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S t r u t t u r a s a n i t a r i a ( r e s p o n s a b i l i t a` d e l l a )
SINTESI
a) Se un centro di medicina sportiva, cui per legge spetti laccertamento dellidoneita` degli aspiranti atleti a intraprendere unattivita` sportiva dilettantistica, sia responsabile del danno alla salute provocato da un medico, legato al centro medesimo da un
rapporto di collaborazione, il quale, per colpa, non abbia diagnosticato una patologia del soggetto esaminato e non ne abbia di
conseguenza scongiurato la morte, avvenuta durante lo svolgimento di una competizione
Una volta accertata, la responsabilita` del medico sportivo si estende
al centro nel cui interesse il medico abbia svolto la propria prestazione. A tale conclusione si puo` pervenire indipendentemente dalle-
contratto.
mento dipeso dai suoi ausiliari, mentre lart. 2049 c.c. sancisce una
SOMMARIO
1. Il caso 2. Responsabilita` contrattuale ed extracontrattuale 3. La responsabilita` dei padroni e committenti ai sensi dellart. 2049 c.c. 4. Lart. 2049
c.c., le professioni intellettuali e le persone giuridiche: il rapporto di preposizione 5. La responsabilita` per fatto degli ausiliari, ai sensi dellart. 1228 c.c.
6. La subpreposizione 7. La Federazione Italiana Giuoco Calcio 8. Conclusioni
1. Il caso
Un ragazzo si sottopone a una visita medica presso un centro di
medicina sportiva, al fine di ottenere una certificazione di idoneita` alla pratica del calcio, prodromica al tesseramento con la
Federazione Italiana Giuoco Calcio (F.I.G.C.) e alla partecipazione
a un campionato dilettantistico riconosciuto da tale federazione.
In apparente stato di buona salute, laspirante atleta non incontra difficolta` a ottenere il rilascio del certificato e il successivo
tesseramento.
Durante una partita del campionato, tuttavia, il ragazzo avverte
un improvviso malore, che, nonostante i soccorsi, si rivela letale.
Si scopre, cos`, lesistenza di una patologia congenita latente,
(1) Il caso e` tratto dalla sentenza Cass. pen., sez. IV, 29.9.2009, n. 38154.
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IL CASO
nota come cardiomiopatia ipertrofica, dalla quale sarebbe dovuto derivare lassoluto divieto di svolgere lattivita` sportiva cui
il giovane era dedito.
Allesito finale di un processo che vede coinvolti il centro di
medicina sportiva, il cardiologo che, per conto di tale centro,
aveva visitato il ragazzo e la F.I.G.C., tutti vengono ritenuti civilmente responsabili e condannati al risarcimento dei danni(2)
in favore dei familiari del giovane.
Il Tribunale, investito del giudizio di primo grado, aveva evidenziato, con riguardo al cardiologo, la colpa consistita nellavere
ignorato alcune significative anomalie nella comparazione dei
tracciati dellelettrocardiogramma a riposo e sotto sforzo(3), che
avrebbero dovuto indurre il medico a effettuare ulteriori accertamenti, quale lecocardiogramma.
Il decesso del soggetto esaminato, ad avviso del Tribunale, sarebbe stato da considerare legato a tale omissione da un nesso
eziologico giuridicamente rilevante.
Quanto alla responsabilita` del centro di medicina sportiva, ne
veniva ravvisato il fondamento nella electio del medico sopra
citato, e, dunque, nella culpa in eligendo del preponente.
La medesima colpa, infine, avrebbe dovuto considerarsi investire, secondo il Tribunale, la F.I.G.C., ritenuta obbligata a condividere le responsabilita` dei soggetti ai quali viene delegata
quella tutela medico-legale che costituisce un fine istituzionale
dellente.
Le motivazioni della sentenza della Corte dAppello, cui era
stato devoluto il giudizio di impugnazione, sono sostanzialmente sovrapponibili a quelle appena riassunte, al pari del dispositivo, che ha confermato integralmente la decisione presa
dai giudici di prime cure.
La sentenza della Corte di Cassazione, arbitro dellultimo grado
di giudizio, fornisce alcuni spunti di riflessione, nelle parti in
cui si afferma la responsabilita` del centro di medicina sportiva e
della F.I.G.C., tanto ai sensi dellart. 2049 c.c. quanto in forza
dellart. 1228 c.c.
Luso congiunto di tali disposizioni impone di verificare se possano coesistere due forme di responsabilita` tanto simili sul piano fenomenologico (in entrambi i casi si tratta di responsabilita`
per fatto degli ausiliari) quanto distanti sul piano della rispettiva disciplina (a causa delle differenze tra responsabilita` contrattuale ed extracontrattuale che saranno brevemente passate
in rassegna).
E` lecito chiedersi, inoltre, se il rapporto di preposizione, che
entrambe le disposizioni presuppongono, sussista anche in ambiti connotati da una spiccata autonomia e indipendenza delle
(2) Il medico viene anche condannato per omicidio colposo alla pena,
soggetta a sospensione condizionale, di mesi 4 di reclusione.
(3) Nella sentenza dalla quale trae spunto il caso trattato, si legge che gli
esami strumentali di primo livello, a cui era stato sottoposto il giovane,
presentavano gia` una sospetta diversita` tra il tracciato elettrocardiografico
prima e dopo lo sforzo.
