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CONVEGNO

GIORNATA DI STUDIO DI
INGEGNERIA SANITARIAAMBIENTALE: RISPARMIO
ENERGETICO NEL CICLO IDRICO
INTEGRATO
In Italia il consumo totale nazionale di energia elettrica pari a circa 300 miliardi di kWh; di
questi, si stima che circa il 2% sia assorbito dal servizio idrico integrato. Laumento dei costi
di approvvigionamento energetico (nel nostro Paese il prezzo dellenergia elettrica per utenti industriali, pari a circa 0,15 -/kWh, tra i pi alti in Europa), e la contemporanea introduzione di limiti pi stringenti che vengono via via imposti per migliorare gli standard di
qualit ambientale, ha portato alla ribalta negli ultimi anni il tema dellutilizzo di energia nel
settore dei servizi idrici, in particolare nella fase della fornitura idropotabile e della
depurazione. Il Gruppo di Lavoro Gestione impianti di depurazione, che opera dal 1998
presso la Facolt di Ingegneria dellUniversit di Brescia e che vede la partecipazione di
oltre duecento tra ricercatori universitari, gestori di impianti, esponenti degli Enti di controllo e operatori del settore, ha recentemente istituito un sottogruppo che si occupa del
tema del risparmio energetico nellambito del servizio idrico integrato. La presente Giornata di Studio, in cui verr presentata lattivit svolta da tale sottogruppo, ha il duplice obiettivo di illustrare da un lato gli attuali consumi e costi energetici delle diverse fasi che costituiscono il servizio idrico integrato, dallaltro le possibilit di risparmio energetico offerte da
un adeguato ammodernamento e da una oculata gestione degli impianti.

A cura di Gruppo di Lavoro Gestione Impianti di Depurazione, con sede presso la Facolt
di Ingegneria dellUniversit di Brescia e CTS Ecomondo
Presidenti di I sessione:
Giuseppe Azzini, A.E.M. Gestioni, Cremona
Giorgio Bertanza, Universit di Brescia
Presidenti di II sessione:
Massimiliano Campanelli, Autorit dAmbito Territoriale Ottimale Alto Veneto
Vincenzo Riganti, Universit di Pavia

Ottimizzazione della gestione e


riduzione dei consumi:
il ruolo delle verifiche di funzionalit
Carlo Collivignarelli carlo.collivignarelli@ing.unibs.it Universit di Brescia

Riassunto
La riduzione del consumo di energia di un impianto di trattamento acque presuppone il conseguimento, in primis, del corretto funzionamento dellimpianto cos da poterne sfruttare al massimo
le potenzialit nella configurazione esistente. Tale obiettivo pu essere ottenuto attraverso un
adeguato monitoraggio e limpiego di verifiche sperimentali in grado di rilevare la reale funzionalit delle sezioni che costituiscono limpianto.
Solo dopo aver ottimizzato la gestione dellimpianto, che, peraltro, garantisce il pieno sfruttamento della sua capacit depurativa, potranno essere intraprese iniziative di ulteriore upgrading strutturale quali, ad esempio, la sostituzione di apparecchiature elettromeccaniche tradizionali con
modelli a maggiore efficienza energetica.
Summary
The reduction of energy consumption in a waste- or drinking-water treatment plant should be
reached first of all by its correct operation as to make optimum use of its existing configuration.
That aim can be obtained through the adequate monitoring of the plant and the use of experimental tests able to define the actual functionality of each section of the plant.
When the plant operation is optimized (that allows also to exploit its maximum purifying capacity), further structural upgrading actions can be adopted, such as, for instance, the substitution of
traditional electromechanical equipment with higher energy efficiency models.
1. Introduzione
Le pi recenti indagini sulla situazione delle strutture impiantistiche italiane evidenziano la
problematica correlata alla funzionalit degli impianti di depurazione come assolutamente rilevante, sia per carenze gestionali, sia per malfunzionamenti delle fasi di trattamento dovuti a
non corrette valutazioni effettuate in sede progettuale (spesso relativamente alla stima del carico inquinante/idraulico). Peraltro, progettare e costruire in modo ottimale un impianto non
basta a garantirne il buon funzionamento: senza una corretta gestione il risultato, inteso sia in
termini di obiettivi di qualit ambientale che di bilancio economico, viene mancato.
2. Relazione
2.1 Il GdL Gestione impianti di depurazione e la cultura della gestione
La gestione del servizio idrico integrato, cos come degli altri servizi che riguardano i cittadini,
i quali pagano una tariffa per usufruire di un dato bene, richiede in modo particolare la ricerca

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della massima efficienza. Ci comporta una responsabilit sia della politica sia dei tecnici: in
particolare a questultimi richiesto limpegno a fornire un servizio di qualit ad un costo
ragionevole (possibilmente minimizzato) . Per conseguire questo doppio scopo i gestori devono necessariamente maturare una forte competenza tecnica, senza la quale non possibile
raggiungere una piena funzionalit degli impianti. Il raggiungimento di tali obiettivi ambientali
ed economici comporta per i gestori degli impianti di depurazione impegni sempre maggiori:
sul piano normativo, richiesto il conseguimento di standard sempre pi severi sia per gli
effluenti (citiamo il caso della normativa della regione Lombardia) sia per i fanghi. Inoltre i
controlli sono diventati sempre pi seri e competenti da parte degli organi preposti;
sul piano economico, si fatta sempre pi stringente la necessit di ottimizzare la gestione
per contenere la tariffa che grava sullutente finale, riducendo i costi, sfruttando appieno la
potenzialit degli impianti, ricercando nuovi sbocchi per i residui di depurazione alternativi
allo smaltimento in discarica, etc.;
sul piano tecnico, si sta facendo strada limpiego di tecnologie pi complesse e filiere di
trattamento articolate capaci di rimuovere nuovi inquinanti (ad esempio i microinquinanti).
Occorre quindi per i gestori una notevole preparazione di base, una grande esperienza sul
campo e un continuo aggiornamento sia teorico (novit analitiche, processistiche, impiantistiche) sia pratico (applicazione di criteri di conoscenza approfondita del processo quali il monitoraggio e le verifiche di funzionalit).
Il Gruppo di lavoro Gestione Impianti di depurazione, che ha sede presso la Facolt di
Ingegneria dellUniversit di Brescia, da 13 anni si propone di sviluppare e diffondere la cultura della gestione degli impianti di depurazione, di cui le verifiche di funzionalit rappresentano
il principale elemento. Il Gruppo di Lavoro coinvolge oltre duecento tra ricercatori universitari e tecnici gestori di impianti, con lobiettivo di studiare le tematiche pi importanti relative
alla gestione degli impianti di depurazione, attraverso uniniziativa avente carattere di continuit. Nel corso degli anni, il Gruppo di Lavoro si occupato di diverse problematiche: criteri
di monitoraggio, verifiche di funzionalit, smaltimento dei fanghi, gestione delle acque meteoriche, costi e tariffazione, sistemi di distribuzione dellacqua potabile, riutilizzo delle acque di
scarico, certificazione ambientale, emissioni odorigene, autorizzazione integrata ambientale.
Recentemente stato avviato in seno al GdL un sottogruppo che si occupa del tema del consumo energetico nel servizio idrico integrato, in particolare negli impianti di trattamento delle
acque reflue. Lobiettivo quello di definire, mediante lo studio della letteratura di settore e
lanalisi concreta di casi studio, criteri di progettazione e soprattutto di gestione di impianti di
depurazione tesi a minimizzarne il consumo energetico.
2.2 Le verifiche di funzionalit e lottimizzazione della gestione
In molti casi ai malfunzionamenti degli impianti di trattamento acque si fa fronte con interventi di ampliamento che richiedono forti investimenti ed a volte non garantiscono la rimozione
del problema [1]. Tuttavia, prima ancora di progettare interventi pi o meno radicali con il
ricorso a tecnologie pi o meno consolidate, va tenuto presente che la capacit di un impianto
risente in negativo di una non corretta manutenzione e di carenze gestionali in genere. Daltro
canto, essa pu essere incrementata se si interviene sulle fasi che fungono da collo di bottiglia dellintero processo. Non infatti raro che lefficienza di un impianto sia compromessa
dalle carenze anche di un solo comparto, risolte le quali si determina di fatto un incremento
della potenzialit complessiva.
In questo contesto, appare estremamente importante la verifica delle condizioni di funzionamento dellimpianto basata sul monitoraggio e sullesecuzione di prove sperimentali. Il monitoraggio, inteso nel senso pi ampio del termine, finalizzato a verificare:
il rispetto dei limiti di accettabilit dellinfluente;
le rese depurative dei diversi comparti;

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il carico effettivo in ingresso allimpianto;


le caratteristiche e lo stato di salute della biomassa;
il mantenimento di corretti valori dei parametri di processo.
Il monitoraggio viene effettuato attraverso la rilevazione di una serie di parametri di tipo chimico-fisico-biologico e attraverso la determinazione di parametri operativi. I dati sperimentali raccolti attraverso il monitoraggio dellimpianto vanno elaborati ed interpretati al fine di
pervenire ad un giudizio circa il grado di funzionalit di un impianto. Se i riscontri analitici
mostrano buone rese depurative (e quindi il rispetto dei limiti allo scarico), il monitoraggio ha
lo scopo di fornire al gestore gli elementi per indirizzare le manovre di controllo dellimpianto, adeguando di volta in volta le condizioni di processo in funzione delle variazioni dei parametri esterni (caratteristiche del refluo alimentato, temperatura, ecc.).
Se, viceversa, il monitoraggio mostra una situazione di scarsa efficienza depurativa, occorre
procedere per fasi successive attraverso una verifica di funzionalit che coinvolga pi aspetti,
per poi integrare le risultanze dei diversi test effettuati. Innanzitutto bisogner procedere ad
un confronto tra la potenzialit nominale dellimpianto e il carico influente (verifica di dimensionamento). Ci consente di verificare se i rendimenti ottenuti sono quelli che effettivamente
ci si deve attendere sulla base delle caratteristiche dellimpianto e del tipo di carico inquinante
da trattare.
Qualora limpianto manifesti carenze non giustificabili, lesecuzione di un intenso piano di
monitoraggio che riguardi tutti i parametri chimico-fisici e biologici, pu fornire un quadro
dettagliato del livello di funzionalit dei diversi comparti, indicando i punti critici dellimpianto [2].
In questottica, possono risultare di estrema utilit anche altri tipi di verifiche sperimentali: la
verifica del comportamento idrodinamico dei bacini di trattamento; la quantificazione della
capacit di ossigenazione degli apparati di fornitura in rapporto al fabbisogno della biomassa;
la valutazione della potenzialit dei sedimentatori finali in funzione delle caratteristiche di
sedimentabilit del fango attivo, ecc. Tali verifiche sono di particolare utilit se vengono svolte
per le diverse fasi dellimpianto di depurazione, integrate con altre prove (ad esempio lanalisi
delle caratteristiche della microfauna e della popolazione batterica, la valutazione dellattivit
della biomassa, la determinazione delle cinetiche di processo) ed esaminate congiuntamente
con i dati analitici (da cui si ricavano le rese dei diversi comparti) e i parametri operativi
(concentrazione di solidi in vasca, concentrazione di ricircolo, portate di ricircolo e di supero
e, conseguentemente, carico del fango ed et del fango, temperatura, concentrazione di ossigeno disciolto, ecc.).
2.3 Ottimizzazione della gestione e riduzione del consumo energetico negli impianti di depurazione
Il consumo di energia di un impianto di depurazione dipende da numerosi fattori, quali portata e carico inquinante in ingresso, prevalenza dei sistemi di sollevamento, tipologia di processo
biologico (a fanghi attivi, biodischi, filtri percolatori, MBR, etc.), complessit della linea fanghi
(presenza di ispessimento, digestione aerobica o anaerobica, disidratazione meccanica) [4].
Negli impianti a fanghi attivi convenzionali dotati di digestione anaerobica del fango, il consumo di energia elettrica risulta compreso tra 10 e 40 kWh/AE*a, mentre in quelli muniti di
digestione aerobica il consumo sale a 40-70 kWh/AE*a. Lossidazione biologica rappresenta la
sezione a maggior incidenza percentuale (50-65% sul consumo totale), seguita dalla linea di
trattamento dei fanghi (che pu raggiungere il 20%) e dalla fase di sollevamento (circa 15%).
Lottimizzazione della gestione consente di tenere sotto controllo e ridurre leffetto dei numerosi fattori che determinano un eccessivo consumo energetico nei depuratori. Tra questi assumono particolare importanza:
la inadeguata manutenzione delle apparecchiature elettromeccaniche che, a parit di prestazioni, comporta nel tempo un crescente dispendio energetico;

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la presenza di acque parassite nelle condotte fognarie;


lanomalo comportamento idrodinamico dei reattori.
Questultimo aspetto, che pu essere identificato con apposite verifiche in campo, pu risultare particolarmente critico: si pensi al caso dei digestori anaerobici, nei quali leventuale presenza di volumi morti determina non solo un minore grado di stabilizzazione del fango ma anche
una ridotta produzione di biogas, oppure alle vasche di ossidazione biologica, in cui la presenza di by-pass di portata determina, pur con lo stesso consumo energetico, una minore resa di
rimozione degli inquinanti.
Conclusioni
In conclusione, la riduzione del consumo di energia di un impianto di depurazione presuppone il conseguimento, in primis, del corretto funzionamento dellimpianto cos da poterne sfruttare al massimo le potenzialit nella configurazione esistente. Solo dopo aver raggiunto questo
primo traguardo potranno essere intraprese iniziative di ulteriore upgrading strutturale quali, ad esempio, la sostituzione di apparecchiature elettromeccaniche tradizionali con modelli a
maggiore efficienza energetica.
Bibliografia
[1] G. Bertanza, C. Collivignarelli (2006). Le verifiche di funzionalit per lottimizzazione della
depurazione delle acque di scarico urbane. Collana ambiente, vol. 28, ISSN 1121-8215, CIPA ed.,
Milano;
[2] C. Collivignarelli, G. Bertanza, M.C. Collivignarelli, S. Zanaboni, A. Abb (2009). Lottimizzazione
del servizio di depurazione delle acque di scarico urbane: massimizzazione dei recuperi di risorsa (acque
e fanghi) e riduzione dei consumi energetici. Rapporti, ISPRA, vol. 93, pp. 327;
[3] Di Pinto A.C. (1986). Corso per dirigenti di impianti di depurazione: aspetti generali, amministrativi, finanziari e di gestione. IIa sessione, Roma, 14-18 aprile 1986;
[4] G. Mininni, M.C. Tomei, C.M. Braguglia (2006). Ottimizzazione di un processo combinato di
essiccamento e incenerimento di fanghi urbani. RS-Rifiuti Solidi, vol. XX, n. 1, gennaio-febbraio, 3139. Thle D(1999) Ways to identify possibilties of energy saving at wastewater treatment plants. IWA
WWC 2008 Vienna, Water and Energy Workshop.

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Inquadramento Normativo e Incentivi


per le Energie Rinnovabili
Vincenzo Riganti riganti@unipv.it Universit di Pavia

Riassunto
Le norme di legge per conseguire, nei termini di tempo richiesti dallUnione Europea, gli obiettivi
in materia di incremento dellutilizzo energetico di fonti rinnovabili e dellefficienza energetica
hanno dato luogo a disposizioni in continua evoluzione, non sempre caratterizzate dalla massima
chiarezza. Ne viene data una sintetica esposizione, sottolineando tuttavia il ruolo dei Gestori
degli impianti, che resta fondamentale per conseguire validi risultati.
Summary
The legal regulation to achieve the targets for energy efficiency and increased use of renewable
energy sources within the time required by the European Union have resulted in ever-changing
measures, not always characterized by clarity. In this paper it is given a brief exposure of them,
underlining the role of plant managers, who remains essential to achieve good results.
1. Introduzione
La normativa nazionale, ed ancor pi alcune norme regionali, nel tempo, hanno formulato agli
impianti di trattamento delle acque richieste sempre pi severe in termini di migliore qualit
degli effluenti restituiti allambiente e anche di minore quantit dei fanghi prodotti. Queste
richieste possono comportare un maggiore impiego di energia, ove ladeguamento degli impianti esistenti e la costruzione di nuovi impianti non siano accompagnate da una crescente
attenzione sia al pi razionale impiego dellenergia, sia alla possibilit di ricavare energia attraverso il trattamento dei fanghi prodotti.
LUnione Europea si data lobiettivo noto come 20-20-20 al 2020:
ottenere la riduzione del 20% delle emissioni di gas serra (rispetto al 1990),
produrre almeno il 20% dellenergia primaria (elettricit, riscaldamento /raffreddamento e
carburanti per autotrasporto) da fonti rinnovabili,
incrementare lefficienza energetica del 20% (rispetto allo scenario tendenziale).
Per quanto riguarda lItalia, la quota complessiva di energia da fonti rinnovabili sul consumo
finale lordo di energia da conseguire nel 2020 pari al 17 per cento. Realisticamente, gli impianti di trattamento delle acque possono gi contribuire al raggiungimento degli obiettivi sia
incrementando la loro efficienza energetica, sia producendo energia attraverso trattamenti dei
fanghi di depurazione; mentre la riduzione delle emissioni di gas serra , per ora, soltanto
oggetto di studio.

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2. Relazione
2.1 Le fonti rinnovabili: definizioni
Il D. lgs. 29/12/2003 n. 387 [1], recependo la Direttiva comunitaria del Parlamento Europeo e
del Consiglio 2001/77/CE, ha stabilito che per fonti rinnovabili debbano intendersi esclusivamente le seguenti: eolica, solare, geotermica, del moto ondoso, maremotrice, idraulica, biomasse, gas di discarica, gas residuati dai processi di depurazione e biogas. In particolare, per biomasse
si intende: la parte biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui provenienti dallagricoltura (comprendente sostanze vegetali e animali) e dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, nonch la
parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani. Secondo la precedente definizione del D.
lgs. 16/3/1999 n. 79 [2], erano invece considerate fonti rinnovabili il sole, il vento, le risorse
idriche, le risorse geotermiche, le maree, il moto ondoso e la trasformazione in energia elettrica
dei prodotti vegetali o dei rifiuti organici e inorganici. Nella nuova definizione adottata scompaiono dunque i rifiuti inorganici. Il decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28 [3], che d attuazione alla direttiva 2009/28/CE sulla promozione delluso dellenergia da fonti rinnovabili,
recante modifica e successiva abrogazione delle direttive 2001/77/CE e 2003/30/CE. (11G0067),
adotta le definizioni della direttiva 2003/54/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 26
giugno 2003 [4], secondo la quale l energia da fonti rinnovabili lenergia proveniente da
fonti rinnovabili non fossili, vale a dire energia eolica, solare, aerotermica, geotermica, idrotermica e oceanica, idraulica, biomassa, gas di discarica, gas residuati dai processi di depurazione e
biogas. Il provvedimento dispone una riorganizzazione del sistema di incentivi riferiti a questo
settore, definendo strumenti e meccanismi volti al raggiungimento degli obiettivi fissati al 2020,
compreso il traguardo del 17% di energia prodotta da fonti rinnovabili.
In particolare il testo propone un riordino dei vigenti sistemi di sostegno per gli impianti che
entrano in esercizio dal 1 gennaio 2013, prevedendo, per la produzione di energia termica ed
elettrica da fonti rinnovabili, successivi decreti interministeriali che nel rispetto delle condizioni
stabilite dal testo vadano a definire le modalit per lattuazione delle misure di incentivazione.
2.2 I certificati verdi
appena il caso di ricordare che attualmente il meccanismo di incentivazione della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili costituito dai certificati verdi titoli emessi dal
Gestore dei servizi energetici (GSE) attestanti la produzione di energia da fonti rinnovabili e
introdotti nellordinamento nazionale dallarticolo 11 del decreto legislativo 79/1999. Tale
decreto, al fine di incentivare luso delle energie rinnovabili, il risparmio energetico, la riduzione delle emissioni di anidride carbonica e lutilizzo delle risorse energetiche nazionali, ha stabilito che, a decorrere dallanno 2001, gli importatori e i soggetti responsabili degli impianti che,
in ciascun anno, importano o producono energia elettrica da fonti non rinnovabili hanno lobbligo di immettere nel sistema elettrico nazionale, nellanno successivo, una quota prodotta da
impianti da fonti rinnovabili. I soggetti obbligati possono adempiere al suddetto obbligo anche acquistando, in tutto o in parte, lequivalente quota o i relativi diritti appunto, i certificati
verdi da altri produttori, purch immettano lenergia da fonti rinnovabili nel sistema elettrico
nazionale, o dal gestore della rete di trasmissione nazionale. I certificati verdi sono quindi uno
strumento con il quale i soggetti obbligati dimostrano di avere adempiuto al proprio obbligo e
quindi costituiscono lincentivo alla produzione da fonte rinnovabile. Si crea infatti un mercato, in cui la domanda data dai soggetti sottoposti allobbligo e lofferta costituita dai produttori di energia elettrica con impianti aventi diritto ai certificati verdi.
2.3 Il biogas
Al fine di favorire lo sviluppo delle fonti rinnovabili e il conseguimento, nel rispetto del principio di leale collaborazione fra Stato e Regioni, degli obiettivi di cui allarticolo 3 del citato

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decreto legislativo 28/2011, la costruzione e lesercizio di impianti di produzione di energia da


fonti rinnovabili sono disciplinati secondo speciali procedure amministrative semplificate, accelerate, proporzionate e adeguate, sulla base delle specifiche caratteristiche di ogni singola
applicazione. La costruzione e lesercizio degli impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili, le opere connesse e le infrastrutture indispensabili alla costruzione e allesercizio degli impianti, nonch le modifiche sostanziali degli impianti stessi, sono
soggetti allautorizzazione unica di cui allarticolo 12 del decreto legislativo 29 dicembre 2003
n. 387, come modificato dallarticolo 4 del decreto legislativo 28/2011 [5], secondo le modalit
procedimentali e le condizioni previste dallo stesso decreto legislativo n. 387 del 2003 [6] e
dalle linee guida adottate ai sensi del comma 10 del medesimo articolo 12, nonch dalle relative
disposizioni delle Regioni e delle Province autonome. La produzione di energia elettrica da
impianti alimentati da fonti rinnovabili entrati in esercizio dopo il 31 dicembre 2012 incentivata tramite gli strumenti e sulla base dei criteri generali di cui al comma 2 e dei criteri specifici
di cui ai commi 3 e 4 del decreto legislativo. La costruzione e lesercizio degli impianti di
produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili, le opere connesse e le infrastrutture indispensabili alla costruzione e allesercizio degli impianti, nonch le modifiche sostanziali degli impianti stessi, sono soggetti allautorizzazione unica di cui allarticolo 12 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387 come modificato dal nuovo decreto, secondo le modalit procedimentali e le condizioni previste dallo stesso decreto legislativo n. 387 del 2003 e
dalle linee guida adottate ai sensi del comma 10 del medesimo articolo 12, nonch dalle relative
disposizioni delle Regioni e delle Province autonome. I nuovi meccanismi di incentivazione
consistono in tariffe fisse per i piccoli impianti (fino a 5 MW) e in aste al ribasso per gli impianti di taglia maggiore. La salvaguardia delle produzioni non incentivate effettuata con gli strumenti di cui al comma 8; lAutorit per lenergia elettrica e il gas provvede a definire prezzi
minimi garantiti, ovvero integrazioni dei ricavi conseguenti alla partecipazione al mercato elettrico, per la produzione da impianti a fonti rinnovabili che continuano ad essere eserciti in
assenza di incentivi e per i quali, in relazione al perseguimento degli obiettivi di cui allarticolo
3, la salvaguardia della produzione non assicurata dalla partecipazione al mercato elettrico. A
tale scopo, gli indirizzi del Ministro dello sviluppo economico e le conseguenti deliberazioni
dellAutorit per lenergia elettrica e il gas mirano ad assicurare lesercizio economicamente
conveniente degli impianti, con particolare riguardo agli impianti alimentati da biomasse e
biogas. Gli incentivi alla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili di cui ai commi da
382 a 382-quinquies dellarticolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296 [9]e al comma 145
dellarticolo 2 della legge 24 dicembre 2007, n. 244 [10] si applicano anche agli impianti a
biogas di propriet di aziende agricole o gestiti in connessione con aziende agricole, agroalimentari, di allevamento e forestali, entrati in esercizio commerciale prima del 1 gennaio
2008. Norme particolari, dettate allarticolo 26, consentono la cumulabilit parziale degli incentivi relativi alla produzione di energia elettrica attraverso il biogas per i soli impianti di
potenza elettrica fino a 1 MW, di propriet di aziende agricole o gestiti in connessione con
aziende agricole, agro-alimentari, di allevamento e forestali, nonch per gli impianti cogenerativi e trigenerativi alimentati da fonte solare ovvero da biomasse e biogas derivanti da prodotti
agricoli, di allevamento e forestali, ivi inclusi i sottoprodotti, ottenuti nellambito di intese di
filiera o contratti quadro ai sensi degli articoli 9 e 10 del decreto legislativo 27 maggio 2005, n.
102 [7], oppure di filiere corte, cio ottenuti entro un raggio di 70 chilometri dallimpianto che
li utilizza per produrre energia elettrica.
2.4 Il biometano
Dobbiamo anche citare, per completezza, che oltre al biogas il decreto legislativo cita il biometano, definito gas ottenuto a partire da fonti rinnovabili avente caratteristiche e condizioni
di utilizzo corrispondenti a quelle del gas metano e idoneo alla immissione nella rete del gas

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naturale. Al fine di favorire lutilizzo del biometano nei trasporti, le regioni prevedono specifiche semplificazioni per il procedimento di autorizzazione alla realizzazione di nuovi impianti
di distribuzione di metano e di adeguamento di quelli esistenti ai fini della distribuzione del
metano. Sempre al fine di incentivare lutilizzo del biometano nei trasporti, gli impianti di
distribuzione di metano e le condotte di allacciamento che li collegano alla rete esistente dei
metanodotti sono dichiarati opere di pubblica utilit e rivestono carattere di indifferibilit e di
urgenza.
2.5 La V.I.A.
Ci sembra estremamente importante quanto prescritto dal decreto legislativo 28/2011 [8] al
comma 3 dellarticolo 4, laddove stabilisce che al fine di evitare lelusione della normativa di
tutela dellambiente, del patrimonio culturale, della salute e della pubblica incolumit, fermo
restando quanto disposto dalla parte quinta del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 [9], e
successive modificazioni, e, in particolare, dagli articoli 270, 273 e 282, per quanto attiene
allindividuazione degli impianti e al convogliamento delle emissioni, le Regioni e le Province
autonome stabiliscono i casi in cui la presentazione di pi progetti per la realizzazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili e localizzati nella medesima area o in aree contigue sono
da valutare in termini cumulativi nellambito della valutazione di impatto ambientale.
2.6 Valorizzazione energetica dei fanghi di biodepurazione per via termica
2.6.1 La disciplina ambientale
Bench la produzione di biogas sia la tecnica pi frequente per la valorizzazione energetica dei
fanghi di biodepurazione, dobbiamo ricordare che tale valorizzazione pu essere conseguita
anche attraverso processi termici: combustione, gassificazione, pirolisi, ecc. Per quanto riguarda i processi termici atti alla generazione di energia elettrica o alla cogenerazione va ricordato
che il decreto legislativo 28/2011 prevede che per gli impianti di incenerimento e coincenerimento dei rifiuti, fatto salvo quanto disposto dallarticolo 182, comma 4, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 e successive modificazioni. Le attivit di incenerimento e coincenerimento dei rifiuti (e i fanghi di depurazione rientrano nella categoria dei rifiuti) possono quindi
avvenire in impianti disciplinati dal decreto legislativo 11 maggio 2005, n. 133 [10] recante
attuazione della direttiva 2000/76/CE in materia di incenerimento dei rifiuti.
Il decreto si applica agli impianti di incenerimento e di coincenerimento dei rifiuti e stabilisce
le misure e le procedure finalizzate a prevenire e ridurre per quanto possibile gli effetti negativi
dellincenerimento e del coincenerimento dei rifiuti sullambiente, in particolare linquinamento atmosferico, del suolo, delle acque superficiali e sotterranee, nonch i rischi per la salute
umana che ne derivino. Esso disciplina:
a) i valori limite di emissione degli impianti di incenerimento e di coincenerimento dei rifiuti;
b) i metodi di campionamento, di analisi e di valutazione degli inquinanti derivanti dagli impianti di incenerimento e di coincenerimento dei rifiuti;
c) i criteri e le norme tecniche generali riguardanti le caratteristiche costruttive e funzionali,
nonch le condizioni di esercizio degli impianti di incenerimento e di coincenerimento dei
rifiuti, con particolare riferimento alle esigenze di assicurare una elevata protezione dellambiente contro le emissioni causate dallincenerimento e dal coincenerimento dei rifiuti;
d) i criteri temporali di adeguamento degli impianti di incenerimento e di coincenerimento di
rifiuti esistenti alle disposizioni del decreto.
Il decreto 3 agosto 2005 comprende tre allegati tecnici, che meriterebbero un dettagliato esame di natura specialistica. In questa sede, ci limitiamo a indicare che essi riguardano:
allegato 1: Norme tecniche e valori limite di emissione per gli impianti di incenerimento di
rifiuti;

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allegato 2:
allegato 3:

Norme tecniche e valori limite di emissione per gli impianti di coincenerimento;


Norme tecniche per il coincenerimento dei prodotti trasformati derivati da materiali di categoria 1, 2 e 3 di cui al regolamento (CE) 1774/2002. Questo allegato
non riguarda i fanghi di biodepurazione.

