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4. CONCLUSIONI …………………………………………………………... 79
6. APPENDICE ……………………………………………………………… 89
INTRODUZIONE
Le Politiche Agricole sono un pilastro della Comunità Europea sin dalla sua
nascita e nel 1992 è varata una prima normativa che crea e riconosce le DOP
Sono ora in corso trattative alla WTO (World Trade Organisation) per ampliare
L’Italia è passata da 121 prodotti DOP/IGP nel 2003 su 607 complessivi UE a 163
del 2007 (+35%) su 763 complessivi UE divenendo così il Paese con il maggior
1
numero di riconoscimenti e superando la Francia che lo era nel 2003 con ben 131
(155 nel 2007) ma non è stata la Nazione che ha mostrato il maggiore tasso di
rappresentato ben l’85% del valore della produzione certificata nel 2006 e di tutti
quelli destinati all’esportazione ben il 35% (sempre nel 2006) sono andati verso
paesi extra-UE dove tale tutela non esiste e non rappresenta, quindi, un valore
aggiunto.
paesi in cui tali riconoscimenti non sono tutelati o in cui, storicamente, tali
2
L’origine del successo in mercati nei quali la discriminante del prezzo diviene
mediterraneo è divenuto globale sia per consumo che per produzione e vede
Infine si arriverà al caso della Dop Cartoceto ossia al caso di una produzione di
3
esistono elementi esterni capaci di ribaltare queste limitazioni e di comportare
prodotti italiani sia a livello di produzione sia di consumi nazionali ed esteri oltre
extravergine di oliva.
4
Capitolo 1
ITALIA AD OGGI
Le Politiche Agricole (denominate PAC) sono state centrali per l’Unione Europea
fin dalla sua costituzione basti pensare che negli anni ’70 esse assorbivano il 70%
sufficienza per l’Europa che in quella situazione storica vedeva tutti i Paesi
scala e con l’acquisto delle eccedenze al fine di regolare il mercato dei prezzi con
le sue inevitabili conseguenze sui redditi degli addetti e sulla loro capacità di
consumo.
5
consentire ai produttori di alimenti di ogni genere di riuscire a competere in modo
perseguire lo sviluppo rurale (al quale è destinato ben l’11% di tali risorse).
Tutto questo perché oltre al lato produttivo anche i consumatori sono divenuti nel
frattempo molto più attenti alla qualità e centrali per i legislatori europei.
Proprio per tutelare la qualità dei suoi prodotti agricoli e alimentari in genere nel
prodotti.
6
Per avere il riconoscimento DOP il regolamento CEE 2081/92 impone due
condizioni irrinunciabili:
locali);
L’IGP, invece, è attribuita ai prodotti agricoli o alimentari dove una sola fase del
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La normativa a livello europeo in seguito è solo integrata con l’emanazione del
per ripartire i costi derivanti da questi (D.M. n. 410 del 12 settembre 2000) o,
specifiche sanzioni per chi non rispetta le norme sui prodotti DOP e IGP.
Con il passare del tempo e visto il favore incontrato sia tra i produttori sia tra i
Decreto Ministeriale del 17 novembre 2006 da parte del Ministero delle Politiche
Agricole.
8
qualsiasi prassi che possa indurre in errore il consumatore sulla vera origine dei
prodotti.
da un’Associazione solo per prodotti agricoli o alimentari che essa stessa produce
o elabora e deve venire sottoposta in prima istanza allo Stato membro sul cui
territorio è situata la zona geografica che poi, dopo il suo esame e se ritenuta
superiore al 50% di quella ottenuta nella zona delimitata sia una quota superiore al
economica (attuale e per i successivi cinque anni) ma anche una relazione storica
dicembre 2006 ribadisce e chiarisce che la zona geografica deve essere delimitata
9
in modo preciso e dettagliato senza presentare ambiguità inoltre è previsto che la
costantemente aggiornato.
prodotti DOP e IGP che, però, saranno ulteriormente rivisti con il Regolamento
italiana con il Decreto Ministeriale del 21 maggio 2007 che attribuisce ruolo di
Analogo iter è previsto sia per la cancellazione di prodotti DOP o IGP sia per le
al Comitato delle Regioni contenente una sintesi sulla valutazione d’impatto della
10
In tale documento è indicato e si prende atto del fatto che il regime in vigore è
attese dei consumatori riguardo alle caratteristiche del prodotto e alle modalità di
11
- Rendere più coerenti gli strumenti della politica di qualità perseguita
dall’UE;
consumatori.
sistemi di qualità quali quelli derivanti dai Regolamenti (CE) 510/2006 (prodotti
con denominazione di origine, DOP e IGP) e 509/2006 (norme sulle STG), dal
alla promozione dei prodotti compresi in tali sistemi di qualità da parte delle
Tutto questo per puntare sulla qualità nelle politiche UE che hanno innanzitutto
cercato di rispondere al malcontento della società che nel tempo è sempre stata
sia in termini occupazionali sia di valore aggiunto oltre a forte impatto ambientale
e non sempre attento alla sicurezza e qualità dei suoi prodotti come quello
alimentare.
