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ARISTOTELE E IL GIAVELLOTTO FATALE

Autrice : Margaret Doody


Casa Edititrice : Sellerio Palermo Editore
Anno Di Pubblicazione : 2000
Digitalizzato da : Gruppo SPG For TNTVillage

Certo, mi disse Aristotele, il mio nuovo cappello mi ripara dalla


pioggia, questo s, ma a quanto
pare lacqua si accumula e poi cade dritta sul mulo, e a lui non fa certo
piacere.
Per chiarire il concetto, il filosofo mosse la testa; un ruscelletto dacqua si
rivers fuori dal petaso a
tesa larga e piovve a cascata sul collo del mulo. Lanimale si agit con fare
sdegnato e punt le
zampe sulla strada.
B, disse il suo padrone, guardando tristemente la sua cavalcatura,
potrei anche arrivarci a piedi
al ginnasio di Arcandro. Potresti venire con me, magari solo per
asciugarti.
Ceravamo appena incontrati per strada. In quel rigido e umidissimo
giorno dinverno, Aristotele
tornava dal Liceo in sella al suo mulo. Smont, avvolse la briglia attorno a
una pietra e
sincammin a piedi lungo la stradina secondaria a nord dellAcropoli.
Vado a trovare un allievo di questa scuola,spieg. Il giovane Meno.
Suo fratello torner al
Liceo. Ho pensato di chiedere al ragazzo di venire a stare da noi, visto che
il loro tutore assente.
Meno un bravo ragazzo, anche se un tantino troppo prepotente e
vanitoso. Credo che la presenza
del fratello gli far mettere giudizio.
Ho sentito dire che una buona scuola, quella di Arcandro, dissi.
Linsegnamento di buon
livello, e molti allievi hanno vinto dei premi nei giochi di Atene, Delfi e
Olimpia.
S, disse Aristotele. Sappiamo per certo che Arcandro seleziona i suoi
allievi tra le migliori
famiglie, e con molta oculatezza. Povero me, che giornata buia. E la
pioggia viene gi come le sarisse
di un reggimento! Stefanos, stai gocciolando. Avresti dovuto metterti un
cappello.
Bussai energicamente alla porta di Arcandro, mentre Aristotele si riparava
contro il muro esterno.

Un piccolo zampillo di pioggia scorreva dai mattoni del pilastro della


porta, picchiettando sul suo
ampio cappello. Questultimo, a sghimbescio per il forte vento e lacqua,
gli conferiva unaria
dissoluta e scaltra.Non credo che quel cappello sia adatto a
te,dissi.Cosa? Non sento, mi
rispose. Il cappello mi copre le orecchie.Lasciai perdere. Lo schiavo ci
apr e ci accompagn
immediatamente nellaccogliente stanza di Arcandro. Non mi dispiaceva la
prospettiva di incontrare
questeccellente maestro; mi stavo chiedendo in quale scuola avrei dovuto
mandare mio fratello
quando sarebbe cresciuto.
Chiamato dallo schiavo, Arcandro venne subito a darci il benvenuto. Il
ginnasiarca era un uomo di
una quarantina danni, ben piantato, affabile e simpatico. La responsabilit
di insegnare a pi di
trenta ragazzi tra gli otto e i quindici anni non aveva influito
negativamente sul suo spirito.
Ovviamente, aveva altri maestri alle sue dipendenze. Da qualche parte
della casa mi arrivava una
cantilena familiare di bambini che ripetevano la lezione. Cortese come se
non fosse luomo
impegnato che era, Arcandro ascolt attentamente le osservazioni di
Aristotele a proposito del
giovane Meno.
Sono perfettamente daccordo, disse cordialmente quando si parl del
suo soggiorno al Liceo.
Meno un ragazzino precoce per la sua et, e ha sofferto per la perdita
del padre; la compagnia del
fratello maggiore gli far bene. Ovviamente, essenziale per me conoscere
ogni ragazzo
personalmente, capirne le attitudini e il carattere.
Esprimemmo cortesemente il nostro assenso e la nostra approvazione.
I nostri ragazzi imparano bene, a mio parere,continu il maestro.
Ovviamente non siamo filosofi
o retor come te e Platone ah, ah questo lo lasciamo fare al Liceo e
allAccademia. Ma alcuni

dei vostri migliori allievi vengono da qui. Se non sbaglio tu, figlio di
Nichiarco, hai un fratello
minore da educare. Posso assicurarti che le nostre rette sono ragionevoli.
Impartiamo una
conoscenza perfetta di Omero e della geometria. E negli sport siamo tra i
migliori. Lotta, pugilato,
tutte le specialit del pentathlon, e con ottimi istruttori. Come sapete,
anchio una volta ho
partecipato alle Olimpiadi e....
C qui Lisimaco per te, maestro, disse lo schiavo, e nella stanza entr
un uomo tarchiato con una
lunga barba liscia e grigia, e con i pochi capelli superstiti anchessi grigi.
Scroll il mantello per far
cadere la pioggia, e poi ci fiss un po imbarazzato.
Ah, il padre di Sogene, disse Arcandro con una punta di adulazione.
Uno dei nostri allievi pi
promettenti.
Quando fummo presentati, Lisimaco che si asciugava intanto la testa
calva si rivolse senza
troppi convenevoli ad Aristotele.
E tanto che desideravo incontrarti, disse. Il mio ragazzo Sogene, che
studia qui vuole
frequentare il Liceo quando sar pi grande, e io volevo sentire il tuo
parere. Io non sono andato
molto a scuola non ci sono andato per niente, a dire il vero, aggiunse
con orgoglio, ma so
leggere. Ho imparato da solo dalle epigrafi mortuarie. Ma fare lo
scalpellino mi tornato utile in
tanti modi il lavoro rende, e nessuno sa giudicare un blocco di marmo
meglio di me. Ma il mio
ragazzo be, lui deve avere tutti i vantaggi. Si comportato bene finora
recita versi e versi di
Omero senza mai fermarsi a respirare! E poi un atleta perdinci, riduce
gli altri in briciole!
Dovresti vedere come corre e lotta. Ultimamente, per, ha avuto il
raffreddore, ed un po fuori

