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nomastici delle stesse comunit (Antonina Plutino), passando per i casi

delle identit regionali dell'Umbria, di cui stata fornita una lettura critica
sulla base delle sagre e altre manifestazioni locali (Alberto Melelli e Fabio
Fatichenti), del Friuli-Venezia Giulia, territorio storicamente e culturalmente complesso CAlmaBianchetti), del Molise, la cui identit ancora
difficile da definire, soprattutto nell'immaginario collettivo (Carmen Silva
Castagnoli), dell'isola dell'Asinara, la cui scarsa antropizzazione consente
ancora di ragionare su identit di tipo naturalistico e paesaggistico (Brunella Brundu e Ivo Manca), fino ad arrivare al caso di Sonnino (provincia
di Latina), della cui identit si propone una lettura in chiave storicaculturale (Andrea Natalini) e a quello di Roma, connotata da tante realt
locali e in prima linea nella sperimentazione di forme di governo partecipato del territorio (Tiziana Banini).
Quanto contenuto in questo libro rispecchiala grande variet delle posizioni e delle premesse concettuali che ruotano attorno .al tema dell'identit territoriale, anche tra i geografi, ma proprio questa variet che a mio
avviso riproduce la complessit tematica e la transcalarit territoriale
dell'argomento. La sequenza dei contributi, ordinati secondo l'iniziale del
cognome dell'autore, stata scelta non solo per attribuire eguale rilievo a
ciascun contributo, ma anche per riprodurre quel continuo salto di scala
territoriale, proprio del ragionamento geografico, che consente di ampliare e restringere' il campo di indagine e le relative implicazioni, di pensare
cio il globo terrestre proprio come ad un mosaico, costituito da tante
tessere di ampiezza variabile, a seconda della prospettiva di analisi prescelta, ma sempr':::strettamente connesse le une alle altre.
Nel ringraziare tutti i Colleghi che hanno accolto l'invito a parlare di
questo argomento cos complesso e scomodo, auspico che il percorso del
Gruppo di Ricerca possa continuare, trovare dei punti di ~onvergenza
comuni e arrivare a proporre una metodologia di rilevamento che sostenga le comunit, soprattutto quelle locali, nella riscoperta e ridefinizione
continua di un'identit territoriale autentica e condivisa.

Tiziana Banini

Tiziana Banini

INTRODUZIONE

ALLE IDENTIT TERRITORIALI

Il tema dell'identit collettiva riguarda una dimensione dell'esistenza


umana, quale il riconoscersi in un gruppo sociale di riferimento, che
fondamentale per ogni individuo. La letteratura psicologica parla al proposito di identit sociale come parte costituente del s che contribuisce
alla definizione delle scale di valori, dei giudizi, dei comportamenti individuali (Mannarini, 2004). Se l'ambiente familiare costituisce l'universo in
cui vengono appresi i primi codici di comunicazione linguistica e culturale, nell'ambito sociale che ogni persona sperimenta poi la necessit di
scegliere uno o pi gruppi con cui condividere valori, interessi, obiettivi
(Mancini, 2010).
In un'epoca segnata dall'infittirsi delle relazioni reali e virtuali, dei contatti con l'altro e l'altrove, dei conflitti su apparente base etnica, buona
parte del mondo scientifico tuttavia contraria al concetto di identit, ritenendolo obsoleto ein grado di fomentare chiusure e contrapposizioni.
Inadeguata di fronte alle pluriappartenenze fluide, liquide, suscettibili di
essere cambiate repentinamente che connotano l'esistenza dell'individuo
contemporaneo (Bauman, 2003), radice culturale e religiosa dei conflitti
dell'epoca post-moderna (Huntington, 1997) e delle derive predatrici ed
etnocide delle maggioranze nei confronti delle minoranze (Appadurai,
2005), prigione ideologica e potenziale arma collettiva (Sen, 2006), unione
di individualismi pronti a difendere i propri egoistici interessi (Appiah,
2007), strategia di rappresentazione collettiva su base radicalmente antagonista (Bhabha, 2001), l'identit considerata come una parola avvelenata, la cui tossicit presente in numerose idee e, accumulandosi, pu
manifestarsi alla lunga, in maniera inattesa e imprevista, fino a ritenere
che davvero non ci sia poi molta differenza tra razzismo e identitarismo
(Remotti, 2010, pp. XI-XIV).
Dell'identit, in definitiva, se ne attacca la radice ontologica, che rimanda a "identico", "uguale" e di conseguenza al suo contrario, cio "dif-