2.6.2 Lincentivazione
Per quanto riguarda lincentivazione, lincentivo finalizzato a promuovere:
luso efficiente di rifiuti e sottoprodotti, di biogas da reflui zootecnici o da sottoprodotti delle
attivit agricole, agro-alimentari, agroindustriali, di allevamento e forestali, di prodotti ottenuti da coltivazioni dedicate non alimentari, nonch di biomasse e bioliquidi sostenibili e biogas
da filiere corte, contratti quadri e da intese di filiera;
la realizzazione di impianti operanti in cogenerazione;
la realizzazione e lesercizio, da parte di imprenditori agricoli, di impianti alimentati da biomasse e biogas asserviti alle attivit agricole, in particolare di micro e minicogenerazione, nel
rispetto della disciplina comunitaria in materia di aiuti di Stato, tenuto conto di quanto previsto allarticolo 23, comma 1;
lincentivo altres attribuito, per contingenti di potenza, alla produzione da impianti oggetto di interventi di rifacimento totale o parziale.
Gli incentivi sono assegnati tramite contratti di diritto privato fra il GSE e il soggetto responsabile dellimpianto, sulla base di un contratto-tipo definito dallAutorit per lenergia elettrica
e il gas, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore di apposito decreto ministeriale. Possono
ottenere gli incentivi previsti dal decreto ministeriale 28/2011 gli impianti alimentati da fonti
rinnovabili per la produzione di energia elettrica entrati in esercizio dopo il 31 dicembre 2012,
inclusi quelli realizzati a seguito di integrale ricostruzione, da impianti ripotenziati, limitatamente alla producibilit aggiuntiva. Con decreti del Ministro dello sviluppo economico di
concerto con il Ministro dellambiente e della tutela del territorio e del mare e, per i profili di
competenza, con il Ministro delle politiche agricole e forestali, sentite lAutorit per lenergia
elettrica e il gas e la Conferenza unificata, di cui allarticolo 8 del decreto legislativo 28 agosto
1997, n. 281, sono definite le modalit per lattuazione dei sistemi di incentivazione.
2.7 Norme sullincremento dellefficienza energetica
La legge prevede specifiche condizioni di ammissibilit alle agevolazioni per i programmi riferiti alle attivit di produzione e distribuzione di energia elettrica e di calore. Per impianti che
concorrono allincremento dellefficienza energetica e al risparmio energetico si intendono:
quelli di cogenerazione, quelli che utilizzano calore di risulta, fumi di scarico ed altre forme di
energia recuperabile in processi e in impianti. Gli impianti di cogenerazione sono quelli definiti dallAutorit per lenergia elettrica e il gas e rispondenti ai valori limite concernenti lIndice
di Risparmio di Energia (IRE) e il Limite Termico (LT) stabiliti dallAutorit medesima. Detti
impianti devono obbligatoriamente dotarsi, nellambito del programma da agevolare, della
strumentazione necessaria per la rilevazione degli elementi utili a verificare il rispetto dei citati
valori limite. Sono compresi tra gli impianti ammissibili quelli relativi a fornitura di acqua, reti
fognarie, attivit di gestione dei rifiuti e risanamento, limitatamente a:
raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti (rif. ISTAT 38.1 e 38.2), limitatamente a quelli
di origine industriale e commerciale;
raccolta e depurazione delle acque di scarico (rif. 37.00.0), limitatamente alla diluizione,
filtraggio, sedimentazione, decantazione con mezzi chimici, trattamento con fanghi attivati e
altri processi finalizzati alla depurazione delle acque reflue di origine industriale. La materia
stata oggetto di una lunga serie di provvedimenti legislativi, da ultimo la legge 23 luglio 2009 n.
99 [11] Disposizioni per lo sviluppo e linternazionalizzazione delle imprese, nonch in materia di energia, alla quale rimandiamo. La delibera AEEG 42/02 [16] e il D. lgs 20/2007 [18]

1527

hanno fissato i parametri per la definizione di impianto cogenerativo da combustibili fossili


nei seguenti termini:
il Limite Termico (LT), rappresentato dal rapporto dellenergia termica utile prodotta rispetto alla somma di produzione utile elettrica e termica. Indica praticamente la quota di energia
termica utile prodotta sul totale utile (elettrica + termica).
LIndice di Risparmio Energetico (IRE), dato dal rapporto tra lenergia primaria totale consumata e la somma delle specifiche energie primarie relative alla produzione utile elettrica e
termica. LIRE indica praticamente la percentuale di risparmio energetico che si persegue producendo con un unico processo (cogenerazione) le stesse quantit di energia elettrica e termica
utile che venissero altrimenti prodotte con due processi separati tra loro. Tali normative prevedono che un nuovo impianto di produzione termoelettrica potr godere dei vantaggi riservati
alla cogenerazione se:
LT > 30%
IRE > 10%
Per gli impianti di cogenerazione a biomassa stato ragionevole legare a tali parametri la normativa sugli incentivi per la bioenergia. Un impianto cogenerativo ad alto rendimento
pu usufruire di vantaggi amministrativi (come un iter autorizzativo semplificato) e degli
incentivi preposti dalle autorit (come la Tariffa onnicomprensiva o i Certificati Verdi da parte
del GSE). Ma a partire dal 1 gennaio 2011, le modalit di calcolo contenute nella delibera 42/
02 sono modificate secondo quanto previsto dalla direttiva europea 2004/8/CE, recepita in
parte dal d. lgs. 20/2007 [12].
Conclusioni
Ci sia consentito concludere che, al di l di quanto previsto dalla normativa in materia di
energie rinnovabili e di efficienza energetica, il conseguimento degli obiettivi voluti sar sempre condizionato da una oculata costruzione, aggiornamento e gestione degli impianti. Nel
settore della depurazione appare ad esempio possibile una serie di interventi migliorativi sul
sistema elettrico della rete fognaria e degli impianti di depurazione, attraverso varie tecniche
(tipico lutilizzo di motori elettrici ad alta efficienza dotati di inverter, in sostituzione agli attuali dispositivi elettrici). Ma anche nel settore della distribuzione di acqua destinata al consumo
umano sono possibili interventi, oltre che sugli impianti di trattamento, su serbatoi e pozzi per
ridurre lo spreco notevole dacqua e di energia elettrica, cosicch il serbatoio quando si riempie possa comunicare, tramite telecontrollo, la situazione di troppo pieno ai motori dei pozzi, che vengono fermati .
La legge pu formulare divieti e offrire incentivi; ma solo la diligenza e la competenza dei
gestori possono consentire il raggiungimento di consistenti obiettivi ambientali ed economici,
anche prescindendo dalle forme di incentivazione previste dalla legge.
Bibliografia
[1] D.lgs. 29/12/2003 n. 387 Attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dellenergia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dellelettricit;
[2] D.lgs. 16/3/1999 n. 79 Attuazione della direttiva 96/92/CE recante norme comuni per il mercato
interno dellenergia elettrica;
[3] D.lgs. 3 marzo 2011, n. 28 Attuazione della direttiva 2009/28/CE sulla promozione delluso dellenergia da fonti rinnovabili, recante modifica e successiva abrogazione delle direttive 2001/77/CE e
2003/30/CE;
[4] Direttiva 2003/54/CE Relativa a norme comuni per il mercato interno dellenergia elettrica e che
abroga la direttiva 2003/54/CE;
[5] Legge del 27 dicembre 2006, n. 296 Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale
dello Stato (legge finanziaria 2007);
[6]legge 24 dicembre 2007, n. 244;

1528

[7] D.lgs 27 maggio 2005, n. 102 Regolazioni dei mercati agroalimentari, a norma dellarticolo 1, comma
2, lettera e), della legge 7 marzo 2003, n. 38;
[8] D.lgs 3 aprile 2006, n. 152, norme in materia ambientale;
[9] D.lgs 11 maggio 2005, n. 133 Attuazione della direttiva 2000/76/CE, in materia di incenerimento
dei rifiuti;
[10] Legge 23 luglio 2009 n. 99 Disposizioni per lo sviluppo e linternazionalizzazione delle imprese,
nonch in materia di energia;
[11] Delibera AEEG 42/02 Condizioni per il riconoscimento della produzione combinata di energia
elettrica e calore come cogenerazione ai sensi dellarticolo 2, comma 8, del decreto legislativo 16 marzo
1999, n. 79;
[12] D. lgs 20/2007 Attuazione della direttiva 2004/8/CE sulla promozione della cogenerazione basata
su una domanda di calore utile nel mercato interno dellenergia, nonch modifica alla direttiva 92/42/
CEE.

1529

Analisi del consumo e del costo


energetico nel servizio idrico integrato
Massimiliano Campanelli m.campanelli@provincia.belluno.it Autorit dAmbito Territoriale
Ottimale Alto Veneto, Belluno

Riassunto
In questa presentazione viene stimato il consumo di energia elettrica richiesta dalla fornitura di
acqua per usi idropotabili e quindi dal successivo trattamento di depurazione delle acque reflue
prodotte. Il valore di energia elettrica richiesta pari a circa il 2,5% della domanda nazionale. Il
costo sostenuto annualmente quindi pari a circa 1 miliardo di euro.
Summary
In this paper we have estimated the energy electric requirements associated with water supply
service and waste water treatment provided by the municipal public sector. Some 2.5% of nation
electricity is used to public water service provision. The average cost is then estimated in about 1
billion euros per year.
1. Introduzione
Il continuo e progressivo trend di aumento dei costi dellenergia spinge ad aumentare lattenzione sul consumo di energia elettrica assorbito dai servizi idrici. In questo lavoro saranno
analizzate nel dettaglio i parametri quantitativi che influenzano e determinano i consumi di
energia elettrica allinterno del servizio idrico integrato, utilizzando i dati prodotti da ISTAT e
da alcuni studi internazionali.
2. Relazione
Prima di affrontare largomento oggetto di indagine della presente pubblicazione, si ritiene
utile inquadrare il tema allinterno della situazione economica italiana, ci si riferisce in particolare alla spesa sostenuta dalleconomia italiana per la gestione delle risorse idriche e delle acque
reflue.
2.1 Spese delleconomia italiana per la gestione delle risorse idriche e delle acque reflue
LISTAT ha reso disponibile a febbraio 2011 i dati relativi alle spese sostenute dalleconomia
italiana per la gestione dei rifiuti, delle acque reflue e delle risorse idriche relativa al periodo
1997-2009 [1].
Nel 2009 la spesa nazionale ammonta complessivamente a 34,7 miliardi di euro, pari a una
incidenza sul PIL del 2,3%; di questi il 38% della spesa, pari a 13,2 miliardi di euro proviene
dalla gestione delle risorse idriche ( 9,5 miliardi di -) e delle acque reflue (3,7 miliardi di -),
corrispondenti quindi allo 0,8% del PIL.
Tali valori sono determinati dai consumi finali (famiglie e pubblica amministrazione) intermedi (imprese), nonch dagli investimenti degli operatori economici. Nel settore delle risorse

1530

idriche sono i consumi finali a rappresentare la maggior incidenza con un valore pari mediamente nel periodo in esame al 49%; mentre nel settore delle acque reflue risulta maggiore la
spesa dei consumatori intermedi quali appunto le imprese (comprendendo anche le utenze
degli esercizi commerciali o di ristorazione).
Dal 1997 al 2009 si osserva che la spesa nazionale a prezzi correnti e aumentata in tutti i settori
presi in esame dallISTAT, in particolare la spesa per la gestione delle acque reflue ha subito un
incremento pari al 44%, mentre quella per le risorse idriche e aumentata del 52%.
La spesa nazionale dei servizi ambientali nel settore delle acque reflue e sostenuta per il 66%
dalle imprese, mentre le famiglie e la pubblica amministrazione ne sostengono rispettivamente
il 20% e il 16%. Nel settore delle risorse idriche imprese e famiglie sostengono ognuno il 43%
della spesa, mentre la pubblica amministrazione finanzia il restante 14%. Nei due settori esaminati, cos come anche nel settore dei rifiuti, prevale una situazione di autofinanziamento dei
servizi consumati, coerentemente con le modalit di erogazione di servizio pubblico che viene
corrisposto a prezzi o tariffe che mirano alla copertura del 100% dei costi.
Esaminando il valore della produzione (fatturato), ossia la quantificazione di servizi ambientali
visti dal lato dellofferta, si osserva che i servizi di gestione delle acque reflue e delle risorse
idriche hanno registrato valori della produzione pari rispettivamente a 3,3 e 7,3 miliardi di ,
corrispondenti allo 0,1% e allo 0,4% del PIL. Si assiste nel periodo 1997-2009 ad un aumento
del 60% circa del valore della produzione sia dei servizi di gestione delle acque reflue che delle
risorse idriche. Gli operatori economici agenti nel mercato sono suddivisi in produttori specializzati, ausiliari e secondari. I primi comprendono non solo gli operatori che svolgono attivit
specialistiche per conto terzi, ma anche le imprese che erogano servizi di pubblica utilit; i
produttori secondari vendono anchessi i propri servizi sul mercato, ma questi non costituiscono la fonte principale di reddito. Ai sensi della classificazione operata dallISTAT, i produttori
ausiliari sono quegli operatori che producono servizi ambientali a proprio uso e consumo,
senza cessione a terze parti sul mercato, utili a gestire le pressioni ambientali generate dalle
proprie attivit, talvolta in sostituzione di un servizio pubblico, oppure per ottemperare a
precise norme di rilascio in rete pubblica. Si tratta perci di aziende che possono appartenere
a qualunque settore merceologico.
Per quanto riguarda la suddivisione della produzione, si assiste soprattutto nel comparto
delle acque reflue ad un aumento del valore della produzione realizzata a titolo ausiliario,
ovvero alla internalizzazione dei servizi ambientali in esame, infatti dal 1997 al 2009 la produzione ausiliaria aumenta da 71 a 743 milioni di euro, ovvero passa dal 3% al 22% del
totale nazionale.
2.2 Caratterizzazione del servizio idrico: principali grandezze
LISTAT ha pubblicato a dicembre 2009 il Censimento delle risorse idriche ad uso civile [2].
2.2.1 Approvvigionamento e distribuzione idropotabile
Nella Relazione di accompagnamento e nella tabelle allegate sono state esposte le principali
grandezze utili a descrivere a livello macro-economico il servizio relativo al prelievo di acqua
per uso potabile, i relativi volumi sottoposti a trattamenti di potabilizzazione, lacqua immessa
nelle reti comunali e quella erogata ai cittadini, fino alla stima delle acque reflue trattate. Non
sono incluse in questa rilevazione quindi gli usi, i prelievi e le fasi di trattamento a destinazione
produttiva esterna al perimetro del servizio pubblico, ovvero interni al ciclo produttivo aziendale.

1531

REGIONI

Acqua
Acqua
Percentuale immessa
erogata dalle
Acqua
Acqua
di acqua nelle reti di
reti di
prelevata potabilizzata
potabilizzata distribuzio
distribuzione
ne

ITALIA
9.108.313
Italia nordoccidentale
2.342.988
Italia nordorientale
1.685.376
Italia centrale
1.918.703
Italia meridionale 2.237.550
Italia insulare
923.695

2.936.121
1.043.356
516.996
324.904
564.513
486.351

32,2 8.143.513
44,5

5.533.382

2.253.502

1.697.301

1.442.286
16,9 1.661.711
25,2 1.894.875
52,7
891.139

1.029.747
1.126.674
1.130.456
549.204

30,7

Percentuale di acqua
erogata sul totale di
acqua immessa nelle
reti di distribuzione
comunali
67,9
75,3
71,4
67,8
59,7
61,6

Fig. 1 Ripartizione volumi di acqua ad uso potabile Anno 2008 (volumi in migliaia di metri cubi). Elaborazione dellAutore da Tavola 6 allegata a [2].

Nel 2008 sono stati quindi immessi in rete 136 mc/anno per abitante, valore che risulta sostanzialmente invariato rispetto al 2005 e al 1999. Il volume erogato per abitante e invece pari a 92
mc/ anno per abitante (+1,2% rispetto al 2005 e +1,0% rispetto al 1999) [1].
Ai fini del presente studio e importante rilevare il valore delle dispersioni di acqua potabile in
rete. ISTAT effettua tale calcolo considerando con riferimento alla quantit di acqua erogata,
ovvero consegnata al consumatore, il volume di acqua prelevato in pi rispetto al necessario
nonch come quota in pi immessa in rete. A livello nazionale, nel 2008 per 100 litri di acqua
erogata allutente, sono necessari 65 litri in pi, ovvero devono essere prelevati 165 litri alla
sorgente di produzione. Con riferimento alle dispersioni di rete, ovvero al rapporto tra acqua
immessa e acqua erogata, nel 2008 sono stati immessi 147 litri a fronte di 100 litri erogati,
ovvero misurati al contatore o consegnati allutente. Con riferimento al nostro oggetto di studio, tale fenomeno riveste notevole importanza se si pensa al consumo energetico dovuto al
prelievo da falda sotterranea e al successivo pompaggio per garantire una adeguata fornitura
alle utenze.
La tabella seguente riporta i volumi annuali dacqua prelevata suddivisi in funzione della tipologia di fonte di approvvigionamento [3]. Tali valori saranno utilizzati per determinare il consumo di energia elettrica nel successivo paragrafo.
Acque sotterranee
Sorgente
Pozzo
Totale

3.461.902 4.436.725

7.898.627

Acque superficiali
Corso
Lago
Bacino
dacqua
naturale artificiale
superficiale
438.478 34.995 738.326

Totale

1.211.799

Acque marine o
salmastre di
superficie

Totale

27.225

9.137.651

Fig. 2 Acqua prelevata per tipologia e fonte di approvvigionamento Anno 1999 (migliaia di mc) Elaborazione dellAutore da [3].

Nella tabella successiva sono riportati i valori prodotti da ISTAT [2] in merito al numero, alla
tipologia e alle dimensioni degli impianti di trattamento delle acque reflue nel 2008. Tali dati
sono utili per determinare lassorbimento di energia elettrica da parte del sistema di depurazione pubblico italiano. Sono quindi esclusi da tale elenco gli impianti a servizio dei singoli eser-

1532

cizi produttivi. Di conseguenza, anche i successivi calcoli dei consumi saranno relativi al solo
servizio idrico integrato.
Primario

Secondario

Numero

Aes

Numero

9.002

2.609.590

6.049

Aes

Terziario
Numero

23.628.150 1.850

Totale

Aes

Numero

Aes

52.264.613

16.901

78.502.352

(a) Gli abitanti equivalenti effettivi riportati in tabella, esprimono il carico inquinante veicolato nelle acque reflue
urbane definite come acque reflue domestiche o il miscuglio di acque reflue domestiche, acque reflue industriali
e/o meteoriche di dilavamento, ai sensi della direttiva 91/271/CEE.
Fig. 3 Tipologia impianti di depurazione delle acque reflue urbane in esercizio e Abitanti equivalenti serviti
(Aes) effettivi per tipologia di trattamento al 31 dicembre 2008 (valori assoluti) (a). Elaborazione dellAutore da
Tavola 10 allegata a [2].

La sottostante tabella riporta invece i carichi inquinanti prodotti dal sistema produttivo e residenziale nazionale. Il confronto tra AES riportati in Fig.3 (pari a 78,5 milioni ) e AETU (pari a
100 milioni) pu dare una dimensione dellincremento potenziale di consumi elettrici assorbiti
dalla depurazione qualora si provvedesse alla depurazione della quota parte di AETU attualmente non ancora serviti.
Fonti di inquinamento

Posti letto Abitanti in


Popolazion
Piccola,
Popolazion Lavoratori alberghi, seconde
Popolazion e presente
Ristoranti
Micro media e
e in case e studenti campeggi e case (non
e bar industria
e residente
non
grande
sparse pendolari
alloggi destinate
residente
industria
per turisti a turisti)
59.832.179 1.806.809 -3.422.070
-240 4.285.919 11.180.278 14.186.014 12.170.415 68.203.605

Abitanti
equivalenti
totali urbani
(Aetu)

Abitanti
equivalenti
totali (Aet)

100.039.304 168.242.909

Fig. 4 Carico inquinante potenziale espresso in termini di Abitante equivalente per fonte di inquinamento
Anno 2008. Elaborazione dellAutore da Tavola 15 allegata a [2].

2.3 Consumi unitari degli impianti di trattamento delle acque e di depurazione pubblici
Nel presente paragrafo sono riportati i valori dei consumi energetici unitari, rapportati alle
unit di volume, relativi alle singole tipologie di impianto cos come ricavati da uno studio
prodotto da EPRI [4]. Si richiama anche larticolo Energy recovery from wastewater treatment
plants in the United States: a case study of the energy-water nexus. [5], nel quale in appendice
sono riportati ulteriori dettagli relativi allo studio di EPRI citato.
Il dato medio del consumo per gli impianti di potabilizzazione suddivisi per taglia si attesta sul
valore medio di 0,35-0,40 kWh/mc. Si rimanda al dettaglio della pubblicazione per lesame
della metodologia di calcolo.

1533

Classe dimensionale impianto


x1.000.000 galloni/giorno
(m3/giorno)

Consumi elettrici unitari


kWh/x1.000.000 galloni (kWh/m3)
1,483 kWh/million gal (0,392
kWh/mc)
1,418 kWh/million gal (0,375
kWh/mc)
1,406 kWh/million gal (0,371
kWh/mc)
1,409 kWh/million gal (0,372
kWh/mc)
1,408 kWh/million gal (0,372
kWh/mc)
1,407 kWh/million gal (0,372
kWh/mc)

1 MM gal/day (3,785 m3/d)


5 MM gal/day (18,925 m3/d)
10 MM gal/day (37,850 m3/d)
20 MM gal/day (75,700 m3/d)
50 MM gal/day (189,250 m3/d)
100 MM gal/day (378,500 m3/d)

Fig. 5 Valori unitari di consumo di energia elettrica per le acque destinate al consumo umano da fonte
superficiale. Elaborazione dellAutore da [4].

Il consumo fortemente influenzato dai costi di pompaggio e immissione in rete, che pesano
per circa l80-85% del totale. Nello studio citato di EPRI [4] il consumo di energia elettrica
per le acque estratte dal sottosuolo stimato in 0,482 kWh/mc ovvero circa il 30% in pi
rispetto alle acque estratte da fonte superficiale. I fattori che determinano il maggior consumo
sono dati dallemungimento tramite pozzi (che incidono per circa il 30% del totale) e dal
successivo rilancio nella rete di distribuzione.
Nella tabella sottostante (Fig.6) sono riportati i valori unitari di consumo relativi agli impianti
di depurazione della acque reflue, suddivisi per tipologia e classe dimensionale.

Classe dimensionale impianto


x1.000.000 galloni/giorno
(m3/giorno)

1 MM gal/day (3,785 m3/d)

Trickling
Filter

Consumi elettrici unitari


kWh/x1.000.000 galloni (kWh/m3)
Fanghi attivi
Fanghi attivi
Fanghi attivi
avanzati
avanzati con
nitrificazione

1,811 (0.479)

2,236 (0.591)

2,596 (0.686)

5 MM gal/day (18,925 m3/d)

978 (0.258)

1,369 (0.362)

1,573 (0.416)

10 MM gal/day (37,850 m3/d)

852 (0.225)

1,203 (0.318)

1,408 (0.372)

20 MM gal/day (75,700 m3/d)


50 MM gal/day (189,250
m3/d)
100 MM gal/day (378,500
m3/d)

750 (0.198)

1,114 (0.294)

1,303 (0.344)

687 (0.182)

1,051 (0.278)

1,216 (0.321)

673 (0.177)

1,028 (0.272)

1,188 (0.314)

2,951
(0.780)
1,926
(0.509)
1,791
(0.473)
1,676
(0.443)
1,588
(0.423)
1,558
(0.412)

Fig. 6 Valori unitari di consumo di energia elettrica per impianti di trattamento delle acque reflue. Elaborazione dellAutore da [4].

1534

2.4 Stima del consumo di energia elettrica nel servizio idrico integrato in Italia
Utilizzando i valori unitari di consumo di energia elettrica e i parametri dimensionali del servizio idrico in Italia, in questo paragrafo si cerca di fornire una stima del consumo energetico da
fonte elettrica assorbito dal servizio idrico integrato a livello nazionale. Per ragioni di semplificazione non viene preso in considerazione lautoproduzione di energia da fonte organica (biogas) interna ai singoli impianti di depurazione e il costo collegato al sollevamento in fognatura
dei reflui collettati. I risultati possono cambiare in funzione del parametro assunto come riferimento per il calcolo, ovvero kWh/AE o kWh/mc, ma tali differenze sono ininfluenti per gli
obiettivi del presente contributo, che ha lobiettivo di produrre una stima di massima del consumo di energia elettrica a livello nazionale.
mc/anno abitante
92 residente
80%
79%

Volume erogato medio


Coefficiente di afflusso in fognatura
Capacit di utilizzo media annua

da [2]
da [2]

Acquedotto (dati da SIA 1999): calcolo in base a indici studio EPRI

Acqua prelevata

Consumi
unitari
kWh/mc

Volumi da [3]
x1.000 mc/anno
9.137.651

Consumi
Totali
kWh/anno

Acque superficiali

1.211.799

0,372

450.789.228

Acque sotterranee

7.898.627

0,484

3.819.776.017

27.225

0,744

20.255.400

Acque salmastre

4.290.820.645
Depurazione
Tipologia di
trattamento
Trattamento
primario
Trattamento
secondario
Trattamento
terziario

Numero

Capacit
(AES)

Consumi
unitari*
kWh/mc

Consumi
Totali
kWh/anno

9.002

2.609.590

0,05

7.554.589

6.049

23.628.150

0,60

820.823.028

1.850

52.264.613

0,80

2.420.841.125
3.249.218.743

* valori
arrotondati
da [4]

1535

Il consumo totale stimabile in circa 7,5 miliardi di kWh/anno, pari al 2,5% del consumo
elettrico nazionale calcolato in 300 miliardi di kWh/anno per il 2009 (fonte Terna, sito internet). Tale valore risulta in linea con quanto reperibile nella letteratura internazionale per paesi
con un grado di infrastrutturazione comparabile a quello italiano.
Il costo totale relativo al consumo di energia elettrica nel servizio idrico integrato, ipotizzando
una tariffa di 0,15 -/kWh, pu essere pertanto quantificato in circa 1-1,1 miliardi di euro/
anno.
Conclusioni
In uno scenario macro-economico che vedr una sempre maggiore competizione per laccesso
alle fonti di energia, il consumo di energia elettrica ha un impatto rilevante nel bilancio nel
servizio idrico integrato. La voce di costo correlata dovrebbe stimolare iniziative volte a perseguire una riduzione dei costi agendo sia sulla riduzione dei volumi movimentati, ovvero riducendo le perdite nelle reti acquedottistiche, sia aumentando lefficienza delle apparecchiature
elettriche e dei processi depurativi in generale. Tali conclusioni sono estendibili anche al di
fuori del perimetro del servizio idrico integrato.
Bibliografia
[1] ISTAT Spese delleconomia italiana per la gestione dei rifiuti, delle acque reflue e delle risorse
idriche. Anni 1997-2009 Statistiche in breve, 23 febbraio 2011, sito ISTAT;
[2] ISTAT Censimento delle risorse idriche ad uso civile. Anno 2008, Statistiche in breve. Relazione e
Tabelle allegate. Sito ISTAT;
[3] ISTAT SIA Sistema Indagini Acque 1999, sito ISTAT;
[4] EPRI Electric Power Research Institute Water & Sustainability (Volume 4): U.S. Electricity
Consumption for Water Supply & Treatment The NeXT Half Century. Tecnical Report. 2002.Sito
EPRI;
[5] Sustainability ISSN 2071-1050 Energy recovery from wastewater treatment plants in the United
States: a case study of the energy-water nexus. Stilwell et al., 2010 www.mdpi.com/journal/Sustainability.

1536

Indagine del Gruppo di Lavoro


Gestione Impianti di depurazione sul
consumo energetico degli impianti di
depurazione: primi risultati
Mentore Vaccari vaccari@ing.unibs.it, Francesco Vitali Universit di Brescia
Riassunto
In Italia il consumo totale nazionale di energia elettrica pari a circa 300 miliardi di kWh; di
questi, si stima che circa il 2% sia assorbito dal servizio idrico integrato. Recentemente in seno al
Gruppo di Lavoro Gestione impianti di depurazione ha preso avvio un sottogruppo che si propone di individuare criteri di progettazione e gestione di impianti di depurazione tesi a minimizzare il loro consumo energetico. A tale scopo stata svolta unindagine tuttora in corso, volta a
rilevare i dati di consumo energetico totale degli impianti e suddivisi per sezione di trattamento.
Il presente articolo illustra i primi risultati dellindagine, riferiti allanno 2009.
Summary
The national total electricity consumption is equal to 300 billion kWh per year. About 2% out of
that amount is consumed by the integrated water service. Recently the working group Gestione
degli impianti di depurazione (Wastewater treatment plants management)started a research aimed
at defining design and management criteria to minimize energy use in WWTPs. A dedicated
survey. is still ongoing with the aim of gathering data about electricity consumption in the existing plants. This paper presents the preliminary results of the survey referred to year 2009.
1. Introduzione
Il piano di ottimizzazione e riorganizzazione dei servizi idrici in atto in Italia ha come obiettivo
quello di creare unindustria matura e competitiva per garantire standard qualitativi in linea
con le richieste degli utenti. Quindi ai gestori degli impianti di depurazione sar richiesta una
spiccata capacit tecnico-gestionale in grado di far fronte a un mercato competitivo nel rispetto di standard qualitativi sempre pi alti.
Lo sviluppo dei processi di trattamento ha permesso di ottenere standard qualitativi degli
effluenti sempre pi stringenti. Il risparmio energetico diventato una pratica necessaria, dal
momento che la richiesta di energia nel nostro paese e nel mondo sta aumentando in modo
pressoch costante.
Il Gruppo di Lavoro Gestione impianti di depurazione, che opera dal 1998 presso la Facolt
di Ingegneria dellUniversit di Brescia e che vede la partecipazione di oltre duecento tra ricercatori universitari, gestori di impianti, esponenti degli Enti di controllo e operatori del settore,
ha recentemente istituito un sottogruppo che si occupa del tema del risparmio energetico nellambito del servizio idrico integrato.
Il presente articolo illustra i primi risultati dellindagine, riferiti allanno 2009.

1537

2. Relazione
2.1 Metodica dindagine
Per ogni impianto sono stati acquisiti i seguenti dati: nome dellimpianto, ente gestore, schema
a blocchi, anno a cui i dati fanno riferimento, carico nnuo di COD in ingresso e uscita dallimpianto, portata annua in ingresso, potenzialit di progetto ed effettiva, e consumo totale annuo
di energia elettrica. Successivamente, per ogni impianto, sono stati calcolati tre indici di consumo energetico specifico, in modo da relazionare i consumi alla caratteristiche del liquame in
ingresso e allabbattimento del COD. Questi sono:
consumo energetico per AE servito[kWh/AE*a];
consumo energetico per m3 di liquame trattato [kWh/m3];
consumo energetico per kg di COD abbattuto [kWh/kgCOD-ABBATTUTO].
Gli impianti sono stati suddivisi in quattro classi di potenzialit: <2.000 AE, 2.000-99.999 AE,
10.000-999.999 AE e >100.000 AE).
2.2 Risultati
Nella prima fase dellindagine, i cui risultati sono riportati di seguito, sono stati raccolti dati
su 94 impianti, principalmente da gestori della Provincia di Brescia (A2A e AOB2) e di
Bergamo (Uniacque). La tabella 1 riporta la distribuzione di tutti gli impianti per classi di
potenzialit.

