Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
COLLETTIVISMO
E TOTALITARISMO
NEL PENSIERO
DI FRIEDRICH
A. VON HAYEK
(1930-1950)
WP
APERS
Monica Quirico
ORKING
Monica Quirico
COLLETTIVISMO E TOTALITARISMO
NEL PENSIERO DI FRIEDRICH A. von HAYEK
(1930-1950)
APERS
WP
ORKING
DIPARTIMENTO
DI STUDI POLITICI
Universit degli Studi di Torino
DPS
http://www.dsp.unito.it/wrkpaprs.html
APERS
WP
ORKING
Collettivismo e totalitarismo
nel pensiero di Friedrich von Hayek
(1930-1950)
di Monica Quirico
Sommario
Nei circa ventanni trascorsi in Inghilterra, Hayek, pur proseguendo gli
studi di teoria monetaria, sviluppa un interesse crescente per la filosofia
politica, che lo induce a focalizzare la sua attenzione sul rapporto tra lorganizzazione economica della societ e la sua forma di governo. A partire dal 1935, matura la sua condanna del collettivismo come anticamera
della dittatura: la pianificazione (anche quella circoscritta) e la libert
sono inconciliabili. Il suo bersaglio costituito tanto dai sostenitori dei
regimi autoritari, che in quegli anni si vanno consolidando, quanto dai
socialisti democratici. Con lo scoppio della guerra, nella sua opera assume unimportanza decisiva la denuncia della ferita mortale inflitta dal
totalitarismo (di destra e di sinistra) alla civilt occidentale. Alle origini di
tale involuzione lAutore pone lhybris del costruttivismo, che attribuisce
alluomo la capacit di plasmare il mondo a suo piacimento, misconoscendo il ruolo centrale esercitato nella societ dai processi spontanei.
APERS
WP
ORKING
APERS
WP
MONICA QUIRICO COLLETTIVISMO E TOTALITARISMO NEL PENSIERO DI FRIEDRICH VON HAYEK (1930-1950)
ORKING
Nato l8 marzo 1899 a Vienna da una famiglia di studiosi (il nonno zoologo, il padre privatdozent di botanica) al termine della grande
guerra Friedrich August von Hayek reduce dal
fronte italiano si iscrive alla facolt di Giurisprudenza1, dove allievo di
Hans Kelsen, Othmar Spann e Friedrich von Wieser. Nel 1921, appena
laureato (un paio di anni dopo conseguir anche la laurea in Scienze
Politiche), conosce Ludwig von Mises, del quale seguir i seminari privati,
frequentati da studiosi in erba, ma gi molto promettenti, tra i quali Fritz
Machlup. Lincontro con Mises fondatore, insieme a Carl Menger, di
quella scuola economica austriaca di cui Hayek pu essere reputato epigono segna una svolta nel suo percorso intellettuale e politico: egli, infatti, in seguito allinfluenza esercitata su di lui dal grande economista,
abbandona loriginario socialismo fabiano2. Nellautobiografia, Hayek si
soffermer sul suo curioso rapporto con Ludwig von Mises, dal quale, pi
avanti, ho imparato probabilmente pi che da ogni altra persona anche
se egli non fu mai un mio insegnante nel senso convenzionale del termine. Quando ero uno studente, credo di essere andato solo ad una delle
sue lezioni e il Mises che vidi non mi piacque affatto. [] Una volta che
presi a lavorare nellufficio diretto da Mises, i nostri contatti divennero
immediatamente stretti e per i successivi otto anni quello con Mises fu,
senza ombra di dubbio, un contatto personale da cui io trassi enormi
benefici3.
1. DA VIENNA
A LONDRA
APERS
WP
DIPARTIMENTO
DI
DI
TORINO
ORKING
delle acquisizioni della scuola austriaca. Nello stesso anno esce il saggio:
C un controsenso del risparmio?5, che cattura lattenzione di Lionel
Robbins, il nuovo direttore ad appena trentanni del dipartimento di
Economia della London School of Economics; la prestigiosa istituzione fondata dai coniugi Webb6 nel 1895 costituisce, negli anni Trenta e
Quaranta, unimportante fucina tanto del revival del liberalismo, con
Hayek e Popper (chiamato a insegnarvi alla met degli anni Quaranta),
quanto delle politiche del Welfare State (William Beveridge dirige la scuola dal 1919 al 19377), cos come del socialismo democratico, grazie al
contributo di studiosi come Laski, Tawney, Wallas8.
Agli occhi di Robbins, il merito del saggio hayekiano sul risparmio sta
soprattutto nellattacco sferrato allemergente teoria keynesiana (bench
Si veda: F.A. HAYEK, Gibt es einen Widersinn des Sparens? Eine Kritik der
Krisentheorie von W.T. Foster und W. Catchings mit einigen Bemerkungen zur Lehre von den
Beziehungen zwischen Geld und Kapital, Zeitschrift fr Nationalkonomie, I, 1929, 3, pp.
387-429.
6
Recensendo Our Partnership, di Beatrice Webb, Hayek si esprime in modo piuttosto caustico sui fondatori della LSE: E una curiosa ironia che le circostanze che diedero a queste
due persone il potere di contribuire in cos larga misura alla distruzione della civilt capitalista da loro odiata potessero esistere soltanto nel contesto di quella civilt e che nel tipo di
societ da loro agognata nessun privato cittadino potrebbe esercitare uninfluenza analoga
sul mutamento sociale: F.A. HAYEK, recensione di B. WEBB, Our Partnership, London,
Longmans, 1948 e E. REICHEL, Der Sozialismus der Fabier, Heidelberg, Verlag, 1947,
Economica, XV (n.s.), 1948, 59, p. 228. Diversi anni dopo scriver: Sebbene Beatrice
fosse, per molti aspetti, la personalit pi pittoresca e noi sappiamo molte pi cose di lei che
non di lui, per parte mia non ho dubbi che fosse lui la mente salda della celebre associazione, un maestro nellordinare i fatti, nellorganizzazione e nella tattica. Era fermamente
convinto che lo studio imparziale dei fenomeni sociali avrebbe ineluttabilmente condotto a
una riorganizzazione razionale della societ su basi socialiste e, di conseguenza, che qualsiasi contributo a una comprensione migliore della vita della societ fosse a sua volta un
passo verso il socialismo. Credeva che la necessit principale fosse quella di una pi ampia
conoscenza dei fatti e non era seriamente interessato alla teoria. Tuttavia, nel creare la
Scuola si preoccup semplicemente di trovare gli uomini migliori in ciascun campo, che fossero disponibili per tutto il tempo in cui avessero dimostrato un qualche realismo, a prescindere dallopinione politica. ID., The Economics of the 1930s as Seen from London, in The
Collected Works of F.A. Hayek, vol. IX, Contra Keynes and Cambridge, ed. by B. Caldwell,
Chicago, The University of Chicago Press, 1995 (si tratta di una conferenza tenuta da Hayek
allUniversit di Chicago nellottobre del 1963 e pubblicata per la prima volta in questa raccolta), pp. 49-50.
7
Tranchant il giudizio di Hayek sullautore dei due Rapporti destinati a influire moltissimo
sul dibattito e sulle politiche sociali degli anni Quaranta (Report on Social Insurance and
Allied Services, London, His Majestys Stationery Office, 1942 e Full Employment in a Free
Society, London, Allen & Unwin, 1944): I suoi grandi talenti non comprendevano la comprensione delleconomia. [] Avrebbe potuto diventare un grande avvocato o un grande
giornalista (le due professioni in cui aveva cominciato) e il suo dono per la definizione di
5
APERS
WP
MONICA QUIRICO COLLETTIVISMO E TOTALITARISMO NEL PENSIERO DI FRIEDRICH VON HAYEK (1930-1950)
ORKING
grandi piani di sviluppo fu di notevole giovamento alla scuola con le grosse fondazioni. Ma
il suo temperamento non era quello di uno scienziato []. Non penso abbia mai compreso
che linflazione da lui tanto deplorata durante gli ultimi anni della sua vita era un esito inevitabile della politica di piena occupazione che egli aveva concepito. F.A. HAYEK, The
Economics of the 1930s cit., p. 52. Rincara la dose nellautobiografia, dove scrive che:
Beveridge era davvero un caso limite. Non ho mai conosciuto nessuno cos bravo a scrivere di cose su cui non aveva alcuna conoscenza. ID., Hayek su Hayek cit., p. 120.
8
Cfr. A. EBENSTEIN, Friedrich Hayek: A Biography, New York, Palgrave, 2001, pp. 4950. Hayek e Laski sono entrambi appassionati collezionisti di libri e, grazie a questo comune interesse, si frequentano regolarmente, almeno sino al 1944, quando la pubblicazione di
The Road to Serfdom incrina fatalmente il loro rapporto: Laski, infatti, intende lopera
hayekiana innanzitutto come un attacco contro di lui. Cfr. ibidem, p. 56. Molti anni dopo,
Hayek ricorder un episodio che segn per sempre in negativo la sua opinione dello studioso socialista: Era lagosto del 1939. Dopo cena, Laski si era dilungato per pi di unora sulle meraviglie del bolscevismo russo. [] Poi dovette interrompersi per lasciarci sentire
il notiziario delle 9 della BBC. Apprendemmo che era stato siglato il patto tra Hitler e Stalin.
Il risultato fu unimpressionante esplosione da parte di Laski, che non solo prese di mira il
tradimento che quel particolare atto rappresentava, ma denunci incondizionatamente, nella
sua interezza, quello stesso sistema cui aveva tributato unammirazione senza riserva venti
minuti prima. [] Dopo quelloccasione, non potei pi guardare a lui come a una persona
sana di mente. F.A. HAYEK, Hayek on Laski, Encounter, XXXII, 1984, June, p. 80.
9
Cfr. A. EBENSTEIN, op. cit., p. 59.
10
Robbins leggeva il tedesco. Una circostanza davvero rara: un professore inglese che
era in grado di leggere il tedesco. Fu una fortuna che egli si interessasse al mio tema: la cosa
che dovevamo fare in quel momento era combattere Keynes. Quindi mi chiamarono a
Londra a questo scopo. F.A. HAYEK, Hayek su Hayek cit., pp. 111-112. In effetti, la
chiamata di Hayek alla LSE viene percepita, dai contemporanei, come una contromossa per
arginare il prestigio di Keynes. Cfr. G.R. STEELE, Hayek and Keynes on Capital, in Hayek:
Economist and Social Philosopher. A Critical Retrospect, ed. by S.F. Frowen, London,
MacMillan, 1997, p. 237.
11
Lo stile di vita inglese sembrava cos naturalmente adatto ai miei istinti e alla mia
disposizione naturale che, se non fosse stato a causa di circostanze davvero speciali, non
avrei mai pi voluto lasciare lInghilterra. F.A. HAYEK, Hayek su Hayek cit., p. 136.
12
Cfr. R. CUBEDDU, op. cit., p. 24 e p. 28.
APERS
WP
DIPARTIMENTO
DI
DI
TORINO
ORKING
10
2. IL CONFRONTO
CON KEYNES
APERS
WP
MONICA QUIRICO COLLETTIVISMO E TOTALITARISMO NEL PENSIERO DI FRIEDRICH VON HAYEK (1930-1950)
ORKING
luomo comune; da qui lisolamento dei primi16; riferendosi poi ai libri III e
IV, che giudica il cuore dellopera, sentenzia che sfortunatamente, lesposizione cos difficile, asistematica e oscura che estremamente difficile
per leconomista in disaccordo con le conclusioni dimostrare lesatto punto
di disaccordo e sostenere le sue obiezioni. [] E solo con grandissima
cautela e con tutte le riserve che uno pu tentare di criticare, perch non
pu mai essere sicuro di aver capito il signor Keynes correttamente17.
