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GIORDANO GAMBERINI

IL F GIUSEPPE MAZZINI
LACACIA MASSONICA
ANNO I - NUM. 3-4 - OTTOBRE 1947

a cura di

Ma Mazzini non fu Massone!


Quante volte, Fratelli che mi leggete, vi capitato di udire una consimile
affermazione!
Il cuore vi si gonfiato di amarezza e forse voi, privi di documentazione
da esibire, avete rinunciato ad una vana discussione.
Purtroppo c stato un periodo, la storia di Alessandro Luzio imperando,
nel quale molti anche nostri FF e dei pi illuminati, hanno creduto che Mazzini
non abbia mai formalmente appartenuto alla Massoneria. Taccio di quelli che
hanno dipinto Mazzini antimassone.
Eppure, quando la morte colse lApostolo e viventi erano ancora i suoi
discepoli e compagni di lotta, quando facile sarebbe stata una definitiva smentita,
il Gran Maestro Mazzoni poteva invece indirizzare alla Comunione queste parole:
Carissimi Fratelli,
Unimmensa sventura ha colpito la patria e lIstituzione.
GIUSEPPE MAZZINI
ha cessato di vivere. LItalia nostra piange sul feretro del pi grande, del
pi amoroso dei suoi cittadini. LOrdine massonico immerso nel cordoglio; per
la perdita del pi ardente suo Apostolo, del pi prode e del pi santo dei suoi
figliuoli.
In ogni cuore italiano lutto e desolazione, e tutte le anime, sinceramente
affezionate al pieno trionfo dei santi principi del vero e del bene, sentono la
grandezza della sciagura che ci incolse e con pietoso affetto al caro Estinto
mandano lultimo salve.
Noi, Figli della Vedova, pi che tutti, proviamo lamaro vuoto che questa
subita morte ha lasciato fra noi. La mestizia che occupa i nostri cuori deve con
segno esterno manifestarsi, laonde tutte le Officine della Comunione prenderanno
il lutto per sette sedute consecutive.
E vi salutiamo col mesto amplesso di pace.
Il Gran Maestro
Giuseppe Mazzoni.
La Rivista Massonica del tempo scriveva che la mattina del 17 marzo 1882
comparve per la prima volta la bandiera Massonica nelle strade di Roma. Il giorno
precedente era stato affisso questo manifesto:
Il Grande Oriente dItalia invita tutti i Liberi Muratori, a qualunque
nazione appartengano, sparsi attualmente nella Valle del Tevere, a raccogliersi
domenica mattina alle ore 9 nella Piazza del Popolo verso il Pincio, per prendere
parte alla cerimonia funebre in onore del defunto Fratello Giuseppe Mazzini.
Il Gran Maestro
Giuseppe Mazzoni.

Daltra parte, anche prima della morte del Maestro, si erano avute
manifestazioni da parte di Liberi Muratori italiani nelle quali la qualifica
massonica di Mazzini era pubblicamente conclamata. Tipica fra tutte quella della
R L Progresso Sociale allOr di Firenze che, nella sua adunanza del 7
settembre 1870, adott una deliberazione a proposito dellarresto di Giuseppe
Mazzini a Palermo e della sua relegazione nel forte di Gaeta, deliberazione che
ebbe larga risonanza nella stampa del tempo.
Ecco il testo della deliberazione stessa:
I Liberi Muratori della Loggia Progresso Sociale di Firenze, avendo
appreso dai giornali che il loro illustre Maestro e Fratello Giuseppe Mazzini,
stato tradotto nella fortezza di Gaeta e sottoposto ad accusa, deliberano di mandare
un fraterno saluto al grande cittadino, e di mettersi in tutto a sua disposizione,
onde contribuire a rendergli pi lievi le amarezze del carcere.
Il Venerabile
G. Gherardi.
Dunque, per il Gran Maestro Mazzoni, e per tutti i Liberi Muratori di quel
tempo, Mazzini era Massone. Da quando? Dove? Da chi?
Lo si ritrova nelle sue note autobiografiche: nel carcere di Savona. Dal
vecchio Massone e Carbonaro Passano. Scrive Mazzini che incontratosi con
Passano nel corridoio di quel carcere mentre si ripulivano le celle, gli sussurr
affrettatamente di aver trovato modo di corrispondere e gli chiese i nomi dei capi.
Rispose col rivestirmi di tutti i poteri e battermi sulla testa per conferirmi
non so qual grado indispensabile di massoneria.
Non credo che alcun Fratello trover a ridire sulla sostanziale validit di
questa iniziazione che trova riscontro con altre iniziazioni dellultimo periodo
clandestino, non meno rapide e drammatiche anche se meno illustri.
Quanto alla carriera Massonica percorsa dal Grande, non meravigli se Egli
pass direttamente dal primo al trentatreesimo grado.
Giuseppe Zamardelli lo super di parecchio in rapidit di carriera, poich
fu iniziato nella R L Propaganda Mass allOr.-, di Roma il 12 gennaio
1889 e promosso immediatamente al supremo grado.
Per Mazzini passarono trentasei anni prima che il Supremo Consiglio di
Palermo, nel 1866, decretasse il suo aumento di luce al 33 grado.
Due anni dopo, la R L Lincoln di Lodi, lo nomin suo Venerabile
onorario ad vitam.
La Rivista Massonica riporta la tavola diretta dal M Ven Mazzini a
quella Loggia; tavola densa di pensiero iniziatico:
Fratelli!
Accetto con

