cui x X tale che JX (x) = , dobbiamo
dunque mostrare che:
(1) x Y,
(2) = JY (x).
/ Y allora f X tale che f|Y = 0 e < f, x >= 1 e dunque:
se per assurdo x
0 =< , f|Y >=< , f >=< JX (x), f >=< f, x >= 1
Dato f, per il teorema di Hahn-Banach (thm. 10), F X tale che F|Y = f,
dunque:
< , f >=< , F|Y >=< , F >=< JX (x), F >=< F, x >=< f, y >

Teorema 15 (Principio di limitatezza uniforme (P.U.B.)). Siano (X, k k) uno
spazio di Banach, Y uno spazio normato e sia {i }iI L(X, Y), allora vale una e
una sola delle due:
(1) sup ki k < +
iI
(2) D X denso tale che sup ki xk = + x D.
iI

Per dimostrarlo abbiamo bisogno del seguente teorema:


Teorema 16 (Banach). Dato (X, kkX ) spazio di Banach, (Y, kkY ) spazio normato
e {n }nN L(X, Y) se lim n x x X sup kn k < +. Inoltre se
n+ n
x = lim n x si ha che x lineare e kk lim inf knk < +.
n+

e del seguente lemma:


Lemma 5 (Lemma di Baire). Sia (X, d) uno spazio metrico completo allora:
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 47

(1) {Vn }n1 aperti densi +


n=1 Vn denso.
(2) X = n1 Fn , Fn chiuso n n0 1 tale che Int Fn0 6= .
Dimostrazione. Dimostriamo ambedue le affermazioni:
(1) fissato x0 X e r0 > 0 consideriamo Br0 (x0 ) e mostriamo che n Vn
Br0 (x0 ) 6= :
V1 denso x1 X, 0 < v1 1 t.c. Br1 (x1 ) V1 Br0 (x0 ).
V2 denso x2 X, 0 < v2 21 t.c. Br2 (x2 ) V2 Br1 (x0 ).
.
..
{xn } X, 0 < rn 1
n tale che:
Brn (xn ) Vn Brn1 (xn1 ) n 1
Se {xn } fosse di Cauchy xn x per completezza allora x
n Vn Br0 (x0 ), ma {xn } di Cauchy, infatti per costruzione si
1
ha che n, m 1 si ha che d(xn , xm ) nm .
(2) Segue da (1), basta prendere n Vn = X \ Fn , se gli Fn fossero, per
assurdo, tutti a parte interna vuota allora:
\ \
Vn = (X \ Fn ) = X \ n Fn
n n
che assurdo per la parte (1).

Dimostriamo quindi il PUB (thm. 15).
Dimostrazione. Definiamo:
(x) = sup ki xk x X
iI
Vn = {x X, (x) > n}
Osserviamo che i Vn sono aperti, infatti se x0 Vn allora i0 I tale che
ki x0 k > n, ma i continuo allora I (x0 ) tale che ki xk > n x I (x0 )
allora I (x0 ) Vn , allora vera la seguente alternativa:
(1) Vn denso n 1 allora per il Lemma di Baire (lem. 5) si ha che
+
n=1 Vn denso, detta D la precedente intersezione si ha che vale
lalternativa (2).
C
(2) N > 1 tale che VN non denso, allora x0 V N Br (x0 )
X \ V N kxk < 1, (x0 + rx) N ossia ki (x0 + rx)k N i I
e dunque:
ki (rx)k ki (x0 + rx)k + ki x0 k 2N i
2N
kxk < 1 i I ki xk
r
2N
i I ki k
r
48 FABIO DURASTANTE

che il caso (1).



2.5. Convergenza debole.
Definizione 27 (Convergenza Debole). Sia (X, k k) uno spazio normato,
{xn }n X, x X diciamo che xn  x converge debolmente :
n+
(2.17) X < , xn > < , x >
Osservazione 24. Possiamo osservare:
(1) xn x xn  x:
X < , xn x > kkkxn xk 0

(2) X = l2 e {en }n1 base canonica, ken em k = 2, dunque non con-
verge fortemente, tuttavia x l2 < x, en > 0 n +, sono i
coefficienti di Fourier, e dunque en  0.
Proposizione 15. Sia (X, k k) spazio normato.
(1) Unicit, xn  x, xn  x 0 x = x 0 .
(2) xn  x, yn  y xn + yn  x + y, xn  x K xn  x.
(3) {xn } Y, x Y xn  x L(Y, X) xn  x in X.
(4) Se {xn }n converge debolmente {xn } limitata.
(5) Se xn  x kxk lim infn kxn k.
Dimostrazione. Dimostriamo le propriet:
(1) X < , xn >< , x > e < , xn >< , x 0 > <
, x >=< , x 0 > x x 0 ker X x x 0 = 0
x = x 0.
(2) Dalla linearit dello spazio e del limite.
(3) < , xn >=< , xn >< , x >=< , x >.
(4) X < , xn > converge, ma < , xn >=< JX (xn ), >, dove
JX liniezione canonica (dfn. 25), e {JX (xn )} X , vale dunque il
principio di limitatezza uniforme (thm. 15) che ci dice che:
(a) kJX (xn )kleqM n.
(b) sup | < JX (xn ), > | = + ma assurdo poich xn  x
D
dunque vera (a), ma unisometria, dunque xn limitata.
(5) Sappiamo che < , xn >< , x > X dal teorema di Hahn-
Banach (thm. 10), sappiamo che tale che kk = 1 e < , x >= 1
| < , xn > | kxn k, passando al minimo limite:
kxk = | < , x > | = lim inf | < , xn > | lim inf kxn k
n

Osservazione 25. Limplicazione xn  x kxk lim infn kxn k equivale alla
semicontinuit inferiore della convergenza debole.
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 49

Osservazione 26. Sia H uno spazio di Hilbert allora:



xn  x
(2.18) xn x
kxn k kxk
Infatti:
: ovvio.
: Nel caso K = R si ha che:
kxn xk2 = kxn k2 +kxk2 2 < x, xn > 0
| {z } | {z }
kxk2 kxk2

Ovvero uno spazio di Hilbert gode della propriet di Radon-Riesz, gli spa-
zi di Banach lp godono della propriet di Radon-Riesz, mentre c0 non ne
gode.
Definizione 28 (Topologia Indotta). Sia X un R-spazio vettoriale, sia
X 0 = { : X R : lineare } un sottospazio che separa i punti, ovvero
x 6= x 0 X tale che (x x 0 ) 6= 0. Definiamo la topologia indotta
su X da : (X, ) come la topologia generata della intersezione finite di
oggetti del tipo:
V(x, , r) = {y X : |(y x)| < r, x X, , r > 0}
Osservazione 27. (X, ) la topologia meno fine generata da:
\
V(xi , i , ri ) ]F < +
iF
ovvero gli aperti di (X, ) sono unioni di iF V(xi , i , ri )
Proposizione 16. Dato lo spazio topologico (X, (X, )), valgono le seguenti
propriet:
(1) iF V(0, i , r) F finito, r > 0 sono una base locale di intorni di 0 in
(X, ).
(2) (X, ) una topologia di Hausdorff (T2) e le operazioni di spazio vetto-
riale sono continue rispetto a questa topologia:
(x, x 0 ) 7 x + x 0 x, x 0 X
(, x) 7 x x X, R
(3) Sia f X 0 , questo continuo rispetto a (X, ) f .
(4) xn x in (X, ) si ha (xn ) (x) f X 0 continua
rispetto a (X, ).
Dimostrazione. Dimostriamo le propriet:
(1) Dalla definizione.
(2) Dati x 6= x 0 tale che (x x 0 ) 6= 0 sia r = (x x 0 ) > 0 allora
gli intorni V(x, , 2r ) e V(x 0 , , 2r ) sono disgiunti.
(3) Dimostriamo ambedue le implicazioni:
50 FABIO DURASTANTE

: Segue dalla definizione in modo ovvio.


: Sia f continua rispetto a (X, ), dunque continua in 0 ed
limitata:
\
V(0, i , r) = U t.c. |f(x)| < 1 x U
iF

se |i (x)| < r i F |f(x)| r, in particolare se x ker i


i F x ker i |f(x)| 1, questo possibile se e solo
se f(x) = 0, dunque:
X
n
f= k k
k=1

consideriamo ora:
E = {(f(x), 1 (x), . . . , n (x)) Rn+1 : x X} Rn+1
E un sottospazio finito dimensionale di Rn+1 , dunque E un
convesso chiuso, lipotesi sulla nullit delle i ci dice che il vet-
tore (1, 0, . . . , 0) / E, dunque p0 = (p0 , p1 , . . . , pn ) tale che
p (1, 0, . . . , 0) = 1 e p y = 0 y E, dunque p0 = 1 e quindi:
X
n
f(x) + pi i (x) = 0 x X
i=1
Pn
e dunque f = k=1 (pi ) ovvero f .


Nel caso particolare di uno spazio normato (X, kk) se prendiamo = X


la topologia indotta (dfn. 28) che abbiamo definito non altro che (X, X )
topologia debole su X e dal punto (4) della proposizione si ottiene che xn 
x la convergenza in (X, X ) meno fine della convergenza in (X, k k).
Esempio 27. Sia (X, k k) uno spazio normato:
(1) Y X sottospazio fortemente chiuso Y sottospazio debolmente
chiuso.
: Se c convergenza forte allora c convergenza debole.
: Y 3 xn  x vogliamo provare che anche x Y, supponia-
mo per assurdo che x / Y, allora per il corollario del teorema
di Hahn-Banach (cor. 1) X tale che < , x >= 1 e
< , xn >= 0 n, ma questo assurdo poich xn  x.
(2) C X convesso, C fortemente chiuso C debolmente chiuso.
Osservazione 28. Per la topologia ridotta valgono sia la versione analiti-
ca del Teorema di Hahn-Banach (thm. 10) sia le versioni geometriche di
seperazione (thm 12 e 13).
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 51

Nel caso particolare di uno spazio normato (X, kk) se prendiamo = X


la topologia indotta che abbiamo definito non altro che la (X, X ) topo-
logia debole su X, e dal punto (4) della proposizione precedente otteniamo
che la convergenza xn  x in (X, X ) meno fine della convergenza in
(X, k k).

Proposizione 17. Sia (X, k k) uno spazio normato allora:


(1) Y X sottospazio si ha che:

Y fortemente chiuso Y debolmente chiuso

(2) C X convesso si ha che:

C fortemente chiuso C debolmente chiuso

Dimostrazione. Proviamo solo la prima implicazione:


: Se c convergenza forte abbiamo mostrato che questa implica con-
vergenza debole.
: Data Y 3 xn  x vogliamo provare che x Y, supponiamo per
assurdo che x / Y allora, applicando il corollario del teorema di
Hahn-Banach (cor. 1) si ha che:

< , x >= 1
X t.c
< , xn >= 0 n
e questo nega la convergenza debole.


Proposizione 18. Si consideri lp per 1 < p < +, allora data una {x(n) } lp
(n)
limitata, ovvero kx(n) kp < M, si ha che se x(n)  x k 1 xk xk per
k +.

