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Aristotele
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Disambiguazione Se stai cercando altri significati, vedi Aristotele (disambigua).


vidi l maestro di color che sanno

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seder tra filosofica famiglia.

Bar

(Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno, IV, vv. 131-132.[1])

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Aristotele (in greco antico: , Aristotls;


Stagira, 384 a.C. o 383 a.C.[2] Calcide, 322 a.C.) stato
un filosofo, scienziato e logico greco antico[3]. Discepolo di

Puntano qui

Platone, unitamente a Socrate considerato uno dei padri

Modifiche correlate

del pensiero filosofico occidentale, che da lui ha ereditato

Pagine speciali

problemi, termini, concetti e metodi. ritenuto una delle

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menti filosofiche pi innovative, prolifiche e influenti del

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mondo antico, sia per la vastit che per la profondit dei

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suoi campi di conoscenza, compresa quella scientifica.[4]


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Indice
1 Il significato del nome
2 Biografia
2.1 L'abbandono dell'Accademia
2.2 La fondazione del Peripato
2.3 Il testamento
3 Le opere
3.1 Gli scritti giovanili
3.1.1 Il Grillo o Sulla retorica
3.1.2 Sulle Idee
3.1.3 Sul Bene
3.1.4 L'Eudemo o Sull'anima
3.1.5 Il Protreptico
3.1.6 Il De philosophia
3.2 Le opere della maturit
3.3 Apocrifi
4 La filosofia: scienza delle cause e ricerca delle essenze
4.1 Ontologia e metafisica
4.1.1 Teologia

4.2 Gnoseologia

emaitka

4.2.1 Logica

4.2.1.1 Analitici primi e Analitici posteriori

()

4.2.2 Dialettica

4.2.3 Teoria della proposizione

4.3 Etica

4.3.1 La politica

Brezhoneg

4.3.2 Il concetto di Philia

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Copia romana in Palazzo Altemps


del busto di Aristotele di Lisippo

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Bosanski

Catal
Mng-dng-ng

Cebuano

4.3.3 L'arte
4.4 Cosmologia
4.5 Biologia
4.6 Sulle donne
5 La fortuna di Aristotele
6 Note
7 Bibliografia

Corsu

7.1 Traduzioni italiane

etina

7.2 Traduzioni latine

7.3 Letteratura critica

Cymraeg
Dansk

8 Voci correlate
9 Altri progetti
10 Collegamenti esterni

Deutsch
Zazaki
Dolnoserbski

Emilin e rumagnl
English
Esperanto

Il significato del nome

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Aristotele, il cui nome deriva dall'unione di (aristos) "migliore" e (telos) "fine", alla
lettera pu intendersi con il significato di "il fine migliore",[5] oppure, in senso pi ampio, che
giunger ottimamente alla fine[6]. Una tradizione riferisce come vero nome del filosofo quello di

Espaol

Aristocle di Messene, che sarebbe stato l'autentico maestro di Alessandro Magno. Giovanni Reale

Eesti

sulla base di un'ampia documentazione esclude la validit di questa teoria.[7]

Euskara
Estremeu

Suomi

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Biografia

[modifica wikitesto]

Aristotele nacque nel 384 a.C. a Stagira, l'attuale Stavro,

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Suomi

Aristotele nacque nel 384 a.C. a Stagira, l'attuale Stavro,

Vro

colonia greca situata nella parte nord-orientale della

Froyskt

penisola calcidica della Tracia.[8][9].

Franais
Frysk

Si dice che il padre, Nicomaco, sia vissuto presso Aminta

Gaeilge

III, re dei Macedoni, prestandogli i servigi di medico e di

amico. Aristotele, come figlio del medico reale, doveva

Gidhlig

pertanto risiedere nella capitale del Regno di Macedonia,

Galego

Pella. Fu probabilmente per l'attivit di assistenza al lavoro

Fiji Hindi
Hrvatski
Kreyl ayisyen
Magyar

del padre che Aristotele fu avviato alla conoscenza della

Resti delle mura di Stagira

fisica e della biologia, aiutandolo nelle dissezioni


anatomiche.[10]
Secondo gli studiosi la biografia di Aristotele pu essere suddivisa in tre periodi.[11] Il primo
periodo ebbe inizio quando, rimasto orfano in tenera et, dovette trasferirsi dal tutore Prosseno ad
Atarneo, cittadina dell'Asia Minore nella regione della Misia situata nel nord-ovest dell'attuale

Turchia, di fronte all'isola di Lesbo. Prosseno, verso il 367 a.C., lo mand ad Atene per studiare

Interlingua

nell'Accademia fondata da Platone circa vent'anni prima, dove rimarr fino alla morte del suo

Bahasa Indonesia

maestro. Aristotele non fu dunque mai un cittadino di Atene, ma un meteco.

Interlingue
Ilokano

Quando il diciassettenne Aristotele entra nell'Accademia, Platone a Siracusa da un anno, su

Ido

invito di Dione, parente di Dionigi I, e torner ad Atene solo nel 364 a.C.; in questi anni, secondo

slenska

l'impostazione didattica dell'Accademia, Aristotele dovette iniziare con lo studio della matematica,

per passare tre anni dopo alla dialettica.

La .lojban.
Basa Jawa

Qaraqalpaqsha
Taqbaylit
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A reggere la scuola Eudosso di Cnido, uno scienziato che dovette molto influenzare il giovane
studente che, molti anni dopo, nell'Etica Nicomachea scriver che i ragionamenti di Eudosso
avean acquistato fede pi per la virt dei suoi costumi che per se stessi: appariva di un'insolita
temperanza, sembrando ragionare, nell'identificare il bene col piacere, non perch amante del
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piacere, ma perch pensava che la cosa stesse veramente cos.

L'abbandono dell'Accademia

Kurd

Il secondo periodo ha inizio quando nel 347 a.C. muore

Platone e alla direzione dell'Accademia, pi per motivi

Latina

economici che per meriti riconosciuti, viene chiamato

Ladino

Speusippo, nipote del grande filosofo ateniese. Aristotele,

Ltzebuergesch

Limburgs

[modifica wikitesto]

che evidentemente doveva ritenersi pi degno di costui,


lascia la scuola insieme con Senocrate, altro pretendente

Ligure

alla guida dell'Accademia, per ritornare ad Atarneo, dove

Lumbaart

aveva trascorso l'adolescenza, invitato da Ermia, allora

Lietuvi

tiranno della citt. Ermia era stato gi da lui conosciuto ai

Latvieu

tempi dell'Accademia, ed era poi riuscito con un

rovesciamento politico a diventare successore di Eubulo,

Basa Banyumasan
Malagasy

signore di Atarneo, e ad impossessarsi di Asso. Nella corte

Baso Minangkabau

di Ermia Aristotele ritrova altri due ex allievi di Platone,

Erasto e Corisco. Nello stesso anno tutti e quattro si

trasferiscono ad Asso, divenuta intanto la nuova sede

della corte, dove fondano una scuola che Aristotele

battezza come unica vera scuola platonica. Ad essa


Bahasa Melayu
Malti
Mirands

Nhuatl
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Aristotele precettore di Alessandro


Magno

aderiscono anche il figlio di Coristo, Neleo, e il futuro


successore di Aristotele nella scuola di Atene, Teofrasto, suo brillante allievo.[12]
Nel 344 a.C., su invito dello stesso Teofrasto, Aristotele va a Mitilene, sull'isola di Lesbo, dove
fonda un'altra scuola, anch'essa battezzata come la sola aderente ai canoni platonici. V'insegna
fino al 342, anno in cui chiamato a Pella, in Macedonia dal re Filippo II perch faccia da
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Nhuatl
Plattdtsch

precettore al figlio Alessandro Magno. Aristotele svolger questo incarico per circa tre anni, fino a

Nedersaksies

quando Alessandro non sar chiamato a partecipare alle spedizioni militari del padre. Non

sappiamo molto dell'educazione che Aristotele impartisce ad Alessandro ma si suppone che le

lezioni si basassero prevalentemente sui fondamenti della cultura greca (a partire da Omero)

Nederlands

facendo cos di Alessandro un uomo greco per gli ideali trasmessigli, ma anche soprattutto sulla

Norsk nynorsk
Norsk bokml
Novial
Occitan

politica, dato il destino che attendeva Alessandro. inoltre possibile che durante questo incarico
Aristotele abbia concepito il progetto di una grande raccolta di Costituzioni.[13]

Oromoo

La fondazione del Peripato

Quando nel 340 a.C. Alessandro diviene reggente del regno di Macedonia, cominciando anche ad

Pangasinan

[modifica wikitesto]

avvicinarsi alla cultura orientale, il suo maestro Aristotele, che intanto rimasto vedovo e convive
con la giovane Erpillide da cui ha avuto il figlio Nicomaco,[14] nell'ultimo periodo della sua vita torna

Polski

forse a Stagira e, intorno al 335 a.C., si trasferisce ad Atene, dove in un pubblico ginnasio, detto

Piemontis

Liceo perch sacro ad Apollo Licio, fonda una sua famosissima e celebrata scuola, chiamata

Peripato (dal greco , la Passeggiata; da passeggiare, composto di

intorno e camminare) nome che indicava quella parte del giardino dove era un

Portugus
Runa Simi
Romn

colonnato coperto dove il maestro e i suoi discepoli camminavano discutendo

[15][16].

Probabilmente non Aristotele ad acquistare la scuola; egli l'affitta perch per la citt di Atene egli

Armneashti

era uno straniero e non aveva diritto di propriet. La scuola viene inoltre finanziata dallo stesso

Alessandro. Aristotele promuove attivit di ricerca nella citt di Atene soprattutto per quanto

riguarda materie scientifiche quali zoologia, botanica, astronomia.[17]

Riguardo alla scuola abbiamo notizie vaghe; comunque sappiamo per certo che gli alunni erano

Sardu

chiamati per dieci giorni a dirigere la scuola in prima persona: Aristotele ci teneva a istruire i suoi

Sicilianu

allievi a questo ruolo. Inoltre i pasti venivano consumati in comune secondo un'usanza dei

Scots

pitagorici e ogni mese si organizzava un simposio filosofico con giudizio (iudicio) guidato dalla

Smegiella
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Smegiella

saggezza del maestro. Le lezioni si svolgevano di mattina; di pomeriggio e di sera invece Aristotele

Srpskohrvatski /

teneva, sempre nella scuola, delle conferenze aperte al pubblico; le materie erano appunto di
interesse pubblico quindi politica e retorica, ad esempio, ma non materie astratte come la

Simple English
Slovenina
Slovenina

metafisica e la logica.
Nel 323 a.C. muore Alessandro Magno e ad Atene si manifestano i mai sopiti odii antimacedoni;

Shqip

Aristotele, guardato con ostilit per il suo legame con la corte macedone, accusato di empiet:

/ srpski

lascia allora Atene e con la famiglia si rifugia a Calcide in Eubea, la citt materna, dove muore

Basa Sunda

l'anno dopo.

Svenska
Kiswahili

Il testamento

[modifica wikitesto]

lnski

Diogene Laerzio riporta il testamento di Aristotele:

Andr senz'altro bene, ma qualora capitasse qualcosa, Aristotele

ha steso le seguenti disposizioni: tutore di tutti, sotto ogni aspetto,

dev'essere Antipatro; per, Aristomene, Timarco, Ipparco, Diotele

Tagalog
Tok Pisin

e Teofrasto, se possibile, si prendano cura dei figli, di Erpillide [la

Trke

sua convivente] e delle cose da me lasciate, fino all'arrivo di

/tatara

Nicanore. E al momento giusto, mia figlia [Piziade] sia data in

sposa a Nicanore [...] Se invece Teofrasto vorr prendersi cura di

Ozbekcha/
Vneto

Statua di Aristotele a
Calcide

mia figlia, allora sia padrone lui [...]