INTRODUZIONE

ALLE lDENTlT

TIZIANA

TERRlTORlALl

ferente", "diverso" (profeti, 2010). Proprio perch delineare un "noi" equivale a distinguersi da un "voi", identit e alterit sono considerate due
facce della stessa medaglia, che possono entrare in attrito non tanto per
differenti valori, comportamenti, visioni del mondo, quanto per il modo
in cui la relazione identit/ alterit intesa: nessun senso dell'identit, individuale e comunitaria, pu costituirsi o affermarsi illudendosi di evitare
il nodo dell'alterit, includendo in tale nodo non solo il rapporto con ci
che altro da me in senso generico, ma anche e soprattutto con modi differenti di organizzare questo stesso rapporto e darvi senso (Desideri,
2011,p.18).
Se l'identit viene letta attraverso le coordinate in cui stata a lungo
inserita, cio in riferimento a comunit chiuse, autoreferenziali, con scarse
relazioni esterne, pronte a difendere la propria specificit, facile che ne
vengano evidenziati i contenuti rischiosi. Allo stesso modo, se l'identit
viene collocata in una prospettiva prevalentemente socio-culturale, che
assegna priorit alle relazioni reali e virtuali in cui gli individui sono oggi
immersi, disegnando reti di pluriappartenenze mutevoli e complesse, altrertanto facile che ne vengano sottolineati i contenuti inadeguati all'epoca contemporanea. Se vogliamo, si tratta della differenza di cui parla Edgar Morin (2002), tra la visione egocentrica del soggetto (che rimanda a
Cartesio) e quella del soggetto inteso nella relazione con l'altro (che rimanda a Levinas). Non stupisce, dunque, che l'attacco all'identit sia
condotto soprattutto da studiosi di antropologia, cio di una disciplina
che sta mettendp in profonda discussione se stessa e le proprie categorie
concettuali, cos come da sociologi e filosofi, nonch da quei geografi che
nelle loro formulazioni concettuali tendono a privilegiare le reti direlazione sociale ed economica, come base per l'identificazione di sistemi locali territoriali dotati di progettualit autoctona (cfr. Dematteis, Governa,
2003).
Diverso il caso in cui si parta da entit territoriali gi date, non solo
dai confini amministrativi e politici, ma anche, direi soprattutto, dalle percezioni della popolazione. Diversa, quindi, l'identit territoriale, che riferibile tanto alle connotazioni materiali e immateriali attribuite ad uno specifico territorio, quanto ai legami che intercorrono tra le collettivit e quel
ternrono.

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BANINI

La psicologia ambientale conforta anche in tal senso la validit del discorso identitario, distinguendo l'identit del luogo definita sulla base delle
rappresentazioni o immagini pi condivise, a livello di gruppi e comunit,
relative al luogo in questione e l'identit di luogo, vale a dire quella parte
dell'identit personale che deriva dall'abitare in specifici luoghi (Bonnes,
2009, p. 19). In altri termini, se le identit dei luoghi sono un prodotto
delle azioni sociali e del modo in cui le persone se ne danno una rappresentazione (Massey, Jess, 2001, p. 97), l'identit di luogo si configura
come una struttura cognitiva, costituita dal complesso dei modi in cui i
soggetti percepiscono, valutano, rappresentano i luoghi, che contribuisce
alla categorizzazione del s e alla formazione dell'identit sociale degli
individui (Mannarini, 2004, p. 75), operando come riferimento per effettuare valutazioni, orientarsi tra il noto e l'ignoto, confrontare il passato e
il presente, riconoscere e preservare il senso del s a fronte dei cambiamenti ambientali (ibidem, p. 83).
I luoghi rivestono dunque un ruolo fondamentale nell'esperienza umana, soprattutto a livello di sentimenti o affetti suscitati nelle persone
implicate;ed rilevante sottolineare come tale esperienza sia tipicamente o tendenzialmente inconsapevole, non facile da rilevare, anche attraverso
gli strumenti consolidati della ricerca psicologica (Bonnes, 2009,ep. 18).
Non. si tratta quindi del presunto sradicamento dai luoghi, altro argomento su cui si basano le riflessioni contrarie all'identit, ma della difficolt
degli individui! gruppi sociali a rendere consapevole illegatne che hanno con
i luoghi, premessa questa per la condivisione esplicita a livello collettivo".
Ogni individuo, dunque, sperimenta sulla propria pelle diverse e mutevoli identit, da quella professionale a quella generazionale, da quella religiosa a quella politica. Tra queste identit vi per anche quella che riguarda, in genere, uno specifico luogo, magari quello di origine, quello in
cui si abita, si abitato o si vorrebbe abitare: un focolare, per dirla con

l Tanto importante
la dimensione spaziale nei processi di costruzione del s,
che anche gli stessi nomadi o viaggiatori frequenti, per i quali l'identificazione con i
setting di residenza non saliente, si autodefiniscono in rapporto al luogo [... ] la loro
identit connessa all'idea del movimento da/luogo o tra i luoghi piuttosto che a
quella della stanzialit nelluogo (Mannarini, 2004, pp. 90-91).

