Sei sulla pagina 1di 218

Circa il viaggio di esplorazione della nave Fram tra il 1893 e il 1896

e il viaggio in slitta della durata di quindici mesi del Dr. Nansen e del
Ten. Johansen.

IL SECONDO AUTUNNO SUL GHIACCIO*

Mercoled 10 ottobre. Oggi compio 33 anni. Niente da dire, se


non che la vita va avanti e non torner mai indietro. Oggi sono
stati tutti quanti molto gentili con me, stato commovente vedere la sala addobbata di bandiere. Sulla mia porta e su quella di
Hansen cera lo stendardo con scritto Fram a caratteri cubitali.
Quando sono arrivato nella sala sembrava proprio come una
festa, e tutti si sono alzati per augurarmi cento di questi giorni.
Quando sono salito sul ponte la bandiera sventolava sullalbero
di mezzana.
Con gli sci, al mattino, abbiamo fatto unescursione verso sud.
Cera vento, il tempo era brutto ed era molto tempo che non
avevo sentito cos freddo. Questa sera il termometro segna 31 C
sotto zero; sicuramente il compleanno pi freddo che ho trascorso. Il pranzo stato sontuoso: 1. Pasticcio di pesce. 2. Salsicce
e lingua con patate, fagiolini e piselli. 3. Fragole in conserva con
riso e panna ed estratto di malto Crown. Poi, con grande sorpresa di tutti, il nostro dottore, dalla tasca del cappotto che indossa sempre, ha iniziato a estrarre alcuni straordinari
bicchierini di vetro bicchierini per le medicine, misurini, provette uno per ogni uomo, per concludere con una bottiglia
piena di liquore Lysholmer il vero Lysholmer originale ca*Le note sono tutte quelle originali di Nansen, tranne dove specificato con
N.d.C., nota del curatore di questo volume. Essendo una traversata sul mare
artico, si lasciata la misurazione in miglia in tutto il testo. Ci si riferisce al miglio nautico, che corrisponde a 1852 metri.
1

pace di risvegliare lentusiasmo generale. Dopo pranzo abbiamo


bevuto il caff e c stata la sorpresa: una torta di mele preparata
dal bravissimo cuoco Pettersen, che in precedenza era fabbro e
macchinista. Poi ho dovuto tirare fuori i sigari, che sono stati
molto apprezzati da tutti e naturalmente il pomeriggio lho lasciato libero. Per cena c stata unaltra sorpresa: una grande
torta di compleanno preparata dallo stesso fornaio, con la dedica
10.10.94 T.L.M.D. Til lykke med dagen (auguri di buon compleanno). Abbiamo anche mangiato ananas, fichi e dolciumi. Si possono trascorrere compleanni ben peggiori a latitudini inferiori
agli 81. La serata trascorre con ogni genere di baldoria, sono
tutti di buon umore e le risate riempiono la sala!
Una volta augurata la buonanotte ci si ritrova soli ed allora
che viene tristezza; se sali sul ponte nel cielo sopra di te trovi le
stelle. A sud si vede larco di unaurora covare e ogni tanto emanare altre aurore, con un guizzo costante e inquieto.
Io e Sverdrup abbiamo parlato un p della spedizione. Durante il pomeriggio, quando eravamo fuori sul ghiaccio, allimprovviso ha detto gi il prossimo ottobre forse non sar a
bordo della Fram. Al che ho dovuto rispondere che a meno di
un brutto inverno, probabilmente sarebbe stato proprio cos. Eppure io stesso non riuscivo a crederci.
Ogni sera in sogno torno a casa ma quando viene mattina,
come Helge, devo rientrare al galoppo sul cavallo smunto verso
quella parte di alba che diventa rossa e non verso le gioie di Valhalla bens nel regno del ghiaccio eterno.
Solo per te, Sigrun della Montagna Sva, Helge deve nuotare
nella rugiada del dispiacere.
Venerd 12 ottobre. Da ieri sera soffia una tempesta costante da
E.S.E. Ieri sera anche andato in frantumi il mulino: dopo un
anno di utilizzo, un dente notevolmente usurato si staccato da
una delle ruote dentate. Questa mattina la velocit del vento era
superiore ai 12 metri al secondo e da molto tempo non lo sentivo
soffiare cos forte come questa sera. In questo momento dovremmo avanzare bene verso nord. Forse ottobre non proprio
un brutto mese come mi ero aspettato dopo le esperienze del2

lanno scorso. Prima di pranzo sono uscito con gli sci. La neve mi
sibilava intorno alle orecchie ma non ho avuto grandi problemi
per il ritorno. Proprio adesso sta soffiando una burrasca di neve
tremenda. La luna ancora bassa nel cielo, verso sud, ed emana
un bagliore opaco attraverso le masse di neve sferzanti. Bisogna
tenersi ben stretti la berretta. Questa davvero unabominevole
notte polare, proprio come la immagini da casa, nel lontano
sud. Ma stare sul ponte mi rende allegro perch sento che stiamo
avanzando.
Sabato 13 ottobre. Oggi stesso vento, con velocit sino a 12 metri
e oltre, ma Hansen in serata ha fatto comunque un rilevamento.
un tipo sempre a posto, infaticabile. Stiamo andando verso
nordovest (81328 latitudine nord, 11828 longitudine est).
Domenica 14 ottobre. Ancora la stessa bufera. Sto leggendo la
storia delle interminabili sofferenze patite dai primi esploratori
artici per ogni grado e ogni minuto della loro rotta verso nord.
Mi fa quasi provare una sensazione di disprezzo per noi, qui seduti su comodi divani caldi dove si passa il tempo a scrivere,
leggere, fumare e sognare mentre la tempesta strappa e tira il
cordame sopra di noi, e con il mare che una grande massa di
neve sferzante attraverso la quale, grado dopo grado, veniamo
portati verso nord diretti alla meta per la quale i nostri predecessori hanno lottato consumandosi invano di fatica. E tuttavia
Cala il sole, viene la notte.
Luned 15 ottobre. Questa mattina siamo andati verso est con gli
sci, ancora contro lo stesso vento e le stesse precipitazioni nevose. Occorre prestare molta attenzione al tragitto in questi
giorni, perch da lontano non si vede la nave e se non trovi la via
del ritorno, ebbene... Ma le tracce sono ben visibili, mentre il
vento denuda la crosta di neve lungo quasi tutta la superficie e
la neve in movimento non attacca. Ci dirigiamo verso nord mentre lentamente fa il suo ingresso maestoso la notte artica. Oggi il
sole era basso; non lho visto a causa dei banchi di nuvole verso
sud, tuttavia riusciva a illuminare un po il cielo pallido. Adesso
3

regna la luna piena, che con la sua luce brillante ricopre la


grande pianura di ghiaccio e la neve battente. Che notte per certi
pensieri! Non importa se lhai gi vista mille volte, ogni volta
che torna fa la stessa impressione solenne: non possibile liberare la mente dal suo potere. come entrare in un tempio sacro,
quieto, dove vi sospeso lo spirito della natura sui raggi argentei
scintillanti e dove lanima deve prostrarsi e adorare adorare
linfinito universo.
Mercoled 17 ottobre. Siamo impegnati a prendere le temperature dellacqua in profondit. In questo periodo dellanno un
piacere discutibile. A volte il sollevatore si riveste di ghiaccio per
cui una volta in acqua non si chiude e dunque va lasciato sospeso a lungo; poi, una volta riportatolo in superficie, durante le
osservazioni si congela, quindi lacqua non ne fuoriesce e le bottiglie campione restano vuote: questo per non parlare del fastidio di preparare lapparato da calare sul fondo. Siamo fortunati
quando non ci tocca portare tutto in cambusa per essere scongelato. un lavoro lento e ci capitato di leggere le temperature
alla luce del faro. I campioni dacqua non sono cos affidabili
perch nel sollevatore congelano. Ma possiamo farcela, dobbiamo solo continuare cos. Soffia ancora lo stesso vento di levante e stiamo andando avanti alla deriva. La nostra latitudine,
questa sera, di circa 8147 N.
Gioved 18 ottobre. Continuo a prendere le temperature dellacqua, un divertimento frizzante con il termometro a -29 C e il
vento. Le dita tendono a irrigidirsi e a diventare insensibili
quando devi a mani nude manipolare le viti di metallo ricoperte
di ghiaccio, leggere il termometro con una lente di ingrandimento
per garantire laccuratezza della centesima parte di un grado e
quindi imbottigliare i campioni dacqua che vanno tenuti premuti
contro il petto per prevenirne il congelamento. Un bellaffare!
Questa sera alle 8 c stata una bellissima aurora boreale. Si
attorcigliata in cielo per due volte come un serpente impetuoso.
La coda era a circa 10 sopra lorizzonte nord. Da l si spostata
tortuosamente verso levante, poi ha girato nuovamente su se
4

stessa verso ponente tra i 30 e i 40 sopra lorizzonte, assumendo una forma ad arco; quindi affondata a ovest e infine si
avvolta in una palla da cui si sparsero in cielo tante nervature.
Le sue arcate si muovevano mentre da ovest sbucavano rapidamente fasci di banderuole che puntavano a est e il serpente ondeggiava incessantemente nelle curvature che aveva appena
creato. Gradualmente ha risalito il cielo sin quasi allo zenit e contemporaneamente la curva o arcata pi alta si divideva in tante
ondulazioni pi deboli, la palla a nordest avvampava intensamente e le festose banderuole si innalzavano sino allo zenit dai
vari punti delle arcate, soprattutto dalla palla e dalla curvatura
pi lontana verso nordest. Cos lilluminazione ha raggiunto il
suo massimo, con un colore fondamentalmente giallo intenso,
anche se in certi punti tendeva a un giallino rosso, mentre in altri
era bianco verdina. Quando londa superiore ha raggiunto lo
zenit il fenomeno ha perso la sua brillantezza, finendo per disperdersi lentamente e lasciare una vaga traccia di aurora in
cielo, a meridione. Pi tardi, tornando sul ponte, ho trovato
quasi tutta laurora raccolta nella met meridionale del cielo. A
sud, in lontananza, si vedeva un arco basso a circa 5 sul segmento scuro dellorizzonte. Tra questo punto e lo zenit cerano
altre quattro arcate indistinte e sinuose, e la pi alta si muoveva
attraversandolo; qua e l, verso lalto, sfiammavano banderuole
vivide, soprattutto dallarco pi in basso a sud. Nella zona settentrionale del cielo non si vedevano arcate, solo qualche banderuola sparsa. Questa sera, come sempre, in cielo si vedono tracce
di aurora; spesso sono anche chiaramente visibili banderuole o
leggere velature e il cielo pare essere costantemente coperto da
un velo luminoso nel quale si vedono buchi scuri.1
Non passa notte in cui non si riescano a distinguere tracce di
aurora quando il cielo torna a essere limpido o se si apre uno
1. Questo velo luminoso costantemente disteso sul cielo, era meno distinguibile
nel firmamento poco sopra di noi ma diventava sempre pi consistente vicino
allorizzonte, pur senza raggiungerlo; a nord e a sud in genere terminava con
un arco basso delineato vagamente sopra una specie di segmento scuro. La luminosit di questo velo era talmente forte che non sono mai riuscito a distinguere con certezza la Via Lattea.

squarcio abbastanza largo che permetta di vederlo; di regola vediamo forti fenomeni luminosi inquieti che danzano incessantemente nel firmamento. Questi appaiono principalmente nella
zona meridionale del cielo.
Venerd 19 ottobre. Brezza fresca da E.S.E. Si va spediti alla deriva verso nord. Probabilmente presto oltrepasseremo il lungamente atteso 82 e non sar lontano dall8227 che decreter la
Fram come il vascello giunto nel punto pi settentrionale nella
storia del mondo. Ma il termometro sta crollando: probabilmente il vento non rester a lungo in quel quadrante e si sposter verso ovest. Spero solo che per una volta il barometro possa
dimostrarsi falso profeta. Sono tornato a essere piuttosto fiducioso, da molto tempo le cose vanno abbastanza bene e ottobre,
mese che lesperienza dello scorso anno mi aveva fatto temere,
se non finir male segner un notevole avanzamento.
Oggi il vento ci costato una vita. Il mulino era di nuovo attivo dopo essere stato riparato a causa del contrattempo dellaltro giorno alla ruota dellingranaggio. Nel pomeriggio, mentre
due cuccioli litigavano per un osso, uno caduto sotto uno dei
denti dellingranaggio sullassale, finendo per farsi trascinare
dentro, tra il mulino e il ponte. Il suo povero corpicino ha fatto
bloccare tutto e sfortunatamente nessuno era presente per fermarlo in tempo. Come ho sentito il rumore sono corso sul ponte
e il cucciolo era appena stato tirato fuori quasi morto; aveva lo
stomaco completamente lacerato. Emetteva un flebile lamento
ed stato subito liberato dalla sofferenza. Povera piccola creatura vivace! Non tanto che te ne sgambettavi in giro, divertendoti a fare confusione con i tuoi fratelli e le tue sorelle; poi sul
ponte rotolato un femore di orso lanciato dalla cambusa; tu e
gli altri vi ci siete lanciati sopra e adesso eccoti l, crudelmente
sventrato e morto come unaringa. Il destino inesorabile!
Domenica 31 ottobre. Latitudine nord 820,2, longitudine est
1149. sera tardi e sono disorientato, come se avessi indugiato
in una normale sregolatezza, ma una sregolatezza di una natura
molto innocente.
6

Oggi c stato un grande banchetto per festeggiare lottantaduesimo grado di latitudine. Ieri sera la rilevazione dava 820,2
e sicuramente siamo andati anche pi a nord con la deriva. Per
loccasione sono state cucinate torte di miele (pan di zenzero) di
prima classe, credetemi sulla parola; poi, dopo una rinfrescante
corsa sugli sci, c stato un grande banchetto. Nella sala sono
stati affissi avvisi che richiedevano agli ospiti massima puntualit a pranzo, perch il cuoco aveva dato il meglio. Le seguenti
frasi, profondamente sentite, sono state scritte da un anonimo
poeta e apposte su un volantino:
Quando il pranzo viene servito puntuale, non temere, la
zuppa di latte sar di certo una primizia; ma se arrivate tardi le
vivande si guastano, il pasticcio di pesce sar un peso morto sul
petto; se aspetti troppo, ci che si conserva nelle scatole di latta,
non vi dubbio, trover modo di uscire. Anche la carne di bue,
di pecora o di maiale, che in questo sono molto diverse dal nettare della vigna! Ramornie, Armour, Thorne, Herr Ths hanno
conservato ottime carni che non sanno di andato male; dir
quindi una sola parola per mettervi in guardia, amici: se volete
un buon pranzo, venite alluna e non alle due.
La malinconia di questa poesia deve essere stata il frutto di
tante delusioni amare e fornisce una prova preziosa e intrinseca
circa lanonima professione del suo autore. Cos gli ospiti si sono
ritrovati con tollerabile puntualit, con la sola eccezione del vostro
umile servo che stato obbligato a scattare qualche fotografia sinch la luce del giorno era ancora sufficiente. Il men era splendido: 1. Zuppa di coda di bue. 2. Pasticcio di pesce al burro fuso
con patate. 3. Tartaruga con piselli primaticci giganti. 4. Riso, con
rovo camemoro e panna ed estratto di malto Crown. Dopo il
pranzo, caff e torta di miele. Dopo la cena anchessa eccellente
musica a gran richiesta e nel corso di tutta la serata, allorgano,
si sono alternati esecutori perfetti, tra i quali si particolarmente
distinto Bentzen. Ogni tanto la musica si trascinava, come se dovesse essere issata da un abisso profondo 1800 o addirittura 2700
metri per ravvivarsi appena si avvicinava alla superficie.
Alla fine leccitazione era tale che io e Pettersen ci siamo dovuti alzare a ballare un valzer e un paio di giri di polka, riu7

scendo a eseguire alcuni raffinati pas de deux. Anche Amundsen


stato trascinato nei dedali della danza mentre gli altri giocavano a carte. Intanto veniva servito un rinfresco a base di pesche
in scatola, banane secche, fichi, torte di miele, etc. etc... In breve:
abbiamo trascorso una serata gioviale. E perch non avremmo
dovuto del resto? Stiamo avanzando felicemente verso la meta,
siamo gi a met strada tra le Isole della Nuova Siberia e la Terra
di Francesco Giuseppe e nessuno a bordo nutre il bench minimo dubbio che riusciremo a ottenere quello che ci siamo prefissi. Dunque, lunga vita alla baldoria!
Intanto limmobilit infinita della notte polare mantiene in
alto la propria oscillazione; la luna, piena a met, risplende sul
ghiaccio e le stelle brillano sopra di noi; non ci sono irrequiete
luci del nord e il vento da sud sospira dolente attraverso il cordame. Prevale ovunque unimmobilit profonda e serena. linfinito incanto della morte il Nirvana.
Luned 22 ottobre. Ora inizia a fare freddo. Ieri sera il termometro segnava -34.6 C., questa sera -36 C.
Questa sera (alle 11.30) si vista unaurora splendida. Una corona meravigliosa circondava lo zenit con un anello di strisce di
luce su strati diversi, ognuno esterno al precedente; poi cerano
fasci di strisce di luce grandi e piccoli spalmati in cielo, soprattutto in basso verso S.O. e E.S.E. Tutti, comunque, tendevano a
risalire verso la corona che risplendeva come unaureola. Sono
rimasto a osservarla a lungo. Ogni tanto riuscivo a distinguere
una macchia scura al suo centro, nel punto dove convergevano
i raggi. Era un po a sud rispetto alla stella polare e nella posizione in cui si trovava era vicina a Cassiopea. Ma laureola continuava a bruciare senza fiamma e a spostarsi come se ci fosse
stata una burrasca nello strato superiore dellatmosfera a farle
da polmone. In quel momento sono sbucate dal buio intorno
allaureola interna nuove strisce di luce, seguite da dardi scintillanti che formavano un cerchio pi ampio e immobile, cos da
vedere chiaramente lo spazio buio nel centro; in altri momenti
era del tutto ricoperto da masse lucenti. Poi sembrato che la
tempesta si placasse e si scolorito tutto quanto per infiammarsi
8

ancora di una debole tinta biancastra e poi riesplodere unaltra


volta e ripartire con la stessa danza. In seguito, tutta la massa di
luce intorno alla corona ha cominciato a oscillare avanti e indietro
a grandi ondate sopra lo zenit e il punto scuro centrale, al di sopra
del quale sembrava crescere la burrasca; questa pareva frullare le
strisce di luce in un groviglio inestricabile, sino a fonderle in un vapore luminoso che avvolgeva la corona annegandola in un diluvio
di luce. A questo punto non si riuscivano pi a vedere n la corona,
n le strisce di luce e neppure il centro scuro niente, solo un caos
di foschia splendente. Poi si scolorita ancora e io sono sceso di
sotto. A mezzanotte, dellaurora non restava quasi pi niente.
Venerd 26 ottobre. Ieri sera ci trovavamo alla latitudine 823
nord. Oggi la Fram compie due anni. Negli ultimi due giorni abbiamo avuto il cielo coperto e a mezzogiorno era talmente buio
che ho pensato che avremmo dovuto smettere presto con le nostre spedizioni sciistiche. Ma questa mattina si rivisto il cielo
limpido e calmo, cos sono uscito per una deliziosa escursione
verso ovest, dove si era accumulato un po di pack2 recente, ma
niente di rilevante. Per celebrare loccasione abbiamo pranzato
particolarmente bene con rombo fritto, pezzi di porchetta, fagiolini bianchi e piselli verdi, budino natalizio condito con la crema
e avvolto nelle fragole. Come al solito le bevande consistevano
di vino (cio succo di limetta con acqua e zucchero) ed estratto
di malto Crown. Temo ci sia stato un generale affaticamento
degli apparati digerenti. Dopo pranzo caff, torta di miele e sigarette Nordhal. Vacanza per tutti.
Questa sera il vento ha cominciato a soffiare da nord ma probabilmente non significa molto; almeno devo sperarlo e aver fiducia nellarrivo di altro vento da sud. Non sentiamo la bramosia
2. Il pack uno strato di ghiaccio marino derivato dallo sgretolamento della
banchisa e si presenta come una distesa di ghiaccio misto ad acqua. Se diversi
frammenti di pack si uniscono si crea un enorme banco galleggiante che pu
raggiungere una dimensione di migliaia di chilometri quadrati (detto ice field).
Il pack si muove trasportato dalle correnti ed pi pericoloso degli iceberg
perch se diversi pack si saldano tra loro, possono imprigionare le navi.
(N.d.C.)

di un mite favonio n dellalito di unalba che diventi rossa. No.


Un vento da sud freddo e mordente, roboante di potenza del mare
polare affinch la Fram, con i suoi due anni, possa essere seppellita da una bufera di neve con intorno solo gelo fumante: ecco cosa
stiamo aspettando. Solo questo ci permetter di andare alla deriva
verso la meta. Dunque Fram, tu oggi hai due anni. A tavola ho
detto che se un anno fa il consenso era unanime circa il fatto che
la Fram fosse una buona nave, oggi abbiamo ancor pi ragione
di affermarlo poich ci sta conducendo avanti sicura e senza pericoli, nonostante la velocit non eccessiva: per questo abbiamo
brindato alla salute e allottimo del suo comportamento. Non ho
detto molto. Se avessi espresso tutto quello che avevo a cuore, le
parole non sarebbero state cos equilibrate; infatti, a dire il vero,
tutti amiamo profondamente questa nave, per quanto possibile
amare una cosa impersonale. Perch non dovremmo? Nessuna
madre potrebbe dare pi calore e sicurezza di quella che ci assicura lei. Per noi la nostra casa. Quando usciamo sulle distese di
ghiaccio, gioiamo nel ritornare da lei; e quando sono stato lontano
e ho visto innalzarsi lalberatura al di sopra delleterno mantello
di neve, quante volte il mio cuore ha palpitato calorosamente!
Spesso, durante le notti tranquille, al costruttore di questa nostra
casa vanno pensieri di gratitudine. Sono certo che a casa spesso ci
pensa, ma che non sa dove quei pensieri possono andare per trovare la Fram nel grande spazio bianco che circonda il Polo. Eppure, egli conosce la propria figlia e anche se tutti dovessero
perdere fiducia in lei, egli non smetter di credere che ce la possa
fare. Si Colin Archer, se tu potessi vederci adesso sapresti che la
tua fiducia ben riposta.
Sono qui seduto da solo nella mia cuccetta e i pensieri scivolano
indietro ai due anni trascorsi. Qual il demone che tesse i fili delle
nostre esistenze e che fa ingannare noi stessi, quello che ci spinge
sempre avanti su sentieri che non abbiamo tracciato noi sentieri
sui quali non abbiamo desiderio di incamminarci? stato il puro
senso del dovere a spingermi? No di certo! Io ero semplicemente
un bimbo che anelava la grande avventura nellignoto, cos a
lungo sognata tanto che alla fine ho creduto che fosse lei ad attendere me.
10

E certamente mi stata data la grande avventura del ghiaccio


profondo e puro come linfinito; la notte polare illuminata di
stelle e silente, la natura nella sua profondit, il mistero della
vita, lincessante circumnavigare delluniverso, il banchetto della
morte eterna in se stessa senza sofferenza, senza rimpianto. Eccoti qui nella grande notte in tutta la tua nuda meschinit, faccia
a faccia con la natura; te ne stai seduto con devozione ai piedi
delleternit in riverente ascolto e conosci Dio, colui che ogni
cosa governa, il centro delluniverso. Tutti gli enigmi delluniverso a te paiono chiari e ridi di te stesso per esserti consumato
a meditare, poich tutto cos piccolo, cos indicibilmente piccolo colui che vede Geova muore.
Domenica 4 novembre. A mezzogiorno sono uscito per una spedizione con gli sci assieme a qualche cane. In quel momento ho
notato che quelli rimasti sulla nave cominciavano ad abbaiare.
Quelli che erano con me hanno rizzato gli orecchi e alcuni di loro
hanno ripreso la via verso la nave, con Ulenka in testa. Si sono
fermati quasi subito, tutti quanti in ascolto guardandosi indietro
per vedere se andavo anchio con loro. Per un po mi sono chiesto se poteva esserci un orso, poi ho proseguito per la mia strada;
ma alla lunga non ce lho pi fatta e mi sono rimesso in marcia
verso casa, con i cani scatenati davanti a me. Avvicinandomi alla
nave ho visto Sverdrup, Johansen, Mogstad e Henriksen che partivano armati. Erano gi avanti e diretti verso dove i cani abbaiavano, prima che anchio prendessi un fucile per seguirli.
Allimprovviso, nelloscurit, ho visto il lampo di una scarica seguita da un altro colpo; poi altri colpi, sino a quando non sembrava di ascoltare il fuoco di un plotone. Che diavolo poteva
essere? Erano fermi nello stesso punto e sparavano senza sosta.
Perch diamine non avanzavano? Mi sono affrettato, pensando
che fosse tempo di arrivare con gli sci e seguire la partita, evidentemente in pieno svolgimento. Loro nel frattempo erano avanzati un po e poi c stato un altro lampo nelloscurit: sono
avanzati cos, per due o tre volte. Uno del gruppo alla fine balzato in avanti sul ghiaccio e ha sparato dritto a terra di fronte a
s, mentre un altro si inginocchiava per sparare verso est. Sta11

vano provando i fucili? Di sicuro sarebbe stato un momento ben


strano per farlo e poi gli spari erano troppi. I cani intanto si aggiravano sul ghiaccio ammucchiandosi e abbaiando furiosamente. Alla fine li ho superati e ho visto tre orsi disseminati sul
ghiaccio, una femmina e due cuccioli, con i cani addosso per spaventarli che li morsicavano tirando le zampe, la gola e la coda.
Ulenka era particolarmente fuori di senno. Aveva afferrato un
cucciolo per la gola e gli stava dando filo da torcere tanto che
era difficile staccarla. Gli orsi si erano allontanati molto tranquillamente dai cani, che non avevano osato avvicinarsi fino a
quando la femmina fu ferita e cadde. Gli orsi si erano comportati
veramente in maniera sospetta. Sembrava quasi che la femmina
avesse qualche oscuro disegno in mente, se fosse riuscita ad attrarre i cani abbastanza vicino. Si era fermata improvvisamente,
aveva lasciato andare avanti i cuccioli, aveva fiutato un po e poi
era tornata incontro ai cani, i quali nel frattempo si erano girati
tutti verso ovest, come se avessero ricevuto un ordine. Era stato
allora che il primo colpo era partito e la vecchia femmina di orso
aveva vacillato cadendo con la testa in avanti: a quel punto, alcuni cani erano immediatamente partiti per affrontarla. Uno dei
cuccioli aveva ricevuto il colpo di grazia, mentre laltro era stato
preso di mira e finito sul ghiaccio con tre cani alle calcagna. Lo
avevano catturato e abbattuto quasi subito, tanto che quando
Mogstad si era avvicinato era stato costretto a togliergli i cani di
dosso prima di potersi avventurare a sparare un colpo di fucile.
stata una carneficina gloriosa, di sicuro ben accolta, visto che
proprio quel giorno a pranzo avevamo mangiato gli ultimi resti
di un orso sotto forma di torta di carne. I due cuccioli erano perfetti per la porchetta di Natale.
molto probabile che si trattasse degli stessi orsi dei quali
avevamo visto le tracce in precedenza. Io e Sverdrup avevamo
seguito le tracce di tre animali simili lultimo giorno di ottobre,
perdendole a N.N.O. della nave. Probabilmente questi erano venuti da quellarea.
Quando avevano deciso di sparare, il fucile di Peter come al
solito non funzion era stato nuovamente imbevuto di vaselina
e cos ha continuato a urlare, sparate! Sparate! Il mio non fun12

ziona. Pi tardi, esaminando il fucile che mi ero portato appresso, ho scoperto che non aveva le cartucce. Che bella giustificazione mi sarei dovuto dare se mi fossi trovato con quellarma
solo davanti agli orsi!
Luned 5 novembre. Ieri sera, mentre stavo lavorando, ho sentito
il guaito di un cane spaventato provenire dal ponte. Sono salito
di corsa e ho scoperto che uno dei cuccioli aveva leccato una
sbarra, per cui la lingua si era incollata allacciaio a causa del
gelo. La povera bestia lottava per liberarsi e la lingua era talmente tirata da sembrare una corda sottile che usciva dalla gola
dalla quale veniva il pietoso guaito. Bentzen, che era di guardia,
non sapeva cosa fare. Tenendolo per il collo lo aveva avvicinato
alla sbarra in maniera da allentare la lingua. riuscito a liberargliela dopo avere scaldato la sbarra in qualche modo con la
mano. Il povero cucciolo sembrava non star pi nella pelle per
la gioia e, per dimostrargli gratitudine, leccava la mano di Bentzen, il suo liberatore, con la lingua insanguinata. Speriamo che
passi un po di tempo prima che si faccia ancora catturare in questo modo. Ma ogni tanto succedono cose del genere.
Domenica 11 novembre. Come sempre, ogni giorno proseguono
i miei studi che mi attraggono sempre pi profondamente nel
cuore dellinsolubile mistero che sta oltre tutte le domande. No!
Perch continuare a far girare linfruttuoso circuito del pensiero?
Meglio uscire nella notte invernale. La luna alta, grande, gialla
e placida; le stelle occhieggiano da lass attraverso la neve polverosa che si sposta perch non cullarsi in un sogno notturno
invernale pieno di ricordi estivi?
Oib, no! Il vento soffia in maniera troppo decisa sulle desolate pianure ghiacciate; ci sono 33 gradi di freddo e lestate, con
i suoi fiori, davvero molto lontana. Darei un anno di vita per
poterli abbracciare; si stagliano a una tale distanza che mi sembra quasi di non poter mai pi tornare da loro.
Intanto ogni giorno e ogni notte le luci del nord, con la loro
meraviglia in eterno movimento, fiammeggiano aldil dei cieli.
Guardatele, dissetatevi grazie a loro che infondono oblio e spe13

ranza: esse sono calme come lanima bramosa delluomo e come


lei sono inquiete, avvolgono lintera volta celeste fugace e scintillante che supera ogni altra cosa per una bellezza selvaggia,
pi chiara del rossore dellalba. Nonostante le stelle vorticano
oziose nello spazio vuoto, esse non portano messaggi sul giorno
che verr. Il marinaio conosce la rotta seguendo una stella. Potreste anche voi, aurore boreali, concentrarvi e dare il vostro
aiuto al viandante disorientato! Ma continuate a danzare, lasciate che io possa godere di voi; stendete un ponte sul golfo che
separa il presente dal tempo che verr e lasciatemi sognare sino
al futuro ancora tanto lontano.
Oh fulgore misterioso! Cosa sei tu, da dove vieni? Ma perch
chiedere? Non sarebbe sufficiente ammirare la tua bellezza e fermarsi a questo? Non possiamo andare oltre lesteriorit delle
cose? Che profitto ne trarremmo dicendo che si tratta di una scarica di corrente elettrica nelle zone alte del cielo, o se fossimo in
grado di descrivere nei minimi dettagli come ci potuto accadere? Sarebbero solamente parole. Della corrente elettrica non
ne sappiamo molto di pi di ci che sappiamo dellaurora boreale. Felice il bambino in ultima analisi tutte le nostre opinioni e le nostre teorie non sono affatto pi vicine alla verit di
quanto lo sia lui.
Marted 13 novembre. Termometro -38 C. Durante il giorno in
diverse zone il ghiaccio si compatta, e il rombo piuttosto forte
adesso che fa anche pi freddo. Si sente da lontano uno strano
boato che suonerebbe sovrannaturale agli orecchi di chi non sapesse di cosa si tratta.
Ho fatto una deliziosa uscita con gli sci al plenilunio. Ma la
vita una valle di lacrime? forse un deplorevole destino lanciarsi come il vento con i cani che corrono sullinfinita distesa di
ghiaccio in una notte come questa, con il gelo recente e crepitante
e gli sci che scivolano sulla superficie liscia, tanto da non accorgerti neppure di toccare terra mentre nella volta blu sopra la
testa le stelle sono alte? Questo davvero molto pi di ci che si
ha il diritto di attendersi dalla vita; una fiaba che viene da un
altro mondo, da una vita che ancora deve venire.
14

E poi rientrare a casa, nella tua accogliente cabina-studio, accendere la stufa e la lampada, riempire la pipa, stendersi sul divano e
mandare sogni al mondo con le nuvolette di fumo arricciate questa forse una punizione cos tremenda? Mi ritrovo qui seduto a
fissare il fuoco per ore, lasciandomi portare dai sogni un modo
utile di impiegare il tempo. Ma almeno scorre senza che me ne accorga, sino a quando i sogni non vengono spazzati da una folata
di ghiaccio di realt e sto qui, nel pieno della desolazione, nervosamente pronto a riprendere con il lavoro.
Mercoled 14 novembre. Che meraviglia queste corse sugli sci
attraverso la natura silenziosa! Tutto intorno si distendono
campi di ghiaccio immersi nellargentea luce lunare; dalle gibbosit si stagliano qui e l scure ombre fredde i cui lati riflettono flebilmente il crepuscolo. Una linea buia a grande distanza segna
lorizzonte formato dal ghiaccio ammassato sul quale brilla un
vapore argenteo, e ancora pi sopra il cielo blu profondo, stellato, sconfinato, nel quale la luna naviga nelletere. Verso sud,
un debole e basso baluginare di giorno una sfumatura rossa e
scura che cova sotto un arco trasparente giallo e verde pallido,
il quale a sua volta si disperde in alto nel blu. Il tutto si fonde in
pura e indescrivibile armonia. Certe volte aneli di poter tradurre
queste scene in musica. Che accordi potenti ci vorrebbero per interpretarle!
Calma, oh che calma! Riesci addirittura a sentire le vibrazioni
dei nervi. Mi sembra quasi di continuare a scivolare su queste
pianure sino allo spazio infinito. Non forse limmagine di ci
che sar? Pace ed eternit sono qui. Il Nirvana deve essere
freddo e lucente come uneterna notte di stelle. Nel cuore di questo infinito, che cosa sono le nostre ricerche e la nostra comprensione?
Venerd 16 novembre. In mattinata sono uscito con gli sci assieme a Sverdrup sotto la luna per parlare seriamente delle prospettive legate alla nostra deriva e alla spedizione sul ghiaccio
verso nord, in progetto per la prossima primavera. La sera stessa
ne abbiamo parlato pi approfonditamente nella sua cabina. Ho
15

espresso le mie opinioni sulle quali si trovato assolutamente


concorde.
Ultimamente ho meditato molto circa la rotta migliore da seguire, dando per scontato che entro il mese di marzo la deriva
non ci condurr cos a nord come mi ero atteso. Ma pi ci penso,
pi sono fermamente convinto che questa sia la cosa giusta da
fare. Sarebbe giusto partire a 85, certo, ma non meno giusto se
si parte da 82 o 83. In entrambi i casi dovremmo penetrare regioni pi settentrionali di quelle che potremmo raggiungere altrimenti, e ci diviene ancora pi auspicabile, se la Fram non
arriver cos a nord come avevamo sperato. Se non riusciamo a
raggiungere il Polo, nessun problema, torneremo indietro prima
la cosa importante non , come devo costantemente ripetere, raggiungere il punto matematico esatto ma lesplorazione delle aree
sconosciute del mare polare, a prescindere che siano vicine o lontane dal Polo. Lho detto prima di partire e devo continuamente
tenerlo a mente. Di sicuro ci sono molti rilevamenti notevoli da
fare a bordo della nave durante la deriva in corso, molti dei quali
vorrei farli personalmente: ma quelli pi importanti verranno
fatti altrettanto bene anche se due di noi lasceranno la nave e
non ci possono essere dubbi sul fatto che i rilevamenti che faremo pi a nord non saranno pi significativi di quelli che avrei
potuto fare durante il tempo restante a bordo. Dunque per il momento assolutamente auspicabile che si parta.
Qui sorge la domanda: qual il momento migliore per partire? Che sia la primavera marzo al pi tardi lunica stagione
per unavventura del genere, non vi alcun dubbio. Ma sar la
prossima primavera? Immaginiamo, nella peggiore delle ipotesi,
che non saremo arrivati a oltre 83 di latitudine nord e 110 di
longitudine est e che si possa dire che occorre aspettare la primavera del 1896; non posso far altro che pensare che ci toccher lasciar scappare il momento propizio. La deriva non pu essere
cos lenta ed esasperante per il fatto che, dopo essere trascorso
un altro anno, ci troveremo ben oltre il punto dal quale dovrebbe
avere il via la spedizione su slitta. Se misuro con le bussole la distanza della deriva dal novembre dello scorso anno, il 1893, e riporto la stessa ampiezza verso nord, entro il prossimo novembre
16

dovremmo essere un po oltre la Terra di Francesco Giuseppe.


Ovviamente pu anche accadere che potremmo non essere andati oltre, neanche nel febbraio 1896; ma secondo i calcoli pi
probabile che mentre ci spostiamo verso ovest, la deriva aumenti
piuttosto che diminuire e che di conseguenza, nel febbraio 1896,
potremmo essere arrivati troppo in l; se dunque vero che si
pu facilmente immaginare un punto di partenza migliore di
quello che la Fram probabilmente ci offrir entro l1 marzo 1895,
questo punto sar in ogni caso una possibilit. Dunque, il piano
pi sicuro quello di non attendere la primavera seguente.
Sono queste le prospettive che ci attendono mentre avanziamo. La distanza dal punto di partenza proposto a Capo Fligely, che la terra conosciuta pi vicina, lho segnato a circa 370
miglia,3 di conseguenza una distanza non molto superiore a
quella che abbiamo percorso in Groenlandia; sarebbe un compito anche abbastanza semplice su questo tipo di ghiaccio, anche
se dovesse peggiorare verso la terra ferma.
Una volta raggiunta una costa, qualsiasi creatura intelligente
pu sicuramente sopravvivere di caccia, sia di grandi che di piccoli animali. Dunque se la nostra situazione si far insostenibile
potremo sempre dirigerci verso Capo Fligely o la Terra di Petermann, pi a nord. Naturalmente pi avanzeremo verso nord pi
la distanza aumenter ma in nessun punto tra qui e il Polo essa
maggiore di quella che possiamo percorrere e che sicuramente
percorreremo con laiuto dei cani. Abbiamo dunque una via di
fuga assicurata, anche se c indubbiamente chi sostiene che una
costa arida, dove prima di mangiarlo il cibo devi trovarlo, una
ritirata insufficiente per uomini affamati; questo in realt un
vantaggio, poich una simile ritirata non sarebbe molto attraente. Che misera invenzione per coloro che vogliono avere una
via di fuga, eterno incentivo a guardarsi alle spalle, mentre ci dovrebbe essere abbastanza da fare nel guardare avanti.
Ma passiamo alla spedizione. Ci saranno 28 cani, due uomini
3. Qui deve esserci un errore, poich la distanza dal punto proposto -83 latitudine nord, 110 longitudine est in realt di 460 miglia. Probabilmente
avevo calcolato langitudine 100, invece di 110.