12
Il miglioramento della qualità dei prodotti, quindi, risponde all’esigenza di
agroalimentari.
soprattutto la crescita registrata tra i riconoscimenti infatti nel giro di soli cinque
anni si è riusciti a scalzare la Francia dal primo posto delle certificazioni ottenute
13
A metà dicembre 2009 tale posizione è consolidata registrandosi ben 193 prodotti
Totale EU
Austria
Regno Unito
Germania
2008
Grecia
2006
Portogallo
2003
Spagna
Francia
Italia
dagli ortofrutticoli seguiti dagli oli extravergini di oliva con il 20%, dai formaggi
con il 18%, dai prodotti a base di carne con il 17% mentre il restante 10% si
ripartisce tra i prodotti di panetteria, le carni fresche, gli aceti balsamici e gli
zafferani.
14
Gli operatori italiani superano gli 80.000 di cui il 93% è rappresentato da
tali attività.
maggior numero di produttori si concentra nel settore dei formaggi con quasi 34
mila aziende seguito dagli oli di oliva con 18.167 aziende su 88.800 ettari e
imprese) seguito dagli oli di oliva (1.565) e delle carni fresche (872).
economico.
Da notare, anche, che il 51,1% delle aziende agricole è localizzato in sole tre
16,8% e 16,7%).
Si può anche osservare che tra i produttori il 20,3% e tra i trasformatori il 14,2% è
costituito da donne.
Entrando ancor di più nello specifico possiamo notare che la maggiore crescita in
15
2008 regista l’ingresso del primo prodotto del settore ittico, i restanti settori
60
50
40
30
20 2004
10 2005
0 2006
2007
2008
16
sfiorano i 76.000 produttori con una accelerazione significativa tra il 2005 e il
Aceti diversi dagli aceti di vino 133 253 146 154 149
Spezie 0 17 82 78 76
Oli essenziali 0 0 29 36 30
Prodotti ittici 0 0 0 0 0
17
O forse, a ben guardare, dovremmo dire che tale categoria non si mostra così
dinamica come quella dei produttori e con un andamento altalenante negli anni e
Aceti diversi dagli aceti di vino 173 170 218 284 313
Prodotti di panetteria 16 29 19 15 23
Spezie 0 17 85 87 79
Oli essenziali 0 0 6 10 10
Prodotti ittici 0 0 0 0 0
18
I dati sugli allevamenti, che riguardano quindi solo alcuni settori, evidenziano un
formaggi DOP e IGP mentre appaiono stabili quelli destinati alla preparazione di
carni.
sono in progresso con preminenza di quelle per gli oli extravergine di oliva.
agricole interessate dalle certificazioni DOP e IGP nel periodo 2006 – 2008 a
19
livello regionale, vedi tabella a.1 in appendice, è interessante notare la crescita a
20
Ai primi posti permangono Toscana, Trentino Alto Adige ma soprattutto la
IGP
Agricole
Fonte: Ismea
possiamo nel complesso dire che a fronte di un aumento dei prodotti DOP e IGP
21
complessivi le aziende agricole interessate da tali produzioni si sono prima
contratte e poi hanno ripreso a crescere anche se a livelli inferiori del loro
Gli allevamenti, invece, mostrano una costante e indicativa crescita come pure in
Fonte: Ismea
22
Se analizziamo il fatturato franco azienda e al consumo tra il 2007 e il 2008
Unica eccezione gli ortofrutticoli dove il trend è in calo sia per i dati alla
Da puntualizzare che il settore degli oli di oliva mostra una forte crescita ma i
fatturato alla produzione delle DOP e IGP in Italia nel periodo 2006 / 2008
Fonte: Ismea
23
Grafico 1.3 Fatturato alla produzione per regione (in milioni di euro)
Liguria
Abruzzo
Marche
Sicilia
Valle d'Aosta 2008
Toscana 2007
Sardegna 2006
Friuli Venezia Giulia
Trentino Alto Adige
Emilia Romagna
In termini assoluti si nota che nel periodo la Sicilia fa un balzo del 158,9%,
l’Umbria del 105,2%, la Calabria e la Valle d’Aosta crescono oltre il 60% mentre
Sul fronte della domanda si nota subito che l’export traina il settore delle DOP e
valore (+3%).
24
L’Osservatorio Ismea nel 2008 evidenzia una flessione nella produzione
certificata cui si contrappone una crescita dei fatturati potenziali all’origine (ossia
La domanda interna, infatti, risente delle difficoltà originate per la crescita dei
prezzi dei prodotti rispetto alla limitata crescita, invece, del potere di acquisto
delle famiglie in un contesto di crisi economica che porta alla contrazione dei
comparto alimentare.
