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Accademia Editoriale

Ditrocheo e dispondeo in Plauto


Author(s): Cesare Questa
Source: Materiali e discussioni per l'analisi dei testi classici, No. 2 (1979), pp. 165-170
Published by: Fabrizio Serra Editore
Stable URL: http://www.jstor.org/stable/40235723
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Cesare Questa
Ditrocheo e dispondeo in Plauto
II ditrocheo (tr2 : - ^ - O) e laus u la l nota a Plauto in fine di tutto

un canticum di una parte di esso. Nella prima funzione il tr2


si trova in Ps. 1335b, dove anche pi specificamente conclude il
sistema eretico che lo precede2:
1335 uerum sei uoltis adplaudere atque adproba1335a re hunc gregem et fabulam in crastinum
1335b

uos

uocabo

mmm

__

! cret. systema
\ VII metror. cum tr2

In Rud. 68 la il tr2, nella forma ^^

ticum tutto di er4 er2 crc e affini varia

caratteristico uso plautino; Ampb. 23


lungo canticum di Sosia (la cosiddetta
mata di eretici e trochei combinati an
note consuetudini del poeta.
Ma il tr2 pi spesso usato - sempre
- senza esplicita funzione di clauder
Cap. 214a (cr2 tr2), Cas. 158 (er1 tr2:
dubbio che non condividerei) 730 (tr2
232 (il tr2 di sicuro presente, anche
quasi, lo disponeva forse da solo su
daf successivo ia2) 237 (cr2 tr2), True

1. Sulle clausulae ed il loro uso abbiamo te


Varr. fr. 38 Fun.; Mar. Via. (immo Fest.
significativo, anche se pi diffuso, id. GLK
ralmente da Ruf. GLK VI p. 557, 13-18 (con
or. I 39, 24; Paui.-Fest. p. 49 L.
2. Cito i versi secondo il testo, la scansion
nell'edizione che apparir fra non molto
Letteratura (T. Maccius Plautus, Cantica,

cettabili testo e/o scansioni, eventualmente


che siano differenti da quelli citati in quest

3. La scansione di questo passo, metricament

ben leggibile in A, data una volta per t

und die hellenistische Lyrik, Abhandl. de


Philol.-hist. Klasse 1897, H. 7, p. 47 sg. (un
4. Il verso del True, e stato vanamente martoriato, con ritocchi colometnci

congetture ' normalizzanti ', in epoche passate e recenti (vedi per es.
Plauti Truculentus, ed. P.J. Enk, II, Lugduni Batavorum 1953, nel comtn.

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166 Cesare Questa,

meccanico rende non del tutto sicuro


- seguendo il testo tradito pi di qua

gioranza degli editori dal Weise in

(la colometria di irreprensibile) c


haec) e tr2 (exciderunt)s. True. 122 s
come tr* e cr1 - un'associazione ' sp
230 e Ps. 262 - anzich come tr2 e cr2
in siffatte unioni, dopo le forme cre
Bacco. 656) 6, e ne abbiamo riprova s
(Cas. 158 730, Ps. 922) sia dove ancor

806, Rud. 674 (cr3 tr2: difficilmente, p


224) 7.

Pi d'un editore, infine, scandisce Amph. 242 come cr2 (hoc ubi
Amphitruo erus) e tr2 (conspicatust), ma i Palatini (A manca) recano univocamente conspicatus est, che da un ottimo crc. Testo e
scansione da me preferiti trovano conforto nel v. 245, cr2 thy: al
pari di questo, cr2 ci* un verso troppo frequente in Plauto per
rifiutare la tradizione, e sia pure in un particolare quasi meramente
ortografico, n vale opporre che cr2 crc si presentano solo qui nel-

l'intero canticum di Sosia: lo stesso accade per cr2 thy del v. 245

e si dovrebbe dire per cr2 tr2.

ad /.): in A tutto in ordine, come vide Leo, Die piata. Cantica... , p. 18,

approvato da O. Skutsch, Prosodische und metr. Gesetze der Iambenkrzung,

Gttingen 1934, p. 12.


5. Seguo, cio, quanto gi proposto dallo Studemund, de canticis Plautini*,
diss. inaug., Halis 1864, pp. 19-20; per l'infrazione della norma di SpengelMeyer cfr. i casi ben noti di Amph. 221 Mos. 108 109 ecc. : chi vuole pu
sempre associarsi ad O. Skutsch, The first scene of Plautus* Epidicus ,

Class. Phil. 1937, p. 360 n. 1 nel commendare, accogliere nel testo,

nobiscum proposto da A. Spengel, Reformvorschlge zur Metrik der lyrischen

Versarten bei Plautus..., Berlin 1882, pp. 255, 383.