17

e 1000 kg di provviste ed equipaggiamento. A 83 di latitudine


la distanza del Polo di 483 miglia. esagerato dire che potremmo riuscire a coprire quella distanza in 50 giorni? Naturalmente io non so quanto potranno resistere i cani ma sembra
piuttosto ragionevole pensare che con laiuto di due uomini
anche se non sono bravissimi, dovrebbero essere in grado di percorrere 9,5 miglia al giorno con 38 kg a testa per i primi giorni.
Non quindi esatto considerare approssimativo questo calcolo, sempre ovviamente supponendo che il ghiaccio sia come
qui e non c ragione perch non lo sia. Anzi, andando verso
nord con lavvicinarsi della primavera migliora di continuo. In
50 giorni dovremmo perci raggiungere il Polo (in 65 giorni abbiamo percorso 345 miglia sul ghiaccio dellentroterra in Groenlandia a unaltitudine di oltre 2400 metri, senza i cani e con
provviste insufficienti ma avremmo potuto percorrere molta pi
strada). In 50 giorni avremo consumato mezzo chilo di pemmican4 al giorno per ogni cane,5 quindi 700 chili in totale, oltre a 1
chilo di provviste quotidiane per ogni uomo, che fanno 100 chili.
Ma intanto durante questo periodo, avremo consumato combustibile, per cui il carico delle slitte sar sceso a meno di 250 chili.
Per 28 cani, tirare un peso del genere niente, perci nella seconda parte del viaggio dovrebbero filare come il vento e farcela
in meno di 50 giorni. Supponiamo comunque che ci voglia tutto
questo tempo. Se tutto sar andato bene, dovremo a quel punto
dirigerci verso le Sette Isole a nord di Spitzbergen.6 Sono 9, ovvero 620 miglia. Ma se non saremo nelle migliori condizioni sar
pi sicuro dirigersi verso Capo Fligely o la terra pi a nord. Immaginiamo che si decida di seguire questa rotta. Se il 1 marzo lasciamo la Fram (se le circostanze saranno favorevoli potremo
partire prima), si arriver al Polo il 30 aprile. Ci resteranno 250
4. Il pemmican carne essiccata, la razione degli esploratori. Era il cibo dei nativi americani fatto con le parti magre di daino o di bisonte seccate e ridotte in
poltiglia, mescolate con grasso sciolto, pressate in gallette e insaccate. (N.d.C.)
5. Durante la spedizione i cani si sono dovuti poi accontentare di una razione
giornaliera molto pi ridotta.
6 Lisola pi nota dellarcipelago delle Svalbard nellestremo nord della Norvegia. (N.d.C.)

18

chili di provviste, che basteranno per altri 50 giorni; ma non possiamo tenere niente per i cani. Dovremo per forza ucciderne alcuni e usarli come cibo per gli altri cani o per noi stessi, dando
loro le nostre provviste. Anche se le mie stime sono in qualche
modo al ribasso, posso dedurre che per quando avremo ucciso
ventitr cani, saremo in viaggio da 41 giorni con cinque cani restanti. Quanto a sud saremo arrivati durante tutto questo
tempo? Il peso del bagaglio, per cominciare, era meno di 250
chili, cio a dire meno di 9 chili per cane. Dopo 41 giorni si sar
ridotto almeno a 140 chili (sia per il consumo di provviste e di
combustibile, sia perch ci saremo liberati di vari articoli del nostro equipaggiamento come i sacchi a pelo e la tenda, che saranno a quel punto superflui). Restano dunque 28 chili per
ognuno dei cinque cani, se noi non tiriamo affatto; e se dovesse
essere necessario, il nostro equipaggiamento potrebbe essere ulteriormente ridotto. Con un peso che va dai 9 ai 28 chili ciascuno
(questultima cifra sarebbe vera solo verso la fine), i cani sarebbero in grado di coprire una media di quasi 14 miglia al giorno,
anche se la superficie innevata dovesse farsi pi impegnativa. Il
che equivale a dire che avremo percorso 565 miglia verso sud, o
che il 1 giugno saremo 18,5 miglia oltre Capo Fligely, con cinque
cani e nove giorni di provviste a disposizione. per probabile
che per allora avremo da tempo raggiunto la terra ferma e in secondo luogo, gi nella prima met di aprile gli austriaci avevano
trovato mare aperto vicino a Capo Fligely con abbondanza di
volatili. Di conseguenza, a maggio e giugno non dovremmo
avere difficolt a trovare cibo, per non dire che sarebbe veramente strano se per allora non avremo mai incrociato un orso,
una foca o qualche uccello smarrito.
Ritengo sicuro il fatto che per allora saremo bene al sicuro e
che potremo scegliere la rotta che pi ci piace o lungo la costa
nordoccidentale della Terra di Francesco Giuseppe, la Terra di
Gillis verso lIsola Nordest e Spitzbergen (se le circostanze si dovessero dimostrare favorevoli, questa decisamente la mia preferita), oppure potremo andare a sud attraverso lo Stretto
dAustria verso la costa meridionale della Terra di Francesco
Giuseppe e da qui verso Novaja Zemlja o Spitzbergen, di prefe19

renza questultima. Naturalmente potremmo trovare degli inglesi sulla Terra di Francesco Giuseppe, ma su questo non possiamo fare affidamento adesso.
Dunque, i miei calcoli sono questi. Sono stato superficiale?
Non credo. Lunica cosa che pu accadere che in maggio, durante lultima parte del viaggio, potremmo trovare il terreno
come quello che cera qui la scorsa primavera alla fine di maggio
e che ci ha notevolmente ritardato. Ma questo sarebbe solo proprio verso la fine e nella peggiore delle ipotesi non sarebbe del
tutto insuperabile. Inoltre, sarebbe strano se non riuscissimo a
tenere una media di 11,5 miglia al giorno durante tutto il viaggio,
con un carico medio tra i 15 e il 20 chili per ogni cane. Se i nostri
calcoli dovessero dimostrarsi errati, in qualsiasi momento potremo sempre tornare indietro.
Quali ostacoli imprevisti potremmo trovarci di fronte?
1. Il ghiaccio potrebbe essere pi impraticabile del previsto.
2. Potremmo trovare terra.
3. I cani potrebbero abbandonarci, ammalarsi, morire congelati.
4. Noi stessi potremmo ammalarci di scorbuto.
1. e 2. Che il ghiaccio sia pi impraticabile salendo verso nord
sicuramente possibile, ma difficilmente probabile. Non vedo
ragione perch debba esserlo, a meno di non trovarci di fronte a
terre sconosciute verso nord. Ma se cos dovesse essere benissimo, dovremo prendere quel che viene. Difficile che il ghiaccio
sia impenetrabile. Anche Markham riuscito ad avanzare con i
suoi uomini colpiti dallo scorbuto. E le coste di questa terra potrebbero anche dimostrarsi un vantaggio per potere andare
avanti: dipende semplicemente dalla loro direzione e dalla loro
estensione. Prima difficile dire qualsiasi cosa, se non che io
penso che la profondit dellacqua che abbiamo qui e la deriva
del ghiaccio rendano improbabile lesistenza di una terra ferma
di qualsiasi estensione non lontano da qui. In ogni caso ci deve
essere, in un modo o nellaltro, un passaggio per il ghiaccio che
possiamo seguire dovesse mettersi male.
20

3. C sempre leventualit che i cani non ce la facciano, ma


per loro non ho previsto troppo lavoro. Anche se uno o due potrebbero non farcela, non credo possa accadere a tutti. Con il cibo
avuto sinora hanno superato linverno e il freddo senza problemi e il cibo che avranno durante il viaggio sar meglio di questo. In tutti i calcoli fatti, inoltre, non ho preso in esame il peso
che noi tireremo. E anche supponendo che tutti i cani non ce la
facciano, potremmo riuscire a proseguire da soli senza problemi.
4. La cosa peggiore ovviamente sarebbe ammalarsi di scorbuto; nonostante il nostro ottimo stato di salute, questa unevenienza possibile, tenendo a mente come nel corso della
spedizione inglese al polo nord, quando arrivata la primavera
ed iniziato il viaggio con le slitte, tutti gli uomini esclusi gli ufficiali, sono stati colpiti dallo scorbuto: e ci, nonostante il fatto
che mentre si trovavano a bordo della nave non avevano avuto
il bench minimo sospetto che si stesse per verificare una cosa
del genere. Per quanto riguarda noi, ritengo questa evenienza
piuttosto remota. In primo luogo la spedizione inglese stata
particolarmente sfortunata e difficilmente ci sono altri equipaggi
che possono dimostrare unesperienza del genere, anche se possono aver fatto viaggi su slitta della stessa lunghezza per esempio quello di McClintock. Durante la ritirata del gruppo della
Jeannette, per quel che si sa, nessuno venne colpito dallo scorbuto; neppure Peary e Astrup soffrirono di scorbuto. In pi la
nostra fornitura di provviste stata preparata con maggiore attenzione e offre una maggiore variet alimentare di quella delle
spedizioni precedenti, nessuna delle quali ha goduto di salute
perfetta come noi. Difficile pensare che quando lasceremo la
Fram potremo gi covare i germi dello scorbuto e, per ci che
concerne le provviste per il viaggio con la slitta, mi sono assicurato che consistano di cibi nutrienti e completi, per cui non riesco
a pensare che possano provocare la malattia. Certamente qualche rischio va corso ma sono dellopinione che sono state prese
tutte le precauzioni del caso e che quando le cose stanno cos,
andare avanti un dovere.

21

C unaltra questione da prendere in considerazione. Ho io il


diritto di privare la nave e coloro che restano a bordo delle risorse richieste da una spedizione del genere? Il fatto che ci saranno due uomini in meno non conta molto: la Fram pu essere
governata bene da undici uomini. Pi importante il fatto che
dovremo portare con noi tutti i cani tranne i sette cuccioli; a
bordo ci sono abbondanti forniture e materiali di prima classe
per le slitte ed inconcepibile ritenere che se dovesse accadere
qualcosa alla Fram, gli uomini non riescano a raggiungere la
Terra di Francesco Giuseppe o Spitzbergen. anche improbabile
che in caso dovessero abbandonarla ci possa accadere pi a
nord degli 85, anzi, neppure cos a nord. Ma poniamo che siano
costretti ad abbandonarla a 85, cio probabilmente a nord della
Terra di Francesco Giuseppe, cio a 207 miglia da Capo Fligely;
oppure se accadesse pi verso est, sarebbero a circa 276 miglia
dalle Sette Isole e viene difficile credere che non riuscirebbero a
superare una distanza come quella, con il nostro equipaggiamento. Sono dunque dellopinione che con ogni probabilit la
Fram andr esattamente alla deriva attraverso il bacino polare e
che uscir dallaltra parte senza essere n ostacolata n distrutta;
ma anche se dovesse accadere un incidente, non vedo come
lequipaggio non possa essere in grado di tornare a casa sano e
salvo, una volta osservate le misure cautelari. Di conseguenza
credo che non vi sia ragione per cui dalla Fram non debba partire
una spedizione su slitta e sento che, poich i risultati promessi
sono ottimi risultati, si debba certamente tentare.

22

CI PREPARIAMO ALLA SPEDIZIONE SUL GHIACCIO

Chi saranno i due componenti della spedizione? Io e Sverdrup


ci siamo gi messi alla prova in questo genere di lavoro e potremmo farcela; tuttavia non possiamo lasciare entrambi la
Fram, questo assolutamente chiaro. Uno di noi deve restare e
prendersi la responsabilit di portare tutti gli altri a casa; altrettanto chiaro che uno di noi due deve guidare la spedizione
con la slitta, poich noi siamo quelli in possesso dellesperienza
necessaria. Sverdrup ha un grande desiderio di partire ma non
posso fare a meno di pensare che sia pi rischioso lasciare la
Fram che restare a bordo. Perci se dovessi lasciarlo partire, dovrei accollargli il compito pi rischioso e tenere per me quello
pi semplice. Se dovesse morire, riuscirei mai a perdonarmi di
averlo lasciato partire, anche se era suo desiderio? Ha nove anni
pi di me e sento una responsabilit che mi mette a disagio. Riguardo i nostri compagni, chi tra noi due sarebbe pi utile qui a
bordo per loro? Credo che abbiano fiducia in entrambi e credo
che entrambi saremmo in grado di riportarli a casa sani e salvi,
con o senza la Fram. La nave per il suo incarico speciale, mentre io ho la conduzione di tutto quanto, soprattutto delle indagini scientifiche; dunque, dovrei essere io a farmi carico
dellincombenza che prevede la realizzazione di importanti scoperte. Chi resta sulla nave sar in grado di condurre le osservazioni scientifiche che devono essere fatte a bordo. dunque mio
dovere partire e il suo quello di restare. Anche lui considera la
cosa ragionevole.
Come compagno ho scelto Johansen, qualificato per il compito. Usa bene gli sci e in pochi gli tengono testa per resistenza
sia mentalmente che fisicamente un bel tipo. Non glielho
23

ancora chiesto, ma credo che lo far presto in maniera che sia


pronto per tempo. Hansen e Blessing sarebbero felici di accompagnarmi, ma il primo responsabile dei rilevamenti, il secondo
il dottore e non pu lasciare il suo posto. Altri sarebbero in
grado di farcela e sono sicuro che vorrebbero venire.
Quindi per il momento la spedizione verso nord decisa. Vediamo cosa ci dir linverno. Luce permettendo, mi piacerebbe
partire in febbraio.
Domenica 18 novembre. Mi sembra di non realizzare del tutto
che tra soli tre mesi dovr veramente partire. A volte mi inganno
con sogni affascinanti circa il mio ritorno a casa dopo le tribolazioni e la vittoria e tutto allora limpido e luminoso. Ma a questi
seguono fallaci pensieri di incertezza del futuro, di cosa potrebbe
annidarsi e allora i sogni svaniscono come aurore boreali, pallide
e incolori.
Ah, questi interminabili attacchi freddi dei dubbi! Prima di
ogni risoluzione decisiva si deve trarre il dado della morte. Che
sia troppo lardire e troppo poco il guadagno? Ad ogni modo c
da guadagnare ben pi di quello che c ora. Ma poi non mio
dovere? Inoltre, c una sola persona verso la quale sono responsabile e lei Io ritorner. Lo so. Ho la forza necessaria per questo compito.
Luned 19 novembre. In mattinata ho spiegato la questione a Johansen e ho sconfinato sulle difficolt che si potrebbero presentare, ponendo una forte enfasi sui pericoli che bisogna essere
pronti ad affrontare. Non ci si pu nascondere che si tratta di
una questione di vita o di morte. Deve pensarci bene prima di
decidere se verr con me. Se vuole venire sar contento ma gli ho
detto che avrei preferito si prendesse un paio di giorni prima di
darmi una risposta. Ha detto che non aveva bisogno di tempo
per riflettere: voleva venire. Quando tempo fa Sverdrup aveva
prospettato la possibilit di una spedizione del genere lui ci
aveva pensato sopra, e aveva deciso che se la scelta fosse caduta
su di lui, avrebbe considerato un grande favore potermi accompagnare. Domani cominciano i preparativi per il nostro viaggio.
24

Marted 20 novembre. Questa sera ho fatto un discorso a tutto


lequipaggio durante il quale ho annunciato la decisione, spiegando il piano della spedizione. Allinizio ho rivisto tutta la teoria alla base del nostro impegno, sottolineando lidea sulla quale
ho edificato i miei piani e cio che un vascello catturato dai
ghiacci a nord della Siberia deve andare alla deriva attraverso il
mare polare e uscire nellAtlantico, dovendo per forza passare
da qualche parte a nord della Terra di Francesco Giuseppe e tra
essa e il Polo. Loggetto della spedizione quello di compiere
questa deriva attraverso il mare ignoto e compiere dei rilevamenti. Ho fatto notare che tali osservazioni saranno di eguale
importanza sia che avvengano passando per il polo sia a una
certa distanza da esso. A giudicare dalla nostra esperienza sino
a questo punto, non ci dovrebbero essere dubbi sul fatto che la
spedizione risolver il problema che si era prefissa di affrontare;
sino ad ora ogni cosa andata come previsto e si deve sperare di
poterci attendere che anche il resto del viaggio sar cos. Che si
potesse ottenere il nostro obbiettivo principale era assodato. Ma
essendo sorta la questione se non si potesse ottenere di pi, ho
spiegato che ci pu accadere con una spedizione verso nord.
Ho avuto limpressione che fossero tutti interessati alla spedizione prevista e che tutti abbiano ritenuto auspicabile che la si
portasse a compimento. Se lo avessi chiesto, credo che lobiezione
pi rilevante sarebbe stata che non potevano farne parte. Ho cercato di far capire a tutti che nonostante fosse indubbiamente una
bella cosa spingersi il pi possibile verso nord, portare la Fram
sana e salva attraverso il mare polare fino dallaltra parte se non
la Fram, almeno loro stessi e senza perdite di vite umane non
era compito meno onorevole. Credo che abbiano compreso tutti la
forza di questa idea e che ne siano rimasti soddisfatti. Dunque, il
dado tratto e ora devo credere che questa spedizione si far davvero.
Ci siamo immediatamente dedicati ai preparativi. Verso fine
estate avevo iniziato a preparare un kayak singolo, la cui struttura
fatta di bamb. stato un lavoro lento durato diverse settimane
ma alla fine il kayak venuto leggero e robusto, pesando solo 8
chili. stato ricoperto di stoffa da vela da Sverdrup e Blessing,
25

arrivando a 15 chili. Ho incaricato Mogstad di costruirne uno


uguale mentre io e Johansen stiamo preparando la copertura.
Questi kayak sono lunghi 3,7 metri, larghi circa 0,7 metri al centro,
con uno fondo di 30 centimetri e laltro di 38. Sono decisamente
pi corti e pi larghi di qualsiasi kayak eschimese, dunque non
cos leggeri da spingere in acqua. Ma la velocit non importante
poich sono stati concepiti principalmente per attraversare spazi
aperti e canali sgombri tra i ghiacci. La grande cosa che queste
imbarcazioni sono leggere e robuste, quindi dovrebbero essere in
grado di trasportare oltre a noi, le provviste e lequipaggiamento
per molto tempo. Se li avessimo fatti pi lunghi e pi stretti, oltre
a essere pi pesanti sarebbero stati pi esposti a danneggiamento
durante il trasporto sul ghiaccio irregolare. Una volta caricati possono contenere le provviste e i materiali di almeno tre mesi, molto
cibo per cani e un paio di cani sul ponte. Per il resto sono del tutto
simili a quelli eschimesi, completamente chiusi con unapertura
nel mezzo per stare seduti. Questa apertura circondata da un
anello in legno come quello degli eschimesi, sul quale far scivolare
la parte inferiore dei nostri giacconi in pelle di foca, ed appositamente studiata per questo scopo, in maniera tale che il punto
dunione tra giaccone e imbarcazione sia impermeabile. Quando
i giacconi vengono chiusi stretti ai polsi e alla faccia, il mare pu
anche spazzarci ma nel kayak non entra una sola goccia dacqua.
Abbiamo dovuto fornirci di queste imbarcazioni per lattraversamento dei tratti aperti di mare quando saremo diretti a Spitzbergen o, nel caso si scegliesse laltra rotta, tra la Terra di Francesco
Giuseppe e larcipelago di Novaja Zemlja.
Ho anche fatto costruire alcune slitte da spingere a mano, progettate per sopportare le difficili prove alle quali inevitabilmente
esposta una spedizione con i cani e i carichi pesanti su una superficie irregolare di banchi di ghiaccio alla deriva. Due di queste
erano circa lunghe come i kayak. Ho sperimentato molto gli indumenti da indossare, ansioso di scoprire se i nostri articoli in pelle
di lupo potevano andare bene, ma tengono troppo caldo.
Ho anche fatto ogni genere di calcolo per scoprire quali siano
le provviste migliori sia per i cani che per gli uomini in rapporto
al nutrimento fornito e al loro peso, che deve essere ridotto al mi26

nimo necessario. Poi cerano tutte le prove relative alla strumentazione e diversi dettagli piccoli ma assolutamente necessari. Il
successo di una spedizione dipende proprio dalla felice combinazione di tutte queste minuzie.
Gran parte del tempo, durante linverno, stato dedicato a questi preparativi. Hansen ci ha preparato formule tabellari utili per
i nostri rilevamenti, curve relative ai movimenti dei cronometri e
altre cose del genere. Inoltre sta per preparare una mappa completa del nostro viaggio e una dallinizio della deriva a oggi.
Durante lautunno ha anche costruito una postazione-osservatorio di neve assieme a Johansen, molto simile a un riparo eschimese. Ci si trovato molto a proprio agio con la lampada a
petrolio appesa al soffitto, la cui luce, riflessa sulle pareti bianche,
era un bello spettacolo. Lha trovata anche piuttosto calda, quando
riusciva a far salire la temperatura a 20 sotto zero, potendo cos
maneggiare la sua strumentazione a mani nude.
Domenica 2 dicembre. Da qualche giorno Sverdrup malato,
spero non sia niente di serio. Anche lui convinto che non sia
niente di particolare, tuttavia la cosa ci procura ansia. un raffreddore intestinale contratto probabilmente sul ghiaccio: temo
che sia stato un po distratto, ma sta migliorando. Certo un avvertimento per non prendere le cose alla leggera.
Sto leggendo i vari resoconti delle spedizioni polari inglesi del
periodo di Franklin alla ricerca delle sue navi e devo confessare di
ammirare molto quegli uomini e il grande lavoro fatto. La nazione
inglese ha veramente ragione di essere orgogliosa di loro. Ricordo
che da ragazzo, quando avevo letto queste storie, le mie fantasie
bramavano quei paesaggi. Ora le leggo da adulto, dopo aver vissuto lesperienza di persona: ma quando la mente non si lascia influenzare dallavventura, mi inchino ammirato. Che coraggio
uomini come Parry, Franklin, James Ross, Richardson e McClintock e anche in tutti gli altri. I loro equipaggiamenti erano ben studiati rispetto a quello che avevano a disposizione a quei tempi!
Non c davvero niente di nuovo sotto il sole. Gran parte delle
cose di cui vado fiero e che pensavo fossero delle novit, le avevano gi anticipate loro.
27

Venerd 14 dicembre. Ieri grande festa per la Fram, il vascello


che ha raggiunto la latitudine pi elevata (laltro ieri siamo arrivati a 8230 di latitudine nord). Il primo brindisi alla nave che
aveva dimostrato di cosa era stata capace, faceva circa cos:
Molti uomini saggi hanno scosso la testa quando siamo partiti e ci hanno mandato sinistri auguri per il viaggio. Le loro teste
si scuoterebbero meno vigorosamente se potessero vederci
adesso alla deriva, tranquilli e a nostro agio, nelle latitudini pi
settentrionali mai raggiunte da qualsiasi vascello, e ancora in
movimento verso nord. La Fram non solo la nave pi a nord
del mondo in questo momento ma ha gi superato grandi estensioni di terre sinora ignote, che si trovano parecchi gradi pi a
nord di chiunque altro su questo oceano, da questa parte del
Polo. Ma noi speriamo che non si fermer qui; oltre le foschie
del futuro ci attendono molti trionfi di cui non parleremo adesso.
Oggi ci accontentiamo di quello che stato ottenuto sinora.
Non possiamo trattenere uno strano sentimento, quasi di vergogna, confrontando la fatica e la privazione, per non dire le incredibili sofferenze patite dai nostri predecessori nelle loro
spedizioni, rispetto alla tranquillit con la quale stiamo andando
alla deriva su estensioni del globo terrestre pi grandi di quelle
coperte da quasi tutte le spedizioni precedenti. Tuttavia credo
che abbiamo tutti i motivi per essere soddisfatti del nostro viaggio con la Fram e sono certo che sapremo riportare qualcosa in
Norvegia in cambio della fiducia, dellappoggio e del denaro investito. Ma non dobbiamo dimenticare i nostri predecessori, ammiriamoli per la maniera in cui hanno lottato e resistito.
Ricordiamo che se ci siamo potuti preparare a questo viaggio,
stato solo grazie al loro lavoro e ai loro risultati. Grazie alla loro
esperienza collettiva luomo ha capito come affrontare quello
che sino ad oggi era stato il suo pi ostinato e pericoloso nemico
nelle regioni artiche: il ghiaccio da deriva. Lo ha fatto utilizzando
il semplice espediente di seguirlo invece di contrastarlo, lasciandosi catturare ma non contro la propria volont, bens intenzionalmente e preparandosi per tempo a questo evento. A bordo di
questo vascello stiamo cercando di raccogliere i frutti delle esperienze dei nostri predecessori. Ci sono voluti anni per fare questo
28

ma sento che grazie a loro dovrei essere in grado di affrontare


qualsiasi imprevisto che il destino ci presenter in queste acque
ignote. Credo che siamo stati fortunati e che tutti siamo dellopinione che sia difficile immaginare un ostacolo o una difficolt
che non si possa superare con i mezzi e le risorse che abbiamo a
bordo, che potranno anche permetterci di ritornare in Norvegia
sani, salvi e con un raccolto importante.
Dunque, brindiamo tutti alla Fram!.
Domenica 22 dicembre. Il solito vento sudorientale si trasformato in una tempesta e stiamo indubbiamente andando alla deriva con un buon ritmo. Se esco dal tendone per andare sul ponte
vengo ricoperto dalla neve. Dallosservatorio del rifugio di neve,
ma anche da una distanza inferiore, la Fram invisibile e la neve
rende quasi impossibile tenere gli occhi aperti. Avremo superato
gli 83?
Gioved 27 dicembre. Natale arrivato di nuovo e siamo ancora
lontanissimi da casa. Che tristezza! Ciononostante non sono malinconico, anzi posso dire di essere contento; sento che il futuro
ci riserva qualcosa di grande; dopo le lunghe ore di incertezza
adesso riesco a distinguere la fine di questa cupa notte; non ho
dubbi sul fatto che le cose andranno bene, che il viaggio non sar
stato inutile e che le nostre speranze si realizzeranno. Dicono che
la sorte di un esploratore forse dura e che la sua una vita ricca
di delusioni: ma anche ricca di momenti bellissimi quelli in
cui egli vede i trionfi della fede e della volont umana, che arrivano quando coglie la visione del rifugio del successo e della
pace.
il secondo Natale lontano da casa nella solitudine della
notte; siamo nel regno della morte sempre pi nel suo cuore di
nord, pi di chiunque altro prima di noi. C qualcosa di strano
in questa emozione e inoltre questo il nostro ultimo Natale a
bordo della Fram. A pensarci viene quasi tristezza. Il vascello
come una seconda casa e ci diventato caro. Forse i nostri compagni trascorreranno un altro Natale qui, forse pi di uno, senza
di noi che andremo lontani diretti verso il cuore della solitudine.
29

Il Natale trascorso tranquillo e piacevolmente, di certo ha contato non poco il fatto che il regalo del vento stato il grado 83 di
latitudine.
Venerd 28 dicembre. Questa sera, poco prima delle nove e
trenta, la nave ha ricevuto un colpo tremendo. Quando sono
uscito non si sentiva il rumore del ghiaccio che si impaccava.
Tuttavia il sibilo del vento sul cordame era tale da rendere difficoltoso il distinguere altri suoni. Poi alle dieci e mezza un altro
colpo e pi tardi, di tanto in tanto, si sono sentite delle vibrazioni
lungo tutta la nave e infine, verso le unidici e mezza, i colpi sono
diventati pi forti. Era evidente che da qualche parte intorno a
noi il ghiaccio si stava impaccando e mentre stavo per uscire
Mogstad venuto ad annunciare che davanti a noi cera una cresta di compressione molto brutta. Siamo usciti con le lanterne e
a cinquantasei passi dalla prua si estendeva una cresta perpendicolare che si allargava lungo il canale sgombro e proprio in
quel momento cera in atto una compressione tremenda. Ruggiva, scricchiolava e crepitava poi si calmata per un po per
farsi risentire a intervalli come se stesse tenendo un ritmo regolare. Alla fine si trasformata in un boato continuo. Sembrava
essere principalmente ghiaccio formatosi di recente dai canali
sgombri che avevano creato questa cresta, ma si vedevano anche
pesanti blocchi di ghiaccio. La pressione era lenta ma inesorabile
e spingeva verso la nave; il ghiaccio di fronte gli aveva lasciato
spazio sino a grande distanza e piano piano si stava avvicinando. Il banco di ghiaccio intorno a noi si spezzato, per cui il
blocco di ghiaccio nel quale la nave s incastrata pi piccolo
di prima. Non vorrei affatto che la cresta di compressione arrivasse dritta sotto il naso della Fram, perch potrebbe provocare
danni. Anche se difficile pensare che possa arrivare sin qui, ho
dato ordine a chi di guardia di fare molta attenzione e di chiamarmi se dovesse avvicinarsi troppo o se il ghiaccio sotto di noi
dovesse spezzarsi.

30

1895, IL NUOVO ANNO

Mercoled 2 gennaio 1895. Non avevo mai avuto sensazioni cos


strane al principio di un anno nuovo. Non mancher di portare
eventi importanti e probabilmente sar uno degli anni indimenticabili della mia vita, sia che mi conduca al successo, sia alla distruzione. In questo mondo di ghiaccio gli anni vengono e se ne
vanno inosservati; qui non siamo a conoscenza di cosa accade
allumanit, n sappiamo cosa riserva il futuro. In questa natura
silenziosa nulla accade; ogni cosa avvolta nelloscurit; non si
vedono altro che stelle ammiccanti nella notte di ghiaccio e il
guizzante splendore dellaurora boreale. Riesco appena a distinguere un flebile profilo della Fram stagliarsi vagamente nella tenebra desolata, con il cordame scuro contro lesercito di stelle. Il
vascello pare un minuscolo granello sperduto nel mezzo di questa distesa sconfinata nel regno della morte. Ciononostante, sotto
il ponte c ladorata dimora che accoglie tredici uomini per
nulla intimiditi dalla maestosit di questo regno.
Dopo l1 di notte di venerd e sino a ieri sera, non si era pi
sentita la pressione del ghiaccio. Stavo leggendo quando ho
udito un brontolio provenire da fuori mentre dal cordame la
neve cadeva sul tendone esterno; mentre pensavo che fosse il
ghiaccio che si stava impaccando, proprio in quel momento la
Fram ha subito una botta violenta come non ne riceveva dallinverno scorso. Sono stato sballottato avanti e indietro sul baule
dove stavo seduto. Poich il brontolo e il tremolo continuavano, sono uscito. Si sentito un grande boato in direzione ovest
e nordovest, era il ghiaccio che si saldava e il rumore proseguito costante per circa un paio dore. Che sia questo il buon
anno del ghiaccio?
31

La vigilia trascorsa comodamente. Inutile dire che cera


unabbondanza di torte e che si parlato dellanno vecchio e di
quello nuovo. Ovviamente cerano tanti pensieri che si insinuavano, visto che questo il secondo anno a bordo della Fram e
con ogni probabilit lultimo che passeremo insieme. Accade che
con il nuovo anno ci troviamo alle soglie di un mondo completamente nuovo. Il vento che soffiava tra il cordame sopra le nostre teste ci sospinge verso regioni ignote ma anche verso
latitudini pi elevate e dove nessun essere umano ha mai messo
piede. Avevamo limpressione che questanno, da poco iniziato,
ci avrebbe condotto allapice della spedizione.
Gioved 3 gennaio. Giorno di inquietudine, di vita mutevole, a
dispetto della monotonia. Ieri avevamo tanti progetti per il futuro e oggi ci mancato poco che restassimo sul ghiaccio senza
un tetto sopra la testa! Alle quattro e mezza del mattino un afflusso di ghiaccio fresco si immesso nella corsia a poppa e alle
cinque in quella di babordo. Alle otto mi sono svegliato sentendo
il ghiaccio scricchiolare e crepitare, come se stesse iniziando a
esserci una compressione del ghiaccio. Lungo tutta la Fram si
sentiva un leggero tremore e fuori il boato. Una volta fuori non
sono rimasto sorpreso nello scoprire unampia cresta di compressione lungo tutto il canale sgombro a babordo, a meno di
trenta passi dalla Fram: le fratture, da questa parte, si estendevano sino ad almeno diciotto passi da noi. Gli oggetti sparsi sul
ghiaccio da quel lato sono stati riportati sulla nave; le assi e le tavole, che durante lestate erano servite da sostegno alla capanna
meteorologica, sono state tagliate assieme al suo riparo, perch
non potevamo permetterci di perdere materiale. Ma la lenza che
era stata lasciata nel buco per lo scandaglio stata catturata dalla
compressione. Poco prima di mezzogiorno, non appena risalito
a bordo, il ghiaccio ha ripreso improvvisamente a fare pressione.
Sono uscito a vedere ed era ancora sul canale sgombro di babordo: la pressione era forte e la cresta gradualmente si avvicinava. Poco dopo, Sverdrup salito sul ponte ma sceso
immediatamente per dirci che presto la cresta si sarebbe abbattuta su di noi: servivano uomini per caricare la slitta con lappa32

rato per lo scandaglio che andava portato subito sul lato di tribordo della Fram, visto che l vicino il ghiaccio si era aperto. La
cresta ha iniziato ad avvicinarsi pericolosamente e se si fosse abbattuta su di noi prima che la Fram si fosse liberata dal ghiaccio,
le cose si sarebbero presto fatte spiacevoli. Il vascello in quel momento era pi che mai ingavonato a babordo.
Durante il pomeriggio ci siamo preparati a lasciare la nave se
le cose si fossero messe al peggio. Le slitte sono state preparate
sul ponte e abbiamo liberato i kayak; sul lato di tribordo abbiamo depositato 25 casse di biscotti per cani e 19 casse di pane,
oltre a 4 bidoni contenenti 80 litri di petrolio che abbiamo sistemato sul ponte. Mentre eravamo a tavola abbiamo sentito scricchiolare il ghiaccio, crepitava con un rumore sempre pi vicino,
sinch si sentito un crollo provenire da destra sino a dove eravamo seduti. Sono corso di sopra, dove ho trovato una compressione di ghiaccio nel canale sgombro un po discosto da noi,
quasi sul raggio di tribordo. Poi sono tornato gi e ho ripreso a
mangiare. Subito dopo sceso Peter, che era uscito sul ghiaccio,
e ridendo come al solito ci ha detto che per forza avevamo sentito scricchiolare e crepitare: il ghiaccio si era spezzato a una
slitta di distanza dalle casse di biscotti per cani e la frattura si
stava espandendo a poppa della Fram. Sono uscito, ho visto che
la frattura era notevole e per sicurezza abbiamo spostato le casse
di biscotti pi avanti. Abbiamo scoperto anche diverse altre fenditure di minore entit intorno alla nave. Poi sono sceso e ho fumato una pipa durante una piacevole conversazione nella cabina
di Sverdrup. Dopo un periodo piuttosto lungo, il ghiaccio ha ripreso a spezzarsi e a comprimersi. Pur essendo convinto che non
ci fosse niente di nuovo ho chiesto a chi era nella sala se cera
qualcuno sul ponte, e che se non era cos qualcuno gentilmente
avrebbe fatto meglio a salire per vedere dove il ghiaccio si stava
saldando. Nordhal sceso dicendo che il ghiaccio era a babordo
e che sarebbe stato meglio salire sul ponte: mentre scendevo
dalla scala, Peter da sopra mi ha chiamato dicendo, dobbiamo
portar fuori i cani, guarda l, c acqua sul ghiaccio!. Era ora di
andare. Lacqua stava riversandosi dentro e nel canile era gi
alta. Peter ha guadato lacqua alta sino alle ginocchia e ha spa33

lancato la porta. I cani sono quasi tutti scappati fuori ma alcuni,


spaventati, erano strisciati negli angoli pi nascosti e abbiamo
dovuto trascinarli fuori, nonostante lacqua che ormai sommergeva le loro gambe.
Messi al sicuro i cani ho fatto il giro della Fram per vedere
cosaltro era accaduto. Il ghiaccio si era spezzato sino a prua
lungo la nave, vicino alla prora di tribordo; da questa spaccatura
lacqua si era riversata a poppa lungo il lato di babordo, tenuto
basso dal peso della cresta che si stava rapidamente comprimendo verso di noi. La frattura passava proprio sotto il centro
della fornace portatile che stata messa su una slitta e spostata
sulla grande gobba di ghiaccio sul quarto di tribordo. Anche il
pemmican in totale 11 casse le casse di biscotti per cani e le
19 casse di pane sono state trasferite nello stesso luogo. In quel
punto abbiamo dunque un intero deposito e ho fiducia nel fatto
che il ghiaccio, essendo cos spesso, non dovrebbe mollare. Abbiamo portato altre 4 tolle di metallo con il petrolio sulla gobba
di ghiaccio, dopodich abbiamo portato fuori dalla stiva 21 casse
di pane pronte da portare via, una fornitura di pemmican, cioccolato, burro etc. etc... calcolata per durare 200 giorni. Abbiamo
anche preparato tende, materiale per cucinare e articoli simili,
cos ora possiamo dormire tranquilli e abbiamo finito di lavorare
dopo mezzanotte. Ho ancora fiducia nel fatto che si tratti di un
falso allarme ma se dovesse accadere linimmaginabile, nostro
dovere essere pronti.
Venerd 4 gennaio. Durante la notte il ghiaccio rimasto tranquillo. Ma durante il giorno, a parte qualche interruzione, ha
continuato ad assestarsi crepitando. Questa sera, dopo le 9, ci
sono stati diversi colpi della compressione. avanzato, a volte
leggero, a intervalli regolari ma a volte con un autentico boato;
poi si calmava e poi tornava a rombare. Nel frattempo la cresta
di compressione diventa sempre pi alta e si avvicina lentamente, la pressione arriva solo a intervalli ed pi rapida
quando lassalto del ghiaccio prolungato nel tempo. Si riesce
veramente a vedere come strisciante nel suo avvicinamento e
adesso, alluna di notte, non a molti metri di distanza meno
34

