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Lezione 12

Lignoranza e lerrore di diritto (cann. 1096 e 1099)


(versione provvisoria ad uso degli studenti)
P.J. Viladrich (epigrafe A) - H. Franceschi (epigrafe B)

A. Il contenuto minimo della conoscenza per il consenso matrimoniale


valido (can. 1096)1
1. I casi inclusi nella norma
Il legislatore determina, nel 1 del canone, il contenuto minimo della
conoscenza sulla natura dellistituzione matrimoniale che il contraente deve
possedere perch possa prestare il consenso. Come abbiamo gi ripetuto in
commenti precedenti, lefficienza del consenso sta nella sua natura di atto
volontario. Ma la volont, in quanto tale, cieca e ha bisogno del concorso
previo dellintelletto, che la facolt capace di apportare quella conoscenza,
almeno minima, sulla natura del matrimonio, senza la quale la volont non
potrebbe determinarsi in senso coniugale, mancandole limprescindibile
percezione del suo oggetto. Di conseguenza, nel 1 di questo canone si
riconosce lintervento dellintelletto nella struttura del consenso, consistente
nellapporto del presupposto conoscitivo necessario alla volontariet dellatto di
contrarre matrimonio, seguendo il principio classico secondo il quale nihil
volitum quin praecognitum. Ci significa che, mancando questa minima
conoscenza del matrimonio, pi che un vizio o unanomalia, si genera in realt
limpossibilit stessa dellesistenza del consenso, a causa dellassenza completa
del suo oggetto matrimoniale. Questo il concreto significato del tenore
letterale del canone: perch possa esserci consenso matrimoniale, necessario
che i contraenti non ignorino ....
Questa impossibilit del consenso, a causa della completa mancanza
delloggetto matrimoniale, pu essere originata da ignoranza o da un errore
sostanziale di diritto o di fatto. Lignoranza e lerrore sostanziale di diritto sono
contemplati nel 1 di questo canone, mentre lerrore sostanziale di fatto
(lerrore sulla persona) disciplinato propriamente nel 1 del canone 1097.

can. 1096. 1. Ut consensus matrimonialis haberi possit, necesse est ut contrahentes


saltem non ignorent matrimonium esse consortium permanens inter virum et mulierem
ordinatum ad prolem, cooperatione aliqua sexuali, procreandam. 2. Haec ignorantia post
pubertatem non praesumitur.
can. 1096. 1. Perch possa esserci il consenso matrimoniale, necessario che i contraenti almeno
non ignorino che il matrimonio la comunit permanente tra luomo e la donna, ordinato alla
procreazione della prole mediante una qualche cooperazione sessuale. 2. Tale ignoranza non si presume
dopo la pubert.
FONTI:

1: c. 1082 1 CIC 17
2: c. 1082 2 CIC 17

COLLEGATI:

cc. 126, 1055, 1057, 1083, 1095, 1099, 1101.

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Ignoranza ed errore, in quanto anomalie della funzione conoscitiva
dellintelletto, sono diverse, sebbene coincidano nei loro effetti invalidanti.
Lignoranza linesistenza assoluta di conoscenza o la mancanza del minimo
necessario perch la volontariet del consenso abbia un oggetto. Il contraente
ignorante pu essere consapevole della sua ignoranza o arrivare ad esserlo.
Lerrore, viceversa, presuppone un contenuto conoscitivo che, tuttavia, un
falso giudizio o una inesatta valutazione del matrimonio. Quando questo
contenuto conoscitivo cos falso che lerrore include la conoscenza minima del
matrimonio, allora manca anche in modo assoluto loggetto matrimoniale ed
impossibile lesistenza stessa del consenso. Colui che erra, a differenza di colui
che ignora, non cosciente del suo errore, perch convinto di essere nel
giusto.
Nonostante queste differenze, la dottrina canonica crede che lignoranza e
lerrore sostanziale di diritto coincidano nei loro effetti pratici. La ragione la
seguente: colui che ignora la natura del matrimonio, o rimane privo di qualsiasi
conoscenza oppure finisce col riempire questa lacuna con un errore sostanziale.
In entrambi i casi, manca il presupposto conoscitivo del consenso e questo non
pu esistere. A sua volta, colui che erra sostanzialmente, ha alla base
unignoranza essenziale del matrimonio e, agli effetti pratici, carente anche,
come lignorante, del presupposto conoscitivo imprescindibile per lesistenza
del consenso. Di conseguenza bisogna intendere che il canone 1096, bench il suo
tenore letterale sembra limitarsi alla sola menzione dellignoranza, in realt comprende
anche lerrore sostanziale di diritto.
2. Definizione
conoscenza

