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PAI POLO AMBIENTALE INTEGRATO

PER LA GESTIONE DEI RIFIUTI DELLATO DI PARMA

STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE


(art. 11 L.R. 9/1999 modificata da L.R. 35/2000)

VOLUME D
STIMA DEGLI IMPATTI

Agosto 2007
Rev. 00

OIKOS Progetti srl


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INDICE

1. ANALISI DELLE AZIONI DI PROGETTO: INDIVIDUAZIONE


PRELIMINARE DEGLI IMPATTI POTENZIALI 6

1.1. Fase di costruzione 6

1.2. Fase di esercizio 10

2. STIMA DEGLI IMPATTI SULLE COMPONENTI AMBIENTALI 11

2.1. Atmosfera 11
2.1.1. Linserimento del progetto nel piano energetico di Parma 11
2.1.2. Bilancio energetico e bilancio delle emissioni inquinanti 14
2.1.2.1. Il Bilancio energetico del sistema di teleriscaldamento pre e post PAI 14
2.1.2.2. Il Bilancio comparativo delle emissioni di inquinanti atmosferici 14
2.1.3. Stima dellimpatto sulla qualit dellaria Scenari di emissione a confronto 17
2.1.3.1. Scenari di riferimento 17
2.1.4. Caratteristiche delle sorgenti di emissione nello scenario evoluzione spontanea
(senza termovalorizzatore). 18
2.1.4.1. Centrale di Via Lazio 19
2.1.4.2. Centrale di Strada Margherita 21
2.1.5. Sorgenti civili delle aree non teleriscaldate nello scenario evoluzione spontanea 22
2.1.6. Caratteristiche delle sorgenti di emissione nello scenario di progetto (PAI) 23
2.1.6.1. Centrali di via Lazio e Strada Margherita 23
2.1.6.2. Termovalorizzatore 23
2.1.6.3. Centrale Termica di integrazione e riserva PAI 24
2.1.7. Simulazione dellimpatto sulla qualit dellaria dei diversi scenari 25
2.1.7.1. Metodologia adottata nelle simulazioni 25
2.1.8. Risultati delle simulazioni modellistiche per gli scenari previsti 29
2.1.8.1. Risultati per gli ossidi di azoto 30
2.1.8.2. Risultati per il monossido di carbonio (CO) 37
2.1.8.3. Risultati per il particolato PM10 40
2.1.9. Sintesi dei risultati 46
2.1.10. Individuazione di possibili interventi di mitigazione 47
2.1.10.1. Effetti sul ciclo delle acque 47
2.1.10.2. Effetti sul benessere psicologico 47
2.1.10.3. Abbattimento degli inquinanti 48

2.2. Salute pubblica 54


2.2.1. Rassegna della letteratura tecnico scientifica 54
2.2.2. Stima dei possibili effetti futuri sulla salute e possibili mitigazioni 55

2.3. Suolo e sottosuolo 58


2.3.1. Descrizione delle attivit che determinano gli impatti 58
2.3.1.1. Fase di costruzione 58
2.3.1.2. Fase di esercizio 58
2.3.2. Stima degli impatti 58
2.3.2.1. Volumi di scavo 58
2.3.2.2. Occupazione di suolo e limitazioni duso 59
2.3.2.3. Stabilit 60
2.3.2.4. Rischio sismico 65
2.3.2.5. Subsidenza 66

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2.3.2.6. Qualit dei suoli 66
2.3.3. Individuazione di possibili interventi di mitigazione 67

2.4. Acque superficiali 67


2.4.1. Descrizione delle attivit che determinano gli impatti 67
2.4.1.1. Fase di costruzione 67
2.4.1.2. Fase di esercizio 68
2.4.2. Stima degli impatti in fase di costruzione 68
2.4.3. Stima degli impatti in fase di esercizio 68
2.4.3.1. Scenario 0 Attuale 68
2.4.3.2. Scenario 1 Futuro senza termovalorizzatore 70
2.4.3.3. Scenario 2 Futuro con termovalorizzatore 77
2.4.4. Individuazione di possibili interventi di mitigazione 83

2.5. Acque sotterranee 83


2.5.1. Descrizione delle attivit che determinano gli impatti 83
2.5.1.1. Fase di costruzione 83
2.5.1.2. Fase di esercizio 83
2.5.2. Stima degli impatti 84
2.5.2.1. Fabbisogni idrici del PAI 84
2.5.2.2. Caratteristiche qualitative 85
2.5.2.3. Livello della falda 86
2.5.3. Individuazione di possibili interventi di mitigazione 87

2.6. Vegetazione, flora, fauna, ecosistemi 88


2.6.1. Descrizione delle attivit che determinano gli impatti 88
2.6.1.1. Fase di costruzione 88
2.6.1.2. Fase di esercizio 89
2.6.2. Stima degli impatti 89
2.6.2.1. Vegetazione 89
2.6.2.2. Fauna 89
2.6.3. Individuazione di possibili interventi di mitigazione 90
2.6.3.1. Realizzazione dellarea Parco esterna nellambito del PAI 90

2.7. Paesaggio, beni architettonici e ambientali 92


2.7.1. Descrizione delle attivit che determinano gli impatti 92
2.7.2. Stima degli impatti 93
2.7.2.1. Sintesi delle caratteristiche territoriali e paesaggistiche dellambito di inserimento dellopera in
progetto 93
2.7.2.2. Definizione dellambito territoriale potenzialmente impattato 93
2.7.2.3. Il valore intrinseco dellambito di analisi, definizione degli impatti e scelta dei punti per le
fotosimulazioni 96
2.7.2.4. Fotosimulazioni 101
2.7.2.5. Rischio archeologico 108
2.7.3. Individuazione di possibili interventi di mitigazione: le linee guida alla
progettazione del P.A.I. 108
2.7.3.1. Inquadramento del sito come elemento progettuale 109
2.7.3.2. Linee guida architettoniche 110

2.8. Viabilit traffico 115


2.8.1. Descrizione delle attivit che determinano gli impatti 115
2.8.1.1. Fase di cantiere 115
2.8.1.2. Fase di esercizio 115
2.8.2. Stima degli impatti 119
2.8.3. Individuazione di possibili interventi di mitigazione 120

2.9. Rumore 121


2.9.1. Situazione attuale 121

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2.9.1.1. Situazione attuale con aggiunta di TAV 122
2.9.2. Valutazione con opera a regime 125
2.9.2.1. Identificazione e caratterizzazione delle sorgenti future 125
2.9.2.2. Previsione di impatto acustico 127
2.9.2.3. Misure di mitigazione 135
2.9.3. Valutazione fase di cantiere 135
2.9.3.1. Accantieramento 136
2.9.3.2. Realizzazione riempimenti 136
2.9.3.3. Posa del calcestruzzo 137
2.9.3.4. Posa di strutture e impianti 138
2.9.3.5. Previsione di impatto acustico 138
2.9.4. Conclusioni 139

2.10. Elettromagnetismo 139


2.10.1. Descrizione delle attivit che determinano gli impatti 139
2.10.2. Stima degli impatti 140

2.11. Consumo materie prime 144


2.11.1. Descrizione delle attivit che determinano gli impatti 144
2.11.2. Stima degli impatti 145
2.11.3. Individuazione di possibili interventi di mitigazione 145

2.12. Produzione rifiuti 146


2.12.1. Recupero di materie prime da rifiuti 146
2.12.2. Pretrattamento di rifiuti a smaltimento 146
2.12.2.1. Produzione di rifiuti 147

3. VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI POTENZIALI DETERMINATI


DALLA REALIZZAZIONE DELLA RETE DI
TELERISCALDAMENTO 148

3.1. Premessa 148

3.2. Individuazione e valutazione dei potenziali impatti ambientali 150


3.2.1. Definizione dei fattori di impatto 150

3.3. Valutazione dellimpatto per ciascuna componente 151


3.3.1. Atmosfera 151
3.3.2. Suolo e sottosuolo 152
3.3.3. Acque superficiali 152
3.3.4. Acque sotterranee 153
3.3.5. Clima acustico 153
3.3.6. Viabilit 153
3.3.7. Paesaggio, vegetazione e fauna 154
3.3.8. Consumo di materie prime 154
3.3.9. Produzione rifiuti 154

4. PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE 155

4.1. Significato del progetto di monitoraggio ambientale 155

4.2. Campagna di monitoraggio ambientale ante operam 157

4.3. Campagna di monitoraggio in corso dopera 157


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4.4. Proposta di campagna di monitoraggio post operam 158
4.4.1. Analisi della qualit dellaria 159
4.4.1.1. Fase di pre-esercizio 159
4.4.1.2. Fase di esercizio 163
4.4.2. Qualit dei suoli 164
4.4.2.1. Fase di pre-esercizio 164
4.4.2.2. Fase di esercizio 165
4.4.3. Qualit delle acque superficiali 165
4.4.4. Rumore 166
4.4.5. Approfondimenti sulla filiera agro-alimentare 167

5. ESEMPLIFICAZIONE DEGLI IMPATTI CON L'AUSILIO DI


MATRICI 168

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1. ANALISI DELLE AZIONI DI PROGETTO: INDIVIDUAZIONE
PRELIMINARE DEGLI IMPATTI POTENZIALI

Lindividuazione delle interferenze tra la realizzazione dellopera e lambiente naturale


ed antropico in cui la stessa si inserisce effettuata analizzando il progetto per
individuare le attivit che la realizzazione dellopera implica (azioni), suddividendole per
fasi (costruzione ed esercizio).

Dopo una sintetica illustrazione aggregata degli impatti associati alla costruzione ed
allesercizio dellimpianto, per ciascuna componente ambientale sono dettagliatamente
analizzate le ripercussioni che si ritiene lopera possa determinare sullambiente
circostante.

Per quanto possibile, anche sulla base delle richieste formulate dagli Enti a
conclusione della fase di scoping (art.12 L.R.9/99), gli approfondimenti in merito agli
impatti sui diversi comparti ambientali, sono stati riferiti allevoluzione della situazione
ambientale che si determiner nellarea in ragione dei numerosi interventi di
trasformazione in atto o previsti dai vigenti strumenti pianificatori.

Per le principali componenti ambientali si sono pertanto sviluppate considerazioni


riferite sia allo scenario progettuale sia allevoluzione della situazione attuale in
assenza di intervento; tali considerazioni concorrorono pertanto a disegnare
lalternativa zero utile alla piena comprensione delle interferenze tra lopera e le
diverse componenti ambientali.

Si precisa che le valutazioni relative agli impatti che saranno sviluppate nel seguito
riguardano tutte le realizzazioni in ambito P.A.I., per una valutazione degli impatti
potenziali connessi con la realizzazione della rete di teleriscaldamento si rimanda al
successivo capitolo 3.

1.1. Fase di costruzione

Larea di cantiere (infrastrutture temporanee al servizio del cantiere e lo stoccaggio dei


materiali di montaggio) ricade completamente allinterno dellArea di sedime del PAI.

La prima opera da realizzare, ancora prima di dare inizio ai lavori allinterno dellarea,
la nuova viabilit da Via Ugozzolo alla rotatoria posta allingresso dellimpianto. Questa
fase dei lavori comprende quindi due rotatorie e circa 250 m. di un nuovo tratto di
strada.
A seguire avr inizio laccantieramento ovvero:

o la recinzione dellarea che potrebbe anche essere quella definitiva;


o la viabilit di cantiere che coincider con la viabilit definitiva limitatamente alla
sola fondazione stradale (solo pi avanti verranno realizzate le reti e quasi alla
fine dei lavori le pavimentazioni);
o la rete idrica, la rete fognaria e la rete elettrica di cantiere;
o la parte logistica (servizi e spogliatoi per i lavoratori, uffici di cantiere, area per
lo stoccaggio dei materiali ed un magazzino chiuso sempre per i materiali).

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Durante la fase di cantiere e di costruzione dellopera si possono identificare alcuni
potenziali effetti perturbatori legati a:

occupazione del suolo,


preparazione dellarea di ubicazione dellimpianto decorticamento; asportazione
di suolo,
approvvigionamento dei materiali da costruzione,
intralcio arrecato alle attivit in atto (es. interferenze con la rete stradale in
particolare in occasione dei trasporti eccezionali delle apparecchiature),
interferenze con lo stato di fatto ambientale in particolare durante i lavori della
prima fase di preparazione del sito:

rete irrigua
falda durante le attivit di scavo per la realizzazione di opere
interrate a profondit superiori al livello di massima escursione
atmosfera (diffusione di polveri e gas di scarico)

produzione effluenti gassosi, liquidi e rifiuti solidi,


disagio fisico indotto dai livelli di rumorosit, di polverosit, di traffico e allingombro
risultante dalle strutture di cantiere.

Si tratta di interferenze temporanee legate principalmente alle seguenti attivit:

gli sbancamenti e i movimenti di terra


le strutture provvisorie di cantiere
le recinzioni ed i baraccamenti
l'uso di acqua, energia, ecc.
l'occupazione di suolo pubblico
l'uso delle attrezzature
gli spostamenti del personale.

In generale non sono previsti lavori di sbancamento ma solamente di scotico dello


strato superficiale e scavi in sezione obbligata. Lo scotico per non pi di 15/20 cm. sar
fatto per strade e piazzali mentre gli scavi in sezione obbligata sono previsti per
sottoservizi, vasche interrate e fossa dei rifiuti.

Per quanto riguarda gli scarichi liquidi, le prime opere che saranno realizzate avranno
come unico scopo quello di drenare le aree e la viabilit di cantiere.
Lattivit per la quale si prevedono reflui quella del lavaggio delle autobetoniere alla
fine della fase di scarico del conglomerato cementizio. Per questo refluo, un misto di
acqua cemento e inerti, sar realizzata una vasca di sedimentazione e un desoleatore
prima dello scarico in superficie.
Altri reflui non sono previsti; anche la tecnologia che si intende utilizzare per i pali di
fondazione (jet grouting) ne rilascia una quantit trascurabile e comunque non nella
fase di produzione ma solo per la pulizia delle macchine (operazione giornaliera).
Se tali reflui dopo il trattamento di sedimentazione e di desoleazione mantenessero le
caratteristiche del rifiuto speciale, saranno smaltite in impianti ed operatori autorizzati.

Per quanto riguarda gli scarichi gassosi, si tratta di quelli emessi dalle macchine di
cantiere quali escavatori, gru, autocarri per il trasporto dei materiali.
Il transito di automezzi allinterno del cantiere su una viabilit e piazzali senza
pavimentazione, sar causa di emissione di polvere come pure la movimentazione di
terreno vegetale per la realizzazione della duna. Le azioni di mitigazione previste oltre
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allimposizione di bassi limiti di velocit nei transiti interni, saranno linnafiamento
giornaliero di strade e piazzali ed una buona manutenzione della viabilit principale di
cantiere dove la velocit dei mezzi tender ad essere pi elevata.

Per quanto riguarda i rifiuti solidi sono costituiti essenzialmente da materiale di


imballaggio dei macchinari, oltre ai normali rifiuti solidi derivanti dalle attivit connesse
con la presenza di personale e dalle attivit di scavo; questi rifiuti verranno smaltiti a
cura degli appaltatori in conformit alle norme vigenti.

Per quanto riguarda il rumore quello emesso dai macchinari usati per il movimento
terra (bulldozer, spalatrici, ruspe ecc.), per la movimentazione materiali (gru, betoniere,
ecc.) e da macchine stazionarie (pompe, generatori, compressori). Il livello di rumore
prodotto dipende dal modello della macchina e dal tipo di lavoro eseguito.

Per quanto attiene la composizione del traffico veicolare indotto dalla costruzione
dellimpianto questa sar articolata in una quota di veicoli leggeri per il trasporto di
persone, per lo pi concentrato allinizio e alla fine dei turni di lavoro, oltre che a mezzi
collettivi di trasporto persone e dai mezzi di trasporto materiali; il numero dei mezzi per
lapprovvigionamento dei materiali variabile in funzione dellevoluzione della
realizzazione.

In generale possibile affermare che il volume di traffico giornaliero maggiore sulla


viabilit ordinaria sar quello corrispondente alla fase di trasporto degli inerti per i
riempimenti ovvero 40 autocarri /giorno pi 10 mezzi/giorno da 25 a 200 quintali.

Nelle fasi successive il volume di traffico non dovrebbe superare i 30 mezzi pesanti al
giorno.
Dal casello autostradale il volume di traffico non dovrebbe superare ai 20
automezzi/giorno.

Di seguito riportata una tabella di sintesi degli impatti individuabili in fase di


costruzione (Tabella 1.1.1).

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Tabella 1.1.1 Impatti in fase costruzione
IMPATTI SULLE COMPONENTI AMBIENTALI
ATMOSFERA RUMORE SALUTE SUOLO ACQUE VEGETAZ. PAESAGGIO USO
ATTIVIT PUBBLICA, SOT./SUP. FLORA RISORSE
DISAGI A FAUNA
POPOLAZ. ECOSIST.
Predisposizione area Alterazione Alterazione Alterazione Alterazione Eventuale Disturbo alla Alterazione Uso suolo
cantiere, nuova viabilit qualit aria livello sonoro qualit qualit per interferenza vegetazione per presenza
per: da esercizio ambientale deposizion falda e rete per di strutture e Impiego
Realizzazione diffusione mezzi cantiere e polveri idrica deposizione mezzi materie prime
fondazioni polveri e mezzi percezione di superficiale in polveri cantiere per
emissioni trasporto peggiorament Limitazione fase scavi e realizzazione.
Altre infrastrutture gas di o standard destinazioni approntament Disturbo alla manufatti e
funzionali all'esercizio scarico qualit duso o opere civili fauna per predisposizio
dellimpianto mezzi di nellintorno e polveri, gas ne aree
cantiere e limitazione infrastrutture di scarico e (inerti,
posa della Sottrazione connesse rumori miscele per
emissione possibilit di destinazioni allimpianto cls, cemento,
gas di piena fruizione duso Interferenze acqua,
scarico del territorio Possibilit di con habitat legno,)
mezzi contaminazio per scavi e
trasporto ne per infrastrutture
materiali sversamenti
costruzione accidentali
materiali

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1.2. Fase di esercizio

Lidentificazione e la valutazione della significativit degli impatti ottenuta attraverso


lindividuazione dei fattori di impatto per ciascuna azione di progetto e la classificazione degli
effetti, basata sulla loro rilevanza e sulla qualit e sensibilit delle risorse che questi coinvolgono.

Nellambito dello studio sono state considerate le fasi del processo nonch le attivit che si
svolgeranno nellarea per garantire il pieno esercizio dellimpianto che possono potenzialmente
determinare impatti sulle diverse componenti ambientali.

In via preliminare possibile identificare come potenziali impatti negativi i seguenti aspetti:

Emissioni a scala locale


Intrusione visiva
Rumore
Traffico indotto
Consumi idrici
Alterazione dei flussi idrici
Alterazione dellassetto dei suoli
Inquinamento acque
Impatti su vegetazione, flora, fauna, ecosistemi
Produzione di rifiuti (scorie)

Tuttavia la realizzazione dellimpianto apporter anche delle conseguenze positive (impatto


potenziale positivo), rispetto a:

Migliori prestazioni ambientali rispetto allattuale sistema gestionale (smaltimento in


discarica)
Teleriscaldamento
Incremento occupazione

Nel seguito si verificher leffettivo verificarsi di tali impatti, la loro entit e le eventuali azioni di
mitigazione e/o compensazione da realizzare al fine di minimizzarli.

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2. STIMA DEGLI IMPATTI SULLE COMPONENTI AMBIENTALI

2.1. Atmosfera

2.1.1. Linserimento del progetto nel piano energetico di Parma


Il Progetto del termovalorizzatore PAI si inserisce in un quadro di riferimento che costituito dallo
sviluppo nella citt di Parma di un sistema di teleriscaldamento a scala cittadina. Il
teleriscaldamento una realt importante a Parma gi nella situazione attuale e il suo sviluppo in
corso con una previsione di potenziamento a breve termine della capacit di generazione termica
ed elettrica secondo un piano di sviluppo gi assestato.

Il progetto PAI si relaziona a questo sviluppo in corso del teleriscaldamento in quanto, potendo
mettere a disposizione consistenti quote di calore recuperate dalla produzione energetica dellunit
di cogenerazione del termovalorizzatore in grado di sostituire equivalenti quote di calore che nel
piano di sviluppo del teleriscaldamento previsto che sarebbero state prodotte dal potenziamento
delle centrali esistenti, incluse quote provenienti dallaumento della potenza elettrica installata nelle
centrali di cogenerazione presenti in citt (via Lazio, strada Margherita).
Se dunque da una parte il progetto PAI, in quanto impianto che prevede la combustione di rifiuti
pretrattati, costituisce una sorgente aggiuntiva di emissioni inquinanti nella citt di Parma, dallaltra
questa nuova centrale energetica consente di sostituire e quindi evitare linsediamento di nuove
centrali termoelettriche, peraltro gi in fase di realizzazione. In particolare, la notevole disponibilit
di calore ottenuta dal PAI consente di espandere ulteriormente il sistema di teleriscaldamento,
raggiungendo aree della citt che il piano di teleriscaldamento attuale non prevederebbe di
raggiungere, almeno in tempi brevi.

Nel Quadro Progettuale ( 6.2 Connessione alla rete di teleriscaldamento I progetti di sviluppo
del sistema cittadino), si sono descritti gli scenari evolutivi del sistema di teleriscaldamento.

Il calore recuperato dallimpianto e ceduto alla rete permetter di aumentare il bacino servito per
una quantit di calore pari a circa 60.000 MWht (a regime); il servizio di teleriscaldamento sar
esteso alla zona nord e nord-ovest di Parma allacciando circa 20.000 abitanti equivalenti e una
volumetria di quasi 2.000.000 m3; lutenza potenziale costituita prevalentemente da edifici
residenziali e da utenze del terziario (commerciale e uffici). Si prevede di teleriscaldare anche
lOspedale Maggiore della citt; si prevede di completare il piano di allacciamento delle utenze in
3-4 anni; il recupero del calore dallimpianto permette di sostituire il consumo di metano delle
utenze che, grazie al PAI, potranno essere allacciate al teleriscaldamento in aggiunta a quelle gi
in programma, il che corrisponde al risparmio di circa 8.000.000 m3 di gas naturale, equivalenti a
circa 6.700 tep/anno.

Nella Figura 2.1.1 riportata la descrizione delle aree allacciate al teleriscaldamento per effetto
dello sviluppo associato direttamente alla presenza del PAI.

Invece nella Figura 2.1.2 rappresentata la situazione complessiva delle utenze allacciate al
teleriscaldamento a seguito della evoluzione conseguente alla realizzazione del termvalorizzatore
del PAI.

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Figura 2.1.1: Teleriscaldamento di Parma- Utenze acquisibili a seguito della realizzazione del PAI

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Figura 2.1.2: Teleriscaldamento di Parma- Situazione complessiva delle utenza al 2014 (Soluzione
post PAI)

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2.1.2. Bilancio energetico e bilancio delle emissioni inquinanti
I due scenari di sviluppo messi a confronto sono dunque le ipotesi di sviluppo del sistema
energetico cittadino.

Avremo da una parte il cosiddetto sviluppo spontaneo ovvero levoluzione che il sistema
energetico avr comunque a seguito del progetto di sviluppo del teleriscaldamento e delle centrali
di produzione energetica ad esso dedicate cos come si prevede dalla evoluzione del progetto in
corso.

Dallaltra parte avremo uno sviluppo alternativo (almeno in parte) che si avr come conseguenza
dellintervento della nuova infrastruttura costituita dal PAI e in primo luogo dal termovalorizzatore in
esso compreso.

Il bilancio comparativo dellenergia termica ed elettrica messa in gioco rappresentato dai dati
riportati in Tabella 2.1.1. Nella stessa tabella riassunto anche il bilancio comparativo in termini di
emissioni di inquinanti atmosferici associati ai due scenari a confronto.

2.1.2.1. Il Bilancio energetico del sistema di teleriscaldamento pre e post PAI


Il bilancio energetico riportato considerando che la dimensione del sistema di teleriscaldamento
nei due scenari non sarebbe la stessa. Infatti, nello scenario PAI previsto uno sviluppo ulteriore
del sistema di teleriscaldamento con inclusione di nuove aree allacciate rispetto alla evoluzione
spontanea del progetto in corso.
Nella tabella di bilancio questa differenza riportata inserendo nel bilancio energetico della
situazione attuale una quota di consumo di metano per il riscaldamento delle utenze energetiche
che invece saranno incluse nel progetto dello scenario post PAI.

Si puo notare che in entrambi gli scenari lenergia termica complessivamente fornita alle utenza
della citt di Parma pari a 223'022 MWh/anno. Questo dato corrisponde alla previsione del
calore effettivamente consegnato alle utenze. Le quote di combustibile associate alla produzione di
questo calore netto allutenza sono differenti a seconda del tipo di sistema di generazione
adottato. Tutti i dati di bilancio energetico riportati in Tabella sono descritti in unit comparabili (in
MWh/anno).

2.1.2.2. Il Bilancio comparativo delle emissioni di inquinanti atmosferici


I dati di consumo di energia, necessari alla produzione del calore distribuito dalla rete di
teleriscaldamento e della energia elettrica associata, tradotti in base al tipo di combustibile e alla
tecnologie di combustione (a seconda dei casi: caldaie, motori a gas, termovalorizzatore) sono
stati tradotti in emissioni di inquinanti complessive su base annua.
Da notare che, trattandosi di un confronto effettuato in corrispondenza della conclusione della fase
di sviluppo del teleriscaldamento, ovvero il 2014 (anno di entrata in servizio previsto
convenzionalmente per il PAI) i fattori di emissione degli inquinanti delle diverse fonti di emissione
sono considerati non ai livelli attuali ma ai valori previsti dalle autorizzazioni di lungo periodo,
ovvero le migliori tecnologie disponibili (BAT).

Pi in dettaglio,
a) le emissioni dei motori a gas (valutate al 5% di O2) sono state assunte pari a 200 mg/Nmc
di NOx, 267 mg/Nmc di CO, 1 mg/Nmc di PM10;
b) le emissioni specifiche assunte per le caldaie delle centrali di teleriscaldamento sono pari a:
100 mg/Nmc di NOx, 100 mg/Nmc di CO, 1 mg/Nmc di PM10;

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c) solo le emissioni delle caldaie a gas dei quartieri allacciati a seguito dellattivazione del PAI
le emissioni considerate sono quelle medie delle tecnologie correnti, ovvero 200 mg/Nmc di
NOx, 50 mg/Nmc di CO, 1 mg/Nmc di PM10;
d) per il termovalorizzatore i dati assunti sono quelli di progetto che gi prevedono
ladeguamento alle BAT, ovvero 60 mg/Nmc di NOx, 30 mg/Nmc di CO, 3 mg/Nmc di
PM10.

Con queste assunzioni per i fattori di emissione, applicate ai consumi di energia delle unit
produttive corrispondenti, si giunge al bilancio delle emissioni riportato in Tabella.
Come si puo vedere, la situazione di evoluzione spontanea del sistema di teleriscaldamento,
anche considerando le emissioni limitate dalle migliori tecnologie disponibili, porteranno al 2011-
2014 alla emissione annua di:

80.1 ton/anno di NOx,


85.1 ton/anno di CO,
0.46 ton/anno di PM10.

Nello scenario alternativo, che prevede la presenza del termovalorizzatore e la eliminazione dei
motori di cogenerazione a gas (mentre le caldaie esistenti rimangono in esercizio ma con
funzionamento ridotto) i dati di emissione diventano:

78. 2 ton/anno di NOx,


44.0 ton/anno di CO,
3.52 ton/anno di PM10.

In termini di bilancio, a scala locale, si prevede dunque:

a) la diminuzione delle emissioni di NOx di circa 1.88 ton/anno;


b) la diminuzione delle emissioni di CO di circa 41.1 ton/anno;
c) lincremento di emissioni di PM10 di circa 3.06 ton/anno.

Questi dati sono relativi al bilancio delle emissioni su base annua.

In aggiunta a questo dato si deve considerare che i luoghi e le modalit di emissione cambiano
anchessi.
Infatti, mentre le emissioni dello scenario di evoluzione spontanea sono localizzate in parte presso
le centrali di via Lazio e Strada Margherita e in parte presso gli edifici dei quartieri non allacciati
dalla evoluzione spontanea (le caldaie condominiali), nello scenario post PAI le emissioni sono in
parte preponderante localizzate presso il nuovo sito PAI che previsto in unarea a nord della citt
di Parma.

Inoltre le modalit di scarico degli inquinanti in atmosfera sono molto diverse nei due casi, essendo
ad esempio le emissioni del PAI pi adatte alla dispersione degli inquinanti in atmosfera grazie ad
un camino pi elevato e velocit di scarico anchesse pi elevate rispetto alle tecnologie
convenzionali di riferimento.

Questo tipo di confronti tra le tipologie fisiche e localizzative delle emissioni possono essere messe
a confronto solo mediante lo strumento del modello matematico di simulazione che in grado di
tradurre il dato delle emissioni al camino e le modalit e localizzazione delle stesse nei valori delle
concentrazioni delle ricadute al suolo prevedibili in tutti i punti del territorio di riferimento dello
studio.
Queste considerazioni, insieme alla descrizione del modello di simulazione utilizzato, sono
contenute nei capitoli seguenti.
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Tabella 2.1.1: Bilancio Energetico ed Emissivo- Comparazione tra i due scenari considerati
Bilancio energetico Emissioni
Fabbisogno
termico utenza - Produzione produzione Input
Evoluzione spontanea Anno 2013 termica elettrica combustibile NOx CO PM10
MWh/anno MWh/anno MWh/anno MWh/anno ton/anno ton/anno ton/anno
223'022
Centrale via Lazio sezione cogenerativa inverno 61'819 67'536 153'010 32.0 42.7 0.16
Centrale via Lazio sezione cogenerativa estate 39'294 40'522 94'412 19.2 25.6 0.10
Centrale via Lazio + S- Margherita caldaie 115'598 121'682.11 12.7 12.7 0.13

Forno PAI - - -
PAI sezione caldaie integrazione - - -

Quartieri non allacciatitl - caldaie a metano 62'173 77'716 16.2 4.1 0.08

Perdite di distribuzione 7.6% -16'568


Dissipazioni estiva di calore inutiizzato -39'294
Totale 223'022 223'022 108'058 446'821 80.1 85.1 0.46

Bilancio Energetico Emissioni


Fabbisogno
termico utenza - Produzione produzione Input
Evoluzione PAI Anno 2013 termica elettrica combustibile NOx CO PM10
MWh/anno MWh/anno MWh/anno MWh/anno ton/anno ton/anno ton/anno
223'022
Centrale via Lazio sezione cogenerativa - - - - - -
Centrale via Lazio + S- Margherita caldaie 6'859.0 7'220 0.8 0.8 0.01

Forno PAI 316'800 133'035 529'218 68.4 34.2 3.42


PAI sezione caldaie integrazione 78'081 86'757 9.0 9.0 0.09

Quartieri non allacciatitl - caldaie a metano -

Perdite di distribuzione 9.3% -22'971


Dissipazioni estiva di calore inutiizzato -155'747
Totale 223'022 223'022 133'035 623'194 78.2 44.0 3.52

Bilancio a scala locale - 1.88 - 41.10 3.06

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2.1.3. Stima dellimpatto sulla qualit dellaria Scenari di
emissione a confronto

2.1.3.1. Scenari di riferimento


Lanalisi dellimpatto delle emissioni del termovalorizzatore in progetto a Parma stata
effettuata mediante limpiego di un modello di simulazione della dispersione in
atmosfera degli inquinanti (NOx e polveri) emessi dalle sorgenti presenti nei due
scenari di simulazione considerati.

Evoluzione spontanea (in assenza del termovalorizzatore) - Figura 2.1.3: lo


scenario non considera la realizzazione del termovalorizzatore. Le sorgenti
considerate come fonti emissive sono le centrali di cogenerazione di via Lazio e di
Strada Margherita. In aggiunta alle centrali vengono considerate le utenze civili che
nello scenario con termovalorizzatore verranno allacciate alla rete di
teleriscaldamento. Le caratteristiche delle sorgenti verranno descritte in dettaglio
nei paragrafi successivi.

Utenze civili

Centrale Via Lazio

Centrale Strada
Margherita

Figura 2.1.3: Localizzazione nella citt di Parma delle sorgenti presenti nello scenario di
simulazione di evoluzione spontanea (senza termovalorizzatore). Si individuano in
figura le localizzazioni delle due centrali di produzione e le aree urbane non allacciate in
questo scenario (caldaie a gas).

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Evoluzione con inserimento del termovalorizzatore (scenario post PAI) -
Figura 2.1.4: lo scenario considera la realizzazione del termovalorizzatore.
Lenergia termica prodotta dalla combustione dei rifiuti verr ceduta alla rete di
teleriscaldamento di Parma, a cui verranno allacciate nuove utenze civili situate
nella zona nord della citt. Per soddisfare lutenza allacciata alla rete nei periodi di
massima richiesta prevista una caldaia di integrazione situata nellarea del
termovalorizzatore. Oltre a queste sorgenti, saranno parzialmente attive nel periodo
invernale le centrali Lazio e Margherita per la fornitura di energia termica nel caso
in cui il termovalorizzatore e la caldaia di integrazione non siano sufficienti per
soddisfare la domanda di energia termica da parte dellutenza.

Termovalorizzatore

Centrale Via Lazio

Centrale Strada
Margherita

Figura 2.1.4: Localizzazione nella citt di Parma delle sorgenti presenti nello scenario di
simulazione con termovalorizzatore.

2.1.4. Caratteristiche delle sorgenti di emissione nello scenario


evoluzione spontanea (senza termovalorizzatore).
Le fonti di emissione di NOx, CO e polveri presenti in questo scenario sono: la centrale
di Via Lazio, la centrale di Strada Margherita e le utenze civili che saranno allacciate
alla rete di teleriscaldamento nello scenario con termovalorizzatore.

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2.1.4.1. Centrale di Via Lazio
La centrale di cogenerazione di via Lazio considerata nelle simulazioni modellistiche
come una sorgente puntuale di NOx, CO e polveri.

Attualmente, la centrale costituita da quattro caldaie a gas metano da 14 MWt luna,


da una caldaia a gas metano da 4 MWt, da un motore cogenerativo a gas metano di
potenza 3.3 MWe.
A regime (situazione al 2011) nella centrale di via Lazio saranno operativi (nello
scenario di evoluzione spontanea) due ulteriori motori a gas metano di potenza pari a 5
MWe ciascuno.

2.1.4.1.1. Sezione caldaie di integrazione


Nello scenario di riferimento, le emissioni considerate sono solamente quelle delle tre
caldaie da 14 MWt cad e dei motori a gas. La caldaia da 4 MWt infatti prevista essere
esclusa dallesercizio nel prossimo futuro.
In base ai dati di progetto sono state calcolate le caratteristiche fisiche delle emissioni
delle caldaie: portata dei fumi, velocit di uscita dei fumi. Applicando i fattori di
emissioni garantiti dalle BAT (scenario al 2011) sono stati ricavati tutti i parametri utili
alla simulazione modellistica.
I dati di emissione relativi a ciascuna delle 3 caldaie da 14 MWt della centrale di via
Lazio sono riportati nella Tabella 2.1.2 seguente.

Tabella 2.1.2: Centrale termica di via Lazio - Dati relativi a ciascuna delle caldaie da 14
MWt
Via Lazio 2007 60 MWt (14x4+4 MWt)
Portata totale (Nmc/anno) 19026656
Portata carico nom. (Nmc/h) 16459 20244
Portata secca media (Nmc/h) 15200 15200
Portata umida media (Nmc/h) 18700 18700
Singola caldaia
Portata fumi secchi Nmc/s 4.2
Portata fumi secchi mc/s 6
Portata fumi umidi Nmc/s 5.2
Portata fumi umidi mc/s 7
Tfumi C 120
Tfumi K 393
h camino m 30
diametro m 0.80
velocit m/s 14.88
funzionamento a carico nominale
ore/anno 1'156
equivalente (69359/60)
NOx mg/Nmc 100
Fattori di emissione Polveri mg/Nmc 1
3% O2 CO mg/Nmc 100

NOx g/s 0.42


Emissioni Polveri g/s 0.004
Polveri g/s 0.42
Superficie camino = mq 0.50
velocit fumi m/s 14.88
Posizione Coordinate WGS84
E 606375.54
N 4961908.21

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2.1.4.1.2. Sezione motori di cogenerazione
Nella centrale di via Lazio installato attualmente un motore a gas (motore 1) in
assetto di cogenerazione avente potenza elettrica di 3.3 MWe e potenza termica di 3.2
MWt.

Nella stessa centrale sono in fase di installazione due ulteriori motori di cogenerazione
(motore 2 e motore 3) a gas aventi potenza elettrica pari a 5.05 MWe e potenza
termica pari a 3.54 MWt ciascuno.
Nel funzionamento a regime (anno 2011) questo motori sono previsti funzionare a
carico nominale per 210 giorni nel periodo invernale e per 126 giorni nel periodo estivo.
Le produzioni elettriche attese sono state distribuite sui tre motori secondo le loro
potenze:

Periodo invernale: 67536 MWh/ anno (Mot 1: 16632 MWh/a, Mot 2-3: 25'452
MWh/a ciascuno)
Periodo estivo: 40522 MWh/anno (Mot 1: 9980 MWh/a, Mot 2-3: 15'271
MWh/a)

Nelle Tabella 2.1.3 e Tabella 2.1.4 sono riportati i parametri descrittivi delle emissioni
utilizzati per la simulazione rispettivamente per il Motore 1 e per ciascuno dei due
Motori di nuova installazione.

Tabella 2.1.3: Centrale di via Lazio - Caratteristiche delle emissioni del motore da 3.3
MWe
Via Lazio 2007 - Caratteristiche del motore a gas da 3.3 MWe
Portata 12% Portata al 5%
Portata effluenti Nm3/s umido 4.5 2.5
Portata effluenti Nm3/s secco 4.2 2.4

Dati di emissione
Portata fumi secchi Nmc/s 2.2
Portata fumi secchi mc/s 3.2
Portata fumi umidi 7.3% Nmc/s 2.3
Portata fumi umidi mc/s 3.4
Tfumi C 130
Tfumi K 403
h camino m 30
diametro m 0.70
velocit m/s 8.94
ore funzionamento (236gg*24ore) ore/anno 5'664

Fattori di emissione NOx mg/Nmc 200


3% O2 Polveri mg/Nmc 1
CO mg/Nmc 267

Emissioni NOx g/s 0.43


Polveri g/s 0.002
Polveri g/s 0.58

area= mq 0.38

Posizione camino WGS84


E 606375.54

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Via Lazio 2007 - Caratteristiche del motore a gas da 3.3 MWe
Portata 12% Portata al 5%
N 4961908.21

MWh/anno Fumi
40522 96037140 Nm3/anno
67536 160060320 Nm3/anno
108058 256097460 Nm3/anno
Portata oraria 31758 Nm3/ora
24 ore * 336 gg

Caldaia da 3.3 7821 Nm3/ora


Caldaia da 5.05 11968 Nm3/ora

Tabella 2.1.4: Centrale di via Lazio - Caratteristiche delle emissioni di ciascuno dei due
motori da 5.02 MWe
Via Lazio 2007 motore da 5 MWe
Dati di emissione
Portata fumi secchi Nmc/s 3.3
Portata fumi secchi mc/s 4.9
Portata fumi umidi Nmc/s 3.6
Portata fumi umidi mc/s 5.3
Tfumi C 130
Tfumi K 403
h camino m 30
diametro m 0.70
velocit m/s 13.69
ore funzionamento (236gg*24ore) ore/anno 5'664

Fattori di emissione NOx mg/Nmc 200


3% O2 Polveri mg/Nmc 1
CO mg/Nmc 267

Emissioni NOx g/s 0.66


Polveri g/s 0.003
Polveri g/s 0.89

Area emissione = mq 0.38

2.1.4.2. Centrale di Strada Margherita


La centrale di cogenerazione di strada Margherita considerata nelle simulazioni
modellistiche come una sorgente puntuale di NOx e polveri.

La centrale costituita da tre caldaie da 14 MWt ciascuna. I dati relativi alle emissioni
di ciascuna caldaia sono riportati in Tabella 2.1.5.

Tabella 2.1.5: Centrale di Strada Margherita- Caratteristiche delle emissioni di ciascuna


delle tre caldaie da 14 MWt
Margherita 2007 40 MWt (20x2 MWt)
Portata totale Nmc/anno 25368875
Portata carico nom. Nmc/h 21945 24578
Portata secca media Nmc/h 18800 18800
Portata umida media Nmc/h 21000 21000
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Margherita 2007 40 MWt (20x2 MWt)
Dati emissione singola
caldaia
Portata fumi secchi Nmc/s 5.2
Portata fumi secchi mc/s 7
Portata fumi umidi Nmc/s 5.8
Portata fumi umidi mc/s 8
Tfumi C 105
Tfumi K 378
h camino m 14
diametro m 1.00
velocit m/s 10.29
funzionamento a carico nominale ore/anno 1'156
equivalente (46239/40)

Fattori di emissione NOx mg/Nmc 100


3% O2 Polveri mg/Nmc 1
CO mg/Nmc 100

Emissioni NOx g/s 0.52


Polveri g/s 0.005
Polveri g/s 0.52

area= mq 0.79
velocit fumi verifica m/s 10.29
Posizione camino WGS84
E 606616.94
N 4959230.06

2.1.5. Sorgenti civili delle aree non teleriscaldate nello scenario


evoluzione spontanea
Le utenze civili che saranno allacciate alla rete di teleriscaldamento nello scenario con
PAI costituiscono una sorgente di emissioni, di tipo areale, per il solo scenario di
evoluzione spontanea. In questo scenario, dunque, esse sono considerate come
sorgenti areali di NOx, CO e polveri.

Le nuove utenze allacciate constano di 11 aree numerate da 9 a 18 pi unarea


denominata ex-Bormioli. Per motivi prettamente geometrici si scelto di accorpare
larea 15 con quella ex-Bormioli (per un totale cio di 10 aree).

Lenergia termica annualmente prodotta dalle caldaie a gas degli edifici di queste aree
(pari a 62173 MWht/anno) stata tradotta in emissioni inquinanti sulla base dei fattori
specifici di emissioni e distribuita come emissione distribuita omogeneamente su
ciascuna della aree territoriali di riferimento (vedi descrizione riportata nel capitolo
descrittivo della struttura del sistema di teleriscaldamento).
Le aree considerate vengono tradotte, per le esigenze poste dal modello di
simulazione, in sorgenti areali rettangoli di area equivalente alle aree evidenziate e
collocate in corrispondenza del baricentro effettivo dellarea.
I consumi attuali di metano di queste aree sono descritti nella Tabella 2.1.6. La
localizzazione territoriale delle aree citate riportata nella Figura 2.1.1 riportata nei
capitoli precedenti.

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Tabella 2.1.6: Consistenza dei consumi energetico attuali nelle aree territoriali destinate
alla estensione del teleriscaldamento (post PAI )
Consumi di
Aree metano
(KWh/anno)
9 6574478.21
10 8280250.98
11 5725486.45
12 5581634.33
13 5953558.82
14 2967491.23
15+ex.Bormioli 7245498.71
16 10106771.62
17 6819701.05
18 2918128.60

totale 62173000

2.1.6. Caratteristiche delle sorgenti di emissione nello scenario di


progetto (PAI)
Le fonti di emissione di NOx, CO e polveri presenti in questo scenario sono:

la centrale di Via Lazio (esclusi i cogeneratori),


quella di Strada Margherita,
il termovalorizzatore con la sue caldaie di integrazione.

2.1.6.1. Centrali di via Lazio e Strada Margherita


Per le centrali di via Lazio e Strada Margherita i dati di emissione rimangono quelli gi
descritti per le caldaie mentre sono da considerare annullate in questo scenario le
emissioni di tutti i motori di cogenerazione che saranno messi fuori servizio (motore 1)
o non pi installati (motori 2 e 3).

Le emissioni delle caldaie subiscono pero una differenza in termini di numero di ore
annue di funzionamento che saranno minori in quanto il loro funzionamento
passerebbe ad un ruolo prevalentemente di integrazione e riserva.