sentita

riconoscenza

lonore

che

avete

voluto

farmi

eleggendomi vostro presidente onorario.


Fra voi e me esiste dunque un vincolo di fratellanza che si tradurr, spero,
in opera.
Londra, 3 giugno 1868.
Giuseppe Mazzini.
Il giorno prima, 2 giugno, Mazzini aveva scritto alla Gran Loggia di
Palermo una importante tavola, che troviamo in un rarissimo opuscolo 1 e di cui
riportiamo una sola frase, sempre a causa dello spazio tiranno:
patria e politica sono dunque inseparabili dallopera vostra. E voi i
primi in Europa avete inteso e sentito questa verit! Lantico spirito
dellIstituzione vivifica i vostri lavori, per questo mi mandaste un saluto daffetto
fraterno, per questo io spero in voi e laccolgo non solo riconoscente ma lieto.
Nella tenuta 24 luglio 1869, la R L Stella dItalia allOriente di
Genova, elesse il Fr Mazzini a proprio membro onorario.
Egli rispose con una tavola che vale la pena; di riportare, almeno
parzialmente:
A G. B. Filippacci per la Stella dItalia
Genova
Fratelli,
la vostra Loggia composta principalmente doperai e ne vedo Venerabile
un uomo a cui strinsi con affetto la mano quando, anni or sono, io madopravo,
celato in Genova e fidato alle cure doperai, a una impresa generosa di Pisacane,
che fall, ma prepar lavvenire. Accetto dunque lietamente lonore che volete
farmi.
Vostro ora e sempre
Giuseppe Mazzini
Ed il primo ottobre del 1870 Egli rispondeva alla Loggia La Ragione
sempre accettando il conferimento dello stesso onorevole mandato, sempre
chiamando Fratelli i destinatari e firmandosi compagno e fratello.
Tale documentazione non dovrebbe ormai consentire a nessuno di
formulare delle riserve sulla reale appartenenza di Giuseppe Mazzini alla
Massoneria.
La questione ritorn recentemente allordine del giorno quando un
tipografo romano, componendo il testo del primo discorso del G M Laj,
scambi Giuseppe Mazzoni con Giuseppe Mazzini, per cui si leggeva che il
magliette di Gran Maestro era stato retto, fra gli altri, da Giuseppe Mazzini.
Il cambio di una lettera consent, naturalmente, degli attacchi da parte di
1