forma, per via del catarro e del mal dorecchi, o almeno cos dice. Perci,
oggi forse non il
momento migliore per osservano. Ma la mia speranza che un giorno
possa gareggiare nel
pentathlon a Olimpia.
Oh s, s, un bel ragazzo, disse Arcandro. Mi parve di cogliere un po di
incertezza nel suo tono.
Il tuo ragazzo, Lisimaco, con la classe dei grandi i sei ragazzi pi
grandi si stanno allenando
nella palestra coperta. Vedete, non dobbiamo rinunciare al piacere degli
allenamenti neppure con
questo tempo cos freddo e umido.
Ma certo, un po di lavoro tutti i giorni quello che ci vuole, concord
Lisimaco. Sogene sa che
non deve mollare. Lho chiamato Sogene come il giovane della poesia di
Pindaro sapete, il padre
che aspetta un figlio per tutta la vita e lo vede nascere quando avanti
negli anni, proprio come me.
Il ragazzo diventa un campione. E sar cos anche per il mio Sogene.
Arcandro, c Euribolo per te, disse lo schiavo, facendosi leziosamente
da parte per permettere
allimportante visitatore di entrare. Non cera bisogno di conoscere
Euribolo per dire che era
importante. Incedeva con unaria cos maestosa che neppure la pioggia
riusciva a scalfirla, e le sue
vesti erano fini, soffici e di un bianco candido.
Euribolo, che piacere!. Arcandro accolse calorosamente il nuovo venuto
con un gesto espansivo,
ma guard con disagio laltro genitore. Dopo aver salutato Lisimaco in
tono freddo e formale,
Euribolo gli volt leggermente le spalle e si mise a conversare con noi e il
maestro.
Euribolo, ovviamente, era membro di unantica e solida famiglia. Ma il
problema non era solo che
non gradiva stare in compagnia di un ricco scalpellino, ritrovatosi prospero
e con un erede molto
avanti negli anni. Quando gli faceva comodo egli sapeva essere affabile
con gente ancora pi umile.

Le sue ambizioni politiche gli avevano insegnato il valore e larte di


piacere. Ma io sapevo che la
sua carriera politica aveva subito uno smacco proprio ad opera di
Lisimaco. Giacch lo scalpellino,
abbastanza prospero da permettersi finalmente di mandare il suo ragazzo
in quella scuola, invece
che in quella meno prestigiosa che aveva frequentato prima, aveva preso
allo stesso tempo ad
interessarsi di politica, ed era stato eletto ad una carica pubblica che aveva
fatto gola anche ad
Euribolo. Alcuni si erano affrettati a dire che Lisimaco aveva messo bene a
frutto la sua ricchezza
offrendo banchetti agli elettori, ma luomo era ben visto da tutti, tranne che
dai rivali.
Non abuser del tuo tempo pi del necessario, mio buon Arcandro, disse
Euribolo. Ma vorrei
parlare con Milziade e allontanarlo dalla scuola per un po di tempo. E
arrivato suo zio, e faremo
una festa in famiglia. Star lontano dagli studi solo per un breve periodo.
Ovviamente dovr
continuare ad allenarsi nei giochi nei quali, per quanto ne so, uno dei
migliori. Tu e Aristotele
perdonerete la propensione di un padre orgoglioso a lodare il proprio
figlio!.
Il tuo orgoglio legjttimo, disse Arcandro, perch tuo figlio oh, un
ragazzo
meravigliosamente bello, e con un corpo armonioso! un magnifico
corridore, ed anche
esperto nel lancio del giavellotto. Ha una splendida mira cos precisa!
Qui fa molta pratica,
ovviamente, perch anche gli altri ragazzi da cui Milziade
ammiratissimo hanno un marcato
spirito agonistico.
E vero. Si misurano luno con laltro, disse Euribolo. E la tua
sorveglianza e il tuo allenamento
sono inestimabili. Qui il mio ragazzo si trova tra ragazzi molto perbene...
nel complesso, e lanci

unocchiata di sbieco a Lisimaco. Sono i compagni che desideravo per


lui. Il giovane Megacle,
per esempio un ragazzo gagliardo, nobile, e un eccellente lottatore. E
quel bel giovane cugino di
mio figlio, Periandro, figlio di Parmenide. Intelligente e ben educato un
buon compagno per il
mio ricciolino. Ho promesso al mio figliolo un cavallo, se alla fine
dellanno sar vincitore sui suoi
compagni e Parmenide ha fatto lo stesso con suo figlio. Voglio che il
mio Miiziade faccia pi
pratica nellequitazione. Ma devo smetterla di parlare del mio rampollo, e
andare piuttosto a
vederlo, se permetti.
Certo, disse Arcandro. Tuo figlio sta gareggiando con i compagni della
sua et. In certi momenti
si sentono le loro grida persino da qui. Voci giovani e sane!.
Mi resi conto che, oltre alla cantilena dei pi piccoli che ripetevano la
lezione, da qualche parte l
vicino mi erano arrivate ogni tanto grida di approvazione (o di derisione)
per qualche impresa.
Magari, disse Arcandro, volete venire tutti a vederli gareggiare? C
anche tuo figlio, Lisimaco.
Li ho lasciati impegnati in una gara quando sono entrato qui in casa; di
solito sono presente,
ovviamente, ma di ragazzi cos grandi e ben educati ci si pu fidare anche
senza sorveglianza.
Sapete, la mia scuola molto orgogliosa della sua palestra ai chiuso. Ci si
arriva per questo
colonnato coperto, quindi non dovremo preoccuparci della pioggia.
Lasciammo il calore della stanza e uscimmo. Le voci dei ragazzi in
palestra si sentivano meglio.
Euribolo ci precedeva con Arcandro; Aristotele, con il cappello in mano,
stava pi indietro, insieme
a me e Lisimaco. Il colonnato era cos ben progettato che la pioggia ci
sfiorava appena.
La disposizione della palestra al chiuso importante per quello che segue,
quindi forse dovrei

disegnarne una pianta anche se sarebbe pi facile tracciarla sulla sabbia


o su qualcosa di pi
corporeo, piuttosto che con le linee piatte della geometria scolastica.
Eravamo quasi arrivati alla porta di questa sala, quando allimprovviso
sentimmo non pi
incitamenti, ma grida acute. Un ragazzo magro, muscoloso e
completamente nudo usc di corsa
dalla porta e s precipit verso il colonnato, quasi travolgendoci.
Oh, maestro! disse affannato quando vide Arcandro. E successa una
cosa terribile. Vieni,
presto!.
Su, Eretimo, disse il maestro prendendo il ragazzo per le spalle.
Calmati. Cosa successo?.
E... Sogene! Si fatto male! Ci sembra morto!.
Corremmo tutti in palestra, Lisimaco in testa, Arcandro dietro con il
piccolo Eretimo.
La palestra al chiuso era uno stanzone lungo e vuoto, simile a un solido
granaio. I lati erano sorretti
da colonne; gli spazi tra le colonne erano riempiti da mattoni a vista. Le
finestre erano in alto,
vicino al tetto di legno; su ogni lato vi erano quattro di quelle aperture, che
lasciavano entrare la
luce ma erano abbastanza distanti da impedire alla pioggia e al freddo di
arrivare ai ragazzi. Il
pavimento era coperto di sabbia e segatura. Larredamento consisteva
esclusivamente di due panche
di pietra appoggiate ad ognuna delle pareti pi lunghe. Il luogo puzzava di
umido, di segatura e di
sudore. In questo giorno di pioggia la luce non era forte, e perci
limpressione generale era di un
certo grigiore. Tuttavia si riusciva a vedere abbastanza chiaramente,
poich quella che sembrava
una piccola folla di ragazzi si trasform nellimmagine nitida di sei
individui tra i tredici e i quindici
anni.
In fondo alla stanza, un ragazzo era steso in terra tremendamente
immobile, mentre un altro era