Potenzialit

Numerosit

Abitanti equivalenti trattati

<2.000

26 (27,7%)

21.938 (0,7%)

2.000-9.999

39 (41,5%)

177.953 (5,9%)

10.000-99.999

18 (19,1%)

542.582 (17,9%)

?100.000

11 (11,7%)

2.283.474 (75,5%)

Totale

94 (100%)

3.118.911 (100,0%)

Tab. 1 Suddivisione degli impianti indagati per classi di potenzialit.

Dalla tabella 1 risulta che la maggior parte degli impianti utilizzati nellindagine riguarda
impianti di potenzialit medio-bassa (41,49%) anche se questi ricoprono solo il 5% di
tutti gli abitanti equivalenti serviti. Gli impianti con potenzialit maggiore 100.000 AE,
pur essendo solo 11,7% del totale, coprono la maggior parte della popolazione equivalente servita (75,5%). La tabella 2 riporta lindice di consumo specifico riferito agli abitanti
equivalenti serviti, suddiviso per classe di potenzialit. Sono riportati i valori minimo,
massimo, medio, la deviazione standard e il coefficiente di variazione. Dalla tabella 2 si
pu notare che i valori medi del consumo specifico diminuiscono allaumentare della potenzialit.

1538

Potenzialit
AE

Min

Consumo annuo di energia elettrica


per abitante equivalente servito (kWh/AE*a)
Max
Media
Dev. Standard

CV

<2.000

9,17

242,87

74,66

58,36

0,78

2.000-9.999

9,39

152,13

60,68

34,68

0,57

10.000-99.999

17,71

159,80

44,07

32,23

0,73

100.000

26,30

79,80

44,17

18,14

0,41

Tab. 2 Consumo annuo di energia elettrica per AE servito.

La tabella 3 riporta lindice di consumo specifico riferito ai metri cubi di refluo trattato, suddiviso per classe di potenzialit. Si pu notare la presenza di un effetto scala, ovvero i valori medi
del consumo specifico diminuiscono allaumentare della potenzialit. La distribuzione dei valori migliora allaumentare della classe di potenzialit. Anche i rispettivi valori massimi e minimi di ogni classe presentano un effetto scala.
Potenzialit
AE

Consumo di energia elettrica per metro cubo trattato (kWh/m3)


Min
Max
Media
Dev. Standard
CV

<2.000

0,05

2,07

0,41

0,41

0,99

2.000-9.999

0,17

1,05

0,46

0,20

0,43

10.000-99.999

0,12

1,06

0,38

0,26

0,68

100.000

0,12

0,74

0,34

0,22

0,65

Tab. 3 Consumo specifico di energia elettrica per m3 di refluo trattato.

Fig. 1 Consumo specifico di energia elettrica per metro cubo trattato.

1539

La tabella 4 riporta lindice di consumo riferito ai kg di COD rimosso, suddiviso per classe di
potenzialit. Si pu notare la presenza di un effetto scala nei consumi energetici riferiti alle rese
depurative del COD, ovvero i valori medi del consumo specifico diminuiscono allaumentare
della potenzialit. La distribuzione dei valori migliora allaumentare della classe di potenzialit. Anche i rispettivi valori massimi e minimi di ogni classe presentano un effetto scala. Molto
pi che per gli indici precedenti presente una differenza fra le varie classi di potenzialit,
poich le rese depurative e lottimizzazione dei processi depurativi aumenta fortemente allaumentare delle dimensioni dellimpianto.
Ci risulta evidente dalla tabella 5, dove sono riassunti i minori consumi energetici medi che gli
impianti a maggiore potenzialit conseguono rispetto ai piccoli impianti.

Potenzialit

Consumo di energia elettrica per kg di COD abbattuto (kWh/kgCOD)

AE

Min

Max

Medio

Dev. Standard

CV

<2.000

0,06

6,16

2,28

1,56

0,68

2.000-9.999

0,27

4,02

1,70

0,97

0,57

10.000-99.999

0,45

4,41

1,19

0,89

0,75

100.000

0,68

2,02

1,13

0,46

0,41

Tab. 4 Consumo specifico di energia elettrica per kg di COD abbattuto.

Consumo specifico di energia elettrica


per abitante equivalente
servito
kWh/AE*a

per metro cubo


trattato
kWh/m3

<2.000

74,66

0,41

2,28

2.000-9.999

60,68

0,46

1,70

10.000-99.999

44,07

0,38

1,19

100.000

44,17

0,34

1,13

Potenzialit
AE

per kg di COD abbattuto


kWh/kgCOD

Tab. 5 Prospetto riassuntivo dei consumi medi per classe di potenzialit.

Conclusioni
Negli impianti di trattamento dei reflui urbani vengono utilizzate numerose apparecchiature
elettromeccaniche, quali pompe, coclee, compressori, etc. Lutilizzo di tali apparecchiature
comporta il consumo di energia elettrica, che, in un impianto di depurazione convenzionale,
incide per circa il 30% sui costi di totali di gestione [1].
Laumento dei costi di approvvigionamento energetico, e la contemporanea introduzione di
limiti pi stringenti che vengono via via imposti per migliorare gli standard di qualit ambientale, ha portato ad un maggior interessamento sul tema del risparmio energetico anche negli
impianti di trattamento dei reflui [2].
I primi dati acquisiti nel corso dellindagine svolta dal Gruppo di Lavoro Impianti di depurazione mostrano che gli impianti con potenzialit minore di 2.000 AE hanno un consumo

1540

specifico per abitante equivalente che varia tra 7 e 243 kWh/AE*a, un consumo specifico per
m3 di refluo trattato compreso tra 0,05 e 2,07 kWh/m3 e un consumo per kg di COD abbattuto
variabile tra 0,46 e 6,16kWh/kg COD.
Per gli impianti con potenzialit compresa fra 2.000 AE e 9.999 AE i consumi relativi agli
abitanti effettivamente serviti variano fra 6,3 e 152 kWh/AE*a, quelli relativi alla portata in
ingresso variano tra 0,07 e 1,05 kWh/m3 e quelli per kg di COD abbattuto sono compresi fra
0,06 e 4 kWh/kgCOD.
In impianti con potenzialit compresa tra 10.000 AE e 99.999 AE i consumi energetici specifici
per abitante equivalente variano da 16,8 e 146,5 kWh/AE*a, quelli relativi alla portata di liquame trattato variano tra 0,18 e 1,06 kWh/m3 e quelli per kg di COD abbattuto fra 0,5 e 4,4
kWh/kgCOD.
Infine, negli impianti con potenzialit maggiore di 100.000 AE i consumi energetici specifici
per abitante servito variano da 16,2 a 73,2 kWh/AE*a, quelli per portata trattata variano tra
0,12 e 0,74 kWh/m3 e quelli per kg di COD abbattuto variano da 0,45 e 2,2 kWh/kgCOD.
Quanto sopra riportato evidenzia che allaumentare della potenzialit dellimpianto si ha una
diminuzione dei consumi specifici riferiti al m3 di refluo trattato e ai kg di COD abbattuti.
Questa tendenza evidentemente dovuta allimpiego di processi depurativi ottimizzati che
caratterizzano gli impianti a maggiore potenzialit.
In particolare rispetto agli impianti con potenzialit minore di 2000 AE, quelli con potenzialit
superiore a 100000 AE presentano, mediamente, una diminuzione del 40% nel consumo relativo agli abitanti serviti, una diminuzione del 20% sul consumo relativo ai metri cubi di refluo
trattato e, infine, una diminuzione del 50% nel consumo per kg di COD abbattuto.
Quindi la rete a monte dellimpianto influenza fortemente il consumo di energia complessivo
e, quindi, necessaria una progettazione integrata (laddove possibile) che tenga conto di questa correlazione, nonch ladozione di ogni sforzo economicamente sensato per ridurre le acque parassite.
Lindagine del Gruppo di Lavoro Impianti di depurazione si propone di individaure anche
la ripartizione dei consumi energetici nelle varie sezioni dimpianto di depurazione. I dati acquisiti finora mostrano che il consumo energetico nei trattamenti di depurazione a fanghi attivi
deriva principalmente dal comparto di aerazione, che incide per il 45-70% sul consumo complessivo, ed per questo motivo che eventuali interventi finalizzati al risparmio energetico
devono essere previsti in primo luogo in questa sezione dimpianto. Una minore incidenza sui
consumi, ma non per questo trascurabile, data dal sollevamento iniziale (10-20%), dal ricircolo del fango (10-15%) e dalla fase di denitrificazione (6-13%).
Bibliografia
[1] Di Pinto A.C. (1986). Corso per dirigenti di impianti di depurazione: aspetti generali, amministrativi, finanziari e di gestione. IIa sessione, Roma, 14-18 aprile 1986.
[2] G. Bertanza, C. Collivignarelli (2006). Le verifiche di funzionalit per lottimizzazione della
depurazione delle acque di scarico urbane. Collana ambiente, vol. 28, ISSN 1121-8215, CIPA ed.,
Milano.

1541

Prospettive di risparmio energetico nelle


reti acquedottistiche e nei sistemi di
collettamento/fognatura
Sergio Papiri papiri@unipv.it, Sara Todeschini
Dipartimento di Ingegneria Idraulica e Ambientale, Universit degli Studi di Pavia

Riassusnto
Un maggiore rigore nelluso della risorsa idropotabile inscindibile dal contenimento energetico
nellintero ciclo idrico urbano. I consumi energetici legati ai sistemi acquedottistici, fognari e di
depurazione rappresentano, infatti, unaliquota importante dei consumi energetici globali e unaliquota ancora pi significativa dei costi di gestione di tali sistemi. Al proposito, questa memoria
indaga alcune scelte che possono essere intraprese in fase progettuale e gestionale dei sistemi
dacquedotto e di fognatura in unottica di contenimento energetico. La comprensione di questi
aspetti fondamentale per individuare azioni combinate di recupero di risorsa idrica ed energetica
supportate da una valutazione tecnica ed economica corretta.
Summary
A more rigorous usage of water is strictly dependent on an energy control concerning the entire
urban water system. Energy consumption related to municipal water system, sewerage, wastewater treatment plant represents an important component of global energy consumption and an
even more significant part of the management costs of these systems. On this topic this manuscript looks into possible choices that can be taken during planning and management of water
supply and sewerage systems in order to limit the energy consumption. Understanding these
aspects is essential to identify joint actions for recovery of water and energy supported by a proper
technical and economic evaluation.
1. Introduzione
I consumi energetici legati alla gestione dei sistemi acquedottistici, fognari e di depurazione
rappresentano unaliquota importante dei consumi energetici globali e unaliquota ancor pi
significativa dei costi di gestione di tali sistemi. A titolo desempio, la California Energy Commission [1] ha condotto uno studio sul territorio per valutare i consumi energetici in ciascuna
fase del ciclo idrico, dal prelievo della risorsa alla depurazione dei reflui, considerando anche il
fabbisogno energetico degli usi finali delle diverse utenze. Il consumo di energia legato alle
attivit connesse allacqua stato quantificato pari al 19% dellintero consumo energetico
della California.
Lentit di questo consumo giustifica, quindi, linteresse sempre crescente nella ricerca di soluzioni tecniche e gestionali atte a ridurre lenergia spesa [1], [2], [3], [4], [5].
Il contenimento energetico nellintero ciclo idrico urbano riveste estrema attualit, prima ancora che per la quantit di energia recuperabile, anche perch inscindibile da un maggiore

1542

rigore nelluso della risorsa idropotabile, concetto espresso dalla Watergy efficiency [2], ovvero il soddisfacimento della domanda dellutenza con il minor impiego possibile di risorsa
idrica e di energia [5].
2. Relazione
2.1 Il risparmio energetico nei sistemi acquedottistici
Il prelievo, la potabilizzazione e la distribuzione della risorsa idropotabile richiedono, in generale, elevati quantitativi di energia. Lanalisi dellenergia necessaria al funzionamento dei sistemi acquedottistici importante dal punto di vista ambientale, oltre che economico, in vista di
azioni mirate al contenimento energetico [5].
Limpiego di energia in un sistema acquedottistico varia in funzione di fattori oggettivi strettamente legati alle caratteristiche del territorio da servire, ma anche in funzione di scelte effettuate in fase di progettazione ed esercizio. Nel seguito si commentano alcune scelte progettuali e
gestionali mirate al risparmio energetico nei sistemi acquedottistici.
2.2 Riduzione delle pressioni nelle reti di distribuzione
In molti sistemi acquedottistici le pressioni in rete sono esuberanti rispetto alle esigenze reali di
distribuzione allutenza. Queste sovrappressioni causano effetti negativi sui consumi energetici degli impianti di pompaggio in rete, sia diretti (prevalenze maggiori di quelle necessarie), sia
indiretti (incremento dei volumi da pompare in rete e da approvvigionare per incremento delle
perdite idriche nella rete di distribuzione).
2.3 Riduzione delle perdite idriche
Tra i fattori che incidono sui consumi energetici dei sistemi acquedottistici, accanto a quelli
legati alla reperibilit della risorsa, allaltimetria del terreno ed allefficienza di impianti e condotte, significativo il ruolo delle perdite idriche in rete [6]. Ad esempio, nel report del Wisconsin
Energy Centre [7] emerge lincidenza rilevante delle perdite idriche sui consumi energetici.
quindi evidente che la riduzione delle perdite idriche (nei sistemi acquedottistici in generale
e nelle reti di distribuzione in particolare) da valori medi attuali che superano il 30% a valori
fisiologici, ovvero pari a circa 10-15% del volume approvvigionato, consente di ridurre i
consumi energetici di unentit pi che proporzionale in quanto riduce sia i volumi da approvvigionare (sovente con sollevamento meccanico) sia i volumi da pompare in rete. Pi contenute portate circolanti in rete implicano anche minori perdite di carico e, quindi, la necessit di
minori pressioni minime da garantire nei nodi di alimentazione del sistema di distribuzione.
2.4 Adeguamento strutturale delle reti di distribuzione
In molti casi, le reti di distribuzione sono sottodimensionate a causa dello sviluppo urbanistico
e, quindi, dellincremento progressivo delle portate richieste dallutenza. Lincremento delle
portate circolanti nel sistema induce, infatti, un incremento circa quadratico delle perdite di
carico in rete. Pertanto, la necessit di garantire prestabiliti valori di pressione minima in tutti
i punti della rete di distribuzione, sovente, ha indotto il gestore ad eseguire lintervento pi
semplice e a pi basso costo di investimento: incrementare le pressioni nei nodi di alimentazione del sistema. Questa scelta ha avuto come ovvia conseguenza un incremento dei consumi
energetici e, in generale, dei costi gestionali. In questo contesto, una via praticabile per il contenimento delle dissipazioni energetiche rappresentata dalladeguamento strutturale della
rete di distribuzione.
Ladeguamento strutturale della rete di distribuzione molto opportuno anche nei sistemi
in cui le pressioni sono molto esuberanti rispetto alle esigenze in gran parte della rete, ad

1543

esempio, per la necessit di servire anche piccole porzioni di territorio urbanizzato poste a
quote altimetriche molto maggiori rispetto al resto dellabitato. In tali casi, la ristrutturazione della rete con la realizzazione di piccoli impianti di rilancio per il servizio delle
utenze in posizione pi sfavorevole consente una riduzione drastica delle prevalenze di
pompaggio per gran parte dei volumi immessi in rete e, di conseguenza, un notevole risparmio energetico.
2.5 Impiego di inverter negli impianti di pompaggio nelle reti di distribuzione
Nei centri abitati di pianura il sistema di distribuzione pu essere costituito, oltre che dalla rete
di distribuzione, da serbatoi pensili, da serbatoi a terra con torrino piezometrico, da serbatoi a
terra con autoclave.
Dal punto di vista dei consumi energetici, le soluzioni migliori sono quelle con serbatoio pensile o con serbatoio a terra con torrino piezometrico in quanto consentono ai gruppi di pompaggio di lavorare con portata costante, ovvero con rendimento massimo (se correttamente
scelti) e conseguente consumo energetico minimo.
Tuttavia, ragioni di natura urbanistica ed economica spesso inducono ad adottare soluzioni
con serbatoio a terra e gruppo di pompaggio che pompa direttamente in rete. Sovente, il funzionamento del gruppo di pompaggio asservito a serbatoi autoclave che avviano e arrestano
in sequenza i singoli gruppi elettropompa in funzione della pressione nei serbatoi autoclave
(pressione variabile con la richiesta di portata del sistema distributore e con i gruppi di pompaggio in funzione). Alla pressione minima tutti i gruppi elettropompa sono in funzione, mentre, allaumentare della pressione (conseguente ad una diminuzione della richiesta) progressivamente i gruppi si arrestano. Dunque, le elettropompe lavorano a portata variabile e, di conseguenza, il rendimento medio diminuisce. Inoltre, le pressioni nel nodo di alimentazione sono
massime quando in realt potrebbero essere minime, ovvero quando la richiesta dellutenza e
le perdite di carico in rete sono minime. evidente che questa modalit funzionamento comporta consumi energetici inutili.
Al contrario, gli inverter, variando il numero dei giri dei gruppi di pompaggio in funzione della
portata richiesta (senza variazioni apprezzabili del rendimento), consentono di mantenere il
carico piezometrico nel nodo di alimentazione della rete pressoch costante e prossimo al
valore minimo necessario associato alla portata massima richiesta dallutenza, diminuendo in
tal modo i consumi energetici. Esistono, poi, degli inverter che consentono una regolazione
proporzionale della pressione in funzione della richiesta dellutenza, riducendo ulteriormente
i consumi denergia.
2.6 Impiego di apparecchiature elettromeccaniche ad elevata efficienza energetica
Per ridurre il consumo energetico nei sistemi di distribuzione opportuno installare delle
apparecchiature elettromeccaniche ad alto rendimento. Si tratta di minimizzare il rendimento
complessivo dellelettropompa, ovvero il prodotto del rendimento del motore elettrico e del
rendimento idraulico. questo prodotto che determina la potenza assorbita dalla rete e, quindi, il consumo effettivo di energia elettrica.
La norma IEC 60034-30 dellottobre 2008 definisce tre classi di efficienza IE International
Efficiency per motori asincroni trifasi a gabbia e singola velocit: IE1 efficienza standard; IE2
alta efficienza; IE3 efficienza Premium.
Con riferimento a motori di piccola potenza, il rendimento aumenta di circa il 5% passando da
un motore in classe IE1 ad uno in classe IE3.
Analogamente, possibile contenere i consumi elettrici scegliendo elettropompe con elevato
rendimento idraulico e in maniera tale che lavorino nellintorno del punto di massimo rendimento.

1544

2.7 Il risparmio energetico nei sistemi di collettamento/fognatura


Come nel caso delle reti dacquedotto, anche nei sistemi fognari limpiego di energia fortemente dipendente dalle caratteristiche del territorio da servire, ma anche dai criteri progettuali
e gestionali implementati. Nel seguito si commentano alcune scelte progettuali e gestionali
mirate al risparmio energetico nei sistemi fognari.
2.7.1 Ottimizzazione della configurazione plano-altimetrica della rete fognaria
Quando la zona da servire piatta e la giacitura del ricettore non consente lo scarico a gravit
di una rete mista attraverso gli scaricatori di piena, il ricorso al sistema separato pu consentire
di limitare i sollevamenti meccanici alle sole acque reflue minimizzando i consumi energetici.
In tal caso, infatti, la fognatura bianca, non presentando problemi di allacciamento, potr essere posata molto superficiale in modo da rendere possibile un suo funzionamento a gravit.
Quando sono presenti zone depresse di estensione modesta rispetto allestensione totale dellarea da servire, il sollevamento meccanico delle acque drenate nelle aree pi basse evita inutili
approfondimenti di tutto il sistema di drenaggio e, quindi, scongiura il sollevamento di volumi
idrici ben pi significativi pi a valle. Questa strutturazione della rete ancor pi raccomandata qualora la falda freatica sia molto superficiale. In questo modo, infatti, si pu limitare lo
sviluppo della rete immersa in falda e, quindi, ridurre linfiltrazione di acque parassite. Anche
in questo caso, dunque possibile contenere i volumi idrici da sollevare meccanicamente.
2.7.2 Riduzione delle acque meteoriche drenate
La riduzione delle portate meteoriche recapitate nei sistemi fognari pu essere perseguito con
molteplici metodi (negli U.S.A. indicati come Storm Water Best Management Practices) che
includono misure non strutturali, essenzialmente finalizzate alla riduzione alla sorgente delle
portate meteoriche e interventi strutturali, consistenti nella costruzione di particolari sistemi e
manufatti. Ogni metodo presenta vantaggi e limitazioni che dipendono dai molteplici fattori
fisici che caratterizzano larea servita e dalle sue connotazioni urbanistiche.
Per le nuove urbanizzazioni di particolare importanza sono le attivit di pianificazione e di
governo del territorio, esercitate dalle Autorit locali al fine di controllare lo sviluppo urbanistico (e.g. lottimizzazione degli schemi viari per ridurre la lunghezza totale delle strade, limpiego di materiali porosi per la pavimentazione di aree a parcheggio, ecc.).
Il contenimento delle portate meteoriche direttamente connesso a minori costi di investimento dellinfrastruttura (diametri dei condotti pi contenuti), a meno frequenti insufficienze della rete di drenaggio esistente, ma anche a minori consumi energetici qualora lassenza di un
recapito superficiale imponesse il sollevamento integrale delle acque meteoriche veicolate in
fognatura.
2.7.3 Riduzione delle infiltrazioni di acque parassite
Le acque di falda freatica si infiltrano attraverso giunti difettosi, condotti e manufatti fratturati,
oppure vengono recapitate quali acque di drenaggio degli scantinati.
La principale fonte di infiltrazione delle acque di falda rappresentata dai condotti di allacciamento che continuano ad essere realizzati in modo mediocre e la cui lunghezza complessiva
supera spesso quella delle fognature pubbliche.
I limiti di tolleranza dellinfiltrazione di acque freatiche per unit di superficie servita dalla rete
di fognatura fissati da diverse citt americane appartengono allintervallo 500-5000 m3/d km2
[8]. I valori minori dei volumi giornalieri di infiltrazione si riferiscono a fognature poste sopra
il livello freatico, mentre quelli maggiori a fognature poste sotto il livello freatico.
Limportanza della riduzione delle infiltrazioni di acque parassite evidente anche solo facendo riferimento ai minori consumi energetici che sarebbero richiesti negli impianti di sollevamento e pompaggio della rete fognaria.

1545

2.7.4 Ottimizzazione degli impianti di sollevamento e di pompaggio


Il dimensionamento di un impianto di sollevamento (o di pompaggio) un problema idraulicamente indeterminato. Pertanto, si ricorre alla condizione di minimo costo, ovvero si sceglie
il diametro della condotta premente che minimizza il costo globale annuo (somma del costo
gestionale e dellammortamento dellinvestimento). Tuttavia, nellottica di minimizzare i consumi energetici, si potrebbe scegliere di assegnare alla condotta premente il diametro massimo
che consente di convogliare la portata di progetto con una velocit (pari circa 1 m/s) che evita
rischi di intasamento e formazione di sacche daria. In genere, il diametro conseguente dallapplicazione di questo criterio non risulta molto differente da quello economicamente pi conveniente.
Le portate di dimensionamento dellimpianto non dovrebbero mai essere inferiori a circa 8 l/
s per consentire limpiego di una condotta premente di diametro non inferiore a 100 mm e ci
al fine di minimizzare i rischi di intasamento. Questo criterio consente, inoltre, di scegliere
delle elettropompe con passaggio libero di almeno 75 mm e, quindi, con rendimenti idraulici
ancora accettabili.
2.7.5 Impiego di dispositivi di lavaggio delle vasche a basso consumo energetico
Una bassa richiesta di energia elettrica uno tra i requisiti pi importanti di un sistema di
pulizia delle vasche volano e di prima pioggia. In generale, tutti i sistemi di lavaggio in commercio sono equivalenti dal punto di vista dei costi di investimento, tuttavia, richiedono impegni
di potenza e consumi di energia molto diversi. I sistemi che agiscono quando la vasca vuota
(lavaggio tramite paratoie, con sistema a depressione, tramite vasche ribaltanti) impegnano
minore potenza e consumano meno energia di quelli che agiscono quando lacqua in vasca
per mantenere e/o riprendere in sospensione i solidi (pulizia mediante mixer ed eiettori). Per
una quantificazione dei consumi pertinenti ciascuna modalit di pulizia si rimanda alla pubblicazione [9].
2.7.6 Impiego di apparecchiature elettromeccaniche ad elevata efficienza energetica
Nel settore della gestione delle acque reflue lattenzione sempre di pi puntata sui
costi connessi ai consumi elettrici e sullemissione di anidride carbonica in atmosfera che ne
deriva. A questi aspetti si associa anche lesigenza di ridurre la probabilit di intasamento delle
elettropompe e, quindi, i rischi conseguenti di tracimazione e sversamento di reflui grezzi con
i danni ambientali che ne derivano.
Per ridurre il consumo energetico negli impianti di sollevamento/pompaggio di acque reflue si
devono installare apparecchiature elettromeccaniche ad elevato rendimento. Come gi richiamato nel Paragrafo 2.5, si tratta di minimizzare il rendimento complessivo dellelettropompa
(prodotto di rendimento idraulico e del motore elettrico).
In molti casi, per aumentare il rendimento idraulico dellelettropompa, il costruttore sceglie di
aumentare il numero di canali della girante. Tuttavia, questa scelta si traduce in una riduzione
del passaggio libero e nelladozione di profili palari poco adatti al pompaggio di reflui fognari.
Daltro canto, dallanalisi di numerosi database, emerge che una percentuale molto significativa delle segnalazioni di guasto in un impianto di sollevamento connessa al blocco della girante per intasamento. Per questa ragione, i gestori degli impianti di sollevamento per acque reflue sono spesso spinti a preferire giranti con un rendimento idraulico anche modesto, per a
vantaggio della riduzione del rischio di bloccaggio.
Per raggiungere un equilibrio fra basso rischio di bloccaggio e consumo energetico contenuto,
il punto di partenza dovrebbe essere la scelta di motori di classe di efficienza massima disponibile sul mercato. Un elevato rendimento motore, infatti, contribuisce a migliorare il rendimento complessivo senza influire sul rischio di bloccaggio. Se poi si esige di aumentare ulteriormente il rendimento complessivo occorre migliorare anche il rendimento idraulico, privile-

1546

giando giranti con profilo palare ottimizzato e comunque con un passaggio libero non inferiore a 75 mm per contenere il rischio di intasamento, soprattutto in assenza di griglie in ingresso
alla stazione di sollevamento.
Conclusioni
Un consistente risparmio energetico nei sistemi acquedottistici e nei sistemi fognari conseguibile mediante oculate scelte progettuali e gestionali. Nei sistemi acquedottistici tali scelte
consistono essenzialmente in un adeguamento strutturale delle reti che consenta una riduzione
delle pressioni nei nodi di alimentazione, nella riduzione delle perdite idriche, nellimpiego di
inverter negli impianti di pompaggio in rete e nellimpiego di apparecchiature elettromeccaniche ad elevata efficienza energetica. Nei sistemi fognari le opzioni possibili includono principalmente lottimizzazione della configurazione plano-altimetrica della rete fognaria che limiti i
sollevamenti meccanici alle sole acque reflue, il contenimento delle acque meteoriche drenate,
la riduzione di infiltrazioni di acque parassite, lottimizzazione degli impianti di pompaggio,
limpiego di dispositivi di lavaggio delle vasche di prima pioggia e volano a basso consumo
energetico e luso di apparecchiature elettromeccaniche ad elevata efficienza energetica.
Bibliografia
[1] Californian Energy Commission CEC (2005). Californias water-energy relationship, CEC-7002005-011-SF;
[2] Barry J. (2007). WATERGY: Energy and water efficiency in municipal water supply and wastewater
treatment, Alliance to save energy;
[3] Kumar G., Karney B.W (2007). Electricity usage in water distribution networks, IEEE Canada
Electrical Power Conference;
[4] NSW (2007). Water supply and sewerage benchmarking report 2005/2006, Department of water
and energy, Sydney;
[5] Bragalli C., Lenzi C., Liserra T., Marchi A., Artina S. (2009). Indicatori di efficienza energetica nei
sistemi acquedottistici, Acqua e Citt 2009, Milano, 6-9 ottobre 2009;
[6] Artina S., Lenzi C., Bissoli R., Bragalli C., Liserra T., Marchi A., Ruggeri F. (2008). Impatto energetico
dei sistemi acquedottistici: ruolo delle perdite idriche. 31 Convegno nazionale di idraulica e costruzioni
idrauliche, Perugia, 9-12 settembre 2008;
[7] Elliott T., Zeier B., Xagoraraki I., Harrington G.W. (2003). Energy use at Wisconsins drinking
water facilities, ECW Report Number 222-1, Madison,Wisconsin;
[8] Fair G.M., Geyer J.C., Okun D.A. (2010) Water and Wastewater Engineering: Water Supply and
Wastewater Removal, 3rd Edition, John Wiley & Sons, Inc., NY, USA;
[9] Papiri S. Todeschini S. (in press) Captulo 13. Reservatrios de primeira chuva. Manual para
Projetos Integrados de Sistemas de guas Pluviais e Esgotos Sanitrios.