Sorge immediata una domanda: perch, ancora prima di assumere il
nuovo incarico alla LSE (la recensione del Trattato keynesiano precede di
circa un mese linizio delle lezioni) lo studioso viennese, allora sconosciuto ai pi, parte lancia in resta contro uno dei giganti della scienza economica? La spiegazione pu essere che si reso conto di quanto potrebbe giovare alla sua fama e quindi alla sua carriera in terra britannica
sfidare il maggior economista inglese dellepoca; inoltre, non si pu
escludere che Hayek si sia esaltato per il successo riscosso dai suoi seminari, per limminente pubblicazione di Prezzi e produzione e per lo spazio accordatogli su Economica18.
Quanto allopera successiva di Keynes, la pi influente (che Hayek, in
seguito, sosterr di non aver recensito perch temeva che nel frattempo
Keynes modificasse il suo approccio, cos come, a suo dire, era avvenuto
poco tempo dopo la pubblicazione della seconda parte della recensione
del Trattato), lAutore, ripensando a quegli anni, la inquadrer cos: Pi
ci penso, pi mi convinco che la svolta cruciale della met degli anni
Trenta non fu il successo della controversa teoria esposta nella Teoria
Generale. Il successo di questo lavoro fu meramente sintomatico della o
16
Le opinioni in voga tra il pubblico possono essere chiaramente ascritte agli economisti
di una generazione fa allincirca. Dunque, non che leconomista non abbia alcuna influenza; al contrario, pu essere molto potente. Tuttavia, occorre un lungo tempo prima che la sua
influenza si faccia sentire, cosicch, se si verifica un cambiamento, le nuove idee tendono ad
essere sommerse dalla supremazia di idee che, nei fatti, sono diventate obsolete. Da qui il
ricorrente isolamento intellettuale delleconomista. F.A. HAYEK, The Trend of Economic
Thinking, Economica, XIII, 1933, 40, p. 121. Si veda anche: ID., On Being an Economist,
ora in The Collected Works of F.A. Hayek cit., vol. III, The Trend of Economic Thinking. Essays
on Political Economists and Economic History, ed. by W.W. Bartley III and S. Kresge,
Chicago, The University of Chicago Press, 1991, pp. 35-48, passim (si tratta di una conferenza tenuta allUnione degli studenti della LSE il 23 febbraio 1944).
17
F. A. HAYEK, Reflections on the Pure Theory of Money of Mr. J.M. Keynes, Economica,
XI, 1931, 33, p. 271. Si veda anche ID., The Pure Theory of Money. A Rejoinder,
Economica, XI, 1931, 34, pp. 398-403; ID., Reflections on the Pure Theory of Money of
Mr. J.M. Keynes. Part II, Economica, XII, 1932, 35, pp. 22-44; J.M. KEYNES, The Pure
Theory of Money. A Reply to Dr. Hayek, Economica; XI, 1931, 34, pp. 387-397.
18
Cfr. A. EBENSTEIN, F.A. Hayek cit., pp. 70-71.
11
APERS
WP
DIPARTIMENTO
DI
DI
TORINO
ORKING
12
APERS
WP
MONICA QUIRICO COLLETTIVISMO E TOTALITARISMO NEL PENSIERO DI FRIEDRICH VON HAYEK (1930-1950)
ORKING
3. DALLECONOMIA
ALLA FILOSOFIA
13
APERS
WP
DIPARTIMENTO
DI
DI
TORINO
ORKING
14
APERS
WP
MONICA QUIRICO COLLETTIVISMO E TOTALITARISMO NEL PENSIERO DI FRIEDRICH VON HAYEK (1930-1950)
ORKING
15
APERS
WP
DIPARTIMENTO
DI
DI
TORINO
ORKING
16
ralismo e della sua possibile rinascita nel dopoguerra, nonch per interrogarsi sullutilit di unassociazione fondata sulla condivisione dei principi dellindividualismo, che funzioni come luogo di scambio di idee e centro propulsore di iniziative. Vi prendono parte trentanove studiosi di chiara fama, provenienti da dieci paesi: per lo pi economisti, ma non mancano storici, politologi e giuristi. Spiccano i nomi di Luigi Einaudi, Martin
Friedman, John Jewkes, Fritz Machlup, Ludwig von Mises, Michael
Polanyi, Karl Popper, Lionel Robbins, Wilhelm Rpke. Al termine dei lavori, che si protraggono per dieci giorni, i partecipanti deliberano la creazione della Mont Plerin Society39. Le valutazioni sottostanti alla scelta di
Hayek sono di ordine sia intellettuale sia pratico. La convinzione di fondo
che mi ha guidato nei miei sforzi che, se gli ideali che credo ci uniscono e per designare i quali, a dispetto dellabuso fatto del termine, non c
aggettivo migliore che liberali, sono destinati ad avere qualche possibilit
di revival, un grande compito deve essere intrapreso. Questo compito
implica sia depurare la tradizionale teoria liberale di alcune accidentali
escrescenze che si sono attaccate a essa nel corso del tempo, sia confrontarsi con certi problemi reali che un liberalismo ultra-semplificato ha
trascurato o che sono diventati significativi soltanto da quando esso si
trasformato in un credo statico e rigido40. Nello stesso tempo, Hayek si fa
portavoce di unesigenza diffusa: facilitare contatti e scambi regolari tra
gli studiosi liberali, che soffrono di un certo isolamento, in un clima culturale dominato dalla benevolenza verso linterventismo statale41. A spingere lAutore anche, non secondariamente, la preoccupazione per il ruolo
nefasto e senza precedenti esercitato dagli intellettuali, e dagli economisti pi di altri nellindirizzare i loro concittadini verso laccettazione
del piano e, quindi, del totalitarismo. Il suo esperimento questa sorta di
Internazionale dei liberali antiinterventisti42 si pu considerare riuscito:
Cfr. R.M. HARTWELL, A History of the Mont Pelerin Society, Indianapolis, Liberty Fund,
1995, pp. 26-27. Hayek confessa che avrebbe voluto chiamarla Acton-Tocqueville Society,
ma con una simile proposta ha suscitato lo sdegno di Frank Knight, persuaso che non si
potesse dare a unorganizzazione liberale il nome di due cattolici. Cfr. A. EBENSTEIN, op.
cit., p. 146.
40
F.A. HAYEK, Opening Address to a Conference at Mont Plerin, ora in The Collected
Works of F.A. Hayek, vol. IV, The Fortune of Liberalism cit., pp. 237-238. Si tratta del
discorso tenuto al primo meeting dellassociazione.
41
Cfr. R.M. HARTWELL, op. cit., pp. 333-4.
42
Sempre nellaprile del 1947 viene fondata, a Oxford, lInternazionale liberale, che raccoglie personalit di diciannove paesi, prevalentemente europei, il cui primo presidente
Salvador de Madariaga. I principi espressi nella Dichiarazione costitutiva definiscono, su
base razionalistica, una democrazia liberale che si riallaccia pi alla tradizione comunitaristica che non a quella dellindividualismo. Cfr. V. ZANONE, Il liberalismo moderno, in Storia
39
APERS
WP
MONICA QUIRICO COLLETTIVISMO E TOTALITARISMO NEL PENSIERO DI FRIEDRICH VON HAYEK (1930-1950)
ORKING
non solo la Mont Plerin sopravvissuta al suo fondatore, ma ha stimolato la nascita di organizzazioni analoghe, soprattutto negli Stati Uniti43.
La Dichiarazione di intenti dellassociazione, approvata il 7 aprile
1947, si connota come un manifesto per il rilancio del liberalismo: la tutela della libert individuale richiede uneconomia di mercato concorrenziale e la propriet privata dei mezzi di produzione, come mezzi per frenare la concentrazione del potere; altres necessario che la libert tanto
del produttore, quanto del consumatore, nonch del lavoratore, sia garantita, per preservare la libert nel senso pi ampio del termine ma anche
per garantire lefficienza; la resa al totalitarismo non inevitabile, bens
consegue da scelte erronee (come laccettazione del fatalismo storico e del
relativismo morale), che vanno scongiurate; il pi saldo baluardo istituzionale della libert costituito dal governo della legge; in linea di massima, i meccanismi spontanei di adattamento della societ vanno preferiti agli interventi pianificati dallalto44.
Nel 1950, in parte per ragioni economiche e familiari45, in parte perch isolato nel mondo accademico britannico per via delle sue posizioni
antikeynesiane (nonch amareggiato per linterventismo del governo
labourista46), Hayek decide di accettare la cattedra offertagli
dallUniversit di Chicago47. Dopo diciannove anni, dunque, lascia
delle idee politiche economiche e sociali, diretta da L. Firpo, vol. VI, Il secolo ventesimo, pp.
240-241. Contemporaneamente, dunque, nascono due associazioni internazionali votate
alla diffusione del liberalismo, ma di ispirazione diversa.
43
Cfr. G.P. KLEIN, op. cit., pp. 13-14.
44
Cfr. R.M. HARTWELL, op. cit.., pp. 49-50.
45
Hayek ha divorziato dalla prima moglie per sposare unaltra donna. Acutamente un suo
biografo nota: strano che Hayek non abbia mai scritto a proposito degli altri aspetti della
tradizione morale, il suo potere di escludere e di isolare, visto il forte disagio che questa situazione gli caus a Londra anche nei rapporti con alcuni dei suoi colleghi, tra quelli a lui pi
vicini. La pubblicazione di The Road to Serfdom lo aveva irrimediabilmente allontanato dalla
maggior parte degli economisti professionali. Lo scandalo relativo al suo divorzio lo tagli
fuori dalla sua vita sociale abituale. Hayek fece la stessa cosa che altri emarginati avevano
fatto prima di lui: si rec in America e lavor ad una costituzione della libert. S. KRESGE,
Introduzione a F.A. HAYEK, Hayek su Hayek cit., pp. 39-40. Il divorzio gli costa la perdita
dellamicizia di Lionel Robbins, indignato a tal punto dal comportamento del collega verso la
moglie da abbandonare la Mont Plerin Society; per Robbins lHayek da lui conosciuto
morto e non ci tiene ad incontrare il successore. Cfr. A. EBENSTEIN, op. cit., p. 155.
46
Cfr. ID., op. cit., p. 153.
47
Hayek trascorre negli Stati Uniti dodici anni, i pi prolifici della sua vita di studioso. Al
1960 data la pubblicazione di The Constitution of Liberty (London, Routledge and Kegan),
secondo alcuni un vero e proprio manifesto della rinascita del liberalismo classico, dopo i
fasti del keynesismo e della pianificazione. Due anni pi tardi, Hayek fa ritorno in Europa,
e precisamente a Friburgo, dove chiamato a insegnare Economia. Nel 1968 accetta la cat-
17
APERS
WP
DIPARTIMENTO
DI
DI
TORINO
ORKING
18
4. IL DIBATTITO
SUL CALCOLO
IN UNECONOMIA
SOCIALISTA
APERS
WP
MONICA QUIRICO COLLETTIVISMO E TOTALITARISMO NEL PENSIERO DI FRIEDRICH VON HAYEK (1930-1950)
ORKING
19
APERS
WP
DIPARTIMENTO
DI
DI
TORINO
ORKING
20
APERS
WP
MONICA QUIRICO COLLETTIVISMO E TOTALITARISMO NEL PENSIERO DI FRIEDRICH VON HAYEK (1930-1950)
ORKING
cesso che desse conto nella stessa misura di tutti i fatti rilevanti come era in
grado di fare il sistema dei prezzi di un mercato competitivo56.