(4) La distinzione si fonda [...] non gia` sulla natura dellinteresse leso,
ma sullesistenza o meno di una pregressa relazione tra i soggetti e quindi
di un programma specifico di comportamento: la responsabilita` contrattuale si modella sul programma (di qui il limite della prevedibilita` del
danno, salvo dolo), mentre quella aquiliana tutela non gia` le aspettative
per ladempimento, ma lo status quo ante lillecito, ripristinandolo con
leliminazione dei danni, anche imprevedibili (GAZZONI, Manuale di diritto privato, 14 ed., Napoli, 2009, 648).
(5) Cfr. Cass., sent. n. 13533/2001, in Nuova giur. comm., I, 349.
(6) Si parla al riguardo di inesigibilita` della prestazione (cfr. MENGONI, in
Enc. dir., XXXIX, 1086 ss.); in giurisprudenza, cfr. Cass., sent. n. 6462/2000,
in Foro it., 2000, I, 2517.
(7) Una compiuta enunciazione della teoria del contatto socialee` contenuta nella sentenza n. 589 del 1999 della Corte di Cassazione (in Foro it.,
1999, I, c. 3332), annotata, fra gli altri, da DI MAJO, Lobbligazione senza
prestazione approda in cassazione, in Corriere giur., 1999, 441. Nella sentenza, si evidenzia che non si puo` criticare la definizione come contrattuale della responsabilita` del medico dipendente di struttura sanitaria,
limitandosi ad invocare la rigidita` del catalogo delle fonti ex art. 1173
c.c., che non consentirebbe obbligazioni contrattuali in assenza di contratto. Infatti si legge la piu` recente ed autorevole dottrina ha
rilevato che lart. 1173 c.c., stabilendo che le obbligazioni derivano da
contratto, da fatto illecito o da altro atto o fatto idoneo a produrle in
conformita` dellordinamento giuridico, consente di inserire tra le fonti
princ`pi, soprattutto di rango costituzionale (tra cui, con specifico riguardo
alla fattispecie, puo` annoverarsi il diritto alla salute), che trascendono
singole proposizioni legislative. E ancora: suggerita dallipotesi legislativamente prevista di efficacia di taluni contratti nulli (artt. 2126, 1 co.,
2332, 2 e 3 co., c.c., art. 3, 2 co., l. n. 756/1964), ma allargata altres` a
comprendere i casi di rapporti che nella previsione legale sono di origine
contrattuale e tuttavia in concreto vengono costituiti senza una base negoziale e talvolta grazie al semplice contatto sociale (secondo unespressione che risale agli scrittori tedeschi), si fa riferimento, in questi casi al
rapporto contrattuale di fatto o da contatto sociale; con questa espressione si riassume una duplice veduta del fenomeno, riguardato sia in
ragione della fonte (il fatto idoneo a produrre lobbligazione in conformita`
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IL CASO
Le ragioni per le quali, in ambito medico, si assiste a una convergenza tra responsabilita` contrattuale ed extracontrattuale
sono evidenti: poiche il diritto alla salute trova riparo allombra
del principio del neminem laedere, linadempimento contrattuale e` suscettibile di violare, ad un tempo, lobbligazione assunta e il richiamato divieto di recare danno.
Nonostante lautorevole opinione di chi ritiene che il cumulo
delle due forme di responsabilita` costituisca un escamotage per
eludere il problema di ricercare criteri certi di distinzione e
selezione dellazione di volta in volta esperibile(8), dottrina(9)
e giurisprudenza(10) prevalenti propendono per lammissibilita`
del concorso.
Che si voglia vedere nel contatto sociale una particolare modalita` di costituzione di rapporti contrattuali(11) (con conseguente
applicazione della disciplina generale del contratto) o semplicemente una delle fonti non contrattuali delle obbligazioni
menzionate nellart. 1173 c.c.(12) (nel qual caso saranno applicabili le sole norme dettate in materia di obbligazioni), si giungera` comunque alla conclusione secondo cui la relazione instauratasi con alcune figure professionali, portatrici di aspettative di affidamento e credibilita` genera obbligazioni(13).
Nel caso oggetto di trattazione, la massima lesione del diritto
allintegrita` psico-fisica del calciatore aveva determinato una
innegabile attrazione nellorbita della responsabilita` extracontrattuale; daltra parte, lesistenza di un rapporto, squisitamente
privatistico, tra il giovane atleta e il centro di medicina sportiva,
ben poteva essere considerato come fonte di una responsabilita`
contrattuale in capo a questultimo.
Infine, a meno che non si voglia disattendere in radice la teoria
della responsabilita` da contatto sociale, si dovra` ammettere che
le similitudini tra il rapporto del medico con una struttura
ospedaliera e il legame del cardiologo con il centro di medicina
sportiva impongono una uguale regolamentazione delle fattispecie: eadem ratio, eadem dispositio.
Dunque, tralasciando la posizione della F.I.G.C., che sara` oggetto
di separata disamina, tanto a carico del centro di medicina sportiva quanto in capo al medico del quale il centro si e` avvalso
potevano considerarsi astrattamente configurabili sia una responsabilita` contrattuale che una responsabilita` extracontrattuale.
Con specifico riguardo alla posizione del centro di medicina
sportiva, per affermare lesistenza delluna o dellaltra responsabilita`, bisogna poi esaminare le norme che, tanto in ambito
contrattuale che extracontrattuale, estendono la responsabilita`
dei preposti e degli ausiliari ai rispettivi committenti.
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IL CASO
siasi attivita` economica, anche non professionale, svolta attraverso limpiego delle altrui energie lavorative(18).
La titolarita` delliniziativa economica e` lunica spiegazione di
questa estensione di responsabilita` a un soggetto completamente estraneo, sul piano causale, allevento dannoso(19).