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TIZlANA

Trum (2003)2. Proprio fu dimensione de1l"abitare,inteso come processo di


attribuzione di significati condivisi e praticati nei singoli luoghi (Bonesio,
2007; Varotto, 2006; Migliorini, Venini, 2002), fornisce una chiave di lettura per il concetto di identit. Lo stabilirsiseppur temporaneo in un certo
luogo equivaleinfatti a condividere quel territorio insieme ad altre persone,
con tutte le conseguenze che ne derivano, sul piano sociale, culturale, economico, politico, come stato meglio specificato in altre sedi (cfr. Banini,
2003; 2006; 2009).

In tali contributi si detto che la coordinata spazio si configura come


prospettiva privilegiata attraverso cui riformulare il concetto di identit,
non solo per continuare a dare rilievo a delle dimensioni dell'esistenza
fondamentali per ogni individuo, quali l'appartenenza sociale e territoriale, ma anche per conferire concretezza ad alcune questioni centrali del
nostro tempo - quali la compresenza di culture ed etnie diverse in un
medesimo spazio, la necessit di tutelare la diversit culturale, il perseguimento degli obiettivi della sostenibilit, la partecipazione ai processi
decisionali, l'empOJverment di gruppi e categorie sociali svantaggiate, lo sviluppo locale su base autoctona e autoprogettuale _ che altrimenti rischiano di restare nella speculazione teorica o nell'uso strumentale (ibidem).
Conferire concretezza al concetto di identit significa anche ridurre
lo iato che si venuto a creare tra buona parte del mondo scientifico,
che cerca 'di smantellarlo alle fondamenta, e un mondo politico, istituzionale, amministrativo che invece ne continua a parlare molto, soprattutto in riferimento alla scala locale. In tutti i principali documenti internazionali - ~a Agenda 21 (1992) alla Convenzione Europea del Paesaggio
(2000) - sottolineata la necessit di partire dalla dimensione locale non
solo per mantenere, valorizzare e produrre la specificit culturale, ma anche per perseguire gli obiettivi di sostenibilit, vale a dire l'integrit
2 Ne11951
arrivai a New York e da qui raggiunsi in treno Berkeley, in Califorma. Guardando dal finestrino, mentre il treno attraversava rapido le Grandi Pianure
e le Montagne Rocciose, provai un altro genere di liberazione, che si sedimentato
su quelli sperimentati in precedenza, questa volta ispirato dal paesaggio. L'Inghilterm, cessando d essere quel centro imperiale e cosmopolita delle mie prime sensazioni, divenne per me il focolare che mi ero lasciato alle spalle, ora che mi trovavo
nei grandi spazi aperti del Nuovo Mondo (Tuan, 2003, p. 25).

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BANINI

dell'ecosistema, l'equit sociale, l'efficienza economica, attraverso processi


che vedano coinvolte le collettivit locali. Nello stesso tempo, la specificit
culturale, maturata e continuamente prodotta nei singoli luoghi, si configura come diversit culturale, cio patrimonio globale al pari della biodiversit,
per i motivi ricordati dall'antropologo Hannerz (2001) e indicati nei relativi accordi UNESCO, tra cui la Raccomandazione sulla Tutela della Cultura Tradizionale e del Folklore (1989), la Dichiarazione Universale sulla
Diversit Culturale (2001), la Convenzione per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale (2003)3Se collegandosi al sito web di qualsiasi comune italiano si legge allora
di memoria storica, radici culturali, tradizioni, prodotti tipici, ritualit collettive, cio una sorta di format precostituito, solo riempito di contenuti
diversi, se il cittadino medio delle aree economicamente avanzate decora
la propria casa con cimeli di viaggi esotici, ascolta musica etnica o si iscrive a corsi di tango argentino piuttosto che di taranta salentina, perch la
particolarit culturale, la connotazione dei luoghi, l'originalit delle pratiche umane rispondono ad una domanda sociale di specificit che proviene tanto da chi la genera, quanto da chi ne beneficia.
Uno dei motivi principali che porti all'attacco del concetto di identit
proprio questa temuta chiusura tra insider e outsider, tra "noi" e "voi", tra
"dentro" e "fuori", ed anche per questo motivo che accanto a quello di
identit si mettono in discussione tutti i concetti correlati, tra cui quelli di
comunit e cultura locale". Relegando l'identit a un surrogato di certezza
3 Nella Dichiarazione
Universale sulla Diversit Culturale (2001), ove la cultura
definita come l'insieme dei tratti distintivi spirituali e materiali, intellettuali e affettivi che caratterizzano una societ o un gruppo sociale includendo oltre alle arti e
alle lettere, modi di vita, di convivenza, sistemi di valori, tradizioni e credenze (preambolo), detto che in quanto fonte di scambi, d'innovazione e di creativit la diversit , per il genere umano, necessaria quanto la biodiversit per qualsiasi forma
di vita. In tal senso, essa costituisce il patrimonio comune dell'Umanit e deve essere riconosciuta e affermata a beneficio delle generazioni presenti e future (art. 1),
anche perch amplia le possibilit di scelta offerte a ciascuno; una delle fonti di
sviluppo, inteso non soltanto in termini di crescita economica, ma anche come possibilit di accesso ad un'esistenza intellettuale, affettiva, morale e spirituale (art. 3).
4 Che cosa ci si deve ancora aspettare
per riconoscere che l'identit tende a dividere l'umanit in due, vale a dire "noi", di cui dobbiamo occuparci, e "gli altri",