2.1.6.2. Termovalorizzatore
Il carico di base della produzione termica verrebbe sopportato in modo prevalente dal
termovalorizzatore installato nel PAI che costituisce la nuova emissione da prendere in
esame in questo scenario.
Il termovalorizzatore previsto funzionare a carico nominale costante per 330
giorni/anno. Nelle simulazioni descritte nel seguito, a titolo cautelativo, questa
emissione invece considerata come funzionante in continuo alla massima potenza
per tutte le ore dellanno.

I dati descrittivi della emissione del termovalorizzatore sono riportati nella Tabella 2.1.7
seguente.

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Tabella 2.1.7: Parametri tecnici e dati di emissione del termovalorizzatore PAI
TU Parma 2007
Nmc/h
Portata fumi 144000
fumi secchi, 11%O2

Portata fumi Nmc/s 40.0


Portata fumi mc/s 62.0
Tfumi C 150
Tfumi K 423
h camino m 70
diametro m 2.15
velocit m/s 17.00
funzionamento ore/anno 8'760

Fattori di emissione NOx mg/Nmc 60


11% O2 Polveri mg/Nmc 3
CO mg/Nmc 30

Emissioni NOx g/s 2.40


Polveri g/s 0.12
CO g/s 1.20

Area camino mq 3.65


velocit fumi verifica m/s 17.00

Posizione camino WGS84


Metri Est 607155
Metri Nord 4966055

2.1.6.3. Centrale Termica di integrazione e riserva PAI


La centrale di integrazione PAI, funzionante a metano, prevede una potenza termica di
40 MWt suddivisa su 3 caldaie. Le canne funarie di ogni caldaia sono raggruppate in
un unico camino in cui si inseriscono anche le canne delle emissioni del
termovalorizzatore.
Il funzionamento della centrale termica di integrazione previsto operare in modo
prioritario rispetto alle altre caldaie di integrazione (via Lazio e Strada Margherita).

I dati caratteristici di questa emissione sono riportati nella Tabella 2.1.8 seguente.

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Tabella 2.1.8: Parametri e dati di emissione della centrale di integrazione PAI
TU Parma 2007 - Caldaie integrazione (3x13.3 MWt)
Portata totale Nmc/anno 90.437.253
Portata tot Sing Cald Nmc/anno 30.145.751
Portata carico nom. Equivalente Nmc/h 15'443

Singola caldaia
Portata fumi Nmc/s 4.3
Portata fumi mc/s 6.5
Tfumi C 140
Tfumi K 413
h camino m 70
Diametro camino m 1.00
velocit m/s 10.00
funzionamento a carico nominale
ore/anno 1'952
equivalente (78081/40)

NOx mg/Nmc 100


Fattori di emissione
Polveri mg/Nmc 1
11% O2
CO mg/Nmc 100

NOx g/s 0.4


Emissioni a carico nominale
Polveri g/s 0.004
equivalente
CO g/s 0.4

area= mq 0.65
velocit fumi verifica = m/s 10.00
diametro = m 0.91
Posizione camino WGS84
E 607155
N 4'966055

2.1.7. Simulazione dellimpatto sulla qualit dellaria dei diversi


scenari

2.1.7.1. Metodologia adottata nelle simulazioni

2.1.7.1.1. Il modello Calpuff


Le simulazioni sono state effettuate con Calpuff, un modello di dispersione non
stazionario, con approccio lagrangiano a puff, realizzato dalla Earth Tech Inc. per conto
del California Air Resource Board e dellUS.EPA.
Calpuff, con la sua catena di pre-processori (Calmet) e post-processori (Calpost) uno
dei preferred models recommended for regulatory use adottati ufficialmente dallUS-
EPA, come risulta dalle Linee Guida del registro federale dei modelli per la qualit
dellaria (Guideline on Air Quality Models, Federal Register Appendix W N. 72, April
15, 2003/Rules and Regulations).
A livello nazionale italiano, Calpuff rientra per le sue caratteristiche nei modelli citati
dalle linee guida RTI CTN_ACE 4/2001 Linee Guida per la selezione e lapplicazione
dei modelli di dispersione atmosferica per la qualit dellaria Agenzia Nazionale per
la Protezione dellAmbiente, Centro Tematico Nazionale Aria Clima Emissioni 2001.

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Il modello Calpuff si definisce di tipo lagrangiano in base alla sua formulazione
algoritmica, in cui le emissioni inquinanti vengono tradotte in una sequenza di sbuffi (i
puffs) che vengono simulati nella loro diffusione e dispersione in un dominio di calcolo
di tipo tridimensionale. La dispersione dei singoli puff definita in base allevoluzione
della climatologia media oraria (componente avvettiva, responsabile dello
spostamento del baricentro dei singoli puff) e alla dispersione turbolenta (componente
dispersiva, responsabile della evoluzione dimensionale dei singoli puff).
In questo tipo di modello, le calme di vento e i venti molto deboli sono interpretati come
situazioni di ridotta o nulla componente di trasporto dei puff, che possono quindi
simulare situazioni di possibile accumulo degli stessi.
La componente dispersiva (evoluzione dimensionale dei puff indotta dalla turbolenza
atmosferica) viene simulata mediante limpiego di parametri di nuova generazione che
descrivono la turbolenza atmosferica. Tali parametri (L, Lunghezza di Monin Obuhkov;
H0, Flusso Turbolento di calore sensibile, u*, velocit di frizione) sono calcolati con
algoritmi di stima della turbolenza atmosferica, che adottano la schematizzazione dello
Strato Limite Planetario (PBL) proposta dalla moderna fisica dellatmosfera. I parametri
sono prodotti da stazioni meteorologiche avanzate (dotate di anemometro ultrasonico
triassiale) ma possono essere stimati, in modo necessariamente approssimato, anche
a partire dai dati disponibili prodotti da postazioni meteo convenzionali.

Per effettuare le simulazioni con il modello Calpuff sono necessari dati di input di
differenti tipologie, in particolare:

Dati meteorologici rappresentativi del territorio oggetto dello studio di impatto, in


quanto influenzano la dispersione degli inquinanti in atmosfera;
Dati caratteristici degli impianti che costituiscono le sorgenti di emissione. I dati
necessari riguardano la concentrazione degli inquinanti nei fumi, le condizioni
fisiche di emissione dei fumi e la geometria dei camini considerati. Questi dati
sono descritti nelle tabelle relative alle sorgenti di emissione.

2.1.7.1.2. Descrizione dei dati di input di tipo


meteorologico
Per eseguire la simulazione modellistica sono stati utilizzati i dati relativi allanno 2006
presentati nel Quadro di Riferimento Ambientale. I parametri necessari alla costruzione
dellinput meteorologico sono: temperatura, umidit relativa, velocit e direzione del
vento, radiazione solare. In aggiunta, ai dati meteo convenzionali sono stati associati i
parametri di nuova generazione che descrivono la turbolenza atmosferica: il flusso
turbolento di calore sensibile (H0), la lunghezza di Monin-Obuhkov (L), la velocit di
frizione (u*).
In particolare, per costruire linput meteorologico al modello di simulazione, sono stati
elaborati i dati orari dellintero anno 2006 per un totale di 8760 ore.

I dati orari di radiazione netta sono stati stimati a partire dai valori della radiazione
globale, con un algoritmo che si basa sulla stima della ripartizione della radiazione
solare globale (parte di questa viene infatti retrodiffusa come radiazione infrarossa,
costituendo la radiazione netta, e parte rimane a incrementare il calore sensibile
incorporato nel terreno). Lalgoritmo utilizzato parte della libreria PBL_MET
sviluppata da Servizi Territorio s.r.l.

Successivamente, dai dati di velocit del vento e radiazione solare (globale e netta),
sono state calcolate le categorie di stabilit atmosferica secondo la metodologia

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proposta da Pasquill-Gifford. Questi parametri rappresentano la capacit dellatmosfera
di disperdere gli inquinanti emessi.
I dati di stabilit atmosferica sono stati associati ora per ora ai dati meteo di base e
insieme sono stati utilizzati per costruire linput finale al modello di simulazione.

2.1.7.1.3. Definizione del dominio di calcolo adottato


per la simulazione
Per effettuare una simulazione, oltre ai dati di input, occorre definire un dominio
territoriale entro il quale vengono effettuati i calcoli modellistici. Il dominio territoriale
preso a riferimento per la simulazione stato scelto in modo da consentire la
rappresentazione dei principali effetti delle ricadute al suolo delle emissioni degli
inquinanti atmosferici.

Il dominio definito per le simulazioni delle sorgenti considerate rappresentato in


Figura 2.1.5 e ha una dimensione di 20 km in direzione est-ovest e 20 km in direzione
nord-sud. Nella Tabella 2.1.9 sono riportate le coordinate del dominio di calcolo (WGS
84, Zona 32).

Tabella 2.1.9: Coordinate del dominio territoriale (WGS 84 ZONA32)


EST - OVEST NORD SUD
Min (m) 595708 4'951754
Max (m) 615708 4971754

Al territorio di riferimento viene sovrapposta una griglia regolare cartesiana costituita da


161 punti nella direzione x e 161 punti nella direzione y. Di conseguenza, i punti della
griglia di calcolo sono equispaziati di 125 metri in direzione x e 125 metri in direzione y.

I calcoli della simulazione modellistica sono quindi effettuati in tutti i punti della griglia
cos definita, per un totale di 25921 punti recettori. Le elaborazioni vengono ripetute
per tutte le 8760 ore di un anno solare.

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TRECASALI TORRILE
FONTANELLATO

Termovalorizzatore SORBOLO
FONTEVIVO

PARMA

GATTATICO

COLLECCHIO
S.I.DENZA

MONTECHIARUGOLO

Figura 2.1.5: Dominio territoriale oggetto delle simulazioni e localizzazione del


termovalorizzatore di Parma. In blu sono indicati i confini dei comuni appartenenti al
dominio.

2.1.7.1.4. Simulazione con il modello matematico


Calpuff
I dati di input inerenti le sorgenti di simulazione, unitamente a quelli meteorologici,
vengono acquisiti dal modello matematico che simula per ogni ora dellanno e per tutti i
punti della griglia di calcolo la dispersione in atmosfera delle sostanze inquinanti
emesse da tutte le sorgenti considerate.
Come gi detto le simulazioni sono state condotte per stimare le ricadute di Nox, CO e
polveri emessi dagli impianti.

Il modello, al termine di ogni simulazione, produce in uscita il valore della


concentrazione al suolo (in g/m3 o mg/m3) della sostanza inquinante considerata per
ognuna delle 8760 ore di un anno e per ogni punto della griglia di calcolo.

Successivamente, i dati in uscita dalle simulazioni modellistiche vengono rielaborati per


calcolare su base annuale i parametri statistici indicati dalle normative italiane (in
particolare dal DM 60/02) e/o europee per la descrizione della qualit dellaria. In
particolare:

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Per gli NOx si calcolano dai dati in uscita dal modello:

il 99.8-mo percentile delle medie orarie della concentrazione di NOx;


la media annua delle concentrazione orarie di NOx.

Per le polveri si calcola dai dati in uscita dal modello:

il 98-mo percentile delle concentrazioni medie giornaliere;


la media annua delle concentrazioni orarie di polveri.

Per il CO si calcola dai dati in uscita dal modello:

il 100-mo percentile della concentrazione media su 8 ore di CO.

I dati ottenuti dalle elaborazioni statistiche sono opportunamente interpolati (inverso del
quadrato della distanza) per ottenere le curve di isolivello della concentrazione al suolo
di ogni parametro considerato (per esempio del 99.8-mo percentile orario di NOx).

Infine, le curve di isolivello vengono sovrapposte alla cartografia di base del territorio
per ottenere mappe di isoconcentrazione delle ricadute al suolo degli inquinanti
simulati.

Le mappe prodotte sono suddivise per inquinante, per parametro statistico di


riferimento e per scenario di simulazione.

2.1.8. Risultati delle simulazioni modellistiche per gli scenari


previsti
Per tutte le simulazioni, i risultati vengono presentati per mezzo di mappe di isolivello
delle concentrazioni al suolo. Le mappe, in formato A3, sono riportate nel seguito
secondo la numerazione riportata in Tabella 2.1.10.

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Tabella 2.1.10: Elenco e numerazione delle Figure.
Scenario Evoluzione Spontanea (senza PAI )
Figura 2.1.6 99.8 percentile medie orarie
NOx
Figura 2.1.8 media annua
Figura 2.1.10 98 percentile medie giornaliere
PTS
Figura 2.1.12 media annua
CO Figura 2.1.14 100 percentile medie su 8 ore
Scenario Evoluzione di Progetto PAI
Figura 2.1.7 99.8 percentile medie orarie
NOx
Figura 2.1.9 media annua
Figura 2.1.11 98 percentile medie giornaliere
PTS
Figura 2.1.13 media annua
CO Figura 2.1.15 100 percentile medie su 8 ore

La discussione che segue analizzer i dati quantitativi relativamente a ciascun


inquinante e scenario di simulazione considerato.

2.1.8.1. Risultati per gli ossidi di azoto


I risultati delle simulazioni, soprattutto per quanto riguarda i valori massimi stimati,
verranno messi a confronto con i limiti di legge stabiliti dal DM 60/02 per la protezione
della salute umana. Tali valori si riferiscono per allNO2 che costituisce solo una parte
degli NOx complessivi. In ogni caso, dato lobiettivo dello studio, si scelto valutare le
stime modellistiche in un ottica cautelativa, assumendo che le ricadute di NOx siano
costituite interamente da NO2. Tale approccio cautelativo stato, in particolare,
utilizzato nel confronto con i limiti di legge per questo inquinante.

2.1.8.1.1. Mappe del 99.8-mo percentile di NOx


La Figura 2.1.6 riporta le curve di isoconcentrazione che rappresentano il 99.8-mo
percentile delle concentrazioni orarie di NOX stimate nello Scenario Evoluzione
Spontanea (no PAI) che descrive la situazione in assenza del termovalorizzatore in
progetto. Le sorgenti di emissione definite in questo scenario sono: le centrali del
teleriscaldamento di Parma (via Lazio, Strada Margherita) con la presenza a pieno
regime dei tre motori di cogenerazione a gas e la quota di utenze civili (caldaie
condominiali) che non sarebbero allacciate al teleriscaldamento in questo scenario.

Le simulazioni modellistiche indicano che il valore massimo delle ricadute al suolo di


NOx per il 99.8-mo percentile pari a 32 g/m3.

Tale valore localizzato nellarea a Nord-Est rispetto allarea urbana di Parma in cui
sono maggiori le ricadute di episodi acuti di breve periodo (rappresentati dal 99.8-mo
percentile). Le concentrazioni decrescono allontanandosi dai camini. I valori tendono
ad aumentare in una porzione di territorio relativamente lontana dalle fonti di
emissione. La mappa mostra unaltra area con valori compresi tra 15 g/m3 e 20 g/m3
che interessa direttamente larea urbana di Parma Questo comportamento
complessivo pu essere spiegato sia dal regime anemologico che caratterizza il sito e
dalla relativa associazione alle classi di stabilit che determina le ricadute pi verso
nord-est che altrove dei picchi massimi. Sullarea urbana significativa anche
linfluenza delle emissioni delle caldaie a gas della zona non allacciata al
teleriscaldamento che in questa simulazione viene presa in considerazione.

Considerando la prospettiva a lungo termine, fissata dal medesimo Decreto


Ministeriale per il 2010, si stima un apporto delle ricadute dovute allinsieme delle
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sorgenti considerate pari a circa il 16% del limite di legge di 200 g/m3. Si ricorda che i
dati stimati nelle simulazioni sono espressi come NOx e quindi tali concentrazioni sono
solo in parte attribuibili allNO2; ne consegue che la stima della dimensione relativa
dellimpatto ambientale sopra descritta pu essere considerata come un dato
cautelativo.

La Figura 2.1.7 riporta le curve di isoconcentrazione che rappresentano il 99.8-mo


percentile delle concentrazioni orarie di NOX stimate questa volta per lo scenario di
Progetto PAI che considera il funzionamento a regime (anno 2011-2014) del
termovalorizzatore PAI, la annessa centrale di integrazione e riserva e, per la quota
residua al funzionamento delle punte invernali, anche le sole caldaie installate nelle
centrali di via Lazio e strada Margherita. In questo caso sono esclusi completamente i
cogeneratori a gas.
Le simulazioni modellistiche per questo scenario stimano una ricaduta massima di NOx
dovuta alle emissioni del termovalorizzatore pari a 9,8 g/m3, localizzata a Nord-Est
della citt di Parma.

Si noter in questo caso la assenza di ricadute sularea urbana di Parma, dovute in


particolare alla chiusura (o impiego molto limitato) delle emissioni localizzate a ridosso
dellarea urbana stessa e molto importante la cancellazione delle emissioni delle
caldaie condominiali dei quartieri interessati allestensione del teleriscaldamento.

Le concentrazioni stimate indicano una riduzione di circa un terzo dei valori massimi
stimati rispetto allo scenario di riferimento della evoluzione no PAI.

In riferimento al limite di legge per la protezione della salute umana, il contributo


massimo delle ricadute al suolo per il 99.8-mo percentile di NOx pari a circa il 5% del
valore limite di 200 g/m3 previsto per il per il 2010.

Si ricorda ancora che i dati stimati nelle simulazioni sono espressi come NOx e quindi
tali concentrazioni sono solo in parte attribuibili allNO2; ne consegue che la stima della
dimensione relativa dellimpatto ambientale sopra descritta pu essere considerata
come un dato cautelativo.

2.1.8.1.2. Mappe della media annua di NOX


La Figura 2.1.8 riporta le curve di isoconcentrazione che rappresentano la media
annua delle concentrazioni orarie di NOX stimate nello Scenario evoluzione spontanea
no PAI che descrive la situazione in assenza del termovalorizzatore PAI.

Le massime ricadute sono pari a 1.2 g/m3 e si collocano in unarea di ricaduta che si
propaga prevalentemente verso la zona a Nord-Est rispetto alla area urbana di Parma.
Valori dello stesso livello si riscontrano anche allinterno dellara urbana, per effetto
principalmente della sovrapposizione delle centrali del sistema di teleriscaldamento e
delle caldaie condominiali residue.

Lentit delle massime ricadute al suolo comunque limitata essendo inferiore al 3%


rispetto al valore limite di 40 g/m3 per il 2010 (D.M. 60/02). Anche il valore stimato
della media annua espresso come NOx e quindi solo in parte attribuibile allNO2. La
stima dellimpatto delle sorgenti considerate in rapporto ai limiti di legge, pu essere,
quindi, considerata cautelativa.

La Figura 2.1.9 riporta le analoghe curve di isoconcentrazione che rappresentano la


media annua delle concentrazioni orarie di NOX stimate nello Scenario di Progetto PAI
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che considera il funzionamento a regime del termovalorizzatore PAI con la
contemporanea presenza della estensione della rete di teleriscaldamento di Parma .
Le massime ricadute sulla media annua scendono in questo caso a 0.18 g/m3
andando ad interessare solamente le aree a nord e nord-est esterne alla citt di
Parma. Le ricadute allinterno dellarea urbana di Parma risultano al di sotto delle soglie
minime indicate nella figura (ovvero inferiori a 0.08 g/m3).

Lentit delle massime ricadute al suolo di NOx in questo scenario comunque di poco
superiore allo 0.45% del valore limite di 40 g/m3 previsto per il 2010 (D.M. 60/02).
Ancora, il valore stimato della media annua espresso come NOx e quindi solo in
parte attribuibile allNO2 e, come nel caso del valore del percentile, la stima della
dimensione relativa dellimpatto ambientale sopra descritta pu essere considerata
come un dato cautelativo.

Analogamente a quanto visto nelle mappe del percentile, si osserva una significativa
diminuzione delle ricadute al suolo di NOx anche per la media annua nel passaggio
dallo scenario di evoluzione spontanea allo scenario di progetto.

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Figura 2.1.6

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Figura 2.1.7

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Figura 2.1.8
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Figura 2.1.9

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2.1.8.2. Risultati per il monossido di carbonio (CO)
2.1.8.2.1. Mappe del valore massimo della media
annua su otto ore
Nella Figura 2.1.10 sono riportate le mappe di isoconcentrazione che rappresentano il
100-mo percentile della media su otto ore elaborate per lo Scenario evoluzione
Spontanea no PAI che descrive la situazione in assenza del termovalorizzatore PAI.
Il valore massimo delle ricadute al suolo pari a 0.03 mg/m3, indicando un impatto
piuttosto modesto dovuto a questo inquinante. Lestensione delle ricadute visibile ad
est degli impianti, ma soprattutto nel settore compreso tra SW e NW.
La forma di queste mappe tipicamente rappresentata da curve distribuite su direzioni
radiali. Cio nasce dalla struttura statistica del 100-mo percentile che evidenzia singole
situazioni di persistenza per 8 ore di una determinata direzione del vento per cui si
determinano, anche per una sola volta in un anno, le condizioni di massima ricaduta.

In riferimento agli standard di qualit dellaria, il contributo delle sorgenti emissive


pari allo 0.3% del limite di 10 mg/m3 previsto dagli SQA a partire dal 2005 (D.M. 60/02)
per il CO.

Nella Figura 2.1.11 sono riportate le analoghe mappe di isoconcentrazione che


rappresentano il 100-mo percentile della media su otto ore elaborate per lo Scenario di
Progetto PAI che considera il funzionamento a regime del termovalorizzatore.
Il valore massimo delle ricadute al suolo pari a 0.009 mg/m3, indicando una
diminuzione delle ricadute al suolo di CO rispetto allo Scenario precedente, come si
osserva anche dalla riduzione delle aree delimitate dalle curve di isolivello che indicano
ricadute di pari entit.
Si nota come anche la localizzazione delle curve si sposti in corrispondenza della
localizzazione del termovalorizzatore che rimane la sorgente principale, seppur
minima, del nuovo scenario.

In riferimento agli standard di qualit dellaria, il contributo delle sorgenti emissive in


questo scenario inferiore allo 0.09% del limite di 10 mg/m3 previsto dagli SQA a
partire dal 2005 (D.M. 60/02) per il CO.

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Figura 2.1.10

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Figura 2.1.11
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2.1.8.3. Risultati per il particolato PM10
Le emissioni di particolato delle diverse sorgenti (PTS), sono state assimilate in toto
alla frazione PM10, indipendentemente dalla effettiva granulometria del particolato. Ci
per ragioni di tipo cautelativo.

2.1.8.3.1. Mappe del 98-mo percentile delle medie


giornaliere di PM10
La Figura 2.1.12 riporta le curve di isoconcentrazione che rappresentano il 98-mo
percentile delle concentrazioni medie giornaliere di PM10 stimate nello Scenario
Evoluzione Spontanea (no PAI) che descrive la situazione in assenza del
termovalorizzatore in progetto. Le sorgenti di emissione definite in questo scenario
sono: le centrali del teleriscaldamento di Parma (via Lazio, Strada Margherita) con la
presenza a pieno regime dei tre motori di cogenerazione a gas e la quota di utenze
civili (caldaie condominiali) che non sarebbero allacciate al teleriscaldamento in questo
scenario.

Le simulazioni modellistiche indicano che il valore massimo delle ricadute al suolo di


PM10 per il 98-mo percentile pari a 0.03 g/m3.

Tale valore localizzato in modo piuttosto distribuito sia sullarea urbana di Parma che
allesterno in direzione Nord Est e Sud Est. Sullarea urbana si distingue anche
linfluenza delle emissioni delle caldaie a gas della zona non allacciata al
teleriscaldamento che in questa simulazione viene presa in considerazione.

Considerando la prospettiva a lungo termine, fissata dal Decreto Ministeriale 60/02, si


stima un apporto delle ricadute dovute allinsieme delle sorgenti considerate pari a
circa il 0.06% del limite di legge di 50 g/m3.

La Figura 2.1.13 riporta le curve di isoconcentrazione che rappresentano il 98-mo


percentile delle concentrazioni medie giornaliere di PM10 stimate questa volta per lo
scenario di Progetto PAI che considera il funzionamento a regime (anno 2011-2014) il
termovalorizzatore PAI, la annessa centrale di integrazione e riserva e, per la quota
residua al funzionamento delle punte invernali, anche le sole caldaie installate nelle
centrali di via Lazio e strada Margherita. In questo caso sono esclusi completamente i
cogeneratori a gas.
Le simulazioni modellistiche per questo scenario stimano una ricaduta massima di
PM10 dovuta alle emissioni del termovalorizzatore pari a 0.11 g/m3, i massimi,
arealmente assai contenuti, sono distribuiti nella porzione a Nord Est dellarea urbana
della citt di Parma.

Si noter in questo caso la assenza di ricadute sullarea urbana di Parma, dovute in


particolare alla chiusura (o impiego molto limitato) delle emissioni localizzate a ridosso
dellarea urbana stessa e molto importante la cancellazione delle emissioni delle
caldaie condominiali dei quartieri interessati allestensione del teleriscaldamento.

Le concentrazioni stimate indicano, al contrario di quanto avviene per gli altri inquinanti
considerati, un incremento dei valori massimi stimati (da 0.03 a 0.11 g/m3) rispetto
allo scenario di riferimento della evoluzione no PAI.

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In riferimento al limite di legge per la protezione della salute umana, il contributo
massimo delle ricadute al suolo per il 98-mo percentile delle medie giornaliere di PM10
pari a circa lo 0.22% del valore limite di 50 g/m3 previsto dal DM 60/02.

2.1.8.3.2. Mappe delle medie annue di PM10


La Figura 2.1.14 rappresenta il risultato delle simulazione delle medie annue di PM10
per lo scenario evoluzione spontanea no PAI.
Il valore massimo delle ricadute risultanti pari a circa 0.007 g/m3; le aree di massima
ricaduta sono ricomprese entro larea urbana del Comune di Parma; il massimo
riscontrato rappresenta comunque una frazione assai trascurabile, lo 0.017%, del
valore limite fissato dal DM 60/02 per questo parametro ovvero 40 g/m3.

La Figura 2.1.15 rappresenta invece la mappa analoga della media annua per lo
scenario di progetto PAI. In questo caso il valore massimo delle ricadute risultanti
pari a circa 0.0015 g/m3; le aree di massima ricaduta sono localizzate nel territorio a
Nord Est dellarea urbana del Comune di Parma; il massimo rappresenta una frazione
ancor pi trascurabile dello scenario precedente (0,0037%) del valore limite fissato dal
DM 60/02 per questo parametro ovvero 40 g/m3.

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Figura 2.1.12

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Figura 2.1.13

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Figura 2.1.14

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Figura 2.1.15

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2.1.9. Sintesi dei risultati
Limpatto sulla qualit dellaria degli inquinanti emessi dallimpianto stato stimato
mediante un modello di simulazione non stazionario di tipo lagrangiano (il modello
Calpuff), utilizzando come input meteorologico i dati prodotti specificamente da
ARPAER per il sito in esame mediante elaborazioni di dati meteo della zona e
mediante il modello meteorologico Calmet.

Dallanalisi dei dati relativi al 2006 emerge che il sito caratterizzato da venti deboli o
di media intensit. Si osservano alcune direzioni prevalenti della direzione del vento.
La prima direzione associata al quadrante di provenienza SSW-WSW con maggiore
incidenza dei venti con velocit inferiore a 2 m/s. Si osserva poi una classe direzionale
proveniente da WNW con distribuzione delle velocit simile alla prima componente.
Infine, sono rappresentate le classi direzionali provenienti dal settore E-ESE dove si
osserva una maggiore frequenza dei venti con velocit superiore ai 2 m/s.

Lanalisi dellimpatto sulla qualit dellaria del termovalorizzatore PAI stata effettuata
in modo parallelo alle stesse tipologie di simulazioni ottenute per uno scenario di
confronto, ovvero quello che rappresenterebbe levoluzione spontanea del sistema
energetico della citt di Parma in assenza del termovalorizzatore PAI.

In Tabella 2.1.11 sono riportati, come sintesi, i valori delle concentrazioni al suolo di
NOx, CO e PM10 nei punti di massima ricaduta. La valutazione della dimensione
relativa dellimpatto delle emissioni simulate basata sullassunzione che le ricadute di
NOx siano costituite interamente da NO2, ponendosi, quindi, in unottica cautelativa.
Vengono anche riportati i limiti di legge per la qualit dellaria stabiliti dal DM 60/02 per
gli inquinanti considerati.

Tabella 2.1.11: Concentrazioni massime stimate dalle simulazioni modellistiche nei


diversi scenari considerati. Nellultima colonna sono riportati i limiti di legge stabiliti dal DM 60/02
Limiti di legge
Scenario No PAI Scenario PAI
(DM 60/02)
NOx (g/m3)
99.8-mo percentile orario 32 9,8 200
Media annua 1.20 0.18 40
CO (mg/m3)
Max. media su otto ore 0.03 0.009 10
PTS (g/m3)
98.mo percentile giorn. 0.03 0.11 50
Media annua 0.0068 0.0015 40

Il confronto dei risultati evidenzia che il profilo di funzionamento dello scenario di


progetto PAI consente generalmente il contenimento delle ricadute al suolo delle
emissioni di NOx e CO rispetto allo scenario di riferimento no PAI. La riduzione delle
ricadute al suolo di NOx e CO a livello territoriale soprattutto conseguenza sia della
minore immissione nellatmosfera di questi inquinanti nello scenario di progetto che
anche alle condizioni pi favorevoli di dispersione in atmosfera degli stessi che si
producono nella situazione di progetto PAI (camino pi elevato, collocazione pi
esterna alla citt di Parma).

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Per il PM10 le emissioni del progetto PAI, pur molto contenute, determinano un
innalzamento del valore del 98.mo percentile ed una diminuzione dei valori delle medie
annue rispetto allo scenario in assenza di intervento. I livelli di ricaduta al suolo sono
comunque trascurabili se paragonati al valore limite di legge per questo inquinante.

2.1.10. Individuazione di possibili interventi di mitigazione


Per lapprofondimento delle tematiche relative alle mitigazioni conseguibili attraverso la
realizzazione di aree verdi, stato condotto uno specifico studio allegato al presente
SIA cui si rimanda per ulteriori chiarimenti (Allegato D1- Studio inerente labbattimento
del PM10 da parte del sistema del verde previsto nel PAI e nellarea confinante
attraversata dal Canale Naviglio, redatto da: Prof. Stefano Mancuso, Docente di
Fisiologia delle specie arboree - Direttore Laboratorio Internazionale di Neurobiologia
Vegetale Universit degli studi di Firenze e dallo Studio Bellesi Giuntoli di Firenze).

Nellambito dellarea PAI, compresa quella del Canale Naviglio, prevista un intervento
di forestazione interessante una superficie di circa 25 ha.
Larea piantumata intensamente piantumata svolger un ruolo importante per la
mitigazione dellinquinamento atmosferico e nel contempo provveder alla creazione di
un vero e proprio spazio a verde polifunzionale. Il verde di progetto rappresenta quindi
loccasione di un completamento dellopera che da un punto di vista paesaggistico
contribuisca ad una ricucitura del nuovo edificato con il paesaggio circostante.

Limpatto paesaggistico dei manufatti necessari allimpianto, viene ad essere


stemperato attraverso unadeguata distribuzione del verde, in maniera da incrementare
anche il suo ruolo ecologico potenziale.

In sintesi, quindi, oltre agli aspetti paesaggistici ed ecologici, la funzione polivalente del
verde riguarda anche effetti sul ciclo delle acque, effetti sul benessere psicologico e,
soprattutto, permette labbattimento degli inquinanti.

2.1.10.1. Effetti sul ciclo delle acque


Gli alberi svolgono un ruolo molto importante nella regimazione delle acque,
contribuendo efficacemente alla riduzione della quantit di acque di deflusso. Infatti i
rami e le foglie della chioma intercettano lacqua piovana; dopo una sosta temporanea
lacqua in parte evapora, in parte raggiunge il suolo, ma con minore intensit.

Laccurata progettazione del verde del PAI permetter una regolazione importante del
ciclo delle acque di deflusso nellintera area.

2.1.10.2. Effetti sul benessere psicologico


Numerose ricerche negli ultimi 20 anni hanno chiarito le relazioni esistenti fra la
presenza delle piante e la diminuzione dello stress: la semplice vista delle piante in
grado di apportare condizioni di rilassatezza rilevabili attraverso parametri fisiologici.

In questo ambito si ritiene interessante poter proporre un uso didattico-ricreativo per


alcuni spazi anche interni al PAI dedicati a percorsi didattici, in modo di portare a
conoscenza scuole e/o singoli cittadini delle principali tematiche inerenti il mondo del
riciclaggio dei rifiuti, del risparmio energetico e comunque delle tematiche ambientali in
genere.
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Daltronde rilevante anche leffetto del verde sui dipendenti degli impianti industriali.
Vi sono alcuni studi in materia di hort. terapy relativi agli effetti psicologici del verde
interno/esterno agli uffici che dimostrano limportanza della presenza delle piante per il
benessere psico-fisico dei dipendenti.

2.1.10.3. Abbattimento degli inquinanti


2.1.10.3.1. Efficacia delle piante nella rimozione degli
inquinanti atmosferici
I pi importanti inquinanti primari sono emessi nel corso dei processi di combustione di
qualsiasi natura e sono rappresentati dal monossido e biossido di carbonio (CO e
CO2), dagli ossidi di azoto (principalmente sottoforma di monossido e biossido di azoto,
NOx), dalle polveri e dagli idrocarburi incombusti. Nel caso in cui i combustibili
contengano anche zolfo, si ha inoltre emissione di anidride solforosa (SO2). Tra gli
inquinanti secondari da citare lozono (O3), che si forma a partire da molti inquinanti
primari, e quindi, in senso lato, dal traffico automobilistico, dai processi di combustione
ecc..

I benefici delle piante, in merito alla riduzione dellinquinamento, sono dovuti a


meccanismi di azione diretta sugli inquinanti che vengono ad essere eliminati dallaria
per scambi gassosi e, quindi, inattivati dai processi metabolici della pianta o
immagazzinati nei tessuti vegetali o per assorbimento superficiale sui vari tessuti
vegetali degli organi esterni della pianta (foglie, rami, fusto).

Il particolato atmosferico, in cui rientrano anche le polveri, costituisce un problema


frequente in ambiente urbano, dove il traffico costituisce senzaltro una delle fonti
principali. Esso costituito da sostanze di origine diversa allo stato solido o liquido
(sabbia, sali, ceneri, polveri, fuliggine, sostanze silicee di varia natura, sostanze
vegetali, composti metallici, elementi come il carbonio o il piombo, ecc) che derivano
da processi di combustione e da prodotti di reazione dei gas e che, a causa delle loro
dimensioni ridotte, rimangono sospese nellatmosfera per un tempo variabile. Le
polveri PM10 rappresentano il particolato che ha un diametro inferiore uguale a 10
micron e vengono anche dette polveri inalabili perch sono in grado di penetrare nel
tratto superiore dellapparato respiratorio (dal naso alla laringe).

La deposizione il processo per il quale le particelle gassose o solide in sospensione


nellatmosfera vengono trasferite sulla superficie della Terra. La forza gravitazionale
influenza la deposizione delle particelle specialmente di quelle pi grandi di alcuni
micrometri di diametro. Entro i limiti di resistenza fisiologica le piante sono in grado di
svolgere unazione filtrante nei confronti degli inquinanti gassosi e particolati. Il
particolato viene rimosso dalla atmosfera intercettandolo in diversi modi tra i quali
lazione della vegetazione; questa varia a seconda delle dimensioni e delle
caratteristiche delle superfici intercettanti, e delle caratteristiche microclimatiche
(umidit, correnti daria ecc.) che si vengono a creare in prossimit della pianta.

Si pu affermare, in linea generale, che i risultati migliori si ottengono utilizzando piante


che hanno unelevata efficienza nellintercettare le particelle per la presenza di
numerosi rami, superficie fogliare abbondante e ruvida, ma anche per la presenza di
peluria, di cere e di superfici bagnate che ne migliorano lefficienza della raccolta. In
inverno le piante a foglia caduca continuano ad intercettare le particelle che si
depositano sul fusto e sui rami.

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Le piante sono inoltre in grado di diminuire drasticamente la quantit di metalli pesanti
presenti nellatmosfera, sequestrandoli ed impedendo la loro diffusione nellambiente
urbano. Lefficienza di una foresta urbana nel rimuovere gli inquinanti atmosferici
dipende dalla struttura del bosco, dalla composizione specifica, dalla altezza, dalla
densit ecc., parametri che si riflettono sulla quantit di superficie fogliare che insiste
sulla superficie del terreno e quindi, in sostanza, sulla quantit di superficie filtrante
presente sul terreno. Lefficienza decontaminante della vegetazione effettivamente
proporzionale alla superficie delle chiome delle piante ed quindi diversa nei vari
periodi dellanno in funzione della durata del periodo vegetativo.

In conclusione, le piante sono in grado di limitare fisicamente la diffusione degli


inquinanti nellambiente e, questo effetto si esplica non solo sulle polveri o sul
particolato ma anche sulla frazione gassosa degli inquinanti. Ci significa che una
barriera vegetale posta lungo un'infrastruttura viaria, protegge l'ambiente circostante
depurandone l'aria.

2.1.10.3.2. Modelli matematici


Lapprofondimento della conoscenza dei meccanismi di rimozione ed abbattimento
degli inquinanti dalla vegetazione e cio dei meccanismi fisici e biochimici che stanno
alla base dei benefici che le piante possono apportare alla qualit dellaria, ha
permesso la realizzazione di modelli matematici di simulazione sia empirici che
meccanicistici, che sono in grado di stimare le quantit di inquinanti rimosse da una
data porzione di vegetazione. Solo negli ultimi anni per, vi stata unevoluzione
considerevole dei modelli matematici utilizzabili per la simulazione dei fenomeni di
deposizione.
Alcuni modelli sono stati sviluppati in Europa in particolare per la stima della
deposizione sulla vegetazione di composti a base di zolfo o azoto e per moduli facenti
parte di modelli sulla circolazione atmosferica globale, ma soprattutto negli USA per
che la modellistica sulla rimozione di inquinanti effettuata dalla vegetazione ha ricevuto
un grande impulso.
La rimozione di un inquinante atmosferico pu essere espressa come il prodotto della
velocit di deposizione (Vd) e la concentrazione dellinquinante (C) per una data
copertura vegetale di una porzione di territorio.
Per i gas, il calcolo di Vd viene eseguito con una struttura del modello analoga a quella
della legge di Ohm per i circuiti elettrici per cui vengono sommate le resistenze che
interferiscono con la deposizione del gas per cui:

Vdi = ( Ra + Rbi + Rci ) 1

Il termine Ra rappresenta la resistenza aerodinamica sopra la superficie e ha lo stesso


valore per tutte le sostanze. Il termine Rb rappresenta la resistenza quasi-laminare al
trasporto nello strato limite (boundary layer) di aria in contatto con la superficie della
vegetazione e varia con la diffusivit della specie chimica (i). Rb dipende dagli elementi
di rugosit che compongono la superficie e che quindi ne determinano la velocit di
frizione. Rc la resistenza associata alla canopy cio alla struttura della vegetazione
ed a sua volta dipende dalle varie resistenze alla deposizione imposte dai vari
componenti della canopy.

Tutte e tre le resistenze descrivono aspetti dellatmosfera oppure della superficie della
vegetazione coinvolta e vengono descritte mediante una parametrizzazione dei
processi coinvolti. Sebbene questo approccio sia pratico esso pu portare ad

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uneccessiva semplificazione degli aspetti fisici, chimici e biologici che intervengono nei
processi di deposizione.

Nel descrivere la deposizione di particelle, quali ad esempio i metalli pesanti, si


possono utilizzare invece modelli denominati process oriented che descrivono
singolarmente i processi principali coinvolti nella deposizione della particella (Ruijgrok
et al., 1995). Uno dei problemi maggiori derivanti dallutilizzo di questi modelli consiste
per nella loro estrema complessit e quindi nella necessit di disporre di dati che
descrivano la dinamica dellatmosfera e le caratteristiche della vegetazione ad un
elevatissimo dettaglio (Slinn, 1982) quindi preferibile utilizzare modelli pi semplici
ma pi robusti i cosiddetti modelli bulk resistance models che integrano leffetto della
dimensione della particella al valore di resistenza.

2.1.10.3.3. Caso studio Parco del PAI


Si proceduto allanalisi della localizzazione secondo le impostazioni stabilite dalle
indicazioni fornite da Ena al fine di verificare l'efficacia di un parco/bosco di dimensioni
sufficienti alla mitigazione delle emissioni inquinanti del termovalorizzatore.

La superficie destinata a verde nellintervento complessivo PAI + corridoio ecologico si


sviluppa su 35 ha, dei quali ca. 25 ha di copertura arborea e quindi con una
percentuale di oltre il 70 % di copertura a bosco sul totale delle aree destinate a verde

Le analisi condotte durante la fase preliminare di elaborazione del progetto del verde
hanno tenuto necessariamente conto di tutte le funzioni che dovr assolvere la
vegetazione che sommariamente si possono riassumere in: mitigazione
dellinquinamento, ecologica (ripristino di alcuni microhabitat, collegamento ecologico
tra biotopi diversi, ecc.), paesaggistica (inserimento e contestualizzazione del PAI)
didattico-ricreativa (per la didattica ambientale e per la fruizione da parte di visitatori e
impiegati del PAI). In buona parte dellarea di progetto si configurano le potenzialit per
lo sviluppo di vegetazione di un bosco planiziare con presenza di farnia e soprattutto di
pioppo bianco, pioppo nero, Fraxinus, Carpinus ecc. con presenza nello strato
arbustivo di Euonymus europaeus, Ligustrum vulgare, Vinurnum opulus ecc.. mentre
per le formazioni ripariali si ritiene importante la presenza di ontano e salice. La scelta
di un tipo di vegetazione o di una altro dovr essere determinata in fase progettuale
mediante una verifica di dettaglio nella porzione di territorio destinata a parco dalle
caratteristiche edafiche specifiche e soprattutto dall' altezza di falda.

Questo ha condotto alla proposta di realizzazione di una superficie a verde con


caratteristiche diverse ma che comunque tenda ad utilizzare una grande quantit di
specie a funzione schermante e che in buona parte appartengono a quelle afferenti alla
vegetazione del bosco mesofilo a prevalenza di piante a rapida crescita (ad es. pioppi
e frassini) ma anche con sottobosco abbondante. Questa struttura del Parco/bosco che
nella parte interna potr utilizzare anche specie esotiche a rapido accrescimento (ad
es. Quercus rubra) verr realizzata e gestita in forma naturalistica con un andamento
continuo della fascia di alberature che in alcuni punti forma dei raggruppamenti in
modo da assumere una identit di bosco autoctono con specie tipiche del bosco
mesofilo o meso-igrofilo. Per quanto riguarda le specie sempreverdi prevista la
realizzazione di un boschetto di bamb e lutilizzo anche se sporadico di Taxus
baccata. Per quanto riguarda la copertura arbustiva in base alle indicazioni delle linee
guida del verde ed aggiornate da Ena si stimata una superficie di almeno 4 ha.

Da questi dati e dalla considerazione che anche ai fini della mitigazione oltre che per
limpostazione paesaggistica del progetto emerge il fatto che risulta importante
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progettare un Parco che in breve tempo raggiunga una copertura arborea ottimale del
terreno. Questo si otterr con la messa a dimora di una congrua percentuale di specie
a rapido accrescimento, come previsto dal progetto preliminare, e dalla piantagione di
un numero elevato di piantine ad un adeguato sesto di impianto prevedendo
diradamenti successivi in modo da mantenere sempre una copertura ottimale del suolo
sin dalle prime fasi di impianto. A questo tipo di impostazione ci si riferiti nelle fasi di
simulazione che quindi hanno preso in considerazione la mitigazione che potr
ottenere il parco con una copertura ottimale raggiungibile con idonei standard vivaistici
delle piante e opportune cure di manutenzione anche entro pochi anni dallimpianto.