chino su di lui e gli sorreggeva la testa. A destra della porta, nel luogo che
una pietra e una linea
indicavano come larea di lancio, un ragazzo pallido, biondo e tremante di
paura era tenuto fermo
da due compagni. Costoro lo avevano afferrato, come fanno le guardie
sciite quando arrestano
qualcuno, ma il ragazzo non tentava di difendersi e neppure di
divincolarsi.
Lo hai ucciso tu, Milziade!, continuava a dire il pi grande dei due
ragazzi, scrollando il
prigioniero.
Non dovremmo toccarlo!, disse laltro lasciandogli andare il braccio.
Ci contamina... un
assassino!.
No, disse il ragazzo dai capelli chiari scoppiando in lacrime. Non lho
fatto apposta stato
un incidente! Oh, Padre..., disse vedendo Euribolo con il ginnasiarca, ho
colpito Sogene con il
giavellotto, ma non lho fatto apposta... davvero. E successo cos in fretta.
Si trovato in mezzo...
corso dove non doveva.
Zitto!, disse Euribolo con severit, avvicinandosi a grandi passi al figlio.
I due ragazzi si
allontanarono dal colpevole. Ma il resto di noi guardava Lisimaco. Per un
po era rimasto sulla
porta con lo sguardo fisso, come paralizzato, quasi in attesa che lincubo
svanisse. Poi attravers
velocemente la stanza e noi dietro di lui fino al punto in cui la
sagoma scura giaceva
scomposta, con il giavellotto piantato nel petto.
Il ragazzo che aveva soccorso il compagno caduto alz gli occhi tristi
verso di noi.
Penso che sia morto, signore. Non ho osato strappare la lancia. Ho
gridato, ho cercato di
svegliarlo... ma lui se ne sta qui immobile.
E nella stessa posizione di prima, disse il magrissimo Eretimo, il nostro
primo messaggero di

sventura. Esattamente la stessa di quando siamo corsi da lui subito


dopo che stato colpito.
Penso che lui... che la sua anima sia uscita nello stesso momento in cui
entrata la lancia.
Pu darsi che non sia morto, disse Arcandro. Dite allo schiavo che
venuto ad aprire di portare
dellacqua. Possiamo rianimarlo? chiese con sguardo supplichevole ad
Aristotele. Tu sei un
medico.
State lontani, disse Aristotele. Non calpestate il suolo intorno.
Lasciatelo respirare se ancora
pu farlo. Vediamo.
Il ragazzo disteso al suolo era alto per la sua et, unet in cui la crescita
disarmonica e si tutti
gambe e braccia. Aveva una massa di capelli castani, la mascella larga e
sgraziata e una carnagione
piuttosto scura per quanto fosse difficile indovinarlo, visto il colore
livido del volto in questo
momento. Sul mento cominciavano a spuntargli i primi soffici ciuffetti di
barba. Brufoli e foruncoli
giovanili gli punteggiavano la faccia e le spalle. Sembrava molto indifeso,
disteso l a bocca aperta,
come un bimbo addormentato. E molto giovane.
Diedi lordine allo schiavo che era alla porta, e questi ritorn quasi subito
con una bacinella e una
brocca dacqua fredda. Con il dubbio scritto sul volto, Aristotele si chin
sul corpo. Spruzz un po
dacqua su quel volto immobile. Gli altri ragazzi stavano intorno a
guardare anche il biondo che
aveva lanciato il giavellotto.
Megacle... Periandro... , diceva questi con voce fioca. Voi siete miei
amici. Sapete che non lho
fatto apposta, vero?.
Ma Megacle scosse la testa arruffata, e Periandro, il ragazzo riccioluto che
aveva cercato per primo
di soccorrere il compagno caduto, si allontan. Non volevano pi dire
nulla in questo momento, non

finch limportante padre di Milziade si trovava nella stanza. Lo stesso


Milziade, ovviamente, aveva
pi paura del padre che dei compagni o del maestro. Comunque fosse,
avevamo poco tempo da
dedicare al colpevole, ansiosi come eravamo per la vittima. Con cautela,
Aristotele sfil il lungo
giavellotto piantato nel petto del ragazzo; ne usc un sottile rivoletto di
sangue. Il filosofo esamin
la ferita.
Poi abbandon il suo posto accanto al ragazzo, issumendo unespressione
solenne. Aveva lasciato il
cappello sul pavimento, tra la sabbia e la segatura, vicino a una macchia di
sangue. Cortesemente
Periandro lo raccolse e glielo porse, ma Aristotele lo conged con un
cenno della mano.
Mi dispiace, disse in tono grave, ma non posso fare nulla. Temo che il
giovane Sogene sia
morto.
Lisimaco, che aveva aspettato in un silenzio pieno di trepidazione, si prese
la testa tra le mani e si
mise a urlare forte.
Ahim! Mio figlio.., lunico figlio della mia vecchiaia! Come possono gli
dei permettere una cosa
simile? Come potete starvene l e tollerare che non sia vendicato?. Si
volt con unespressione
terribile verso Milziade, che si fece piccolo piccolo.
Tu... lhai ucciso tu! Far in modo che mio figlio sia vendicato. Come
faccio a sapere che non siete
stati tu e il tuo orgoglioso padre, che se ne sta l a guardare il cadavere di
mio figlio, a progettare
questomicidio? Povero figlio mio! .
E stato un incidente! strill Milziade, coprendosi la faccia mentre gli
sgorgavano le lacrime.
E anche se fosse, questo dovrebbe diminuire le mie sofferenze? Mio
figlio forse meno morto se
tu hai commesso un errore? La legge punisce simili incidenti. La colpa del
sangue versato ricade su

di te. Il tuo errore, la tua colpa involontaria ne responsabile. Milziade,


lanciatore di giavellotto,
far in modo che tu sia giudicato e punito! S, e se sarai giudicato
colpevole di omicidio colposo,
esigo che tu sia giustiziato o esiliato immediatamente! .
Basta! disse Euribolo. Farnetichi come un matto. Torna a ragionare!
Non tocca a uno scalpellino
insegnarmi le leggi. In primo luogo, mio figlio non ha neppure ammesso
formalmente di essere
stato lui a lanciare il giavellotto... .
Oh, s, stato lui, disse il giovane Meno. Non potrebbe certo negarlo,
lo sai. Labbiamo visto
tutti.
E vero, disse Periandro, e Megacle e il piccolo Eretimo annuirono.
Insolenti! esclam Euribolo con un gesto imperioso della mano.
Anche se fosse stato proprio
mio figlio a lanciare il giavellotto, non stato affatto il suo errore o la sua
colpa a causare una morte
che noi tutti compiangiamo. Lerrore stato di questo povero ragazzo, che
sfortunatamente ha
espiato la sua imprudenza con la morte. Evidentemente si trovato nella
traiettoria della lancia
quando non doveva, ed stato punito per il suo folle gesto.
Non questo il momento di discutere, disse Aristotele con fermezza.
Prima dobbiamo
esaminare i fatti. Allora, voglio che per un po nessuno esca da questa
stanza, finch non avr
scoperto cosa accaduto veramente. Siete tutti daccordo?.
I due padri annuirono, e Arcandro disse prontamente, Ma certo,
Aristotele, fa tutto quello che
puoi per aiutarci.
Voglio che tutti i ragazzi, eccetto Milziade, rimangano qui, contro il
muro; non devono parlare tra
loro. Pi tardi li interrogher ad uno ad uno. Arcandro, puoi occupartene
tu?.
Affider i ragazzi a Periandro, disse Arcandro. Faranno come vuoi tu,
puoi contarci. Periandro