Quando Hayek arriva in Inghilterra, constata che del dibattito sul calcolo socialista il suo paese di adozione, in cui comincia a diffondersi lentusiasmo per il piano, ha recepito poco o nulla; cos concepisce lidea di
raccogliere in un volume i contributi pi significativi apparsi sino ad allora nella discussione, per cercare di riparare a un grave limite dei ragionamenti allora in voga: molte teorie che per lui sono assodate non godono, nella comunit scientifica, del consenso che meriterebbero; tra queste,
la pi feconda, secondo Hayek, senza dubbio la persuasione che per
raggiungere la massima efficienza produttiva la societ deve affidarsi a
un insieme di regole e leggi tali da consentire a ciascun individuo di mettere a frutto le sue conoscenze e le sue capacit per inseguire i suoi obiettivi, anzich delegare tutte le decisioni a unautorit centrale, preposta alla
definizione di un piano globale a cui ognuno deve sottomettersi57.
Gi in una lezione inaugurale tenuta nel 1933 Hayek propone una
ricostruzione della storia delle teorie economiche volta a mettere in luce
alcuni dei concetti che diventeranno determinanti nella sua produzione
successiva: Dallepoca di Hume e Adam Smith, leffetto di ogni tentativo
di comprendere i fenomeni economici [] consistito nel mostrare che, in
gran parte, il coordinamento a livello sociale degli sforzi individuali non
il prodotto di una pianificazione intenzionale, bens il risultato, e in
molti casi poteva solo essere il risultato, di mezzi che nessuno voleva o
comprendeva, e che, separatamente presi, potrebbero essere reputati
come alcune delle pi discutibili caratteristiche del sistema58.
Leconomista della LSE, tuttavia, non si limita a riprendere gli argomenti esposti da Mises; anzi, mentre questultimo afferma limpossibilit
logica del socialismo (scelta che gli attira gli strali dellintellighencija di
sinistra), Hayek rivolge la sua attenzione allimpossibilit pratica59. Non a
caso scrive: Indubbiamente siamo tanto lontani dal capitalismo nella sua
F.A. HAYEK, The Socialist Calculation I cit., p. 143.
Cfr. A. EBENSTEIN, op. cit., p. 91.
58
F.A. HAYEK, The Trend of Economic Thinking cit., p. 129.
59
Molte delle obiezioni avanzate inizialmente furono, in realt, pi un equivoco sulle
parole, causato dal fatto che Mises aveva talvolta fatto unaffermazione per certi versi
approssimativa, che il socialismo era impossibile, mentre ci che egli voleva dire era che il
socialismo rendeva il calcolo razionale impossibile. Naturalmente qualsiasi corso dazione
proposto, se la proposta ha un qualsivoglia significato, possibile nel senso stretto del termine, vale a dire, pu essere tentato. Linterrogativo pu essere soltanto se esso condurr ai
risultati previsti. ID., Socialist Calculation I cit., pp. 145-146.
56
57
21
APERS
WP
DIPARTIMENTO
DI
DI
TORINO
ORKING
22
APERS
WP
MONICA QUIRICO COLLETTIVISMO E TOTALITARISMO NEL PENSIERO DI FRIEDRICH VON HAYEK (1930-1950)
ORKING
5. EPISTEMOLOGIA
ED ECONOMIA
23
APERS
WP
DIPARTIMENTO
DI
DI
TORINO
ORKING
24
APERS
WP
MONICA QUIRICO COLLETTIVISMO E TOTALITARISMO NEL PENSIERO DI FRIEDRICH VON HAYEK (1930-1950)
ORKING
25
APERS
WP
DIPARTIMENTO
DI
DI
TORINO
ORKING
26
merciale. Pertanto, ammesso che la libera concorrenza costituisca il sistema che meglio mette a frutto informazioni e abilit disperse, il problema
non si arresta qui, rimanendo uno scarto tra ci che viene messo a disposizione di tutti e ci che, al contrario, rimane gelosamente custodito da
pochi, nei vari settori, a detrimento della conoscenza olisticamente intesa73.
Possiamo riassumere cos la concezione, ruotante attorno al rapporto
tra epistemologia ed economia, che, a partire dalla fine degli anni Trenta,
si va radicando nel pensiero di Hayek: lindividuo, nel perseguire i propri
obiettivi, si regola sulla base delle poche e frammentarie conoscenze di
cui dispone. Agendo egli deve, pertanto, mettere in conto dei rischi, che
derivano non soltanto dalla scarsit di informazioni di cui in possesso
(con la relativa incertezza sulla congruit dei mezzi utilizzati rispetto ai
fini prescelti), ma anche dal trovarsi inserito in una rete di azioni, il cui
esito pu non essere quello voluto dal singolo. Lesistenza umana non
dominata dal caos, nondimeno la condotta individuale ha origine e si
compie in un ambito popolato dalle azioni altrui. La vita sociale, dunque,
e pi in generale la storia, sono contraddistinte dalleterogenesi dei fini74;
essa, tuttavia, anzich minacciare la sopravvivenza dellordine sociale,
spiega e legittima la necessit di regole generali di comportamento e
costituisce la sola garanzia di un duraturo accordo fra gli individui75.
Nei saggi scritti tra il 1941 e il 1951 (gli anni
in cui Hayek assiste, prima, a un massiccio intervento statale imposto dalla guerra e, successivamente, allavvento al potere di un governo dichiaratamente collettivista76) e poi raccolti in Labuso della ragione, lAutore
perviene a definire una dicotomia, imperniata sulla valutazione delle
facolt conoscitive dellessere umano; crede, infatti, che si manifestino, al
riguardo, due orientamenti incompatibili: luno, lindividualismo, umilmente ammette che non pu esistere una Ragione separata e superiore
alla ragione dei singoli, e pertanto cerca di individuare i processi sponta-
6. INDIVIDUALISMO
E COLLETTIVISMO /
COSTRUTTIVISMO
APERS
WP
MONICA QUIRICO COLLETTIVISMO E TOTALITARISMO NEL PENSIERO DI FRIEDRICH VON HAYEK (1930-1950)
ORKING
nei che hanno reso possibile il coordinamento delle azioni individuali, alla
base della nostra civilt; laltro, il collettivismo, presume, peccando di
hybris, di poter equiparare la variet delle forze sociali (quindi anche
delle conoscenze) a un tutto oggettivamente dato, su cui si pu imporre
una direzione cosciente generalizzata77. Si tratta di unambizione del tutto
illegittima, che Hayek attribuisce non solo ai regimi totalitari, ma anche
alle forze, come i labouristi britannici, che si preoccupano sinceramente
di conciliare controllo statale e libert.
Egli richiama lattenzione su quello che, ai suoi occhi, si configura
come uno stridente paradosso: Normalmente la teoria del collettivista
che esalta la ragione dei singoli e pretende di sottoporre tutte le forze
della societ alla direzione di una sola mente sovrana, mentre la teoria
dellindividualista che riconosce quanto limitati siano i poteri della ragione dei singoli, ed per questo che egli si fa propugnatore della libert,
sapendo che essa lunico mezzo idoneo a garantire lattuazione di tutta
la potenziale ricchezza del processo interindividuale78.
La contrapposizione tra hybris collettivista e umilt individualista79, leitmotiv dellintera produzione hayekiana, ritorna nellopera diventata celebre pi per la sua vis polemica che per la solidit delle sue analisi scientifiche, La via della schiavit, in cui assumono particolare importanza le
implicazioni politiche delluna e dellaltra mentalit. Il collettivismo, che si
presenti nella forma del fascismo o del comunismo80, si contrappone al
liberalismo per il disdegno con cui guarda a ci che spontaneo e per la
sua ambizione di organizzare tutta quanta la vita sociale, in conformit a
un unico fine (quale che sia). Ogni minimo tassello, pertanto, deve essere
rapportato al bene comune, o interesse generale: espressioni quanto
mai vaghe ironizza lAutore che di per s certo non possono costituire uno stimolo allazione. Ne discende la necessit, perch la pianificazione possa funzionare, di attribuire, ai molteplici e spesso confliggenti
bisogni e desideri esprimibili dagli individui, un posto in una gerarchia di
valori il cui criterio di definizione fornito dal fine ultimo della societ
la quale, in linea di principio, dovrebbe essere esaustiva, se si vuole che
77
Cfr. F.A HAYEK, Labuso della ragione, Roma, SEAM, 1997 (ed. orig. The CounterRevolution of Science: Studies on the Abuse of Reason, 1952), pp. 123-124.
78
Ibidem, p. 115.
79
In questi termini si esprime Hayek nellOpening Adsress to a Conference at Mont Plerin
cit., p. 244.
80
Con il termine collettivismo, infatti, Hayek designa un complesso di strumenti che possono essere utilizzati per fini diversi. Il socialismo, perci, una specie del genere collettivismo. Cfr. ID., La via della schiavit, Milano, Rusconi, 1995, pp. 80-81.
27
APERS
WP
DIPARTIMENTO
DI
DI
TORINO
ORKING
28
APERS
WP
MONICA QUIRICO COLLETTIVISMO E TOTALITARISMO NEL PENSIERO DI FRIEDRICH VON HAYEK (1930-1950)
ORKING
Lindividualismo vero, cos lo definisce, affonda le sue radici nel pensiero di Locke e ancor di pi in quello di Mandeville e Hume, per trovare
una sistematizzazione negli scritti di Tucker, Ferguson, Smith e Burke
(allultimo dei quali va la sua smisurata ammirazione), e un ulteriore perfezionamento nellopera di Tocqueville e Lord Acton (altro riconosciuto
maestro). Lindividualismo falso, per contro, ascrivibile principalmente
a pensatori francesi o comunque continentali, il che, secondo Hayek, si
spiega con linfluenza esercitata in quei paesi dal razionalismo cartesiano. I nomi di spicco sono quelli degli Enciclopedisti, di Rousseau e dei
fisiocrati. Si tratta di un individualismo mendace perch finisce, prima o
poi, per rovesciarsi nellindirizzo che dovrebbe collocarsi agli antipodi,
vale a dire il collettivismo, cui lAutore imputa i mali dellepoca85.
La dicotomia solleva parecchie riserve. Innanzitutto, con buona pace
dellavversione hayekiana per la tradizione continentale, il fatto che egli
utilizzi, per entrambi gli indirizzi di pensiero, la stessa denominazione
(individualismo), pur enfatizzando lautenticit delluno e la falsit dellaltro, suggerisce non a Hayek, per che alla fin fine non esiste una vera
e propria antitesi, o almeno che la trasformazione del primo nel secondo
pu compiersi salvaguardando una sostanziale continuit; infatti, che lordine sociale sia il frutto non ricercato e non previsto dellinterazione fra gli
individui, come auspica il vero individualismo, oppure il risultato di un
progetto, in armonia con il falso individualismo, in un caso e nellaltro lindividuo svolge una funzione di primo piano nella formazione dellordine,
contrariamente a quel che ammesso dalle correnti organicistiche. La differenza, piuttosto, va individuata nel fatto che solo il secondo assume
come punto di partenza non realistico gli individui astratti dello stato
di natura86.
