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QUESTIONI PROCESSUALI
NELLAMBITO DEI GIUDIZI
DI SEPARAZIONE E
DIVORZIO
ENRICO BET*
Roia, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Milano, con lintento di individuare le prassi maggioritarie, e da condividere.
Si riportano le conclusioni cui pervenuto il
gruppo di lavoro, riassunte in sede plenaria nel
dicembre 2003 dalla Dott.ssa Franca Mangano,
giudice del Tribunale di Roma.
LAVVIO DEL PROCEDIMENTO E LA NATURA
CONTENZIOSA O PRECONTENZIOSA
DELLUDIENZA PRESIDENZIALE
a discussione tra i partecipanti al gruppo ha
fatto emergere una prassi ampiamente maggioritaria secondo la quale tanto nel procedimento di separazione che nel procedimento di
divorzio, la costituzione dellattore deve ritenersi perfezionata con il deposito del ricorso.
Pertanto:
a) il contenuto del ricorso introduttivo in ambedue i giudizi disciplinato dallart. 4, comma
2 della L. 898/1970, sicch alla mera esposizione di fatti sui quali la domanda fondata
richiesta dallart. 706 c.p.c. si sostituisce la
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art. 180 c.p.c., bench ritenuta da molti partecipanti al gruppo come dotata di intima coerenza e
sistematicit, viene respinta per diverse ragioni.
Ragionando con estrema sintesi:
a) dal punto di vista pratico si reputa che la forzata costituzione del convenuto prima delludienza presidenziale mortifichi le possibilit
conciliative della lite,
b) dal punto di vista teorico-normativo, anche
alla luce di alcune recenti pronunce della Cassazione (n. 10780/96; 1332/00; 2064/00;
11751/01; 10914/02), si ritiene che b1), sebbene il procedimento di separazione sia nel suo
complesso di natura contenziosa (cfr. Corte
Cost. nn. 151/71 e 201/71) tuttavia sia netta la
sua articolazione in due fasi, delle quali la prima, quella presidenziale, non sia intesa quale
prima udienza di comparizione ex art. 180
c.p.c. ma sia caratterizzata dalla sua specifica
funzione, che quella diretta allemanazione
dei provvedimenti temporanei ed urgenti, con
la conseguenza, ad es., che i termini di decadenza per la formulazione delle domande
riconvenzionali andrebbero riferiti alla prima
udienza dinanzi al G. I.;
inoltre si giudica incompatibile con gli adempimenti dellart. 180 c.p.c. e, segnatamente
con la dichiarazione di contumacia del convenuto non comparso, la facolt di questa stessa
parte di partecipare alludienza presidenziale
senza ministero di difensore, secondo il disposto dellart. 707, primo comma c.p.c., pur
dopo gli interventi della Corte Costituzionale.
Le variabili rilevate allinterno di queste opzioni
possono ricondursi fondamentalmente a due
orientamenti:
a) per luno la costituzione del convenuto e la
tempestiva proposizione delle domande di
addebito e di assegno divorzile deve avvenire
entro 10 giorni, per labbreviazione dei termini, prima delludienza davanti al giudice
istruttore,
b) per laltro, invece, le medesime preclusioni
non operano sino alludienza medesima.
Le ragioni di questa differenziazione poggiano
essenzialmente sulla controversa efficacia dellavvertimento dellart. 163 n.7 c.p.c. e sulle
diverse opzioni concrete che si affidano al decreto di fissazione delludienza presidenziale o alla
diligenza creativa del giudice istruttore per
inserire lavvertimento in questione. In buona
sostanza, Cass. 7.2.2000 n. 1332, che ha giudicato manifestamente inammissibile il dubbio di
legittimit costituzionale relativo alla omessa
previsione nella descrizione del ricorso recante la
domanda di divorzio dellavviso di cui allart.
163 n. 7 c.p.c., non sembra aver tranquillizzato i
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giudici di merito.
N il contrasto pare acquietato dalle importanti
affermazioni contenute nella sentenza in parola
circa la non coessenzialit della previsione di termini di decadenza con lindicazione di un avviso
espresso nellatto introduttivo del giudizio e circa la correlazione dei termini stessi direttamente
alla legge, analogamente a quanto avviene per il
rito speciale del lavoro.