1547

Prospettive di risparmio energetico


negli impianti di potabilizzazione
Sabrina Sorlini sabrina.sorlini@ing.unibs.it, Francesca Giardini Universit degli Studi di
Brescia
Riassunto
In un impianto di potabilizzazione convenzionale, circa il 35% dei costi gestionali sono costi
energetici, fra i quali la voce prevalente costituita dai sistemi di pompaggio. Fra i trattamenti,
quelli a maggior consumo energetico sono lozonazione, il trattamento con raggi UV e la filtrazione su membrana. I consumi energetici associati alle fasi di trattamento in un impianto di tipo
convenzionale rappresentano allincirca il 2% del consumo energetico complessivo connesso con
lapprovvigionamento (presa, trattamento e distribuzione). Gli interventi pi rilevanti per il risparmio energetico, pertanto, riguardano principalmente le sezioni di sollevamento in fase di
presa e distribuzione e, in misura minore, nellimpianto di trattamento. Il contenimento dei consumi energetici durante il trattamento pu essere ottenuto attraverso adeguate scelte progettuali
ma anche attraverso una gestione ottimale dei processi.
Summary
About 35% of the operational costs of a conventional drinking water treatment plant (DWTP)
are due to energy consumption, and the pumping stations are the main responsible for this. Ozonation, UV disinfection and membrane filtration are the main energy intensive processes. The
energy consumption of the treatment processes applied in a conventional DWTP represent about
2% of the total energy used for water supply (from catchments to final consumption). The most
relevant strategies for energy saving are mainly addressed to pumping systems for water transport
to the treatment plant and in the final distribution system and, secondly, in the plant. The reduction of energy consumption for water treatment can be obtained by means of appropriate technical choices during DWTP design and appropriate strategies for its management during DWTP
operation.
1. Introduzione
Esiste una forte correlazione fra acqua ed energia: lacqua utilizzata per la produzione di
energia, ma lenergia a sua volta necessaria per la gestione dellacqua. Con il generico
termine gestione dellacqua si intendono le attivit che compongono il ciclo idrico integrato:
presa, sollevamento, trattamento, distribuzione dellacqua potabile nonch collettamento, trattamento e scarico delle acque reflue.
Negli Stati Uniti stato stimato che circa il 4% dellenergia prodotta impiegata per la distribuzione e il trattamento dellacqua. A titolo di esempio si riporta il caso della California [1], in
cui i consumi energetici nel ciclo idrico integrato sono cos suddivisi: 0 67% destinato al
sollevamento e al trasporto dellacqua allimpianto, 5 6% al trattamento delle acque potabili,
5 37% alla distribuzione delle acque potabili, 19 58% al collettamento e trattamento delle

1548

acque reflue e 0 1,7% allo scarico finale delleffluente trattato. Per quanto riguarda pi nello
specifico la fase di trattamento, in Figura 1 viene riportata una indicazione della suddivisione
dei costi gestionali in un impianto di potabilizzazione, messo a confronto con un impianto di
depurazione. Si evince che il costo legato allenergia tra le voci prevalenti e risulta del 34%,
essendo generalmente compreso il 20 e il 75% del costo operativo totale sostenuto per la
produzione di acqua potabile.

Fig. 1 Costi gestionali in un impianto di potabilizzazione (a sinistra) ed in un impianto di depurazione convenzionali (a destra) [2].

Il presente lavoro si concentrer sullanalisi dei consumi energetici connessi con lapprovvigionamento idropotabile, con particolare riferimento alle operazioni di trattamento applicate per
il miglioramento della qualit dellacqua.
2. Relazione
2.1 Consumi di energia negli impianti di potabilizzazione
In un sistema di approvvigionamento idropotabile, che comprende tutte le operazioni che
vanno dal prelievo dellacqua alla fonte fino alla consegna finale allutenza (contatore), la maggior parte dellenergia consumata associata alle operazioni di sollevamento. Le pompe sono
impiegate per il sollevamento dellacqua grezza, per il trasporto dellacqua trattata e per eseguire il controlavaggio dei filtri.
Una stima della distribuzione dei costi energetici relativi alle attivit per la potabilizzazione e la
fornitura di unacqua potabile mostrata in Figura 2.

Fig. 2 Costi energetici relativi alle attivit per la potabilizzazione e la fornitura di unacqua potabile: esempio
dellimpianto di San Diego (California) [3 mod.].

1549

Nelle Tabelle 1 e 2 sono mostrati in dettaglio i consumi energetici relativi ai principali trattamenti adottati per la potabilizzazione di unacqua di superficie e per unacqua sotterranea, in
funzione della portata di acqua prodotta. Il tipo di acqua trattata influisce sui consumi, mostrando una richiesta di energia superiore negli impianti per il trattamento di acque sotterranee
rispetto a quelli per acque superficiali. In generale, stimato un consumo approssimativo di
0,37-0,40 kWh/m3 per le acque superficiali e di 0,48 kWh/m3 per le acque sotterranee. La voce
che incide maggiormente il sollevamento iniziale, che, nel caso delle acque sotterranee, generalmente posto a elevate profondit dal piano campagna.
Nellanalisi mostrata in Tabella 2 si considera, come unico trattamento, la clorazione. In realt,
nel contesto attuale, sempre pi probabile ritrovare filiere di trattamento caratterizzate da
una maggiore complessit impiantistica. quindi ragionevole pensare che al giorno doggi, a
maggior ragione, un impianto per il trattamento di acque sotterranee consumi pi energia di
un impianto convenzionale per il trattamento delle acque superficiali.
Unaltra considerazione che emerge dai dati delle Tabelle 1 e 2 riguarda la portata di acqua
prodotta, il cui aumento influisce fortemente sui consumi energetici.
Fase
Sollevamento iniziale
Miscelazione rapida
Flocculazione
Sedimentazione
Dosaggio coagulante
Dosaggio polielettrolita
Dosaggio calce
Pompe di lavaggio filtro
Pompe di controlavaggio
Pompaggio acqua trattata
Clorazione
Pompaggio residui
Pompe ispessimento fanghi
Totale

3,8
121
41
10
14
9
47
9
8
13
1205
2
4
n.a.
1483

Portata di acqua prodotta (*103 m3/d)


19
38
76
190
602
1205
2410
6027
176
308
616
1540
51
90
181
452
44
88
175
438
10
10
20
40
47
47
47
47
11
12
13
15
40
77
153
383
62
123
246
657
6027
12.055
24.110
60.273
2
2
2
4
20
40
80
200
n.a.
n.a.
123
308
7092
14.057
28.176
70.384

380
12.055
3080
904
876
80
47
16
767
1288
120.548
8
400
616
140.685

Tab. 1 Consumi energetici (kWh/d) per impianti di trattamento di acque superficiali [4].

Fase
Sollevamento iniziale
Clorazione
Pompaggio in rete
Totale

Portata di acqua prodotta (*103 m3/d)


3,8
19
38
605
3025
6050
9
45
93
1210
6050
12.100
1824
9120
18.243

76
12.100
186
24.200
36.486

Tab. 2 Consumi energetici (kWh/d) per impianti di trattamento di acque sotterranee [4].

Analizzando il caso di un impianto di trattamento di acque superficiali di tipo convenzionale


con una portata di 38.000 m3/d (Tabella 1), si ottiene un consumo giornaliero di 14.057 kWh,
equivalente ad un consumo specifico 0,371 kWh/m3. Il consumo maggiore imputabile al
pompaggio di acqua trattata in rete, che equivale allincirca all80-85% del consumo elettrico
totale [5]. Per il trattamento di acqua sotterranea stato stimato un consumo medio di 0,482
kWh/m3 [5].

1550

Fra i trattamenti per la potabilizzazione, quelli che comportano il maggior consumo energetico
sono lozonazione, il trattamento con raggi UV e la filtrazione su membrana (Tabella 3). Negli
impianti che presentano tecnologie di trattamento avanzate, il costo dellenergia stato stimato pari a circa 0,106-1,820 kWh/m3. Questi valori cambiano molto in funzione delle caratteristiche dellacqua trattata e della componentistica di ciascun trattamento. Fra i trattamenti avanzati, il meno dispendioso dal punto di vista energetico il trattamento a raggi UV mentre i pi
costosi sono il trattamento ad osmosi inversa e lelettrodialisi inversa. Per i trattamenti a membrana il consumo di energia strettamente correlato alla pressione di alimentazione e alla qualit
dellacqua da cui dipendono le operazioni di lavaggio delle membrane. Il consumo energetico nei
sistemi di ozonazione dipende dalla tipologia di gas alimentato al generatore [6].

Trattamento

Processo o componenti

Disinfezione UV
Ozonazione

Sistemi a media pressione


Alimentazione con O2 liquido
Alimentazione con O2 liquido ad alta purezza
Alimentazione con aria
Pompe, sistema di lavaggio

Microfiltrazione/
Ultrafiltrazione
Osmosi inversa
Elettrodialisi inversa

Pompe di alimentazione
Membrane piane con
potenziale elettrico

applicazione

di

Consumo specifico di
energia (kWh/m3)
0,005-0,040
0,005-0,013
0,016-0,021
0,029-0,042
0,132-0,264
0,105-0,185
0,132-3,434
1,136-3,434

Tab. 3 Consumi energetici per i processi di trattamento avanzati [6].

2.2 Disinfezione con raggi UV


Per le lampade a bassa pressione, circa il 35-40% dellenergia consumata impiegata per la
generazione delle radiazioni, mentre la quota rimanente di energia produce calore. Lenergia
richiesta per una inattivazione sufficiente dei microorganismi funzione di una serie di parametri: qualit dellacqua, trasmittanza, portata e limiti di qualit da rispettare. Generalmente,
lenergia richiesta per i sistemi a raggi UV a bassa pressione varia fra 0,02 e 0,03 kWh/m3.
Per le lampade a media pressione, circa il 15-25% dellenergia consumata impiegata per la
produzione della radiazione. In generale, lenergia necessaria per sistemi a media pressione
circa pari a 0,04 kWh/m3 [4].
2.2.1 Disinfezione con ozono
La generazione di ozono comporta elevati consumi energetici. Mediamente sono necessari
17,6 kWh/kg di ozono prodotto (1-4% in peso), anche se i consumi dipendono dal tipo di
generatore impiegato, dalla quantit prodotta e dalla concentrazione di ozono.
Lenergia richiesta per lessiccamento dellaria circa pari a 6,6 kWh/kgO3. Il raffreddamento
del generatore richiede circa dall1 al 5% del costo di generazione.
Lenergia richiesta per il bacino di contatto dipende dalla tipologia di diffusori adottati: gli
iniettori consumano una certa quantit di energia, al contrario dei diffusori a bolle. I distruttori
termo-catalitici consumano circa 4,4 kWh/kgO3. In totale, per una dose di 10 mg/L di O3,
sono necessari circa 0,13 kWh/m3 mentre, per una dose di 5 mg/L di O3, sono necessari circa
0,07 kWh/m3. La generazione a partire da ossigeno liquido richiede minori costi energetici
rispetto a quella in cui si impiega aria perch i costi di preparazione dellaria sono nettamente
superiori di quelli dellossigeno [4].

1551

2.2.2 Sistemi a membrana


I maggiori consumi elettrici per i sistemi a membrana sono associati alle pompe di pressurizzazione dellacqua in ingresso alle membrane. Il trattamento ad osmosi inversa per la desalinizzazione di unacqua (da una concentrazione salina media in ingresso di 36000 mg/L ad una
salinit nellacqua trattata di 800 mg/L) richiede circa 36,5 kWh/m3 di energia [7].
2.3 Criteri per il risparmio energetico
Dal momento che i maggiori consumi energetici in un sistema di approvvigionamento idropotabile sono imputabili alle fasi di sollevamento, ne consegue che le principali soluzioni applicabili per la loro riduzione riguardano gli aspetti idraulici e le componenti impiantistiche dei
sistemi di sollevamento. Tra le opzioni di maggiore interesse si citano: impiego di motori ad
alto rendimento; scelta corretta delle pompe; azionamenti ad alta efficienza energetica; corretto dimensionamento dei cavi elettrici; corretta manutenzione dei sistemi di sollevamento; continuit del servizio, ecc..
Questi aspetti, senzaltro di primario interesse per il risparmio energetico, non vengono trattati
in questa relazione che si limita a valutare le possibilit di contenere i consumi di energia
associate alle operazioni di trattamento dellacqua.
Le principali strategie per il contenimento dei consumi energetici in un impianto di potabilizzazione possono essere applicate in fase di progettazione o di gestione.
Durante la progettazione i criteri generali consistono nel:
valutare la scelta dei processi di trattamento non solo in funzione della qualit dellacqua e
degli obiettivi di qualit da raggiungere ma anche tenendo conto dellimpatto complessivo dei
processi di trattamento sia in termini di costi di trattamento che di consumi energetici. Riguardo a questo, importante anche valutare la effettiva necessit di applicare trattamenti che
comportano maggiori consumi energetici rispetto a quelli tradizionali;
valutare la collocazione ottimale, allinterno di una filiera, dei processi di trattamento a cui
sono associati i maggiori consumi di energia. Per esempio, un filtro a sabbia collocato a valle di
una filtrazione per contatto o in linea comporta consumi energetici maggiori rispetto al caso in
cui venga collocato a valle della coagulazione/flocculazione e sedimentazione; questo avviene
perch nel secondo caso il minore carico di solidi nellacqua da filtrare consente di ridurre la
frequenza dei cotrolavaggi del filtro e, conseguentemente, i consumi di energia;
scegliere, a monte del tipo di trattamento, il tipo di fonte da utilizzare per lapprovvigionamento, valutando anche limpatto economico complessivo che ne deriva, sia in termini di costo
di trattamento che di consumi energetici.
In fase di gestione, il funzionamento di un impianto pu essere ottimizzato in modo da ridurre
i consumi energetici di alcuni trattamenti. A titolo di esempio, nel seguito si riportano alcuni
interventi applicabili:
per esempio, un trattamento che comporta significativi consumi in un impianto di tipo convenzionale la filtrazione su sabbia, per effetto delle operazioni di controlavaggio. La riduzione dei consumi energetici pu essere effettuata attraverso una ottimizzazione delle operazioni
di controlavaggio dei filtri, sia in termini di frequenza che di modalit. Lottimizzazione delle
modalit di controlavaggio deve puntare al contenimento del consumo di acqua e di energia.
Altro aspetto importante consiste nel limitate le operazioni di controlavaggio nel periodo di
minore consumo energetico (per es. nel corso delle ore notturne);
anche per i sistemi di filtrazione mediante membrana, ai quali sono generalmente associati
elevati consumi di energia, possibile in fase di gestione puntare alla loro riduzione attraverso
il miglioramento della qualit dellacqua a monte (con adeguati pretrattamenti, quali coagulazione, flocculazione, prefiltrazione, ecc.). Grazie al minore carico di solidi presente nellacqua
sulla membrana si garantiscono regolari condizioni di flusso e di pressione transmembrana con
il vantaggio di diradare le operazioni di lavaggio (sia il lavaggio pi frequente e pi blando, sia

1552

quello periodico pi spinto) e di ridurre i consumi di energia ad esse associate;


un altro esempio riguarda per esempio i sistemi di trattamento mediante radiazioni UV per
i quali limpiego di adeguati pretrattamenti su acque caratterizzate dalla presenza di solidi
risulta efficace per migliorare la trasmittanza dellacqua. Ad esempio, nei sistemi a media pressione, una riduzione del 25-33% dei consumi di energia pu essere ottenuta aumentando la
trasmittanza dal 50% al 65% (con consumi ridotti da valori rispettivamente di 0,08 kWh/m3 a
0,095 kWh/m3) [4].
Conclusioni
In un sistema di approvvigionamento idropotabile il consumo energetico associato allimpianto di trattamento rappresenta una minima parte, circa il 2% del consumo complessivo. Nel
caso in cui vengono applicati trattamenti a maggiore consumo energetico (ozono, lampade UV,
membrane) i consumi aumentano ma, in ogni caso, la componente di consumi maggiore rimane associata alle pompe per i sistemi di sollevamento. Tuttavia, per i gestori del servizio, risulta
di interesse adottare misure per la riduzione dei consumi anche in fase di trattamento soprattutto per quei processi a maggiore consumo energico. Le strategia adottabili prevedono scelte
progettuali e costruttive adeguate gi in fase di progetto nonch criteri gestionali mirati alla
riduzione dei consumi attraverso il miglioramento della qualit dellacqua per mezzo dei trattamento, oppure lottimizzazione delle procedure di lavaggio dei sistemi di filtrazione, oppure
la programmazione temporale di tali operazioni secondo logiche ottimizzate per il risparmio
energetico.
Bibliografia
[1] U.S. Department of energy (2006). Energy demands on water resources. Report to congress on the
interdependency of energy and water;
[2] OConnor K. (2007). Improving the energy efficiency of your municipal treatment facilities. NYS
Energy research & development authority (NYSERDA);
[3] Cohen R., Nelson B., Wolff G. (2004). Energy down the drain The Hidden Costs of Californias
Water Supply. NRDC;
[4] Elliott T., Zeier B., Xagoraraki I., Harrington G.W. (2003). Energy use at Wisconsins drinking
water facilities. ECW Report Number 222-1;
[5] Goldstein R., Smith W. (2002). Water & Sustainability (Volume 4): U.S. electricity consumption for
water supply & treatment The next half century. Topical Report 1006787. EPRI;
[6] Chang Y.J., Reardon D.J., Kwan P., Boyd G., Brant J., Rakness K.L., Furukawa D. (2008). Evaluation of dynamic energy consumption of advanced water and wastewater treatment technologies. AWWA
Research Foundation;
[7] Greenlee L., Lawlor D., Freeman B., Marrot B., Moulin P. (2009). Reverse osmosis desalination:
Water sources, technology, and todays challenges. Water Research, Vol. 43, pp. 2317-2348.

1553

Prospettive di risparmio energetico negli


impianti di depurazione
Giorgio Bertanza giorgio.bertanza@ing.unibs.it Universit degli Studi di Brescia
Riassunto
In un impianto di depurazione convenzionale, circa un terzo dei costi gestionali imputabile ai
consumi energetici e, di questi, circa il 50% dovuto al sistema di insufflazione dellaria. Recenti
indagini hanno dimostrato che, proprio nella fornitura daria, spesso esistono notevoli margini di
ottimizzazione. Tra gli interventi da segnalare in proposito si citano ladozione di diffusori a maggiore efficienza e limpiego di sistemi di regolazione intelligente della fornitura di ossigeno. Pi
in generale, a livello di ricerca, si propongono vari sistemi di recupero energetico che interessano
diverse fasi dellimpianto ma che, allo stato attuale, non trovano ancora applicazione concreta. La
possibilit di massimizzare lo sfruttamento del contenuto energetico dei fanghi (associato alla
frazione solida volatile), attraverso digestione anaerobica e combustione, ostacolata da un bilancio energetico complessivo non positivo (soprattutto per la forte presenza di acqua).
Summary
In a conventional wastewater treatment plant, power consumption accounts for about 30% of
operative costs, half of which are due to air supply. Recent surveys have shown that in many cases
air supply could be optimized. Among the most interesting solutions the following can be considered: the use of more efficient diffusers and the adoption of intelligent air pumping control
systems. Many researchers have proposed other techniques for energy recovery in a wastewater
treatment facility; nevertheless, at present, they are still not applied at the full scale. Waste sludge
energy potential (related to the volatile solids content) can be exploited by means of anaerobic
digestion and combustion, but the global energy balance is negative mainly due to the high water
content.
1. Introduzione
Lesame del bilancio energetico complessivo di un impianto di depurazione richiede di definire
il bilancio di massa (liquame in ingresso, liquame depurato in uscita, fango estratto, aria introdotta, flussi gassosi) e i contenuti energetici dei diversi stream, le trasformazioni biochimiche
che si verificano nel processo, gli input di energia dallesterno (es. per la fornitura dellaria) ecc.
Una valutazione dettagliata , come si pu immaginare, piuttosto complessa.
In questa breve memoria si far riferimento solamente ad alcuni aspetti principali: i consumi di
energia elettrica e la produzione/utilizzo del biogas.
Inoltre, per esigenze di sintesi, gli argomenti verranno solamente accennati, con lintento non
certo di fornire una panoramica esaustiva, bens di dare, attraverso la breve presentazione di
alcuni dati ed esempi, spunti di riflessione per ulteriori indispensabili approfondimenti.

1554

2. Relazione
2.1 Consumi e produzione di energia negli impianti di depurazione
noto, dalla letteratura e dalle esperienze gestionali, che, in un impianto di depurazione convenzionale che tratta acque reflue urbane, circa il 30% dei costi gestionali imputabile ai consumi
energetici e, di questi, circa il 50% dovuto al sistema di insufflazione dellaria (v. Fig. 1).
Come ordine di grandezza, i consumi di energia elettrica variano nellintervallo 0,40 0,70
kWh/m3, a seconda del tipo di impianto e della dimensione.
Si ricorda tra laltro che sono disponibili formule di calcolo dei consumi delle diverse fasi di
trattamento di un impianto [2].
Nel caso di impianti dotati di trattamenti spinti per la depurazione delle acque di scarico, i
quantitativi richiesti di energia elettrica risultano essere superiori. Se ad esempio il trattamento
biologico finalizzato alla rimozione dei nutrienti e limpianto dotato di filtrazione finale, il
quantitativo di energia elettrica utilizzato per le fasi di aerazione, sollevamento e trattamento dei
fanghi risulta superiore del 30-50% rispetto ad un tradizionale processo a fanghi attivi (Fig. 2).
Una recente indagine [3] ha evidenziato (v. Fig. 3) la forte incidenza che possono avere, sui
consumi complessivi, i trattamenti aggiuntivi, come ad esempio lessiccamento termico dei
fanghi (impianto 10) e lossidazione chimica terziaria (impianto 6). Lozonazione terziaria, in
particolare, pu incidere per qualche centesimo di Euro al metro cubo, considerando solo le
voci di puro esercizio (energia elettrica e ossigeno) [4], [5].
Infine, in merito alla tipologia di impianto, rispetto ai sistemi a fanghi attivi convenzionali, gli
impianti che utilizzano membrane di ultrafiltrazione (MBR) comportano consumi energetici
ben pi elevati, mentre in una fascia intermedia si collocano i sistemi di biofiltrazione.

Fig. 1 Distribuzione dei consumi energetici in un impianto di depurazione convenzionale [1].

1555

Fig. 2 Confronto fra lenergia elettrica impiegata in diverse tipologie di processo di trattamento in funzione
della portata [1].

Fig. 3 Consumi energetici annui specifici (calcolati rispetto al carico effettivo in ingresso) di impianti di
depurazione disposti in ordine decrescente rispetto al carico trattato [3].

Per quanto riguarda la produzione di energia in un impianto di depurazione convenzionale, si


fa essenzialmente riferimento alla possibilit di utilizzare il biogas laddove sia presente la dige-

1556

stione anaerobica. Sono ben note, agli addetti ai lavori, le inefficienze che spesso caratterizzano
queste fasi di trattamento (a fronte peraltro di esempi dove, viceversa, tale comparto funziona
egregiamente). Come dati di riferimento per valutare lefficienza complessiva del sistema di
digestione anaerobica e produzione di energia, si possono considerare i seguenti valori: fino a
35 Wh/AEtrattato/d per lenergia elettrica e fino a 95 Wh/AEtrattato/d per lenergia termica [6].
2.2 Possibilit di risparmio energetico
In una recente indagine condotta dallUniversit di Brescia per conto di APAT (oggi ISPRA)
[6] emerso come nella fornitura di aria, che, come visto, rappresenta la voce di costo principale nei sistemi convenzionali, si verifichino spesso inefficienze, dal punto di vista energetico.
Lottimizzazione di questo segmento di impianto rappresenta quindi un obiettivo importante
in molte situazioni. Spesso questo compito facilitato dallesistenza di ampi margini di miglioramento in tal senso.
In questa sede ci si limita a considerare, perch concretamente realizzabili, due tipi di interventi: la sostituzione dei diffusori e lottimizzazione della regolazione della fornitura daria.
Per quanto riguarda il primo punto, si vuole sottolineare che, per valutare i benefici energetici
reali conseguibili con ladozione di diffusori a maggiore resa (SOTE), importante prendere in
esame tutti i fattori che concorrono a determinare la richiesta effettiva di energia: in particolare, non deve essere considerato soltanto lincremento della SOTE, che evidentemente gioca a
favore, ma si deve anche calcolare lincidenza negativa (sui consumi) che deriva da una probabile diminuzione del fattore a e dalleventuale aumento della pressione di mandata dei compressori (se si verifica una maggiore perdita di carico sui diffusori).
Per quanto riguarda la regolazione della fornitura daria, si vuole rilevare che, in diversi impianti, anche di taglia medio-grande, lassetto delle apparecchiature (numero e velocit dei
compressori, posizionamento delle valvole ecc.) viene effettuato manualmente e su basi empiriche. Nei sistemi pi evoluti, si prevede la regolazione in automatico delle condizioni di funzionamento delle soffianti a lobi (con inverter) o turbo-compressori (es. variando il posizionamento delle palette della centrifuga e/o la velocit di rotazione, con inverter, in risposta a una
variazione di posizione di una valvola motorizzata posta sul collettore di mandata), in relazione
ad un set-point dellossigeno disciolto impostato manualmente. Ulteriori importanti benefici
(ovvero risparmi energetici) potrebbero conseguirsi aggiungendo, a un sistema di questo tipo,
una regolazione supplementare (ovvero una variazione nel tempo) del set-point dellossigeno
disciolto, sulla base delle effettive esigenze di processo, valutate attraverso la misura di un altro
parametro. Su questo principio si basa il sistema brevettato Oxy Fuzzy [7], con gi alcune
importanti applicazioni a scala reale.
doveroso poi ricordare che, a livello di ricerca scientifica, si sta anche verificando lapplicabilit di numerosi sistemi di produzione di energia in varie fasi di un impianto (es. celle a
combustibile, sfruttamento dei dislivelli per inserire nanoturbine, produzione di idrogeno dalla digestione dei fanghi ecc.); va per chiarito che, allo stato attuale, questi sistemi non trovano
ancora applicazione concreta.
2.3 Sfruttamento del contenuto energetico dei fanghi
Molto allettante sembrerebbe la possibilit di sfruttare il contenuto energetico dei fanghi, che
essenzialmente associato alla frazione solida volatile (con un potere calorifico inferiore secco
dellordine di 4.600 kcal/kg [8]). Grossi vincoli a questo sfruttamento sono per connessi alla
presenza della frazione solida inerte e, soprattutto, alla forte presenza di acqua (che anche,
dopo disidratazione meccanica, rappresenta circa l80% in peso del totale). Lo sfruttamento
energetico pu essere di tipo biologico (digestione anaerobica con produzione di biogas) e/o

1557

chimico-fisico (essiccamento-combustione) (Fig. 4). Per i motivi appena segnalati, il bilancio


energetico complessivo di questi trattamenti non per positivo, a meno di fare ricorso a
sistemi particolari (es. idrolisi dei fanghi a monte della digestione, disidratazione meccanica
spinta ecc.).

Fig. 4 Schema delle possibilit di sfruttamento del contenuto energetico dei fanghi attraverso digestione
anaerobica (con produzione di biogas) e combustione. SV = solidi volatili, SNV = solidi non volatili. I valori
numerici sono riferiti a 100 parti di fango tal quale.

Conclusioni
Il trattamento delle acque di scarico avviene con consumi energetici che sono molto influenzati
dalla tipologia impiantistica, dai limiti da conseguire, dalla presenza o meno di trattamenti
aggiuntivi (rispetto alla configurazione convenzionale), ma, soprattutto, dalle condizioni di
funzionamento degli impianti. Anche tralasciando le soluzioni pi innovative, peraltro in genere ancora in fase di studio, esistono oggi concrete possibilit di risparmio energetico attraverso
limpiego di macchinari e dispositivi pi efficienti e ladozione di sistemi di controllo automatico per le fasi pi energivore (es. laerazione), come testimoniato da diverse applicazioni. Linvestimento per ladeguamento degli impianti viene in breve tempo ripagato dai risparmi conseguiti. Anche la produzione di energia in digestione anaerobica (laddove presente) pu essere
incrementata ottimizzando il funzionamento di questo comparto.
Occorre per sbloccare una situazione che troppo spesso, senza una visione lungimirante,
rende difficoltoso investire nellupgrading gestionale (in primis) e tecnologico degli impianti di
depurazione.
Bibliografia
[1] Metcalf & Eddy (2006). Ingegneria delle acque reflue Trattamento e riuso. IV edizione Ed.
McGraw-Hill;
[2] Nuovo Colombo (2003). Manuale dellingegnere, 84a edizione volume 3. Ed. Hoepli, Milano;
[3] G. Bertanza, C. Collivignarelli (2006). Le verifiche di funzionalit per lottimizzazione della
depurazione delle acque di scarico urbane. Collana ambiente, vol. 28, ISSN 1121-8215, CIPA ed.,
Milano;

1558

[4] STOWA, Exploratory study for wastewater treatment techniques and the European water framework
directive (Publicaties van de STOWA, Utrecht, 2005;
[5] G. Bertanza, R. Pedrazzani, M. Papa, G. Mazzoleni, N. Steimberg, L. Caimi, C. Montani, D.
Dilorenzo (2010). Removal of BPA and NPnEOs from secondary effluents of municipal WWTPs by
means of ozonation. Ozone Science and Engineering, vol. 32, n. 3, May-June, 204-208;
[6] C. Collivignarelli, G. Bertanza, M.C. Collivignarelli, S. Zanaboni, A. Abb (2009). Lottimizzazione
del servizio di depurazione delle acque di scarico urbane: massimizzazione dei recuperi di risorsa (acque
e fanghi) e riduzione dei consumi energetici. Rapporti, ISPRA, vol. 93, pp. 327;
[7] P. Baroni, G. Bertanza, C. Collivignarelli, V. Zambarda (2006). Process improvement and energy
saving in a full scale wastewater treatment plant: air supply regulation by a fuzzy logic system.
Environmental Technology, Vol. 27, pp. 733-746;
[8] G. Mininni, M.C. Tomei, C.M. Braguglia (2006). Ottimizzazione di un processo combinato di
essiccamento e incenerimento di fanghi urbani. RS-Rifiuti Solidi, vol. XX, n.1, gennaio-febbraio, 31-39.

