Per chi conosce solo il tuo colore, bandiera rossa,
tu devi realmente esistere, perch lui esista: chi era coperto di croste coperto di piaghe, il bracciante diventa mendicante, il napoletano calabrese, il calabrese africano, l'analfabeta una bufala o un cane. Chi conosceva appena il tuo colore, bandiera rossa, sta per non conoscerti pi, neanche coi sensi: tu che gi vanti tante glorie borghesi e operaie, ridiventa straccio, e il pi povero ti sventoli.
Pier Paolo Pasolini, La religione del mio tempo, 1961
Alla mia nazione
Non popolo arabo, non popolo balcanico, non popolo antico ma nazione vivente, ma nazione europea: e cosa sei? Terra di infanti, affamati, corrotti, governanti impiegati di agrari, prefetti codini, avvocatucci unti di brillantina e i piedi sporchi, funzionari liberali carogne come gli zii bigotti, una caserma, un seminario, una spiaggia libera, un casino! Milioni di piccoli borghesi come milioni di porci pascolano sospingendosi sotto gli illesi palazzotti, tra case coloniali scrostate ormai come chiese. Proprio perch tu sei esistita, ora non esisti, proprio perch fosti cosciente, sei incosciente. E solo perch sei cattolica, non puoi pensare che il tuo male tutto male: colpa di ogni male. Sprofonda in questo tuo bel mare, libera il mondo.
Pier Paolo Pasolini, La religione del mio tempo, 1961
Nel contributo audio la voce di Vittorio Gassman
Frammento alla morte Vengo da te e torno a te, sentimento nato con la luce, col caldo, battezzato quando il vagito era gioia, riconosciuto in Pier Paolo allorigine di una smaniosa epopea: ho camminato alla luce della storia, ma, sempre, il mio essere fu eroico, sotto il tuo dominio, intimo pensiero. Si coagulava nella tua scia di luce nelle atroci sfiducie della tua fiamma, ogni atto vero del mondo, di quella storia: e in essa si verificava intero, vi perdeva la vita per riaverla: e la vita era reale solo se bella
La furia della confessione,
prima, poi la furia della chiarezza: era da te che nasceva, ipocrita, oscuro sentimento! E adesso, accusino pure ogni mia passione, minfanghino, mi dicano informe, im puro ossesso, dilettante, spergiuro: tu mi isoli, mi dai la certezza della vita: sono nel rogo, gioco la carta del fuoco, e vinco, questo mio poco, immenso bene, vinco questinfinita, misera mia piet che mi rende anche la giusta ira amica: posso farlo, perch ti ho troppo patita!
Torno a te, come torna
un emigrato al suo paese e lo riscopre: ho fatto fortuna (nellintelletto) e sono felice, proprio comero un tempo, destituito di norma. Una nera rabbia di poesia nel petto. Una pazza vecchiaia di giovinetto. Una volta la tua gioia era confusa con il terrore, vero, e ora quasi con altra gioia, livida, arida: la mia passione delusa. Mi fai ora davvero paura, perch mi sei davvero vicina, inclusa nel mio stato di rabbia, di oscura fame, di ansia quasi di nuova creatura.
Sono sano, come vuoi tu,
la nevrosi mi ramifica accanto, lesaurimento mi inaridisce, ma non mi ha: al mio fianco ride lultima luce di giovent. Ho avuto tutto quello che volevo, ormai: sono anzi andato anche pi in l di certe speranze del mondo: svuotato, eccoti l, dentro di me, che empi il mio tempo e i tempi. Sono stato razionale e sono stato irrazionale: fino in fondo. E ora ah, il deserto assordato dal vento, lo stupendo e immondo sole dellAfrica che illumina il mondo.
Africa! Unica mia
alternativa
Pier Paolo Pasolini, La religione del mio tempo, 1961
Gli italiani
L'intelligenza non avr mai peso, mai
nel giudizio di questa pubblica opinione. Neppure sul sangue dei lager, tu otterrai
da uno dei milioni d'anime della nostra nazione,
un giudizio netto, interamente indignato: irreale ogni idea, irreale ogni passione,
di questo popolo ormai dissociato
da secoli, la cui soave saggezza gli serve a vivere, non l'ha mai liberato.
Mostrare la mia faccia, la mia magrezza -
alzare la mia sola puerile voce - non ha pi senso: la vilt avvezza
a vedere morire nel modo pi atroce
gli altri, nella pi strana indifferenza. Io muoio, ed anche questo mi nuoce.
"La Guinea", Poesia in forma di rosa, in "Bestemmia", volume primo, Garzanti, Milano 1993
Nel contributo audio la voce di Pier Paolo Pasolini
Sesso, consolazione della miseria! Pier Paolo Pasolini
Sesso, consolazione della miseria!
La puttana una regina, il suo trono un rudere, la sua terra un pezzo di merdoso prato, il suo scettro una borsetta di vernice rossa: abbaia nella notte, sporca e feroce come un'antica madre: difende il suo possesso e la sua vita. I magnaccia, attorno, a frotte, gonfi e sbattuti, coi loro baffi brindisi o slavi, sono capi, reggenti: combinano nel buio, i loro affari di cento lire, ammiccando in silenzio, scambiandosi parole d'ordine: il mondo, escluso, tace intorno a loro, che se ne sono esclusi, silenziose carogne di rapaci.
Ma nei rifiuti del mondo, nasce
un nuovo mondo: nascono leggi nuove dove non c' pi legge; nasce un nuovo onore dove onore il disonore... Nascono potenze e nobilt, feroci, nei mucchi di tuguri, nei luoghi sconfinati dove credi che la citt finisca, e dove invece ricomincia, nemica, ricomincia per migliaia di volte, con ponti e labirinti, cantieri e sterri, dietro mareggiate di grattacieli, che coprono interi orizzonti.
Nella facilit dell'amore
il miserabile si sente uomo: fonda la fiducia nella vita, fino a disprezzare chi ha altra vita. I figli si gettano all'avventura sicuri d'essere in un mondo che di loro, del loro sesso, ha paura. La loro piet nell'essere spietati, la loro forza nella leggerezza, la loro speranza nel non avere speranza. Pier Paolo Pasolini, La religione del mio tempo, 1961