Nessuna influenza, quindi, puo` rivestire leventuale accertamento della colpevolezza o dellinnocenza del preponente, anche sotto il profilo penale, poiche la responsabilita` ex art. 2049
c.c. prescinde del tutto da una culpa in eligendo o in vigilando
ed e` quindi insensibile alleventuale dimostrazione dellassenza
di colpa, con la conseguenza che laccertamento della non colpevolezza del datore di lavoro compiuto dal giudice penale non
vale ad escluderla(20).
Ladesione alla tesi della responsabilita` oggettiva non influisce
soltanto sulla possibilita` che va negata di fornire una prova
liberatoria fondata sulla diligenza: escluso qualunque riferimento al dolo o alla colpa, e affermata la traslazione del rischio
per ragioni connesse alla titolarita` delliniziativa economica, si
dovra` attribuire al preponente anche la responsabilita` del danno prodotto dal preposto per legittima difesa o in stato di necessita` o, ancora, mentre si trovava in stato di incapacita` di
intendere o di volere(21).
Cio` vuol dire che, nei limiti in cui il danneggiante sia tenuto alla
corresponsione dellindennita` prevista dagli artt. 2045 e 2047
c.c., questa dovra` essere posta a carico del preponente(22).
Che la responsabilita` di questultimo sia scevra da ogni elemento di colpevolezza e` confermato dallazione di regresso che egli
puo` esperire contro il preposto(23). Se si trattasse di una responsabilita`, sia pure presuntiva, per culpa in eligendo vel in vigilando, il preponente non avrebbe alcuna azione di regresso,
trattandosi di responsabilita` per fatto proprio, o, quanto meno,
dovrebbe decurtare dalle proprie richieste risarcitorie nei confronti del danneggiante la quota corrispondente alla responsabilita` che gli compete (art. 2055, 2 co., c.c.)(24).
Appurata la natura oggettiva della responsabilita` ex art. 2049
c.c., resta da accertarne lapplicabilita` a fattispecie connotate
da una notevole autonomia del preposto, come il contratto di
prestazione dopera intellettuale o il rapporto tra persone giuridiche.
il preposto, secondo il brocardo cuius commoda eius et incommoda (FRAN` civile, cit., 767).
ZONI, LIllecito, in Trattato sulla responsabilita
(18) Cfr. TRIMARCHI, Rischio e responsabilita` oggettiva, Milano, 1961, passim.
(19) [...] non resta che prendere atto della funzione di garanzia della
responsabilita` dei padroni e dei committenti e di constatare che solo in
questo modo puo` realizzarsi lequilibrio tra la utilita` conseguita e la esposizione di fronte ai terzi per il rischio derivante dal processo necessario per
conseguirla (FRANZONI, LIllecito, in Trattato sulla responsabilita` civile, cit.,
768).
(20) Cass., sent. 8381/2001, in Mass. Foro it., 2001. Alcuni passaggi della
pronuncia appaiono illuminanti: la norma di cui allart. 2049 c.c. prevede
una forma di responsabilita` obiettiva, indipendente cioe` dalla colpa del
soggetto responsabile (Cass. 29.8.1995, n. 9100); non ha sostanzialmente
significato diverso lorientamento di quella parte della dottrina e della
giurisprudenza che parla di presunzione assoluta di colpa (Cass.
22.3.1994, n. 2734); le moderne giustificazioni di detta responsabilita`
vicaria sono sostanzialmente analoghe a quelle poste a fondamento delle
teorie del rischio di impresa come principio generale, parallelo alla colpa,
dellimputazione della responsabilita` (Cass. n. 1343/1972); detta responsabilita` e` considerata espressione di un criterio di allocazione di rischi, per
il quale i danni cagionati dal dipendente sono posti a carico dellimpresa,
come componente dei costi di questa.
(21) Cfr. FRANZONI, LIllecito, in Trattato sulla responsabilita` civile, cit., 775
s.
(22) Cfr. BRIGUGLIO, Lo stato di necessita` nel diritto civile, Padova, 1963, 63
ss.
(23) Cfr. Cass. civ., sent. n. 471 del 1968, in Mass. Foro it., 1968.
(24) La riflessione e` di GALGANO, Trattato di diritto civile, cit., II, 980 ss.
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IL CASO
dellart. 2049 c.c., che si richiama allautonomia decisionale ed
organizzativa del mandatario(31), si contrappone lorientamento giurisprudenziale che ne predica loperativita`, a condizione
che vi sia spendita del nome del mandante, una relazione di
occasionalita` con lesecuzione del mandato e unapparenza di
rappresentanza(32).
Invero, valgono, per il mandatario, le considerazioni svolte a
proposito dellindipendenza dellappaltatore.
Le esigenze di tutela dellincolpevole affidamento, alle quali
sembrano ispirati i criteri della contemplatio domini e della
parvenza di potere rappresentativo, attengono al diverso profilo
delleccesso di potere (art. 1398 c.c.) e della rappresentanza
apparente(33).
Unautonomia decisionale e organizzativa analoga a quella degli appaltatori si riscontra nei prestatori dopera intellettuale, i
quali, per tale ragione, non dovrebbero generare alcun tipo di
responsabilita` in capo ai propri committenti.
Accade, invece, che la responsabilita` del medico sia estesa, in
forza dellart. 2049 c.c., alla clinica nella quale egli operi (34) o al
soggetto nel cui interesse egli svolga la propria attivita`(35).