A ben vedere, tuttavia, questa diversa individuazione del momento rilevante per il perfezionamento degli effetti preclusivi stabiliti dalla legge, bench gravida di effetti pregiudizievoli, riconosce
come comuni le opzioni interpretative di fondo.
Infatti viene condivisa:
a) lopinione secondo cui il rispetto del principio
del contraddittorio non esige che la tempestiva
costituzione delle parti si ricolleghi al medesimo momento processuale,
b) la valutazione, addirittura opposta, secondo
cui la posizione del convenuto, stretto tra i
tempi ridotti di notifica del ricorso e del decreto e il termine anticipato a comparire, risulterebbe ingiustificatamente compressa nelle sue
legittime facolt di difesa, viceversa ampiamente soddisfatte dalla possibilit del convenuto di operare una scelta processuale circa i
tempi di costituzione,
c) laffermazione secondo cui il convenuto, una
volta compiuta la scelta processuale di costituirsi alludienza presidenziale, ossia anticipatamente rispetto allo spirare dei termini imposti dalla legge alla sua costituzione, consuma
la sua costituzione facendo maturare tutte le
preclusioni,
d) la piena assimilazione della fase del giudizio
davanti al giudice istruttore alla sequenza procedimentale propria del giudizio di cognizione
ordinario (183, 184 c.p.c.), cosicch anche se
la tesi che consente la costituzione del convenuto fino alludienza davanti allistruttore pu
apparire meno rigorosa, tuttavia non opera una
sistematica destrutturazione del giudizio di
divorzio, distinguendone soltanto la fase
davanti al Presidente dalla fase davanti al giudice istruttore ma applica tutte le decadenze
riferite alle diverse scansioni del giudizio
ordinario.
LA RICHIESTA DI MODIFICA DEI PROVVEDIMENTI
PRESIDENZIALI
i ritiene pressoch uniformemente che lart.
708 ultimo comma c.p.c., il quale subordina,
nel giudizio di separazione, la modifica dei provvedimenti provvisori al verificarsi di mutamenti
nelle circostanze, sia stato abrogato a seguito
della L. 74/1987, la quale allart. 23 prevede lap-
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da quelle tipiche.
LA SENTENZA PARZIALE (NELLA SEPARAZIONE
E NEL DIVORZIO)
n conformit alla pronuncia della Suprema
Corte, si ritiene applicabile anche alla sentenza
di separazione la norma divorzile secondo cui,
nel caso in cui il processo debba continuare per la
determinazione dellassegno, il Tribunale emette
sentenza non definitiva sullo scioglimento o sulla cessazione degli effetti civili del matrimonio.
La prassi rileva, tuttavia, che le sentenze non
definitive di separazione sono ancora poco frequenti in tutte le sedi, in contrasto con lorientamento della Cassazione e della dottrina, secondo
cui la pronuncia in questione non necessita di
istanza di parte in quanto la pronuncia non avviene dufficio, ma solo ad istanza di parte. Alcuni
giudici richiedono la domanda di entrambe le
parti (lopinione sembra, tuttavia, contrastare con
la ratio legis sottesa allistituto), e non ritengono
possibile emettere sentenza parziale in un giudizio contumaciale.
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RINUNCIA ALLIMPUGNAZIONE
utti sembrano favorevoli a consentirla, anche
se vengono utilizzate modalit diverse (con
dichiarazione a verbale, con dichiarazione resa
successivamente in cancelleria).
Anche per favorire le parti e non imporre loro
una pluralit di accessi negli uffici giudiziari,
non dovrebbe essere difficile concordare che:
- la rinuncia allimpugnazione possibile;
- poich non logicamente percorribile la strada di una rinuncia preventiva, la dichiarazione
dovrebbe essere fatta dalle parti personalmente, e quindi da loro sottoscritta, nel verbale
delludienza, dandosi atto del fatto che della
sentenza stata prima data integrale lettura;
- lattestazione di passaggio in giudicato dovr
essere rilasciata dal cancelliere dopo la trasmissione della sentenza agli uffici della Procura generale della Repubblica e la relativa
dichiarazione di acquiescenza.