di due dal margine dellaccumulo di neve sul lato di babordo


vicino alla passerella: insomma, a meno di tre metri e mezzo
dal vascello e non ci vorr molto prima che ci sia addosso. Il
ghiaccio intanto continua a frantumarsi, mentre si fa sempre pi
esigua la massa solida nella quale siamo incastrati, sia a babordo
che a tribordo. Ci sono varie fratture che si aprono risalendo
verso la Fram. Mentre il ghiaccio affonda sotto il peso della cresta di babordo, la Fram si inclina sempre pi da quel lato e lacqua scorre sopra il ghiaccio nuovo formatosi con lacqua che ci
era salita ieri. come morire a pezzetti. La cresta malefica
avanza lenta ma inesorabile, limpressione che voglia superare il corrimano. Se solo la Fram facesse la cortesia di liberarsi
dal ghiaccio, sono sicuro che farebbe ancora in tempo a sfuggire,
anche se al momento le cose non hanno un bellaspetto. Ci
aspetta un brutto momento se la nave non si libera immediatamente. Sono uscito a dare unocchiata alla cresta, che avanza implacabile! Ho osservato le fratture nel ghiaccio e ho notato come
si formano e come si espandono intorno alla nave; ho ascoltato il
ghiaccio crepitare e scricchiolare sotto i piedi e non me la sento di
andare a dormire prima di vedere la Fram finalmente libera. Mentre sono qui seduto sento il ghiaccio partire con un nuovo assalto,
lo sento rombare e saldarsi e riesco a sentire la cresta che si avvicina. Questa cresta di compressione brutta, non sembra volersi
fermare. A questo punto non credo ci sia altro che possiamo fare.
Alloccorrenza, tutto pronto per abbandonare il vascello. Oggi
abbiamo portato fuori indumenti etc., sistemando ogni cosa in
borse diverse, per ogni uomo, pronte per essere portate via.
molto strano, certamente esiste la possibilit che i nostri
piani possano venire bloccati da eventi imprevedibili, anche se
poco probabile che ci avvenga. Al momento non provo ansia,
mi piacerebbe per sapere se dobbiamo portare tutto sul ghiaccio o no. luna passata e credo che la cosa pi intelligente sia
quella di andare a dormire.
Sabato 5 gennaio. Questa notte dormiamo vestiti, con addosso
o al fianco i generi di prima necessit, pronti a saltare sul ghiaccio alle prime avvisaglie. Alle 5.30 mi ha chiamato Sverdrup per
35

dirmi che la cresta ha raggiunto il corrimano della Fram e che sta


per rovesciarsi violentemente su di noi. Non ho avuto molto
tempo per i dubbi: non avevo ancora aperto gli occhi quando ho
sentito un boato e del fracasso provenire dallesterno, sembrava
il giorno del giudizio. Sono saltato in piedi. Non restava che
chiamare gli uomini, portare le provviste rimanenti sul ghiaccio
e mettere sul ponte le pellicce e il resto delle dotazioni, in maniera da poter essere gettate immediatamente fuoribordo in caso
di necessit. Ma durante la giornata il ghiaccio rimasto tranquillo. Lultimissima cosa che abbiamo calato stata la scialuppa
del petrolio appesa alla gru sul lato di babordo, per trascinarla
verso la grande gobba di neve. Alle 8 di sera circa, ormai convinti che la compressione aveva desistito, il ghiaccio ha ripreso
a tuonare e a spezzarsi peggio di prima. Sono corso fuori e ho
trovato ammassi di neve e ghiaccio che si stavano rovesciando
su di noi superando il corrimano in mezzo alla nave e sopra il
tendone. Peter ha afferrato un badile e si precipitato in avanti,
fuori dal tendone, mettendosi a spalare sul ghiaccio nel ponte
mediano, mentre lo seguivo per vedere come stavano le cose. Ed
allora che ho visto pi di quello che avrei voluto, per cui era
inutile voler combattere quel nemico con un badile. Ho richiamato Peter e gli ho detto meglio portare tutto sul ghiaccio.
Non avevo ancora finito che il ghiaccio, rombando e spezzandosi, aveva gi ripreso a fare pressione con rinnovato vigore.
Sono tornato di corsa sul ponte principale, ho incontrato Mogstad con un badile, lho rispedito indietro e continuando a correre sotto il tendone verso la scala, ho visto che il tetto era
piegato sotto il peso degli ammassi di ghiaccio che lo travolgevano pronti a frantumarsi sui corrimano e sulle murate: ormai
mi aspettavo di vedere il ghiaccio forzare e bloccare il passaggio
da un momento allaltro. Sono sceso a chiamare gli uomini sul
ponte, ho dato istruzioni di non passare dalla porta di babordo
e di servirsi della sala mappe, sul lato di tribordo, per uscire.
Prima di tutto bisognava portare le borse fuori dalla sala, poi
avremmo potuto prendere quelle sul ponte. Temevo che se non
avessimo tenuto chiusa la porta a babordo, il ghiaccio, se fosse
riuscito a far breccia dalle murate e dalla tenda, avrebbe potuto
36

rovesciarsi sul ponte entrando dalla porta, finendo cos per invadere il passaggio, scendere dalla scala, e imprigionarci come
topi. anche vero che il passaggio dalla sala macchine era stato
liberato proprio per i casi di emergenza ma si tratta di un buco
molto stretto, soprattutto se ci si deve passare attraverso con i
bagagli pesanti. Inoltre nessuno poteva sapere quanto sarebbe
rimasto aperto questo buco una volta che il ghiaccio ci avesse
preso decisamente dassalto. Sono corso di nuovo a liberare i
cani, che erano stati rinchiusi in uno spazio sul ponte lungo la
murata di babordo.
Intanto gli uomini portavano fuori le borse e non servito
spronarli, a questo ci ha pensato il ghiaccio tuonando sui fianchi
della nave in maniera irresistibile. C stata una gran confusione
al buio: ciliegina sulla torta, il secondo ufficiale nella fretta aveva
lasciato spegnere le lanterne. Sono dovuto scendere in cambusa
per mettere qualcosa ai piedi, ma quando sono arrivato il ghiaccio era al suo apice e i fasci del ponte mediano stavano scricchiolando sopra di me al punto che ho pensato che stessero davvero
per crollare.
Dopo aver liberato dai bagagli la sala, le cuccette e il ponte, abbiamo iniziato a portarli sul ghiaccio che intanto si frantumava
ruggendo contro la fiancata della nave, al punto che risultava difficile sentire le nostre voci. Ma tutto andato per il meglio, siamo
stati veloci e in breve abbiamo messo tutto al sicuro.
Mentre facevamo tutto questo, finalmente la pressione e i blocchi di ghiaccio si sono fermati e tutto tornato tranquillo. Ma
che visione! La fiancata di babordo della Fram sepolta nella
neve e lunica cosa che si riesce a vedere lo spiovente del tendone. Se la scialuppa fosse rimasta appesa alla gru, sarebbe difficilmente sfuggita alla distruzione. La gru rimasta sepolta
sotto il ghiaccio e la neve ma curioso che fuoco e acqua si siano
dimostrati impotenti contro limbarcazione, che uscita illesa
dal ghiaccio e che ora girata a pancia in alto sul banco di ghiaccio. Ha avuto una vita tempestosa, mi chiedo cosaltro ha in
serbo per lei il futuro.
In serata gli uomini hanno cominciato a mangiare la loro razione di torte, frutta candita e altre cose simili, poi hanno fumato
37

e si sono divertiti. Evidentemente hanno pensato che non sanno


quando si potr rifare una cosa del genere a bordo della Fram.
Al momento viviamo su una nave vuota.
La cresta sulla fiancata di babordo enorme e gli ammassi di
ghiaccio sono tremendi. La nave inclinata di quasi 7, non era
mai successo; ma dopo lultima compressione si rimessa un
po per il verso giusto, per cui rialzandosi deve essersi liberata
dal ghiaccio e il pericolo sicuramente passato. Dunque alla fine
si tratta veramente di tanto rumore per nulla.
Domenica 6 gennaio. Giornata tranquilla, nessun blocco di
ghiaccio da ieri sera. Questo pomeriggio siamo stati molto indaffarati per estrarre dal ghiaccio la Fram e sinora abbiamo liberato il corrimano sino al ponte mediano, anche se una massa
enorme di ghiaccio caduta sopra la tenda, due metri sopra il
corrimano. sorprendente che il tendone abbia tenuto ma se
non fosse accaduto, per i cani sarebbe stato brutto. Oggi pomeriggio Hansen ha fatto una rilevazione allapogeo che ci ha dato
a una latitudine nord di 8334. Evviva! Stiamo andando bene
tredici minuti da luned e abbiamo raggiunto la latitudine pi
settentrionale. Inutile dire che la cosa stata celebrata a dovere
con una tazza di punch, frutta in conserva e i sigari del dottore.
Ieri sera eravamo in fuga per salvarci la vita, stasera beviamo
punch e banchettiamo: sono veramente i casi del destino.
Loperazione per estrarre la Fram procede: in ogni caso libereremo i corrimano. veramente una visione imponente al plenilunio e per quanto consapevoli delle proprie forze non si pu
mancare di rispetto a unantagonista che sa imporre forze del
genere, capace di far entrare in azione un meccanismo cos potente in pochi minuti. La Fram allaltezza ma nessunaltra nave
avrebbe potuto resistere a un assalto cos furioso. In meno di
unora questo ghiaccio eriger una parete a fianco e sopra di noi
che potrebbe richiederci un mese prima di poterne uscire, magari anche di pi. Ha qualcosa di gingantesco, come una
guerra tra i nani e lorco, nella quale i pigmei devono ricorrere
allastuzia e allinganno per liberarsi dalla morsa di qualcuno
che raramente molla la presa.
38

Se lattacco alla Fram fosse stato pianificato da tutte le forze


del male non sarebbe potuto essere peggiore di questo. Il banco
di ghiaccio, spesso quasi due metri e mezzo, si abbattuto su di
noi da babordo, facendosi largo a forza tra il ghiaccio dove ci
troviamo adesso e finendo per frantumarlo. Cos la Fram stata
spinta a forza con il ghiaccio verso il basso, mentre laltro banco,
ammassato sul ghiaccio sottostante, vi si abbattuto sopra prendendola nel mezzo mentre la nave era ancora bloccata. Per
quello che posso giudicare, non poteva subire compressione pi
dura per cui non c da meravigliarsi dei gemiti: ha resistito, si
liberata e si allentata. Dopo tutto quello che accaduto, chi
potr pi dire che la forma di un vascello non ha molta rilevanza? Se la Fram non fosse stata progettata cos, adesso non saremmo qui. Non c una goccia dacqua allinterno della nave.
Stranamente da allora il ghiaccio non ci ha pi dato strizzate del
genere e forse quella che abbiamo sentita sabato era la morsa che
andava a morire.
stato terrificante. Questa mattina io e Sverdrup siamo usciti
a piedi sul ghiaccio ma una volta lontani dalla nave non abbiamo
trovato altri segni di nuovi ammassamenti di ghiaccio, che
adesso era liscio e uniforme come prima. Quellammassamento
si limitava a una certa estensione che andava da est a ovest e la
Fram si trovava proprio nel punto peggiore.
Questa sera, sotto la luna cera una lucentezza notevole. Sembrava che dallorizzonte si innalzasse un enorme mucchio di
fieno luminoso che toccava il grande anello intorno alla luna.
Sul lato superiore dellanello cera un segmento del solito arco di
luce invertito.
L8 gennaio, il giorno seguente, il ghiaccio ha iniziato a macinare e
mentre io e Mogstad eravamo nella stiva per sistemare le slitte,
sopra e sotto di noi abbiamo udito cigolare la nave. La cosa si
ripetuta per varie volte ma negli gli intervalli era tutto tranquillo.
Sono uscito spesso sul ghiaccio ad ascoltare questa macina per
capire ma non mai andata oltre il cigolio e il crepitare sotto i
piedi e nella cresta al nostro fianco. Forse un monito di non fidarci troppo! come vivere su un vulcano fumante. Leruzione
39

che decider il nostro destino potrebbe arrivare in qualsiasi momento e la nave verr spinta fuori oppure inghiottita. O la Fram
torner a casa e la spedizione sar un successo, oppure la perderemo e dovremo accontentarci di quello che abbiamo fatto e magari, sulla via del rientro, potremo esplorare alcune zone della
Terra di Francesco Giuseppe. Tutto qui: ma quasi tutti sentiamo
che sarebbe un duro colpo perdere la nave, che brutta visione
sarebbe vederla scomparire.
Durante i giorni seguenti il ghiaccio si calmato. Nella notte
del 9 gennaio il ghiaccio macinava ancora e si spezzava, poi pi
niente e il 10 gennaio il rapporto dice: ghiaccio perfettamente
tranquillo e se non fosse per la cresta sulla fiancata di babordo
non si potrebbe mai credere che questa eterna immobilit, cos
calma e pacifica, possa essere stata spezzata.
Con il passare del tempo siamo tornati a occuparci dei preparativi per la spedizione. Il 15 gennaio, marted, scrivo: questa
sera il dottore ha dato a me e a Johansen una lezione di bendaggio e ricomposizione delle fratture. Un incidente simile, nella
notte polare e a 40 o 50 sotto zero, potrebbe significare la morte
per entrambi. Ma chi pu dirlo? Ci detto, cose del genere non
devono accadere e non accadranno.
Venerd 18 gennaio. Gi alle 9 del mattino riuscivo a distinguere
i primi segni dellalba e per mezzogiorno sembrava ci sarebbe
stata luce, ma che tra un mese ci potr essere la luce sufficiente
per viaggiare, anche se cos deve essere, appare poco credibile.
anche vero che febbraio un mese che gli esperti considerano
troppo precoce e troppo freddo per viaggiare, visto che gi in
marzo difficile che qualcuno possa farcela. Ma non possiamo
fare altro: non c tempo da perdere se vogliamo fare dei progressi entro lestate, quando sar impossibile viaggiare. Non il
freddo a farmi paura, perch da quello possiamo sempre proteggerci.
veramente un periodo strano, mi sento come se stessi preparando un viaggio estivo perch la primavera gi qui. Invece
siamo in pieno inverno e le condizioni del viaggio estivo potrebbero anche essere incerte. Il ghiaccio tranquillo, il suo scric40

chiolio e quello della Fram sono dovuti al freddo. In questi giorni


ho riletto il resoconto del viaggio di Payer della spedizione in
slitta verso nord attraverso lo stretto dAustria: non molto incoraggiante. La terra che lui descrive come il regno della
morte, dicendosi convinto che se lui e i compagni non avessero
recuperato la nave sarebbero rimasti uccisi, la stessa terra sulla
quale noi cerchiamo la salvezza - la regione che speriamo di raggiungere quando avremo finito le provviste. Pu apparire avventato, ma non riesco a immaginare che andr cos. Voglio
credere che una terra dove in aprile abbondano gli orsi, le alche,
le urie nere e dove le foche prendono il sole sul ghiaccio, sia una
specie di terra di Canaan dove scorrono latte e miele per due
uomini dotati di buona vista e fucili. Di sicuro deve poter fornire
cibo sufficiente e non solo per i primi bisogni ma anche come
provviste per il resto del viaggio verso Spitzbergen. A volte
penso che potrebbe essere difficile trovare il cibo proprio quando
ci servir maggiormente. Comunque, siamo in partenza e il momento si avvicina rapidamente. Quattro settimane e poco pi
passano veloci e allora addio nido accogliente che ci hai fatto da
casa per diciotto mesi: ce ne stiamo per andare verso il buio e il
freddo, verso un ignoto ancor pi grande.
Mercoled 23 gennaio. Lalba cresciuta al punto che si vede la
luce sul ghiaccio e per la prima volta questanno, ho visto il bagliore cremisi del sole basso nellalba. Abbiamo fatto alcuni scandagli con il piombo prima che io lasciassi la nave e abbiamo
misurato 3450 metri di profondit. Poi nella stiva ho preparato
gli sci, importante che siano scorrevoli, resistenti e leggeri. Verranno ingrassati bene con catrame, stearina e sego in modo da
essere veloci: il resto solo questione di gambe ma per questo
non ci saranno problemi.
Marted 29 gennaio. La laitutdine di ieri era 8330 (qualche
giorno fa avevamo raggiunto gli 8340 ma siamo di nuovo andati alla deriva verso sud). La luce aumenta di continuo e a mezzogiorno sembra di essere in pieno giorno. Ogni mattina faccio
una passeggiata per salutare il giorno nascente prima di scen41

dere nella stiva a lavorare sugli sci e lequipaggiamento. La


mente si riempie di unemozione particolare che non riesco a definire con chiarezza: di sicuro c unesultante sensazione di
trionfo molto profonda, la sensazione dei sogni che si vanno a
realizzare con il sole nascente che fa rotta verso nord attraverso
le acque avvolte nel ghiaccio. Ma mentre sono affacendato in
questi scenari familiari a volte mi assale unondata di tristezza:
come dare laddio a un caro amico e a una casa che mi ha a
lungo dato riparo. Di colpo, lascer tutto questo assieme ai miei
cari compagni alle spalle per sempre; non calpester mai pi
questo ponte ricoperto di neve, non mi infiler pi sotto questa
tenda, non ascolter pi risuonare le risate in questa sala a me familiare, non sar pi seduto in questa cerchia di amici.
E poi mi viene in mente che quando finalmente la Fram si liberer dalla morsa del ghiaccio e volger la sua prua verso la
Norvegia, io non sar con lei. Laddio impone a ogni cosa della
vita una tinta di tristezza, come i raggi cremisi del sole quando
il giorno, buono o cattivo che sia, affonda in lacrime sotto lorizzonte.
Domenica 10 febbraio. Oggi la luce era cos tanta che alluna riuscivo a leggere bene il Verdens Gang, tenendo il giornale in controluce. Sono uscito con Gulen e Susine (due dei cani pi
giovani) e Kaifas. Gulen non era mai stata imbrigliata prima, tuttavia si comportata bene e credo che sar un ottimo cane una
volta addestrata. Susine, che aveva tirato un po lo scorso autunno, si comportata come un vecchio cane da slitta esperto. La
superficie dura e per i cani facile tirare. La presa buona e la
neve non particolarmente tagliente per le zampe anche se non
molto scorrevole: questa neve di accumulo rende lenta landatura. Il ghiaccio scorrevole e ho fiducia di poter compiere
buone tratte giornaliere. Dopo tutto raggiungeremo la nostra destinazione prima di quanto ci attendessimo. Non posso negare
che si tratta di un lungo viaggio e difficilmente qualcuno si
bruciato i ponti alle spalle cos perentoriamente. Se dovessimo
voler tornare indietro non ci sarebbe nulla a cui tornare, neppure
una costa arida e brulla. Sar impossibile trovare la nave e da42

vanti a noi esiste solo il grande ignoto. Ma c solo una strada,


quella che si distende di fronte a noi e proprio nel bel mezzo di
quello che pu essere terra o mare, scorrevole o difficoltoso,
ghiaccio puro o ghiaccio e acqua. Dunque devo solo credere che
noi dobbiamo farcela, anche se ci dovessimo trovare nelle peggiori
condizioni cio, con terra e banchisa.

43

SI PARTE

Marted 26 febbraio. Alla fine arrivato il grande giorno: il viaggio comincia oggi. Abbiamo trascorso lultima settimana a preparare ogni cosa. Avremmo dovuto partire il 20 ma abbiamo
sempre rinviato, perch ogni volta cera ancora qualcosa da sistemare. Abbiamo i nervi dal momento della sveglia a quando
chiudiamo gli occhi la sera. Ah, come li conosco bene questi momenti, gi vissuti nellimminenza di ogni partenza con la quale
mi precludevo ogni via di ritirata e mai la cosa stata pi vera
di questa volta! Nelle ultime sere non sono mai andato a dormire
prima delle tre e mezza o delle quattro del mattino. Non si tratta
solo di occuparsi delle cose che dobbiamo portare con noi ma
del fatto che dobbiamo lasciare la nave. La responsabilit del comando passer in altre mani e occorre aver cura di non dimenticare nulla nelle istruzioni per gli uomini che restano a bordo; i
rilevamenti scientifici dovranno continuare sulla stessa linea tenuta sino ad oggi.
Giunti allultima sera, abbiamo organizzato una festa di addio
sulla Fram. In maniera strana, triste abbiamo ricordato, tutte le
vicissitudini di bordo, mescolate alla speranza e alla fiducia in
ci che potr riservare il futuro.
Dovendo scrivere lettere e preparare dei piccoli doni per casa,
nel caso limponderabile dovesse accadere, sono rimasto alzato
sino a notte fonda. Tra le ultime cose che ho scritto cerano le seguenti istruzioni per Sverdup, al quale ho consegnato il comando della spedizione.
Al Capitano Otto Sverdrup, Comandante della Fram.
Nel lasciare la Fram per intraprendere un viaggio verso nord accom45

pagnato da Johansen e se possibile sino al Polo, poi da l a Spitzbergen,


molto probabilmente via Terra di Francesco Giuseppe, le rimetto il comando del restante periodo di questa spedizione. Dal giorno in cui lascer la Fram, lautorit sinora da me rappresentata sar da lei
ricoperta allo stesso modo e tutti dovranno riservare assoluta obbedienza a lei o a chiunque lei riterr di investire del comando. Considero
superfluo lasciare qualsiasi genere di ordine e sono sicuro che lei sapr
comportarsi al meglio nelle diverse circostanze. Ritengo dunque di
poter lasciare la Fram con tranquillit.
Lo scopo principale della spedizione quello di continuare ad attraversare lignoto mare polare dalla regione delle Nuove Isole Siberiane a nord della Terra di Francesco Giuseppe e oltre, sino
allOceano Atlantico, vicino a Spitzbergen o alla Groenlandia. Considero gi espletata la parte essenziale di questo incarico; il resto verr
ottenuto mentre la spedizione proceder verso ovest. Per raccogliere
frutti ancora pi importanti per la spedizione, far un tentativo di arrivare pi a nord con i cani. Il suo compito sar quello di condurre a
casa e nella maniera pi sicura le vite che le vengono affidate, senza
esporle a inutili pericoli, sia per la cura della nave e del carico, che per
lo scopo scientifico della spedizione. Nessuno pu sapere quanto ci
vorr prima che la Fram alla deriva torni in acque aperte. Avete provviste per diversi anni; se per qualche ragione sconosciuta ci dovesse
volere troppo tempo, o se lequipaggio dovesse iniziare ad avere problemi di salute, o ancora se per altre ragioni lei dovesse ritenere opportuno abbandonare il vascello, la cosa dovr senza dubbio essere
fatta. Riguardo al periodo dellanno e alla rotta da seguire, lei stesso
sapr giudicare al meglio. Se dovesse rendersi necessario dirigersi
verso la terra ferma, considero la Terra di Francesco Giuseppe e Spitzbergen mete favorevoli. Se in seguito al rientro a casa mio e di Johansen
dovesse rendersi necessaria una ricerca della spedizione, sar l che si
diriger.
In qualsiasi luogo sulla terra ferma dovrete erigere evidenti e frequenti torri di segnalazione su promontori o capi esposti, lasciando allinterno un breve rapporto circa laccaduto e che indichi la vostra
destinazione seguente. Per distinguere queste torri da qualsiasi altra,
ne erigerete una pi piccola a 4 metri da quella grande, in direzione
del polo nord magnetico. Chi si occuper dei kayak, delle slitte, degli
sci e degli altri articoli dellequipaggiamento degli uomini, dovr assicurarne lordine e la pronta utilizzazione, di modo che un viaggio
verso casa sul ghiaccio possa essere affrontato il pi agevolmente possibile. Altrove trover le istruzioni relative alle provviste e alla quantit
46

che considero pi adatta per ogni uomo in un viaggio del genere. So


anche che terr tutto pronto in caso di improvviso abbandono della
Fram. Se il ghiaccio lo consente, ritengo consigliabile preparare un deposito in un luogo sicuro sul ghiaccio, come gi fatto di recente. Il necessario che non pu stare sul ghiaccio deve essere sistemato a bordo
e dovr essere facilmente raggiungibile in qualsiasi circostanza. Lei
prende atto del fatto che le provviste nel deposito sono cibi concentrati
adatti solo al viaggio con le slitte; ma poich potrebbe succedervi di
restare inattivi per un certo tempo prima di procedere, sarebbe assolutamente auspicabile risparmiare il pi possibile carne in scatola, pesce
e verdure. Dovessero sorgere problemi, considero importante avere un
rifornimento di tali articoli pronti sul ghiaccio.
Se la Fram alla deriva dovesse essere sospinta oltre Spitzbergen
verso nord e raggiungere la corrente sotto la costa orientale della Groenlandia, ci sono diverse possibilit sulle quali impossibile avere
unopinione adesso: ma se vi dovesse capitare di dover lasciare la Fram
per raggiungere la terraferma, sarebbe meglio erigere torri di segnalazione l, come gi dichiarato sopra, perch uneventuale ricerca della
spedizione potrebbe cominciare proprio in quel punto. In quel caso,
sia che vi dirigiate verso lIslanda (la terra pi vicina alla quale dovreste essere in grado di arrivare allinizio dellestate, seguendo il limite
del ghiaccio), o verso le colonie danesi a ovest di capo Farewell, giudicherete meglio voi in base alle circostanze.
Per quanto riguarda ci che dovrete portare con voi, nel caso di abbandono della Fram, oltre alle provviste necessarie posso citare armi,
munizioni e apparecchiature, tutte quelle scientifiche, gli altri diari e i rilevamenti, tutte le raccolte scientifiche che non siano troppo pesanti o se troppo
pesanti, dei piccoli campioni; fotografie, di preferenza le lastre originali
(o le pellicole); se queste dovessero dimostrarsi troppo pesanti, allora
salverete le stampe; anche laerometro Aderman oltre a tutti i diari e le
note di interesse. Lascio diari e lettere che vi chiederei di custodire con
particolare cura per consegnarli a Eva, se non dovessi ritornare a casa o
se, contrariamente a ogni aspettativa, doveste arrivare prima di noi.
Hanse e Blessing, come sapete, si curano delle diverse spedizioni
scientifiche e della raccolta di campioni. Lei stesso si occuper degli
scandagli ed estremamente auspicabile che venga fatto uno scandaglio
ogni 60 miglia almeno: se si riesce pi spesso, meglio. Se la profondit
dovesse diminuire rispetto ad ora e diventare pi variabile, inutile dire
che occorrer scandagliare pi frequentemente.
La prego anche di ricordarsi di perforare il ghiaccio ogni dieci giorni
(il primo, il decimo e il ventesimo di ogni mese) per misurarne lo spes47

sore. Henriksen si quasi sempre occupato di queste perforazioni ed


persona affidabile per questo compito.
In conclusione, auguro ogni possibile successo a lei e a tutti coloro
dei quali ora responsabile e che ci si possa rivedere in Norvegia, a
bordo di questa nave o senza di essa.
Affettuosamente vostro
Fridtjof Nansen
A bordo della Fram, il 25 febbraio 1895.

Finalmente il cervello poteva riposare e lasciar lavorare gambe


e braccia. Questa mattina era tutto pronto per la partenza. Cinque
nostri compagni - Sverdrup, Hansen, Blessing, Henriksen e Mogstad hanno deciso di accompagnarci, portandosi appresso una
slitta e una tenda. Le quattro slitte erano pronte, i cani imbrigliati
e, prima di partire, abbiamo preso una bottiglia di estratto di
malto a testa per il pranzo, abbiamo salutato calorosamente quelli
che rimarranno e poi ci siamo trovati nella neve che si ammassava. Ho preso io il comando, Kvik era il cane di testa della prima
slitta mentre le altre ci hanno seguito tra i saluti, le fruste che
schioccavano i cani che abbaiavano. Dal ponte ci hanno salutato
con alcuni colpi darma da fuoco. Le slitte, con pesantezza, hanno
iniziato la lenta marcia in salita fermandosi del tutto dove era
troppo ripida, per cui abbiamo dovuto spingere tutti insieme: un
uomo solo non ci sarebbe riuscito. Tuttavia dove il terreno era
piatto volavamo come un turbine di vento tanto che chi avanzava
con gli sci ha avuto difficolt a tenere il passo.
A un certo punto, dal fondo, un uomo ha fatto dei gesti. Era
Mogstad, che spiegava gridando come da una slitta si erano
strappate tre traverse durante la guida. La slitta carica si era puntata in avanti sopra un pezzo di ghiaccio verticale che ha colpito
le traverse spezzandole. Si sono frantumati anche un paio di sostegni dei pattini. Non ci rimasto che tornare alla nave dove
ripararli e dove rinforzare anche le slitte. Una cosa del genere
non deve pi accadere. Durante il ritorno una delle slitte si impennata contro unaltra e un bastone della prua si spezzato:
dovranno essere rinforzate anche le prue.
Una volta scaricate le slitte, le abbiamo riportate a bordo per
i lavori, perci questa notte restiamo ancora qui. Sono contento
48

che tutto questo sia accaduto adesso. Prender sei slitte invece di
quattro, cos da distribuire meglio il carico e riuscire a sollevarle
pi facilmente sulle irregolarit del terreno. Non saremo pronti
prima di dopodomani. Che strano essere a bordo dopo aver dato
laddio per sempre a questo ambiente, come pensavo.
Cos, gioved 28 febbraio siamo ripartiti con sei slitte. Oltre a Sverdrup, Hansen, Blessing, Henriksen e Mogstad anche gli altri ci
hanno accompagnato per un tratto. Abbiamo capito presto che i
cani non tiravano come ci si aspettava da loro e sono arrivato
alla conclusione che con questo carico si sarebbe andati troppo
lentamente. Non eravamo lontani dalla nave quando ho deciso
di lasciare alcuni sacchi di provviste per i cani, riportati a bordo
in seguito dagli uomini.
Ci siamo fermati alle 4 del pomeriggio e il contachilometri ci
dava a 4 miglia dalla Fram. In tenda abbiamo trascorso una serata piacevole con i compagni che sarebbero tornati alla nave il
giorno seguente. A bordo della Fram quella sera sono state
messe delle luminarie. La lampada ad arco elettrica stata messa
sulla coffa di maestra, e la luce elettrica per la prima volta risplendeva sulle masse di ghiaccio del mare polare. Sono state
accese anche delle torce e dei fal con pezzi di stoppe e altri combustibili vari su diversi banchi di ghiaccio intorno alla Fram: lo
spettacolo era splendido.
La mattina seguente (venerd 1 marzo) ci sono volute tre ore
per fare il caff, poich il nostro compagno non era abituato allattrezzatura. Poi abbiamo fatto una bella colazione tutti insieme.
Siamo partiti solo alle 11.30 del mattino e i nostri cinque compagni ci hanno accompagnato per un paio dore, prima di tornare
verso la Fram. Il mio diario dice: di sicuro stato un addio allegro ma sempre difficile separarsi, anche a 84 e forse cera
anche qualche lacrima.
Mercoled 6 marzo. Siamo di nuovo a bordo della Fram: dovremo ripartire per la terza volta e questa volta mi auguro per
davvero. Sabato 2 marzo stavamo procedendo con le sei slitte
dopo che ero andato in perlustrazione verso nord a vedere se si
49

passava. Andavamo piano: abbiamo dovuto fare quasi sei turni


a testa perch le slitte si fermavano ovunque e andavano spinte.
Era sin troppo chiaro che in questa maniera non si poteva procedere. Ho deciso di preparare il campo per andare a capire
come era il ghiaccio verso nord e studiare la questione. Ho legato
i cani e sono partito. Di loro e della tenda si sarebbe occupato
Johansen. I cani venivano nutriti una volta ogni 24 ore, di sera,
a fine marcia.
In breve mi sono ritrovato su eccellenti distese spaziose sulle
quali era possibile progredire bene; tuttavia occorreva diminuire
il carico e il numero delle slitte. Era fuori discussione che la cosa
migliore fosse quella di tornare alla Fram per operare questi
cambiamenti a bordo e rinforzare ulteriormente le slitte.
Ho imbrigliato una doppia muta di cani che si lanciata sulle
creste di compressione e sugli altri ostacoli a una velocit tale
che stato difficile stare al passo della slitta. In poche ore ho coperto la stessa distanza fatta in tre giorni alla partenza. I vantaggi
di un carico pi leggero erano sin troppo evidenti.
Avvicinandomi alla Fram, son rimasto sorpreso nel vedere la
parte superiore del sole sovrastare il ghiaccio verso sud. Questanno era la prima volta e non me lo aspettavo cos presto. Era
la rifrazione provocata dalle basse temperature a permettere
questo. La prima notizia che ho appreso stata che ieri pomeriggio Hansen ha fatto un rilevamento il cui risultato stato di 844
latitudine nord.
stato indubbiamente molto piacevole distendere le membra
sul divano della Fram, dissetarmi con un delizioso succo di limetta con zucchero e pranzare in maniera civile. Nel pomeriggio
Hansen e Nordhal sono tornati con la mia muta di cani da Johansen per fargli compagnia. Quando lho lasciato, era implicito
che dovesse ripartire verso la nave, cavandosela come meglio
poteva sino a quando non sarei arrivato per aiutarlo. I cani non
hanno perso tempo e i due uomini hanno raggiunto la tenda di
Johansen in unora e venti minuti. La sera stavamo tutti festeggiando insieme in onore del sole e del grado 84.
Il mattino seguente tre di noi sono andati a recuperare le slitte.
I cani tiravano molto meglio diretti verso la nave e saremmo
50

anche arrivati presto a bordo se nel ghiaccio non fossimo stati


bloccati da un lungo canale sgombro di cui non si vedeva la fine.
Alla fine abbiamo abbandonato le slitte e siamo riusciti a passare
sopra qualche pezzo di ghiaccio sparso assieme ai cani, ritornando a bordo. Ieri abbiamo provato per due volte a recuperare
le slitte ma evidentemente cera stato qualche movimento nel canale sgombro e il nuovo ghiaccio era cos sottile che non abbiamo osato fidarci. Oggi siamo riusciti a riportarle a bordo e
ora speriamo di poterci preparare al viaggio per lultima volta.
Ho pesato i cani e sono arrivato alla conclusione che si potrebbero dare in pasto gli uni agli altri riuscendo a procedere per
circa cinquanta giorni; inoltre abbiamo trenta giorni di provviste
per loro, perci dovremmo riuscire a viaggiare ottanta giorni con
i cani e in tutto quel tempo da qualche parte dovremmo arrivare.
Oltre a ci abbiamo cento giorni di provviste per noi, il che significa circa 215 chili per ogni slitta, se ne usiamo tre: con nove cani
per ogni slitta dovremmo farcela.
Mercoled 13 marzo. 84 latitudine nord, 10155 longitudine
est. Abbiamo trascorso tutti i giorni lavorando sulle attrezzature
e tutto in ordine. Sul ghiaccio ci sono tre slitte pronte e ben rinforzate, con lacci di acciaio tra montanti e traverse. Questo pomeriggio abbiamo testato i cani con le slitte cariche: sono andati
bene, per cui domani si parte per lultima volta, pieni di coraggio
e di fiducia, con il sole alto nel cielo, certi di andare verso giornate pi luminose.
Questa sera c stato un grande banchetto di addio, con tanti
discorsi accorati e domani partiremo il prima possibile, se la nostra dissolutezza non ci ritarder.
Prima di lasciare definitivamente la Fram devo forse descrivere brevemente le attrezzature che alla fine abbiamo deciso saranno le pi adatte ai nostri scopi.
Ho gi menzionato i due kayak e gli slittini costruiti per questa spedizione, fatti come quelli per la Gronelandia e in un certo
modo somiglianti per forma allo skikjelke norvegese, uno slittino
basso e largo governato a mano su ampi pattini del tutto simili
ai nostri normali sci, lunghi tre metri e ottanta e larghi mezzo.
51

