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Canto I Dante si smarrisce nell' oscura selva dei suoi errori

e peccati. Quando spera di poter salire sulla cima di un colle


e rivedere la luce del sole, il cammino gli sbarrato da tre
fiere, simboleggianti lussuria, superbia ed avarizia, ed
costretto a retrocedere. Gli appare Virgilio, il suo modello di
poeta, che lo invita a seguire un'altra strada: occorre
attraversare il regno degli inferi, e poi il Purgatorio. Poi
Dante potr ascendere al Paradiso, dove Virgilio, non
essendo stato battezzato, dovr lasciarlo ad un' altra guida.

Canto II il tramonto. L'animo di Dante, che si era


riaperto alla speranza, nuovamente vinto dal dubbio. La
visione dell'aldil era stata concessa, prima della morte solo
ad Enea e a San Paolo; ma il primo era stato eletto da Dio a
fondatore di Roma, fulcro dell'impero e futura sede del
pontificato; l'altro a stabilire con la sua predicazione la fede
in Cristo, senza la quale non dato salvarsi. Perch mai un
tale dono di grazia dovrebbe ripetersi a beneficio di un uomo
qualsiasi, senza particolari meriti e senza un visibile fine
provvidenziale? Per vincere la vilt che offusca lo spirito di
Dante e minaccia di distoglierlo dall'onorata impresa, Virgilio
gli risponde che la sua salvezza sta a cuore a tre donne
beate: la Vergine, Santa Lucia e Beatrice. Quest' ultima non
ha esitato a scendere nel limbo per esortare Virgilio ad
accorrere in aiuto del suo amico disperato ed impotente. A
queste parole la virt di Dante si rianima, come un fiore che
il sole illumina all'alba; e con spirito ardito e franco si avvia,
dietro la sua guida, per il cammino alto e silvestro.

Canto III Virgilio e Dante si trovano di fronte alla porta


dell'inferno, che nella parte superiore porta incisa la famosa
scritta conclusa con la sentenza "Lasciate ogne speranza,
voi ch'intrate".Entrambi attraversano l'uscio penetrando cos
nel mondo infernale. L'ambiente buio, e si sentono subito
pianti, lamenti e grida dei dannati . Quell'anticamera
dell'inferno accoglie gli ignavi, coloro che vissero senza
prendere mai una posizione, n buona n cattiva, inutili a s
stessi ed alla societ. Tra le anime dannate si trovano anche
gli angeli che nella guerra tra Dio e Lucifero non si
schierarono n dall'una n dall'altra parte.
Gli ignavi si lamentano della loro sorte perch trascurati da
tutti con disprezzo per non aver lasciato in vita nessun
ricordo di s. Sono continuamente punzecchiati da mosconi
e vespe, cos da versare ora inutilmente (sono solo cibo per
vermi) quelle lacrime e quel sangue che in vita non furono
in grado di versare. Sono anche costrette ad inseguire una
insegna che cambia rapidamente posizione in ogni
momento. Tra le anime Dante riesce a vedere quella di
Celestino V, colui che per vigliaccheria aveva ceduto alla
carica papale lasciando il posto a Bonifacio VIII, che il poeta
ritiene responsabile del male di Firenze e del suo esilio.
Questo papa voleva che la chiesa avesse anche il potere
temporale.Dante guarda poi sul fiume Acheronte l'immensa
schiera di anime pronte ad essere traghettate sull'altra
sponda da Caronte.
Il traghettatore infernale si fa rispettare, subito urla contro i
dannati, minacciandoli e spaventandoli con percosse, poi si
rivolge a Dante per impedirgli il viaggio.
Virgilio salva tutto celebre frase "vuolsi cos col dove si
puote ci che si vuole, e pi non dimandare", "cos stato
deciso in Paradiso, l dove si pu fare ci che si vuole, e non
chiedere altro", zittendo il demone.

Canto IV Dante si risveglia nel Limbo, dove stanno i non


battezzati privi di colpe. Virgilio lo conduce ad un castello
luminoso, al cui interno lo salutano Orazio, Ovidio e Lucano.
In un prato verde all'interno delle mura sono radunati gli
"spiriti magni", tra cui Enea, Ettore, Cesare, Aristotele,
Platone e Cicerone. I poeti si allontanano dal Limbo
nell'oscurit.