I tutori e Nicanore, ricordandosi di me, si prendano cura anche di
Erpillide, sotto ogni aspetto e anche se vorr risposarsi, in modo

Vepsn kel
Ting Vit

che non sia data in sposa indegnamente, visto che stata premurosa con me. In particolare, le

Volapk

vengano dati, oltre a quello che ha gi ottenuto, anche un tallero d'argento e tre schiave, quelle

Walon
Winaray

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che vuole, la schiava che gi ha e lo schiavo Pirro. E se vorr abitare a Calcide, le sia data la casa
per gli ospiti vicino al giardino; se invece vorr stare a Stagira, le sia data la mia casa paterna [...]
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per gli ospiti vicino al giardino; se invece vorr stare a Stagira, le sia data la mia casa paterna [...]

IsiXhosa

Sia libera Ambracide e le si diano, alle nozze di mia figlia, cinquecento dracme e la giovane serva

che gi possiede [...] Sia liberato Ticone quando mia figlia si dovesse sposare, e cos anche
Filone, Olimpione e il suo ragazzino. Non vendano nessuno dei giovani schiavi che attualmente mi

Yorb
Zeuws

servono, ma siano impiegati; una volta dell'et giusta, siano liberati, se lo meritano [...]

Ovunque sia costruita la mia tomba, l siano portate e deposte le ossa di Piziade, come lei stessa

Bn-lm-g

ordin; dedichino poi anche da parte di Nicanore, se sar ancora vivo - come ho pregato a suo

Modifica
collegamenti

favore - statue di pietra alte quattro cubiti a Zeus Salvatore e ad Atena Salvatrice a Stagira.[18]

Le opere

[modifica wikitesto]

Degli scritti di Aristotele si sogliono distinguere le opere giovanili, a cui egli cominci a lavorare gi
nel 364 a.C., da quelle della maturit.

Gli scritti giovanili

[modifica wikitesto]

A questo gruppo appartengono le seguenti opere: Grillo, Sulle idee, Sul Bene, Eudemo,
Protreptico e De philosophia.
Il Grillo o Sulla retorica [modifica wikitesto]
Intorno al 360 a.C. il giovane Aristotele scrive la sua prima opera intitolata Grillo o Sulla retorica; in
reazione a una serie di scritti di elogio - composti da alcuni retori ateniesi, fra i quali Isocrate, per
celebrare Grillo, figlio di Senofonte, morto nel 362 a.C. nella battaglia di Mantinea - lo Stagirita
polemizzava contro la retorica come mezzo per agire sugli affetti, sulla parte irrazionale dell'anima.
Gi Platone, nel Gorgia, aveva sostenuto che la retorica non era un'arte, n una scienza, ma
semplicemente una (empeira), una pratica persuasiva che pu avere successo solo
sugli ignoranti. Il successo del Grillo nell'Accademia procur ad Aristotele l'incarico di tenere un
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corso di retorica, nel quale, seguendo il Fedro platonico, sostenne che la retorica doveva fondarsi
sulla dialettica. A tal proposito si tramandato negli anni che egli esord nella prima lezione con la
frase: cosa turpe tacere e lasciar parlare Isocrate.
Sulle Idee [modifica wikitesto]
Scritto poco dopo il Grillo, il trattato Sulle Idee andato perduto tranne pochi frammenti, trasmessi
da Alessandro d'Afrodisia. Vi si affrontava la difficolt di intendere il rapporto tra idee e cose,
concepito da Platone come partecipazione delle cose alle idee, che da esse sono tuttavia
separate.
Eudosso sosteneva che tra le idee e le cose non ci fosse n separazione, n partecipazione,
bens mixis, mescolanza: le idee e le cose sono mescolate tra loro. Aristotele non accetta la teoria
eudossiana, che non risolve il problema, ma critica anche la teoria platonica della separazione,
delle cui aporie lo stesso Platone era del resto ben consapevole, come mostra il suo dialogo
Parmenide. Per Aristotele il principio di tutte le cose non risiede nelle idee trascendenti, ma nelle
loro "forme" immanenti.
Sul Bene [modifica wikitesto]
Nel tentativo di superare un'altra difficolt contenuta nella
teoria delle idee, le quali, essendo molteplici, hanno
bisogno secondo Platone di essere giustificate da un
principio unitario, Platone introdusse i principi dell'Uno
(identificato con il Bene) e della Diade (il grande e il
piccolo); il primo ha la funzione di principio formale e il
secondo ha la funzione di principio materiale.
probabile che le conclusioni del trattato aristotelico Sul
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Bene, scritto intorno al 358 a.C. e del quale rimangono


pochi frammenti, fossero quelle esposte nella matura
Metafisica:[19] Platone chiam idee gli esseri diversi da
quelli sensibili e disse che di tutte le cose sensibili si parla
in dipendenza dalle idee e secondo le idee: infatti le cose
molteplici che hanno lo stesso nome delle idee esistono
per partecipazione [...] ma che cosa fosse la

Platone e Aristotele, particolare


della formella del Campanile di Giotto
di Luca della Robbia, 1437-1439,
Firenze

partecipazione o l'imitazione delle idee un problema che


Platone e i pitagorici lasciarono aperto. Inoltre Platone dice che oltre alle cose sensibili e alle idee
esistono le cose matematiche, che sono intermedie e differiscono dalle cose sensibili perch sono
eterne e immobili, e differiscono dalle idee per il fatto che ce ne sono molte simili tra loro, mentre
ciascuna idea unica in s [...]. Come principi, Platone poneva la Diade, cio il grande e il piccolo,
come materia, e poneva l'Uno come sostanza; dal grande e dal piccolo, per partecipazione all'Uno,
si costituiscono le idee, che sono i numeri che nascono da quei principi [...] Platone sosteneva una
tesi vicina a quella dei Pitagorici, e si poneva sulle loro posizioni, quando diceva che i numeri sono
la causa della sostanza delle altre cose [...] egli ricorre soltanto a due cause, l'essenza e la causa
materiale, perch le idee sono la causa dell'essenza delle altre cose, mentre l'Uno causa
dell'essenza delle idee.
Aristotele respinse dunque gi nel primo periodo della sua formazione la teoria delle idee nella
lunga elaborazione fatta da Platone, ma dalla meditazione su di essa trasse la personale dottrina
della causa formale e della causa materiale.
L'Eudemo o Sull'anima [modifica wikitesto]
Nel 354 a.C., alla morte in guerra, presso Siracusa, dell'amico e compagno di studi Eudemo di
Cipro, Aristotele scrisse, in forma consolatoria e non speculativa, un altro dialogo, pervenuto in
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frammenti, l'Eudemo o Sull'anima, nel quale, prendendo a modello il Fedone platonico,


sosterrebbe la tesi dell'immortalit dell'anima razionale, come indicato nella forma pur problematica
della posteriore Metafisica: Se rimanga qualche cosa dopo l'individuo, una questione ancora
da esaminare. In alcuni casi, nulla impedisce che qualcosa rimanga: per esempio, l'anima pu
essere una cosa di questo genere, non tutta, ma solo la parte intellettuale; perch forse
impossibile che tutta l'anima sussista anche dopo.[20]
Per l'Aristotele maturo, l'anima non un'idea ma una sostanza informante il corpo: nell'Eudemo
invece netta l'opposizione fra anima e corpo, sicch lo Jaeger la considerava dimostrazione
dell'adesione completa del giovane Aristotele al platonismo; i sostenitori della precoce presa di
distanza dello Stagirita da Platone intendono invece questa dichiarata opposizione come
dipendente dall'intento consolatorio del dialogo, nel quale Aristotele avrebbe volutamente
accentuato il destino ultraterreno dell'anima.
In ogni caso, i frammenti dell'Eudemo non permettono di dedurre un'adesione alle dottrine
platoniche delle idee separate dagli oggetti sensibili e della conoscenza fondata sulla
reminiscenza.
Il Protreptico [modifica wikitesto]
Il Protreptico o Esortazione alla filosofia, conosciuto dalle numerose citazioni contenute nell'opera
di eguale titolo di Giamblico, dedicato a Temisone, re di una citt di Cipro, dovette essere scritto
intorno al 350 a.C.
Il Protreptico un'esortazione alla filosofia, essendo questa il pi grande dei beni, dal momento
che ha per scopo se stessa, mentre le altre scienze hanno per fine qualcosa di diverso da s.
Aristotele individua nell'essere umano la divisione fra anima e corpo: una parte di noi l'anima e
una parte il corpo, l'una comanda e l'altra comandata, l'una si serve dell'altra e l'altra sottost
come uno strumento [...] Nell'anima ci che comanda e giudica per noi la ragione, mentre il resto
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ubbidisce e per natura comandato [...] dunque l'anima migliore del corpo, essendo pi adatta
al comando, e di questa migliore la parte che possiede ragione e pensiero, una divisione non
vista come opposizione, come nell'Eudemo, ma come collaborazione: il corpo lo strumento
dell'agire dell'anima, della parte razionale dell'anima.
Delle cose che sono generate, alcune sono generate dall'intelligenza e dall'arte, per esempio, la
casa e la nave; altre sono generate non per arte ma per natura: degli esseri viventi e delle piante,
infatti, la causa la natura e per natura sono generate tutte le cose di tal specie; altre per sono
generate anche per caso, e sono tutte quelle non generate n per arte, n per natura, n da
necessit, e tutte queste cose, molto numerose, noi diciamo che sono generate per caso. Non vi
finalit nel caso ma vi nell'arte e nella natura: la natura l'ordine tendente a un fine, e il fine
dell'uomo la conoscenza.
La filosofia sia buona che utile, ma la bont va privilegiata rispetto all'utilit: alcune cose, senza
le quali impossibile vivere, le amiamo in vista di qualcosa di diverso da esse: e queste bisogna
chiamarle necessarie e cause concomitanti; altre invece le amiamo per se stesse, anche se non
ne consegua nulla di diverso, e queste dobbiamo chiamarle propriamente beni [...] Sarebbe quindi
del tutto ridicolo cercare di ogni cosa un'utilit diversa dalla cosa stessa, e domandare: "Che cosa
ci giovevole? Che cosa ci utile?". Colui che ponesse queste domande non assomiglierebbe in
nulla a uno che conosce ci che bello e buono n a uno che sappia riconoscere che cosa
causa e che cosa concomitante. una polemica, questa, contro le posizioni di Isocrate che, nel
suo Antidosis, scritto contro l'Aristotele del Grillo, attaccava una conoscenza che fosse priva di
utilit pratica. Inoltre quest'opera, essendo certamente datata, fondamentale per gli studi
storiografici in quanto ci consente di creare un abbozzo cronologico di alcuni libri della Metafisica
in base alla presenza (o meno) in essi di temi gi trattati nel Protreptico. Del resto, che fare
filosofia sia per Aristotele comunque necessario lo dimostra il fatto che chi pensa sia necessario
filosofare, deve filosofare e chi pensa che non si debba filosofare, deve filosofare per dimostrare
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che non si deve filosofare; dunque si deve filosofare in ogni caso o andarsene di qui, dando
l'addio alla vita, poich tutte le altre cose sembrano essere solo chiacchiere e vaniloquio.
Il De philosophia [modifica wikitesto]
Il De Philosophia, pervenuto in frammenti, fu scritto intorno al 355 a.C. e si divide in tre libri: nel
primo Aristotele definisce filosofia la conoscenza dei principi della realt; nel secondo critica la
dottrina platonica delle idee e delle idee-numeri; nel terzo espone la sua teologia.
Ribadisce la non trascendenza delle idee e nega le idee-numero o numeri
ideali, introdotti dal tardo Platone: se le idee sono un'altra specie di
numero, non matematico, non potremmo averne alcuna comprensione; chi,
fra noi, comprende un tipo di numero diverso?. Cicerone a citare,
criticamente, il terzo libro del De philosophia: Aristotele nel terzo libro della
sua opera Della filosofia confonde molte cose dissentendo dal suo maestro
Platone. Ora infatti attribuisce tutta la divinit a una mente, ora dice che il
mondo stesso dio, ora prepone al mondo un altro essere e gli affida il
Busto di
Cicerone