Ma invece dei pattini larghi e piatti usati in Groenlandia, ne ho


fatti preparare della stessa larghezza (10 centimetri) ma convessi
nella parte sottostante, come quelli che si trovano a sterdalen
e da altre parti sullo skikjelke. Questi pattini convessi sono in
grado di muoversi molto bene sul tipo di terreno sul quale abbiamo dovuto viaggiare, permettendoci di manovrare agevolmente le lunghe slitte, cosa piuttosto vantaggiosa sui banchi di
ghiaccio alla deriva, dove le numerose irregolarit imponevano
spesso una rotta a zig zag. I pattini erano ricoperti da una sottile
lamina di argento tedesco che non arrugginisce e rimane sempre
lucida e liscia.
Ho fatto pi volte riferimento allabbigliamento. Alla fine, nonostante la prova fatta durante la prima partenza, ho deciso di
usare i vestiti di lana, che ho ritenuto capaci di far traspirare il
sudore. Johansen ha seguito il mio esempio.
Parte importante dellequipaggiamento sono le calzature. Invece di indossare calzettoni lunghi, ho preferito gambali e calze,
pi facili da far asciugare contro il petto durante la notte. Per un
viaggio di questo genere, dove ci si sposta di continuo, lesperienza mi insegna che i finnesko7 sono ancora i migliori se fatti
con la pelle delle gambe posteriori del maschio di renna. Sono
caldi, resistenti, sempre elastici e facili da mettere e da togliere.
Per le mani abbiamo indossato grossi guanti in pelle di lupo
oltre alle normali moffole di lana, entrambe senza divisione tra
le dita.
Per la testa cappelli di feltro, che proteggono gli occhi dalla
luce abbagliante e sono meno permeabili al vento di un qualsiasi
cappello di lana. Allesterno si portano generalmente uno o due
cappucci di panno in modo da poter regolare il calore della testa,
cosa non secondaria.
Inizialmente avevo intenzione di utilizzare un sacco a pelo
singolo e leggero fatto di pelle di vitello di renna. Essendosi dimostrati non sufficientemente caldi sono ricorso al principio utilizzato in Groenlandia, cio al sacco doppio di pelle di renna,
7. Finnesko, calzature speciali fatte in pelle di renna con il pelo rivolto allesterno. (N.d.C.)
52

con un notevole aumento del calore ottenuto grazie al fatto che


gli occupanti si scaldano a vicenda. Uno doppio, inoltre, ben
pi leggero di due singoli.
Sono dellopinione che durante la spedizione non debba mancare la tenda. Anche se fragile e sottile, fornisce ai membri della
spedizione protezione e conforto che vanno a compensare laumento di peso del carico. Le tende che ho fatto preparare erano
di seta grezza e molto leggere.
Lattrezzatura da cucina aveva il vantaggio di utilizzare al
massimo il combustibile bruciato. Grazie ad essa, in breve tempo
eravamo in grado di cucinare e contemporaneamente sciogliere
la neve in abbondante acqua potabile, cosicch al mattino e alla
sera potevamo bere a nostro piacimento, anche avanzandone.
Lattrezzatura consisteva di due bollitori e di un vaso per la fusione di neve o ghiaccio.
Per riscaldarci usavamo una lampada svedese a petrolio-gas,
nota come Primus, nella quale il calore trasforma il petrolio in
gas prima che questo venga consumato. In questo modo la resa
della combustione fuori dal normale. Questa volta, la mia
scelta per il combustibile caduta sul petrolio (fiocco di neve):
Lalcol, generalmente utilizzato nelle precedenti spedizioni artiche, ha diversi vantaggi e in particolare facile da bruciare. Ma
il grosso problema che a parit di peso non genera lo stesso calore del petrolio.
Avendo calcolato di dover essere autosufficienti per un certo
periodo con quello che riuscivamo a catturare, erano necessarie
le armi da fuoco. Chiaramente la pi importante il fucile ma
dato che con ogni probabilit avremmo attraversato grandi distese di neve, qui gli animali di grossa taglia sarebbero stati
pochi mentre gli uccelli ci avrebbero sorvolato e per questo ho ritenuto che la doppietta avrebbe fatto al caso nostro. Cos abbiamo deciso di usare lo stesso materiale della Groenlandia. Con
noi abbiamo due fucili a doppia canna, una di calibro 20 e una
per il pallino (Express) di un calibro intorno al 360. Le munizioni
sono 180 cartucce da fucile e 150 colpi.
La cosa pi impegnativa e probabilmente pi importante di
una spedizione su slitta il vettovagliamento, che deve essere
53

buono e adeguato. Gi ho spiegato come sia fondamentale proteggersi dallo scorbuto e da altre malattie scegliendo il cibo pi
adatto che va protetto dalla decomposizione con una meticolosa
preparazione e susseguente sterilizzazione.
In una spedizione come questa, dove molta attenzione va riservata al peso dellequipaggiamento, non possibile portare
ogni tipo di genere alimentare ma solo quello di cui si riesce a ridurre al minimo il peso dopo una scrupolosa essiccazione completa. Carne e pesce non sono facilmente digeribili, per cui una
volta essiccati importante averli in polvere. In tal modo possono essere distribuiti cos bene da essere digeriti e assorbiti
dallorganismo con altrettanta facilit. Questo il genere di cibo
secco che abbiamo portato con noi. La carne era di muscolo di
bue e senza grasso, cartilagini etc, fatta insecchire il pi velocemente possibile al fresco e poi tritata e miscelata con la stessa
proporzione di carne di grasso di rognone come la si usa nella
preparazione del pemmican. Questo tipo di cibo viene da molto
tempo usato nelle spedizioni su slitta e si giustamente guadagnato una fama positiva. Se ben preparato, come il nostro, cibo
nutriente e facilmente digeribile. Se preparato male, pu essere
molto nocivo per la salute.
Altro articolo importante delle provviste era la farina di pesce
Vge. ben preparata e ha qualit di tenuta notevoli, e, bollita
nellacqua, mescolata a burro e farina o alle patate secche, un
piatto molto appetitoso. Altro punto importante: il cibo si deve
poter mangiare anche senza essere cucinato. Se per qualche ragione si resta senza combustibile ci si troverebbe in una brutta situazione se non lo si potesse mangiare cos com. Dunque per
risparmiare combustibile, il cibo dovrebbe semplicemente essere
riscaldato.
La farina che abbiamo portato con noi era stata cotta a vapore,
per cui avremmo potuto mangiarla anche senza ulteriore preparazione: una volta portata a ebollizione, era un ottimo piatto
caldo. Abbiamo portato anche patate secche bollite, zuppa di piselli, cioccolato etc. Il pane stato parzialmente essiccato, fatto
preparare con farina di frumento miscelata al 30 per cento circa
con quella di aleurone (albume vegetale).
54

Con noi abbiamo portato anche una grande quantit di burro


(42 chili) ben lavorato a bordo per togliere lacqua superflua. In
tal modo, non solo si risparmiato molto sul peso ma con il
freddo il burro non si indurito molto.

55

LADDIO ALLA FRAM

Finalmente, salutati da un rombante boato, a mezzogiorno del 14


marzo abbiamo lasciato la Fram. Ci siamo scambiati per la terza
volta addii e auguri. Qualche compagno ha fatto un tratto con
noi, Sverdrup rientrato presto per essere a pranzo alluna in
punto: ci siamo detti addio in cima a una gobba di ghiaccio, con
la Fram alle spalle. Mi ricordo come sono rimasto a guardare
mentre tornava agilmente con gli sci verso casa. Mi quasi venuta la voglia di tornare con lui per ritrovare il calore della sala;
sapevo anche troppo bene che ad attenderci cera una vita di tribolazioni e che ci sarebbero voluti molti giorni prima di poter
nuovamente mangiare e dormire sotto un bel tetto.
Ci siamo fermati alle 6 e il contachilometri registrava 7 miglia,
ottimo per essere il primo giorno di lavoro. In tenda tutti e cinque abbiamo passato una serata allegra. Pettersen, che si era
dato da fare scaldandosi troppo, tremava e si lamentava erigendo la tenda, mentre veniva dato da mangiare ai cani. Una
volta dentro ha trovato vita decisamente migliore con la pelliccia
di lupo calda, una tazza di cioccolata fumante, un bel pezzo di
burro in una mano e un biscotto nellaltra.
Gli altri, non avendo sacchi a pelo, si sono costruiti un confortevole riparo di neve dove sono scivolati con addosso le pellicce
di lupo. Al mattino mi sono svegliato presto ma una volta uscito
fuori dalla tenda, ho trovato Pettersen che era stato svegliato dal
freddo e che per riscaldarsi faceva avanti e indietro. Poi, c stata
lultima piacevole colazione assieme, abbiamo preparato le slitte,
imbrigliato i cani e, una volta stretta la mano ai nostri compagni,
senza tante parole, ci siamo diretti verso la solitudine. Peter, ve-

57

dendoci partire, ha scosso la testa dal dispiacere. Dopo un po mi


sono girato e ho visto la sua figura in cima a una gibbosit: era
ancora preoccupato per noi. Probabilmente erano pensieri tristi,
forse provocati dalla convinzione di aver parlato per lultima
volta con noi.
Abbiamo trovato grandi distese di ghiaccio sulle quali ci
siamo allontanati sempre pi dai nostri compagni diretti verso
lignoto, dove assieme ai cani avremmo vagato per mesi. Il cordame della Fram era da tempo scomparso oltre il limite del
ghiaccio. Ci siamo continuamente ritrovati su creste ammassate
e ghiaccio accidentato dove occorreva aiutare le slitte e a volte
persino portarle. capitato di frequente che si capovolgessero e
solo tirandole energicamente si riusciva a raddrizzarle. Esauriti
dal duro lavoro alle 6 di sera ci siamo fermati avendo percorso
9 miglia. Non proprio la marcia che avevo immaginato ma cera
la speranza del ghiaccio migliore e la coscienza che le slitte si sarebbero gradualmente alleggerite.
Domenica 17 marzo sul diario scrivo: pi si va a nord, pi il
ghiaccio pare essere regolare; ieri per abbiamo fatto una lunga
deviazione a causa di un canale sgombro. Alle sei e mezza avevamo percorso circa 9 miglia. Dato che avevamo raggiunto un
buon punto dove fare il campo e che i cani erano stanchi, ci siamo
fermati. Ieri sera c stata la temperatura pi bassa, -42,8 C.
Nei giorni seguenti il ghiaccio migliorato sempre e, spesso,
le nostre marce arrivavano sino a 14 miglia e anche oltre. Ogni
tanto, qualche imprevisto: un giorno uno spuntone di ghiaccio
affilato e verticale ci ha forato una sacca di farina di pesce e tutto
quel cibo delizioso andato perduto. Ci voluta pi di unora a
raccogliere tutto e a riparare i danni. Poi si rotto il contachilometri, schiacciato dal ghiaccio accidentato e ci sono volute ore
per ripararlo. Eppure, proseguendo verso nord, spesso ci siamo
trovati ad attraversare grandi pianure di ghiaccio bellissime che
davano lidea di stendersi sino al Polo. A volte capitava di passare attraverso zone dove il ghiaccio era insolitamente compatto, con rilievi elevati che davano lidea di una regione
ondulata ricoperta dalla neve. Di sicuro era ghiaccio molto vecchio, proveniente dalla Siberia e diretto verso la costa orientale
58

della Groenlandia da molto tempo alla deriva nel mare polare e


che era stato sottoposto a una fortissima pressione. cos che si
formano le collinette pi alte e i tumuli che si sciolgono parzialmente al sole durante lestate per ricoprirsi di grandi masse nevose in inverno, tanto da assumere una forma che ricorda una
collina di ghiaccio piuttosto che un ammasso di ghiaccio marino
risultante dal sollevamento del mare congelato.
Mercoled 20 marzo il diario dice: tempo splendido per viaggiare, tramonti bellissimi, ma fa anche freddo, soprattutto di
notte nel sacco (-41 C e -42 C): pi avanziamo, pi il ghiaccio
pare uniformarsi, tanto che in alcuni luoghi sembra di viaggiare
sul ghiaccio dellentroterra. Se andr avanti cos, faremo tutto in
breve tempo.
Quel giorno, abbiamo perduto il contachilometri e non sapendo quanto avremmo dovuto tornare indietro per cercarlo, ho
deciso che non ne valeva la pena. A causa di questo in seguito
abbiamo solo potuto ipotizzare le distanze percorse. Lo stesso
giorno ci capitata unaltra disavventura. Uno dei cani Livjgeren era malato al punto da costringerci a lasciarlo libero. Solo
verso sera ci siamo accorti che non cera pi: quando abbiamo levato il campo al mattino era rimasto indietro e sono dovuto tornare a cercarlo con gli sci, procurandoci un grande ritardo.
Gioved 21 marzo. Alle nove del mattino, -42 C (minima notturna -44 C). Cielo limpido come ogni giorno. Il tempo meraviglioso, fantastico per viaggiare ma un po freddo di notte e il
mercurio gela sempre. Rattoppare i finnesko in tenda con questa
temperatura con il naso che si congela lentamente non divertente.
Venerd 22 marzo. Ghiaccio splendido per spostarsi, le cose
vanno sempre meglio. Grandi distese con qualche cresta di pressione qui e l, ma si passa ovunque. Ieri abbiamo viaggiato dalle
undici e mezza del mattino alle otto e mezza di sera: spero di
aver fatto almeno 21 miglia. Dovremmo essere a 85 di latitudine. Per ora lunica cosa spiacevole il freddo. Gli abiti di
giorno diventano sempre pi una corazza di ghiaccio e di notte
59

sono come fasciature bagnate. Lo stesso vale per le coperte e i


sacchi a pelo, che si fanno sempre pi pesanti per lumido che
congela sul pelo allinterno.
Sabato 23 marzo. Ieri siamo riusciti a partire solo alle 3 del pomeriggio avendo dovuto fare il rilevamento, sistemare i carichi
sulle slitte, riparare alcune sacche e altre occupazioni simili, che
a queste temperature non sono affatto uno scherzo. Ci siamo impegnati sino alle nove di sera, quando ci siamo bloccati su un
ghiaccio tra i peggiori visti di recente. La marcia si comunque
sviluppata su ampie tratte di ghiaccio pianeggiante, perci credo
che potremmo aver fatto 14 miglia. Il sole continua a splendere,
ma ieri aumentato il vento da nordest che ci accompagna da alcuni giorni, rendendo tutto piuttosto duro. Ieri sera siamo passati sopra una grande pozza congelata, sembrava quasi un
grande lago. Non poteva essersi formata da troppo tempo perch il ghiaccio era ancora sottile. meraviglioso che si riescano
a formare queste pozze in questo periodo dellanno.
Da qui in avanti il ghiaccio uniforme, dove era stato una bellezza viaggiare, finito: ora sono tante le difficolt da affrontare.
Domenica 24 marzo. Il ghiaccio non buono e ieri stato un
giorno difficile ma abbiamo fatto qualche miglio, non credo pi
di sette. Questo continuo sollevare le slitte cariche spezza la
schiena, ma forse arriveranno tempi migliori. Il freddo intenso
come sempre, ma ieri aumentato e vi si aggiunto un forte
vento da nordest. Ci siamo fermati alle nove e mezza di sera.
Riusciamo a percepire lallungarsi dei giorni e il tramonto arriva
sempre pi tardi: tra pochi giorni ci sar il sole di mezzanotte.
Ieri sera abbiamo ucciso Livjgeren. Scuoiarlo stato un lavoro
duro.
Livjgeren stato il primo cane che abbiamo dovuto uccidere e
molti ne sono venuti dopo. Questo uno dei peggiori lavori che
ci sono toccati durante il viaggio, soprattutto allinizio quando
faceva molto freddo. Dopo aver smembrato il primo cane e
averlo dato in pasto agli altri, molti quella sera non hanno cenato
60

piuttosto che toccare quella carne. Ma con il passare dei giorni


hanno cominciato a logorarsi e hanno imparato ad apprezzare la
carne di cane: pi avanti non abbiamo neppure scuoiato lanimale macellato, servendolo cos comera.
Il giorno dopo il ghiaccio era migliorato ma di regola era cattivo e ci siamo debilitati nellinfinito lavoro di aiutare i cani, raddrizzare le slitte capovolte, tirarle o portarle a spalle sopra le
gibbosit e le irregolarit del terreno. Certe volte la sera eravamo
talmente assonnati che gli occhi si chiudevano; ci addormentavamo sul percorso, dove quando mi crollava il capo mi svegliavo
solo perch cadevo in avanti addosso agli sci. Dopo aver trovato
un terreno adatto per il campo dietro una gibbosit o una cresta
di ghiaccio, ci fermavamo al riparo dal vento. Mentre Johansen
badava ai cani, in genere io mi occupavo della tenda, il pi rapidamente possibile riempivo il fornello di ghiaccio, accendevo
il fuoco e preparavo la cena. Un giorno si mangiava pemmican
con patate secche e quello dopo una sorta di polpetta di pesce,
in norvegese conosciuta come fiskegratin e nel nostro caso fatta
con pesce, farina e burro. Il terzo giorno era il turno della zuppa
di piselli, fagioli o lenticchie, con pane e pemmican.
Come Johansen finiva con i cani e tutti i recipienti con gli ingredienti per la colazione e la cena erano stati portati dentro assieme alle borse con le nostre cose, stendevamo i sacchi a pelo e
una volta chiusa la tenda ci si infilava nel sacco a sgelare gli indumenti. Unoperazione non molto piacevole. Di giorno le esalazioni umide del corpo si condensavano sugli indumenti esterni,
che una volta diventati una massa di ghiaccio trasformavano in
armature di ghiaccio i nostri vestiti. Erano talmente rigidi che se
fossimo riusciti a toglierli sarebbero rimasti in piedi da soli e in
pi crepitavano rumorosamente a ogni movimento. Questo faceva s che la manica del mio pastrano sfregasse i polsi durante
la marcia provocando delle ferite; quando una di queste escoriazioni si congelata (quella sulla mano destra), la ferita si fatta
sempre pi profonda arrivando quasi sino allosso. Nonostante
i bendaggi guarita solo in tarda estate e probabilmente mi rester una cicatrice per sempre. La sera, una volta nei sacchi a
pelo, lentamente cominciavano a scongelarsi gli indumenti e in
61

questo modo molto calore corporeo veniva dissipato. Poi ci si


stringeva bene nel sacco e prima di sentire un po di caldo passavamo unora, anche unora e mezza, a battere i denti. Alla fine
gli indumenti tornavano morbidi ma bagnati e al mattino ricongelavano in pochi minuti dopo essere usciti dal sacco a pelo.
Che freddo stare nel sacco a tremare in attesa che fosse pronto
da mangiare! Essendo il cuoco, ero obbligato a tenermi pi o
meno sveglio per badare alle operazioni culinarie e a volte ci riuscivo. Quando era pronto, era delizioso. Queste occasioni erano
i momenti supremi della nostra esistenza momenti che aspettavamo per tutto il giorno. Ma certe volte eravamo talmente
stanchi che gli occhi si chiudevano e ci addormentavamo con il
cibo davanti.
Preparare la colazione richiedeva unora e di regola era: una
mattina a base di cioccolata, pane, burro e pemmican, quella
dopo a base di porridge di farina davena o un misto di farina,
acqua e burro, unimitazione del porridge di burro che mangiavamo a casa. Con questo si beveva latte fatto di siero in polvere
e acqua. La colazione era confortevole, si scriveva il diario e poi
si pensava alla partenza. Ma a volte eravamo talmente stanchi
che avrei dato qualsiasi cosa pur di sgattaiolare in fondo al sacco
e dormire facendo il giro dellorologio. Mi appariva come il piacere pi grande sul pianeta ma il nostro lavoro era quello di procedere verso nord sempre nord. Invece ci pulivamo e poi
uscivamo al freddo a preparare le slitte, legare i cani per partire
il prima possibile. Io andavo avanti a cercare la traccia migliore
sul ghiaccio irregolare, poi veniva la slitta con il mio kayak. Presto i cani avevano imparato a stare dietro ma si fermavano davanti a ogni cambiamento del terreno e se non si riusciva a farli
ripartire tutti insieme con un urlo per superare lostacolo, occorreva tornare indietro ad aiutarli. Poi arrivava Johansen con le
altre due slitte, sempre urlando e frustando i cani mentre lui
stesso tirava le slitte per superare le terribili creste di ghiaccio. La
crudelt totale verso quei poveri animali era innegabile e ci si
deve guardare indietro sempre con orrore. la parte triste delle
spedizioni di questo genere che sistematicamente uccide i sentimenti migliori sino a quando resta solo legoismo del cuore in62

durito. Quando penso a quegli splendidi animali che si dannavano per noi senza mai un lamento, sino a quando riuscivano a
muovere ancora un muscolo, senza mai ricevere un grazie o una
parola gentile, battendosi ogni giorno sotto la frusta sino a
quando non ce la facevano pi e solo la morte veniva a liberarli
dalle loro sofferenze quando penso a come, uno ad uno, ce li
siamo lasciati alle spalle su quelle desolate pianure di ghiaccio
testimoni della loro fedelt e della loro devozione, ho dei momenti di amarezza e rimprovero me stesso.
La sera per erigere la tenda, sfamare i cani, cucinare etc. e poi
rifare tutto per prepararci al mattino ci voleva cos tanto che i
giorni sembravano non durare mai abbastanza per compiere la
marcia giusta e per dormire il necessario la notte. Ma quando le
nottate sono diventate pi leggere, non pi stato necessario osservare orari regolari tanto che, notte o giorno che fosse, si partiva quando ne avevamo voglia. Ho cercato di stabilire che di
regola le marce dovevano durare nove o dieci ore. Di solito a
met giornata si faceva una sosta e si mangiava qualcosa di
regola pane e burro con un po di pemmican o pat di fegato.
Questi pranzi erano una dura prova: in genere cercavamo luoghi
ben riparati e a volte ci avvolgevamo addirittura nelle nostre coperte ma il vento riusciva a trapassarci lo stesso mentre restavamo seduti sulle slitte a mangiare. A volte aprivamo il sacco a
pelo sul ghiaccio, prendevamo da mangiare e ci infilavamo dentro ma anche in quel caso non riuscivamo a fare asciugare n il
sacco n gli indumenti. Quando era troppo, camminavamo
avanti e indietro mangiando in piedi. Poi cera il non meno ingrato compito di sbrogliare le tirelle dei cani: cos quando si ripartiva eravamo contenti. Di pomeriggio, di solito mangiavamo
una porzione di cioccolato.
Quasi ogni viaggiatore artico che ha viaggiato con le slitte si
lamentato della cosiddetta sete artica, da sempre considerata
come un male inevitabile durante un lungo tragitto tra i deserti
di neve. Spesso essa aumenta mangiando la neve. Io mi ero preparato ad affrontare questa sete che avevamo duramente sofferto
attraversando la Groenlandia e mi ero portato un paio di borracce di gomma indiana che ogni mattina venivano riempite di
63

acqua dal fornello e che potevano essere protette dal freddo tenendole addosso al petto. Con mia grande sorpresa, ho scoperto
quasi subito che spesso passava una giornata intera senza che
toccassi acqua. Con il passare del tempo, sentendo diminuire il
bisogno di bere durante il giorno, ho rinunciato del tutto allacqua. Se provavo una sensazione di sete, un pezzo di ghiaccio fresco, che si trovava piuttosto facilmente, era sufficiente a
calmarla. La ragione per cui questa sofferenza ci fu risparmiata
va principalmente attribuita allammirevole attrezzatura da cucina. Con il suo aiuto e con un minimo consumo di combustibile,
ogni mattina eravamo in grado di sciogliere e bollire acqua sufficiente per bere a volont. In genere ne avanzava addirittura e
la si buttava via. La stessa cosa accadeva anche di sera.
Sabato 30 marzo. Ieri era il compleanno di Tycho Brahe. Allinizio abbiamo trovato molto ghiaccio accidentato e abbiamo dovuto seguire una rotta tortuosa per superarlo, per cui la marcia
giornaliera non ha dato grandi risultati anche se siamo stati in
movimento per molte ore. Alla fine, dopo un grossolavoro, ci
siamo ritrovati su un ghiaccio stupendo e pi piatto di quanto
non capitava da tempo. Una volta arrivati su quel tipo di ghiaccio non ci siamo potuti lamentare di un po di accumuli di neve
e di detriti sparsi, anche se poi siamo rimasti bloccati a causa di
alcune brutte creste di compressione, formate da blocchi enormi
saldati tra loro. Lultima cresta, davanti alla quale si era spalancata una fenditura nel ghiaccio spesso profonda circa 4 metri,
stata la peggiore. Mentre passava la prima slitta, i cani sono caduti dentro e abbiamo dovuto tirarli fuori. Klapperslangen si
divincolato dalle briglie ed scappato. Mentre la seconda slitta
ci passava sopra caduta dentro di peso ma fortunatamente non
si disintegrata. Per tirarla fuori abbiamo dovuto scaricare e ricaricare tutto, perdendo molto tempo. Poi si sono dovuti buttare
gi anche i cani per poterli tirare su dallaltra parte. Con la terza
slitta andata meglio e dopo aver fatto un po di strada tornato
anche il cane fuggitivo. Alla fine abbiamo raggiunto un terreno
dove preparare il campo, scoprendo che il termometro indicava
-43 C. Sbrogliare le tirelle dei cani a mani nude, congelate e
64

quasi spellate con queste temperature un lavoro disperato. Ma


alla fine siamo entrati nel nostro amato sacco.
Domenica 31 marzo. Ieri c stato finalmente il tanto atteso cambiamento di tempo, con vento da meridione e un aumento di
temperatura. Questa mattina presto il termometro indicava -30
C, normale clima estivo. Siamo ripartiti a cuor leggero su un
buon ghiaccio e con il vento a favore. Mentre procedevamo a
una buona andatura e tutto andava bene, allimprovviso davanti
alla prima slitta si aperto un canale. Siamo riusciti a superarlo
per un pelo ma mentre stavamo per riattraversare il canale
sgombro dopo le altre slitte, un grosso pezzo di ghiaccio sotto i
piedi di Johansen si spezzato, facendolo cadere dentro bagnando le gambe un incidente deplorevole. Mentre il canale
sgombro si allargava lho percorso tutto avanti e indietro per trovare un punto dove passarlo ma senza successo. Ci siamo dunque trovati con un uomo e una slitta da una parte, due slitte e un
uomo bagnato dallaltra, e in mezzo un canale sgombro che continuava ad allargarsi. Lanciare i kayak non era possibile a causa
dei continui capovolgimenti delle slitte che avevano subito
danni e che dunque, al momento, erano inutilizzabili. Bella prospettiva per la notte: io da una parte con la tenda e Johansen,
probabilmente completamente congelato, dallaltra. Alla fine,
dopo una lunga deviazione, ho trovato un passaggio e ho fatto
attraversare le slitte. Proseguire era fuori discussione: le estremit inferiori di Johansen erano una massa ghiacciata e i suoi
indumenti erano talmente laceri da richiedere necessariamente
grandi riparazioni.

65

LA DURA LOTTA

Marted 2 aprile. In questo viaggio le difficolt da superare


sono di tanti generi diversi ma forse la peggiore la sistemazione di ogni piccolo dettaglio prima della partenza. Nonostante
luned mi sia alzato alle 7 a preparare da mangiare, prima di lasciare il campo erano gi quasi le due di questa mattina. Abbiamo dovuto nuovamente legare il carico della slitta di
Johansen perch il contenuto di una borsa da viaggio era stato
divorato: al suo posto ci abbiamo dovuto mettere una sacca del
pane. Unaltra borsa di pemmican era stata rammendata perch
perdeva.
Poi abbiamo dovuto legare da capo la slitta dalla quale abbiamo tolto la sacca del pane e mentre mollavamo le corde abbiamo deciso di prendere una razione di patate. Durante
loperazione abbiamo scoperto un buco nella sacca della farina
di pesce e labbiamo sistemata: ma non avevamo ancora finito
che ne abbiamo trovato uno pi grande e abbiamo dovuto rammendare anche quello. Quando arrivato il momento di sistemare la sacca delle patate, abbiamo scoperto anche in questa un
buco da rammendare, e cos via.
Il vento meridionale era come quello che sulla Fram chiamavamo brezza del mulino (dai 6 ai 7,5 metri al secondo) che era
alle nostre spalle quando siamo partiti nella neve sferzante. Allinizio andata splendidamente ma poi abbiamo iniziato a trovare creste di compressione sempre peggiori e consecutive. Alle
otto, nove del mattino abbiamo fatto una lunga sosta per il
pranzo dopo aver trovato riparo dietro una cresta. Abbiamo
steso il sacco a pelo e ci siamo infilati dentro ma ero talmente
stanco che mi sono addormentato con il cibo in mano.
67

Le creste e i canali sgombri8 si erano nuovamente saldati e con


i detriti su entrambe i lati sono andati peggiorando. Cercare di
farsi largo tra queste creste recenti unoperazione disperata.
Gli sci sono inutilizzabili, poich la neve tra i blocchi di ghiaccio
ammassati troppo poca e quindi vanno guadati senza. Con il
tempo nuvoloso impossibile vedere i buchi e le irregolarit,
tutto intorno c solo il bianco. Inoltre gli spazi tra un blocco e
laltro sono ricoperti da un ingannevole strato di neve sottile che
ti fa sprofondare nelle fessure e nelle fosse, per cui sei gi fortunato se ne esci senza esserti rotto una gamba. necessario percorrere lunghe distanze in anticipo per trovare una via e a volte
la si cerca prima in una direzione e poi dallaltra per poi tornare
a prendere le slitte: il risultato che fai pi volte la stessa strada.
Ieri alla fine ero esaurito. Ma la cosa peggiore stata che una
volta fermi ci siamo accorti che eravamo in movimento da cos
tanto che si era troppo tardi per ricaricare gli orologi. Quello di
Johansen si era fermato, il mio ticchettava e funzionava ancora
bene quando lho ricaricato, dunque spero sia giusto.
Mercoled 3 aprile. Ieri pomeriggio siamo partiti alle tre. La
neve era in condizioni perfette dopo che il vento sudorientale
aveva soffiato sino a tardi. Il ghiaccio era abbastanza praticabile
e ogni cosa pareva promettere anche di meglio. Ma dopo varie
tratte pianeggianti su ghiaccio vecchio e gibboso, sono arrivate
quelle irregolari, come al solito tagliate da canali e creste di compressione. Le cose non sono migliorate con il passare delle ore e
a mezzanotte o gi di l siamo stati bloccati da un brutto ghiaccio
e da un canale sgombro che si era appena ghiacciato e che dunque non ci avrebbe sorretto. Avremmo dovuto fare una lunga
deviazione perci abbiamo deciso di accamparci e abbiamo ucciso Russen ( il secondo cane che muore). Abbiamo diviso la
sua carne in 26 porzioni ma 8 cani lhanno rifiutata: a loro abbiamo dovuto dare il pemmican. Il ghiaccio che ci aspetta non ha
unaria invitante. Queste creste bastano da sole a farci disperare

8. I canali sgombri sono i canali di acqua e cioe liberi dai ghiacci. (N.d.C.)

68

e pare non esserci speranza in un miglioramento della situazione. A mezzogiorno sono uscito per fare un rilevamento che ci
d a 8589 N. Mi sbalordisce non essere pi avanti, a me pare
che pur mettendocela tutta non facciamo grandi progressi. Comincio seriamente a dubitare dellopportunit di continuare ancora per molto verso nord. La Terra di Francesco Giuseppe dista
tre volte la distanza percorsa sino ad oggi. Come potrebbe essere
il ghiaccio in quella direzione? difficile contare sul fatto che sia
migliore di questo o che noi saremo pi rapidi nellavanzata.
Inoltre, lestensione e la forma della Terra di Francesco Giuseppe
sono ignote e potrebbero essere la causa di un grosso ritardo;
forse non saremo in grado di trovare cacciagione. Da tempo ho
capito che impossibile raggiungere il Polo o le sue vicinanze
con un ghiaccio del genere e con questi cani. Se solo ne avessimo
avuti di pi! Prima o dopo dovremo tornare. Ma poich solo
questione di tempo, non potremmo fare dietrofront con risultati
migliori una volta sulla Terra di Francesco Giuseppe, piuttosto
che viaggiare su questi banchi di ghiaccio alla deriva che abbiamo avuto lopportunit di imparare a conoscere? molto probabile che sar tutto cos sino al Polo. Non possiamo sperare di
coprire distanze apprezzabili prima di essere costretti a tornare
dal tempo.
Il rompicapo sul perch non siamo riusciti a fare progressi pi importanti verso il nord si fatto sempre pi misterioso. Ho continuato a fare calcoli, sommando le nostre marce giorno dopo
giorno ma sempre con lo stesso risultato: dando per scontato che
il ghiaccio era fermo, noi avremmo dovuto trovarci ben oltre il
parallelo ottantasei. Invece mi era sempre pi chiaro che il ghiaccio si stava muovendo verso sud e che la sua capricciosa deriva
alla merc del vento e della corrente era il nemico peggiore da
combattere.
Sabato 6 aprile. Due del mattino, -24,2 C. Il ghiaccio molto
peggiorato. Ieri mi ha spinto al limite della disperazione e questa
mattina, quando ci siamo fermati, avevo quasi preso la decisione
di fare dietrofront. Andr avanti un altro giorno per vedere se
69

pi a nord il ghiaccio davvero brutto come appare dalla cresta


alta dieci metri dove ci siamo accampati. Ieri non abbiamo neppure fatto 4 miglia. Canali sgombri, creste, ghiaccio irregolare
senza fine: mi sembra uninterminabile morena di blocchi di
ghiaccio e il dover continuamente sollevare le slitte su qualsiasi
irregolarit del terreno sufficiente per stancare i nostri giganti.
Luned 8 aprile. Il ghiaccio peggiorato ancora e non abbiamo
una rotta, solo creste e nientaltro che detriti sui quali viaggiare.
Questa mattina siamo partiti verso le 2 procedendo sino a
quando abbiamo potuto, sempre sollevando le slitte finch le
condizioni sono diventate troppo brutte. Sono andato avanti con
gli sci per un bel tratto ma non ho visto una ragionevole prospettiva di avanzamento e dai colletti pi alti si vede sempre lo
stesso tipo di ghiaccio. Unautentica baraonda di blocchi di
ghiaccio sino allorizzonte.
Non ha molto senso avanzare, stiamo sacrificando tempo prezioso e combinando poco. Se da qui alla Terra di Francesco Giuseppe troveremo un ghiaccio del genere avremo bisogno di tutto
il tempo che resta.
Dunque, ho deciso di fermarci e di riconfigurare la nostra rotta
in direzione di Capo Fligely.
In questo campo, il pi settentrionale, ci siamo concessi un
banchetto. Poi ci siamo infilati nellamato sacco a pelo, il nostro
migliore amico, con uninsolita sensazione di saziet. Ieri ho
fatto un rilevamento allapogeo, con il quale ho visto che dovremmo trovarci alla latitudine di 8610 N, o gi di l. Questa
mattina ho fatto un rilevamento della longitudine. Alle 8.30 del
mattino -32 C.
Marted 9 aprile. Ieri abbiamo fatto la prima marcia in direzione
di casa. Ci aspettavamo lo stesso ghiaccio impraticabile ma con
nostro grande stupore, poco dopo la partenza ci siamo trovati
su un terreno discretamente buono che andato costantemente
migliorando e siamo riusciti a proseguire sino a questa mattina,
trovando solo pochi ostacoli. Certo, abbiamo incontrato delle
creste ma si sono fatte sempre superare piuttosto agevolmente.
70

Siamo partiti ieri alle due del pomeriggio circa e ci siamo fermati
alluna di questa mattina.
Gioved 11 aprile. Va sempre meglio. Ieri abbiamo trovato esclusivamente bellissime piste di ghiaccio pianeggianti, qualche cresta facile da superare e alcuni canali ricoperti di ghiaccio fresco
questi hanno creato qualche problema ma dato che scorrevano nella nostra direzione, li abbiamo costeggiati (adesso la nostra rotta verso il S. magnetico 22 O, ovvero in corrispondenza
circa del vero O.S.O.). Alla fine abbiamo comunque dovuto fare
un attraversamento, concluso con successo nonostante il ghiaccio si sia piegato oltre il lecito sotto noi due e le slitte. Nel tardo
pomeriggio abbiamo incontrato un vero canale sgombro che ci
siamo proposti di attraversare allo stesso modo. Con la prima
slitta siamo arrivati bene dallaltra parte ma con laltra no. I capi
muta non erano ancora fuori dal punto pi pericoloso, dove il
ghiaccio era pi sottile e sul quale si era riversata un po dacqua,
quando si sono fermati per immergere cautamente le zampe.
Quando uno di loro passato schizzando e lottando per uscire,
il ghiaccio ha iniziato ad affondare sotto il peso degli altri cani e
della slitta, cos il livello dellacqua ha preso a crescere. Ho trascinato indietro cani e slitta il pi rapidamente possibile, riuscendo a riportarli al sicuro su ghiaccio solido. Abbiamo
riprovato in un altro punto, dove io sono passato davanti di
corsa con gli sci chiamando i cani, con Johansen a spingere da
dietro ma il risultato non stato migliore, visto che Suggen caduto in acqua e siamo dovuti tornare indietro. Solo dopo una
lunga deviazione, una vera sfacchinata, siamo riusciti a far passare le altre due slitte.
Sabato 13 aprile. Stiamo attraversando solo ottimo ghiaccio da
tre giorni. Se si continua cos, il viaggio di ritorno sar pi rapido
di quel che credevo. Non capisco questo repentino mutamento
della natura del ghiaccio. Potrebbe essere che stiamo viaggiando
nella stessa direzione in cui va landamento delle creste e delle
irregolarit del terreno, per cui ora le stiamo seguendo invece
che passarci sopra. I canali sgombri superati sembrerebbero dire
71

questo e infatti seguono molto da vicino la nostra rotta. Ieri abbiamo avuto la sventura di lasciar scaricare gli orologi: trascorso troppo tempo tra quando ci siamo infilati nel sacco la sera
prima e la preparazione del nuovo campo di ieri. Ovviamente li
abbiamo ricaricati ma lunica cosa che posso fare adesso per trovare lora media di Greenwich fare un rilevamento del tempo
e uno della latitudine, per poi stimare la distanza approssimata
dal punto dove siamo ripartiti l8 aprile, quando ho fatto lultimo
rilevamento della longitudine. In tal modo lerrore difficilmente
potr essere grosso.
Concludo dicendo che mediamente non abbiamo percorso
meno di 14 miglia al giorno, e gli ultimi tre giorni quindi siamo
avanzati di oltre 40 miglia verso S. 22 O. (magnetico). Quando
ci siamo fermati ieri stata uccisa Barbara. Queste macellazioni
non sono episodi piacevoli. Tempo limpido; alle 6.30 del mattino
-30 C; vento da sud (da 2 a 3 metri).
Domenica 14 aprile. Pasqua. Ieri siamo stati sfortunati con i canali sgombri, che ci hanno costretto a deviare notevolmente dalla
nostra rotta. Uno in particolare ci ha bloccato; lo abbiamo seguito
a lungo senza successo per cercare un punto di attraversamento,
cos ho deciso che era meglio preparare la tenda e festeggiare la
vigilia di Pasqua. Volevo prendere la latitudine e la longitudine,
fare un rilevamento dellora e della nostra aberrazione: era anche
una questione di tornare a conoscere lora giusta il pi rapidamente possibile. Dentro la tenda, con Johansen impegnato a badare ai cani, mi sono infilato nel sacco. Ma non piacevole
rimanere in questo ricettacolo gelido a scongelare con calzature
e indumenti cercando di fare un rilevamento mentre consulti i
logaritmi con le dita deboli e congelate, e una temperatura di
soli -30 C. Loperazione lenta e il resto della Pasqua va dedicato alla conclusione i calcoli.
Ho ricalcolato le latitudini e longitudini precedenti per capire
se ci sono stati degli errori. Ho trovato che ieri dovremmo essere
arrivati pi a sud di 865.3 N.; ma secondo il nostro calcolo, immaginando di aver percorso 50 miglia nei tre giorni, dovremmo
essere scesi a 85 gradi e 50 minuti circa. Non riesco a spiegarlo
72

altrimenti, se non ipotizzando che siamo rapidamente andati


alla deriva verso nord ottima cosa per la Fram, ma non per noi.
Negli ultimi giorni abbiamo avuto un vento meridionale e presumo che al momento ci troviamo a 86 di longitudine E., dunque abbiamo regolato di conseguenza lattuale lettura degli
orologi.
Mercoled 17 aprile. -28 C. Ieri senza dubbio abbiamo compiuto
la nostra marcia pi lunga. Siamo partiti alle sette e mezza del
mattino per chiudere alle nove circa di sera, con un paio dore di
sosta per il pranzo al sacco. Il ghiaccio era tuttaltro che buono,
estremamente irregolare su tutto il percorso; il ghiaccio nuovo
era ammassato e le creste erano pi vecchie e arrotondate. Ce
nerano ovunque ma si poteva procedere e non siamo stati intralciati da alcun canale sgombro. La neve era piuttosto libera
tra le varie irregolarit del ghiaccio ma i cani sono riusciti a trainare da soli ovunque e non c ragione di lamentarsi di loro. Il
ghiaccio dove siamo adesso somiglia molto a quello che circondava la Fram. Siamo ormai circa nellarea dove la nave sta andando alla deriva. Sono sicuro che ieri abbiamo fatto 20 miglia
e la distanza verso casa adesso dovrebbe essere di 368 miglia.
Oggi il tempo magnifico, il freddo non un impedimento,
splende un sole limpido e persistente e non c vento degno di
nota. C una grande calma e unaria di ristagno nellatmosfera.
ormai da oltre un mese che stiamo muovendoci su questo
ghiaccio e non una sola volta ci siamo dovuti fermare a causa
del maltempo - sempre lo stesso sole splendente, tranne un paio
di giorni durante i quali alla fine il sole comunque arrivato. La
vita diventa sempre pi godibile, non fa pi freddo e stiamo
dandoci dentro verso la terra ferma e lestate. Non pi cos
dura alzarsi al mattino con una bella giornata di marcia davanti,
cucinare e starsene caldi al comodo nel sacco a sognare un futuro
felice quando saremo a casa. Casa?
Venerd 19 aprile. Abbiamo ancora due o tre giorni di razioni
per i cani ma vorrei risparmiare un po per far mangiare i cani
peggiori da quelli che resteranno. Ieri stato ucciso Pertetuum.
73