Per quanto riguarda la concentrazione media del PM10 utilizzata nella simulazione,
in mancanza di dati puntuali su lunga serie storica, sono stati presi in considerazione la
risultanza dello studio Progetto di monitoraggio ambientale ante operam che
testualmente riporta:

Per quanto riguarda il PM10, sulla base dei risultati osservati, si pu affermare che tale
inquinante si distribuisce uniformemente su vaste aree ed ha dunque un carattere
ubiquitario. Le situazioni emerse nel corso delle diverse campagne di misura mettono,
infatti, in luce una forte corrispondenza con quanto riscontrato dalla rete fissa del
comune capoluogo, dove sono effettuate misure in continuo. In generale, landamento
del PM10 registrato nelle diverse realt indagate risulta in linea con quanto riscontrato
nella citt di Parma nello stesso periodo di misura, sia per quanto riguarda gli
andamenti che per il numero di superamenti del valore limite. I dati acquisiti
confermano dunque che, anche nei dintorni di Parma, linquinamento legato al PM10
rappresenta una criticit che richiede uno stretto controllo.
E stato quindi utilizzato come valore medio annuale di concentrazione del PM10 i 40
g/m3 che risultano in linea con le medie annuali riportate da A.R.P.A. (Annuario
regionale dati ambientali) negli ultimi anni e che risulta il valore limite per la protezione
della salute secondo le normative vigenti. Per quanto riguarda i dati meteo quelli
utilizzati sono stati quelli gi usati per le simulazioni della deposizione del TV, i dati
mancanti (es. pioggia, periodo vegetativo, ecc.) sono stati stimati sulla base dei dati
medi della zona.

Criticit dellapproccio alla modellizzazione matematica


Sono state fatte assunzioni in termini generali, per esempio, che le piante cresceranno
in salute e sopravvivranno fino a giungere la maturit, chiaro che se una malattia o
una carenza manutentiva non permetter che questo avvenga non si avranno gli stessi
benefici stimati. Inoltre, la stima di alcuni parametri caratteristici della specie stata
eseguita a partire da dati rilevati negli USA, sarebbe quindi necessario, per restringere
il margine di incertezza dei valori ottenuti, disporre di dati rilevati in Italia. La
conoscenza maggiormente dettagliata dei microclima locale aiuterebbe poi per
predisporre una migliore valutazione di come questi benefici si distribuiscono sul
territorio. Una delle problematiche maggiori dei modelli di deposizione consiste, infatti,
nel dover stimare alcuni dei parametri meteorologici a partire da dati meteo relativi a
stazioni meteorologiche di vecchia generazione e spesso non disposte nelle immediate
vicinanze. Questo problema si acuisce, quando il territorio in esame presenta unampia
variabilit in termini di caratteristiche della superficie, presenza di rilievi montuosi e
vallate, variabilit nella distribuzione della vegetazione, ecc.
E inoltre importante sottolineare come spesso la conoscenza di dettaglio della
vegetazione in esame rappresenti anchessa un punto critico degli input dei modelli.
Non sempre possibile, infatti, ottenere sufficienti dati che descrivano la canopy
(arborea, arbustiva o erbacea) in termini di struttura, di LAI, di durata del periodo

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vegetativo, di capacit fotosintetica, di stato di salute, di stato nutrizionale ecc. per le
singole porzioni di territorio occupate dalla vegetazione.
Inoltre essendo questo studio preliminare ad una sistemazione a verde ma basato su
dati meteorologici esistenti si proceduto per quanto possibile alla simulazione degli
effetti della vegetazione sui singoli parametri, ma spesso non stato possibile. E
comunque opinione che nel complesso la presenza della vegetazione modificher i
valori dei parametri meteorologici in modo che leffetto sar migliorativo sulla rimozione
degli inquinanti.
Quindi, complessivamente i limiti a questo tipo di approccio sono tuttora rilevanti, ma
questo non altera lattendibilit dei risultati ottenuti, semplicemente allarga la forbice
di errore delle stime ottenute.

Conclusioni
Dalle simulazioni eseguite risulta una capacit mitigatrice potenziale della vegetazione
complessiva in esame (arborea ed arbustiva) riferita alla deposizione secca di ca. 1050
kg annui di PM10.
Questo dato di rimozione della canopy (ca. 4,2 g m-2 anno-1) risulta in linea con
quanto rilevato in studi analoghi compiuti in molte parti del mondo.

Tabella 2.1.12: Rimozione media (PM10 in g m-2 e range annuale ) in alcune citt

PM10 rimosso
PM10 rimosso
annualmente
Citt Stato annualmente (1994) Reference
(1994) range
media (g m-2)
(g m-2)
Indianapolis USA 4.5 1.1-5.7 Nowak et al., 2006
Los Angeles USA 6.9 1.0-7.1 Nowak et al., 2006
Miami USA 5.5 1.3-6.4 Nowak et al., 2006
New York USA 3.7 0.9-4.7 Nowak et al., 2006
Newark USA 3.6 0.8-4.7 Nowak et al., 2006
New Orleans USA 4.8 1.1-6.0 Nowak et al., 2006
Philadelphia USA 3.8 1.0-5.0 Nowak et al., 2006
San Diego USA 7.6 1.5-8.4 Nowak et al., 2006
Washington USA 3.9 0.9-5.1 Nowak et al., 2006
Pechino CINA 16.7 -------- Yang et al., 2005 mod.
Santiago CILE 14.3 -------- Escobedo et al., in
press, mod.

Per quanto riguarda lItalia, studi analoghi eseguiti dagli autori in provincia di Firenze,
hanno rilevato una media annuale di rimozione con un range oscillante da 0,7 g m-2 a
6.2 g m-2 di canopy.

Le evidenti differenze tra localit e situazioni anche ravvicinate (vedi Firenze) sono
motivate dalle diverse caratteristiche climatiche, vegetazionali, ma soprattutto dalla
diversa concentrazione atmosferica di PM10 nella quale le piante si trovano immerse:
ad esempio questo senzaltro uno dei motivi per cui a Pechino vi sia una elevatissima
efficienza nelle rimozione dato che le medie mensili di PM10 arrivano in alcuni mesi
quasi a 250 g /m3 e mostrano una media annuale ben oltre a 100 g /m3 (Yang et al.
2005).

Tra le principali raccomandazioni per la realizzazione del parco si ribadisce la


necessit di procedere alle piantagioni con specie e standard vivaistici tali da
assicurare un rapido accrescimento del Parco/bosco alle densit ottimali. Inoltre sar
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fondamentale predisporre un piano di manutenzione che garantisca di organizzare in
maniera efficace le cure colturali (irrigazioni, concimazioni, diradamenti, potature,
lavorazioni, ecc.) in modo da poter ottenere il massimo della efficacia nella rimozione di
inquinanti.

Questo approccio scientifico alla quantificazione dei benefici in termini di miglioramento


della qualit dellaria (e non solo) permetter nel corso degli anni lo sviluppo di
specifiche linee guida per laumento della quantit e qualit della vegetazione urbana,
norme che gi in alcuni casi vengono ormai direttamente integrate nelle politiche di
pianificazione e sviluppo territoriale locali. Questo approccio ha trovato gi
applicazione negli USA da, quando lEnvironmental Protecion Agency (EPA) ha
incoraggiato la piantagione di alberi in ambito urbano come mezzo strategico per la
riduzione dellinquinamento dellaria attraverso quelle che sono definite Emerging
mesaures nellambito dei piani nazionali richiesti dal Clean Air Act per il
raggiungimento degli standard qualitativi nazionali di qualit dellaria.

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2.2. Salute pubblica

In allegato al presente Studio (Allegato D2 Studio effetti sanitari) riportato un


approfondimento condotto dal Prof.Carlo Signorelli Ordinario di Igiene presso
lUniversit di Parma, in merito ai possibili effetti di carattere sanitario legati alla
realizzazione del PAI. In tale documento, dopo un inquadramento illustrante il profilo
sanitario della popolazione potenzialmente esposta, viene esposta unampia rassegna
della letteratura tecnico scientifica in materia; successivamente sono stimati i possibili
effetti futuri sulla salute e descritte le possibili mitigazioni.

Rimandando al citato allegato per ogni approfondimento, si riportano nel seguito le


conclusioni cui giunto lestensore.

2.2.1. Rassegna della letteratura tecnico scientifica


La letteratura scientifica attualmente disponibile in materia di studi epidemiologici su
popolazioni potenzialmente esposte agli effetti delle ricadute di emissioni da impianti di
termovalorizzazione, appare nel suo complesso non esaustiva e contraddittoria.

In linea generale, possibile affermare che limpatto ambientale dei pi moderni


impianti di termodistruzione sia significativamente minore rispetto al passato, e
sostanzialmente paragonabile se non inferiore - a quello determinato dal complesso
delle altre attivit antropiche relative alle aree geografiche analizzate. La valutazione
dellimpatto sanitario, condotta tramite la letteratura disponibile, sembra segnalare un
lieve incremento di rischio per alcune patologie, in particolare per patologie respiratorie
e neoplasie dei tessuti molli e del sistema linfoemopoeitico.

E opportuno tuttavia sottolineare come gli studi disponibili appaiono gravati da limiti
metodologici di vario genere, limitandone leffettiva attendibilit. In quasi tutti gli studi
geografici disponibili, i parametri di mortalit e morbosit sono infatti ricavati da registri
pre-esistenti, e istituiti con finalit diverse, la cui intrinseca attendibilit tutta da
dimostrarsi.

Secondariamente, buona parte di questi registri fanno riferimento a dati di residenza e


non di domicilio, condizione che nella realt italiana pu essere discordante,
determinando una possibile distorsione dellimpatto sanitario delle esposizioni. Queste
ultime, terzo elemento discutibile, raramente sono sperimentalmente accertate,
comportando lapplicazione di modelli matematici o comunque empirici ad esempio,
la distanza dagli impianti. Studi sperimentali condotti anche nel nostro Paese
dimostrano tuttavia che limpatto di fattori ambientali, in particolare il regime dei venti,
influenzano significativamente i processi di ricaduta al suolo delle emissioni: aree
equidistanti rispetto ad una sorgente puntiforme possono essere diversamente esposte
alla stessa, con tutte le comprensibili conseguenze a livello ambientale e sanitario.

Alcuni studi di medicina occupazionale suggeriscono la potenziale tossicit delle


esposizioni, sia a livello metabolico che riproduttivo, soprattutto per i soggetti a pi
significativa esposizione, come indirettamente confermato dai reperti di monitoraggio
biologico. Daltro canto, la trasferibilit di tali reperti sulla popolazione generale appare

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del tutto opinabile, sia per limiti metodologici intrinseci, sia per lestrema variabilit
riscontrabile fra gli impianti ed allinterno degli stessi impianti.

Gli studi occupazionali e quelli a base geografica concordano, tuttavia, nel suggerire la
critica importanza di unaccurata messa a punto degli impianti e del controllo di qualit
interno degli stessi, ivi comprendendo tutto il processo di trattamento dei rifiuti dalla
loro raccolta, alla loro separazione, per concludere con la combustione dei medesimi.
Ci trova il proprio razionale scientifico nella chimica di diossine e furani, la cui
formazione conseguenza del processo di combustione, ma la cui rappresentazione
nelle emissioni pu essere drasticamente abbattuta quando la combustione dei rifiuti
sia correttamente condotta (almeno 2 secondi a temperature superiori agli 800, in
presenza di eccesso di ossigeno) (INRS 2004).

Questo appare, infatti, il fattore critico nel limitare e comunque controllare lemissione
ambientale di specie chimiche di sicura tossicit e lunga biopersistenza, i cui effetti
sanitari potrebbero essere rilevabili solo nel corso dei prossimi decenni.

Gli altri possibili rischi per la salute possono riguardare:


la possibile emissione di odori sgradevoli
il possibile inquinamento da rumore
linquinamento da traffico pesante associato al conferimento dei rifiuti
allimpianto

Si sottolinea come la questione degli odori sgradevoli dovrebbe essere mitigata dalla
presenza di una vasta area verde attorno allimpianto. Per quanto riguarda il rumore
dovranno essere rispettati i limiti di legge.

Pi delicato il discorso del traffico pesante legato allarrivo dei rifiuti allimpianto per il
quale si dovr creare una viabilit ad hoc che permetta di ridurre i rallentamenti e le
soste, fattori che aumentano notevolmente lemissione di inquinanti nellaria.

2.2.2. Stima dei possibili effetti futuri sulla salute e possibili


mitigazioni

Sulla base del progetto visionato e delle relazioni tecniche elaborate nellambito dello
studio di impatto ambientale possibile trarre le seguenti considerazioni riguardo i
possibili effetti sulla salute legati al nuovo insediamento PAI.

A) Screening della situazione: la valutazione generale sui potenziali effetti sulla salute
della popolazione potenzialmente interferita dal PAI mette in evidenza il possibile
rischio legato al maggior inquinamento atmosferico per le emissioni dellimpianto e
per il simultaneo aumento del traffico motorizzato di automezzi pesanti per il
conferimento dei rifiuti.

B) Definizione della portata: la definizione degli ambiti di valutazione dell'impatto


sanitario stata discussa con i responsabili della Azienda USL della provincia di
Parma portando alle seguenti considerazioni:

Premettendo tutte le riserve riguardo lutilizzo della residenza anagrafica quale


indicatore dellesposizione, il metodo pi corretto quello di considerare le persone
residenti nellarea a maggiore ricaduta di inquinanti e polveri sottili

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I dati sanitari disponibili e pubblicati nelle relazioni sullo stato di salute e nei rapporti
regionali prevedono quasi eclusivamente unaggregazione per lintera provincia di
Parma mentre un profilo pi circoscritto ha indotto a considerare il comune di Parma e
quattro comuni a Nord del sito scelto per limpianto

Alla luce delle considerazioni sopra esposte con i relativi limiti, vi quindi accordo sulle
modalit di raccolta dei dati sanitari sia in questa fase iniziale (tempo zero) sia su come
monitorare e valutare il processo di VIS e gli outcomes per la salute che trovano
spunto nel nuovo progetto della Regione Emilia-Romagna

C) Valutazione del potenziale impatto sanitario:


La valutazione preliminare sui possibili effetti sanitari deve considerare i dati di
letteratura esistenti e le relazioni tecniche dello studio con particolare riguardo a quella
sullaria atmosferica, considerato laspetto meritevole di maggiore attenzione. Pertanto:

stata analizzata la proposta oggetto di VIS (es. scelta strategica, alternative,


nuova normativa, programma, progetto)
stata identificata e caratterizzata la popolazione potenzialmente esposta
secondo le indicazioni sopra riportate
stata prevista lidentificazione e la caratterizzazione dei rischi potenziali ai fini
dell'impatto sanitario che hanno mostrato come laria atmosferica sia di gran
lunga il fattore ambientale pi rilevante

D) Raccomandazioni ai decisori:
previsione di un sistema di monitoraggio analitico degli inquinanti atmosferici
considerando i modelli di ricaduta e le sostanze pi direttamente correlate con
la salute delluomo (particolato ed in particolare polveri sottili, ossidi di azoto,
ossido di carbonio, diossine)
previsione di analogo sistema di monitoraggio per i rumori, non solo allinterno
dellarea PAI ma anche nei nodi critici per la circolazione stradale
previsione dei flussi di traffico per il conferimento dei rifiuti con attenzione alla
viabilit in quanto documentato il fatto che le emissioni dei veicoli risultano
notevolmente maggiori in caso di incolonnamenti o marcia a bassa velocit.

Discorso a parte merita la problematica del periodo di apertura del cantiere allorch
potrebbe registrarsi un incremento dellinquinamento dellaria dovuto soprattutto a
polveri e ossidi di azoto.

In conclusione:

lanalisi del progetto consente di affermare che sono state previste tutte le
tecnologie oggi disponibili per ridurre al minimo lemissione di inquinanti e
quindi i rischi per la salute umana;
le alternative illustrate nei diversi scenari di riferimento dimostrano che
limpatto sulle componenti ambientali molto bassa facendo ritenere
trascurabile il contributo del nuovo impianto di termovalorizzazione
sullinquinamento atmosferico della zona oggetto dellinsediamento;
lanalisi della situazione sanitaria di Parma non rivela particolari tipicit se si
eccettua un incremento di patologia dellapparato respiratorio, attribuibile sia ad
abitudini individuali (fumo) che a una situazione di inquinamento ambientale
critica che pi probabilmente ad entrambi;

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i dati di letteratura indicano che non vi sono risultati univoci riguardo eventuali
effetti sanitari nelle popolazioni residenti nei pressi di impianti di incenerimento
e anche i dati sui lavoratori non supportano alcuna ipotesi; inoltre gli impianti di
nuova generazione dovrebbero garantire bassissime emissioni di diossine e di
altri inquinanti pericolosi per la salute;
la maggior ricaduta emissiva prevista solo nella zona limitrofa allinceneritore,
che risulta a bassa densit abitativa;
le previsioni di effetti sulla salute non indicano particolari rischi aggiuntivi anche
se un analitico monitoraggio negli anni appare opportuno

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2.3. Suolo e sottosuolo

2.3.1. Descrizione delle attivit che determinano gli impatti

2.3.1.1. Fase di costruzione


Larea di cantiere (infrastrutture temporanee al servizio del cantiere e lo stoccaggio dei
materiali di montaggio) ricade nellambito dellarea di pertinenza del PAI.

Durante la fase di cantiere e di costruzione dellopera e delle relative opere connesse,


si possono identificare alcuni potenziali effetti perturbatori sulla componente suolo e
sottosuolo; le attivit che possono generare interferenze temporanee e la relativa
tipologia di impatto potenziale indotta sono sintetizzati nel seguito:

ATTIVITA IMPATTI POTENZIALI


- Predisposizione area cantiere - Alterazione qualit per deposizione
- Realizzazione fondazioni polveri
- Realizzazione di scavi - Limitazione destinazioni duso
nellintorno
- Sottrazione destinazioni duso
- Generazione di volumi di scavo
- Possibile contaminazione dei suoli

2.3.1.2. Fase di esercizio


Lo scenario che viene considerato per valutare gli impatti sulla componente suolo e
sottosuolo relativo alla sola presenza del PAI, dato che gli impatti connessi a tale
componente sono spazialmente molto limitati e si esauriscono nellambito dellarea del
PAI stesso (ad eccezione della variazione qualitativa indotta dalla ricaduta delle
emissioni). Non verranno quindi fatte considerazioni in merito allevoluzione delle aree
esterne al PAI; saranno, invece, considerate le possibile interferenze indotte dalla
realizzazione delle opere nellambito del PAI rispetto alle preesistenze nellintorno
dellarea (tav, edifici etc.).

Gli impatti in fase di esercizio possono essere cos sintetizzati:

- Occupazione di suolo e limitazioni duso


- Stabilit
- Rischio simico
- Subsidenza
- Qualit dei suoli

2.3.2. Stima degli impatti

2.3.2.1. Volumi di scavo


In fase di cantiere sar necessario prevedere degli scavi e dei riporti da eseguire
nellarea in esame. Questa attivit si rende necessaria per modellare il piano attuale
dellarea alla morfologia di progetto.
Il piano di posa dellinerte dovr essere costituito dal terreno in situ previa asportazione
del terreno di ricoprimento superficiale, riporto o coltivo che presenta in generale uno
spessore dellordine di 0,51 m.

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Le operazioni precedenti la posa del riporto dovranno quindi consistere in quanto
indicato nel seguito:

- asportazione del terreno di riporto, del materiale organico in genere o di altro


materiale giudicato non idoneo dalla Direzione Lavori fino al rinvenimento certo
della formazione di base costituita da limo e argilla;
- il piano di sbancamento si dovr presentare con pendenza massima del 10%.
Se localmente fossero presenti pendenze superiori occorrer prevedere la
sagomatura a gradoni sub-orizzontali i quali avranno pendenza non superiore al
5%.

Per la realizzazione dellintervento si prevede un movimento terre di circa 21.000 m3


cos suddiviso:

o 5000 m3 dalla realizzazione della fossa rifiuti parzialmente interrata;


o 11.000 m3 dallo scotico dellarea interessata dalla viabilit e dai piazzali
necessari al termovalorizzatore;
o 5.000 m3 da scavi per sottoservizi, plinti e travi di fondazione

Il materiale sbancato, potr essere riutilizzato per il ripristino delle aree e in particolare
per la realizzazione del manto erboso lungo i rilevati morfologici perimetrali. Si precisa,
tra laltro che per la realizzazione della duna perimetrale (quattro metri di altezza tutto
intorno allarea interessata dal PAI), il materiale proveniente dagli scavi non
sufficiente e sar necessario individuare altre fonti; in via prioritaria un quantitativo pari
a ca 100.000 m3. potr essere reperito dalla realizzazione della cassa di espansione
del Canale Naviglio i cui lavori competono al Consorzio di Bonifica, ente con il quale
Ena ha in corso accordi per far coincidere le operazioni di scavo con linizio dei lavori
del PAI.

2.3.2.2. Occupazione di suolo e limitazioni duso


Lintervento previsto presenta le seguenti caratteristiche in termini di occupazione di
suolo:

la superficie totale del Polo Ambientale Integrato di ca. 38 ha;


la superficie coperta pari a ca 47.000 m2;
laltezza degli edifici varia da un minimo di 9 m per i depositi, magazzini e
autorimesse, ad unaltezza di 12 18 m per i locali di selezione/stoccaggio, fino
ad unaltezza di 36 m allimposta per il termovalorizzatore. La ciminiera si eleva
fino a 70 m di altezza.

Nellambito delle aree perimetrali del PAI prevista la realizzazione di unampia area a
verde di ca 26 ha che si andr a riconnettere con il sistema a verde del Parco del
Naviglio della superficie di ca 10 ha.

In relazione a quanto sopra esposto, il suolo sottratto per la realizzazione dellimpianto


non sar restituito generando una tipologia di impatto irreversibile e non mitigabile; si
sottolinea, tuttavia, che si tratta di superfici relativamente ridotte e, per buona parte, il
suolo sottratto verr riutilizzato per la sistemazione a verde.

Infine, per quanto concerne le limitazioni duso delle aree intorno allimpianto, si ricorda
che il contesto nel quale limpianto stesso inserito di tipo prevalentemente

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industriale (Area SPIP); mentre, per quanto concerne le aree destinate ad uso agricolo
(coltivazioni cerealicole), estese a est del sito, queste saranno mitigate dalla
realizzazione della barriera a verde perimetrale; in linea generale, come verr descritto
nel seguito, si proceder al monitoraggio ambientale per una valutazione diretta degli
eventuali effetti determinati dalle emissioni dellimpianto sulle colture della zona.

2.3.2.3. Stabilit
Le valutazioni in merito alle caratteristiche dei terreni di fondazione sono state condotte
dallIng. Croci, la cui relazione tecnica allegata al Progetto Definitivo.

Dal punto di vista delle implicazioni e dei rischi connessi alla stabilit, lopera pi
significativa rappresentata dal termovalorizzatore la cui quota del piano finito viene
assunta pari alla 1.5 m.
Nellambito delledificio principale del termovalorizzatore sono installate le
apparecchiature per la selezione e lincenerimento dei rifiuti e per la generazione del
vapore e dellenergia elettrica. In particolare si individuano:

- una fossa per lo stoccaggio dei rifiuti con la quota di fondo posta alla 5.5 m,
- il treno per lincenerimento e la generazione del vapore con il camino,
- il treno di potenza della turbina e del turbo alternatore.

Al fondo della fossa prevista una pressione di 100 kPa dovuta al carico dei rifiuti. Sul
bordo della fossa sono inoltre previsti i carichi trasmessi dalla struttura della
piattaforma sopraelevata adibita al transito degli autocarri e del carro ponte.
Lungo il perimetro dellintera area prevista inoltre la realizzazione di un rilevato in
terra la cui altezza prevista di 4 m con scarpa tipica 1.5/1, che corre lungo il
perimetro dellarea senza soluzione di continuit.

Secondo quanto riportato nel Quadro di riferimento Ambientale ( 6.3) il terreno di


fondazione dellarea PAI caratterizzato da una stratigrafia suddivisibile, per i primi 30
m da p.c., in due livelli principali:

- il primo livello costituito in prevalenza da limi argillosi e sabbiosi ricoperti


localmente da materiale di riporto di deposizione antropica o da terreno
umificato di spessore anche rilevante (fino a 1.8 m). Tale livello raggiunge
profondit variabili tra i 45 e i 50 m da p.c.
- il secondo livello si identifica con il livello fondamentale della pianura. Le
litologie prevalenti sono rappresentate da ghiaie e ciottoli eterometrici e
poligenici in matrice limosa e limo-argillosa con sabbia. Il secondo livello
caratterizzato da un brusco incremento della resistenza penetrometrica che
denota uno stato daddensamento di tali materiali alquanto elevato.

Nellambito del 1 livello sono presenti due intercalazioni di una certa entit:

un livello argilloso-torboso di spessore pari a 1 e 2 m,


una importante intercalazione a prevalente frazione avente spessori
molto variabili, compresi tra 7 e 13 m.

Nella Tabella 2.3.1 si riportano le caratteristiche geotecniche medie dei terreni in


esame, contenute nella relazione geotecnica dellIng Croci allegata al Progetto
Definitivo.

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Tabella 2.3.1: Caratteristiche geotecniche di riferimento
Peso di Coesione Densit Rapporto
volum efficac relativ di
Livello
e () e (c) (C) a (Dr) Poisso
KN/m3 (kPa) (%) n ()
Primo 18 c.a. 0 25 - 0,4
Prima
18 c.a. 0 24 - 0,4
intercalazione
Secondo 20 - 31 55 0,35
Seconda
19 - 28,5 45 0,35
intercalazione

In base alle indicazioni litostratigrafiche e geotecniche appare evidente che i terreni del
primo livello non sono da ritenersi idonei ad essere interessati direttamente dalle
fondazioni degli edifici principali e delle apparecchiature dellimpianto di incenerimento
in quanto presentano caratteristiche meccaniche scadenti. Hanno infatti associate
basse capacit portanti, sviluppatisi sotto cedimenti elevati e differiti nel tempo.

Nellambito della relazione geotecnica allegata al Progetto Definitivo, si propongono le


seguenti tipologie di fondazione, tutte impostate alla prevista quota di progetto:

fondazioni sui terreni del primo livello, consolidati mediante tecnica


colonnare jet-grouting,
fondazioni su pali.

Le prime potranno essere adottate per le strutture degli edifici ovvero per tutte quelle
fondazioni non suscettibili di cedimenti differenziali e totali apprezzabili. I pali saranno
adottati per le fondazioni delle apparecchiature per lincenerimento e la generazione
del vapore. Anche il camino sar impostato su pali i quali potranno assorbire le
eventuali forze di trazione dovute al prevedibile elevato momento ribaltante in
fondazione.

Le colonne jetting saranno disposte su maglia commisurata con il diametro, calcolata


in modo da produrre una consistente compenetrazione tra le colonne contigue e quindi
costituire un masso di terreno pressoch omogeneo; saranno sospese sui terreni del
primo livello e dimensionate in funzione del cedimento ammissibile oltre che della
capacit portante nei confronti della rottura del terreno.
In relazione alle caratteristiche geotecniche si ritiene che potranno essere adottabili
colonne, eseguibili senza particolari protocolli esecutivi, fino ad un diametro di 1500
mm.

I parametri ed i risultati dei calcoli di capacit portante e di cedimento delle colonne


jetting sono sintetizzate nella tabella seguente.

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Tabella 2.3.2: Riassunto calcoli capacit portante e cedimento trattamento jetting
Portata Cedimento
Diametro Portata totale
Quota ammissibil medio
equivalente limite palo
impostazio e palo sotto la
jetting equivalente
ne pali [m] equivalente forza Pa
[mm] (Ptl) [KN]
(Pa) [KN] (w) [cm]
-9 809,9 270,0 2,88
1500 -11 993,7 331,2 2,87
-14 1340,0 446,7 3,04
-11 1429,7 476,6 3,55
2000 -14 1919,8 639,3 3,85
-16 2309,4 769,8 4,12
-13 2334,5 779,2 4,49
2500 -15 2813.6 937,9 4,81
-18 3650.0 146,7 5,38

I pali di fondazione che si propongono sono del tipo trivellato, eseguiti in presenza di
fanghi bentonitici. In relazione ai carichi attesi in fondazione il diametro di 600 mm si
ritiene sia quello pi idoneo allo scopo.

In base ai calcoli condotti nella relazione geotecnica allegata al progetto definitivo, la


portata nominale dei pali, prefissata in prima analisi pari a1 1400 kN, raggiunta per
pali impostati alla quota Qb pari a:
Qb = -33.5 m,
corrispondente ad un immorsamento DH nelle sabbie della seconda intercalazione pari
a:
DH = 1.8 m.
Il medesimo immorsamento potr essere prefissato nel resto dellarea laddove tali pali
si rendessero necessari. Con tale ipotesi, in corrispondenza dei sondaggi S20 e S29 la
quota di base dei pali risulta pari a:
Qb = -32.2 m Sondaggio S20
Qb = -34.3 m Sondaggio S29.

Per gli edifici secondari, ovvero per quelle strutture che hanno associati carichi in
fondazione alquanto bassi e non suscettibili di cedimenti differenziali e totali
apprezzabili, potranno essere adottate fondazioni dirette.

Nella progettazione di tali fondazioni si dovr tenere in conto quanto segue:

saranno impostate ad una quota non inferiore a 3 m,


avranno il lato di dimensione massima di 2.5 m,
la pressione di contatto fondazione-terreno da adottare per il dimensionamento di
dette fondazioni non sar superiore a 75 kPa.

Nellambito della relazione geotecnica stato poi calcolato il cedimento del terreno
sotto il peso del rilevato morfologico perimetrale, previsto di altezza pari a 4 m.
Il calcolo di tale cedimento stato volto anche a verificare labbassamento del piano
campagna nellintorno del rilevato con lo scopo di definire la fascia dinfluenza
allinterno della quale si mobilitano cedimenti che possono interagire con eventuali
preesistenze o eventuali nuove costruzioni.

1
Corrispondente a un palo realizzato con un calcestruzzo con Rbk = 25000 kPa.

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A commento dei risultati dei calcoli, nel seguito si riportano alcune indicazioni che
potranno essere osservate per la progettazione del rilevato e degli edifici-impianti a
questo prossimi.

a) il rilevato nella configurazione sopra indicata, impostato senza particolari


trattamenti del terreno di imposta, svilupper in corrispondenza dellimpronta,
rilevanti cedimenti da ritenere incompatibili con qualsiasi opera su questo
impostata;
b) si prevede lo sviluppo di cedimenti anche in corrispondenza del terreno ai lati del
rilevato. Al riguardo si segnala quanto segue.
si individua una prima fascia di rispetto allinterno della quale il piano
campagna subisce apprezzabili cedimenti, incompatibili con
preesistenze di normale consistenza strutturale o con impianti
particolarmente suscettibili a cedimenti totali e differenziali. La larghezza
di tale fascia, misurata dal piede della scarpata, denominata prima
fascia di rispetto, quantizzabile in prima analisi in 5 m. La
perturbazione tensionale indotta dal rilevato nel terreno ai lati del rilevato
comunque apprezzabile fino a 10 m, sempre misurati rispetto al piede
della scarpata. Entro tale fascia, presente quindi da 5 a 10 m dal piede
della scarpata, i cedimenti del piano campagna non si prevedono
peraltro importanti;
nella Figura 2.3.1 si riportano le fasce di rispetto di prima e seconda
rilevanza e le preesistenze sensibili presenti allesterno, in prossimit del
confine. Dallesame della figura risulta evidente che il rilevato non
produce alcuna interazione sul sedime della condotta del gas, della
fognatura, e della linea ferroviaria T.A.V.. Da quanto sopra si pu
affermare che, in relazione alle preesistenze esterne allarea, il rilevato
previsto dal progetto ammissibile;
per la medesima ragione occorrer osservare le medesime fasce di
rispetto allinterno dellarea dinsediamento dellimpianto in oggetto. Fino
a 5 m di distanza dal piede del rilevato si consiglia pertanto di evitare
ledificazione di strutture e impianti che subirebbero dal rilevato,
apprezzabili perturbazioni. Qualora il progetto non potesse evitare
linterazione tra il rilevato e le strutture interne, considerando che i
cedimenti previsti avranno associati elevati tempi di consolidazione, si
potr realizzare quanto necessario (edifici, impianti, tubazioni, ecc...)
prevedendo la messa in opera del rilevato sul terreno preventivamente
trattato mediante linstallazione di dreni a nastro aventi la funzione di
accelerare il processo di consolidazione dei terreni. Al riguardo
occorrer procedere come segue:
messa in opera in corrispondenza del terreno dimposta del
rilevato e della prima fascia di rispetto di dreni a nastro spinti fino
ad una profondit di circa 1015 m, ricoperti da un opportuno
strato drenante,
costruzione del rilevato la cui altezza sar superiore del 20%
rispetto a quella del rilevato finale,
successiva fase di consolidazione, della durata prefissata nel
progetto del sistema di drenaggio, normalmente dellordine dei 6
mesi, durante la quale si esaurir il fenomeno della
consolidazione e si svilupper quindi la parte pi cospicua dei
cedimenti (8085%),
risagomatura del rilevato,
realizzazione di quanto previsto nella fascia di rispetto.
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Figura 2.3.1: Fasce di rispetto dal rilevato morfologico.

Per la realizzazione della fossa richiesto uno sbancamento a raggiungere la quota di


5.5 m. Ci porta ad avere lungo il lato di monte dello sbancamento unaltezza del
fronte scavo, considerando il piano finito del corpo del termovalorizzatore posto alla
quota 1.5 m, pari a 4 m.
Al fine di contenere i fronti scavo e limitare i volumi di sbancamento si prevede di
realizzare lungo il perimetro della fossa, che presenta una forma rettangolare di lati pari
a 50.8*17.6 m, un diaframma a setti accostati in calcestruzzo armato gettato in scavi
eseguiti con benna mordente in presenza di fanghi bentonitici.
I diaframmi saranno collegati in testa con una trave di coronamento. La platea di fondo,
oltre ad avere la funzione di contrastare la sottospinta idraulica, avr la funzione di

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realizzare un vincolo a puntone nella condizione di esercizio. Nella fase provvisionale il
diaframma sar vincolato con tiranti.

Nellambito della relazione geotecnica dellIng. Croci, allegata al Progetto Definitivo, si


forniscono i calcoli per il dimensionamento corretto del diaframma e dei tiranti.

2.3.2.4. Rischio sismico


Gli strumenti legislativi in materia sismica (Ordinanza del Consiglio dei ministri, n. 3274
del 20 marzo 2003, recante Primi elementi in materia di criteri generali per la
riclassificazione sismica del territorio nazionale e di normative recanti tecniche per le
costruzioni in zone sismiche- G.U. n. 105 del 8 maggio 2003) classificano i comuni di
Parma in classe 3.

Secondo lOPCM n 3274, la tipologia del suolo di fondazione dipendente dal valore
vs30, definito come media della velocit delle onde di taglio entro i primi 30 m dal piano
di fondazione. Si ricorda che lordinanza suddivide i terreni secondo quanto esposto
nella Tabella 2.3.3

Tabella 2.3.3: Classificazione del tipo di suolo secondo lOpcm n 3274


Categoria vs30 CU
Litologia NSPT
suolo (m/s) (kPa)
Formazioni litoidi o suoli omogenei molto
rigidi, comprendenti eventuali strati di
A > 800 - -
alterazione superficiale di spessore 5
m. >800 / /
Depositi di sabbie o ghiaie molto addensate
B o argille molto consistenti con spessore 360800 >50 >250
di diverse decine di metri.
Depositi di sabbie e ghiaie mediamente
addensate, o di argille di media
C consistenza con spessori variabili da 180360 1550 70250
diverse decine di metri fino a centinaia
di metri.
Depositi di terreni granulari da sciolti a poco
D addensati oppure coesivi da poco a <180 <15 <70
mediamente consistenti.
Profili di terreno costituiti da strati
superficiali alluvionali con spessore
come C
E compreso tra 5 e 20 m, giacenti su di - -
oD
un substrato di materiale pi rigido con
vs30 >800 m/s.

Dai risultati delle prove down-hole eseguite dalla SO.RI.GE srl nei sondaggi S1, S2, S3
la velocit vs30 risulta compresa tra 180 e 360 m/s.
Da ci deriva che i terreni dellarea in esame fanno parte della CATEGORIA DI
SUOLO C.

In base alle indicazioni fornite dal PSC, larea in cui dovr sorgere il PAI inserita tra le
zone con alto rischio di amplificazione dellaccelerazione sismica.
Ai fini dellOPCM 3274/03 il termine liquefazione denota una diminuzione di
resistenza al taglio e/o rigidezza causata dallaumento di pressione interstiziale in un
terreno saturo non coesivo durante lo scuotimento sismico, tale da generare

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deformazioni permanenti significative o persino lannullamento degli sforzi efficaci nel
terreno.

Viste le caratteristiche litostratigrafiche dei terreni superficiali, la classificazione dei


terreni secondo lOPCM 3274/03 (Classe C) e le condizioni affinch si verifichino
potenzialmente i rischi di liquefazione dei terreni (falda freatica a scarsa profondit e
strati superficiali caratterizzati da granulometria fine), si reso necessario prevedere
per le opere prinicipali la realizzazione di fondazioni profonde (pali e jet-grouting).

2.3.2.5. Subsidenza
Per quanto riguarda la presenza di eventuali fenomeni di subsidenza per il comune di
Parma, si precisa che la citt di Parma e la pianura contermine sono soggette
attualmente ad una fase di abbassamento generalizzato. Si deve precisare che il
fenomeno naturale di subsidenza, che caratterizza lintera pianura emiliana, stato
accentuato da una eccessiva estrazione di acqua dal sottosuolo.
Lattivit prevista dal nuovo sito che comunque andr a sfruttare un pozzo gi esistente
non apporter condizioni di peggioramento relativamente al fenomeno della
subsidenza.

2.3.2.6. Qualit dei suoli


Linquinamento dei suoli potrebbe verificarsi sia nellambito ristretto del PAI sia
allesterno.
Nellambito ristretto del PAI, si pu verificare a causa di:

- sversamento accidentale degli scarti da trattamenti, rifiuti, chemicals per


processo, durante una delle fasi di lavorazione (trasporto, ricevimento, scarico);
- perdite dalle vasche di laminazione delle acque di prima pioggia;
- perdite dalle aree di stoccaggio e movimentazione dei rifiuti
- perdite dalle aree di stoccaggio dei reattivi di processo e/o di altri materiali.

Allesterno dellimpianto, la contaminazione di suolo si pu verificare a causa:

- delle ricadute delle emissioni del camino dellimpianto di termovalorizzazione;


- sversamento accidentale di scarti da trattamenti, di rifiuti, chemicals durante il
trasporto dal sito e verso il sito.

Lo sversamento accidentale dei vari materiali impiegati nellesercizio dellimpianto,


invece, pare poco probabile in quanto saranno adottati accorgimenti progettuali (es.
bacini di contenimento), corrette regole di gestione e controllo delle varie operazioni a
rischio.

Le aree di transito degli automezzi ed interne agli edifici saranno provviste di idonee
pavimentazioni.
Tutti i serbatoi contenenti i reattivi chimici saranno dotati di vasche di contenimento
aventi volumetrie superiori a quelle dei serbatoi stessi e comunque adeguate alle
norme di legge.
La pavimentazione dei piazzali esterni e delle aree di movimentazione provvista di
asfaltatura e di reti di raccolta delle acque nere e delle acque meteoriche inviate poi al
Depuratore Parma Est.

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Si precisa inoltre che tutte le aree destinate alla movimentazione ed allo stoccaggio dei
rifiuti, saranno realizzate, oltre che su aree impermeabilizzate e dotate di fognatura, al
coperto allinterno dei fabbricati dedicati alle specifiche fasi di trattamento. Non sono
quindi da prevedersi ulteriori mitigazioni.

Inoltre, il contenimento delle problematiche correlate al transito degli automezzi, in


termini di rischio sversamento e contaminaizone dei suoli, pu essere attuato,
principalmente, mediante:

- la riduzione del numero di automezzi, incrementandone la capacit unitaria di


trasporto;
- la richiesta ai trasportatori di utilizzo di automezzi di pi recente costruzione,
dotati dei necessari presidi di sicurezza;
- ladozione e limposizione di precisi limiti di velocit allinterno dellimpianto;
- ladozione di procedure di carico e scarico mirate alla singola tipologia dei
prodotti trasportati;
- lobbligo di pulizia e manutenzione degli automezzi e delle aree di carico e
scarico.

2.3.3. Individuazione di possibili interventi di mitigazione


Non sono previsti specifici interventi di mitigazione per gli impatti sulla componente
suolo e sottosuolo, ad esclusione degli accorgimenti progettuali sopra esposti, in
relazione alla tipologia di fondazione in funzione delle caratteristiche geotecniche dei
terreni e della tipologia di opera da realizzare (ad esempio, accorgimenti in merito alla
realizzazione degli alti morfologici).

Per quanto concerne la qualit dei suoli, esternamente al PAI, stata gi effettuata
unindagine di monitoraggio ante-operam che verr ulteriormente integrata e migliorata
nella fase post-operam, al fine di controllare gli effetti indotti in termini di qualit dei
suoli dallattivit del termovalorizzatore in progetto.

2.4. Acque superficiali

2.4.1. Descrizione delle attivit che determinano gli impatti

2.4.1.1. Fase di costruzione


Durante la fase di cantiere e di costruzione dellopera e delle relative opere connesse,
si possono identificare alcuni potenziali effetti perturbatori sulla componente idrica; le
attivit che possono generare interferenze temporanee, e la relativa tipologia di impatto
potenziale indotta sono sintetizzate nel seguito:

ATTIVITA IMPATTI POTENZIALI


- Predisposizione area cantiere - Possibilit di contaminazione per
- Realizzazione fondazioni e operazioni di sversamenti accidentali materiali
scavo - Gestione delle acque di scarico in
- altre infrastrutture funzionali all'esercizio fase di cantiere
dellimpianto (opere approvvigionamento
gas, approvvigionamento idrico, rete
elettrica)

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2.4.1.2. Fase di esercizio
In fase di esercizio, le interferenze potenziali sulla componente idrica sono determinate
sostanzialmente dal trattamento e smaltimento dei reflui idrici derivanti dalle attivit del
termovalorizzatore e dalle acque di prima e seconda pioggia. I potenziali impatti indotti
potranno agire sia in termini di qualit che di portata delle acque superficiali, con
particolare riguardo al Naviglio Navigabile, corpo recettore dello scarico delle acque di
seconda pioggia.

2.4.2. Stima degli impatti in fase di costruzione


In fase di costruzione si prevedono impatti molto limitati sulle acque superificiali; infatti
verrano realizzati degli scoli superficiali a lato della viabilit e dei piazzali per drenare le
arre di transito e di lavoro allinterno del cantiere.
L attivit per la quale si prevedono reflui quella del lavaggio delle autobetoniere alla
fine della fase di scarico del conglomerato cementizio. Per questo refluo, un misto di
acqua cemento e inerti, verr realizzata una vasca di sedimentazione e un desoleatore
prima dello scarico in superficie.
Non sono previsti altri reflui, infatti, anche la tecnologia che si intende utilizzare per i
pali di fondazione ne rilascia una quantit trascurabile e comunque non nella fase di
produzione ma se mai a fine giornata per la pulizia delle macchine.
Se tali reflui dopo il trattamento di sedimentazione e di desoleazione mantenessero le
caratteristiche del rifiuto speciale, saranno smaltite in impianti ed operatori autorizzati
secondo la normativa vigente per i rifiuti.

2.4.3. Stima degli impatti in fase di esercizio


Per valutare gli impatti in fase di esercizio viene effettuata unanalisi che non
comprende solo limpatto generato dal PAI sul sistema idrico superficiale; si infatti
considerato anche il contesto circostante che, in base alle previsioni del PSC, prevede
unevoluzione dellintera area soprattutto in termini di espansione a carattere industriale
(area SPIP) e commerciale (area IKEA). Lanalisi degli impatti viene quindi condotta
considerando tre scenari:

- lo Scenario 0 Attuale: si riassumono le condizioni dello stato di fatto riportate


nel Quadro di Riferimento Ambientale con particolare riguardo alla componente
acque superficiali;
- lo Scenario 1 Futuro senza termovalorizzatore: si riassumono le condizioni
dello stato di evoluzione dellarea circostante il PAI riportate nel Quadro di
Riferimento Ambientale con particolare riguardo alla componente acque
superficiali e se ne valutano gli impatti su questultima;
- lo Scenario 2 Futuro con Termovalorizzatore - si completa il quadro degli
interventi sullarea valutando gli impatti aggiuntivi indotti dalla realizzazione
dellopera sulla componente idrica superficiale.

