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León Felipe y Borges Traduttori Di Whitman PDF
León Felipe y Borges Traduttori Di Whitman PDF
AISPI. Due traduzioni per una polemica: Len Felipe e Borges traduttori di Whitm ...
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sformato in un profeta nazionale e universale, che rivaluta l'oralit biblica della Edad Media e la collega al grande tema cavalieresco della
giustizia.
Queste due letture tornano a contatto con l'esilio spagnolo dei
primi anni quaranta, coinvolgendo Borges e Len Felipe in un'interessante polemica sul senso e il valore delle traduzioni poetiche.
Nel 1941, infatti, Len Felipe pubblica a Buenos Aires, per Losada, una traduzione da Song of Myself, usandola come pretesto per
un'autonoma riflessione biografica e storica sulla sconfitta della repubblica e sulla propria condizione di poeta dell'esilio e di profeta errante
della giustizia tradita. La traduzione preceduta da un prologo in versi
concepito come un centone di immagini prese dai Libri I, III e VI di
Leaves ofGrass e rejundidas in un canovaccio apologetico in difesa delle
traduzioni militanti e della cultura di koin, in polemica con le versioni
accademiche e con ogni forma di purismo intellettuale:
AHORA....
cuando el soldado se afianza bien el casco en la cabeza,
cuando el arzobispo se endereza la mitra
[...]
muchos pensarn que acuar este poema en espaol es un mal negocio
[...]
Quin ha dicho que sta no es la hora?
S, esta es la hora.
[]
La mejor hora para brindar por el hombre con canciones de otras latitudes, trasladadas a nuestro discurso.
[.-]
Ahora...
[]
cuando reculan frente al odio el amor y la fe
quiero yo presentaros con verbo castellano, y en mi vieja manera de
decir,
a este poeta del amor, de la fe y de la rebelda.
Amore, fede, ribellione, cantate alla vecchia maniera. la tradizione individualistica e profetica della Spagna anarchica e radicale, che,
attraverso Whitman, parla a se stessa. La traduzione di Len Felipe insomma il Canto a mi mismo della Repubblica sconfitta e usa lo slancio
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La funzione del poeta la stessa dei profeti nel Vecchio Testamento: la lotta spietata contro chi, per interesse di casta, vorrebbe burocratizzare la tradizione, neutralizzandone la portata rivoluzionaria. Len
Felipe spara a zero su queste maschere del potere (il soldato, il prete, il
vescovo, gli intellettuali di regime, i politici i sociologi e tutti quelli che,
in un modo o nell'altro, "viran hacia la derecha porque parece que va a
ganar el tirano"). Il suo Whitman ovviamente tutto il contrario:
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* No es doctor,
* ni reverendo,
La polemica di Len Felipe si dirige contro gli eruditi di professione e i ministri officiami di qualsivoglia culto:
* que se callen aqu
* los scholars,
* los arquelogos
Toccato nelle sue inattuali querencias di scholar e arquelogo ed evidentemente infastidito dalle rumorose scelte stilistiche di Len Felipe,
Borges pubblica sulla rivista "Sur" una lapidaria stroncatura, accusando
Len Felipe di multiplicare versi e immagini, di enfatizzare "a la manera
de Nez de Arce" gli accenti tribunizi dell'originale e di spezzare il respiro metrico del testo inglese, trasformando la "larga voz slmica" di
Whitman negli "engredos grititos del cante jondo" 6. Raffinato dilettante e intransigente assertore dell'autonomia dell'arte, Borges non difende ovviamente n gli intellettuali di mestiere, n tantomeno quelli di
regime. Contesta invece l'uso politico della letteratura (l'uso di scrivere
contro i nemici), rivendicando la dimensione ludica e privata della
poesia e della traduzione (il piacere di scrivere per gli amici). Borges e
Len Felipe rappresentano due forme estreme e radicali di individualismo, egualmente estranee ai paradossi comuni tari del Self anglosassone.
Il poeta spagnolo replica nel 1942, con Tal vez me llame Jons',
autentico prototesto del libro I e dell'epilogo di Ganars la luz. Come
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1941 nel poema Nubi del catalano Josep Carner, Marca Hispnica, Barcelona
1986.