INTRODUZIONE

ALLE fDEl'-.'rrrA

e completezza

TERRITORIALI

comunitaria

nZlANA

a fronte degli indefiniti

e destabilizzanti

pro-

lon. Oggi non sarebbe immaginabile,

del resto, una "comunit",

BANINI

un "loca-

cessi globali (Appadurai, 2001), il rifiuto delle categorie concettuali della


modernit sembra assumere cos la configurazione di un pregiudizio, co-

le", una "cultura" autoreferenziale, chiusa, arroccata sulle proprie specificit, con poche o scarse relazioni esterne, in perenne difesa dei propri

me se si volesse segnare il passaggio ad un'epoca post-moderna


che ha
fatto del cosmopolitismo senza radia, del meticciato culturale e della cittadinanza
mondiale i nuovi riferimenti teorici a cui ispirarsi (cfr. Appiah, 2006; Amselle, 2001; Maalouf, 2005; Laplantine, 2004; Beck, 2005).
Da una parte questo attacco all'identit sembra avere origini in quella
ideologia del post, di cui ha parlato Lombardi Satriani (2009), che sulla scia
della decostruzione delle categorie concettuali moderne induce a mescolare la realt in un calderone impalpabile, dai contorni sfumati, ove tutto

connotati (se non nei regimi repressivi e violatividelle libert fondamentali), perch le occasioni di contatto con l'altro e l'altrove sono sempre pi
frequenti, attraverso televisione, internet, cellulari, i cibi che mangiamo,
gli abiti che indossiamo, le musiche che ascoltiamo, i luoghi che percorriamo per studio, lavoro o turismo. E il continuo contatto con la diversit
riguarda tanto le aree ricche del pianeta, pi o meno aperte rispetto ai
flussi di persone e merci provenienti dall'altrove, quanto quelle pi pove- .

pu essere il contrario di tutto. Dall'altra, esso sembra avere radici proprio nella persistenza di una base di ragionamento tazionalista, riduzionista e strutturalista, tipica della modernit, che guarda alla realt come aggregato di singole parti, distinte le une dalle altre, sostanzialmente
a s
stanti, prive di cambiamenti significativi (cfr. Vallega, 2003). Cos impostata, l'identit pu effettivamente essere concepita come contrapposizione di noi/voi, dentro/fuori,
come insieme di monadi pronte a difendere
b propria speci:ficit e i propri interessi ad ogni costo, quindi come pre!pposID del conllitto e dello scontro.
Della logica raziomilista sono stati per evidenziati i limiti prioritari e la
sua madeguatezza a interpretare la realt contemporanea,
che necessita
invece di un approccio complesso, dinamico, teleologico, in grado di cogliere il cambiamento continuo e la crescente interdipendenza
tra gli ele
menti che la costituiscono. L'ottica sistemica, in particolare, guarda alle
relazioni che intercorrono sia tra i diversi elementi che compongono una
data realt, ove pi forti sono le relazioni interne, sia alle relazioni che intercorrono tra quella data realt e le altre; tutte, comunque, facenti parte
di un unico meta-sistema, che in termini geografici corrisponde al pianeta
Terra (Vallega, 1995). In quest'ultima prospettiva, ogni identit territoriale
intesa s come specificit locale, ma in continua evoluzione e connessa a
tutte le altre specificit da inevitabili legami, riconducibili ad un unico ho-

del cui destino poco importa? [... ] Quand' che si imparer a diffidare dell'identit,
a capire che di identit alla fin fine si rnuore? (Remotti, 2010, pp. XVI-XVII).