2.4.3.1. Scenario 0 Attuale


Allo stato attuale, lo scenario che riguarda lassetto idraulico dellarea di interesse si
configura come sintetizzato in Figura 2.4.1.

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Figura 2.4.1: Scenario idraulico 0 Attuale

Sinteticamente gli elementi di rilievo sono rappresentati da:

Area Spip attualmente servita dal depuratore SPIP (3.000 a.e.) a capacit
residua nulla che scarica nel Cavo Burla; le acque di prima e seconda pioggia
sono scaricate direttamente nel cavo Burla.
Area Asolana Paradigna attualmente non allacciata al sistema fognario
comunale e non dotata di un sistema di depurazione autonomo centralizzato
e scarica i reflui nel Cavo Puppiola.
Area del Quartiere S. Leonardo attualmente allacciato al Depuratore Parma
Est (130.000 a.e.) a capacit residua pari a 50.000 a.e. che scarica le acque
depurate nel Naviglio Navigabile.

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Area Barilla attualmente lo stabilimento dotato di depuratore per le acque
tecnologiche collegato poi alla pubblica fognatura che recapita al Depuratore
Parma Est; le acque meteoriche vengono, invece, scaricate nel Cavo Burla

2.4.3.2. Scenario 1 Futuro senza termovalorizzatore


In base alle previsioni da PSC larea di indagine sar soggetta a espansioni di natura
prettamente industriale/artigianale che porteranno a delle trasformazioni dellassetto
idraulico e depurativo dellarea. In particolare lo Scenario 1 pu essere suddiviso in:

SCENARIO 1 TEMPORANEO - durante il quale si attueranno le trasformazioni


previste dal PSC;
SCENARIO 1 FINALE che rappresenta lo stato a regime una volta realizzate
tutte le previsioni da PSC.

Lo SCENARIO 1 TEMPORANEO sinteticamente rappresentato in Figura 2.4.2.

Gli elementi di particolare importanza dal punto di vista dellevoluzione dellassetto


idraulico e depurativo rispetto allo Scenario 0 sono nel seguito sintetizzati:

Area Spip larea verr servita durante la fase di espansione delle attivit
produttive (Comparti C4, C8 e C5) dal solo depuratore SPIP che tuttavia non
essendo in grado di garantire lefficienza del sistema dovr essere coadiuvato
da un sistema di autobotti che porteranno ad un altro centro depurativo i reflui
in eccedenza. Nel frattempo saranno avviati i lavori per la realizzazione di un
collettore fognario che collegher lintera area SPIP con il Depuratore Parma
Est.
E importante, inoltre, sottolineare che, in base alle indicazioni di PSC, il
depuratore Parma Est stato recentemente potenziato da 130.000 ab.eq. a
180.000 ab.eq. I problemi di natura idraulica che attualmente interessano
limpianto saranno risolti tramite un mirato intervento di potenziamento idraulico
che prevede lo scollegamento del Canale Margarino, attualmente in fase di
progettazione (ultimazione lavori prevista per lautunno 2007). Lallacciamento
dellarea SPIP al depuratore Parma Est subordinata alla realizzazione dei
questopera.
Per quanto concerne lo scarico delle acque bianche si prevede di realizzare
due casse di laminazione: una lungo il Cavo Burla e una lungo il Naviglio
Navigabile; entrambe le casse saranno ubicate a valle dellarea SPIP e avranno
dimensioni dellordine dei 10-15 Ha.
Area Asolana Paradigna larea durante la fase di ampliamento (Comparto C9)
sar dotata di un Depuratore autonomo temporaneo da localizzarsi in localit
Paradigna con scarico nel Naviglio Navigabile. Successivamente anche
questarea sar allacciata al Depuratore Parma Est. Per quanto concerne lo
scarico delle acque bianche sar localizzato sempre lungo la rete irrigua
secondaria (Roggia Puppiola e fosso lungo la S.C. Paradigna).
Area del Quartiere S. Leonardo larea produttiva si amplia (Comparto C7),
tuttavia la capacit residua del Depuratore Parma Est garantisce lefficienza del
sistema. Secondo le indicazioni del PSC, tuttavia, la realizzazione
dellampliamento del comparto C7 (e il suo allacciamento al depuratore Parma
Est) subordinata alla realizzazione del progetto di scollegamento del Canale
Margarino dalla rete di collettamente del depuratore.

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Area Barilla - Gli scarichi tecnologici della Centrale di Cogenerazione FENICE
prevista nellarea Barilla (pari a un volume di progetto di c.a. 70.000 m3/anno)
saranno raccolti in una vasca di equalizzazione, che funge da punto di
campionamento; questa vasca sar poi collegata, mediante tubazione, alla
fognatura tecnologica Barilla che, a sua volta, scarica in pubblica fognatura. Le
acque nere derivanti dalla centrale (di volume pari a c.a. 600 m3/anno) saranno
collegate alla rete fognaria nera di Barilla tramite pozzetto di ispezione. Le
acque meteoriche saranno raccolte e collegate al sistema di collettamento
dellattuale stabilimento Barilla e scaricate nel Cavo Burla.
Area commerciale IKEA nellarea in esame prevista la realizzazione di
unarea commerciale (Comparto D11), nei pressi della via Ugozzolo. Per quel
che concerne le acque nere, tale area sar allacciata al Depuratore Parma Est;
secondo il PSC tale allacciamento sar subordinato alla realizzazione del
progetto di scollegamento del Canale Margarino dalla rete di collettamento del
depuratore. Le acque meteoriche saranno scaricate nella rete irrigua
secondaria (Cavo Burla).

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Figura 2.4.2: Scenario idraulico 1 TEMPORANEO Futuro senza termovalorizzatore

In sintesi, quindi rispetto allo scenario 0 la situazione evolve secondo il seguente


schema

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Sistema di depurazione e idraulico Valutazione e
confronto fra gli
Scenario 0 Scenario 1 - TEMPORANEO
scenari
Larea impermeabilizzata
aumenta e aumentano gli La criticit aumenta
Depuratore scarichi di acque nere. dato che in
autonomo Temporaneamente il fase transitoria
Area Spip Scarico nel cavo compito viene assolto dal il depuratore
(Comparti Burla Dep. Spip + utilizzo di SPIP non sar
C4, C8 e (acque depurate e autobotti per i reflui in capace di
C5) acque di prima eccedenza. sopperrire alla
e seconda Si prevede la realizzazione di domanda
pioggia) due casse di laminazione depurativa
per gli scarichi di acque
bianche
Larea impermeabilizzata
aumenta e aumentano gli La criticit
Area
Non allacciata ad scarichi di acque nere. diminuisce
Asolana-
un sistema di Viene realizzato un grazie alla
Paradign
depurazione. depuratore temporaneo a realizzazione di
a
Scarico rete irrigua servizio di questarea. un depuratore
(Compar
(Cavo Puppiola) Le acque meteoriche scaricano temporaneo
to C9)
nella rete irrigua secondaria
(Cavo Puppiola)
Area del Il depuratore Parma Est potr
Quartier sopperrire allaumento dei La situazione
e S. Allacciato reflui previo realizzazione rimane
Leonard Depuratore del progetto di sostanzialment
o Parma Est scollegamento del Canale e invariata
(Compar Margarino dalla rete di
to C7) collettamento
Aumenta larea
impermeabilizzata e La criticit aumenta
aumentano gli scarichi dato che
Allacciato
tecnologici e i reflui fognari aumentano gli
Depuratore
(realizzazione CTE). Il scarichi in
Parma Est
Barilla sistema di collettamento carico alla
Scarico acque
dello stabilimento verr pubblica
bianche nel
riorganizzato e gli scarichi fognatura e al
Cavo Burla
(seppur di maggior volume) cavo Burla
saranno gli stessi dello
scenario 0
Aumenta larea
impermeabilizzata e La criticit aumenta
aumentano gli scarichi dato che
tecnologici e i reflui fognari. aumentano gli
Area IKEA Il depuratore Parma Est scarichi in
(compart - potra sopperrire allaumento carico alla
o D11) dei reflui previo pubblica
realizzazione del progetto di fognatura e al
scollegamento del Canale cavo Burla
Margarino dalla rete di
collettamento

Lo SCENARIO 1 FINALE sinteticamente rappresentato in Figura 2.4.3.

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Gli elementi di particolare importanza dal punto di vista dellevoluzione dellassetto
idraulico e depurativo rispetto allo Scenario 1 TEMPORANEO sono nel seguito
sintetizzati:

Area Spip larea sar allacciata al Depuratore Parme Est; il Depuratore SPIP
sar dismesso. Per quanto concerne le acque meteoriche, saranno ultimate e
attive le casse di laminazione lungo il Naviglio Navigabile e il Cavo Burla.
Area Asolana Paradigna larea sar allacciata al Depuratore Parme Est; il
Depuratore temporaneo sar dismesso. Per quanto concerne lo scarico delle
acque bianche saranno in parte ridistribuite e indirizzate sul Naviglio Navigabile.
Area del Quartiere S. Leonardo larea sar allacciata al Depuratore Parma
Est.
Area Barilla - larea sar allacciata al Depuratore Parme Est. Le acque
meteoriche saranno scaricate nella rete irrigua secondaria (Cavo Burla).
Area commerciale IKEA larea sar allacciata al Depuratore Parma Est Le
acque meteoriche saranno scaricate nella rete irrigua secondaria (Cavo Burla).

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Figura 2.4.3: Scenario idraulico 1 FINALE Futuro senza termovalorizzatore

In sintesi, quindi rispetto allo scenario 1 TEMPORANEO la situazione si evolve


secondo il seguente schema

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Sistema di depurazione e idraulico Valutazione e
confronto fra gli
Scenario 1 - TEMPORANEO Scenario 1 - FINALE
scenari
Larea impermeabilizzata
Lallacciamento al
aumenta e aumentano gli
Depuratore Parma
scarichi di acque nere.
Est sar completo
Temporaneamente il
e in esercizio.
Area Spip compito viene assolto dal
Il Dep. SPIP verr
(Comparti Dep. Spip + utilizzo di
dismesso.
C4, C8 e autobotti per i reflui in La criticit
Le vasche di
C5) eccedenza. diminuisce
laminazione
Si prevede la realizzazione di grazie al
saranno ultimate e
due vasche di completamen
in esercizio.
laminazione per gli to del
scarichi di acque bianche collettore di
Larea impermeabilizzata allacciamento
aumenta e aumentano gli al depuratore
Area scarichi di acque nere. Lallacciamento al Parma Est
Asolana- Viene realizzato un Depuratore Parma
Paradign depuratore temporaneo a Est sar completo
a servizio di questarea. e in esercizio.
(Compar Le acque meteoriche Il Dep. Temporaneo
to C9) scaricano nella rete sar dismesso
irrigua secondaria (Cavo
Puppiola)
Area del Il depuratore Parma Est potr
Quartier sopperrire allaumento dei La situazione
e S. reflui previo realizzazione Lallacciamento al Dep. rimane
Leonard del progetto di Parma Est sar sostanzialme
o scollegamento del Canale garantito. nte invariata
(Compar Margarino dalla rete di
to C7) collettamento
Aumenta larea
impermeabilizzata e
aumentano gli scarichi
tecnologici e i reflui
La situazione
fognari (realizzazione
Lallacciamento al Dep. rimane
CTE). Il sistema di
Barilla Parma Est sar sostanzialme
collettamento dello
garantito. nte invariata
stabilimento verr

riorganizzato e gli scarichi
(seppur di maggior
volume) saranno gli stessi
dello scenario 0
Aumenta larea
impermeabilizzata e
aumentano gli scarichi
tecnologici e i reflui
La situazione
fognari. Il depuratore
Area IKEA Lallacciamento al Dep. rimane
Parma Est potr
(compart Parma Est sar sostanzialme
sopperrire allaumento dei
o D11) garantito. nte invariata
reflui previo realizzazione

del progetto di
scollegamento del Canale
Margarino dalla rete di
collettamento

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2.4.3.3. Scenario 2 Futuro con termovalorizzatore
La realizzazione dellimpianto di termovalorizzazione in progetto, dovr inserirsi in
unarea soggetta ad evoluzione, cos come descritto nel paragrafo precedente, quindi
lallacciamento alla rete fognaria e gli scarichi (acqua meteorica) nella rete irrigua dovr
tener conto dei carichi esistenti intesi come quelli allo Scenario 1 FINALE.

Lo SCENARIO 2 sinteticamente rappresentato in Figura 2.4.4.

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Figura 2.4.4: Scenario idraulico 2 Futuro con termovalorizzatore

Rispetto allo Scenario 1 FINALE, in tal caso si aggiungono gli scarichi derivanti dal
PAI, suddivisi in:

Scarichi di reflui ammissibili in pubblica fognatura, suddivisi in:


o Acque di prima pioggia provenienti dal dilavamento dei tetti;

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o Acque di dilavamento delle aree interne (piazzali, aree di manovra,
viabilit interna);
o Acque nere (di tipo civile: servizi igienici, docce, wc a servizio del
personale del PAI).
il cui recettore finale rappresentato dalla rete fognaria allacciata al Depuratore
Parma Est;
Scarichi di rifiuti liquidi provenienti da processi industriali non direttamente
ammissibili in pubblica fognatura, ma da trattare in impianti dedicati (interni o
esterni);
Scarichi delle acque meteoriche (acque bianche di seconda pioggia), il cui
recettore finale rappresentato dal Canale Naviglio Navigabile.

In sintesi, la Tabella 2.4.1 riporta i quantitavi previsti per le acque reflue convogliate
verso il Depuratore Parma Est (reflui ammissibili in fognatura), sito a circa 1,5 km a sud
dellarea PAI.

Tabella 2.4.1: Quantitativi previsti per i reflui ammessi in fognatura


quantit
Tipologia/provenienza
[m3/a]
acque di prima pioggia 49.000
lavaggio di strade, piazzali e aree interne 6.000
lavaggio automezzi della raccolta 30.000
acque di dilavamento 86.000
acque nere servizi igienici 9.000
Scarico da trattamento chimico fisico 17.000
Totale 197.000

Dellacqua di prima pioggia prevista limmissione nella vasca 1 pioggia, dove rester
stoccata in attesa di essere inviata, tramite pompaggio, al termine dellevento piovoso
e con portate compatibili con la ricettivit, al depuratore acque reflue Parma Est.
E previsto che la vasca di prima pioggia sia munita, in testa, di impianti di trattamento
con la funzione di dissabbiare e disoleare le acque di dilavamento.

Anche per le acque meteoriche che interessano i piazzali, le aree di manovra e la


viabilit, considerate le potenziali condizioni di rischio di dilavamento, connesse al
trasporto ed alla movimentazione di rifiuti stata prevista la raccolta tramite una rete di
collettori appositamente realizzata, ed il loro convogliamento ad una vasca di
laminazione dove resteranno stoccate in attesa di essere inviate, tramite pompaggio
con portate compatibili con la ricettivit, al depuratore acque reflue Parma Est. In
particolare prevista, per motivazioni logistiche, la realizzazione di due vasche di
laminazione, una a servizio dellarea dellintero PAI, laltra della sola Stazione
ecologica e della viabilit esterna. E previsto che le vasche di laminazione siano
munite, in testa, di impianti di trattamento (dissabbiatore e disoleatore).

Per quel che concerne i reflui provenienti dallimpianto di lavaggio mezzi che in genere
contengono valori anomali di oli minerali, tensioattivi biodegradabili e COD, prima
dellimmissione nella fognatura del PAI previsto un pretrattamento in loco consistente
dapprima in una fase di sedimentazione dei fanghi, successivamente prevista la fase
di disoleazione e una fase finale di biofiltrazione.

Infine, per i reflui provenienti dagli usi assimilabili ai civili, ovvero servizi igienici
(lavandini, docce, wc) a servizio del personale del PAI, stata prevista la raccolta

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tramite una rete di collettori appositamente realizzata ed il loro convogliamento alla
stazione di pompaggio verso il depuratore acque reflue Parma Est.

In base a quanto riportato nel Quadro di Riferimento Progettuale, si riporta di seguito


un prospetto sintetico relativo alle portate medie di afflusso nella pubblica fognatura
previste per i reflui del PAI in tempo secco e in tempo di pioggia.

Tabella 2.4.2: Portate medie di afflusso nella pubblica fognatura previste per i reflui del
PAI
portata in tempo secco portata in tempo di pioggia
portate in fognatura Q Q Q Q
[m3/anno] [m3/giorno] [m3/anno] [m3/giorno]
Q in tempo secco 62.000 207 62.000 207
Q di pioggia 0 0 135.000 600
Q totale 62.000 207 197.000

In base a quanto sopra riportato, quindi, la portata in fognatura osciller tra i 3,6 e i
10,3 l/s. In particolare:

nel periodo di pioggia le acque di prima pioggia e di dilavamento (135.000 m3/anno)


saranno stoccate in vasche di laminazione dalle quali affluiranno alla fognatura
pubblica nellarco dei 3 giorni successivi;
nel periodo di secco le acque reflue (62.000 m3/anno) affluiscono direttamente in
pubblica fognatura (mediamente 300 giorni/anno).

Per quanto concerne il dimensionamento dei collettori e delle vasche di laminazione e


prima pioggia, nellambito del progetto definitivo ci si basati su piogge con tempo di
ritorno pari a 25 anni, in linea con le valutazioni generalmente adottate per impianti
analoghi. Per i dettagli relativi al dimensionamento delle opere si rimanda al Quadro di
Riferimento Progettuale.

Per quanto concerne gli scarichi di rifiuti liquidi provenienti da processi industriali non
direttamente ammissibili in pubblica fognatura, ma da trattare nellimpianto chimico
fisico dedicato allinterno del PAI la Tabella 2.4.3 riporta i quantitavi previsti.

Tabella 2.4.3: Quantitativi previsti per i rifiuti liquidi da pretrattare


tipologia/provenienza quantit [t/a]
spurghi caldaie ed eluato imp. demineralizzazione 7.000
scarichi impianto osmosi inversa per teleriscald.to 6.000
lavaggi aree interne C1 e C2 2.000
frazione liquida FORSU - C1 2.000
Totale 17.000

Tra le acque di processo non ammissibili in fognatura sono compresi circa 2.000
m3/annui di acque provenienti dai circuiti di raffreddamento. Queste non risultano
contaminate se non per effetto della elevata temperatura, si adattano quindi ad essere
reimpiegate, previo raffreddamento in un opportuno bacino, per il processo di
raffreddamento delle scorie, in modo da ridurre il fabbisogno idrico

Per quanto riguarda i rifiuti liquidi, che, secondo la tabella sopra riportata, ammontano
a 17.000 t/anno (circa 55 m3/giorno) e che non possono essere immessi direttamente
in pubblica fognatura saranno trattati in impianto chimico fisico dedicato di potenzialit

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pari a circa 3 m3/h, dotato di vasca di stoccaggio e di equalizzazione di capacit pari a
ca 300 m3 (pari a 5 gg di produzione) e completo di silos per i reagenti e i flocculanti.
Lacqua surnatante sar inviata in fognatura, il fango precipitato sar filtrato e
centrifugato. Il fango cos disidratato sar inviato allimpianto di essiccamento del TVC
unitamente a quello del trattamento biologico degli impianti di depurazione.

Le acque che invece verranno immesse nel Naviglio Navigabile sono le acque di
seconda pioggia. Per superare le problematiche idrauliche connesse alla morfologia
dei terreni che impedirebbero un regolare deflusso a gravit delle acque nel Canale
Naviglio e nel contempo la salvaguardia idraulica del P.A.I. dai reflussi che si
avrebbero in occasione di eventuali piene del cavo, prevista la realizzazione di un
invaso di raccolta, che, posto ad un livello pi elevato, consentir un regolare deflusso
a gravit verso il Canale Naviglio stesso. Lalimentazione dellinvaso avverr con
pompe idrovore.

In termini di portate, quindi, in base al sistema di raccolta e smaltimento sopra


descritto, appare evidente come la gestione delle acque sia modulata in funzione delle
esigenze dei recettori finali (Depuratore Parma Est e Naviglio Navigabile), soprattutto
grazie allausilio di vasche di raccolta e/o laminazione che, infatti, permettono lo
stoccaggio dei volumi dacqua eccedenti durante i periodi di pioggia e il rilascio degli
stessi modulati nel tempo compatibilmente con la funzionalit del depuratore Est di
Parma per quanto concerne le acque reflue, e, delle portate di piena del Naviglio
Navigabile, per quanto riguarda le acque di seconda pioggia.

In particolare per quanto riguarda il Canale Naviglio Navigabile , tra laltro, prevista la
realizzazione di una cassa di espansione in corrispondenza della riva sinistra del
canale, in unarea adiacente al PAI (Figura 2.4.4). La realizzazione di tale cassa
despansione, da effettuarsi in accordo con il Consorzio di Bonifica e il Comune di
Parma, permetter di scongiurare il rischio idraulico connesso con il sistema del
Canale Naviglio Navigabile a valle dellabitato di Parma, fattore di rischio attualmente
presente nel tratto di Naviglio compreso tra Parma e Torrile. Tale rischio, inoltre,
ulteriormente limitato grazie alla realizzazione dellaltra cassa di espansione, a valle
dellarea SPIP, in localit Molino Rosso.

In termini di qualit delle acque la qualit degli scarichi in fognatura sar tale da
garantire i limiti di legge imposti dal D.lgs 152/06. Infatti, sono previsti impianti di
trattamento delle acque con la funzione di dissabbiare e disoleare le acque di
dilavamento sia in testa alla vasca di raccolta delle acque di prima pioggia e che delle
vasche di laminazione; inoltre, come sopra detto, per quel che concerne i reflui
provenienti dallimpianto di lavaggio mezzi, prima dellimmissione nella fognatura del
PAI previsto un pretrattamento in loco.

Per quanto concerne gli scarichi non ammissibili in fognatura essi saranno trattati in
loco da un impianto di trattamento chimico fisico dedicato.

In sintesi, quindi, rispetto allo scenario 1 FINALE la situazione si evolve secondo il


seguente schema

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Sistema di depurazione e idraulico
Valutazione e
Scenario 1 FINALE Scenario 2 FINALE
confronto fra gli scenari
SENZA TERMO CON TERMO
Lallacciamento al
Depuratore Lallacciamento al
Parma Est sar Depuratore
completo e in Parma Est sar
Area Spip
esercizio. completo e in
(Comparti
Il Dep. SPIP verr esercizio.
C4, C8
dismesso. Le vasche di
e C5)
Le vasche di laminazione
La situazione rimane
laminazione saranno ultimate
sostanzialmente invariata
saranno ultimate e in esercizio.

e in esercizio.
Area Lallacciamento al
Asolana Depuratore Lallacciamento al
- Parma Est sar Depuratore
Paradig completo e in Parma Est sar
na esercizio. completo e in
(Compa Il Dep. Temporaneo esercizio.
rto C9) sar dismesso
Area del
Quartier
e S. Lallacciamento al Lallacciamento al La situazione rimane
Leonar Dep. Parma Est Dep. Parma Est sostanzialmente invariata
do sar garantito. sar garantito.
(Compa
rto C7)
Lallacciamento al Lallacciamento al La situazione rimane
Barilla Dep. Parma Est Dep. Parma Est sostanzialmente invariata
sar garantito. sar garantito.
Area IKEA Lallacciamento al Lallacciamento al La situazione rimane
(compa Dep. Parma Est Dep. Parma Est sostanzialmente invariata
rto D11) sar garantito. sar garantito.
Aumenta larea In termini di carico sulla rete
impermeabilizzat fognaria la situazione rimane
a e aumentano gli di fatto invariata dato
scarichi. Tuttavia chelallacciamento al Dep.
la presenza di Parma Est sar garantito e
vasche di nonostante aumenti la
laminazione e quantit di refluo da trattare,
raccolta la modulazione degli scarichi
permetter in tempo di pioggia (tramite
dimodulare gli vasche di laminazione)
scarichi in garantisce la funzionalit del
Area PAI - fognatura. depuratore
La realizzazione di un
invaso di raccolta La criticit, intesa come rischio
per le acque di 2 idraulico, lungo il Naviglio
pioggia, Navigabile per larea PAI
consentir, diminuisce alla realizzazione
inoltre, un di una nuova cassa di
regolare deflusso espansione
a gravit verso il
Canale Naviglio. Per il trattamento dei reflui non
Prevista la ammissibili in fognatura
realizzazione di previsto il trattamento in loco

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Sistema di depurazione e idraulico
Valutazione e
Scenario 1 FINALE Scenario 2 FINALE
confronto fra gli scenari
SENZA TERMO CON TERMO
unulteriore (impianto chimico fisico).
Cassa di Per le acque ammissibili in
Espansione lungo fognatura potenzialmente
il Naviglio inquinate (acque lavaggio
Navigabile mezzi) in ogni caso
E previsto un impianto previsto un pretrattamento
di trattamento
chimico fisico per
i reflui non
ammissibili in
fognatura

2.4.4. Individuazione di possibili interventi di mitigazione


Per quanto concerne gli aspetti qualitativi, per le acque del Naviglio Navigabile,
attualmente si registrano criticit; stata gi effettuata una campagna di monitoraggio
che ha consentito di effettuare misurazioni in due punti, uno a monte (coincidente con
la stazione n. 23 dellARPA) e uno a valle dellarea PAI. E previsto che le campagne di
monitoraggio proseguano a cadenze fissate dallautorit competente sia durante la
fase di costruzione che di esercizio dellimpianto.

Si ritiene, peraltro, che le opere di completamento della rete fognaria a servizio del PAI
e dellarea SPIP cos come la realizzazione di apposite casse di espansione, sopra
descritte, potr garantire un migliorativo sia qualitativo che quantitivo del Canale
Naviglio Navigabile.

2.5. Acque sotterranee

2.5.1. Descrizione delle attivit che determinano gli impatti

2.5.1.1. Fase di costruzione


Durante la fase di cantiere e di costruzione dellopera e delle relative opere connesse,
si possono identificare alcuni potenziali effetti perturbatori sulla componente ambito
idrico; le attivit che possono generare interferenze temporanee, e la relativa tipologia
di impatto potenziale indotta sono sintetizzati nel seguito:

ATTIVITA IMPATTI POTENZIALI


Predisposizione area cantiere Eventuale interferenza falda e rete
Realizzazione fondazioni idrica superficiale in fase scavi e
altre infrastrutture funzionali all'esercizio approntamento opere civili e
dellimpianto (opere approvvigionamento gas, infrastrutture connesse al
approvvigionamento idrico, rete elettrica) termovalorizzatore
Possibilit di contaminazione per
sversamenti accidentali materiali

2.5.1.2. Fase di esercizio


In fase di esercizio, le interferenze potenziali sulla componente idrica sono determinate
dai prelievi idrici per lapprovvigionamento ad uso industriale (i consumi attuali nellarea

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SPIP ammontano a circa 110.000 mc/a2) e dal recupero, trattamento e smaltimento dei
reflui idrici derivanti dalle attivit del termovalorizzatore.

2.5.2. Stima degli impatti

2.5.2.1. Fabbisogni idrici del PAI


Il fabbisogno complessivo medio di acqua necessaria per il corretto funzionamento del
PAI (termovalorizzatore: acqua per il sistema di raffreddamento delle scorie,
riempimento dei circuiti, lavaggi; altri usi: impianto di selezione dei rifiuti, lavaggio
cassonetti, lavaggio automezzi, irrigazione, servizi, etc.) mediamente pari a 15 m3/h.

Il quantitativo complessivo cos ripartito tra i diversi usi

reintegro circuiti, lavaggi, ecc. del TVC (C3) 37.000 mc/anno


lavaggio automezzi della raccolta (B3) 30.000 mc/anno
lavaggi aree interne ai fabbricati, strade e piazzali PAI 5.000 mc/anno
irrigazione aree a verde PAI 30.000 mc/anno
acqua per ligiene urbana (lavaggi e spazzamento strade) 29.000 mc/anno
Totale 131.000 m3/anno

Il prelievo medio giornaliero varier tra 300 e 400 mc/giorno in relazione al periodo
irriguo delle aree a verde, con punte massime di prelievo di circa 7 l/s (circa il 25%
della portata del pozzo).

Per lapprovvigionamento idrico stato individuato un pozzo esistente sito nelle


vicinanze del PAI. Si tratta del pozzo ad uso irriguo ubicato in Localit Cortile S.
Martino di propriet dellOrdine Costantiniano di S. Giorgio.
prevista unalimentazione di soccorso dallacquedotto urbano.

Le informazioni disponibili relativa al pozzo esistente (1977) sono di seguito riportate

Tabella 2.5.1
Mappale 32
Foglio 26
Uso Irriguo
Data ultimazione perforazione 1931
Profondit 47,55 m
Livello statico 6,50 m
Portata 30 l/s
Avanpozzo S
Diametro interno tubi 300 mm
Motopompa Non sommersa, ad asse verticale
Potenza 10 Kw
Prevalenza 9m
Portata 25 l/s
Superficie irrigata (mais-foraggere a pioggia) 15 ha circa

Il pozzo stato oggetto di regolare denuncia a cura della Propriet (Ordine


Costantiniano di S. Giorgio) e di una Determinazione (n. 018391 del 09/12/2005) della
Direzione Generale Ambiente e Difesa del suolo e della costa della Regione Emilia-

2
I dati disponibili si riferiscono allanno 2005 (119.836 mc) e allanno 2006 (101.955 mc);
84
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Romagna (Servizio Tecnico dei Bacini Taro e Parma). Al pozzo in oggetto (nr.
50803600), ad uso assimilato a irrigazione e agricola a bocca tassata, stato attribuito
il codice PRA 5732.

Sulla base delle caratteristiche qui riportate si pu dedurre che la portata attualmente
disponibile ed emunta dal pozzo esistente sia compatibile con il soddisfacimento dei
fabbisogni previsti per lesercizio del PAI; il pozzo esistente non necessita di particolari
interventi (al di fuori di quelli di manutenzione ordinaria e periodica al fine di garantire le
prestazioni richiese) o di modifiche strutturali.

2.5.2.2. Caratteristiche qualitative


I dati disponibili di qualit relativi alle acque sotterranee sono riferiti ai piezometri PZ6 e
PZ7che sono i punti di prelievo prossimi al pozzo indicato per lapprovvigionamento
idrico del PAI.
I risultati dei principali parametri sono di seguito riportati; i certificati delle analisi sono
riportati in Allegato C3 al Quadro di Riferimento Ambientale.

Tabella 2.5.2: Analisi chimiche


PARAMETRO Valore limite PZ6 PZ7
U.Misura (D. Lgs
DATA 26/06/2007
31/2201)
pH pH a 20C 6,5<pH<9,5 7,4 7,2
S cm a
Conducibilit 2500 542 678
20C
Durezza F - 30,1 36,4
Ammonio mg/l 0,5 0,24 <0,02
Nitrati mg/l 50 0,2 11,3
Cloruri mg/l 250 11.4 34,2
Solfati mg/l 250 20,4 39,7
Fosfati mg/l - 0,15 <0,09
Bicarbonati mg/l - 378,2 351,6
Calcio mg/l - 94,610 121,7
Magnesio mg/l - 15,79 14,66
Sodio mg/l 200 11,31 12,22
Potassio mg/l - 2,01 1,91

E prevista la realizzazione di un sistema di trattamento delle acque grezze di


alimentazione principale dellimpianto da pozzi gi presenti allinterno dellarea; tale
sistema prevede:

una sezione di addolcimento in doppia colonna da 8 mc/h (portata ciclica pari a


96 mc);
una sezione di desalinizzazione mediante osmosi inversa con portata di
alimentazione pari a 8 mc/h;
una sezione di demineralizzazione composta da due linee di demineralizzazione
di capacit cadauna di trattare 8 mc/h max di acqua grezza. La produzione di 8
mc./h continui assicurata da una sola linea, mentre la seconda in attesa o in
rigenerazione, a rotazione.

E previsto che le caratteristiche dellacqua trattata siano le seguenti:

Caratteristiche dopo cationica/torre/anionica

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o pH : 8,0 + 0,5;
o Conducibilit : 5 S/cm;
o Silice : 0,05 mg/l SiO2
Caratteristiche dopo letto misto (acqua trattata)
o pH : 7,0 0,2;
o Conducibilit : < 0,2 S/cm;
o Silice : < 0,01 mg/l SiO2.

In seguito ai trattamenti previsti per le acque di falda emunte dal pozzo, tali acque
avranno le caratteristiche adatte per gli usi industriali previsti nellambito dellimpianto.

Un aspetto relativo ad una potenziale criticit riguarda pi specificamente la fase di


costruzione; legato allutilizzo della tecnica di realizzazione delle fondazioni sui
terreni superficiali con caratteristiche meccaniche scadenti da consolidare mediante
tecnica colonnare jet-grouting. Questa tecnologia consiste nell'iniettare, attraverso fori
di piccolo diametro collocati lungo la batteria di aste infisse nel terreno, volumi
controllati di miscela cementizia in tratti di terreno definiti. Durante la perforazione si
provvede ad immettere il fluido di circolazione che fuoriesce dal fondo attraverso il
passaggio interno alle aste agevolando la penetrazione nel terreno, raffreddando e
mantenendo pulito lutensile disgregatore.
Il metodo pi usato in Italia consiste nel Sistema Monofluido, liniezione cio della sola
miscela cementizia. Con i sistemi jetting a due fluidi si utilizzano aria e miscela
cementizia; con il sistema a tre fluidi si aggiunge anche acqua.
Lutilizzo della sola miscela cementizia sembra garantire dalla possibile diluizione della
miscela stessa in falda e quindi di contenere i possibili effetti di contaminazione del
fluido di perforazione.

2.5.2.3. Livello della falda


Per quanto riguarda il livello piezometrico, va ricordato che, in generale, la falda idrica
situata alla profondit media di 1 metro dal piano campagna ed da considerare
praticamente subaffiorante.
Il piano di posa delle fondazioni del PAI collocato ad una profondit di 1,50 m dal
p.c.; solo il piano di posa della fossa per lo stoccaggio dei rifiuto ipotizzato a circa
5,50 m dal p.c. La fossa presenta una forma rettangolare di lati pari a circa 50 m e 18
m ed occupa una superficie totale di 900 m2 circa.

Nel sito del PAI, la falda freatica interessa il terreno argilloso superficiale; ha apporto di
acqua molto limitato e possiede in zona un gradiente estremamente basso, con ridotti
scambi da un punto allaltro e scarsa movimentazione, in funzione della bassa
permeabilit del mezzo argilloso in cui si trova.

Per quanto riguarda linterferenza tra lopera e il livello piezometrico, i dati disponibili
della campagna di misure effettuate (maggio 2007) sulla rete di piezometri installata
nellambito di indagine (vedi Quadro di riferimento Ambientale 7.2.4.3.) mostrano una
soggiacenza compresa tra 1,59 m e 53 cm dal p.c. (piezometri relativi al 1 livello
acquifero)3.

Per quanto riguarda la realizzazione degli scavi le profondit di scavo, per gli edifici A
(Comparto controllo accessi, direzione tecnica e servizi per il personale operativo), B

3
I piezometri relativi al 2 e al 3 acquifero mostrano il fenomeno di artesianit caratteristico di tali livelli
produttivi.
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(Comparto servizi logistici e generali di stabilimento) e C (Comparto impianti di
stoccaggio e trattamento rifiuti) tranne parte delledificio C3 in corrispondenza della
fossa (la cui profondit dellordine di circa 6 m) sono previste non superiori a 1,50 m
circa.
Lopera potrebbe quindi presentare in generale, soprattutto in fase di costruzione,
qualche interferenza con la falda freatica.
In particolare, per quanto riguarda la fase di costruzione, la presenza di acquiferi in
pressione posti subito sotto la copertura formata dai terreni argillosi e limosi superficiali
e la circolazione del fluido al suo interno viene leggermente e temporaneamente
alterata solo nelle immediate vicinanze dellopera durante le operazioni di scavo, dato
che una volta riportato in sede il terreno di scavo gli equilibri precedenti si ristabiliscono
in tempi altrettanto brevi. Va inoltre considerato che la presenza di limo e argilla
permette di smorzare la risalita della falda limitando quindi le possibili interferenze
provocate dalle strutture interrate.

In particolare la fossa di stoccaggio dei rifiuti ha una superficie di 900 m2 e si


troverebbe immersa nella falda per circa 5 m (considerando la falda subaffiorante).
Pertanto, il volume di terreno da asciugare dallacqua di falda sarebbe di circa 4500 m3.
Sulla base dellesperienza in situazioni analoghe si pu ritenere che la presenza della
vasca non influisca sullandamento della falda oltre la profondit dellopera (al di sotto
dellopera riprende il suo moto indisturbato) e che inoltre tale presenza devia il moto
della falda sia arealmente che verticalmente in un breve intorno e con entit
trascurabili.
Andr valutata in fase di progettazione esecutiva la possibilit di realizzazione di un
sistema di ancoraggi permanenti in grado di bilanciare e stabilizzare lopera soggetta a
sottospinta idrostatica (in fase di messa in esercizio e di manutenzione la fossa sar
vuota e di conseguenza sottoposta alla massima sottospinta idrostatica).
In presenza di argilla lo scavo potrebbe essere realizzato senza bisogno di ricorrere al
drenaggio forzato mediante Well Point; in questo caso sar sufficiente verificare con
cura lo spessore della copertura argillosa al fine di evitarne lo sfondamento. Si
consiglia, inoltre, di prevedere un metodo di smaltimento dellacqua prelevata durante
la fase di cantiere che non vada ad interferire con la rete idrica superficiale in
prossimit dellimpianto.
importante che in sede di progettazione esecutiva vengano svolte tutte le verifiche
necessarie mediante linstallazione di piezometri, lesecuzione di test idraulici,
lesecuzione di sondaggi a carotaggio continuo per il riconoscimento stratigrafico,
lesecuzione di test di permeabilit in laboratorio su campioni opportunamente
prelevati.

Per quanto riguarda linterferenza tra il pozzo individuato per lapprovvigionamento


idrico del PAI e i punti dacqua preesistenti, si ricorda che nellambito del sito e della
fascia ad esso immediatamente circostanti non sussistono opere di captazione idrica
appartenenti alla rete di monitoraggio della Provincia di Parma e del Comune di Parma
in un raggio di 2 km dallarea di interesse.

Considerando il fatto che il pozzo in oggetto ha una portata ridotta e pesca ad una
profondit ridotta, si possono escludere condizioni di interferenza reciproca tra i pozzi
dellarea e il pozzo stesso.

2.5.3. Individuazione di possibili interventi di mitigazione


In termini di mitigazioni dellimpatto, le raccomandazioni sono abbastanza limitate:

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lesecuzione dello scavo deve avvenire dopo le indagini di dettaglio e nel minor
tempo possibile. La mitigazione consiste in questo caso nella corretta
applicazione delle informazioni di dettaglio disponibili e nella corretta
esecuzione;
a scavo avvenuto, lunica mitigazione possibile quella di eseguire il reinterro
con il medesimo materiale di risulta, in modo da alterare il meno possibile le
condizioni di fatto.

Per la tutela della qualit degli acquiferi sotterranei dovr essere prevista (Normativa
del PSC del Comune di Parma-Fonte: P.S.C. 2006-Schede Ambiti di Trasformazione-
Approfondimenti geologici e geotecnici):

1. una corretta gestione dei cantieri al fine di evitare la percolazione nel sottosuolo
di acque inquinate;
2. la progettazione e la costruzione di condotte fognarie (in conformit con quanto
previsto dal DMLP del 12/12/1985, nonch dalla circolare dei MMLLPP n.
27291 del 30/03/1986) che dovranno garantire laffidabilit dellopera in
relazione al grado di sicurezza statica, di resistenza alla corrosione, di integrit
della tenuta nel tempo, tenendo conto della caratterizzazione geologica e
geotecnica dei terreni interessati dal tracciato delle tubazioni;
3. la separazione obbligatoria tra reti di acque bianche e acque nere.

2.6. Vegetazione, flora, fauna, ecosistemi

2.6.1. Descrizione delle attivit che determinano gli impatti

2.6.1.1. Fase di costruzione


Larea di cantiere (infrastrutture temporanee al servizio del cantiere e lo stoccaggio dei
materiali di montaggio) ricade nellambito dellarea di del PAI.

Durante la fase di cantiere e di costruzione dellopera e delle relative opere connesse,


si possono identificare alcuni potenziali effetti perturbatori sulla componente
vegetazione, flora e fauna; le attivit che possono generare interferenze temporanee, e
la relativa tipologia di impatto potenziale indotta sono sintetizzati nel seguito:

ATTIVITA IMPATTI POTENZIALI


Predisposizione area cantiere Disturbo alla vegetazione per
Realizzazione fondazioni deposizione polveri
altre infrastrutture funzionali all'esercizio Disturbo alla fauna per polveri, gas di
dellimpianto (opere approvvigionamento gas, scarico e rumori
approvvigionamento idrico e rete elettrica) Interferenze con habitat per scavi e
infrastrutture

Si ricorda, tuttavia, che tra le prime opere previste durante la fase di realizzazione
dellopera, prevista la duna perimetrale di 4 m attorno allarea PAI e la
predisposizione dellarea esterna a parco..

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2.6.1.2. Fase di esercizio
Per la componente vegetazione, flora e fauna gli impatti potenzialmente generati
dallesercizio dellimpianto sono decisamente limitati e legati sostanzialmente alle
emissioni di effluenti gassosi, alle emissioni sonore dovute al funzionamento
dellimpianto e alla creazione di ostacoli aerei (per lavifauna) dovuti allaltezza degli
edifici.
In particolare, la parte esterna, quella pi propriamente a Parco, per svolgere al meglio
la sua funzione didattica, naturalistica e di schermatura assume maggiormente i
connotati di bosco e/o di macchia di campo

2.6.2. Stima degli impatti

2.6.2.1. Vegetazione
In fase di costruzione gli elementi pi impattanti saranno le polveri, il rumore, gli scavi,
laumento del traffico locale dovuto agli automezzi di trasporto dei materiali e del
personale dimpianto, la movimentazione di macchine ed operai, soprattutto per larea
nellimmediato intorno dellarea dellimpianto di termovalorizzazione.

In fase di esercizio i principali fattori di impatto sulla componente vegetativa saranno


determinati dalle emissioni in atmosfera degli effluenti gassosi.

In generale si pu affermare che gli impatti sulla vegetazione derivanti dalla fase di
costruzione dellimpianto, sono da ritenersi minimi dato per la preparazione del sedime
non si prevede sottrazione di elementi vegetali di valore naturalistico.
Inoltre si ricorda che nellambito del progetto di intervento prevista la realizzazione di
unarea a parco che servir a ricollegare il paesaggio naturalistico del canale naviglio
e degli ecosistemi agricoli circostanti con il polo industriale.

Per quanto concerne la fase di esercizio, in merito alla tipologia di effluenti gassosi che
limpianto emetter a regime, potranno esserci degli impatti sulle condizioni fitosanitarie
della vegetazione nellambito dellarea PAI, mentre difficilmente eventuali impatti
potranno interessare aree vegetate esterne (che tra laltro, visto il contesto di
inserimento del PAI sono molto limitate).

2.6.2.2. Fauna
Per quanto riguarda la fauna, questa pu essere disturbata soprattutto in periodi
particolari (soste migratorie, riproduzione ecc.) dall'accesso di veicoli, dall'incursione di
operai o di altre persone nei dintorni dell'area considerata.
Si specifica a tale riguardo che larea interessata frequentata da fauna antropofila,
gi abituata ad una situazione caratterizzata dalla presenza delluomo. E quindi
possibile prevedere che essa possa ridurre la frequentazione della fascia di territorio
pi prossima allimpianto, tuttavia, probabile che i meccanismi di assuefazione alla
rumorosit che questo tipo di fauna pu sviluppare possano comunque limitare molto
la perdita di habitat.
Da ultimo, la presenza degli edifici e del camino possono generare impatti sullavifauna
(modificazione dei percorsi aerei). Si ricorda comunque che larea in oggetto risulta gi
connotata dalla presenza di edifici industriali di una certa altezza, per cui la
realizzazione del nuovo impianto non andr a modificare sostanzialmente la situazione
attualmente esistente.