Queste uccisioni e soprattutto la macellazione, sono un affare


orrendo. Sinora li abbiamo pugnalati con un coltello ma non ha
funzionato bene. Ieri volevo provare con un nuovo metodo la
strangolazione. Secondo copione, abbiamo portato il cane lontano dietro una gibbosit, di modo che gli altri non potessero accorgersi di cosa stava per succedere. Poi abbiamo messo una
corda intorno al collo della bestia e abbiamo tirato in due con
tutta la forza ma senza ottenere leffetto desiderato. Le mani stavano perdendo sensibilit per il freddo e dunque non ci rimasto che usare il coltello. Ah, stato orribile! Ovviamente la cosa
pi conveniente e pi pietosa sarebbe quella di sparare ma non
siamo molto propensi a usare le nostre preziose munizioni per
loro, potrebbe arrivare il momento in cui potremmo averne davvero bisogno.
Domenica 21 aprile. Ieri siamo partiti alle 4 e ci siamo fermati a
mangiare durante la notte. Queste soste per il pranzo sono insolitamente confortevoli. Dopo un bel pisolino abbiamo ripreso la
via ma siamo stati bloccati dal canale sgombro pi infido incontrato sinora. Ho iniziato a percorrerlo alla ricerca di un passaggio
ma mi sono ritrovato in mezzo a brutti detriti. Il canale era sempre della stessa larghezza, pieno di blocchi aggregati, di framenti
rocciosi e impossibile da passare. la chiara testimonianza di
come si mosso il ghiaccio sul lungo periodo, frantumato e disintegrato dalla pressione costante. Unazione evidente anche su
tante recenti creste composte da detriti e ghiaccio gibboso, con
fenditure aperte in ogni direzione. Una volta trovato un attraversamento e aver fatto un lungo giro per condurre tutta la carovana sul luogo, al ritorno, il ghiaccio era cambiato e ho
ritenuto inopportuno provarci anche se sono andato pi in l di
lontano, come si usa dire, ho trovato solo lo stesso abominevole
canale sgombro pieno di pezzi di ghiaccio e creste di compressione su entrambi i lati. Le cose peggioravano e in molti casi ho
notato che questi pezzi di ghiaccio erano misti a materiale terroso. In alcuni punti le creste erano veramente alte, anche otto
metri circa. Qui ho avuto una buona opportunit per osservare
come fanno ad assumere una forma simile a quella di una mon74

tagna di ghiaccio con alti versanti verticali, provocati dalla separazione trasversale in pi direzioni di creste pi vecchie. Durante questo viaggio ho visto spesso collinette alte e massicce
con i fianchi squadrati come questi e unampia circonferenza,
che a volte mi hanno ricordato delle isole ricoperte di neve. Sono
composte da ghiaccio paleocristico9 e meglio di queste non si
pu desiderare di vedere.
Alla fine sono stato costretto a tornare senza aver portato a
termine la mia missione. Forse la cosa pi irritante stata che
dallaltra parte si vedeva chiaramente che la superficie verso sud
era ottima e regolare, mentre noi eravamo costretti a fare un
campo qui e ad attendere! Mi ero ormai messo il cuore in pace,
quando sulla via del ritorno ho trovato un punto dove attraversare, poco oltre dove eravamo rimasti bloccati. Siamo passati che
erano le 6 del mattino mentre il ghiaccio mulinava sotto i piedi.
Abbiamo proseguito per un po ancora su un ghiaccio stupendo
e pianeggiante ma i cani erano stanchi e ormai erano 48 ore che
non mangiavano. Mentre avanzavamo ci siamo imbattuti in un
immenso pezzo di legno che spuntava di traverso dal ghiaccio.
Era larice siberiano per quel che potevo capirne, probabilmente
posizionatosi cos molto tempo prima a causa della compressione. Quanti pasti ci saremmo potuti cucinare se avessimo potuto trascinarlo con noi. Ma era troppo pesante. Vi abbiamo
inciso sopra F.N., H.J., 85 30 N. e siamo andati per la nostra
strada.
Luned 22 aprile
Se nei giorni scorsi siamo andati bene, ieri abbiamo strafatto.
Credo di poter calcolare una marcia di 25 miglia ma per essere
sicuri sommo gli ultimi due giorni a 40 miglia. I cani si stanno
esaurendo, si avvicina il momento di fare un campo. Non vedono lora di mangiare e hanno sempre pi voglia di cane fresca
sulla quale si lanciano come lupi non appena ne buttiamo un
pezzo ancora caldo.
9. Ghiaccio marino che si considera formatosi da almeno 10 anni, soprattutto
ghiaccio polare modellato a lungo dagli elementi. (N.d.C.)

75

Kvik e Barnet sono gli unici a trattenersi quando la carne ancora calda ma una volta congelata, la mangiano con voracit.
Mezzanotte, -33.3 C.
Venerd 26 aprile. -31.5 C. Ieri mattina abbiamo trovato tracce
fresche di un animale nella neve e la cosa non mi ha affatto sorpreso. Erano tracce di volpe, venivano da O.S.O. e andavano
verso est. La pista era fresca. Cosa diamine ci faceva qui una
volpe? Cera anche la prova inequivocabile che non era rimasta
senza cibo. Eravamo forse nelle vicinanze della terra ferma?
Senza volerlo mi sono guardato intorno per cercarla ma per tutto
il giorno c stata foschia e avremmo potuto esserle vicini senza
saperlo. anche probabile che questa volpe stesse seguendo
qualche orso. Comunque, un mammifero a sangue caldo allottantacinquesimo parallelo! Oggi non vedo lora di scoprire se
riusciamo a trovare la traccia di un orso. Sarebbe un vero piacere,
la conferma di esserci avvicinati a regioni popolate. Dalle nostre
posizioni ho appena ricavato la rotta sulla carta calcolando che
negli ultimi quattro giorni, dopo lultimo rilevamento, abbiamo
percorso 69 miglia, e non credo sia una stima eccessiva. Se cos,
non dovrebbero mancare pi di 138 miglia dalla Terra di Petermann, sempre se si trova dove lha collocata Payer. Ieri avrei dovuto fare un rilevamento ma cera nebbia.
Domenica 28 aprile. Ieri siamo andati bene, probabilmente abbiamo fatto 20 miglia. Verso le tre e mezza pomeridiane del
giorno precedente abbiamo iniziato a marciare e siamo andati
avanti sino a ieri mattina. La terra ferma si avvicina e comincia
un periodo emozionante durante il quale ci possiamo aspettare
di vedere qualcosa allorizzonte. Ah che voglia di terra, dove
sotto i piedi non ci sono solo ghiaccio e neve, per non parlare del
fatto di mettere gli occhi su qualcosa. Ieri cera unaltra traccia di
volpe che andava nella direzione delle precedenti. Durante la
giornata ha mollato Gulen, un caso di totale sfinimento: non
stava pi sulle gambe e quando lo abbiamo steso su un carico
rimasto l senza muoversi. Avevamo gi preso la decisione di ucciderlo quel giorno stesso. Povera bestia: ha lavorato per noi,
76

aveva un bel carattere, stato volenteroso sino alla fine e come


ringraziamento, quando non ce lha pi fatta, stato ucciso per
diventare foraggio! Era nato sulla Fram il 13 dicembre 1893 e da
vero figlio della notte polare non ha mai visto altro che ghiaccio
e neve.
Luned 29 aprile. -20 C. Non avevamo fatto ancora molta
strada ieri, prima di essere bloccati dallacqua libera, una grande
pozza o un canale steso proprio sulla nostra rotta. Labbiamo seguita per un po verso ovest, sino a quando ha cominciato a chiudersi impetuosamente in un punto relativamente stretto. Pochi
minuti dopo il ghiaccio torreggiava su di noi e siamo passati
dalla rumorosa cresta di compressione che tuonava e si frantumava sotto i piedi. stata proprio questione di darsi una mossa
e portare rapidamente oltre i cani e le slitte se non volevamo rimanere schiacciati tra i blocchi di ghiaccio in movimento. La cresta ha quasi inghiottito gli sci di Johansen che avevamo lasciato
un attimo mentre facevamo passare lultima slitta. Una volta arrivati dallaltra parte del canale sgombro la giornata era trascorsa e tutto questo lavoro meritava una ricompensa, che ha
preso la forma di una razione extra di cioccolato.
Per quanto sia irritante essere bloccati da un canale sgombro
sul ghiaccio pianeggiante nel cuore di una splendida giornata,
innegabilmente meraviglioso vedere lacqua libera stendersi davanti agli occhi e il sole giocare con le piccole onde leggere provocate dal vento.
Marted 3 aprile. -21.4 C. Ieri stata una brutta giornata, anche
se era cominciata bene, calda (-20C), con un sole stupendo e invitanti distese di ghiaccio pianeggiante davanti a noi. Chi
avrebbe mai potuto prevedere le brutte fenditure scure che seguivano la nostra rotta, destinate a renderci la vita pesante? Il
vento ha impaccato per bene la neve, rendendo cos la superficie
solida e buona, dove siamo avanzati velocemente. Ma poco
dopo la partenza siamo stati fermati da un canale sgombro di
acqua completamente aperta che si estendeva lungo la nostra
direzione. Dopo averlo seguito per una certa distanza abbiamo
77

finalmente trovato un punto dove attraversare. Ma non passato


molto prima di incontrare un altro canale che andava circa nella
stessa direzione.
Con una deviazione piuttosto lunga siamo riusciti a passare
bene anche oltre a questo, con il piccolo inconveniente di tre cani
caduti in acqua. Superato anche un terzo canale, il quarto si
dimostrato troppo anche per noi. Era ampio e lo abbiamo seguito a lungo verso ovest ma senza trovare un attraversamento
adatto. Ho quindi proseguito da solo per tre-quattro miglia, per
valutare il terreno, ma non vedendo possibilit sono tornato da
Johansen. uno sforzo inutile seguire un canale sgombro che si
distende ad angoli retti sul percorso. Meglio accamparsi, farsi
una buona zuppa di pemmican la Julienne e dormire, sperando
nel futuro. I canali sgombri, ghiacciando, si saldano o congelano.
Il tempo calmo, dunque c da sperare che non se ne formino
di nuovi.
Domenica 4 maggio. Durante la notte il ghiaccio ha iniziato a
peggiorare: canale dopo canale, uno dopo laltro li abbiamo potuti superare solo attraverso intricate deviazioni e scorciatoie.
Un lavoro terribile, e quando il vento diventato brezza del
mulino, le cose si sono fatte disperate.
Questa una fatica senza fine: cosa darei per essere sulla terra
ferma con una strada precisa di fronte a me, potere calcolare la
marcia di una giornata e liberarmi dalle eterne ansie e dalle incertezze create dallesistenza dei canali sgombri. Impossibile dire
quanti problemi ci potranno procurare ancora e quali avversit
dovremo affrontare prima di toccare terra. Intanto i cani diminuiscono rapidamente. Tirano al massimo, poveri, ma a che pro?
Sono talmente stanco che barcollo sugli sci e quando cado desidero solo restare a terra. Ma tutto cambia, e arriveremo in tempo
sulla terra ferma. Questa mattina alle cinque abbiamo incontrato
un ampio canale sgombro e visto che era quasi impossibile far attraversare i cani, ci siamo accampati.
Gioved 9 maggio. -13.3 C. Ieri stata una giornata buona.
Ghiaccio non di prima scelta, molto pietrisco e andatura pesante.
78

Nonostante ci siamo andati bene grazie ai lunghi tratti scorrevoli incontrati. Quando siamo partiti erano le 3 circa del mattino
e il tempo si era fatto bello. stato comunque un lavoro duro e
a testa bassa contro il ghiaccio e il vento che soffiava dalla stessa
direzione (N.N.E.) ha portato nebbia.
Per i cani tirare diventa sempre pi pesante, visto che il loro
numero diminuito. Anche i pattini di legno, quelli sotto, non
danno idea di lavorare bene. Da un po ho pensato di toglierli e
oggi ho deciso di provare le slitte senza. I cani nonostante tutto
tengono un buon passo, e si fermano di rado. Ieri la mia slitta
aveva solo quattro cani. Flint si sfilato le tirelle, scappato e
non siamo riusciti pi a prenderlo sino a sera, quando per punizione stato ucciso. Il ghiaccio stato il pi irregolare degli ultimi giorni.
Il tempo si fatto pi cupo nel pomeriggio, aumentato il
vento e intorno alle 3 infuriava una vera tempesta di neve. Non
si vedeva nulla, solo biancore tutto intorno, tranne dove il ghiaccio azzurro e aguzzo spuntava dalle creste attraverso i cumuli di
neve. Poi il ghiaccio ha cominciato a peggiorare e sono andato a
testa bassa verso creste e irregolarit senza neppure vederle. Ho
sperato che fosse solo questione di superare un ghiaccio difficile
ma le cose non sono migliorate e abbiamo ritenuto che fosse insensato proseguire. Per fortuna eravamo capitati in un ottimo
punto riparato per fare il campo, altrimenti sarebbe stato difficile
trovarne uno con questo tempo. Intanto proseguiamo verso sud,
sempre pi sorpresi di non vedere segni di terra ferma. Calcoliamo di aver lasciato lottantaquattresimo parallelo alle nostre
spalle.
Venerd 10 marzo. -8.8 C. La nostra esistenza deve affrontare
molte difficolt. Ieri pareva promettere bene ma il maltempo ci
ha fermato. Appena usciti dai sacchi splendeva il sole e landatura era insolitamente buona, come insolito era il ghiaccio favorevole.
Durante la tempesta di neve della sera precedente eravamo
rimasti ingannati da una cintura di ghiaccio che era tale solo localmente. Prima di partire avevamo deciso di togliere i pattini ri79

movibili dalle slitte ma nel provare la mia, ho visto che scorreva


bene cos comera. Ho deciso di aspettare ancora un po, temendo di indebolire la slitta nel rimuoverli. Ma quando abbiamo
scoperto che uno dei pattini di betulla si era spezzato esattamente
sotto uno dei montanti, non rimasto altro da fare che rimontarli.
Peccato, perch la slitta sarebbe andata molto meglio sui pattini
appena incatramati che su quelli sotto, ormai rovinati. Siamo andati bene, nonostante rimangano solo 13 cani 4 per la mia slitta,
4 per quella di betulla e 5 per quella di Johansen.
Pi tardi, durante il pomeriggio il tempo peggiorato rapidamente e ha iniziato a nevicare, impedendoci di vedere avanti. Il
ghiaccio era piuttosto scorrevole e siamo comunque avanzati.
Abbiamo superato anche un canale sgombro grazie a una deviazione. Non passato molto prima di finire in mezzo a varie abominevoli creste di compressione, piombando in pieno su tumuli
elevati e bordi ripidi senza riuscire a vederli. Dovunque ci si girasse cerano salti e fossi improvvisi, cos abbiamo deciso di accamparci, prendere la longitudine e aspettare che il tempo
migliorasse, o altrimenti dormire per riprendere la marcia non
appena possibile.
Domenica 12 maggio. -17.5 C. Ieri andata meglio del previsto.
Il tempo stato sempre fosco e coperto e il percorso pi che vederlo, lo si intuiva. Anche il ghiaccio non era particolarmente favorevole ma siamo avanzati con la soddisfazione di poter
trovare ogni tanto distese di ghiaccio pianeggiante. Ci hanno
ostacolato un paio di ampi canali sgombri parzialmente dischiusi. Curiosamente la striscia di cielo limpido rimasta sempre l verso S.S.O. (esatto) e nellandare avanti si alzato sempre
pi in alto nel cielo. Credevamo che si sarebbe aperto, ne avevamo un disperato bisogno per trovare la strada ma la striscia
non si alzata, restando sempre l, limpida. Poi nuovamente
calata lasciando intravvedere solo un piccolo orlo sul margine
del cielo, poi sparito. Non posso non pensare che debba avere
qualcosa a che fare con la terra ferma.
Alle 7 di questa mattina siamo arrivati su una cinta ghiacciata
talmente brutta che credo di non averne quasi mai vista una si80

mile; ritenendo poco saggio fare un assalto con un tempo del genere, ci siamo accampati. Spero che siano state percorse le nostre
14 miglia e di poter contare sul fatto che ne restino poco pi di
90 prima di arrivare alla terra ferma, se a 83 di latitudine. Il
ghiaccio indubbiamente di natura diversa da quello trovato in
precedenza: meno liscio e sono pi frequenti vecchi e nuovi
canali sgombri, con creste e detriti. Ogni cosa sembra indicare
che siamo vicini a terra.
Intanto il tempo passa e i cani diminuiscono. Ne restano 12,
perch ieri stata uccisa Katta. Pian piano, calano anche le provviste , ma grazie al cielo ne abbiamo ancora molte. La prima tolla
di petrolio (11 litri) finita tre giorni fa e presto finir la seconda
sacca di pane. Non facciamo che scandagliare lorizzonte alla ricerca di terra ma non vediamo nulla, nemmeno quando mi arrampico sulle collinette pi alte a cercare con il cannocchiale.
Marted 14 maggio. -14C. Ieri comoda giornata di riposo. Dopo
colazione, come stavamo per partire, il cielo si annuvolato portando una fitta tempesta di neve. Non aveva senso partire in condizioni del genere con il ghiaccio irregolare che c adesso e ho
deciso di fare sosta e sistemare le piccole cose, in particolare spostare il carico dalla slitta di betulla sulle altre due per potercene liberare, visto che i cani non sono pi sufficienti per le tre slitte. Ci
voluto tempo e poich era assolutamente necessario, fermarci
un giorno non ci ha fatto perdere tempo.
Il legno della slitta e dei bastoncini delle racchette da neve era
cos tanto che ho pensato di usarlo come combustibile, risparmiando sul petrolio. Abbiamo preparato un fuoco per cucinare,
poi abbiamo ricavato un recipiente per cucinare dalla tolla del petrolio, labbiamo appeso fuori ma abbiamo rischiato di bruciare
la tenda e di non vedere pi niente rimanendo accecati dal fumo.
Una volta bruciata quasi tutta la slitta, con la quale siamo riusciti
a far bollire un recipiente di acqua calda ma per poco anche a sciogliere il bacino di ghiaccio sul quale ci trovavamo, ho rinunciato
allidea di cucinare con le slitte e sono tornato al fidato amico Primus. Abbiamo petrolio sufficiente per il viaggio, perch dannarsi
tanto?
81

Venerd 17 maggio. Minima -19 C. Oggi il Diciassette maggio,


giorno della Costituzione. Ero sicuro che entro oggi ci saremmo
trovati da qualche parte sulla terra ferma ma il destino ha deciso
altrimenti e ancora non se ne vede traccia. Ahim! Eccomi qui
nel sacco a pelo sognando ad occhi aperti mentre penso alla gioia
di casa, ai cortei dei bambini e alla massa di gente che in questo
momento affolla le strade. E noi qui nel ghiaccio alla deriva
senza sapere esattamente dove ci troviamo, incerti sulla distanza
che ci separa da una terra ignota sulla quale speriamo di trovare
mezzi di sostentamento e capire il modo di tornare a casa; abbiamo due mute di cani che calano di numero e forza giorno
dopo giorno, tra noi e la meta ci sono ghiaccio e acqua che potrebbero provocare problemi incalcolabili e le slitte al momento
sono troppo pesanti per le nostre sole forze. Ci impegniamo a
fondo per avanzare miglio su miglio e magari nel frattempo la
deriva del ghiaccio ci sta spingendo da qualche parte a ovest
verso il mare, oltre la terra che stiamo cercando di raggiungere.
Innegabilmente una vita faticosa ma prima o dopo dovr finire; a un certo punto la raggiungeremo ma intanto la bandiera
del Diciassette maggio sventoler oltre il parallelo ottantatr e se
oggi il destino ci doner il primo avvistamento di una terra sar
una gioia doppia.
Ci stiamo dando dentro nonostante tutto e alla fine avremo il
nostro premio, che gi sarebbe grande se potessimo raggiungere
terra e ghiaccio terrestre senza quegli odiosi canali sgombri. Ieri
ne abbiamo trovati quattro. Il primo ci ha dato non pochi guai e
ci ha costretto a passare su un ghiaccio mediocre con molte creste
e canali pi piccoli. Poi ne arrivato uno davvero brutto che abbiamo circumnavigato. Dopodich abbiamo attraversato del
buon ghiaccio ma presto ci siamo trovati di fronte un altro canale
sgombro, quasi uno stagno di dimensioni mai viste prima i
russi la chiamerebbero polynja. Era ricoperto di ghiaccio recente,
troppo debole per reggere. Siamo partiti fiduciosi seguendolo
verso sudovest convinti che presto avremmo trovato un punto di
attraversamento, ma il presto non mai arrivato. La visione opprimente si presentata proprio dove ci aspettavamo di passare:
lo stagno si estendeva sino allorizzonte in direzione sudovest,
82

senza che se ne vedesse la fine! Nel miraggio allorizzonte, un


paio di blocchi sparsi si elevavano al di sopra del livello dellacqua, dando limpressione di galleggiare mentre la forma cambiava di continuo scomparendo e riapparendo. Tutto sembrava
indicare che lo stagno sboccasse in mare aperto a ovest. Ma con
il binocolo, dallalto di una gibbosit, ho potuto vedere che dallaltra parte cera ghiaccio, che appariva pi elevato a causa del
profilo. Non era affatto sicuro che fosse davvero dalla parte occidentale dello stagno, anzi era pi probabile che indicasse una
curva in direzione di questultimo. Che fare? Attraversare sembrava impossibile. Il ghiaccio era troppo sottile per reggere e
troppo spesso per farci navigare i kayak. In questo momento dellanno non sapevo quanto ci sarebbe voluto al ghiaccio per diventare abbastanza resistente, di sicuro pi di un giorno.
Dunque non era possibile fermarsi ad aspettare. Impossibile
anche sapere per quanto si estendeva lo stagno e quanto
avremmo dovuto seguirlo prima di trovare un passaggio: anche
se le probabilit erano scarse, forse ci volevano giorni. Ritirarsi
nella direzione dalla quale venivamo non era unalternativa allettante, ci avrebbe condotto lontani dalla meta e magari ci
avrebbe anche richiesto un lungo viaggio nella direzione opposta prima di trovare un passaggio. Lo stagno si estendeva allineato a S. 50 O. Seguirlo, ci avrebbe sicuramente portato fuori
rotta, che, rispetto al sud, per essere giusta doveva puntare a
oriente. Tuttavia, questa era la direzione pi fedele alla nostra
avanzata e dunque abbiamo deciso di provarci. Poco dopo ci
siamo imbattuti in un canale sgombro trasversale rispetto allo
stagno dove il ghiaccio era abbastanza solido per reggerci: esaminando quello dello stagno oltre la confluenza di questo canale,
ho trovato una cintura dove il ghiaccio recente, a causa della
compressione, si era ammassato su diversi strati. Fortunatamente
era forte abbastanza per reggerci e abbiamo superato felicemente
lo stagno di cui eravamo preparati a seguire landamento per altri
giorni. Abbiamo continuato ad avanzare con grande fatica sino
alle otto e mezza di sera, quando ci siamo trovati di fronte a uno
stagno o un canale sgombro simile al precedente, solo che adesso
la vista sul mare si apriva verso nordest, mentre a sudovest la
83

linea dellorizzonte era chiusa dal ghiaccio. Anche il canale era


ricoperto di ghiaccio recente. Vicino ai bordi era pi vecchio e
avrebbe retto: ci sono andato con gli sci ma non ho trovato punti
dove attraversare. La striscia di ghiaccio al centro, ora larga e
ora stretta, era troppo sottile per rischiare di passarci sopra con
le slitte. Allora abbiamo deciso di accamparci e di aspettare sino
ad oggi, quando si spera che il ghiaccio sar solido abbastanza.
Eccoci qui, sempre con lo stesso canale di fronte a noi. Solo il
cielo sa che sorprese ci riserva la giornata.
Domenica 19 maggio. La sorpresa che il diciassette ci ha portato
che qui abbiamo trovato i canali sgombri e pieni di narvali.
Mentre stavamo per attraversare il canale che ci aveva fermato
il giorno precedente, ho sentito il rumore dei respiri, simili allo
sbuffare delle balene. Allinizio credevo fossero i cani poi ho capito che il suono veniva dal canale. Ho ascoltato. Johansen mi ha
detto che lo aveva sentito per tutta la mattina ma che aveva pensato si trattasse del rumore del ghiaccio che si ammassava in lontananza. Improvvisamente ho visto un movimento che non
poteva essere del ghiaccio e infatti prima spuntata la testa di
una balena e poi il suo corpo: dopo essersi inarcata, scomparsa.
Poi ne salita unaltra: ce nera un branco. Urlando che erano
balene, sono corso verso la slitta a prendere il fucile. Ho regolato
un arpione e sono corso a caccia.
Gli animali nel frattempo erano comparsi dallapertura dove
li avevo visti anche se ho sentito il loro sbuffo da qualche apertura pi avanti, verso est. Seguendo il canale sgombro non sono
mai arrivato a tiro, anche se un paio di volte ci sono andato vicino. Salivano da buchi nel ghiaccio relativamente piccoli e se ci
fossimo fermati un giorno, probabilmente saremmo riusciti a
colpire: ma non avevamo tempo da perdere e anche se ne avessimo presa una, non avremmo potuto portare molto con noi.
Avevamo le slitte gi troppo pesanti. Poi abbiamo trovato un
passaggio e abbiamo continuato il viaggio con le bandiere ammainate in onore della giornata.
Visto che andavamo lentissimi e che difficilmente le cose sarebbero potute peggiorare, ho deciso che allora di pranzo avrei
84

rimosso dalla slitta i sottopattini. Dopo, non sembrava neanche


la stessa slitta e da qui in poi siamo avanzati bene. Dopo un po
anche Johansen ha rimosso i sottopattini e quando abbiamo incontrato ghiaccio buono siamo andati benissimo. Alle undici e
mezza di ieri mattina, ci siamo fermati con una marcia che credo
abbia fruttato 10 miglia, che dovrebbero far calare la nostra latitudine a 8320 circa.
Siamo dunque finalmente a latitudini gi calpestate da piedi
umani, per questo credo che non ci vorr molto prima di arrivare
alla terra ferma.
Proseguendo verso sud il ghiaccio si fatto pi impraticabile e difficile: ogni tanto abbiamo trovato ottime pianure spesso interrotte da ampie cinture di ghiaccio ammassato e in una certa
misura da larghi canali sgombri che ci hanno intralciato. Il 19
maggio abbiamo incontrato le prime tracce di orso da quando
siamo sul ghiaccio. La certezza di essere giunti in regioni dove
si trovano questi animali e la prospettiva di un prosciutto ci
hanno rallegrato. Il 20 maggio c stata una tremenda tempesta
di neve che ci ha impedito di vedere davanti a noi: di conseguenza, non ci resta che dormire il pi possibile. Poi la fame
vince ed esco a preparare un delizioso stufato di pat di fegato,
quindi una tazza di bevanda di siero e poi di nuovo nel sacco a
scrivere o a dormire. Non possiamo essere molto lontani dagli
8310 N e saremmo dovuti ormai essere giunti alla Terra di Petermann, se fosse dove lha collocata Payer. O siamo eccessivamente fuori direzione o la regione molto piccola. Intanto
suppongo che questo vento orientale ci stia spingendo a ovest
verso il mare, in direzione Spitzbergen. Solo il cielo pu conoscere la velocit della deriva da queste parti. Bene lo stesso, non
sono avvilito: abbiamo ancora 10 cani e se dovessimo andare alla
deriva oltre Capo Fligely, rispetto a noi pi a ovest c terra sufficiente che sar difficile mancare. Non credo potremo fare la
fame e se le cose dovessero andare di male in peggio e dovessimo decidere di trascorrere qui linverno, possiamo affrontare
anche quello se solo non ci fosse nessuno che ci aspetta a casa.
Ma prima dellinverno saremo tornati.
85

Durante il pomeriggio del giorno seguente (21 maggio) siamo


riusciti a partire, nonostante nevicasse e il tempo fosse cupo.
Spesso avanzavamo a tentoni, come accecati. Dato che il vento
era forte e di spalle e poich il ghiaccio era piuttosto livellato, ho
messo una vela alla slitta. Andava quasi da sola ma non ha cambiato il passo dei cani che hanno continuato con la lentezza di
prima. Povere bestie, sono sempre pi stanche, la loro andatura
pesante e irregolare. Quel giorno abbiamo attraversato molti
stagni quasi congelati dove molto prima doveva esserci stata
una notevole quantit di acqua libera. Non credo di esagerare
dicendo che la marcia stata lunga 14 miglia e che dovremmo
aver lasciato alle spalle latitudine 83. Tuttavia, sinora nessun
segno di terra. La cosa si sta facendo piuttosto emozionante.
Venerd 24 maggio. -7.4 C. Minima -11.4 C. Ieri stata la giornata pi brutta. Il canale sgombro di fronte a noi, quello dove ci
siamo fermati laltro giorno, si rivelato il peggiore di tutti. Alluna del mattino, dopo colazione, con Johansen impegnato a
rammendare la tenda, mi sono trascinato fuori per cercare un
passaggio ma dopo tre ore non lo avevo ancora trovato. Non restava che seguire la curva del canale verso est e aver fiducia ma
la questione si rivelata pi lunga del previsto. Quando siamo
arrivati dove sembrava finire, la massa di ghiaccio circostante si
era spezzata in ogni direzione e i banchi di ghiaccio, scorrendo,
macinavano gli uni contro gli altri. Non cera un passaggio sicuro da nessuna parte. Quando trovavo un punto dove tentare,
non appena ci arrivavano le slitte mi ritrovavo con acqua libera.
Nel frattempo eseguivamo alcune complicate manovre da un
banco di ghiaccio allaltro e sempre pi a est, per riuscire a girargli intorno. Il ghiaccio sotto di noi e tutto intorno si ammassava
e proseguire diventava spesso difficile. Pi di una volta abbiamo
creduto di essere definitivamente passati oltre ma di fronte trovavamo altri canali e fenditure peggiori. Certe volte era abbastanza per farti disperare.
Sembrava non dovesse mai finire, ovunque ti giravi ecco spalancarsi un canale sgombro. In ogni direzione, contro il cielo coperto e cupo si vedeva il riflesso minaccioso dellacqua: davvero
86

sembrava che il ghiaccio si fosse del tutto frantumato. Eravamo


stanchi e affamati da morire ma anche determinati a lasciarci i
problemi alle spalle, se possibile prima di fermarci per il pranzo.
Ma alla fine le cose sono peggiorate del tutto e alluna, dopo
nove ore di lavoro, abbiamo deciso di fare un pasto. notevole
il fatto che per quanto le cose possano mettersi male, una volta
nel sacco e con la prospettiva di mangiare, ogni problema finisce
nel dimenticatoio. Lessere umano diventa un animale felice che
mangia sin quando riesce a tenere gli occhi aperti e va a dormire
con la bocca ancora piena. Ah che stato di felice spensieratezza!
Ma alle 4 ci siamo dovuti nuovamente dedicare al compito, apparentemente impossibile, di superare il labirinto di canali
sgombri. Lultima goccia nel vaso della nostra disperazione
stato il tempo che si fatto cupo e senza ombra, al punto da non
riuscire a capire se stesse andando contro un muro di ghiaccio o
se si cadeva in un fosso.
Ma ogni cosa ha un termine. Dopo altre due ore e mezza di
questo duro sforzo e con lultimo canale sgombro alle spalle, ci
siamo ritrovati di fronte a una splendida pianura. Eravamo al
lavoro da quasi dodici ore e io, in aggiunta a queste, al mattino
avevo seguito per altre tre ore il canale sgombro, il che portava
il mio totale a quindici ore. Eravamo sfiniti e bagnati. Impossibile
dire quante volte eravamo finiti dentro lingannevole crosta di
neve che nasconde lacqua presente tra i diversi blocchi di ghiaccio. Durante la mattina, mi sono salvato per un pelo. Stavo andando fiducioso con i miei sci su quello che appariva come
ghiaccio solido, quando improvvisamente mi mancato il terreno da sotto. Fortunatamente cerano alcuni pezzi di ghiaccio
non troppo lontani sui quali sono riuscito a lanciarmi, mentre
lacqua invadeva la neve sulla quale camminavo poco prima.
Finalmente davanti a noi si trovava ghiaccio pianeggiante ma,
ahim, la nostra felicit era destinata a durare poco. Dalla cintura
scura di nuvole nel cielo abbiamo visto che davanti a noi cera un
nuovo canale sgombro, dove siamo arrivati alle otto di sera. Ero
troppo stanco per seguirne landamento (non era corto) alla ricerca di un punto di attraversamento, anche perch pi oltre si
vedeva un altro canale sgombro pi ampio. Inoltre era impossi87

bile vedere il ghiaccio circostante, a causa della fitta nevicata.