Dimostrazione. Dimostriamo ambedue le implicazioni:


: Come abbiamo gi osservato la convergenza forte implica la con-
vergenza debole.
(n)
: Senza perdita di generalit x = 0 abbiamo che se xk 0 per
n + k 1 allora y lq = (lp ) si ha che:
X (n)
xk yk 0 n +
k1

ora si ha che K 1:

X X X

K +
(n) (n) (n)
xk yk + x k yk xk yk



k=1 k=K+1 k1
52 FABIO DURASTANTE

e dunque si ha che:
!1/p
X X

K K
(n) (n) p
x k yk xk kykq



k=1 k=1

!1/p
!1/q
X X X

+
(n) (n) p q
x k yk xk yk



k=K+1 k=K+1 k=K+1

!1/q
!1/q
X X
kx(n) kp yk q M yk q
k=K+1 k=K+1

allora n 1 e y lq , rimettendo insieme le due precedenti si ha


che:
!1/p !1/q

X (n) XK X

(n) p q

xk yk xk kykq + M yk
k1 k=1 k=K+1

kykq + M = (kykq + M)

dove abbiamo fissato > 0 tale che k 1 per cui si abbia che
P q 1/q < K > k
e tale che n 1 per cui si abbia che

y k
Pk=K+1 1/p
K (n) p
k=1 xk < n n , in questo modo si ha che y lq :
X (n) n+
xk yk 0
k1

ovvero abbiamo mostrato la convergenza debole.




Osservazione 29. La limitatezza della successione x(n) necessaria, infat-


ti se questa salta non abbiamo, in generale, convergenza, si consideri ad
esempio la successione x(n) = 2n en , questa chiaramente non limita, se si
P n
prende lelemento di lq y = n1 e2n per cui si ha che: < x(n) , y >= 1 e
(n)
k 1 xk 0 per k +, ma x(n) non converge debolmente a 0.

Proposizione 19 (Radon-Riesz). Mostriamo che vale la propriet di Radon-


Riesz per gli spazi lp per 1 < p < +, ovvero che:
(n)
x x
x x
(n)
kx(n) kp kxkp

Dimostrazione. Mostriamo ambedue le implicazioni:


: Convergenza forte Convergenza debole.
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 53

: Sia quindi x(n)  x e kx(n) kp kxkp , ora quello che vogliamo


mostrare che:
X (n) n+
kx(n) xkp = |xk xk |p 0
k1

dalle ipotesi abbiamo che: kx(n) xkp kx(n) kp + kxkp M con


M costante, infatti poich si ha che kx(n) kp kxkp e abbiamo, dal-
lipotesi di convergenza debole, che x(n) x  0, possiamo quindi
applicare la proposizione precedente alla successione {x(n) x} ed
ottenere che:
(n) n+ (n) n+
k 1 xk xk 0 k 1 xk xk

Sia ora:
p
(n) (n)
(n) |xk |p + |xk |p xk xk
yk = k 1
2 2
(n)
per come definito yk 0 k 1, possiamo quindi applicare il
Lemma di Fatou:
X
+
(n)
X
+
(n)
X
+
(n)
X
+
lim inf yk lim inf yk = lim yk = |xk |p
n n n
k=1 k=1 k=1 k=1

e dunque abbiamo che:


p
X

+ (n)
(n) 1 x x

kxkpp lim inf yk = lim inf (kx(n) kpp + kxkpp ) =
n n 2 2
k=1 p
p
x(n) x
=kxkpp lim sup

2

n
p

ovvero si ha che:
p
x(n) x
lim sup kxkpp kxkpp = 0

n 2
p

n+
e dunque kx(n) xkp 0, ovvero x(n) x e quindi c conver-
genza forte.


Osservazione 30. La propriet di Radon-Riesz non vale in c0 , infatti suffi-


ciente considerare la successione:

x(n) = e1 + en = (1, 0, . . . , 0, 1, 0, . . .)
54 FABIO DURASTANTE

(n)
ora kx(n) k = sup |xk | = 1, poich c0 = l1 , prendiamo un y l1 e
calcoliamo: X (n)
< y, x(n) >= yk xk = y1 + yn y1
k1

dunque  e1 , mentre
x(n) = ke1 k = 1, quindi kx(n) k ke1 k ,
kx(n) k
ma la successione non converge fortemente, infatti:
kx(n) e1 k = ken k = 1 n
Teorema 17 (Schur). x(n) x in l1 x(n)  x in l1 .
Per quanto abbiamo visto lo spazio (X , k k ) uno spazio di Banach,
dunque possiamo imporre la convergenza debole su questo spazio e gene-
rare la topologia indotta (X , X ), ovvero, data una successione {n }n
X si ha che:
n+
(2.19) n  x f X < f, n > < f, >
Possiamo anche considerare liniezione canonica (dfn .25) JX : X X
ovvero:
JX : X X
x x : X K
f < x , f >=< f, x >

e considerare quindi la topologia indotta (X, JX (X)), diamo quindi la se-


guente definizione.
Definizione 29 (Topologia -debole). Dato (X, k k) Banach riflessivo e
liniezione canonica JX (x) si ha che:

(2.20) (X , JX (X)) = (X , X ) = (X , X)
tale topologia detta topologia -debole.
per cui possiamo dare la relativa definizione di convergenza:

Definizione 30. Date {n }n X , X si ha che n  -debole se e
solo se:
n+
F JX (X) < F, n > < F, >
ovvero, poich ! x X tale che JX (x) = F, se e solo se:
n+
x X < n , x > < , x >
Esempio 28. Prendiamo la successione {x(n) }n l = (l1 ) definita come:

(n) 0 kn
xk =
1 k>n
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 55

si ha che kx(n) k = 1 n, converge -debole?



X X X

(n)
y l : | < x ,y > | =
1 (n)
|yk | 0

xk yk =
yk
k1 kn+1 kn+1

dunque x(n)  0, per losservazione fatta sulla norma non converge dun-
que fortemente, inoltre non converge nemmeno debolmente, si consideri
infatti:
M = {x l | lim xk R} l
k
e definiamo lapplicazione: : M R con la posizione (x) = limk xk ,
per la linearit delloperazione di limite lineare ed inoltre si ha che:
| < , x > | kkkxk = kxk , dunque limitata ed perci continua.
Sfruttiamo il Teorema di Hahn-Banach (thm. 10) ed estendiamo a tutto
l , cio costruiamo loperatore (l ) tale che |M = e si abbia
inoltre che kk = kk = 1, a questo modo si ha che < , x(n) >= 1 e
dunque < , x(n) >6 0 ovvero non c convergenza debole.
Esempio 29. Consideriamo ora lo spazio X = L ((1, 1)) e la successione
2
{fn }n X definita come fn (t) = ent , data una g L1 ((1, 1)) si ha che:
Z1
2
< fn , g >= ent g(t)dt 0
1
per il teorema di convergenza dominata, maggiorando lintegrando in mo-

dulo con la medesima funzione g(t) che sommabile, dunque fn  0.
Consideriamo ora 0 : C([1, 1]) R tale che < 0 , f >= f(0), 0 linea-
re e continuo su C([1, 1]) L ((1, 1)), come sottospazio, si mostra che
k0 k = 1, dunque non pu esserci convergenza forte, inoltre estendendo
0 , per il teorema di Hahn-Banach (thm. 10), a 0 : L ((1, 1)) R si ha
che: < 0 , fn >= 1 e quindi < 0 , fn >6 0, ovvero non converge nemmeno
debolmente.
Proposizione 20. Propriet della convergenza debole:

(1) n  kn k M

(2) Se n  e xn x < n , xn >< , x >.
Dimostrazione. Mostriamo le due propriet:
(1) Supponiamo per assurdo che n sia una famiglia di operatori illimi-
tati, allora per il teorema di Banach-Steinhaus (thm. 16) si avrebbe
che D X denso tale che:
sup | < n , x > | = + x D
n1

ma, per lipotesi, si ha che x < n , x >< , x >, da qui lassurdo


e dunque kn k M.
56 FABIO DURASTANTE

(2) Valutiamo la differenza:


< n , xn > < phi, x >= < n , xn x >=
= < n , xn x > + < n , x >
kn kkxn xk + < n , x >
| {z }
0

e questo sufficiente per concludere poich, per il punto (1) della


proposizione, n limitata.


Teorema 18 (Banach-Alaoglu). Sia (X, k k) spazio normato separabile, si con-



sideri la successione {n }n X limitata nk  X .

Dimostrazione. Sia {xk }k1 linsieme denso dello spazio separabile X e sia
C la costante tale che kn k C n 1, si ha quindi che la successione
{< n , x1 >}n una successione limitata in R, infatti si ha la maggiorazione
| < n , x1 > | Ckx1 k allora {1,n }n sotto-successione di {n }n tale che
{< 1,n , x1 >}n converge su R, iteriamo la costruzione:

k 1 {k,n }n {k1,n } . . . {n }n tale che


{< k,n , >} converge {x1 , . . . , xk } e | < k,n , > | Ckk

Definiamo ora n = n,n , questa tale che {< n , xk >}n converge k 1;


definiamo anche come < , xi >= limn < n , xi >, in questo modo si ha
che | < , xi > | Ckxi k e dunque limitato.
Per concludere che questo il cercato dal teorema, dobbiamo mostrare
che:
(1) si estende a tutto X,
(2) lineare e continuo, ovvero X ,

(3) n  .
procediamo con ordine:
(1) Sfruttiamo lipotesi di densit, dunque fissato un x X e un > 0 si
ha che xk tale che kxk xk e dunque:
| < n , x > < m , x > | =| < n , x xk > + < n m , xk > +
+ < m , xk x > |
| < n , x xk > | + | < n m , xk > |+
+ | < m , xk x > |
C + | < n m , xk > | +C <
| {z }
Cauchy su R
<(2C + 1)
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 57

dunque la successione {< n , x >}n di Cauchy su R, allora


convergente, dunque possiamo definire su tutto X come:
< , x >= lim < n , x > x X
n
(2) La linearit di discende dalla linearit delloperazione di limite
e dalla linearit degli n , ed limitata per losservazione fatta in
partenza, dunque X .

(3) Avendo costruito loperatore come limite si ha che n  e dun-
que {n } {n }.