COMPETENZA COLLEGIALE
nettamente prevalsa la tendenza a riconoscere una collegialit piena, mentre abbastanza marginale la prassi che riconosce la possibilit che i coniugi compaiano personalmente
davanti ad un giudice delegato.
Tuttavia, va segnalato, in parte per sdrammatizzare questa questione, che le modalit di svolgimento delle udienze collegiali anche nei Tribunali che non si discostano formalmente dalla collegialit del giudizio prevedono la comparizione
dei coniugi davanti ad un solo giudice.
Sussistono infatti innegabili problemi organizza-
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affrontare gli oneri di una nuova iscrizione a ruolo ecc.; quanto al guadagno sui tempi per la
sentenza, tutto dipenda dallorganizzazione dei
ruoli di ogni singolo giudice, ma ragionevole
pensare che sia pi semplice trovare spazio per
un procedimento congiunto che per una sentenza
per cos dire normale, anche se da pronunciarsi
su conclusioni conformi.
QUESTIONI INERENTI I GIUDIZI DI
SEPARAZIONE CONSENSUALE E DIVORZIO
CONGIUNTO. NATURA DEGLI ACCORDI E
REVOCA DEL CONSENSO
chematizzando il risultato di discussioni dottrinali e giurisprudenziali, pu dirsi che laccordo di separazione ha come contenuto naturale
laccordo sulla cessazione della coabitazione, il
regolamento delle posizioni dei genitori rispetto
ai figli e il regolamento delle questioni patrimoniali di cui allart. 155 cod. civ. rispetto al coniuge non dotato di mezzi propri;
Laccordo sulla cessazione della coabitazione il
contenuto minimo della separazione ed obbligatorio; ugualmente obbligatoria da ritenersi la
regolamentazione dei rapporti economici e non in
relazione ai figli, quando vi siano, mentre alla
regolamentazione dei rapporti patrimoniali tra
coniugi viene riconosciuto un carattere meramente eventuale, di natura contrattuale implicante la
applicabilit delle norme sui contratti.
Questione ancora aperta la natura dellaccordo
minimo di separazione, e cio se debba essere
ricostruito come accordo (inteso come incontro
di volont convergenti) o come contratto o negozio cui applicare in via analogica le norme in
tema di contratti (inteso come incontro di volont
portanti interessi difformi) con la ulteriore conseguenza della applicabilit o meno delle norme sul
contratto e quindi sulla possibilit o meno della
revoca del consenso.
La lettura della norma di cui allart. 158 cod. civ.
consente di escludere la possibilit di un sindacato del Giudice sulle ragioni della separazione o
sulle condizioni patrimoniali tra i coniugi (lunico intervento essendo limitato alla eventuale non
omologabilit in caso di pattuizioni difformi
dagli interessi dei minori). Secondo lart. 158
cod. civ. laccordo di separazione non ha effetto
senza lomologa del Tribunale, che viene considerato un momento giurisdizionale di controllo,
qualificato come causa del procedimento di separazione, ovvero ricostruzione dellaccordo come
causa della separazione stessa, e dellomologazione come mera condizione di efficacia della
separazione, omologazione che si sostanzia in un
controllo di legittimit che il Giudice chiamato
a compiere alla stregua dei principi di ordine
pubblico.
Questa seconda teoria si sposa evidentemente
con la tesi che pone laccento sulla rilevanza dellaccordo dei coniugi e lo qualifica come accordo
assimilabile ad un contratto, valido di per s ma
condizionato nellefficacia alla omologazione,
cos che allaccordo di separazione si applicano
le norme in materia di contratti, senza distinguere tra contenuto obbligatorio ed eventuale, ed
altres la irrevocabilit del consenso espresso prima della udienza presidenziale o in detta sede
presidenziale.
Viceversa, ritenere laccordo come avente contenuto diverso dal contratto, ritenere inapplicabili
le regole contrattuali e porre laccento sul
momento processuale, in sostanza svalutare il
momento della autonomia privata, porta a ritenere il consenso revocabile quanto meno sino a che
non intervenga il provvedimento di omologa.