In realta`, il criterio fondato sullesistenza di un potere direttivo
del preponente non e` idoneo a coprire lintero raggio dazione
della disposizione in parola. Se tale criterio, infatti, consente di
spiegare linserimento del committente di un contratto dappalto a regia tra i soggetti ai quali si applica lart. 2049 c.c., non e`
in grado di giustificare linclusione, nel novero dei preposti, di
lavoratori dotati di una completa autonomia decisionale nello
svolgimento della propria attivita`, come i medici e, in alcuni
casi, gli agenti o i mandatari.
E` corretto affermare che ad essi, e, dunque, ai rispettivi committenti, e` applicabile lart. 2049 c.c., ma non sulla base di un
potere direttivo che rappresenta un elemento accidentale del
rapporto o, addirittura, ontologicamente incompatibile con alcune figure professionali. Il criterio di riferimento, in questi
casi, e` linserimento nella struttura organizzativa del preponente, che costituisce, al pari del potere direttivo, un indice
della titolarita` delliniziativa economica.
Si avra` preposizione, dunque, rilevante ai fini dellapplicazione
dellart. 2049 c.c., ogni qual volta il preponente eserciti un potere direttivo sul preposto oppure nel caso in cui questultimo
sia inserito, seppure temporaneamente, nellorganizzazione del
preponente, poiche in entrambi i casi e` possibile affermare che
titolare delliniziativa economica e` il preponente.
Depurato il ragionamento da considerazioni sullapparenza,
adeguatamente valutate dal legislatore nella disciplina della
rappresentanza, il requisito della inclusione nella struttura or-
ganizzativa consente di distinguere le fattispecie in cui lautonomia decisionale del lavoratore autonomo impedisce di riferire la sua attivita` al committente dai casi in cui il suddetto
lavoratore rappresenta un ingranaggio, benche indipendente,
di un meccanismo che appartiene ad altri(36).
Ne discende che un contratto di mandato potra` rientrare nellambito di applicazione dellart. 2049 c.c. ove il mandatario sia
stato inserito nellorganizzazione del mandante, come nel caso
dellamministratore di una societa`; ne restera` invece escluso se
il mandatario sia destinato a operare al di fuori di tale struttura,
come il mandatario-procuratore, che, da professionista indipendente, sia incaricato di vendere un immobile in nome e
per conto del proprietario.
Gli stessi criteri possono essere applicati al rapporto tra persone
giuridiche, le quali ben possono essere asservite luna allaltra,
nonostante linutilizzabilita` del contratto di lavoro subordinato.
Lipotesi oggetto di esame riguarda il rapporto tra un medico e
un centro di medicina sportiva, che puo` essere ricondotto tanto
al contratto di lavoro subordinato quanto al contratto di prestazione dopera intellettuale.
In entrambi i casi, tuttavia, il medico conserva una rilevante
autonomia decisionale, nella scelta degli esami da effettuare,
nella valutazione dei risultati e nella formazione del proprio
convincimento.
Individuare il collegamento con lart. 2049 c.c. nel potere direttivo del centro di medicina sportiva, inteso come ingerenza nel
merito delle scelte operate dal professionista, sarebbe errato.
Laffermazione di una responsabilita` da preposizione, nonostante linsopprimibile indipendenza intellettuale del medico,
deriva dallinserimento di questultimo nella struttura organizzativa del centro.
Tale conclusione non poggia su elementi quali luso dei locali o
dei macchinari del centro di medicina sportiva, che pure sarebbero adatti allo scopo, bens` sulla funzione stessa della visita
eseguita dal medico: il certificato di idoneita` psico-fisica viene
infatti rilasciato dal centro di medicina sportiva, che in tal modo fa propri gli accertamenti svolti dal medico e i relativi risultati.
Il contributo del professionista acquista cos` una valenza endoprocedimentale, del tutto assorbita dal preminente ruolo del
centro.
La titolarita` dellattivita` di accertamento dellidoneita` psico-fisica spetta dunque al centro di medicina sportiva, che, per
questo, deve condividere le responsabilita` del medico del quale
si avvale (cuius commoda eius et incommoda)(37).
Essendo chiamato a rispondere di una responsabilita` per fatto
gli, pur se ne abbia travalicato i limiti (cfr., tra le altre, Cass., 5.3.2009, n.
5370).
(31) Cfr. BIANCA, La responsabilita`, in Diritto civile, cit., 732 ss.
(32) Cfr. Cass., sent. n. 3776/1984 in Arch. civ., 1984, 1006.
(33) Sul fondamento della quale le opinioni divergono, spaziando dallinterpretazione analogica dellart. 1189 c.c. allart. 1337 c.c. Per una rassegna delle diverse teorie, cfr. TRANQUILLO, Fondamento, limiti e tendenze
del principio di apparenza in materia di rappresentanza, in Giur. it., 1996,
IV, 426; LAGHEZZA, Rappresentanza apparente obiettiva e colpevole, in Danno e resp., 1998, 451.
(34) A nulla rileva che tra lOspedale ed il dott. F. non sussistesse un
rapporto di lavoro subordinato: va al riguardo osservato che un rapporto
certamente sussisteva tra il paziente e la casa di cura (cfr. cartella clinica),
e che la casa di cura privata risponde ex art. 2049 c.c. solidalmente con il
medico dei danni prodotti, essendo sufficiente che vi sia un potere di
direzione e vigilanza dellente privato sullattivita` del medico (che in questo caso si materializzava anche nella pacifica presenza del dott. M. con
compiti di supervisione allatto operatorio) in virtu` di un rapporto non
occasionale, ma non necessariamente di lavoro subordinato, che puo` es-
sere anche temporaneo e non continuativo (cfr. in tal senso Trib. Napoli,
15.2.1995) (Trib. Milano, sent., 20.10.1997, in Danno e resp., 1999, 82, con
nota di BONA, Filiazione indesiderata e risarcimento del danno da bambino non voluto).