un capo tra i ragazzi, aggiunse il maestro. Gli chiedo spesso di


sorvegliare gli altri quando mi
assento.
Benissimo allora. Solleviamo questo povero ragazzo morto e adagiamolo
sulla panca pi vicina
alla porta. Linfelice padre pu sedergli accanto. Euribolo e suo figlio si
siedano sulla panca di
fronte, davanti ai ragazzi. I due padri non devono parlarsi. Arcandro, conto
su dite per mantenere la
pace e per prenderti cura di Lisimaco, mentre cerco di stabilire con
esattezza cosa abbia condotto
Sogene alla morte.
Arcandro e laddolorato Lisimaco sollevarono il cadavere del giovane e lo
portarono con tenerezza
sulla panca. Lisimaco gli si sedette accanto, tenendogli una mano e
parlandogli a bassa voce, come
se fosse vivo. Euribolo e il figlio vivo si sedettero sullaltra panca, come
era stato richiesto, ma
Euribolo si rialz e torn a parlare con Aristotele. Sotto i modi disinvolti,
colsi una punta di vera
paura.
Aristotele, disse a bassa voce, non puoi permettere che succeda questo
a mio figlio.., devi
renderti conto che non colpa di Milziade. il mio unico figlio.., a chi
pu giovare se perdo
anchio il mio ragazzo? Abbi piet di noi! .
Ho tutta la piet che il senso della giustizia mi consente, rispose
Aristotele. Siediti insieme al
tuo ragazzo, e non spaventarlo senza motivo.
Allora, disse Aristotele quando Euribolo si fu allontanato. Ho
esaminato il punto dove caduto
il corpo. E il momento di parlare ai ragazzi. Meno, vai tu per primo nel
punto dove si trovava chi ha
lanciato il giavellotto. S... proprio l?. Gli altri ragazzi confermarono.
E il bersaglio era qui, sul
muro in fondo? E questa la traiettoria consueta del giavellotto?.
Oh, s, disse Megacle, annuendo con la testa bagnata, da l che si
lancia il giavellotto. E quello

il bersaglio.
Solo che questa volta Milziade ha mancato il centro e ha colpito un
bersaglio mobile, disse Meno
in tono scherzoso.
Periandro gli lanci unocchiataccia. Non giusto scherzarci sopra.
E questa la solita traiettoria? chiese Aristotele. E sono questi i soliti
giavellotti?. Prese da terra
la lancia che aveva tolto dal petto di Sogene. Legno di corniolo... con una
correggia di cuoio
intorno allasta. E diverso dagli altri?.
No, sono uguali, disse Eretimo. Ecco l gli altri.., guarda!, e li indic
con un dito sudicio e
appiccicoso. Sono ancora dove sono caduti. Sogene stato il primo a
lanciare questa volta, e
Milziade lultimo.
Te li raccolgo io, disse il solerte Meno, e prima che qualcuno potesse
fermano raccolse gli
attrezzi dal pavimento sabbioso.
Aspetta, disse Aristotele. Vi ricordate da chi stato lanciato ogni
singolo giavellotto?.
Vi fu qualche discussione, ma alla fine tutti concordarono che il giavellotto
pi lontano sulla destra
era quello di Sogene, poich il ragazzo aveva mancato il bersaglio. Il
lancio di Eretimo era stato
troppo corto, ma gli altri erano riusciti a mandare la loro arma a segno.
Cos eccoli qua i cinque giavellotti e quellaltro, disse Aristotele
esaminandoli. Tutti uguali...
ciascuno con la sua correggia di cuoio intorno allasta. Qualcuno pu
spiegarmi come si usa?.
Oh, s, disse Periandro, commiserando un po la sua ignoranza. Questa
stninga lamento si
pu prendere con due dita e darle un giro, e cos, mentre vola in aria, il
giavellotto si avvita su se
stesso.
Cos colpisce con pi forza, disse Megacle. E cos che fanno i soldati.
E lo fate anche voi?.

Alcuni s, disse Meno. Periandro e io lo sappiamo far ruotare e pure


Milziade, anche se pi
piccolo di noi.
Bene, disse Aristotele. Ora vorrei parlare con ciascuno di voi
separatamente. Alzatevi e
mettetevi in fila sulla linea di lancio. Quello a cui voglio parlare pu venire
quaggi, dove caduto
il corpo. Meno, prima tu.
Meno, il fratello di uno degli allievi del filosofo, sembrava ansioso di far
colpo sul maestro del
Liceo con la sua intelligenza. Era evidente che ci teneva a dare
limpressione di essere calmo e
freddo come Aristotele, ma in un ragazzino cos piccolo e in simili
circostanze, limpressione
generale era piuttosto quella di un galletto non ancora adulto con una
cresta imperfetta.
Sogene era bravo a lanciare il giavellotto? chiese Aristotele.
Non era eccellente. Meno alz le spalle. Non aveva una buona mira
come alcuni di noi.
Ma era bravo negli altri sport?.
S, ammise Meno. Era forte sia nel pugilato che nella lotta poteva
battere anche Megacle, che
pi grosso ed era molto bravo anche nel lancio del disco.
E nella corsa?.
Oh, s, gambe lunghe e buon fiato. Allinizio non era granch, ma adesso
che ben allenato batte
Periandro e Milziade. Ma questo non ha pi importanza, aggiunse Meno.
Non correr pi da
nessuna parte, no?.
Ah, rispose Aristotele pensieroso a questa arguzia inopportuna. Allora
non ti piaceva?.
Meno sembr imbarazzato. Non proprio cos, ma non era un vero
amico.
Aveva un brutto carattere?.
Meno parve scosso. Non bisogna parlar male dei morti. E poi era molto
buono... a volte. Ma altre
volte era duro con i ragazzi pi piccoli. Dava sempre ordini.., certo, tutti i
ragazzi pi grandi lo