compito di reggere e governare il moto del mondo per mezzo di certe


rivoluzioni e moti retrogradi, talora dice che dio l'etere, non comprendendo
che il cielo una parte di quel mondo che altrove ha designato come potere

divino.[21]
La dimostrazione della necessit e dell'immutabilit di Dio fornita dalla testimonianza di Simplicio:
dove c' un meglio, c' anche un ottimo: poich, fra ci che esiste, c' una realt superiore a
un'altra, esister di conseguenza una realt perfetta, che dovr essere la potenza divina [...] e ne
deduce la sua immutabilit.[22] Puro pensiero e immutabile, Dio non pu creare il mondo, che
anch'esso eterno, come riporta Cicerone:[23] il mondo non ha mai avuto origine, poich non vi
stato alcun inizio, per il sopravvenire di una nuova decisione, di un'opera cos eccellente e
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attesta anche la concezione della divinit degli astri: Le stelle poi occupano la zona eterea. E
poich questa la pi sottile di tutte ed sempre in movimento e sempre mantiene la sua forza
vitale, necessario che quell'essere vivente che vi nasca sia di prontissima sensibilit e di
prontissimo movimento. Per la qual cosa, dal momento che sono gli astri a nascere nell'etere,
logico che in essi siano insite sensibilit e intelligenza. Dal che risulta che gli astri devono essere
ritenuti nel numero delle divinit.

Le opere della maturit

[modifica wikitesto]

Della produzione filosofica aristotelica pi matura ci sono giunti solo gli scritti composti per il suo
insegnamento nel Peripato, detti libri acroamatici (in greco: "ci che si ascolta") o esoterici; oltre a
questi, come esposto in precedenza, Aristotele aveva scritto e pubblicato, durante la sua
precedente permanenza nell'Accademia di Platone, anche dei dialoghi destinati al pubblico, per
questo motivo detti essoterici, che sono per pervenuti in frammenti. Questi dialoghi giovanili
furono letti e discussi dai commentatori fino al VI secolo d.C.
A seguito della chiusura dell'Accademia ateniese ordinata nel 529 da Giustiniano e alla diaspora di
quegli accademici, queste opere si dispersero e furono dimenticate, mentre di Aristotele rimasero
solo i trattati esoterici; questi, a loro volta, erano stati dimenticati a lungo dopo la morte del
Maestro fino ad essere ritrovati, alla fine del II secolo a.C., da un bibliofilo ateniese, Apellicone di
Teo, in una cantina appartenente agli eredi di Neleo, figlio di Corisco, entrambi seguaci di
Aristotele nella scuola di Asso. Apellicone li acquist, portandoli ad Atene, e qui Silla li sequestr
nel saccheggio di Atene dell'84 a.C., portandoli quindi a Roma, dove furono ordinati e pubblicati
da Andronico da Rodi.
L'insieme di queste opere pu essere ordinato per argomenti omogenei:
Logica scritti raccolti successivamente nel titolo complessivo di Organon - in greco, "strumento"
- comprendenti:
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- comprendenti:
1. Le categorie (un libro)
2. Sull'interpretazione (un libro)
3. Analitici primi (due libri)
4. Analitici secondi (due libri)
5. Topici (otto libri)
6. Elenchi sofistici (un libro)
Metafisica[24] (quattordici libri)
Fisica (otto libri) con scritti correlati:
1. Sul cielo (quattro libri)
2. Sulla generazione e corruzione (due libri)
3. Sulle meteore (quattro libri)
4. Storia degli animali (un libro)
5. Sulle parti degli animali (un libro)
6. Sulla generazione degli animali (un libro)
7. Sulle migrazioni degli animali (un libro)
8. Sul movimento degli animali (un libro)
Sull'anima (tre libri) con scritti correlati (cosiddetti Parva naturalia):
1. Sensazione e sensibile (un libro)
2. Memoria e reminiscenza (un libro)
3. Il sonno (un libro)
4. I sogni (un libro)
5. La divinazione mediante i sogni (un libro)
6. Lunghezza e brevit della vita (un libro)
7. Giovinezza e vecchiaia (un libro)
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8. La respirazione (un libro)


Etica, comprendente
1. Etica Nicomachea (dieci libri)
2. Etica Eudemia (sei libri)
3. Grande etica (due libri)
Politica (otto libri) correlata alla
1. Costituzione degli Ateniesi
Retorica (tre libri)
Poetica, perduta la parte relativa alla commedia.

Apocrifi

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Ad Aristotele erano anche attribuiti i Problemi e Le Audizioni Meravigliose che la filologia moderna
non riconosce come suoi.
Nei Problemi il Filosofo si chiede: come mai sedendosi vicino al fuoco si avverte la necessit di
orinare? La sua risposta , come al solito, acutissima: perch il fuoco scioglie le cose solide.
chiaro che, se avesse ragione, allontanandosi dal fuoco dovrebbe anche passare la voglia.[25] Un
altro dei Problemi : come mai soffiando sulle mani queste si scaldano, mentre soffiando sulla
zuppa questa si raffredda? Anche qui la risposta magistrale: perch quando si soffia sulla
minestra, si tiene la bocca quasi chiusa, dunque il calore dell'aria rimane dentro la bocca e quel
poco che esce fuori evapora subito per la violenza del soffio.[26] Le Audizioni Meravigliose
contengono fatti che ancora oggi la scienza non sa spiegare: ad esempio, sull'isola di Creta, le
capre ferite dai cacciatori si cibano di un'erba, chiamata Dittamo, che subito fa uscire la freccia e
sana la ferita[27].
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La filosofia: scienza delle cause e ricerca delle essenze

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La filosofia di Aristotele muove dalla stessa esigenza platonica di


ricercare un princpio eterno e immutabile che spieghi il modo in cui
avvengono i mutamenti della natura. Come il suo maestro Platone,
Aristotele ha ben presente la contrapposizione filosofica venutasi a
creare tra Parmenide ed Eraclito; anche lui pertanto si propone di
conciliare le loro rispettive posizioni di pensiero: l'Essere statico del
primo con l'incessante divenire del secondo. Per cui tutto muta in
natura, tutto scorre, ma non a caso: seguendo sempre certi schemi
o regole fisse.
A differenza di Platone, tuttavia, Aristotele ritiene che le forme in
grado di guidare la materia non si trovino al di fuori di essa: non ha
senso secondo lui sdoppiare gli enti per cercare poi di riconciliarli in
qualche modo; ogni realt invece deve avere in s stessa, e non in
cielo, le leggi del proprio costituirsi.
Il fatto che tutti i fenomeni naturali siano soggetti a costante
mutamento significa per Aristotele che nella materia sempre insita la
possibilit di raggiungere una forma precisa. Compito della filosofia
proprio quello di scoprire le cause che determinano il perch un
oggetto tenda ad evolversi in un certo modo e non diversamente.
Aristotele parla in proposito di quattro cause, che sono le seguenti:

Aristotele. Dettaglio
dalla Scuola di Atene di
Raffaello Sanzio (1509

1. causa formale: consiste nelle qualit specifiche dell'oggetto


stesso, nella sua essenza;
2. causa materiale: la materia il sostrato senza cui l'oggetto non esisterebbe;
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3. causa efficiente: l'agente che determina operativamente il mutamento;


4. causa finale: la pi importante di tutte, in virt della quale esiste un'intenzionalit nella
natura; lo scopo per cui una certa realt esiste.
La scienza delle cause consente di affrontare in maniera pi sistematica e razionale il problema
dell'Essere e delle sue possibili determinazioni, sorto la prima volta con Parmenide. Quest'ultimo
aveva detto dell'Essere soltanto che , e non pu non essere, ma non aveva aggiunto cosa esso
sia, lasciandolo senza un predicato. Ne risultava un concetto evanescente, che rischiava di venir
confuso col non-essere. Aristotele con la sua ontologia si propone allora di mostrare che l'essere
determinato in una molteplicit di attributi, che lo rendono multilaterale pur nella sua unit.

Ontologia e metafisica

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L'ontologia, in quanto metafisica (secondo la terminologia introdotta da Andronico di Rodi), la


"filosofia prima" aristotelica, che ha come suo primario oggetto di indagine l'essere in quanto tale,
e solo in via subordinata l'ente (dal greco , genitivo di , essente). "In quanto tale" significa
a prescindere dai suoi aspetti accidentali, e quindi in maniera scientifica. Solo di ci che permane
come sostrato fisso e immutabile, infatti, si pu avere una conoscenza sempre valida e universale,
a differenza degli enti soggetti a generazione e corruzione, ragion per cui del particolare non si
d scienza.[28]
Per conoscere gli enti occorrer dunque fare sempre riferimento all'Essere; Aristotele intende per
ente tutto ci che esiste, nel senso che deve ad altro la propria sussistenza,[29] a differenza
dell'Essere che invece in s e per s: mentre l'Essere uno, gli enti non sono tutti uguali. Per il
filosofo essi hanno vari significati: l'ente un "pllachos legmenon" (dal greco
), ossia si pu dire in molti modi. Ente sar ad esempio un uomo, cos come il suo
colore della pelle.
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Introducendo gli enti, Aristotele cerca di risolvere il problema ontologico di conciliare l'essere
parmenideo col divenire di Eraclito, facendo dell'ente un sinolo indivisibile di materia e forma:
come gi accennato, infatti, la materia possiede un suo modo specifico di evolversi, ha in s una
possibilit che essa tende a mettere in atto. Ogni mutamento della natura quindi un passaggio
dalla potenza alla realt, in virt di un'entelechia, di una ragione interna che struttura e fa evolvere
ogni organismo secondo leggi sue proprie. Cercando di superare il dualismo di Platone in seno
all'essere, Aristotele sostiene cos l'immanenza dell'universale. La sua soluzione tuttavia risente
fortemente dell'impostazione platonica, perch, come gi il suo predecessore, anche lui
concepisce l'essere in forma gerarchica:[30] per cui da un lato vi l'Essere eterno e immutabile,
identificato con la vera realt, che basta a s stesso in quanto perfettamente realizzato; dall'altro vi
l'essere in potenza, proprio degli enti, che per costoro soltanto la possibilit di attuare se
stessi, di realizzare la loro forma in atto, la loro essenza. Anche il non-essere quindi in qualche
modo , almeno come poter-essere. E il divenire consiste propriamente in questo perenne
passaggio verso l'essere in atto.[31]
Nonostante le molteplici valenze che
assumono gli enti, tutti richiamano
inevitabilmente in un modo o nell'altro il
concetto di sostanza, termine introdotto da
Aristotele per indicare ci che in s e per
s, e che per essere non ha bisogno di
esistere. La sostanza uno dei dieci