Lascia ancora pi perplessi lequiparazione contestata gi nel 1946
dalleconomista Harrod tra individualismo, liberalismo e tradizionalismo, da un lato, e razionalismo e socialismo, dallaltro, quando invece i
termini pi appropriati per descrivere gli orientamenti richiamati da
Hayek sembrerebbero essere conservatorismo e radicalismo87. Gli interroconfuso con una professione di irrazionalismo e di tradizionalismo fatalistico. Ha pertanto
perfezionato la terminologia, cui ha sempre dedicato una cospicua attenzione, distinguendo
fra un razionalismo evoluzionista, o critico, e un razionalismo costruttivista, o acritico. Cfr.
V. OTTONELLI, op. cit., pp. 5-6.
85
Cfr. F.A. HAYEK, Individualismo: quello vero e quello falso, Soveria Mannelli,
Rubbettino, 1997 (ed. orig. Individualism: True and False, in Individualism and Economic
Order cit.), pp. 42-43.
86
Cfr. P.P. PORTINARO, op. cit., pp. 45-6.
87
Cfr. R.F. HARROD, art. cit., p. 72.
29
APERS
WP
DIPARTIMENTO
DI
DI
TORINO
ORKING
30
gativi pi pressanti, tuttavia, sono sollecitati della presunta e rivendicata, dallAutore continuit tra il suo pensiero e la filosofia sociale degli
Illuministi scozzesi del XVIII secolo. In sostanza, la drastica antitesi tra i
due tipi di individualismo non granitica come leconomista della LSE pretende.
Hayek, nei saggi degli anni Quaranta, calca
laccento sul fatto che stato il liberalismo di
matrice britannica a contrastare, in linea di principio, e non meramente su questo o quellaspetto,
il centralismo, il socialismo (e il nazionalismo);
allopposto, il liberalismo continentale li ha incoraggiati88.
7. LE FONTI
DI ISPIRAZIONE
DI HAYEK
APERS
WP
MONICA QUIRICO COLLETTIVISMO E TOTALITARISMO NEL PENSIERO DI FRIEDRICH VON HAYEK (1930-1950)
ORKING
bravano debolmente suffragate dal funzionamento delleconomia occidentale cresciuta grazie alla collaborazione, non sempre facile, tra
iniziativa individuale e intervento statale un dato di fatto che nel periodo dal 1929 al 1937 soltanto limpegno dello Stato nella sfera economica riesce ad attenuare le devastanti ricadute del crollo di Wall Street. Si
tratta di processi che inevitabilmente si ripercuotono anche sul pensiero
politico ed economico91; non su quello di Hayek, per: anzi, ogni forma
di intervento pubblico nelleconomia da lui ricondotta al falso individualismo, espressione che identifica qualunque ordine rinvenibile nella
societ con lesito di un progetto consapevole, e assume che tutte le acquisizioni delluomo siano il frutto dellesercizio della ragione individuale,
concepita come una facolt compiuta e accessibile a chiunque92.
Qual il limite intollerabile dellindividualismo razionalistico?
Potremmo dire che per Hayek sta nel salto logico in cui esso incorrerebbe: dallevidenza che le istituzioni sociali sono opera delluomo conclude,
infatti, che sono state deliberatamente progettate per assolvere a determinati fini e, in modo complementare, che anche qualora i bisogni individuali siano soddisfatti senza unorganizzazione, ci non rappresenti altro
che un esito accidentale (salvo poi addossare responsabilit a singoli o a
unintera classe o razza se certe altre esigenze restano disattese)93. Il grande merito dei pensatori individualisti in particolare di scuola scozzese
consistito, nella ricostruzione di Matteucci, nellinterrogarsi su quali istituzioni possano indurre luomo, senza far ricorso alla coercizione, a dare
il suo contributo alle necessit di tutti, e nellindividuare la soluzione nel
sistema della propriet privata, senza peraltro illudersi che, in assenza di
istituzioni positive, potesse esistere qualcosa di simile a una naturale
armonia degli interessi. Al contrario, il conflitto interindividuale ineludibile, ma pu essere temperato dal mercato stesso, dai valori morali condivisi, nonch da interventi del governo che, tuttavia, abbiano la forma di
leggi generali e astratte94.
Recentemente, per, stata sottoposta a serrata critica la pretesa di
Hayek di collocarsi nella medesima tradizione di pensiero cui appartengono Mandeville, Hume e Smith. La loro interpretazione dellevoluzione
storica, infatti, non calca laccento in modo decisivo sul ruolo dei meccaCfr. F. GAETA, Democrazie e totalitarismi dalla prima alla seconda guerra mondiale,
Bologna, Il Mulino, 19892 (1a ed. 1982) , pp. 170-172.
92
Cfr. F.A. HAYEK, Individualismo cit., pp. 45-9.
93
Cfr. M. BOCCACCIO, op. cit., p. 25-6.
94
Cfr. N. MATTEUCCI, art. cit., p. 73.
91
31
APERS
WP
DIPARTIMENTO
DI
DI
TORINO
ORKING
32
APERS
WP
MONICA QUIRICO COLLETTIVISMO E TOTALITARISMO NEL PENSIERO DI FRIEDRICH VON HAYEK (1930-1950)
ORKING
33
8. LA SUPERIORIT
DELLE FORMAZIONI
SPONTANEE
stato osservato come Hayek riconosca che non tutti i costumi e le credenze appaiono essenziali allevoluzione della societ e alla sua soprav100
Cfr. M. FORSYTH, Hayeks Bizarre Liberalism: A Critique, Political Studies, XXXVI,
1988, 2, pp. 236-237. Lautore riscontra, perci, un paradosso macroscopico: a dispetto di
tutto limpegno profuso dalleconomista di Vienna per delegittimare dalle fondamenta la cultura e la politica totalitaria, alcuni dei suoi assunti non sono affatto lontani da quelli che
hanno ispirato almeno un filone del totalitarismo.
101
F.A. HAYEK, Individualismo cit., p. 69.
102
Si vedano M. OAKESHOTT, Rational Conduct (1950), in Rational Conduct cit., pp.
100-109 e D. SPITZ, A Rationalist Malgr Lui. The perplexities of Being Michael Oakeshott,
Political Theory, IV, 1976, 3, pp. 335-52.
103
Si veda: M. POLANYI,The Logic of Liberty. Reflections and Rejoinders, London,
Routledge & Kegan, 1951, cap. II, Scientific Convictions, pp. 8-31.
APERS
WP
DIPARTIMENTO
DI
DI
TORINO
ORKING
34
vivenza; ci nonostante, poich si tratta di processi che si svolgono indipendentemente dalle volont individuali, nessuno pu stabilire che cosa
vada mantenuto e che cosa invece cancellato. Lutilit di ciascuna regola
consuetudinaria, inoltre, andrebbe commisurata alla natura dellintero
sistema di regole, perci avr valore solo una critica dallinterno, che non
ha nulla a che vedere con la folle ambizione di ripartire da zero, dopo
aver esaminato le singole componenti della societ dallesterno, in modo
asettico (come se la mente individuale potesse astrarsi dal contesto in cui
si formata)104.
E evidente, per, che la linea di confine tra ci che costituisce un portato della tradizione e ci che, invece, frutto del vizio costruttivista non
affatto netta, prestando il fianco a unampia discrezionalit. Nel 1947,
al convegno della Mont Plerin, Hayek avverte che durante lultimo secolo si sono saldamente radicati certi traguardi morali per la soddisfazione
dei quali, in una societ libera, possono essere trovate delle tecniche adatte. Quandanche non dovessimo condividere pienamente linedita importanza attribuita ad alcuni di questi nuovi valori, dobbiamo in ogni caso
accettare che determineranno lagire per un lungo tempo a venire, e considerare con prudenza che posto possa essere riservato loro in una societ
libera. E soprattutto, ovviamente, la richiesta di maggior sicurezza e
maggior eguaglianza che ho in mente. In entrambi i casi credo si debba
accuratamente distinguere con quale significato sicurezza ed eguaglianza possono o non possono essere fornite in una societ libera105.
LAutore si riferisce alla benevolenza con cui, nel secondo dopoguerra, si
guarda, in Europa e negli Stati Uniti, al sempre pi esteso intervento dello
Stato per tutelare i cittadini dagli imprevisti del sistema economico. In quegli stessi anni, anche Oakeshott constata con allarme che la pianificazione integrale viene calorosamente incoraggiata da tutti coloro che sono
alla disperata ricerca della sicurezza106.
Questa, analogamente alleguaglianza, rappresenta un valore che,
nella sua accezione sostanziale, non appartiene certo alla tradizione liberale e che, tuttavia, come ammette lo stesso Hayek, a partire dagli ultimi
decenni dellOttocento ha attecchito nel dibattito politico occidentale,
APERS
WP
MONICA QUIRICO COLLETTIVISMO E TOTALITARISMO NEL PENSIERO DI FRIEDRICH VON HAYEK (1930-1950)
ORKING
35
APERS
WP
DIPARTIMENTO
DI
DI
TORINO
ORKING
36
APERS
WP
MONICA QUIRICO COLLETTIVISMO E TOTALITARISMO NEL PENSIERO DI FRIEDRICH VON HAYEK (1930-1950)
ORKING
9. IL PATRIMONIO
DELLA CIVILT
OCCIDENTALE
37
APERS
WP
DIPARTIMENTO
DI
DI
TORINO
ORKING
38
del giorno non pi il potenziamento e il perfezionamento della macchina esistente, bens la sua sostituzione integrale con qualcosa di radicalmente nuovo. Si assiste, dunque, a una vera e propria mutazione genetica rispetto alla tradizione individualistica: la preoccupazione ora quella di istituire una direzione collettiva e intenzionale di tutte le energie della
societ verso mete consapevolmente stabilite, anzi, predefinite, e non di
assecondare nel modo pi idoneo i processi spontanei, previa unadeguata comprensione di come funziona la societ esistente. Soltanto il
secondo atteggiamento, sentenzia Hayek, conforme allindividualismo:
il rapporto che un liberale intrattiene con la societ, infatti, ricorda quello di un giardiniere con la pianta che coltiva; per favorirne la crescita,
deve conoscere approfonditamente come fatta e di che cosa ha bisogno116.
Il patrimonio che le democrazie rischiano di dilapidare, se non saranno capaci di contrastare efficacemente linclinazione verso il controllo
integrale dellesistenza del singolo, non dallAutore identificato, peraltro, in un illusorio e nemmeno auspicabile laissez faire. Forse niente
ha arrecato pi danno alla causa liberale quanto lottusa insistenza di
alcuni liberali su certe rozze regole empiriche, soprattutto sul principio del
laissez faire. E, tuttavia, in un certo senso, questo era necessario ed inevitabile117. Pochi anni dopo, ribadisce la sua distanza da quel modello:
Anche se sarebbe unesagerazione, non sarebbe del tutto sbagliato
sostenere che linterpretazione del principio fondamentale del liberalismo
come assenza di attivit da parte dello Stato, anzich come una politica
che deliberatamente adotta la competizione, il mercato e i prezzi come
suo criterio ordinatore e utilizza la struttura giuridica imposta dallo Stato
per rendere la competizione la pi efficace e benefica possibile e per
integrarla laddove, e soltanto laddove, essa non riesca ad essere efficace
responsabile del declino della concorrenza tanto quanto il sostegno
attivo che i governi hanno fornito, direttamente o indirettamente, alla crescita dei monopoli. E la prima tesi di valenza generale che dobbiamo
prendere in considerazione, quella secondo cui la concorrenza pu esseuna coscienza sociale fu sollecitata dallesistenza della povert, che fino ad allora non era
stata presa in considerazione, e che si decise di non tollerare pi. [] Nessun serio tentativo stato fatto per dimostrare che i grandi economisti liberali erano meno preoccupati del
benessere delle classi pi umili della societ di quanto non lo siano stati i loro successori. E
non penso che un tentativo di questa sorta potrebbe andare a buon segno. F.A. HAYEK, The
Trend of Economic Thinking cit., p. 122.