Non restava che cercare un posto dove accamparci ma era pi facile dirlo che farlo. Soffiava un vento forte settentrionale e non
si trovava un riparo sul ghiaccio pianeggiante appena incontrato. Durante la tempesta di neve abbiamo esaminato ogni tumulo e ogni irregolarit del terreno, tutti troppo piccoli. Alla fine
ci siamo dovuti accontentare di una piccola gibbosit compressa,
dove siamo riusciti a metterci sottovento di poco.
Oggi, durante la colazione, sono uscito a prendere laltitudine
allapogeo che per nostra felicit ci ha messo a 8252 N.
Domenica 26 maggio. Quando il ghiaccio accidentato come
adesso, diventa difficilissimo avanzare. La neve molle e se togli
gli sci, affondi sino al ginocchio. impossibile bloccarli bene perch in ogni momento devi aiutare i cani con le slitte. Se ci aggiungiamo il tempo brutto di ieri, molto probabile che senza
rendertene conto finirai addosso alle creste pi grandi e agli accumuli di neve.
Sotto lo strato pi recente di neve tutto un biancore: la luce
arriva da ogni direzione senza proiettare ombre e si finisce per
cadere in avanti e rialzarti con difficolt sugli sci. Questo accade
di continuo e pi va avanti, peggio diventa. Alla fine ti ritrovi a
barcollare ubriaco sugli sci. Ma stiamo guadagnando terreno, e
questo ci che conta.
Oggi ho i calcoli con i rilevamenti fatti ieri e che grande gioia
nello scoprire che siamo a longitudine Est 6127, il che significa
che non siamo andati alla deriva verso ovest ma che siamo avanzati verso sud, seguendo la rotta. La paura costante di andare
alla deriva superando la terra ferma infondata e dovremmo
riuscire a raggiungerla tra non molto.
Il ghiaccio di fronte a noi sembra praticabile ma a giudicare
dal cielo, ci sono un certo numero di corsi dacqua pi avanti:
dovremo in qualche modo combattere per superarli.
Luned 27 maggio. Da ieri mattina guardando il cielo vedevamo
lacqua incombere esattamente come il giorno prima. Giudicando dal cielo ho perci puntato verso il punto dove avrebbe
88

dovuto esserci il maggiore accumulo di ghiaccio e di conseguenza dove lattraversamento dovrebbe essere pi facile. Durante il pomeriggio abbiamo trovato canali sgombri in serie,
proprio come ci aveva indicato il cielo dacqua10 e verso sera, il
cielo si era fatto cupo: laugurio di unacqua libera della peggior
specie. Sia ad ovest che ad est il riflesso era particolarmente scuro
e minaccioso. Alle 7, di fronte a noi dalla gibbosit pi alta si riusciva a vedere un ampio canale sgombro che si estendeva senza
limiti verso ovest e verso est. Non solo era largo ma appariva
anche pi impraticabile di tutti gli altri. Ma i cani erano stanchi,
la marcia era andata bene e a portata di mano cera uno splendido
posto per il campo, cos abbiamo deciso di piantare la tenda.
Siamo scomparsi nel sacco soddisfatti e sicuri di essere a latitudine 82 con la terra ormai vicina.
A colazione sono uscito a prendere laltitudine allapogeo e
non ci siamo ingannati. Siamo a latitudine 8230 N., forse anche
un paio di minuti pi a sud. Tuttavia sempre pi impressionante il fatto che non ci sia alcun segno di terra ferma. Non riesco
a spiegarmelo se non concludendo che ci troviamo qualche grado
pi a est di quello che pensiamo.11 Ritengo impossibile essere cos
a ovest da non aver visto la Terra di Petermann e la Terra di
Oscar. Ho riesaminato i rilevamenti precedenti, rivisto le posizioni stimate, le velocit, le direzioni del vento e ogni possibilit
di deriva durante i giorni trascorsi dal nostro ultimo rilevamento
certo della longitudine (8 aprile) e il giorno in cui, secondo la posizione stimata, ci siamo messi a longitudine 86 E. (13 aprile).
Lesistenza di un grosso errore inconcepibile. Il ghiaccio non
pu aver subito una deriva cos notevole e proprio in quei giorni,
visto che la stima della nostra posizione collima cos bene con i
rilevamenti.
Ieri sera abbiamo macellato Kvik. Povera, era veramente sfinita. Mi spiaciuto separarmi da lei ma cosa dovevamo fare? Era

10. Il cielo dacqua laspetto cupo che assume la parte sottostante di uno strato
di nuvole sopra la superficie dellacqua libera. (N.d.C.)
11. Infatti ci trovavamo esattamente 6 pi a est di quello che pensavamo.

89

davvero un gran bellanimale e ha fornito cibo per tre giorni ai


nostri otto cani.
Il ghiaccio, ottimo e pianeggiante, continua a stupirmi e in
giro si trovano solo piccoli frammenti con qualche tumulo di creste sparse. Ma tutto questo ghiaccio non pu essere di questinverno, deve essersi formato massimo lestate scorsa. raro
incontrare tratti di ghiaccio pi vecchi o addirittura un banco di
ghiaccio che durato tutta estate talmente raro che nellultimo
posto dove ci siamo accampati era impossibile trovare ghiaccio
che era stato esposto al sole e dunque desalinizzato. Per lacqua
potabile abbiamo dovuto accontentarci della neve.12
Poi arrivato un momento in cui i canali sgombri sono peggiorati come mai prima e abbiamo dovuto sfacchinare brutalmente tra canali e fratture che si incrociavano in ogni direzione.
A volte il ghiaccio era accidentato e la pesante superficie era
molle tra unirregolarit e laltra del terreno.
Se si potesse vedere questo ghiaccio dallalto, si vedrebbe una
rete di maglie irregolari. Guai a colui che si lascia irretire!
Mercoled 29 maggio. Ieri grande cambiamento: ho iniziato a
usare i komager.13 Adesso ho i piedi comodi e allasciutto, il che
ti evita di occuparti dei finnesko sia la sera che al mattino. Oggi
abbiamo visto il primo uccello, era una procellaria artica.
Gioved 30 maggio. Ieri mattina alle 5 siamo partiti di slancio
convinti di aver messo finalmente alle spalle la rete di canali
sgombri ma non ci voluto molto prima di accorgerci, osservando i riflessi, che ce nerano altri ad attenderci. Sono salito immediatamente su una gibbosit e quello che ho visto non era
affatto allettante: a perdita docchio davanti a noi, da ogni lato,
12. Bisogna ricordare che lArtico un mare che ghiaccia. Dunque se il ghiaccio
non vecchio abbastanza, lacqua marina che lo ha generato non si ancora liberata dal sale. (N.dC.)
13. A differenza dei Finnesko fatti di pelle di renna con il pelo - i Komager
sono in genere una calzatura di pelle di bue o di foca ma senza il pelo, conciata
sotto e con le parti superiori in pelle di renna. Questa caratteristica la rende resistente e impermeabile. (N.d.C.)
90

si stendevano tanti canali che si incrociavano pi volte. Limpressione era che qualsiasi direzione potessimo prendere, non
saremmo mai usciti dal labirinto. Sono andato in perlustrazione
per vedere se cera modo di passare sulle distese pianeggianti
come in precedenza ma il ghiaccio appariva fratturato, probabilmente sino alla terra ferma. Non dovevamo pi confrontarci
con il ghiaccio compatto polare ma con la sottile banchisa frammentata alla merc di qualsiasi refolo di vento e dovevamo rassegnarci allidea di batterci per passare da un banco di ghiaccio
allaltro. Cosa avrei dato per essere di nuovo in marzo a soffrire
il freddo, invece che alla fine di maggio col termometro quasi
sopra lo zero.
Era proprio questa fine di maggio quella che avevo sempre
temuto, perch consideravo assolutamente fondamentale aver
raggiunto la terra ferma prima di adesso. Sfortunatamente le mie
paure erano fondate. Speravo quasi che fosse gi il mese dopo,
quando il ghiaccio pi debole e ci sono molti pi canale sgombri e stagni dove farci strada con il kayak. Chi poteva dirlo? Questo fastidioso sottile ghiaccio recente appariva particolarmente
infido.
Durante il mattino, mentre ci facevamo strada tra i canali, allimprovviso ho visto un oggetto nero arrivare dallalto: era
unuria nera che ha volteggiato un po sopra di noi. Poco dopo,
in direzione sudovest, ho sentito un rumore curioso sembrava
un corno di caprone. Io lho sentito molte volte e lo ha notato
anche Johansen, senza poter dire cosa fosse. Doveva essere un
animale, visto che di persone qui non ce ne potevano essere.14
Poco dopo arrivata una procellaria artica che ci ha girato intorno. Ho estratto il fucile ma prima di averlo caricato era scomparsa. Inizia ad esserci vita in giro e ci si rallegra, d la sensazione
dellavvicinamento alla terra ferma, a regioni pi benevole.
Allorizzionte vediamo un cielo dacqua, o comunque un riflesso non ben definito che talmente fisso da dover per forza
essere sopra dellacqua libera o una terra scura a una certa di14. Indubbiamente doveva essere una foca, che spesso emette un suono simile
a un ho!.
91

stanza; la nostra rotta punta proprio l. Lacqua sulla quale si


trova non pu essere di estensione limitata, non posso non pensare che debba essere vicino alla terra ferma. Speriamo!
Venerd 31 maggio. meraviglioso; lultimo giorno di maggio,
un mese trascorso anche questo senza aver raggiunto n aver
visto terra.
Giugno non potr passare tutto cos, impossibile che manchi
molto e tutto sembra confermarlo. Il ghiaccio sempre pi sottile, intorno a noi c sempre pi vita e davanti abbiamo sempre
lo stesso riflesso di acqua o di terra.
Ieri ho visto due foche in due piccoli canali; un uccello, probabilmente una procellaria artica, ha sorvolato un canale sino ad
avvicinarsi a noi e ieri a mezzogiorno abbiamo incrociato tracce
fresche di un orso e due cuccioli che avevano seguito la sponda
di un canale. Parevano esserci prospettive di carne fresca, anche
se curiosamente nessuno di noi due ne ha particolarmente voglia: il cibo che abbiamo ci soddisfa, ma sarebbe molto importante per i cani. Ieri sera abbiamo dovuto uccidere ancora, questa
volta toccato a Pan, il cane migliore. Non restava altro da fare,
era esaurito. I sette cani che restano potranno mangiare tre giorni
con Pan.
Una cosa davvero inattesa che il ghiaccio sia veramente frantumato se non fosse per qualche banco di ghiaccio sulle aree
pianeggianti nel mezzo, sarebbe tutta banchisa allo stato puro.
Se questo ghiaccio avesse il tempo di mollare si potrebbe facilmente remare tra i banchi. Ieri, quando ci trovavamo bloccati dai
canali, successo che dallalto di qualche gibbosit dove mi arrampicavo per guardare in lontananza, qualche volta mi venuto un tuffo al cuore perch ho avuto limpressione che
saremmo stati costretti a rinunciare alla speranza di avanzare
oltre; si vedeva solo un enorme caos di blocchi di ghiaccio e di
frammenti di roccia confusi nellacqua libera. Saltare da uno allaltro in unacqua del genere coi cani e le slitte pensanti non
proprio cos semplice; ma per sperimentare e investigare oltre
siamo alla fine riusciti a superare anche questo canale sgombro
e dopo aver camminato sopra detriti per un po siamo arrivati su
92

altro ghiaccio pianeggiante, che proseguito mentre altri canali


sgombri ci si paravano davanti.
Oggi ho preso laltitudine allapogeo e dovremmo essere a 82
21 N., ma non c traccia di terra ferma. Sta diventando un vero
enigma. Cosa darei per poter mettere i piedi sulla terra, ora. Ma
ci vuole pazienza sempre pazienza.

93

IN SLITTA E KAYAK

Sabato 1 giugno. Dunque giugno. Cosa ci attende? Anche


questo mese non ci porter alla tanto agognata terra? Dobbiamo
sperare e credere che sar cos, anche se il tempo sta finendo. La
sorte meravigliosa. Al risveglio mi aspettavo poco da questa
giornata: cera tempo fosco, nevicava e cera un forte vento contrario. Le cose non sono andate meglio quando, subito dopo la
partenza, abbiamo incrociato un canale sgombro dallaspetto invalicabile. Tutto era cos brutto e cupo. Eppure la giornata andata meglio del previsto. Grazie a una deviazione verso nordest
ho trovato un passaggio oltre il canale e abbiamo proseguito su
lunghe pianure levigate sino a mezzogiorno. Dalle cinque di
questo pomeriggio siamo avanzati per unaltra ora e mezza su
ottimo ghiaccio, poi finita: un canale sgombro correva in tutte
le direzioni e ci ha tagliato fuori dallavanzata, anche se ho perso
oltre unora e mezza a cercare un attraversamento. Ci siamo accampati, sperando in meglio per domani.
Domenica 2 giugno. Cos questo taccuino finisce con la domenica di Pentecoste. Non avrei immaginato di essere ancora sul
ghiaccio alla deriva e senza aver avvistato terra, ma il destino
cos ha deciso e non conosce piet.
Il canale di ieri non si chiuso, anzi si ampliato al punto che
verso ovest cera un vasto mare sul quale ci siamo ritrovati su
un banco di ghiaccio senza la maniera di attraversare. Dobbiamo
metterci al lavoro e rendere navigabili i kayak. Per prima cosa
abbiamo trasferito la tenda in un angolo protetto della collinetta
dove ci troviamo. Ci voluto poco a togliere la fodera al mio
kayak che andava rammendata nella tenda, dove abbiamo tra95

scorso una tranquilla serata domenicale di Pentecoste. Una volta


davanti alla cena, non ci affatto dispiaciuto non essere in movimento: innegabile che una sosta ogni tanto faccia davvero
bene. Sistemata la fodera, sono dovuto uscire a prendere la struttura, le legature sono lasche e vanno rifatte: unoperazione non
da poco, visto che ce ne sono almeno quaranta. Comunque si
sono rotte solo un paio di nervature dunque la struttura pu funzionare bene. Anche Johansen ha tolto la sua fodera e oggi la
rammender.
Una volta sistemate le strutture saremo pronti ad affrontare
ogni difficolt, dai canali agli stagni e sino al mare aperto. Ripartiremo con una sensazione di sicurezza, cos da farla finita
con lansia continua dovuta alla paura di incontrare canali insuperabili. Ora non mi viene in mente niente che possa impedirci
di raggiungere la terra ferma. Non pu mancare molto per arrivare ai canali e alle acque libere dove potremo remare. Ci sar un
problema con i cani e sar il caso di separarci da loro. Ieri sera
sono finite le loro razioni e resta ancora una parte di Pan come
pasto ma bisogna uccidere Klapperslangen. Con sei cani potremo fare ancora molta strada con loro per quattro giorni.
Durante i giorni seguenti abbiamo lavorato alacremente alla
preparazione dei kayak, lesinando anche sul tempo per mangiare. A volte passavano sino a dodici ore tra un pasto e laltro e
in quei casi si lavorava anche per ventiquattro ore.
Ma intanto il tempo, il nostro prezioso tempo, volava via,
anche se la speranza era che i kayak potessero assisterci molto.
Marted 4 giugno ho scritto nel mio diario: mi sembra che non
manchi molto allacqua libera o al ghiaccio molle, talmente sottile e frantumato intorno a noi in questo clima estivo. Ieri il termometro era leggermente sotto il punto di congelamento mentre
veniva pi che altro del nevischio che si scioglieva sulla tenda,
per cui stato difficile tenere le cose allasciutto da dentro. Il
tempo di ieri stato abominevole, ma se solo per la nevicata,
ci siamo abituati. Ultimamente sempre stato cos.
Oggi per la prima volta in assoluto abbiamo razionato la colazione, 45 grammi di burro e 200 grammi di pane aleuronato.
96

Dobbiamo attenerci a queste razioni per essere certi che le provviste dureranno; prima di proseguire devo fare un inventario
preciso di quello che ci resta.
Domenica 8 giugno. Dopo averci dato dentro dalla sera precedente e sino a ieri sera, finalmente abbiamo finito il lavoro e testato i kayak. notevole che si riesca a lavorare ancora cos tanto
e senza soste. A casa saremmo stanchi e affamati ma qui pare essere quello che , anche se la fame tanta e dormiamo bene. Non
ci sembra di indebolirci o che ci stiamo ammalando di scorbuto.
Anzi, per quel che ne so, il recupero totale e siamo inaspettatamente forti e sani.
Domenica 9 giugno. Ieri abbiamo finalmente lasciato il nostro
campo e nonostante la furiosa tempesta di neve da est, eravamo
contenti di riprendere a vagabondare. Ci voluto tempo per sistemare sotto i kayak le borse con i sacchi di cibo, i sacchi a pelo,
le coperte e poi caricare le slitte. Per lasciare il banco di ghiaccio
dove avevamo vissuto per una settimana non sono serviti i
kayak, ai quali avevamo dedicato una settimana di lavoro proprio in vista di questa partenza. Il vento aveva accuratamente
chiuso il canale. Abbiamo trovato una zona di ghiaccio pianeggiante dove siamo andati bene nonostante la scellerata andatura
su neve fresca che si incollava impietosamente agli sci, mentre le
slitte, come si fermavano, si incollavano sul posto. Si vedeva per
poche decine di metri e la neve sugli indumenti bagnava sino
alla pelle: eppure era fantastico vederci progredire ostinati verso
la meta. Abbiamo incontrato canali sgombri anche difficili da attraversare, alcuni talmente ampi e pieni di frammenti da rendere
impossibile luso del kayak detriti di ghiaccio che in certi punti
erano talmente pressati insieme da poterci camminare sopra. Ma
prima di trovare una ragionevole opportunit per avanzare, occorrono molti viaggi avanti e indietro e questo lasso di tempo
per colui che resta con i cani a bagnarsi nellattesa, diventa molto
lungo. Pi volte Johansen ha pensato che fossi caduto in qualche
canale, quando non mi vedeva pi tornare. Mentre sei seduto l
da solo in attesa sul kayak, fissi davanti a te verso la solitudine
97

e ti vengono strani pensieri. Spesso salito in cima a una gibbosit a scandagliare ansiosamente lorizzonte. Ieri, mentre Johansen mi aspettava, ha notato che i fianchi del banco di ghiaccio
davanti a lui si muovevano lentamente su e gi, come cullati da
una mareggiata. Che lacqua libera sia vicina? possibile che i
cavalloni siano penetrati dal mare e sino a questo punto? Eravamo pronti a crederci! Forse era solo il vento che aveva impresso un moto ondoso al ghiaccio sottile sul quale stiamo
avanzando. E se a sudest ci fosse davvero acqua libera? notevole osservare come questo vento riesca a fondere il ghiaccio
unendolo, mentre quello sudoccindentale di non molto tempo
fa lo rendeva pi molle. possibile che il mare non sia lontano.
Non riesco a non pensare ai riflessi dacqua osservati nel cielo
davanti a noi. Johansen appena uscito dalla tenda e dice di vedere lo stesso riflesso verso sud, pi alto e con cielo abbastanza
limpido. Cosa potr essere? Dobbiamo solo andarci.
Luned 10 giugno. A dispetto dellodiosa andatura su neve inzuppata e granulosa perch non ancora esposta sufficientemente
al gelo, che ha reso pesante lavanzata delle slitte, ieri siamo andati bene tutto il giorno. Canali sgombri a non finire, naturalmente, e tanti attraversamenti portati a termine per un pelo su
pezzi vaganti di ghiaccio. Ma qui il ghiaccio regolare, e tutto
conta. lo stesso sottile ghiaccio invernale, spesso circa un
metro. Ieri ho visto solo un paio di banchi di ghiaccio pi vecchi
vicino al nostro campo. Abbiamo attraversato grandi estensioni
di ghiaccio spesse anche meno di trenta centimetri. Rimarchevole lultimo di questi tratti, che a un certo punto deve essere
stato unenorme stagno, dove il ghiaccio era cos sottile da mancare poco allo scioglimento completo. Su questo ghiaccio cera
acqua ovunque, sembrava di camminare sulla pappa.
A ogni apertura limpida, scandagliamo lorizzonte in cerca di
terra ma non si vede mai niente. Intanto vediamo continui segnali che indicano la vicinanza della terra o dellacqua libera. Il
numero di gabbiani cresce notevolmente e ieri in un canale abbiamo visto una piccola alca. Latmosfera verso sud e sudovest
pare sempre sul punto di farsi cupa ma il tempo ci ha impedito
98

di vedere. Tuttavia sento che la soluzione vicina. Ma da quanto


tempo che ci credo? Non resta che la nobile virt della pazienza.
Marted 11 giugno. Generalmente facciamo una vita monotona
ripartire per le stesse fatiche ogni giorno di ogni settimana,
mese dopo mese, su un ghiaccio che a volte migliora e altre peggiora (adesso sembra che stia solo peggiorando), sperando sempre invano che tutto ci finisca. C sempre la stessa visione
monotona di ghiaccio, solo ghiaccio. Nessun segno di terra e
acqua libera anche se dovremmo essere alla latitudine di Capo
Fligely, un paio di minuti pi a nord al massimo. Non sappiamo
dove siamo e non sappiamo quando tutto ci avr fine. Ma intanto di giorno in giorno le provviste calano e ci sono sempre
meno cani. Arriveremo sulla terra ferma con del cibo ma ci arriveremo mai davvero? Presto sar impossibile procedere con
questo ghiaccio e questa neve, ormai fanghiglia nella quale i cani
affondano di continuo e noi che di continuo, per aiutarli, ci cadiamo dentro sino alle ginocchia per occuparci delle slitte. dura
andare avanti e sperare in qualcosa, viste le circostanze; ma noi
speriamo anche se a volte ci si spezza il cuore davanti al ghiaccio
che si presenta come un impenetrabile labirinto di creste, canali,
frammenti, enormi blocchi incastrati tra loro disordinatamente
tanto da immaginare di vedere cavalloni improvvisamente congelati. Ci sono momenti in cui difficile credere che una creatura
non dotata di ali possa procedere oltre e allora seguiamo con
ansia il volo di un gabbiano immaginando quanto potremmo essere lontani, se solo avessimo le sue ali. Poi a dispetto di tutto,
trovi una via e allora sgorga eterna la speranza. Lascia fare capolino al sole per un attimo dal banco di nubi e che le pianure di
ghiaccio scintillino in tutto il loro biancore; lascia che i raggi del
sole giochino sullacqua e a dispetto di tutto, la vita appare meravigliosa e degna della lotta.
fantastico come basti poco per farsi coraggio. Ieri ho trovato
un merluzzo polare morto in un canale sgombro e sono certo
che i miei occhi brillavano di gioia. Un vero tesoro. Dove c
acqua con i pesci, difficile fare la fame e questa mattina prima
99

di infilarmi in tenda ho messo una lenza nel canale. Quanti pesciolini come questo occorrerebbero per sfamarci un solo giorno:
pi di quelli che si possono catturare in una settimana, magari
anche un mese! Eppure resta la speranza che in queste acque ci
siano pesci pi grossi.
Ieri lavanzata stata pi difficile dei giorni precedenti, il
ghiaccio era pi accidentato e pesante, con vecchi banchi occasionali. Siamo stati anche bloccati da tanti brutti canali e non abbiamo fatto molta strada temo non pi di tre, quattro miglia.
Credo si possa calcolare di essere a una latitudine di 828 o 9 N,
sempre che questo vento sudorientale costante non ci abbia rispedito verso nord. Landatura peggiora di continuo. La neve
fradicia sul fondo e non regger pi i cani, anche se di recente si
fatta pi granulosa e le slitte scorrono bene, se non scavano diventando inamovibili. Per i cani dura, sarebbe uguale anche
se non fossero cos disperatamente sfiniti. Si fermano a ogni minima occasione e devono essere aiutati o spinti avanti con la frusta. Poveri animali, che vitaccia! Presto Lillerven, lultimo della
mia muta originale, non riuscir pi a procedere eppure bravissimo a tirare!
Mercoled 12 giugno. Va sempre peggio. Ieri non abbiamo fatto
nulla, forse neppure un miglio. Neve sciagurata, ghiaccio accidentato, un canale sgombro e il tempo infame ci hanno bloccati.
S, cera una creste sulla neve, dove le slitte scorrevano bene,
quando ci scivolavano sopra: ma come sfondavano e succedeva di continuo erano inamovibili. La crosta era pessima
anche per i cani, poveri! Affondavano nella neve profonda tra
unirregolarit e laltra e si ritrovavano a nuotare nella fanghiglia. Non abbiamo avuto altra scelta che quella di trovare un
posto dove accamparci, perch era inutile sforzarci con un
tempo e una neve del genere senza fare progressi. Abbiamo
piantato la tenda dopo sole quattro ore di marcia e siamo stati
senza pranzo.
Venerd 14 giugno. Sono tre mesi oggi che abbiamo lasciato la
Fram. Vaghiamo in questo deserto di ghiaccio da un quarto di
100

anno e ancora siamo qui. Non riesco pi a farmi unidea di


quanto ci possa volere prima che tutto questo finisca. Spero solo
che qualsiasi cosa ci attenda, acqua aperta o terra (Terra di Wilczek, Tterra di Zichy, Spitzbergen o qualche altra regione), non
sia troppo lontana.
Ieri non stata una giornata brutta come me la aspettavo.
Siamo avanzati davvero, anche se non di tanto, forse meno di
due miglia; ma in questo periodo dellanno dobbiamo accontentarci. I cani non riuscivano a tirare le slitte e se non gli si stava accanto, si fermavano. Non ci rimasto altro che andare avanti e
indietro, rifacendo tre volte lo stesso percorso.
Quando si osserva il ghiaccio da sopra un rilievo ci sono momenti di grande ansia e la mente formula sempre la stessa domanda: abbiamo le provviste sufficienti per aspettare il periodo
in cui la neve sar sciolta, il ghiaccio avr mollato e ci saranno
pi canali sgombri cos per remare tra i banchi di ghiaccio? C
qualche probabilit di procurarci cibo sufficiente, se quello che
abbiamo dovesse scarseggiare? Queste sono le grandi domande
alle quali non posso ancora dare risposta certa. Ci vorr di sicuro
molto tempo prima che tutta questa neve si sciolga rendendo
fattibile lavanzata; non possiamo quando moller il ghiaccio e
dunque quando sar possibile avanzare tra i canali. Sinora non
abbiamo catturato niente, tranne due gabbiani bianchi avorio e
un pesce piccolo.
Ho deciso di fare un ulteriore tentativo andando verso est e
questa volta ho avuto successo nel trovare un passaggio grazie
a diversi banchi di ghiaccio. Sullaltra sponda ho trovato ghiaccio compatto e piuttosto vecchio che sembrava essere stato vicino alla terra, viste le irregolarit frammiste a materiale terroso.
Da allora abbiamo viaggiato su questa banchisa molto accidentata senza trovare altri canali sgombri e spesso trovandoci nei
guai. La banchisa altrove era molto bella.
Abbiamo iniziato a marciare mercoled pomeriggio alle 8 e ci
siamo fermati qui questa mattina alle 5. Pi tardi il vento si
spostato a nordest ed calata la temperatura. La neve si gelata
e landatura migliorata. La crosta di neve reggeva i cani e anche
le slitte, sino a un certo punto, per cui ci aspettavamo di poter te101

nere una buona andatura anche il giorno seguente, ma non era


destino. Non appena in tenda ha cominciato a nevicare e mentre
dormivamo ha continuato per tutto il giorno. Ieri sera, quando ci
siamo alzati per fare colazione e ripartire, nevicava ancora e ogni
cosa era ricoperta da neve alta e sciolta: situazione pessima oltre
ogni descrizione. Non aveva senso avanzare cos e abbiamo deciso di attendere per vedere come si mettevano le cose. Intanto
eravamo affamati ma non ci potevamo permettere una colazione
completa, per cui ho preparato una piccola porzione di zuppa di
pesce e poi siamo tornati nel sacco a pelo Johansen a dormire,
io a rifare i calcoli di rilevamenti da quando avevamo lasciato la
Fram, per trovare lerrore che poteva spiegare il mistero e dirmi
perch non avevamo ancora trovato terra. Quando il sole apparso parzialmente, ho provato a fare un rilevamento ma senza
risultati. Ho atteso per oltre unora tenendo alto il teodolite ma il
sole scomparso e non si pi visto. Ho fatto e rifatto i conti, ho
riflettuto e ho pensato ma non riesco a trovare errori rilevanti e
la faccenda tutta un rompicapo. Inizio seriamente a credere che
dopotutto potremmo davvero essere troppo a ovest. Non riesco
proprio a concepire di essere troppo a est, poich in tal caso non
potremmo comunque essere a pi di 5 oltre il punto che risulta
dai calcoli.15 Non resta che continuare come prima, forse puntando leggermente pi a sud, e una soluzione dovr pure esserci.
Finiti i calcoli e schiacciato un pisolino, a mezzogiorno sono
uscito e le condizioni della neve, invece di essere migliori, erano
peggiorate. La neve fresca era bagnata e appiccosa, landatura
pesante che peggio non si poteva immaginare. Dovevamo per
cercare di avanzare, dato che aspettare dove eravamo non serviva a nulla, mentre anche poco, sempre meglio fare qualche
progresso.
A mezzogiorno ho misurato laltitudine ma non era precisa.
Sabato 15 giugno. Met giugno e ancora nessuna prospettiva
di vedere la fine: le cose sono solo peggiorate. Male come ieri
non sono mai state e per foruna peggio non potranno andare. Le
15.Vedi nota 11.

102

slitte procedevano pesantemente sulla neve fresca, molle, bagnata e troppo alta. Si fermavano di continuo come incollate a
terra. Non potevamo fare altro che spingerle con tutte le nostre
forze. Aggiungiamo che andavano male anche gli sci, che non
appena ti fermavi si formava lo zoccolo, obbligandoti a stortare
i piedi sotto i quali si formava del ghiaccio, che a sua volta ti faceva improvvisamente scivolare fuori dallo sci e cadere nella
neve sino alle ginocchia quando cercavi di tirare o di dare una
spinta alle slitte. impossibile farsi strada con una neve simile
senza indossare gli sci e, come ho gi detto, anche se stringerli
meglio sarebbe stata una buona idea, sarebbe comunque stato
troppo problematico, poich andavano tolti di continuo per
spingere le slitte oltre creste e canali. I cani sono sempre pi sfiniti. Lillerven non riesce quasi a camminare figuriamoci a tirare. Barcolla e se cade ha difficolt a rialzarsi. Sono felice di dire
che verr ucciso oggi stesso, almeno ci eviteremo di vederlo in
quello stato. Anche Storrven sta mollando, e lunico che ancora
tira dei miei Kaifas ma solo quando uno di noi da dietro lo
aiuta. Continuare in queste condizioni significa solo sfinire per
niente cani e uomini, oltre a farci consumare pi provviste del
dovuto. Partiti alle quattro e mezza del pomeriggio abbiamo
dunque rinunciato al pranzo e ci siamo fermati alle dieci di sera.
Mi sono fermato per un rilevamento ma in questi giorni non facile catturare il sole, dunque bisogna ottenere il massimo da
quello che si intravede tra le nuvole in movimento: non verr
mai limpido. Ieri pomeriggio, dopo unattesa eccessiva e dopo
aver preparato invano lo strumento in un paio di tentativi, sono
riuscito finalmente a prendere laltitudine una sola volta.
Ieri sera ho fatto i calcoli scoprendo che, al contrario delle
aspettative, siamo andati decisamente alla deriva verso ovest,
passando dai 6116 E., la nostra longitudine del 4 giugno, direttamente a 5740 E. Per siamo andati alla deriva anche verso
nord, risalendo a 8226 N., dopo essere scesi a 8217.8 nella
stessa data e abbiamo sempre spinto a tutta verso sud. Siamo comunque contenti di vedere tanto movimento del ghiaccio, cos
c speranza di poter andare alla deriva verso lacqua libera, dato
che inizio a dubitare che ci si possa arrivare esclusivamente gra103

zie alle nostre forze. Questa regione e questa andatura sono


troppo brutte e ripongo le speranze nei canali sgombri e nel
ghiaccio molle. Fortunatamente si alzato vento da nordovest e
ieri cera una brezza fresca proveniente dal nord-nordovest (magnetico), proseguita anche oggi. Lasciamola soffiare, se ci ha
messo in direzione nordovest potr anche metterci in direzione
sudovest, magari dritti alla meta la Terra di Francesco Giuseppe o Spitzbergen. Dopo questo rilevamento dubito pi che
mai del fatto di trovarci a est di Capo Fligely; inizio sempre pi
a credere nella possibilit che la prima terra che vedremo se
mai ne vedremo ma spero di si sar Spitzbergen. In tal caso
non metteremo gli occhi sulla Terra di Francesco Giuseppe, la
terra dei miei sogni dorati. Comunque sia, Spitzbergen va bene
e se siamo cos a ovest come sembra, ho pi speranze di prima
di trovare il ghiaccio pi arrendevole e lacqua libera: quindi
dopo, via verso Spitzbergen! C tuttavia ancora una questione
seria da affrontare, e cio come procurarci il cibo sufficiente per
il viaggio.
Domenica 16 giugno. Ieri pessima giornata, con superficie da
disperazione e ghiaccio difficile. Ho fortemente esitato ma ero
quasi dellidea che la cosa pi saggia fosse quella di uccidere i
cani, usare la carne per noi e farci strada da soli. Avremmo vettovaglie per quindici, venti giorni e intanto qualche progresso
lo dovremmo fare. Pare non esserci molto da fare, forse la cosa
giusta attendere. Daltra parte la terra e lacqua libera, o almeno il ghiaccio pi facile, non sono distanti e ogni miglio percorso verso sud conta. Sono perci giunto alla conclusione che
per proseguire come meglio riusciamo, i cani ci servono magari
prima di quanto ce lo aspettiamo cambier qualcosa, basterebbe
del ghiaccio migliore, come gi accaduto in precedenza. Nel frattempo ieri siamo stati costretti a uccidere due cani.
Lunico che mi resta per tirare la slitta Kaifas, a Johansen rimangono Haren e Suggen. Con la carne macellata abbiamo razioni per i cani bastanti per dieci giorni ma solo Dio sa dove
riusciremo ad arrivare con loro. Temo non molto lontano. Intanto abbiamo dovuto migliorare il nostro metodo un po pri104

mitivo di tirare le slitte impiegato sinora. Ci siamo preparati un


vero equipaggiamento da traino con gli imbraghi di due cani,
abbandonando del tutto lidea di usare gli sci senza stringere gli
attacchi. Con neve e terreno decenti, di giorno si riusciva a fare
qualche progresso ma come si incontrava qualche irregolarit
nel ghiaccio, le slitte si piantavano. Anche tirando al massimo,
spesso non si muovevano di un centimetro. Si provava di continuo sino allesaurimento delle forze e, alla fine quando la slitta
scivolava oltre lostacolo, ce nera uno nuovo dove bisognava ripetere lo stesso procedimento. cos che ci massacriamo in questa avanzata e non serve ricordare che velocit e marce lunghe
non sono allordine del giorno. Ci muoviamo un po, che meglio di niente, anche perch altro non possiamo fare visto che
impossibile strisciare in una tana dove ibernarsi un mese, in attesa di quando sar possibile progredire bene.
A giudicare dal cielo, devono esserci un po di canali sgombri
a sud e sudovest. Ieri sera siamo partiti alle dieci e ci siamo fermati alle sei del mattino. Negli ultimi giorni abbiamo saltato il
pranzo per risparmiare un pasto, convinti che con questo ghiaccio e con la nostra andatura non occorra molto cibo. Ieri sera
prima di infilarci nel sacco a pelo abbiamo controllato le munizioni e abbiamo scoperto di avere 148 cartucce per il fucile da
caccia, 181 cartucce per il fucile e altre 14 cartucce sferiche. Tutte
queste munizioni dovrebbero permetterci di incrementare le nostre provviste, se sar necessario, visto che se non troveremo
altro potremo sempre catturare volatili e con 148 di strada ne fai.
Questa scoperta mi ha messo di buon umore perch se devo dire
tutta la verit, non ero convinto che le nostre prospettive fossero
eccessivamente luminose. Ora potremmo cavarcela per tre mesi
ed entro allora qualcosa dovr succedere.
Cos abbiamo proseguito e giorno dopo giorno sempre la stessa fatica, con la stessa neve pesante nella quale le slitte incessantemente si bloccavano.
Cani e uomini facevano del loro meglio ma serviva a poco e
inoltre iniziavamo a sentirci a disagio rispetto ai nostri mezzi di
sostentamento. Riducemmo le razioni dei cani al minimo, per far
105

durare la vita il pi a lungo possibile. Eravamo tutti e cinque affamati e costantemente logorati dalla fatica.
Sabato 22 giugno. Sono le 9 e mezza del mattino e sono qui a
fare sogni di splendore dopo una bella colazione di carne di foca,
fegato di foca, grasso e zuppa: la vita tornata a sorridere. Basta
davvero poco per far cambiare aspetto alle cose! Gli ultimi
giorni, erano stati tetri, monotoni e ogni speranza sembrava perduta: il ghiaccio era insormontabile e in giro non cera cacciagione. E poi sbuca una foca vicino ai nostri kayak, che si mette
a girare intorno a noi. Prima che scompaia, Johansen riesce a
sparare un colpo e io la arpiono: la prima e unica foca barbuta
vista sinora. Cos adesso abbiamo cibo e combustibile in abbondanza per oltre un mese. Non serve pi correre, possiamo prendercela comoda, sistemare i kayak e le slitte per attraversare i
canali sgombri, catturare foche se possibile e attendere un cambiamento nel ghiaccio. Ora il futuro appare sicuro e luminoso.
Marted sera siamo partiti senza grandi aspettative. La crosta
dura che si era formata sopra la neve morbida non migliorava le
cose e spesso le slitte si infossavano, costringendo a sollevarle
per farle avanzare; e quando occorreva cambiare direzione sul
ghiaccio accidentato, si bloccavano nella crosta. Il ghiaccio era
brutto e la neve inzuppata dacqua, per cui ci affondavamo dentro anche con gli sci. Poi cerano i canali abbastanza facili da attraversare, visto che spesso si univano, ma che obbligavano a
seguire un percorso tortuoso. Chiaramente cos non si poteva
procedere. Non ci restava che disfarci di qualsiasi cosa non assolutamente necessaria e ripartire da capo il pi rapidamente possibile solo con le provviste, i kayak, le armi e il vestiario
strettamente necessario per raggiungere la terra ferma prima di
aver esaurito lultima briciola. Abbiamo fatto passare ogni cosa
per vedere di cosa potevamo fare a meno: la borsa delle medicine, le sbarre orizzontali di ricambio per le slitte, gli sci di riserva, le pesanti calze spesse, le camice sporche e la tenda.
Davanti al sacco a pelo abbiamo tirato un lungo sospiro ma doveva andare anche quello, bagnato e appesantito comera. Inoltre andava escogitato un modo di creare sotto i kayak
106