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2.6.3. Individuazione di possibili interventi di mitigazione

2.6.3.1. Realizzazione dellarea Parco esterna nellambito del PAI


Nellambito dellarea PAI prevista la realizzazione di unampia area forestata4, che
rappresenta loccasione di un completamento dellopera sia da un punto di vista
paesaggistico che, soprattutto ecosistemico, dato che unadeguata distribuzione del
verde incrementa sicuramente il suo ruolo ecologico potenziale.

Nellarea PAI la parte esterna quella pi propriamente a Parco che tra laltro ha il
compito di svolgere una sua funzione didattica, naturalistica e di schermatura; essa
assume maggiormente i connotati di bosco e/o di macchia di campo.

Il layout delle aree a verde previste nellarea PAI riportata in Figura 2.6.1.

Figura 2.6.1: Distribuzione delle aree a verde nellarea PAI.

In particolare dalla legenda della figura si osserva come la perficie destinata a verde
nellintervento complessivo del PAI pi il corridoio ecologico si sviluppi per 350.995 m2
di cui:

249.465 m2 area alberata;


101.527 m2 e a prato.

La
4
Per il dettaglio del progetto si rimanda alle Linee guida del verde, relazione allegata al Progetto Definitivo
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Tabella 2.6.1 riporta la suddivisione dellarea a verde cos come riportato in Figura 2.6.1

Tabella 2.6.1 Superfici a verde


Tipo di area Superficie occupata
area a prato del PAI 101.527 m2
area alberata del PAI 147.729 m2
area alberata del Canale Naviglio Navigabile 101.735 m2

Per chiarire al meglio lorganizzazione del verde di progetto possibile suddividere


diversi tipi di ambiti con impostazione e gestione differente:
1. fascia esterna con funzione schermante realizzata con bosco mesofilo a
prevalenza di piante a rapida crescita (ad es. pioppi e frassini) ma anche con
sottobosco abbondante; questa cintura esterna viene realizzata e gestita in forma
pi naturalistica, estensiva con un andamento continuo della fascia di alberature
che in taluni punti forma dei raggruppamenti in modo da assumere una identit di
bosco autoctono con specie tipiche del bosco mesofilo. Al fine di aumentare il
potere schermante durante il periodo invernale potrebbe essere valutata anche
lopportunit di inserire delle conifere sempreverdi (ad es. il tasso).
2. fascia lungo il canale Naviglio a bosco meso-igrofilo; sul lato est dove corre il
canale Naviglio e dove si colloca il Centro Polifunzionale Ambientale.

In buona parte dellarea di progetto si configurano le potenzialit per lo sviluppo di


vegetazione di un bosco planiziare con presenza di farnia e soprattutto di pioppo
bianco, pioppo nero, Fraxinus, Carpinus ecc. con presenza nello strato arbustivo di
Euonymus europaeus, Ligustrum vulgare, Vinurnum opulus ecc.. mentre per le
formazioni ripariali si ritiene importante la presenza di ontano e salice.

La scelta di un tipo di vegetazione o di unaltra dovr essere determinata in fase


progettuale mediante una verifica di dettaglio nella porzione di territorio destinata a
parco delle caratteristiche edafiche specifiche e soprattutto dell' altezza di falda.
Questo ha condotto alla proposta di realizzazione di una superficie a verde con
caratteristiche diverse ma che comunque tende ad utilizzare una grande quantit di
specie a funzione schermante e che in buona parte appartengono a quelle afferenti alla
vegetazione del bosco mesofilo a prevalenza di piante a rapida crescita (ad es. pioppi
e frassini) ma anche con sottobosco abbondante. Questa struttura del Parco/bosco che
nella parte interna potr utilizzare anche specie esotiche a rapido accrescimento (ad
es. Quercus rubra) verr realizzata e gestita in forma naturalistica con un andamento
continuo della fascia di alberature che in alcuni punti forma dei raggruppamenti in
modo da assumere una identit di bosco autoctono con specie tipiche del bosco
mesofilo o meso-igrofilo. Per quanto riguarda le specie sempreverdi prevista la
realizzazione di un boschetto di bamb e lutilizzo anche se sporadico di Taxus
baccata. Per quanto riguarda la copertura arbustiva in base alle indicazioni delle linee
guida del verde (allegate al Progetto Definitivo) stata stimata una superficie di
almeno 4 ha.

Da queste considerazioni emerge la necessit di progettare un Parco che in breve


tempo raggiunga una copertura arborea ottimale del terreno. Questo si otterr con la
messa a dimora di una congrua percentuale di specie a rapido accrescimento, come
previsto dal progetto preliminare, e dalla piantagione di un numero elevato di piantine
ad un adeguato sesto di impianto prevedendo diradamenti successivi in modo da
mantenere sempre una copertura ottimale del suolo sin dalle prime fasi di impianto.

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2.7. Paesaggio, beni architettonici e ambientali

2.7.1. Descrizione delle attivit che determinano gli impatti


Linserimento di una nuova costruzione nel paesaggio pu comportare effetti
sullimpatto visivo e paesistico. Gli edifici di tipo industriale in particolare, presentano
condizioni di intervento che maggiormente determinano interferenze sullambiente
visivo di un sito. Limpianto in esame rientra in questa tipologia di interventi.
In generale la determinazione dellimpatto visivo si avr sia in fase di costruzione ma
soprattutto di esercizio quando limpianto sar visibile in modo permanente nellambito
di una determinata porzione di territorio. Lentit dellimpatto che questo genera da
definirsi in relazione alle caratteristiche morfologiche del territorio in esame, alla
peculiarit del paesaggio circostante, alla presenza di elementi particolarmente
sensibili allimpatto visivo dellopera tecnologica.

Il paesaggio va letto rapportando le attivit umane con il territorio per identificare quei
segni o matrici che lo caratterizzano. In particolare si pu parlare di una matrice
naturale, data dai segni che la natura nella sua evoluzione lascia sul paesaggio
stesso, e di una matrice antropica, che rappresenta i segni lasciati dalla
stratificazione nel tempo delle attivit umane.
Si pu quindi definire una matrice percettiva derivata da un processo visivo che
elabora quei segni naturali e antropici che sono alla base della lettura del paesaggio.
Attraverso essi infatti si arriva alla formazione del concetto di qualit del paesaggio,
che viene comunemente associata alla percezione visiva dellambiente.
Poich il valore paesaggistico di unarea si determina attraverso la somma del valore
delle componenti del paesaggio che caratterizzano larea stessa, l'impatto dell'opera
sar descritto in termini di modifica del valore delle componenti interessate; ovvero, il
valore paesaggistico pu essere descritto inserendo l'opera stessa quale ulteriore
componente. Successivamente pu essere cos riconsiderato il valore paesaggistico
dell'area dopo l'intervento.

L'obiettivo in quest'ultimo caso non quindi quello di riconoscere il valore del


paesaggio in s (tale obiettivo stato gi realizzato nel Quadro Ambientale), ma di
identificare e descrivere le caratteristiche suscettibili di essere modificate
dall'inserimento dell'opera.
Nel caso specifico, particolare importanza assume lapprofondimento dello studio
dellimpatto visivo, teso a verificare la compatibilit dellinserimento dellimpianto
tecnologico con il paesaggio circostante e volto a definire le azioni di disturbo
esercitate dal progetto e le modifiche introdotte in termini di visibilit e di qualit
dellambiente visivo; tali modifiche sono lette in base alla vulnerabilit (intesa come
capacit del paesaggio di accogliere i cambiamenti e gli interventi proposti senza
vedere alterate le proprie caratteristiche) e alla sensibilit dei potenziali bersagli
soggetti ad impatto (abitati, beni storico-culturali, mete turistico-ricreative etc).

E importante sottolineare che, nel caso specifico dellinserimento della nuova opera in
esame, non si tratta di un impatto visivo di ostruzione ma di intrusione; infatti esso
non costituir in alcun caso ostruzione totale o parziale alla percezione di elementi o
paesaggi retrostanti.

E bene ricordare inoltre che limpianto andr ad inserirsi in un ambito gi adibito a


strutture di tipo tecnologico, attualmente presenti e comunque in fase di espansione e
completamento (area SPIP); nel contesto sono peraltro presenti elementi detrattori del
paesaggio, quali lAutostrada A1 e la TAV di recente realizzazione; si pu senzaltro

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ritenere che lazione intrusiva del nuovo impianto verr in qualche modo pi
facilmente assorbita dal contesto localizzativo e non possa prescindere dalle condizioni
di non naturalit preesistenti: limpianto non sar cio percepito come totalmente
estraneo (intrusivo quindi) rispetto allassetto paesistico di contesto.

Lapprofondimento condotto interessa dunque la percezione che si avr dellimpianto


dallambiente circostante da un punto di osservazione esterno. Si introduce cos il
concetto di bacino visuale inteso come ambito territoriale caratterizzato dalla
presenza di punti da cui sia visibile lopera.

2.7.2. Stima degli impatti

2.7.2.1. Sintesi delle caratteristiche territoriali e paesaggistiche


dellambito di inserimento dellopera in progetto
La struttura del paesaggio nellambito del quale va ad inserirsi lopera in progetto ha le
sostanziali caratteristiche del paesaggio rurale che negli ultimi tempi ha visto
laffiancarsi di un paesaggio antropico in continua evoluzione.

In particolarea le aree oggetto dellintervento sono localizzate al confine tra larea pi


intensamente urbanizzata e quella a vocazione agricola produttiva.
Dalle foto aree del territorio oggetto dellintervento, si rileva la presenza di aree con
agricoltura frammentata ed estensiva insieme ad una piccola quota di verde di arredo,
oltre ad unalta percentuale di aree edificate e/o pavimentate con destinazione
produttiva - commerciale e residenziale; risaltano inoltre le numerose superfici
destinate a strade e ferrovie (come le grandi vie di comunicazione della A1 e TAV) che
corrono parallele senza soluzioni di continuit, oltre ad un reticolo importante di strade
e di parcheggi annessi.

Tutto questo si traduce in una estrema frammentazione degli habitat esistenti


caratteristici delle aree periurbane destinate ad attivit industriali e/o agricole ad
elevata intensit.

Nella pianura in questione ancora leggibile limpronta della centuriazione romana che
sul territorio ha lasciato maglie regolari definite dagli assi viari e dai canali. Tanto che
nel fissare il tracciato anche di un solo filare di alberi ci si trova quasi costretti a seguire
le linee prefissate dal reticolo della centuriatio che i coloni romani hanno imposto al
paesaggio secondo le esigenze produttive e sociali. Tali reticoli di canali rivestono
ancora un ruolo importante in quanto provvedono ad una adeguata regimazione
idraulica del territorio.

2.7.2.2. Definizione dellambito territoriale potenzialmente


impattato
Nello studio dellimpatto visivo e dellimpatto sul paesaggio per un impianto
tecnologico, quale quello in progetto, occorre definire un ambito di intervisibilit tra
limpianto stesso e il territorio circostante in base al principio della reciprocit della
visione.
Lanalisi viene condotta basandosi sia sulle caratteristiche del paesaggio che sulle
caratteristiche tipologichestrutturali del progetto. I principali fattori di indagine
considerati per il paesaggio sono:

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la nitidezza della visibilit dei bacini visuali (bassa, media, alta) che viene
commisurata alla distanza dellimpianto rispetto al punto o al percorso di
osservazione;
lintensit della visione (bassa, media, alta) che viene stimata in rapporto ai
seguenti fattori:
1. esposizione degli edifici rispetto allilluminazione naturale, tenuto conto della
posizione dellosservatore;
2. riflessione della luce rispetto ai materiali utilizzati per i prospetti degli edifici;
3. colore dei materiali utilizzati per i prospetti e il contrasto con lambiente
visivo naturale;
4. materiali utilizzati per i prospetti;
5. tipologia costruttiva;
la frequenza della visione legata al numero di osservatori interessati al luogo
dal quale avviene losservazione; deve essere valutato quindi se si tratta di
percorsi dinamici ripetitivi, panoramici, ecc e/o punti di visione statici (punti
panoramici, residenze, luoghi di lavoro e in generale luoghi di frequentazione
stabile);
la rilevanza della visione rispetto alla qualit e integrit del luogo sulla base di 5
fattori:
1. posizione delledificio rispetto al quadro visivo (marginale, laterale, centrale);
2. giacitura del piano di costruzione delledificio rispetto alla posizione
dellosservatore;
3. contrasto di forma degli edifici nei confronti della morfologia naturale;
4. contrasto di forma e dimensioni degli edifici rispetto allo skyline delle
costruzioni esistenti;
5. lattivit indotta (traffico, rumore, emissioni ecc..)

Al fine di semplificare lanalisi si fa riferimento a studi e ricerche secondo i quali la


visione umana mette a fuoco solo la porzione centrale del campo visivo mentre i
contorni pi periferici ci appaiono sfumati. In particolare si constatato che la
percezione si pu distinguere in:

cono di alta percezione, concentrato principalmente nei 40-45 centrali,


quello che si percepisce senza distogliere lo sguardo dallasse centrale di
visione;
cono di media percezione, definito da un angolo di 90, quello che si
percepisce ruotando leggermente gli occhi rispetto lasse centrale di visione;
cono di bassa percezione, definito da un angolo di 180, quello che si
percepisce solo distogliendo lo sguardo dallasse centrale di visione.

Su queste basi teoriche stata condotta lanalisi degli impatti per limpianto in progetto.

Data la tipologia di opera e il territorio di analisi, non stato possibile costruire un vero
e proprio bacino visuale, ma stato considerato un ambito di territorio sufficientemente
ampio al cui interno limpianto potenzialmente visibile secondo diversi gradi di
percezione. Questo si reso necessario soprattutto in relazione alla reale mancanza di
barriere morfologiche che caratterizzano lambito di ubicazione dellimpianto.

Si ricorda che nellambito delle valutazioni che verranno sviluppate nel seguito in
merito al grado di percezione, non si terr conto delle opere di mitigazione a verde
previste nellarea PAI, le quali contribuiranno ad un maggior mascheramento della
struttura e ad un inserimento paesaggistico ed architettonico di particolare valenza
(vedi precedente 2.6.3.1).
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La percezione del paesaggio agrario nellarea di indagine si ha soprattutto lungo i tratti
con edificazione pi rada o in quelli in cui completamente assente. I filari spesso
costituiscono un elemento di filtro delle visuali con un effetto di grande suggestione per
la percezione dei ritmi e della spazialit seriale del paesaggio agrario della
centuriazione.
Le visuali sono spesso concluse da quinte arboree come filari o fasce boscate che
seguono anchesse le linee della centuriazione definendo una gerarchia spaziale
chiara e di facile percezione: la maggior parte dei filari e fasce boscate ha un
andamento nord-ovest che riprende il tracciato dei percorsi principali di distribuzione.

La Tavola D1 riporta gli elementi lineari o volumetrici che di fatto rappresentano le


principali barriere sul territorio in esame, tali barriere permettono di limitare la visibilit
dellimpianto rispetto ad alcuni elementi di particolare sensibilit in termini di fruibilit e
valore storico-culturale.

Nellambito della Tavola D1 si riportano anche i gradi di potenziale percezione


dellimpianto, definita semplicemente in funzione della distanza tra i potenziali bersagli
e/o visuali sensibili e limpianto; infatti il grado di percezione dellimpianto sfuma
allontanandosi dal sito uniformemente in tutte le direzioni e la percezione della singola
struttura risulta difficile in quanto sono lintero complesso industriale SPIP ed il suo
intorno ad essere colto come elemento unitario complessivo.

In base alle analisi condotte in situ, le fasce a diversa percezione potenziale che si
determinano nellambito dellarea vasta di indagine e riportate nella Tavola D1 sono
cos suddivise:

percezione massima nellareale circoscritto nellambito di 1 Km di distanza


dallimpianto;
percezione media/bassa - nellareale circoscritto nellambito dei 3 Km di
distanza dallimpianto;
percezione bassa/nulla - nellareale circoscritto nellambito degli 5 Km di
distanza dallimpianto.

Si sottolinea poi come alcuni degli elementi che in Tavola D1 rappresentano barriere
antropiche alla visibilit dellimpianto possono tuttavia esse stesse rappresentare
potenziali punti di vista dellimpianto (ad esempio lautostrada A1 rappresenta
sicuramente un punto di vista dinamico ma non rappresenta un elemento di particolare
significativit in termini di impatto visuale).
Lo stesso discorso non pu valere, ad esempio, per gli argini del Fiume Parma, che
limitano la visuale per i potenziali bersagli collocati verso ovest e, tuttavia,
rappresentano essi stessi elementi di particolare sensibilit naturalistica (punto di
osservazione per i fruitori di percorsi naturalistici).
Nellambito delle barriere antropiche non sono stati inseriti gli abitati radi (quali da
esempio le Frazioni Paradigna, il Quartiere San Benedetta, la Frazione Bogolese di
Sorbolo etc) ma solo labitato compatto di Parma il quale rappresenta un elemento
fisico molto importante in termini di barriera alla visuale e solo marginalmente pu
rappresentare un bersaglio in termini di visibilit dellimpianto, sia per la distanza
dellabitato stesso (c.a. 3 km) che per la sua compattezza; potranno eventualmente
essere considerati potenziali punti di osservazione solo gli ultimi piani di alcune
abitazioni della frangia periurbana (quali ad esempio le abitazioni della Frazione S.
Leonardo).

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Da ultimo si ricorda che in Tavola D1 si rappresenta, pur sommariamente, levoluzione
a cui sar soggetto il territorio in esame secondo le previsione del nuovo PSC di Parma
(centro commerciale IKEA, espansione area SPIP etc.); infatti, la realizzazione di tali
opere non solo aumenter notevolmente lentit delle barriere antropiche presenti, ma
al contempo tali realizzazioni concorreranno allulteriore impoverimento del paesaggio
agrario della zona in esame.
Lanalisi che viene nel seguito condotta, tuttavia far sostanzialmente riferimento alla
situazione attuale, unica situazione di fatto che permetta unanalisi oggettiva
dellimpatto dellimpianto sul paesaggio.

2.7.2.3. Il valore intrinseco dellambito di analisi, definizione degli


impatti e scelta dei punti per le fotosimulazioni
Un volta definito lambito di analisi necessario individuare le emergenze
paesaggistiche e architettoniche in modo da definire i principali punti statici (case, punti
panoramici etc..) e dinamici (strade, sentieri, etc..) di visibilit a elevata sensibilit;
cio quelle zone che hanno un valore intrinseco legato alle specifiche peculiarit
storiche, artistiche e naturali, oltre ad un elevato grado di frequentazione, che
costituiscono gli elementi maggiormente impattati dalla presenza dellimpianto stesso.

In particolare gli elementi presi in considerazione sono stati:

elementi lineari
viabilit principale ;
viabilit secondaria e/o ordinaria (strade comunali);
ferrovia
elementi puntuali
abitati consolidati
case sparse e/o cascinali;
chiese, eremi, pievi e/o luoghi di pellegrinaggio e incontro;
siti di particolare interesse ad alta fruizione turistica nellambito

Gli elementi lineari


Gli elementi lineari (strade e ferrovie) presi in considerazione nellanalisi degli impatti
sono quelli a maggior frequentazione; nellarea di indagine si osserva la presenza della
direttrice autostradale A1 a direzione ONO-ESE che taglia longitudinalmente tutta
larea vasta di indagine; ad essa si affianca la recente linea ferroviaria ad alta velocit
(TAV) realizzata nellarea di interesse per lo pi in rilevato. Queste linee principali sono
intersecate trasversalmente da una serie di strade a prevalente direzione NNE-SSO le
principali delle quali sono:

o Strada Provinciale 343 Asolana (SP ex SS 343) - STRADA a elevata


frequentazione;
o Strada provinciale nr. 72 Parma-Mezzani - STRADA a media-elevata
frequentazione.

Queste strade seguono la struttura centuriata storica impostata dai romani che
costituisce un elemento fondamentale dellecomosaico dellarea in esame.

Si segnala poi la presenza della Strada Provinciale 62 R della Cisa (SP 62 R) che,
rispetto al resto della rete stradale, ha una direzione meno netta e definita: nellarea di

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indagine essa interseca lautostrada con un angolo acuto e ha una direzione
prevalente NE-SO.

Infine, oltra alla TAV, larea PAI confina con la linea Ferroviaria a traffico regionale
Parma-Brescia, attualmente in fase di riqualificazione.

Limpatto definito lungo le direttrici sopra citate di tipo dinamico, cio il potenziale
osservatore in tal caso in movimento; potrebbe notare limpianto ma difficilmente si
potrebbe soffermare sullo stesso, soprattutto per la viabilit ad alta velocit (Ferrovia,
Strada Statale e Autostrada). In particolare per ciascun elemento sopra citato si
possono fare le seguenti considerazioni:

o Autostrada A1 e TAV- Il grado di visibilit potenziale alto soprattutto nei tratti


immediatamente a monte e a valle del sito. Limpatto attenuato, oltre che
dalla velocit di percorrenza che caratterizza queste arterie viarie, anche dalla
presenza di altri elementi tecnologici nellambito di inserimento dellimpianto
che ne diminuiscono decisamente il grado di percezione complessivo. E da
tener presente che vi un breve tratto in cui limpianto risulta essere in primo
piano con conseguente impatto complessivo elevato.
o Ferrovia Parma Brescia - grado di visibilit potenziale medio-alto soprattutto
nei tratti immediatamente a monte e a valle del sito. Limpatto attenuato dal
fatto che parte del tracciato ferroviario si trova su un sedime leggermente
ribassato rispetto al territorio circostante; inoltre presente una fascia verde
lungo il tracciato ferroviario che, nonostante sia solo di tipo arbustivo, limita
notevolmente la visibilit di sfondo (Figura 2.7.1).

Figura 2.7.1: Ferrovia Parma Brescia nel tratto di interesse

o SP 343 Asolana il grado di visibilit potenziale medio, nel tratto compreso


tra il casello autostradale e, proseguendo verso nord, Cascina Nuova, nei
pressi dellarea artigianale Asolana-Paradigna. Gli elementi pi voluminosi
dellimpianto (termovalorizzatore e camino) saranno visibili dal viaggiatore che
provenendo da nord si dirige verso Parma e viceversa; tuttavia la percezione
dellimpianto rimarr sempre sullo sfondo e il complesso si confonder con
linsieme delle strutture produttive gi attualmente presenti sul territorio (che tra
laltro andranno ulteriormente sviluppandosi) Limpatto, inoltre attenuato dalla
presenza della fascia arborea del Naviglio Navigabile comprensiva dellarea a
parco prevista nellambito dellarea PAI.
o SP 72 r - il grado di visibilit potenziale medio-alto la potenziale visibilit
maggiore procedendo da sud, oltre gli assi rappresentati da A1 e TAV, verso
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Nord, fino allaltezza dellarea SPIP. Non sono presenti attualmente effettivi
elementi che limitino la visibilit dellosservatore, tuttavia si ricorda che
previsto lampliamento dellarea Spip anche verso sud (Comparto C5) con la
realizzazione di capannoni industriali e commerciali che rappresenteranno, oltre
ad un impoverimento del paesaggio agrario, un elemento di mascheramento
tecnologico rispetto alla potenziale visibilit dellimpanto lungo il tratto stradale
in esame.
o Sp 62r vista la distanza dallimpianto e la presenza di elementi detrattori del
paesaggio che si interpongono tra larteria stradale e limpianto, la visibilit di
questultimo sar limitata e comunque la sua percezione sar trascurabile.

Gli elementi puntuali


Tra gli elementi puntuali o statici si annoverano anche i principali centri e nuclei abitati
ricadenti nellambito dellarea vasta di indagine potenzialmente impattata; in particolare
si evidenziano i principali tra questi:

Visibilit
Localit /Comune Distanza dallimpianto(*) percezione
potenziale
Frazione S. Leonardo c.a. 1 km a sud-ovest Medio/Bassa
Quartiere S. Benedetta c.a. 1,3 km a sud Medio/Bassa
Pedrignano c.a. 1,4 km a est Medio/Bassa
Ravadese c.a. 2 km a nord Medio/Bassa
Bogolese (Sorbolo) c.a. 2,5 km a est Medio/Bassa
Chiozzola (Parma) c.a. 2,5 km a est Medio/Bassa
Abitato di Parma c.a. 3 km a sud Bassa/nulla
Baganzola c.a. 4 kma ovest Bassa/nulla
S. Polo Torrile (Torrile) c.a. 5 km a nord Bassa/nulla
(*) si intende la distanza dalle prime abitazioni pi prossime al sito appartenenti al nucleo abitato
considerato.

Rispetto allelenco dei beni storico testimoniali del PTCP nellarea di potenziale
interferenza si identificano i seguenti beni:

o Chiesa parrocchiale S. Giovanni Evangelista (Ugozzolo/Parma) ubicata a


circa 1.300 m a est-sudest dellarea PAI.
o Chiesa parr. della Purificazione della Vergine (Ravedese/Parma) ubicata a
circa 2000 m a nord dellarea PAI
o Abbazia Cistercense di Valserena ubicata a circa 1.500 m a nord-nord-ovest
dellarea PAI.

Ci sono, infine, altri elementi puntuali che sebbene non segnalati come beni a
particolare tutela, possono considerarsi sensibili perch potenzialmente fruibili e che
quindi possono rappresentare punti di vista statici; tra questi, come i pi rappresentativi
si citano:

o Cascina C Carra ubicata a nord dellarea PAI a c.a. 350 m;


o Cascina Caslette ubicata a est dellarea PAI a meno di 100 m dal suo confine;
o Cascina C Rossa ubicata a Nord-Ovest dellarea PAI a circa 500 m;
o Villa Peschiera ubicata a Sud dellarea PAI a circa 600 m oltre lA1 e la linea
TAV

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2.7.2.3.1. Valutazioni in merito all Abbazia
Cistercense di Valserena
Tra gli elementi puntuali di particolare pregio storico culturale, quello pi importante
rappresentato dallAbbazia Cistercense di Valserena, conosciuta anche come la
Certosa di Parma o Certosa Paradigna. Si tratta di un antico monastero denominato
San Martino de Bocci che da molto tempo ha perduto la sua funzione religiosa; oggi
sede universitaria del Centro Studi e Archivio della Comunicazione. Questa struttura fu
edificata per i Benedettini all'inizio del XIV secolo e si configura come un paradigma
dell'architettura modulare cistercense. Essa comprende una chiesa a croce latina in
stile gotico lombardo e un presbiterio arricchito da affreschi del Baglione.

LAbbazia si colloca a circa 1, 5 km a Nord-Nord-Ovest dellimpianto.


Nel seguito si propone una sezione che ricostruisce la visuale dalla certosa verso il PAI
(Figura 2.7.2).

Dalla ricostruzione di Figura 2.7.2 intuibile come, delle strutture che compongono il
PAI, allosservatore che si trovi nel cortile anitistante la Certosa, sia potenzialmente
visibile parte del camino che spunta sullo sfondo, soprattutto in ragione del fatto che
non sono presenti barriere interposte (n naturali n antropiche) sufficientemente alte
da impedirne la visuale; il camino del termovalorizzatore sar visibile almeno nella
porzione compresa tra i 35 e i 70 m. Anche il corpo del termovalorizzatore
potenzialmente visibile, almeno parzialmente, per le sue porzioni pi rilevate (tra i 35 e
i 40 m) .
S fa tuttavia presente che la notevole distanza tra lAbazzia e limpianto fa si che esso
si confonda, sullo sfondo, con le altre strutture tecnologiche e gli elementi naturali
(quinte arboree del PAI e del Canale Naviglio Navigabile) presenti sul territorio.

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Figura 2.7.2: Sezione della visuale dellimpianto dalla Certosa

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2.7.2.4. Fotosimulazioni
Il territorio circostante larea dellimpianto in progetto si presenta pianeggiante con potenziali campi
visivi lunghi, ma per la maggior parte si tratta di campi medi, anche per la notevole presenza di
infrastrutture su rilevato o terrapieno.
Le visuali hanno direttrici principali che seguono i percorsi sud-nord di distribuzione nellarea
agricola. Questa matrice gi stata riconosciuta come la matrice fondamentale di strutturazione
del paesaggio che viene ulteriormente rafforzata come segno dal forte condizionamento che
determina sulla visibilit.

La Tavola D2 rappresenta la carta dellintervisibilit, redatta in base alle analisi fin qui condotte.
Essa, pur avendo un valore puramente indicativo, permette di evidenziare come, attualmente, le
aree maggiormente impattate, in termini di visibilit, siano quelle a nord e a ovest del PAI, dove
sono presenti tratti privi di barriere sia permeabili che compatte e, quindi, sono soggette ad
ampia visibilit potenziale. Lampiezza della visuale in questi settori spesso attenuata dalla
presenza di un fronte urbanizzato, spesso costituito da insediamenti industriali peraltro non di
rilevante qualit architettonica.

Verso sud la presenza della TAV e dellA1 MI-BO garantisce un certo grado di mascheramento
non solo in termini di barriera visuale ma anche in termini di impoverimento del paesaggio agrario
e quindi di un pi facile assorbimento sul territorio dellimpianto in progetto.

Verso est, poi, la visuale attenuata soprattutto grazie alla presenza dellarea a parco PAI che,
unitamente al corridoio ecologico previsto lungo il Naviglio Navigabile, garantisce un
mascheramento anche degli elementi di maggior rilievo dellintervento complessivo (si veda quanto
descritto nel 2.6.3.1).

Il verde di progetto nellarea PAI rappresenta, quindi, loccasione di un completamento dellopera


che da un punto di vista paesaggistico contribuisce ad una ricucitura del nuovo edificato con il
paesaggio circostante. Limpatto paesaggistico dei manufatti necessari allimpianto, viene ad
essere stemperato attraverso unadeguata distribuzione del verde, in maniera da incrementare
anche il suo ruolo ecologico potenziale.

Nel progetto del PAI si possono individuare aree con funzioni e quindi elementi progettuali ben
contraddistinti. La pi importante distinzione tra le aree introdotta dalla presenza dei rilevati in
terra che da una parte fanno emergere la cintura di verde posta al di sopra delle teppe, dallaltra
isolano la porzione centrale, quella posta a ridosso degli impianti, con una operazione di ricucitura
del paesaggio che mira alla integrazione del PAI nel contesto territoriale. La parte esterna poi
quella pi propriamente a Parco e per svolgere al meglio la sua funzione didattica, naturalistica e
di schermatura, assume maggiormente i connotati di bosco e/o di macchia di campo.

Per un pi puntuale studio dei bacini visuali verso la zona di ubicazione del complesso di edifici
stato necessario considerare diversi punti di possibile percezione, distinguendo tra punti statici
(case, punti panoramici, ecc..) e punti dinamici (strade, ferrovie, ecc..).
In particolare sono stati scelti quattro punti di vista rappresentativi per la realizzazione di opportune
fotosimulazioni che permettessero di fornire unidea delleffettivo impatto dellimpianto in termini di
visibilit e di percezione (Figura 2.7.3).

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Figura 2.7.3: Punti di vista fotografici dai quali sono state effettuate le fotosimulazioni

I punti individuati sono, in riferimento alla Figura 2.7.3:

Punto 1 PUNTO DI VISTA DINAMICO lungo lautostada A1 Milano-Bologna. Si colloca in


ambito di massima percezione e rappresenta anche la potenziale visuale che si avrebbe da
alcuni punti di vista statici posti immediatamente a sud dellautostrada (quali ad esempio
Villa Peschiera e lo Stabilimento Barilla)
Punto 2 PUNTO DI VISTA STATICO dalla Cascina Carre a nord dellimpianto al limite
dellambito di massima percezione. Rappresenta un punto dove attualmente la visbilit
molto ampia con assenza di effettive barriere alla visuale.
Punto 3 PUNTO DI VISTA DINAMICO sul ponte della ferrovia PR-BS lungo la strada che
collega la SP 343 con la SP 72 r. Si tratta di un punto topograficamente in rilievo rispetto al
contesto da dove la visibilit risulta essere ampia e la percezione medio-alta.
Punto 4 PUNTO DI VISTA STATICO dallAbazzia cistercense Valserena che di fatto
rappresenta il bersaglio di maggior sensibilit in termini storico-cuturali. Si scelto di
prendere una vista dallalto supponendo di trovarsi nella torre dellAbazzia la quale,
nonostante non sia facilmente fruibile (linterno dellAbazzia non accessibile al pubblico)
permette di avere una visione pi chiara dellimpianto nel contesto complessivo di
inserimento.

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Di seguito si riportano le schede monografiche relative a ciascun punto di ripresa; esse
rappresentano lo stato di fatto (in assenza dellopera), la realizzazione dellopera e la realizzazione
dellopera inclusa la realizzazione degli eventuali interventi di mitigazione suggeriti.

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PUNTO DI VISTA 1

Il punto di vista 1 rappresenta un punto di vista dinamico, lungo lautostada A1 Milano-Bologna (Figura
2.7.3).
La zona quella della frangia urbana della citt di Parma, in cui sono previste notevoli trasformazioni in
parte gi attuate (ampliamento area Barilla, realizzazione linea TAV) e in parte da realizzare (centrale
Barilla, ampliamento area SPIP).

Il campo visivo lungo e piuttosto ampio. Il sito risulta parzialmente occultato perch la porzione allinterno
del cono di maggior visibilit schermato dalla presenza del rilevato della linea TAV (barriera visuale
permeabile).

La nitidezza medio- alta senza opere di mitigazione o inserimento paesaggistico

Limpatto risulta medio in quanto gli elementi pi rilevanti dellimpianto sono comunque percepibili
nonostante i manufatti infrastrutturali nascondano in parte le visuali.

In questo tratto, nelle immediate vicinanze del nuovo impianto, il forte impatto visivo pu essere
parzialmente attenuato dalla realizzazione degli elementi di mitigazione progettati e rappresentati
nellimmagine post operam con mitigazioni.
La realizzazione della collina perimetrale e lalberatura in parte agevolano linserimento della struttura Stato ante operam
tecnologica. Lelemento che modifica sensibilmente i rapporti di proporzioni e scala fra le componenti
costitutive del paesaggio il camino.

Stato post operam senza mitigazioni Stato post operam con mitigazioni
Figura 2.7.4: Punti di vista 1

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PUNTO DI VISTA 2

Il punto di vista 2 rappresenta un punto di vista statico a nord dellimpianto al limite dellambito di
massima percezione (la ripresa effettuata dalla localit Cascina Carre)
Lambito quello agricolo caratterizzato da aree ad arativo con presenza sporadica di alberature
Il campo visivo lungo e ampio con assenza attuale di effettive barriere alla visuale.

La nitidezza media senza opere di mitigazione o inserimento paesaggistico

Limpatto risulta basso in quanto limpianto si trova ad una discreta distanza ed inoltre si ricorda che
luso attuale del suolo nellarea agricola antistante limpianto, rappresentata in foto, sar in gran parte
modificata ad uso produttivo (espansione area SPIP). La visuale, quindi in futuro si modificher e
limpianto rimarr sullo sfondo con solo gli elementi di maggior spicco in evidenza (camino e corpo del
termovalorizzatore).
Stato ante operam
L impatto visivo pu essere comunque gi parzialmente attenuato dalla realizzazione degli elementi di
mitigazione progettati e rappresentati nellimmagine post operam con mitigazioni.
La realizzazione del Parco nellambito dellarea PAI in parte agevola linserimento della struttura
tecnologica.

Stato post operam senza mitigazioni

Stato post operam con mitigazioni


Figura 2.7.5: Punti di vista 2

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PUNTO DI VISTA 3

Il punto di vista 3 rappresenta un punto di vista dinamico realizzato sul ponte della ferrovia PR-BS
lungo la strada che collega la SP 343 con la SP 72 r.
Lambito quello agricolo caratterizzato da aree ad arativo con presenza sporadica di alberature
Il campo visivo lungo e ampio con assenza attuale di effettive barriere alla visuale.

La nitidezza medio- bassa.

Limpatto risulta basso in quanto limpianto si trova ad una buona distanza ed inoltre si ricorda che
luso attuale del suolo nellarea agricola antistante limpianto, rappresentata in foto, sar in gran
parte modificata ad uso produttivo (espansione area SPIP). La visuale, quindi in futuro si
modificher e limpianto rimarr sullo sfondo con solo gli elementi di maggior spicco in evidenza
(camino e corpo del termovalorizzatore).

L impatto visivo pu essere comunque gi parzialmente attenuato dalla realizzazione degli


elementi di mitigazione progettati e rappresentati nellimmagine post operam con mitigazioni.
La realizzazione del Parco nellambito dellarea PAI in parte agevola linserimento della struttura Stato ante operam
tecnologica.

Stato post operam senza mitigazioni Stato post operam con mitigazioni
Figura 2.7.6: Punti di vista 3

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PUNTO DI VISTA 4

Il punto di vista 4 rappresenta un punto di vista statico dallAbazia cistercense Valserena che di fatto rappresenta il bersaglio di maggior sensibilit in termini storico-cuturali.
Si scelto di prendere una vista dallalto supponendo di trovarsi nella torre dellAbazia la quale, nonostante non sia fruibile (linterno dellAbazia non accessibile al pubblico) permette di avere una visione pi chiara
dellimpianto nel contesto complessivo di inserimento.
Il campo visivo lungo e lampiezza pu essere limitata dalla presenza degli edifici dellAbazia stessa.Limpianto visibile nelle sue porzioni pi rilevanti (camino e corpo del termovalorizzatore), tuttavia la sua percezione
attenuata dalla presenza dellurbanizzato diffuso e dalla presenza di diverse quinte arboree interposte tra il sito e limpianto.

La nitidezza bassa data lelevata distanza dellabbazia rispetto allimpianto (oltre 1, 5 km).

Stato ante operam Stato post operam


Figura 2.7.7: Punti di vista 4

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2.7.2.5. Rischio archeologico
Visto lalto rischio archeologico al quale soggetta lintera area, cos come
argomentato nel 9.2.4 del Quadro di Riferimento Ambientale, stata eseguita
nellaprile 2007 unindagine di dettaglio nellarea di intervento per accertare la presenza
o meno di aree archeologiche.

Quindi, a partire dal 16 aprile 2007, a Parma in localit Ugozzolo sono state eseguite
da AR/S ARCHEOSISTEMI, per conto ENIA, cinquantaquattro trincee di verifica
archeologica, precedentemente concordate con la Dott.ssa M. Catarsi funzionario della
Soprintendenza per i beni Archeologici dellEmilia Romagna.
Tali sondaggi sono stati eseguiti con lutilizzo di un escavatore dotato di benna liscia ed
avevano lo scopo di individuare eventuali strutture o stratigrafie antiche nella zona in
oggetto.
Le indagini sono terminate in data 16 maggio 2007.

La relazione realtiva allindagine archeologica riportata in Allegato al Progetto


Definitivo.

La Tavola D3 riporta lubicazione delle trincee eseguite.

Le trincee eseguite nellarea in oggetto hanno dimensioni di 4 m di larghezza per 20 m


di lunghezza, ed una profondit variabile dai 2 m ai 2.9 m dal piano di campagna.
Solamente nella trincea n. 25 si scesi ad una profondit di oltre 4 m per poter meglio
identificare le stratigrafie pi antiche.
Le trincee n. 36, 37, 38, 39, 40, 41 ,42, 43, 44, 45, sono state realizzate in accordo con
la direzione scientifica, di dimensioni ridotte (lunghezza 4 m, larghezza 1,2 m,
profondit variabile da 1,2 m, a 1,4 m).
Nella zona sud occidentale della dellarea di intervento, dove stata evidenziata la
presenza di un edificio di et romana, sono state eseguite alcune trincee aventi una
forma irregolare al fine di poter documentare con maggior precisione alcune strutture
antiche emerse.

In Tavola D3 si riporta la zonizzazione del rischio archeologico valutato in seguito alle


risultanze dellindagine condotta.

In sintesi, il lavoro in oggetto ha permesso di delineare come nellarea impiantistica non


si siano evidenziate stratigrafie e/o strutture antropiche dinteresse archeologico. Solo
in corrispondenza delle trincee eseguite in una porzione dellangolo sud-occidentale
nei pressi del Canale Naviglio, area a vincolo paesaggistico, emersa la presenza di
un edificio di epoca romana e significative tracce di frequentazioni antropiche ad essa
collegata.

2.7.3. Individuazione di possibili interventi di mitigazione: le linee


guida alla progettazione del P.A.I.
Lanalisi paesaggistica e architettonica del Polo Ambientale Integrato stato oggetto di
uno studio specialistico di dettaglio operato dallo Studio ISOLARCHITETTI di Torino e
dallo STUDIO BELLESI di Firenze. Tale studio ha portato alla definizione di specifiche
linee guida alla progettazione del PAI riferite alla progettazione architettonica
dellimpiato e alla complessiva progettazione del verde dellintero Polo.

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Tale Studio integralmente allegato al Progetto Definitivo, mentre nel seguito si
propone una sintesi dellanalisi svolta e delle conclusioni raggiunte.

2.7.3.1. Inquadramento del sito come elemento progettuale


La collocazione in una zona densa di collegamenti autostradali, ferroviari e viari, fa del
P.A.I. un elemento di grande visibilit; le emergenze dovranno diventare da complessi
ed ingombranti impianti tecnologici, architetture inserite in un paesaggio, in modo che
lo skyline che ne deriva assuma connotazioni simboliche di riferimento per un pezzo di
paesaggio che sar coinvolto nei prossimi dieci anni da trasformazioni sensibilissime.

Le architetture dovranno quindi invogliare lo sguardo verso il polo tecnologico e


suggerire che oltre la linea dellalta velocit la citt continua in un parco ad alti
contenuti tecnologici ed ambientali.
La citt storica sar collegata con il parco fluviale ai nuovi insediamenti produttivi, Il
polo ambientale dovr accogliere questo parco non solo come elemento che lo
lambisce ma come parte fondante del suo sistema del verde .

Il masterplan stato studiato secondo le visuali principali dallautostrada e dalla TAV


che lambiscono il P.A.I., dal parco fluviale e dalle arterie di scorrimento che definiscono
il perimetro del nuovo insediamento.
I rilevati erbosi sono stati pensati anche immaginando lo sguardo di un viaggiatore che
osservi il paesaggio in movimento, passando in treno o in autostrada, e a cui si rivelino
visuali inaspettate procedendo a fianco del nuovo insediamento, lieve movimento della
collina e squarci di visuale di architetture tecnologiche distribuite nel verde.

La massa verde presente in forma boschiva e di viali allinterno dellintervento dovr


creare pause e diaframmi tra le strutture.
La funzione didattica dellimpianto pone lattenzione anche su quelle che sono le visuali
che dallinterno e dai bordi vengono percepite. Lidea di trovarsi in una struttura a
campus verde con percorsi panoramici deve prevalere sui tentativi di rendere chiuso
da recinzioni pesanti larea del PAI.

Dal parco fluviale il polo tecnologico dovrebbe essere percepito come prosecuzione del
verde con il superamento di lievi rilevati e la trasformazione dei percorsi da didattici a
funzionali. Il continuum delle alberature, il tappeto erboso senza interruzioni, le specie
arboree, sono segni che unificano il parco al nuovo impianto e lo pongono in rapporto
col territorio circostante in un tentativo di insediamento senza violenza sullambiente.

In un territorio con una valenza produttiva industriale importante, la realizzazione del


verde di progetto porter alla creazione di un ecosistema di superficie elevata che pu
comportare una grande risorsa per il recupero complessivo del valore paesaggistico ed
ecologico del territorio. La contestualizzazione di interventi di questa importanza
necessita di una attenta analisi della struttura del territorio sia per rilevarne le tracce
storiche e culturali che per evidenziarne gli aspetti ambientali esistenti.

Limpianto caratterizzato da diverse funzioni strettamente correlate le une alle altre:


gli uffici, le autorimesse, i depositi, la selezione e lo stoccaggio dei rifiuti e il
termovalorizzatore. I percorsi devono essere funzionali al ciclo e permettere la
circolazione dei mezzi allinterno dellinsediamento; questo definisce in maniera
abbastanza univoca la distribuzione dei volumi allinterno dellimpianto.
La loro collocazione costituisce quattro macro zone separate dai viali ortogonali che
seguono gli assi nord sud ed est ovest. A nord ovest la palazzina uffici affacciata su
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un grande parco centrale che porta al parco fluviale, a nord est i bassi volumi dedicati
alle autorimesse e scendendo verso sud, (tramite il fabbricato filtro di lavaggio e
distributore carburante), i magazzini, i depositi e le officine.
Nel quadrante sud ovest si trovano i volumi pi rilevanti, quelli legati al ciclo di
selezione, stoccaggio e trasformazione dei rifiuti.
Il volume pi importante, il termovalorizzatore, che comprende unalta ciminiera (70 m),
si pone come elemento caratterizzante lintero insediamento e su di esso si
concentrer la massima attenzione nella progettazione.
La filosofia distributiva in sostanza tende ad aggregare le funzioni allo scopo di formare
architetture compatte evitando lo sprawl impiantistico tipico di insediamenti similari
costruiti senza una regia artistica.