Osservazione 31. Lenunciato del teorema equivalente a dire che la palla
unitaria chiusa del duale di uno spazio normato separabile sequenzial-
mente compatta nella topologia -debole. Si pu mostrare infatti che la to-
pologia -debole sulla palla unitaria chiusa del duale di uno spazio metrico
separabile metrizzabile, e dunque compattezza e sequenziale compattez-
za sono equivalenti. c
Teorema 19 (Banach-Saks). Sia (H, < , >) uno spazio di Hilbert e xn  x
{xnk } {xn } tale che:
xn1 + + xnk k+
(2.21) x
k
Dimostrazione. Assumiamo, senza perdita di generalit, che xn  0 allora
poniamo:
n1 =1
n2 = min{n > 1 : | < xn1 , xn > | 1}

1
nk = min n > nk1 : | < xni , xn > | , i = 1, . . . , k 1 k>2
k1
Consideriamo ora:
2
X
k
xn1 + + xnk 2 1


= xnj
=

k k2
j=1

1 X X
k
2
= 2
kxnj k2 + 2 < xni , xnj >
k k
j=1 1i<jk

kC2 2 X
k X
j1
+ 2 < xni , xnj >
k2 k
j=2 i=1

2 X
k
C2 1 c2 2
+ 2 (j 1) = + 2 (k 1) 0
k k j1 k k
j=2

58 FABIO DURASTANTE

Osservazione 32. Consideriamo M = ssp xn : n 1, allora il limite xk  x


appartiene alla chiusura debole di M, ma M un sottospazio, quindi x
M, possiamo generalizzare il teorema per linvolucro convesso chiuso di
M, dunque esiste una combinazione convessa di elementi della successio-
ne che vi converge. Il teorema ci sceglie solo una combinazione convessa
particolare.
Vogliamo ora mostrare una propriet analoga alla propriet di Bolzano-
Weierstrasse su R.
Teorema 20. Sia X un Banach riflessivo, {xn }n X successione limitata in X
{xnk } {xn } debolmente convergente.
Dimostrazione. Per mostrare il risultato vogliamo applicare il Teorema di
Banach-Alaoglu (thm. 18), partiamo dalla successione limita {xn }n e consi-
deriamo:
M = ssp{xn : n 1} X
poich sottospazio di un Banach riflessivo ancora un banach riflessivo,
inoltre anche separabile, in quanto costruito a partire da un insieme nu-
merabile di vettori, dunque M riflessivo e separabile e JM : M M
unisometria tra spazi di Banach, quindi {JM (xn )}n ancora limitata e
possiamo applicarle il Teorema di Banach-Alaoglu (thm. 18) per cui:
M , JM (xnk ) 


per concludere non
ma JM suriettiva, dunque x M tale che JM (x) = ,
resta che far vedere che xnk  x , ovvero che data comunque f X si ha
che < f, xnk >< f, x >, osserviamo che f|M M dunque:
< f, xnk >=< JM (xnk ), f|M >< JM (x), f >=< f, x >

Osservazione 33. Uno spazio riflessivo la sfera chiusa debolmente
compatta, il teorema che abbiamo mostrato ci da limplicazione , non
dimostriamo la .
Teorema 21 (Esistenza del Minimo). Sia (X, k k) uno spazio di Banach rifles-
sivo, f : X R convessa, semicontinua inferiormente e coerciva minX f.
Dimostrazione. Mostriamo il teorema con il metodo diretto del calcolo delle
variazioni, sia quindi:
inf f = [, +)
X
e {xn }n X una successione minimizzante, ovvero una successione tale che
f(xn ) per n +.
Indaghiamo ora i sottolivelli della funzione f > :
A = {x X : f(x) }
Questi sono tali che:
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 59

A 6= per le propriet dellestremo inferiore.


A sono chiusi, perch f semicontinua inferiormente.
A sono convessi, perch f convessa:
f(x + (1 )y) f(x) + (1 )f(y) + (1 ) =
La successione {xn }n A definitivamente.
Per lipotesi di coercivit {xn }n limitata, infatti se, per assurdo, cos non
fosse avere una divergenza a +, ma potrei avere solo una divergenza a
che, se illimitato, necessariamente . Applichiamo quindi lequivalente
W
della propriet di Bolzano-Weierstrasse per cui xn  x con x A = A =
A > , questo conclude, infatti:
>
f(x) > f(x) =
f(x)

Osservazione 34. Il Teorema valido anche sotto le seguenti ipotesi:
(1) f : D X R con D 6= convesso, chiuso.
(2) f : X R {+} = R dove si impone la convenzione che + > x
x R, considerando:
dom(f) = {x X | f(x) < +}
che un convesso, ed aggiungendo le ipotesi:
(a) D X convesso chiuso
(b) D dom(f) 6=
con cui si ha che minD f.
(3) A limitati o, pi in generale, se D A limitato si ottiene che
minD f senza usare la coercivit.
Daltra parte le ipotesi di riflessivit, convessit e semicontinuit inferiore
sono ineludibili.
Esempio 30. Sia (X, k k) uno spazio di Banach riflessivo, D X convesso,
chiuso e non vuoto, possiamo dire che x D tale che dD (x) = kx x k,
infatti se consideriamo la f : X R data da f(y) = kx yk y X abbiamo
che questa :
Convessa, per la propriet triangolare della norma.
Semicontinua inferiormente, poich Lipshitziana.
Coerciva, infatti kx yk kyk kxk +.
dunque minD f che una proiezione dellelemento x su D.
Esempio 31. Consideriamo (C([0, 1]), k k ) e linsieme:
 Z Z1 
1/2
D= fX f(t)dt f(t)dt = 1

0 1/2
60 FABIO DURASTANTE

D convesso ed chiuso, la relazione di convergenza uniforme passa sotto


il segno dintegrale, ed non vuoto. Tuttavia non ha elementi di minima
norma perch non riflessivo.

3. O PERATORI
Vogliamo ora mostrare tre conseguenze del Lemma di Baire (lem. 5).
Teorema 22 (Applicazione Aperta). Sia L(X, Y) suriettiva aperta.
Dimostrazione. Dividiamo la dimostrazione in quattro passi.
(1) Mostriamo che r > 0 tale che B2r (B1 ). Poich suriettivo
possiamo esprimere Y come:
+
[
Y= (Bn )
n=1
applicando il Lemma di Baire (lem. 5) abbiamo che n0 1 tale
che int (Bn0 ) 6= , allora s > 0 ed y Y tale che Bs (y) (Bn0 ),
poich (Bn0 ) un convesso si ha che anche Bs (y) (Bn0 ),
dunque contiene le combinazioni convesse per z B1 :
1
2 (y + sz) (Bn0 ) sz (Bn0 ) Bs (Bn0 )
1
2 (y + sz) (Bn0 )
lr cercato dunque r = s/n0 .
(2) Iterando la disuguaglianza precedente si ottiene:
n 1 B21n r (B2n )
(3) Mostriamo ora che Br (B1 ), per farlo fissiamo un y Br
(B1/2 ) allora x1 B1/2 tale che ky x1 k < r/2, ma quindi (y
x1 ) Br/2 e Br/2 (B1/22 ), al passo successivo abbiamo che
x2 B1/22 tale che ky x1 x2 k < 2r2 e iterando otteniamo la
successione:
r
{xn }n1 : xn B 1n e ky (x1 + + xn )k < n
2 2
e dunque, poich X di Banach:
X X 1 X
kxn k < = 1 xn = z X
2n
n1 n1 n1

(x1 + + xn ) (z) (z) = y.


(4) Sia ora U un aperto in X allora > 0 tale che B (x) U ovvero
x + B1 U, ma Br (B1 ), dunque Br (B )) e quindi:
Br (x) = x + Br (B ) + x = (x + B ) (U)

APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 61

Teorema 23 (Inversa Continua). L(X, Y) biettiva 1 continua.


Dimostrazione. 1 lineare perch inversa insiemistica, dato V X aperto
si ha che (1 )1 (V) = (V) che aperto in Y per il Teorema dellApplica-
zione Aperta (thm. 22). 
Osservazione 35. Nelle ipotesi del Teorema dellinversa continua (thm. 23),
ovvero L(X, Y) biettiva si ha che > 0 tale che kxk kxk x
X. Infatti y Y si ha che k1 yk k1 kkyk, dalla suriettivit si ha
che x X tale che y = x e dunque: k1 xk k1 kkxk e quindi,
ponendo = k11 k , si ha che kxk kxk.

Corollario 3. Sia X uno spazio vettoriale che di Banach sia rispetto alla norma
kk1 , sia rispetto alla norma kk2 c 0 tale che kxk2 ckxk1 kk1 kk2 ,
ovvero:
c1 , c2 0 : c1 kxk1 kxk2 c2 kxk1
Dimostrazione. Si consideri lapplicazione j : (X, k k1 ) (X, k k2 ) che map-
pa x 7 x, j L(X, X) ed bigettiva, dunque, per losservazione precedente,
valgono le due disuguaglianze. 
In generale non vero il viceversa, infatti si pu considerare il seguente
esempio:
Esempio 32 (Knig-Wittstock, 1992). Sia (X, k k) uno spazio di Banach e sia
f X 0 \ X , allora p X tale che f(p) = 1, definiamo la norma di Knig
Wittstock come:
kxkf = |f(x)| + dM (x) M = pR x X
Si mostra che X completo anche in questa norma, tuttavia k kf 6 k k. Se
per assurdo cos non fosse c 0 tale che kxkf ckxk, cio si avrebbe che:
|f(x)| kxkf ckxk x X
e dunque f X che lassurdo cercato.
Teorema 24 (Grafico Chiuso). Sia : X Y applicazione lineare definita su
tutto X, detto:
G() = {(x, y) X Y : y = x} (X Y, k kXY = k kX + k kY )
grafico della funzione , si ha che continua G() chiuso.
Dimostrazione. Mostriamo ambedue le implicazioni:
: Definiamo lapplicazione : X Y Y con la posizione (x, y) =
y x, cos definita L(X Y, Y), infatti:
k(x, y)k kyk + kxk ck(x, y)k
ed lineare, dunque G() = 1 (0), ovvero G() chiuso perch
controimmagine di un chiuso.
62 FABIO DURASTANTE

: G() chiuso, dunque G() stesso uno spazio di Banach con


la norma del prodotto, possiamo quindi definire lapplicazione di
proiezione su X come X : G() X e la posizione G(x, x) = x,
questa bigettiva ( definita su tutto X), lineare e continua, dun-
que per il Teorema dellApplicazione Aperta (thm. 22) 1 X con-
tinua, ovvero 1
X L(X, G()). Similmente possiamo definire Y
come la proiezione sullo spazio Y, tramite la posizione Y (x, y) = y,
a questo modo risulta che = Y 1 X e dunque continua perch
composizione di applicazioni continue.

Mostriamo che lipotesi di essere uno spazio di Banach per il teorema del
grafico chiuso necessaria, infatti non appena usciamo dallambiente degli
spazi di Banach troviamo applicazioni con grafico chiuso, ma non continue.
Si consideri in tal senso il seguente esempio:
Esempio 33. Consideriamo la coppia di spazi normati, non di Banach:
(3.1) X = (C 1 ([0, 1]), k k ), Y = (C 0 ([0, 1]), k k )
per cui definiamo loperatore : X Y con la posizione x 7 (x)(t) =
x 0 (t), cos definita lineare e discontinua, infatti si consideri la funzione
xn (t) = ent per cui xn (t) = nent e quindi:
kxn k = nkxn k kk n n kk = +
Studiamo ora il grafico:


G() = (x(t), x 0 (t)) | x(t) (C 0 ([0, 1]), k k )
G() chiuso {xn } X si ha che se xn x e xn y allora y = x,
che ci che avviene, dunque G() chiuso pur essendo discontinua.
Definizione 31 (Rango e Nucleo). Dati X, Y spazi di Banach ed A L(X, Y)
si definisce nucleo di A il sottospazio chiuso:
N(A) = {x X | Ax = 0} X
si definisce rango il sottospazio:
R(A) = {y Y | Ax = y per qualche x X} Y
Dato un S X sottospazio ricordiamo la definizione di:
S = { X : < x, >= 0 x S}
Analogamente per un sottospazio X possiamo considerare:

= {x X : < x, >= 0 }
e rispetto al biduale:
= { X ; < , >= 0 }
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 63

Definizione 32 (Operatore Aggiunto). Dato A L(X, Y) chiamiamo ope-


ratore aggiunto di A un operatore A : Y X un operatore tale che:
Y si ha A : X K lineare e continuo, ovvero A X .
A = A Y .
Osservazione 36. Osserviamo che la definizione implica:
(1) A lineare.
(2) kA k kAkkk Y , ovvero kA k kAk e dunque A
continuo.
Ovvero A L(Y , X ).
Proposizione 21. Dati A, B L(X, Y), , K si ha che:
(1) (A + B) = A + B ,