impugnature di legno che permettessero di metterli in acqua


senza tanti problemi quando cera da attraversare un canale per
poi essere subito pronti a trascinare fuori le slitte dallaltra parte
e ripartire. Ci sarebbe voluto troppo tempo per lanciare le slitte
cariche di sacco a pelo, indumenti e provviste etc. che stanno
sopra i kayak come un morbido bagaglio. Ad ogni canale sgombro saremmo stati costretti a slegare i carichi, sollevare i kayak
dalle slitte e metterli in acqua, legarli insieme e poi metterci
sopra le slitte e alla fine rifare le stesse manovre in ordine inverso
sullaltra sponda. In quel modo, non saremmo arrivati molto
lontano in un giorno.
Fermamente determinati ad apportare queste modifiche, il
giorno seguente siamo partiti. Arrivati di fronte a un lungo stagno sul quale era necessario traghettare abbiamo lanciato i
kayak affiancati e ben rinforzati, con gli sci sotto le cinghie. Poi
ci abbiamo messo sopra le slitte cariche, una a poppa e una a
prua. Ci eravamo preoccupati di come far passare i cani ma
hanno seguito le slitte sui kayak come se non avessero fatto altro
per tutta la vita. Kaifas si seduto sul mio kayak a prora e gli
altri due a poppa.
Mentre eravamo indaffarati una foca si avvicinata ma ho
pensato di attendere prima di sparare che i kayak fossero pronti,
per essere sicuro di prenderla prima che andasse a fondo. Naturalmente non si pi rivista. Le foche sembrano essere incantate
e inviate solo per farci ritardare. Quel giorno, le avevo gi viste
due volte e avevo atteso invano di rivederle apparire. Ero riuscito a mancarne una il mio terzo bersaglio mancato. Di questo
passo con le munizioni si mette male. Poi finalmente siamo partiti per il nostro primo viaggio sulle acque blu: dovevamo essere
un convoglio straordinario, cos carichi di slitte, sacchi, armi e
cani. Una trib di zingari, ci ha definito Johansen. Se avessimo
incontrato qualcuno, non avrebbe saputo dire cosa fossimo, di
certo non esploratori polari. Non era tanto semplice pagaiare tra
le slitte e gli sci che si affacciavano su entrambi i lati. Per siamo
riusciti a proseguire e ci saremmo considerati fortunati se fossimo riusciti a proseguire cos per tutto il giorno, invece di trainare e farci largo nella neve. I nostri kayak non erano proprio
107

impermeabili e abbiamo spesso fatto ricorso alle pompe. Alla


fine abbiamo raggiunto la fine dello stagno, e quando sono saltato a terra sul bordo del ghiaccio per tirare i kayak in secco, allimprovviso ho sentito un grande tonfo di fianco a noi. Era una
foca. Subito dopo ne ho sentito uno simile dallaltra parte e per
la terza volta apparsa una testa enorme che soffiava e nuotava
avanti e indietro e che purtroppo scomparsa sotto il margine
ghiacciato prima ancora che avessimo il tempo di estrarre le
armi. Era una bella foca barbuta blu.
Eravamo certi che se ne fosse andata ma mentre tiravo una
slitta sul ghiaccio, la testa enorme riapparsa sbuffando di
fianco ai kayak e ripetendo le manovre precedenti. Ho cercato
larma che era posata sul kayak: Johansen, prendi il fucile, veloce, spara; rapido! Attento, veloce dai!. Un attimo dopo aveva
larma pronta e come la foca stava per infilarsi sotto il bordo del
ghiaccio ho visto come finita. Lanimale si voltato e poi rimasto a galleggiare con il sangue che gli usciva dalla testa. Mollata la slitta, ho preso larpione veloce come il lampo e lho
scagliato contro la grassa schiena della foca sulla superficie dellacqua. Poi ha iniziato a muoversi ancora viva e per evitare che
si spezzasse la sottile corda dellarpione se lanimale avesse iniziato a muoversi decisamente, ho estratto il coltello dal fodero
piantandolo in gola allanimale, dal quale ha preso a sgorgare
un fiotto di sangue. Lacqua era diventata rossa tutto intorno e
non mi sarei lasciato scappare lanimale per niente al mondo,
cos per sicurezza lho arpionato una seconda volta. Intanto la
slitta che era stata tirata sul ghiaccio solo a met scivolata in
acqua e i kayak, Johansen e i cani sono andati alla deriva.
Ha cercato di tirare senza successo la slitta sul kayak e cos
rimasto met nellacqua e met sulla canoa. La flotta ha sbandato
e il kayak di Johansen si inclinato sino a finire con un fianco
nellacqua e siccome colava come un setaccio, lacqua entrava a
velocit allarmante. Il fornello, che era sul ponte, caduto in
acqua andando allegramente alla deriva nel vento con il prezioso contenuto, tenuto girato verso lalto dal coperchio in alluminio fortunatamente a tenuta stagna. Gli sci sono caduti
cominciando a galleggiare e la flotta andata sempre pi a
108

fondo. Intanto io ero l, con in mano la preziosa preda che non


osavo mollare. La scena era di totale dissoluzione. A questo
punto il kayak di Johansen si era talmente girato che lacqua
aveva raggiunto la cucitura aperta sul ponte, per cui limbarcazione si immediatamente riempita. Non cera altra scelta: ho
dovuto mollare la foca e tirare il kayak fuori prima che affondasse. Fatto ci, stato il turno della foca e loperazione stata
ben peggiore: abbiamo trascinato limmenso animale sul ghiaccio e una volta fatto abbiamo gioito rumorosamente. Eravamo
talmente felici che quasi ci siamo messi a danzare. In un momento cos sublime non ci veniva da pensare a un kayak pieno
dacqua e agli effetti personali inzuppati. Avevamo di fronte cibo
e combustibile per molto tempo.
Poi venuto il momento di recuperare e asciugare le nostre
cose. Prima di tutto le munizioni, tutti i nostri averi. Fortunatamente le cartucce erano piuttosto impermeabili e non avevano
subito grandi danni. Lo stesso non si poteva dire della scorta di
polvere da sparo: la piccola scatola in cui era conservata era
piena dacqua. Le altre cose non erano cos importanti, anche se
non stata una bella scoperta trovare il pane inzuppato di acqua
salata.
Non lontano abbiamo trovato un terreno per accamparci, abbiamo montatovelocemente la tenda, tagliato e messo al sicuro
la preda e se posso dirlo, raramente il ghiaccio alla deriva ha
ospitato due esseri cos soddisfatti come quelli che se ne stavano
nel sacco a banchettare con carne di foca, grasso e zuppa sino a
ingozzarsi.
Sono dellopinione che al momento la cosa migliore da fare
restare dove siamo, vivere di caccia senza intaccare le provviste
e attendere il momento in cui il ghiaccio moller o la neve migliorer. Nel frattempo applicheremo le impugnature di legno
alle slitte e cercheremo di rendere i kayak a tenuta stagna. Inoltre
alleggeriremo ulteriormente il nostro carico sin dove sar possibile. Se al contrario dovessimo procedere cos, saremmo obbligati a lasciare indietro molta carne e combustibile: in circostanze
del genere sarebbe una follia.

109

Domenica 23 giugno. E cos la vigilia di San Giovanni e domenica. Come sono felici oggi gli scolari! E la gente a casa inizia ad
affollare le splendide foreste e le vallate norvegesi!... E noi qui,
ancora sul ghiaccio alla deriva a friggere grasso che mangiamo
con la carne di foca, senza sapere quando finir tutto ci. Forse
davanti a noi c un altro inverno. Chi avrebbe mai pensato di essere ancora qui!
un bel cambiamento dopo aver ridotto razioni e combustibile al minimo, potersi lasciare andare a questi eccessi, mangiare
quanto e quando vogliamo. Avevamo un buon motivo per essere
di buon umore, perch il rilevamento di giornata ci dava a
824.3 latitudine nord e 5748 longitudine est. Nonostante i
venti occidentali e in certa misura anche sudoccidentali, ci siamo
avvicinati al sud di quasi 14 in tre giorni quasi senza spostarci
verso est. La scoperta stata una grande sorpresa. Fuori tirava
ancora vento da nord, dunque stiamo andando alla deriva verso
sud e verso regioni pi clementi.
Mercoled 26 giugno. Il 24 giugno fu ovviamente molto festeggiato. Per cominciare era il secondo anniversario della partenza
da casa. Secondo, erano cento giorni da quando abbiamo lasciato
la Fram (non proprio, due giorni in pi) e terzo, era il giorno del
Solstizio. Abbiamo fatto una vacanza a sognare i bei tempi che
saranno, studiare le carte nautiche, a pensare alle prospettive future e leggere tutto quello che riuscivamo a trovare, cio annuari
e tavole di navigazione.
A mezzogiorno sono uscito a prendere laltitudine allapogeo.
Il tempo era splendido, era tanto che non si vedeva un tempo
cos e quasi non mi ricordavo pi comera. Mi sono sistemato su
una gibbosit in attesa che il sole toccasse lapogeo per godermi
i suoi raggi e osservare oltre le distese di ghiaccio dove la neve
scintillava brillando ovunque; davanti a me lo stagno splendeva
immoto come un lago di montagna, con le rive ghiacciate che si
riflettevano nellacqua limpida. Non tirava un alito di vento, talmente era immobile: il sole cuoceva e io mi immaginavo di essere a casa
Prima di entrare nella tenda sono andato a prendere acqua sa110

lata per la colazione ma emersa una foca e sono corso a prendere arma e kayak. Solo quando ero ormai in acqua ho scoperto
che perdeva come un colabrodo essendo rimasto al sole e ho dovuto pagaiare velocemente per rientrare ed evitare laffondamento. Mentre svuotavo il kayak la foca riemersa di fronte a
me e questa volta non ho sbagliato mira: ho steso lanimale che
galleggiava come un tappo di sughero. Poi ho rimesso in acqua
limbarcazione e ho trainato lanimale con larpione nel collo, il
kayak che si riempiva, la parte del corpo vicina a quella sovrastante le gambe inzuppata e i komager pieni dacqua. Ho trascinato la foca sino alla tenda e lho scuoiata, ho raccolto il sangue
e lho fatta a pezzi, prima di infilarmi in tenda dove ho indossato
indumenti intimi asciutti poi sono rientrato nel sacco lasciando
fuori la mia roba ad asciugare al sole. Ora piuttosto facile restare al caldo in tenda; ieri sera il calore stato tale che, anche
stesi sopra il sacco, non siamo quasi riusciti a dormire. Quando
sono tornato con la foca ho scoperto che un piede nudo di Johansen spuntava in un punto dove era saltato un picchetto: dormendo profondamente, non se ne era reso conto. Dopo esserci
concessi un pezzo di cioccolato per commemorare la cattura e
aver ricontrollato i rilevamenti, abbiamo ripreso a riposare.
Appare notevole il fatto che nonostante i continui venti da
nord, ci si trovi ancora alla stessa latitudine e senza essere andati
alla deriva verso sud. Non sar che il ghiaccio viene bloccato
dalla terra? Non impossibile, anche perch non possiamo essere lontanissimi dalla terra ferma.
Gioved 27 giugno. Stessa vita monotona, stesso vento, stesso
tempo velato e stesse meditazioni circa quello che porter il futuro. Ieri sera arrivata una burrasca da nord di neve dura e granulosa che picchiava sulla tenda dando lidea di essere sana
vecchia pioggia. Qui dentro si sta comodi, siamo protetti dal
vento e possiamo stare sdraiati nel sacco ad ascoltare la tenda
che sbatte immaginando di scorrere rapidamente verso ovest,
anche se magari non ci stiamo affatto muovendo da dove siamo.
Ma se questo vento non ci sposta, lunica spiegazione che il
ghiaccio sia chiuso da terre emerse e che non possiamo essere
111

cos distanti da riva. Suppongo che dovremo attendere un vento


da est per andare ancora pi verso ovest e poi a sud. La speranza
di muoverci lentamente verso il canale sgombro tra la Terra di
Francesco Giuseppe e Spitzbergen. Il tempo stato gelido e ventoso con nevicate, dunque non adatto al lavoro allaperto: sfortunatamente, non avevamo fretta.
Ultimamente sono cambiati molto i canali sgombri e non resta
quasi niente dello stagno di fronte a noi, sul quale abbiamo pagaiato; intorno a noi c stata ovunque compressione nel frattempo. Spero che il ghiaccio venga macinato in tanti pezzi cos
da mollare pi rapidamente quando sar il momento, che non
sar prima di luglio inoltrato: probabilmente dovremo avere la
pazienza di aspettare sino ad allora.
Domenica 30 giugno. fine giugno e allincirca siamo dove eravamo a inizio mese. E la neve? Di sicuro non migliore ma la
giornata bella. Fa talmente caldo che a restare in tenda si soffre.
Dallapertura riusciamo a vedere il ghiaccio sin dove luccica il
sole attraverso i cirri che navigano sul biancore abbagliante. E
poi una domenica calma, con una debole brezza principalmente di sudest, mi pare. Ah, povero me! Sono sicuro che a casa
oggi uno splendore, ogni cosa in fiore, il fiordo freme sotto il
sole e magari te ne stai seduto allaperto con Liv, oppure sullacqua con la barca. Ma quando lo sguardo torna dentro, mi ricorda
che ci sono tanti banchi di ghiaccio tra adesso e il futuro, quando
rivedr tutto ci.
Eccoci qui nel lontano nord, due barbari arcigni, scuri, circondati dal ghiaccio e macchiati di nerofumo che mescolano il brodo
in un bollitore. Il resto solo ghiaccio bianco e splendente, padrone di tutta la purezza che a noi manca.
Domenica 6 luglio. +1C. Pioggia. Alla fine, dopo due settimane, sembra che sia arrivato il momento atteso. Ha piovuto
tutta notte e tutta la mattina e piove ancora bene: forse questa
neve perenne, floscia e molle come uno strato di sporco, se ne
andr. Se solo durasse tanti giorni! Ma prima di avere tempo di
guardarci in giro arriver un vento freddo con la neve, si former
112

una crosta e dovremo aspettare ancora. Sono troppo abituato alle


delusioni per credere a qualcosa. Qui c la scuola della pazienza
ma ci nonostante la pioggia ci ha messo di buon umore.
Le giornate si trascinano stancamente. Ogni tanto ci dedichiamo alle impugnature di legno dei kayak per le slitte, al calatafaggio e alla tintura per la tenuta stagna.
Mercoled sera stato ucciso Haren: povera bestia, ultimamente non riusciva a fare pi niente ma stato un cane di prima
scelta e per Johansen deve essere stato duro separarsi da lui. Ha
guardato con dolore lanimale prima che se ne andasse verso i
felici territori di caccia o dove se ne vanno i cani da tiro. Forse in
luoghi dove le pianure di ghiaccio sono regolari e non esistono
creste e canali. Restano due cani, Suggen e Kaifas, che dobbiamo
tenere vivi il pi a lungo possibile.
Laltro ieri sera improvvisamente abbiamo scoperto una montagnola scura verso est. Quando labbiamo esaminata con il binocolo, aveva tutto laspetto di una roccia nera che emergeva dalla
neve. In un certo senso era anche pi alta delle collinette di neve
circostanti. Lho analizzata attentamente dalla cresta pi alta ma
non sono riuscito a capire. Mi sembrava troppo grossa per essere
solo una gibbosit ammassata di ghiaccio scuro o materiale terroso, sinora non avevo mai visto una cosa del genere. Mi pare
molto improbabile che sia unisola, perch se vero che stiamo
muovendoci lentamente, la posizione relativa rispetto a noi la
stessa. Labbiamo vista ieri e anche oggi nello stesso punto: la
supposizione pi ragionevole che si tratti di un iceberg.
Non appena a sud si fa limpido, uno dei due fa due passi sulla
torre di guardia (una gibbosit dietro la tenda) per scandagliare
lorizzonte alla ricerca di una terra, a volte col binocolo e altre
senza. Solo che lorizzonte quello brullo di sempre.16
Ogni giorno faccio un giro completo sul ghiaccio intorno a noi
per vedere se la neve diminuita ma pare sempre la stessa e ci
sono momenti in cui dubito seriamente che se ne andr del tutto
durante questa estate. Se non accadr, le nostre prospettive sono
ben peggio che cupe. Il meglio che potremo sperare sarebbe un
16. Confrontate ci che dico sulla questione pi avanti, il 24 luglio.

113

inverno da qualche parte sulla Terra di Francesco Giuseppe. Ma


adesso arrivata la pioggia, cade forte sulla tenda e sgocciola
sul ghiaccio. Le cose sembrano tornare a farsi promettenti e immaginiamo le gioie di un autunno e di un inverno a casa nostra.
Mercoled 10 luglio. curioso che adesso che ho davvero qualcosa di pi interessante da raccontare, ho meno propensione a
scrivere. Ogni cosa sembra farsi sempre pi indifferente. C solo
una cosa alla quale ambisci ma il ghiaccio ancora l fuori, ricoperto di neve insuperabile.
Ma cosa volevo dire? Ah ecco, che ieri ci siamo fatti un ottimo
letto con le pellicce dorso sotto il sacco e senza rendercene conto
abbiamo dormito facendo il giro dellorologio e quando mi sono
alzato credevo fossero le sei del mattino. Quando sono uscito
dalla tenda ho pensato subito che la posizione del sole stesse
svelando qualcosa di importante e ci ho riflettuto un po, giungendo alla conclusione che erano le sei del pomeriggio e che avevamo dormito per ventiquattro ore.
Questa pioggia salutare ha continuato a cadere tutto sabato
spazzando un po di neve e la cosa ci rende felici. Per celebrare
lottimo tempo, a cena abbiamo deciso di prendere del cioccolato, ma per il resto viviamo solo con il cibo cacciato. Intanto Kaifas ha iniziato ad abbaiare. Sicuro che avesse visto un animale,
sono saltato in piedi per correre verso il nostro osservatorio sul
rilievo da dove perlustriamo il ghiaccio. Quale sorpresa nel mettere fuori la testa dalla tenda e vedere un orso correre verso i
cani cominciando con lannusare Kaifas. Mi sono precipitato
verso il fucile sulla neve accanto alla tenda, e lho estratto dalla
custodia mentre lorso sbalordito stava eretto a fissarmi. Gli ho
sparato un colpo tra spalla e petto, certo che sarebbe crollato sul
posto. Ha barcollato un momento, poi si girato ed scappato,
e prima che riuscissi a estrarre unaltra cartuccia dalla tasca era
scomparso tra le collinette di ghiaccio. Sono partito allinseguimento ma non avevamo ancora fatto molta strada (Johansen mi
aveva seguito) quando poco pi avanti sono apparse altre due
teste. Erano quelle di due cuccioli in piedi sulle zampe posteriori
a osservare la madre che avanzava barcollando verso di loro la114

sciando dietro di s una traccia di sangue. Poi tutti e tre se ne


sono andati su un canale sgombro e qui cominciata una caccia
selvaggia tra creste, spianate, canali e ogni genere di ostacolo
che per loro non lo erano affatto. Che cosa meravigliosa lamore
per lo sport, come accendere una miccia. Se altre volte viene
difficile anche solo avanzare perch si affonda nella neve o perch esiti a scegliere dove attraversare un canale, basta che si accenda la scintilla e si supera ogni ostacolo senza neanche
pensarci. La femmina era gravemente ferita e trascinava la
gamba anteriore sinistra; non andava veloce anche se dovevo faticare a starle dietro. I cuccioli le correvano intorno preoccupati
e un po avanti, come per farla andare con loro: di certo non sapevano cosa stava succedendo. Improvvisamente tutti e tre si
sono girati verso di me che mi affannavo a inseguirli. Era stata
gi a tiro molte volte ma se sparavo volevo essere sicuro di farla
finita, perch avevo solo tre cartucce. Alla fine, in cima di una
gibbosit, ho avuto il suo fianco davanti ed crollata. Quando
caduta i cuccioli sono corsi da lei ansiosamente dispiaceva vederli cos lhanno annusata, lhanno spinta, le sono corsi intorno disperati senza capire cosa fare. Intanto avevo infilato
unaltra cartuccia nel fucile e ho puntato laltro cucciolo che
caduto con un grugnito sopra la madre. Il secondo cucciolo, pi
atterrito di prima, corso in suo soccorso ma il povero piccolo
cosa poteva fare? Mentre il fratello grugniva e rotolava, lui stava
l addolorato a guardare lui e la madre morente in una pozza di
sangue. Quando mi sono avvicinato ha girato con indifferenza la
testa: cosa gli importava di me ormai? La sua famiglia, tutto ci
che gli era caro, era steso, mutilato e distrutto. Non sapeva pi
dove andare e non si muoveva. Sono andato da lui e un colpo in
pieno petto lo ha steso accanto alla madre.
Poco dopo arrivato Johansen, che era stato trattenuto da un
canale. Abbiamo aperto gli animali, estratto le interiora e poi
siamo tornati alla tenda a prendere slitte, cani e i coltelli per
scuoiarli. In tenda, dopo linterruzione, la nostra seconda tazza
di cioccolato aveva un ottimo sapore. Una volta scuoiati e smembrati i due orsi, abbiamo fatto un mucchio e lo abbiamo ricoperto
con le pellicce per proteggere la carne dai gabbiani. Il terzo lo
115

abbiamo portato con noi e il giorno dopo siamo andati a prendere gli altri. Ora abbiamo pi carne di quella che, mi auguro, saremo in grado di consumare.
Mercoled 17 luglio. Finalmente si avvicina il momento in cui ripartire decisi verso casa. La neve diminuita abbastanza per facilitare lavanzata. Stiamo facendo del nostro meglio per
prepararci. Faremo una revisione completa dellequipaggiamento e tutto quello che non insostituibile verr lasciato qui.
Dobbiamo dunque dire addio al sacco a pelo e alla tenda.17 I
giorni della comodit sono finiti: da qui in avanti e sino a
quando saliremo a bordo della corvetta18 vivremo sotto il cielo.
Intanto siamo rimasti qui al Campo del desiderio come lo abbiamo chiamato facendo scivolare via il tempo. Abbiamo mangiato carne di orso mattina, mezzogiorno e sera e lungi
dallesserci stancati abbiamo scoperto che il petto di cucciolo
una vera prelibatezza. Va notato che questa carne particolare e
la dieta grassa non ci ha provocato alcun problema e che non abbiamo voglia di farinacei, anche se una bella torta sarebbe il culmine della felicit. Ogni tanto lasciamo correre limmaginazione
pensando alle attrattive della civilt, di cui intendiamo pienamente godere al ritorno! Forse ci vorranno tanti giorni prima di
arrivare e magari tante dure prove da superare. Ma no, io credo
che andr tutto per il meglio. Restano due mesi estivi e qualcosa
si potr fare.
Marted 23 luglio. Ieri mattina finalmente abbiamo lasciato
Campo del desiderio e sono felice di dire che siamo di nuovo in
marcia. Per riuscire a partire abbiamo lavorato notte e giorno.
Pensavamo di farcela il 19, poi il 20 e quindi il 21, ma restava
sempre qualcosa da fare. Tutto va come il lampo. Le possibilit
di avanzare sono migliori del previsto, anche se il ghiaccio
tutto fuorch liscio. Le slitte sono pi leggere e la neve lo decisamente meno. Ieri durante la parte finale della marcia siamo
17. Alla fine abbiamo invece deciso di tenerle.
18. Limbarcazione che ci aspettavamo di prendere alle Spitzbergen.

116

riusciti a viaggiare addirittura senza sci e, per la cronaca, per


progredire tra creste e irregolarit molto pi veloce cos. Johansen ha fatto unimpresa attraversando con il suo kayak un
canale sgombro da solo con Suggen sul ponte davanti, mentre
lui stava inginocchiato sul ponte posteriore a equilibrare limbarcazione mentre pagaiava. Ci ho provato anchio ma era
troppo instabile e ho preferito farla trainare da Kaifas sul ponte
mentre io procedevo con attenzione sul fianco, saltando dallaltra parte su qualche pezzo di ghiaccio.
Ora abbiamo il vantaggio di trovare ovunque acqua potabile.
Siamo anche tornati a mangiare le nostre vettovaglie ma curiosamente n io n Johansen troviamo i farinacei attraenti come si
poteva supporre dopo un mese di carne. bello essere di nuovo
in movimento.

117

FINALMENTE TERRA

Mercoled 24 luglio. Alla fine la meraviglia arrivata terra,


terra! E questo dopo avere quasi rinunciato a crederci! Dopo
quasi due anni rivediamo qualcosa che si staglia sopra la linea
bianca distante e senza fine, distesa sopra questo mare dai millenni passati e che ancora si allungher per i millenni a venire.
Ma ora stiamo per abbandonarla senza lasciar tracce dietro di
noi, visto che la pista della nostra piccola carovana attraverso le
infinite pianure da tempo scomparsa. Per noi adesso inizia una
nuova vita; per il ghiaccio sempre la stessa.
Questa terra che ha ossessionato i nostri sogni arriva come
una visione, come la terra fatata. Si inarca al di sopra dellorizzonte come quelle nuvole lontane che temi di vedere scomparire
allimprovviso. La cosa pi fantastica che, senza saperlo, questa terra labbiamo sempre avuta davanti. Lho esaminata varie
volte dal Campo del desiderio col cannocchiale, convinto si trattasse di nevai e giungendo sempre alla conclusione che si trattava di nuvole, non riuscendo mai a scoprire zone scure.
Sembrava anche cambiare forma, cosa che suppongo vada attribuita alla velatura stesa al di sopra di essa; per tornava sempre
nello stesso luogo con le sue curve notevolmente regolari. Ora ricordo lo spuntone scuro a est rispetto al campo, quello che avevo
scambiato per un iceberg. Deve essere stato sicuramente una
specie di isolotto.19
Ieri il ghiaccio era peggiore e pi frammentato che mai e cos
abbiamo forzato la via per superare le creste di compressione
che parevano essere autentiche montagne con valli e crepacci nel
19. Si tratta di una supposizione molto discutibile.
119

mezzo: ma siamo avanzati di buon umore e facendo progressi.


Davanti ai canali sgombri, quando era difficile attraversare non
abbiamo esitato a lanciare kayak e slitte. A volte dopo un tratto
davvero pessimo, per una breve distanza si incontrava ghiaccio
perfetto su cui andavamo come lampi tra stagni e pozze. Ieri
mattina mentre io ero avanti, Johansen salito su una gibbosit
per osservare il ghiaccio e ha notato una curiosa striscia nera
allorizzonte. Dopo aver concluso che doveva essere una nuvola,
non ci ho pi pensato. Un po dopo, quando sono salito io su
una gibbosit, ho visto la stessa striscia nera; correva in modo
obliquo a partire dallorizzonte sino a salire verso quello che ho
creduto essere un banco di nuvole bianco. Pi guardavo questo
banco e la striscia, pi li trovavo singolari, cos ho usato il binocolo e non appena lho puntato sulla zona scura ho capito subito
che doveva essere terra, neanche molto distante. Da un ampio
nevaio emergevano le rocce nere. Anche Johansen, si convinto
che quella davanti a noi era davvero terra ferma. Ci siamo ovviamente eccitati. Poi ho visto un profilo bianco che si inarcava pi
verso est, anche se era quasi tutto velato di bianco rendendo difficoltoso distinguere bene, anche perch la sua forma cambiava
continuamente.
Non ci voluto molto prima che emergesse del tutto, rivelandosi notevolmente pi grande e pi alta della precedente, ma
non si vedeva un singolo punto nero. Dunque era cos che appariva la terra ferma! Me lero immaginata di tante forme, con alte
vette e ghiacciai scintillanti, cos per mai. Non vi era niente di
dolce, il che non la rendeva meno benaccetta e comunque non
potevamo certo aspettarci che non fosse ricoperta di neve, vista
tutta quella che cade qui.
Abbiamo eretto la tenda e preparato un banchetto per loccasione: lapskaus, la zuppa del marinaio fatta con le patate (conservate per loccasione), pemmican, carne di orso e di foca essiccate,
lingue di orso. Per secondo, pane sbriciolato fritto nel grasso
dorso e burro, e un pezzo di cioccolato.
La terra ci sembrava cos vicina che eravamo convinti di raggiungerla entro la serata seguente. Johansen era certo che ce
120

lavremmo fatta il giorno stesso. In realt ci sono voluti tredici


giorni e sempre a sfacchinare sul ghiaccio.
Il 25 luglio scrivo: Ieri sera, quando ci siamo fermati nella
nebbia, avevamo la sensazione di essere arrivati vicini alla terra.
Questa mattina, quando ci siamo alzati, per prima cosa Johansen
salito su una gibbosit vicina per osservare la terra. Era notevolmente pi vicina e lui assolutamente sicuro che ci arriveremo prima di notte. Lo stesso giorno ho scoperto anche una
nuova terra a ovest rispetto a noi (S. 60 O. magnetico): di profilo
inarcato e regolare, a forma di scudo, simile allaltra terra bassa
sullorizzonte che dava limpressione di essere molto lontana.20
Siamo andati il pi velocemente possibile superando canali e
ghiaccio accidentato ma quel giorno non abbiamo fatto molta
strada e la terra non sembrava molto pi vicina. Sabato 27 luglio,
sembro avere il sospetto che stiamo andando alla deriva allontanandoci da terra: ieri, appena partiti, il vento ha iniziato a tirare da S.S.O. (magnetico), aumentando nel corso della giornata.
Dallaria era facile percepire che il vento stava allontanando il
ghiaccio dalla terra ferma e che si andavano formando canali
sgombri terrestri soprattutto sul lato orientale. Ieri sera ho osservato una striscia nera allorizzonte, sotto la linea di terra; lho
studiata con il binocolo e come avevo presunto, cera un margine
ghiacciato o un ghiacciaio che si stendeva allontanandosi verso
occidente; a giudicare dal banco di foschia scuro, si capiva chiaramente che di fronte aveva un ampio canale sgombro. Penso
che la terra non possa essere troppo lontana e se il ghiaccio abbastanza transitabile, potremmo raggiungerla oggi.
Marted 30 luglio. Avanziamo incredibilmente piano, anche se
ci avviciniamo alla terra.21 Sembra destino che ci debba affliggere
ogni genere di impedimento: soffro talmente di mal di schiena
(lombaggine?), che ieri mi sono trascinato solo grazie alla forza
di volont. Nei passaggi pi difficili, doveva aiutarmi Johansen.
iniziato ieri e verso fine marcia ha dovuto andare avanti lui
20. In seguito si scoperto che era la Terra del Principe della Corona Rodolfo.
21. In realt, probabilmente eravamo pi lontani di prima.

121

per fare strada. Ieri stavo molto peggio e non so come sto oggi,
prima di camminare: ma dovrei gi essere contento di riuscire a
trascinarmi anche se con immenso dolore. Ieri mattina alle tre, a
causa della pioggia, ci siamo dovuti fermare e accamparci dopo
aver marciato solo nove ore. Prima di riuscire a entrare in tenda
eravamo gi completamente bagnati ed ormai un giorno intero
che siamo qui, mentre fuori diluvia e noi non ci siamo asciugati.
Le pozze sotto di noi bagnano la parte sottostante del sacco. In
questo momento il vento andato verso ovest e ha smesso di
piovere, per cui abbiamo preparato una colazione di porridge e
pensiamo di proseguire; ma se dovesse rimettersi a piovere ci
dovremo fermare, visto che non intelligente bagnarsi senza
avere indumenti di ricambio. Oggi per quattro volte abbiamo
visto dei gabbiani di Ross adulti: quando Johansen uscito a
prendere lacqua ne ha visti due.
Gioved 1 agosto. Mi chiedo se troveremo del ghiaccio con pi
ostacoli rispetto a dove siamo ora. Si procede lentamente e viste
le circostanze dovremmo essere soddisfatti. C stato un cambiamento una splendida giornata; tuttavia mi pare che il vento
da sud che ha aperto i canali sgombri ci abbia allontanato decisamente da terra. Siamo andati molto alla deriva anche verso est
e non vediamo pi lestremit occidentale della terra annotata
inizialmente, quella con le rocce nere. Sembra quasi che i gabbiani di Ross stiano vicini a terra in questarea, li vediamo ogni
giorno.
C comunque una cosa che mi rende felice: la schiena va meglio. Ora ho idea di cosa significherebbe se uno di noi dovesse
seriamente ammalarsi: il nostro destino sarebbe segnato.
Sabato 3 agosto. Fatica inconcepibile. Non saremmo mai riusciti
a farcela se non fosse stato perch dobbiamo farcela. Abbiamo fatto
pochissimi progressi, forse nessuno. Negli ultimi giorni, a parte
i gabbiani bianchi e le procellarie artiche che abbiamo abbattuto,
non avevamo cibo per i cani. Ieri abbiamo dato loro solo un po
di grasso.

122

Luned 5 agosto. Non abbiamo mai trovato un ghiaccio peggiore di ieri, anche se siamo riusciti a forzare e a procedere, e poi
la giornata stata contrassegnata da due episodi felici: primo,
Johansen non stato mangiato da un orso e secondo, abbiamo
visto acqua libera sotto il margine del ghiacciaio a riva.
Ieri mattina siamo partiti intorno alle 7, trovando il peggiore
ghiaccio che si poteva immaginare. Era come se un gigante
avesse lanciato enormi blocchi alla rinfusa dove in mezzo poi ci
aveva messo neve bagnata con lacqua sotto dove si affondava
sino alle ginocchia. Tra i massi di ghiaccio cerano anche pozze
profonde ed era come sfacchinare su e gi per monti e valli, con
i crepacci in mezzo. E siccome non cera neppure un minimo di
spazio dove piantare una tenda, siamo andati avanti cos tutto il
tempo. A metterci una pietra sopra, c stata anche una foschia
che non ti faceva vedere neppure a cento metri di distanza. Dopo
una marcia sfiancante siamo arrivati a un canale sgombro dove
abbiamo traghettato con i kayak. Una volta ripulito lapprodo
del canale sgombro dal ghiaccio recente e dal pietrisco, mentre
trascinavo la slitta per evitare che scivolasse indietro, alle mie
spalle ho sentito una baruffa e Johansen che urlava prendi il fucile! Mi sono girato e ho visto un orso enorme scagliarsi su di
lui e Johansen sulla schiena. Ho cercato di afferrare larma dalla
custodia sul ponte anteriore, ma in quel momento il kayak scivolato in acqua. Il mio primo pensiero stato quello di gettarmi
dentro e sparare dal kayak ma ho capito che sarebbe stato troppo
rischioso. Ho iniziato a tirare il kayak con il suo carico pesante
nuovamente sul margine alto del ghiaccio e il pi rapidamente
possibile mentre mi inginocchiavo per afferrare il mio fucile.
Non avevo ancora avuto il tempo di girarmi per vedere cosa
stava succedendo dietro di me, quando ho sentito Johansen che
con calma mi diceva sbrigati se vuoi fare in tempo!.
Sbrigarmi? Ovviamente! Alla fine da seduto ho afferrato il calcio, ho tirato fuori il fucile, mi sono girato e ho armato la canna.
Lorso era a due metri e pronto a finire Kaifas, il mio cane. Gli ho
scaricato un colpo dietro lorecchio ed crollato.
Lorso deve aver seguito le nostre tracce come un gatto e, al riparo dei blocchi di ghiaccio, strisciato fuori mentre dandogli le
123

spalle stavamo rimuovendo il ghiaccio dal canale sgombro. Dalla


traccia abbiamo potuto vedere come era riuscito a passare inosservato sopra una piccola cresta dietro di noi, coperto da un tumulo accanto al kayak di Johansen. Questultimo intanto, non
sospettando nulla, tornato indietro e si chinato per prendere
la fune del traino, ha intravisto un animale accucciato in fondo
al kayak, pensando si trattasse di Suggen. Prima di realizzare
quanto era grosso, ha preso un ceffone sullorecchio che gli ha
fatto vedere i fuochi dartificio e poi, come ho detto prima, gli si
messo addosso. Lui ha cercato di difendersi a cazzotti come
meglio poteva. Con una mano ha afferrato lanimale per la gola
stringendo con tutta la sua forza. E quando lorso stava per morderlo sulla testa, Johansen ha pronunciato il memorabile sbrigati! Lorso continuava a lanciarmi delle occhiate, senza dubbio
pensando a quello che stavo per fare; poi per ha visto il cane e
si interessato a lui. Johansen ha subito mollato e si divincolato, intanto lorso ha dato un ceffone a Suggen facendolo ululare
fragorosamente, come quando lo strapazziamo. Poi Kaifas si
preso uno schiaffo sul naso. Nel frattempo Johansen era riuscito
a rialzarsi e quando io ho sparato il suo fucile gi sbucava dallapertura del kayak. Lunico danno provocato dallorso era
quello di aver grattato via un po di sporco dalla guancia destra
di Johansen, dove adesso c una striscia bianca, oltre a una leggera ferita su una mano. Anche Kaifas ha un graffio sul naso.
Mercoled 7 agosto. Finalmente eccoci vicino alla terra; infine il
banco di ghiaccio alla deriva alle nostre spalle e davanti a noi
lacqua libera speriamo sino alla fine. successo ieri. Laltro
ieri sera, quando siamo usciti dalla tenda, eravamo entrambi
convinti come mai prima di essere vicini al margine del ghiacciaio e siamo ripartiti con rinnovato coraggio e la timida speranza di raggiungere il giorno stesso la terra ferma. Tuttavia non
osavamo sperare che la nostra permanenza sul banco di ghiaccio
alla deriva fosse cos vicina alla fine. Dopo averci gironzolato
per cinque mesi e dopo aver sofferto tante delusioni, eravamo
sin troppo pronti per lennesima sconfitta. Pensavamo che avanti
il ghiaccio apparisse pi promettente, anche se prima di aver
124