La composizione e larchitettura degli edifici dovranno evocare in qualche modo il


paesaggio dei borghi, familiare alla pianura parmense visti in chiave tecnologica.
Il disegno generale legato allasse verde del canale naviglio, alla cascina
preesistente e al resto del verde; particolare attenzione stata rivolta al disegno
dellaggeratio romana, letta sui documenti storici e ridisegnata con la vegetazione e il
progetto di nuove piantumazioni.

Le stesse architetture nella scelta relativa alle tecniche costruttive e ai materiali


impiegati veicoleranno valori rispettosi dellambiente, mirando allapplicazione di
materiali a lungo ciclo di vita.

2.7.3.2. Linee guida architettoniche


A. Impianto generale
Ereditato dalla lunga storia progettuale il disegno rimanda inequivocabilmente
allimmagine di cittadella fortificata.
Un anello verde ininterrotto raccoglie abbracciandolo limpianto produttivo. Il segno
rettangolare della grande corte con le ripe si sfrangia in nervose punte verdi rialzate.
Rilevati che come spine si insinuano nel parco campagna e definiscono spazi esterni
allimpianto. Il sistema distributivo interno con i viali spacca in quattro quarti la corte a
cui corrispondono altrettante funzioni principali: lo stoccaggio, la trasformazione, la
produzione, la direzione.
Le diverse sottofunzioni sono poi rese omogenee e raccolte dai grandi blocchi delle
architetture, dalle coperture e dai tamponamenti.
L impianto tenta in ogni modo di ottimizzare il risparmio di suolo massimizzando la
disponibilit di aree verdi di mitigazione a parco.

La planimetria segna, vista in alzato, leggere pendenze che dolcemente intervallano le


architetture delle fabbriche riducendone limpatto e diversificando le prospettive dalla
campagna. Il parco si solleva sul limite del PAI, ed entra allinterno del comparto
tecnico ordinando le alberature lungo i viali e lasciando prati erbosi su cui nascono i
volumi colorati degli edifici.

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Figura 2.7.8: Planimetria dove sono evidenziati gli edifici che costituiscono linsieme
dellimpianto.

B. Rilevati
Rilevati in terra disegnano il territorio evocando immagini di cittadelle di pianura,
fortificazioni permeabili; del parco raccolgono i percorsi della campagna e dei suoi
segni, ne disegnano il limite, e contribuiscono alla integrazione del PAI allinterno del
paesaggio esistente. Il sistema dei rilevati circonda il P.A.I. creando una bassa cortina,
(4 m di altezza media), mitigando limpatto dei fabbricati e riducendo lintrospezione
nella zona operativa dellinsediamento.

I rilevati erbosi hanno la funzione di mitigare verso lesterno limpatto visivo dei
fabbricati tecnologici. Le ripe verdi accoglieranno sui pendii macchie di bosco
degradanti verso il piano. I rilevati, costituiti di terra di riporto, avranno unaltezza
massima di circa 4 m e uno sviluppo orizzontale di declivio del terreno di circa 6 m per
parte, (con un rapporto cio di 2/3). Sulla sommit del rilevato il crinale sar
pianeggiante per una larghezza minima di circa 3 - 4 m. A lato del percorso e sui
fianchi dei rilevati verranno piantati gli alberi fino a creare vere e proprie macchie di
bosco. La superficie verr sistemata a prato e la pavimentazione dei percorsi sar
costituita da terra compattata e acciottolati.

Al piede del rilevato bisogner osservare una fascia di rispetto di 5 + 5 m per parte
(Figura 2.7.9). Una prima striscia di 5 m in cui non sar assolutamente possibile
costruire, n prevedere percorsi pavimentati, per possibili cedimenti del terreno dovuti
al peso della terra di riporto, (circa 15 18 cm di smottamento prevedibili), ed una
seconda fascia di rispetto di altri 5 m in cui sarebbe opportuno non costruire edifici, ma
si possono prevedere percorsi, (anche carrabili).

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Figura 2.7.9: Rilevati erbosi: nella figura di destra possibile osservare la disposizione
delle fasce di rispetto al piede del rilevato.

C. Camminamenti e percorsi
E importante che una struttura come quella qui progettata possa aprirsi al pubblico. Si
pensa a spazi per lo studio del rapporto tra energie alternative e ambiente. I visitatori
dovrebbero trovare una zona di accoglienza all'ingresso da cui accedere alla palazzina
uffici. Alla base della palazzina uffici si troveranno degli ambienti di accoglienza con
funzione didattica altrimenti utilizzabili per esposizioni temporanee legate allattivit di
trasformazione dei rifiuti.
La didattica che si intende predisporre in questo insediamento importantissima per la
giusta comprensione dei processi che si svolgono all'interno del comparto ed rivolta a
raccogliere il consenso per un impianto di questa grandezza nel territorio circostante,
evitando l'isolamento e il rifiuto della popolazone per insediamenti che svolgono
processi spesso ritenuti dannosi per la salute pubblica.

D. I volumi, la ciminiera, il forno e gli uffici


Nellambito dellampia area del P.A.I. sono state individuate due grandi zone funzionali,
una contenente gli edifici strettamente legati al ciclo di trasformazione ed unaltra
contenente gli edifici di servizio ai mezzi di raccolta, (parcheggi, lavaggio automezzi,
rifornimento, magazzini, officine, etc.).
A nord ovest, in una vasta area verde, la palazzina uffici (Figura 2.7.10). A
completamento dellimpianto il basso fabbricato della guardiola che presiede
allingresso allinterno dellarea e esternamente una vasta area di parcheggio e la
stazione ecologica a disposizione dei cittadini di Parma.

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Figura 2.7.10: il progetto di massima della palazzina uffici.

D. I materiali
I materiali delle facciate, reti metalliche e lamiere stirate, nella loro modularit creano
un involucro traforato a treillage che definisce i volumi ma non maschera le funzioni
tecnologiche.
Ciascun gruppo di edifici, accomunato dalla funzione principale, recintato con lo
stesso materiale che riveste tutto il perimetro, pieni e vuoti, e ogni comparto
caratterizzato da un colore diverso. La pelle di lamiera che riveste le facciate gira con
disinvoltura sulle coperture e diventa tetto a falda (Figura 2.7.11). I profili che
intersecano i colmi sono vari e inaspettati, scalettati con improvvisi cambi di quota.
Le pareti di mattoni (Figura 2.7.12) avranno piccole aperture o grandi vetrate che
permettono il semplice ingresso daria allinterno o laffaccio sui pendi erbosi
allesterno.

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Figura 2.7.11: Facciate in lamiera

Figura 2.7.12: Facciate in mattoni

Sulle coperture in lamiera dovranno necessariamente essere ricavati tagli e cavedi per
le funzioni tecniche, (camini, aerazioni, sfiati), che potranno essere ottenuti sostituendo
la lamiera piena di copertura con rete metallica forata che ne continua la forma, ma
permette la permeabilit all'aria e ai fumi da evacuare.

Sulle falde rivolte a sud possono essere collocati pannelli fotovoltaici per la produzione
di energia con fonti rinnovabili.

La testata in mattoni del termovalorizzatore richiama gli esempi di architettura


industriale ottocentesca e accoglie la ciminiera torre, portando il verde del parco
tecnologico ad un livello panoramico dove i visitatori possono traguardare il paesaggio
circostante e avere una visione globale dei processi di produzione dellenergia.

La ciminiera in acciaio immaginata anchessa ricoperta di lamiera o con finitura


preossidata tipo corten e una superficie rigata da nervature verticali (Figura 2.7.13).

Figura 2.7.13: Esemi per la realizzazione della ciminiera

Ciascuno degli edifici avr un colore diverso e la rete metallica che delimita la parete
degli edifici, diventer recinzione in corrispondenza dei cortili.
Il tipo di rete prescelta una lamiera stirata di ferro zincato a caldo o di alluminio,
verniciata con polveri epossidiche per esterni, (colori RAL da definirsi), maglia di tipo
medio, (foratura 50 60 %), con un disegno dellinclinazione della foratura che
permetta di portare lacqua piovana allesterno.
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Le coperture saranno costituite da un manto di copertura in lamiera, (acciaio o
alluminio), preverniciata.

I fronti esterni rivestiti in laterizio sono immaginati come superfici che presentano
diverse gradazioni, utilizzando laterizi di differenti cromature posati in maniera
apparentemente casuale o a creare delle fasce omogenee. Lo stesso effetto pu
essere ottenuto utilizzando blocchetti di calcestruzzo vibrocompresso a finitura
splittata.

Per le coloriture delle superfici esterne si pensa a colori primari, il rosso, il giallo, il
verde e il blu, colori che possano in qualche modo riferirsi idealmente anche alla
funzione dell'edificio che ricoprono, e che concorrano alla facile riconoscibilit delle
lavorazioni che si eseguono nell'impianto.

2.8. Viabilit traffico

2.8.1. Descrizione delle attivit che determinano gli impatti

2.8.1.1. Fase di cantiere


La composizione del traffico veicolare indotto dalla costruzione dellimpianto sar
articolata in una quota di veicoli leggeri per il trasporto di persone per lo pi
concentrato allinizio e alla fine dei turni di lavoro, oltre che a mezzi collettivi di
trasporto persone e dai mezzi di trasporto materiali; il numero dei mezzi per
lapprovvigionamento dei materiali variabile in funzione dellevoluzione della
realizzazione.
In generale possibile affermare che il volume di traffico giornaliero maggiore sulla
viabilit ordinaria sar quello corrispondente alla fase di trasporto degli inerti per i
riempimenti ovvero 40 autocarri /giorno pi 10 mezzi/giorno da 25 a 200 quintali.
Nelle fasi successive il volume di traffico non dovrebbe superare i 30 mezzi pesanti al
giorno. Dal casello autostradale il volume di traffico non dovrebbe superare i 20
automezzi/giorno.

2.8.1.2. Fase di esercizio


Il transito degli automezzi conferenti i rifiuti allimpianto o adibiti al trasporto a destino di
rifiuti e altri materiali derivanti dalle lavorazioni effettuate presso il PAI comporter un
aumento del traffico sul territorio interessato e nellarea circostante.

Altro flusso veicolare indotto dalle attivit del PAI costituito dagli autoveicoli del
personale impiegato in sito, con ulteriori flussi veicolari minori, quali quelli legati
allapprovvigionamento di materiali vari.

Se in generale laumento dei flussi di traffico sul territorio fonte di molestie per la
popolazione e le attivit presenti, in relazione a eventuali fenomeni di
congestionamento viario e ai rischi e al generale disturbo recati alla mobilit delle
persone e alla sicurezza stradale, nel caso specifico si deve segnalare che:

limpianto collocato in prossimit di un asse stradale ad elevatissimo flusso


veicolare, quale lautostrada A1 Milano-Napoli, e altre arterie di comunicazione di
primaria importanza; essendo inoltre ben collegato da strade di ordine minore agli
assi viari primari; il reticolo stradale consente agevoli conferimenti allimpianto da
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tutto il bacino provinciale; limpatto del flusso veicolare determinato dalle attivit
dellimpianto su quello comunque gravante sugli assi viari interessati
assolutamente irrilevante (si consideri che nella tratta Parma Reggio Emilia
dellautostrada A1 limitrofa allimpianto si ha un flusso di traffico pari a oltre 26
milioni di veicoli/anno);

Tabella 2.8.1: Traffico autostradale nella tratta Parma Reggio Emilia, anno 2006 (Fonte
Autostrade per lItalia)
TRATTO: Parma-Reggio Emilia
Direzione Sud Direzione Nord
PERIODO
Leggeri Pesanti Totale Leggeri Pesanti Totale
gen-06 526.634 280.341 806.975 586.781 279.929 866.710
Feb-06 578.038 311.901 889.939 569.339 306.076 875.415
mar-06 701.374 368.570 1.069.944 685.968 359.593 1.045.561
apr-06 857.095 316.188 1.173.283 821.429 308.590 1.130.019
mag-06 788.816 368.925 1.157.741 775.623 362.633 1.138.256
giu-06 884.544 348.390 1.232.934 812.525 336.791 1.149.316
lug-06 1.061.896 349.061 1.410.957 894.402 339.135 1.233.537
ago-06 999.054 255.742 1.254.796 1.094.959 255.916 1.350.875
set-06 795.490 358.162 1.153.652 902.233 350.009 1.252.242
ott-06 771.385 362.532 1.133.917 777.560 361.059 1.138.619
nov-06 666.680 346.463 1.013.143 677.453 340.438 1.017.891
dic-06 765475 299598 1.065.073 689936 285544 975.480
13.362.354 13.173.921

la viabilit di collegamento tra le principali arterie ed il sito, non interessa centri


abitati;
nelle immediate vicinanze del PAI non si segnalano presenze residenziali che
possano essere particolarmente disturbate dal traffico veicolare che si concentra
sulla piattaforma stessa.

Peraltro, come ultimo elemento di valutazione relativo al traffico generato dalle attivit
del PAI, si deve in realt segnalare il significativo beneficio derivante dalla sua funzione
di supporto alla logistica del trasporto dei rifiuti dalle aree di produzione/raccolta a
quelle di destino finale.

L'effettuazione di trattamenti di selezione, riduzione volumetrica dei rifiuti


(compattazione e triturazione) ed il trasbordo dai mezzi adibiti alla raccolta e primo
trasporto a quelli, di maggior portata, adibiti al trasporto al destino finale, consente
infatti di ridurre notevolmente il flusso veicolare necessario per il conferimento dei rifiuti
a destino (impianti finali di recupero o smaltimento).

Questo consente evidenti benefici in termini di riduzione del flusso veicolare


complessivamente gravante sul territorio.

Nel seguito sono sviluppate considerazioni di dettaglio in merito alle previsioni di


afflusso di rifiuti urbani provenienti dalle diverse aree del territorio provinciale sulla
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base delle considerazioni svolte nel Quadro di riferimento Progettuale; non altrettanto
rigore pu essere conseguito nella previsione di traffico indotto dal conferimento di
flussi di rifiuti speciali; in prima approssimazione si pu ipotizzare che tali flussi siano
ripartiti per provenienza in quantit proporzionale alle provenienze dei flussi di rifiuti
urbani.

Sulla base delle produzioni di rifiuti urbani stimate per lanno 2012 e delle ottimizzazioni
gestionali conseguite attraverso la realizzazione delle stazioni di trasferenza si sono
ipotizzati i flussi di traffico nel seguito descritti:

dal centro logistico periferico di Fidenza Salsomaggiore 6 viaggi/g;


dal cento logistico periferico di Borgo Val di Taro 3 viaggi/g;
dal centro logistico periferico di Langhirano 5 viaggi/g;
dai Comuni dellAmbito di Parma 171 viaggi/g.

I flussi attesi di rifiuti speciali in ingresso al PAI sono riportati nella tabella seguente.

Tabella 2.8.2: Rifiuti Speciali in ingresso al PAI


Tipologia di rifiuto t/a
speciali valorizzabili 12.000
speciali non valorizzabili 18.000
Sanitari 3.500
scarti da lavorazioni indus.li/artigia.li/commer.li 3.000
fanghi da depurazione acque reflue disidratati 50.000
Vari 5.000
Totale 91.500

Tale flusso costituito per parte consistente da fanghi di depurazione delle acque
reflue, rifiuti quindi ad elevato peso specifico; per i restanti flussi pu essere definito un
peso specifico medio pari a 0,3 t/m3; sulla base del mix di rifiuti attesi pu essere
quindi ipotizzato un peso specifico medio pari a ca 0,7 t/m3.

Ipotizzando un conferimento medio con mezzi di capacit pari a 20 mc si pu stimare


un numero medio di viaggi su base annua pari a ca 6.700 viaggi corrispondenti a 22
mezzi/g.

Tale flusso avr indicativamente la seguente provenienza:

Parma e comuni contermini: 15 mezzi/g


Area Langhirano: 3 mezzi/g
Area Fidenza: 3 mezzi/g
Area Val di Taro: 1 mezzo/g

Rispetto agli afflussi previsti per i rifiuti urbani ed i materiali da raccolta differenziata
che graviteranno sul PAI tali carichi aggiuntivi sono sicuramente assai contenuti.

Considerando la viabilit che consente il collegamento tra i centri logistici periferici ed il


centro logistico centrale di Parma (PAI), si pu ragionevolmente pensare che gli
automezzi adibiti al conferimento dei rifiuti al Polo possano raggiungerlo percorrendo le
seguenti infrastrutture stradali:

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dal centro logistico periferico di Fidenza Salsomaggiore il PAI raggiungibile
percorrendo lautostrada A1, fino al casello di Parma, quindi prendendo la SS 343
in direzione Colorno fino alla rotonda che consente lingresso in Forlanini;
dal cento logistico periferico di Borgo Val di Taro il PAI raggiungibile percorrendo
lautostrada A15 fino allinterconnessione con lautostrada A1, sulla quale si
prosegue fino al casello di Parma; da qui si accede alla SS 343 in direzione
Colorno fino alla rotonda che consente lingresso in Forlanini
dal centro logistico periferico di Langhirano il PAI raggiungibile percorrendo la SP
665 fino al sistema di tangenziali di Parma (tangenziale Ovest e Tangenziale Nord)
percorrendo il quale possibile imboccare la SS 343 in direzione Colorno fino alla
rotonda che consente lingresso in Forlanini.

Per quanto riguarda invece il conferimento al PAI dei rifiuti prodotti dai 16 comuni
facenti parte dellambito di Parma, si ipotizza che:

per i Comuni di Parma, Collecchio, Fontevivo, Medesano, Noceto e Polesine


Parmanse, come per i 3 centri logistici periferici, laccesso al PAI avvenga,
nellultimo tratto, percorrendo la SS343 in direzione Colorno fino alla rotonda che
consente lingresso in Forlanini;
per i Comuni di Colorno, Roccabianca, S. Secondo Parmense, Sissa, Torrile,
Trecasali e Zibello, laccesso al PAI avvenga, nellultimo tratto, percorrendo la SS
343 in direzione Parma fino alla rotonda che consente lingresso in Forlanini;
per il Comune di Sorbolo laccesso al PAI avvenga percorrendo la SS 62, la strada
Traversante Pedrignano e quindi la via Ugozzolo
per il Comune di Mezzani laccesso al PAI avvenga percorrendo la SP 72 (Strada
Burla) fino a via Franklin e via Forlanini;
per il Comune di Montechiarugolo laccesso al PAI avvenga percorrendo la SP 95,
la Tangenziale Nord di Parma e la SP 72 fino a via Franklin e via Forlanini.

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Figura 2.8.1: Viabilit di accesso al PAI

2.8.2. Stima degli impatti


A partire dalle quantit annue di rifiuti raccolti (anno 2012), tenendo conto della
tipologie e delle portate dei mezzi utilizzati, stata effettuata una stima relativa al
numero di viaggi/anno necessari per il trasporto dei rifiuti dai centri logistici periferici
(Fidenza-Salsomaggiore, Langhirano, Borgo Val di Taro) al centro logistico centrale di
Parma (PAI) e dallarea urbana di Parma e dai comuni della cintura di Parma al PAI
stesso.

In base alle considerazioni sopra condotte, appare chiaro che la SP 343 Asolana sar
linfrastruttura che maggiormente risentir dellincremento di traffico legato al transito di
automezzi conferenti i rifiuti al PAI. Il carico veicolare aggiuntivo che graver sulla SP
343 indicato nella seguente tabella. Ai dati riferiti esclusivamente agli automezzi in
ingresso al PAI, si devono aggiungere i veicoli in uscita dal Polo, per un totale
complessivo di 340 viaggi/giorno (riferiti al solo flusso di riifuti urbani).

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Tabella 2.8.3: carico veicolare aggiuntivo indotto dallimpianto sulla SP 343 dai
conferimenti relativi ai rifiuti urbani
SP 343 viaggi/giorno in ingresso al PAI (totale tipologie A, B, C)
Direzione Colorno 149
Direzione Parma 21
Totali in ingresso 170

SP 343 Viaggi/giorno in uscita dal PAI (totale tipologie A, B, C)


Direzione Colorno 21
Direzione Parma 149
Totali in uscita 170

Totale viaggi aggiuntivi sulla SP 343


340

Se si confrontano tali dati con quelli riferiti ai rilievi eseguiti dalla provincia nel 2004
lungo la SP 343 in localit Paradigna (poco pi a nord della rotatoria di via Forlanini) e
riportati nella seguente tabella, si osserva che il numero totale di veicoli transitati nelle
24h nel corso del rilievo risulta considerevole maggiore (20.160 veicoli/giorno) rispetto
al flusso veicolare totale legato esclusivamente al transito di automezzi conferenti i
rifiuti al PAI (340 viaggi/giorno).

Tabella 2.8.4: Rilievi effettuati dalla Provincia lungo la SP 343 (localit Paradigna) 2004
(dalle 11.00 del 29/06/2004 alle 11.00 del 30/06/2004)
Classi di lunghezza (m) Direzione Parma Direzione Colorno Totale
0,0-2,5 m 0 0 0
3,0-4,0 m 6.822 7.331 14.153
4,5-5,5 m 1.521 1.191 2.712
6,0-7,0 m 288 296 584
7,5-12,0 m 570 590 1.160
12,5-19,0 m 608 719 1.327
19,5-21,0 m 88 81 169
> 21,5 m 32 23 55
Totale 24h 9.929 10.231 20.160

Il carico veicolare indotto dalla presenza del PAI sulla SP343, pari ad un totale di 340
viaggi/giorno, sembra quindi avere una incidenza poco rilevante sul traffico gravante
sulla strada in esame: la presenza del Polo andrebbe a generare infatti un incremento
del flusso veicolare pari a circa il 2% di quello normalmente circolante su di essa.

2.8.3. Individuazione di possibili interventi di mitigazione


La limitazione dellimpatto correlato con il transito degli automezzi pu essere attuato,
principalmente, mediante:

la riduzione del numero di automezzi, incrementandone la capacit unitaria di


trasporto (risultato gi conseguito per i rifiuti urbani attraverso la realizzaizone
delle strutture periferiche di ottimizzazione logistica);
la regolazione dei flussi di traffico in ingresso almeno per i conferimenti che non
provengono direttamente dalle aree di raccolta;
la richiesta ai trasportatori di utilizzo, per limpianto in progetto, di automezzi di
pi recente costruzione, dotati dei necessari presidi di sicurezza;
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ladozione e limposizione di precisi limiti di velocit allinterno dellimpianto,
ladozione di procedure di carico e scarico mirate alla singola tipologia di dei
prodotti trasportati;
lobbligo di pulizia e manutenzione degli automezzi e delle aree di carico e
scarico.

2.9. Rumore

La valutazione previsionale dellimpatto acustico indotta dal Polo Ambientale Integrato


riportata in Allegato D3; la valutazione stata articolata in tre fasi:

valutazione della situazione attuale ante-operam, trattata nel Quadro di riferimento


ambientale;
valutazione della situazione attuale con aggiunta della linea ferroviaria TAV Milano-
Bologna, che avr una grande influenza sul clima acustico dellarea;
valutazione del clima acustico nella situazione futura:
o fase con opera a regime (e linea TAV in funzione);
o fase di cantiere dellopera.

Tutte le sorgenti di rumore introdotte dallopera in progetto sono state caratterizzate a


partire dalle ipotesi progettuali e la previsione di impatto acustico stata effettuata
mediante utilizzo del software di modellizzazione della diffusione del rumore
SOUNDPLAN 6.4TM.

2.9.1. Situazione attuale


Allo stato attuale, larea di studio non interessata dalla presenza di sorgenti sonore
industriali; le principali fonti di rumore, riscontrabili in maniera continuativa, sono da
correlare al traffico stradale ed in particolare alle seguenti sorgenti:

traffico veicolare sulla autostrada MI-BO;


traffico veicolare su Strada Burla;
traffico veicolare su Via Forlanini e via Franklin;
traffico veicolare su via Paradigna;
traffico veicolare su via Ugozzolo.

Allo scopo di caratterizzare il livello di emissione sonora relativo ad ogni tratto


considerato, sono stati svolti rilievi acustici di media/lunga durata (24h/1 settimana) e,
sulla base dei risultati delle misure, stato simulato il livello sonoro atteso nellarea,
mediante lutilizzo del software di calcolo per la diffusione del rumore, che ha
consentito di ricostruire landamento dei livelli sonori presso lintera area.
Per il periodo diurno, i livelli riscontrati tramite simulazione hanno evidenziato valori
compatibili coi limiti di legge nel caso dellautostrada e della via Paradigna. Le
emissioni legate ai flussi di traffico su via Forlanini e Franklin (65 dB) e sulla strada
Burla (70 dB) sono risultate invece superiori ai limiti di legge. In periodo notturno,
sempre in riferimento alle strade Forlanini, Franklin e Burla, i livelli calano, ma
rimangono comunque superiori ai limiti di legge sia per la fascia A che per la Fascia B.
Nella porzione pi interna dellarea, in posizione pi distante rispetto alle vie di
comunicazione, i livelli sono molto pi contenuti, sia per il periodo diurno che notturno
(55-57 dBA di giorno e 48-50 dBA di notte).

121
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2.9.1.1. Situazione attuale con aggiunta di TAV
Oltre alla situazione attuale in senso stretto stato valutato uno scenario con analoghe
sorgenti da traffico stradale, ma con laggiunta della linea ferroviaria alta velocit (TAV)
Milano-Bologna, in fase di realizzazione, che incider in modo significativo sul territorio
in oggetto.
Lemissione sonora della TAV stata definita sulla base dei dati di impatto acustico
forniti da Cepav Uno5, determinati a partire dalla valutazione acustica del contributo
della TAV presso una serie di edifici ricettori, posizionati nellarea di influenza del PAI.
Allo scopo di definire il contributo emissivo legato alla TAV, stata peraltro utilizzata
una sorgente di tipo lineare di potenza sonora tale da restituire il livello diurno e
notturno simulato presso il recettore 7106. Tale recettore stato scelto in quanto
ubicato in posizione centrale dellarea e allo scopo di evitare errori legati allutilizzo di
valutazioni su ricettori posti in posizione defilata rispetto allarea di calcolo. La potenza
sonora della sorgente risulta, in tal modo, calibrata sullarea di interesse.
I livelli di immissione acustica presso i ricevitori sono riassunti nella tabella seguente.

Tabella 2.9.1: Livelli di immissione acustica presso i ricettori


Leq Leq
ID Posizione ricettore Note
diurno notturno
Strada della Lupa (presso
A Posiz. 1 rilievi breve durata 59,9 59,8
cimitero)
B Via Forlanini (presso abitazione) Posiz. 2 rilievi breve durata 74,9 75,0
C Civico 113 in strada Ugozzolo Posiz. 3 rilievi breve durata 56,6 56,3
D Edificio in strada Ugozzolo (sud) Posiz. 4 rilievi breve durata 56,0 55,7
Edificio in strada Ugozzolo
E Posiz. 5 rilievi breve durata 57,7 57,4
(presso PAI)
Edifici in strada nuovo Naviglio
F Posiz. 6 rilievi breve durata 68,7 66,0
sotto viadotto TAV
G Sede croce Rossa Posiz. 7 rilievi breve durata 63,7 61,6
H Civico 145 in strada Burla Posiz. 8 rilievi breve durata 70,4 70,4
I Centro commerciale Posiz. 9 rilievi breve durata 56,5 56,3
L Edificio su autostrada Edificio n 7106 valutazione TAV 62,5 62,1
Edificio industriale in via
M 58,1 56,9
Paradigna
N Cascina Bianca 75,8 75,7
O Edificio strada Burla Edificio n 7124 valutazione TAV 56,2 56,1
P Edificio ovest strada Paradigna 54,3 53,9
Q Edificio strada paradigma 58,5 58,3
Cascina Romani su strada
R 58,3 58,2
Paradigna
Cascina Burla a sud di strada
S 62,8 60,2
Burla

Il livello di immissione acustica determinato presso i ricettori non viene confrontato con
i limiti di legge in quanto le due sorgenti emissive (traffico e TAV) vanno verificate
separatamente su limiti diversi (DPR 142/04 e DPR 459/98).
I risultati forniscono comunque un quadro complessivo dei livelli equivalenti presso i
ricettori prima della realizzazione del PAI.
Nel eseguito si riportano le figure relative alla situazione attuale ante-operam con
aggiunta di TAV a 2 metri dal suolo, riferite al periodo diurno e notturno.

5
Prog. A101 Sistema A.V. Tratta MI-BO; Verifica acustica degli interventi sui ricettori
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Figura 2.9.1: Situazione attuale ante-operam con aggiunta di TAV. Mappa a 2 m dal suolo. Periodo diurno

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Figura 2.9.2: Situazione attuale ante-operam con aggiunta di TAV. Mappa a 2 m dal suolo. Periodo notturno

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2.9.2. Valutazione con opera a regime
La valutazione con opera a regime effettuata su uno scenario emissivo che include le
sorgenti da traffico stradale attuale e TAV, alle quali si aggiungono le sorgenti emissive
introdotte dallopera in progetto.

2.9.2.1. Identificazione e caratterizzazione delle sorgenti future


Sulla base delle indicazioni progettuali possibile identificare le seguenti tipologie di
sorgenti sonore.

Edifici industriali caratterizzati dalla presenza di macchinari e lavorazioni rumorose


allinterno

COMPLESSO C3 termovalorizzatore
Il complesso C3 costituito da un insieme di edifici di diverse piante ed altezze, che
contengono lavorazioni con emissioni sonore elevate, in relazione alla tipologia di
macchinari presenti (turbine, caldaie, ecc.). Nel modello i singoli edifici componenti
limpianto sono caratterizzati a partire dai livelli sonori equivalenti ipotizzabili allinterno
dei vari locali sulla base delle attivit/impianti presenti negli stessi. I livelli sonori sono
assunti pari a quelli determinati con campagna di misura presso limpianto Tecnoborgo
SpA di Piacenza. Al fine di mitigare lemissione acustica delle zone interne si assume
che le pareti perimetrali abbiano un valore di isolamento acustico Rw almeno pari a 40
dB, valore ottenibile a condizione di istallare portoni fonoisolanti da mantenere chiusi
quando non utilizzati e in assenza di finestrature.
Sono inoltre individuabili alcune sorgenti emissive esterne, appartenenti al complesso
C3:
4 ventilatori sul tetto delledificio lungo il lato ovest a 6 m di altezza (potenza
sonora ipotizzata pari a 80 dB/mq per ciascun ventilatore);
14 dispersori calore sul tetto delledificio lungo il lato ovest a 12 m altezza (si
ipotizza una emissione sonora pari a 65 dB);
2 mulini del bicarbonato posizionati sotto alla tramoggia di carico del silos di
stoccaggio, inseriti in box debitamente insonorizzato (si assume una emissione
sonora pari a 60 dBA a 3 m);
Nastri trasportatori esterni (si ipotizzano 70 dB di potenza sonora).

EDIFICIO C1 Stoccaggio e trattamento rifiuti


Ledificio suddiviso in cinque sezioni corrispondenti alle seguenti funzioni, per le quali
si ipotizzano livelli di rumore interni cautelativi analoghi a quelli di impianti simili:
C1a Scarico a terra rifiuti speciali valorizzabili, separazione grossolana con
mezzi meccanici degli ingombranti, cernita manuale e semiautomatica dei rifiuti
speciali valorizzabili e del multimateriale (vetro plastica, barattolame - VPB);
livello sonoro cautelativo ipotizzato pari a 90 dBA;
C1b - Stoccaggio e cernita grossolana (raffinazione) con mezzi meccanici dei
materiali della raccolta differenziata entranti nel PAI, preliminare al
conferimento ai consorzi di filiera; livello sonoro ipotizzato 85 dBA;
C1c - Stoccaggio e trattamento della FORSU e dei rifiuti vegetali; livello sonoro
ipotizzato 80-85 dBA;
C1d Locale trattamento aria; livello sonoro ipotizzato 85 dBA;
C1e Biofiltro; emissioni sonore poco significative.
I portoni e le finestrature sono considerati prevalentemente chiusi, essendo presente
un sistema di aspirazione e ricambio daria automatizzato.
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Lorario di lavoro allinterno delledificio diurno (6-18 circa), distribuito su due turni.

EDIFICIO C2 Stoccaggio temporaneo rifiuti pericolosi


Lunica attivit svolta allinterno delledificio lo stoccaggio temporaneo di rifiuti
pericolosi. Data la tipologia di uso delledificio e lassenza di mezzi/apparecchiature
rumorose, si pu considerare limmissione sonora poco significativa. Si considerano
pertanto i soli accessi di mezzi.
Lorario di lavoro allinterno delledificio diurno (6-18 circa), distribuito su due turni.

EDIFICIO B4 Officina meccanica


Le attivit di manutenzione meccanica mezzi producono livelli di emissione sonora
significativi. Si considera pertanto un livello di rumore interno tipico di 85 dB e si
assume, cautelativamente, che i portoni laterali nelle aree di transito mezzi siano
aperti. Si pu ipotizzare la presenza di finestrature chiuse aventi un Rw pari a 29 dB,
valore di isolamento tipicamente associabile a finestre di edifici industriali, e di due
estrattori di aria sul tetto, aventi potenza sonora pari a 60 dB.
Lorario di lavoro allinterno delledificio diurno (6-18 circa), distribuito su due turni.

STRUTTURA B3 Stazione distribuzione carburanti e lavaggio automezzi con


pulivapor e getto dacqua
La struttura adibita al rifornimento di carburante e al lavaggio mezzi tramite pulivapor
e acqua. Per definire la sorgente di rumore principale (pulivapor) si preso come
riferimento ledificio analogo inserito nellarea impiantistica del Cornocchio, edificio
numero 11, per il quale stato valutata unimmissione di 73,3 dBA a 20 metri di
distanza. Sono inoltre valutati gli accessi/uscite di automezzi.
Lorario di lavoro allinterno delledificio diurno (6-18 circa), distribuito su due turni.

EDIFICI B1 E B2 Autorimessa mezzi leggeri e mezzi pesanti


I due edifici in s sono considerati poco significativi come sorgenti di rumore pertanto
non impostato alcun livello di rumore interno. Sono valutati invece gli accessi/uscite
di automezzi. Si assume che tutti i mezzi di tipologia A (autocarri leggeri) vadano
allautorimessa B1 1 volta/gg e che tutti i mezzi di tipologia B (3 assi) vadano
allautorimessa B2 1 volta/gg.
Tutti gli altri edifici presenti nellarea (guardiola, uffici, magazzino materiali e deposito
attrezzature) sono considerati non incidenti rispetto allo stato acustico dellimpianto.

Movimentazione mezzi di trasporto rifiuti allinterno del PAI e lungo gli assi di viabilit
esterni
Il numero di mezzi di trasporto rifiuti in movimento fornito rispetto ai tre edifici
principali C1, C2, C3 e suddiviso per tipologie di automezzo (A: autocarri/compattatori,
B bilici a 3 assi, bilici a 4 assi). E inoltre indicata la distribuzione temporale dei mezzi
lungo le 24 ore. Oltre ai percorsi indicati nelle tabelle si assume che parte dei mezzi in
ingresso e uscita dallarea vadano alle autorimesse per soste temporanee o
allimpianto di distribuzione carburanti e lavaggio.
I mezzi in ingresso sono quelli che entrano carichi agli impianti e si dirigono agli edifici
C1, C2 e C3. Gli stessi mezzi escono vuoti. I mezzi in uscita sono quelli che escono
carichi dai tre edifici principale e vanno verso aree di smaltimento esterne allimpianto
PAI. Gli stessi mezzi rientrano vuoti e si dirigono alle autorimesse.
Alcuni mezzi trasportano rifiuti dalledificio C1 alledificio C3.

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Mezzi di trasporto di dipendenti e visitatori che gravitano nel parcheggio posto a nord
del PAI
Il numero giornaliero di persone stimato da ENIA SpA in:
Numero dipendenti = 100 operatori autisti di mezzi + 30 operatori in C3 + 30
impiagati + 20 operatori in C1
Numero visitatori = 30/gg

Cabina elettrica
E presente un trasformatore AT/MT esterno da 20 MVA, per il quale si assume una
potenza sonora di 75 dB.

2.9.2.2. Previsione di impatto acustico


Nella seguente figura si evidenzia la modellizzazione dellarea di calcolo nellassetto
progettuale, in cui sono state inserite le sorgenti precedentemente individuate e
caratterizzate.

127
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Figura 2.9.3: Modellizzazione della situazione futura

In sintesi, nello scenario futuro insistono tre tipologie di sorgenti:

il traffico stradale (esistente + indotto da PAI),


le sorgenti sonore interne al perimetro PAI (impianti e traffico interno);
la linea TAV.

La normativa stabilisce per il traffico stradale e ferroviario limiti specifici; il rispetto dei
limiti per le restanti sorgenti va verificato in relazione alla zonizzazione acustica e al
criterio differenziale.

La simulazione effettuata consente di valutare sia il livello di immissione sonora


complessiva nellarea sia il contributo delle singole tipologie di sorgenti.
Nella tabella seguente sono riassunti i livelli equivalenti ottenuti presso i singoli ricettori,
suddivisi per tipologia di sorgente e confrontati con i rispettivi limiti di riferimento. Per la
TAV sono indicati i livelli contenuti nella valutazione fornita da Cepav Uno,
corrispondenti a quelli impostati nella simulazione con Soundplan.

In
* strada di tipo F per la quale valgono i limiti di zonizzazione acustica per una fascia di 30 m; ** posizione
esterna alle fasce di pertinenza acustica stradale.; *** sono indicati i limiti stabiliti nella revisione della ZAC

Tabella 2.9.2, in giallo sono indicati i superamenti dei limiti di legge. Sulla base dei
risultati riportati si evidenzia quanto segue:

laumento del traffico stradale comporta un innalzamento del livello equivalente


presso i ricettori interessati da tale sorgente emissiva. Si rileva tuttavia che i
livelli di Leq diurno e notturno non variano in modo sostanziale rispetto alla
situazione ante operam: gli aumenti sono mediamente inferiori a 1 dB, tranne
presso i punti lungo la via Uguzzolo, dove laumento dellordine di qualche
decibel, pur rimanendo limmissione al di sotto dei limiti di legge (presso
lingresso PAI).

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i punti per i quali si determinano superamenti dei limiti di legge continuano ad
essere gli stessi della situazione attuale, con un aumento del Leq di 1 dB
massimo.
la diminuzione del Leq da traffico stradale presso alcuni ricettori (zona a sud)
presumibilmente da attribuire alla introduzione del cordolo di contenimento di
altezza pari a 4 m, lungo il perimetro PAI, tale da modificare lassetto
morfologico dellarea e la distribuzione dei livelli sonori.
limmissione sonora determinata dalle sorgenti PAI interne al perimetro (impianti
e movimentazione mezzi) compatibile con i limiti stabiliti dalla zonizzazione
acustica presso i ricettori.
il criterio differenziale risulta sempre rispettato.
si segnala una criticit presso larea cimiteriale, dove il limite di classe II non
risulta rispettato, n allinterno della fascia stradale di 30 m n allesterno
(Figura 2.9.4, Figura 2.9.5, Figura 2.9.6 e Figura 2.9.7 relative alle mappe a 2
m dal suolo). Dalla tabella risulta tuttavia evidente che la causa del
superamento dei limiti va cercata nel traffico stradale in quanto larea PAI incide
in misura poco significativa. La situazione peraltro gi compromessa allo
stato attuale, come rilevabile confrontando i livelli sonori ante operam e futuri
(nella situazione futura il Leq si alza di meno di un dB).

Il quadro acustico emerso dalla valutazione previsionale indica, di fatto, che la


componente di emissione sonora da traffico continua ad essere determinante sulle
emissioni acustiche presso i ricettori. Limpianto PAI contribuisce in misura minore, in
quanto la maggior parte degli impianti ad alta emissione acustica sono in posizione
interna agli edifici o sottoposti a misure di mitigazione (si veda paragrafo successivo). Il
contributo maggiore dellarea PAI sui ricettori costituito dallaumento del traffico,
soprattutto in termini di mezzi pesanti, mentre il contributo determinato dalle sorgenti
interne al perimetro dellarea consente il rispetto dei limiti stabiliti dalla zonizzazione e
del criterio differenziale.

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TRAFFICO TAV: CONFRONTO
TRAFFICO STRADALE: CONFRONTO IMMISSIONE DA IMMISSIONE SONORA ESCLUSO TRAFFICO STRADALE E
IMMISSIONE DA TAV CON LIMITI VERIFICA CRITERIO DIFERENZIALE
TRAFFICO STRADALE CON LIMITI DA DPR 142/04 FERROVIARIO: CONFRONTO CON LIMITI DI ZONIZZAZIONE
DPR 459/98
Criterio
LIMITI DI Immissione
IMMISSIONE IMMISSIONE DA Immissione differenziale
LIMITI DI LEGGE DPR LEGGE DPR IMMISSIONE LIMITI DI LEGGE acustica con
DA TRAFFICO TRAFFICO acustica (immissione LIMITI CRITERIO
142/04 459/98 DA TRAFFICO ZONIZZAZIONE IMMISSIONE da PAI (impianti e traffico interno) solo traffico
ID Posizione recettore Note (solo traffico stradale)
STRADALE STRADALE
(solo traffico TAV COMUNALE***
complessiva
stradale e
complessiva - DIFFERENZIALE
ANTE OPERAM CON PAI FUTURA immissione
ferroviario) ferroviario
senza PAI)
Classe
Leq Leq Leq Leq Leq Leq Leq Leq Leq Leq Leq Leq Leq Leq Leq Leq Leq Leq Leq Leq
DPR diurno notturno diurno notturno diurno notturno diurno notturno diurno notturno
Classe
diurno notturno
Leq diurno Leq notturno
diurno notturno diurno notturno diurno notturno diurno notturno
142/04
Posizione 1
Strada della lupa (presso
A rilievi breve II* 55 45 59,8 52,0 60,3 52,2 N.A. N.A. N.A. N.A. II 55 45 43,9 34,0 60,5 52,5 60,4 52,5 0,1 0,0 5 3
cimitero)
durata
Posizione 2
Via Forlanini (presso Fascia
B rilievi breve 65 55 74,9 65,5 75,4 65,5 N.A. N.A. N.A. N.A. IV 65 55 40,4 30,7 75,4 65,5 75,4 65,5 0,0 0,0 5 3
abitazione) unica
durata
Posizione 3
Civico n. 113 in Strada
C rilievi breve IV* 65 55 56,1 48,1 59,9 50,8 N.A. N.A. N.A. N.A. IV 65 55 47,8 37,6 60,4 51,6 60,1 51,5 0,3 0,1 5 3
Uguzzolo
durata
Posizione 4
Edificio in Strada
D rilievi breve V* 70 60 55,4 48,1 59,9 51,0 N.A. N.A. N.A. N.A. V 70 60 49,3 39,4 60,4 51,8 60,1 51,6 0,4 0,2 5 3
Uguzzolo (sud)
durata
Edificio in Strada Posizione 5
E Uguzzolo (presso rilievi breve V* 70 60 57,2 50,5 65,5 56,4 N.A. N.A. N.A. N.A. V 70 60 49,6 35,1 65,7 56,7 65,6 56,7 0,1 0,0 5 3
ingresso PAI) durata
Edifici in strada nuovo Posizione 6
Fascia
F naviglio sotto viadotto rilievi breve 65 55 60,5 57,6 58,8 55,3 65 55 nd nd V 70 60 45,2 34,3 67,9 64,4 67,9 64,4 0,1 0,1 5 3
B
TAV durata
Posizione 7
Fascia
G Sede croce blu rilievi breve 65 55 58,5 54,8 59,9 54,8 65 55 nd nd IV 65 55 30,7 17,0 63,8 59,7 63,8 59,7 0,0 0,0 5 3
B
durata
Posizione 8
Civico n. 145 in strada Fascia
H rilievi breve 70 60 70,3 62,0 70,4 62,1 N.A. N.A. N.A. N.A. IV 65 55 36,6 21,8 70,4 62,2 70,4 62,2 0,0 0,0 5 3
burla A
durata
Posizione 9
I Centro commerciale rilievi breve NA** -- -- 56,2 47,8 56,6 47,8 N.A. N.A. N.A. N.A. V 70 60 41,5 29,2 57,0 48,7 56,9 48,7 0,1 0,0 5 3
durata
Edificio n
7106 Fascia
L Edificio sud autostrada 65 55 61,6 59,1 55,4 52,3 65 55 55 51,9 III 60 50 41,5 37,6 58,0 54,8 57,8 54,5 0,3 0,3 5 3
valutazione B
TAV
Edificio industriale in via Fascia
M 65 55 55,6 50,8 55,0 49,2 65 55 59,4 nd IV 65 55 36,6 32,9 57,7 53,1 57,6 53,0 0,1 0,1 5 3
Paradigna B
Fascia
N Cascina Bianca 70 60 75,8 67,4 76,0 67,7 65 55 42,5 39,4 IV 65 55 36,8 22,6 76,0 67,7 76,0 67,7 0,0 0,0 5 3
A
Edificio n
7124 Fascia
O Edificio strada Burla 65 55 55,9 47,6 56,1 47,7 65 55 50,6 47,5 IV 65 55 37,1 23,6 56,4 48,4 56,3 48,4 0,1 0,0 5 3
valutazione B
TAV
Edificio ovest strada Fascia
P 65 55 53,6 46,2 53,8 45,3 N.A. N.A. N.A. N.A. IV 65 55 36,1 30,6 54,5 47,1 54,4 46,9 0,1 0,2 5 3
Paradigna B
Fascia
Q Edificio strada Paradigna 65 55 58,1 46,6 58,4 46,1 N.A. N.A. N.A. N.A. IV 65 55 35,2 30,8 58,9 48,7 58,8 48,5 0,0 0,2 5 3
B
Cascina Romani su Fascia
R 65 55 58,2 49,2 58,6 49,0 N.A. N.A. N.A. N.A. III 60 50 35,0 29,3 58,8 49,7 58,7 49,6 0,0 0,1 5 3
Strada Paradigna B
Cascina Burla a sud di Fascia
S 70 60 55,6 52,3 56,1 52,0 65 55 52,2 49,1 IV 65 55 37,5 22,5 61,3 57,6 61,3 57,6 0,0 0,0 5 3
strada Burla A

* strada di tipo F per la quale valgono i limiti di zonizzazione acustica per una fascia di 30 m; ** posizione esterna alle fasce di pertinenza acustica stradale.; *** sono indicati i limiti stabiliti nella revisione della ZAC

Tabella 2.9.2.: Livelli equivalenti presso i ricevitori e confronto con i rispettivi limiti di riferimento

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Figura 2.9.4: Situazione futura con PAI e TAV. Mappa dei livelli presso i ricevitori individuati. Periodo diurno

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Figura 2.9.5: Situazione futura con PAI e TAV. Mappa dei livelli presso i ricevitori individuati. Periodo notturno

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Figura 2.9.6: Immissione sonora futura con PAI e linea TAV. Mappa a 2 m dal suolo. Periodo diurno

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Figura 2.9.7: Immissione sonora futura con PAI e linea TAV. Mappa a 2 m dal suolo. Periodo notturno

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2.9.2.3. Misure di mitigazione
Si ricorda che le seguenti misure di mitigazione sono condizione necessaria per il
raggiungimento dei livelli acustici ottenuti con la simulazione.