Il trend dei consumi dei prodotti DOP e IGP appare, quindi, in diminuzione sia in
Questa maggiorazione è molto evidente infatti basti considerare che per un olio
DOP si arrivi a pagare oltre il 57% in più rispetto un prodotto convenzionale (con
un range di prezzi molto ampio che va, al litro, dai € 2,25 ai € 30,7), per un riso la
maggiorazione arriva a circa il 30%, per i limoni circa il 17% ma si segnala anche
25
Tab. 1.8 Andamento dei consumi in Italia
In quantità
In valore
Fonte: Ismea/Nielsen
parte dei consumatori con una quota di ben oltre il 73% nel settore formaggi.
26
Tab. 1.9 Andamento degli acquisti delle famiglie in Italia
Fonte: Ismea/Nielsen
1.5. LE ESPORTAZIONI
Come già evidenziato l’export del settore appare ben intonato grazie alla domanda
estera che segna nel 2008 un + 5,2% in quantità e un + 3,2 % in valore che, nel
Questi dati positivi, però, se ben guardati non lasciano pienamente soddisfatti
Nello specifico il settore ortofrutticolo e cereali mostra il migliore trend sia per
quantità sia per valori ma il solo settore dei prodotti a base di carne è in
contrazione in entrambe.
27
Sempre da notare le buone performance degli oli extravergini di oliva ma con
destinati per 2/3 verso l’UE ma si registrano i casi degli oli extravergini di oliva,
dei formaggi e degli aceti balsamici tradizionali in cui la maggior parte dell’export
Fonte: Ismea
23%) seguito dagli Stati Uniti (circa 17%) e la sorpresa della Norvegia (12%) che,
28
In termini di variazioni relative nel biennio 2007 / 08 significativo il +28% di
Irlanda, –15% del Giappone e il –21% del Sud America (ora azzeratosi).
Fonte: Ismea
29
Grafico 1.4 Peso percentuale sul totale (dati anno 2008)
Austria Grecia Danimarca Altri
Nuovi membri UE 2% 2% 2% 2%
5%
Benelux
6% Germania
40%
Svezia +
Finlandia
8%
Spagna +
Francia
Gran Portogallo
12%
Bretagna + 12%
Irlanda
9%
Australia + Africa
Giappone Oceania 2%
3% 3% Altri
Canada
7%
4% USA
Russia 41%
4%
Svizzera
8%
Norvegia
28%
30
1.6. IL FENOMENO DELLE “BIG-DOP”
Nel 2006 l’Istituto Nomisma rileva come tra le produzioni certificate DOP ed IGP
Si rileva come da sole le prime 20 DOP rappresentino nel 2008 il 94,3% delle
prodotti come la Mela Alto Adige in forte crescita e saldamente in testa a questa
Se guardiamo, invece, i dati relativi al fatturato delle prime venti DOP ed IGP in
Italia troviamo in gran parte gli stessi prodotti anche se notiamo l’ingresso del
2007 ed il 2008 del 39,2% come produzione certificata e del 36,3% quale fatturato
alla produzione).
primi tre posti Grana Padano, Parmigiano Reggiano e Prosciutto di Parma ossia i
prodotti a più alto fatturato sono anche quelle maggiormente esportati comunque
nel complesso tra 2007 e 2008 le prime venti DOP ed IGP progrediscono del
3,1% nei valori della produzione esportata (vedere tabella a.4 in appendice).
31
Il dato complessivo, anche per le esportazioni, è positivo con la Mela Val di Non
polverizzate con pochi esempi di prodotti che sanno primeggiare sia come
ripercuoterà sui dati delle produzioni DOP ed IGP perché, come detto, i
orientare le loro scelte verso prodotti a basso prezzo a scapito della qualità che,
I dati ISTAT evidenziano come la spesa per prodotti alimentari in Italia sia in
contrazione dello 0,5% tra dicembre 2008 e dicembre 2009 e di ben l’1,5% tra
Gli operatori del settore si mantengono comunque ottimisti come bene emerge da
previsioni sull’andamento del fatturato delle DOP ed IGP per l’anno 2009.
32
Emerge in particolare la fiducia del settore ortofrutta ed il contrapposto maggior
Grafico 1.6 “Come sarà il fatturato delle DOP ed IGP nel 2009?”