del

contenuto

matrimoniale

minimo

della

Il punto nevralgico del canone sta nella definizione del contenuto


matrimoniale minimo che lintelletto del contraente deve conoscere. Per una sua
corretta interpretazione, molto importante considerare che lintelletto , nel suo
apporto conoscitivo, lobiettivo del legislatore. Il suo proposito definire il pi
esattamente possibile questo apporto conoscitivo minimo dellintelletto, in
quanto opera come presupposto per lesistenza del consenso. Ma il legislatore
non si propone in questo canone di definire il matrimonio, come oggetto
dellatto di volont. In questo senso, non esiste collisione alcuna fra la definizione
del matrimonio del canone 1055, la definizione delloggetto del consenso come atto di
volont, contenuta nel 2 del canone 1057, e il minimo conoscitivo che richiede questo
canone 1096. Come abbiamo visto, c una certa indipendenza della volont
rispetto allintelletto e un modo diverso da parte dellintelletto e da parte della
volont di considerare uno stesso oggetto: mentre latto dellintelletto non pu
apprendere la cosa in s ma sotto forma di concetto, il quale, bench veritiero,
sempre incompleto rispetto alla cosa in s, mediante la volont, invece, il
soggetto pu coinvolgersi interamente nella padronanza e responsabilit della
sua azione. Il canone 1096 non pretende di dare una definizione del
matrimonio, come oggetto di quellatto di volont dei contraenti che ha il potere
di trasformarli, perfettamente e totalmente, in sposi. Il citato canone, dato che
per questo consenso, di efficienza piena e perfetta, necessaria solo, e
imprescindibile, una certa dose di conoscenza vera, quello che si propone
definirci questo nucleo minimo, in quanto atto e apporto proprio dellintelletto.
Si comprende cos, senza particolare difficolt, che sufficiente un minimo di
conoscenza, che questo minimo non sia confuso con quello contenuto nei
canoni 1055 e 1057, e che non esiste contraddizione alcuna fra le definizioni di
tutti questi canoni.

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importante aggiungere, contrariamente a quanto molte volte si afferma,
che conoscenza minima non significa in alcun modo conoscenza confusa,
vaga, oscura e indefinibile, dal momento che spesso queste sono le
caratteristiche con le quali si manifestano lignoranza o lerrore sostanziale di
diritto. In primo luogo, la tradizionale espressione del 1 del canone
necessario che i contraenti non ignorino almeno ... allude, con questo minimo,
ad una conoscenza che non di tipo discorsivo e concettuale, n tantomeno
tecnico, che non possiamo confondere con la qualit culturale, linguistica o
sintattica del suo modo di manifestazione. Insomma, il contraente deve
possedere questa minima conoscenza, bench non sappia esprimersi con i
termini con cui lo stesso canone la definisce. Il miglior modo di accertare
lesistenza di questo tipo di conoscenza basilare non tanto mediante le parole
che dice, quanto attraverso le opere che il soggetto compie prima, durante e
dopo il matrimonio. Sotto questottica, in secondo luogo, detta conoscenza
consiste nel possesso minimo, ma lucido e preciso, del nucleo sostanziale del
matrimonio. Trattandosi di un nucleo, detta conoscenza perfettibile, durante
la vita matrimoniale, fino a raggiungere livelli di conoscenza necessari ad un
buon andamento della convivenza coniugale, ma per il fatto di essere
sostanziale detto nucleo permette lesistenza iniziale (che la validit) del
vincolo. Questo nucleo il minimo tanto per lignoranza quanto per lerrore
sostanziale di diritto.
Il legislatore, di conseguenza, vuol dire che, per la stretta validit o per
lesistenza del consenso sufficiente che i contraenti non ignorino che il
matrimonio : a) un consorzio, ossia quel tipo di unione che implica una coappartenenza fra gli sposi prendo moglie, questa mia moglie, prendo marito,
questo mio marito e un condividere la vita come destino o sorte comune; b)
permanente, che ha una stabilit in se stessa duratura, della quale sono carenti
quei rapporti meramente sporadici, casuali o transitori, senza che sia necessaria
la stretta conoscenza della indissolubilit; c) fra uomo e donna, ossia che
lunione coniugale si stabilisce solo fra persone di sesso diverso; d) ordinata alla
procreazione dei figli; che tipico di questa unione la sua predisposizione al
concepimento e alleducazione dei figli; e) mediante una certa cooperazione
sessuale, espressione che innova e precisa, in relazione al can. 1082, 1 del CIC
17, la dibattuta questione circa il grado di conoscenza del concepimento:
lattuale disciplina indica che sufficiente che i contraenti conoscano che, ai fini
della procreazione, necessario un concorso o un uso in comune degli organi
genitali di entrambi, senza che vi sia una conoscenza dettagliata della copula.
Lignoranza o lerrore sostantivo su uno solo degli elementi che compongono
loggetto matrimoniale minimo provoca limpossibilit del consenso e, perci, la
nullit del matrimonio.
3. Presunzione di esistenza del minimo conoscitivo dopo la pubert
Infine, il 2 di questo canone, stabilisce la presunzione secondo la quale
questo nucleo sostanziale di conoscenza riguardo il matrimonio si possiede a
partire dalla pubert, sebbene questa presunzione sia iuris tantum e, per questo,
ammette la prova contraria. Con questa presunzione, il legislatore conferma la
natura di questa conoscenza minima: si tratta di quella conoscenza che, per
natura, ciascun soggetto tende ad acquisire su se stesso nel momento in cui
diventa capace di procreare. Trattandosi di una presunzione iuris tantum il
legislatore accetta che certi contesti biografici possano aver impedito o
deformato questa connaturale conoscenza del soggetto sulla sostanza del
matrimonio, ma stabilisce lonere della prova su colui che pubere, ossia

