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delle identit regionali dell'Umbria, di cui stata fornita una lettura critica
sulla base delle sagre e altre manifestazioni locali (Alberto Melelli e Fabio
Fatichenti), del Friuli-Venezia Giulia, territorio storicamente e culturalmente complesso CAlmaBianchetti), del Molise, la cui identit ancora
difficile da definire, soprattutto nell'immaginario collettivo (Carmen Silva
Castagnoli), dell'isola dell'Asinara, la cui scarsa antropizzazione consente
ancora di ragionare su identit di tipo naturalistico e paesaggistico (Brunella Brundu e Ivo Manca), fino ad arrivare al caso di Sonnino (provincia
di Latina), della cui identit si propone una lettura in chiave storicaculturale (Andrea Natalini) e a quello di Roma, connotata da tante realt
locali e in prima linea nella sperimentazione di forme di governo partecipato del territorio (Tiziana Banini).
Quanto contenuto in questo libro rispecchiala grande variet delle posizioni e delle premesse concettuali che ruotano attorno .al tema dell'identit territoriale, anche tra i geografi, ma proprio questa variet che a mio
avviso riproduce la complessit tematica e la transcalarit territoriale
dell'argomento. La sequenza dei contributi, ordinati secondo l'iniziale del
cognome dell'autore, stata scelta non solo per attribuire eguale rilievo a
ciascun contributo, ma anche per riprodurre quel continuo salto di scala
territoriale, proprio del ragionamento geografico, che consente di ampliare e restringere' il campo di indagine e le relative implicazioni, di pensare
cio il globo terrestre proprio come ad un mosaico, costituito da tante
tessere di ampiezza variabile, a seconda della prospettiva di analisi prescelta, ma sempr':::strettamente connesse le une alle altre.
Nel ringraziare tutti i Colleghi che hanno accolto l'invito a parlare di
questo argomento cos complesso e scomodo, auspico che il percorso del
Gruppo di Ricerca possa continuare, trovare dei punti di ~onvergenza
comuni e arrivare a proporre una metodologia di rilevamento che sostenga le comunit, soprattutto quelle locali, nella riscoperta e ridefinizione
continua di un'identit territoriale autentica e condivisa.
Tiziana Banini
Tiziana Banini
INTRODUZIONE
INTRODUZIONE
ALLE lDENTlT
TIZIANA
TERRlTORlALl
ferente", "diverso" (profeti, 2010). Proprio perch delineare un "noi" equivale a distinguersi da un "voi", identit e alterit sono considerate due
facce della stessa medaglia, che possono entrare in attrito non tanto per
differenti valori, comportamenti, visioni del mondo, quanto per il modo
in cui la relazione identit/ alterit intesa: nessun senso dell'identit, individuale e comunitaria, pu costituirsi o affermarsi illudendosi di evitare
il nodo dell'alterit, includendo in tale nodo non solo il rapporto con ci
che altro da me in senso generico, ma anche e soprattutto con modi differenti di organizzare questo stesso rapporto e darvi senso (Desideri,
2011,p.18).
Se l'identit viene letta attraverso le coordinate in cui stata a lungo
inserita, cio in riferimento a comunit chiuse, autoreferenziali, con scarse
relazioni esterne, pronte a difendere la propria specificit, facile che ne
vengano evidenziati i contenuti rischiosi. Allo stesso modo, se l'identit
viene collocata in una prospettiva prevalentemente socio-culturale, che
assegna priorit alle relazioni reali e virtuali in cui gli individui sono oggi
immersi, disegnando reti di pluriappartenenze mutevoli e complesse, altrertanto facile che ne vengano sottolineati i contenuti inadeguati all'epoca contemporanea. Se vogliamo, si tratta della differenza di cui parla Edgar Morin (2002), tra la visione egocentrica del soggetto (che rimanda a
Cartesio) e quella del soggetto inteso nella relazione con l'altro (che rimanda a Levinas). Non stupisce, dunque, che l'attacco all'identit sia
condotto soprattutto da studiosi di antropologia, cio di una disciplina
che sta mettendp in profonda discussione se stessa e le proprie categorie
concettuali, cos come da sociologi e filosofi, nonch da quei geografi che
nelle loro formulazioni concettuali tendono a privilegiare le reti direlazione sociale ed economica, come base per l'identificazione di sistemi locali territoriali dotati di progettualit autoctona (cfr. Dematteis, Governa,
2003).