1559

Monitoraggio dei consumi energetici


in impianti di depurazione di diversa
potenzialit
Paola Foladori paola foladori@ing.unitn.it -Dipartimento di Ingegneria Civile ed Ambientale,
Universit di Trento

Riassunto
Viene presentata la diagnosi dei consumi energetici rilevati in impianti di depurazione di diversa
potenzialit. Sono stati analizzati 63 impianti di potenzialit tra 50 a 120.000 AE, e sono riportati
in dettaglio i consumi energetici di 4 casi di studio relativi ad impianti di potenzialit compresa tra
1050 e 120.000 AE. emerso che il comparto di sollevamento pu incidere per il 10-40% dei
consumi elettrici totali, con consumi maggiori nel caso di convogliamento allimpianto di acque
bianche o acque parassite (aumento di 3 volte rispetto a impianti con solo acque nere). Nella linea
acque il maggior consumo elettrico avviene, come atteso, nel comparto biologico, con un consumo
elettrico per le sole soffianti di 33-69% dei consumi elettrici complessivi (per impianti con potenzialit > 20.000 AE).
Summary
The investigation of energy consumption in some wastewater treatment plants (WWTPs) of various capacities is presented in this paper. 63 WWTPs with capacity in the range 50-120.000 PE
were monitored. For 4 WWTPs with capacity in the range 1050-120.000 PE, the energy consumption was given for each stage and unit. Pumping accounts for 10-40% of the total energy
consumption, and the higher values are due to the presence of stormwater and infiltrations (3
times higher). In the treatment of wastewater the higher energy consumption occurs in the biological stage, where aeration accounts for 33-69% of the total energy consumption in WWTPs with
capacity > 20.000 PE.
1. Introduzione
Il crescente interesse verso i consumi energetici del servizio idrico integrato ed in particolare
negli impianti di depurazione principalmente motivato dai costi crescenti dellenergia e dalle
emissioni di gas serra in seguito al consumo energetico. Nel servizio idrico integrato (potabilizzazione, acquedotto, fognatura e depurazione) si ritiene spesso che limpianto di depurazione
sia quello che contribuisce maggiormente ai consumi energetici dellintero servizio, in quanto
dotato di numerose apparecchiature elettromeccaniche adibite a sollevamento/ossidazione/
miscelazione/movimentazione di acque e fanghi. Ci spesso confermato, ma in alcuni casi
possono essere lunghe reti acquedottistiche con significativi pompaggi a contribuire in misura
prevalente ai consumi energetici dellintero servizio idrico. Conoscere in dettaglio i consumi
energetici degli impianti di depurazione esistenti rappresenta il punto di partenza per proporre soluzioni e strategie di risparmio energetico, valutare la possibilit di produrre/recuperare

1560

energia e, in un futuro, proporre filiere di impianti di depurazione energeticamente autonome


(energy self-sufficient plants [1]), come gi realizzato in alcuni impianti austriaci. In questo
contributo vengono presentati alcuni casi di studio inerenti la diagnosi dei consumi energetici
in impianti di depurazione di diversa potenzialit da 50 a 120.000 AE ( 3); il 2 riporta
lapproccio utilizzato per valutare i consumi energetici in specifici comparti dellimpianto di
depurazione, mentre nel 4 si riportano i valori stimati.
2. Relazione
2.1 Piano di monitoraggio dei consumi elettrici in un impianto di depurazione
Negli impianti di depurazione sempre presente un contatore dellenergia elettrica consumata
e quindi si dispone agevolmente dei consumi elettrici medi e complessivi dellimpianto in termini di kWh/d (EEtot). Pi difficile invece conoscere i consumi elettrici dei singoli comparti
dellimpianto e delle singole apparecchiature elettromeccaniche, poich questo richiede la disponibilit di una notevole mole di informazioni, dettagliate per ogni singola macchina ed
accessibili per un periodo sufficientemente lungo. Conoscere tali informazioni per importante, per far emergere i comparti pi energivori al fine di intervenire con soluzioni di risparmio energetico.
Un piano di monitoraggio per la diagnosi dellenergia elettrica utilizzata dalle varie apparecchiature elettromeccaniche si basa sullacquisizione delle seguenti informazioni:
elenco di tutte le apparecchiature elettromeccaniche installate nellimpianto, includendo sia
quelle principali con maggiore potenza installata (soffianti, mixer, pompe di sollevamento,
pompe di ricircolo, ...), sia quelle che pur avendo una bassa potenza installata funzionano in
modo continuativo (e quindi possono contribuire ad un significativo consumo elettrico);
determinazione della potenza di ogni macchina (P1, P2, P3, ecc. ...) con misurazione degli
assorbimenti di corrente
(I, in Ampere), della tensione (V, in genere 380 volt) e di cos: P[kW]

= V I cos 3/1000
in assenza di misure dirette, determinazione approssimata di P1, P2, P3, ecc. ... dalla relazione
di progetto o dalla targa della macchina (attenzione alle macchine previste in fase di progetto
ma successivamente sostituite, come pu avvenire per le pompe);
determinazione del tempo di funzionamento di ogni macchina (t1, t2, t3, ecc. ..., espresso in h/
d) registrati mediante contaore, riportati quotidianamente nei registri dellimpianto o acquisiti
con sistemi di telecontrollo;
calcolo dellenergia elettrica consumata: EE[kW/d] = P t
Tali informazioni dovrebbero essere acquisite in modo continuativo per un tempo prolungato,
almeno un anno o pi, in modo da includere fluttuazioni giornaliere, settimanali o stagionali
dei carichi in ingresso allimpianto, della temperatura (che influenza le cinetiche di rimozione
e il trasferimento dellossigeno) e della produzione di fanghi.
Nella gestione dellimpianto di depurazione, le ore di funzionamento delle apparecchiature
elettromeccaniche sono registrate per poter programmare gli interventi di manutenzione e
spesso le macchine vengono suddivise per tipologia, in modo da formare:
lelenco di tutte le pompe installate (sollevamento, ricircolo fanghi, estrazione fanghi supero,
ecc)
lelenco di tutte le soffianti (dedicate a dissabbiatura, vasche di ossidazione, stabilizzazione
aerobica) posizionate in una unica sala comporessori;
lelenco dei mixer
lelenco delle pompe dosatrici, ecc
Questa struttura di archiviazione utile per programmare lesecuzione degli interventi di manutenzione ordinaria dopo un certo numero di ore di funzionamento. Per valutare i consumi
elettrici invece pi utile aggregare le apparecchiature elettromeccaniche di un intero compar-

1561

to. Considerando per esempio il comparto di dissabbiatura, i consumi elettrici giornalieri medi,
espressi in kWh/d, saranno associati a: ponte raschiasabbia + soffiante dedicata + air lift di
estrazione sabbie. Il consumo elettrico giornaliero pu essere poi espresso in termini specifici
relativamente a parametri significativi per il comparto in oggetto. Per la dissabbiatura si pu
calcolare un consumo specifico in kWh/m3 trattato, mentre irrilevante calcolarlo in termini di
kWh/kgCOD rimosso in quanto la dissabbiatura non ha un ruolo nella rimozione del COD.
2.2 Consumi elettrici complessivi di impianti di depurazione in funzione della potenzialit
Si presentano i dati riguardanti i consumi elettrici di 63 impianti di depurazione di diversa
potenzialit, nel periodo 2009-2010, localizzati in Trentino e Veneto. Gli impianti analizzati
presentano i seguenti aspetti caratteristici:
1) per la maggior parte trattano acque nere derivanti da fognatura separata;
2) le localit turistiche presentano una configurazione a pi linee, per adeguarsi a carichi idraulici ed organici in ingresso molto variabili nellanno;
3) il processo biologico realizzato con schema a fanghi attivi per il 94% degli impianti, mentre i sistemi a membrana (MBR) costituiscono il 4.5% ed i sistemi a biodischi l1.5%;
4) il rendimento di rimozione del COD nel range 88-98% (valore medio 94%);
5) il rendimento di rimozione del TKN nel range 70-97% (valore medio 91%);
6) il carico del fango degli impianti a fanghi attivi varia da 0.02 a 0.18 kgBOD5 kgSST-1 d-1, con
una media di 0.07 kgBOD5 kgSST-1 d-1;
7) la linea fanghi costituita da ispessitore+stabilizzazione aerobica+disidratazione meccanica nel
48% degli impianti, mentre il 27% presenta un filiera semplificata con ispessitore+disidratazione
meccanica, mentre il 14% presenta solo lispessitore da cui i fanghi vengono estratti e conferiti
mediante autobotte ad un impianto centralizzato; circa il 5% degli impianti dotato di digestione
anaerobica ma il recupero energetico dal biogas non viene sempre effettuato.
Il consumo elettrico complessivo dellimpianto, EEtot indicato in Fig. 1A in scala bilogaritmica,
aumenta linearmente allaumentare della portata trattata nellimpianto, considerando che gli
impianti trattano prevalentemente acque nere da fognature separate. Per esempio, un consumo elettrico di 1000 kWh corrisponde (utilizzando le curve di interpolazione di Fig. 1A e 1B)
ad una portata media in ingresso di 1215 m3/d ed a una popolazione di 4643 AE. Da cui si
stima un apporto idrico procapite di 262 L AE-1 d-1, che essendo nel range tipico per le acque
nere, conferma il fatto che i depuratori servono bacini con reti separate.
Il consumo elettrico specifico calcolato per unit di volume trattato (EEm3 espresso in kWh/
m3) mostrato in Figura 1C. I valori di EEm3 risultano pi alti nel caso limpianto tratti esclusivamente acque nere con una perfetta separazione delle reti, rispetto ad impianti raggiunti da
acque miste o acque parassite, e quindi si devono interpretare con cautela valori molto bassi
dellindice EEm3 che potrebbero essere sintomo di elevati carichi idraulici e non di migliori
performance energetiche. Per circa 10 mila impianti tedeschi [2] sono riportati in media consumi elettrici pari a 0.44 kWh/m3 tenendo conto anche delle infiltrazioni. Nei sistemi MBR i
consumi specifici aumentano, a causa della maggiore richiesta per laerazione e lestrazione del
permeato: nel gruppo di impianti considerati in questo articolo, sono inclusi alcuni impianti
con tecnologia MBR, che presentano consumi specifici di 1.43-2.37 kWh/m3.
Il consumo elettrico specifico calcolato per unit di COD applicato o per unit di COD rimosso (EECOD espresso in kWh/kgCOD) mostrato in Figura 1D. I consumi specifici risultano
decisamente elevati nei piccoli impianti che trattano meno di 1000 AE. La presenza di impianti
di bassa potenzialit legata alla localizzazione spesso in zone montane, caratterizzate da insediamenti di piccole dimensioni o a carattere turistico. Tali impianti, nonostante la configurazione della linea acque sia semplificata e la linea fanghi si riduca al solo ispessimento, sono
spesso penalizzati dal punto di vista dei consumi energetici a causa delle forti fluttuazioni
stagionali di carico e della basse temperature alle quali operano.

1562

Fig. 1 Consumi energetici in termini di: (A) EEtot giornaliero vs. portata giornaliera; (B) EEtot giornaliero vs.
AE trattati; (C) EEm3 giornaliero vs. AE trattati; (D) EECOD giornaliero vs. AE trattati.

no
120.000
35.700
21.000

Caso 4.
Impianto da
1050 AE

AE
AE
m3/d

Caso 3.
Impianto da
24.000 AE

Potenzialit e carichi rimossi


Fognatura separata
Popolaz. equiv. di progetto
Popolaz. equiv. reale
Portata media in ingresso

u.d.m.

Caso 2.
Impianto da
30.000 AE

Parametro

Caso 1.
Impianto da
120.000 AE

2.3 Consumi elettrici dei singoli comparti in impianti depurazione


Vengono qui presentati i consumi energetici dei principali comparti di alcuni impianti di depurazione di potenzialit da 1.050 a 120.000 AE, utilizzando alcuni casi di studio.

si
30.000
17.800
4.303

si
24.000
7.747
2568

si
1050
611
113
(segue)

1563

Caso 3.
Impianto da
24.000 AE

Caso 4.
Impianto da
1050 AE

COD in ingresso
mg/L
COD in uscita
mg/L
Carico COD rimosso
kgCOD/d
TKN in ingresso
mg/L
TKN in uscita
mg/L
Carico TKN rimosso
kgTKN/d
Consumo di energia elettrica totale dellimpianto
Consumo EE per AE di
EEAE
progetto
[kWh AE-1 anno-1]
Consumo EE per m3 trattato
EEm3 [kWh/m3]
Consumo EE per kgCOD
EECOD
rimosso
[kWh/kgCOD]
Consumi dei singoli comparti
Pre-trattamento rifiuti liquidi
kWh/kgCOD
Sollevamento (coclee, pompe
kWh/m3
centrifughe)
Grigliatura fine (sgrigliatore,
kWh/m3
compattatore)
Dissabbiatore (soffiante,
kWh/m3
ponte, pompa estrazione)
Sedimentatore primario
kWh/m3
(ponte)
Vasca di pre-denitrificazione
kWh/kgCOD
(mixer)
Vasca di ossidazione
kWh/kgCOD
(soffianti)
Ricircolo miscela aerata
kWh/m3
(pompe)
Ricircolo fanghi (pompe)
kWh/m3
Sedimentatore secondario
kWh/m3
(ponte)
Filtrazione terziaria
kWh/m3
Estrazione fanghi
kWh/kgCOD
primari+secondari (pompe)
Stabilizzazione aerobica
kWh/kgCOD
(soffianti, mixer)
Disidratazione mecc. fango
kWh/kgCOD

Caso 2.
Impianto da
30.000 AE

u.d.m.

197
19
3507
8.6
2.9
120

478
47
1854
47.8
3.2
192

298
11
737
24
4
51

618
54
64
61
4.1
6.5

27.3

37.5

47.9

65.7

0.125

0.72

0.40

1.67

0.75

1.67

1.38

2.95

Caso 1.
Impianto da
120.000 AE

Parametro

0.024
0.049

0.070

n.d.

0.001

0.001

n.d.

0.002

0.014

n.d

0.016

0.002
0.019

0.12

0.25-0.52

0.89

0.95

2.70

0.097
0.013

0.026

n.d.

0.28

0.002

0.009

n.d.

statico

0.003

n.d.

0.019

0.35

n.d.

0.025

n.d.

0.002
0.001

0.014

Tab. 1 Dati medi di funzionamento e consumi di energia elettrica per impianti di depurazione di diversa
potenzialit e configurazione. Legenda: n.d.=comparto presente ma dato non disponibile; casella
grigia=comparto non presente.

Caso 1. Impianto con potenzialit di 120.000 AE a servizio di fognatura mista: per questo
impianto risulta molto basso il consumo specifico EEm3, pari a 0.125 kWh/m3 trattato, a causa
dellelevata portata che raggiunge limpianto (apparente apporto procapite di circa 580 L/d);

1564

Caso 2. Impianto con potenzialit di 30.000 AE a servizio di fognatura nera, ma dotato di


pre-trattamento rifiuti liquidi (percolati);
Caso 3. Impianto con potenzialit di 24.000 AE, ma con elevate fluttuazioni di carico stagionali dovute a presenze turistiche. Nel periodo estivo ed invernale si raggiungono elevati picchi
di presenze fino a 20.000 AE, mentre la popolazione equivalente media annua di 7747 AE.
Caso 4. Piccolissimo impianto di potenzialit pari a 1050 AE con schema di flusso semplificato (sedimentatore senza ponte raschiafango, assenza di sollevamento, dissabbiatura, denitrificazione e stabilizzazione dei fanghi) al fine di ridurre costi di gestione e permanenza del
personale sullimpianto.
Conclusioni
Dallanalisi dei consumi elettrici per specifici comparti dellimpianto did epurazione sono emerse
le seguenti osservazioni principali:
ove presente, il pre-trattamento dei rifiuti liquidi incide per il 14% sui consumi energetici
complessivi dellimpianto;
il comparto di sollevamento incide per un 10-40% dei consumi elettrici totali. Il convogliamento allimpianto di acque bianche o acque parassite causa un aumento del consumo elettrico per il sollevamento iniziale (a parit di prevalenza) di 3 volte rispetto ad impianti che trattano solo acque nere; ove presente, il sollevamento delle acque mediante coclee risulta meno
energivoro (-20%);
i pretrattamenti (grigliatura+ stacciatura+ dissabbiatura+disoleatura) contribusicono per l13% dei consumi totali. Dissabbiatori longitudinali con insufflazione daria risultano pi energivori rispetto a sistemi centrifughi dotati solo di airlift (-80%);
nella linea acque il maggior consumo elettrico avviene, come atteso, nel comparto biologico,
con un consumo elettrico per le sole soffianti di 33-69% dei consumi elettrici totali dellimpianto per impianti con potenzialit > 20.000 AE. Nel caso del piccolissimo impianto di 1050
AE, con configurazione estremamente semplificata (caso 4), il consumo elettrico delle soffianti
pu raggiungere il 90% dei consumi complessivi dellimpianto.
Ringraziamenti
Questa relazione deriva da unampia indagine sui consumi energetici degli impianti di depurazione,
tuttora in corso presso la Facolt di Ingegneria dellUniversit di Trento, con varie tematiche che sono
state o sono oggetto delle tesi di laurea degli studenti Davide Costa, Michele Zini, Martina Tovazzi,
Mattia Bertoncin, Virginia Merzari.

Bibliografia
[1] Nowak O., Keil S., Fimml C. (2010) Examples for Energy Self-Sufficient Municipal Nutrient Removal Plants. Proceedings of the IWA-conference Water and Energy, Amsterdam, The Netherlands,
10-12 Novembre 2010;
[2] Haberkern B., Maier W., Schneider U. (2008) Steigerung der Energieeffizienz auf kommunalen
Klranlagen. 11/08, Dessau-Rolau, Germany.

1565

Riduzione dei consumi energetici


nellimpianto di Cremona
Giuseppe Azzini g.azzini@aemcremona.it Sara Fertonani A.E.M. Gestioni s.r.l., Cremona
Riassunto
Nellimpianto di depurazione di Cremona si sono susseguite diverse configurazioni del comparto
di ossidazione-nitrificazione e pi in generale del trattamento biologico: sono state infatti operate
scelte diverse nel corso degli anni dettate da esigenze di vario tipo.
I consumi energetici sono una delle voci pi importanti allinterno dei costi di gestione di un
impianto di depurazione. In considerazione del fatto che una aliquota significativa di tali consumi
attribuibile al funzionamento del comparto biologico ed in particolare dellaerazione, si sono
effettuate alcune misure per verificare puntualmente i consumi energetici e valutare di conseguenza eventuali investimenti sullimpianto.
Dai risultati ottenuti, confrontati con landamento dei consumi energetici globali dellimpianto,
evidente come lupgrading del sistema di aerazione, svoltosi tramite una serie di migliorie impiantistiche successive, abbia portato ad un risparmio energetico complessivo dellimpianto, oltre che
un aumento del rendimento in ossidazione.
Summary
In Cremonas waste water treatment plant different layouts of oxidation-nitrification basin, and
mostly in general of biological process, have been occurred: during the years many different decisions have been taken due to various needs.
Energy consumption is one of the most important elements among the plant operation costs. A
very significant quote of this consumption is due to biological section and in particular to the
aeration basin. Therefore some measurements have been carried out in order to check energy
consumption and then estimate possible investments on the plant.
Comparing the results of measurements with the energy consumption trend of the whole plant,
we can see that the upgrading of aeration system, passed off a series of many improvements, has
led to a global energy saving and to an enhancement of oxidation efficiency.
1. Introduzione
Limpianto di depurazione di Cremona tecnicamente definibile di tipo biologico a fanghi
attivi a medio carico con trattamento anaerobico del fango e trattamenti terziari di affinamento
del processo; costituito da 3 linee, realizzate in tempi differenti, ed in particolare nel 1985 la
prima, nel 1989 la seconda e nel 2003 la terza.
Di seguito vegono descritte le principali modifiche attuate sul comparto ossidativo, le quali
hanno avuto conseguenze importanti sia sulla resa depurativa che sui consumi energetici: si
infatti passati, attraverso stadi successivi, da due linee di trattamento con sistema di aerazione
costituito da aeratori sommersi auto-aspiranti fino a tre linee di trattamento dotate di diffusori
a bolle fini alimentati da compressori con regolazione tramite inverter della fornitura di aria.
Successivamente sono riportate alcune considerazioni sui consumi di energia sia del singolo
comparto di aerazione che dellintero impianto di depurazione.

1566

2. Relazione
2.1 Il depuratore di Cremona
Le principali caratteristiche dellimpianto di depurazione di Cremona sono riassunte nella Tab. 1.

Tab. 1 Caratteristiche impianto di depurazione di Cremona.

In Fig. 1 inoltre riportato lo schema blocchi della linea di trattamento delle acque.

Fig. 1 Linea acque impianto di depurazione di Cremona.

2.2 Evoluzione dei sistemi di aerazione


2.2.1 Configurazione A: due linee di trattamento
Fino al 2003, limpianto era costituito da due linee gemelle di trattamento, la prima entrata in
servizio nel 1985 e la seconda nel 1989, con vasca di ossidazione-nitrificazione suddivisa in tre
settori, allinterno di ciascuno dei quali erano installati tre aeratori sommersi autoaspiranti
della potenza nominale di 35 kW.
La scelta di tale sistema di fornitura dellossigeno era stata dettata principalmente dallesigenza
di facilit ed economicit di manutenzione ordinaria e straordinaria, in quanto le macchine

1567

potevano essere agevolmente estratte dalle vasche, essendo semplicemente appoggiate sul fondo; esse offrivano la garanzia di inintasabilit, affidabilit e durata nel tempo.
2.2.2 Configurazione B: tre linee di trattamento
La terza linea di trattamento, entrata in funzione a partire dal 2003, stata realizzata per permettere di far fronte al progressivo incremento dei carichi idraulici e di inquinanti affluenti
allimpianto.
Il sistema di aerazione installato era costituito da 2 aeratori sommersi con canali prolungati per
ogni settore, della potenza assorbita di 18 kW, alimentati con aria compressa fornita da 3 compressori della potenza nominale di 55 kW e relativo piping aeraulico.
La fornitura di aria compressa era gestita mantenendo un compressore sempre acceso e attivando gli altri in sequenza sulla base della misura effettuata dagli ossimetri in vasca di ossidazione.
2.2.3 Configurazione C: adeguamento linee 1 e 2
Nel 2009 si proceduto alla sostituzione degli esistenti aeratori auto-aspiranti della configurazione A, ormai vetusti, ed allinstallazione di diffusori a membrana con insufflazione daria a
bolle fini proveniente da compressori della potenza nominale di 45 kW luno.
Tale sistema di aerazione caratterizzato dallampia superficie di diffusione rispetto ad analoghi sistemi, che si traduce in rese di trasferimento di ossigeno molto elevate con un minore
consumo di aria e di energia. La gestione automatica in continuo tramite inverter, inoltre,
regola il carico daria in funzione delleffettiva richiesta di ossigeno in vasca evitando sprechi e
riducendo quindi ulteriormente il costo gestionale.
2.2.4 Configurazione D: adeguamento linea 3
Poich i diffusori installati sulle prime due linee hanno mantenuto le aspettative, se ne ritenuta conveniente ladozione anche sulla terza linea di trattamento, i cui aeratori, seppure di tipo
evoluto (configurazione B), dopo nove anni di esercizio ininterrotto avrebbero richiesto quantomeno una parziale sostituzione e manutenzione straordinaria.
Lintervento di progetto consistito nella sostituzione degli aeratori sommersi sovra-alimentati
con una serie di pannelli diffusori a bolle fini del tipo a membrana, ad alto rendimento, posizionati sul fondo delle vasche di ossidazione ed alla parziale modifica della tubazione aeraulica
di distribuzione dellaria.
2.3 Andamento dei consumi energetici
I successivi upgrading del comparto biologico dellimpianto di depurazione hanno portato ad
avere su ciascuna linea una potenza installata per la fornitura dellaria progressivamente decrescente. Si infatti passati dai 315 kW installati della configurazione A ai 273 kW della configurazione B, fino ai 135 kW della configurazione finale.
Per quanto riguarda la configurazione C, oltre che alla minore potenza installata, e quindi alla
migliore resa di trasferimento, i risparmi nei consumi energetici sono da attribuire alla ottima
capacit del sistema di regolare in maniera fine la fornitura dellossigeno alla curva di richiesta:
nella Fig.2 che segue infatti possibile notare landamento dei consumi relativi alla linea 1,
oscillante nellarco della giornata proprio in funzione della effettiva richiesta di ossigeno: questo fatto fa assetare il consumo medio reale del comparto attorno ai 34 kWh.
Con i sistemi di aerazione precedenti, sia A che B, stante la necessit di garantire la completa
miscelazione del bacino con un numero discreto di punti di insufflazione, le regolazioni erano
difficoltose o comunque molto meno performanti.

1568

Fig. 2 Andamento consumi orari dei diffusori a bolle fini della linea 1 (estratto dal 01/09/11 al 07/09/11).

Al fine di verificare lefficienza dei due diversi sistemi di aerazione installati sulla linea 1 e sulla
linea 3, costituiti rispettivamente da diffusori a bolle fini e da aeratori sommersi sovra-alimentati, nel corso del 2010 si svolta una campagna per il monitoraggio della concentrazione di
ossigeno disciolto in vasca di ossidazione in entrambe le linee di trattamento del depuratore.
Per quanto riguarda la linea 1, i valori sono risultati omogenei in ogni punto lungo la verticale
e la resa energetica stata di 3,6 kgO2/kWh; nella linea 3 invece si riscontrata carenza di
ossigeno disciolto sul fondo delle vasche e la resa energetica stata di circa 2,65 kgO2/kWh.
Sulla base dei risultati positivi di queste prove e stante lottima resa del sistema di diffusione a
bolle fini, ne stata decisa ladozione a partire dal 2011 anche sulla terza linea.
In Fig. 3 riportato landamento dei consumi annuali globali dellimpianto di depurazione di
Cremona dallanno 2000.

Fig. 3 Consumi energetici globali dellimpianto di depurazione.

1569

Come si detto, fino al 2002, la configurazione impiantistica rimasta pressoch costante con
il comparto di aerazione dotato di aeratori sommersi tradizionali.
I consumi di energia elettrica sono poi cresciuti dal 2003 di circa il 20%, a seguito del passaggio alla configurazione B. Dal 2007 c stato un ulteriore incremento dei consumi del 10% per
lavvio dei nuovi trattamenti terziari. Nel 2009 si verificato un calo di consumi di energia
elettrica di oltre il 30% dovuto al passaggio alla configurazione C del sistema di aerazione.
Il delta di consumo energetico globale dellimpianto di depurazione esistente tra 2009 e 2010
infatti risulta compatibile con quello desumibile dalle campagne di misurazione dei consumi
dei due diversi sistemi di fornitura dellossigeno e quindi sostanzialmente attribuibile alle modifiche impiantistiche adottate nel comparto biologico.
A partire dai dati finora raccolti e dalle misure condotte sullimpianto, si ipotizzato un ulteriore calo dei consumi energetici per lanno 2012 variabile tra il 10 e il 15%, come conseguenza
delladozione su tutte e tre le linee del sistema di diffusione dellaria a bolle fini. Relativamente
al 2011, in cui avvenuta la transizione dalla configurazione C alla D, si stima invece un risparmio intermedio pi contenuto.
Conclusioni
Dai risultati sopra esposti, evidente come lupgrading del sistema di aerazione, svoltosi tramite una serie di migliorie impiantistiche successive, abbia portato ad un risparmio energetico
complessivo dellimpianto, oltre che ad un aumento del rendimento in ossidazione, confermati
anche da misure in campo sia delle potenze assorbite dalle macchine installate sia dellefficienza di trasferimento dellossigeno nelle vasche.Laspettativa quella di vedere confermata la
stima dei consumi energetici per il 2011 e 2012, condotta sulla base dei dati disponibili, sia
globali che relativi al comparto ossidativo.
Bibliografia
Il presente lavoro non possiede riferimenti bibliografici, in quanto si basa sullattivit diretta di A.E.M.
Gestioni svolta direttamente in impianto

1570

Riduzione dei consumi energetici


associati alla fornitura di ossigeno con
sistema Oxy-Fuzzy: limpianto di
Roma Ostia
Enzo Di Nunno e.dinunno@aceaspa.it, Claudia Carnevale Acea Ato2 SpA, Roma

Riassunto
Il sistema Oxy-Fuzzy applicato allimpianto di Roma Ostia, di taglia medio-grande, ha consentito di poter conseguire importanti risparmi di consumo energetico con tempi di ritorno dellinvestimento molto brevi (inferiore a due anni). Per ottimizzare la portata daria erogata dai compressori, il sistema rileva in continuo lossigeno disciolto e lazoto ammoniacale in vasca, valori che
vengono elaborati da un pacchetto SW, basato su logica fuzzy, confrontati con quelli di set-point di
regolazione dei compressori e aggiornati in funzione della variazione nel tempo del carico ammoniacale in uscita.
I benefici associati al risparmio energetico non sono di minore entit: migliore stabilit del processo e migliore controllo.
Summary
The Oxy-Fuzzy system applied to the Rome Ostia wastewater plant, medium-large size, has
made major savings in energy consumption with very short payback time (less two year) of investment.
The system monitors continuously the oxygen dissolved and ammonia nitrogen in the reactor,
values that are processed by SW, set of fuzzy logic, updated by the processing of SW, for adjusting
the flow rate air compressor.
The benefits associated with energy savings are equally important: better response to changes in
organic load of the process and improved process control.
1. Introduzione
Limpianto di Roma Ostia il quarto impianto di depurazione in ordine di grandezza (350.000
a.e.) della citt di Roma e dellATO2, tra le dieci utenze pi energivore dellintero Servizio
Idrico Integrato che ne conta circa 1.350.
Nellambito dei lavori di adeguamento e rinnovo della linea liquami dellimpianto, si deciso
di adottare il sistema OXY-FUZZY FOR WATER, brevetto del raggruppamento rappresentato
dallUniversit di Brescia, principalmente con lobiettivo di risparmio energetico, garantito dal
sistema. Limpianto di Ostia spende, in fase di areazione, circa il 55% dellintera spesa energetica per il funzionamento dellimpianto, quindi, un risparmio ottenuto in questa fase viene
risentito in modo significativo sullintero consumo dimpianto. Inoltre il sistema stesso in
grado di giuocare un ruolo significativo anche nel miglioramento del controllo di processo e

1571

della stabilit dello stesso alla variazione di carico; infatti fornire sempre il corretto ed ottimale
apporto di ossigeno ai reattori di nitrificazione, oltre a non sprecare energia, significa altres
garantire nel migliore modo possibile la rimozione richiesta dei nutrienti per assicurare i limiti
di legge allo scarico, la crescita ed il mantenimento della flora batterica idonea al processo e la
migliore sedimentabilit del fango. Questo viene conseguito dal sistema Oxy-Fuzzy e non dai
sistemi tradizionali, in cui la regolazione della fornitura di aria viene effettuata solo sulla base
dellossigeno disciolto misurato nella vasca di aerazione. Il controllo tradizionale basato sulla
rilevazione del contenuto di ossigeno disciolto presente in vasca di ossidazione e confrontato
con un set point fisso non il controllo ottimale perch non tiene conto della resa del processo
di rimozione dellazoto e della variabilit del carico e, con metodi di controllo troppo semplificati, pu produrre instabilit.
2. Relazione
2.1 Il sistema Oxy-Fuzzy
Il sistema si basa sul monitoraggio continuo della resa istantanea del processo, associando alla
misura dellossigeno disciolto quella in real-time dellazoto ammoniacale. Queste informazioni, vengono elaborate da moduli software, basati su logica fuzzy, al fine di adattare in continuo
il set-point dellossigeno disciolto alle condizioni reali variabili del carico. In questo modo si
ottiene una maggiore stabilit di processo ed un pi efficace controllo. Il principio quello di
fornire al reattore di nitrificazione il quantitativo strettamente necessario di aria (evitando quindi
inutili sprechi) per raggiungere lobiettivo prestabilito (ammoniaca sotto una certa soglia) attraverso una modifica in continuo del set-point dellossigeno disciolto. Il valore di NH4-N
viene misurato da un analizzatore in continuo di Azoto Ammoniacale, confrontato in tempo
reale con il valore desiderato per questo parametro ed infine utilizzato per il calcolo del set
point variabile dellossigeno disciolto; questultimo, cos determinato, viene comparato con il
valore dellossigeno disciolto presente in quel momento in vasca di ossidazione e va a determinare, grazie ad una regolazione con logica fuzzy, lerogazione dellaria.
I vantaggi che, grazie a questo sistema, si possono ottenere sono:
assicurare lefficienza del rendimento di rimozione richiesto, grazie al controllo real-time e
continuo dei parametri;
adattamento del processo biologico alle variazioni del carico in ingresso;
risparmio energetico: evitando la fornitura di aria in eccesso ed ottenendo un miglior rendimento di trasferimento di ossigeno da parte dei diffusori.
Chiaramente, i vantaggi che derivano da una gestione ottimizzata del processo sono oggi possibili grazie alla evoluzione nel campo della strumentazione.
2.2 Lesperienza presso limpianto di Roma Ostia
Il sistema Oxy-Fuzzy stato installato sullimpianto di Roma Ostia nel mese di maggio 2010.
La linea acque suddivisa su due di tre vasche (vasche n. 2 e n. 3) di volume complessivo pari
a 25.000 m3. Laria viene erogata da 2 compressori (+1 di riserva) di capacit unitaria massima
pari a 20.000 Nm3/h, tramite un sistema di diffusori a bolle fini. Il sistema Oxy-Fuzzy composto da due sensori di ammoniaca posti in uscita alle vasche n. 2 e 3, quattro ossimetri posizionati uno alluscita e uno al centro delle stesse vasche, il sistema di acquisizione ed elaborazione
dati dal campo, il controllore fuzzy, il sistema di comando che agisce sulle due valvole (una per
vasca) di regolazione della portata daria. Il sistema stato calibrato con lobiettivo di non
oltrepassare la concentrazione di N-NH4 nelleffluente di 10 mg/L, essendo il limite pari a 15
mg NH+4/L.