(2) Se n  -debole in Y A n  A -debole.
Dimostrazione. Per mostrare la prima sufficiente applicare la definizio-
ne, mostriamo la seconda, teniamo presente che la convergenza -debole
ci implica:
< y, n >< y, > Y
e che vale lidentit dellaggiunto:
< x, A >=< Ax, > x X, Y
mettendo insieme le due cose si ha che:
< x, A n >=< Ax, n >< Ax, >=< x, A >

ovvero che A n  A -debole. 
Esempio 34 (Operatori di Shift). Dato 1 p < + consideriamo gli opera-
tori di Shift s : lp lp cos definiti:

0 n=1
Shift a destra: x = (xn )n l 7 (s+ x)n =
p
xn1 n 2
Shift a sinistra: x = (xn )n lp 7 (s x)n = xn+1
Per questi si ha che N(s+ ) = {0} e dunque s+ iniettivo, mentre N(s ) =
Re1 allora s non iniettivo, mentre R(s ) = lp ed quindi suriettivo,
infatti detto y lp basta prendere x = (1, y) e questo tale che s (x) = y.
Calcoliamo ora gli aggiunti di questi operatori ammettendo la solita no-
tazione p, q per gli esponenti coniugati di Hlder:
s+
(lp ) (lp )

jq jq dove s + = j1
q s+ jq

lq lq
s +
64 FABIO DURASTANTE

Per cui usando lidentit dellaggiunto si ottiene che:


X X
< s+ x, y >=< x, s+ y >= xk y k+1 = xk (sy )k =< x, s y >
k1 k1

e dunque laggiunto di s+ , a meno degli isomorfismo sui duali esplicitati


nel diagramma, s , ovvero s+ = s e, viceversa, s = s+ .
Osservazione 37. Possiamo considerare anche il caso Hilbertiano, ovvero
prendere X, Y spazi di Hilbert e A : X Y e quindi cerchiamo A : Y X :
A
X Y
A 0 = j1X A jY : Y X

jX jY dove < x 0 , jX (x) >=< x 0 , x > x X


< y 0 , jY (y) >=< y 0 , y > y Y
X Y
A
per cui verificata lidentit dellaggiunto:
< Ax, y >Y =< x, A 0 y >X x X, y Y
Possiamo considerare anche laggiunto dellaggiunto, ovvero cercare un
operatore A : X Y lineare e continuo. Per cui si ha che kA k
kA k kAk, se scriviamo lidentit dellaggiunto in questo caso abbiamo
che:
< A , >=< , A >
tramite liniezione canonica possiamo identificare = JX (x) per cui riscri-
viamo la precedente:
< A JX (x), >=< x, A >=< Ax, >
ovvero sulliniezione canonica laggiunto dellaggiunto di A opera come A
stesso, formuliamo quindi la seguente proposizione:
Proposizione 22. Per laggiunto dellaggiunto valgono le seguenti propriet:
(1) A JX = JY A, spesso si omette la J e si scrive A = A.
(2) kA k = kA k = kAk.
Dimostrazione. Per la prima valida losservazione fatta in partenza, non
resta che dimostrare lidentit delle norme:
kA k = sup kA k sup kA JX (x)k = sup kJY Axk =
X xX xX
kk1 kxk1 kxk1

= sup kAxk = kAk


xX
kxk1

poich JY unisometria e dunque kA k kAk e kA k kAk. 


Proposizione 23. Se A invertibile (A )1 = (A1 ) .
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 65

Dimostrazione. Dalla definizione si ha che: A = A Y e quindi:


A

Y X A1 = (A )1 (A )1 A = Id = A (A )1

(A )1

Proposizione 24. Se Z uno spazio di Banach, C L(Y, Z), A L(X, Y)
(CA) = A C .
Proposizione 25. Valgono anche le seguenti propriet:
(1) N(A ) = R(A) , N(A) = R(A ).
(2) A invertibile A invertibile.
Dimostrazione. Mostriamole ambedue:
(1) N(A ) < Ax, >= 0 x X R(A) , analogamente
per laltra.
(2) Abbiamo gi mostrato limplicazione , mostriamo laltra:
x X kAxk = max < Ax, >= max < x, A >
Y kk1
kk1

A invertibile A aperta per il Teorema dellApplicazione


Aperte (thm. 22), dunque r > 0 tale che A B1 B r (0), dunque:
x X kAxk = max < x, A > sup < x, >= rkxk
kk1 X
kkr

poich esiste sempre una funzione lineare e continua che vale kxk,
moltiplicandola per r abbiamo che il valore del sup assunto e dun-
que un massimo. Ovvero abbiamo mostrato che A iniettivo ed
ha nucleo nullo: kAxk rkxk, ovvero 0 se e solo se x = 0. Inoltre
R(A) chiuso:
y = lim Axn {Axn } di Cauchy in Y {xn } di Cauchy in X
n
xn x e per continuit Ax = y
per lidentit precedente si ha che R(A) = N(A ) = 0 ovvero R(A)
densa, ma R(A) chiusa, dunque R(A) = Y suriettivo e quindi A
invertibile.

Riassumiamo in ununica proposizione tutte le propriet viste fin qui:
Proposizione 26. Dati X, Y spazi di Banach, A L(X, Y) si ha che:
(1) , K (A + B) = A + B ,
66 FABIO DURASTANTE


(2) Se n  -debole in Y A n  A -debole.
(3) Se Z uno spazio di Banach, C L(Y, Z) (CA) = A C .
(4) N(A ) = R(A) , N(A) = R(A ).
(5) A invertibile A invertibile.
Se X, Y sono di Hilbert, A L(X, Y) si ha che:
(1) A JX = JY A, spesso si omette la J e si scrive A = A.
(2) kA k = kA k = kAk.
Esempio 35. Per 1 < p + e T > 0 consideriamo la seguente famiglia di
operatori Vp : Lp (0, T ) Lp (0, T ):
Zt
(3.2) (Vp f)(t) = f(s)ds t (0, T )
0
che sono detti operatori integrali di Volterra.
(1) Vp sono lineari.
(2) Vp sono continui:
Zt Z t 1/p
1<p<+
|(Vp f)(t)| |f(s)|ds t 1/q
|f(s)|p
t1/q kfkp
0 0
e dunque:
ZT ZT ZT
Tp
|vp f(t)| dt kfkp t dt = kfkp tp1 dt =
p p p/q p
kfkpp
0 0 0 p
e si ha che:
T
p [1, +) kvp fkp 1/p kfkp e p = + kVp fk+ < T kfk+
p
Teorema 25 (Lax-Milgram). Sia H uno spazio di Hilbert, a : H H R
bilineare, continua e coerciva.
Continua M 0 |a(x, y)| Mkxkkyk,
Coerciva 0 a(x, x) kxk2 .
Inoltre < , >a = a(, ) definisce un prodotto scalare sullo spazio di Hilbert. Sia
y H lunico elemento associato a H dal teorema di rappresentazione di
Riesz (thm. 6) dunque:
(3.3) H ! y H : a(x, y ) =< x, > x H1
Dimostrazione. Fissato un elemento y H si consideri lapplicazione y :
x 7 a(x, y), cos definita y lineare e continua, ovvero y H ! zy
H tale che a(x, y) =< x, zy > e dunque A : y 7 zy unapplicazione lineare
da H H tale che < x, Ay >= a(x, y) x H, y H, dunque:
| < x, Ay > | Mkxkkyk x H, y H kAyk Mkyk A L(H)
Dal teorema di rappresentazione di Riesz (thm. 6) si ha che:
H !y H : < x, y >=< x, > x H
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 67

Per concludere basta far vedere che A suriettivo allora Ay = se A


iniettiva, questa sar anche unico, ma la coercivit implica liniettivit. Per
la suriettiva non resta che verificare che R(A) chiuso e denso. 

3.1. Teoria Spettrale. Cominciamo dando la seguente definizione:

Definizione 33. Sia X uno spazio di Banach su K e sia A L(X) si definisce:


Insieme risolvente di A: (A) = { K | (A I)1 L(X)}.
Risolvente di A: lapplicazione R : (A) L(X).
Spettro di A: (A) = K \ (A).
Autovalore: (A) tali che N(A I) 6= {0}
Autospazio: N(A I).
Spettro Puntuale: p (A) = { (A) : N(A I) 6= 0}
Spettro Continuo: c (A) = { (A) \ p (A) : R(A I) = X}
Spettro Residuo: r (A) = { (A) \ p (A) : R(A I) 6= X}

Osservazione 38. Facciamo le seguenti osservazioni:


(1) A I ancora un operatore lineare e continuo, dunque (A I)1
automaticamente continuo se A I biettivo.
(2) Fissato un pu essere solo che N(A I) 6= {0} o N(A I) =
{0}, in questo secondo caso allora pu essere solo che R(A I) 6=
X, dunque si ha che o R(A I) = X o R(A I) 6= X e dunque
possiamo dare la seguente decomposizione dello spettro come:
(3.4) (A) = p (A) c (A) r (A)

Esempio 36. Consideriamo loperatore di Volterra V1 : L1 (0, 1) L1 (0, 1)


su C. La norma delloperatore kV1 k = 0, vogliamo capire per quali si ha
che:
Zt
V1 f(t) = f(s)ds = f(t) t [0, 1] q.o.
0
= 0: Sicuramente 6 f 0 6 p (V1 ).
6= 0: f L1 , dunque V1 f assolutamente continua, derivata nulla,
costante in 0 vale necessariamente 0:
Zt
F(t) = F 0 (t)
F(t) = f(s)ds
0 F(0) = 0
Lo spettro puntuale di V1 dunque vuoto.

Definizione 34. Si chiama raggio spettrale di A L(X) la quantit:


(3.5) r(A) = sup ||
(A)

Lemma 6. Sia L(X) con kk 6 1 (I )1 .


68 FABIO DURASTANTE
P n
Dimostrazione. Poich kk 6 1 si ha che n0 converge in L(X), detto
lelemento limite si ha che:
X
n
(I ) = (I A) = lim (I ) k = lim (I n+1 ) = I
k+ n+
k=1

Proposizione 27. Si ha che:
(1) r(A) kAk,
(2) (A) compatto.
Dimostrazione. Mostriamo ambedue:
(1) Mostriamo che || > kAk (A), infatti:
1
A 1
  
1 1 A 1
(A I) = I = I =

1X A n
+  
(lem. 6)
=

n=0
che dimostra la prima.
(2) Mostriamo che (A) aperto, fissiamo un 0 (A) allora:
A I =A 0 I + 0 I I = (A 0 I) + (0 )I =
=(A 0 I) [I ( 0 )R0 (A)]
ci basta mostrare dunque che: | 0 |kR0 (A)k < 1 e quindi:
X
+
R (A) = ( 0 )n R0 (A)n R0 (A) =
n=0
X
+
= ( 0 )n R0 (A)n+1
n=0
dunque (A) chiuso ed limitato per la prima parte della propo-
sizione, dunque compatto.

Osservazione 39. Su C si ha che:
iR
1 X kAkn
+
r(A) 1
kR (A)k =
|| ||n || kAk
R n=0
lim kR (A)k = 0
+

che ci porta a formulare il corollario seguente.


APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 69

Corollario 4. Se K = C si ha che (A) 6= .

Dimostrazione. Si consideri la funzione:


< B()x B(0 )x, >
() = :CC
0
Ora, se lo spettro (A) = la funzione sarebbe olomorfa:

R (A) R0 (A) X
+
= ( 0 )n1 R0 (A)n+1 R0 (A)2
0
n=1

se > 2kAk allora kR (A)k < C costante e dunque, per il Teorema di


Liouville, sarebbe costante la funzione. Questo lassurdo voluto. 