31,6 27,6
66,7 38,1 38
36,8 51,7
38,1 34,8
22,2
10,5
Fonte: Ismea
33
Il potenziale, quindi, ancora esprimibile appare elevato considerando anche le
mentre quello dei formaggi appare aver colto in gran parte le potenzialità del
Per cogliere tutte le opportunità, per sviluppare tutto il potenziale occorre trovare
sia la forza che l’ambizione di farlo mentre, invece, tanti settori e produttori non
hanno né l’una né l’altra oltre a non volere sostenere i costi di certificazione che,
in caso di produzione esigua, poco si possono riversare sul costo unitario dei
imporsi e rimanere più facilmente sui mercati esteri a più alto dinamismo e
possibilità di profitto (come gli Stati Uniti) anche se, per onestà intellettuale,
occorre rilevare che buone percentuali sono rivolte proprio a mercati in cui il
34
Tab. 1.12 Produzione totale e produzione certificata (dati 2006 in tonnellate)
Fonte: Nomisma
più copiato seguito dal Prosciutto di Parma e dal Prosciutto San Daniele, Grana
Nei soli Stati Uniti è stimato un danno per i prodotti Made in Italy di circa 3
Da anni l’Italia e l’Unione Europea nel suo complesso stanno portando avanti in
seno al WTO negoziati per riuscire a tutelare a livello globale i marchi e i prodotti
soprattutto quelli rientranti nei requisiti dei riconoscimenti DOP e IGP ma senza
35
Una tutela anche di un patrimonio culturale e d’immagine oltre che un business
Italia.
Utilità / efficacia
delle
certificazioni
Mercato Mercato
Nazionale UE
Quantità prodotte
/ ampiezza
mercato servito
36
Questo è indice anche dell’ampiezza del mercato servito infatti come già detto le
DOP e IGP è uno strumento di tutela comunitaria che esprime una maggiore
efficacia in caso di esportazioni anche extra comunitaria ossia anche verso paesi
Sintetizzando il tutto i punti di forza e di debolezza del sistema delle DOP e IGP
comunitarie sono:
37
- L’ottenimento e mantenimento della certificazione rappresenta un costo
obiettivi e condividerli.
38
Capitolo 2
L’olivo è una pianta originaria del Medioriente il cui utilizzo per fini alimentari si
quando i frutti cessano di accumulare olio e assicurano la massima resa alla loro
spremitura inoltre è una pianta che ben resiste alla siccità e alla salinità quindi
cresce anche in prossimità dei litorali marini, nel solo Mediterraneo si riscontrano
si è estesa negli ultimi anni ai paesi che hanno analogo clima (inverno mite ed
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Questo sviluppo è favorito sia dall’aumento dei consumi sia dai flussi migratori da
che detenga oltre 5 milioni di alberi e questo anche grazie alla dominazione
spagnola del Seicento che ne diffuse la coltivazione ma dopo lunghi anni in cui è
stata la regione leader incontrastata in Italia per produzione olivicola nel 2008 è
Il fatto di avere tra i suoi membri paesi leader mondiali nella produzione quali
rigorosamente le denominazioni degli oli prodotti partendo dalle olive già nella
All’iniziale sistema degli aiuti alla produzione ha sostituito, ma sarebbe più giusto
dire affiancato, dal 2005 misure rivolte a rafforzare la qualità dei prodotti e dei
40
Del 2005 è infatti il Regolamento (CE) 2080 in cui la Commissione ha consentito
anche di monitorare con continuità i flussi produttivi lungo tutta la sua filiere nel
imprese olivicole consentendo di essere uno strumento informativo assai utile per
Questo è ancora più necessario visto l’aumentata concorrenza portata dai paesi
degli oli di oliva che vede pochi grandi produttori in grado di competere sui
mercati globali e una miriade di piccoli il cui orizzonte non supera, in molti casi, i
limiti regionali.
sovvenzionamento del settore al suo studio per trovare le risposte alle numerose
41
2.2. L’OLIO D’OLIVA QUALE PRODOTTO GLOBALE
registrare dalla sola Unione Europea dove spicca, però, la diminuzione delle quote
del suo paese leader nel settore ossia la Spagna (scesa da 1,22 a 1,15 milioni di
segnalare è soprattutto, oltre alla ripresa della produzione, la ripresa dei consumi
L’Unione Europea nel 2008 rappresenta quindi oltre il 75% della produzione
mondiale e la sola Spagna oltre il 39% ma altri paesi appaiono in forte e costante
imputabile al fatto che i suoi grandi gruppi industriali piuttosto che importare olio
42
Infatti parte delle quote esportate sia dalla Spagna ma anche dall’Italia e altri sono
rappresentate da miscele di oli nazionali e importati che in tali paesi hanno solo
Una volta effettuate tali lavorazioni i prodotti riprendono la via dell’estero con,
Tali oli acquisiscono, quindi, un valore aggiunto che consente alla bilancia
L’Italia nel 2007 rappresentava oltre il 34% delle importazioni mondiali di olio di
oliva seguita dagli Stati Uniti con circa il 17% ma interessante è notare che in tale
paese la California si stia affacciando in modo deciso sul mercato dei produttori.