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sulluomo o la donna che abbiano gi maturato la capacit del loro corpo di
procreare.
B. Lerrore di diritto circa le propriet essenziali e circa la dignit
sacramentale (c. 1099 CIC) 2
1. Alcune idee guida
Lerrore semplice sulle propriet essenziali o sulla dignit sacramentale
non rende nullo il consenso matrimoniale: perch? Perch quello determinante
loggetto dellatto di volont nel quale consiste il consenso matrimoniale.
Nei casi di errore semplice circa questi elementi, la volont pu,
ciononostante, aderire ad una nozione vera di matrimonio, perch lerrore resta
nellambito dellintelletto teorico o speculativo: la persona non le sue idee, ma
i suoi atti.
Ma le idee possono essere soltanto questo, idee, o possono essere anche
motivazioni dellagire, proposte concrete che lintelletto presenta alla volont
perch questa decida.
Perci, le idee possono in diversa misura influenzare la decisione
volontaria, arrivando, in alcuni casi, a determinarla necessariamente,
modificandone loggetto vero della decisione.
Per capire questo, si devono ricordare alcune nozioni:
a) Distinzione tra intelletto speculativo e intelletto pratico
b) Distinzione tra idee, motivazioni e decisione.
La distinzione tra errore teorico, che resta nellintelletto; errore motivo,
che influisce sulla volont ma non si identifica con essa n la determina; ed
errore determinante.
Lerrore determinante la volont sarebbe quello che, essendo
concomitante al consenso, cio allatto di volont, determina (modifica) il suo
oggetto, rendendolo incompatibile con la vera nozione di matrimonio. Questo

can 1099. Error circa matrimonii unitatem vel indissolubilitatem aut sacramentalem
dignitatem, dummodo non determinet vel voluntatem, non vitiat consensum matrimonialem.
can. 1099. Lerrore circa lunit o lindissolubilit o la dignit sacramentale del matrimonio non
vizia il consenso matrimoniale, purch non determini la volont.
FONTI: c. 1084 CIC 17; SRR Decisio coram Felici, 13 iul. 1954; SRR Decisio coram Felici, 17
dec. 1957; SRR Decisio coram Filipiak, 23 mar. 1956; SRR Decisio coram Sabattani, 12 nov. 1964;
SRR Decisio coram Ewers, 24 feb. 1968; SRR Decisio coram Ewers, 16 maii 1968; SRR Decisio
coram Ann, 11 mar. 1975.
COLLEGATI: cc. 126, 1055, 1056, 1057, 1095, 1096, 1101, 1102.