fanno, ma nessuno ci badava pi di tanto se lo facevano Periandro e


Megacle. Sogene era abituato a
comandare a casa sua, capisci?.
Perfettamente. Bene, cambiamo argomento... e poi, come dici tu, non si
deve parlar male dei
morti... cosa successo stamattina? Sogene si buttato nella traiettoria del
giavellotto?.
Oh, s, disse Meno con grande seriet. Si lanciato allimprovviso, da
quel lato... e in men che
non si dica eccolo l, tra il giavellotto e il muro, con quel coso che puntava
dritto contro di lui.
Doveri tu? Doverano gli altri?.
Ero seduto sulla panca, a guardare il lancio di Milziade. Ho visto Sogene
solo il tempo di un
battito di ciglia prima che fosse colpito e cadesse. Sogene, Periandro ed
Eretimo erano laggi,
contro il muro vicino allo spogliatoio tenevano il conto dei lanci che
colpivano il bersaglio. Mi
pare che Megacle fosse con loro, ma non ricordo.
Il successivo fu Periandro, un bel ragazzo con capelli castani e ricci e
occhi azzurri molto luminosi.
Nonostante il dolore, sembrava ansioso di rendersi utile (aveva ancora in
mano il cappello di
Aristotele). Il filosofo cominci a interrogarlo.
Doveri quando Sogene stato colpito?.
Ero laggi, appoggiato al muro, vicino al bersaglio. Eravamo tutti intenti
ad osservare i lanci e a
controllare chi colpiva il bersaglio.
Tutti chi?.
Sogene e io... ed Eretimo, credo.
Tu e Sogene eravate amici? Ho notato che sei stato lunico a cercare di
aiutarlo.
Oh, s. Non veniva a scuola da molto tempo, ma di recente avevamo
cominciato a conoscerci.
Venivamo a scuola insieme, e a volte andavamo anche ad allenarci
insieme. Era bravo nei giochi...

ed era un ragazzo di buon carattere, anche se suo padre era? uno


scalpellino che sapeva a
malapena scrivere il suo nome. Sogene portava da casa dolci al miele e
cose del genere per noi....
Periandro si interruppe. Anche se ovvio che siamo piuttosto grandi per
queste cose, e poi non fa
bene allallenamento.
Era amico di Megacle?.
Oh... a Megacle non piaceva, ma vanno abbastanza daccordo. Dovrei
dire andavano. E difficile
usare il tempo giusto, vero? E successo cos allimprovviso.
Lo capisco, disse Aristotele. Sogene era amico di Milziade?.
Certo, naturale. Ma, sai, Milziade si sforza tantissimo di eccellere sugli
altri, e questo pu essere
alquanto faticoso. Si arrabbiava molto quando Sogene riusciva meglio di
lui in quasi tutte le prove
del pentathlon.
Era buio qui dentro stamattina ?.
In effetti non cera molta luce. Ma ci si vedeva abbastanza da lanciare il
giavellotto; mi pare che
allora il cielo non fosse cos coperto.
Dovera Megacle quando il giavellotto ha colpito Sogene ? .
Periandro corrug le sopracciglia ed esit. Non so. Non ricordo. Forse
era dallaltro lato della
palestra. So che era presente quando Sogene caduto.
Eretimo, chiamato subito dopo, piagnucolava. Il naso gli colava, e tutto
considerato aveva un
aspetto alquanto insignificante.
Hai visto quando il giavellotto ha colpito Sogene ? .
S.
Hai seguito larma da quando partita dalla mano di Milziade a quando
andata a segno?.
Io...non lo so. Credo di s. Sono andato nello spogliatoio per... per
prendere una cosa... ma ero qui
quando Sogene caduto.
E poi?.
Poi sono corso da lui. E anche Periandro. Abbiamo visto tutti e due che
Sogene sembrava...

sembrava morto, come lo hai visto tu. Tutti hanno cominciato a gridare, e
Periandro ha detto di
andare a chiamare il maestro.
Dovera Megacle ?.
Stava proprio alle spalle di chi lanciava di Milziade.
Era buio qui dentro stamattina?.
Prima s, come al crepuscolo. Ma poi ha cominciato a schiarirsi.
Sai maneggiare il giavellotto? Vediamo, non lanciarlo. Tienilo come se
stessi mirando dritto al
bersaglio. Senza preavviso, Aristotele mise lasta di legno dellarma in
mano al ragazzo stupito. Il
giavellotto, alto quasi come un uomo adulto, sembrava assurdamente
grande per lui, mentre Eretimo
sembrava proprio un bambino, specialmente quando ricominci a
piagnucolare.
Non voglio toccarlo, signore.., oh, non farmelo toccare. Non quel
giavellotto, vero?.
Aristotele riprese larma, avendo cura di impugnarla esattamente a met.
Eri amico di Sogene,
allora?. Eretimo abbass lo sguardo a contemplarsi i piedi e si sfreg gli
occhi col pugno sudicio.
Oh, s, disse. Tutti eravamo suoi amici. Come faremo senza di lui? Ti
prego..., alz gli occhi
verso Aristotele, ti prego, non stata colpa di Milziade, vero. E stato un
incidente. E stato un
errore di Sogene. Non avrebbe dovuto trovarsi in mezzo.
Aristotele conged il ragazzino piagnucolante. Sembrerebbe, osserv il
filosofo sottovoce
rivolgendosi a me, che ci siano due piccoli misteri da chiarire, due enigmi
che riguardano le mani
di un ragazzo e la testa di un altro. Sentiamo il prossimo.
Il prossimo era Megacle. Un ragazzo muscoloso, tarchiato, il tipo che
diventa un buon pugile. Si
avvicin senza troppa grazia, e si ferm davanti a noi con aria minacciosa.
Non era particolarmente
bello; la barba gli spuntava a fatica jn sporadiche chiazze, e i capelli scuri,
radi e bagnati, non

riuscivano a nascondere del tutto un foruncolo sul collo.


Megacle, tu sei un buon osservatore e puoi aiutarci, disse Aristotele con
cortesia. Era buio qui
dentro stamattina ?.
No... be, forse un po. Ma chiunque sarebbe riuscito a vedere la
differenza tra un uomo e un
bersaglio. Sogene aveva qualche fastidio agli occhi? Ho sentito che
aveva avuto un raffreddore.
S, ma era guarito ormai. Non aveva niente che non andasse agli occhi.
E con altre cose? Dimmi, cera qualcosa di diverso in Sogene stamattina
?.
Sottoposto alla pressione lusinghiera dellinteresse di Aristotele, con una
loquacit al di l delle
nostre (o delle sue) aspettative, Megacle rispose, Era abbastanza in
forma. Non stava male, correva
senza troppa fatica poco fa. Era solo un po taciturno, ma a volte non
parlava un granch.
Quando toccato a te lanciare il giavellotto?. Subito dopo Sogene. E il
mio ha colpito il
bersaglio. Il suo no.
E doveri quando Milziade lanciava?.
Megacle arross leggermente. Non me lo ricordo.
No? insistette Aristotele. Non eri proprio alle spalle di Milziade per
caso? O eri fuori dalla
stanza e dalledificio? Quando sei uscito?.
No, disse Megacle confuso. Cio, s. Non ero proprio dietro a Milziade
e non pensare che gli
abbia fatto deviare il braccio o qualcosa del genere. Sono uscito perch
avevo bisogno, capisci? Ho
fatto pip proprio fuori dalla porta non permesso quando c il
maestro presente. E quando sono
rientrato, il giavellotto di Milziade era gi in aria. Ho visto Sogene contro
la parete del bersaglio.
Aveva la testa leggermente china, come se guardasse in terra. Ho gridato
tutti abbiamo gridato,
credo. Non ha alzato lo sguardo finch quellaffare non lha colpito. Poi
crollato a terra con una
specie di lamento. Gli altri sono corsi da lui, e io ho afferrato Milziade.