(35) Ha riconosciuto la responsabilita` della societa` sportiva per il danno
causato da un errore diagnostico sullo stato di salute di un calciatore
professionista, Cass., sez. lav., sent. n. 85/2003, in Resp. civ., 2003, 770.
(36) Dal coordinamento fra lart. 1228 e lart. 2049 c.c. si ottiene che chi
organizza una certa attivita` prende in carico il relativo rischio, a prescindere dallautonoma responsabilita` di chi, a diverso titolo, abbia collaborato nellinteresse dellorganizzatore-preponente (FRANZONI, Lillecito, in
Trattato sulla responsabilita` civile, cit., 787).
(37) A tale conclusione, sembra si possa giungere anche argomentando
come ALPA (La responsabilita` civile, in ID., Trattato di diritto civile, IV,
Milano, 1999), il quale, afferma: la responsabilita` oggettiva e` normalmente, responsabilita` dimpresa; quindi mal si adatta allattivita` del medico;
questi risponde s` ex art. 2049, ma solo per i suoi diretti dipendenti, ovvero
per i danni risentiti dai pazienti in una struttura clinica di cui il medico sia
responsabile (civile); in questultimo caso, pero`, la responsabilita` discende
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non dalla natura dellattivita` esercitata (attivita` medica) ma dallorganizzazione (imprenditoriale) di cui il soggetto (per avventura, anche medico)
e` il responsabile (723).
(38) Nellart. 1228 c.c., il rapporto di preposizione sfuma a fronte del
titolo costitutivo di un rapporto obbligatorio che pone a monte il debitore nella posizione di diretto responsabile nei confronti del creditore
(VISINTINI, Trattato della responsabilita` contrattuale, cit., I, 94).
(39) La natura derivata della responsabilita` e la stretta dipendenza sia
del debito che della responsabilita` dal titolo costitutivo dellobbligo fanno
s` che il rapporto di preposizione non sia decisivo, come invece avviene
nellipotesi di cui allart. 2049 c.c., poiche la responsabilita` del debitore
nasce direttamente dal suo vincolo con il creditore, che lo espone direttamente alla pretesa risarcitoria (ibidem, 94 s.).
(40) Cfr. VISINTINI, Trattato della responsabilita` contrattuale, cit., I, 94 ss.
LA. evidenzia che il rapporto contrattuale individua fin dallinizio nel
debitore lunico responsabile delladempimento, con la conseguenza che
la responsabilita` di cui allart. 1228 c.c. non e` una responsabilita` per fatto
altrui, poiche il rapporto con collaboratori e ausiliari coinvolge soltanto
questi ultimi e il debitore committente, non assumendo rilevanza esterna
nei confronti del creditore.
(41) VISINTINI, Trattato della responsabilita` contrattuale, cit., III, 576.
(42) Cfr. VISINTINI, Trattato della responsabilita` contrattuale, cit., 575 ss.
LA. aggiunge che, a fondamento dellart. 1228 c.c., possono essere rinvenute anche ragioni economico-sociali, comuni allart. 2049 c.c., consistenti nellopportunita` di accollare il rischio dellattivita` svolta dagli ausiliari a
coloro che ne traggono vantaggio.
(43) Cfr. BRECCIA, Le obbligazioni, in Tratt. Iudica e Zatti, Milano, 1991,
615 ss.
(44) Se lintervento del terzo si deve ad una sua iniziativa autonoma, si
rientra nella fattispecie delladempimento da parte del terzo, ai sensi dellart. 1180 c.c. (cfr. NICOLO`, Ladempimento dellobbligo altrui, Milano, 1936,
33 ss.).
(45) Cfr. VISINTINI, Trattato della responsabilita` contrattuale, cit., 575 ss.
(46) [...] dalla dizione usata dal legislatore appare anche con una certa
evidenza che presupposto del sorgere della responsabilita` e` la funzione
che il terzo svolge per volonta` del debitore nel campo di attivita` necessarie
per lesecuzione di quella obbligazione, non gia` il rapporto in cui egli si
trova in generale con il debitore; sono cos` ausiliari non soltanto i dipendenti dellimprenditore che collaborano nelladempimento delle obbligazioni da questo assunte, o i domestici nei confronti del padrone, ma
possono esserlo anche gli stessi imprenditori autonomi come le banche, i
liberi professionisti, lospite, lamico (che si prega, ad esempio, una tantum di restituire per conto nostro una cosa presa a prestito) ecc. (VISINTI` contrattuale, cit., 588).
NI, Trattato della responsabilita
(47) Costituisce principio tralatizio quello secondo il quale la responsabilita` della casa di cura (o dellente) nei confronti del paziente ha
natura contrattuale, e puo` conseguire, ai sensi dellart. 1218 c.c., allinadempimento delle obbligazioni direttamente a suo carico, nonche, ai
sensi dellart. 1228 c.c., allinadempimento della prestazione medicoprofessionale svolta direttamente dal sanitario, quale suo ausiliario necessario pur in assenza di un rapporto di lavoro subordinato, comunque
sussistendo un collegamento tra la prestazione da costui effettuata e la
sua organizzazione aziendale, non rilevando in contrario al riguardo la
circostanza che il sanitario risulti essere anche di fiducia dello stesso
paziente, o comunque dal medesimo scelto (Cass., sent. n. 13953/2007,
in Contr., 2007, 897; conforme la giurisprudenza di merito: cfr. Trib. Bologna, sent. 6.10.2010; Trib. Roma, sent. 30.9.2010; Trib. Potenza,
20.7.2010).
altrui, il centro avra` poi il diritto di esercitare lazione di regresso nei confronti del medico responsabile dellincauto accertamento.