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possibile quando lintelletto pratico propone alla volont ununica nozione di
matrimonio, che lunica in cui si crede, che non confacente con la verit del
matrimonio.
La prova dellerrore determinante: lerror pervicax, che si prova non
dalle idee della persona, ma dal suo vissuto prima e dopo il matrimonio, dai
fatti concreti che provano che questa era la nozione pratica del matrimonio,
applicata alla propria vita, che cera nella persona.
Il problema dellerrore sulla dignit sacramentale del matrimonio e la
mancanza di fede (leggere FC 68, discorso alla Rota 2000 e 2003). Una cosa la
mancanza di fede e unaltra lerrore determinante sulla dignit sacramentale.
Nella giurisprudenza rotale c stata una evoluzione che ha portato alla
considerazione dellerrore che determina la volont come capo autonomo
dallesclusione.
2. Lerror determinans nel libro Error determinans voluntatem (can. 1099),
Libreria Editrice Vaticana, Citt del Vaticano 1995.
Il canone 1099 CIC regola il cosiddetto errore di diritto circa le propriet
essenziali e la dignit sacramentale del matrimonio. A senso contrario, ribadisce
la dottrina, in questo canone viene stabilito anche lerrore che determina la
volont. Nel canone troviamo un principio generale: lerrore circa le propriet
essenziali o circa la dignit sacramentale non intacca la validit del consenso
matrimoniale. Per, si potrebbe scorgere dalla redazione del canone
uneccezione a questo principio: nella misura in cui lerrore determini la volont
potrebbe, allora, rendere nullo il consenso. Sarebbe proprio questa lipotesi
definita come error determinans voluntatem.
Per cogliere bene il senso della norma, bisogna ricordare che il consenso
matrimoniale un atto volontario che coinvolge tutto luomo nelle sue facolt.
Soltanto nei casi in cui la volont fosse stata determinata dallerrore circa lunit
o lindissolubilit o la dignit sacramentale, ci troveremmo dinanzi ad un
consenso invalido, in quanto lo stesso atto del consentire sarebbe stato svuotato
del suo contenuto a causa dellerrore determinante.
Per, un compito assai difficile determinare lincidenza dellerrore nel
concreto consenso matrimoniale. Cosa significa error determinans? Quando e
perch lerrore circa dette propriet rende nullo il consenso? Come fare a
stabilire con sufficiente chiarezza le diverse fattispecie nel caso concreto?
Queste ed altre domande sono state poste dalla dottrina e dalla giurisprudenza
gi prima del Codice dell83.
Faremo alcune considerazioni al riguardo, prendendo spunto dal libro
Error determinans voluntatem (can. 1099), Libreria Editrice Vaticana, Citt del
Vaticano 1995. Questopera contiene tre interessanti saggi Z. Grocholewski,
P.A. Bonnet e A. Stankiewicz che cercano di dar risposta ai quesiti sollevati
dalla fattispecie in questione. Vengono anche pubblicate alcune interessanti
sentenze della Rota Romana che riguardano lerrore di diritto circa le propriet
essenziali o la dignit sacramentale: due c. Felice (13 luglio 1954 e 17 dicembre

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1957), una c. Ewers (18 maggio 1968), una c. Ann (11 marzo 1975), una c.
Pompedda (21 aprile 1986), due c. Stankiewicz (26 giugno 1987 e 25 aprile 1991)
ed una c. Corso (30 maggio 1990).
Nel primo articolo, di Z. Grocholewski, da sottolineare una prima
constatazione di fatto con cui inizia il suo studio: lerrore sullindissolubilit
da sempre molto comune, anche tra i cattolici, nellodierna societ divorzista.
Sarebbe perci contrario al buon senso la pretesa di nullit dei matrimoni in
questa situazione. Da l che il vigente canone 1099 sia un canone veramente
radicato nella tradizione della Chiesa, che sempre ha ritenuto validi i matrimoni
dei non cristiani finch non venga provato il contrario.
Nella considerazione del vecchio principio della scolastica: nihil volitum
quin praecognitum, fa una chiara distinzione tra il volitum in se ed il volitum in
alio. Nellesperienza di ogni giorno, vediamo che luomo fa delle vere scelte
senza conoscere tutto quello che implicano: vuole qualcosa esplicitamente, ma
vorr anche quelle realt che sono inseparabili da quel bene scelto. Questa
caratteristica della scelta va applicata anche alla scelta matrimoniale per quanto
riguarda le propriet essenziali del matrimonio (pp. 11-13). Distingue poi i
diversi gradi di intensit dellerrore di diritto: lerrore semplicemente
intellettuale che non influisce sulle concrete scelte volitive; lerrore intellettuale
che, per, in qualche modo modifica latteggiamento della volont, che
potrebbe arrivare allerrore pervicace, che porterebbe allesclusione o alla
determinazione della volont, che causa del matrimonio o causa della
esclusione, ma non ancora un errore che in s stesso determini la volont; ed un
terzo livello che sarebbe lerrore che in s stesso determina la volont. Sarebbe
questo lerrore determinans come capo autonomo di nullit (pp. 13-15). Per,
afferma lautore, bisogna stare attenti: parte della giurisprudenza sembrerebbe
voler dire che ci sono degli errori cos radicati nelle persone che si presume che
il loro consenso, a meno che ci sia una causa che faccia s che cambino, sarebbe
nullo. Contro questa impostazione reagisce, affermando che non si pu
invertire lonere della prova. A nostro avviso, c un elemento che va ricordato:
linclinazione naturale al matrimonio, che non si trova soltanto nellambito
degli istinti, ma anche e soprattutto nei livelli pi specificamente umani della
scelta matrimoniale, cio, nellintelletto e nella volont, i quali hanno
uninclinazione alla verit e al bene, alla verit del matrimonio, e ai beni del
matrimonio.
Riguardo allerrore circa la dignit sacramentale lautore ricorda che gi
prima del Codice dell83 affermava la possibilit dellesclusione della dignit
sacramentale come capo autonomo di nullit. Per, ribadisce e in questo
siamo totalmente daccordo, che veramente difficile un errore circa la
dignit sacramentale che determini la volont: chi crede perch mai dovrebbe
respingere la grazia?; e viceversa, perch una realt che non avrebbe nessuna
conseguenza pratica dovrebbe determinare la volont di chi non crede? Daltra
parte, prendendo spunto dalla Familiaris Consortio 68, ricorda la specificit del
sacramento del matrimonio, dalla quale scaturisce la necessit di un
trattamento a s dei requisiti dei ministri. La mancanza di fede non dovrebbe
essere allegata come una causa di nullit del consenso matrimoniale tra
battezzati. E conclude con queste parole: se i due battezzati vogliono il
matrimonio che gi esiste nelleconomia della creazione e lo celebrano
validamente, esso, per la volont di Cristo, diventa sacramentale. sufficiente,
quindi, che essi vogliano positivamente e consapevolmente detta realt