116
Cfr. ID., La via della schiavit cit., pp. 64-66.
117
Ibidem, p. 63.
APERS
WP
MONICA QUIRICO COLLETTIVISMO E TOTALITARISMO NEL PENSIERO DI FRIEDRICH VON HAYEK (1930-1950)
ORKING
re pi efficace e pi benefica grazie a certe attivit governative di quanto non sarebbe senza di esse118.
La concorrenza, purch possa funzionare senza interferenze, si connota, quindi, come il meccanismo pi efficace per valorizzare e coordinare le energie dei singoli, senza ricorrere a misure coercitive; ci non
significa che essa non necessiti di una cornice legislativa predisposta con
cura, n che, laddove non sussistano le condizioni per la sua efficacia,
non si possa ricorrere ad altri strumenti per indirizzare lattivit economica119. Proprio nella consapevolezza della natura artificiale del potere e
della sua strumentalit rispetto ai bisogni della societ civile pu essere
colto il nocciolo pi genuinamente liberale del pensiero di Hayek120. Se la
ragion dessere di un ordinamento consiste nel lasciare allindividuo la
massima opportunit di sfruttare le sue conoscenze e i suoi talenti, la delimitazione dei compiti dellautorit non pu caratterizzarsi come attribuzione di finalit specifiche, n come assegnazione di determinate risorse
a particolari soggetti (i programmi dei governi socialdemocratici risultano
cos completamente delegittimati). La soluzione viene individuata dal filosofo viennese nella definizione e nellaccettazione di principi formali, che
consentano a chiunque di comprendere dove finisce la sua sfera dazione
e comincia quella altrui. In virt del rapporto strettissimo che istituisce fra
lastrattezza della legge e la libert individuale121, Hayek non avverte la
necessit di circoscrivere rigidamente la sfera privata, n di appellarsi a
giustificazioni indipendenti; la libert del singolo, semplicemente, consiste
in tutte quelle azioni che non gli sono proibite dalle leggi (generali)122.
LAutore, in Individualismo: vero e falso, chiarisce la sua posizione:
egli non invoca un qualche principio guida che dovrebbe ispirare lazione del governo, ma auspica che tale organo si limiti a far rispettare le
regole che gli individui conoscono, e che possono di conseguenza costituire un complesso di parametri di cui, nelle loro decisioni, essi dovranno
tener conto. Si tratta di regole generali, non finalizzate a un qualche
scopo prestabilito, e destinate a rimanere in vigore per un arco di tempo
ID., Free Enterprise cit., p. 110.
Cfr. ID., La via della schiavit cit., pp. 83-84.
120
Cfr. M. BARBERIS, Hayek e il diritto: precauzioni per luso, Rivista internazionale di
filosofia del diritto, LXIV, 1987, 4, p. 535.
121
Il tema sar approfondito in F.A. HAYEK, The Constitution of Liberty cit., cap. X, Law,
Commands and Order, pp. 148-161 e in ID., Legge, legislazione e libert, cit., vol. I, cap.
5, Nomos: la legge della libert, pp. 120-153 e cap. 6, Thesis: il sistema giuridico creato
dalla legislazione, pp. 154-180.
122
Cfr. V. OTTONELLI, op. cit., p. 149.
118
119
39
APERS
WP
DIPARTIMENTO
DI
DI
TORINO
ORKING
40
APERS
WP
MONICA QUIRICO COLLETTIVISMO E TOTALITARISMO NEL PENSIERO DI FRIEDRICH VON HAYEK (1930-1950)
ORKING
41
APERS
WP
DIPARTIMENTO
DI
DI
TORINO
ORKING
42
APERS
WP
MONICA QUIRICO COLLETTIVISMO E TOTALITARISMO NEL PENSIERO DI FRIEDRICH VON HAYEK (1930-1950)
ORKING
10. SOVRANIT
DELLA LEGGE
E GIUSTIZIA SOCIALE:
DUE VALORI
INCONCILIABILI
43
APERS
WP
DIPARTIMENTO
DI
DI
TORINO
ORKING
44
vedibili), che non a caso sono invece inevitabili in una societ pianificata
e conducono direttamente allarbitrio144, nonch allimpossibilit, per i cittadini, di programmare la propria azione con un minimo di sicurezza.
Se gli effetti particolari sono previsti allorch una legge stata formulata, questa legge cessa immediatamente di essere un semplice strumento
che la gente pu usare, e diventa, invece, uno strumento usato per i suoi
propri scopi dal legislatore nei confronti degli individui. Lo Stato cessa di
essere un pezzo di un meccanismo utilitario destinato ad aiutare gli individui a sviluppare pi pienamente possibile la loro personalit e diventa
una istituzione morale; [] impone ai suoi membri le proprie idee su
tutte le questioni morali, opinioni che possono essere morali o altamente
immorali145. Lesperienza del governo labourista, con le sue numerose
misure ad hoc (si pensi soltanto alle nazionalizzazioni), che la Gran
Bretagna compie di l a poco, rappresenta una secca smentita di questa
fosca previsione; come sottolinea Hannah Arendt, in Le origini del totalitarismo: la scossa subita dalla stabilit politica inglese subito dopo la fine
del conflitto a causa delle riforme economiche del governo labourista e
della liquidazione del dominio imperiale in India fu estremamente violenta. [] la base economica del suo sistema sociale stata notevolmente
modificata dal governo socialista senza un sostanziale mutamento delle
istituzioni politiche146.
Hayek, in La via della schiavit, non si limita a una prospettiva prettamente filosofica (la riflessione sulla miglior forma di governo), ma si
addentra nel merito delle politiche contemporanee, in particolare di quelle che riflettono la svolta collettivista compiuta dalle societ europee a partire dalla fine dellOttocento e, in modo sempre pi marcato, dopo la
depressione del 1929. A essere preso di mira legualitarismo o, pi correttamente, qualsiasi misura finalizzata ad attenuare le sperequazioni
sociali.
Le politiche di redistribuzione del reddito finiscono con il minare alle
fondamenta quelleguaglianza formale che risulta essenziale alla sopravvivenza della sovranit della legge: poich le persone non sono uguali,
per renderle tali bisogna trattarle in modo diverso. Hayek non pu sottrarsi, tuttavia, allobiezione che il rule of law produce a sua volta una
144
Jossa si chiede perch mai non potrebbe esistere un governo interventista che rispetti
la sovranit delle leggi; esattamente ci che prospetta Lange. Cfr. B. JOSSA, Hayek and
Market Socialism, in The Economics of Hayek, vol. II cit., p. 84.
145
Cfr. F.A. HAYEK, La via della schiavit cit., p. 128.
146
H. ARENDT, Le origini del totalitarismo, Torino, Edizioni di Comunit, 1999 (ed. orig.
The Origins of Totalitarianism, 1951; questa trad. it. condotta sulled. del 1966), p. 351.
APERS
WP
MONICA QUIRICO COLLETTIVISMO E TOTALITARISMO NEL PENSIERO DI FRIEDRICH VON HAYEK (1930-1950)
ORKING
45
APERS
WP
DIPARTIMENTO
DI
DI
TORINO
ORKING
46
APERS
WP
MONICA QUIRICO COLLETTIVISMO E TOTALITARISMO NEL PENSIERO DI FRIEDRICH VON HAYEK (1930-1950)
ORKING
47
APERS
WP
DIPARTIMENTO
DI
DI
TORINO
ORKING
48
La crescente enfasi, nel dibattito politico e intellettuale degli anni fra le due guerre, sulle virt del
piano, condivisa da politici, intellettuali ed esponenti del mondo degli affari, tanto labouristi quanto conservatori159, interpretata da Hayek come un grave arretramento
rispetto a uno dei capisaldi della civilt europea: lidea che la propriet
rappresenta, non esclusivamente per coloro che la detengono, il pi sicuro baluardo contro larbitrio e la coercizione; grazie alla suddivisione tra
numerosi individui (indipendenti gli uni dagli altri) della propriet dei
mezzi di produzione, infatti, nessuno pu esercitare un potere sconfinato
sul singolo. In un sistema in cui, allopposto, le decisioni sono concentrate nelle mani di poche persone, a ritrovarsi minacciata la sopravvivenza stessa dellordinamento democratico: E il prezzo della democrazia
che le possibilit di controllo deliberato siano limitate a campi dove esiste
un effettivo accordo e che in certi ambiti le cose debbano essere lasciate
al caso. Ma in una societ che, per il suo funzionamento, dipenda dalla
pianificazione centralizzata, questo controllo non pu discendere dalla
capacit di una maggioranza di trovare laccordo; sar spesso necessario che la volont di una ristretta minoranza venga imposta al popolo,
poich questa minoranza sar il gruppo pi ampio in grado di essere
daccordo sulla questione in discussione160. Uno dei grandi meriti della
11. DEMOCRAZIA
E LIBERT
159
E inevitabile, infatti, che il senso di insicurezza diffusosi anche tra i ceti medi per gli
effetti del collasso economico del 1929 - con lamara scoperta che uno dei paesi pi ricchi
del mondo non in grado di assicurare a molti suoi cittadini gli standard minimi di sopravvivenza solleciti una viva attenzione per gli esperimenti che stanno conducendo, da un lato,
gli Stati Uniti, con il New Deal, dallaltro lURSS, con i piani quinquennali, e renda la prospettiva di uneconomia pianificata piuttosto allettante. Cfr. N. BRANSON, M. HEINEMANN,
Britain in the Nineteenth Thirties, London, Weidenfeld and Nicolson, 1971, p. 5. Sar la
seconda guerra mondiale a imprimere la spinta decisiva verso una larga accettazione dellintervento pubblico nelleconomia e nella vita sociale. Le due guerre alimentano lespansione del collettivismo e orientano molti a credere che gli obiettivi nazionali, e in primo luogo
la giustizia sociale, siano perseguibili esclusivamente ricorrendo a un disegno su larga scala,
preparato con cura dal governo. Per quanto possa sembrare paradossale, la guerra fornisce, cos, il modello di come potrebbero essere, in tempo di pace, lo Stato sociale e leconomia regolata. Cfr. W.H. GREENLEAF, The British Political Tradition, 3 voll., London,
Metuen, 1983-1987, vol. I, The Rise of Collectivism, p. 76. Si vedano anche: J. STEVENSON, Planners Moon? The Second World War and the Planning Movement, in War and
Social Change. British Society in the Second World War, edited by H.L. Smith, Manchester,
Manchester University Press, 1986, pp. 58-77; J. STEVENSON, C. COOK, The Slump.
Society and Politics during the Depression, London, Cape, 1977; A. MARWICK, Middle
Opinion in the Thirties: Planning, Progress and Political Agreement, The English Historical
Review, LXXIX, 1964, 311, pp. 285-298; C.L. MOWAT, Britain Between the Wars, Chicago,
The University of Chicago Press, 1955.
160
Cfr. F.A. HAYEK, La via della schiavit, p. 120.
