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NUOVO QUOTIDIANO DI PUGLIA, 3 Luglio 2016

Voci di donne possedute dalle leggi degli uomini


Tra passato e presente i racconti al femminile di Ada Negri riproposti nella
raccolta Le solitarie
Da dove viene la violenza sulle donne alla quale di continuo assistiamo inermi? Se ne parla in tiv, nei
bar, nei tribunali, si versano fiumi d'inchiostro sull'argomento, ma la violenza sembra inarrestabile. La
domanda alla quale dovremmo dare un'adeguata risposta, al fine di porre rimedio a questa ecatombe,
forse proprio quella relativa alla sua provenienza. All'origine, ai nessi, alle radici del male. Solo l'analisi
del cammino gi compiuto consente all'essere umano d'incidere efficacemente sulla meta ultima. In
tutti i processi valutativi il primo passo consiste nella scelta dello strumento da usare: che sia di tipo
sociologico, storico, filosofico o narrativo. Proviamo a scegliere quest'ultimo. La letteratura, come e pi
di altri esercizi umani, svela, ordina il caos, mette in connessione. Proviamo, quindi, a risalire al suono,
quello originario, della voce delle donne.
Donne che si raccontano e che raccontano gli uomini. Proviamo a lasciarle parlare e ad ascoltare. Voci a
volte timide, altre categoriche, come quella di Ada Negri, nota scrittrice e poetessa scomparsa nel 1945.
La raccolta di racconti dal titolo eloquente Le solitarie, oggi riportata in stampa da Musicaos Editore,
pu rappresentare un viatico. Delle donne di un tempo il testo fornisce un quadro illuminante e ci
consente di comprendere quanto di quel passato sia presente come sotto testo nel nostro vivere
quotidiano. Le donne della Negri sono donne possedute. Non dal demonio, no! A possederle sono leggi
socialmente riconosciute, un destino gi scritto, che porta la firma di un padre, di un marito, un
amante, un datore di lavoro, delle quattro mura domestiche o del recinto intorno ad un giardino fiorito.
In queste storie del passato l'acme narrativa coincide sempre con un attimo di disobbedienza, con una
rivolta, grande o piccola che sia, con il primo no. Oggi non molto diverso. Ovviamente, il contesto
cambia, cambia la lingua, cambiano le architetture dei giardini fioriti, ma non diverso quel no, la sua
eccezionalit, la velata vergogna, il senso di smarrimento che provoca. Oggi chi possiede pi smarrito
di chi posseduto perch vive quel no come un furto senza giustizia. Troppo spesso si sente legittimato a
reagire con l'unico strumento che ha. In questo snodo, dunque, si annidava, e si annida ancora, la
violenza, quella i cui codici lessicali, culturali, emotivi non sono ancora stati modificati fino in fondo, il
cui dolore riemerge con maggiore e minore follia, a seconda delle caratteristiche del tessuto sociale in cui
si manifesta.
La carica rappresentativa della Negri in questo ambito grande; le figure femminili sono tratteggiate
con una consapevolezza radicale e una pietas che va ben oltre il genere; i suoni lessicali sono imponenti e
restano imprescindibili in una ricostruzione storica che ci porta dritto ai giorni nostri, offrendoci tutte le
chiavi d'accesso di cui abbiamo bisogno per un'autentica rivoluzione culturale. Esattamente come
accade davanti alla voce di altre autrici, quali la Deledda, la Poletti o l'Aleramo, sempre troppo poche in
un panorama letterario a tinte maschili.

Elisabetta Liguori

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