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LA DISTRUTTIVITÀ NELL’UOMO
19 settembre 2008
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a) Il suicidio/fuga
• L’ambiente
L ambiente carcerario esercita sull’individuo
sull individuo
un’influenza distruttrice tanto da essere considerata
la vera causa del suicidio. In queste condizioni
psicofisiche il ristretto può attivare a vedere come
unica “libera” soluzione la fuga da se stesso, dalla
vita
a e da u
unaa realtà
ea à cche e lo
o so
sovrasta
as a e aalla
a qua
quale
e non
o
può sfuggire, ma non solo, il suicidio diventa l’ultimo
progetto, inteso come fuga definitiva da una
situazione aberrante (perdita della propria
soggettività, solitudine, isolamento). Ma,
paradossalmente,, il suicidio diventa l’unica possibilità
p p
di essere con se stessi, in un momento concreto di
personale progettualità anticipatoria dell’evento della
morte. Un riprendersi in mano la propria vita per
andare in una condizione migliore e di pace.
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• Il d
detenuto
t t che
h sii dà lla morte
t per vendetta,
d tt
minaccia o ricatto è un ribelle nel cui suicidio,
estrema forma di trasgressione
comportamentale, si ravvisa un’intenzionalità
etero-aggressiva
etero aggressiva, anche se questa aggressività
non viene, nei fatti, diretta verso gli altri.
• Il suicidio come vendetta nasce dal sentimento
di odio e di rivalsa verso tutto e tutti, in quanto il
detenuto si vede e si sente dimenticato e
disprezzato dalle istituzioni, dalla comunità e
dalla famiglia.
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• Massimo Floris, 19 anni, in attesa di processo. in carcere per una rissa avvenuta un
anno fa all’uscita di un bar a Sant’Anna Arresi. Il ragazzo era in cella da poco,
trasferito a Buoncammino per il processo che sarebbe cominciato presto.
• Lei, 17 anni, l’aveva lasciato: gliel’aveva comunicato in una lettera che lui aveva letto
poche ore prima. Alle quattro di giovedì pomeriggio, rimasto da solo, Massimo Floris
ha preso il lenzuolo dalla sua cuccetta, ne ha annodato un capo alle sbarre della
cella e si è passato l’altro attorno al collo. Poi s’è lasciato cadere. Un suicidio
organizzato con cura: i quattro compagni di cella fuori per l’ora
l ora d’aria
d aria, lui che aveva
detto di non stare bene ed era rimasto in cella. Prima di annodare un lenzuolo alle
sbarre e di impiccarsi in una cella di Buoncammino, ha scritto sulla propria pancia il
messaggio d’addio: il nome della sua ragazza e la frase “L’ho fatto per te”. Un
suicidio annunciato, in una lettera spedita a casa: una lettera rimasta sulla credenza
per due giorni, in una busta chiusa. Sua madre, Anna, non aveva voluto aprirla per
rispetto: Massimo l’aveva indirizzata non a lei ma a una sorella. L’hanno aperta
giovedì sera, quella lettera. C’era scritto che se la ragazza l’avesse lasciato, lui si
sarebbe
bb ucciso.
i
• Con tutti si era sempre mostrato sereno, senza mai dare problemi di nessun genere.
• “In genere stiamo sempre molto attenti alle condizioni psicofisiche dei detenuti. I
casi cosiddetti a rischio sono sempre molto controllati, stiamo attenti e vediamo se
ricevono visite nei giorni di colloquio, se scrivono e se ricevono posta, come si
relazionano con gli altri detenuti. Se ci rendiamo conto che un detenuto è depresso o
si sta lasciando andare interveniamo subito con un supporto psicologico”. E
conclude: “Purtroppo
Purtroppo nel caso di questo ragazzo non ce lo aspettavamo
minimamente. Stiamo attenti ma non possiamo conoscere i problemi personali e
familiari di ogni detenuto. Se loro non esternano un disagio è impossibile. Purtroppo
alcune volte i detenuti si sentono come abbandonati. È la solitudine gioca un ruolo
devastante”. (Il Sardegna, 11 novembre 2007)
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• Gli istituti
i tit ti di pena sono luoghi
l hi d
dove sii
concentrano gruppi vulnerabili che sono
tradizionalmente tra quelli più a rischio:
• giovani DONNE
• persone con disturbi mentali o interdette
• soggetti socialmente isolati
• soggetti con problemi di abuso di sostanze
• soggetti con storie di precedenti comportamenti
suicidari o comunicazione di intento suicidario
• trattamento psicofarmacologico durante la
detenzione
• reato ad alto indice di violenza
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Tentato suicidio
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AUTOLESIONISMO
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SUICIDIO POLIZIA
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GRAZIE
PER
L ATTENZIONE
L’ATTENZIONE
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