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Il contributo essenziale della nuova ontologia pu apparire nella sua opposizione


allintellettualismo classico. [] comprendere lessere- significa esistere. E. Levinas, Lontologia
fondamentale?, in Tra noi. Saggi sul pensare laltro, Jaka Book, Milano, 1998, pp.31.
[] questa esistenza si interpreta come comprensione. [] La prima frase della Metafisica di
Aristotele: Tutti gli uomini aspirano per natura alla conoscenza resta vera per una filosofia che
stata ritenuta, con leggerezza, sprezzante nei confronti dellintelletto.
E. Levinas, Lontologia fondamentale?, in Tra noi. Saggi sul pensare laltro, Jaka Book, Milano,
1998, pp.32.
Lintelligenza dellessente consiste perci nellandare al di l dellessente- nellaperto appunto- e
nel coglierlo allorizzonte dellessere. Questo significa che la comprensione, in Heidegger, si
ricollega alla grande tradizione filosofica occidentale: comprendere lessere particolare significa gi
porti al di del particolare- comprendere significa rapportarsi al particolare, che lunico ad
esistere, per mezzo della conoscenza, che sempre conoscenza delluniversale.
Lontologia fondamentale?, in Tra noi. Saggi sul pensare laltro, Jaka Book, Milano, 1998, pp.32.
Lontologia heideggeriana subordina il rapporto con lAltro alla relazione con quel Neutro che
lEssere, e in questo modo continua a esaltare la volont di potenza, di cui solo laltro pu
compromettere la legittimit e turbare la buona coscienza.
E.Levinas, La filosofia e lidea dellInfinito, in Etica come filosofia prima, Guerrini e associati,
Milano, 2001, p.37.
Quando Heidegger segnala loblio dellEssere occultato dalle diverse realt che esso stesso
rischiara, oblio di cui si sarebbe resa colpevole la filosofia derivata da Socrate, mentre deplora
lorientarsi dellintelligenza vero la tecnica, al tempo stesso conserva un sistema di potenze ancora
pi disumano del macchinismo e che forse ha la sua stessa origine. (non infatti sicuro che il
nazionalsocialismo derivi dalla reificazione meccanicistica degli uomini, e che non si fondi, al
contrario su un radicamento contadino e unadorazione feudale da parte di uomini sottomessi, a
beneficio dei padroni e dei signori che li comandano.)
E.Levinas, La filosofia e lidea dellInfinito, in Etica come filosofia prima, Guerrini e associati,
Milano, 2001, p.37.

R. Descartes, Meditazioni metafisiche, trad. it. S. Landucci, Laterza, Bari, 2011, pp.69-75
Ma alla fine che ne concluder? Questo: che se in qualcuna delle mie idee ci fosse tanta realt
oggettiva che io sia certo che non possa darsi che in me ci sia altrettanta realt n formalmente
n eminentemente, e quindi che non possa darsi che la causa di tale idea sia io stesso, ne
seguirebbe necessariamente che nel mondo non ci sono soltanto io, ma esiste anche qualche altro
ente, che la causa di quellidea.
Cos non rimane che lidea di Dio, nella quale considerare se vi sia qualcosa che non possa
derivare da me stesso. Ora, per dio intendo una sostanza infinita, indipendente, sommamente
intelligente, sommamente potente, e dalla quale siamo creati sia io stesso sia tutto quanto daltro
esista [...]

Infatti in me c certamente lidea di sostanza per il fatto stesso che io sono una sostanza; per, dal
momento che sono finito, lidea di sostanza infinita non sarebbe in me se non mi venisse da una
sostanza che infinita lo sia effettivamente. E non a credere che io concepisca linfinito, anzich
con unidea vera, soltanto per negazione de finito, al modo in cui percepisco, per esempio, la quiete
e le tenebre per negazione del movimento e della luce; ch, al contrario, intendo chiaramente che in
una sostanza infinita c pi realt che non in una finita, e che di conseguenza, anzi, in me la
percezione dellinfinito precede in qualche modo quella del finito, vale a dre la percezione di Dio
quella di me stesso.

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