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naturale, e non necessario per la validit del matrimonio che vogliano
consapevolmente la sacramentalit (p. 21). Questa affermazione viene
confermata da Giovanni Paolo II nel suo Discorso alla Rota Romana del 2003,
nel quale dice: Questa verit non deve essere dimenticata al momento di
delimitare l'esclusione della sacramentalit (cfr can. 1101 2) e l'errore
determinante circa la dignit sacramentale (cfr can. 1099) come eventuali capi di
nullit. Per le due figure decisivo tener presente che un atteggiamento dei
nubendi che non tenga conto della dimensione soprannaturale nel matrimonio,
pu renderlo nullo solo se ne intacca la validit sul piano naturale nel quale
posto lo stesso segno sacramentale. La Chiesa cattolica ha sempre riconosciuto i
matrimoni tra i non battezzati, che diventano sacramento cristiano mediante il
Battesimo dei coniugi, e non ha dubbi sulla validit del matrimonio di un
cattolico con una persona non battezzata se si celebra con la dovuta dispensa
(n. 8).
Il secondo articolo, di Piero Antonio Bonnet, cerca di spiegare il perch
della norma prendendo spunto dalle nozioni filosofiche di essenza e propriet
essenziali, conoscenza umana, ecc. Stabilisce delle premesse per la retta
interpretazione della norma, che sarebbero queste: la distinzione tra essenza e
propriet essenziali, come realt diverse da quella ma inseparabilmente unite;
la natura e la necessit della conoscenza negli atti umani, ribadendo che per
agire necessario che lintelletto presenti un contenuto alla volont; la
distinzione tra conoscenza sintetica e conoscenza analitica, essendo sufficiente
la prima perch si possa parlare di atto umano con un contenuto e una
dimensione di libert sufficienti. Questi elementi, sostiene, aiutano a
determinare il nodo ermeneutico di questo canone e di quelli dellignoranza
sullessenza e dellesclusione. Per una retta interpretazione bisogna non
confondere essenza e propriet essenziali, conoscenza e volont: si pu non
conoscere o errare sulle propriet essenziali senza conseguenze circa la validit
del consenso, ma non si possono non volere. In tutto questo ci sembra si debba
tener conto della conoscenza per connaturalit negli ambiti in cui in gioco
tutta la persona in quanto tale, nello sviluppo delle proprie tendenze naturali.
Parlando poi dellerrore irrilevante, ricorda quanto detto sulla distinzione
tra lessenza e le propriet essenziali: chi vuole lessenza, vuole anche quello
che essa implica. Poi, fa la stessa constatazione sociologica: ci sono, tra i non
credenti e i non battezzati, tanti che errano circa questi elementi e circa la
sacramentalit, e tuttavia la Chiesa non ha mai disconosciuto la validit di
questi matrimoni. Fa anche una distinzione tra errore antecedente ed errore
concomitante, con un accenno allerrore dans causam contractui, che neppure
renderebbe nullo il consenso, dato che i motivi sono diversi dalla decisione,
dallatto di consenso. Quando parla delle propriet essenziali afferma che si
dovrebbero considerare tali anche lordinatio ad prolem e lordinatio ad bonum
coniugum (pp. 29-30 e 42). Per, pensiamo che se ci teniamo alle definizioni di
San Tommaso a cui fa riferimento lautore, queste realt si trovano pi tra la
natura del matrimonio che tra le propriet essenziali. La natura, afferma
Tommaso, lessenza in quanto principio di operazioni. Errare, quindi, circa
lordinazione alla prole o al bene dei coniugi sarebbe errare sullessenza, non
circa una propriet essenziale.
Parlando dellerrore che determina la volont, afferma che in codesta
situazione lerrore modifica loggetto della volont, in quanto si vorrebbe una
qualche realt diversa dal matrimonio. Lerrore non rimarrebbe nellintelletto,