Come pare emergere anche dai risultati del questionario ANM, in giurisprudenza la tesi della
revocabilit del consenso assolutamente maggioritaria, e riflettere sulla revocabilit del consenso significa analizzare il contenuto degli
accordi di separazione che i coniugi possono porre in essere, qualificarli e distinguerli. Il discorso
cos si allarga dal contenuto della separazione
agli accordi patrimoniali che accedono solo eventualmente alla separazione, alla validit di accordi presi in sede di separazione in vista del futuro
divorzio; tutti argomenti che passano al vaglio
della giurisprudenza, sino ai patti prenuziali che
per il nostro diritto positivo e per la giurisprudenza paiono argomenti ancora del tutto futuribili.
In particolare sul problema relativo alla configurabilit di accordi patrimoniali (aventi ad oggetto
i rapporti tra coniugi, discorso diverso essendo
quello che riguarda le pattuizioni sui figli) stipulati in sede di separazione ed in vista del divorzio, si veda la apertura contenuta in Cassazione
8109/2000 che sul punto ha creato un precedente
ribadendone in generale la nullit per la illiceit
della causa, ma sancendo la non azionabilit della nullit da chi gravato dellimpegno, riservandola esclusivamente alla parte debole che
potrebbe essere lesa dalla pattuizione dispositiva.
Ci si soffermi a riflettere sui temi cardine che
ruotano attorno alla configurabilit dei contratti
in vista del divorzio: il diritto potestativo di chiedere la cessazione del vincolo, che mal si concilia collaffermata indisponibilit dei diritti patrimoniali tratta dallart. 160 cod. civ., il tipo di
controllo operato dal Giudice in sede di procedimento di separazione o in sede di procedimento
sul contratto matrimoniale, linapplicabilit ai
contratti di separazione o di divorzio, della clausola rebus sic stantibus di cui ai procedimenti
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da disporsi dufficio.
Sul punto lo stato della giurisprudenza della S. C.
ritiene che il potere del tribunale di disporre indagini anche dufficio e di avvalersi della Polizia
Tributaria, come prevede espressamente la legge
con disposizioni applicabili per identit di ratio
anche al procedimento di revisione del contributo di mantenimento dei figli, rientra nella sua
discrezionalit, e non pu essere considerato
anche come un dovere imposto sulla base della
semplice contestazione delle parti in ordine alle
loro rispettive condizioni economiche.
Lunico limite a detto potere, che costituisce una
deroga alle regole generali sullonere della prova,
rappresentato dal fatto che il giudice, potendosene avvalere, non pu rigettare le richieste delle
parti relative al riconoscimento ed alla determinazione dellassegno sotto il profilo della mancata dimostrazione da parte loro degli assunti sui
quali le richieste si basano. In tal caso il giudice
ha lobbligo di disporre accertamenti dufficio,
avvalendosi anche della Polizia Tributaria.
PENDENZA DEI GIUDIZI DI MODIFICA EX ART. 710 CPC
E DI DIVORZIO
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mo contro il provvedimento camerale pronunciato nei confronti di pi parti decorre dalla notificazione dello stesso eseguita ad istanza di parte,
e non anche dalla notificazione eseguita ad istanza del cancelliere.
Il giudizio di reclamo un giudizio di merito che
tuttavia avviene nei limiti dei motivi di gravame:
pertanto illegittimo un provvedimento che
riformi un decreto in un punto non oggetto di esame, cos come non sono ammesse domande nuove. Possono invece essere allegati fatti nuovi e
chieste nuove prove.
IL PUBBLICO MINISTERO.
LE RAGIONI DELLA SUA PRESENZA NEL PROCESSO
ella relazione del ministro guardasigilli sul
codice di procedura civile si legge che quando linteresse pubblico reclama che lesercizio dellazione sia svincolato dalla iniziativa privata
opportuno che il potere di agire sia affidato non al
giudice, per non menomarne limparzialit affermazione di strabiliante attualit alla luce del disposto dellart. 111 Costituzione ma al pubblico
ministero, trattandosi di un potere di iniziativa pi
confacente alla funzione di parte. E derogando cos
da quella che nel campo civilistico la regola,
consistente nellesclusiva dipendenza della tutela
giurisdizionale dalla volont dellinteressato.