Diverso il caso in cui si parta da entit territoriali gi date, non solo
dai confini amministrativi e politici, ma anche, direi soprattutto, dalle percezioni della popolazione. Diversa, quindi, l'identit territoriale, che riferibile tanto alle connotazioni materiali e immateriali attribuite ad uno specifico territorio, quanto ai legami che intercorrono tra le collettivit e quel
ternrono.
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BANINI
La psicologia ambientale conforta anche in tal senso la validit del discorso identitario, distinguendo l'identit del luogo definita sulla base delle
rappresentazioni o immagini pi condivise, a livello di gruppi e comunit,
relative al luogo in questione e l'identit di luogo, vale a dire quella parte
dell'identit personale che deriva dall'abitare in specifici luoghi (Bonnes,
2009, p. 19). In altri termini, se le identit dei luoghi sono un prodotto
delle azioni sociali e del modo in cui le persone se ne danno una rappresentazione (Massey, Jess, 2001, p. 97), l'identit di luogo si configura
come una struttura cognitiva, costituita dal complesso dei modi in cui i
soggetti percepiscono, valutano, rappresentano i luoghi, che contribuisce
alla categorizzazione del s e alla formazione dell'identit sociale degli
individui (Mannarini, 2004, p. 75), operando come riferimento per effettuare valutazioni, orientarsi tra il noto e l'ignoto, confrontare il passato e
il presente, riconoscere e preservare il senso del s a fronte dei cambiamenti ambientali (ibidem, p. 83).
I luoghi rivestono dunque un ruolo fondamentale nell'esperienza umana, soprattutto a livello di sentimenti o affetti suscitati nelle persone
implicate;ed rilevante sottolineare come tale esperienza sia tipicamente o tendenzialmente inconsapevole, non facile da rilevare, anche attraverso
gli strumenti consolidati della ricerca psicologica (Bonnes, 2009,ep. 18).
Non. si tratta quindi del presunto sradicamento dai luoghi, altro argomento su cui si basano le riflessioni contrarie all'identit, ma della difficolt
degli individui! gruppi sociali a rendere consapevole illegatne che hanno con
i luoghi, premessa questa per la condivisione esplicita a livello collettivo".
Ogni individuo, dunque, sperimenta sulla propria pelle diverse e mutevoli identit, da quella professionale a quella generazionale, da quella religiosa a quella politica. Tra queste identit vi per anche quella che riguarda, in genere, uno specifico luogo, magari quello di origine, quello in
cui si abita, si abitato o si vorrebbe abitare: un focolare, per dirla con
l Tanto importante
la dimensione spaziale nei processi di costruzione del s,
che anche gli stessi nomadi o viaggiatori frequenti, per i quali l'identificazione con i
setting di residenza non saliente, si autodefiniscono in rapporto al luogo [... ] la loro
identit connessa all'idea del movimento da/luogo o tra i luoghi piuttosto che a
quella della stanzialit nelluogo (Mannarini, 2004, pp. 90-91).
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TIZlANA
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BANINI
INTRODUZIONE
ALLE fDEl'-.'rrrA
e completezza
TERRITORIALI
comunitaria
nZlANA
e destabilizzanti
pro-
BANINI
un "loca-
le", una "cultura" autoreferenziale, chiusa, arroccata sulle proprie specificit, con poche o scarse relazioni esterne, in perenne difesa dei propri
connotati (se non nei regimi repressivi e violatividelle libert fondamentali), perch le occasioni di contatto con l'altro e l'altrove sono sempre pi
frequenti, attraverso televisione, internet, cellulari, i cibi che mangiamo,
gli abiti che indossiamo, le musiche che ascoltiamo, i luoghi che percorriamo per studio, lavoro o turismo. E il continuo contatto con la diversit
riguarda tanto le aree ricche del pianeta, pi o meno aperte rispetto ai
flussi di persone e merci provenienti dall'altrove, quanto quelle pi pove- .
pu essere il contrario di tutto. Dall'altra, esso sembra avere radici proprio nella persistenza di una base di ragionamento tazionalista, riduzionista e strutturalista, tipica della modernit, che guarda alla realt come aggregato di singole parti, distinte le une dalle altre, sostanzialmente
a s
stanti, prive di cambiamenti significativi (cfr. Vallega, 2003). Cos impostata, l'identit pu effettivamente essere concepita come contrapposizione di noi/voi, dentro/fuori,
come insieme di monadi pronte a difendere
b propria speci:ficit e i propri interessi ad ogni costo, quindi come pre!pposID del conllitto e dello scontro.