1572

2.2.1 Efficacia del sistema di controllo in diverse condizioni di carico


I risultati dellefficacia del sistema sono stati analizzati per il mese di Dicembre 2010.
Sono state valutate diverse condizioni di carico per verificare landamento dei parametri indicativi del sistema. In particolare stata monitorata la concentrazione di ossigeno disciolto
(OD), la concentrazione di azoto ammoniacale (N-NH4), il set-point di OD, il set-point del
posizionamento delle valvole, il posizionamento della valvola e infine la portata daria per
ciascuna vasca. Le condizioni che sono state analizzate sono le seguenti:
Condizioni di basso carico in ingresso stabile per tutta la giornata:

Fig. 1 Andamento dei parametri monitorati durante il 5 dicembre, vasca 2.

Condizioni di basso carico in ingresso con incremento per un periodo limitato:

Fig. 2 Andamento dei parametri monitorati durante il 7 dicembre, vasca 3.

1573

Condizioni di carico in ingresso stabilmente pi elevato:

Fig. 3 Andamento dei parametri monitorati durante il 23 dicembre, vasca 3.

Per tutte le condizioni prese in considerazione stato osservato che lammoniaca viene mantenuta ampiamente entro la soglia stabilita e che il sistema raggiunge gli obiettivi di controllo
senza indurre oscillazioni indesiderate in relazione alla fornitura dellaria in vasca (apertura/
chiusura valvola). In Fig. 4 evidente come il sistema riesca a restituire comportamenti simili
in termini di concentrazioni di azoto ammoniacale in uscita, nonostante una marcata differenza nella richiesta di fornitura daria delle due vasche.

Fig. 4 Andamento della concentrazione media giornaliera di azoto ammoniacale in uscita dalle vasche 2 e
3 durante il mese di dicembre 2010.

1574

stato inoltre confrontato il sistema Oxy-Fuzzy con il tradizionale sistema di regolazione dellaria basato sul mantenimento della concentrazione costante di OD in vasca pari a 2 mg/l
(controllo di back-up). Nelle suddette condizioni si osservato che il sistema presenta ampie e
frequenti oscillazioni che non sono state viceversa riscontrate nellanalisi del funzionamento
tramite Oxy-Fuzzy.

Fig. 5 Andamento dei parametri monitorati durante il 16 dicembre, vasca 3.

2.2.2 Risparmio energetico


In Acea Ato2 SpA tutti i comparti degli impianti pi energivori vengono monitorati in realtime attraverso apparati in campo di rilevazione delle misure dei parametri di processo significativi e dei relativi assorbimenti energetici. Questi vengono trasmessi ad una unit sw centrale
ed elaborati per le necessit operative.
Limpianto di Roma Ostia rientra tra le utenze cos monitorate.
Con riferimento al mese di dicembre 2010, raffrontato con lo stesso mese dellanno precedente, mese campione per le analisi gi presentate nel precedente paragrafo, si riassumono i risultati del confronto.
Introducendo lIndice di Prestazione Energetica (IPEN) come rapporto tra lenergia attiva
assorbita dal comparto di areazione ed i pi significativi carichi inquinanti rimossi, pesati secondo leffettivo contributo alla fornitura daria
IPEN =

[0,3

Energia (kWh/d )
COD rimosso (kg/d )+ 0,7

NH 4 + rimosso (kg/d )

risultano rispettivamente per dicembre 2009 e dicembre 2010 i seguenti valori:


IPEN (dicembre 2009) = 1,76

IPEN (dicembre 2010) = 1,04


Variazione IPEN = 40,96%

1575

con

COD
N-NH4+
Energia Attiva

u.m.
kg/d
kg/d
kWh/d

2009
ingresso
uscita
23.025
2.421
1.470
85
12.589,06

2010
ingresso
uscita
27.579
2.506
1.587
259
8.784,66

Tab. 1 Valori giornalieri dei carichi medi e dellenergia attiva assorbita (i valori mensili sono stati riportati in
giorno equivalente).

Si evince un significativo risparmio energetico (41%) dovuto allentrata a regime dellOxyFuzzy. Da precisare, per, che nel dicembre 2009 era fuori servizio il sistema tradizionale di
controllo automatico della fornitura daria e che, in entrambi casi a raffronto, lenergia attiva
assorbita dal comparto di areazione risente anche del consumo energetico di stabilizzazione
aerobica nella vasca n. 1 (il circuito daria lo stesso) che si assume uguale in tutte e due le
situazioni, anche per comparazioni effettuate sul campo in diverse altre occasioni. I diffusori
daria a bolle fini sono stati sostituiti nel II semestre 2008.
Tali risultati continueranno ad essere monitorati anche in considerazione della gi decisa implementazione dellOxy-Fuzzy alla vasca n. 1 che sar convertita a breve in reattore di nitrificazione, come gli altri due.
Conclusioni
I risultati dellanalisi condotta portano alle seguenti considerazioni finali:
il sistema Oxy-Fuzzy installato sullimpianto di depurazione di Roma Ostia ha dimostrato un
funzionamento affidabile;
il sistema Oxy-Fuzzy, a differenza del sistema di controllo tradizionale (a set point fisso di
ossigeno disciolto) che evidenzia ampie oscillazioni, dimostra una notevole stabilit nel raggiungimento delle condizioni di processo ottimali, anche di fronte a significative variazioni del
carico entrante;
i dati del mese di dicembre 2010, rispetto allo stesso mese del 2009, evidenziano un cospicuo
risparmio energetico, anche rapportato al carico inquinante rimosso (~ 41%), seppure fuori
servizio lautomatismo della regolazione tradizionale nel dicembre 2009; con queste premesse
il tempo di ritorno dellinvestimento risulta inferiore ad un anno e mezzo.
Bibliografia
[1] P. Baroni, G. Bertanza, C. Collivignarelli, Rapporto sul funzionamento del sistema Oxy-Fuzzy
impianto di depurazione di Ostia, Marzo 2011;
[2] G. Bertanza, C. Collivignarelli, P. Baroni, V. Zambarda, Simulazione del processo a fanghi attivi: un
approccio basato su logica fuzzy, Ingegneria Ambientale, 31 (6), 2002.

1576

Ottimizzazione dei consumi energetici


dellimpianto di depurazione MBR di
Brescia
Tullio Montagnoli tullio.montagnoli@a2a.eu A2A Ciclo Idrico, Brescia

Riassunto
Negli anni 2001 e 2002 ASM Brescia, oggi A2A, per far fronte allaumento del bacino dutenza
dellimpianto di Brescia ed ai nuovi limiti allo scarico di cui al DLgs 152/99 ha deciso, anche a
fronte del limitato spazio disponibile, di proceder allupgrading di una delle tre linee biologiche
utilizzando la tecnologia MBR. Da allora iniziato un intenso monitoraggio delle prestazioni e
dei costi di esercizio al fine di trovare soluzioni ottimali. Nel 2009 stato implementato un nuovo
sistema di aerazione delle membrane che ha permesso di ottenere una significativa riduzione dei
consumi energetici specifici del comparto MBR senza per altro ridurre le performance dellimpianto. Tale risultato consente di vedere con ottimismo ad ulteriori possibilit di miglioramento
dei consumi elettrici per ridurre il divario con gli impianti di tipo convenzionale.
Summary
In 2001 and 2002 ASM Brescia, today known as A2A, to meet the rise of the catchment area of
the plant of Brescia and to the new discharge limits defined by Italian Legislative Degree 152/99
decided, even in the face of the limited space available , to proceed upgrading one of the three lines
using the biological MBR technology. From there began an intensive monitoring of performance
and operating costs in order to find optimal solutions. In 2009 it implemented a new aeration
system of membranes that has resulted in a significant reduction in specific energy consumption
of the MBR sector without reducing the systems performance. This result allows us to view with
optimism the possibility of further improvement in energy consumption to reduce the gap with
conventional plants.
1. Introduzione
Limpianto di depurazione di Brescia (Verziano) ha subito negli anni 2001 e 2002 un upgrading
ottenuto convertendo, in una delle tre linee biologiche, il processo convenzionale in MBR
(Membrane Bio Reactor). La soluzione si resa necessaria per far fronte allaumento di refluo
in ingresso ed ai limiti di concentrazione allo scarico imposti dallallora nuova normativa (D.Lgs
152/99); questultima infatti riduceva da 80 mg/L a 35 mg/L il limite per lo scarico in Corpo
Idrico Superficiale relativamente al parametro TSS.). I punti di forza che hanno guidato la
scelta sono stati lalta qualit delleffluente e il limitato spazio necessario tant che nella medesima superficie la nuova linea tratta oltre il triplo della portata alimentata alla linea precedente
di tipo convenzionale. La nuova linea MBR, protetta da una filtrazione fine con luce di
passaggio di diametro pari a 2 mm, costituita da una fase di pre-denitrificazione seguita da
ossidazione e nitrificazione con flusso a pistone e successivo reattore MBR. La nuova linea di

1577

trattamento, al momento dellavviamento, ottobre 2003, rappresentava la prima applicazione


su larga scala della tecnologia MBR per la depurazioni dei reflui provenienti da fognature
urbane e oggi costituisce un punto di monitoraggio relativamente allinvecchiamento delle
membrane, al mantenimento nel tempo delle performance ed ai costi di esercizio.
2. Relazione
2.1 Descrizione dellimpianto
Limpianto di depurazione di Brescia (Verziano) costituito da una fase di pretrattamenti meccanici che comprende:
la sezione di grigliatura iniziale (normalmente definita come grigliatura grossolana), dotata di
4 macchine grigliatrici subverticali con spaziatura delle barre pari a 20 mm;
la sezione di grigliatura intermedia dotata di 3 macchine grigliatrici subverticali con spaziatura delle barre pari a 10 mm;
un sollevamento con tre coclee del diametro di 2000 mm;
la sezione di dissabbiatura disoleatura impostata su due linee equivalenti dotate ciascuna di
carroponte per la rimozione delle sabbie e delle sostanze oleose e galleggianti;
la sezione di grigliatura fine dotata di 6 macchine grigliatrici del tipo a cestello rotante realizzato con lamiera forata con fori circolari di diametro 2 mm;
A valle dei pretrattamenti stata costruita una vasca di 24.000 m3 con funzione di omogeneizzazione ed equalizzazione delle portate in ingresso. A valle vi sono le tre linee biologiche alimentate, da apposita stazione di sollevamento, con portata costante; la linea A e la linea C
costituite da pre-denitrificazione, ossidazione-nitrificazione e sedimentazione finale trattano
una portata giornaliera di 24.000 m3/d ciascuna mentre la linea B costituita da pre-denitrificazione, ossidazione-nitrificazione e reattore MBR tratta una portata di 42.000 m3/d. La linea
fanghi costituita da preispessimento dinamico, digestione anaerobica, post-ispessimento e
disidratazione con centrifughe.
2.2 Caratteristiche di funzionamento del comparto MBR
Le membrane installate nella nuova linea B, del tipo a fibre cave immerse e fluttuanti, rappresentarono una tecnologia assolutamente innovativa nellambito del trattamento su larga
scala delle acque reflue civili: la fibra cava permette una grande densit di superficie filtrante
per unit di volume. La membrana costituita da un polimero macroporoso di supporto,
rivestito esternamente da un ulteriore polimero che agisce da elemento filtrante. La porosit si
colloca nel campo dellultrafiltrazione (0,035mm nominale). Per controllare lo sporcamento, i
moduli di filtrazione sono dotati di un sistema di insufflazione di aria che garantisce, attraverso
una maggiore turbolenza in prossimit delle fibre, di minimizzare il deposito di biomassa sulle
fibre stesse. Il reattore MBR costituito da 4 treni di filtrazione indipendenti, ciascuno dei
quali, costituto da 40 cassette, in grado di produrre una portata di permeato pari a 438 m3/h
per un totale di 42.000 m3/d. Ognuno dei 4 treni suddiviso in due sub-treni costituiti da 20
cassette ciascuno (vedi figura 1).

1578

Fig. 1 Struttura treni/sub-treni comparto MBR.

La pulizia della superficie delle membrane assicurata da unaerazione compresa fra 6.000 e
11.000 Nm3/h. La concentrazione di Solidi Sospesi (MLSS) nel compartimento a membrane
mantenuta fra 6 e 9 g/L, let del fango (SRT) varia fra 11 e 24 giorni con una media di 17
mentre il tempo di ritenzione idraulica di circa 8-9 ore. Una completa strumentazione di
controllo permette di monitorare le performance del sistema di filtrazione garantendo linvio
di segnali di allarme in presenza di parametri anomali. Il sistema pu funzionare fondamentalmente secondo diversi modi operativi:
ciclo di processo (estrazione del permeato);
ciclo di relaxation (o, in caso di necessit, ciclo di controlavaggio).
Il ciclo di filtrazione di 800 secondi di cui 715 secondi di produzione permeato e 85 secondi
di relaxation.
Durante il ciclo di processo, il sistema di supervisione controlla i parametri operativi: pressione di filtrazione, portata di permeato, portata dellalimentazione di biomassa, portata dellaria
alle membrane e livelli delle varie sezioni dellimpianto di filtrazione. Durante il ciclo di relaxation la pompa di processo viene fermata e le membrane sono sottoposte ad aerazione continua
senza che il sistema produca permeato. Questoperazione di rilassamento delle fibre consente la rimozione del fango eventualmente depositatosi sulle membrane. Qualora le condizioni
operative lo richiedano possibile effettuare il controlavaggio di una parte dellimpianto, utilizzando un circuito dedicato che preleva lacqua di lavaggio da un serbatoio ed attraverso una
pompa (Pmassima=70 kPa, Poperativa=1030 kPa) la invia in controcorrente allinterno delle membrane.
2.3 Consumi elettrici ed ottimizzazioni
Il funzionamento di un comparto MBR che, come descritto nel paragrafo precedente, comporta luso di pompe, per laspirazione e leventuale contro lavaggio, e di compressori per lagitazione/pulizia delle membrane stesse, ha di base limpegno di maggior potenza elettrica tant
che i consumi elettrici hanno sempre rappresentato il primo ostacolo alla diffusione di tale

1579

tecnologia. Il primo passo per il contenimento dei consumi fu fatto con lutilizzo dei moduli
costituiti da un insieme di elementi filtranti a fibre cave immerse con i quali stato possibile
ridurre drasticamente il consumo energetico tipico delle tecnologie di filtrazione tangenziale.
La riduzione delle energie passive stata raggiunta utilizzando una pompa centrifuga di estrazione che, creando una leggera depressione (1050 kPa) allinterno delle fibre, facilita il fluire
dellacqua pulita dalla miscela aerata nella membrana. Di fondamentale importanza lagitazione eseguita con aria delle membrane che, se non mantenute sufficientemente pulite, aumentano la TMP (Trans Membrane Pressure) riducendo di conseguenza la permeabilit e quindi la
portata di permeato estratta.
Allo stato attuale sono in corso continui studi e test atti alla riduzione dei consumi tramite
lottimizzazione del processo e proprio una delle suddette prove stata effettuata allimpianto di Brescia con i risultati di cui alla presente relazione. Da quando stato avviata la linea
MBR dellimpianto di Brescia (ottobre 2003) laerazione, ai fini della pulizia, delle membrane era basata su un ciclo denominato 10/10 che prevedeva laerazione, della durata di 10
secondi, ogni 10 secondi. In particolare ogni sub-treno dotato di due collettori indipendenti che collettano laria a 10 cassette ciascuno. Secondo lo schema di aereazione 10/10 in
ogni momento per ogni sub-treno ci sono 10 cassette con aereazione attiva e 10 con aerazione spenta (figura 2).

Fig. 2 Fase 1 dellaerazione 10/10.

Dopo 10 secondi lapertura automatica di alcune valvole e la chiusura di altre determina linversione dello schema per cui vengono assoggettate ad aereazione le altre cassette (figura 3).

1580

Fig. 3 Fase 2 dellaerazione 10/10.

Da luglio 2009 stato implementato un nuovo protocollo di aerazione, denominato 10/30,


che permette di ridurre del 50% i consumi elettrici intrinseci del sistema MBR; con tale sistema ogni blocco di 10 cassette viene aerato per 10 secondi ogni 30.
Lutilizzo della suddetta metodologia stata possibile grazie allimplementazione on-line del
controllo del fouling basato sul modello di resistenza in serie delle membrane. La logica di
controllo si basa sullindividuazione di valori massimi accettabili di TMP al di sopra dei quali
non pi opportuno ridurre laerazione. In estrema sintesi, il sistema opera automaticamente
con la modalit 10/30 fino a quando la TMP, controllata costantemente, non supera un determinato valore di set-pointMAX; a tal punto il sistema comincia ad operare in modalit 10/10
fino al raggiungimento di un valore di TMP predefinito (set-pointMIN) che permette il ritorno
al sistema 10/30. Da quando stata avviata la nuova modalit di aerazione ad oggi il sistema
non ha mai rilevato, nellesercizio ordinario, un valore di TMP tale da convertire la modalit
10/30 in 10/10; Gli andamenti della TMP e della Permeabilit, monitorati costantemente,
evidenziano una sostanziale ininfluenza delle modalit di aerazione sulle performance delle
membrane.
Lenergia totale consumata dalle utenze specifiche del comparto membrane, pompe di ricircolo, pompe per estrazione permeato, controlavaggio, produzione aria di servizio ed aerazione delle membrane, assomma ad un totale di 0,248 kWh/m3; va precisato che le pompe di
ricircolo rappresentano un consumo comunque presente anche in un impianto di tipo convenzionale. Il consumo di cui sopra suddiviso fra le differenti utenze come da istogramma
seguente:

1581

Fig. 4 Suddivisione dei consumi elettrici con aerazione 10/10.

Relativamente ai consumi elettrici, il passaggio alla modalit 10/30 ha permesso di ridurre del
34% lenergia necessaria allaerazione che comporta una riduzione del 22% dellenergia totale
consumata nel comparto membrane. Il valore complessivo di consumo delle utenze suddette
sceso a 0,186 kWh/m3, suddiviso nelle diverse utenze come da istogramma seguente:

Fig. 5 Suddivisione dei consumi elettrici con aerazione 10/30.

1582

Si sottolinea che il ricircolo, che rappresenta uno dei consumi maggiori, non prettamente
specifico del sistema MBR ma presente anche nella tecnologia convenzionale; si inserito in
questo contesto in quanto le modalit di ricircolo di un impianto MBR si discostano da quelle
degli impianti convenzionali.
Alla luce di quanto ottenuto probabile che si possano raggiungere nuove modalit di gestione
che permettano ulteriori riduzioni dei consumi elettrici mantenendo comunque lelevato grado di efficienza di questa tecnologia.
Conclusioni
Lo sviluppo della tecnologia MBR nella depurazione delle acque reflue urbane ha avuto il
limite principale nel fatto che a fronte di indiscussi vantaggi, quali riduzione degli spazi, maggior controllo del processo e miglior qualit ottenibile dello scarico, presenta costi di investimento ed esercizio maggiori rispetto ad impianti realizzati con schemi impiantistici convenzionali. Laffacciarsi sul mercato di diversi competitors ha permesso una riduzione dei costi dinvestimento e contemporaneamente i produttori hanno ricercato soluzioni innovative atte alla
riduzione dei costi energetici. Alla luce di quanto ottenuto presso limpianto di Brescia probabile che si possano raggiungere, tramite nuove modalit di gestione, riduzioni dei consumi
elettrici mantenendo comunque lelevato grado di efficienza di questa tecnologia.
Bibliografia
La presente relazione non contiene riferimenti bibliografici e citazioni di studi svolti nellambito, in quanto il lavoro si basa su esperienze dirette effettuate sullimpianto di Brescia.

1583

Incremento della produzione di biogas


nei digestori anaerobici mediante lisi
termica dei fanghi: il depuratore di
Monza
Luigi Ferdinando Comi l.comi@alsispa.it Alto Lambro Servizi Idrici (A.L.S.I.) S.p.A., Monza
Gianfranco Favali SIBA S.p.A., Milano
Riassunto
ALSI Spa la societ patrimoniale (gestore) di Monza proprietaria dellimpianto di depurazione
acque reflue e relativa rete di collettori e fognature del territorio brianteo.
Un importante appalto per il rifacimento della linea fanghi (Master Plan 1 B) per circa 7 milioni
di euro, stato aggiudicato al Raggruppamento Temporaneo di Imprese Siba (capogruppo)-Degremont spa, il cui progetto prevede il trattamento di idrolisi dei fanghi.
Dai dati di progetto tali opere permettono un incremento nella produzione di biogas pari a 6.500
Nm3/d. Le prime fasi di avviamento effettuato sembrano confermare tale dato, pur se indispensabile attendere che le opere siano definitivamente avviate e a regime per poter esprimere e ragionare su dati effettivi.
Summary
ALSI Spa is the company assets (manager) of Monza owns the wastewater treatment plant and its
network of collectors and drains in the brianteos area. A major contract for the renovation of the
sludge line (B 1 Master Plan) for about 7 million euros, was awarded to the Temporary Group of
Companies Siba Degremont SpA, whose project involves the treatment of sludge hydrolysis.
All data relevant to these works allow an increase in biogas production amounted to 6,500 Nm3
/ d The early start made seem to confirm this figure, although it is expected that the necessary
works have been finally launched the scheme and to express and reason about the actual data.
1. Introduzione
ALSI spa ha sviluppato un progetto quadro definito Master Plan per ladeguamento dellimpianto al Regolamento Regionale n. 3/2006 che si sviluppa in tre step fondamentali:
master Plan 1 A: linea liquami rifacimento manufatti di ingresso-opere concluse
master Plan 1 B: linea fanghi. Trattamento fanghi con tecnologie innovative -opere in corso
master plan fasi 2, 3, 4 e 5: linea liquami, rifacimento linea di ossidazione e sedimentazione.
Opere in fase di affidamento.
master plan fasi 6 e 7: linea liquami, tecnologie innovative filtrazione e disinfezione.
Il rifacimento della linea fanghi (Master Plan 1 B) per circa 7 milioni di euro, stato aggiudicato al Raggruppamento Temporaneo di Imprese Siba (capogruppo)-Degremont spa, il cui progetto prevede il trattamento di idrolisi dei fanghi.

1584

Prima di addentrarsi nelle opere progettate e realizzate, si descrivono in seguito le caratteristiche principali di Alsi spa.
2. Relazione
2.1 Alto Lambro Servizi Idrici S.p.a. (A.L.S.I. S.p.A.)
2.1.1 La Storia
Inizia a operare nel 1930 nel settore della costruzione e gestione delle reti di collettamento per
la raccolta degli scarichi civili, industriali e meteorici con la denominazione Consorzio Provinciale di bonifica del Territorio dellAlto Lambro dal 1930 al 1995 e Consorzio di bonifica
dellAlto Lambro dal 1995 al 2002.
Durante il primo trentennio di attivit il Consorzio si occupato principalmente dello sviluppo e della gestione della rete dei collettori; dal 1966 stata avviata lattivit di depurazione con
la costruzione della prima fase (depurazione meccanica) dellimpianto di San Rocco, uno dei
primi depuratori in Italia. Nel 1986 entr in servizio la seconda fase del depuratore (depurazione biologica- linea acque e linea trattamento fanghi).
Nel 1992 sono state messe in esercizio le sezioni recuperi energetici, prepastorizzazione e ispessimento fanghi e il raddoppio della fase biologica. Nel dicembre 2003 stato approvato il
Master Plan per la pianificazione delle opere di ampliamento e miglioramento delle prestazioni
depurative e ambientali in generale dellimpianto di San Rocco, aggiornato poi nel 2007.
Dal gennaio 2003, ha assunto lattuale ragione sociale, diventando una Societ per Azioni, in
applicazione del nuovo ordinamento dei servizi pubblici locali, introdotto dallart. 35 legge
448/2001.
ALSI SpA una societ patrimoniale a totale capitale pubblico riconosciuta dallA.T.O. Provincia di Milano con delibera n. 2 del 28.05.2009, proprietaria dellimpianto di depurazione
situato in Monza localit San Rocco e delle reti di collettamento e adduzione.
Svolge lattivit di soggetto gestore dellimpianto di depurazione nonch delle reti comunali di
acquedotto e fognatura in concessione, deputato alla realizzazione degli investimenti, a sensi
dellArt. 2 comma 4 Legge Regionale 26/2003 come modificata dalla Legge Regionale 18/
2006.
Il servizio di depurazione in termini di erogazione del servizio, indi manutenzione ordinaria,
straordinaria delle opere, spese correnti per il personale, smaltimenti, consumi energetici etc.
affidato alla societ Brianzacque srl.
ALSI s.p.a., ad oggi, ha assunto la gestione delle fognature comunali ex in economia dei seguenti 21 Comuni: Albiate, Arcore, Besana B.za, Briosco, Camparada, Concorezzo, Correzzana, Lesmo, Macherio, Monza, Nova Milanese, Renate, Sovico, Triuggio, Usmate Velate, Vedano al Lambro, Veduggio con Colzano, Verano B,za e Villasanta.
2.1.2 Attivit societarie
Le attivit di ALSI s.p.a. si possono suddividere principalmente nei seguenti 4 settori:
impianto centralizzato di depurazione delle acque reflue scaricate dalle utenze private e industriali, nonch parte delle acque piovane;
reti collettori intercomunali e relativi impianti e manufatti speciali, che recapitano le acque
reflue provenienti dalle reti fognarie comunali allimpianto di depurazione;
reti fognarie comunali e relativi impianti e manufatti speciali, che raccolgono e convogliano
le acque reflue di scarichi civili e industriali, oltre alle eventuali acque meteoriche della pubblica viabilit;
reti acquedottistiche comunali e relativi impianti e manufatti speciali (opere di captazione
approvvigionamento della fonte idrica, serbatoi di accumulo ...).