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re, sottoposte al proliferare delle attivit della cooperazione internazionale, del volontariato e dell'associazionismo,
cos come alle opportunistiche
logiche economiche che ne continuano a sfruttare risorse, persone, luoghi. Il globale nel locale, tanto quanto il locale nel globale (Robertson,
1995, p. 32).
L'idea che viviamo un'epoca
- visti gli omologanti processi

in cui non ha senso parlare di specificit


globali che annullano ogni differenza -

trova poco riscontro pratico, perch i processi globali sono comunque recepiti a livello locale sulla base dei caratteri preesistenti, persino negli spazi pi standardizzati-. Il termine glocaliZifliione sta proprio a indicate questo intreccio tra connotati locali e globali che si riscontra nei singoli luoghi, persino nelle strategie che le multinazionali adottano per collocare
uno stesso prodotto sui diversi mercati, adeguandolo ai gusti e alle preferenze nazionali (Robertsn, 1995; Bauman, 2005). Preoccupa, dunque,
che quelle territorialit pregresse, che hanno sedimentato nei luoghi espressioni materiali eimmateriali delle relazioni tra spazio, tempo e colle t5 Gli stessi non luoghi, definiti da Aug (1993). come non storici, non relazionali,
non identitari, facendo riferimento ai centri commerciali, le stazioni ferroviarie, gli
aeroporti, le autostrade e quant'altro, presentano comunque tracce sensibili (cio
rilevabili attraverso la vista, l'udito, l'olfatto) che rimandano ai contesti culturali in
cui si trovano. Inoltre, s vero che i centri commerciali si somigliano in ogni parte
del mondo, ma diventano sempre pi luoghi di incontro delle giovani generazioni,
per ritrovarsi fuori dal traffico, dal caldo o dal freddo. Cos come nelle stazioni ferroviarie delle citt si osservano luoghi specifici ove le singole comunit immigrate si
incontrano.

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INTRODUZIONE

nZIANA

ALLE IDENflT TERlUTORlALI

tivit umane (Raffestin, 2003; Turco, 2010), siano messe in secondo piano

accezione

proprio

funziona pi come un assioma di chiusura, bens di apertura verso quella


intrecciata pluralit di altre pratiche e altre forme di vita che 'ogni identit

dalle idee universalistiche,

cosmopolite,

globalizzanti

che oggi

sono tanto in voga e che di fatto svalutano sia l'importanza delle specificit culturali e territoriali maturate nei singoli luoghi, sia la rilevanza dei
problemi che tante aree del mondo continuano ad avere, proprio grazie
alle opportunistiche logiche del capitalismo globale.
Nell'ottica complessa, olistica, teleologica, quella cio che considera la
realt come composta da elementi strettamente connessi gli uni agli altri,
il termine identit implica il riconoscimento non solo della propria specificit, ma anche di quella altrui; il conflitto pu nascere, indubbiamente,
ma visto nella sua accezione positiva, come motivo di arricchimento reciproco: Come ci ha insegnato Hegel, il riconoscimento include senz'altro il conflitto, senza per che quest'ultimo ne costituisca il senso. Anzi,
se c' un senso proprio della dialettica intrinseca al riconoscersi (alla sua
reciprocit), questo sta nel fatto che senza tale dialettica difficile pensare
a un qualsiasi livello di auto consapevolezza: di coscienza della propria identit (Desideri, 2011, p. 18). Il discorso identitario, dunque, non pu
prescindere dal riconoscimento del valore della diversit e del conflitto
costruttivo, partendo dal presupposto che a fronte di un'uguaglianza di
diritti fondamentali che ci dovrebbe connotare tutti fin dalla nascita",
siamo poi inevitabilmente destinati ad essere diversi, perch diversi sono i
contesti in' cui maturano norme, valori, concetti, simboli collettivi, ed
proprio questa diversit che crea valore universale (profeti, 2010). Posto
che sarebbedeleterio tendere ad una societ di eguali in senso culturale
- anche perch, di fatto, si tradurrebbe nella prevalenza di una cultura su
tutte le altre - si tratta allora di concepire il pluralismo culturale nella sua

integrata,

complementare,

interconnessa:

il relativismo

BANINI

non

suppone e implica per cos dire internamente (Desideri, 2011, p. 20).