Della logica raziomilista sono stati per evidenziati i limiti prioritari e la
sua madeguatezza a interpretare la realt contemporanea,
che necessita
invece di un approccio complesso, dinamico, teleologico, in grado di cogliere il cambiamento continuo e la crescente interdipendenza
tra gli ele
menti che la costituiscono. L'ottica sistemica, in particolare, guarda alle
relazioni che intercorrono sia tra i diversi elementi che compongono una
data realt, ove pi forti sono le relazioni interne, sia alle relazioni che intercorrono tra quella data realt e le altre; tutte, comunque, facenti parte
di un unico meta-sistema, che in termini geografici corrisponde al pianeta
Terra (Vallega, 1995). In quest'ultima prospettiva, ogni identit territoriale
intesa s come specificit locale, ma in continua evoluzione e connessa a
tutte le altre specificit da inevitabili legami, riconducibili ad un unico ho-
del cui destino poco importa? [... ] Quand' che si imparer a diffidare dell'identit,
a capire che di identit alla fin fine si rnuore? (Remotti, 2010, pp. XVI-XVII).
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re, sottoposte al proliferare delle attivit della cooperazione internazionale, del volontariato e dell'associazionismo,
cos come alle opportunistiche
logiche economiche che ne continuano a sfruttare risorse, persone, luoghi. Il globale nel locale, tanto quanto il locale nel globale (Robertson,
1995, p. 32).
L'idea che viviamo un'epoca
- visti gli omologanti processi
trova poco riscontro pratico, perch i processi globali sono comunque recepiti a livello locale sulla base dei caratteri preesistenti, persino negli spazi pi standardizzati-. Il termine glocaliZifliione sta proprio a indicate questo intreccio tra connotati locali e globali che si riscontra nei singoli luoghi, persino nelle strategie che le multinazionali adottano per collocare
uno stesso prodotto sui diversi mercati, adeguandolo ai gusti e alle preferenze nazionali (Robertsn, 1995; Bauman, 2005). Preoccupa, dunque,
che quelle territorialit pregresse, che hanno sedimentato nei luoghi espressioni materiali eimmateriali delle relazioni tra spazio, tempo e colle t5 Gli stessi non luoghi, definiti da Aug (1993). come non storici, non relazionali,
non identitari, facendo riferimento ai centri commerciali, le stazioni ferroviarie, gli
aeroporti, le autostrade e quant'altro, presentano comunque tracce sensibili (cio
rilevabili attraverso la vista, l'udito, l'olfatto) che rimandano ai contesti culturali in
cui si trovano. Inoltre, s vero che i centri commerciali si somigliano in ogni parte
del mondo, ma diventano sempre pi luoghi di incontro delle giovani generazioni,
per ritrovarsi fuori dal traffico, dal caldo o dal freddo. Cos come nelle stazioni ferroviarie delle citt si osservano luoghi specifici ove le singole comunit immigrate si
incontrano.
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INTRODUZIONE
nZIANA
tivit umane (Raffestin, 2003; Turco, 2010), siano messe in secondo piano
accezione
proprio
cosmopolite,
globalizzanti
che oggi
sono tanto in voga e che di fatto svalutano sia l'importanza delle specificit culturali e territoriali maturate nei singoli luoghi, sia la rilevanza dei
problemi che tante aree del mondo continuano ad avere, proprio grazie
alle opportunistiche logiche del capitalismo globale.