Leventuale culpa in vigilando del centro di medicina sportiva
potra` essere fatta valere in base allart. 2043 c.c., e non in forza
dellart. 2049 c.c., che riguarda unipotesi di responsabilita` per
fatto altrui.
A conclusioni analoghe si puo` giungere attraverso lart. 1228
c.c.
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IL CASO
Per verificare lesistenza di una responsabilita` della F.I.G.C., occorre preliminarmente stabilire se sia configurabile una responsabilita` per fatto del preposto del proprio preposto.
6. La subpreposizione
Dottrina(48) e giurisprudenza(49) ritengono che il preponente
risponda, ai sensi dellart. 2049 c.c., anche del fatto illecito del
collaboratore del proprio preposto, nella misura in cui questultimo si inserisca, sia pure temporaneamente, nellorganizzazione del preponente(50).
La ragione e` ancora una volta desumibile dalla ratio della norma citata, intesa come volta a prevedere una responsabilita`
dimpresa, non dissimile da quella contemplata nella contigua
norma dellart. 2050 c.c., e dalla quale pure esula ogni profilo di
culpa in vigilando o in eligendo.
Pur mancando luna e laltra, infatti, si ritiene che prevalga
laspetto della responsabilita` del preponente per il rischio derivante dalla sua organizzazione nella quale si inserisce lopera
dellincaricato dal preposto, senza alcun potere di autonomia e
di auto organizzazione(51).
Per la stessa ragione, colui che, nellesecuzione della prestazione, si avvalga del dipendente altrui, per concessione del datore
di lavoro di questultimo, risponde delloperato di tale preposto,
in luogo delloriginario preponente, anche nel caso in cui la
disponibilita`(52) del lavoratore sia stata soltanto momentanea.
E` parso opportuno, in tali casi, individuare il responsabile nel
soggetto che si appropria del vantaggio economico ricavato dal
lavoratore, traendone profitto(53).
Peraltro, sia la dottrina(54) sia la giurisprudenza(55) hanno teorizzato limiti piu` stringenti allaffermazione della responsabilita`
del debitore, ex art. 1228 c.c., per fatti addebitabili allausiliario
dellausiliario(56): si e` ritenuto, infatti, che tale responsabilita`
sia ipotizzabile soltanto nel caso in cui lausiliario sia stato
autorizzato ad espletare lincarico ricevuto mediante propri collaboratori, o quando vi sia stata una colpa del primo ausiliario
nella scelta del secondo(57).
Tale orientamento non contrasta con quello ben piu` rigoroso
che attribuisce al debitore la responsabilita` del danno anonimo, del quale, cioe`, sia rimasta ignota la causa specifica. In tale
ultima fattispecie, infatti, il danno e` stato certamente prodotto
dal debitore o dai suoi ausiliari, benche sia impossibile stabilire
chi, tra costoro, sia stato lautore materiale del danno. Contrasta, invece, con la natura oggettiva della responsabilita` in esa(48) Cfr. FRANZONI, LIllecito, in Trattato sulla responsabilita` civile, cit., 791
s.
(49) I precedenti sono piuttosto remoti: cfr. Cass., sent. n. 3464/1971, in
Giust. civ., 1974, I, 170.
(50) Esorbita dal tema trattato lanalisi del rapporto tra preposto e subpreposto, che alcuni ricostruiscono come contratto in favore di terzo (il
preponente). La ricostruzione ha il pregio di ricondurre lazione che il
preponente puo` esperire nei confronti del subpreponente al genus dellazione che spetta al terzo nei confronti del promittente (art. 1411 c.c.). La
tesi e` di MINERVINI, Sostituzione nellesecuzione del mandato e submandato,
in Banca borsa tit. cred., 1951, 372 ss.
(51) FRANZONI, LIllecito, in Trattato sulla responsabilita` civile, cit., 791.
(52) Cfr. Cass., sent. n. 10034/1998, in Mass. Giur. it., 1998.
(53) Sui criteri della vigilanza, del controllo, della direzione, tutti tipici
del vincolo di subordinazione, e` prevalso quello dellinteresse economico
diretto alla realizzazione dellopera [...] sicche e` chiamato a rispondere chi
trae il profitto dallincarico affidato, ancorche lincarico sia stato precario
ed occasionale (FRANZONI, LIllecito, in Trattato sulla responsabilita` civile,
cit., 792).
(54) Cfr. VISINTINI, Trattato della responsabilita` contrattuale, cit., 588 ss.
(55) Cfr. Trib. Marsala, sent., 25.6.2005.
(56) VISINTINI, Trattato della responsabilita` contrattuale, cit., 588.
(57) Ibidem. LA. ritiene pienamente applicabile lart. 1228 c.c. anche
nellipotesi di subcontratto stipulato dallausiliario con un terzo (594 ss.).
me, che si e` detto dovrebbe comportare che gravi sul debitore qualsiasi forma di impossibilita` sopravvenuta riferibile ai
mezzi impiegati.
La mancanza di unautorizzazione a valersi della collaborazione
di terzi, nel rapporto tra il debitore e il suo ausiliario, non puo`
influire sulla posizione del creditore, che e` terzo rispetto a tale
pattuizione.
Neppure la culpa in eligendo puo` rappresentare un parametro
per valutare una responsabilita` pacificamente ritenuta oggettiva(58).