Esempio 37. Consideriamo lo spazio di Banach X = C([0, 1]) con la norma


k k su cui definiamo loperatore:
Mu(t) = tu(t) t [0, 1] u X
cos definito M L(X) infatti si ha che:
kMuk = sup |tu(t)| kuk kMk 1
t[0,1]

ed kMk = 1, infatti considerata f(t) = 1 si ha che kMfk = 1.


Dunque 6= (M) [1, 1] nel caso K = R. Cominciamo a calcolare gli
elementi dello spettro puntuale, ovvero ci domandiamo se u(t) 6= 0 tale
che Mu(t) = u(t), questo vero se e solo se (t )u(t) = 0 t e questo
verso se e solo se u(t) = 0, dunque p (M) = .
Inoltre si ha che v(t) = (t )u(t) C([0, 1]) e dunque:
(1) [0, 1] (M I)u(t ) = 0 e R(M I) 6= X.
(2) R \ [0, 1] u(t) = v(t)(1 )1 e dunque R (u) = v(t)(1 )1 .
Vediamo in dettaglio il primo caso: R(M I) 6= X, infatti se prendiamo
una funzione continua che non si annulla in [0, 1] non potremo mai ap-
prossimarla con una che si annulla in k k . Quindi tutto nello spettro
residuo.

Esempio 38. Continuiamo ad analizzare loperatore di Volterra V1 su X =


L1 (0, 1) per cui abbiamo mostrato che p (V1 ) 6= , (V1 ) [1, 1]. Vediamo
cosa accade per = 0 per cui si ha che (V1 0I)f = g e R(V1 ) A. C.([0, 1])
e dunque V1 non suriettivo, allora 0 (V1 ).
Possiamo esprimere il risolvente come:
R(V1 ) = {g A. C.([0, 1]) | g(0) = 0}
infatti:
: Segue dallosservazione appena fatta.
70 FABIO DURASTANTE

: Per le funzioni assolutamente continue si ha che:


Zt
g(t) g(0) = g 0 (s)ds g 0 (t) L1 ([0, 1])
0

se si pone g(0) = 0 si ha che g(t) = V1 g 0 e R(V1 ) = L1 (0, 1), si tratta


quindi di spettro continuo.
Se prendiamo 6= 0 allora (V1 )? Per vederlo fissiamo un
g X e domandiamoci se f X tale che (V1 I)f = g, ovvero se:
Zt
f(s)ds f(t) = g(t)
0
Se g A. C.([0, 1]) si ha che:
0
f(t) f 0 (t) = g 0 (t) f (t) = 1 f(t) 1 g 0 (t)

f(0) = g(0) f(0) = 1 g(0)
e dunque si ha che:
Z
t/ 1 t ts 0
f(t) =e f(0) e g (s)ds =
0
Z
1 t ts
 
g(0) t/ 1 ts t

= e g(s)e 2 e g(s)ds =
0 0
Zt
1 1 ts
= g(t) 2 e g(s)ds
0
e dunque tutto spettro residuo.
Teorema 26. Sia X uno spazio di Banach, A L(X) allora:
(1) (A) = (A ) e R (A) = R (A ) (A).
(2) r (A) p (A ).
(3) p (A) p (A ) r (A ).
Dimostrazione. Dimostriamo le tre uguaglianze:
(1) Fissiamo (A), X e poniamo = R (A) e verifichiamo
che:
(A I) =
infatti AI invertibile se e solo se (AI) = A I invertibile,
dunque si ha che:
h i
(A I)1 = (A I)1 R (A) = R (A )

e dunque (A) = (A ).
(2) Sia r (A) per cui R(A I) ( X, osserviamo quindi che dato un
L(X) si ha che:
N( ) = R() = { X | < x, >= 0, x X}
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 71

dunque N(A I) = R(AI) 6= {0} perch R(AI) non denso


e dunque p (A ).
(3) Abbiamo gi fatto vedere che:
L(X) : N() = R( ) = {x X : < x, >= 0 X }
Sia ora p (A) allora N(AI) 6= {0} ma N(AI) = R(A I)
e quindi:
{0} 6= {x X | < x, (A I) >= 0 X }
dunque x 6= 0 tale che:
< x, (A I) >= 0 X
allora o (A I) = 0 e dunque p (A ) o R(A I) 6= X e
dunque r (A ) e allora: p (A) p (A ) r (A ).

Esempio 39. Vogliamo considerare lo spettro degli operatori di traslazione:
s : l1 l1 su R.
(1) Abbiamo gi mostrato che ks k = 1, dunque per il Teorema sul
Raggio Spettrale (pro. 27), si ha che (s ) [1, 1].
(2) Mostriamo che (1, 1) p (s ), infatti:
|| < 1 x 6= 0 : s x = (x2 , x3 , . . .) = (x2 , x3 , . . .)
basta prendere
P x = (1, , 2 , . . .) e xn+1 = xn , cos definita x l1
infatti |xn | < + una serie geometrica di ragione < 1.
(3) Sappiamo che lo spettro compatto, dunque [1, 1] = (s ), ma s
verifica la relazione:
s
(l1 ) (l1 )

j j [1, 1] = (s )

l l
1
s+ = j s j
(4) Vediamo se s+ ha autovalori:
p (s+ ) x 6= 0 l t.c. (0, x1 , x2 , . . .) = (x1 , x2 , . . .)
ovvero se si ha:

x1 = 0 =0x=0

xn+1 = xn n > 1 6= 0 x = 0
e dunque p (s+ ) = per il Teorema 26 si ha quindi che [1, 1]
r (s+ ) c (s+ ).
(5) Sempre applicando il Teorema 26 si ha che (1, 1) r (s+ ).
72 FABIO DURASTANTE

(6) Verifichiamo ora che {1, 1} c (s ), sicuramente {1} / r (s )


se cos non fosse si avrebbe che {1} sp (s+ ) per il Teorema 26,
ma abbiamo mostrato che sp (s+ ) = 0. Mostriamo che non possono
appartenere nemmeno allo spettro puntuale, fissiamo quindi =
1 e supponiamo, per assurdo, che sia p (s ), questo vero se e
solo se:
x l1 \ {0} : (x2 , x3 , . . .) = (x1 , x2 , . . .)
ovvero se e solo se x = x1 (1, , 2 , . . .), ma questo non in l1 . Dun-
que abbiamo concluso, per esclusione, che {1, 1} c (s ).
(7) Mostriamo quindi che {1} r (s+ ), se (s+ I)x = y si ha che:
(x1 , x1 x2 , . . .) = (y1 , y2 , y3 , . . .)
e dunque:
X
n+1
!
1 1 1  y1  1 yk
x1 = y1 , x2 = (x1 y2 ) = + y2 , xn+1 =
nk+1
k=1
Abbiamo dunque ottenuto che:
X
n
!
1 yk
(s+ I)x = y xn =
nk
k=1
e prendiamo ora:
1
y = (n )n l y : ky yk y / R(s+ I)
2 n
X X X
n n

|xn | = k
yk k k
y k (yk y k )


k=1 k=1 k=1
X
n
n n
n |yk y k | n =
2 2
k=1
e dunque x
/ l .
Indaghiamo ora cosa accade nel caso Hilbertiano, ovvero consideriamo
H, K spazi di Hilbert su K = C:
A
H K
A 0 = j1
H A jK
jH jK
< Ax, y >=< x, A 0 y >
H K
A
Ovvero < x, jH (y) >=< x, fy > e dunque jH (y) = y poich < x, y >=
< x, y >, affinch sia rispettata la linearit del duale lapplicazione deve
essere antilineare.
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 73

Riscriviamo il Teorema 26 nel caso Hilbertiano:

Teorema 27 (Caso Hilbertiano). Sua H uno spazio di Hilbert e A L(H) allora


si ha che:
(1) (A) (A 0 ) e R (A) 0 = R (A 0 ) (A).
(2) r (A) p (A 0 )
(3) p (A) p (A 0 ) r (A 0 ).

Definizione 35. Sia H uno spazio di Hilbert, A L(H) si dice autoaggiunto


se A 0 = A.

Formuliamo quindi la seguente caratterizzazione per gli operatori au-


toaggiunti:

Teorema 28. Sia H uno spazio di Hilbert, A L(H) autoaggiunto, A 0 = A si ha


allora che:
(1) (A) R,
(2) r (A) = ,
(3) Dati , p (A) si ha che x N(A I), y N(A I) si ha che
< x, y >= 0.

Dimostrazione. Dimostriamo con ordine i tre risultati:


(1) Fissiamo = + i C ed x H per cui si ha che:

k(A I)xk2 = < (A I)x ix, (A I)x ix >=


=k(A I)xk2 + 2 kxk2 + (i) < (A I)x, x > +
+ (i) < x, (A I)x >=
=k(A I)xk2 + 2 kxk2 2 kxk2

se 6= 0 si ha che N(A I) = {0} e R(A I) chiuso, ovvero


/ p (A), ma +i r (A) e quindi i p (A 0 ) = p (A), ma
questo assurdo perch abbiamo mostrato che / p (A). Daltra
parte se + i c (A) allora + i (A), limmagine chiusa
densa, dunque = 0 e reale.
(2) Se r (A) R allora p (A 0 ) = p (A) ma questo assurdo,
infatti r (A) p (A) = e dunque r (A) = .
(3) Fissiamo autofunzioni x e x relative agli autovalori e per cui
si ha che:

< x , x >=< Ax , x >=< x , A 0 x >=< x , Ax >= < x , x >

ma 6= < x , x >= 0.

74 FABIO DURASTANTE

3.2. Operatori di rango finito e operatori compatti. Andiamo ora ad in-


trodurre una nuova classe di operatori:
Definizione 36. Dati X, Y spazi di Banach, A L(X, Y) si dice di rango
finito se dim R(A) = dim(A(X)) < +.
Esempio 40. Consideriamo H spazio di Hilbert, {en } successione ortonorma-
le e MN = ssp{en }N
n=1 , loperatore di proiezione pMn : H Mn di rango
finito.
Esempio 41. Sia X = l1 ed {en }n1 linearmente indipendente, fissiamo anche
un elemento = (n )n1 l , definiamo loperatore di rango finito:
n : l1 lP
1
n
xn 7 k=1 k xk ek

e x l1 definiamo loperatore:
X
+ X
+
x = N x = k xk ek
N=1 k=1

Verifichiamo che : l1 l1 :
X
+ X
+
|(x)n | = |n xn | kk+ kxk1
n=1 n=1
da cui otteniamo che kk kk = supn |n | per cui fissato un > 0
n > 1 tale che |n | > kk , prendiamo quindi x = en per cui si ha
che:
kk ken k1 = |n | kk
e quindi kk = kk .
Mostriamo ora che N x x puntualmente:
X X

+ +
kN x xk1 = k xk ek = |k ||xk |


k=N+1 k=N+1
X
+
N+
kk |xk | 0
k=N+1
Vediamo se lapprossimazione anche uniforme, ovvero verifichiamo se:
kn k 0 per N +
Se fissiamo gli elementi della successione ortonormale abbiamo che:

0 nN
kn k =
|n | n > N
se passiamo allestremo superiore abbiamo quindi che:
sup kn x xk1 sup |n |
kxk1 1 nN+1
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 75

e quindi kn k supnN+1 |n |, ovvero si ha che:


lim inf kn k lim sup |n | 0
e vale luguale se e solo se c0 , ovvero se e solo se una successione
infinitesima, in conclusione:
N+
N x x x l1
N+
kN k 0 c0

Definizione 37. Dato A L(X, Y), A si dice compatto se A(B1 ) compatto


in Y. Definiamo inoltre:
(3.6) K(X, Y) = {A L(X, Y) | A compatto}
Proposizione 28. A L(X, Y) Da ogni successione {xn } X limitata {xnk }
tale che {Axnk } converge.