Misure previste da progetto


Realizzazione di una duna di altezza 4 m lungo il perimetro esterno dellarea, in grado
di effettuare una parziale schermatura sullemissione sonora proveniente dallarea
stessa;
Insonorizzazione adeguata del box contenente i mulini per il bicarbonato e degli
aerotermi a servizio del termovalorizzatore.

Misure suggerite
Realizzazione delle pareti esterne degli edifici con un grado di isolamento acustico
Rw complessivo (inclusi portoni e finestrature) di almeno 40 dB. Sarebbe opportuno
valutare lintroduzione, a tal fine, di portoni e/o vetrate fonoisolanti, soprattutto negli
ambienti con presenza di macchinari estremamente rumorosi (termovalorizzatore ed
edificio di trattamento rifiuti).
Operativit degli impianti a portoni chiusi, quando possibile. La valutazione stata
condotta assumendo una situazione a portoni chiusi, essendo presenti negli impianti
sistemi di aspirazione/areazione degli ambienti interni.

2.9.3. Valutazione fase di cantiere


Per la valutazione della rumorosit in fase di cantiere si fa riferimento al Regolamento
Comunale per la disciplina in deroga alle attivit rumorose temporanee, approvato con
deliberazione del Consiglio Comunale n. 292/65 in data 30.12.2003.
In base allart. 4 comma 2 di tale regolamento, durante gli orari in cui consentito lutilizzo di
macchinari rumorosi, non dovr mai essere superato il valore limite LAeq = 70 dB(A), riferito
ad un tempo di misura TM (tempo di misura) 10 minuti, rilevato in facciata ad edifici con
ambienti abitativi. Limpiego di macchinari rumorosi (ad es. martelli demolitori, flessibili,
betoniere, seghe circolari, gru, etc.) sono svolti, di norma, dalle ore 08.00 alle ore 13.00 e
dalle ore 15.00 alle ore 19.00. Infine, ai sensi dellart. 4 comma 4, non si applica il limite di
immissione differenziale, n si applicano le penalizzazioni previste dalla normativa tecnica
per le componenti impulsive, tonali e/o bassa frequenza.

Sulla base del cronoprogramma descrivente le attivit realizzative si individuano due fasi di
messa in opera in cantiere:

1 fase, di durata pari a circa 20 mesi, dedicata alla realizzazione dellarea ad ovest
della Strada della Lupa, comprendente la viabilit principale da via Ugozzolo, i
parcheggi, laccesso con pese, la viabilit interna, il termovalorizzatore e parte
dellarginatura.
2 fase, di durata pari a 18 mesi, dedicata alla realizzazione della restante area,
comprendente la palazzina uffici, i locali logistica, limpianto selezione speciali, il
completamento della viabilit interna e il completamento dellarginatura. Durante
questa seconda fase di cantiere il termovalorizzatore gi realizzato sar in esercizio.

Entrambe le fasi sono suddivisibili in ulteriori sottofasi, ciascuna caratterizzata dalla


presenza di mezzi specifici in funzione delle attivit in corso:

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Viabilit esterna e Accantieramento
Realizzazione riempimenti
Posa del calcestruzzo
Posa della struttura prefabbricata e degli impianti
Smantellamento cantiere

Data lanalogia tra le due fasi in termini di tipologia delle attivit svolte, sufficiente valutare
limpatto acustico di una delle due. Si pertanto scelto di valutare la fase di realizzazione del
termovalorizzatore.

2.9.3.1. Accantieramento
La fase di accantieramento, preceduta dalla realizzazione della viabilit esterna da via
Uguzzolo alla rotatoria in ingresso allimpianto, consiste nella posa della recinzione di
cantiere, nello scotico delle aree interessate dalla prima fase e nella realizzazione della
viabilit di cantiere, delle reti di servizio e della parte logistica. Tale fase avr una durata di
60 giorni. Si pu assumere, con buona approssimazione, che la fase pi rumorosa sia la
fase di scotico e realizzazione viabilit interna, in particolare le operazioni condotte con i
mezzi escavatori e rullo compressore. La valutazione viene effettuata ipotizzando, in via
cautelativa, che i mezzi escavatori siano posti nelle posizioni peggiori rispetto ai ricettori
individuati nelle vicinanze. Si noti che, in questa fase, non sono ancora presenti le dune di
mitigazione.
Lo scenario ipotizzato il seguente:

Tabella 2.9.3: Mezzi operativi in fase di cantiere e potenze sonore


Potenza Orario
Sorgente Posizione
sonora funzionamento
Lungo lasse di viabilit interna
Escavatore 1 110 dB Diurno
centrale, zona nord
Lungo lasse di viabilit interna
Escavatore 2 110 dB Diurno
centrale, zona centrale
Escavatore 3 Area termovalorizzatore 110 dB Diurno
Escavatore 4 Confine sud dellimpianto 110 dB Diurno
Rullo Lungo lasse di viabilit interna
110 dB Diurno
compressore centrale, zona sud

Poich attualmente non sono definite nel dettaglio le caratteristiche dei mezzi in uso, per le
potenze sonore si utilizzano cautelativamente i valori massimi ammessi dal D.Lgs. 262/2002
(Attuazione della direttiva 2000/14/CE concernente lemissione acustica ambientale delle
macchine ed attrezzature destinate a funzionare allaperto, 4/9/2002).

2.9.3.2. Realizzazione riempimenti


Questa fase comporta il riempimento parziale della duna, tutto intorno allarea interessata dal
PAI, tramite il reimpiego delle terre di scavo e lutilizzo di terreno proveniente dallesterno
(cassa di espansione del Canale Naviglio).
Sono previsti, nellarco di una giornata, 40 autocarri da 250 q.li da e per il cantiere. Oltre a
questi va ipotizzata la movimentazione dei mezzi necessari a realizzare la duna, la posizione
dei quali stabilita, per la valutazione, nei punti prossimi ai ricettori:

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Tabella 2.9.4: Mezzi operativi in fase di realizzazione arginature
Orario
Sorgente Posizione Potenza sonora
funzionamento
Pala meccanica/
Confine nord 110 dB Diurno
Escavatore 1
Pala meccanica/
Confine est 110 dB Diurno
Escavatore 2
Pala meccanica/
Confine sud 110 dB Diurno
Escavatore 3
Pala meccanica/
Confine ovest 110 dB Diurno
Escavatore 4
Definita secondo
40 Autocarri/gg Lungo viabilit interna modello di Diurno
traffico

2.9.3.3. Posa del calcestruzzo


In questa fase verranno realizzate le fondazioni del termovalorizzatore tramite impianto di jet
grouting e la posa delle vie di corsa delle attrezzature di sollevamento (prefabbricate), previo
scotico di 20/30 cm e posa di materiale inerte di fondazione.
Non essendo previsto un impianto di produzione del calcestruzzo, lo stesso fornito da
autobetoniere e messo in opera con autopompa. I movimenti di terra per la sistemazione
delle dune, di cui al paragrafo precedente, proseguono per tutto il periodo dei lavori. Sono
previsti, nellarco di una giornata, 15 autobetoniere da e per il cantiere, e 20 viaggi da e per il
cantiere di mezzi vari con portata da 25 a 200 q.li. Oltre a questi va ipotizzata la
movimentazione dei mezzi necessari alle operazioni di posa, la posizione dei quali stabilita,
per la valutazione, nei punti prossimi ai ricettori:

Tabella 2.9.5: Elenco mezzi fase di realizzaizone fondazioni


Orario
Sorgente Posizione Potenza sonora
funzionamento
Confine sud, area
Autobetoniera 115 dB Diurno
termovalorizzatore
Confine sud, area
termovalorizzatore
Jet - grouting 85 dB Diurno
, vicino ad
autobetoniera
Pala meccanica/ Confine ovest zona
110 dB Diurno
Escavatore 3 termovalorizzatore
Pala meccanica/
Duna confine ovest 110 dB Diurno
Escavatore 4
Pala meccanica/
Duna confine sud 110 dB Diurno
Escavatore 5
Definita secondo
15 Autobetoniere/gg Lungo viabilit interna modello di Diurno
traffico
Definita secondo
10 Autocarri/gg Lungo viabilit interna modello di Diurno
traffico

Tutti i mezzi di trasporto indicati transiteranno sulla viabilit ordinaria (strade comunali o
provinciali).

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2.9.3.4. Posa di strutture e impianti
In questa fase saranno infine posate le strutture prefabbricate in acciaio, i solai prefabbricati
in calcestruzzo e la parte impiantistica.
Sono previsti, nellarco di un periodo di 3 mesi, 100 viaggi di autocarri e autoarticolati da e
per il cantiere per il trasporto di prefabbricati e 50 viaggi di autocarri e autoarticolati da e per
il cantiere per il trasporto degli impianti, oltre a 20 viaggi/gg da e per il cantiere di mezzi vari
con portata da 25 a 200 q.li e una decina di trasporti speciali su tutto il periodo.
Oltre a questi va ipotizzata la movimentazione dei mezzi necessari alle operazioni di posa, la
posizione dei quali stabilita, per la valutazione, nei punti prossimi ai ricettori:

Tabella 2.9.6: Fase cantiere :posa strutture e impianti


Orario
Sorgente Posizione Potenza sonora
funzionamento
Confine sud, area
Gru a torre 1 98 dB Diurno
termovalorizzatore
Area termovalorizzatore
Gru a torre 2 98 dB Diurno
(nord)
Area termovalorizzatore
Autogru 1 110 dB Diurno
(ovest)
Area termovalorizzatore
Autogru 1 110 dB Diurno
(est)
Autocarri e Definita secondo
Autoarticolati Lungo viabilit interna modello di Diurno
2/gg traffico
Definita secondo
20 Mezzi vari/gg Lungo viabilit interna modello di Diurno
traffico
Definita secondo
Trasporti speciali 1
Lungo viabilit interna modello di Diurno
ogni tre giorni
traffico

Tutti i mezzi di trasporto indicati arriveranno dal casello autostradale posto a ovest dellarea.

2.9.3.5. Previsione di impatto acustico


La verifica della compatibilit delle attivit di cantiere da un punto di vista sonoro con i limiti
normativi viene effettuata in facciata a edifici con ambienti abitativi, in riferimento al periodo
diurno, come prescritto dal Regolamento Comunale. Non si applica il criterio differenziale.
A tal fine sono stati selezionati, tra i ricevitori utilizzati finora, gli edifici abitativi pi vicini
allarea PAI, per i quali si riportano, nella tabella seguente, i valori di Leq in facciata nei
quattro scenari di cantiere:

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Tabella 2.9.7: Fase cantiere: livelli sonori ai recettori
Posa Posa Limite
Accantieram. Riempimento
Ricevitore dBA dBA
calcestruzzo strutture regolamento
dBA dBA dBA
Edificio via Forlanini
62,4 62,3 62,3 62,2 70
( Posizione 2 )
Edificio Caselette Nord in
Strada Uguzzolo 56,8 57,9 57,9 60,8 70
(Posizione 3 )
Edificio Caselette in Strada
56,3 58,4 58,1 57,9 70
Uguzzolo
Edifici Strada Uguzzolo a
54,0 56,0 53,8 52,9 70
sud
Edificio ovest strada
53,7 53,6 53,7 53,5 70
Paradigna
Edificio strada Paradigna 57,5 57,5 57,6 57,6 70
Cascina Romani 58,2 58,0 58,1 58 70

Il limite risulta rispettato presso tutti gli edifici.

2.9.4. Conclusioni
I risultati ottenuti in base alle simulazioni condotte rilevano una sostanziale compatibilit
dellintervento con la situazione del territorio e la normativa specifica.
Poich tutti i ricettori presenti nellarea sono ubicati allinterno delle fasce di pertinenza
acustica stradale ai sensi del DPR 142/04, la verifica dei limiti di legge va fatta distinguendo il
contributo del traffico stradale dal resto. La valutazione dellimmissione sonora presso i
ricettori, con esclusione del traffico stradale, evidenzia che il contributo del PAI (sia in termini
di impianti che in termini di movimentazione interna di mezzi) compatibile con i limiti di
Zonizzazione Acustica Comunale e con il criterio differenziale.
Si segnalano alcuni superamenti dei limiti di legge imposti dal DPR 142/04, dovuti al traffico
stradale. I ricettori presso cui si verificano tali superamenti sono tuttavia gli stessi gi
compromessi nella situazione attuale, in conseguenza del traffico stradale gi presente sulla
viabilit dellarea.
Il quadro acustico emerso dalla valutazione previsionale indica, pertanto, che la componente
di emissione sonora da traffico continua a essere determinante sulle emissioni acustiche
presso i ricettori. Limpianto PAI contribuisce in misura minore, in quanto la maggior parte
degli impianti ad alta emissione acustica sono in posizione interna agli edifici o sottoposti a
misure di mitigazione. Il contributo maggiore dellarea PAI sui ricettori costituito
dallaumento del traffico, soprattutto in termini di mezzi pesanti. Tale contributo si mantiene
tuttavia su livelli poco significativi, inferiori a 1 dB.
Per quanto riguarda lo scenario di cantiere, i livelli di immissione sonora presso i ricettori
risultano pienamente compatibili con la normativa specifica.

2.10. Elettromagnetismo

2.10.1. Descrizione delle attivit che determinano gli impatti


Lalimentazione elettrica in Media Tensione (MT) dellimpianto in progetto sar garantita da
una cabina primaria ENEL (132kV-15kV), la cui realizzazione prevista in concomitanza con
quella del PAI stesso.

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In particolare la cabina primaria sar collegata alla linea ad AT 132 kV numero 607 Vigheffio
- San Quirico, operer la trasformazione dalla tensione di 132 kV ai 15 kV della MT e,
mediante una opportuna cabina di consegna, sar collegata alla rete di distribuzione MT
interna al centro di trattamento rifiuti.

Il collegamento tra la cabina primaria Enel e le cabine secondarie di trasformazione MT-BT


presenti allinterno del comparto in progetto, avverr mediante cavi interrati in opportuna
polifora. In via cautelativa, oltre al gi descritto allacciamento alla cabina primaria Enel
dedicata allimpianto in progetto, prevista anche una alimentazione di riserva mediante la
rete di distribuzione in MT Enel, che verr utilizzata in caso di problemi allalimentazione
principale.
Allinterno del PAI saranno previste 3 cabine di trasformazione MT-BT; il loro posizionamento
e le loro caratteristiche sono descritte nel Quadro di Riferimento Progettuale ( 5.2.1).

Il collegamento tra la cabina di consegna Enel (interna alla cabina primaria 132-15 kV) e la
cabina 1 del PAI, cos come quello tra le cabine 1,2 e 3 avverr mediante cavi schermati
RG7H1R 18/30 kV di sezione rispettivamente 95 mm2 (collegamento tra la cabina 1 e le
cabine 2 e 3 interne al PAI) e 150 mm2 (collegamento tra la cabina di consegna Enel e la
cabina 1 interna al PAI).
In particolare per il collegamento tra la cabina di consegna Enel e la cabina 1 previsto
anche una linea MT di soccorso, costituita da cavi del medesimo tipo della alimentazione
principale ma di diametro 95 mm2.

I tracciati previsti per i collegamenti sono schematizzati nella Figura 5.2.1. del Quadro di
Riferimento Progettuale e comunque sono riportati nella Tavola 1 dellAllegato D4.

2.10.2. Stima degli impatti


E stato condotto da ENIA uno studio specifico (Allegato D4) volto ad una valutazione di tipo
previsionale sui livelli di campo elettromagnetico in bassa frequenza (frequenza di rete 50
Hz) associati alle linee di distribuzione in MT ed alle cabine di trasformazione MT-BT previste
allinterno del PAI (Polo Ambientale Integrato).

Come descritto nel paragrafo precedente, tutti i collegamenti previsti in MT allinterno del sito
in progetto saranno in cavo interrato di tipo RG7H1R 18/30. Alla luce di quanto previsto per
la realizzazione della polifora che accoglier i cavi MT, per i calcoli previsionali stato
supposto la presenza in ogni tubo di 3 cavi unipolari con posa a trifoglio.
La loro portata di cavi in corrente dichiarata dai costruttori, per la posa a trifoglio,
considerata di:

cavi di sezione 95 mm2 => 315 A


cavi di sezione 150 mm2 => 400 A

Alla luce di quanto descritto precedentemente in relazione alla polifora che ospiter i cavi
MT, il calcolo previsionale stato eseguito supponendo una disposizione dei conduttori
schematizzata
Come definito dalla LR 30/2000, il calcolo delle fasce per il perseguimento dellobiettivo di
qualit di 0,2 T, va eseguito considerando il 50% della massima corrente di esercizio
normale della linea. Nel caso in esame, non conoscendo il valore della massima corrente di
esercizio normale, si considerato in via cautelativa il 50% della portata nominale di corrente
dichiarata dai costruttori (la quale solitamente superiore del 10% circa della corrente
massima di esercizio normale) a dare dei valori di corrente utilizzati per i calcoli pari a :

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cavi di sezione 95 mm2 => 157,5 A
cavi di sezione 150 mm2 => 200 A

In relazione alla polifora che ospiter i cavi MT, il calcolo previsionale stato eseguito
supponendo una disposizione dei conduttori schematizzata secondo tre configurazioni
geometriche differenti (Figura 2.10.1):

o CONFIGURAZIONE GEOMETRICA 1 (applicabile al tratto di polifora dalla cabina di


consegna ENEL alla cabina 1 interna al PAI, ad eccezione del tratto lungo ledificio
C3 in cui i cavi provenienti dalla cabina ENEL sono affiancati dai cavi di collegamento
tra la cabina 1 e le cabine 2 e 3) - stata considerata la sola alimentazione principale
(lalimentazione di soccorso viene utilizzata solo in caso di non funzionamento di
quella principale ed il campo magnetico potenzialmente generato inferiore). La
sezione dei tubi di contenimento dei conduttori come da progetto di 160mm.
o CONFIGURAZIONE GEOMETRICA 2 (applicabile al tratto di polifora lungo ledificio
C3 in cui i cavi provenienti dalla cabina ENEL sono affiancati dai cavi di collegamento
tra la cabina 1 e le cabine 2 e 3) - alla alimentazione principale della configurazione
geometrica 1 sono stati aggiunti i cavi di collegamento tra la cabina 1 e le cabine 2 e
3
o CONFIGURAZIONE GEOMETRICA 3 (applicabile ai tratti di collegamento tra la
cabina 1 e le cabine 2 e 3 ad eccezione della parte di collegamento trattato al
precedente punto 2)

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Figura 2.10.1: Disposizione dei conduttori

Il calcolo delle fasce di rispetto sia per il perseguimento dellobiettivo di qualit di 0,2 T
fissato dalla LR 30/2000 per i ambienti con permanenza di persone per pi di 4/ore giorno,
che per la verifica del rispetto dellobiettivo di qualit fissato per i medesimi locali dalla Legge
Quadro 36/2001 (in tale caso la corrente considerata per la simulazione pari alla portata
massima dei conduttori) stato eseguito considerando un livello di interramento dei
conduttori di 1,5m e calcolando il campo prodotto ad una altezza di 1 metro dal livello del
suolo.
Per le tre configurazioni sono stati, quindi, eseguiti i calcoli previsionali supponendo:

o una corrente pari al 50% della portata nominale dei conduttori (LR 30/2000);
o una corrente pari alla portata nominale dei conduttori (Legge Quadro 36/2001)

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Considerando il calcolo previsionale supponendo una corrente pari al 50% della portata
nominale dei conduttori (LR 30/2000) si ottiene quanto segue.

Tabella 2.10.1 Definizione fasce di rispetto


Risultati ottenuti dallanalisi
dellinduzione magnetica ottenta dal Fascia di rispetto cautelativa
calcolo previsionale
Gi ad una distanza di 1,5m dallasse della
linea si ha il rispetto dellobiettivo di 3 metri6 per lato dallasse della
CONF. 1
qualit di 0,2 T prescritto dalla LR linea.
30/2000.
gi ad una distanza di 2,75 m dallasse
della linea si ha il rispetto dellobiettivo 4,5 metri per lato dallasse
CONF. 2
di qualit di 0,2 T prescritto dalla LR della linea.
30/2000.
si verifica come, date le basse correnti
previste per lelettrodotto oggetto di
indagine, ad 1 metro di quota sul livello 1 metro per lato dallasse della
CONF. 3
del suolo risulti sempre rispettato linea
lobiettivo di qualit di 0,2 T prescritto
dalla LR 30/2000.

Considerando il calcolo previsionale supponendo una pari alla portata nominale dei
conduttori (Legge Quadro 36/2001) si ottiene quanto segue.

Tabella 2.10.2 verifica rispetto limiti normativi


Risultati ottenuti dallanalisi dellinduzione magnetica ottenta dal
calcolo previsionale
CONF. 1 Si verifica come, date le basse correnti previste per lelettrodotto oggetto di
CONF. 2 indagine, ad 1 metro di quota sul livello del suolo risulti sempre
ampiamente rispettato lobiettivo di qualit di 3 T prescritto dalla Legge
CONF. 3
36/2001

La LR 30/2000, seppure ribadisca che anche per le cabine secondarie MT/BT (15-0,4 kV)
deve essere perseguito lobiettivo di qualit dei 0,2 T in corrispondenza dei siti sensibili ed
in ogni caso dei luoghi con permanenza di persone per pi di 4 ore/giorno (quali ad esempio
gli uffici), a differenza di quanto fatto per le linee elettriche, non definisce delle fasce di
rispetto standard per le cabine stesse.
Nel caso delle cabine MT/BT la fonte maggiore di campi elettrici e magnetici a bassa
frequenza (50 Hz) costituito dalla presenza dei trasformatori. Il campo elettrico generato
sia dai trasformatori a secco che dai trasformatori in olio, cos come quello dovuto agli
apparati di collegamento, solitamente trascurabile gi a breve distanza dalle sorgenti;
discorso differente vale nel caso del campo magnetico, per cui sia i materiali usati nella
fabbricazione dei trasformatori che dei locale che li ospitano, determinano una bassa
attenuazione. Il fattore decisivo nella decrescita progressiva del campo risulta allora la
distanza dalla sorgente stessa.
Alla luce della variegata disponibilit dei trasformatori disponibili in commercio, anche se
considerati con caratteristiche simili, e delle geometrie costruttive utilizzate, il calcolo del
valore di induzione magnetica generata possibile solo mediante formule di tipo empirico
e, nello studio eseguito da ENIA, il calcolo stato eseguito basandosi su una formula
riconosciuta dalla comunit scientifica e normalmente adottata in casi simili a quello in
esame (si veda nel dettaglio lAllegato D4).
6
Il campo generato dalle linee pu essere, in prima approssimazione, considerato proporzionale alla corrente
circolante, per cui il raddoppio della fascia calcolata col 50% del carico, risulta sicuramente cautelativo
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In base ai calcoli effettuati possibile concludere che:

TRASFORMATORI DELLA CABINA 1 (termovalorizzatore) - 4 trasformatori alloggiati


nella cabina 1 si ottiene che:
una fascia di rispetto di 15 metri attorno alla cabina di trasformazione
risulta cautelativa ai fini del rispetto dellobiettivo di qualit di 0,2 T fissato
dalla LR 30/2000 per i locali con la presenza di persone per pi di 4
ore/giorno;
un analogo calcolo supponendo di considerare lobiettivo di qualit di tipo
sanitario fissato dalla Legge Quadro 36/2001 porta ad una fascia di
rispetto cautelativa di 6 metri;
per ci che concerne invece la Direttiva CEE/40/2004 relativa ai lavoratori
esposti per ragioni professionali, dato il livello elevato del limite minimo
imposto, si pu ragionevolmente supporre una fascia di rispetto
cautelativa di 1 metro

TRASFORMATORI DELLA CABINA 2 un solo trasformatore della potenza 630 kVA


- 15/0.4-0.23 kV - Vcc 6%, si ottiene che:
una fascia di rispetto di 10 metri attorno alla cabina di trasformazione
pu essere considerata cautelativa al fine del rispetto dellobiettivo di
qualit di 0,2 T fissato dalla LR 30/2000 per i locali con la presenza di
persone per pi di 4 ore/giorno;
un analogo calcolo supponendo di considerare lobiettivo di qualit di tipo
sanitario fissato dalla Legge Quadro 36/2001 porta ad una fascia di
rispetto cautelativa di 4 metri;
per ci che concerne invece la Direttiva CEE/40/2004 relativa ai lavoratori
esposti per ragioni professionali, dato il livello elevato del limite minimo
imposto, si pu ragionevolmente supporre una fascia di rispetto
cautelativa di 1 metro

TRASFORMATORI DELLA CABINA 3 - un solo trasformatore della potenza 1000


kVA - 15/0.4-0.23 kV - Vcc 6% ,si ottiene chesi ottiene che:
una fascia di rispetto di 11 metri attorno alla cabina di trasformazione
pu essere considerata cautelativa al fine del rispetto dellobiettivo di
qualit di 0,2 T fissato dalla LR 30/2000 per i locali con la presenza di
persone per pi di 4 ore/giorno;
un analogo calcolo supponendo di considerare lobiettivo di qualit di tipo
sanitario fissato dalla Legge Quadro 36/2001 porta ad una fascia di
rispetto cautelativa di 4,5 metri;
per ci che concerne invece la Direttiva CEE/40/2004 relativa ai lavoratori
esposti per ragioni professionali, dato il livello elevato del limite minimo
imposto, si pu ragionevolmente supporre una fascia di rispetto
cautelativa di 1 metro.

2.11. Consumo materie prime

2.11.1. Descrizione delle attivit che determinano gli impatti


Gl iimpatti in fase di cantiere sono associati allimpiego dei materiali necessari alla
realizzazione; in fase di esercizio al consumo dei materiali necessari al corretto
funzionamento del complesso impiantistico.

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2.11.2. Stima degli impatti
In fase di cantiere, per la realizzazione dellopera, limitatamente ai materiali pi significativi,
si stimano le seguenti quantit:

- acciaio in profilati ton. 700


- acciaio in tondini per strutture in opera e prefabbricate ton. 1000
- calcestruzzo per strutture mc. 11500
- lamiera stirata di alluminio mq. 70.000
- lamiera di alluminio per pannelli di copertura ton. 45000
- laterizio mc. 800
- conglomerato bituminoso per pavimentazioni mc. 6000
- materiali inerti per riempimenti(ghiaia, sabbia, stabilizzato ) mc. 40000

Per limitare lutilizzo di materiali inerti per i riempimenti, verr utilizzata la tecnologia della
stabilizzazione a calce delle terre; questo consentir un minore utilizzo di inerti del il 40%.

Per quanto attiene i consumi in fase di esercizio le ipotesi progettuali hanno approfondito le
stime in merito al Termovalorizzatore che rappresenta, anche da questo punto di vista,
limpianto principale.

Tabella 2.11.1: Prodotti vari


Acqua 37.000 m3 / anno
Bicarbonato di sodio 3.000 ton/ anno
Carbone attivo 125 ton/ anno
Soluzione ammoniaca 25% 450 ton/ anno
Acido cloridrico soluzione 15 ton/anno
Soda caustica soluzione 25 ton/anno
Cloruro di sodio 2 ton/ anno
Prodotti chimici per trattamento acqua 5 ton/anno
Olio e grassi 5 ton/anno

Tabella 2.11.2: Combustibili


Gas metano termovalorizzatore 1.000.000 m3 / anno
Gas metano (teleriscaldamento) 8.600.000 m3 /anno
Gasolio 1.000 kg/anno
Energia elettrica acquistata 100.000 KWh/anno

2.11.3. Individuazione di possibili interventi di mitigazione


Si ricorda come per la realizzazione delle arginature perimetrali si dovr prioritatriamente
impiegare materiale di scavo proveniente dalla realizzazione delle casse di espansione
idraulica previste in aree prossime al PAI; al proposito Ena verificher la possibilit di
organizzazione della cantieristica con tempistiche compatibili con lesecuzione di tali
interventi.

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2.12. Produzione rifiuti

I fattori di impatto strettamente riconducibili ai flussi di rifiuti, e materiali derivanti, in uscita dal
PAI possono essere cos riepilogati:

recupero di materie prime da rifiuti;


pretrattamento di rifiuti a smaltimento;
produzione di rifiuti.

Nel seguito, ognuno di questi fattori viene analizzato, al fine di valutarne gli impatti associati,
positivi o negativi.

2.12.1. Recupero di materie prime da rifiuti


Un impatto ambientale positivo di particolare rilevanza originato dal PAI rappresentato dal
ruolo svolto, nellambito del complesso del sistema di gestione dei rifiuti del territorio, rispetto
allavvio a recupero di flussi di materiali altrimenti destinati a smaltimento. Le lavorazioni
effettuate, prioritariamente volte al recupero di materia, consentiranno di incrementare i flussi
destinati ad essere reimmessi nei cicli produttivi; essi costituiscono infatti delle risorse
recuperate che possono essere reimmesse nei processi produttivi industriali in sostituzione
di altre materie prime, il cui approvvigionamento comporterebbe un impatto negativo
sullambiente.

Si consideri, a titolo esemplificativo, che secondo stime Comieco per ogni tonnellata di
macero riciclato si hanno 1,3 t di emissioni di CO2equivalenti evitate, con un importante beneficio
in termini di riduzione delleffetto serra. Le maggiori emissioni di CO2eq che si hanno in sede
di raccolta differenziata e selezione dei rifiuti cartacei risultano infatti ampiamente
compensate dal riciclo e dal mancato smaltimento di questi materiali.

2.12.2. Pretrattamento di rifiuti a smaltimento


Il PAI svolger un importante ruolo, nellambito del sistema complessivo di gestione dei rifiuti,
anche rispetto alla funzione di punto di supporto logistico e di pretrattamento per rifiuti che
sono comunque non pi recuperabili e quindi destinati a smaltimento.

Rispetto ai flussi destinati a smaltimento, il PAI consentir di:

effettuare trattamenti di cernita, in grado di separare frazioni recuperabili, con benefici in


termini di avvio a recupero di materia di queste e di riduzione del quantitativo
effettivamente destinato a discarica;
agevolare linvio a recupero energetico presso il Termovalorizzatore di rifiuti non
destinabili a recupero di materia, attraverso verifiche di qualit e leffettuazione di
eventuali trattamenti di triturazione per adeguare la pezzatura dei rifiuti alle esigenze
dellimpianto di recupero energetico;
verificare la qualit dei rifiuti da destinarsi a discarica, al fine di evidenziare leventuale
presenza di materiali non idonei, potenzialmente pericolosi, allontanandoli quindi dal
flusso avviato a discarica e indirizzandoli al destino appropriato;
effettuare una riduzione volumetrica dei rifiuti da destinarsi a discarica, ottimizzando
limpiego delle volumetrie disponibili per lo smaltimento finale.
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2.12.2.1. Produzione di rifiuti
I flussi principali di rifiuti sono evidentemente quelli che si genereranno dal processo di
combustione:

Scorie e ceneri pesanti (CER 190112 rifiuto non pericoloso) che verranno
demetallizzate e avviate a recupero presso cementifici, ecc. quantit demetallizzata
prevista 30.000 t/anno (circa il 23% del rifiuto in ingresso);
Materiali ferrosi e non ferrosi estratti da scorie e ceneri pesanti (CER 190102 rifiuto non
pericoloso) a recupero; quantit prevista pari a 2.400 t/anno di cui 1.800 t/anno di ferrosi
e 600 t/anno di non ferrosi
Ceneri volanti (CER 19 01 13 rifiuto pericoloso) in uscita dalle caldaie e dagli elettrofiltri
del trattamento fumi che saranno inertizzate presso impianti esterni e smaltite in
appropriate discariche quantit prevista 3.400 t/anno (circa il 3% del rifiuto in ingresso);
PSR prodotti sodici residui (CER 19 01 05* rifiuto pericoloso) in uscita dai filtri a
maniche della linea fumi contenenti una miscela di ceneri volanti residue e chemicals
esausti (bicarbonato di sodio e carboni attivi) quantit prevista 3.100 t/anno che
saranno portate a recupero presso impianti specializzati esterni per la rigenerazione del
bicarbonato di sodio (80%) ed il residuo (20%) in discarica;
Rifiuto liquido proveniente da spurghi effettuati nel ciclo termico, ed altri provenienti da
impianti ausiliari da inviare al trattamento chimico-fisico presso limpianto dedicato
previsto allinterno dellarea del TVC per una quantit stimata in 12.000 t/anno.

In aggiunta, le attivit previste comporteranno la generazione di rifiuti aggiuntivi a quelli


derivanti direttamente dai flussi di rifiuti in ingresso.

In particolare, l'effettuazione degli interventi di manutenzione di impianti e mezzi d'opera


comporter la produzione di rifiuti costituiti dagli oli minerali esausti. Questi rifiuti saranno
gestiti da Ena attraverso la cessione a trasportatori e impianti di smaltimento o recupero
autorizzati.

Altri rifiuti prodotti saranno rappresentati da:

rifiuti assimilati, quali rifiuti indifferenziati da ufficio, rifiuti cartacei differenziati, altri rifiuti
da ufficio (quali toner di fotocopiatrici e stampanti), raccolti in modo separato per poter
poi essere destinati alle opportune modalit di trattamento o smaltimento.

Si tratta di rifiuti non pericolosi, prodotti in quantitativi ridotti.


Tali rifiuti saranno gestiti da Ena nel rispetto delle indicazioni normative e con la dovuta
attenzione per il loro corretto invio ad adeguato destino, in modo tale da assicurare il
contenimento del relativo impatto ambientale su livelli sicuramente limitati.

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3. VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI POTENZIALI DETERMINATI DALLA
REALIZZAZIONE DELLA RETE DI TELERISCALDAMENTO

3.1. Premessa

Lenergia termica prodotta durante la combustione dei rifiuti viene principalmente recuperata
per riscaldare lacqua della rete di teleriscaldamento e utilizzata per il riscaldamento degli
edifici del PAI. Per lesercizio dellimpianto e lo sfruttamento della energia termica prodotta
sono necessarie le infrastrutture di collegamento dellimpianto alla rete di distribuzione del
teleriscaldamento esistente. La connessione della Centrale di produzione acqua calda del
termovalorizzatore allanello di distribuzione principale avverr mediante costruzione di una
doppia condotta (mandata e ritorno) di collegamento di circa 3,5 km Diametro 500 mm. Il
percorso stato scelto in modo da limitare gli attraversamenti importanti e le relative opere
accessorie.
La doppia condotta uscir dalla nuova centrale termica del PAI in direzione Via Nuova
Naviglio; per poi proseguire in Via Paradigna percorrendola tutta fino a raggiungere il
sottopasso della tangenziale Nord. Il percorso seguir poi Via Cuneo, dallincrocio con Via
Venezia, incontrando Via Palermo per proseguire poi in Via Doberd. Da Via Doberd le
linee si collegheranno alla rete dorsale nei pressi della centrale esistente di Via Toscana.

Lungo tale percorso si individuano alcune criticit nel seguito evidenziate:

attraversamento della linea TAV previsto nel rispetto della normativa vigente
riguardante gli attraversamenti ferroviari;
attraversamento dellautostrada A1 MI-BO (Figura 3.1.1): i tal caso i tubi di seguito
dovranno essere posizionati mediante appositi ancoraggi al muro della galleria del
canale Naviglio che sottopassa lautostrada del sole.

PAI
TAV

Rete di Attraversamento Autostrada ancorati


Teleriscaldamento in al manufatto Canale Naviglio
progetto

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Figura 3.1.1: Attraversamento dellautostrada del sole
sottopasso della linea ferroviaria dello stabilimento Bormioli prevista nel rispetto delle
normative vigenti;
attraversamento della Tangenziale Nord di Parma (Figura 3.1.2);

Rete di
Teleriscaldamento in
progetto

Attraversamento Tangenziale Nord


di Parma

Figura 3.1.2: Attraversamento Tangenziale Nord

attraversamento dellurbanizzato consolidato della citt di Parma compresi due


attraversamenti ferroviari (Figura 3.1.3).

Via Doberd

Attraversamento Linea Ferroviaria Rete di


Teleriscaldamento in
progetto

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Figura 3.1.3: Attraversamento dellarea urbana della citt di Parma
Nel seguito si propone una sintetica valutazione degli impatti tenendo presente che:

gli impatti principali si avranno in fase di costruzione;


la rete si sviluppa sfruttando corridoi viabilistici e/o tecnologici esistenti;
lambito attraversato prevalentemente urbano, ben infrastrutturato e, quindi, tutte le
aree di intervento sono facilmente accessibili.

3.2. Individuazione e valutazione dei potenziali impatti ambientali

3.2.1. Definizione dei fattori di impatto


La realizzazione della rete di teleriscaldamento in esame, considerando sia la fase di
costruzione che quella di futuro esercizio, risulta scomponibile in una serie di azioni
progettuali di potenziale impatto nei confronti dellambiente circostante, sia in maniera
positiva, che negativa.

In generale, si pu affermare che, date le caratteristiche dellopera in progetto, i disturbi


allambiente sono quasi esclusivamente concentrati nel periodo di costruzione dellopera e
sono legati soprattutto alle attivit di cantiere. Si tratta perci di disturbi in gran parte
temporanei e mitigabili, sia con opportuni accorgimenti costruttivi, sia con mirate operazioni
di ripristino (vegetazionale, morfologico).

La seguente tabella, che sintetizza le principali azioni di progetto e le relative attivit di


dettaglio, mostra come linterferenza tra opera e ambiente avvenga quasi esclusivamente in
fase di costruzione.

Azioni di progetto Fase Descrizione delle attivit


Taglio piante
Apertura corridoio di lavoro Costruzione Realizzazione opere provvisorie
Eventuale apertura delle strade di accesso
Accantonamento del terreno vegetale/manto
stradale
Escavazione
Posa della condotta in trincea Costruzione Preparazione trincea e pozzetti ispezionabili
Posa saldatura, posa e collaudo delle nuove
condotte
Richiusura trincea e risistemazione dei luoghi
Manutenzione e controllo Esercizio Verifica e controllo dellopera
Ripristini geomorfolgici e idraulici
Ripristini Costruzione
Ripristini vegetazioneli

Ciascun fattore dimpatto identificato nella tabella precedente interagisce con una o pi
componenti ambientali. Nella seguente tabella si evidenzia tale interazione, al fine di poter
stabilire successivamente limpatto dellopera per ciascuna componente ambientale.

Tabella 3.2.1: Fattori di impatto e componenti ambientali


Fattori di impatto Componenti ambientali
Produzione di polveri Atmosfera
Emissioni gassose Atmosfera
Incidenza sul traffico Atmosfera e Clima acustico
Presenza fisica Paesaggio, fauna
Modificazioni del soprassuolo Uso del suolo, vegetazione e paesaggio
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Fattori di impatto Componenti ambientali
Modificazioni del suolo e del sottosuolo Suolo, sottosuolo e ambiente idrico
Modificazioni del regime idrico e della qualit delle acque
Ambiente idrico
superficiali
Modificazione della qualit delle acque sotterranee Ambiente idrico
Generazione di impatto acustico Clima acustico e fauna

In generale possibile concludere che alcuni impatti sono intrinseci alla presenza del
progetto e permanenti (consumo di suolo reso indisponibile per altre attivit) mentre altri,
sempre intrinseci al progetto, sono temporanei, talora di durata breve, come ad esempio le
emissioni legate al movimento dei mezzi per lallestimento dei cantieri.

3.3. Valutazione dellimpatto per ciascuna componente

Nel seguito saranno descritti i principali impatti identificati per ciascuna componente; la
descrizione degli impatti sar differenziata per la fase realizzativa e di esercizio.