Canto V All' entrata del secondo cerchio Minosse assegna


ai peccatori il luogo in cui sconteranno la loro pena. Al suo
interno gli spiriti dei lussuriosi sono trascinati da una
tempesta incessante. Paolo e Francesca, amanti infelici
uccisi dal marito di lei, raccontano a Dante la loro storia;
questi si commuove e sviene nuovamente.

Canto VI Al risveglio Dante si ritrova nel terzo cerchio, dove


i dannati per il peccato di gola giacciono prostrati da una
pioggia scura, mista di grandine e neve, e vengono dilaniati
da Cerbero, un mostruoso cane a tre teste con elementi
umani. Non appena Virgilio ha placato la ferocia del custode
dandogli in pasto una manciata di terra, un dannato si leva
a sedere e richiama l'attenzione di Dante, dicendogli di
essere fiorentino e di chiamarsi Ciacco. Alle domande di
Dante sul futuro di Firenze, sulla situazione presente e sulle
cause della discordia attuale, Ciacco risponde profetizzando
un primo, effimero, successo dei guelfi bianchi seguito entro
breve tempo da una pi duratura vittoria della parte nera;
quindi il dannato esprime un severo giudizio sulla condizione
morale della citt e indica nei vizi l'origine delle contese.
Infine, dopo aver dato notizie sul destino ultramondano di
eminenti personaggi fiorentini, Ciacco ricade a terra. Quindi
Dante e Virgilio riprendono il cammino e, parlando della
sorte dei dannati dopo il giudizio universale, arrivano sul
ciglio del quarto cerchio, dove li attende Pluto.

Canto VII Il quarto cerchio, custodito dal demone Pluto, il


dio greco della ricchezza, quello degli avari e dei prodighi,
condannati a spingere col petto pesanti macigni. Dante e
Virgilio giungono poi alla palude dello Stige, in cui sono

immersi iracondi ed accidiosi. I primi si percuotono e


mordono a vicenda, i secondi giacciono sotto la superficie.

Canto VIII Costeggiando la riva dello Stige Dante e Virgilio


giungono ai piedi di una torre dalla cui sommit partono
segnali luminosi. Questi si rivelano essere avvisi di richiamo
per Flegis, il traghettatore infernale che, reprimendo l'ira,
accetta i due sulla sua barca. Durante la navigazione uno
degli iracondi puniti nella palude si rivolge con arroganza a
Dante: il fiorentino Filippo Argenti che, dopo un breve
scambio di battute ingiuriose, tenta di assalire la barca ma
viene ricacciato da Virgilio nel fango dove straziato dagli
altri dannati. Infine la barca approda davanti alle mura della
citt di Dite, rosseggiante per il fuoco, protetta da uno
stuolo di diavoli che impediscono a Dante e a Virgilio
l'ingresso nel basso Inferno. Neppure le parole di Virgilio
riescono a persuadere i diavoli a piegarsi alla volont divina:
di fronte alla loro ostilit e allo sconforto della sua guida
Dante preso dal terrore, anche se Virgilio lo rassicura e gli
preannuncia l'arrivo di qualcuno in grado di aiutarli.

Canto IX Sulle torri delle citt appaiono le Erinni, che


chiamano Medusa affinch tramuti Dante in pietra.
Interviene per un messo celeste, che apre le porte di Dite e
fa entrare i poeti. All'interno delle mura, gli eretici giacciono
in sepolcri infuocati posti in una pianura sconfinata.

Canto X Uno dei dannati, Farinata degli Uberti, riconosce


Dante e lo chiama a s; egli avverte il poeta che il suo
ritorno a Firenze sar molto travagliato. Da un altro sepolcro
Cavalcante de' Cavalcanti chiede a Dante notizie del figlio
Guido. Poi i due poeti riprendono il cammino.

Canto XI Davanti ai due poeti si apre un abisso puzzolente.


Virgilio spiega a Dante la struttura del basso inferno: esso
formato da tre cerchi, in cui si puniscono rispettivamente i
violenti, i fraudolenti e gli incontinenti. Questi ultimi sono
coloro che stanno fuori dalla citt di Dite, data la minore
gravit del loro peccato; i due viaggiatori si trovano ora
invece dove sono punite le altre due categorie.