Se la responsabilita` ex art. 1228 c.c. si fonda sulla titolarita`, in
capo al debitore, dellobbligazione e sulla irrilevanza dei mezzi
utilizzati per ladempimento, non ce` ragione per derogare a tali
assiomi in caso di subpreposizione.
Ne consegue, per quanto riguarda il caso oggetto di trattazione,
che, una volta individuato un rapporto di subpreposizione tra il
centro di medicina sportiva e il medico cui viene imputato
lillecito omissivo, la responsabilita` della F.I.G.C. non potrebbe
essere esclusa, benche il professionista anzidetto non possa
definirsi ausiliario della Federazione.
Non resta che stabilire se vi sia un reale rapporto di preposizione tra la F.I.G.C. e il centro di medicina sportiva, in grado di
giustificare una responsabilita` contrattuale o extracontrattuale
della prima per lattivita` del secondo.
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IL CASO
Ne consegue lattribuzione al tesserato di veri e propri diritti
soggettivi e obblighi, pari a quelli scaturenti da ogni altro vincolo associativo.
Tra i fini istituzionali della Federazione figura, allart. 3, lett. e),
dello Statuto, la tutela medico-sportiva, meglio delineata nel
successivo art. 17, a mente del quale la FIGC detta norme per
la regolare sottoposizione di tutti i calciatori a controlli medici
specialistici.
Gli artt. 43 e 44 delle Norme Organizzative Interne prevedono
lobbligo, per i tesserati, di sottoporsi a visite mediche periodiche, per laccertamento dellidoneita` allattivita` sportiva.
Il legislatore ha integrato la regolamentazione della Federazione, stabilendo che i calciatori dilettanti possono rivolgersi ai
medici di base o ai pediatri liberamente scelti(63), per il rilascio
di un attestazione di buona salute, mentre i partecipanti ad
attivita` agonistiche sono obbligati a ottenere un certificato di
idoneita` psico-fisica specifica (ovvero riferita allo sport che intendono praticare), rilasciato da una delle strutture individuate
dallart. 5, ult. co., d.l. n. 663/1979(64) (centri di medicina sportiva pubblici o convenzionati), in ossequio a quanto disposto
dallart. 2, d.m. 18.2.1982 del Ministero della Salute(65).
Unattenta analisi delle clausole statutarie, della regolamentazione interna e della normativa di settore conduce a ritenere
che, nel caso oggetto di trattazione, sulla F.I.G.C. non potesse
ritenersi gravare alcuna responsabilita` per loperato del medico
e del centro di medicina sportiva nel quale questi aveva eseguito la propria prestazione: diversamente da cio` che la Corte di
Cassazione ha affermato nella sentenza dalla quale abbiamo
preso spunto, il centro di medicina sportiva e, a fortiori, il cardiologo responsabile dellerrato giudizio di idoneita` non risultavano infatti preposti o ausiliari della F.I.G.C.
Come anticipato, i soggetti cui spetta la verifica dellidoneita`
sono individuati dal d.l. n. 663/1979, dedicato al Finanziamento del Servizio sanitario nazionale e alla Proroga dei contratti
stipulati dalle pubbliche amministrazioni in base alla l.
1.6.1977, n. 285, sulla occupazione giovanile.
Lart. 5, 1 co., di tale decreto cos` statuisce: in attesa dellapprovazione del piano sanitario nazionale a decorrere dal 1
gennaio 1980 a tutti i cittadini presenti nel territorio della Repubblica lassistenza sanitaria e` erogata, in condizioni di uniformita` e di uguaglianza, nelle seguenti forme: a) assistenza
medico-generica, pediatrica ed ostetrico-generica con le modalita` previste dalle convenzioni vigenti; b) assistenza farmaceutica con le modalita` e i limiti previsti nella convenzione, nel
prontuario terapeutico e nella l. 5.8.1978, n. 484; c) assistenza
ospedaliera nei presidi pubblici e convenzionati; d) assistenza
specialistica nei presidi ed ambulatori pubblici o convenzionati; e) assistenza integrativa nei limiti delle prestazioni ordinarie
erogate agli assistiti dal disciolto INAM nonche dalle casse mutue delle province autonome di Trento e Bolzano, fatte salve
quelle autorizzate prima del 31.12.1979, fino al termine del ciclo
di cura.
Il citato ult. co. dellart. 5, nellidentificare i soggetti cui compete la verifica dellidoneita` sportiva, stabilisce: lassistenza sani-
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La Responsabilita` Civile 10
IL CASO
teria Federale, la Divisione od il Comitato competente, nonche
la Sezione Medica del Settore Tecnico, della accertata inidoneita`
alla pratica agonistica di un loro calciatore tesserato, di qualsiasi categoria, ai fini della tempestiva revoca del tesseramento
ed ancora che esse sono responsabili dellutilizzo del calciatore dal momento della dichiarazione di inidoneita`, nonche dellutilizzo di calciatori privi di valida certificazione di idoneita`
allattivita` sportiva.
Sebbene riguardi il settore professionistico, contribuisce a una
corretta analisi ermeneutica anche lart. 44 delle Norme Organizzative Interne, che cos` recita: le societa` devono provvedere
a sottoporre i calciatori, gli allenatori, i direttori tecnici ed i
preparatori atletici professionisti agli accertamenti sanitari previsti dalle leggi, dai regolamenti e dalle presenti disposizioni;
ogni societa` ha lobbligo di tesserare un Medico sociale responsabile sanitario, specialista in medicina dello sport, che
in tale veste deve essere iscritto in apposito elenco presso il
Settore Tecnico della F.I.G.C.; tale sanitario assume la responsabilita` della tutela della salute dei professionisti di cui al 1 co.,
ed assicura lassolvimento degli adempimenti sanitari previsti
dalle leggi, dai regolamenti e dalla normativa federale.