Esempio 42. A di rango finito A compatto, infatti A(B1 ) R(A)


limitato, finito e chiuso, allora relativamente compatto.
Teorema 29. K(X, Y) un sottospazio chiuso di L(X, Y).
Dimostrazione. Sia {An }n1 K(X, Y), con An A, vogliamo mostrare che
A(B1 ) sia relativamente compatto, cio, equivalentemente1 , mostriamo che
totalmente limitato, ovvero che:
n
[
> 0 B 2 (y1 ), . . . , B 2 (yn ) t.c. A(B1 ) B 2 (yk )
k=1

fissiamo dunque un > 0, per convergenza, si ha che:



n 1 : n n kAn Ak <
2
dunque An (B1 ) totalmente limitato, poich An (B1 ) compatto. Stimia-
mo:
kAn Ak< 2
A(B1 ) (A An )(B1 ) + An (B1 ) B 2 (0) + An (B1 )
n
[ n
[
B 2 (0) + B 2 (yk ) = B (yk )
k=1 k=1

e questo mostra la totale limitatezza, allora A(B1 ) relativamente compat-


to. Dunque K(X, Y) chiuso. 
n+
Corollario 5. {An }n L(X, Y) di rango finito se kAn Ak 0 An , A
compatti.
1
Siamo in uno spazio di Banach.
76 FABIO DURASTANTE

Resta da considerare se dato A K(X, Y) si pu dire quando esistono


{An } L(X, Y) di rango finito tali che An A in L(X, Y). In generale
la risposta a questa domanda non nota, possiamo valutare alcuni casi
particolari in cui questo vero.
Proposizione 29. Dato Y di Hilbert si ha che ogni operatore A K(X, Y) limite
uniforme di operatori di rango finito.
Dimostrazione. Dato A compatto A(B1 ) totalmente limitato, si fissa
quindi un > 0 y1 , . . . , yn Y tale che:
n
[
A(B1 ) B (yk )
k=1

ora n 1 possiamo fissare = 2n e i relativi yn1 , . . . , ynkn Y tali che:


2n
[
A(B1 ) B2n (ynk )
k=1

definiamo i sottospazi di dimensione finita Yn = ssp{ynk | 1 k kn } e


consideriamo loperatore di proiezione pn sul sottospazio Yn , cos definito
pn di rango finito e kpn k = 1, a partire da questo possiamo definire gli
operatori: An = pn A L(X, Y) di rango finito. Valutiamo ora:
sup kAn x Axk
kxk<1

valutiamolo puntualmente, per kxk < 1 ynkx tale che Ax B2n (ynkx ):
kAn x Axk k An x ynkx k + kynkx Axk
| {z } | {z }
pk Axpk yn
kx
1
< 2n

1 1
kAx ynkn k +
| {z } 2n n
1
< 2n

e dunque supkxk<1 kAn x Axk 1


n 0 per n +. 

Esempio 43 (Operatori di Hilbert-Schmidt). Consideriamo uno spazio di


Hilbert H separabile di dimensione infinita e la successione {am,n }m,nN
K tale che:
X
+
|am,n |2 < +
m,n=1
ed {en }n1 una base ortonormale di H. Definiamo quindi loperatore A
come: XX
Ax = am,n < x, en > em x H
m1 n1
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 77

verifichiamo che Ax H:
2
X X



am,n < x, en > < +
m1 n1
! 1 + !1
X X
+ 2 X 2

|am,n |2
| < x, en > |2


am,n < x, en >
n1
| n=1 {z } | n=1 {z }

<+ =kxk

e dunque:
2
X X X

kxk2 |am,n |2


a m,n < x, e n >
m1 n1 m,n1

per cui si ha che:


1
X
2

kAk |am,n |2

m,n1

Poniamo quindi:
X
M X
+
!
AM x = am,n < x, en > em
m=1 n=1

AM M N cos definito di rango finito, mostriamo ora che kA AM k


0 per M +, stimiamo:
2
X+ X

+
k(A AM )xk2 am,n < x, en > em


m=M+1 n=1
X
+ X+
|am,n |2 kxk2
m=M+1 n=1

passiamo al sup su kxk 1:


X
+ X
+ M+
kA AM k |am,n |2 0
m=M+1 n=1

ed quindi un limite di operatori di rango finito e dunque compatto per il


teorema precedente.
Proposizione 30. Dato A K(X, Y), {xn }n1 X allora se xn  x debole in X
Axn Ax in Y.
Dimostrazione. Se xn  x debole in X e per assurdo Axn 6 Ax, ovvero >
0 ed {xnk } tale che kAxnk Axk , ma {xnk } convergente debolmente,
78 FABIO DURASTANTE

dunque {xnk } limitato e A compatto {xnk } {xnk } tale che Axnk y


in Y fortemente, ma Y si ha che:
< Axnk , >< y, >
< xnk , A >< x, A >=< Ax, >
ma < Axnk , >=< xnk , A >, dunque y = Ax e per quanto abbiamo
supposto queste dovrebbero stare lontane. 
Corollario 6. Se X riflessivo e vale: xn  x debole Axn Ax A
compatto.
Esempio 44. Consideriamo Y = C([a, b]) con la norma k k e X = C 1 ([a, b])
d
con la norma k k1, = k k + k dx k , j : X Y, j(x) = x compatto per
il Teorema di Ascoli-Arzel.
Esempio 45. Consideriamo ora lo spazio di derivate deboli per 1 p +:
(3.7) W 1,p ([a, b]) = {x A. C.([a, b]) | x 0 Lp (a, b)}
Cos definito W 1,1 = A. C. e W 1, ([a, b]) = Lip([a, b]). Questi diventano
spazio di Banach con la norma:
!1
d p p

p
k k1,p = kkp + dx
1 p < +
p

Dato x W 1,p e a s < t b per p > 1 consideriamo:


Zt Z t  p1
1
0 1 p 0
|x(t) x(s)| |x (t)|d |t s| |x ()| d
p

s s
1
0 1 p
kx kp |t s|
1
dunque W 1,p (a, b) C 1 p ([a, b]) C([a, b]).
Per p > 1 possiamo definire limmersione:
j : W 1,p (a, b) C([a, b])
che compatta per p > 1 e non lo per p = 1 (Teorema di Rellich).
Teorema 30. A K(X, Y) A K(Y , X )
Dimostrazione. Mostriamo ambedue le implicazioni:
: Mostriamo che A (B1 ) compatto, consideriamo quindi {n }n1
Y , kn k 1 e definiamo la famiglia degli operatori:
n : A(B1 ) K
n (Ax) =< Ax, n >=< x, A n >
prolunghiamo n a A(B1 ) se Axi y con kxi k 1 allora:
< Axi , n >< y, n >
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 79

e dunque n = n |A(B1 ) , cos definita si ha che n : A(B1 ) K :


Lineare,
Continua,
Limitata:
|n (y)| kn kkyk kAkkn k kAk y A(B1 )
e dunque anche equilimitata.
Equicontinua:
|n (y) n (y 0 )| kn kky y 0 k ky y 0 k y, y 0 A(B1 )
Possiamo quindi applicare il Teorema di Ascoli-Arzel:
nk in C(A(B1 ))
se consideriamo ora {A ynk }k1 che mostriamo converge in X , in-
fatti:
< x, A (nk nh ) >=< Ax, nk nh >
passando al sup sugli x tali che kxk 1 si ha:
sup < x, A (nk nh ) > sup |nh (y) nk (y)| 0 per h, k +
kxk1 yA(B1 )

Dunque la successione di Cauchy nel duale e dunque converge


per completezza.
: A K(Y , X ) A K(X , Y ) da quanto appena mostrato,
inoltre abbiamo che: A JX = JY A, dunque da ogni {xn }n1 X
limitata troviamo {xnk }k1 tale che:
A JX xnk = JY Axnk
ma JY unisometria e dunque fatta.


Teorema 31. Dato A K(X) e K \ {0} si ha che:


(1) Se infkxk=1 k(A I)xk = 0 p (A).
/ p (A) p (A ) (A).
(2) Se

Dimostrazione. Mostriamo ambedue le implicazioni:


(1) Consideriamo la successione minimizzante {xn }n : kxn k = 1 tale che
(A I)xn 0 allora, dalla compattezza di A, si ha che {xnk }
{xn } tale che Axnk y per k +, per cui si ha che:

1 1
xnk = Axnk + (I A)xnk y
| {z } | {z }
y 0
80 FABIO DURASTANTE

Allora kyk = |kkxnk k = ||, poich siamo sulla sfera unitaria, dun-
que y 6= 0 e quindi limn Axnk = y > 0 e per luguaglianza prece-
dente:
1
lim Axnk = A lim = Ay
k x nk
ovvero y di autovalore , cio p (A).


Osservazione 40. Nel caso Hilbertiano se A = A 0 il teorema implica che


(A) {0} p (A) = {0} p (A 0 ).

Osservazione 41. Se H un Hilbert separabile, dati A K(H) e K \ {0}


dim N(A I) < +.

3.3. Teorema Spettrale. Dimostriamo ora alcuni risultati preliminari per


ottenere il Teorema Spettrale.

Lemma 7. Sia (H, < , >) uno spazio di Hilbert, A L(H) autoaggiunto,
A = A 0 , allora:
kAk = sup | < Ax, x > |
kxk=1

Dimostrazione. Definiamo la norma:

[[A]] = sup | < Ax, x > |


kxk=1

e mostriamo che [[A]] = kAk dove k k la norma standard associata ad H.


: Basta osservare che | < Ax, x > | kAkkxk2 [[A]] kAk.
: Sia > 0 e consideriamo, x H \ {0} la quantit:
1 1 1 1
< A(x + Ax), x + Ax > < A(x Ax), x Ax >=

2 2 2
= < Ax, x > < Ax, x > +2kAxk +
1 1
+2kAxk2 + < A2 x, Ax > 2 < A2 x, Ax >=
2
= 4kAxk2

Applichiamo alla medesima quantit di partenza la disuguaglianza


di Cauchy-Schwartz per cui otteniamo:
2 2 !
1 1
4kAxk2 [[A]]

x + Ax + x Ax

 
1
2[[A]] 2 kxk2 + 2 kAxk2

APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 81

per x fissato facciamo il minimo rispetto a :


   s
1 kAxk
argmin>0 2[[A]] 2 kxk2 + 2 kAxk2 = =
kxk
e quindi:
4kAxk2 2[[A]]2kxkkAxk kAxk [[A]]kxk
e passando al sup sugli kxk < 1 si ha che [[A]] kAk.


Proposizione 31. Sia (H, < , > uno spazio di Hilbert separabile, A compatto e
autoaggiunto p (A) tale che || = kAk.

Dimostrazione. Per il lemma 7 {xn } H tale che kxn k = 1 e per cui si ha


che | < Axn , xn > | kAk. Abbiamo quindi una successione limitata, dalla
compattezza di A:
{xnk } {xn } : xnk  x kxk 1
Poich la compattezza manda convergenza debole in convergenza forte si
ha che:
Axnk Ax
quindi per la forma quadratica dello spazio di Hilbert si ha che:
< Axnk , xnk >< Ax, x >
e dunque kAk = | < Ax, x > | kAkkxk2 ovvero si ha che kxk 1 e quindi
kbarxk = 1. Resta solo da mostrare che =< Ax, x > p (A). 