Canto XII Siamo nel primo girone del settimo cerchio,


custodito dai Centauri. Qui i violenti contro il prossimo
giacciono nel Flegetonte, un fiume di sangue bollente. Il
centauro Nesso mostra a Dante alcuni dei dannati, tra cui
Alessandro Magno, Guido di Monfort, Attila e Pirro.

Canto XIII Nel secondo girone, custodito dalle Arpie,


stanno i violenti contro se stessi, ovvero i suicidi, tramutati
in piante, e gli scialacquatori, inseguiti e morsi da cagne
affamate. Dante strappa un ramoscello da una pianta, che
comincia a parlare: Pier delle Vigne, che prega Dante di
riabilitare la sua memoria.

Canto XIV Nel terzo girone, in un deserto infuocato, i


violenti contro Dio nella persona, ovvero i bestemmiatori,
sono sdraiati a terra sotto una pioggia di fuoco; tra essi c' il
gigante Capaneo. Dante e Virgilio arrivano alla sorgente del
Flegetonte, e qui il secondo spiega al primo l'origine dei
fiumi infernali.

Canto XV Sempre camminando sull'argine di pietra del


ruscello di sangue, Dante e Virgilio si inoltrano nel settimo
cerchio: viene loro incontro correndo un gruppo di sodomiti,
violenti contro natura. Uno di essi, con grande stupore,
riconosce Dante e ne richiama l'attenzione: Dante incontra
cos il suo maestro Brunetto Latini, uomo politico e
intellettuale fiorentino, che, per parlare qualche istante con
l'antico allievo, abbandona la schiera dei compagni di pena.
Brunetto loda il discepolo e, dopo avergli predetto l'ostilit
dei concittadini, attacca duramente il comportamento
morale e politico delle fazioni fiorentine ed esorta Dante a
non curarsi della cattiva sorte, tanto l'onore che le sue
qualit gli riservano. Quindi gli indica altri sodomiti, come lui
tutti intellettuali e letterati illustri; infine, non prima di
avergli affidato l'eredit morale della sua opera pi
significativa, il Tresor, si allontana di corsa per raggiungere
la schiera con la quale punito e per non essere raggiunto
da un altro gruppo di dannati che avanza.

Canto XVI Dante riconosciuto da tre fiorentini, che gli


chiedono se sono vere le brutte notizie su Firenze apprese
da un dannato appena arrivato all'inferno, Guglielmo
Borsiere; Dante risponde con un'aspra invettiva contro la
corruzione della propria citt. Proseguendo nel viaggio, i due
poeti arrivano all'abisso in cui precipita il Flegetonte, e
vedono salire da esso un orribile mostro: Gerione, simbolo
della frode.

Canto XVII Gerione custodisce il terzo girone, quello dei


violenti nell'arte, cio usurai, seduttori e adulatori. I primi
siedono al limite del deserto, presso l'abisso, con al collo
delle borse recanti lo stemma della loro famiglia. Dante e
Virgilio salgono in groppa a Gerione che li porta al fondo
dell'abisso.

Canto XVIII CANTO XVIII


Luogo: VIII cerchio: I bolgia: seduttori II bolgia: adulatori
Gerione ha lasciato scendere Dante e Virgilio allingresso
dellottavo cerchio, detto Malebolge perch suddiviso in dieci
fossati concentrici - le bolge appunto - collegati da ponticelli
di roccia: il luogo tutto dominato dal colore ferrigno della
pietra e al centro termina in un profondo pozzo. Nella prima
bolgia i dannati sono divisi nelle due schiere dei ruffiani e
dei seduttori, che procedono ordinatamente in senso
opposto come fanno sul ponte Angelico a Roma i pellegrini
durante il Giubileo; camminando sullargine Dante pu
riconoscere fra i ruffiani il bolognese Venedico Caccianemico,
che brevemente gli espone la sua colpa. Dal ponte
possibile vedere in volto anche i dannati dellaltra schiera,
fra i quali Virgilio indica Giasone, capo degli Argonauti e
seduttore di Isifile e Medea. Nella seconda bolgia gli
adulatori sono immersi nello sterco: qui Dante riconosce il
lucchese Alessio Interminelli e, grazie al suggerimento di
Virgilio, pu vedere Taide, prostituta della commedia
classica, mentre si graffia con le unghie lorde.