La Sostanza: prima e seconda


Il genere sommo di cui il filosofo si occupa
maggiormente quello di sostanza, classificata in
sostanza prima e sostanza seconda. La prima
relativa ad un singolo essere, un determinato uomo,
un certo animale o una pianta, ossia tutto ci che ha
sussistenza autonoma. La sostanza seconda invece

predicamenti dell'essere, ossia di quelle dieci costituita da sostantivi generici che determinano un
categorie entro cui classificare gli enti sulla
oggetto in un certo modo, la risposta a "che cos'"
base della loro differenza. Esse sono:

quell'oggetto, ti est (dal greco ), specificando

sostanza, qualit, quantit, dove, quando,

meglio la sostanza prima. Nella frase il Sole un


astro ad esempio, Sole, nome proprio e specifico di

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relazione, agire, subire, avere, giacere.

astro ad esempio, Sole, nome proprio e specifico di

Le dieci categorie possono anche essere

generico che ne specifica l'essenza o la natura,

una stella, sostanza prima, mentre astro, nome

definite generi massimi, poich permettono la

sostanza seconda. Di fatto, se si prescinde

completa classificazione degli enti. Non

dall'aspetto materiale, la sostanza sinonimo di

vanno confuse con i cinque generi sommi

essenza (, usa).[32] Ogni realt pu essere

platonici, perch se Platone cercava

detta che "" in quanto esprime la sostanza. Un altro

categorie universali cui partecipassero tutte

termine utilizzato per indicarla sinolo di materia e

le idee, Aristotele cerca categorie cui gli enti

forma.

partecipino in base alla loro diversit: non


esiste infatti una categoria a cui tutti gli enti tangibili partecipino, proprio perch il suo scopo non
quello della reductio ad unum o omologazione (far confluire tutti gli oggetti di studio in un unico
grande calderone).
A differenza della sostanza, le nove rimanenti categorie si devono invece definire "accidenti" in
quanto non hanno vita indipendente, ma esistono solo nel momento in cui ineriscono alla
sostanza. Il giallo, per esempio, non un ente autonomo come un uomo. Perci nella frase il Sole
giallo, Sole sempre sostanza prima, mentre giallo accidente della sostanza, appartenente
alla categoria della qualit.
Lo stesso filosofo afferma quanto sia inutile ogni scienza che si occupi di enti dotati delle
medesime caratteristiche: la matematica studia gli enti astratti deducibili solo con l'astrazione (in
numeri), la fisica gli elementi naturali della physis (greco ), l'ontologia, invece, studia gli enti.
Ma in base a che cosa gli enti sono accomunati? Non certo il fatto di esistere, perch, come gi
detto, il filosofo nega a priori l'esistenza di una categoria che collochi in s tutti gli enti (la categoria
dell'essere che, infatti, li accomunerebbe tutti). Il termine ente comunque una parola ambigua,
proprio come "salutare". Esso vuol dire sano o indicare l'azione del cordiale saluto, tutto
comunque richiama allo stesso concetto di salute.
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Teologia [modifica wikitesto]


Soltanto l'essere in atto fa s che un ente in potenza possa evolversi; l'argomento ontologico
diventa cos teologico per passare alla dimostrazione della necessit dell'essere in atto.[33]
Si visto come il movimento sia originato dalle quattro cause. Ogni oggetto mosso da un altro,
questo da un altro ancora, e cos via a ritroso, ma alla fine della catena deve esistere un motore
immobile, cio Dio: "motore" perch la meta finale a cui tutto tende, "immobile" perch causa
incausata, essendo gi realizzato in s stesso come atto puro.[34]
Tutti gli enti risentono della sua forza d'attrazione perch l'essenza, che in costoro ancora
qualcosa di potenziale, in Lui giunge a coincidere con l'esistenza, cio tradotta definitivamente in
atto: il Suo essere non pi una possibilit, ma una necessit. In Lui tutto compiuto
perfettamente, e non v' nessuna traccia del divenire, perch questo appunto solo un
passaggio. Non vi neppure l'imperfezione della materia che continua invece a sussistere negli
enti inferiori, i quali sono ancora una mescolanza, un insieme non coincidente di essenza ed
esistenza, di potenza ed atto, di materia e forma.
Il primo motore dunque un essere necessariamente esistente, e in quanto la sua esistenza
necessaria si identifica col bene, e sotto tale profilo principio. [] Se, pertanto, Dio sempre in
uno stato di beatitudine, che noi conosciamo solo qualche volta, un tale stato meraviglioso; e se
la beatitudine di Dio ancora maggiore essa deve essere oggetto di meraviglia ancora pi grande.
Ma Dio, appunto, in tale stato!
(Aristotele, Metafisica XII (), 1072, b 9-30)

Dio come atto puro dunque privo di divenire, poich in lui non avviene, come per ogni cosa
materiale il passaggio dalla potenza all'atto, ma questo non vuol dire che egli non sia attivo nel
senso che egli rappresenti la pi alta attivit che possa esserci, il pensiero. Per Aristotele infatti la
migliore delle azioni quella legata all'attivit noetica, non essendo soggetta alla corruzione del
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divenire.Riguardo al pensiero [] sembra che esso solo possa esser separato, come l'eterno dal
corruttibile

[35]

Ma cosa pensa l'atto puro? Il suo oggetto pensato, data la sua perfezione, non pu essere che un
oggetto perfetto quanto lui, cio se stesso. Quindi l'atto puro, primo motore immobile "pensiero
di pensiero":
Per quanto concerne lintelligenza, sorgono alcune difficolt. Essa pare, infatti, la pi divina delle
cose che, come tali, a noi si manifestano; ma, il comprendere quale sia la sua condizione per
esser tale, presenta alcune difficolt. Infatti, se non pensasse nulla, non potrebbe essere cosa
divina, ma si troverebbe nella stessa condizione di chi dorme..[ma allora] che cosa pensa? ... Se,
dunque, lIntelligenza divina ci che c di pi eccellente, pensa se stessa e il suo pensiero
pensiero di pensiero. [36]

Come nell'Essere di Parmenide, Dio pienezza della sostanza e quindi pensiero puro e la sua
caratteristica principale dunque la contemplazione autocosciente, fine a s stessa, intesa come
pensiero di pensiero.

Gnoseologia

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Nell'ambito della filosofia della conoscenza, Aristotele sembra rivalutare l'importanza


dell'esperienza sensibile, e tuttavia, al pari di Platone, mantiene fermo il presupposto secondo cui
l'intelletto umano non si limita a recepire passivamente le impressioni sensoriali, ma svolge un
ruolo attivo che gli consente di andare oltre le particolarit transitorie degli oggetti e di coglierne le
cause.[37]
Esistono vari gradi del conoscere: secondo Aristotele all'inizio non ci sono idee innate nella nostra
mente; questa rimane vuota se non percepiamo qualcosa attraverso i sensi. Ci tuttavia non vuol
dire che l'essere umano non abbia delle capacit innate di ordinare le conoscenze,
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raggruppandole in diverse classi e riuscendo a penetrare l'essenza propria di ciascuna di esse,


con le quali stabilisce una corrispondenza.
Al livello pi basso c' la sensazione, che ha per oggetto entit particolari. La sensazione in
potenza pu sentire di tutto, ma solo nel momento in cui mette in atto una percezione specifica
avviene il sentire di sentire, che appartiene al cosiddetto senso comune. La sensazione in
atto rende attuale lo stesso oggetto percepito, ad esempio l'udito a dare vita al suono, facendolo
passare all'essere. Al grado successivo interviene la fantasia, facolt dell'anima, che ha la
capacit di rappresentare gli oggetti non pi presenti ai sensi, producendo le immagini:[38] queste
vengono ricevute dall'intelletto potenziale, per essere poi, in seguito a vari filtri, conservate dalla
memoria, da cui nasce la generalizzazione dell'esperienza. Anche l'intelletto potenziale ha bisogno
a sua volta di una realt gi in atto per potersi attivare. Ecco dunque che la conoscenza deve
culminare infine con un trascendente intelletto attivo, che superando la potenza sappia vedere
l'essenza in atto, ossia la forma. Questo passaggio supremo reso possibile dall'intuizione (nous),
la quale presuppone che la mente umana sia capace di pensare se stessa, ovvero sia dotata di
consapevolezza e libert; solo cos essa pu riuscire ad "astrarre" l'universale dalle realt
empiriche. L'approdo dal particolare all'universale, inizialmente avviato tramite i sensi
dall'epagogh (termine traducibile impropriamente con induzione) non possiede infatti nessun
carattere di necessit o di consequenzialit logica, dato che la logica di Aristotele, a differenza di
quella moderna, solo deduttiva.[39] L'induzione per lui funge unicamente da stimolo, o
sollecitazione, di un processo definitorio che comporta alla fine un'esperienza di tipo
contemplativo:[40]
Non si pu dire che il definire qualcosa consista nello sviluppare un'induzione attraverso i singoli
casi manifesti, stabilendo cio che l'oggetto nella sua totalit deve comportarsi in un certo modo
[] Chi sviluppa un'induzione, infatti, non prova cos' un oggetto, ma mostra che esso , oppure
che non . In realt, non si prover certo l'essenza con la sensazione, n la si mostrer con un
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dito.
(Aristotele, Analitici secondi II, 7, 92a-92b)

La conoscenza noetica che ne risulter consiste quindi nella corrispondenza tra realt e intelletto:
come la sensazione s'identifica con ci che sentito, cos l'intelletto attivo o agente (indicato col
termine ns poietiks)[41] coincide con la verit del suo stesso oggetto,[42] implicando una
componente divina in grado di farlo passare all'atto, per cui ad esempio un libro un oggetto in
potenza, che diventa un libro in atto solo quando viene pensato.[43]
Logica [modifica wikitesto]
Distinta dall'intelletto (nous) la Logica, conoscenza dianoetica del pensiero discorsivo
(dinoia),[44] che Aristotele teorizza nella forma rigorosamente deduttiva del sillogismo:[45] mentre
l'intuizione () fornisce le verit supreme della conoscenza, la logica ne trae soltanto delle
conclusioni formalmente corrette, scendendo dall'universale al particolare.[46][47]
Il termine propriamente utilizzato da Aristotele, infatti, non logica ma analitica,[48] ("analisi" dal
greco - analysis- derivato di - analyo) che vuol dire appunto "scomporre,
risolvere nei suoi elementi", per indicare la risoluzione di un'asserzione nei suoi elementi costitutivi.
In tal senso non propriamente una scienza quanto uno strumento: non rientra n tra le scienze
poetiche, n tra quelle pratiche n tra quelle teoretiche.[49] Oggi la filosofia considera la logica
come una scienza a s stante priva di contenuto ontologico, per Aristotele invece una prima
fondamentale facolt, propedeutica a tutte le altre scienze,[50] che si occupa della struttura
dell'oggetto, ossia dell'essere, in virt della necessaria corrispondenza tra le forme del pensiero
(analitica) e quelle della realt (metafisica): una corrispondenza gi data dal nous o intelletto, che
la logica si limita a scomporre nelle sue parti.[44]
Alla logica aristotelica fu successivamente attribuito anche il termine di "Organon" (strumento) che
le venne assegnato per la prima volta da Andronico di Rodi (I secolo a.C.) e ripreso da Alessandro
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di Afrodisia (II-III secolo d.C.)[51] che lo rifer agli scritti aristotelici che hanno come tema l'Analitica.
Analitici primi e Analitici posteriori [modifica wikitesto]
Negli Analitici primi, prima parte della Logica, Aristotele espone le leggi
che la guidano: non dimostrabili ma intuibili con un atto immediato,[52]
sono il principio di identit, per il quale A = A, e quello di noncontraddizione, per cui A non-A.
Il sillogismo un ragionamento concatenato che, partendo da due
premesse di carattere generale, una "maggiore" e una "minore", giunge
ad una conclusione coerente su un piano particolare. Sia le premesse
che la conclusione sono proposizioni espresse nella forma
soggetto-predicato. Un esempio di sillogismo il seguente:

Schema
esemplificativo del
sillogismo

1. Tutti gli uomini sono mortali;


2. Socrate uomo;
3. dunque Socrate mortale.
Attraverso il sillogismo, la logica permette di ordinare in gruppi o categorie tutto ci che si trova in
natura, a condizione per di partire da premesse vere e certe:[53] i sillogismi infatti di per s non
danno nessuna garanzia di verit. Questo perch i princpi primi, da cui il ragionamento prende le
mosse, non possono essere a loro volta dimostrati, dato che proprio da essi deve scaturire la
dimostrazione; solo l'intuizione intellettuale, opera dell'intelletto attivo, pu dare loro un
fondamento oggettivo e universale,[54] tramite quel processo conoscitivo sovra-razionale, che
partendo come si visto dall'epagogh, culmina nell'astrazione dell'essenza.[55] Da questa poi la
logica trarr soltanto delle conseguenze coerenti da un punto di vista formale, facendo ricorso ai
giudizi predicativi che corrispondono alle dieci categorie dell'essere.
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Dialettica [modifica wikitesto]


Mentre la logica o analitica studia la deduzione a partire da premesse vere, la dialettica in
Aristotele semplicemente la tecnica con la quale uscire vittoriosi da una discussione. Questo
successo, che non esclude comunque un effettivo raggiungimento della verit,[56] deriva dal
prevalere con la propria tesi su quella sostenuta dall'avversario, nel rispetto di premesse su cui ci
si messi d'accordo prima dell'inizio del confronto: difatti la confutazione, l'aver ottenuto ragione e
quindi l'aver vinto, si basava proprio sul portare l'interlocutore ad autocontraddirsi, mostrando
dunque come la sua tesi, se sviluppata, avrebbe condotto a risultati illogici nei confronti delle
premesse iniziali, considerate vere da entrambi. Certo era necessario che le premesse fossero
considerate vere dal pubblico che assisteva al confronto, pertanto non di rado si sceglieva di
accordarsi su premesse che fossero ritenute vere dai membri pi influenti della societ, cos che
essi potessero influenzare anche l'opinione altrui. La tecnica dialettica necessitava di un'ottima
conoscenza delle parole e dei modi di unirle in proposizioni e, ancora, in periodi, pertanto il filosofo
postula alcune teorie, quali quella della proposizione e quella del sillogismo, che permettono di
capire come debba funzionare nei vari casi la parola. Prima di queste teorie, si sofferma sulla
spiegazione dell'esistenza di parole univoche ed equivoche, ovvero da uno o pi significato: deve
essere la loro conoscenza accurata il primo necessario requisito per l'esperto di dialettica.
Teoria della proposizione

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Una proposizione un insieme di termini (o parole) i quali danno vita a un'affermazione, un


giudizio. Questo pu essere vero o falso, in base al riscontro con la realt, mentre i singoli termini
di per s non possono essere veri o falsi se considerati da soli. Neppure tutte le proposizioni per
rientrano nella dimensione del vero o falso: preghiere, invocazioni, ordini, sono destinati all'ambito
poetico e di questi Aristotele non si occupa. Egli invece si occupa delle frasi a cui sole pu essere
riconosciuta la possibilit di essere vere o false, chiamandole categoriche, o dichiarative, o
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apofantiche. Le proposizioni categoriche possono avere qualit affermativa o negativa, e quantit


universale (quando il soggetto un genere e vi sono inclusi tutti gli appartenenti) particolare (si fa
riferimento solo a una parte degli enti di un genere) o singolari (il soggetto un individuo singolo),
in base alla maggiore o minore generalit del soggetto. Aristotele non si preoccupa delle
proposizioni singolari, soffermandosi solo sulle proposizioni affermative e negative, universali e
particolari. Combinando questi tipi di proposizioni, risultano esserci quattro tipi di proposizionimodello per il filosofo:
universale affermativa,
universale negativa,
particolare affermativa,
particolare negativa.

Etica

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La dignit non consiste nel possedere onori ma nella coscienza di meritarli.


(Aristotele[57])

L'etica di cui tratta Aristotele attiene alla sfera del comportamento (dal greco ethos), ossia alla
condotta da tenere per poter vivere un'esistenza felice. Coerentemente con la sua impostazione
filosofica, l'atteggiamento pi corretto quello che realizza l'essenza di ognuno. Ne consegue
l'identificazione di essere e valore: quanto pi un ente realizza la propria ragion d'essere, tanto pi
esso vale. L'uomo in particolare realizza s stesso praticando tre forme di vita: quella edonistica,
incentrata sulla cura del corpo, quella politica, basata sul rapporto sociale con gli altri, e infine la
via teoretica, situata al di sopra delle altre, che ha come scopo la conoscenza contemplativa della
verit.
Le tre modalit di condotta vanno comunque integrate fra loro, senza privilegiare l'una a discapito
dell'altra. L'uomo infatti deve saper sviluppare e assecondare armonicamente tutte e tre le
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potenzialit dell'anima che contraddistinguono il proprio essere o entelechia, e da Aristotele


identificate con:
l'anima vegetativa, comune anche alle piante e agli animali, che attiene ai processi nutritivi e
riproduttivi;
l'anima sensitiva, comune agli animali, che attiene alle passioni e ai desideri;
l'anima razionale, che appartiene soltanto all'uomo, e consiste nell'esercizio dell'intelletto.
Sulla base di questa tripartizione,[58] Aristotele individua il piacere e la salute come scopo finale
dell'anima vegetativa, risultante dall'equilibrio tra gli eccessi opposti, evitando ad esempio di
mangiare troppo, o troppo poco. All'anima sensitiva egli assegna invece le cosiddette virt
etiche,[59] che sono abitudini di comportamento acquisite allenando la ragione a dominare sugli
impulsi, attraverso la ricerca del giusto mezzo fra estreme passioni:[60] ad esempio il coraggio
l'atteggiamento mediano da preferire tra la vilt e la temerariet. Essendo l'uomo un animale
sociale, l'equilibrio ci che deve guidare i suoi rapporti con gli altri; questi devono essere
improntati al giusto riconoscimento degli onori e del prestigio derivanti dall'esercizio delle cariche
pubbliche. Le diverse virt etiche sono quindi tutte riassunte dalla virt della giustizia.
All'anima razionale infine Aristotele assegna le
cosiddette virt dianoetiche, suddivise in
calcolative e scientifiche. Le facolt calcolative
hanno una finalit pratica, sono strumenti in

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Virt etiche
Giustizia

Virt dianoetiche
Virt calcolative

vista di qualcos'altro: l'arte (tchne) ha un fine

Coraggio

Arte

produttivo, la saggezza o prudenza (phrnesis)

Temperanza

Prudenza

serve a dirigere le virt etiche, oltre a guidare

Liberalit

l'azione politica. Se queste virt vanno

Magnificenza

perseguite in vista di un bene pi alto, alla fine

Magnanimit

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Virt scientifiche
Sapienza
Scienza
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tuttavia deve pur sussistere un bene da

Mansuetudine

Intelligenza

perseguire per s stesso. Le facolt


scientifiche, mirando alla conoscenza
disinteressata della verit, non si prefiggono appunto nessun altro obiettivo al di fuori della
sapienza in s (sopha). A questa virt suprema concorrono le due facolt conoscitive della
gnoseologia: la scienza (epistme), che la capacit della logica di compiere dimostrazioni; e
l'intelligenza (ns), che fornisce i princpi primi da cui scaturiscono quelle dimostrazioni. Aristotele
introduce cos una concezione della sapienza intesa come "stile di vita" slegato da ogni finalit
pratica, e che pur rappresentando l'inclinazione naturale di tutti gli uomini solo i filosofi realizzano a
pieno, mettendo in atto un sapere che non serve a nulla, ma proprio per questo non dovr
piegarsi a nessuna servit: un sapere assolutamente libero. La contemplazione della verit
quindi un'attivit fine a s stessa, nella quale consiste propriamente la felicit (eudaimona), ed
quella che distingue l'uomo dagli altri animali rendendolo pi simile a Dio, gi definito da Aristotele
come pensiero di pensiero, pura riflessione autosufficiente che nulla deve ricercare al di fuori di
s.
Se in verit l'intelletto qualcosa di divino in confronto all'uomo, anche la vita secondo esso
divina in confronto alla vita umana.
(Aristotele, Etica Nicomachea, X.7, 1177 b30-31)

La politica [modifica wikitesto]


L'etica di Aristotele, che pone l'accento sul giusto mezzo come via maestra per diventare
persone felici e armoniche, segue da vicino i dettami della scienza medica greca, basata
similmente sull'equilibrio e la moderazione. Allo stesso modo, le tre possibili forme politiche dello
Stato (monarchia, aristocrazia, e politeia) devono guardarsi dall'estremismo delle loro rispettive
degenerazioni: tirannide, oligarchia e democrazia (o oclocrazia).[61] La politeia realisticamente la
migliore fra le tre costituzioni perch, facendo leva sul ceto medio benestante, pi incline alla
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migliore fra le tre costituzioni perch, facendo leva sul ceto medio benestante, pi incline alla
misura e alla stabilit: essa prende il meglio della democrazia e dell'oligarchia, pervenendo ad una
loro commistione. Nella politeia infatti le cariche pubbliche sono elettive, come nell'oligarchia, ma
indipendenti dal censo, come nella democrazia[62]. Quest'ultima invece un governo dei poveri
che, in quanto tali, possono portare a scompaginare lo Stato per cercare di sottrarre ai ricchi i loro
beni.[63] Dal momento che la massa dei cittadini solitamente costituita dai meno abbienti, la
democrazia si identifica con l'oclocrazia.[64]
Il concetto di Philia [modifica wikitesto]
Nell'ottavo e nel nono libro dell'Etica Nicomachea Aristotele tratta anche del concetto d'amicizia (in
greco phila, ). Il filosofo comincia facendo l'analisi dei diversi fondamenti dell'amicizia: l'utile, il
piacere e il bene; da questi derivano le tre tipologie d'amicizia: quella di utilit, di piacere, e di virt.
L'amicizia di utilit tipica dei vecchi, quella di piacere degli uomini maturi e dei giovani; gli amici in
queste due tipologie non si amano di per se stessi ma solamente per i vantaggi che traggono dal
loro legame: per tale motivo questi tipi di amicizia, basandosi sui bisogni e desideri umani, che
sono volubili, si creano e si dissolvono con facilit. L'unica vera amicizia quella di virt, stabile
perch si fonda sul bene, caratteristica degli uomini buoni. L'amicizia di virt presuppone due
condizioni fondamentali: l'uguaglianza fra gli amici (a livello di intelligenza, ricchezza, educazione
ecc.) e la consuetudine di vita. L'amicizia si distingue dalla benevolenza, che pu non essere
corrisposta, e dall'amore, perch nell'amore entrano in gioco fattori istintuali. Aristotele tuttavia
non esclude che un rapporto d'amore possa trasformarsi poi in una vera e propria amicizia. La
philia aristotelica esprime quindi il legame tra amicizia e reciprocit, fondato sul riconoscimento dei
meriti e sul reciproco desiderio del bene per l'altro.
L'arte

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L'arte, per Aristotele, mimesi o imitazione, e non negativa, come in Platone, ma significa essere
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creativi come lo la natura. L'arte un'attivit che, lungi dal riprodurre passivamente la parvenza
della realt, quasi la ricrea secondo una nuova dimensione: la dimensione del possibile e del
verosimile. Sotto questo punto di vista, l'arte una forma di conoscenza non logica ma simbolica.
Rappresenta l'analogo della scienza: lo storico scrive fatti realmente accaduti, il poeta fatti che
possono accadere.