Altro discorso riguarda l'uso strumentale dell'identit, che in effetti
pu sussistere, laddove si configuri come coalizione di individualismi egoistici o peggio come giustificativo per azioni aberranti; per questo Appiah (2007) nega il valore di per s della diversit. noto, tuttavia, come
tante guerre etichettate come etniche traggano origine in realt da motivazioni politiche

ed economiche,

che utilizzano

la questione

identitaria

come mezzo improprio, ancorch potente, di sollevazione popolare, anche laddove si era convissuti a lungo senza problemi (Fabietti, 2003; Remotti, 2001). Poco ha senso, dunque, delegittimare il concetto di identit
prendendo a spunto i conflitti sanguinosi che opportunisticamente
e impropriamente

ha generato e continua a generare: non certo l'uso distor-

to di un concetto ad invalidare il concetto stesso, altrimenti dovremmo


cancellare dal vocabolario una miriade di termini che da sentimenti elevati
(quali l'amore), utensili (quali un coltello), bevande conviviali (quali il vino) possono trasformarsi in strumenti di violenza, sopraffazione o morte,
verso se stessi o l'altro. Non il termine identit ad essere inadeguato,
corrotto e inutilizzabile, ma il significato che gli si attribuisce. E il significato delle produzioni verbali ha una natura situata, inseparabile dalle circostanze in cui esse vengono usate (Mannarini, 2004, p. 99). Cos,
l'identit pu essere invocata per accendere rivalit e rancori interetnici,
ma anche per combattere ingiustizie, emanciparsi dalla subalternit, rivendicare legittimi diritti, ridefinire il significato dell'appartenenza
collettiva, soprattutto quando essa sia sottoposta a marginalizzazione, sradicamento, egemonia. Non a caso, il carattere performativo, dinamico e pro-

6 Nel preambolo della Dichiarazione Universale UNESCO sulla Diversit Culturale (2001), constatando che la cultura si trova al centro dei dibattiti odierni sull'identit, la coesione sociale e'lo sviluppo di un'economia basata sulla conoscenza,
sottolineato che il rispetto della diversit delle culture, la tolleranza, il dialogo e la
cooperazione in un clima di fiducia e di mutua comprensione sono tra le migliori
garanzie di pace e di sicurezza internazionali e che il processo di globalizzazione,
facilitare dal rapido sviluppo delle nuove tecnologie d'informazione e comunicazione, pur costiruendo una sfida per la diversit culturale, crea tuttavia le condizioni
per- un dialogo rinnovato tra culture e civilt.

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cessuale dell'identit, sia in clima COnflittuale che collaborativo, emerge


soprattutto nei momenti e nei luoghi del cambiamento, quando si tratta di
ridefinire le relazioni tra diverse appartenenze o di riconoscere ibridi culturali nati in particolari circostanze storiche (Bhabha, 2001).
Sembra insomma che dell'identit' si voglia "buttare l'acqua con tutto il
bambino", cio il contenuto e il contenitore, laddove auspicabile che il
contenitore resti, non solo perch si riferisce a contenuti fondamentali

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INTRODUZIONE

ALLE IDENTIT

TERRlTORIALI

TIZIANA

per la vita delle persone, quali appunto il considerare se stessi in una dimensione sociale e territoriale, ma anche perch attaccare il concetto di
identit pu equivalere a spingere ancor di pi gli individui nel loro cosmopolitismo consumista, individualista e deresponsabilizzato, nella loro
autoreferenzialit, nel loro egoismo - questo s, davvero cieco - nei confronti degli altri esseri umani e dell'ambiente in cui vivono".
Piuttosto, opportuna una rielaborazione in senso dinamico e processuale del concetto di identit, adeguandolo agli avanzamenti scientifici in
materia di comprensione e interpretazione della realt, cos come alle
questioni centrali che connotano il nostro tempo e agli obiettivi etici, volendo usare un aggettivo ponderoso, che si intendono consapevolmente e
deliberatamente perseguire.
Alla geografia spetta un compito fondamentale, in tal senso, per riportare il concetto di identit su coordinate realistiche, che rispecchino il senso comune e siano in linea con i principali accordi internazionali in materia di sostenibilit, diversit culturale, partecipazione ai processi decisionali, a prescindere dalle ritrosie decostruzioniste, postrnoderne o cartesiane
e a partire dai singoli luoghi, poich ponendo l'accento su di essi che la
questione della sostenibilit, della compresenza di culture ed etnie diverse,
della partecipazione ai processi decisionali, dell'empowerment di categorie
sociali svantaggiate emerge in tutta la sua rilevanza e concretezza.
Rispetto alle altre discipline, la geografia presenta il vantaggio di tenere
sempre a mente il concetto di scala, quello che consente di inquadrare
ogni ogget;.todi analisi sapendo che esistono ambiti territoriali di dimensione diversa, dal locale al globale, non necessariamente corrispondenti ai
confini amministrativi o politici, ma tutti strettamente legati nell'unico ho-

7 La fluidificazione
delle identit tradizionali, la precarizzazione dei rapporti intersoggettivi, la labilit delle appartenenze spinge oggi, in maniera inedita e assai diffusa, a trasformare e ridurre il problema dell'identit personale in quello della propria autenticit (dell'essere proprio se stessi, oltre il punto di vista degli altri incarnato nei ruoli e nelle maschere sociali che di volta in volta assumiamo e indossiamo).
A una globalizzazione delle relazioni economico-sociali e genericamente umane, oscillante tra standardizzazione e minacciosa mescolanza di forme di vita e culture, si
oppone cos la pura autenticit personale, l'essere s in quanto individuum come il
valore da perseguire pre- e metaeticamente globale (Desideri, 2011, p. 13).