Canto XIX Nella terza bolgia i simoniaci sono conficcati a


testa in gi nella pietra; lingue di fuoco bruciano loro le
piante dei piedi. Dante ne interroga uno, papa Niccol III;
questi scambia il poeta per Bonifacio VIII, che dovrebbe
prendere il suo posto nella buca spingendolo pi in basso,
ed inveisce contro di lui. Dante pronuncia un discorso contro
i papi simoniaci.

Canto XX Luogo: VIII cerchio: IV bolgia: maghi e indovini Nella quarta


bolgia il contrappasso punisce la presunzione umana di divinare il futuro: gli
indovini hanno la testa e il collo girati al contrario, cos che, non potendo
guardare avanti, sono costretti a camminare allindietro procedendo
lentamente e bagnando di lacrime il dorso. Anche Dante non trattiene il
pianto alla vista della figura umana cos deturpata, ma aspramente
rimproverato della sua immotivata compassione di fronte alla giustizia
divina; quindi Virgilio gli mostra i maghi e gli indovini dellantichit,
Tiresia, Arunte, e Manto che gli offre il modo di narrare lorigine della citt
di Mantova. Su richiesta di Dante, la guida indica altri indovini, Euripilo,
Michele Scotto, Guido Bonatti e Asdente, solo accennando a maghe e
fattucchiere. Infine, Virgilio esorta lallievo a riprendere il cammino, perch
la luna sta per tramontare sotto Siviglia e quindi sulla terra sono circa le sei
del mattino.

Canto XXI Luogo: VIII cerchio: V bolgia: barattieri Dante e Virgilio


sono sul ponte che attraversa la quinta bolgia, colma di pece bollente entro
la quale sono immersi, invisibili, i barattieri. Improvvisamente appare sul
ponte un diavolo che porta sulla spalla un dannato: gettandolo nella pece, fa
sapere ai suoi compagni e ai due spettatori che si tratta di uno degli Anziani
di Lucca, citt ricca di pubblici amministratori che si arricchiscono
vendendo per denaro le prerogative concesse ai loro uffici. Il lucchese cerca
di liberarsi dalla pece, emergendo alla superficie, ma i diavoli preposti alla
custodia dei dannati minacciano di straziarlo con i loro uncini se non si terr
ben nascosto entro la pece. Dopo aver fatto nascondere Dante, Virgilio
arriva sul sesto argine per trattare con i diavoli che nel frattempo sono
sbucati dalla loro tana sotto il ponte: dal capo Malacoda ottiene
lassicurazione allincolumit sua e del suo allievo, che quindi richiama dal
nascondiglio. Malacoda offre ai due una scorta di dieci diavoli fino al
prossimo passaggio per la bolgia successiva, dato che il sesto ponte
crollato a seguito del terremoto concomitante alla morte di Cristo. Il diavolo
mescola verit e menzogna, perch il terremoto ha fatto crollare tutti i ponti
e non esiste nessun passaggio praticabile sulla sesta bolgia. Costretti a
malincuore ad accettare lofferta, Dante e Virgilio si incamminano
sullargine in compagnia della minacciosa e tragicomica scorta.

Canto XXII Il barattiere Ciampolo di Navarra rivolge la


parola a Dante; i diavoli tentano di uncinarlo, ma egli fugge
tuffandosi nella pece. Due diavoli, Alichino e Calcabrina, si
azzuffano rinfacciandosi la mancata preda e cadono nella
pece. Dante e Virgilio approfittano del trambusto per
fuggire.