Eri molto sconvolto per il fatto che Sogene fosse stato ferito.., volevi che
il colpevole fosse preso.
Sogene era tuo amico?.
Be... non un grande amico. Ma a posto. Cio, era.
Sei amico di Milziade?.
Milziade? E un coniglio. E sempre in ansia, ha sempre paura di quello
che pu dire suo padre. Ed
sempre fuori di s quando perde. Anche Periandro se la prende, ma non
lo d a vedere. Invece
Milziade piange o si infuria se qualcuno lo batte.
Chi era il migliore nel lancio del giavellotto? E negli altri giochi ?.
Con il giavellotto il migliore era Milziade, poi Periandro e poi io. Sogene
era meno bravo in
questo... e anche Eretimo. E impossibile immaginare che Eretimo sia bravo
in qualcosa, vero? Ma
Sogene era il pi bravo in tutto il resto, secondo me. Io sono bravo nella
lotta, ma non nella corsa.
Potrei battere chiunque nel pugilato e nella lotta, ma con Sogene ero quasi
pari. Nella corsa, nel
salto egi in aria. Ho visto Sogene contro la parete del bersaglio. Aveva la
testa leggermente china,
come se guardasse in terra. Ho gridato tutti abbiamo gridato, credo.
Non ha alzato lo sguardo
finch quellaffare non lha colpito. Poi crollato a terra con una specie di
lamento. Gli altri sono
corsi da lui, e io ho afferrato Milziade.
Eri molto sconvolto per il fatto che Sogene fosse stato ferito.., volevi che
il colpevole fosse preso.
Sogene era tuo amico?.
Be... non un grande amico. Ma a posto. Cio, era.
Sei amico di Milziade?.
Milziade? E un coniglio. E sempre in ansia, ha sempre paura di quello
che pu dire suo padre. Ed
sempre fuori di s quando perde. Anche Periandro se la prende, ma non
lo d a vedere. Invece
Milziade piange o si infuria se qualcuno lo batte.
Chi era il migliore nel lancio del giavellotto? E negli altri giochi ?.

Con il giavellotto il migliore era Milziade, poi Periandro e poi io. Sogene
era meno bravo in
questo... e anche Eretimo. E impossibile immaginare che Eretimo sia bravo
in qualcosa, vero? Ma
Sogene era il pi bravo in tutto il resto, secondo me. Io sono bravo nella
lotta, ma non nella corsa.
Potrei battere chiunque nel pugilato e nella lotta, ma con Sogene ero quasi
pari. Nella corsa, nel
salto e con il disco lui batteva quasi sempre tutti. Tranne Milziade, che
un magnifico corridore.
Lultimo a essere chiamato fu proprio linfelice Milziade. Era pallido e
aveva la pelle doca, forse
perch era rimasto seduto sulla panca fredda, o forse perch era stato
vicino al suo autoritario
genitore.
Dimmi, Milziade , disse Aristotele dolcemente. Era buio mentre
lanciavate il giavellotto?.
No, non era tanto buio quando abbiamo incominciato.
Allora, durante questo sfortunato incidente sei stato sempre sulla linea di
tiro. Quando ti sei
accorto di Sogene per la prima volta?.
Dopo aver lanciato il giavellotto. Mentre quellaffare era in aria.
Milziade inghiott le lacrime.
Ho gridato, ma lui non ha alzato gli occhi, n ha tentato di schivarl. Non
aveva molto tempo.
Credo che fosse corso a raccogliere i giavellotti pensando che fosse finito
il turno, e cos si trovato
in mezzo. Devi credermi... non ho mai voluto fargli del male... non stata
affatto colpa mia.
Eri amico di Sogene?.
N... no. Ma non ero suo nemico. Qualche volta stato generoso con me.
Sogene era pi grande dite?.
S, di quasi sei mesi. Non ho ancora completato la mia crescita, disse
Milziade con commozione .
La sua osservazione mi sembr tanto pi commovente quando mi resi
conto che, se lirata famiglia
di Sogene avesse ottenuto ci che voleva, Milziade avrebbe potuto
addirittura non crescere mai pi.

Il ragazzo pallido torn al suo posto accanto al padre; i suoi compagni


erano in piedi contro il muro
senza parlare, come era stato ordinato.
Megacle era fuori dalla palestra al momento giusto, sussurrai ad
Aristotele. E ci sono quelle
finestre. Mi chiedo.... Guardai in alto verso le aperture da cui entrava
lumidit. La palestra
continuava a puzzare di umidit, di segatura, di olio per il corpo e di
sudore e adesso anche di
sangue.
Eh gi, disse Aristotele. Ecco risolto il mistero della testa bagnata.
Anche se c una
spiegazione. E le mani di Eretimo? Perch sono cos appiccicose ?.
Osserv con leggero disgusto
il giavellotto che Eretimo aveva preso in mano. Le dita del ragazzo
avevano lasciato delle tracce
vischiose sullasta liscia.
In quel momento si avvicin Periandro.
Ti prego, maestro, i ragazzi si raffreddano stando fermi quasi nudi.
Possiamo andare nello
spogliatoio a vestirci ?.
Stavo proprio per chiederlo anchio, disse Arcandro. Periandro ha
ragione, come accade
spesso. Ma certo, andate a cambiarvi, disse Aristotele. Anzi, potrei
vederlo anchio questo
spogliatoio. . . .
Aristotele ed io seguimmo i ragazzi nei cubicoli adiacenti allambiente
principale. Questa stanzetta
dal tetto basso e senza finestre puzzava insopportabilmente di chiuso e di
muffa. Una panca di legno
correva per quasi tutta la lunghezza delle tre pareti. Su uno scaffale sopra
di essa cerano i vasetti
con lolio per il corpo, una fiasca dolio per la lampada e degli strigili per
togliere dalla pelle loljo,
il sudore e la sporcizia. In un angolo la panca era interrotta dalla presenza
di un tavolino, e sotto di