G. Calosi, Un b rano d i storia mass con temporanea. P a le r mo , 1 8 6 9 .

dissidenti e ci fu ohi afferm ancona una volta che Mazzini non era Massone.
Eppure la Grande Maestranza gli fu offerta e solo dopo matura riflessione
egli ritenne di non potere accettare il maglietto.
noto il brano di una lettera pubblicato nel trattato-libello di Alessandro
Luzio, edito quando le persecuzioni stavano scatenandosi contro di noi.
Lo storico in parola, avversario non sempre sereno ed in questa circostanza
neppure onesto, riport solo la prima parte della lettera di Mazzini: Capo
dellalleanza repubblicana, come posso io farmi ispiratore della Massoneria,
ecc.?.
Dallopera del Luzio si deduce quindi un rovente rifiuto dellApostolo ad
assumere la Gran Maestranza.
Se il pi voluminoso libello che ci sia stato dedicato in questo secolo fosse
rimasto senza risposta (ed il calcolo era proprio quello, poich lassorbimento
della lite nazionalista nelle file del fascismo aveva, direi, scientizzato
lavversione dei fascisti per la Massoneria), oggi soltanto sarebbe tentabile una
ricerca di controllo sulla documentazione dellopera in parola ed in ispecie sul
punto dolente: il brano che abbiamo riportato.
Il nostro troppo poco compianto Giuseppe Leti, 33, autorevole storico del
Risorgimento, stava in quel periodo lavorando intorno ad un saggio sulla
Carboneria e la Massoneria nel Risorgimento Italiano. Ma stava anche per partire
per lesilio, costrettovi dal medesimo regime che avrebbe premiato, con la feluca
di Accademico, il Luzio.
Al vecchio cuore dolorante del Sovrano Gran Commendatore Ettore Ferrari,
pi delle persecuzioni squadriate, pi del confino domiciliare, pi della statua a
Mazzini che viveva compiuta ma che non avrebbe mai visto eretta, pungeva
atrocemente il coltello avvelenato dello storico aulico. E si fece promettere da Leti
che non sarebbe partito prima di aver compiuta lopera. E Leti rimase ed il libro
usc.
In unaltra opera Massonica pubblicata in esilio, Leti lamentava
limmediato sequestro delle copie, operato dalla polizia fascista.
Fra le colonne dellEterno Oriente si rassicuri il Fratello saggio ed
intrepido. Non tutte le copie furono sequestrate, non tutta la semente and
dispersa.
Il libro fu il nostro strumento di lavoro prediletto, fu larma pi efficace,
perch costruita sotto il fuoco nemico. Fu per chi scrive un conforto a bene
sperare, cui ricorreva ogni volta che la desolazione di unavvilente realt gli
invadeva lanimo.
In quei tristi momenti, la chiusa del libro scuoteva lanimo in un brivido di
commozione e di speranza. Vale la pena, di riportare quelle righe perch servono e
serviranno ancora:
V scrisse Giuseppe Mazzini una legge che trascina uomini e cose,

legge imposta da Dio, legge che vuole lo sviluppo delle facolt e dei destini
dellumanit, e contro la quale non possono n la tirannide degli uni, n la vilt
degli altri. noto che le previsioni e le profezie di Mazzini non fallirono mai...
Abbozzato lo spirito che pervade lopera del Leti, preambolo necessario
perch ledizione italiana ormai introvabile e ledizione francese di Gloton non
facile procurarsela, torniamo alla lettera mutilata dal Luzio.
Leti non fece che pubblicare il seguito della lettera, e segnatamente queste
righe:
Se Garibaldi si dimettesse e mi proponessero a G(ran) M(aestro), ci
penserei; ma in ogni modo non accetterei se non proponendo prima i miei patti, e
vincolando pi esplicitamente la Massoneria al disegno chio lavoro a compiere.
Non si trattava dunque di un rifiuto reciso, anzi, non era affatto un rifiuto
ma una condizionata presa in considerazione di una eventualit non verificatasi
poi.
Successivamente, circa un mese dopo, scriveva ancora: Per ragioni lunghe
a dirsi, e dopo aver pensato e ripensato, meglio che io non sia G(ran) M(aestro).
Forse s; perch Egli, veramente saggio iniziato, sapeva che la parte non
pu essere il tutto e che chi rappresenta la Parte non pu rappresentare il Tutto.
Molto giustamente stato affermato che lopera della Massoneria Italiana
fu ed sostanzialmente ispirata dalla fede del Grande Apostolo 2.
Abbia dunque il Massone italiano quel temperamento mazziniano che vuol
dire odio e negazione dellespediente secondo la felice sintesi pronunciata dal
G M Torrigiani sulla tomba del G M Nathan, tremenda accusa che pende
sul capo di troppi mazziniani politici.
Sia dunque il mazzinianesimo un abito spirituale, un costume di condotta
morale per tutti i Massoni.
Ma non attentiamo alla universalit dellidea massonica, cittadina del
Tempio, tentando di costringerla nellangustia del tempo e dello spazio di
qualunque Chiesa.
Convinciamoci che infinitamente pi logico regolarizzare il brevetto
del F Giuseppe Mazzini che non dichiarare mazziniana la Massoneria
Universale.
Giordano Gamberini, 33

In Riv ista Masson ic a , genn aio 1922.

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