Canto XXIII Luogo: VIII cerchio: VI bolgia: ipocriti


Per paura che
i dieci diavoli, beffati da Ciampolo e umiliati dal tuffo nella pece, possano
inseguirli e attentare alla loro incolumit, Virgilio corre precipitosamente
verso la sesta bolgia portando Dante in braccio come fa una madre con il
figlio: non appena in salvo, i due vedono comparire sullargine i diavoli,
ormai inoffensivi perch incapaci di allontanarsi dal fossato a cui li ha
ordinati la giustizia divina. La nuova bolgia affollata dagli ipocriti, che
camminano lentamente sotto il peso di cappe di piombo, esternamente
dorate. Mentre i due procedono camminando sul fondo della bolgia, un
dannato riconosce Dante dalla sua parlata toscana e lo invita a fermarsi con
lui e il suo compagno di pena: i due ipocriti sono i bolognesi Catalano dei
Malavolti e Loderingo degli Andal, fondatori dellordine dei Cavalieri di
Maria (detti popolarmente frati Godenti), che insieme furono podest a
Firenze. Crocifisso al suolo della bolgia c Caifas, che sconta cos, insieme
agli altri membri del Sinedrio, la condanna a morte di Cristo. Infine Virgilio
domanda a Catalano di indicargli la via per la risalita: scopre cos che tutti i
ponti sulla bolgia sono franati, e che il diavolo Malacoda gli ha mentito.

Canto XXIV
Luogo: VIII cerchio: VII bolgia: ladri
Dante e
Virgilio giungono alla rovina del ponte crollato, tanto erta da essere
impraticabile al vivo; dopo liniziale turbamento della guida e di riflesso
anche dellallievo per la difficolt della risalita, Virgilio esorta Dante e lo
aiuta nellimpresa che infine, dopo molta fatica e qualche rischio, li conduce
sullargine della settima bolgia. Dal nuovo fossato si leva una voce
incomprensibile: dato che loscurit non permette di vedere dal ponte quello
che succede sul fondo, i due scendono nella bolgia. Il luogo infestato da

ogni tipo di serpenti, con i quali sono legate dietro la schiena le mani dei
peccatori, i ladri. Uno di questi, trafitto fra il collo e le spalle da una serpe,
viene incenerito allistante, ma, subito dopo, riprende sembianze umane
risorgendo dalle sue ceneri come laraba fenice. A compiere la metamorfosi
il pistoiese Vanni Fucci, ladro sacrilego, che, per vendicarsi della curiosit
di Dante, gli profetizza lascesa dei guelfi neri a Firenze e la rovinosa
sconfitta della parte bianca a Pistoia.

Canto XXV Luogo: VIII cerchio: VII bolgia: ladri Terminata la profezia,
Vanni Fucci rivolge a Dio un gesto osceno di sfida, ma la sua superbia viene
immediatamente punita dai serpenti che lo avvolgono fino a bloccarne i
movimenti e le parole. Dante commenta lintero episodio rivolgendo una
dura invettiva contro Pistoia. Quindi compare Caco, il centauro colpevole
del furto degli armenti di Ercole, con il dorso ricoperto di bisce. Lo seguono
tre ladri, due dei quali subiscono metamorfosi: il primo si fonde con un
serpente a sei piedi che lo ha avvinghiato come edera allalbero, formando
una sola mostruosa creatura, il secondo si trasforma in serpe dopo essere
stato trafitto da un serpentello che, contemporaneamente, diventa uomo.
Nellunico ladro che ha mantenuto il suo aspetto umano Dante riconosce
Puccio Sciancato e nel serpente trasformato in uomo Francesco dei
Cavalcanti, fiorentini come tutti gli altri protagonisti di queste metamorfosi.

Canto XXVI Dante trasforma il suo sdegno per i tanti


fiorentini incontrati allInferno in unaspra invettiva contro la
sua citt, per la quale pronostica le sciagure che le augurano
tutti i comuni toscani sottomessi al suo dominio. Quindi
Dante e Virgilio risalgono il dirupo, fino a raggiungere
largine da dove visibile lottava bolgia. Il fossato
disseminato di fiamme in movimento, simili a lucciole in una
sera destate, e ciascuna di esse custodisce un peccatore,
colpevole di un aver suggerito e consigliato una frode.
Restando sulla sommit del ponte, Dante nota una fiamma
biforcuta ed esprime il desiderio di sapere chi cela; dopo
aver saputo che vi sono puniti insieme Ulisse e Diomede,
corresponsabili sia dellinganno del cavallo che permise ai
greci di espugnare Troia sia del furto fraudolento della
statua di Pallade, prega la sua guida di far avvicinare la
fiamma. Virgilio acconsente al desiderio, ma riserva a s il
compito di interrogarla: dalla lingua di fuoco Ulisse gli parla
della sua sete di conoscenza del mondo e degli uomini, che
lo condusse a lasciare la patria per intrapprendere un
viaggio oltre le Colonne dErcole. Sfidando i divieti divini,
Ulisse con un ristretto gruppo di compagni giunse in mare
aperto: ma, ormai in vista della montagna del Purgatorio, un
turbine inabiss la loro nave prima che potessero
raggiungere la meta del loro desiderio di sapere.