Nel 2007 la Spagna esportava, infatti, oltre il 46% dell’olio di oliva mondiale e
43
Tab. 2.1 Importazioni mondiali di olio di oliva per nazione (migliaia di tonnellate)
44
Il consumo dell’olio d’oliva, invece, è legato sia ai prezzi ma soprattutto alle
abitudini e alle tradizioni che lo vedono presente soprattutto sulle tavole dei paesi
Tali abitudini si stanno velocemente modificando e nazioni come gli Stati Uniti,
importatori non avendo produzioni locali eccetto rare eccezioni, come detto,
altre valute e l’inflazione (che erode il potere di acquisto delle famiglie) hanno
minato il mercato degli oli di oliva (percepiti come prodotti più costosi) dall’altro
l’aumento dei prezzi dei succedanei quali grassi animali e vegetali (soprattutto
dai positivi effetti riscontrati dalla cosiddetta “dieta mediterranea” in cui l’olio di
45
mondiali di olio di oliva suddivisi per nazione queste ultime due nazioni tornano
Tab. 2.2 Esportatori mondiali di olio di oliva per nazione (migliaia di tonnellate)
46
L’Italia arriva, infatti, a coprire circa il 26% dei consumi mondiali e il 38% di
quelli UE, la Spagna circa il 21% di quelli mondiali e il 30,5% di quelli UE.
valore, delle esportazioni nel periodo 2004 - 2008 non notiamo grandi variazioni
dell’intera società americana che vedono il crescente interesse dei consumatori per
variegati.
47
Non trascurabile la forte presenza d’immigrati italiani nella società statunitense
che sempre di più vogliono consumare prodotti tipici delle loro zone di origine.
Cina
Corea del Sud Altri
0%
4% 15%
Messico
3%
Russia Stati Uniti
2% 43%
Svizzera
4%
Australia
8%
Canada
5% Giappone Brasile
10% 6%
Fonte: Dati Gti
Inoltre i produttori hanno dovuto superare iniziali difficoltà dovute alle leggi e
48
Grafico 2.3 Quote di esportazione nel 2008 (in valore)
Cina Altri
2% 16%
Corea del Sud
2%
Messico Stati Uniti
2% Russia 41%
3%
Svizzera
4%
Australia
5%
Brasile
Canada 10%
5%
Giappone
10%
ampia visibilità ma non si sta dimenticando quello delle vendite on-line viste le
sue potenzialità.
49
Non vanno, però, dimenticati gli elementi di criticità già emersi ossia la
contrazione dei consumi anche su tale mercato tra le cui cause si annovera
Argentina
3%
Altri
Turchia
7%
6%
Tunisia
10%
Italia
56%
Spagna
18%
50
Grafico 2.5 Tipologia e volume confezioni degli oli negli U.S.A. (2006/2007)
Olio di
Oli Vergini di
oliva <
oliva < 18 kg
18 kg
48%
23%
Oli Vergini di
oliva > 18 kg
16%
100%
90%
80%
70% Altri
60% Turchia
50% Grecia
40% Italia
30% Spagna
20%
10%
0%
Australia Giappone Canada
51
2.3. IL MERCATO ITALIANO
della metà costituito da olio extravergine, il 15% da olio vergine e la restante parte
mila tonnellate di olio che ritorna in buona parte all’estero sotto forma di
netto surplus dovuto proprio a tale capacità anche grazie a brand consolidati,
cucina e nella cultura italiana infatti l’indice di penetrazione è di oltre il 90% nelle
52
La superficie totale dedicata all’olivo appare in crescita e quasi tutta posta in
la Puglia sia stata la regione leader in Italia fino al 2005, dall’anno successivo ha
passato il testimone alla Calabria che si è confermata anche nel 2008 ma anche
nel 2004.
53
Dopo tre anni di calo la produzione del 2008 ha segnato un recupero di circa il 7%
I volumi del consumo degli oli di oliva si sono consolidati mentre quello degli oli
di semi appare in flessione (anche se limitato a circa il 2%) che si può cercare di
spiegare anche con l’andamento dei prezzi al dettaglio che appaiono, addirittura,
in contrazione per gli oli di oliva (- 2% circa) e in forte crescita per quelli di semi
(+ 28%).
Tabella 2.4 Indice quantità acquistate di oli vegetali (base anno 2000 = 100)
Se guardiamo i prezzi medi franco produttore al netto dell’IVA negli ultimi anni
notiamo il calo è ancora più vistoso soprattutto per gli oli di più alta qualità come
54
l’extravergine e il vergine che perdono circa il 7-8%, in controtendenza nel 2008
produttori dell’area mediterranea che, anche grazie agli accordi stipulati con l’UE,
Tabella 2.5 Indice prezzi al consumo di oli vegetali (base anno 2000 = 100)
55
Dalla Spagna nel 2008 infatti le importazioni sono state di 774 milioni di euro,
dalla Grecia 175 milioni di euro mentre dalla Tunisia 251 milioni di euro.