Negli ordinamenti in cui, come nel nostro, nel
campo civilistico vige la regola consistente nella
dipendenza della tutela giurisdizionale dalla
volont dellinteressato, le deroghe a tale regola
non possono non essere che per casi tassativi,
come stabilisce lart. 69 c.p.c.: Il pubblico ministero esercita lazione civile nei casi stabiliti dalla legge.
Lo stesso principio contenuto nellart. 2907
cod. civ. ai sensi del quale alla tutela giurisdizionale dei diritti provvede lautorit giudiziaria
anche su istanza del pubblico ministero o dufficio, ma solo quando la legge lo dispone, come
lart. 75, I c., dellordinamento giudiziario che
stabilisce che il pubblico ministero esercita lazione civile ed interviene nei processi civili nei
casi stabiliti dalla legge.
In questo quadro positivo, quando una disposizione concede lazione a chiunque vi abbia interesse deve essere escluso che fra i titolari del relativo potere possa rientrare anche il pubblico ministero, stante il principio della tassativit dei casi
in cui il predetto soggetto legittimato ad esercitare lazione civile, casi non suscettibili di applicazione analogica o di interpretazione estensiva.
il caso di ricordare come, in applicazione di
tale principio, il pubblico ministero non possa
impugnare il matrimonio celebrato con intento
simulatorio (art. 123 cod. civ.) anche laddove
venga accertata lesistenza di una condotta delittuosa realizzata da cittadini stranieri con cittadini
italiani per finalit di acquisizione di uno status
che consenta in prima istanza la regolarizzazione
della posizione sul territorio italiano e quindi
lacquisizione della cittadinanza.
Quanto allintervento in causa del pubblico ministero lart. 70 c.p.c. regola due tipi di intervento:
quello obbligatorio e quello facoltativo.
Fra le cause nelle quali lintervento risulta obbligatorio vi sono quelle matrimoniali, comprese
quelle di separazione personale dei coniugi (art.
70, co. I, n. 2) c.p.c.) e di divorzio, siano esse
contenziose od a domanda congiunta.
Alla questione controversa, riguardante la partecipazione del P. M. ai procedimenti a domanda
congiunta, la dottrina maggioritaria sembra dare
risposta favorevole sulla base dellassunto che se
vero, come appare, che la funzione principale
del pubblico ministero, nel giudizio di divorzio,
quella di garantire il rispetto dei diritti dei figli,
non si vede perch di questa garanzia debbono
poter usufruire solo le parti che abbiano prescelto il rito contenzioso.
Lintervento non deve invece reputarsi necessario
nei giudizi in cui si tratti solo di modificare le
condizioni della separazione personale, salvo che
non si tratti di modifica delle condizioni di separazione riguardanti la prole, come espressamente
previsto dalla Corte Costituzionale che, con sentenza del 9 novembre 1992 n. 416, ha infatti
dichiarato lillegittimit costituzionale dellart.
710 c.p.c. nella parte in cui non prevede la partecipazione del pubblico ministero al procedimento
di modifica dei provvedimenti di separazione
personale dei coniugi riguardanti la prole.
Con una successiva sentenza la Corte Costituzionale (25.06.1996 n. 214) ha dichiarato lillegittimit costituzionale dellart. 70 c.p.c. nella parte
in cui non prescrive lintervento obbligatorio del
pubblico ministero nei giudizi tra genitori naturali che comportino provvedimenti relativi ai
figli, nei sensi di cui agli artt. 9 della legge 898
del 1970 (nel testo vigente) e 710 c.p.c. come
risulta a seguito della citata sentenza 416/1992.
Nei casi in cui lintervento del pubblico ministero obbligatorio, lo tale naturalmente in ogni
grado.
Occorre tuttavia, per ridare un senso a questa
impostazione che rischia per prassi e per progetti
di riforma normativa di proporre un giudizio di
agonia del pubblico ministero nel processo civile,
ridisegnare lo spazio di presenza della parte pubblica nel processo civile.
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