Canto XXVII (Dante incontra l'anima di Guido da


Montefeltro, che un diavolo disput con successo a S.
Francesco).Dopo le parole di Ulisse, unaltra fiamma attira i
due poeti, muovendosi. Chiede notizie sulla Romagna. Dante
fa un quadro della situazione politica della regione, dominata
da uomini pronti alla guerra. Lanima si fa riconoscere
dicendo: "Fui guerriero e poi frate , credendo cos di riparare
al male creato. Ma la sua conversione era stata soltanto
formale, dettata dalla convenienza, il cordiglio francescano
non aveva cinto un uomo nuovo. Alla sua morte San
Francesco venne per portarlo in cielo, ma il diavolo lo ferm
con queste parole: "Questanima deve seguirmi allinferno,
poich contraddittorio che ci si possa pentire di una colpa
che si ha lintenzione di compiere. Quando fu davanti a
Minosse, questi gir otto volte la coda intorno al suo corpo,
destinandolo al cerchio ottavo. Dopo la converasazione, la
fiamma si fa indietro e Dante giunge al ponte che domina la
bolgia dei seminatori di discordia.

Canto XXVIII Luogo: VIII cerchio: IX bolgia: seminatori di


scismi e discordie
Nella nona bolgia il contrappasso punisce chi semin
discordie e provoc scismi, con squartamenti, mutilazioni e
ferite ancor pi sanguinose di quelle provocate dalle guerre
pi cruente della storia. Un diavolo preposto alla
punizione, che tanto pi spettacolare e orribile quanto pi
grave fu la colpa del dannato: fra questi Dante incontra
Maometto con le interiora e lintestino che gli penzolano da
uno squarcio fra il mento e linguine, e suo genero Al con il
volto spaccato dal mento alla fronte. Dopo aver saputo da
Virgilio che Dante vivo, il profeta dellislamismo gli
raccomanda di avvertire lo scismatico fra Dolcino
dellassedio in cui lo stringer il vescovo di Novara, affinch
possa prepararsi e ritardare il proprio arrivo nella nona
bolgia. Anche il romagnolo Pier da Medicina, con la gola
squarciata e privo del naso e di un orecchio, affida a Dante
un messaggio per due eminenti cittadini di Fano,
preannunciando un prossimo tradimento del signore di
Rimini, citt che cost cara a un altro dannato, il tribuno
Curione che spinse Cesare contro Pompeo e ora porta la
lingua mozzata in gola. Quindi il fiorentino Mosca dei
Lamberti con le mani mozzate chiede di essere ricordato
come colui che diede inizio alle faide fra guelfi e ghibellini.
Infine si presenta il trovatore Bertran de Born che, per aver
istigato il re Enrico III a ribellarsi al padre, ora smembrato
egli stesso e porta in mano la propria testa come fosse un
lume.

Canto XXIX Prima di lasciare la nona bolgia Dante cerca


con gli occhi in essa un suo congiunto, Geri del Bello,
seminatore di discordia, la cui morte violenta rimasta
invendicata, ma Virgilio gli ricorda che lombra di questo suo
parente passata sotto il ponte, mostrando sdegno e
minacciandolo col dito, quando egli era tutto intento ad

osservare Bertran de Born. Ripreso il cammino, i due


pellegrini giungono sopra lultima bolgia dellottavo cerchio,
nella quale si trovano i falsatori, divisi in quattro categorie:
falsatori di metalli con alchimia, falsatori di persone,
falsatori di monete, falsatori di parole. Con il corpo
deformato da orribili morbi giacciono a mucchi o si
trascinano carponi gli alchimisti. Due di questi dannati
attirano lattenzione di Dante: stanno seduti, appoggiandosi
luno alla schiena dellaltro, e cercano, con furiosa
impazienza, di liberarsi delle croste che li ricoprono
interamente. Furono arsi sul rogo dai Senesi, il primo,
Griffolino dArezzo, per non avere mantenuto fede alla
promessa di far alzare in volo, novello Dedalo, uno sciocco;
il secondo, Capocchio, per aver falsificato i metalli, da
quelleccellente imitatore della natura che fu in vita.

