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FACOLT TEOLOGICA DI SICILIA

STUDIO TEOLOGICO S. PAOLO


CATANIA

SALVATORE BRUNO

ELABORATO

DI

FILOSOFIA MORALE

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Nota di lettura: Il capitolo sesto dellEtica Generale di
De Finace

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Anno accademico 2015-2016


Il capitolo sesto dellEtica Generale di De Finace1 un testo eccezionalmente
denso su cui si possono fare molte riflessioni.

1 J. DE FINACE, Etica generale, Roma 20112, 235-240;

Lautore nel capitolo passa dalla dallontologia alla filosofia pratica. Parte
dai presupposti raggiunti nei capitoli precedenti e dai risultati della teologia
naturale (Tomista). Da questi inizia il suo percorso deduttivo articolato in nove
punti. Che partono dallAmore di Dio e finiscono con la gloria di Dio nelle
creature.
In questo percorso possiamo individuare alcune tappe fondamentali che
hanno ispirato la mia riflessione.
Nel primo punto la frase che mi ha particolarmente colpito Dio si ama
nelle sue creature amandole. Tale proposizione straordinariamente forte nella
sua apparente semplicit.
Che ci restituisce il ritratto di un Dio che crea amando ed amando crea, un
Dio mai davvero lontano dalle sue creature che partecipano sempre almeno in
parte della sua perfezione.
A tal fine da citare la frase lamore divino non presuppone il valore
dellamato: lo pone, Dio per non ci ama per un carattere di generica
somiglianza con lui (quindi solo collettivamente) ma nella nostra soggettiva
specificit (lipseit di cui parla lautore).
Proseguendo in questa riflessione De Finace nota come luomo ed ogni
creatura ordinata teocentricamente verso lamare e verso lamarsi del suo
creatore.
Questa la coscienza morale per lautore, il concedersi delluomo al
Valore che razionalmente appare preferibile a tutto, il riconoscersi come essere
teocentricamente orientato.
Luomo e tutta la creazione sono una teofania, una manifestazione del
divino, ergo ogni uomo immagine del Creatore, ma il cristidfano ha la possibilit
di diventarlo ancora pi pienamente mediante la Grazia che la Rivelazione gli ha
partecipato.
Ed attraverso la sua fedelt alla coscienza morale che luomo rispetta il
suo orientamento ed in pieno lessere immagine di Dio, al contrario la sfregia
quando insulta la sua coscienza ( lIdeale pratico).

Il soggetto quindi chiamato ad ordinarsi con un atto di volont e non


passivamente al Valore, utilizzando la sua libert.
Manifestare limmagine di Dio manifestarne di fatto la gloria, che la
manifestazione nel nostro mondo finito e nella nostra soggettiva finitezza della
sua perfezione infinita.
La gloria di Dio non autoreferenziale ma consiste nel bene delle sue
creature e nel loro realizzarsi in pienezza, in fondo nel completo realizzarsi
proprio di quel suo amore da cui eravamo partiti.
Infine c da riflettere sul corollario in cui De Finace ci mette in guardia.Il
Valore non pu e non deve essere reso strumento, non pu essere usato a
vantaggio o contro, sarebbe privatizzare qualcosa che appartiene a Dio. Noi
dobbiamo ricordarci che non siamo i padroni del Valore che appartiene e ci orienta
verso Dio, ma secondo quel Valore che noi dobbiamo orientarci come lago di
una bussola che tende per norma naturale ( il suo Valore) al nord magnetico (Dio).
E chiaro continuando la similitudine, che lago non pu dire n di avere il
Nord n di esserlo, invece diremo correttamente che lago per sua natura
magnetico (come noi esseri per nostra natura a Dio orientati) tende naturalmente a
volgersi in direzione del polo magnetico.
E palese inoltre che una religione inautentica se non si accorda con
lIdeale morale, e che il vero ateo colui che disconosce questo valore a cui gi la
sua ragione lo dovrebbe orientare.
Ovviamente ridurre la religione a semplice norma morale sarebbe un
imperdonabile riduzionismo, continuando la similitudine della bussola sarebbe
sostenere che questa indica il nord anche se il polo magnetico non esiste. Ecco che
si completa il giro dellautore che dallontologia ci fa passare alla morale
(filosofia pratica) e da questa ci riconduce per mano allEssere assoluto e
sussistente (di nuovo lontologia).

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