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ma informerebbe la volont. Non che vi sia unesclusione, ma lerrore
radicatus renderebbe impossibile volere lessenza del matrimonio, in quanto le
propriet essenziali o la sacramentalit, bench diverse dallessenza, sono da
essa inseparabili. Sarebbe, sostiene, una situazione del tutto eccezionale, in
quanto ci troviamo dinanzi ad una conoscenza errata ma certa.
Alla fine, fa una difesa dellautonomia della fattispecie. Lerrore che
determina la volont va distinto dalla simulazione, nella quale ci sono due
volont: luna simulata e laltra dissimulata, e c una consapevolezza che
manca nellerrore determinante. In questo senso, conviene ricordare quanto
detto in altra sede sul significato del positivo atto di volont dellesclusione,
che non implica un doppio atto interno di volont, ma una volont del segno
nuziale insieme a una volont interna non matrimoniale. Va distinto anche
dalla condizione, in cui il dubbio, che manca nellerrore, lelemento che la
contraddistingue. Poi, se si fa un paragone con il canone 126, troveremmo
lerrore determinante non nellerrore che versa su una condizione, ma
nellerrore qui versetur circa id quod substantiam actus constituit.
Conclude affermando che il vigente canone 1099 esprime meglio la realt
del diritto divino. Corrisponder alla dottrina e alla giurisprudenza darne una
retta interpretazione.
Lintervento di A. Stankiewicz viene incentrato sullevoluzione normativa
e giurisprudenziale, occupandosi specialmente dellautonomia della fattispecie
e del senso della nuova clausola dummodo non determinet voluntatem.
Anche lui inizia con una constatazione: errare humanum est. La dottrina
canonica faceva la distinzione tra lerrore motivo o errore vizio e lerrore
ostativo. Lirrilevanza del primo nei riguardi della validit del matrimonio si
situava nella presunzione di una volont generale: chi si vuole sposare, di solito
vuole quello che il matrimonio. Per dicono, era conveniente stabilire
lirrilevanza dellerrore di diritto, anche se causa del matrimonio.
La dottrina e la giurisprudenza anteriori al CIC 83 non condividevano
questa distinzione, e neanche quella della pandettistica tra lerrore proprio e
lerrore improprio. Faceva, invece, la distinzione tra errore circa la sostanza ed
errore circa le propriet essenziali o la dignit sacramentale. Questi ultimi erano
ritenuti irrilevanti in s stessi, tranne nei casi in cui fossero causa remota della
simulazione. In conclusione, la dottrina e la giurisprudenza anteriori non
davano autonomia allerrore che non riguardasse la sostanza. Esso, infatti,
veniva sempre unito alla volont condizionante contro la sostanza del
matrimonio o alla simulazione parziale.
Contro questa sistematica, il nuovo canone 1099 ritiene Stankiewicz
ha stabilito lautonomia dellerror determinans: si operato un passaggio da
unautonomia di mera qualificazione giuridica (can. 1084 CIC 17) allautonoma
efficacia giuridica dellerrore che determina la volont (can. 1099 CIC 83).
Lopinione oggi pi diffusa sarebbe quella dellautonomia della fattispecie, che
non si dovrebbe ricondurre alla condicio sine qua non del canone 126, n alla
simulazione di cui al canone 1101 2.