1585

Prima di esaminare come ALSI s.p.a. monitora il raggiungimento del proprio obiettivo principale indispensabile descrivere sommariamente il patrimonio impiantistico.
2.1.3 Reti Fognarie Comunali & Collettori Intercomunali Impianti e Manufatti Speciali
ALSI s.p.a. oltre a essere proprietaria della rete dei collettori intercomunali ricopre il ruolo
di Soggetto Gestore delle reti fognarie di 21 Comuni della Provincia di Monza e Brianza,
compresa la rete fognaria di Monza. Complessivamente lestensione delle reti fognarie comunali in capo ad ALSI s.p.a. pari a circa 850 km; sono presenti circa 35 impianti di pompaggio
e oltre 150 manufatti sfioratori di piena.
La rete dei collettori fognari intercomunali serve per allontanare, da circa 36 centri abitati (27
Comuni Soci di ALSI s.p.a. e 9 Convenzionati facenti parte di tre province, per la maggior
parte di Monza e Brianza, nonch di Como e Lecco), le acque inquinate raccolte dalle relative
fognature comunali e convogliarle allimpianto di depurazione di Monza San Rocco, in Comune di Brugherio, per depurarle e restituirle al fiume Lambro.
La rete dei collettori intercomunali di tipo misto (raccoglie le acque reflue, sia nere che
meteoriche) ed caratterizzata da un funzionamento completamente a gravit (non sono presenti impianti di sollevamento).
costituita da due rami indipendenti, idraulicamente separati, che confluiscono entrambi allimpianto di depurazione di San Rocco (Monza); il ramo Ovest, la cui costruzione dei primi
tratti risale agli anni 30 e il ramo Est che, invece, stato iniziato alla fine degli anni 60. lunga
complessivamente 150 km con dimensioni dei condotti che vanno da 30 cm a oltre i 3 metri di
diametro, in grado di convogliare portate in occasione degli eventi meteorici pi intensi
dellordine dei 13-14 mc/sec.
In essa confluiscono, oltre alle fognature comunali, le portate di 2 rogge: Molgorana orientale
e Rio Molgora.
Sulla rete dei collettori ALSI s.p.a. sono poi presenti due vasche volano di Seregno di 40.000
mc e di Usmate Velate: costituita da un invaso di 80.000 mc.
2.1.4 Reti Acquedottistiche Comunali
ALSI S.P.A. ha recentemente assunto anche il ruolo di Soggetto Gestore della rete idrica del
Comune di Monza, a servizio di una popolazione di circa 120.000 abitanti oltre alle attivit
produttive.
Essa costituita da una rete avente unestensione di oltre 280 km, lungo la quale sono presenti
tre serbatoi, 2 interrati e una torre piezometrica, per un volume complessivo di circa 6.000 mc.
Lapprovvigionamento idrico avviene tramite 32 pozzi di captazione.
2.1.5 Impianto di Depurazione
Limpianto di depurazione situato nel Comune di Brugherio, limitrofo al quartiere di Monza San
Rocco stato realizzato sulla sponda sinistra del fiume Lambro su unarea di 12 ettari. Costituito
da numerosi manufatti tecnologici e dotato di macchine e di strumenti sofisticati, limpianto
riceve quotidianamente una portata di circa 5.400 mc/h media, allinterno di un range di 21.600
mc/h Max in caso di pioggia o di 8.000 mc/h in regime di magra ed in periodi di particolare
siccit e/o comunque di diminuzione degli apporti da depurare nel mese estivo di agosto. La
potenzialit massima dellimpianto di 730.000 AE, con un carico effettivo di circa 670.000 AE.
Vengono mediamente depurati circa 75 milioni di metri cubi di liquami allanno.
Limpianto, nella linea liquami, costituito da sezioni di trattamento primarie (grigliatura,
dissabbiatura, disoleatura, sedimentazione primaria), secondarie (ossidazione biologica e sedimentazione secondaria) e terziarie (filtrazione e disinfezione).
La linea fanghi costituita da trattamenti di digestione anaerobica (n. 2 sedimentatori primari
da 7.000 mc ed un di gestore secondario da 2.800 mc) e trattamenti di disidratazione meccani-

1586

ca (sezione di trattamento centrifugo dei fanghi) ed essiccamento mediante tecnologia a riscaldamento indiretto. La quantit di fango prodotta dal trattamento di centrifugazione ed essiccamento allanno di circa 7.000 T/anno con una percentuale di secco medio del 90% circa,
riutilizzata in processi di valorizzazione energetica (cementifici), 3.500 T/anno di fango disidratato al 26%, 1.300 T/anno di essiccato in recupero, 1.500 T/anno smaltito in discarica
previo stoccaggio provvisorio (R13) . La quantit di biogas prodotta di circa 9.500 Nm3/
giorno con un potere calorico di 5.700 cal/Nm3 per un valore energetico.
Limpianto di depurazione si sta trasformando in questi anni alla luce di un progetto guida
denominato Master Plan il cui scopo ladeguamento dellimpianto a quanto previsto dalla
normativa vigente, ossia il Dlgs 152/2006, indi il Regolamento della Regione Lombardia n. 3
del 24 marzo 2006.
Nel 2011 sono state ultimate le opere di cui al Master Plan 1 A (adeguamento manufatti di
ingresso grigliatura e dissabbiatura investimento di oltre 9 milioni di euro) mentre sono in
corso le opere del Master Plan 1 B (adeguamento linea fanghi I lotto con trattamento di idrolisi
per un investimento di oltre 8 milioni di euro), impianti completamente inseriti in edifici chiusi, con captazione e trattamento di deodorizzazione dellaria. stato inoltre pubblicato specifico bando di gara per lappalto delle fasi 2, 3, 4 e 5 del Master Plan, relative al rifacimento
principalmente dei trattamenti secondari della linea liquami, per un importo di gara di circa 63
milioni di euro; la conclusione delle opere prevista nel 2024. Sono in corso le fasi di verifica
del progetto di gara definitivo.
2.2 Il sistema Biothelys: lisi termica accoppiata a digestione anaerobica
Le opere del progetto denominato Master Plan 1 B aggiudicato alla RTI Siba-Degremont Spa,
sono fondamentalmente costituite da un trattamento tecnologico sui fanghi, in particolare
stato progettato ed installato il sistema brevettato Biothelys.
2.2.1 Generalit
Lo scopo principale della lisi termica ancora quello di incrementare la biodegradabilit del
fango (Chauzy et al. 2004) mediante la solubilizzazione di gran parte dei solidi sospesi, incrementando la resa del successivo stadio di digestione anaerobica. I solidi disciolti risultano
infatti pi facilmente biodegradabili e quindi in una fase successiva biologica consentono di
ottenere rendimenti di rimozione pi alti, rispetto ad un fango non pretrattato (Graja et al.,
2004).
Conseguenze immediate dellincremento di abbattimento dei solidi volatili in digestione sono
laumento della produzione di biogas e la diminuzione di massa del fango da smaltire. Entrambi questi fattori determinano evidenti benefici economici alla gestione dellimpianto.
Il secondo trattamento costituente laccoppiata in oggetto un processo biologico di digestione anaerobica mesofila, applicato al flusso di fango precedentemente idrolizzato, allo scopo di
ridurne il contenuto di solidi volatili. In realt il trattamento biologico del fango idrolizzato
potrebbe essere anche di tipo aerobico, ma in questo caso si otterrebbero solo i benefici legati
alla riduzione del fango, ma non quelli legati alla produzione di biogas e quindi di energia, anzi
a costi energetici ancora pi alti.
Questa tecnologia stata sviluppata e messa a punto da Veolia Water, iniziando circa dieci
annifa.
Ad oggi, quattro sono le applicazioni realizzate e funzionanti di questo processo, tutte in Francia: Witry-les-Reims (2500 AE, 2003-Prototipo), Saumur (62.000 AE, 2006), Chteau-Gontier (38.000 AE, 2006) e Le Pertuiset (75.000 A.E. 2008); se ne contano altri due in fase esecutiva di realizzazione a Tergnier (60.000 A.E. Francia) e Monza S. Rocco (670.000 A.E.
Italia).

1587

2.3 Impianto di trattamento fanghi di Monza S Rocco Master Plan 1 B.


2.3.1 Descrizione generale delle opere
Fondamentalmente stato realizzato un nuovo edificio con struttura in cemento armato in
parte gettato in opera ed in parte prefabbricato che si distribuisce su tre livelli principali:
quota 5,30 m in cui vi sono 2 principali vasche di stoccaggio, vano scale e vano macchinari
accessibile di dimensioni pari a circa 10x6 metri.
Quota + 0,10 ovvero piano terra delledificio di dimensioni totali pari allintero ingombro
delledificio ovvero circa 34,18 x 21,7 metri comprendendo le superfici non calpestabili delle
vasche di stoccaggio fanghi e reagenti. Ricavati un locale adibito ai n. 2 trasformatori per una
cabina di trasformazione e locale per n. 2 caldaie della Garioni Naval atte alla produzione di
vapore di 4 T/h necessario alla idrolisi, funzionanti a gas metano o a biogas.
Quota + 5,90 m ultimo livello con solai prefabbricati in cui vi una zona di dimensioni pari
a circa 9 x 17 metri per alloggiamento quadri elettrici ed in essa zona ufficio supervisione
isolata dal restante piano da parete fono assorbente.
Allesterno una platea in ca di circa 12,5 x 5,5 m su cui installato un impianto di captazione
e deodorizzazione dellaria scrubber tristadio (ipoclorito di sodio, soda caustica e acido solforico) orizzontale, con canalizzazioni nellintero edificio.
Limpianto di abbattimento odori in fase di revisione progettuale.
La prima parte del processo consiste nel trattamento meccanico dei fanghi mediante 4 vasche
di stoccaggio da 300 mc circa ed una da 670 mc per migliorare e modulare le portate dei fanghi
stessi e macchinari di ispessimento dinamico (n. 2 addensatori e n. 2 centrifughe) con dosaggio
di polielettrolita.
Avviene poi un trattamento termico di idrolisi dei fanghi (ad 8 bar e 680 C) in 2 reattori per
ogni linea (due linee con trattamento brevettato Biothelys) con scambio e recupero del vapore fra gli stessi reattori.
I fanghi dopo il trattamento di idrolisi vengono inviati al digestore n. 2 e dopo digestione
anerobica tornano ad una vasca nel nuovo edificio per poi essere inviate alla disidratazione
meccanica esistente (alfa laval) indi essiccamento.
Infine sui surnatanti avviene un trattamento chimico fisico di chiariflocculazione mediante la
sezione dellActiflow (trattamento brevettato), in cui vi un dosaggio di policloruro di alluminio, polielettrolita e micro sabbia.
Sono stati eseguiti inoltre importanti interventi di adeguamento sulle sezioni esistenti.
2.3.2 Trattamento di idrolisi e produzione di biogas
Lidrolisi termica rappresenta il cuore del processo Biothelys ed ha lobiettivo accelerare ed
incrementare la successiva degradazione anaerobica del fango.
A differenza del fango primario, la cui componente volatile rapidamente putrescibile, il fango biologico non ha una grande attitudine ad essere degradato per via anaerobica. Bench,
infatti, il contenuto di solidi volatili sia in esso percentualmente maggiore rispetto a quello di
un fango primario, questi solidi sono costituiti da cellule batteriche, la cui membrana molto
dura e resistente allattacco enzimatico. Di conseguenza la degradazione anaerobica del fango
biologico risulta molto lenta e quindi, nei processi convenzionali, necessariamente parziale
(rimozione massima di solidi sospesi volatili pari a circa il 25%).
Lidrolisi termica permette, invece, di destrutturare completamente il fango, rompendo la parete cellulare dei batteri e liberandone cos il protoplasma adacqua interstiziale. Di conseguenza:
il COD contenuto nel fango si trasforma da particolato (cellule batteriche) a disciolto (protoplasma cellulare) e quindi pi facilmente assimilabile in digestione anaerobica
lacqua interstiziale esce dalle cellule batteriche migliorando la disidratabilit del fango.

1588

Prima di passare alla descrizione dellimpianto installato si descrivono i principali benefici


dellidrolisi termica con Biothelys:
Incremento della biodegradabilit del fango: maggiori rendimenti di riduzione dei solidi
sospesi (45% sul fango biologico e 60% sul fango misto) e maggior produzione di biogas;
Incremento della disidratabilit del fango: riduzione del fango da smaltire per sola diminuzione di volume pari a circa il 25%;
Igienizzazione del fango grazie alla permanenza per mezzora a 165C;
Ridotti impatti sulla linea liquami, poich il Biothelys consente di degradare direttamente
in digestione anaerobica tutto il fango lisato termicamente evitando di sovraccaricare la linea
liquami, ma anzi trasformandolo in energia sottoforma di biogas.
Accanto a questi benefici gestionali ce n uno altrettanto importante di natura impiantistica: il
Biothelys consente di ridurre il volume di digestione anerobica del 70% rispetto a un processo convenzionale, grazie alla combinazione di due effetti:
Accelerazione della metanogenesi: riduzione del tempo di permanenza da 20 a 10 giorni;
Diminuzione della viscosit del fango: possibilit di alimentare il digestore con un fango
decisamente pi concentrato.
La idrolisi avviene in 2 linee (2 reattori/cad) in cui avvengono principalmente le seguenti fasi
per un tempo totale di circa 150 minuti per linea:
Fase 1 Caricamento fango durata 25 minuti: Il reattore 1 si trova a pressione atmosferica e
viene riempito per met del suo volume da una normale pompa volumetrica.
Fase 2 Ingresso vapore di flash durata 20 minuti: Il reattore 1 riceve un flusso di vapore
proveniente dal reattore 2, che si trova nella fase successiva a quella di reazione. Questo flusso
preriscalda il reattore 1 fino ad una temperatura di circa 87C. La pressione allinterno del
reattore continua ad essere atmosferica.
Fase 3 Ingresso vapore vivo durata 25 minuti: finita la fase di flash, il riscaldamento del
fango continua mediante iniezione di vapore vivo proveniente da una caldaia, a 190C e 12 bar.
Quando il reattore 1 raggiunge le condizioni operative dellidrolisi (165C e 8 bar), liniezione
di vapore si arresta
Fase 4 Reazione durata 30 minuti: questa la fase in cui avviene lidrolisi vera e propria. Il
reattore resta isolato con tutte le valvole chiuse nelle condizioni operative sopra descritte.
Fase 5 Uscita vapore di flash durata 20 minuti: il reattore 1, caldo e in pressione, viene
messo in comunicazione, mediante un gioco di valvole automatiche, con il reattore 2, nel frattempo riempito con fango fresco e a pressione atmosferica. Di conseguenza si crea un passaggio di vapore tra i due, che raffredda e depressurizza il reattore 1, fino a circa 110C e 2 bar, e
scalda il 2 fino a 87C.
Fase 6 Svuotamento durata 25 minuti: il reattore 1 viene messo in comunicazione con il
serbatoio di scarico, previa apertura della valvola di sfiato. Grazie alla differenza di quota
geodetica avviane il trasferimento del fango idrolizzato al serbatoio di scarico..
Fase 7 Pausa durata 5 minuti: il ciclo del reattore 1 finito. Prima di procedere al caricamento di fango fresco e quindi allinizio di un nuovo ciclo, viene aperta la valvola di sfiato del
reattore, in modo da assicuraci che la pressione al suo interno sia atmosferica.
Il ciclo della linea 2 identico a quello della linea 1.
Nellimpianto di Monza sono installate 2 caldaie (1+1R) da 4 ton/h cadauna, complete di
impianto di osmosi inversa sullacqua di rete da evaporare.
Considerato il consumo di vapore di ogni fase di iniezione di vapore vivo, pari a 2,24 ton/h, e
considerato che queste fasi sono 4 per ciclo (1 per reattore) e che durano 25 minuti ciascuna, il
consumo giornaliero di vapore si calcola pari a:
consumo di vapore vivo durante un ciclo di idrolisi (durata 150 minuti) pari a 3,73 t/ciclo.
consumo giornaliero di vapore per lintero impianto 36 t/d.
Il calore necessario per produrre questo quantitativo di vapore pari a 28.000.000 kcal/d.

1589

Considerando un rendimento complessivo pari all85% e un potere calorifico del biogas di


5.500 KCal/Nm3, si ottiene un consumo giornaliero di biogas per la produzione di vapore pari
a 5.100 Nmc/d.
Il processo Biothelys prevede poi, a valle dellidrolisi termica, la realizzazione di un trattamento di digestione anaerobica monostadio.
Limpianto di Monza ha inserito due digestori primari da 7.000 mc.
Visto che il flusso di fango avviato al trattamento composto da fango biologico preidrolizzato
e da fango primario preispessito, ed il tempo di digestione minimo per entrambe queste tipologie di fango pari a 10 giorni, si utilizza di uno solo dei due primari corrispondente ad un
tempo di permanenza di: 7.000 [m3]/ 504 [m3/d] = 14 [d]
Per garantire una miscelazione adeguata allinterno del digestore stato installato un diverso
sistema di miscelazione (gas mixing) completamente automatizzato per la gestione in ingresso
uscita di biogas e fango. Questultimo in uscita dovrebbe possedere le seguenti caratteristiche:
Rendimento di abbattimento dei solidi sospesi totali: 55,4%
Rendimento di abbattimento dei solidi sospesi volatili: 71,2%
Riduzione del rapporto solidi sospesi volatili/solidi sospesi totali Prima del trattamento: 69,5%
Dopo il trattamento: 44,9%
Il biogas prodotto dalla digestione anaerobica previsto pari a circa14.000 Nm3/d. Ipotizzando di bruciare in caldaia tutto il biogas necessario a produrre il vapore, ne risulterebbe un
esubero di:
14.000 5.100 = 8.900 Nm3/d corrispondenti a circa 50.479.000 Kcal/d, e quindi a 6.082
Nm3/d di metano, oppure a 20.544 KWh/d di energia elettrica prodotta pi 23.479 kWh/d di
energia termica recuperata.
I primi dati relativi allavviamento delle opere, registrano un notevole incremento di produzione del biogas. Per la conferma dei dati progettuali occorre attendere almeno 4 6 mesi, ovvero
la messa a regime di tutta la filiera di trattamento fanghi.
Conclusioni
Il sistema combinato di lisi termica e digestione anaerobica dovr confermare a Monza che
nellimpianto a pieno regime oggetto della presente relazione, quanto risultato dalle campagne
sperimentali di laboratorio e prototipo, si ha riscontro dei risultati descritti, sia sulla qualit del
fango, sia sulla produzione di biogas.
La produzione di biogas fattore che apre un capitolo fondamentale nel quadro della soluzione discussa: lottimizzazione del suo uso. Dovr essere confermato che il recupero di energia
dal biogas prodotto pi che sufficiente a soddisfare le esigenze energetiche del sistema
Biothelys, lasciando ancora unaliquota residua che pu essere convenientemente sfruttata
per le esigenze impiantistiche di Monza (ad esempio essicamento fanghi).
Bibliografia
[1] Graja S., Chauzy J., Fernandes P., Patria L., Cretenot D. (2004) Enhanced anaerobic treatment of
WWTP sludge: an efficient way towards sludge minimization. Proceedings of the WEFTEC04 Conf.,
New Orleans, USA.

1590

Utilizzo di azionamenti in Corrente


Continua per lefficientamento
energetico
Marco Cordeddu marco.cordeddu@enas.sardegna.it, Andrea Tronci, Alessandro Angius
ENAS Ente Acque della Sardegna, Cagliari

Riassunto
Presso limpianto di sollevamento Cixerri, entrato in esercizio nel 1987 nel comune di Uta (CA),
costituito da 4 pompe centrifughe ad asse verticale ciascuna di prevalenza 33 m, portata variabile,
in funzione del numero di Giri del motore, da 350 a 1700 l/s, accoppiate a un motore in CC da
495kW 750 g/min, 580V, 845A stata condotta unattivit di monitoraggio e studio per lefficienza energetica.
Tale attivit ha portato allinstallazione di un nuovo azionamento per il controllo della velocit
del motore in corrente continua che ha permesso di sfruttare tutto il campo di funzionamento
della pompa individuando i punti di funzionamento a migliore efficienza energetica e ottenendo
dei miglioramenti di qualche punto percentuale con significativi risparmi di consumo energetico
sia per il miglioramento del rendimento che per la riduzione dellenergia reattiva assorbita dalla
rete.
Summary
The pumping station of Cixerri, that makes part of the town of Uta (CA), became operational in
1987; it consists of 4 vertical centrifugal pumps and each of them has 33 m head, variable flow,
depending on the number of revolution of the engine, from 350 to 1,700 m3/s. This pump,
coupled to a DC motor from 495kW to 750 g / min, 580V, 845A. In this station has been conducted a monitoring study for energy efficiency.
This kind of activity has led to the installation of a new drive for speed control of DC motor that
has the permission to use the full range of pump operating points. It helped to improve energy
efficiency and to gain a few percentage points with significant savings in energy consumption and
improved the yield for the reduction of the reactive energy absorbed by the network.
1. Introduzione
LEnte Acque della Sardegna gestisce gli impianti di sollevamento dellacqua ad uso multisettoriale (potabile ed irrigazione) di tutta la Regione Sarda. In particolare a Uta presso la Diga
Cixerri presente un impianto di sollevamento costituito da 4 pompe centrifughe ad asse
verticale ciascuna di prevalenza 33 m portata variabile, in funzione del numero di Giri del
motore, da 350 a 1700 l/s, accoppiate a un motore in CC da 495kW 750 g/min, 580V, 845A.
Limpianto entrato in funzione nel 1987 e da allora ha sempre funzionato con una limitazione
legata alla massima velocit di 550 g/min contro una velocit nominale dei motori di 750 g/
min. Negli anni non ci si mai posti il problema di modificare questa impostazione dovuta alle

1591

condizioni di funzionamento presenti al momento del collaudo nonostante dallesame delle


curve caratteristiche delle pompe risultava opportuna tale modifica sinch gli stessi azionamenti sono diventati obsoleti e non stato pi reperibile alcun tecnico in grado di modificare
la limitazione del numero di giri imposta dagli azionamenti.
Lassetto particolare del sollevamento dato dal fatto che lo stesso pu prelevare lacqua direttamente dalla diga del Cixerri con una escursione dellaltezza geodetica variabile da 19 a quasi
31 m con una determinata curva di carico rappresentata nella fig.1 o dal sifone con una escursione dellaltezza geodetica variabile da 17,70 a 19,10 m con una differente curva rappresentata
nella fig.2. La curva caratteristica della pompa riportata invece nella fig.3. Nella fig. 4
rappresentato lo schema idraulico del sollevamento.

Fig. 1 Curva di carico dellimpianto di sollevamento dellacqua prelevata dalla diga Cixerri.

Fig. 2 Curva di carico dellimpianto di sollevamento dellacqua prelevata dal sifone.

1592

Fig. 3 Curva caratteristica della pompa.

Fig. 4 Schema idraulico del sollevamento.

Nel 2010 in seguito alla decisione di sostituire lazionamento della pompa n.1 non funzionante
a causa di un corto circuito avvenuto internamente allazionamento si potuto procedere ad
un attento monitoraggio dellimpianto che ha evidenziato diversi aspetti di convenienza economica dovuti ai miglioramenti di efficienza energetica che ne sono scaturiti.

1593

2. Relazione
Le quattro pompe del sollevamento sono state installate negli anni 90 e azionate da quattro
sistemi elettronici in corrente continua per il controllo della velocit. Di questi azionamenti
non si ha nessun manuale duso o istruzione per la loro configurazione. In particolare uno degli
azionamenti era inutilizzato dal 2004 dopo che un corto interno al quadro in seguito alla presenza di un topo laveva messo fuori uso. Vani sono stati i tentativi di ripristino dellazionamento per mancanza di assistenza e pezzi di ricambio.
Essendo i quadri esistenti obsoleti lamministrazione prima di affrontare la soluzione dellacquisto di un nuovo azionamento in corrente continua aveva ipotizzato linstallazione di un
motore nuovo in corrente alternata e un azionamento nuovo in corrente alternata. Tale ipotesi
venne abbandonata in seguito alla individuazione nel mercato di azionamenti in Corrente Continua abbastanza innovativi e performanti. Tra laltro il costo, per effettuare lintervento lacquisto e linstallazione di un azionamento in CC per il controllo elettronico della velocit era di
30-40.000,00 euro contro il costo relativo allacquisto ed allinstallazione di un inverter e un
motore in CA di pari potenza che era stato stimato in 90.000,00 euro.
La fase progettuale si incentrata sul dimensionamento innanzitutto elettrico in modo da ottimizzare il funzionamento delle pompe che funzionavano di norma con velocit massima pari a
550 giri al minuto contro i 750 nominali. Grazie al contributo del costruttore dellazionamento si
potuto verificare che i dati di targa dei trasformatori dedicati per ciascun motore erano sbagliati
infatti essi erogano a vuoto una tensione pari a 500V contrariamente al dato di targa di 400V.
Un particolare rilevante stato la possibilit di personalizzare la realizzazione dellazionamento in modo tale da poter essere inserito al posto dellazionamento esistente da sostituire. Lo
studio preliminare con il nostro partner sulle prestazioni dellazionamento nel campo completo di variazione della velocit del motore ha permesso di poter eliminare definitivamente il
rifasamento grazie alle prestazioni altamente performanti previste con il nuovo azionamento.
Ad installazione avvenuta con il personale dellente si potuto realmente apprezzare il miglioramento significativo dovuto al nuovo azionamento:
ottimizzazione degli spazi stata studiata una soluzione personalizzata che ha permesso linserimento dellazionamento negli spazi esistenti riducendo in modo significativo lingombro in
altezza ed in profondit e mantenendo la dimensione della larghezza;
la possibilit di non utilizzare il rifasamento ci permetter di recuperare ulteriori spazi allinterno del sollevamento;
sfruttamento efficiente di tutta la potenza del trasformatore, del motore e della pompa raggiungendo finalmente la velocit nominale del sistema motore pompa.
grazie allaumento del range di velocit e lottimizzazione del controllo si potuto raggiungere livelli eccellenti di regolazione ed effcientamento energetico.
Il trasformatore stato utilizzato, in fase di prova, per tutta la sua potenza; per ora, non avendo
la certezza dei dati di targa, si provveduto a limitare la velocit massima a 650 giri al minuto.
Questa regolazione ha comunque portato ad un incremento di 400-500 l/s della portata massima della pompa azionata dal nuovo sistema ottimizzando la regolazione complessiva del sollevamento che sino ad oggi permetteva una portata massima di 1100 l/s per ogni pompa. Attualmente vista lincertezza nei dati del trasformatore si preferito procedere con cautela e non
spingere al massimo la velocit essendo soddisfatti dei miglioramenti ottenuti.
2.1 Prove di efficienza
Installato lazionamento in CC si dunque proceduto alle prove di rendimento. Si constatato
che con i valori dellinvaso attuali la prevalenza della pompa pu variare da 11 a 21 m a seconda delle soglie impostate per il carico del torrino.
Portando il torrino a scarico si potuto constatare che a 550g/min la pompa decisamente fuori
curva tanto da fornire un rendimento complessivo misurato sullinterruttore generale del solle-

1594

vamento del 33% portando invece la pompa a 650 g/min si arriva anche al 60% di rendimento.
La seconda serie di prove stata eseguita facendo riferimento al funzionamento standard del
sollevamento a soglie con una escursione del carico del torrino che faceva variare la prevalenza da 11 a 16m. In questo caso il rendimento complessivo misurato come sopra sullinterruttore generale dava dei valori di rendimento medi durante il riempimento del torrino di
carico variabili da 0,41 a 0,5 a seconda della pompa in esercizio. Per lesattezza sulle pompe
azionate dai vecchi azionamenti con limpostazione non modificabile del numero di giri massimi del motore si rilevato un rendimento variabile da 0,47 a 0,5 mentre la pompa con il nuovo
azionamento ha fornito un valore di rendimento pari a 0,41.
Lesecuzione invece della prova di funzionamento della pompa n.1 a 650g/min ha portato a
rilevare un rendimento globale di 0,47 ovvero un incremento del rendimento di 6 punti percentuale.
2.2 Risparmi conseguiti e conseguibili
Dai dati storici del sollevamento rilevati dal 2004 al 2010 si comprende come il funzionamento
stagionale in funzione della presenza dacqua nei bacini determinati dalla variabilit degli
eventi piovosi e dalla richiesta dellutenza dei sistemi asserviti dal sollevamento e varia da un
minimo di 3.110.445 m3 del 2005 ad un valore massimo di 19.839.022 del 2008, di 13.925.196
m3 nel 2004 ed un valore in condizioni standard di circa 7.500.000 m3 negli anni restanti come
riportato nella fig.5.

Fig. 5 Andamento dei volumi trasferiti dal sollevamento.

Dalle prime analisi effettuate ipotizzando di far continuare a funzionare il sistema di carico del
torrino a soglie si evince che il risparmio conseguibile facendo funzionare le pompe a 650 g/m
tenuto conto del dato di miglioramento di 6 punti percentuali pu variare da 7000,00 euro
7anno per gli anni standard sino a oltre 18000,00 euro negli anni di maggior utilizzo. In tale
analisi economica non si tenuto conto del risparmio dovuto al miglioramento del fattore di
potenza e dellulteriore risparmio che si avrebbe aumentando ulteriormente il numero di giri
sino a 750g/min.

1595

Fig. 6 Risparmio economico sui consumi degli anni precedenti.

2.3 Ulteriori avanzamenti


Le ulteriori prove in programma da parte dellEnte sul sollevamento porteranno alla verifica
dellutilizzo dei trasformatori esistenti per la massima potenza. Di conseguenza verranno individuati i punti di funzionamento a maggior efficienza energetica. Con lutilizzo del PLC, che
attualmente viene utilizzato per la regolazione del livello del torrino nel funzionamento con
portate superiori a quelle attuali quando lo stesso sollevamento alimenta limpianto di sollevamento di Macchiareddu, si prevede di ottimizzare in modo automatico la scelta del livello di
carico del torrino e della velocit delle pompe per garantire i risparmi energetici desiderati.
Conclusioni
Il sistema di regolazione costituito da azionamenti in corrente continua ha permesso di recuperare un motore ancora in ottime condizioni gi oggetto di una revisione e ottenere miglioramenti significativi nella gestione dellimpianto di sollevamento, di sfruttare tutta la curva di
funzionamento della pompa validando un investimento che nel giro di 5 anni, nella peggiore
delle ipotesi permette il ritorno dellinvestimento
Mentre proiettando gli stessi volumi dacqua erogati negli anni precedenti legati alla stagionalit dei sollevamenti si avrebbe il ritorno economico per lacquisto dei restanti tre azionamenti
in 10,5 anni.Questa attivit inoltre per lEnte stata lapripista di una metodologia di analisi
energetica puntuale dei sollevamenti. Infatti i 38 sollevamenti presenti in tutta la Sardegna con
un consumo complessivo medio annuo di circa 4GWh gestiti dallEnte saranno oggetto dellanalisi del rendimento con misure puntuali per determinarne le corrette azioni di miglioramento dellefficienza energetica sia dal punto di vista gestionale che da quello dellutilizzo di
nuova tecnologia negli azionamenti, nei motori e nelle pompe.
Bibliografia
Per il presente lavoro non sono disponibili riferimenti bibliografici. Il documento, infatti, tratta dellesperienza diretta su un impianto di sollevamento con applicazioni peculiari che non fanno riferimento
ad elementi di letteratura.

1596

Riduzione dei consumi energetici nella


stazione di pompaggio e distribuzione di
acqua potabile di Campoverde
Aprilia (LT)
Andrea Lanuzza Andrea.lanuzza@acqualatina.it, Pasqualino Grossi, Stefano Carnevale
Societ Acqualatina S.p.A, Latina
Riassunto
Lanalisi qui di seguito riportata concerne interventi di ottimizzazione del funzionamento della
stazione di rilancio idropotabile situata nel comune di Aprilia (LT).
Prima dellimplementazione di sistemi automatici di controllo delle pressioni di distribuzione,
ogni tipo di regolazione veniva affidato allesperienza degli operatori ed attraverso linterpretazione delle letture di strumentazione analogica (manometri/pressostati) e procedure di marcia/arresto elettropompe.
Da qui lesigenza di analizzare limpianto e verificare la convenienza dellintroduzione di un dispositivo VFD.
Oltre allatteso effetto di saving energetico e di miglioramento della qualit del servizio, la soluzione
implementata (budget complessivo 46.08 k-) contiene aspetti innovativi dal punto di vista contrattuale: per la prima volta in Acqualatina, la progettazione fornitura ed esecuzione dei lavori oggetto
di investimento sono stati effettuati con il cosiddetto Finanziamento Tramite Terzi.
La ditta fornitrice si fatta pertanto carico di tutte le spese dinvestimento necessarie (comprensive degli oneri finanziari), recuperando tali spese mediante la corresponsione di una rata mensile
cui Acqualatina far fronte utilizzando i risparmi economici che lAppaltatore simpegna a garantire con il funzionamento del nuovo Impianto realizzato.
Summary
The aim of this case study is to show the results obtained after some low budget revamping works
on the electromechanical equipments of the Aprilia drinking water pumping station.
The document will highlight two main aspects of the implementation criteria:
the pressure control and regulation: the previous exploitation of the plant was based on the
solely experience of the operators; any pressure regulation was carried on by manual adjustments
without any sort of automation; the objective of the works was therefore the implementation of
VFD (variable frequency device) equipments;
the financing strategy: for the first time, Acqualatina, has outsourced the design and execution
of low budget works (as well as the supply of the equipments) to a third part through a financing
contract based on the following assumptions:
o all the investment costs were in charge of the third part;
o the third part remuneration was based on the system electrical efficiency target.