3,5
0,5
0
2004 2005 2006 2007 2008
In totale da paesi UE l’Italia nel 2008 ha importato 963 milioni di euro mentre
Dal punto di vista delle esportazioni esse sono andate verso l’UE per 421 milioni
di euro nel 2008 di cui ben 139 milioni solo verso la Germania seguita dai 74
56
Extra-UE l’Italia sempre nel 2008 ha esportati 677 milioni di euro di cui ben 395
milioni verso gli Stati Uniti seguiti da Giappone e Canada con entrambe 60
milioni di euro.
L’Italia mostra quindi la sua leadership mondiale nel settore dell’olio d’oliva
Appare però altrettanto evidente le pressioni esercitate dalla Spagna che occupa
produttiva che per la forza commerciale e penetrazione sui mercati nonché sulla
L’industria spagnola del settore non rappresenta però a livello mondiale solo un
price maker ma anche un dinamica capacità imprenditoriale che porta gli operatori
Questo anche verso l’Italia infatti tra il 2004 e il 2006 il gruppo spagnolo SOS
prima i marchi Minerva Oli Spa (Olio Sasso e Olio Carapelli Firenze) e poi nel
2008 da Unilever Italia (a sua volta branca di una multinazionale) anche i marchi
57
Grafico 2.8 Quote provenienza importazioni olio di oliva (in valore anno 2008)
Siria Turchia
2% 0%
Tunisia
20%
Portogallo
0%
Francia Grecia
14% Spagna
1% 63%
Grafico 2.9 Quote di destinazione esportazioni olio di oliva (in valore anno 2008)
Svizzera Australia
Giappone 4% 2%
7%
Germania
Canada 15% Francia
7% 8%
Regno Unito
8%
Stati Uniti
Paesi Bassi
44%
Belgio 3%
2%
58
Questo ingresso attraverso l’acquisizione di storici brand ha rappresentato una
al mercato stesso.
Tali logiche erano prima in gran parte estranee ai produttori italiani che erano
Esistevano poi poche grandi industrie che facevano della grande produzione la
loro forza ma scarsa era l’attenzione prestata alla qualità ed altrettanto scarsa
maggiore visibilità.
59
Tab. 2.6 Importazioni ed esportazioni di oli (dati in milioni di euro)
Importazioni
Oli di sansa 22 34 29 29 29
Esportazioni
Oli di sansa 53 73 74 60 59
60
L’ingresso degli imprenditori spagnoli ha comportata la necessità per i grandi
I riconoscimenti DOP e IGP hanno aiutato questa opera sia per i grandi produttori
61
62
Capitolo 3
RICONOSCIMENTO DOP
scampati alla battaglia del fiume Metauro nel 207 a.C. e ben conosciuti quali
documento del Capitolo del Duomo di Fano le attesta nella frazione di Ripalta.
Nel ‘300 è il fanese Amiani che rileva come Cartoceto fosse il territorio più
disponibili dal ‘500 e dagli atti di compravendita dei molini presso i notai che
sopra” (ancora presente quale “Frantoio della Rocca”) e “Molino di Sotto” (poi
La zona era tra le più conosciute per la produzione e la sua alta qualità, il possesso
degli uliveti generava la gerarchia del potere tra le varie famiglie ossia l’olio era la
63
misura del benessere ed il prodotto di riferimento per il borgo ma anche per le
Questo fino a che Papa Gregorio XII nel 1577 non stabilisce che i possidenti dei
terreni, sia laici che ecclesiastici, avrebbero dovuto pagare a Fano le tasse
pressoché uniche entrate così la zona inizia a decadere come pure i frantoi locali
doganali favorendo l’arrivo sul mercato degli oli toscani e pugliesi a prezzi
più che altro si ottiene la sopravvivenza del settore e di una produzione destinata
64
costituitasi a Larino (CB) e che oggi è arrivata a contare oltre 150 fra Comuni ma
Negli stessi anni gli operatori olivicoli e le Istituzioni pubbliche locali iniziano a
discutere con gli altri produttori agroalimentari della zona sul possibile
Purtroppo tale progetto non riesce a concretizzarsi anche perché la DOC non
domanda non viene pubblicata fino al 17 febbraio 2004 e solo il 29 ottobre dello
stesso anno viene iscritto nel “Registro delle denominazioni di origine protette e
65
3.2. I DATI DELLA CERTIFICAZIONE
Nella registrazione la prima cosa che si nota è che la zona di produzione è estesa,
Si prevede che debba essere prodotto con l’utilizzo al 70% del cultivar Raggiola,
7.500 kg per ettaro per quelli vecchi, vengono pure fissati gli esatti periodi di
stabilisce i contenitori da utilizzare sia per le olive in attesa di molitura che per il
66
certificata con un prezzo medio di 100 euro al quintale (prezzo medio all’azienda
euro al litro mentre il prezzo al consumo per una bottiglia da 0,75 litri sale a 20,50
Germania, Olanda e Stati Uniti tutti tramite il canale distributivo dei grossisti.
degli effettivi risvolti di tale certificazione soprattutto alla prova del tempo.