Nell'ottica complessa, olistica, teleologica, quella cio che considera la
realt come composta da elementi strettamente connessi gli uni agli altri,
il termine identit implica il riconoscimento non solo della propria specificit, ma anche di quella altrui; il conflitto pu nascere, indubbiamente,
ma visto nella sua accezione positiva, come motivo di arricchimento reciproco: Come ci ha insegnato Hegel, il riconoscimento include senz'altro il conflitto, senza per che quest'ultimo ne costituisca il senso. Anzi,
se c' un senso proprio della dialettica intrinseca al riconoscersi (alla sua
reciprocit), questo sta nel fatto che senza tale dialettica difficile pensare
a un qualsiasi livello di auto consapevolezza: di coscienza della propria identit (Desideri, 2011, p. 18). Il discorso identitario, dunque, non pu
prescindere dal riconoscimento del valore della diversit e del conflitto
costruttivo, partendo dal presupposto che a fronte di un'uguaglianza di
diritti fondamentali che ci dovrebbe connotare tutti fin dalla nascita",
siamo poi inevitabilmente destinati ad essere diversi, perch diversi sono i
contesti in' cui maturano norme, valori, concetti, simboli collettivi, ed
proprio questa diversit che crea valore universale (profeti, 2010). Posto
che sarebbedeleterio tendere ad una societ di eguali in senso culturale
- anche perch, di fatto, si tradurrebbe nella prevalenza di una cultura su
tutte le altre - si tratta allora di concepire il pluralismo culturale nella sua
integrata,
complementare,
interconnessa:
il relativismo
BANINI
non
ed economiche,
che utilizzano
la questione
identitaria
come mezzo improprio, ancorch potente, di sollevazione popolare, anche laddove si era convissuti a lungo senza problemi (Fabietti, 2003; Remotti, 2001). Poco ha senso, dunque, delegittimare il concetto di identit
prendendo a spunto i conflitti sanguinosi che opportunisticamente
e impropriamente
6 Nel preambolo della Dichiarazione Universale UNESCO sulla Diversit Culturale (2001), constatando che la cultura si trova al centro dei dibattiti odierni sull'identit, la coesione sociale e'lo sviluppo di un'economia basata sulla conoscenza,
sottolineato che il rispetto della diversit delle culture, la tolleranza, il dialogo e la
cooperazione in un clima di fiducia e di mutua comprensione sono tra le migliori
garanzie di pace e di sicurezza internazionali e che il processo di globalizzazione,
facilitare dal rapido sviluppo delle nuove tecnologie d'informazione e comunicazione, pur costiruendo una sfida per la diversit culturale, crea tuttavia le condizioni
per- un dialogo rinnovato tra culture e civilt.
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TERRlTORIALI
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per la vita delle persone, quali appunto il considerare se stessi in una dimensione sociale e territoriale, ma anche perch attaccare il concetto di
identit pu equivalere a spingere ancor di pi gli individui nel loro cosmopolitismo consumista, individualista e deresponsabilizzato, nella loro
autoreferenzialit, nel loro egoismo - questo s, davvero cieco - nei confronti degli altri esseri umani e dell'ambiente in cui vivono".
Piuttosto, opportuna una rielaborazione in senso dinamico e processuale del concetto di identit, adeguandolo agli avanzamenti scientifici in
materia di comprensione e interpretazione della realt, cos come alle
questioni centrali che connotano il nostro tempo e agli obiettivi etici, volendo usare un aggettivo ponderoso, che si intendono consapevolmente e
deliberatamente perseguire.
Alla geografia spetta un compito fondamentale, in tal senso, per riportare il concetto di identit su coordinate realistiche, che rispecchino il senso comune e siano in linea con i principali accordi internazionali in materia di sostenibilit, diversit culturale, partecipazione ai processi decisionali, a prescindere dalle ritrosie decostruzioniste, postrnoderne o cartesiane
e a partire dai singoli luoghi, poich ponendo l'accento su di essi che la
questione della sostenibilit, della compresenza di culture ed etnie diverse,
della partecipazione ai processi decisionali, dell'empowerment di categorie
sociali svantaggiate emerge in tutta la sua rilevanza e concretezza.
Rispetto alle altre discipline, la geografia presenta il vantaggio di tenere
sempre a mente il concetto di scala, quello che consente di inquadrare
ogni ogget;.todi analisi sapendo che esistono ambiti territoriali di dimensione diversa, dal locale al globale, non necessariamente corrispondenti ai
confini amministrativi o politici, ma tutti strettamente legati nell'unico ho-
7 La fluidificazione
delle identit tradizionali, la precarizzazione dei rapporti intersoggettivi, la labilit delle appartenenze spinge oggi, in maniera inedita e assai diffusa, a trasformare e ridurre il problema dell'identit personale in quello della propria autenticit (dell'essere proprio se stessi, oltre il punto di vista degli altri incarnato nei ruoli e nelle maschere sociali che di volta in volta assumiamo e indossiamo).
A una globalizzazione delle relazioni economico-sociali e genericamente umane, oscillante tra standardizzazione e minacciosa mescolanza di forme di vita e culture, si
oppone cos la pura autenticit personale, l'essere s in quanto individuum come il
valore da perseguire pre- e metaeticamente globale (Desideri, 2011, p. 13).
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ALLE IDENTIT
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TERRITORlALI
L'ottica transcalare, che spazia cio dalla scala locale a quella globale a
quella nazionale a quella continentale o a chiss quale altra ripartizione del
nostro pianeta, insomma connaturata all'indagine geografica. Non si
tratta pi di multiscalarit, concetto che si rifaceva davvero ad un modo
moderno di intendere il mondo, distinto in ambiti territoriali che partivano dalla scala locale e che progressivamente si allargavano fino a coprire
la scala planetaria, passando per entit amministrative subnazionali, poi
statali, poi sovranazionali e quindi globali, ma di transcalarit, cio passaggi
continui di scala, dal locale al nazionale, dal regionale al globale, cos come dal locale al locale, dal nazionale al nazionale e via dicendo, che del
resto si riscontrano nei discorsi o nelle esperienze quotidiane dei singoli
individui, cosicch ci si sente cittadini di un singolo luogo, piuttosto che
globali, europei o di un Paese specifico, a seconda dei contesti relazionali
in cui ci troviamo.