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BANINI

lon terrestre. In altri termini, a differenza del discorso identitario condotto


dalle altre discipline, centrato sulla coordinata locale/globale, particolare/universale e impostato su rinnovati cosmopolitismi che di fatto svalutano la diversit culturale, la geografia pensa inevitabilmente l'identit alle
diverse scale territoriali, che vanno dal vicinato all'intero globo - passando magari per entit politiche, amministrative, ambientali, culturali di varia dimensione - ma tutte legate le une alle altre, potenzialmente o effettivamente, sia con le scale di medesima ampiezza, sia con le scale di am.piezza diversa". Il senso di appartenenza ad un ambito di vicinato, ove si
esplicitano relazioni continuative e di prossimit, non esclude l'appartenenza ad altri contesti territoriali di pi ampia dimensione o magari di
medesima dimensione. Cambiano le concezioni che sottendono tali appartenenze: contestualizzate e particolaristiche negli ambiti locali, tanto
pi simboliche e universalistiche quanto pi si estende il contesto territoriale a cui si riferiscono",
8 Tra le eccezioni geografiche figura la nota metafora del focolare cosmopolita di YiFu Tuan (2003), anch'essa centrata su un'idea di appartenenza locale/globale. Le
dimensioni dell'appartenenza, in realt, si giocano su diverse scale, sollecitate da eventi e situazioni che le coinvolgono. Si pensi, ad esempio, agli accordi culturali tra
citt distanti anche migliaia di chilometri (relazioni locale-locale), alle delocalizzazioni industriali (relazioni locale-locale, nazionale-nazionale,
locale-globale), ai progetti del volontariato e della cooperazione internazionale (relazioni locale-locale, locale-nazionale, locale-globale).
9 Particolare il caso dell'identit nazionale, sostenuta dal basso attraverso miti, riti
e simboliassurti a patrimonio comune: comunit politicaimmaginata,
in quanto gli
abitanti della pi piccola nazione non conosceranno mai la maggior parte dei loro
compatrioti, n li incontreranno, n ne sentiranno mai parlare, eppure nella mente di
ognuno vive l'immagine del loro essere comunit (Anderson, 1996, p. 27). Come ricorda Badie (1996), nella logica degli Stati-nazione la questione identitaria era inclusa in una sorta di patto tra Stato e cittadini (la sicurezza sociale in cambio della fedelt allo Stato e alle espressioni della cultura nazionale), rafforzata da elementi culturali comuni (lingua, religione, tradizioni) e da' sollecitazioni volte a stabilire un legame affettivo con il proprio Paese, basti pensare ad espressioni come suolo patrio o
madrepatria, entrate poi nell'uso comune. La proposta di abbandonare il carattere
vincolante dell'identit nazionale a vantaggio di una politica cosmopolita; che ri- .
sponda ai mutati assetti geopolitici internazionali e ai rischi globali a cui esposta la
societ post-moderna,
al centro. dell'analisi di Beck (2003). La crisi dello Stato-

INTRODUZIONE

ALLE IDENTIT

TIZIANA

TERRITORlALI

L'ottica transcalare, che spazia cio dalla scala locale a quella globale a
quella nazionale a quella continentale o a chiss quale altra ripartizione del
nostro pianeta, insomma connaturata all'indagine geografica. Non si
tratta pi di multiscalarit, concetto che si rifaceva davvero ad un modo
moderno di intendere il mondo, distinto in ambiti territoriali che partivano dalla scala locale e che progressivamente si allargavano fino a coprire
la scala planetaria, passando per entit amministrative subnazionali, poi
statali, poi sovranazionali e quindi globali, ma di transcalarit, cio passaggi
continui di scala, dal locale al nazionale, dal regionale al globale, cos come dal locale al locale, dal nazionale al nazionale e via dicendo, che del
resto si riscontrano nei discorsi o nelle esperienze quotidiane dei singoli
individui, cosicch ci si sente cittadini di un singolo luogo, piuttosto che
globali, europei o di un Paese specifico, a seconda dei contesti relazionali
in cui ci troviamo.
L'ottica transcalare, peraltro, consente di tenere presenti sia le scale riferite agli ambiti politici o amministrativi, con tutte le conseguenti ricadute concrete sul piano politico, legislativo, gestionale, sia le scale dell'autoorganizzazione, quelle cio che derivano dalla messa in rete di esperienze,
progert, iniziative che quasi sempre partono dalla scala locale e si coordinano in rete, alimentando circuiti virtuosi.
La geografia pu insomma riportare il dibattito sull'identit su coordinate pi concrete, non allarmistiche, riformatrici, rispetto alle altre discipline che le sferrano duri attacchi e che stanno generando non pochi effetti negativi. Di fronte all'incertezza che ruota intorno al concetto di i
dentit, proprie per la dicotomia venutasi a creare sul tema tra politica e
scienza - e direi anche tra percezione cQmune e scienza - facile infatti
che dell'identit se ne faccia un uso strumentale, anche sotto il profilo economico. Apertis verbis, gran parte della specificit culturale e locale viene
oggi utilizzata come fattore di promozione turistica o per il lancio di una