APERS
WP
MONICA QUIRICO COLLETTIVISMO E TOTALITARISMO NEL PENSIERO DI FRIEDRICH VON HAYEK (1930-1950)
ORKING
49
APERS
WP
DIPARTIMENTO
DI
DI
TORINO
ORKING
50
APERS
WP
MONICA QUIRICO COLLETTIVISMO E TOTALITARISMO NEL PENSIERO DI FRIEDRICH VON HAYEK (1930-1950)
ORKING
Non solo legualitarismo dei socialisti, ma qualsiasi politica di intervento statale e lo stesso Welfare State sono chiamati sul banco degli imputati. Hayek d una sua spiegazione del successo incontrato dal Rapporto
Beveridge, che dello Stato sociale pone le premesse: E un grande merito della democrazia che la richiesta della cura di un male largamente sentito possa trovare espressione in un movimento organizzato. Che la pressione popolare possa incanalarsi a sostegno di particolari teorie che suonano convincenti alluomo medio uno dei suoi pericoli. Era quasi inevitabile, per, che qualche uomo di talento dovesse cogliere lopportunit e
cavalcare la tigre del sostegno creatosi a favore di alcuni schemi del genere per intraprendere la scalata alla politica. E esattamente ci che sta
facendo William Beveridge167. Al di l del giudizio personale sullautore
del Rapporto, il dato significativo latteggiamento sprezzante verso un
complesso di misure che sono proposte non da un economista filosovietico, ma da uno studioso liberale e che, una volta realizzate, negli anni
della ricostruzione, dal governo labourista, risulteranno bene accette
anche ai conservatori. Hayek, insomma, sembra non voler accettare lidea
che la richiesta dellassunzione da parte del governo di responsabilit
sociali non discende da un astratto progetto costruttivista, bens coglie un
bisogno e un orientamento largamente diffusi, spontanei.
La polemica hayekiana non risparmia neppure il Welfare State, perch esso, nella visione dellAutore, incarna una forma di pianificazione
solo apparentemente moderata; nella realt si tratta, infatti, di una tappa
intermedia verso la direzione integrale dei processi sociali. Una volta che
si intrapresa la strada della pianificazione mette in guardia Hayek
difficile tornare indietro, perch il processo si autoalimenta: linsoddisfazione per i risultati iniziali sollecita la richiesta di una pianificazione
pi estesa e pi minuziosa. Non concepibile, nella sua prospettiva,
eccessivamente pessimista, unapplicazione parziale dei metodi collettivistici; o si va sino in fondo, o non si ottiene nemmeno una minima parte
dei risultati agognati168.
Gi nel 1935, addentrandosi nel dibattito sul calcolo in uneconomia
socialista, lAutore prende di mira i tentativi di conciliare socialismo e
pp. 371-392; 13, La separazione dei poteri democratici, pp. 393-414; oltre al gi cit. cap.
17, Un modello di costituzione.
167
ID., recensione di Sir W. BEVERIDGE, Full Employment in a Free Society, London, Allen
& Unwin, 1944; Fortune, XXXI, 1945, 3, pp. 204-206; raccolta in The Collected Works of
F.A. Hayek, vol. IX cit., pp. 233-236.
168
Cfr. M. BOCCACCIO, op. cit., pp. 33-34.
51
APERS
WP
DIPARTIMENTO
DI
DI
TORINO
ORKING
52
APERS
WP
MONICA QUIRICO COLLETTIVISMO E TOTALITARISMO NEL PENSIERO DI FRIEDRICH VON HAYEK (1930-1950)
ORKING
la libert pu sussistere soltanto laddove sia garantita dalla pianificazione174. Le tesi contenute nellopera mannheimiana appaiono a Hayek una
minacciosa conferma della mutazione genetica subita dalla cultura occidentale175; il giudizio sul sociologo tedesco molto severo: Luso che egli
fa della parola libert altrettanto mistificante quanto lo nella bocca
dei politici totalitari. Al pari della loro libert, la libert collettiva che egli
ci offre non la libert dei membri della societ ma la illimitata libert dei
pianificatori di fare della societ ci che pi gli aggrada176.
Una delle repliche pi energiche allidentit hayekiana tra pianificazione e dittatura arriva da uneconomista labourista, Barbara Wootton,
che scrive La libert in un sistema pianificato per smontare tesi come quelle espresse in La via della schiavit. Poich un piano senza uno scopo
una contraddizione in termini, nessun gruppo pu pianificare senza che
vi siano degli obiettivi su cui i membri di quel gruppo sono daccordo e
che il piano sia coerentemente finalizzato a realizzare. Il professor Hayek
ha asserito che, nelle moderne unit politiche, un accordo del genere non
possibile. [] Ne segue che solo un governo tirannico tenter di promuovere un progetto economico o piano di qualunque sorta. [] La pianificazione, quindi, porta allabolizione definitiva della libert politica,
cos come di una buona fetta delle libert culturali e civili. E una dottrina
deprimente e pessimista in modo sconcertante177. Sulla scia dei colleghi e
compagni di partito attaccati da Hayek negli anni Trenta, anche la
Wootton rimarca che la pianificazione non deve essere necessariamente
onnicomprensiva e che possono permanere elementi concorrenziali178.
Hayek, tuttavia, rimane refrattario a una riflessione articolata sul socialismo e sul collettivismo in genere; il rispetto e linsistenza con cui guarda
al liberalismo anglosassone il vero individualismo non trovano riscontro in una considerazione altrettanto benevola, o per lo meno equa, delle
peculiarit del socialismo britannico, che gi da tempo ha abbandonato
qualsiasi propensione autoritaria179. Non ci sono gradazioni, il piano da
chiunque sia proposto, per qualsiasi finalit lanticamera del totalitarismo. Non possono esserci dubbi sul fatto che, nella storia, spesso c
Cfr. ID., Uomo e societ in unet di ricostruzione. Studi sulla struttura sociale moderna, Roma, Newton Compton, 1972, p. 343. Si veda: A. CASTELLI, Pianificazione e libert.
Il dibattito tra Hayek e Barbara Wootton, Il Politico; LXVI, 2001, 3, pp. 402-405.
175
Si veda: F.A. HAYEK, La via della schiavit cit., pp. 66-67.
176
Ibidem, p. 213.
177
B. WOOTTON, Freedom under Planning, London, Allen & Unwin, 1945, pp. 122-123.
178
Si veda, sul dibattito tra i due economisti, A. CASTELLI, op. cit., pp. 405-430.
179
Si veda: A. EBENSTEIN, op. cit., p. 109.
174
53
APERS
WP
DIPARTIMENTO
DI
DI
TORINO
ORKING
54
12. LA CRITICA
DELLO SCIENTISMO.
IL DEBITO VERSO
POPPER
APERS
WP
MONICA QUIRICO COLLETTIVISMO E TOTALITARISMO NEL PENSIERO DI FRIEDRICH VON HAYEK (1930-1950)
ORKING
dispetto dellindividualismo dei filosofi illuministi, a infliggere una sconfitta pesantissima alla civilt liberale; Comte e, al di fuori della Francia,
Hegel, che egli giudica progenitori del totalitarismo, gli appaiono come il
perverso approdo del culto della scienza.
Hayek colloca nella seconda met del Settecento gli albori della mentalit ingegneristica183, che egli vede ancora molto radicata: lo testimoniano espressioni quali ingegneria sociale e ingegneria politica, per non
parlare della qualifica di ingegneri delle anime attribuita da Stalin agli
artisti. Una mentalit foriera, nella sua lettura, degli aberranti sviluppi che
hanno dissolto la libert in Germania e minacciano egli ne persuaso
di fare altrettanto nei paesi di pi radicata tradizione liberale. La pianificazione consiste nella coerente applicazione di una simile mentalit al
complesso dellesistenza umana184.
Le necessit legate alle guerre rivoluzionarie e la passione quasi morbosa per le macchine, con il conseguente impulso allo studio della tecnologia, sono alla base della fondazione, nel 1794, di unistituzione destinata a diventare centro propulsore dello sviluppo scientifico e fucina di
talenti che, secondo Hayek, contribuiscono a diffondere un atteggiamento propizio al futuro avvento dei movimenti totalitari. Si tratta dellEcole
Polytechnique, i cui insegnanti della prima e seconda generazione (molti
dei quali scienziati di chiara fama) riescono a trasmettere, grazie al loro
entusiasmo e alle loro scoperte, una fiducia generale nel potere illimitato
della ragione umana, e nella conseguente possibilit di assoggettare completamente la natura, che fino a quel momento ha rappresentato unincognita, quando non una minaccia. Tali studiosi, pur nella loro esaltazione,
non sconfinano in ambiti impropri: non pretendono di applicare la loro
metodologia alle scienze delluomo e della societ, di cui, anzi, si occupano poco. Il pugno di ferro di Napoleone cui i docenti dellEcole
Polytechnique dellepoca guardano con ammirazione segna una svolta
nel rapporto fra scienze della natura e scienze sociali; per le seconde, e
per la libera discussione, limperatore non si trattiene dal manifestare il
massimo disprezzo, giudicando soltanto le prime degne di essere insegnate. Lobiettivo di azzerare tutto, spazzando via la memoria del passato, per ricominciare ab ovo. Muta, coerentemente, il modo di rappor183
NellIlluminismo francese ritorna in forme nuove lantico mito di un Prometeo liberatore: N. MATTEUCCI, art. cit., p. 76.
184
A proposito dellinfluenza esercitata dai tecnici e, nella fattispecie, dagli ingegneri, sullopinione pubblica, si veda il cap. X, Ingegneri e pianificatori, della parte prima di F.A
HAYEK, Labuso della ragione cit., pp. 127-141.
55
APERS
WP
DIPARTIMENTO
DI
DI
TORINO
ORKING
56
APERS
WP
MONICA QUIRICO COLLETTIVISMO E TOTALITARISMO NEL PENSIERO DI FRIEDRICH VON HAYEK (1930-1950)
ORKING
57
APERS
WP
DIPARTIMENTO
DI
DI
TORINO
ORKING
58
menti individuali loggetto della nostra spiegazione: essi sono semplicemente gli elementi a partire dai quali noi ricostruiamo le possibili strutture relazionali inter-individuali194. Il procedimento caldeggiato da Hayek
antitetico a quello seguito dalla metodologia collettivistica, che attribuisce un carattere di oggettivit agli insiemi come societ, Stato, nazione, ecc., assumendo che essi godono di vita propria, rispetto agli individui che li compongono e che pertanto devono costituire il punto davvio
dellanalisi195. In termini economici, la distanza fra le due impostazioni
pu essere sintetizzata cos: mentre la microeconomia sa di non poter
andar oltre lanalisi delle relazioni fra gli atomi del sistema, rilevando le
conseguenze inattese e inintenzionali del loro agire, la macroeconomia
cade nellerrore di guardare allaggregato come alla componente esaustiva delle dinamiche sociali196.
Hayek fissa i limiti dellindagine nelle scienze umane: poich, di
norma, il numero di variabili che intervengono nel determinare landamento di un fenomeno troppo ampio per poter essere padroneggiato da
una mente umana, il ricercatore sociale deve accontentarsi di individuare le condizioni responsabili dellaccadimento dei fenomeni, escludendo
che, date quelle condizioni, possano verificarsi certi altri fenomeni, senza
poter tuttavia prevedere con rigore lesito finale. Si tratta, pertanto, di una
conoscenza di natura negativa, in quanto consente di escludere certi risultati, ma non di restringere il novero di possibilit a una soltanto197.