La F.I.G.C., pertanto, adempie alla funzione di tutela medicosportiva attraverso limposizione di una serie di obblighi di
sorveglianza medica alle societa` e associazioni delle quali essa
si compone, e non mediante lo svolgimento diretto di servizi
medico-sanitari.
Tali obblighi non generano responsabilita` da preposizione in
capo alla F.I.G.C. Si deve piuttosto riconoscere che essi creano
nelle societa` e associazioni sportive un interesse autonomo,
quello alladempimento, tale da privare di fondamento qualsiasi tentativo di affermare lesistenza di un vincolo di preposizione con la F.I.G.C.
Si aggiunga che le societa` sono investite di tali incarichi di
controllo sanitario direttamente dalla legge(66).
Per tali ragioni, in uno dei precedenti piu` noti, la Corte di Cassazione ha riconosciuto la responsabilita` della societa` sportiva
per i danni alla salute patiti da un calciatore professionista,
senza estenderne la portata alla F.I.G.C.(67).
Se le argomentazioni finora illustrate portano ad escludere che
la Federazione potesse essere chiamata a rispondere delloperato del centro di medicina sportiva in base allart. 2049 c.c.,
altre considerazioni conducono a rifiutare la tesi della responsabilita` ex art. 1228 c.c.
In primo luogo, il certificato di idoneita` come rilevato piu`
volte costituisce uno dei requisiti per ottenere il tesseramento.
Il rapporto tra la F.I.G.C. e i propri tesserati e` un rapporto associativo di natura privatistica, che, come tale, si costituisce proprio con il tesseramento, prima del quale, dunque, non ce`
alcun vincolo contrattuale. Pertanto, tra la Federazione e il centro di medicina sportiva non vi puo` essere un rapporto di preposizione finalizzato alladempimento del contratto, perche, nel
momento in cui si sottopone ai controlli medici di idoneita`
specifica, laspirante tesserato non e` ancora associato alla
F.I.G.C., e non ha dunque alcun legame contrattuale con la
Federazione.
Per imputare alla Federazione una responsabilita` ex art. 1228
c.c. si dovrebbe percio` ipotizzare la nascita di obbligazioni contrattuali prima del perfezionamento del contratto.
Un secondo argomento riguarda la titolarita` dellobbligazione.
Il giovane atleta aveva conferito al centro di medicina sportiva
lincarico di verificare la sua idoneita` alla pratica del calcio.
Il centro era lunico debitore della prestazione, lunico percettore del corrispettivo versato dal soggetto sottoposto a visita (o
dallo Stato, nellambito del finanziamento del Servizio Sanitario
Nazionale) e lunico contraente.
Poiche la responsabilita` sancita dallart. 1228 c.c. poggia sulla
titolarita` dellobbligazione, essa risultava predicabile soltanto
rispetto al centro di medicina sportiva.
Infine, e` bene ricordare che i confini della responsabilita` in
commento sono segnati dallesistenza di un incarico volontariamente assegnato allausiliario e lassenza di rapporti contrattuali diretti tra questultimo e il creditore.
Nel caso oggetto di trattazione, la F.I.G.C. non aveva scelto il
centro di medicina sportiva al quale il giovane calciatore si era
rivolto, ed era indubbio che tra il centro e laspirante tesserato
vi fosse stato un rapporto contrattuale diretto.
In conclusione, la F.I.G.C. non poteva essere ritenuta responsabile dellattivita` svolta dal centro di medicina sportiva e dai
professionisti che vi avevano operato.
Cio` non vuol dire che la Federazione sia esente da responsabilita` in ogni caso. E` ben possibile una violazione degli obblighi
che incombono sulla F.I.G.C. in base alla normativa di settore o
alla disciplina interna, obblighi che possono riguardare sia la
sorveglianza sullattivita` di controllo medico svolta dalle societa`
e associazioni sportive che lattivita` diretta di tutela medicosportiva, tramite propri ausiliari e preposti, ove espressamente
prevista.
Le regole per fare valere tali eventuali responsabilita` saranno,
tuttavia, quelle della comune responsabilita` contrattuale (art.
1218 c.c.) o aquiliana (art. 2043 c.c.), se del caso integrate con
le previsioni degli artt. 1228 e 2049 c.c., nei soli casi in cui la
Federazione abbia utilizzato personale sottoposto al proprio
potere direttivo o inglobato nella propria organizzazione.
8. Conclusioni
Dallanalisi svolta, deriva che il medico cui era imputabile lo-
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IL CASO
messa diagnosi della patologia letale doveva essere considerato
responsabile per il danno ingiusto derivato da tale condotta, sia
in via extracontrattuale, ai sensi dellart. 2043 c.c., che contrattuale, se si vuole assegnare tale qualifica alla responsabilita` da
contatto sociale.
Il centro di medicina sportiva doveva poi essere considerato
responsabile delloperato del medico, sia ai sensi dellart. 2049
c.c. che in virtu` dellart. 1228 c.c., stante il rapporto di preposizione e la titolarita`, in capo al centro, del rapporto obbligatorio instaurato con laspirante atleta.
La F.I.G.C., invece, non aveva alcun legame con il centro di
medicina sportiva, cui per legge, nellambito delle prestazioni
rese dal Servizio Sanitario Nazionale, spetta il compito di accertare lidoneita` dei richiedenti il tesseramento.
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