esso un braciere, in cui ardevano sommessamente noccioli di olive e


trucioli di legno, procurava un
po di calore. In una lampada sul tavolo, una comune lampada nera come
quelle da cucina, brillava
una debole fiamma. Gli indumenti dei ragazzi erano sparsi in pile separate
lungo tutta la panca. E
questi, immagino, sono i vestiti del povero Sogene, disse Aristotele
guardando la pila di indumenti
lasciata intatta accanto alla porta. Sollev il mantello e scopr un quadrato
di lino grezzo, avvolto
alla belle meglio attorno a un pacchettino. Unestremit del lino
penzolava, e il contenuto quasi
cadde fuori. Aha! Cosa abbiamo qui? disse il filosofo con un tono di
sorpresa che mi parve
simulata. Dolci al miele!. E tutti quanti vedemmo distintamente quattro
dolci al miele. Quattro,
disse Aristotele. E cerano sei ragazzi stamattina. Eretimo, ti dispiace
spiegarci? Due dolci ? .
Povero me, disse Arcandro. Ho avvertito i ragazzi di non mangiare
dolci durante gli
allenamenti... quanto ai furti di cibo, ahim, qualche volta ho gi dovuto
affrontare la questione.
Eretimo, come hai osato?
Rubare a un morto! grid Megacle.
Eretimo scoppi in lacrime.
Non sono stato io! Ne ho preso solo uno. E lui era ancora vivo allora, lo
giuro! .
Su, su, disse Aristotele. Vestitevi adesso, e poi parler un momento a
questo giovane ladro di
dolci. Consolalo, Stefanos, e fallo vestire. Tu, Arcandro, va a tenere
compagnia a quei due infelici
genitori.
Infilai il chitone al povero ragazzo. Gli altri si vestirono in fretta, senza
pensare allolio e agli
strigili; furono subito pronti, anche se un po in disordine. Il tuo cappello,
signore, disse
Periandro porgendo loggetto ad Aristotele. Prima che te ne dimentichi.

Grazie, disse Aristotele mettendoselo distrattamente in testa mentre


seguiva Periandro, Eretimo e
me alla porta. Si ferm, come me, per voltarsi a guardare la stanza,
normalmente cos piena di
allegria, di scherzi, di vanterie, di grida felici, e oggi cos lugubre.
Ripensavamo alla sua normale
condizione di scenario di vita giovanile quando la piccola lampada
sputacchi e mand una fiamma
vivissima, illuminando alcuni dei graffiti sulle pareti e sulla panca.
Vecchie scritte nascoste in
agguato balzarono verso di noi: Stratone bello, Eufrastiofle ha degli
occhi incantevolj,
Etiocle un cavallo. Ce nerano di pi recenti, che niguardavaflo il
nostro piccolo gruppo:
Megacle ha il culo di un maiale, Periandro bello, Milziade un
piagnone, Sogene
vincitori, Periandro vincitore. Aristotele le lesse e poi usc, voltandosi
a guardare la lampada
che ardeva con vivo splendore, come uno spirito invincibile nella grigia
tetraggifle.
Tornai nella palestra tenendo sempre per mano il ladro appiccicoso.
Eretimo, docile e obbediente,
aveva continuato tristemente e sommessamente a piagnuccolare.
Allora, disse Aristotele, tu dici di aver preso un solo dolce. Ne sei
sicuro? Non vale la pena
negare di averne rubato un altro, visto che hai ammesso il fatto principale.
Ebbene... erano due?.
No, solo uno, insistette il povero bambino.
Ti credo. Ora capisco. Tanto per cominciare, cerano solo cinque dolci.
Ecco perch ne hai preso
uno, vero? Perch Sogene non aveva intenzione di dartelo.
vero, disse Eretimo. Lui lo faceva sempre. Non gli piaceva dare a
tutti doveva sempre
esserci qualcuno che non riceveva niente. Prima era Megacle che non gli
interessava, cos lo
escludeva. Poi Periandro. Ma Periandro diventato suo amico, e allora
toccato a me. Lo sapevo

che oggi aveva quei dolci e che a me non sarebbe toccato niente. Ma
Periandro mi ha detto di
andare a prenderne uno prima che la gara fosse finita. Lui avrebbe tenuto
occupato Sogene in modo
che non se ne accorgesse.
Capisco. Cos sei sgattaiolato nello spogliatoio poco prima che toccasse a
Milziade lanciare il
giavellotto... e sei tornato appena in tempo per vedere Sogene cadere.
Avevi ancora in bocca il
sapore del dolce che gli avevi rubato quando lo hai visto morire?.
S... s! Mi sento male se dici cos! . E il penitente scoppi di nuovo in
singhiozzi.
Be, sei gi stato punito abbastanza... troppo forse. Credo proprio che il
miele non ti piacer per un
bel pezzo. Non ne parleremo pi, e il tuo maestro non ti sgrider. Vai ad
asciugarti gli occhi.
Nientaltro di quanto accaduto qui oggi colpa tua.
Eretimo scapp via molto pi rinfrancato, dando un po di vita a quello
stanzone spoglio che
sembrava dominato dalla presenza ammonitrice del cadavere di Sogene.
Questi giaceva ancora sulla
panca. Qualcuno gli aveva rimboccato addosso il mantello, ma i piedi nudi
spuntavano fuori, rivolti
come unaccusa verso il bersaglio. Aristotele si avvicin al corpo dello
sfortunato ragazzo.
Cercando meglio che poteva di nascondere alladdolorato Lisimaco quanto
stava facendo, torn ad
esaminare la testa del ragazzo. Gli sollev le palpebre pesanti e le
riabbass delicatamente. Poi,
prendendo la fibula del suo mantello, rapidamente ma con delicatezza
infil lo spillo nellorecchio
del ragazzo morto, ne estrasse un pezzetto di una sostanza bianchiccia e la
esamin. Era uno
spettacolo tremendo pensavo che fosse impazzito. Chiusi gli occhi e
rimasi sorpreso da quella
profanazione.

Dove mai.. . , mi disse Aristotele, parlando in realt a se stesso. Divina


Atena! Stefanos, la
lampada! . Si precipit dimprovviso nello spogliatoio, e torn con in
mano la lampada che ardeva
con tanta vivacit.
Acqua! mi disse con gran foga. Versa lacqua nella bacinella. Si
accucci in quel punto del
pavimento coperto di impronte, dove era stato disteso Sogene. Pieno dj
curiosit, presi la brocca
dacqua che era stata portata per soccorrere linsoccorribile Sogene, e
versai altra acqua fredda di
pozzo nella bacinella di terracotta. Gli altri si assieparono in cerchio
intorno a noi tutti tranne
linfelice Lisimaco, che ormai non mostrava pi alcun interesse per
nessuno degli esseri viventi
presenti in quella stanza.
Ecco! disse Aristotele, spegnendo con un soffio la lampada, e con un
rapido gesto tolse dal
becco della lampada lo stoppino ancora rovente e vers in un sol colpo
tutto lolio bollente nella
bacinella piena dacqua. Vi fu un leggero sibilo, poi sullacqua apparve
una pellicola biancastra e
trasparente. Infine cosa assai strana sulla superficie comparvero
delle chiazze irregolarmente
piatte di una sostanza giallo-biancastra. Formavano strane figure, che
sobbalzavano dentro la
bacinella tra i cerchi dorati dellolio caldo.
Ci siamo! disse Aristotele. Prese un po della sostanza biancastra e la
rigir tra le dita. Poi si alz
e stese il braccio, in modo che potessimo vedere ci che aveva in mano:
una pallina appiccicosa.
Cosa abbiamo qui? Cera dapi!. Guard trionfante la lampada vuota sul
pavimento.
Molto astuto! continu. Ma le sostanze oleose galleggiano sullacqua
senza sciogliersi e la cera,
che pi terrena, ritorna allo stato solido, che il suo naturale, anche se si
liquef con il calore ed