Teorema 32 (Teorema Spettrale). Sia (H, < , >) uno spazio di Hilbert separa-
bile con dim H = +. Sia A un operatore compatto, A K(H), e autoaggiunto,
A = A 0 , allora:
(1) {en }n base ortornomale di H.
n+
(2) {n } R con n 0 tale che Aen = n en n 1.

Dimostrazione. Cominciamo dal caso particolare in cui A iniettivo, ovvero


supponiamo che N(A) = {0}.
In questo caso applichiamo la proposizione 31 per cui abbiamo che:
1 p (A) : 1 = kAk v1 H : kv1 k = 1, Av1 = 1 v1
Vogliamo iterare il procedimento, quindi costruiamo lo spazio di Hilbert
H1 = {v1 } , che chiuso, dunque ancora un Hilbert ed invariante per A,
infatti AH1 H1 , infatti:
< Ax, v1 >=< x, A 0 v1 >=< x, Av1 >= 1 < x, v1 >= 0
82 FABIO DURASTANTE

Consideriamo quindi loperatore A|H1 e applichiamo di nuovo la proposi-


zione 31:
2 p (A|H1 ) p (A) : 2 = kA|H1 k |1 |
v2 H2 : kv2 k = 1, Av2 = 2 v2
si procede a questo punto per induzione, ovvero n 1 si costruiscono
|1 | |2 | . . . |n | con i p (A) i = 1, . . . , n e v1 , . . . , vn H tali che
kvi k = 1 i = 1, . . . , n e si abbia Avi = i v1 , posto quindi Hi = {vj } j=1,...,i
i = 1, . . . , n abbiamo che vi+1 Hi per i = 1, . . . , n 1 e AHi Hi
i = 1, . . . , n e quindi |i | = kA|Hi k.
Abbiamo quindi costruito le successioni {n } R e {vn } H per cui
dobbiamo verificare che:
(1) n 0 per n +,
(2) {vn } base ortonormale dello spazio.
Cominciamo col mostrare la (1), per costruzione, si ha che {n } monotona
decrescente, supponiamo, per assurdo, che |n | infn |n | = 0 > 0, allora
avremmo che la successione {vn /n } di H limitata, ma A un operatore
vn
compatto e dunque A nk y per k +, ma questa una successione
k
ortogonale, dunque non pu avere limite forte, da qui lassurdo. Ovvero
abbiamo mostrato che n 0 per n +.
Mostriamo ora che {vn } base ortonormale dello spazio. Mostriamo che
denso, ovvero che y {vn } y = 0. Per come abbiamo costruito la
successione se y {vn }n1 si ha che y Hn n 1 e quindi:
kAyk kA|Hn yk |n |kyk 0 Ay = 0
ma N(A) = 0 e quindi y = 0, dunque n = n e en = vn .
Rimuoviamo ipotesi restrittiva sulliniettivit, decomponiamo quindi H
come H = N(A) N(A) , per N(A) possiamo applicare quanto visto nel
caso precedente, infatti N(A) A-stabile:
x N(A) , y N(A) < Ax, y >=< x, Ay >= 0
dunque AN(A) N(A) . Applichiamo quindi il risultato che abbiamo
ottenuto per avere {n }n1 e {vn }n1 che rispettano le ipotesi del teorema.
Vediamo ora cosa accade per N(A):
N(A) finito dimensionale: Si prende un base e la si accoppia allauto-
valore zero e la si mette in cima alla base generata per N(A) .
N(A) infinito dimensionale: Se N(A) procedo come al caso prece-
dente, ma a parti scambiate. Nel caso sia anche N(A) infinito
dimensionale allora:
N(A) , {n }, {vn } {1 , 0, 2 , 0, . . .} R

N(A), {0}, {un } {v1 , u1 , v2 , u2 , . . .} H
sono quelle cercate. 
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 83

Osservazione 42. Facciamo alcune osservazioni a partire dal Teorema Spet-


trale.
(1) Il teorema implica che (A) = {n }n1 {0} p (A) {0}, infatti se
/ p (A) p (A 0 ), poich A K(H), (A). Dunque
6= 0 e
al di fuori dello 0 e degli {n }n1 non c nulla nello spettro, ma {0}
ci deve essere poich lo spettro deve essere chiuso.
(2) Dati x, y H e x y : H H con la posizione (x y)z =< y, z > x
z H si ha che questa lineare e continua, infatti:
k(x y)zk kxkkykkzk kx yk kxkkyk
y
e se y = 0 prendiamo z = kyk per cui otteniamo che kx yk =
kxkkyk.
(3) Supponiamo di essere nelle ipotesi del teorema spettrale, x H
possiamo esprimere:
X
+
x= < x, en > en
n=1

e dunque si ha che:
X
+ X
+
Ax = n < x, en > en = n (en en )x
n=1 n=1

ovvero abbiamo fatto la risoluzione spettrale delloperatore A, la-


nalogo della diagonalizzazione al caso infinito dimensionale:
X
+
A= n (en en )
n=1

e la convergenza della serie in L(H), infatti:


2
X X
n+p

n
sup k (ek ek )x k (ek ek )x =

kxk1 k=1

k=1

2
X X
n+p n+p

= sup k (ek ek )x = sup 2k | < x, ek > |2

kxk1
k=n+1
kxk1 k=n+1

sup |k | 2
kn+1

ma k 0 per k + e dunque supkn+1 |k | 0 per n +.


(4) Nel caso iniettivo possiamo ordinare i {n }n1 in modo decrescente
in modulo. Pi in generale, nel caso infinito dimensione, questo
vero definitivamente.
(5) Il risultato si generalizza al caso Banach, non necessariamente sepa-
rabile.
84 FABIO DURASTANTE

Corollario 7. Sia H uno spazio di Hilbert separabile e dim H = +, A autoag-


giunto e compatto, R \ {0} allora:
(1) N(A I) finito dimensionale.
(2) R(A I) = N(A I) ,
(3) Dato y R(A I), Ax x = y (A I)1 y = x + N(A I),
Dimostrazione. Mostriamo le tre:
(1) Se 6= n n N allora N(A I) = {0}, dunque la tesi banale.
Se = n per qualche n allora {en | n = n }nN una base di
N(AI), supponiamo per assurdo che sia infinita, allora esisterebbe
una sottosuccessione di {n }nN non convergente a 0 ma d n.
(2) Si ha che:
A=A 0
N(A I) = R(A 0 I) = R(A I) R(A I) = N(A I)
Abbiamo che y R(AI) x H tale che (AI)x = y, ovvero
se e solo se:
X
+ X
+
(n ) < x, en > en = < y, en > en
n=1 n=1
cio se e solo se: (n ) < x, en >=< y, en > n 1. Dunque
fissato un 6= n n possiamo esprimere:
< y, en >
< x, en >=
n
e dunque y H ! x H tale che (A I)x = y ed trovato come:
X
+
< y, en >
x= en
n
n=1
Dobbiamo assicurarci che tale serie converga in H, per 6= n n
infn1 | n | = > 0, poich n 0, possiamo quindi esprimere:
X
+
< y, en > 2

1
kxk2H n 2 kykH
2

n=1
quindi la serie converge in H. Dunque se:
N(A I) = {0} R(A I) = H
abbiamo che R(A I) = H. Daltra parte se n 1 tale che = n
consideriamo:
() = {n N | = n } 6=
Inoltre si ha che |()| < + poich n 0 per n +, dunque
se y R(A I) si ha che (n ) < x, en >=< y, en > n 1 e
quindi < y, en >= 0 n (). Dunque si ha che:
N(A I) = ssp{en | n ()} y N(A I)
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 85

e perci R(A I) N(A I) , sia allora y N(A I) ed


< y, en >= 0 quindi n () definiamo:
X
+ <y,en >
n n/ ()
x= xn en con xn =
0 n ()
n=1

E dunque (A I)x = y y R(A I) ovvero N(A I)


R(A I) e quindi abbiamo mostrato che R(A I) = N(A I) .
(3) Si verifica per sostituzione.

Osservazione 43. Il punto (2) del corollario detto Teorema dellAlternativa
di Fredholm, dunque dato A = A 0 compatto, allora, se 6= 0, si ha che:
O x H \ {0} tale che Ax = x.
O y H ! x H tale che (A I)x = y.
3.4. Problemi di Sturm-Liouville. Vogliamo ora trattare i seguenti casi:
Definizione 38. Sia [a, b] R allora definiamo Sistema di Sturm-Liouville
come:

(p(x)u 0 (x)) 0 + q(x)u(x) = u(x) + f(x) q.o. [a, b]
u(a) + 1 u 0 (a) = 0 0 , 1 R (0 , 1 ) 6= (0, 0)
0
0 u(b) + 1 u 0 (b) = 0 0 , 1 R (0 , 1 ) 6= (0, 0)
Con p, q C 1 [a, b], R, f L2 (a, b), p(x) > 0 x [a, b].
Sviluppiamo il problema di Sturm-Liouville usando gli spazi di Sobolev:
Zb
02
W (a, b) = u A.C.[a, b] |
1,2
|u | < +
a

su cui poniamo il prodotto scalare:


Zb
< u, v >1,2 = (uv + u 0 v 0 )dx
a

con cui diventa uno spazio di Hilbert, e lo spazio:


W 2,2 (a, b) = {u A. C.[a, b] | u 0 W 1,2 (a, b)}
con il prodotto scalare:
Zb
< u, v >2,2 =< u, v >1,2 + u 00 v 00 dx
a

con cui diventa uno spazio di Hilbert.


Esistono inoltre due immersioni, compatte e continue:
W 1,2 , C(a, b) W 2,2 , C 1 (a, b)
86 FABIO DURASTANTE

infatti per la continuit c 0 tale che kuk Ckuk1,2 , ovvero:


Zy Zy
u(y) u(x) = u (s)ds |u(y)| |u(x)| + |u 0 (s)|ds
0
x x
Zb
|u(x)| + |u 0 (s)|ds
a

per cui, moltiplicando ambo i membri per (b a) otteniamo:


Zb Zb Zb
(b a)|u(y)| = |u(y)|dx |u(x)|ds + (b a) |u 0 (s)|ds
a a a
Zb
(1 (b a)) |u| + |u 0 |
a

e dunque si ha che:
Z b  12
1 (b a) 0 2
kuk ba (|u| + |u |) Ckuk1,2
ba a

E quindi W 1,2 , C(a, b) continua. Facciamo seguire la compattezza dal


Teorema di Ascoli-Arzel. Ovvero prendiamo {un }n W 1,2 (a, b) e limitata
equilimitata in C(a, b), infatti:
Z b  12
1
02
|u(x) u(y)| |y x| 2 |u |
a

dunque equi-holderiana con H = 21 , dunque, per il Teorema di Ascoli-


Arzel, si ha che {un }n relativamente compatta, allora ammette estratta
convergente. Dunque si ha che W 1,2 , C(a, b) compatta.
Si procede allo stesso modo per W 2,2 , C 1 (a, b).

Lemma 8. Date u1 , u2 soluzioni di (pu 0 ) 0 + qu = 0 e detto:



u1 (x) u2 (x)
(3.8) W[u1 , u2 ](x) = det 0

u1 (x) u20 (x)

il Wronskiano si ha che x 7 p(x)W[u1 , u2 ](x) una funzione costante.