Canto XXX

Improvvisamente compaiono due anime, pazze di furore:


l'una si avventa su Capocchio da Siena, e azzannandolo al
collo lo trascina, l'altra su Griffolino. Ma prima di essere
sbranato, l'aretino rivela a Dante l'identit e il peccato dei
due: sono il fiorentino Gianni Schicchi e Mirra, che si finsero
un'altra persona per ottenere favori da un testamento l'uno,
l'altra per commettere adulterio con il padre. Quindi a Dante
appare un dannato, con il ventre rigonfio per l'idropisia, che
confessa di essere maestro Adamo, e di aver falsificato il
fiorino di Firenze su incarico dei conti Guidi da Romena, nel
Casentino. Su invito di Dante, maestro Adamo denuncia
l'identit di due suoi compagni di pena che sembrano
fumare per la febbre: l'una la moglie di Putifarre che
accus ingiustamente Giuseppe, l'altro falsario di parola il
greco Sinone che, fingendosi amico, convinse i troiani a far
entrare il cavallo dell'inganno in citt. Sinone reagisce alla
denuncia di maestro Adamo, e i due danno vita a una rissa
fatta di tragicomici colpi e di reciproche accuse. Dante
rimane intento a seguire la lite fino a che non lo distolgono i
rimproveri di Virgilio per aver dimostrato tanto volgare
interesse.

Canto XXXI

Luogo: pozzo dei giganti


Dante e Virgilio lasciano Malebolge, e, superato lultimo
argine roccioso, si ritrovano immersi nel crepuscolo e odono
un suono di corno pi terribile di quello lanciato da Orlando
a Roncisvalle. Per la scarsa luce Dante crede di vedere le
torri di una citt che sono invece, gli spiega Virgilio, giganti
conficcati attorno al pozzo dalla vita in gi: via via che si
avvicinano diminuisce lerrore e aumenta la paura di Dante.
Giunti ai margini del pozzo Virgilio mostra al suo allievo
Nembrot, il gigante responsabile della costruzione della torre
di Babele, reso ora incapace di parlare una lingua
comprensibile, poi Fialte che sfid Giove tentando di scalare
lOlimpo e ora incatenato in modo da non potersi muovere,
mentre Briareo, di cui Dante ha chiesto notizie,
immobilizzato pi lontano e non visibile. Accanto a
Nembrot conficcato Anteo, il gigante ucciso da Ercole,
libero da catene perch non prese parte alla rivolta contro
Giove: dopo averlo blandito, Virgilio gli chiede di trasportarlo
sul fondo del pozzo. Anteo non pu opporsi alla richiesta,
quindi distende la mano e afferra Virgilio, che a sua volta
stringe a s Dante; infine depone i due sulla distesa
ghiacciata di Cocito.

Canto XXXII

Cocito diviso in zone: nella Caina i traditori dei parenti


stanno immersi nel ghiaccio fino al capo, tenuto abbassato;
nella Antenora i traditori della patria hanno invece il capo
rivolto in alto: tra essi Bocca degli Abati e Gano di Maganza.
Dante vede un dannato che rode la testa di un altro, e
chiede a Bocca il nome di entrambi.

Canto XXXIII

Il dannato che rode la testa all'altro il conte Ugolino della


Gherardesca, la sua vittima l'arcivescovo Ruggeri. Dante e
Virgilio passano poi nella zona detta Tolomea, dove i
traditori degli amici tengono il capo talmente all'ins che le
lacrime gli si congelano sugli occhi: tra essi frate Alberigo e
Branca Doria.

Canto XXXIV

L'ultima zona di Cocito la Giudecca, dove i traditori dei


benefattori sono completamente immersi nel ghiaccio. Ora
Dante e Virgilio sono di fronte a Lucifero, infisso nel ghiaccio
dalla vita in gi. Esso ha tre teste, e ciascuna delle tre sue
bocche dilania un peccatore: la prima Giuda, la seconda
Bruto, la terza Cassio. I due poeti si aggrappano al corpo di
Lucifero e lo ridiscendono, passando nell'emisfero terrestre
meridionale. Attraverso uno stretto budello riescono a
ritornare in superficie in corrispondenza degli antipodi.

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