Cosmologia

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Aristotele tratta nelle sue opere (in particolare nella Fisica


e nel De coelo) della conformazione dell'universo.
Aristotele propone un modello geocentrico, che pone cio
la Terra al centro dell'universo.
Secondo Aristotele, la Terra formata da quattro elementi:
la terra, l'aria, il fuoco e l'acqua. Le varie composizioni
degli elementi costituiscono tutto ci che si trova nel
mondo. Ogni elemento possiede due delle quattro qualit
(o attributi) della materia:
il secco (terra e fuoco),
l'umido (aria ed acqua),

I quattro elementi e le loro relazioni

il freddo (acqua e terra),


il caldo (fuoco e aria).
Ogni elemento ha la tendenza a rimanere o a tornare nel proprio luogo naturale, che per la terra e
l'acqua il basso, mentre per l'aria e il fuoco l'alto. La Terra come pianeta, quindi, non pu che
stare al centro dell'universo, poich formata dai due elementi tendenti al basso, e il "basso
assoluto" proprio il centro dell'universo.
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Riguardo a ci che si trova oltre la Terra, Aristotele lo riteneva composto di un quinto elemento (o
essenza): l'etere. L'etere, che non esiste sulla Terra, sarebbe privo di massa, invisibile e,
soprattutto, eterno ed inalterabile: queste due ultime caratteristiche sanciscono un confine tra i
luoghi sub-lunari del mutamento (la Terra) e i luoghi immutabili (il cosmo).
Aristotele riteneva che i corpi celesti si muovessero su sfere concentriche (in numero di
cinquantacinque, ventidue in pi delle 33 di Callippo). Oltre la Terra per lui vi erano, in ordine, la
Luna, Mercurio, Venere, il Sole, Marte, Giove, Saturno, e, infine, il cielo delle stelle fisse, cos
chiamate perch come incastonate nel cielo sembravano immobili nelle loro posizioni relative sulla
sfera celeste.
La sfera delle stelle fisse chiamata da Aristotele primo mobile perch metteva tutte le altre sfere
in movimento. Poich ogni effetto risale a una causa, il moto delle stelle fisse deve dipendere da
una causa prima, una causa che deve essere incausata affinch non si risalga all'infinito nella
ricerca della prima causa. Nella catena dei movimenti vi dunque il primo motore immobile, causa
di movimento ma di per s immobile, poich essendo atto puro, in quanto immateriale, in lui non vi
divenire e movimento: egli rimane eternamente identico a s stesso, immobile e distante dalle
cose terrene

[65]

ma tuttavia egli anche "motore" in quanto la sua presenza mette in moto tutto

ci che imperfetto che guarda, aspira e tende a Lui come una somma perfezione identificabile
con la divinit suprema (mentre le altre divinit risiedevano all'interno del cosmo presidiando al
movimento delle singole sfere).Il primo mobile si muove quindi per un desiderio di natura
intellettiva, cio tende a Dio come propria causa finale. Cercando dunque di imitare la sua perfetta
immobilit, esso contraddistinto dal moto pi regolare e uniforme che ci sia: quello circolare.[66]
Aristotele era convinto dell'unicit e della finitezza dell'universo: l'unicit perch se esistesse un
altro universo sarebbe composto sostanzialmente dei medesimi elementi del nostro, i quali
tenderebbero, per i luoghi naturali, ad avvicinarsi al nostro fino a ricongiungersi completamente
con esso, ci che prova l'unicit del nostro universo; la finitezza perch in uno spazio infinito non
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potrebbe esistere alcun centro, ci che contravverrebbe alla teoria dei luoghi naturali.

Biologia

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Aristotele ha fondato la biologia come scienza empirica, compiendo un importante salto di qualit
(almeno stando alle fonti che ci sono rimaste) nell'accuratezza e nella completezza descrittiva delle
forme viventi, e soprattutto introducendo importanti schemi concettuali che si sono conservati nei
secoli successivi.
L'Historia animalium contiene la descrizione di 581 specie diverse, osservate per lo pi durante la
permanenza in Asia Minore e a Lesbo. Questi dati biologici vengono organizzati e classificati nel
De partibus animalium, nel quale vengono introdotti concetti fondamentali come quello di viviparit
e oviparit, e sono impiegati criteri di classificazione delle specie in base all'habitat o a precise
caratteristiche anatomiche, che sono in gran parte rimasti inalterati fino a Linneo. Un altrettanto
importante conquista intellettuale lo studio sistematico di quella che oggi chiamiamo anatomia
comparata, che permette ad esempio ad Aristotele di classificare Delfini e Balene tra i mammiferi
(essendo essi dotati di polmoni e non di branchie come i pesci).
Il De generatione animalium si occupa del modo in cui gli animali si riproducono. In quest'opera la
generazione viene interpretata come trasmissione della forma (di cui portatore il seme maschile)
alla materia (rappresentata dal sangue mestruale femminile). Secondo Aristotele le specie sono
eterne ed immutabili, e la riproduzione non determina mai cambiamenti nella sostanza, ma solo
negli accidenti dei nuovi individui. Molto interessante lo studio che Aristotele compie sugli
embrioni, grazie al quale egli comprende che essi non si sviluppano attraverso la crescita di organi
gi tutti presenti fin dal concepimento, ma con la progressiva aggiunta di nuove strutture vitali.
Alcuni limiti della biologia aristotelica (come la generale sottovalutazione del ruolo del cervello, che
Aristotele credeva destinato a raffreddare il sangue) furono superati con la scoperta, avvenuta in
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epoca ellenistica, del sistema nervoso. In molti altri casi un superamento della biologia aristotelica
si avuto solo nel Settecento. Alcune delle sue osservazioni in ambito zoologico tuttavia sono
state confermate solo nel XIX secolo.

Sulle donne

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L'analisi aristotelica della procreazione descrive un elemento maschile attivo e "animante" che
porta la vita ad un inerte e passivo elemento femminile. Sulla base di ci, e in forza della visione
del filosofo relativa alle abilit della donna, al suo temperamento e al suo ruolo nella societ,
Aristotele stato considerato un misogino da alcuni critici femministi contemporanei[67]. Lo
Stagirita stato inoltre accusato dai femministi di essere un notevole ideologo storico del
patriarcato, del sessismo e dell'ineguaglianza[68].
Aristotele, tuttavia, non faceva che rispecchiare in toto l'immagine della donna nella cultura greca,
consegnata alla vita domestica ed esclusa dallo spazio pubblico.[69] D'altra parte, Aristotele ha
attribuito lo stesso peso alla felicit delle donne e a quella degli uomini. Nella sua Retorica
comment che una societ non pu essere felice, se anche la donna non lo : in luoghi come
Sparta, dove la sorte delle donne spiacevole, ci pu essere solo, nella societ, una felicit
dimezzata[70].

La fortuna di Aristotele

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[Aristotele ] una regola e un modello che la natura ha concepito per mostrare quale sia la
perfezione estrema dell'uomo. [...] La dottrina di Aristotele la suprema verit, perch la sua
mente fu l'espressione pi alta della mente umana. Perci con ragione stato detto che egli fu
creato, e a noi offerto, dalla divina Provvidenza perch potessimo conoscere tutto ci che pu
essere conosciuto. Sia lode a Dio, che confer a quest'uomo una perfezione tale da differenziarlo
da tutti gli altri uomini, e lo fece avvicinare al pi alto grado di dignit che il genere umano possa
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conseguire. [71]
(Averro)

La fortuna di Aristotele in Occidente si deve, tra le altre cose, al fatto che stato lui a fondare e
ordinare le diverse forme di conoscenza, creando i presupposti e i paradigmi dei linguaggi
specialistici che vengono usati ancora oggi in campo scientifico. Mirando a creare un sistema
globale del pensiero, furono di importanza basilare le sue formulazioni sulla fisica e sulla
metafisica, sulla teologia, sull'ontologia, sulla matematica, sulla poetica, sul teatro, sull'arte, sulla
musica, sulla logica, sulla retorica, sulla politica e sui governi, sull'etica, sulla grammatica,
sull'oratoria e sulla dialettica, sulla linguistica, sulla biologia e sulla zoologia.
Come pochi altri filosofi, Aristotele ha avuto larga influenza su diversi pensatori delle epoche
successive, che ammirarono il suo genio e analizzarono profondamente i suoi concetti: auctoritas
metafisica nella Scolastica di Tommaso d'Aquino, oltre che nella tradizione islamica ed ebraica del
Medioevo, il pensiero di Aristotele venne spesso ripreso nel Rinascimento. Anche Dante Alighieri
lo ricorda nella Divina Commedia:
Poi ch'innalzai un poco pi le ciglia,
vidi 'l maestro di color che sanno
seder tra filosofica famiglia.
Tutti lo miran, tutti onor li fanno. [72]

Giungendo a influenzare gli studi di molti grandi filosofi del Novecento, gli elementi
dell'aristotelismo sono oggetto di studio attivo ancora oggi, continuando a improntare di s diversi
aspetti della teologia cristiana. La filosofia del secondo Novecento ha inoltre sottolineato, con
autori come Gertrude Elizabeth Margaret Anscombe, Alasdair MacIntyre o Philippa Ruth Foot,
l'importanza per il dibattito odierno dell'impostazione etica di Aristotele, soprattutto per gli sviluppi
che le furono dati da Tommaso d'Aquino.
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Note

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1. ^ Dante Alighieri, Divina Commedia, Societ Editrice Dante Alighieri, Roma 2007, p. 55.
2. ^ La data di nascita (384/383 a.C.) e la data di morte (322 a.C.) sono state calcolate con ragionevole
certezza da August Boeckh (Kleine Schriften VI 195); per maggiori discussioni vedi Felix Jacoby su
FGrHiSt 244 F 38. Ingemar Dring, Aristotle in the Ancient Biographical Tradition, Gteborg, 1957, p.
253.
3. ^ E. Berti, p. 15: Sul luogo di nascita di Aristotele non esistono dubbi, in quanto esso si desume
sia dal testamento, dove si diceva che Aristotele alla sua morte possedeva ancora la casa paterna a
Stagira, sia da un'iscrizione a lui contemporanea e conservata a Delfi, dove si dice che egli era figlio
di Nicomaco, nato a Stagira. Questa era una citt-stato della Grecia settentrionale, situata nella
parte alta della penisola Calcidica, che in origine era stata una colonia secondo alcuni di Calcide e
secondo altri di Andros. [...] Egli era dunque di stirpe greca e cittadino di una libera polis, anche se
in seguito assoggettata dal re Filippo II di Macedonia.
4. ^ Secondo l'edizione 2008 dell'Encyclopedia Britannica, Aristotele fu il primo vero scienziato della
storia [...] ed ogni scienziato in debito con lui ( Encyclopdia Britannica (2008)., in The
Britannica Guide to the 100 Most Influential Scientists. Running Press. p. 12., ISBN
9780762434213.).
5. ^ Michael Campbell, Aristotle , su Behind the Name: The Etymology and History of First Names.
URL consultato il 4 giugno 2012.