Negli anni successivi, infatti, Qualivita (ente certificatore della Dop Cartoceto)
rileva che le aziende associate al consorzio di tutela non variano, mentre sale la
Poco significative le variazioni di prezzo del prodotto sia alla produzione che al
consumo con fatturati molto modesti e non vengono neppure dichiarati dal
67
Grafico 3.1 Canale distributivo olio Dop Cartoceto anno 2004
Grande
distribuzione
Altro (GDO)
5% 10%
Grossisti
10%
Dettaglio
10%
Vendita in Hotel, ristoranti
azienda (HoReCa)
55% 10%
Per quello che riguarda la destinazione della produzione per tutti gli anni viene
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Tab. 3.1 Principali dati olio certificato DOP Cartoceto
Olivicoltori 29 29 29 29
Aziende certificate 6 7 6 7
Investimenti pubblicitari Nd Nd Nd Nd
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Grafico 3.2 Incidenza canali
c di vendita mercato nazionale
100%
95%
Ristorazione
90%
Distribuzione Moderna
80%
75%
2005 2006 2007 2008
DOP Lametia, Laghi Lombardi e Alto Crotonese e meglio solo delle DOP
più conosciuto è l’IGP Toscano con solo l’11,1% seguito dal DOP Riviera Ligure
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Per quello che riguarda i dati di produzione più recenti del 2009, sempre forniti da
Agroqualità (aggiornati
ggiornati al 16 dicembre),
dicembre) vengono indicate solo 3 aziende con
produzione certificata
icata per un totale di 4.189 kg ma, ad onor del vero, si tratta di
350000
300000
250000
50000
Produzione Marche
0 Produzione prov. PU
Produzione Dop…
2006 2007
2008
soprattutto regionale.
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Ancora più impietoso sarebbe confrontare le aziende certificate rispetto alle
22.077 che nel 2008 rappresentavano la produzione di olio di oliva nelle Marche.
Questo conferma le impressioni già avute con l’indagine Ismea sui consumatori e
Ma basta visionare il sito del Consorzio per dubitare della reale volontà di fare
aggiornamento.
Questo è stato il biglietto di visita da cui siamo partiti nell’analisi con vicoli ciechi
rappresentate dai motori di ricerca e dai pochi siti rintracciati che illustrano la Dop
excursus storico.
72
Infatti il funzionario che ci ha risposto telefonicamente oltre ad essere molto
l’adesione alla DOP trascurando la discussione a livello locale che in quel periodo
Questa strada sarebbe stata più problematica dovendo abbinare prodotti quali
al solo Cartoceto.
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Anche questa possibilità è stata ignorata e non si è attratto un maggior numero di
I produttori dei Comuni limitrofi interessati dalla zona della Dop non si sono per
saputo divenire catalizzatore di un progetto più ampio che potesse portare effettivi
nazionali.
A suo giudizio il riconoscimento è stato usato solo per elevare i prezzi praticati al
demandata solo allo stesso e non riesce a coinvolgere tutte le parti potenzialmente
interessate al progetto e ad avere positive ricadute sull’intera zona che, anzi, gli
74
essendo da fornire solo per giustificare la sua esistenza ma non una reale
operatività e sviluppo.
nella speranza che il Consorzio venga guidato da altre persone che possano
condivisibile e di sviluppo.
locali.
La sua prima indicazione è stata che le Dop in generale hanno forti limitazioni
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l’assenza anche di un solo elemento avendone comunque sostenuti tutti i costi
economici e non.
Questo nella Dop Cartoceto incide pesantemente vista l’esiguità delle quantità e,
produzioni ben maggiori quale la Dop Toscana o Terre di Bari agevolate anche
dal costo della manodopera che, come detto, è un elemento maggioritario nel
certificare la loro produzione anche se rispondente a tutti i requisiti della DOP per
Questo si potrebbe superare con l’opera del Consorzio di Tutela ma sulla sua
il funzionario pubblico.
A giudizio di tale produttore, però, l’esperienza non è del tutto negativa perché
anche senza l’ausilio del Consorzio l’olio di oliva DOP Cartoceto è finito su un
76
Italia ed all’estero consentendone una maggiore conoscenza ma soprattutto di un
forte apprezzamento.