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Borges tra poesia e parola, ma quello tra poesia e biografia, calato nelle
circostanze, fatali e senza rimedio, della tradizione spagnola, della sconfitta e dell'esilio. Il verso corto e gridato il frutto di questa tradizione,
di questa sconfitta e di questo esilio: "el salmo espaol, partido y verticalizado, no es gritito engredo de cante jondo". Il dramma del traduttore
non quello di Proteo (l'identit e la metamorfosi)8, ma quello di Prometeo (la conoscenza e il sacrificio). Rifiutando il modello di fedelt traduttiva proposto da Borges, Len Felipe inizia a percorrere quella singolare scala di perfezione mistica che, lungo la linea biografia-poesia-destino-luz, trover piena espressione nei simboli di El poeta prometeico
(1942) e nel mestizaje poetico ("mi canto florece en la convergencia de
los mitos", ediz. Ctedra, p. 159) di Ganars la luz (1943), dove Giona
e Whitman, Prometeo ed Edipo, Giobbe e Don Chisciotte diventano
avatara successivi di un'unica ricerca di identit umana e di giustizia
poetica: "Busco un nombre solamente. Mi verdadero nombre (no mi
nombre de pila ni mi nombre de casta)" (ed. Ctedra, p. 104). La traduzione da Whitman e la polemica con Borges diventano insomma pretesto per avviare un'autonoma riflessione sulla radicale intraducibilit
dell'uomo:
Y si yo me llamase Walt Whitman? A este viejo poeta americano de la
Democracia, le he justificado yo, le he prologado, le he traducido, le he
falsificado y le he contradicho [...] El hombre es el que se contradice y no
sabe traducirse a s mismo. El hombre "es indomable e intraductible". Alguien me ha insultado porque no s traducir. Y me ha llamado calumniador [...] Despus de tanto empearme por ser sincero conmigo y con
los dems (ediz. Ctedra, p. 118).
Questa incorporazione della critica altrui tra i materiali da costruzione della propria "autobiografia poemtica" la base di ci che Len
Felipe chiama "potica de la llama" e riassume nella "frmula de Prometeo": "todo lo que hay en el mundo es mo y valedero para entrar en
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un poema, para alimentar una fogata" (ediz. Ctedra, p. 174). Len Felipe riconosce in questo debito verso la parola altrui, sia essa di Sofocle,
della Bibbia, di Borges o di Whitman, la matrice e il modello del proprio metodo di poeta, traduttore e refundidor: "Los poemas impresos siguen siendo borradores [...] Aun muerto el poeta que los inici, puede
otro despus venir a seguirlos, a modificarlos" (ed. Ctedra, p. 255). In
un breve articolo pubblicato in "Letras de Mxico" (III, 1945) e significativamente intitolato Mis Colaboradores, Len Felipe scrive:
Todos los das salgo de mi casa en busca de la crtica. De la crtica adversa. He observado que los ataques y las protestas contra mis versos [...]
son fuerzas ocultas y fecundas tan grandes que muchas veces tienen la
virtud de fortalecer y prolongar un poema (p. 5).
Negli anni compresi tra il 1940 e il 1945 Whitman diventa per
Len Felipe il poeta-simbolo di un destino profetico fatto di prestiti e di
privazioni:
Yo soy Walt Whitman. Y en mi sangre hay un sabor americano, romantico, desorbitado y mstico [...] El viento me ha arrancado dolorosamente
de mi patria [...] he cruzado el mar. Y aqu estoy. Ahora soy un vaga-
bundo sin patria, sin declogo y sin tribu (ediz. Ctedra, pp. 262263).
Nel corso di questo processo di autocoscienza, la poesia e il dolore
diventano la moneta dello scambio ineguale tra uomini e dei, il denaro
delle "grandes transacciones", "El rescate orgulloso de la Esclava!":
"Dios no es ms que un mercader [...] que cotiza mi llanto para vender
su luz" (ediz. Ctedra, p. 143).
La risposta di Borges a questo lungo dialogo di Len Felipe con se
stesso indiretta e tutt'altro che immediata. Nel 1969 egli pubblica infatti un'antologia da Leaves ofGrass9 che si apre proprio con una versione di Song ofMyself. In perfetta antitesi con quello in versi di Len
Felipe, il prologo in prosa di Borges riporta la questione dalla storia alla
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letteratura e la risolve in un gioco di corrispondenze formali tra traduzione poetica e letteratura sperimentale, collegando il contrappunto tra
biografia e destino alla dialettica tra autore e personaggio e tornando a
vedere in Whitman il poeta di una "democracia literaria" minacciata
tanto dallo "abuso de las urnas electorales", quanto dagli "excesos de la
retrica":
Whitman se impuso la escritura de lina epopeya de ese acontecimiento
histrico nuevo: la democracia americana. Amrica era entonces el smbolo famoso de un ideal, ahora un tanto gastado por el abuso de las urnas
electorales y por los elocuentes excesos de la retrica.