6. Dico questo anche tenendo conto della presenza del nome proprio
(Diniarchus) con tutte le possibilit d'eccezione ch'esso pu comportare:

ma si noti la fine di parola dopo il tr4\ * rafforzata ' dalla forte interpun-

zione interrogativa: se ci non avviene in Amph. 230, si ripete per in


Ps. 262 e in versi di struttura simile: Ps. 264 1269 (cr1 ith), Per. 251 279
(cr1 or0: nel secondo caso sinalefe tra le due parti del verso).
7. Strutturalmente identica a cr3 tr2 l'unione ba3 ia2 (Cas. 839 Ps. 1131
Rud. 205) spesso misconosciuta, al pari dell'altra, ma gi rivendicata altrove da chi scrive. Nell'ambito dei eretici non giudico sicuri, per varie
ragioni, i due casi di adon: Rud. 668 e Tri. 250; non mi fanno difficolt,
invece, ba1 ia2 in Poe. 253 Rud. 264, da avvicinarsi, come schema, a
Bacch. 1139 1140a (ba1 ba<0, il cui 'speculare' sembra Cas. 61 4 (bac ba');
ba1 bac (o cr ?) formano Poe. 258 (ba3 ia2 anche Ps. 1130 ?).

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Ditrocheo e dispondeo in Plauto 167


Dal tr2 conviene mantenere distinta un'altra clausula, al tr2 pur
vicinissima e nella sua natura ritmica e nell'uso che ne fa Plauto,
ad evitare per quanto possibile ambiguit terminologiche e, soprat-

tutto, falsi problemi prosodici: il dispondeo (sp2: - - - O).

Esso usato come clausula alla fine di tutta * aria della battaglia '

At\X Amphitruo (v. 247), dove la sua presenza pu avere anche un


valore stilistico di solenne 'accordo tenuto'. Non pi come vera
clausula, ma in associazioni del tutto omologhe a quelle in cui
apparso il tr2 troviamo usato il dispondeo in Mos. 739: i vv. 737739 di questa commedia vanno letti con gli ormai tradizionali, ovvi
ritocchi al testo, ma conservando la colometria di B8:
737 sed, Simo, ita nunc uentus nauem

738 des er uit. SI. quid est ? quo modo ? TR. pessimo.
739 si. quaene subdueta erat tuto in terram ?
__ w ww _ _ _ tr4

_ ww _ w _ - ^ - - v^ __ ci-c cr2

_ \j _ _ w - - - - - cr2 sp2

Parimenti troviamo ancora sp2 in Rud. 212 9:


aut uiam aut semitam monsiret, ita nunc

_w___w_ - _ ww __ cr2 sp2

e sp2 pu trovarsi anche poco dopo, al v. 216, se non

elisa una -s:

haec parentes mei haud scitis miseri

8.
Sulla
media

parti

'cantic

metria
quanto
*
ricos
Skutsch
9.

Non

Lindsay

poi
(p.
crede
c
forma
rm.
M
{Plautu
Ak.
de
dal
ser

tradizion

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168 Cesare Questa

Considerando invece elisa la -j, Ru

esempi di cr2 thy: in questo canticm

i vv. 203 209 215 senza incertezze

La nostra obseruatio ci permette dun


distinguere tr2 e sp2, l'uso che Plaut

trambi i versetti compaiono solo i


trambi daudunt ed entrambi entra

ith (tre sole volte e solo il tr2) con

ma non si dimentichino Bacch.

dall'idi, tr2 e sp2 sono distinti da d


possa qui assurgere a tratto distin
ricordando che pochi sono gii esem
sp2, dall'altro la stragrande prevalen
formati da cr2 / crc e qualunque altr
riprova * polare' la dieresi manca
Ma significativo che dove tr2 e s
sula sono sempre preceduti da dier
di tr2 e sp2 rispetto a crc, thy, e p

singolare comparire delle due da

commedie (Mostellaria e Rudens: g


p. 20 notava la vicinanza di Mos. 7
abbastanza complesso come Rttd. 2
e si presentino al lettore questi ve
con i singolari ia2, di cr2 e crc., tra

ture anche il tr2; va ricordato inf


dansula di sistema eretico, in Cap.

- ^ - ^ - (dunque il tipo di boni

daudere un sistema eretico di sette metra. Ma si deve fare un'altra

considerazione: se in composizione con i eretici tr2 e sp2 sono perfettamente scambiabili . con il thy, l'inverso non si da nella vera
funzione di dausula: invano cercheremmo il thy in casi come Ps.
1335b Cap. 835b Ampb. 237 e 247 ecc.10.
ir

10. Il thy andr interpretato come colon giambico trocaico (eventualmente,

eretico) a seconda del contesto (cfr. la mia Introduzione alla metrica di


Plauto, Bologna 1967, p. 178 sg.): nulla si ricava da Diom. GLK I p. 481,
32-33 e l'interpretazione giambica di Prise. GLK III p. 422, 19-21 sicuramente sbagliata se riferita al passo del True, da lui citato: si tratta del

pi banale dcrivazionismo scolastico, che nel caso specifico ha per il merito


di mostrarci come True. 120 e 121 fossero da tempo immemorabile considerati due versetti a s stanti, esattamente come ce li presenta il Palinsesto