1597

1. Introduzione
Le perdite reali di acqua per una rete acquedottistica dipendono principalmente dai materiali,
dallet delle reti, dalla pressione media di esercizio e dalla sua variazione.
Tra le varie cause quella che influisce in modo pi sensibile sulle perdite nei sistemi di distribuzione idrica sono le variazioni di pressione e la frequenza con cui esse si manifestano.
Il controllo delle pressioni consiste non solo nelle tecniche di riduzione della pressione ma
anche nelle tecniche di sostegno della pressione o controllo dellalimentazione in modo da
garantire una distribuzione di acqua regolare in termini di pressione e di volumi richiesti dai
consumatori.
La soluzione per la razionalizzazione delle pressioni la regolazione zona per zona della superficie piezometrica definita dal livello dellacqua di un serbatoio, dalla quota piezometrica risultante da una centrale di sollevamento, da un booster, o da una valvola riduttrice di pressione.
In sistemi alimentati con pompaggio diretto essenziale evitare le variazione brusche della
pressione, originate dalle operazioni di attacca e stacca delle pompe. Queste operazioni accelerano oltremodo il deterioramento dellinfrastruttura delle reti aumentando significativamente il ripetersi di perdite.
Per tanto una soluzione sicuramente efficace per evitare quanto sopra e mantenere una pressione il pi possibile costante in rete, quella di ricorrere alluso di un dispositivo di azionamento a frequenza variabile VFD (normalmente detto inverter). [1]
2. Relazione
La centrale di rilancio Campoverde di Aprilia (LT) stata presa in gestione da Acqualatina
S.p.A nel 2003; in una prima fase la gestione ha mantenuto le stesse identiche condizioni di
funzionamento normalizzate utilizzando avviamenti stella triangolo e dei semplici orologi temporizzatori, nonch affidandosi allesperienza degli operatori sul campo per la corretta regolazione del livello delle pressioni e quindi della conduzione dellimpianto.
Di seguito viene riportato lo schema della rete acquedottistica e lo schema di sintesi della
stazione di pompaggio Campoverde per meglio comprendere il suo funzionamento.
Si deciso pertanto di entrare nel merito del funzionamento di tale sito con lobiettivo di
installare sistemi variatore di frequenza VFD in grado di:
comportare una miglior utilizzazione delle macchine su cui installato, quindi minori sollecitazioni dal punto di vista meccanico e termico;
stabilizzare la pressione ad un determinato set-point ottimale e al tempo stesso ridurre i
consumi energetici grazie appunto alla regolazione della frequenza.

1598

Fig. 1 Sinottico rete idrica Aprilia-Anzio-Nettuno.

Fig. 2 Schema di principio impianto di rilancio idrico Campoverde (progetto di intervento).

2.1 Analisi del consumo elettrico caratteristiche delle pompe e modalit di funzionamento (ANTE
intervento)
Nel 2009 (anno in cui stato perfezionato il progetto) la stazione di pompaggio Campoverde
ha consumato 1,55 MWh e la bolletta elettrica si attestata sui 199 k-.

1599

Fig. 3 Riepilogo consumi in termini di kWh/mese, -/mese 2009.

Quattro pompe venivano utilizzate per addurre risorsa idrica da un serbatoio di accumulo in
ingresso verso i comuni vicini. Le caratteristiche delle pompe sono dettagliate nella seguente
tabella:

Tab. 1 Descrizione parametriche delle elettropompe installate.

Come si pu osservare dal consumo mensile di elettricit, la richiesta variava (e varia ovviamente tuttora) significativamente tra inverno, mezze stagioni ed estate. Pertanto le
logiche di funzionamento della stazione variavano nel corso di questi tre periodi per come qui
di seguito meglio dettagliato:

Tab. 2 Sintesi funzionamento pompe.

Il controllo notturno ed il controllo pomeridiano determinavano lo spegnimento di una pompa (o la pompa 1 o la pompa 2) nel caso due pompe fossero funzionanti durante i periodi
predefiniti.
Il controllo con timer provocava lo spegnimento di tutte le pompe per 1h30 quando la pressione raggiungeva il setpoint di massima pressione.
La misura di pressione veniva effettuata attraverso un pressostato che gestiva la logica ON/
OFF delle pompe installato sul collettore di mandata.
La pompa 3 veniva utilizzata solo come backup o per scopi manutentivi.
Nel complesso stata dunque osservata una differenza significativa di funzionamento tra i
mesi estivi e quelli invernali e, di conseguenza, nei rispettivi costi complessivi di gestione.
La situazione si ulteriormente aggravata nel corso del 2010, durante il quale il consumo
medio salito a 107 kWh/mese nei mesi invernali, raggiungendo i 150 kWh/mese nel bimestre
estivo di picco; ci stato causato da un aumento complessivo del fabbisogno di volumi in rete
pompati dalla Centrale, che in totale nel 2010 si sono attestati sui 5.924.087 m3 rilanciati in

1600

adduzione (rispetto ai 5.862.889 m3 del 2009) con ripercussioni su pressioni di esercizio pi


ridotte a parit di infrastrutture primarie.
Durante lultimo periodo di misurazione effettuato senza VSD (30-31/05/2011) il consumo
specifico misurato si attestato sui 0,2431 kWh/m3, pari dunque a 0,032 -/m3 alla vigente
tariffa di 13 c-/kWh.
2.1.1 Valutazione dellefficienza con luso del VFD (ANTE intervento)
Per ciascun sistema di pompaggio, lefficienza stata valutata prendendo in considerazione i
relativi parametri di efficienza della pompa e di efficienza del motore.

Fig. 4 Efficienza delle tre elettropompe installate.

Le efficienze del sistema di pompaggio risultavano relativamente alte (70-75%).


Nello specifico, relativamente alle elettropompe P1 e P2 in assetto ante intervento si rilevava
che: in base allesperienza una pompa tra le due veniva spenta durante i periodi di bassa richiesta (circostanza denominata controllo notturno o controllo pomeridiano), in parallelo, un
temporizzatore veniva usato per spegnere entrambe le pompe per 1h30 quando la pressione
dellacqua raggiungeva un set-point di pressione massima (7.5 bar).
Durante il giorno, il personale in sito solitamente osservava una pressione di 6.8-7 bar nelle
mezze stagioni e di 7-7,5 bar nei mesi invernali.
Durante lestate era frequente che la pressione si riducesse a 6 bar nei periodi di picco di
richiesta. Ci faceva pensare che la rete potesse essere mantenuta a 6 bar anche durante linverno, utilizzando a tale scopo un controllo mediante VFD adatto a sostituire tutti i controlli
attuali (timer, controllo notturno/pomeridiano) e calcolando un possibile risparmio di 22.560
-/anno (cfr Fig.2).
Il risparmio poteva essere ulteriormente migliorato se si fosse riusciti a ridurre maggiormente
la pressione di rete. I risultati attesi dallinvestimento vengono pertanto riportati nella tabella
seguente:

Tab. 3 Dati investimento riguardante le pompe P1 e P2.

Per quanto riguarda la pompa 4, utilizzata esclusivamente durante il periodo estivo, i dati di
progetto evidenziavano invece che ladozione di un dispositivo VFD per mantenere la pressio-

1601

ne di rete a 6 bar, avrebbe comportato un risparmio non trascurabile ma con un pay-back


eccesivo, sintetizzato nella tabella seguente; tale risparmio risultava piuttosto basso poich la
pompa 4 lavora normalmente a pieno carico durante il giorno, il che limitava il beneficio di un
controllo tramite VFD.

Tab. 4 Dati investimento per la pompa P4.

2.2 Installazione e messa in esercizio sullimpianto (POST intervento)


Successivamente allinstallazione delle apparecchiature stata approntata la misura dei parametri energetici per la definizione dei risparmi effettivi, secondo quanto previsto dal contratto.
Il test stato effettuato solo a partire da Maggio 2011 e quindi la sintesi dei risultati evidenzia
i soli benefici relativi al periodo delle mezze stagioni.
In sintesi vengono riportate le condizioni di misura in fase di esercizio (2011 POST intervento) le quali evidenziano alcune differenze rispetto alle effettive condizioni di esercizio in fase
progettuale (2009 ANTE intervento):
Post intervento - 2011

Ante intervento - 2009

Controllo notturno

escluso

dalle 23:00 alle 5:00

Controllo pomeridiano

No

No

Controllo con Timer: Plim

6 bar

7,5 bar

Controllo con Timer: TPAUSA

30 minuti

1h 30min

(per le diverse tipologie di controlli cfr. paragrafo 2.1)


Suddette condizioni sono state applicate sia alla misura con VSD che a quella senza; di seguito
i risultati ottenuti:

Tab. 5 Riepilogo misure con e senza VFD (valutazioni Schneider).

1602

Le valutazioni elaborate dal fornitore evidenziano, per il solo periodo di mezza stagione un
saving pari a 87.608,79 kWh/anno rispetto alla situazione senza VFD; suddetto risparmio,
proiettato alla tariffa energetica attuale nel corso dellintero sottoperiodo, comporterebbe un
risparmio di 11.564 -/anno.
Occorre in verit evidenziare alcune contro-deduzioni effettuate da Acqualatina rispetto alla
Tab.5, basate essenzialmente su alcune criticit emerse tra analisi di progetto e condizioni effettive di esercizio post- installazione:
lesclusione dei campioni presi in fase di valutazione dei consumi ante intervento, tali campioni risultavano corrispondere ai periodi in cui le pompe erano in stato di fermo per il raggiungimento del set-point stabilito mediante il controllo con Timer;
il valore di set-point inizialmente impostato a 5,3 bar risultato insufficiente al carico richiesto in rete ed stato portato a 5,5 bar nelle ore di punta, di fatto i rispettivi campionamenti
sono stati esclusi dalla valutazione;
per il controllo con timer sono state impostate pause da 30 min anzich da 1h30 (valore
settato nel funzionamento ante intervento).
Abbiamo per contro ricavato delle conclusioni alternative pur escludendo di fatto dalla valutazione i campionamenti sui periodi di pausa delle elettropompe che ci portano a pensare di
ottenere un risparmio complessivo pari a 65.623 kWh/anno e quindi 8.662 -/anno, giustificando questa scelta con una migliore qualit della pressione ottenuta in rete, grazie alla costante modulazione/controllo della pressione in uscita sul valore impostabile, oltre che un miglioramento delle condizioni di esercizio, date dalla continua conduzione delle elettropompe ad
un minor numero di giri rispetto alla condizione ante intervento in cui si verificavano durate la
giornata diversi fermi macchina dovuti proprio allaumento di pressione e quindi supero del
set-point con conseguente ri-discesa immediata della pressione e quindi ripercussioni sulla rete
di distribuzione.
Conclusioni
In sintesi, pur ritenendo che le ipotesi di calcolo sulle misure effettuate in campo siano da
rivalutare in modo da prendere in considerazione alcuni aspetti critici legati al reale funzionamento dellimpianto, le conclusioni di Acqualatina evidenziano risultati interessanti, con
riduzioni del consumo specifico (rapporto tra kWh e m3 prodotti) del 11,4% (dai 0,2431
kWh/m3 ante intervento ai 0,2154 kWh/m3 post intervento)
Ai suddetti risparmi (valutazioni su 112gg/anno) vanno poi addizionati ulteriori e maggiori
risparmi che si potranno certamente ottenere nel periodo denominato funzionamento invernale in cui il livello di set-point di pressione potr essere ulteriormente ridotto.
Oltre ai temi specifici legati al risparmio energetico, riteniamo opportuno qui di seguito sintetizzare anche i seguenti benefici ottenuti:
1. laspetto contrattuale di questo tipo di investimento, in base al quale il corrispettivo dovuto
sar restituito in forma di rate il cui importo verr sottoposto a rettifica in esito al Risparmio
Energetico effettivamente conseguito; il numero e limporto delle rate mensili stimate in fase
progettuale (nella misura del 100% del risparmio stimato a decorrere dal riavvio dellimpianto), sar aggiornato allesito dellultima delle 4 misurazioni previste, in funzione di criteri specifici ben dettagliati allinterno del contratto (per rettifica e conguaglio sul risparmio realmente
valutato);
2. ottenimento di titoli di efficienza energetica (TEE) quantificabili in circa 26 Tep/anno pari
ad un ricavo di circa 2.500 -/anno per cinque anni consecutivi.
Bibliografia
[1] A. Capozza, Efficienza degli utilizzi elettrici nellindustria: Motori ad alta efficienza ed azionamentia
velocit variabile, Incontro con Energy Manager, Milano, Settembre (2006).

1603

Presentazione del gruppo di lavoro


Gestione impianti di depurazione
Gruppo di Lavoro GESTIONE IMPIANTI DI DEPURAZIONE ingsan@ing.unibs.it
Universit degli Studi di Brescia, Brescia

Riassunto
Nel maggio 1998, presso la Facolt di Ingegneria dellUniversit di Brescia, si costituito il GRUPPO DI LAVORO sulla GESTIONE DEGLI IMPIANTI DI DEPURAZIONE, coinvolgendo sia
ricercatori universitari sia numerosi tecnici gestori di impianti, con lobiettivo di studiare le tematiche pi importanti sulla gestione degli impianti di depurazione, attraverso uniniziativa avente
carattere di continuit.
Summary
The working group on treatment plant management was established in 1998 at the Faculty of
Engineering, University of Brescia, involving both academic researchers and many technical plant
operators with the aim of studying key issues about management of wastewater treatment plants,
with regular meetings and activities.
Relazione
Nel maggio 1998, presso la Facolt di Ingegneria dellUniversit di Brescia, si costituito il
GRUPPO DI LAVORO sulla GESTIONE DEGLI IMPIANTI DI DEPURAZIONE (che,
di fatto, ha avuto origine dal 3 Seminario di Studio in Ingegneria Sanitaria-Ambientale La
gestione e lupgrading degli impianti a fanghi attivi, Brescia, Facolt di Ingegneria, 4 e 5
dicembre 1997), coinvolgendo sia ricercatori universitari sia numerosi tecnici gestori di impianti, con lobiettivo di studiare le tematiche pi importanti sulla gestione degli impianti di
depurazione, attraverso uniniziativa avente carattere di continuit.
Durante i primi due anni di attivit, il Gruppo di lavoro si occupato di diverse problematiche
inerenti la gestione degli impianti di depurazione municipali. La rielaborazione di tutto il
materiale raccolto si concretizzata nella pubblicazione del volume La gestione degli impianti
di depurazione delle acque di scarico, edito da Il Sole 24 Ore (ottobre 2000).
Unaltra importante tematica di cui il Gruppo di lavoro si occupato rappresentata dal
capitolato doneri per la gestione degli impianti di depurazione. Anche in questo caso, il lavoro approdato ad una proposta che stata pubblicata, come inserto speciale, sul n. 7 (2001)
della rivista Ambiente & Sicurezza de Il Sole 24 Ore.
Lattivit del Gruppo di lavoro, che nel frattempo ha visto ladesione di numerosi altri tecnici
e ricercatori (oggi i partecipanti sono oltre 200), si poi rivolta verso lapprofondimento di
numerose altre tematiche di attualit ed interesse.
Nel corso del 2002 si concluso il lavoro (che ha preso avvio nel gennaio 2000) relativo agli
impianti di depurazione che ricevono significativi contributi in termini di acque reflue industriali (includendo in questa categoria sia gli impianti municipali che trattano liquami con

1604

importante componente industriale, sia gli impianti a servizio di consorzi industriali), che ha
portato alla pubblicazione del volume La gestione delle acque industriali, edito da Il Sole 24
Ore (gennaio 2003). Nel 2003 invece terminata lattivit del sottogruppo che si occupato
degli impianti di trattamento rifiuti liquidi, concretizzatasi nella pubblicazione del Manuale di
Ingegneria sanitaria-ambientale La gestione degli impianti di trattamento di rifiuti liquidi,
edito da CIPA nel maggio 2005.
Nel settembre 2002 sono stati avviati cinque nuovi sottogruppi, che hanno affrontato i seguenti argomenti:
il trattamento e smaltimento dei fanghi di depurazione, conclusosi con la pubblicazione del
volume Lottimizzazione del trattamento e smaltimento dei fanghi da depurazione delle acque
reflue urbane (CIPA Editore, giugno 2004);
le problematiche concernenti le acque destinate al consumo umano, che ha portato alla
stesura del volume Acque ad uso umano: dalle acque di rete a quelle confezionate, edito da
CIPA nel dicembre 2005. Il sottogruppo ha successivamente affrontato due ulteriori tematiche: linfluenza dei sistemi di distribuzione sulla qualit delle acque potabili (che ha portato
alla pubblicazione del volume Influenza dei sistemi di distribuzione sulla qualit dellacqua
potabile, Aracne Editrice, settembre 2007) e la rimozione dellarsenico dalle acque ad uso
umano (che si concretizzato nella pubblicazione del volume Larsenico nelle acque destinate
al consumo umano Esperienze e applicazioni delle tecnologie di rimozione dellarsenico e aspetti gestionali , Ed. Flaccovio, febbraio 2011);
la gestione delle acque meteoriche di dilavamento, che si concluso con la redazione dellomonimo volume (CIPA Editore, novembre 2006);
il riutilizzo delle acque di scarico, che ha portato alla pubblicazione delle monografie Riutilizzo delle acque reflue con destinazione duso Industriale (CIPA Editore, ottobre 2007) e
Riutilizzo delle acque reflue industriali per uso interno (CIPA Editore, novembre 2009);
la certificazione ambientale nellambito del ciclo integrato dellacqua, che si concretizzato
con la stesura del volume Ecogestione nel servizio idrico integrato: elementi per lapplicazione
della norma ISO 14001:04 (Aracne Editrice, gennaio 2007).
Nel 2007 sono stati avviati inoltre altri due sottogruppi: il primo si occupato della gestione
dei piccoli impianti di depurazione delle acque reflue urbane ed ha pubblicato la monografia
La gestione dei piccoli impianti di depurazione (CIPA Editore, maggio 2010), il secondo affronta il problema degli odori negli impianti di depurazione e nelle piattaforme che trattano
rifiuti liquidi.
Recentemente, inoltre, hanno preso avvio tre nuovi sottogruppi: il primo si occupa della predisposizione di un Manuale sulle verifiche di funzionalit di impianti e infrastrutture del ciclo
idrico integrato, il secondo affronta il tema del risparmio energetico nellambito del servizio
idrico integrato, il terzo quello dellautorizzazione integrata ambientale degli impianti di trattamento acque.
Le attivit del Gruppo di Lavoro Gestione Impianti di Depurazione sono aperte a chiunque
sia interessato, sia che provenga da aziende private, sia che provenga da Enti pubblici, indipendentemente dal campo prevalente di attivit (gestione, progettazione, ricerca, controllo ecc.).
Per informazioni:
Ing. Mentore Vaccari (030 371.1300)
Prof. Giorgio Bertanza (030 371.1301)
Sito web: http://dicata.ing.unibs.it/sanitaria/GdL/
E-mail: ingsan@ing.unibs.it Fax: 030 3711312

1605

PRINCIPALI PUBBLICAZIONI
Gruppo di lavoro Gestione degli impianti di depurazione. La gestione degli impianti di
scarico. A cura di C. Collivignarelli, V. Riganti, M. Pergetti, Ed. Il
depurazione delle acque di scarico
Sole 24 Ore, Milano, ottobre 2000.
Gruppo di lavoro Gestione degli impianti di depurazione. La gestione delle acque di scarico industriali
industriali. A cura di F. Avezz, C. Collivignarelli, V. Riganti, Ed. Il Sole 24 Ore, Milano,
gennaio 2003.
Gruppo di lavoro Gestione degli impianti di depurazione. Ottimizzazione del trattamento e
smaltimento dei fanghi da depurazione delle acque reflue urbane. A cura di G. Bertanza, R.
Bianchi, M. Ragazzi, Volume Collana Ambiente, Ed. Cipa, Milano, giugno 2004
Gruppo di lavoro Gestione degli impianti di depurazione. La gestione degli impianti di
trattamento di rifiuti liquidi. A cura di C. Collivignarelli, F. Avezz, V. Riganti, Manuale di
Ingegneria ambientale, volume 5, Ed. Cipa, Milano, maggio 2005
Gruppo di lavoro Gestione degli impianti di depurazione. Acque ad uso umano: dalle acque di rrete
ete a quelle confezionate
confezionate. A cura di C. Collivignarelli, S. Sorlini, Volume Collana
Ambiente, Ed. Cipa, Milano, dicembre 2005
Gruppo di lavoro Gestione degli impianti di depurazione. La Gestione delle acque meteoriche di dilavamento. A cura di G. Bertanza, S. Papiri, Manuale di Ingegneria ambientale,
volume 5, Ed. Cipa, Milano, novembre 2006
Gruppo di lavoro Gestione degli impianti di depurazione. Ecogestione nel servizio idrico
integrato: elementi per lapplicazione della norma ISO 14001:04
14001:04. A cura di R. Canziani, E.
Perotto, M. Vaccari, Aracne Editrice, Roma, gennaio 2007
Gruppo di lavoro Gestione degli impianti di depurazione. Influenza dei sistemi di distribuzione sulla qualit dellacqua potabile
potabile. A cura di C. Collivignarelli, S. Sorlini, Aracne Editrice,
Roma, settembre 2007
Gruppo di lavoro Gestione degli impianti di depurazione. Riutilizzo delle acque reflue con
destinazione duso industriale
industriale. A cura di F. Avezz, S. Cavallari, M. Anselmi, Volume Collana
Ambiente, Ed. Cipa, Milano, ottobre 2007
Gruppo di lavoro Gestione degli impianti di depurazione. Riutilizzo delle acque reflue industriali per uso interno
interno. A cura di M. Vaccari, M.C. Zanetti, Volume Collana Ambiente, Ed.
Cipa, Milano, novembre 2009
Gruppo di lavoro Gestione degli impianti di depurazione. La gestione dei piccoli impianti
di depurazione
depurazione. A cura di F. Avezz, L. Falletti, V. Riganti, Manuale di Ingegneria Ambientale,
Ed. Cipa, Milano, maggio 2010
Gruppo di lavoro Gestione degli impianti di depurazione. Larsenico nelle acque destinate
al consumo umano Esperienze e applicazioni delle tecnologie di rimozione dellarsenico e
aspetti gestionali. A cura di C. Collivignarelli, V. Riganti, S. Sorlini, Ed. Flaccovio, Palermo,
febbraio 2011

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GIORNATE DI STUDIO
Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria-Ambientale
LA GESTIONE E LUPGRADING DEGLI IMPIANTI A FANGHI ATTIVI
Facolt di Ingegneria Universit di Brescia BRESCIA, 4-5 dicembre 1997
Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria-Ambientale
LA GESTIONE DEGLI IMPIANTI DI DEPURAZIONE: aspetti normativi e sicurezza
Facolt di Ingegneria Universit di Brescia BRESCIA, 9 aprile 1999
Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria-Ambientale
LA GESTIONE DEGLI IMPIANTI DI DEPURAZIONE: monitoraggio, collaudo e
verifiche di funzionalit
Facolt di Scienze MM. FF. NN. Universit dellInsubria VARESE, 21 maggio 1999
Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria-Ambientale
LA GESTIONE DEGLI IMPIANTI DI DEPURAZIONE: upgrading
Centro Convegni AMGA GENOVA, 11 giugno 1999
Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria-Ambientale
LA GESTIONE DEGLI IMPIANTI DI DEPURAZIONE: gestione, manutenzione e
controllo
Universit Cattolica del Sacro Cuore PIACENZA, 28 settembre 1999
Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria-Ambientale
LA GESTIONE DEGLI IMPIANTI DI DEPURAZIONE: trattamento di reflui speciali ed aspetti economici
Centro Congressi Terme di Salice SALICE TERME (PV), 15 ottobre 1999
Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria-Ambientale
LA GESTIONE DEGLI IMPIANTI DI DEPURAZIONE: linee guida per conseguire
lefficacia, lefficienza e leconomicit del servizio
Facolt di Ingegneria Universit di Brescia BRESCIA, 10 dicembre 1999
Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria-Ambientale
LA GESTIONE DEGLI IMPIANTI DI DEPURAZIONE: il trattamento degli scarichi industriali negli impianti pubblici: aspetti normativi ed amministrativi
Paese (TV), 25 maggio 2001
Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria-Ambientale
SCARICHI DI ACQUE REFLUE IN AREE SENSIBILI: aspetti normativi ed implicazioni e impiantistiche
Universit di Bologna BOLOGNA, 12 ottobre 2001
Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria-Ambientale
SCARICHI INDUSTRIALI IN FOGNATURA: pretrattamento, collettamento, tariffazione
Facolt di Ingegneria Universit di Brescia BRESCIA, 8 febbraio 2002
Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria-Ambientale
IMPIANTI DI DEPURAZIONE DI ACQUE DI SCARICO CON SIGNIFICATIVA
COMPONENTE INDUSTRIALE: aspetti impiantistici e gestionali
Centro Convegni AMGA GENOVA, 4 giugno 2002
Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria-Ambientale
IMPIANTI DI TRATTAMENTO DI RIFIUTI LIQUIDI: problematiche gestionali
Facolt di Ingegneria Universit di Brescia BRESCIA, 13 dicembre 2002
Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria-Ambientale
LA GESTIONE DEGLI IMPIANTI DI DEPURAZIONE: ottimizzazione del trattamento-smaltimento dei fanghi
Aula del Quattrocento, Universit di Pavia PAVIA, 26 giugno 2003

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23a Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria-Ambientale


La gestione degli impianti di depurazione: IL RIUTILIZZO DELLE ACQUE REFLUE
RISPARMIO IDRICO E RIDUZIONE DELLIMPATTO SULLAMBIENTE (DM del
12/06/03 n 185)
Palazzo Cittanova, CREMONA, 20 novembre 2003
24a Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria-Ambientale
ACQUE DESTINATE AL CONSUMO UMANO
Facolt di Ingegneria Universit di Brescia BRESCIA, 12 dicembre 2003
25a Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria-Ambientale
ECOGESTIONE NEL SERVIZIO IDRICO INTEGRATO: elementi per una certificazione ambientale
Politecnico di Milano, sede di Como COMO, 2 aprile 2004
26a Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria-Ambientale
La gestione degli impianti di depurazione: IL RIUTILIZZO DELLE ACQUE REFLUE
ASPETTI IMPIENTISTICI E GESTIONALI
Centro congressi VeronaFiere, VERONA, 16 aprile 2004
27a Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria-Ambientale
POTABILIZZAZIONE DELLE ACQUE: aspetti normativi, tecnici e gestionali
Facolt di Ingegneria Universit di Brescia BRESCIA, 11 febbraio 2005
28a Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria-Ambientale
GESTIONE DELLE ACQUE METEORICHE DI DILAVAMENTO: un approccio
integrato
Universit dellInsubria, Facolt di Scienze MM.FF.NN. VARESE, 6 maggio 2005
29a Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria-Ambientale
INFLUENZA DEI SISTEMI DI DISTRIBUZIONE SULLA QUALIT DELLACQUA POTABILE
Centro Convegni AMGA GENOVA, 18 novembre 2005
30a Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria-Ambientale
LA GESTIONE DELLE ACQUE METEORICHE DI DILAVAMENTO NELLE
AREE URBANE E INDUSTRIALI
Facolt di Ingegneria Universit di Brescia BRESCIA, 3 febbraio 2006
31a Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria-Ambientale
LA CERTIFICAZIONE AMBIENTALE DEL SERVIZIO IDRICO INTEGRATO:
potenzialit e limiti
Facolt di Ingegneria Universit di Brescia BRESCIA, 12 maggio 2006
32a Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria-Ambientale
IL RISPARMIO IDRICO IN AZIENDA: aspetti impiantistici e gestionali
Centro Incontri Regione Piemonte TORINO, 14 luglio 2006
33a Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria-Ambientale
LARSENICO NELLE ACQUE DESTINATE AL CONSUMO UMANO. Nuove tecnologie di rimozione: esperienze ed applicazione
Facolt di Ingegneria Universit di Brescia BRESCIA, 6 luglio 2007
34a Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria-Ambientale
IL RIUTILIZZO DELLE ACQUE REFLUE URBANE E INDUSTRIALI
Palazzo Cittanova CREMONA, 29-30 ottobre 2007
35a Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria-Ambientale
LA GESTIONE DEI FANGHI DI DEPURAZIONE: aspetti tecnici, economici e di
pianificazione
Facolt di Ingegneria Universit di Brescia BRESCIA, 30 novembre 2007

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36a Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria-Ambientale


LA GESTIONE DEI PICCOLI IMPIANTI DI DEPURAZIONE
Piacenza EXPO PIACENZA, 11 aprile 2008
37a Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria-Ambientale
10 ANNI DI ATTIVITA DEL GRUPPO DI LAVORO GESTIONE IMPIANTI DI
DEPURAZIONE: prospettive future
Facolt di Ingegneria Universit di Brescia BRESCIA, 28 novembre 2008
38a Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria-Ambientale
LARSENICO NELLE ACQUE DESTINATE AL CONSUMO UMANO: tecnologie
di rimozione e aspetti gestionali
Facolt di Ingegneria Universit di Brescia BRESCIA, 10 luglio 2009
39a Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria-Ambientale
LARSENICO NELLE ACQUE DESTINATE AL CONSUMO UMANO: aspetti sanitari, tecnologici e gestionali
Aula Magna del Rettorato Universit della Tuscia VITERBO, 10 dicembre 2009
40a Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria-Ambientale
LA GESTIONE DEI PICCOLI IMPIANTI DI DEPURAZIONE: aspetti gestionali
Fieraverona VERONA, 28 maggio 2010
41a Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria-Ambientale
VERIFICHE INNOVATIVE PER LA FUNZIONALIT DEL CICLO IDRICO INTEGRATO E DEL TRATTAMENTO DI RIFIUTI LIQUIDI
Auditorium (Scuole Medie) MORTARA (PV), 29 settembre 2010
42a Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria-Ambientale
GLI ODORI NEGLI IMPIANTI DI DEPURAZIONE DELLE ACQUE DI SCARICO E DI TRATTAMENTO DEI RIFIUTI LIQUIDI: aspetti tecnici e normativi
Facolt di Ingegneria Universit di Brescia BRESCIA, 29 ottobre 2010
43a Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria-Ambientale:
LE VERIFICHE DI FUNZIONALIT COME STRUMENTO PER LOTTIMIZZAZIONE DI IMPIANTI E INFRASTRUTTURE DEL SERVIZIO IDRICO INTEGRATO
Palazzo Cittanova CREMONA, 27 gennaio 2011
44a Giornata di Studio di Ingegneria Sanitaria-Ambientale:
GESTIONE DEI FANGHI DI DEPURAZIONE: INTERVENTI E PROSPETTIVE
Dogana Veneta Lazise (VR), 9 giugno 2011

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