Se il prologo di Len Felipe confondeva la poesia con la politica e
l'attualit ("AHORA"), quello di Borges confonde la politica con la retorica e la nostalgia ("Entonces"), sognando e facendo sognare a
Whitman una democrazia aristocratica che sarebbe senza dubbio piaciuta a Tocqueville. Per Whitman-Borges la democrazia si riduce ad un
problema di stile e si confonde con una questione letteraria; il bisogno
di celebrare adeguatamente l'ideale democratico si identifica col progetto di un'epica polifonica e plurale:
En cada uno de los modelos [...] haba un personaje central Aquiles,
Ulises, Eneas, Rolando, El Cid, Sigfrido, Cristo [...]. Esta primaca, se
dijo Whitman, corresponde a un mundo abolido [...], el de la aristocracia.
Mi epopeya no puede ser as; tiene que ser plural [...].
Perch i valori aristocratici dell'eroe epico possano diventare attributi del S^f sovraindividuale, l'epopea di Song ofMyself non pu che
trasformarsi in un titanico esperimento letterario, "el experimento ms
audaz y ms vasto que la historia de la literatura registra". II verso libero, la tensione enumerativa e, soprattutto, il personaggio multiplo nascerebbero dunque da questo bisogno di realizzare una sintesi tra valori
aristocratici (mondo degli eroi) e credo democratico. Di questo eroe corale Borges coglie e privilegia tre facce complementari (autore-reale, autore-personaggio e lettore):
Necesitaba [...] un hroe [...] innumerable y ubicuo, como el disperso
Dios de los panteistas. Elabor una extraa criatura que no hemos acAISPI. Due traduzioni per una polemica: Len Felipe e Borges traduttori di Whitm ...
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mane quasi sempre "sotto le righe". Per esempio, nel capitolo 34,
Whitman, con un tono da ballata, scrive:
At eleven o'clock began th burning of th bodies;
That is th tale of th murder of th four hundred and twelve young
men.
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" E. Palacios Fernndez, Len Felipe, poeta caminante de la libertad, en "Litoral", 67-68-69 (1977), pp. 182-187.
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ontologiche dell'io. La superiorit morale dell'eroe e il distacco aristocratico dell'intellettuale due opposte facce della verticalit spagnola
si oppongono qui al paradosso orizzontale della partecipazione: Yo
spagnolo e Self americano sono davvero due entit incompatibili.
All'inizio del sedicesimo quadro Whitman si definisce:
One of th Nation of many nations, [...]
Len Felipe "traduce":
Soy de una nacin gigante / formada de muchas naciones [...]
Borges propone:
Ciudadano de la Nacin de muchas naciones [...]
Whitman intende: "sono americano"; Len Felipe traduce: "faccio
parte del genere umano"; Borges interpreta riduttivamente: "sono cittadino americano"; il catalogo whitmaniano dichiara qui il suo criterio di
rubricazione ed un criterio che n l'io eroico di Len Felipe, n quello
aristocratico di Borges si sentono di fare proprio. L'impressione di oralit che domina il canto di Whitman e che Len Felipe accentua frammentandone i versi e moltiplicando gli appoggi tonali (esclamazioni,
forme imperative di verbi percettivi, puntini di sospensione, pause strofiche, et.) viene scrupolosamente neutralizzata da Borges, grazie ad una
maggiore attenzione alla semantica e alla metrica dell'originale (e all'uso, ove possibile, del congiuntivo esortativo). In Len Felipe la sperimentazione tecnica (enumerazioni, prosaismo, verso libero) non che
lo strumento di una fedelt retorica. Per Borges, la cui fedelt essenzialmente linguistica, l'esperimento letterario invece rigorosamente
fine a se stessa, la letteratura un mondo a parte.
Non un caso se il massimo scarto tra l'originale e le due versioni
riguarda proprio questo punto; nel primo quadro Whitman dice:
Creeds and schools in abeyance
Retiring back a while sufficed at what they are, but never forgotten
I [...], etc.
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notas sobre una deuda, cfr. anche E. Imaz, Grito a m mismo, "Litoral", 67-68-69 (1977),
pp. 208-223. Per quanto riguarda Borges, cfr. invece J. J. Benevento, Wbat Borges Leamed
from Whitman, "Walt Whitman Quarterly Review", 2, IV, pp.21-30.
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