Si manifesta qui linflusso dellepistemologia popperiana. Scrive Hayek
nellautobiografia: Le opinioni che Popper espresse in The Logic of
Scientific Discovery nel 1935, quando il libro venne pubblicato, mi risultarono del tutto naturali. Aggiunge poi: La prova per dimostrare che una
scienza empirica consiste nel fatto che la scienza stessa possa risultare
confutata dalla prova; inoltre, da questo si ricava che qualsiasi sistema
che abbia la pretesa di costituirsi a scienza inconfutabile, per definizione,
da considerarsi una non-scienza. Io non ero un filosofo che potesse contare su una formazione sistematica in quel senso: non avevo gli strumenti
per elaborare questo pensiero di Popper. Per me, per, era sufficiente lessere riuscito a percepire la stessa cosa; ovviamente, quando la trovai spiegata e discussa in Popper accettai la filosofia popperiana e, in un certo
senso, fui sempre grato a Popper per aver chiaramente espresso quanto
io avevo sempre percepito e pensato. A partire da allora, le idee poppe194
195
196
197
APERS
WP
MONICA QUIRICO COLLETTIVISMO E TOTALITARISMO NEL PENSIERO DI FRIEDRICH VON HAYEK (1930-1950)
ORKING
59
APERS
WP
DIPARTIMENTO
DI
DI
TORINO
ORKING
60
nonostante, non vi dubbio che i punti di contatto tra i due autori siano
molteplici e decisivi, come riconosce pi volte lo stesso Popper203. Le affinit sono emerse gi in La societ aperta e i suoi nemici, bench non vi
siano riferimenti diretti a Hayek: Siamo cos arrivati alla distinzione di
due metodi diversissimi per mezzo dei quali pu realizzarsi lintervento
economico dello Stato. Il primo quello di realizzare una struttura legale di istituzioni protettive []. Il secondo quello di conferire agli organi
dello Stato il potere di agire entro certi limiti come ritengono necessario per il perseguimento dei fini fissati dai governanti del momento. []
Dal punto di vista dellingegneria sociale gradualistica, la differenza tra i
due metodi della massima importanza. Solo il primo, il metodo istituzionale, permette di procedere ad aggiustamenti alla luce dei risultati dei
dibattiti e delle esperienze. Esso solo rende possibile lapplicazione alle
nostre azioni politiche del metodo dei tentativi e degli errori. Esso a
lungo termine; quindi la struttura legale permanente pu essere lentamente modificata, al fine di tenere il debito conto di conseguenze impreviste e
indesiderate, di mutamenti in altre parti della struttura, ecc.204.
Un contributo sostanziale, secondo Hayek,
fornito dai due pi famosi allievi dellEcole
Polytecnique, Saint-Simon e il suo discepolo
Comte: allievi sino a un certo punto, non manca di
ricordare lAutore; il primo acquisisce una certa
istruzione scientifica conversando a tavola con docenti e discenti
dellIstituto; il secondo ne espulso per indisciplina, prima di poter concludere il corso di studi. Il ritratto che Hayek, nei saggi raccolti in Labuso
della ragione, fornisce di entrambi, in particolare di Saint-Simon, impietoso anche sul piano personale205.
13. DALLO
SCIENTISMO
ALLO STORICISMO
APERS
WP
MONICA QUIRICO COLLETTIVISMO E TOTALITARISMO NEL PENSIERO DI FRIEDRICH VON HAYEK (1930-1950)
ORKING
gnata al tutto rispetto allindividuo e, ancora, con ladozione della categoria della necessit storica, essi avrebbero posto le basi del socialismo,
della pianificazione, del totalitarismo206. Laspetto sorprendente, come egli
stesso riconosce, della sua argomentazione la tesi secondo cui nel
campo della sociologia, certi orientamenti, caratteristici non solo della
seconda met del XIX secolo, ma anche del nostro, sono stati in larga
misura leffetto di una convergenza di fondo dei due pensatori i cui indirizzi di pensiero vengono di norma considerati come assolutamente antitetici: l idealista tedesco Georg Wilhelm Friedrich Hegel e il positivista
francese Auguste Comte207.
Egli non ha dubbi che le analogie da lui rilevate fra i due autori (dei
quali ammette di non avere una conoscenza approfondita, ammettendo di
non amarli affatto, in specie Hegel) non siano estemporanee, bens sistematiche, e non derivino, come talvolta si afferma, dallinflusso esercitato
da Hegel su Comte, ma al contrario dalla ricezione hegeliana delle idee
comtiane, che trovano in Germania, cos come in tutta Europa, larga risonanza. Le affinit riscontrabili fra i due autori sarebbero confermate, oltre
che dai loro stessi scritti, dalla nutrita schiera di intellettuali e studiosi di
varie discipline che, stando allinterpretazione dellAutore, hanno subto la
Cfr. D.P. OBRIEN, Hayek as an Intellectual Historian cit., pp. 355-8. Larizza Lolli
inserisce la denuncia di Hayek in un ben preciso filone interpretativo: coloro che nel materialismo e nel determinismo marxista scorgevano un attentato alla libert e alla creativit del
singolo segnalarono infatti nel pensiero sansimoniano un precedente sintomatico della reversione autoritaria dogni forma di socialismo. Gli aspetti manifestamene illiberali del modello sociale delineato da Saint-Simon e dalla sua scuola, la subordinazione del singolo agli
imperativi di unlite investita di un potere assoluto, la logica produttivistica cui doveva ispirarsi la rifondazione sociale, prefiguravano ad avviso di alcuni interpreti gli esiti inevitabili
del socialismo di marca tedesca. M. LARIZZA LOLLI, Introduzione a Scienza, industria,
societ. Saint-Simon e i suoi primi seguaci, a cura di M. Larizza Lolli, Milano, Il Saggiatore,
1980, p. 10. Lautrice si riferisce a Stendhal e Constant, tra i contemporanei, per arrivare
sino a Croce, Omodeo, Talmon e, appunto, Hayek. Pi avanti chiarisce: La critica sansimoniana, per incisiva che fosse, era ben lungi dal preludere al socialismo: si collocava piuttosto nella tradizione della polemica antifeudale del terzo stato e riecheggiava motivi che
avevano ispirato ampiamente la pamphlettistica rivoluzionaria. Ibidem, p. 47. Sul rapporto tra sansimonismo e Ecole Polytecnique, Larizza ricorda che sin dagli inizi del 1826,
Enfantin aveva messo a punto il proprio programma operativo, additando nellEcole
Polytecnique il canale ideale per la diffusione della dottrina di Saint-Simon. La prospettiva
dellintegrazione delle forze intellettuali e scientifiche nella gestione della vita associeta e la
rivalutazione della scienza nel suo aspetto tecnico-applicativo erano elementi di quella dottrina cui i giovani dellEcole avrebbero dovuto rivelarsi particolarmente sensibili. Le aspettative di Enfantin non andarono deluse. LEcole Polytecnique offr infatti al sansimonismo molti
dei suoi quadri dirigenti. Ibidem, pp. 74-75.
207
F.A. HAYEK, Labuso della ragione cit., p. 290.
206
61
APERS
WP
DIPARTIMENTO
DI
DI
TORINO
ORKING
62
APERS
WP
MONICA QUIRICO COLLETTIVISMO E TOTALITARISMO NEL PENSIERO DI FRIEDRICH VON HAYEK (1930-1950)
ORKING
63
APERS
WP
DIPARTIMENTO
DI
DI
TORINO
ORKING
64
14. LAVVENTO
DEI TOTALITARISMI
APERS
WP
MONICA QUIRICO COLLETTIVISMO E TOTALITARISMO NEL PENSIERO DI FRIEDRICH VON HAYEK (1930-1950)
ORKING
ambito, nemmeno la cultura219. LAutore condivide, quindi, lallarme dellamico Michael Polanyi per lautonomia della scienza. Mette in guardia i
suoi colleghi: Non pu esserci alcuna libert di pensiero, alcuna libert
di stampa, dove necessario che ogni cosa sia governata da un unico
sistema di pensiero. Pu anche essere che, nella teoria, il socialismo voglia
accrescere la libert, ma, in pratica, ogni genere di collettivismo coerentemente perseguito destinato a produrre i tratti caratteristici che fascismo, nazismo e comunismo hanno in comune. Il totalitarismo altro non
che sistematico collettivismo, lesecuzione spietata del principio secondo
cui il tutto viene prima dellindividuo e la direzione di tutti i componenti
la societ da parte di una volont singola, che si presume rappresenti il
tutto 220.
Per dare una parvenza di legittimit al loro dominio, i regimi totalitari devono indottrinare le masse e uniformarle al presunto interesse comune; lo strumento principe individuato nella propaganda, condotta in
modo da intervenire ad esempio attraverso la creazione di appositi
miti tanto sui valori quanto sui fatti: ora sono i secondi a giustificare i
primi. La verit viene cos svuotata di ogni significato, anche per la perversione operata ai danni di alcune parole-chiave, come libert, giustizia,
legge, eguaglianza. Il linguaggio stesso risulta snaturato e le parole scadono a puri contenitori, privi di qualsiasi contenuto attendibile. In una
simile temperie, al dissenso o anche solo al dubbio non pu pi essere
riconosciuto alcuno spazio. Le scienze non costituiscono uneccezione:
tutte, persino le pi astratte, possono giustificare la loro esistenza soltanto
piegandosi allo scopo sociale ultimo. Lo stesso dicasi per larte221.
Il timore che anche in Gran Bretagna possa ripetersi qualcosa di analogo al processo che ha azzerato la civilt in Germania alimentato, in
Hayek, dalla constatazione delle affinit tra il ceto intellettuale dei due
paesi: si tratta di una somiglianza che dovrebbe rendere i suoi colleghi
britannici un po pi cauti verso il collettivismo. Gli scienziati tedeschi,
dopo aver invocato gi a partire dalla met dellOttocento unorganizzazione della societ che ricalcasse i rigorosi principi della scienza,
una volta che il nazismo ha conquistato il potere, prontamente, con scarse eccezioni, si sono messi al servizio del vincitore, incuranti della sua
barbarie, fornendo cos uno degli spettacoli pi sconsolanti della storia
recente della Germania. Ebbene, l intolleranza della ragione, cos
219
220
221
65
APERS
WP
DIPARTIMENTO
DI
DI
TORINO
ORKING
66
Ibidem, p. 246.
Cfr. ID., Nazi Order, recensione di P. ENZIG, Hitlers New Order in Europe (London,
MacMillan, 1941) e C.W. GUILLEBAUD, The Social Policy of Nazi Germany (Cambridge,
Cambridge University Press, 1941), ora in The Collected Works of F.A. Hayek, vol. X,
Socialism and War cit. (originariamente pubblicato in The Spectator, April 14, 1941), pp.
173-174.
224
Cfr. ID., La via della schiavit cit., pp. 190-5. Altrove lAutore sostiene che il nazionalismo intellettualmente non altro che il gemello del socialismo. Individualismo cit., p. 75.
225
ID., La via della schiavit cit., p. 204.
222
223
APERS
WP
MONICA QUIRICO COLLETTIVISMO E TOTALITARISMO NEL PENSIERO DI FRIEDRICH VON HAYEK (1930-1950)
ORKING
67
APERS
WP
DIPARTIMENTO
DI
DI
TORINO
ORKING
68
marsi del partito organizzativo di massa, un partito militarizzato; nellatmosfera intellettuale improntata allanticapitalismo e, quindi, allantiindividualismo.