combustibile. La lampada ha quasi celato il suo segreto ma non del


tutto. Sogene ha trovato la
morte perch le sue orecchie erano tappate con la cera. Si era lamentato di
una sensibilit alle
orecchie da quando aveva avuto il raffreddore, e il rumore gli dava
fastidio. Cos, il suo amico gli
ha consigliato di sigillare le orecchie con la cera, come fece Odisseo
contro il canto delle Sirene.
Ma lamico non era un vero amico. Aveva ricevuto lincarico di
sorvegliare il grupp, e il maestro
era spesso assente. Aveva stabilito lordine dei lanci per la gara. Non
doveva far altro che indicare
le lance a terra e suggerire a Sogene di raccoglierle prima che lultimo
lanciatore avesse scagliato il
suo giavellotto. Ecco perch Sogene scattato allimprovviso a testa in
gi, come sembrato agli
altri. Non c da meravigliarsi che non abbia mai alzato gli occhi non
ha sentito n le urla di
avvertimento, n il sibilo del giavellotto. Dopo la sua morte, conoscendo il
vero scopo dei pezzi di
cera, li ha tolti dalle orecchie della vittima e li ha custoditi in un luogo
sicuro, finch non ha potuto
liberarsene sciogliendoli nellolio della lampada. Le piccole armi segrete si
sarebbero consumate.
Milziade innocente. Sogene ha fatto, s, un errore, come pensa Milziade,
ma allerrore stato
indotto. Ma c una persona che colpevole di omicidio. E Periandro... e il
suo non un omicidio
colposo, ma intenzionale e ben congegnato! .
Ovviamente, mi disse Aristotele mentre ci allontanavamo con fatica
dallinfelice ginnasio,con i
suoi ricordi di morte, di mezze confessioni, di pianti, maledizioni e brutte
sorprese. Ovviamente la
famiglia far tutto quello che pu per il ragazzo. Lisimaco era troppo
stordito per prenderlo
prigioniero, e Periandro appartiene a una famiglia potente che lo far
scappare da Atene prima del

processo. Ma immagino che dovr patire lesilio per gran parte della sua
vita.., o almeno per molti
anni.
Euribolo lo ha gi portato via, confermai, e sarebbe crudele giustiziare
un ragazzo. Ma
sconcertante che una persona cos giovane si sia resa colpevole di
omicidio, e per motivi cos
futili.
Rimanemmo per un po in silenzio mentre arrancavamo per le strade piene
di fango, diretti a casa
mia. (Il mulo d Aristotele si era stancato daspettare e se nera andato
chiss dove).
I motivi dellomicidio non erano futili agli occhi di Periandro, disse
Aristotele pensieroso.
Come insegna la storia, uomini adulti rivali nella ricerca del potere e del
successo si trasformano in
assassini. Chi pu dire quali sentimenti siano pi accesi? Gli uomini adulti
hanno sentimenti pi
profondi di questi giovani imberbi dalla voce stridula? Nemmeno Sogene
era privo di difetti.
Abbiamo appreso che lui, il cocco di pap, voleva essere un capo, si
sentiva superiore. Ha fatto
presto ad accaparrarsi tutto il potere a cui poteva aspirare nella sua nuova
scuola, e ha imparato
lespediente di privilegiare alcuni e non altri per far ricercare e apprezzare
i suoi favori. I suoi modi
potrebbero aver dato sui nervi a Periandro, che si considerava il capo dei
ragazzi e in effetti
aveva molte delle qualit necessarie per esserlo , ma che sentiva il
potere sfuggirgli di mano.
Periandro era ambizioso anche nelle gare suo padre gli aveva promesso
un cavallo se fosse stato
il primo. Ma aveva due grandi avversari: Sogene e Milziade. Cos ha
elaborato un piano per
liberarsi di entrambi. Non doveva far altro che conquistarsi l favore di
Sogene per una settimana o
due. Sogene era sensibile alladulazione, e la posizione sociale e il fascino
di Periandro gli

assicuravano il successo nella conquista di quell amicizia che


disprezzava. Periandro bello. Se
fosse riuscito nello scopo principale, avrebbe avuto due vittime. E
Milziade era un buon soggetto
per la sua trama un ragazzo fragile di nervi che il padre aveva
sottoposto a una pressione quasi
insostenibile. Sono convinto che per un breve periodo Milziade dovrebbe
stare lontano dal padre.
Come hai fatto a intuire tutto?.
B, in un primo momento non pensavo a un omicidio volevo solo
chiarire una volta per tutte la
questione della colpa involontaria; speravo di dimostrare linnocenza di
Milziade, se fosse stato
giudicato colpevole. Ma cerano delle cose che non quadravano. Perch
Periandro era chino sulla
testa di Sogene quando siamo arrivati? Senza dubbio sarebbe stato pi
naturale cercare di togliergli
la lancia dal petto, no? E le dita appiccicose di Eretimo ci hanno dato un
indizio importante sul
carattere degli altri ragazzi e sulla sua assenza dalla stanza in un momento
fondamentale. Poi,
quando ho guardato nelle orecchie di Sogene... Ma mi venuto in mente
perch il ragazzo era
rimasto in silenzio tutto il giorno, e non aveva sentito le grida allultimo
momento. Mi sono
ricordato di una cosa che mi hai detto stamattina o meglio, di qualcosa
che non ho sentito quando avevo il cappello sulle orecchie. Se Sogene fosse stato
temporaneamente sordo, questo
avrebbe spiegato il suo strano comportamento. Nelle sue orecchie ho
trovato tracce di qualcosa che
sembrava cera dapi e quella lampada avrebbe dovuto bruciare pi
lentamente, come quando siamo
entrati per la prima volta nello spogliatoio .
S, capisco, ma Periandro ha avuto lopportunit di mettere la cera nella
lampada solo quando
siamo entrati nello spogliatoio. Deve averla tenuta con s per lintera
mattinata. E non poteva

nascondersela addosso, visto che i ragazzi erano nudi e venivano


continuamente interrogati e
osservati da te e da tutti gli altri. Quindi, dove lha nascosta?. In un
ottimo posto. Immagino che
avesse pensato di servirsi di una panca o di qualcosaltro, ma sono stato io
a fornirgli il
nascondiglio. Alla fine avrei potuto essere meno duro con Periandro se non
avesse cercato di usare
anche me. Perch lui ha tenuto la cera dentro il mio cappello.

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