L'ottica transcalare, peraltro, consente di tenere presenti sia le scale riferite agli ambiti politici o amministrativi, con tutte le conseguenti ricadute concrete sul piano politico, legislativo, gestionale, sia le scale dell'autoorganizzazione, quelle cio che derivano dalla messa in rete di esperienze,
progert, iniziative che quasi sempre partono dalla scala locale e si coordinano in rete, alimentando circuiti virtuosi.
La geografia pu insomma riportare il dibattito sull'identit su coordinate pi concrete, non allarmistiche, riformatrici, rispetto alle altre discipline che le sferrano duri attacchi e che stanno generando non pochi effetti negativi. Di fronte all'incertezza che ruota intorno al concetto di i
dentit, proprie per la dicotomia venutasi a creare sul tema tra politica e
scienza - e direi anche tra percezione cQmune e scienza - facile infatti
che dell'identit se ne faccia un uso strumentale, anche sotto il profilo economico. Apertis verbis, gran parte della specificit culturale e locale viene
oggi utilizzata come fattore di promozione turistica o per il lancio di una
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produzione tipica, spesso attribuendo ai luoghi identit stereotipate, apparenti, edulcorate, distorcendone cos i significati e facendone una mera
questione di marketing territoriale. Ed anche per questo che opportuno parlare di identit territoriale, individuare le coordinate attraverso cui
rilevarla e comprenderla, fare in modo che anche i processi di sviluppo
locale rispecchino davvero i connotati e il sentire locali (pollice, 2005;
. Pollice, Spagnuolo, 2009).
Se il fine ultimo quello di costruire un mosaico globale di identit territoriali, alle diverse scale geografiche, che producano la loro specificit,
che facciano a gara in sostenibilit ambientale, sociale ed economica, che
siano ispirate al rispetto dei diritti umani, che siano integrate da relazioni
armoniche, con nessuna cultura a prevalere sull'altra, la geografia disciplina privilegiata per fare questo e l'identit territoriale pu essere lo
strumento per tenere desta l'attenzione su obiettivi di lungo termine'''.
BIBLIOGRAFIA
lO il caso di sottolineare che diversi Paesi, in quanto membri delle Nazioni Unite, hanno assunto l'impegno formale di garantire sul proprio territorio l'esercizio
delle libert fondamentali degli individui, ma nella prassi continuano a violarle, ritenendo la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani non giuridicamente vincolante ..
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,l'
BANINI
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INTRODUZIONE
ALLE IDENTIT
TERIUTORIALI
Silvia Aru*
R.
1. Introduzione
Il presente studio costituisce la sintesi di una ricerca empirica condotta presso la Comunit italiana di Vancouver tra il gennaio e l'aprile
del 20081 Il fine del lavoro stato quello di-definire i processi identitari
che coinvolgono la comunit in esame, cercando di individuare le connessioni materiali e simboliche con l'Italia che strutturano il senso di
appartenenza comunitario.
Prima di procedere con l'analisi della matrice teorica di riferimento,
con l'esposizione delle scelte metodologiche attuate e con l'analisi dei dati
raccolti, necessario spendere alcune parole, in fase introduttiva, sul concetto di identit, concetto cardine all'interno della mia ricerca e perno analitico su cui ruota il presente incontro. Tale premessa necessaria perch a partire dall'idea di identit sposata dai differenti studiosi' che si
posono comprendere appieno le impostazioni teoriche, analitiche e le
scelte metodologiche che guidano i differenti percorsi di ricerca.
L'identit (sia essa territoriale, sociale, di genere, nazionale, ecc.)
- come sappiamo dai tanti testi, accademici e non,che se ne occupano una parola che contiene una forte indeterminatezza eli base, data soprattutto dal fatto che il termine trova la sua significazione in rapporto a chi
la pronuncia, al contesto nel quale viene articolata o in relazione alla
cornice discorsiva che la accoglie (Foucault, 2004) e, ultimo, ma non
meno importante, ai soggetti (o oggetti) alla quale si rivolge.
Non dunque un caso che si possano notare, anche solo scorrendo
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