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Lelemento che determinerebbe lautonomia della fattispecie la clausola
aggiunta al canone dummodo non determinet voluntatem. vero che il canone
dice direttamente che lerrore circa lunit o lindissolubilit o la dignit
sacramentale del matrimonio non vizia il consenso, purch non determini la
volont; per, con largomento a contrario, si pu affermare che nel canone
viene stabilita la rilevanza dellerrore che determina la volont (pp. 80-81).
Affermata lautonomia della fattispecie, lautore cerca di determinare la
rilevanza del fattore volitivo nellerrore determinante la volont. Questo
presenta diverse difficolt, sia dal punto di vista sostantivo, sia dal punto di
vista processuale, cio, della prova della fattispecie. Un primo problema il
senso del termine determinans. Qualunque sia linterpretazione, non si pu fare
a meno dellelemento volitivo. Perci, lerrore determinans va distinto dallerrore
causam dans contractui, in quanto dobbiamo distinguere tra i motivi e la
decisione (cfr. p. 83).
Finisce ribadendo lautonomia della fattispecie nei riguardi
dellesclusione, nella quale c lelemento della consapevolezza, che manca
nellerrore determinante. Per, afferma, si richiede latto positivo di volont
anche nella detta fattispecie. In verit, ci sembra assai difficile fare la distinzione
tra le due fattispecie nel caso concreto. Tuttavia, dal punto di vista processuale,
lautore sostiene che la fattispecie sarebbe riconoscibile nel cosiddetto errore
pervicace (cfr. p. 85).
Dalla lettura dei diversi articoli possiamo trarne alcune considerazioni. In
primo luogo, a nostro avviso, c un elemento essenziale per ladeguata
comprensione della fattispecie: il rapporto tra intelletto e volont. Questo
stato uno degli argomenti pi discussi nella filosofia della conoscenza. Bisogna
evitare gli estremi atteggiamenti intellettualistici o volontaristici. Pu
veramente lintelletto determinare la volont? Dobbiamo evitare il
determinismo razionalista. la volont una facolt assolutamente
indeterminata, libera dai contenuti presentatigli dallintelletto? Anche qui,
bisogna evitare una nozione di volont e di libert di tipo volontaristico,
come quella che intende la libert come assoluta indeterminazione nellagire.
Perci, soltanto con unadeguata comprensione del rapporto tra queste due
facolt sar possibile dare una risposta conforme a verit ai quesiti posti dalla
fattispecie in questione.
Un altro elemento di cui tener conto sarebbe la natura della volont:
pensiamo che la distinzione fatta da San Tommaso tra voluntas ut natura e
voluntas ut ratio volont come inclinazione e volont come decisione
potrebbe giovare ad una chiarificazione dei problemi analizzati e a capire
perch lerrore circa le propriet essenziali o la sacramentalit, in linea di
massima, non intacca la decisione volontaria che il consenso: la volont non
una facolt in stato puro il cui contenuto viene stabilito dallintelletto, ma ha le
sue inclinazioni naturali al bene e, specificamente nella decisione matrimoniale,
ai beni del matrimonio. Lo stesso si dovrebbe dire dellintelletto, che ha le sue
inclinazioni alla verit. Come si vede, la nozione di agire umano e di libert
essenziale per una retta interpretazione della fattispecie di cui al canone 1099.
Pensiamo che lEnciclica Veritatis Splendor di Giovanni Paolo II dia risposta a
molti dei quesiti qui proposti.

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Unultima considerazione nasce dallipotizzare che una simile fattispecie
si presenti nella pratica. Ci sembra infatti di trovarci di fronte ad unipotesi
troppo chimicamente pura. possibile errare fino al punto che questo errore
determini la volont e che di esso non vi sia consapevolezza, tenendo anche
conto della inclinatio naturae al matrimonio? Se questo possibile nei casi in cui i
contraenti non conoscono la dottrina della Chiesa nei riguardi del matrimonio e
della famiglia, ci sembra veramente difficile che due cattolici che si sposano in
Chiesa e che ne conoscano la dottrina, possano dar luogo alla fattispecie a s.
Forse lerrore, se molto radicato, porter allora allesclusione o alla
condizione. A nostro avviso, quasi impossibile che rimanga entro la fattispecie
del canone 1099. Perci, pensiamo che la fattispecie, che nella teoria avrebbe la
sua autonomia, nella pratica sar difficile da individuare come categoria
indipendente. Pensiamo, comunque, che molto difficoltoso distinguere le
diverse fattispecie nel caso concreto. Il giudice dovr tener conto non soltanto
della norma scritta, ma anche di quella retta antropologia di cui in non poche
occasioni ha parlato il Romano Pontefice.
3. Lerror determinans (c. 1099) in alcune sentenze rotali
Presentiamo una tabella nella quale si propone il modo in cui stato
considerato lerrore circa le propriet essenziali in alcune sentenze della Rota
Romana, nella quale si pu vedere come lerrore sia stato messo in
collegamento con lesclusione, rendendo questo difficile la comprensione
dellerror determinans come capo autonomo, diverso dallerrore circa le propriet
essenziali come causa remota della volont simulatoria.