3.3.1. Atmosfera
In fase realizzativa le principali emissioni potenziali legate allattivit di cantiere sono:

Emissioni di polveri da traffico su strade non pavimentate - Le strade di accesso al


cantiere in esame non presentano caratteristiche di polverosit in quanto le piste
previste saranno per lo pi asfaltate (viabilit esistente). Per quanto riguarda inoltre gli
eventuali tratti non asfaltati, per eliminare pressoch il problema di emissione di
polveri, sufficiente mantenere bagnato il percorso stradale nei giorni secchi e
diminuire la velocit dei mezzi che transitano con limiti imposti sul percorso di
accesso.
Emissioni di polveri da materiali stoccati in mucchio - Lemissione di polveri dovuta
allerosione del vento su materiali ammucchiati resa possibile dalle operazioni di
stoccaggio del materiale di scavo nei pressi dei cantieri. La fase di preparazione delle
aree di cantiere prevede leventuale scotico del suolo che, tuttavia per il progetto in
esame di tipo urbano (corridoi stradali esistenti); il materiale stoccato, quindi sar
molto limitato e comunque verr utilizzato per il successivo ripristino ambientale
allesterno dellarea di cantiere vera e propria. Il disturbo da polveri a seguito di
erosione dei cumuli di terreno che saranno posizionati ai lati lunghi dellarea di
cantiere pu considerarsi decisamente trascurabile prevedendo, tra laltro, azioni di
mitigazione quali ad esempio lumidificazione delle superfici.
Emissioni di gas di scarico da parte dei motori diesel delle macchine operatrici e delle
attrezzature di cantiere - Durante la fase di cantiere una delle principali sorgenti di
emissioni di gas di scarico rappresentata dai motori diesel (alimentati a gasolio)
delle macchine operatrici (ruspe, escavatori, autogru, etc) e dai motori delle
attrezzature (quali ad esempio gruppi elettrogeni, saldatrici, motocompressori d'aria,
etc). Le macchine saranno costruite secondo le pi recenti norme ambientali e con
emissioni inferiori ai limiti imposti dalla normativa nazionale e regionale sui motori fissi
a combustione interna e lentit di tutte queste emissioni non tale da generare
modificazioni significative allo stato attuale della qualit dellaria.
Emissioni di gas di scarico prodotti dai mezzi di trasporto di cantiere - Durante la fase
di cantiere previsto un incremento di traffico veicolare concentrato lungo le piste e le
strade utilizzate per lintervento, dovuto allutilizzo di autocarri, per la movimentazione
di materiale, e di autovetture. In fase di cantiere dovr, quindi, essere prevista una
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programmazione del traffico veicolare pesante, soprattutto per i trasporti speciali, in
modo da evitare i trasporti durante lorario di punta.

In fase di esercizio non si prevedono impatti significativi.

3.3.2. Suolo e sottosuolo


Le condotte che rappresentano la rete di distribuzione del calore, saranno rispondenti ai pi
moderni criteri di sicurezza e protezione, saranno messe in opera prevalentemente lungo il
corridoio della rete stradale esistente: non si avranno quindi modifiche, se non temporanee di
uso del suolo; questo tipo di impatto , comunque, di tipo temporaneo (legato al solo periodo
di cantiere) e reversibile (larea di cantiere verr del tutto ripristinata).

In fase di esercizio non si prevedono impatti significativi.

3.3.3. Acque superficiali


Il principale corso dacqua che interseca la rete di distribuzione rappresentato dal Canale
Naviglio Navigabile. Si precisa, comunque, che tale attraversamento avverr lungo lasse
stradale esistente (Figura 3.3.1), per cui la potenziale interferenza tra il corso dacqua e la
fase di messa in opera e di esercizio della rete di distribuzione trascurabile.

Attraversamento Canale Naviglio in


corrispondenza del ponte esistente
lungo Strada Nuovo Naviglio

Figura 3.3.1: Attraversamento del Canale Naviglio Navigabile

Non sussistono, quindi, impatti rilevanti; eventuali attraversamenti di canali ad uso irriguo
potranno avvenire con temporanea chiusura del flusso, allestimento dellattraversamento e
ripristino nellarco di 3-5 giorni lavorativi.

In fase di esercizio, i principali impatti possono essere legati alle fasi di manutenzione della
rete; infatti, le manovre di sospensione e messa in sicurezza di tratti della rete di
teleriscaldamento, funzionali alleffettuazione delle attivit di manutenzione o emergenze
dovute a perdite, possono comportare lo svuotamento, totale o parziale, delle tubazioni
interessate dallintervento.
Ove tecnicamente praticabile, lacqua di rete presente allinterno delle tubazioni da svuotare
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viene reimmessa nella condotta di ritorno. Qualora sia impossibile effettuare tale operazione,
si prevede lo svuotamento della tubazione con scarico del fluido vettore nella rete fognaria
cittadina.
Tale attivit, che ha comunque carattere di discontinuit nel tempo e nello spazio, dovr
essere autorizzata dal Gestore della fognatura come scarico di acque reflue assimilate alle
domestiche.

Lammissibilit dello scarico in fognatura deve essere supportata dalleffettuazione di analisi


di caratterizzazione dellacqua contenuta nelle tubazioni del teleriscaldamento, dalle quali
deve evidenziarsi loro rispondenza ai limiti di cui all'allegato 5 parte III del D.Lgs. 152/2006,
con riferimento in particolare alla tabella 3 e ai limiti definiti per lo scarico in pubblica
fognatura.

3.3.4. Acque sotterranee


Nella fase di cantiere non sussistono impatti di rilievo. Nonostante la messa in opera delle
condotte potrebbe interferire con la falda pi superficiale, soprattutto, partendo dal PAI, nella
prima parte del percorso, saranno messe in atto le misure adeguate per poter realizzare la
trincea. La potenziale interferenza con la falda sar comunque limitata e limpatto potenziale
sar temporaneo e reversibile.
La possibilit di incidenti in fase costruttiva (sversamenti di carburanti in fase di rifornimento
e simili) sar minimizzata da unadeguata organizzazione delle attivit di cantiere con severe
prescrizioni sulle modalit di rifornimento, manutenzione e stoccaggio di carburanti,
lubrificanti e fluidi idraulici.
La messa in posa della condotta dovr tener presente della presenza dei pozzi della rete
acquedottistica del Comune di Parma.

In fase di esercizio non si prevedono impatti significativi.

3.3.5. Clima acustico


Le emissioni di rumore derivanti dallattivit di cantiere provengono principalmente dalle
operazioni di scavo e dallutilizzo di mezzi.
Al fine di contenere lemissione sonora sar necessario verificare la tipologia e le modalit di
bene funzionamento di ogni mezzo utilizzato allinterno del cantiere, al fine di poter
raffrontare le prestazioni in caso di necessit.
Si sottolinea comunque che dovr essere garantita, per tutti i macchinari adottati, una
pressione acustica istantanea non ponderata (Livello di picco espresso in dB) inferiore al
valore limite di esposizione previsto sempre dal D.Lgs. 277/91 (art. 41), pari a 140 dB
(corrispondenti a 200 Pa).

Eventuali vibrazioni possono essere generate nelle fasi di cantiere per la messa in posa delle
tubature della rete di teleriscaldamento dai macchinari per lescavazione e la perforazione
del mantello stradale.

Si tratta, comunque sempre di un impatto potenziale temporaneo e reversibile.

In fase di esercizio non si prevedono impatti.

3.3.6. Viabilit
Lattivit di cantiere pu arrecare disturbo alla viabilit, a causa dellattraversamento dei
mezzi di cantiere, oltre al fatto che la messa in posa delle tubature delle reti di
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teleriscaldamento comporta lo scavo nei sottofondi stradali e, quindi, possibili disagi per la
popolazione e gli utenti.

La posa delle tubature, soprattutto nel tratto urbano, dovr essere programmata in modo da
evitare, per quanto possibile, orari di punta e/o periodi dellanno nei quali il traffico
maggiormente congestionato.

In fase di esercizio non si prevedono impatti.

3.3.7. Paesaggio, vegetazione e fauna


Durante la fase di cantiere gli impatti sulla componente paesaggio, pur essendo molto
circoscritti, potranno essere anche di una certa entit. Gli impatti legati alla visibilit dei
cantieri saranno comunque molto limitati nello spazio, dato che potranno interessare solo il
territorio molto prossimo alle aree di cantiere stesse; inoltre questo tipo di impatto di tipo
temporaneo (legato al solo periodo di cantiere) e reversibile (larea di cantiere verr del tutto
ripristinata).

Si tenga poi presente che la realizzazione della rete di distribuzione avverr prevalentemente
lungo la rete stradale esistente, limitando notevolmente gli impatti sulla vegetazione e la
fauna.

In fase di esercizio non si prevedono impatti.

3.3.8. Consumo di materie prime


Il consumo di risorse nella fase di cantiere legato principalmente allutilizzo di materiale da
reinterro dei sottosuoli stradali, che devono avere specifica granulometria, al fine di garantire
una certa resistenza strutturale del manto stradale, sottoposto a sollecitazioni quali il
passaggio di auto e camion. Sar garantito il massimo riciclo del materiale asportato durante
le escavazioni dei sottofondi stradali.

Lattivit di cantiere, inoltre, prevede lutilizzo di diverse risorse energetiche quali per
esempio, il gasolio per la movimentazione dei mezzi; in tal senso previsto un controllo sul
risparmio delle risorse energetiche.

Il consumo di materie prime nella fase di esercizio della rete di teleriscaldamento legato
unicamente allattivit di manutenzione.

3.3.9. Produzione rifiuti


La gestione dei rifiuti prodotti durante lattivit di cantiere, di solito, gestita dallimpresa
appaltatrice, mentre altre tipologie di rifiuti, quali per esempio eventuali tubazioni rimosse,
sono gestite direttamente dalla impresa esecutrice dei lavori.
I rifiuti sono inviati a recupero e/o smaltimento in base alla loro origine.

In fase di esercizio non si prevedono impatti.

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4. PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE

4.1. Significato del progetto di monitoraggio ambientale

La realizzazione di un impianto complesso come un termovalorizzatore implica la necessit


di garantire larmonizzazione dello stesso con lambiente ed il territorio interessato; a tale
scopo stato predisposto un Progetto di Monitoraggio Ambientale (PMA), esteso a tutte le
componenti di interesse, che, attraverso la restituzione di dati continuamente aggiornati,
fornisca indicazioni sui trend evolutivi e consenta la misura dello stato complessivo
dellambiente e del verificarsi di eventuali impatti non previsti nella fase di progettazione
dellimpianto.

Lobiettivo fondamentale del PMA quello di correlare gli stati ante-operam, in corso d'opera
e post-operam, al fine di valutare l'evolversi della situazione ambientale. Inoltre,
indispensabile che venga garantito il pieno controllo della situazione ambientale, al fine di
rilevare prontamente eventuali situazioni non previste e/o criticit ambientali e di predisporre
ed attuare tempestivamente le necessarie azioni correttive. Da ultimo, il PMA permetter di
verificare lefficacia delle misure di mitigazione.

Il PMA si svolge in diverse fasi temporali rispetto alla realizzazione ed allesercizio dellopera.
Tali fasi sono:

1. Monitoraggio ante-operam, che si conclude prima dell'inizio di attivit interferenti con


la componente ambientale;
2. Monitoraggio in corso d'opera, che comprende tutto il periodo di realizzazione,
dall'apertura dei cantieri fino al loro completo smantellamento e al ripristino dei siti;
3. Monitoraggio post-operam, comprendente le fasi di pre-esercizio ed esercizio.

Allo stato attuale stata realizzata e portata a termine la fase di monitoraggio ante-operam.
La valutazione dei risultati conseguiti nella prima fase di monitoraggio, assieme a quanto
emerso nel corso dello Studio di Impatto Ambientale, stato utilizzato per la definizione del
sistema di monitoraggio in corso dopera ed in fase di esercizio.

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Figura 4.1.1
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4.2. Campagna di monitoraggio ambientale ante operam

Nel corso delle campagne di monitoraggio ante-operam, realizzate nei primi mesi del
2007, stata valutata la situazione ambientale di fondo della zona potenzialmente
interessata dalla presenza del futuro impianto, al fine di poter evidenziare,
successivamente, leventuale contributo dellimpianto stesso. La valutazione del livello
zero, ovvero del grado di contaminazione delle componenti ambientali potenzialmente
impattate dallimpianto, rappresenta infatti un utile riferimento per una oggettiva
valutazione dei futuri effetti che lintervento determiner sul territorio circostante.

Le componenti ambientali indagate nel corso della prima fase di monitoraggio sono
state:

aria;
suolo (inteso come qualit dei suoli soggetta a variazioni per le deposizioni al
suolo di inquinanti emessi dallimpianto);
ambiente idrico ed in particolare le acque superficiali;
rumore.

Per indagare lo stato di qualit dellaria e del suolo, matrici interessate dalla
dispersione e dalle ricadute degli inquinati potenzialmente emessi dal
termovalorizzatore, stata scelta unarea di raggio pari a 5 km dallimpianto, entro la
quale si ritiene che gli effetti generati dallimpianto stesso sulle componenti ambientali
monitorate si esauriscano o, comunque, si riducano significativamente, mentre
lindividuazione dei punti di campionamento ha tenuto conto di:

destinazione duso dominanti del territorio (industriale, agricolo, residenziale);


presenza di bersagli sensibili;
direzione di provenienza dei venti e conseguenti attese aree di ricaduta.

Obiettivo finale delle indagini stata la valutazione della situazione ex ante, cercando
di definire i contributi derivanti dalle sorgenti di contaminazione (puntuale e lineari) gi
presenti, quali il contributo dellautostrada ed il contributo delle attivit produttive.
Per la componente acque e rumore sono state invece condotte indagini pi mirate. Per
la caratterizzazione del Canale Naviglio sono state effettuati indagini in due punti di
campionamento, uno a monte e uno a valle rispetto alla futura ubicazione del PAI,
mentre per la componente rumore sono stati effettuati rilievi acustici di breve e lunga
durata presso i ricettori e lungo le principali sorgenti di rumore rappresentate dalle
direttrici stradali prossime allimpianto, che hanno poi permesso di determinare il livello
sonoro atteso in tutta larea.

4.3. Campagna di monitoraggio in corso dopera

Nella fase di realizzazione dellimpianto non si prevedono particolari criticit legate alle
attivit di cantiere, che possano andare ad alterare significativamente le componenti
ambientali indagate. Anche il rumore riscontrabile in fase di cantiere, che potrebbe a
prima vista rappresentare un elemento di disturbo presso i ricettori, non sembra
gravare sul clima acustico dellarea. La previsione di impatto acustico relativa alle
attivit di cantiere evidenzia infatti lassoluta compatibilit con la normativa specifica dei

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livelli di immissione sonora rilevati in facciata agli edifici con ambienti abitativi, come
prescritto dal Regolamento Comunale, pi prossimi allarea PAI.

In tale fase potranno tuttavia essere concordate con gli Enti competenti eventuali
indagini ritenute opportune al fine di caratterizzare larea in esame.

4.4. Proposta di campagna di monitoraggio post operam

Per la realizzazione della fase di monitoraggio post-operam si propone di articolare le


campagne di indagine in diversi step temporali, in modo da poter giungere ad una
completa caratterizzazione del territorio in esame nel corso dellintero arco temporale
compreso tra la fase di pre-esercizio dellimpianto e la fase di esercizio vero e proprio
con lopera a pieno regime.

In primo luogo, si propone dunque di realizzare una campagna di indagine iniziale


(fase di pre-esercizio), da effettuarsi ad ultimazione del complesso, prevista
indicativamente tra 5 anni. In tal modo potranno essere monitorati eventuali trend
evolutivi riscontrabili nelle diverse componenti ambientali, prima ancora dellentrata in
esercizio dellimpianto.

In questa fase le indagini riguarderanno le stesse componenti ambientali oggetto della


campagna di monitoraggio ante-operam e saranno effettuate negli stessi punti di
campionamento, nella stessa stagione e con le stesse metodologie gi utilizzate per la
precedente campagna. In tal modo sar garantita la confrontabilit nel tempo dei
risultati ottenuti, finalizzata a valutare levolversi della situazione ambientale.

Si segnala tuttavia che, nel corso della campagna di monitoraggio ante-operam,


emersa una criticit legata alla localizzazione del punto di misura situato in area
naturale, lungo il torrente Parma, assunto come bianco di riferimento. Infatti, per tale
punto, nel corso delle campagne di indagine si sono inaspettatamente riscontrati per
diversi parametri monitorati (es. PM10, PM2,5, ecc.) valori superiori alla media rilevata
nellambito del gruppo di misure effettuate, ma soprattutto, nel corso dei test di
mutagenesi, il sito risultato quello con la pi alta attivit mutagena, rilevata coi test su
Salmonella sia sul suolo che sul particolato atmosferico, e quello in qui stata
riscontata la maggiore citotossicit sui leucociti umani ex-vivo nel campione di suolo,
associata ad effetto genotossico.
A seguito del conseguimento di tali risultati, si ritiene pertanto che il sito sia poco
idoneo quale area di riferimento, per cui si propone di individuare una nuova area per il
bianco naturale, la cui localizzazione sar da concordare con gli Enti competenti.

Durante la fase di effettivo esercizio dellimpianto, si propone quindi di realizzare


successive campagne di monitoraggio da effettuarsi indicativamente dopo uno, tre e
cinque anni dallentrata in esercizio dellimpianto stesso. Tali indagini consentiranno di
valutare nel tempo levolversi dello stato complessivo dellambientale e di verificare
eventuali alterazioni strettamente legate al funzionamento del termovalorizzatore, di
riscontrare eventuali situazioni non previste in fase di progettazione e, non ultimo, di
verificare lefficacia delle misure di mitigazione adottate.

Per le diverse matrici ambientali indagate si riportano nel seguito, sinteticamente, le


principali indicazioni relative alle modalit di monitoraggio proposte.

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4.4.1. Analisi della qualit dellaria
Per lanalisi della qualit dellaria le indagini sinora condotte hanno riguardato la
componente granulometricamente classificata PM 2,5; non escluso che, in funzione
di diverse indicazioni normative e sulla base di studi e ricerche in corso di svolgimento,
possano essere messe a punto tecniche e modalit di indagine estese anche alle
componenti di minor dimensioni; in fase di pre esercizio e, a maggior ragione, in fase
di esercizio saranno pertanto effettuate le analisi sulla base delle pi avanzate modalit
di indagini disponibili.

4.4.1.1. Fase di pre-esercizio


Nella fase di pre-esercizio dellimpianto, la caratterizzazione del comparto atmosfera
sar svolta, come per il monitoraggio ante-operam, secondo 3 diverse modalit di
indagine.

1. Campagna con laboratorio mobile


Saranno realizzate 4 campagne con laboratorio mobile, della durata di 3 settimane
cadauna, cos localizzate:
nel quartiere S. Leonardo (Comune di Parma);
in prossimit dellarea prevista di massima ricaduta (direzione ovest);
nel centro abitato della frazione Bogolese (Comune di Sorbolo);
nel centro abitato della frazione S. Polo Torrile (Comune di Torrile).

Nel corso della campagne saranno monitorati il biossido di zolfo, gli ossidi di azoto, il
monossido di carbonio, lozono, gli idrocarburi, i BTEX e le polveri. Sulle polveri
raccolte mediante laboratorio mobile sar effettuata una caratterizzazione delle diverse
frazioni granulometriche e, sul PM2,5, lindagine chimica di metalli, IPA, PCDD - PCDF,
PCBs. Durante la campagna saranno inoltre rilevati dati meteorologici utili alla migliore
comprensione delle dinamiche di diffusione dei contaminanti durante le indagini.

2. Campionatori passivi
In 32 punti di indagine sar effettuato mediante campionatori passivi il monitoraggio
degli NOx e dei BTEX, con lobiettivo di indagare i diversi contesti e le diverse
destinazioni duso.

3. Campionatori attivi per il prelievo di polveri


Il prelievo di polveri tramite campionatori attivi si ritiene uno degli aspetti centrali della
campagna di rilevamento. Il campionamento sar effettuato nelle 15 postazioni di
misura gi individuate nella fase ante-operam, localizzate in base a criteri di
rappresentativit delle caratteristiche di utilizzo delle aree, o in relazione a situazioni
critiche (es. aree di massima ricaduta) o di particolare valenza ambientale.
Per i 15 punti di indagine sar effettuata unanalisi gravimetrica, per la definizione della
ripartizione in ciascun punto tra PTS, PM10, PM2,5. Sulle polveri (PM2,5) saranno
dunque svolte alcune determinazioni allo scopo di ricercare i microinquinanti (metalli,
IPA, Diossine e PCBs). Sui 5 punti di campionamento da sottoporre a test di
mutagenesi saranno effettuate analisi complete, mentre altri 10 campioni, prima di
essere sottoposti allindagine chimica di metalli, IPA, PCDD - PCDF, PCBs, saranno
accorpati sulla base delle tipologie dei punti di prelievo (destinazioni duso e distanze
dal sito) in modo da ricavare 5 campioni medi.
Nelle seguenti figure sono indicate le localizzazione dei punti di misura per il
monitoraggio della qualit dellaria, gi utilizzati nel corso del monitoraggio ante-
operam.

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Figura 4.4.1: Localizzazione dei laboratori mobili e dei campionatori attivi per le polveri

Figura 4.4.2: Localizzazione dei campionatori passivi

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4.4.1.1.1. Monitoraggio della mutagenicit del
particolato atmosferico
Sui 5 campioni in oggetto saranno effettuati i test di mutagenesi con i ceppi TA98 e
TA100 di Salmonella typhimurium, presso il laboratorio dellArpa di Parma dai tecnici
dellEccellenza Mutagenesi Ambientale ed il test della Cometa (Comet test) presso
lUniversit degli Studi di Parma, Dipartimento di Genetica, Biologia dei Microrganismi,
Antropologia, Evoluzione.
Le zone in cui effettuare il prelievo dei campioni di particolato atmosferico (PM2,5) da
sottoporre ai Test, gi individuate nella fese ante-operam, sono state determinate in
base ai modelli di ricaduta delle emissioni, identificando tre punti nellarea interessata
dallimpianto in oggetto (TM1, TM2, TM3) e come controllo due punti al di fuori
dellarea di interesse (TM4 e TM5).

Con riferimento alla Figura si precisa che le postazioni CA1, CA2, CA3 ,CA4, CA5,
utilizzate per il prelievo delle polveri mediante campionatori attivi, coincidono
rispettivamente con i punti TM1, TM2, TM3, TM4 e TM5 oggetto dei Test di
mutagenesi.
Inoltre, come gia segnalato in precedenza, si precisa che la postazione CA5-TM5,
utilizzata come area di riferimento potrebbe essere sostituita da una postazione
ritenuta pi rappresentativa della condizione di bianco.

4.4.1.1.2. Biomonitoraggio della qualit dellaria


attraverso licheni
Ad integrazione dei risultati conseguiti mediante apparecchiature automatiche per la
rilevazione degli inquinanti su basi chimico-fisiche, anche nel corso di questa fase di
monitoraggio, saranno utilizzati i licheni in qualit di organismi bioindicatori e
bioaccumulatori.
Lindagine sulla biodiversit lichenica sar effettuata nelle stesse 13 stazioni utilizzate
nella fase ante-operam, 8 delle quali situate nelle immediate vicinanze delle aree
utilizzate per i campionatori attivi (denominazione con il codice CAn), 5 in vicinanza a
punti di monitoraggio tramite campionatori passivi (denominazione con il codice BLn).
Lindagine sul bioaccumulo di metalli sar invece realizzata in 18 stazioni, determinate
cercando di individuare campioni anche in aree a supposta elevata naturalit oltre
che a coprire alcuni punti possibilmente vicini ai punti di indagine della qualit dellaria
e dei terreni.

Nelle seguenti figure sono indicate le localizzazione dei punti di misura per il
biomonitoraggio della qualit dellaria, gi utilizzati nel corso del monitoraggio ante-
operam.

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Figura 4.4.3: Ubicazione stazioni di rilevamento della biodiversit lichenica

Figura 4.4.4: Ubicazione punti per analisi del bioaccumulo sui licheni
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4.4.1.2. Fase di esercizio
Per quanto riguarda la caratterizzazione della qualit dellaria da effettuarsi durante la
fase di esercizio dellimpianto, si propone di condurre i monitoraggi avvalendosi
esclusivamente dei campionatori attivi finalizzati al prelievo delle polveri.

La scelta di adottare unicamente tale modalit di campionamento e di concentrare le


indagini esclusivamente sul materiale particolato trova giustificazione nel fatto che, a
seguito di quanto emerso nel corso della caratterizzazione del comparto aria (effettuata
nel SIA e pi nello specifico nella fase di monitoraggio ante-operam), si riscontra una
sostanziale uniformit di distribuzione degli inquinanti in tutto il contesto territoriale
potenzialmente interessato dallintervento. Emerge infatti una notevole confrontabilit
dei risultati ottenuti per i diversi inquinanti atmosferici monitorati mediante laboratorio
mobile e mediante campionatori passivi (es. NOx, BTEX, CO, Polveri) con gli
andamenti registrati dalle centraline della rete fissa di monitoraggio della qualit
dellaria di Parma.

Il materiale particolato ed in particolare la componente fine delle polveri (PM2,5 e


polveri di dimensioni inferiori) inoltre considerato pericoloso per la salute umana a
causa dellelevato contenuto di sostanze microinquinanti, sia inorganiche che
organiche, che potrebbero essere inalate o subire il processo di deposizione al suolo.
Sulla componente fine delle polveri (PM2,5 o frazioni a minor granulometria), saranno
infatti eseguite specifiche analisi volte alla ricerca di microinquinanti quali metalli, IPA,
PCDD PCDF e PCBs, potenzialmente emessi dellimpianto.

Inoltre, per gli stessi motivi sopra esposti si ritiene comunque esaustivo, al fine della
caratterizzazione della componente aria, ridurre il numero di punti di campionamento
da 15 a 10, prediligendo quelli posizionati lungo la direzione di ricaduta delle emissioni.
Si puntualizza che le 5 stazioni utilizzate per i test di mutagenesi per caratterizzare la
situazione ex-ante resteranno invariati, ad eccezione del bianco di riferimento che
potr subire spostamenti.
Posto, quindi che i campionatori attivi da CA1 a CA5 (che poi equivalgono alle
postazioni da TM1 a TM5) rimangono invariate, si propone di utilizzare i punti CA9,
CA10, CA11, CA13 e CA15 per le mancanti 5 postazioni di misura (Figura 4.4.5).

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Figura 4.4.5: Punti di campionamento per il monitoraggio delle polveri in fase di esercizio
dellimpianto

Relativamente alle cadenze temporali, per il monitoraggio delle polveri e i relativi test di
mutagenesi si ipotizza di realizzare le indagini dopo 1, 3 ,5 anni dallentrata in esercizio
dellimpianto.

Il biomonitoraggio della qualit dellaria mediante i licheni (biodiversit e bioaccumulo)


sar invece ragionevolmente realizzato solo al termine dei primi 5 anni dallentrata in
esercizio dellimpianto al fine di garantire un sufficiente periodo di esposizione agli
inquinanti e relativo accumulo degli stessi. Anche in questo caso, il numero di punti di
campionamento potrebbe essere ridotto, in modo tale da andare a concentrare
lindagine, per quanto possibile, nellarea interessata dal campionamento delle polveri.

4.4.2. Qualit dei suoli

4.4.2.1. Fase di pre-esercizio


La caratterizzazioni dei suoli dellarea di studio sar effettuata con lobiettivo di
verificare la qualit dei terreni limitatamente agli aspetti potenzialmente interessati dal
futuro impianto di termovalorizzazione, quali la deposizione al suolo di polveri
contenenti microinquinanti.
Nella fase di pre-esercizio saranno utilizzati gli stessi punti di monitoraggio gi
individuati per la fase ante-operam in base alle caratteristiche pedologiche e di utilizzo
delle aree, o in relazione a situazioni critiche (es. aree di massima ricaduta) o di
particolare valenza ambientale.

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Nellindividuazione dei punti di campionamento si tenuto infatti conto di:

uso del suolo, attivit precedentemente svolte in sito;


presenza di aree bersaglio che presentino cio elementi a rischio;
individuazione di area di bianco.

Complessivamente i campionamenti saranno effettuati in 15 punti localizzati


sostanzialmente in prossimit dei punti di prelievo delle polveri mediante campionatori
attivi. Per cinque di queste stazioni di prelievo, in corrispondenza dei punti gi oggetto
di campionamento del particolato atmosferico ai fini delleffettuazione del Test
Mutagenesi, saranno prelevati appositi campioni per leffettuazione del Test sui suoli
stessi.

Le analisi sui campioni di suolo saranno condotte in modo differenziato in funzione dei
campioni. In particolare sui campioni da destinare anche al Test di mutagenesi saranno
determinati i metalli pesanti (As, Cd, Co, Cr, Cu, Hg, Ni, Mn, Pb, Sb, Sn, Tl, V, Zn), gli
IPA, le diossine, i PCBs e gli idrocarburi C>12. Sui restanti 10 campioni saranno
effettuate le determinazioni di tutti i suddetti parametri ad eccezione delle diossine e
dei PCBs.

4.4.2.2. Fase di esercizio


Nel corso della fase di esercizio dellimpianto, come per la componente aria, anche per
la caratterizzazione dei suoli si propone di ridurre il numero di punti di campionamento
e di utilizzare 10 punti di prelievo, sostanzialmente prossimi a quelli gi individuati per il
campionamento delle polveri, andando a concentrare le indagini lungo la direzione di
possibile deposizione di polveri e microinquinanti (si veda Figura 4.4.5).

Si puntualizza che le 5 stazioni utilizzate per i test di mutagenesi (da TM1 a TM 5) nella
fase ante-operam resteranno invariati, ad eccezione del bianco di riferimento che potr
subire spostamenti.
I 5 campioni che saranno destinati anche al test di mutagenesi saranno sottoposti alla
determinazione dei metalli pesanti (As, Cd, Co, Cr, Cu, Hg, Ni, Mn, Pb, Sb, Sn, Tl, V,
Zn) degli IPA, delle diossine, PCB e degli idrocarburi C maggiore di 12; per gli altri 5
campioni sono previste le stesse analisi con esclusione di PCB e diossine.

4.4.3. Qualit delle acque superficiali


Sebbene le previsioni progettuali sinora sviluppate non evidenzino la presenza di
significative interferenze dellimpianto con il comparto acque superficiali7, anche nella
fase di monitoraggio post operam, per completezza, si proceder allanalisi delle acque
del Canale Naviglio Navigabile.
Anche per le acque sar dunque realizzata una campagna di indagine nella fase di
pre-esercizio e successivamente altre campagne durante lesercizio dellimpianto.

I campionamenti saranno eseguiti contemporaneamente in due stazioni di prelievo


situate rispettivamente a monte e a valle rispetto al futuro impianto, utilizzando due
campionatori sequenziali. Tali stazioni, individuate nella seguente figura, saranno le
stesse gi utilizzate nel corso del monitoraggio ante-operam.

7
Gli scarichi dellarea PAI saranno tutti sottoposti a trattamento in impianto di depurazione dedicato e
quindi scaricati in pubblica fognatura per il successivo e definitivo trattamento finale.

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Per ciascun punto di campionamento si effettueranno analisi attraverso un prelievo
sequenziale di una settimana, con modalit definite nel seguito:

analisi completa sul campione medio settimanale (ai sensi D. Lgs.152/06)


analisi ridotte su campioni giornalieri (pH, COD, BOD, solidi sedimentabili,
sospesi, parametri dellazoto, cloruri, fosfati, tensioattivi, solventi, metalli)
analisi per fasce orarie (4 fasce di 6 ore) di una giornata tipo.

Figura 4.4.6: Localizzazione delle due stazioni di prelievo sul Canale Naviglio Navigabile

4.4.4. Rumore
Per quanto riguarda la caratterizzazione della componente rumore, la valutazione
previsionale di impatto acustico realizzata nel corso del SIA ha evidenziato una
sostanziale compatibilit dellopera rispetto alla situazione del territorio e alla specifica
normativa. Sulla base della valutazione previsionale il PAI dar solo un contributo
marginale alle emissione acustiche presso i ricettori, in quanto la maggior parte degli
impianti ad alta emissione acustica saranno in posizione interna agli edifici o sottoposti
a misure di mitigazione.
Il contributo maggiore dellarea PAI sui ricettori sar invece legato allaumento del
traffico soprattutto in termini di mezzi pesanti.

Nella fase di pre-esercizio e di esercizio si ipotizza pertanto di effettuare una serie di


misure, da concordare con gli enti competenti, delle condizioni di rumorosit in punti
rappresentativi del perimetro industriale ed in prossimit dei ricettori, finalizzate ad
accertare il rispetto dei limiti stabiliti dalla zonizzazione acustica e del criterio
differenziale.

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Nella fase di esercizio un punto di misura significativo potrebbe ad esempio essere
scelto lungo il lato nord del perimetro dellimpianto, in corrispondenza della zona di
ingresso degli automezzi oppure in corrispondenza dellarea parcheggio posta sempre
a nord del PAI, di fronte allarea cimiteriale nella quale si segnala una criticit in quanto
il limite di classe II non risulta rispettato, peraltro gi allo stato ex ante, n allinterno
della fascia stradale di 30 m n allesterno. Tra gli edifici abitativi pi prossimi al PAI
che potrebbero essere oggetto di monitoraggio si segnalano invece gli edifici lungo la
strada Ugozzolo o ledificio situato in via Forlanini.

4.4.5. Approfondimenti sulla filiera agro-alimentare


Allo scopo di monitorare lo stato ambientale del terreno agrario e delle produzioni
agricole primarie (latte, foraggi e altre colture vegetali) ed evidenziare eventuali
problemi di accumulo degli inquinanti organici (diossine e PCB) ed inorganici (metalli
pesanti), opportuno ripetere periodicamente il programma di monitoraggio ante
operam descritto nel .3.4.5. del Quadro di Riferimento Ambientale.

Larco temporale minimo tra campagne di misura successive si ritiene debba essere
non inferiore ai 4-5 anni.

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5. ESEMPLIFICAZIONE DEGLI IMPATTI CON L'AUSILIO DI MATRICI

Di seguito (Tabella 4.4.1) riporta una matrice sintetica, relativa alla fase di esercizio
che individua e rappresenta lentit degli impatti stimati per le singole componenti, in
relazione alle considerazioni riportate in precedenza.

Vi sono indicati:

componente ambientale interessata;


impatto potenziale;
stima qualitativa dellimpatto potenziale;
area di ricaduta potenziale;
eventuali misure di mitigazione adottate nel progetto o proposte dal SIA.

Legenda Matrice impatti


Area
Carattere Magnitudine Reversibilit Durata
ricaduta
Trascurabile Breve
Impatto neutro,
limitato Lunga
potenziale incerto, reversibile locale
poco significativo (vita
negativo, irreversibile globale
significativo impia
positivo
molto significativo nto)

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Tabella 4.4.1: Matrice sintetica degli impatti nella fase di esercizio
Impatto potenziale Stima Area di ricaduta Misure di mitigazione Commento
ENERGIA
Produzione di calore Positivo Locale (citt di Parma) Contributo allo sviluppo della rete cittadina di
(Teleriscaldamento) Significativo teleriscaldamento
Reversibile
lunga durata
ARIA
Emissioni in atmosfera Neutro, Locale Globale Adottate dal progetto: Ladozione delle migliori tecnologie consente il
Modifica della qualit dell'aria: Poco significativo altezza camino 70 m contenimento delle emissioni; la realizzazione del
NOx Reversibile Adozione BAT teleriscaldamento fa si che il bilancio tra emissioni
Lunga durata Allacciamento rete di di NOx prodotte dellimpianto e emissioni di NOx
teleriscaldamento evitate sia nullo.

Suggerite dal SIA


Predisposizione di un Piano di
Monitoraggio Ambientale post-operam
Emissioni in atmosfera Negativo Locale (massimo di Adottate dal progetto Contributi aggiuntivi, in termini di polveri
Modifica della qualit dellaria: Limitato ricaduta indicativamente Adozione BAT scarsamente significativi; positivi risultati
polveri Reversibile compreso tra 1 e 1,5 km conseguibili grazie allimplementazione del sistema
dallarea di impianto) Suggerite dal SIA del verde.
Globale Predisposizione di un Piano di
Monitoraggio Ambientale post-operam

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Impatto potenziale Stima Area di ricaduta Misure di mitigazione Commento
SALUTE PUBBLICA
Aumento incidenza patologie Negativo Locale Lanalisi condotta per la valutazione del rischio associato
associate agli inquinanti Trascurabile alle nuove emissioni non evidenzia situazioni di potenziali
emessi in atmosfera Irreversibile criticit: le misure progettuali sono in grado di garantire il
Lunga durata massimo contenimento degli impatti; comunque
suggerito il monitoraggio epidemiologico anche sulla base
delle indicazioni del progetto della Regione E.R.
PAESAGGIO
Intrusione visiva impianto Negativo Locale; la percezione Adottate dal progetto: Data la dimensione dellimpianto, la sua percezione
Limitato decrescente in funzione Realizzazione di un potenziale da considerarsi medio-alta almeno per le sue
Lunga durata della distanza; sono state Parco nellambito volumetrie pi rilevanti anche a distanze superiori ai 2-3
Reversibile individuate le seguenti dellarea PAI con fasce km. Tuttavia la sua visibilit attenuata, soprattutto a sud
fasce territoriali: verdi verso lesterno; e a ovest dalla presenza di barriere antropiche (asse
percezione massima Realizzazione di una autostradale e linea TAV) o naturali (fascia verde del
ambito dei 1 Km dal collina morfologica di 4 Naviglio Navigabile e aree verdi del PAI) che possono
confine PAI; m che funger oltre che essere o permeabili (assi stradali) o compatte (aree
percezione da mascheramento per industriali SPIP).
media/bassa ambito le opere meno I coni visuali pi ampi, attualmente, sono lungo le direttrici
dei 3 Km dal confine voluminose da barriera verso nord e est. Si ricorda, tuttavia, che in base alle
PAI; antirumore; previsioni del PSC le aree lungo tali diretrrici sono
percezione Redazione di linee soggette a espansione delle aree produttive e commerciali
minima/nulla - ambito guida architettoniche relative al complesso SPIP.
dei 5 Km dal confine per la realizzazione di Dal punto pi sensibile, rappresentato dalla Certosa
PAI; un progetto di elevata Valserena (ubicata a c.a. 1,5 k a nord-ovest del PAI),
qualit per la limpianto visibile solo per le sue volumetrie pi rilevanti
minimizzazione (camino) ed comunque scarsamente percepibile.
dellinserimento nel
territorio circostante
Rischio archeologico Incerto Locale (Ambito PAI) Adottate dal progetto:
Trascurabile Realizzazione di indagine
Breve durata ante operam per verificare
lassenza di eventuali
reperti archeologici

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Impatto potenziale Stima Area di ricaduta Misure di mitigazione Commento
SUOLO SOTTOSUOLO E USO DEL SUOLO
Occupazione di suolo Negativo Locale Adottate dal progetto: La destinazione duso dei suoli prevista dal PSC per larea in
Limitato (area PAI) Realizzazione del Parco PAI esame per usi tecnologici e le aree limitrofe sono comunque
Lunga durata e contenimento delle aree a destinazione industriale produttiva.
Reversibile destinate agli impianti tramite
progetto architettonico
qualificante
Qualit dei suoli Negativo Locale Suggerite dal SIA Laccumulo al suolo dei metalli contenuti nelle polveri potrebbe
Limitato Predisposizione di un Piano determinare situazioni di potenziale criticit
Reversibile di Monitoraggio Ambientale
post-operam
Rischio simsico Incerto Locale Adottate dal progetto: Viste le caratteristiche litostratigrafiche dei terreni superficiali, la
Limitato (area PAI) realizzazione di fondazioni classificazione dei terreni secondo lOPCM 3274/03 (Classe C)
Lunga durata profonde (pali e jet-grouting). e le condizioni affinch si verifichino potenzialmente i rischi di
liquefazione dei terreni (falda freatica a scarsa profondit e strati
superficiali caratterizzati da granulometria fine), si reso
necessario prevedere per le opere prinicipali la realizzazione di
fondazioni profonde (pali e jet-grouting).
Stabilit interferenza con Negativo Locale E stato calcolato cedimento del terreno sotto il peso del rilevato
infrastrutture limitrofe Limitato (area PAI) morfologico perimetrale (h = 4 m) con lo scopo di definire la
Lunga durata fascia dinfluenza allinterno della quale si mobilitano cedimenti
che possono interagire con eventuali preesistenze o eventuali
nuove costruzioni.
Si individua una prima fascia di rispetto di 5 m dove la
perturbazione tensionale indotta dal rilevato nel terreno ai lati
del rilevato incompatibile con altre strutture; si indivisua poi
una fascia compresa tra i 5 e i 10 dal piede della scarpata di
sicurezza, dove i cedimenti non si prevedono peraltro
importanti. Nessuna struttura (ad es. la linea TAV) o edificio
esistente si troverbbe attualmente nellambito di tali fasce

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Impatto potenziale Stima Area di ricaduta Misure di mitigazione Commento
ACQUE SUPERFICIALI
Modifica della qualit delle Negativo Locale: Adottate dal progetto: nel corso dacqua
acque superficiali Trascurabile Canale Naviglio verranno scaricate solo le acque di
Reversibile Navigabile seconda pioggia
Lunga durata
Proposte SIA
Predisposizione di un Piano di Monitoraggio
Ambientale post-operam
Rischio idraulico Negativo Locale: Adottate dal progetto: gestione dello scarico Il Canale Naviglio Navigabile attualmente soggetto,
Limitato Canale Naviglio modulata in funzione della portata del nel suo tratto a nord dellabitato di Parma, a rischio
Reversibile Navigabile canale tramite lausilio di un invaso di idraulico, con diversi nodi critici (a valle dellarea SPIP,
Lunga durata raccolta delle acque nellarea PAI a S. Polo Torriel etc.). Da previsione PSC prevista la
realizzazione di almeno tre casse di espansione (oltra a
Prevista la realizzazione di una Cassa di quella di fianco allarea PAI, una sar collocata a valle
Espansione lungo il Naviglio Navigabile dellarea SPIP) che permetteranno di minimizzare tale
rischio.
ACQUE SOTTERRANEE
Utilizzo della risorsa idrica Negativo Locale In fase di esercizio stimato un consumo pari a circa
Irrilevante 15 m3/h. Per lapprovvigionamento idrico stato
Utilizzo acque pozzi Lunga durata individuato un pozzo esistente sito nelle vicinanze del
industriali in area impianto PAI. Si tratta del pozzo ad uso irriguo ubicato in Localit
Cortile S. Martino di propriet dellOrdine Costantiniano
di S. Giorgio. prevista unalimentazione di soccorso
dallacquedotto urbano.
Interferenza con livello Negativo Locale Proposte SIA Lopera potrebbe presentare in fase di costruzione,
piezometrico (realizzazione Trascurabile Realizzazione di un sistema di ancoraggi qualche interferenza con la falda freatica (realizzazione
scavi, fondazioni, presenza Reversibile permanenti in grado di bilanciare e della fossa di stoccaggio dei rifiuti)
tubazioni interrate) Lunga durata stabilizzare lopera soggetta a sottospinta
idrostatica
Valutare la necessit di un sistema di
pompaggio Well Point per deprimere il
livello di falda

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Impatto potenziale Stima Area di ricaduta Misure di mitigazione Commento
RUMORE
Modifica del clima acustico sito Negativo Locale: area impianto e Adottate dal progetto: Le attivit in ambito PAI contribuiscono in misura marginale
termovalorizzatore Limitato immediato intorno insonorizzazioni alla determinazione del clima acustico, in quanto la maggior
Reversibile apparecchiature sorgenti di parte degli impianti ad alta emissione sono in posizione
Lunga durata rumore interna agli edifici o sottoposti a misure di mitigazione. Il
contributo maggiore dellarea PAI sui ricettori costituito
Suggerite dal SIA dallaumento del traffico, soprattutto in termini di mezzi
Corrette procedure pesanti. Tale contributo si mantiene tuttavia su livelli poco
gestionali ed operative (es significativi, inferiori a 1 dB.
chiusura portoni)
TRAFFICO
Traffico indotto Negativo Locale (viabilit Suggerita dal SIA Il conferimento dei rifiuti allimpianto non comporter
Significativo nellambito di 3-4 km Regolazione defli afflussi significativi aggravi ai carichi attualmente incidenti sulla
Reversibil intorno allimpianto) nelle fasce orarie di viabilit principale.
Lunga durata morbida

VEGETAZIONE, FLORA, FAUNA, ECOSISTEMI


Modifica degli usi attuali e Neutro Locale Adottate dal progetto:
disturbo alla flora e alla fauna Limitato Realizzazione di un Parco
Reversibile nellambito dellarea PAI
Lunga durata con fasce verdi verso
lesterno. Continuit con
corridoio ecologico del
Naviglio Navigabile
RIFIUTI
Generazione di rifiuti derivanti Negativo Globale Previste dal progetto
dal trattamento termico Significativo Ottimizzazione gestione e
Lunga durata massimizzazione recupero
Reversibile materia ed energia sulla
base delle caratteristiche
dei riifuti

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PAI Polo Ambientale Integrato per la gestione dei rifiuti dellATO di Parma
Studio di Impatto Ambientale: Volume D Stima degli Impatti
OIKOS Progetti S.r.l., Agosto 2007

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