Dimostrazione. Verifichiamolo per calcolo diretto:


d d 
p(x) u1 (x)u20 (x) u2 (x)u10 (x) =

(p(x)W[u1 , u2 ](x)) =
dx dx
=u1 (pu20 ) 0 u2 (pu10 ) 0 + pu10 u20 pu10 u20 =
=u1 qu2 u2 qu1 = 0

che ci che volevamo. 


APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 87

Definizione 39. Definiamo i due seguenti sottospazi chiusi di Hilbert non


vuoti:
Da := {u W 2,2 (a, b) | 0 u(a) + 1 u 0 (a) = 0} W 2,2 (a, b) C 1 (a, b)
Db := {u W 2,2 (a, b) | 0 u(b) + 1 u 0 (b) = 0} W 2,2 (a, b) C 1 (a, b)
Poniamo D = Da Db e definiamo loperatore:
L : D H = L2 (a, b)
(3.9)
u 7 Lu = (pu 0 ) 0 + qu
Osservazione 44. Si ha che:
(1) Se 0 , 1 0 0 1 con una disuguaglianza stretta N(L) = {0}.
(2) Se q 0 N(L) = {0}.
Lemma 9. Sia N(L) = {0}, ua Da , ub Db con ua , ub non identicamente
nulle e tali che Lua = Lub = 0 ua e ub sono linearmente indipendenti, ovvero
si ha che W[ua , ub ](x) 6= 0 x [a, b].
Dimostrazione. Mostriamolo per assurdo, ovvero supponiamo che R \
{0} tale che ua = ub allora si ha che ua0 = ub0 ovvero:
0 ua (b) + 1 ua0 (b) = 0 ub (b) + 1 ub0 (b) = 0


Allora ua Db ovvero ua D, ma Lua = 0 e quindi ua = 0, che lassurdo


cercato. 
Lemma 10. Dati ua , va Da , ub , vb Db soluzioni non nulle di Lu = 0 allora
x, y, z [a, b] si ha che:
ua (x)ub (y) va (x)vb (y)
(3.10) =
W[ua , ub ](z) W[va , vb ](z)
Dimostrazione. Sia A = {u Da | La = 0} spazio delle soluzioni di Lu = 0
ha dimensione 2, ma dim A = 1 allora va , ua sono linearmente dipendenti,
ovvero 6= 0 tale che ua = va e analogamente per Db 6= 0 tale che
ub = vb e quindi: W[ua , ub ] = W[va , vb ] da cui segue la tesi. 
Definizione 40. Date ua Da , ub Db soluzioni non nulle di Lu = 0
definiamo funzionale di Green di L la:
ua (x y)ub (x y)
g(x, y) = x, y [a, b]
p(a)W[ua , ub ](a)
Osservazione 45. Osserviamo che:
(1) g C 2 ([a, b]) e g(x, y) = g(y, x) x, y [a, b].
(2) Il lemma 10 g indipendente dalla scelta di ua e ub .
Proposizione 32. Se valgono le ipotesi per cui L definisce un sistema di Sturm-
Liouville (def. 38) e H = L2 (a, b) allora loperatore G : H H definito come:
Zb
(3.11) Gf = g(x, y)f(y)dy x [a, b]
a
88 FABIO DURASTANTE

compatto e autoaggiunto.
Dimostrazione. Ci basta mostrare che G un operatore di Hilbert-Schmidt,
fissiamo {n }n1 una b.o. di H e costruiamo la base ortonormale di HH =
L2 ([a, b] [a, b]) data da:
n,m (x, y) = n (x)m (x) (n, m) N N
Possiamo quindi considerare i coefficienti di Fourier di g(x, y) rispetto a
questa base:
Zb Zb
gn,m := g(x, y)n,m (x, y)dxdy =< g, n,m >
a a
per cui si ha che:
X
|gn,m |2 < + gm,n = gn,m
(n,m)

e dunque possiamo esprimere G come:


X
+
Gf(x) = gn,m < f, m >2 n (x)
n,m=1

e quindi G compatto, inoltre poich < Gf, h >=< f, Gh > poich g


simmetrica G = G 0 e dunque G anche autoaggiunto. 
Teorema 33 (G = L1 ). Nel caso in cui N(L) = {0} si ha che:
(1) R(G) = D,
(2) f H, Gf D e LGf = f, ovvero u D si ha che GLu = u.
Dimostrazione. Cominciamo con il mostrare che R(G) W 2,2 (a, b), f H e
C := [p(a)Wa [ua , ub ](a)] allora:
 Zx   Zb 
Gf(x) = u(x) = C ua (y)f(y)dy ub (x) + C ub (y)f(y)dy ua (x)
| a
{z } | x
{z }
Fa (x) Fb (x)

se ua , ub C 2 ([a, b]) Fa , Fb W 1,2 (a, b) u W 1,2 , infatti:


u 0 (x) = Cua (x)f(x)ub (x) +Fa (x)ub0 (x) Cua (x)f(x)ub (x) +Fb (x)ua0 (x) =
| {z } | {z }
q.o. [a,b] q.o. [a,b]

=Fa (x)ub0 (x) + Fb (x)ua0 (x) = (x) W 1,2 (a, b)

e dunque u 0 (x) = (x) x (a, b) u W 2,2 (a, b), infatti se consideria-


mo:  Zx 
u(x) u(a) + (s)ds
a
questo zero (si osserva derivando lespressione).
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 89

Possiamo ora mostrare che R(G) D, ovvero dobbiamo mostrare che:


0 =0 u(a) + 1 u 0 (a) = 0 (Fb (a)ua (a)) + 1 (Fb (a)ua0 (a)) =
=Fb (a) 0 ua (a) + 1 ua0 (a)
 
| {z }
=0 ua Da

analogamente si ha che 0 u 0 (b) + 1 u 0 (b).


Fissiamo ora una f H e u = Gf allora:
LGf(x) =Lu(x) = (pu 0 ) 0 + qu =
 0
= p Fa ub0 + Fb ua0

+ q (Fa ub + Fb ua ) =
=Fa (pub0 ) 0 + qub pub0 Cua f + Fb (pua0 ) 0 + qua +
| {z } | {z }
=0 =0
0
+ pua Cub f =
=Cfp ua0 ub ua ub0 = CfpW[ua , ub ] = CfC1 = f
 

Dunque u D Lu H GLu D, abbiamo mostrato R(G) D, e per


il punto precedente si ha che LGLu = Lu L(GLu u) = 0 ma L iniettivo
GLu = u D R(G) che dimostra ambedue i punti. 

Proposizione 33. Se N(L) = {0} si ha che:


(1) N(G) = {0},
(2) p (G) dim N(G I) < + ed dim N(G I) = 1.

Dimostrazione. Mostriamo ambedue:


(1) Dalla definizione di G.
(2) Se p (G) 6= 0 u D e Lu = u Gu = 1 u. Quindi se
f H, Gf = f f D Lf = 1 f. Siano quindi u1 , u2 autovettori
linearmente indipendenti per cui si ha che:
1
Lui = (pui0 ) 0 + qui = ui i = 1, 2

Allora u1 e u2 generano tutto lo spazio delle soluzioni, ma que-
sto assurdo, poich esistono soluzioni di L non combinazioni li-
neari di u1 e u2 , basta prendere dati al bordo non compatibili con
lappartenenza in D.


Osservazione 46. La proposizione ci dice che il problema di Sturm-Liouville


per = 0 ammette unica soluzione. Ridefiniamo quindi il problema di
Sturm-Liouville per come p .
Abbiamo quindi mostrato che:
f H ! u : p0 verificato
90 FABIO DURASTANTE

Se 6= 0 G compatto e autoaggiunto il Teorema Spettrale (thm. 32) si


ha che:
{vn }n1 b.o. H
{n }n1 R n 0
Inoltre G iniettivo, N(G) = {0}, possiamo quindi prendere |n | 0, ma gli
autospazi sono undimensionali per la proposizione, dunque:
|n | 0 con |n | > |n+1 |
Possiamo riportare quanto visto alloperatore L.

Teorema 34. Supponiamo N(L) = {0} allora:


(1) {vn }n1 D b.o. di H ed {n }n1 R con n + e |n | < |n+1 |
tale che Lvn = n vn n 1.
(2) Se 6= n n 1, ovvero se 6= 1n n 1 f H ! u che
soddisfa p .
(3) Se n 1 tale che = n allora si ha che:
Rb
(a) u che soddisfa p a fvn = 0
Rb
(b) Se a fvn = 0 u che soddisfa p u + vn R.

Dimostrazione. Mostriamo le tre implicazioni.


(1) La (1) losservazione fatta su G e riscritta per L.
(2) (L I)u = f 1 u Gu = 1 Gf e quindi si ha che:
 
1 1
G I u = Gf

ma non un autovalore, dunque:

1 1
 
1
u= G I = Gf

ed unico poich se, per assurdo, fossero due la loro differenza risol-
verebbe il problema omogeneo, ma non un autovalore.
(3) Vogliamo sfruttare il Teorema dellAlternativa di Freedholm:
 
1 1 1
u : G u = Gf < Gf, vn >= 0
n n n
1
< f, Gvn >= 0
n
< f, vn >= 0
ovvero ha soluzione f vn .


Vogliamo ora rimuovere lipotesi N(L) 6= {0}.


APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 91

Osservazione 47. Date u, v W 2,2 (a, b) si ha che:


Zb Zb
< Lu, v >= [(pu ) + qu]v = [pu v]a + pu 0 v 0 + quv =
0 0 0 b
a a
Zb
=[p(uv 0 uv)]ba + [(pv 0 ) 0 + qv]u =
a
=[pW[u, v]]ba + < u, Lv >2
ma [pW[u, v]]ba = 0 se u Da e v Db , abbiamo quindi trovato che:
u, v D < Lu, v >2 =< u, Lv >
Supponiamo ora di prendere u N(L I), v N(L I) con 6=
< u, v >2 = 0. Infatti:
< u, v >2 =< Lu, v >2 =< u, Lv >2 = < u, v >2 < u, v >2 = 0
E dunque possiamo dire che R tale che N(L I) = {0}, se per assurdo
fosse R N(L I) 6= {0} u N(L I) tale che ku k = 1
{u }R famiglia di versori unitari a due a due ortogonali e questo con-
traddice la separabilit di H. Infatti se prendiamo A H numerabile e
denso, in ogni intorno dei suoi punti ci deve essere una coppia di u che
non si possono separare.
Definizione 41. Definiamo loperatore traslato L = L I
Possiamo applicare ad L : D H con N(L ) = {0} lanalisi fatta per
i problemi di Sturm-Liouville. Ovvero possiamo formulare il seguente
teorema:
Teorema 35. Dato L : D H con N(L) 6= {0} allora:
L = L I : D H con N(L ) = 0
per cui:
{n } R, |n | < |n+1 | +
tale che L vn = n vn n 1
{vn }n D b.o. H
allora posto n = ( + n ) abbiamo che:

{n }n R : |n | + n 6= m n 6= m
t.c. Ln = n vn n 1
{n }n D b.o. di H
Allora il problema:

u D, 6= vn n 1
f H ! u soluzione
L u u = f H
Allora se 6= n si ha che:

u D, = +
f H ! u soluzione di p
L u ( + )u = f H
92 FABIO DURASTANTE

Se invece n 1 per cui = n u che soddisfa (pn ) se e solo se < f, vn >2 =


0 e tutte le soluzioni del problema (pn ) sono date da:
u = u + Rvn con u soluzione
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