Questo ha stimolato anche flussi turistici che hanno portato visitatori italiani e
stranieri alla scoperta del territorio della Dop consentendo di valorizzare anche
Numerosi sono gli stranieri che hanno soggiornato ma che, addirittura, hanno
positiva ma, certamente, si sarebbe dovuto partire dal successo del riconoscimento
Piccoli segnali possiamo anche coglierli cercando notizie sulla Dop nei principali
TSR che comparando 11 bottiglie di olio extra vergine di oliva in vendita nei
raggiunto neppure i suoi obiettivi minimi ma, soprattutto, non avendo saputo
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La responsabilità è da attribuire al Consorzio di Tutela che appare isolato ed
proprio un’unità di intenti e una forza propulsiva per l’intero settore ma anche per
rappresentative tra i produttori di olio di oliva ma anche tra le altri parti sociali ed
economiche della zona oltre ad interessare gli Enti Pubblici sia locali che regionali
difficoltà e staticità.
rappresentante delle istanze di tutti i produttori e gli attori locali creando adeguate
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CONCLUSIONI
ecosostenibili.
soprattutto evidente in settori come gli oli di oliva in cui la produzione era ed è
parte dei produttori e delle produzioni ma sono casi che si contano sulla punta
delle dita e che apparivano già ben avviati anche prima del riconoscimento.
79
penalizza quei prodotti che sanno mostrare un’immagine particolarmente di
Per questo è importantissimo che l’Unione Europea faccia valere il suo peso in
consumatori finali.
Il settore delle certificazioni degli oli extravergine di oliva, come detto, non è
riuscito ad attrarre in Italia attorno ai Consorzi la maggior parte dei produttori con
rare eccezioni come le esperienze della Liguria, della Toscana e della Puglia.
Tale debolezza è intrinseca nel settore che già in partenza appare assai frazionato
globale.
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La situazione è però in evoluzione anche grazie proprio alla concorrenza portata
sia da altri paesi UE, quali la Spagna, sia extra-UE con paesi dell’area del
molti casi nei Consorzi di Tutela e l’ottenimento del riconoscimento Dop o Igp.
Certo, però, che i riconoscimenti Dop e Igp debbano meglio adattarsi alle esigenze
81
certificazione occorrerebbe valutare molto attentamente i pro ed i contro che tale
82
Il lavoro da fare sembra immane ma il risultato è indubbiamente ben in grado di
già conosciuto gli esiti e dalla quale con forza e testardaggine si era voluta
affrancare.
83
84
SITOGRAFIA E RIFERIMENTI
Agricoltura 24 (www.agricoltura24.com);
Agroqualità (www.agroqualita.it);
Frantoionline.it (www.frantoionline.it);
85
Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali
(www.politicheagricole.it);
Wikipedia (www.it.wikipedia.org);
www.olio-extra.vergine.it;
A. Finizza “Tendenze recenti del mercato delle DOP e IGP” (settembre 2008);
commerciali dell’Italia nel mercato mondiale degli oli di oliva” (giugno 2009);
C. Bernini Carri e M. Sassi “Il commercio dell’olio d’oliva e i Paesi del bacino
criticità”(settembre 2008);
D. Pantini “Lo strumento Dop e Igp: utilità, punti di forza e principali criticità”.
86
E. Deruvo “L’andamento del mercato delle Dop e Igp in Italia nel 2008” (gennaio
2010);
2009);
2008);
(settembre 2008);
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88
APPENDICE
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Tab. a.2 Produzione certificata delle prime 20 DOP e IGP in Italia (in tonnellate)
90
Tab. a.3 Fatturato alla produzione prime 20 DOP e IGP in Italia (milioni di euro)
91
Tab. a.4 Valore produzione esportata prime 20 DOP e IGP (milioni di euro)
92
Tab. a.5 Produzione mondiale di olio di oliva per paese (migliaia di tonnellate)
93
Tab. a.6 Consumi mondiali di olio di oliva per paese (migliaia di tonnellate)
94
Tab. a.7 Produzione di olio di oliva per regione (tonnellate)
95
Tab. a.8 Categorie oli da Direttiva 136/66/CEE e successivi Regolamenti CE 2668/91
e 1989/03
o Olio di oliva (composto di oli raffinati e oli di oliva vergini con acidità
vergine).
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Grafico a.1 Consumi pro-capite di olio di oliva (Kg pro capite anni 2006/2007)
Grecia
Italia
Spagna
Portogallo
Siria
Tunisia
Giordania
Israele
Australia
Libia
Marocco
Francia
Svizzera
Libano
Belgio
Turchia
Canada
Paesi Bassi
Stati Uniti
Svezia
Germania
Irlanda
Regno Unito
Giappone
Brasile
Mondo
0 5 10 15 20 25 30
-
Fonte: Dati FAO e COI
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RINGRAZIAMENTI
Ai nonni Giulio, Stanislao (Za wolność waszą i naszą) e Igea auguro comunque di
poter in qualche modo partecipare alla mia soddisfazione.
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