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Ditrocheo e di spondeo in Plauto 169


Ho lasciato da parte Cis. 14 e 15, due versi difficili da scandire
quanto sicuri come testo ll. L'unica interpretazione accettabile
quella di Leo, il quale ha riconosciuto in ciascuno di essi (la colometria antica conservata da in modo eccellente) l2 tre metra
trocaici, dicasi un'esapodia, seguiti, con dieresi che ammette iato,
da cr2 e * conclusi ' (v. 16) da crc, che reca, n stupisce, unito al
v. 15. Il raffronto leonino con Aristoph. Lys. 625 sg.~646 sg. appare convincente e tuttavia io mi chiedo se - non trascurando la
singolare presenza di fine di parola dopo ogni dipodia trocaica,
che parrebbe voler evidenziare * esperimento ' metrico plautino 13
- l'interpretazione di Leo non sia da ritoccare lievemente, intendendo cio la sequenza come tr4 sp2 / tr2 cr2, che per il lettore
moderno, cui va resa talora pi esplicita la segnaletica inerente alla

colometria antica, potrebbe disporsi cos (B unisce 14 I4a, 15


15a 16):

14 quod Me dixit qui secundo vento uectus


14a est tranquillo mari,
15 uentum gaudeo... ecastor ad ted, ita hodie
15a hi e aeeeptae summ
16 su auibn s modi'.

ww v^ _ _ _ v_/ _ _ _____ tr* Sp2


_

cr2

crc

II
ritocco
a
Leo

for
credo
che
Plauto
non
tre
dipodie).
Abbiamo
seguiti
da
an2,
ma
un
Ambrosiano

da

mglich .

(e

Drexler,

anche

per

Einfhru

11. I Palatini hanno mare, mentre mari (accolto dagli editori) testimonia
Varr. LL V 72 (che cita il verso per altre ragioni); mari si sarebbe letto
nel passo plautino anche secondo Char pp. 76, 3-6 e 174, 11-13 ., i cui

codici hanno per mare. Nessuno riterr vera correzione ted per te al v. 15.

12. famosa la dimostrazione di Leo (Die plaut. Cantica..., p. 6) che


Varrone leggeva un Plauto la cui colometria, nei primi 10 versi della
Cistellaria (e altrove), quella ancora conservata in B.
13. Plauto, infatti, ha usato solo qui questa particolare combinazione di

metri. Nulla, ovviamente, in Aristofane delle cadenzate incisioni plautine, da

avvicinare ad un famoso schema del tr7 (scis amoremt scis laborem...)\


niente da eccepire, nel v. 15, alla sinalefe gaude(o) ecastor e al caratteristico prepositivo (ad) innanzi all'ipotizzabile incisione principale.

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Cesare

Questa

grave errore M : dopo il quaternario


osservata, al punto che an4 an2 parr

quella an4 cr sul versus Reizian


par dubbio che sia il cr in quanto
duto da dieresi)15. Come ci sia, o

guadagniamo la presenza di un altro


consueto contesto metrico. Che nel

vrapponibile

solo

qui

al

sopra

thy

mi

abbiamo

pare

visto

poco
il

lim

e thy: il contesto, mi sembra, aut


munque, l'ombra del possibile thy
tricista vero, d'altra parte, sa ben
solo il testo e i valori ritmici in e

grazia

sono accidenti.

del

tormento

aspro

lene

14. E ci anche se la tradizione colometrica antica sembra appunto prediligere la presentazione di an4 e an2 su una sola linea (ma ci sono eccezioni;
un caso a s sono Per. 766-802, dove la chiarezza impone all'editore moderno criteri particolari: A purtroppo manca).
15. Ma si presenta a questo punto un problema difficilissimo, e forse per
noi irresolvibile : posto che il versus Reizianus davvero un'unit metricoritmica (basterebbe pensare alle caratteristiche che il ia4 ha solo in questo
caso: cir. Questa, Introduzione..., p. 250), pu dirsi lo stesso di forme che,
salvo il buon gusto, si vorrebbero dire ' reizianoidi ' ? Per an4 e an2 io
penserei a unione meramente editoriale, * tipografica ' (i due versetti sono
dello stesso metro), mentre pi inquieto mi rendono an4 cr e associazioni
affini: l'editore sar dunque prudentissimo e seguir, nell'incertezza, la
tradizione manoscritta anche se questa non si mpre coerente con se stessa
(ma vedi anche sopra, n. 14). In Plauto, non si dimentichi, tr2 e

sp2, dove vere clausulae, sono sempre presentati uniti a quanto li

precede, da cui peraltro li distingue sempre fine assoluta di parola :


gli esempi sono tuttavia pochissimi ed A ci soccorre solo per Ps. 1335b.

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