Ponente
c. Felici

Data
13.7.54

c. Felici

17.12.57

c. Ewers

18.5.68

c. Ann

11.3.75

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Decisione
Error radicatus come causa della esclusione: fides et
Affermativa
sacramentum
(simulazione)
Lerrore indifferente, ma potrebbe attrarre la volont e Negativa
determinarla: quello va provato
Chiara distinzione tra essenza (1082 CIC 17) e
propriet essenziali (1084 CIC 17). Distinzione tra errore
semplice ed errore che entra nella volont e fa s che si
voglia un matrimonio dissolubile. In questa causa non
c una completa autonomia tra lerrore determinante e
lesclusione
C un po di confusione tra lincapacit e la esclusione.
Si intravede qualcosa del error radicatus come causa
della simulazione

Affermativa
(simulazione)

Affermativa
(discretio iudicii)

11
Ponente
c. Pompedda

Data
21.4.86

c. Stankiewicz

26.VI.87

c. Corso

30.5.90

c. Stankiewicz

25.4.91

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Sane lex positiva clarissimis verbis decernit non
sufficere merum errorem (cfr. c. 1099) ad inducendam
nullitatem matrimonii, sed requiri actum positivum
voluntatis.
tre significati dellerrore:
-error simplex (intellectus),
-error dans causam contractui (in motivis),
-error determinans (determinat obiectum).
significati dellerrore determinante:
1. errore come causa remota dellesclusione. La
simulazione un fatto e va provata (non si presume)
2. Errore che determina la volont: si contrahens actu
reflexo, diversis sub impulsionibus seu circumnstantiis
concretis, statuit et suo concreto matrimonio applicare
errorem idest contrahere iuxta illum.
triplex figura erroris circa indissolubili.:
- error simplex seu speculativus.
- error practicus seu voluntat. determinant.
- error uti causa proportionata excludendae
indissolubilitatis.
Circa errorem determinantem dicit: est error in iudicio
practico-practico, essentialiter mutat obiectum actus
voluntatis, est certitudo in errante, est essentialiter
diversus exclusioni.
Un errore radicato pu condurre alla determinazione
della volont se c la certezza sullargomento, o pu
condurre allesclusione se si sa che il matrimonio non
quello che si vuole. Tanto luno quanto laltro vanno
provati.
citat Sabattani: stante errore ita radicescenti et proinde
invincibili, intellectus non subministrat voluntati nisi
illam speciem coniugii solubilis in quam voluntas
consentit (1964).
Nec desunt decisiones, quae practice aequiparant
pervicacem morem cum positivo voluntatis actum
Non si richiede un grado di fede per poter celebrare il
matrimonio: sufficiente la retta intenzione.
Il problema degli atei militanti che rifiutano qualsiasi
ruolo della Chiesa nel matrimonio.
Lerrore speculativo non vizia il consenso: si pu essere
divorzista ma non applicare quella mentalit al proprio
matrimonio, e questo si presume (vid. Discorso Rota
2001).
Error determinans: sub ratione apparentis veri
determinat obiectum voluntatis internae ut haec sub
ratione boni appatentis illud acceptet.
La giurisprudenza circa il 1099 oscilla tra la autonomia
e la dipendenza dallesclusione.
La distinzione essenziale il doppio atto positivo di
volont che c nellesclusione. Nellerror determinans
c anche un atto positivo, ma non diverso dallatto di
consenso: voglio positivamente un matrimonio solubile,
come sono certo il mio.
Sono due capi di nullit incompatibili, ma nella realt
pu essere molto difficile distinguerli. Entrambi si
devono provare con certezza.
Per la prova dellerror determinans servono i criteri
della simulazione.(causa remota: mentalit divorzista, e
causa prossima: applicazione al mio caso concreto).

Decisione
Negativa
(escl. boni
sacra.)

Affermativa
(esclusione
indiss)

Negativa
(esclusione
indiss)

Affermativa
(err determinans
circa indissolub.)

12
4. Bibliografia per lo studio
P.J. VILADRICH, Il consenso matrimoniale, Giuffr, Milano 2001, pp. 169-189 e 226284.
P. BIANCHI, Quando il matrimonio nullo?, Ancora, Milano 1998.
AA.VV., Error determinans voluntatem, Citt del Vaticano 1995.
M. GAS I AIXENDRI, Relevancia cannica del error sobre la dignidad sacramental,
Roma 2001.
M. A. ORTIZ, Volont matrimoniale naturale e rifiuto della dignit sacramentale, in
Ius Ecclesiae 20 (2008), p. 134-148.
IBID., L'esclusione della dignit sacramentale del matrimonio nel recente dibattito
dottrinale e giurisprudenziale, in H. FRANCESCHI - M.A. ORTIZ (a cura di), Verit del
consenso e capacit di donazione, Roma 2009, p. 101-127
Hctor Franceschi
Pontificia Universit della Santa Croce

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