6. ^ Valter Curzi, Dizionario dei nomi, Gremese Editore, 2003 p.20


7. ^ In Paul Moraux, L'Aristotelismo presso i Greci - Gli Aristotelici nei secoli I e II d.C., Vita e
Pensiero, 2000, p.383 e sgg. e in Ernesto Cianciola, Il senso della Giustizia, Cacucci editore, Bari,
1998, Introduzione, pp. 3 e sgg.
8. ^ Tra gli altri:
Aristotle was born in 384 B.C. in the little town of Stagira, the modern Stavr, on the north-east
coast of the peninsula of Chalcidice. An attempt has sometimes been made to detect a non-Greek
strain in his character and to attribute this to his northern birth; but Stagira was in the fullest sense

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a Greek town, colonized from Andros and Chalcis and speaking a variety of the Ionic dialect.
(Sir William David Ross (1877-1971) Aristotle (6 ed.), London/NY, Routledge 1995, p. 1 )

9. ^ Pierre Pellegrin, Il sapere greco- dizionario critico vol.II, (a cura di J. Brunschwig e Goffrey E.R.
Lloyd), Torino, Einaudi, 2007, p.38.
10. ^ W.D.Ross, Aristotele, Feltrinelli, 1976.
11. ^ G. Reale, Introduzione a Aristotele, Laterza, 1991.
12. ^ Enciclopedia italiana Treccani alla voce corrispondente
13. ^ Enciclopedia italiana Treccani, ibidem
14. ^ Non risulta chiaro se Erpillide sia stata semplicemente una compagna oppure la seconda moglie
di Aristotele, dopo la morte di Pizia: cfr. Enrico Berti, Guida ad Aristotele, Laterza, Roma-Bari 1997,
p. 11.
15. ^ Vocabolario Treccani alla voce "Peripato"
16. ^ Rebecca Solnit, Storia del camminare, Pearson Italia S.p.a., 2005, p. 16.
17. ^ M. De Bartolomeo - V. Magni, Filosofia.
18. ^ Diogene Laerzio, Vite, V, 11-16.
19. ^ Metafisica, A 6, 987 b 6 e segg.
20. ^ Metafisica, 3, 1070 a 24-26.
21. ^ Cicerone, De natura deorum, 1, 13.
22. ^ Simplicio, De Coelo, 228.
23. ^ Cicerone, Tuscolane, 15, 42.
24. ^ Occorre tener presente che Aristotele non ha mai denominato il suo libro "Metafisica", dato che
egli non conosceva questo termine, non essendo ancora stato coniato. Il suo libro "Metafisica" fu
cos titolato successivamente dai curatori delle sue opere, che assemblarono sotto tale titolo dei
papiri autonomi di cui si sconosce la data di compilazione. L'attribuzione di tale nome e il suo reale
significato non sono chiari. Esso potrebbe infatti avere due significati: "ci che va oltre la fisica" in
senso assiologico, oppure ci che nella collocazione dei libri andava inserito dopo la Fisica. Cfr. ad
esempio:
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Pi tardi sono stati raccolti in un libro che stranamente stato chiamato "Metafisica" in effetti il
nome pu essere interpretato in due modi cos come stato fatto: da una parte ci che oltre la
fisica in senso assiologico o gerarchico, e dall'altra semplicemente ci che dal punto di vista
della collocazione dei libri andava inserito dopo la Fisica.
(Andreas Kamp. In Aristotele teoretico: interviste a Gabriele Giannantoni, Andreas Kamp, Wolfang Kullmann,
Emilio Lled. Le radici del pensiero filosofico. Istituto dell'Enciclopedia Italiana )

25. ^ Aulo Gellio, Noctes Atticae, 19,4, formula la questione in questi termini: Aristotelis libri sunt, qui
Problemata Physica inscribuntur, lepidissimi et elegantiarum omnium repleti. [...] Item querit, cur
accidat, ut eum, qui propter ignem diutius stetit, libido urinare lacessat. [...] De urina celebri ex igne
proximo facta verba haec posuit: Quia ignis solida solvit.
26. ^ Erasmo, Adagia, 1-8-29, Ex eodem ore calidum et frigidum efflare: At huisce rei, quam satyrus
admirabatur, causam reddit Aristoteles in Problematis, sectione XXXIV, problemate septimo, idque
eo fieri putat, quod qui vehementius efflat, is non moveat universum aerem, sed ore contractiore
paululum venti expiret ut calor ex ore profecto a reliquo aere, quem ob impetum plurimum movet,
continuo evanescat atque in frigus abeat.
27. ^ Paradoxographorum Graecorum Reliquiae, a cura di A. Giannini, Istituto Editoriale Italiano, 1966.
28. ^ Aristotele, Opere, Metafisica, Laterza, Bari 1973, p. 323.
29. ^ "Esistere" va qui inteso nel senso etimologico, che sar evidenziato tra gli altri da Heidegger, di
essere da (da ex-sistentia), a differenza della sostanza che invece in s e non in qualcos'altro
(Aristotele, Metafisica, 1046a, 26).
30. ^ G. Reale, La metafisica aristotelica come prosecuzione delle istanze di fondo della metafisica
platonica, in Pensamiento, n. 35 (1979), pagg. 133-143.
31. ^ Come si pu notare, la difficolt di Aristotele nel cercare di risolvere la questione dell'essere, una
delle pi difficili che la filosofia greca si trov ad affrontare, si presenta rovesciata rispetto a Platone;
costui aveva il problema di conciliare le idee con le realt sensibili, Aristotele all'opposto di come
salvaguardare l'essenza eterna e universale del singolo ente in seguito alla sua distruzione.
32. ^ Metafisica, Z 3, 1028 b 33.
33. ^ La teologia come scienza del divino per Aristotele la filosofia nel senso pi alto, essendo
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scienza dell'essere in quanto essere (Metafisica, VI, 1, 1026 a, 2-21).


34. ^ La caratteristica del suo essere "puro" dipende dal fatto che in Dio, come atto finale compiuto, non
vi la minima presenza della materia, la quale soggetta a continue trasformazioni e quindi a
corruzione.
35. ^ Aristotele, Dell'anima, II, 1, 413b).
36. ^ Aristotele, Metaph., 1074b 15 1075a 10
37. ^ L'esperienza conoscenza del particolare, mentre l'arte conoscenza dell'universale. [] Gli
empirici, infatti, sanno il che, non il perch [] Noi riteniamo che l'arte, pi che l'esperienza, possa
accostarsi alla scienza. [] Le sensazioni, da parte loro, sono indubbiamente fondamentali per
l'acquisizione di conoscenze particolari, ma non ci spiegano le cause (Aristotele, Metafisica I, 1,
981a - 981b).
38. ^ Tutto quanto si pensa, si pensa necessariamente per immagini (Aristotele, De anima, III, 7, 432
a).
39. ^ Cos il professor Reale: Aristotele sottolinea che l'induzione non propriamente un ragionamento,
bens un esser condotto dal particolare all'universale (Storia della filosofia antica, vol. V, Vita e
pensiero, 1983, pag. 142).
40. ^ Attribuendo a Socrate la scoperta dell'epagogh come metodo di ricerca volto alla definizione delle
essenze (espresso nella formula "t est;", che cos'?), Aristotele tuttavia riteneva che l'induzione
conducesse a un'enumerazione incompleta di casi (cfr. Topici I, 12, 105 a 11-16). La
generalizzazione a cui essa approda non ha fondamento alcuno se non sopravviene a darglielo
l'intuizione noetica.
41. ^ De anima, III, 4.
42. ^ La scienza in atto identica con il suo oggetto (De anima, III, 431 a, 1), o ancora l'anima , in
un certo senso, tutti gli enti (ibid., 431 b, 20).
43. ^ C' un intelletto analogo alla materia perch diviene tutte le realt, ed un altro che corrisponde
alla causa efficiente perch le produce tutte, come una disposizione del tipo della luce, poich in
certo modo anche la luce rende i colori che sono in potenza colori in atto (Aristotele, Sull'anima,
libro III, in F. Volpi, Dizionario delle opere filosofiche, pag. 92, Mondadori, Milano 2000). Se questo
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intelletto produttivo e separato si identifichi col pensiero stesso di Dio, avente gi in s tutte le
forme, questione poco chiara che sar a lungo dibattuta dalla filosofia araba e scolastica.
44. ^ a b Volendo, del resto, usar nomi pi schiettamente aristotelici, si dovrebbe piuttosto parlare di
principio noetico e di principio dianoetico: ch quella distinzione di forme logiche trovava appoggio
anche nella precisa corrispondenza onde essa faceva corpo, nel sistema di Aristotele, con una
distinzione di attivit conoscitive, e cio con quella per cui la conoscenza noetica dell'intelletto
(), appercezione unitaria dell'essenza" ( ) differiva dalla
conoscenza dianoetica del pensiero discorsivo (), che i singoli contenuti noetici componeva e
disponeva nei giudiz e nelle argomentazioni (dall'enciclopedia Treccani alla voce "Logica"

).

45. ^ Intelletto e ragione , corso tenuto dal professor Massimo Mori, docente dell'Universit di Torino.
46. ^ Guido Calogero, I fondamenti della logica aristotelica, La Nuova Italia, Firenze 1968, dove si
distingue nettamente l'aspetto noetico da quello dianoetico nella concezione gnoseologica
aristotelica: mentre il nous fornisce un sapere intuitivo e immediato, la dianoia consiste in una forma
inferiore di conoscenza, che si limita ad analizzare in maniera discorsiva le verit ottenute dall'attivit
noetica (pag. 15 e segg.).
47. ^ Cfr. anche C. Prantl, Geschichte der Logik im Abendlande, I, Lipsia 1855; H. Maier, Die Syllogistik
des Aristoteles, Tubinga 1896-1900; J. Geyser, Die Erkenntnistheorie des Aristoteles, Mnster
1917.
48. ^ Se dovessimo fare una storia della logica antica fondandoci sul termine "logica", dovremmo
escluderne Aristotele, perch egli non usa mai questo termine, che entra nel linguaggio filosofico
probabilmente con gli Stoici. Aristotele chiama l'insieme delle sue ricerche sull'argomentazione e
sulla predicazione con il nome di "analitica", intendendo con questo termine il procedimento di
analisi, cio di risoluzione di una proposizione nei suoi elementi componenti e nelle premesse da cui
essa scaturisce (G.Giannantoni

in EMSF).