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produzione tipica, spesso attribuendo ai luoghi identit stereotipate, apparenti, edulcorate, distorcendone cos i significati e facendone una mera
questione di marketing territoriale. Ed anche per questo che opportuno parlare di identit territoriale, individuare le coordinate attraverso cui
rilevarla e comprenderla, fare in modo che anche i processi di sviluppo
locale rispecchino davvero i connotati e il sentire locali (pollice, 2005;
. Pollice, Spagnuolo, 2009).
Se il fine ultimo quello di costruire un mosaico globale di identit territoriali, alle diverse scale geografiche, che producano la loro specificit,
che facciano a gara in sostenibilit ambientale, sociale ed economica, che
siano ispirate al rispetto dei diritti umani, che siano integrate da relazioni
armoniche, con nessuna cultura a prevalere sull'altra, la geografia disciplina privilegiata per fare questo e l'identit territoriale pu essere lo
strumento per tenere desta l'attenzione su obiettivi di lungo termine'''.

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dell'economia, del potere dell'informazione, dell'infittirsi e l'estendersi della societ
in rete, della disintegrazione dei riferimenti tradizionali sono per Castells (2003) alla
base sia dei rinnovati identitarismi locali, sia dei movimenti urbani contemporanei.
Sulle contraddizioni, i limiti e le sfide a cui le categorie dell'ordine politico moderno
sono sottoposte si rimanda anche a Geertz (1999) e Giddens (1994; 1999).

lO il caso di sottolineare che diversi Paesi, in quanto membri delle Nazioni Unite, hanno assunto l'impegno formale di garantire sul proprio territorio l'esercizio
delle libert fondamentali degli individui, ma nella prassi continuano a violarle, ritenendo la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani non giuridicamente vincolante ..

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Silvia Aru*

R.

INDAGARE LE IDENTIT IN DIASPORA.


IL CASO DEGLI ITALIANI A VANCOUVER

1. Introduzione
Il presente studio costituisce la sintesi di una ricerca empirica condotta presso la Comunit italiana di Vancouver tra il gennaio e l'aprile
del 20081 Il fine del lavoro stato quello di-definire i processi identitari
che coinvolgono la comunit in esame, cercando di individuare le connessioni materiali e simboliche con l'Italia che strutturano il senso di
appartenenza comunitario.
Prima di procedere con l'analisi della matrice teorica di riferimento,
con l'esposizione delle scelte metodologiche attuate e con l'analisi dei dati
raccolti, necessario spendere alcune parole, in fase introduttiva, sul concetto di identit, concetto cardine all'interno della mia ricerca e perno analitico su cui ruota il presente incontro. Tale premessa necessaria perch a partire dall'idea di identit sposata dai differenti studiosi' che si
posono comprendere appieno le impostazioni teoriche, analitiche e le
scelte metodologiche che guidano i differenti percorsi di ricerca.
L'identit (sia essa territoriale, sociale, di genere, nazionale, ecc.)
- come sappiamo dai tanti testi, accademici e non,che se ne occupano una parola che contiene una forte indeterminatezza eli base, data soprattutto dal fatto che il termine trova la sua significazione in rapporto a chi
la pronuncia, al contesto nel quale viene articolata o in relazione alla
cornice discorsiva che la accoglie (Foucault, 2004) e, ultimo, ma non
meno importante, ai soggetti (o oggetti) alla quale si rivolge.
Non dunque un caso che si possano notare, anche solo scorrendo

* Dipartimento di Studi Storici, Geografici e Artistici - Universit degli Studi


di Cagliari.
1 La ricerca stata svolta nell'ambito della tesi di dottorato in "Geostoria
e geoeconomia delle regioni di confine", XXI ciclo, Universit degli Studi di Trieste,
discussa il 17 aprile 2009.

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