Hayek indotto a scrivere tale opera, dedicata ai socialisti di tutti i
partiti, dal timore che la disumana gravit dei crimini compiuti dai regimi totalitari, anzich mettere in allarme i cittadini delle democrazie, alimenti la loro sicurezza che qualcosa di simile non potr mai toccarli: si
sentono al sicuro. Daltra parte, nella stessa Germania nessuno, ancora
allinizio degli anni Trenta, avrebbe preso seriamente in considerazione
leventualit che le vicende politiche potessero assumere una piega cos
terrificante229. Quello che preoccupa Hayek sono appunto gli elementi
comuni riscontrabili fra la situazione della Germania del primo dopoguerra e lo stato danimo che i paesi occidentali palesano, nella fase
decisiva della guerra: il discredito in cui caduto il liberalismo (un tempo
principio ispiratore della politica inglese); la popolarit delle teorie economiche improntate al collettivismo; la statolatria, con la venerazione per
il potere in quanto tale; leuforia per la pianificazione di ogni cosa230. Sar
pur vero che Hayek non intende minimamente ricadere in quel determinismo storico che aborre: la Gran Bretagna non , secondo le sue previsioni, condannata a percorrere la via della servit; egli, semmai, esorta i
britannici a manovrare con cura la pianificazione, se non vogliono fare la
fine dei tedeschi e dei russi231. Pure, tutto il filo del suo ragionamento porta
a una sola conclusione, di cui impossibile ignorare il sottofondo di ineluttabilit: una volta che la societ imbocca la strada dellinterventismo, o
torna immediatamente sui propri passi, oppure lattende la dittatura.
La via della schiavit contiene un giudizio molto severo sul programma del partito labourista, la cui ricetta per risollevare il paese dalle devastazioni arrecate dalla guerra punta sulla pianificazione: esso sconvolgente, per i non pochi punti di contatto che rivela con le idee circolate nel
dibattito tedesco un quarto di secolo prima, e che, alla luce degli sviluppi
successivi, non possono non essere considerate espressione di un movimento reazionario. Per una beffa della sorte, commenta, a tali concezioni ora aderisce, in Gran Bretagna, la formazione che dovrebbe essere lerede dei partiti progressisti del passato232.
Lopera hayekiana del 1944 viene tirata in ballo nella campagna elet229
230
231
232
APERS
WP
MONICA QUIRICO COLLETTIVISMO E TOTALITARISMO NEL PENSIERO DI FRIEDRICH VON HAYEK (1930-1950)
ORKING
torale dellanno successivo; lAutore, nelle sue memorie, cos rievoca lepisodio : Il discorso Gestapo era il discorso di Churchill per cui egli []
venne successivamente accusato di essersi ispirato a La via della schiavit.
Fu il discorso in cui si sosteneva che un governo socialista avrebbe portato alla Gestapo. E successivamente Attlee, nella sua risposta, accus
Churchill affermando: Mr. Churchill stato ispirato da Friedrich August
von Hayek233.
Lapprensione di Hayek nasce dal constatare che la Gran Bretagna
corre seriamente il rischio di ripercorrere laberrante strada che ha condotto la Germania al totalitarismo. Durbin, economista del Labour, replica maliziosamente: Mi sempre sembrato strano che uomini e donne
arrivati su questisola dalle infelici lande dellEuropa centrale, dove, certo
non per colpa loro, la pratica della democrazia stata prima oggetto di
parodia e poi calpestata [] abbiano la certezza che ci troviamo sulla
strada sbagliata e che ci stiamo dirigendo verso i disastri con cui essi
hanno anche troppa familiarit. [] Ma senzaltro linsegnamento della
comparazione storica esattamente lopposto di quello che il professor
Hayek cerca di trarre. Esso mostra che le idee nel significato di dottrine politiche e politiche sociali non sono le uniche, n, forse, le principali cause dello sviluppo storico e della formazione del carattere nazionale234.
A conferma del giudizio di Durbin si pu citare la seguente frase dello
stesso Hayek: Se, nel lungo periodo, siamo noi i creatori del nostro destino, nel breve periodo noi siamo i prigionieri delle idee che abbiamo creato235. Le idee che, secondo lAutore, minacciano di intrappolare anche i
Cfr. ID., Hayek su Hayek cit., p. 150. Poco dopo (p. 151) lAutore ricorda il suo unico
incontro con Churchill, nel 1947: Durante la cena, lo vedevo sorseggiare grandi quantit
di brandy; quando gli venni presentato, riusciva a malapena a parlare, ma nonostante ci
mi identific immediatamente come lautore di The Road to Serfdom. Era completamente
ubriaco. Mi disse solo una frase: Lei ha assolutamente ragione, ma quello che dice non
accadr mai in Gran Bretagna. Mezzora dopo, fece uno dei discorsi pi brillanti che io
abbia mai ascoltato. Sullepisodio del discorso Gestapo, che, secondo alcuni, cost la vittoria ai conservatori, si veda Churchill and Attlee, The Economist, CXLVIII, 1945, June 9,
pp. 757-758.
234
E.F.M. DURBIN, Professor Hayek on Economic Planning and Political Liberty, Economic
Journal, LV, 1945, 220 (poi raccolto in F.A. Hayek, Critical Assessments, vol. II, edited by
J. Cunningham Wood and R.N. Woods, London-New York, Routledge, 1991, pp. 51-64), p.
369. Analoghe le considerazioni di J.J. SPENGLER, recensione di The Road to Serfdom, ora
in Friedrich A. Hayek. Critical Assessments, vol. II. cit. (originariamente in Southern
Economic Journal, XII, 1945, July, pp. 48-55), p. 46.
235
F.A. HAYEK, La via della schiavit cit., p. 46.
233
69
APERS
WP
DIPARTIMENTO
DI
DI
TORINO
ORKING
70
APERS
WP
MONICA QUIRICO COLLETTIVISMO E TOTALITARISMO NEL PENSIERO DI FRIEDRICH VON HAYEK (1930-1950)
ORKING
240
F.A. HAYEK, The Intellettuals and Socialism, ora in Studies cit. (ripubblicato da The
University of Chicago Law Review, XVI, 1949, 3), p. 194.
71
APERS
WP
DIPARTIMENTO
DI
DI
TORINO
ORKING
72
BIBLIOGRAFIA
H. ARENDT, Le origini del totalitarismo, Torino, Edizioni di Comunit,
1999 (ed. orig. The Origins of Totalitarianism, 1951; questa trad. it.
condotta sulled. del 1966).
M. BARBERIS, Hayek e il diritto: precauzioni per luso, Rivista internazionale di filosofia del diritto, LXIV, 1987, 4, pp. 511-544.
M. BOCCACCIO, Hayek. Teoria della conoscenza e teoria economica,
prefazione di F. Romani, Roma-Bari, Laterza, 1996.
N. BRANSON, M. HEINEMANN, Britain in the Nineteenth Thirties,
London, Weidenfeld and Nicolson, 1971.
A. CASTELLI, Pianificazione e libert. Il dibattito tra Hayek e Barbara
Wootton, Il Politico; LXVI, 2001, 3, pp. 399-431.
Churchill and Attlee, The Economist, CXLVIII, 1945, June 9, pp. 757758.
CINCINNATUS, The Road to Serfdom, The Nineteenth Century and
After, 1944, May, pp. 221-226.
R. CUBEDDU, Hayek e il costituzionalismo liberale, in Il pensiero politico
europeo. 1945-1989, a cura di S. Mastellone, Firenze, Centro
Editoriale Toscano, 1994.
ID., Friedrich A. von Hayek, Roma, Borla, 1995.
A. EBENSTEIN, Friedrich Hayek: A Biography, New York, Palgrave,
2001.
The Economics of F.A. Hayek, vol. II, Capitalism, Socialism and Knowledge
ed. by M. Colonna, H. Hagemann, O.F. Hamouda, Aldershot, Hants;
Brookfield, VT, Elgar, 1994.
M. FFORDE, Storia della Gran Bretagna 1832-1992, Roma-Bari, Laterza,
1994.
M. FORSYTH, Hayeks Bizarre Liberalism: A Critique, Political Studies,
XXXVI, 1988, 2, pp. 235-250.
S. FORTI, Il totalitarismo, Roma-Bari, Laterza, 2001.
E. FRANKEL PAUL, Liberalism, Unintended Orders and Evolutionism,
Political Studies, XXXVI, 1988, 2, pp. 251-272.
APERS
WP
MONICA QUIRICO COLLETTIVISMO E TOTALITARISMO NEL PENSIERO DI FRIEDRICH VON HAYEK (1930-1950)
ORKING
73
APERS
WP
DIPARTIMENTO
DI
DI
TORINO
ORKING
74
APERS
WP
MONICA QUIRICO COLLETTIVISMO E TOTALITARISMO NEL PENSIERO DI FRIEDRICH VON HAYEK (1930-1950)
ORKING
Dialogue, 1994).
H. KELSEN, I fondamenti della democrazia e altri saggi, Bologna, Il
Mulino, 1966 (il saggio Foundations of Democracy usc su Ethics,
LXVI, 1955, 1).
J.M. KEYNES, The Pure Theory of Money. A Reply to Dr. Hayek,
Economica; XI, 1931, 34, pp. 387-397.
S. KUHNERT, Private Initiative in Polycentric Orders, Workshop in Political
Theory and Policy Analysis, Indiana University, Bloomington, May 2,
1998.
O. LANGE, The Present State of the Debate, in ID., F.M. TAYLOR, On the
Economic Theory of Socialism, Minneapolis, The University of
Minnesota Press, 1938, pp. 57-64 (versione ampliata di un saggio
apparso sulla Review of Economic Studies, IV, 1936, 1, pp. 53-71).
M. LARIZZA LOLLI, Introduzione a Scienza, industria, societ. Saint-Simon
e i suoi primi seguaci, a cura di M. Larizza Lolli, Milano, Il Saggiatore,
1980, pp. 7-119.
D. LAVOIE, Rivalry and Central Planning: the Socialist Calculation Debate
Reconsidered, Cambridge, Cambridge University Press, 1985.
D. LOSURDO, Democrazia o bonapartismo. Trionfo e decadenza del suffragio universale, Torino, Bollati Boringhieri, 1993.
E. MANGANARO FAVARETTO, Due opposti modi di intendere la libert:
quello di Von Hayek e quello di Geymonat, Esercizi filosofici,
2/5/1996, pp. 45-54.
K. MANNHEIM, Uomo e societ in unet di ricostruzione. Studi sulla
struttura sociale moderna, Roma, Newton Compton, 1972 (ed. orig.
Man and Society in an Age of Reconstruction. Studies in Modern
Social Structures, 1940).
A. MARWICK, Middle Opinion in the Thirties: Planning, Progress and
Political Agreement, The English Historical Review, LXXIX, 1964,
311, pp. 285-298.
K. MARX, Il capitale, libro III, Il processo complessivo di produzione capitalistica, VII sezione, I redditi e le loro fonti, cap. 48, La formula trinitaria, par. 3, pp. 1102-1103 (ed. orig. 1894).
N. MATTEUCCI, Il filosofo Friedrich A. von Hayek, Filosofia politica, VIII,
1994, 1, pp. 65-92.
75
APERS
WP
DIPARTIMENTO
DI
DI
TORINO
ORKING
B.J. MCCORMICK, Hayek and the Keynesian Avalanche, New-YorkLondon, Harvester-Wheatsheaf, 1992.
J.S. MILL, Thoughts on Parliamentary Reform, London, Parker, 1859.
76
APERS
WP
MONICA QUIRICO COLLETTIVISMO E TOTALITARISMO NEL PENSIERO DI FRIEDRICH VON HAYEK (1930-1950)
ORKING
77
APERS
WP
DIPARTIMENTO
DI
DI
TORINO
ORKING
78
V. ZANONE, Il liberalismo moderno, in Storia delle idee politiche economiche e sociali, diretta da L. Firpo, vol. VI, Il secolo ventesimo, pp.
191-248.
APERS
WP
ORKING
79
APERS
WP
ORKING
80