49. ^ La Logica considera invece la forma che deve avere qualsiasi tipo di discorso che pretenda di
dimostrare qualcosa e in genere che voglia essere probante. La logica mostra come procede il
pensiero quando pensa , quale sia la struttura del ragionamento... una sorta di propedeutica
generale a tutte le scienze (Giovanni Reale, Il pensiero antico, Vita e Pensiero, 2001, p.230).
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50. ^ G.Reale su citato ritiene che Aristotele soltanto di sfuggita si riferito alla Logica come "scienza"
(Rhet, I, 4).
51. ^ Franco Volpi, Dizionario delle opere filosofiche, Pearson Italia S.p.a., 2000, p.78
52. ^ Le leggi della logica vengono appercepite o intuite con la stessa immediatezza noetica con cui si
perviene alle "premesse" vere dalle quali ogni deduzione prende avvio, ma non sono da confondere
con queste ultime (cfr. Calogero, I fondamenti della logica aristotelica, op. cit.
53. ^ Per dimostrazione intendo il sillogismo scientifico [...] Sar pure necessario che la scienza
dimostrativa si costituisca sulla base di premesse vere, prime, immediate (Aristotele, Analitici
Secondi, I, 2, 71b).
54. ^ Poich non pu sussistere nulla di pi verace della scienza, se non l'intuizione, sar l'intuizione
ad avere come oggetto i principi (Analitici Secondi, II, 19, l00b).
55. ^ Reale cos commenta l'importanza attribuita all'intuizione da Aristotele negli Analitici Secondi:
Una pagina, come si vede, che d ragione alla istanza di fondo del platonismo: la conoscenza
discorsiva suppone a monte una conoscenza non discorsiva, la possibilit del sapere mediato
suppone di necessit un sapere immediato (G. Reale, Introduzione a Aristotele, Laterza, 1977,
pag. 159).
56. ^ Topici, I, 2; Topici, I, 12.
57. ^ Citazione in Marcello Marino, Leadership filosofica, Morlacchi editore, Perugia 2008, pag. 56.
58. ^ De Anima, 414 a 29 - 415 a 10.
59. ^ Paolo Raciti, La cittadinanza e le sue strutture di significato, FrancoAngeli, 2004, pag. 41:
Questa parte dell'anima, pur essendo "senza regola", in qualche misura tiene conto della ragione
posseduta dall'anima razionale.
60. ^ La virt una disposizione abitudinaria riguardante la scelta, e consiste in una mediet in
relazione a noi, determinata secondo un criterio, e precisamente il criterio in base al quale la
determinerebbe l'uomo saggio. Mediet tra due vizi, quello per eccesso e quello per difetto
(Aristotele, Etica Nicomachea, II, 6).
61. ^ Oclocrazia, dal greco = moltitudine, massa, e = potere, una forma di governo in cui
le decisioni sono prese dalle masse.
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62. ^ Aristotele, Politica,IV 9, 1294b


63. ^ Marcello Zanatta, Introduzione alla filosofia di Aristotele, cap. V, BUR, 2013.
64. ^ Fabio Cioffi e altri, Il Discorso Filosofico 1, Edizioni scolastiche Mondadori, p. 313
65. ^ ...il dio di Aristotele, lungi dallorganizzare provvidenzialmente il mondo, sta fermo ed causa
finale del moto del primo mobile, ovvero del cielo delle stelle fisse, che a lui tende come al proprio
fine (Diego Fusaro, Filosofico.net

).

66. ^ Aristotele, Fisica, libro VIII.


67. ^ Cynthia A. Freeland, Feminist interpretations of Aristotle, Pennsylvania State University Press,
1998, ISBN 978-0-271-01730-3.
68. ^ (EN) Johannes Morsink, Was Aristotle's biology sexist? (abstract

), in Journal of the History of

Biology, vol. 12, n 1, primavera 1979, pp. 83-112, DOI:10.1007/BF00128136 . URL consultato il 4
giugno 2012.

69. ^ "[...] La teorizzazione pi significativa della subalternit della donna quella elaborata da
Aristotele nella Politica. La supposta inferiorit femminile trova qui giustificazione in base alla
dottrina delle facolt dell'anima. Dopo aver chiarito che la funzione della donna nella famiglia quella,
imposta dalla differenza sessuale, di cooperare con il maschio ai fini della procreazione e della cura
dei figli e della casa, Aristotele osserva che se l'uomo si distingue dagli animali per il possesso della
facolt razionale, la donna si distingue a sua volta dall'uomo maschio perch dotata di una
razionalit solo parziale e, per cos dire, "dimezzata". La ragione e la competenza linguistica della
donna sarebbero ristrette e limitate alla capacit di comprendere e obbedire agli ordini del
capofamiglia. Anche nell'ambito della procreazione, alla donna assegnato da Aristotele un ruolo
secondario. Nel concepimento, la madre interviene infatti come materia, cui il padre imprime il
suggello della propria forma" (da Il discorso filosofico, vol. 1, L'et antica e medievale, Fabio Cioffi,
Giorgio Luppi, Amedeo Vigorelli, Emilio Zanette, Anna Bianchi).
70. ^ Retorica, 1.5.6
71. ^ Edward Grant, Le origini medievali della scienza moderna. Il contesto religioso, istituzionale e
intellettuale, Einaudi, Torino 2001, p. 105 e nota 11: Tradotto in David Knowles, The Evolution of
Medieval Thought, Helicon Press, Baltimore 1962, p. 200.
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72. ^ Dante, Inferno, IV, 130-133.

Bibliografia

[modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Aristotele (letteratura critica e bibliografia).

Edizione di riferimento delle citazioni delle opere aristoteliche:


August Immanuel Bekker, Aristotelis Opera, G. Reimer, Berlino 1831-1870, 5 voll.
Ristampa a cura di Olof Gigon, De Gruyter, Berlino 1960-1961
Edizione dei testi di Laerzio e Cicerone citati:
Diogene Laerzio, Vite e dottrine dei pi celebri filosofi, Bompiani, Milano 2006 ISBN 88-4523301-4
Cicerone, Tuscolane, Milano, 1996 ISBN 88-17-17100-X
Cicerone, La natura divina, Milano, 1998 ISBN 88-17-16828-9

Traduzioni italiane

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Opere, a cura di G. Giannantoni, 4 voll., Bari: Laterza, 1973.


La Metafisica, a cura di G. Reale, Milano: Rusconi, 19782.
Metafisica, a cura di C. A. Viano, Torino: UTET 2005 ISBN 88-02-07171-3.
Fisica, a cura di R. Radice, Milano: Bompiani, 2011.
Le categorie, a cura di M. Zanatta, Milano: BUR Rizzoli, 1989.
De interpretatione, a cura di A. Zadro, Napoli: Loffredo, 1999.
Analitici primi, a cura di M. Mignucci, Napoli: Loffredo, 1969.
Analitici secondi, Organon IV. A cura di M. Mignucci, Bari: Laterza, 2007.
Topici, a cura di A. Zadro, Loffredo, Napoli 1974.
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Le confutazioni sofistiche, Organon VI. A cura di P. Fait, Bari: Laterza, 2007.


L'anima, introduzione, traduzione, note e apparati di Giancarlo Movia, testo greco a fronte,
Milano: Rusconi, 19982.
Etica Nicomachea, a cura di C. Mazzarelli, Milano: Rusconi, 1979.
La poetica, a cura di C. Gavallotti, Milano: Valla-Mondadori, 1974.
Retorica, a cura di Marco Dorati, Milano: Mondadori, 1996.
La politica, a cura di C. Viano, Torino; UTET, 1966.
Opere biologiche, a cura di M. Vegetti e D. Lanza, Torino: UTET, 1972.
Trattato sul cosmo per Alessandro, a cura di G. Reale, Napoli: Loffredo, 1974 (l'attribuzione di
quest'opera ad Aristotele dubbia).

Traduzioni latine

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Aristotele, Meteorologica , Venezia, Al segno della Fontana, 1560.


Aristotele, De plantis , Venezia, Al segno della Fontana, 1560.
Aristotele, Historia animalium , Venezia, Al segno della Fontana, 1560.
Aristotele, De partibus animalium , Venezia, Al segno della Fontana, 1560.
Aristotele, De animalium incessu , Venezia, Al segno della Fontana, 1560.

Letteratura critica

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AA. VV., Aristotele. Perch la metafisica, a cura di G. Reale e A. Bausola, Vita e Pensiero,
Milano 1994
Enrico Berti, La filosofia del primo Aristotele, Cedam, Padova, 1962
Enrico Berti, Aristotele. Dalla dialettica alla filosofia prima, Cedam, Padova 1977. ISBN 88-4523272-7
Enrico Berti, Guida ad Aristotele, Laterza, Roma-Bari 1997
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Enrico Berti, Profilo di Aristotele, Roma, Edizioni Studium, 2012 [1979], ISBN 978-88-382-42021.
Guido Calogero, I fondamenti della logica aristotelica [1927], La Nuova Italia, Firenze 1968
Giuseppe Cambiano e Luciana Repici (a cura di), Aristotele e la conoscenza, LED Edizioni
Universitarie, Milano, 1993. ISBN 88-7916-035-4
Ingemar Dring, Aristotele, trad. it., Mursia, Milano 1976
M. Frede, G. Patzig, Il libro Z della Metafisica di Aristotele, Vita e Pensiero, Milano, 2001. ISBN
978-88-343-0738-0
Armando Girotti, La filosofia di Aristotele, dal platonismo all'autonomia, Polaris, Faenza 1996
George Grote, Aristotele, edito da A. Bain e G. Croom Robertsan, Londra 1872
Terence Irwin, I principi primi di Aristotele, Vita e Pensiero, Milano 1996
Margherita Isnardi Parente, Studi sull'accademia platonica antica, Olschki, Firenze, 1979. ISBN
88-222-2848-0
Werner Jaeger, Aristotele, Sansoni, Firenze, 1935
Alberto Jori, Aristotele, Mondadori, Milano, 2003. ISBN 88-424-9737-1
Jonathan Lear, Aristotle: the desire to understand, Cambridge University Press, 1988
Walter Leszl, Il De Ideis di Aristotele e la teoria platonica delle idee, Olschki, Firenze, 1975.
ISBN 88-222-2204-0
Roberto Radice (a cura di), La "Metafisica" di Aristotele nel XX secolo: bibliografia ragionata e
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Giovanni Reale, Introduzione a Aristotele, 16 ed., Roma-Bari, Editori Laterza, 2008 [1974],
ISBN 978-88-420-0696-1.
Giovanni Reale, Il concetto di "filosofia prima" e l'unit della Metafisica di Aristotele , Vita e
Pensiero, Milano 1994 ISBN 88-343-0554-X
Giovanni Reale, Guida alla lettura della Metafisica di Aristotele, Laterza, Roma-Bari, 2007.
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ISBN 88-8420-524-7
William David Ross, Aristotele, Milano: Feltrinelli, 1982

Voci correlate

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Aristotelismo

Fisica (Aristotele)

Edizione di Bekker

Logica (Aristotele)

Essenza (filosofia)

Metafisica (Aristotele)

Metafisica aristotelica

Poetica (Aristotele)

Etica (Aristotele)

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Altri progetti

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Wikiquote contiene citazioni di o su Aristotele
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Collegamenti esterni

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Aristotele, il maestro dei sapienti , mediatime.net.


Intervista a Wolfgang Kullmann: Aristotele filosofo della natura , emsf.rai.it.
L'Etica Nicomachea di Aristotele , ousia.it.
Induzione, ragione e intuizione intellettuale in Aristotele

(PDF), filosofiatv.org.

Aristotele e l'etica, sul portale RAI Filosofia , filosofia.rai.it.


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Riassunto del pensiero di Aristotele

di Giulia Lirli

(FR) Aristote: oeuvre complete , remacle.org.


(EN) Averroes' commentary

on the Metaphysics, in Latin, together with the 'old'(Arabic) and

new translation based on Moerbeke. Digitized at Gallica.


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