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Friedrich Nietzsche
Il soggetto
La risposta di Nietzsche a queste domande si basa sul
ritenere il soggetto una costruzione, una invenzione
dovuta soprattutto a esigenze di rassicurazione. Concepire il
soggetto come una sostanza, come qualcosa di unico e
fondamentale, rende pi stabile e conoscibile una realt in
continuo
mutamento:
Soggetto:
questa
la
crediamo
al
nostro
credere
fino
al
punto
di
fantasticare, per amor suo, di una verit, di una realt, di una sostanzialit.
Soggetto la finzione derivante dallimmaginare che molti stati uguali in noi
siano opera di un solo sostrato (Wirkung eines Substrats); ma siamo noi che
abbiamo creato luguaglianza di questi stati; il dato di fatto il nostro farli uguali e
accomodarli, non luguaglianza (F. Nietzsche, Frammenti postumi 1887-1888, in
Opere, Adelphi, Milano, 10-[19], pp. 115-116).
Coscienza e corpo
Il fondamento e il principio gerarchico di questa unit immaginaria vengono
posti in una parte spirituale, definita come coscienza, anima o spirito, nettamente
contrapposta al corpo e alla materia che le sono subordinati. Nella filosofia
metafisica si compiono, infatti, enormi errori: una assurda sopravvalutazione della
coscienza, il farne ununit, unessenza, lo spirito, lanima [] la coscienza come
suprema forma raggiungibile, come specie massima dellessere [] il mondo vero
come mondo spirituale (F. Nietzsche, Frammenti postumi 1888-1889, in Opere,
Adelphi, Milano, 14-[146], p. 119).
Il superuomo
Nelle ultime opere di Nietzsche soprattutto nello Zarathustra possibile cogliere
alcuni caratteri delloltreuomo. Ci limitiamo qui a esaminarne tre: la corporeit, la
creativit del fanciullo e la capacit di fare proprio leterno ritorno.
Contro la scissione gerarchica tra anima e corpo, tra ragione e passioni,
Nietzsche afferma la razionalit profonda dellIo-corpo: il risvegliato e sapiente
dice: corpo io sono in tutto e per tutto, e nullaltro; e anima non altro che una
parola per indicare qualcosa del corpo. Il corpo una grande ragione, una pluralit
con un solo senso, una guerra e una pace, un gregge e un pastore. Strumento del tuo
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corpo anche la tua piccola ragione, fratello, che tu chiami spirito, un piccolo
strumento e un giocattolo della tua grande ragione (Cos parl Zarathustra, Dei
dispregiatori del corpo).
Leterno ritorno
Nietzsche contrappone due modi di concepire leterno ritorno. Il primo consiste
nel farne la ripetizione meccanica di ci che gi accaduto. Che accadrebbe se,
un giorno o una notte, un demone strisciasse furtivo nella pi solitaria delle tue
solitudini e ti dicesse: Questa vita, come tu ora la vivi e lhai vissuta, dovrai viverla
ancora una volta e ancora innumerevoli volte, e non ci sar in essa mai niente di
nuovo, ma ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni cosa
indicibilmente piccola e grande della tua vita dovr fare ritorno a te, e tutte nella
stessa sequenza e successione? Se leterno ritorno questo, il suo verificarsi non
pu che suscitare angoscia e disperazione: Non ti rovesceresti a terra, digrignando i
denti e maledicendo il demone che cos ha parlato? (La gaia scienza, in Opere,
Adelphi, Vol.V, t. II, 341). Ma delleterno ritorno possibile unaltra concezione, che
si trova in uno dei testi pi complessi dello Zarathustra, La visione e lenigma. Qui si
vede un giovane pastore rotolarsi, soffocato, convulso, stravolto in viso, cui un greve
serpente nero penzolava dalla bocca (cfr. Cos parl Zarathustra, La visione e
lenigma). Il pastore pu evitare di essere soffocato dal serpente nero del tempo
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circolare solo facendo qualcosa, e cio mordendo la testa del serpente e sputandola
lontano. Il morso che salva dal soffocamento del tempo circolare la decisione di
fare proprio integralmente leterno ritorno. Ci significa accettare sia il peso del
passato sia lindeterminazione di un futuro in cui la creazione di valori non
garantita da alcuna necessit. Questa duplice accettazione permette lintensit del
presente, permette cio di vivere il presente come se dovesse ritornare eternamente.
Non mirare verso beatitudini, benedizioni, grazie, lontane e sconosciute ma vivere in
modo tale che vogliamo vivere ancora una volta e vogliamo vivere cos per leternit!
Il nostro compito ci si accosta in ogni momento (Frammenti postumi 1881-1882, 11
[161], in Opere, Adelphi, vol. V, t. II, p. 389).