fatto tanta strada gi ci eravamo trovati davanti ampi canali


pieni di neve bagnata e fango, ghiaccio accidentato con vallate,
colline, neve profonda e acqua nella quale affondavamo sino alle
anche. Dopo un paio di canali di questo genere le cose sono migliorate e ci siamo trovati su ghiaccio regolare. Dopo qualche
tempo abbiamo capito che eravamo davvero vicini al margine
del ghiacciaio. Ora non poteva pi essere troppo lontano. Volenterosamente imbragati alle slitte siamo partiti a tutta attraverso
acqua e neve, superando tumuli e creste. Abbiamo tirato al massimo, anche perch che importava se affondavamo nellacqua
sin sopra le nostre coperture di pelliccia tanto da gorgogliare
come una pompa assieme ai komager per tanta acqua che li riempiva? Intanto stavamo avanzando.
Presto abbiamo raggiunto delle pianure sulle quali siamo andati sempre pi rapidi. Abbiamo guadato pozze dove gli spruzzi
si alzavano da ogni lato. Eravamo sempre pi vicini e sempre pi
in alto, e a giudicare dal cielo dacqua cupo davanti a noi potevamo vedere comera vicina lacqua libera. Gli orsi neanche li notavamo. Parevano essercene molti in giro, cerano tracce fresche
e vecchie che si incrociavano di continuo; uno aveva anche ispezionato la tenda mentre dormivamo e dalla sua traccia abbiamo
potuto capire come aveva fatto ad arrivare sino a noi sottovento.
Di un orso non sapevamo che farcene, di cibo ne avevamo. E
quando siamo riusciti a vedere lacqua libera sotto la parete del
ghiacciaio, abbiamo ulteriormente allungato il passo.
Finalmente, finalmente. Ero in piedi sul bordo del ghiaccio.
Davanti a me cera la superficie del mare con i banchi galleggianti; in lontananza la parete del ghiaccio si innalzava bruscamente dallacqua e su ogni cosa incombeva una nebulosa luce
tenebrosa. Davanti a questa visione dai nostri cuori si levata
una gioia che non siamo riusciti ad esprimere a parole. Tutti i
nostri guai erano alle spalle, davanti a noi cera la via dacqua diretta verso casa. Ho sventolato il cappello verso Johansen, che
era leggermente indietro e lui con un evviva ha sventolato il suo.
Dovevamo festeggiare levento e lo abbiamo fatto concedendoci
un pezzo di cioccolato a testa.
Mentre eravamo fermi a guardare verso lacqua, sbucata una
125

grossa testa di foca presto scomparsa nel silenzio; poi ne sono


apparse altre. molto rassicurante sapere che potremo procurarci cibo in qualsiasi momento.
A questo punto dovevamo preparare i kayak per il viaggio.
Ovviamente il modo migliore sarebbe stato quello di pagaiare
da soli ma con le slitte lunghe e ingombranti sul ponte non era
semplice e non osavo abbandonarle: ci sarebbero potute ancora
tornare utili. Dunque non restava che legare insieme i kayak sui
fianchi, renderli rigidi mettendo gli sci sotto le cinghie e disporre
le slitte di traverso, una davanti e una dietro.
stato triste pensare di non poter portare con noi gli ultimi
due cani rimasti ma probabilmente non ci sarebbero pi serviti
e non potevano stare sul ponte del kayak. Ci dispiaciuto separarci da loro, eravamo molto legati a questi due sopravvissuti.
Fedeli e resistenti, ci avevano seguito per tutto il viaggio e
adesso che erano venuti tempi migliori, dovevano dire addio
alla vita. Non potevamo sterminarli come gli altri, per cui abbiamo sacrificato una pallottola a testa. Io ho sparato a quello di
Johansen e lui ha sparato al mio.
Eravamo infine pronti per partire. stato un vero piacere lasciar danzare i kayak sullacqua e ascoltare le piccole onde frangersi contro le fiancate. Era due anni che non vedevamo una
superficie dacqua cos. Poco dopo essere partiti abbiamo scoperto che il vento era talmente favorevole che bisognava approfittarne e abbiamo issato la vela della nostra flotta. Scivolavamo
comodamente nel vento verso il promontorio tanto desiderato
durante gli ultimi mesi. Che cambiamento, dopo aver forzato la
via sul ghiaccio centimetro dopo centimetro e metro dopo metro!
La velatura che aveva nascosto la terra si era alzata e di fronte a
noi abbiamo visto innalzarsi il ghiacciaio. In quellistante sbucato il sole e difficilmente mi viene in mente una mattina pi meravigliosa. In breve siamo arrivati sotto il ghiacciaio e abbiamo
dovuto ammainare la vela e pagaiare verso ovest seguendo la
parete di ghiaccio alta circa 15 o 20 metri, sulla quale lapprodo
era impossibile. Sembrava un ghiacciaio poco movimentato; lacqua si era insinuata profondamente sotto e non cera rumore di
frammenti che cadevano nelle fessure dei crepacci, come gene126

ralmente avviene nei grandi ghiacciai. Anche sopra era livellato


e non si vedevano crepacci. Lungo tutta la parete in altezza cera
una stratificazione insolitamente marcata. Poco dopo abbiamo
scoperto una corrente di alta marea che con grande rapidit correva verso occidente lungo la parete del ghiacciaio e ne abbiamo
approfittato per avanzare ancora bene. Comunque non stato
facile trovare un posto dove accamparci e alla fine ci siamo ridotti a preparare la nostra residenza su un banco di ghiaccio. Ma
stato glorioso andare a riposare con la certezza al risveglio.di
non dover sfacchinare nel ghiaccio alla deriva
Oggi quando siamo usciti dalla tenda cera ghiaccio ammassato intorno a noi e non so ancora come ne usciremo, anche se a
ovest non lontano da qui c acqua libera.
Gioved 8 agosto. Ieri, dopo avere trainato i nostri impedimenta
su alcuni banchi di ghiaccio siamo arrivati in acque libere senza
troppe difficolt. Raggiunto il limite dellacqua abbiamo ricavato
una pagaia dalle bacchette da sci, alle quali abbiamo fissato una
pala fatta con gli sci spezzati. Sono molto migliori delle rozze
pagaie con pale di tela legate a bastoni di bamb. Ero molto propenso ad accorciare le slitte, volevo dimezzarle; cos facendo
avremmo potuto metterle sul ponte posteriore dei kayak e pagaiare singolarmente per avanzare pi rapidi. Alla fine ho pensato
che non fosse una buona idea. Lacqua appariva abbastanza promettente pi avanti, ma la foschia impediva di vedere lontano;
non sapevamo nulla della regione o della costa dove eravamo e
le slitte avrebbero potuto esserci ancora utili.
Poco dopo la nebbia si alzata e cera calma piatta; la superficie dacqua davanti a noi si stendeva come uno specchio disseminato di frammenti e qualche banco di ghiaccio alla deriva. Era
una visione straordinariamente meravigliosa; era davvero stupendo essere seduti dentro i nostri vascelli leggeri a scivolare
senza sforzo. Davanti a noi emersa improvvisamente una foca
e sopra di noi volavano gabbiani bianchi, procellarie artiche e
gabbiani tridattili.
Inizialmente la rotta puntava da ovest a nord (magnetico) ma
la terra tendeva sempre pi verso ovest e sudovest; lestensione
127

dacqua si era allargata e in breve diventata un grande mare


che si stendeva in direzione sudovest. Poi si alzata una brezza
da nord-nordovest e c stato molto movimento, cosa non piacevole visto che nella nostra imbarcazione doppia il mare ci bagnava sciabordando in mezzo a noi due. Ci siamo fermati verso
sera, quando ha iniziato a piovere proprio mentre ci apprestavamo a erigere la tenda sul ghiaccio della costa e non appena
fatto.
Venerd 9 agosto. Ieri mattina abbiamo dovuto trascinare le
slitte e i kayak oltre il ghiaccio arrivato davanti al nostro campo
e durante questa operazione sono riuscito a cadere in acqua e
bagnarmi. Ce la siamo cavata con difficolt, prima di arrivare
allacqua libera. Dopo un po abbiamo trovato la via ancora bloccata e siamo stati costretti a trainare tutto sui blocchi di ghiaccio
ma poi abbiamo trovato sempre acqua libera. Un vento nordorientale aveva spedito il ghiaccio verso terra e siamo stati fortunati ad arrivare sin qui perch a giudicare dallaria, dietro di noi
il mare era piuttosto bloccato. La foschia rimasta sospesa sopra
la terra che quindi abbiamo visto ben poco. Siamo riusciti a mantenere una rotta pi meridionale e siccome il vento era quasi sul
quadrante dell1 abbiamo issato la vela continuando a navigare
tutto il giorno e sino a ieri sera. Siamo stati interrotti una sola
volta, quando stato necessario pagaiare verso un promontorio
di ghiaccio a nord di dove ci troviamo ora; la corrente contraria
era talmente forte che per contrastarla non potevamo fare altrimenti e ci sono voluti sforzi notevoli per doppiare il promontorio. A causa della nebbia abbiamo visto poco della terra che
stiamo costeggiando ma per quello che si riesce a capire una
terra fatta di isole. Allinizio cera una grossa isola ricoperta da
uno strato di ghiaccio; pi a ovest ce nera una pi piccola sulla
quale si trovano i due spuntoni di roccia che ci avevano fatto capire che si trattava di terra ferma; poi c stato un lungo fiordo
o uno stretto, dove il ghiaccio costiero era tanto e infine un piccolo promontorio basso, meglio sarebbe dire unisola a sud della
quale ci siamo accampati.
Questa terra diventa sempre pi un problema e sono pi che
128

mai perplesso sulla nostra ubicazione. Mi sembra molto rilevante il fatto che la costa tenda continuamente verso sud invece
che ovest. Potrei spiegarlo meglio supponendo di essere sulla
costa occidentale dellarcipelago della Terra di Francesco Giuseppe, se non fosse che laberrazione mi pare troppo grande,
anche per la grande quantit di gabbiani di Ross che ancora vediamo.
A Spitzbergen non ne stato visto neppure uno con certezza,
ma se la mia supposizione giusta non dovrebbe essere molto
lontana. Ieri ne abbiamo visti molti: qui sono diffusi come le altre
specie di gabbiani.
Sabato 10 agosto. Siamo andati sullisolotto vicino a dove siamo
accampati. Era ricoperto da un ghiacciaio, che curvandogli sopra
prendeva la forma di uno scudo e su ogni versante cerano pendici di scarso gradiente. Dalla cresta cera una bella vista e proprio mentre la nebbia si alzava abbiamo potuto vedere
abbastanza bene la terra intorno a noi. Ora avevamo la precisa
percezione di aver costeggiato solo isole. La prima era la pi
grande. Laltra terra, quella con i due spuntoni rocciosi, presentava una striscia scoperta lungo la costa sul versante di nordovest. Che fosse l dove si riproducevano i gabbiani di Ross?
Anche lisola pi a sud appariva grande e interamente ricoperta
da un ghiacciaio.22 Tra le isole e sino a dove potevamo vedere
verso est e sudest, il mare era ricoperto da ghiaccio di fiordo perfettamente pianeggiante ma in quella direzione non si vedeva
terra. Qui non cerano iceberg, anche se pi tardi ne abbiamo
visto qualcuno sul versante meridionale dellisola a sud rispetto
alla nostra posizione.
Alle tre del pomeriggio circa, siamo finalmente partiti in acque
libere e abbiamo navigato sino alle otto di sera, quando ormai
lacqua si era chiusa costringendoci a trainare la flotta sul ghiac-

22. Ho chiamato la prima isola Terra di Eva, la seconda Terra di Liv e quella piccola sulla quale ci trovavamo allora Isola di Adelaide. La quarta isola a sud
forse era gi stata vista da Payer e battezza come Isola Freeden. Ho chiamato
Hvidtenland (Terra Bianca) questo gruppo di isole.

129

cio pianeggiante verso lacqua libera oltre questo ostacolo. Ma


poich anche qui ci sembrato di essere bloccati e avevamo una
corrente contraria, abbiamo deciso di fermarci.
Il 10 agosto siamo stati in parte costretti a trainare le slitte sul
ghiaccio e in parte a remare in direzione sudovest. Una volta
nuovamente raggiunte acque navigabili, abbiamo superato un
branco di trichechi stesi su un banco di ghiaccio. Che piacere vedere tanto cibo nello stesso posto, ma al momento abbiamo carne
e grasso a sufficienza. Dopo pranzo, nonostante la nebbia siamo
riusciti a percorrere una lunga baia verso il ghiaccio costiero
senza trovare uno sbocco. Siamo dovuti tornare indietro e questo
ci ha procurato un ritardo notevole. In quel momento stavamo
seguendo una rotta pi occidentale lungo il bordo del ghiaccio,
spesso massiccio e accidentato; la corrente era contro di noi e
mentre remavamo durante la giornata si formato ghiaccio
nuovo. Il tempo era freddo e calmo, poi la neve ha cominciato a
cadere cos fitta che non siamo pi riusciti ad andare oltre. Siamo
dunque approdati sul ghiaccio e abbiamo trainato sino alle dieci
di sera.
Tracce di orso in ogni direzione, sia fresche che vecchie, come
se ci fosse stato un raduno generale o come se un gruppo avesse
fatto avanti e indietro da qui. In vita mia non ho mai visto cos
tante tracce di orso in un posto solo.
Oggi abbiamo fatto 15 miglia circa ma se vogliamo raggiungere Spitzbergen questanno, la nostra avanzata troppo lenta.
Continuo a chiedermi se non sia il caso di ridurre la lunghezza
delle nostre slitte per pagaiare singolarmente. Sono il nuovo
ghiaccio, sempre pi brutto, e gli undici gradi sotto zero a trattenermi. Forse sta arrivando linverno e a quel punto le slitte saranno molto necessarie.
Che strana sensazione pagaiare nella nebbia senza vedere
neppure a un miglio di distanza. La terra che avevamo trovato
ora dietro di noi. Speriamo sempre nel tempo per capire dove
si stende quella che abbiamo di fronte, visto che una terra ci deve
pur essere. Questo ghiaccio pianeggiante e uniforme deve per
forza essere attaccato a una terra di qualche tipo. Tuttavia pare
130

che non sar affatto limpido, la nebbia incessante, dobbiamo


spingere cos com.
Dopo aver trainato su ghiaccio per una certa distanza, il
giorno seguente (11 agosto), siamo arrivati in acqua libera dove
abbiamo pagaiato quattro o cinque ore. Mentre mi trovavo su
una gibbosit a ispezionare le acque di fronte a noi, un mostruoso tricheco gigante ci venuto vicino. rimasto a sbuffare
vistosamente verso di noi in superficie, ma abbiamo fatto finta
di niente, siamo entrati nei kayak e abbiamo proseguito. Allimprovviso spuntato al nostro fianco e si alzato sopra il livello
dellacqua, ha soffiato scuotendo laria e ha minacciato di infilare
le zanne nella nostra fragile imbarcazione. Abbiamo afferrato le
armi ma subito scomparso per riemergere immediatamente
sullaltro lato accanto al kayak di Johansen, dove ha ripetuto la
stessa manovra. Allora gli ho detto che se lanimale avesse dimostrato di volerci attaccare avremmo dovuto sparare; potevamo
vederlo sottacqua mentre passava rapidamente sotto il nostro
vascello e temendo che potesse fare un buco con le zanne nella
parte sotto, per spaventarlo abbiamo cacciato le pagaie in acqua
e lui, pi furioso di prima, improvvisamente sbucato accanto
al kayak di Johansen che gli ha scaricato in mezzo agli occhi il fucile. Lanimale ha emesso un lamento terrificante, si capovolto
ed scomparso lasciando una traccia di sangue sullacqua.
Siamo andati via il pi velocemente possibile, consapevoli che lo
sparo avrebbe potuto provocare conseguenze pericolose ma
quando abbiamo sentito il tricheco riemergere dietro di noi nel
punto dove era scomparso ci siamo sentiti sollevati.
Stavamo pagaiando tranquilli da tempo, quando improvvisamente ho visto Johansen saltare in aria e ho sentito il suo kayak
ricevere una botta tremenda. Non avendo idea di cosa potesse
essere ho guardato in giro per capire se cera qualche blocco di
ghiaccio alla deriva che si era capovolto colpendo il fondo del
suo kayak: poi allimprovviso ho visto un altro tricheco emergere dallacqua al nostro fianco. Ho preso il fucile e dato che
lanimale non girava la testa per colpirlo dietro lorecchio, dove
pi facile ferirlo, sono stato costretto a tirargli un pallettone in
piena fronte: del resto non cera tempo da perdere. Per fortuna
131

bastato per farlo crollare in acqua dove rimasto a galleggiare


ormai morto. Con grande difficolt siamo riusciti a fare un buco
nella pelle spessa e dopo esserci tagliati qualche striscia di grasso
e di carne dalla schiena, abbiamo ripreso la navigazione.
Alle sette di sera girata la corrente di marea e il canale sgombro si chiuso. Non cera pi acqua e invece di iniziare a trainare
sul ghiaccio, abbiamo deciso di aspettare il giorno seguente,
quando il canale si sarebbe riaperto con la marea nuova; intanto
potevamo ridurre le estremit della nostre slitte, farci delle belle
pagaie doppie che ci avrebbero dato pi spinta, cos da poter
percorrere il canale sgombro molto pi a lungo con i kayak singoli. Mentre eravamo occupati in questo lavoro la nebbia si un
po alzata e siamo riusciti a vedere la terra davanti a noi che si
stendeva per un lungo tratto verso sud e verso ovest da S.E. e
sino a N.N.O. Sembrava una catena di isole con in mezzo tanti
stretti. Le isole erano quasi tutte ricoperte da ghiacciai e solo sporadicamente si vedevano pareti scure verticali di montagne. Era
una visione che avrebbe dovuto farci gioire: tutta quella terra in
un colpo solo. Ma dove eravamo? Rispondere a questa domanda
era sempre pi difficile. Eravamo finalmente sul lato orientale
della Terra di Francesco Giuseppe? Sembrava molto ragionevole.
Ma allora dovevamo essere molto lontani in direzione est e attenderci un lungo viaggio prima di raggiungere capo Fligely
sulla Terra del Principe della Corona Rodolfo.
Mercoled 14 agosto. Abbiamo trascinato le slitte cariche su tanti
banchi di ghiaccio, abbiamo attraversato canali sgombri e siamo
finalmente arrivati in un canale che correva verso ovest dove
siamo riusciti a pagaiare; poi il ghiaccio si saldato e siamo rimasti bloccati. I gabbiani bianchi sono molto sfrontati e ieri sera
ci hanno rubato un pezzo di grasso vicino alla tenda.
Il giorno dopo ci siamo dovuti fare strada alla meno peggio, pagaiando brevi distanze nei canali dove abbiamo trainato i carichi
su banchi di ghiaccio di varie dimensioni. La corrente, che sembrava quella di un mulino, nella sua corsa li macinava unendoli.
Con le slitte tozze, non era un granch avanzare e abbiamo tro132

vato sempre meno acqua adatta ai kayak. Spesso ci siamo fermati in attesa che si aprisse il ghiaccio al termine della marea ma
non successo; cos la mattina del 15 agosto abbiamo rinunciato
e ci siamo diretti allinterno, verso il ghiaccio costiero. Abbiamo
puntato la rotta verso lo stretto occidentale che si vedeva da
giorni e per raggiungere il quale avevamo tanto faticato. La superficie del ghiaccio era abbastanza pianeggiante e siamo riusciti
a procedere bene. Durante il tragitto abbiamo visto un iceberg
catturato dal ghiaccio, il pi alto visto da queste parti: 15 o 20
metri direi.23 Volevo salire in cima per vedere meglio lambiente
ma era troppo ripido e a un terzo della salita ci siamo fermati.
Infine, la sera abbiamo raggiunto le isole verso le quali avevamo fatto rotta negli ultimi giorni e per la prima volta dopo
due anni abbiamo calpestato la terra nuda. La gioia procurata
dallemozione di poter saltare da un blocco di granito allaltro
indescrivibile,24 per non dire di quando, in un angolino riparato
tra le pietre, abbiamo trovato muschio e fiori, papaveri meravigliosi (papaver nudicaule), Saxifraga nivalis e una Stellaria (sp.?).
Inutile aggiungere che abbiamo fatto sventolare la bandiera norvegese e preparato un banchetto. Con il petrolio finito da diversi
giorni, abbiamo dovuto cavarcela con unaltra lampada nella
quale possibile utilizzare olio di balena.
(Questo stato scritto la mattina del 16 agosto) Diventa sempre pi incomprensibile capire la nostra posizione. A ovest sembra esserci un ampio stretto ma cos? Lisola25 sulla quale ci
troviamo e dove abbiamo dormito splendidamente su terra
asciutta una lunga cresta simile a una morena che circa segue
un andamento da nord a sud (magnetico), consistente quasi
esclusivamente di blocchi di pietra generalmente molto grandi,
23. Si detto che al largo della Terra di Francesco Giuseppe sono stati visti Iceberg di grandezza notevole; rispetto al periodo del nostro viaggio attraverso
questo arcipelago, posso solo dire che non abbiamo visto nulla del genere.
Quello citato qui il pi grande che abbiamo incontrato ma paragonati a quelli
della Groenlandia erano masse da ghiacciaio pressoch insignificanti.
24. Nel mio diario lho chiamato granito, in realt era basalto grossolano. I campioni prelevati purtroppo sono andati perduti.
25. Isola Houen.

133

che presentano degli spuntoni. Questi blocchi sono anche arrotondati ma non vi ho trovato striature. Lintera isola si eleva di
poco dalla banchisa dove alloggiata e i suoi pendii digradano
sino al ghiaccio circostante. Sul nostro occidente da molti giorni
vediamo unisola brulla anche pi alta di questa. Lungo la costa
c un gradone deciso. Sul nostro settentrione ci sono due isolette
e una piccola roccia, uno skerry.
Allinizio ho pensato che lo stretto fosse quello di Rawlinson
ma a questo punto sembrava impossibile, visto che non cera
traccia del ghiacciaio Dove, al quale collegato su un lato. Se la
nostra posizione fosse questa, dobbiamo avere attraversato il
ghiaccio e la Terra di Wilczek senza aver notato traccia di entrambe, visto che abbiamo viaggiato verso ovest a un mezzo
grado a sud di capo Buda-Pesth: abbiamo dunque escluso di poterci trovare in questa regione. Dobbiamo essere approdati in
una nuova terra nella parte occidentale della Terra di Francesco
Giuseppe o dellArcipelago ma cos a ovest che non abbiamo
visto niente delle regioni scoperte da Payer. Ma siamo addirittura cos a ovest da non aver visto neppure la Terra di Oscar, che
dovrebbe trovarsi a 82 N. e 52 E.?.
Tutto ci era davvero incomprensibile. Cerano forse altre
spiegazioni?
Sabato 17 agosto. Ieri stata una bella giornata. Siamo in acque
libere e per quanto riesco a capirne viaggiamo sulla costa occidentale della Terra di Francesco Giuseppe; possiamo ancora sperare di arrivare a casa questanno. Ieri a mezzogiorno circa
abbiamo incrociato il ghiaccio che va dalla nostra isoletta-morena su sino allisola pi alta a ovest.
Questisola26 mi sembrata uno dei posti pi belli sulla faccia
della terra. Cera una meravigliosa spiaggia pianeggiante, un
vecchio gradone con tante conchiglie, una cintura di acqua limpida stretta lungo la costa sul cui fondale si vedevano lumache
e ricci di mare (Echinus) con i crostacei che nuotavano. Nelle scogliere sovrastanti cerano centinaia di piccole alche urlanti e ac26. Isola Torup.
134

canto a noi svolazzavano zigoli della neve con il loro allegro cinguettio da un sasso allaltro. Allimprovviso il sole sbucato
dalle nuvole leggere e lanose. Qui cerano la vita e la nuda terra:
non eravamo pi sulleterna banchisa alla deriva! In fondo al
mare, subito oltre la spiaggia, riuscivo a vedere intere foreste di
alghe (Laminaria e Fucus). Sotto le scogliere, si trovavano accumuli sparsi di neve color rosa.27
Sul versante nord dellisola abbiamo trovato la zona dove si riproducono i gabbiani dal dorso nero che se ne stavano coi piccoli
sulle sporgenze degli scogli. Abbiamo dovuto per forza arrampicarci per fare una foto allinsolita scenetta familiare, e da lass
abbiamo visto il banco di ghiaccio alla deriva dal quale eravamo
venuti. Era alle nostre spalle e sembrava una pianura bianca che
scompariva in lontananza allorizzonte oltre il quale avevamo
viaggiato; pi lontano ancora, la Fram e i nostri compagni erano
alla deriva.
Avevo pensato di salire in cima allisola per vedere meglio e
risolvere il problema della nostra posizione. Ma una volta sul
versante occidentale la nebbia tornata bloccandosi proprio
sulla vetta. Ci siamo dovuti accontentare di salire un po sul pendio per vedere la rotta che ci attende verso ovest. Abbiamo visto
acqua libera a una certa distanza, sembrava mare: ma prima di
arrivarci cera molto ghiaccio. Siamo scesi e ripartiti. Lungo la
terra abbiamo seguito un canale sgombro che proseguiva per
una certa distanza ma ovunque era ricoperto da un sottile strato
di ghiaccio recente che non abbiamo osato spezzare con i kayak
per il rischio di tagliarli. Alla fine siamo tornati a riva pi a sud,
trascinando i kayak per darci nuovamente al ghiaccio. Intanto
cerano tante foche barbute che tiravano fuori la testa dal ghiaccio fissandoci stupite con i loro grandi occhi; poi con un violento
tuffo di testa scomparivano per riemergere poco dopo dallaltra
parte spruzzando acqua ovunque.
Alla fine e dopo molti sforzi, siamo arrivati al margine del
27. Il colore dovuto a una meravigliosa e minuscola alga rossa che cresce sulla
neve (generalmente la Spaerella nivalis). Si trovavano anche chiazze giallo
verdi nella neve, dovute a unaltra specie di alga.

135

ghiaccio; davanti a noi si stendeva a perdita docchio la distesa


blu dellacqua e abbiamo pensato che in futuro avremmo avuto
a che fare solo con questa. Verso nord cera una terra28 le cui ripide scogliere di basalto nero cadevano a picco nel mare. Verso
settentrione sporgevano numerosi promontori e ancora pi oltre
si riusciva a distinguere un ghiacciaio bluastro. Linterno era
ovunque ricoperto da uno strato di ghiaccio. Sotto le nuvole e
sulla terra cera una striscia di cielo vermiglio notturno che si rifletteva nel malinconico dondolio del mare.
Cos abbiamo pagaiato lungo il fianco del ghiacciaio che ricopriva lintera regione sul nostro meridione. Avvicinandoci al
promontorio verso ovest, leccitazione cresceva. La costa aveva
dunque un andamento meridionale? E verso occidente la terra
era finita? Ci aspettavamo che il nostro destino si decidesse con
le risposte a queste domande, che avrebbero decretato se saremmo tornati a casa questanno o se saremmo stati costretti a
svernare da qualche parte sulla terra ferma. Intanto ci avvicinavamo sempre pi al bordo della parete verticale di ghiaccio. Una
volta raggiunto il promontorio, il nostro cuore esploso di gioia
vedendo che verso occidente cera acqua, solo acqua, e che la
costa andava verso meridione. Un po avanti abbiamo anche
visto una montagna brulla sporgere dallo strato di ghiaccio, una
curiosa cresta elevata e a lama di coltello. Era ripida e affilatissima come mai mi era capitato di vedere interamente di basalto
colonnare scuro, talmente frastagliata a puntuta da sembrare un
pettine. In mezzo alla montagna cera una breccia o un canalone
dove ci siamo infilati per ispezionare la via di mare verso sud. La
parete di roccia qui non era larga e sfuggiva precipitando sul
versante sud con una caduta verticale di alcune centinaia di
metri. Nel canalone tirava un vento tagliente. Alle mie spalle ho
improvvisamente sentito un rumore e guardandomi in giro ho
visto due volpi litigare per una piccola alca appena catturata. Tiravano e si artigliavano sul bordo dellabisso quando improvvisamente ci hanno visti a meno di sette metri da loro e hanno
cessato di lottare; dopo aver alzato la testa per lo stupore, hanno
28. In seguito si dimostr essere la Terra del Principe della Corona Rodolfo.

136

cominciato a correre intorno squittendo verso di noi. Sopra volavano miriadi di alche urlando stridule dalle sporgenze sul
fianco della montagna.
Per quello che si riusciva a capire, poteva esserci mare aperto
lungo la terra verso occidente. Eravamo stanchi, ma avendo il
vento a favore abbiamo deciso di cogliere lopportunit, mangiare qualcosa, alzare albero e vela sulle canoe e salpare. Abbiamo navigato sino a quando, al mattino, il vento calato e per
accamparci siamo approdati sul ghiaccio costiero.29
Al pensiero di essere finalmente e realmente sulla costa occidentale della Terra di Francesco Giuseppe mi rende felice come
un bambino: lacqua di fronte a noi libera dal ghiaccio e dalle
correnti.
Mercoled 24 agosto. Non finiranno mai le alterne vicende della
vita. Lultima volta che ho scritto ero pieno di coraggio e speranza. Invece ora siamo bloccati qui da quattro giorni e tre notti,
dopo che il ghiaccio si completamente saldato alla costa. Vediamo solo creste ammassate, gibbosit e ghiaccio frantumato
da ogni parte. Il coraggio c ancora ma la speranza di tornare
presto a casa labbiamo abbandonata da tempo: davanti a noi c
la certezza di passare da queste parti un lungo e buio inverno.
Tra il 17 e il 18 a mezzanotte siamo ripartiti dallultimo campo.
Il tempo era splendido. Nonostante le nuvole nascondessero il
sole, lungo lorizzonte nord cera un glorioso bagliore vermiglio
con le nuvole dorate dal sole e il sognante mare che risplendeva
in lontananza: una notte meravigliosa La superficie del mare
era liscia come uno specchio, non si vedevano blocchi di ghiaccio
e i kayak scivolavano a silenziosi colpi di pagaia. Era come essere su una gondola nel Canal Grande. Cera come un qualcosa
di arcano in questa quiete e rapidamente il barometro era sceso.
Andavamo spediti verso il promontorio a sud-sudovest, stimato
a 12 miglia di distanza.30 Qualche ora dopo abbiamo visto del
ghiaccio, pensando entrambi che fosse solo una catena di pezzi
29. Vicino allAvanterra di Brgger.
30. Avanterra di Clements Markham.
137

sparsi alla deriva nella corrente e abbiamo continuato a pagaiare


fiduciosi. Ma avvicinandoci, vedevamo che il ghiaccio era piuttosto compatto e che si estendeva a una distanza sempre maggiore, anche se dal kayak non era facile capire lestensione esatta
della banchisa. Siamo sbarcati per salire su una gibbosit per decidere la rotta migliore: la visione che ci si presentata davanti
agli occhi era tuttaltro che incoraggiante. Al largo del promontorio verso il quale stavamo navigando, cerano varie isolette e
roccioni che si estendevano sino a una certa distanza verso il
largo: erano proprio questi che stavano chiudendo il ghiaccio,
che era ovunque.
Vicino a noi era molle ma pi avanti appariva ben peggiore,
tanto da mettere fuori questione unulteriore avanzamento in
mare. Non ci restava che rimanere affiancati al ghiaccio costiero
e sperare in un canale sgombro che scorresse accanto a noi pi
avanti.
Mentre stavamo pagaiando attraverso piccoli frammenti di
ghiaccio, allimprovviso il mio kayak ha subito un colpo violento
da sotto. Mi sono guardato in giro sbalordito: nei dintorni non
avevo notato grossi pezzi di ghiaccio. Ma cerano nemici peggiori in giro. Guardando in basso a poppa ho visto un enorme
tricheco fendere lacqua e poi improvvisamente uscire, alzarsi e
mettersi di coda proprio davanti a Johansen che era nella mia
scia. Temendo che lanimale potesse conficcare le zanne sul
ponte della sua imbarcazione, indietreggiato il pi possibile
cercando il fucile che teneva sul fondo del kayak e anchio ho
estratto velocemente larma dalla custodia.
Lanimale si tuffato in acqua sbuffando e scomparendo sotto
il kayak di Johansen per riemergere da dietro. Avendone avuto
abbastanza di un vicino del genere, Johansen si arrampicato
sul blocco pi vicino e dopo aver atteso un po con larma
pronta, ho seguito il suo esempio. Appena ho messo piede sullorlo del ghiaccio questo ha ceduto e ho evitato di poco un
bagno freddo, ma il kayak ha iniziato ad allontanarsi con me
eretto in piedi che facevo del mio meglio per stare in equilibrio
ed evitare di capovolgermi. Alla fine sono riuscito a salire sul
ghiaccio e per molto tempo il tricheco ha continuato a nuotare
138

intorno al nostro blocco di ghiaccio, dove abbiamo cercato di approfittare della situazione pranzando. Era un grande bue marino. C qualcosa di fantastico e preistorico in questi mostri.
Non ho potuto fare a meno di pensare a un tritone o a qualcosa
di simile, mentre se ne stava l sotto la superficie a sbuffare mentre ci fissava con quei suoi rotondi occhi vitrei.
Il canale sgombro lungo il ghiaccio costiero ci ha dato poca
soddisfazione, poich il ghiaccio fresco che lo ricopriva ci ha impedito di procedere. Si anche alzato un vento da S.S.O. che ci
ha spinto addosso il ghiaccio e non ci rimasto altro che metterci
sullorlo del ghiaccio in attesa che mollasse. Abbiamo steso il
sacco e aperto la tenda sopra di noi per riposare, con la speranza
di riuscire presto a procedere. Ma non era destino: il vento si
rinfrescato, il ghiaccio si ulteriormente saldato e in poco tempo
non si pi vista acqua libera in nessuna direzione. Anche il
mare aperto da dove eravamo venuti scomparso; di colpo ogni
speranza di arrivare a casa questanno andata a picco.
La situazione non invidiabile; davanti a noi c consistente
ghiaccio marino frantumato vicino a terra e solo gli dei sanno se
questanno torner ad aprirsi. A una certa distanza dietro di noi
c una terra31 il cui aspetto tutto fuorch allettante per passarci
un inverno. Intorno abbiamo ghiaccio insormontabile e le provviste sono decisamente in calo.
La costa meridionale della regione con Eira Harbor era per la
nostra fantasia una vera terra di Canaan: se ci fossimo arrivati, i
guai sarebbero finiti. L speravamo di trovare il rifugio di Leigh
Smith o almeno i suoi resti, per avere un posto dove vivere; speravamo anche che dove ci fosse stata molta acqua libera, sarebbe
stato facile trovare cacciagione. Ci siamo pentiti di non aver ucciso pi foche quando cerano, come la notte in cui abbiamo lasciato lultimo campo. Mentre Johansen stava sistemando
qualcosa sul kayak a bordo ghiaccio, proprio davanti a lui arrivata una foca. Secondo lui era di un tipo mai visto e mi ha urlato qualcosa. Ma in quel momento ne sono emerse una ventina,
calme e silenziose, che si sono messe a fissarlo con i loro grandi
31. Avanterra di Helland.

139

occhi. Lui rimasto esterrefatto, pensando ci fosse qualcosa di


misterioso in tutto questo: poi, in silenzio come erano venute,
sono scomparse.
Lho consolato dicendogli che erano di un tipo mai visto durante il viaggio; erano giovani foche gronelandiche e lo stesso
giorno ne abbiamo visti interi branchi.
Intanto cercavamo di far passare il tempo come potevamo
soprattutto dormendo.
Al mattino presto del 21, mentre stavo pensando a cosa ci sarebbe accaduto se il ghiaccio non avesse mollato e se non fossimo
riusciti a rimpinguare la nostra dispensa le prospettive non
erano molto promettenti fuori ho sentito qualcosa muoversi
scalpitando. Sono saltato in piedi dicendo a Johansen che doveva
essere un orso e poi ho sentito annusare il telo della tenda.
Ho sbirciato da un buco e non ho visto niente; poi ho attraversato un grosso buco sullaltro lato della tenda e proprio l ho
visto un orso enorme che in quel momento ha visto me, sgattaiolando lontano prima di fermarsi a guardare verso la tenda. Ho
afferrato il fucile dal piolo della tenda, lho infilato nel buco e gli
ho infilato un pallettone in pieno petto. Lorso caduto in avanti
ma si rialzato allontanandosi a fatica, per cui ho dovuto sparargli con laltra canna nel fianco. Lui ha continuato ad avanzare
barcollando ma poco pi avanti caduto. Era un orso insolitamente grande e i guai con il cibo erano dimenticati. Tuttavia il
vento continuava ad arrivare regolare e dallo stesso quadrante.
Poich dove eravamo accampati non offriva molto riparo e dato
che eravamo sgradevolmente vicini alla cresta dove il ghiaccio
continuava a saldarsi, abbiamo preso alloggio pi in su, sopra il
ghiaccio costiero. Ieri sera arrivato un altro orso, che non si
avvicinato alla tenda.
Ieri abbiamo fatto unescursione verso linterno32 per vedere
quali sono le prospettive se dovessimo essere costretti a trascorrere qui linverno. Avevo sperato di trovare ghiaccio pi pianeggiante ma pi ci si avvicinava alla terra e pi peggiorava sino a
diventare un torrione pressoch insormontabile vicino al pro32. SullAvanterra di Helland.
140

montorio, dove era impilato contro la parete del ghiacciaio.


Siamo saliti sul ghiacciaio e abbiamo guardato lo stretto a nord
del promontorio. Sembrava esserci un piccolo passaggio nel
ghiaccio pi pianeggiante e simile a quello di un fiordo ma non
si vedevano canali sgombri dove catturare qualche foca. Non
cera neanche posto per un rifugio mentre sul versante sud del
promontorio abbiamo trovato un posticino ridente con il terreno
piuttosto pianeggiante e dove abbondavano erba, muschio e
sassi adatti per costruire. Ma al di fuori di quel punto, anche l
sulla costa il ghiaccio turrito era ovunque caos. Il terreno era pianeggiante in direzione del fiordo che si stendeva verso linterno
a sud, dove presto si tramutava in ghiaccio piatto da fiordo. Ma
anche l non cerano canali sgombri dove sperare nella presenza
di foche.
Eravamo concordi sul fatto che fosse possibile trascorrere linverno qui ma speravamo che quella sarebbe stata la prima e ultima volta che ci sarebbe toccato mettere piede in quel punto. Il
percorso per arrivarci era talmente brutto che non sapevamo ancora bene come portare slitte e kayak.
Oggi finalmente arrivato il mutamento a lungo atteso e bramato. Ieri notte si placato il vento da sudovest; il barometro ha
ripreso a salire e il vento ha fatto il giro sino al quadrante opposto. Adesso la domanda : se dovesse continuare a soffiare, riuscir a spingere il ghiaccio verso fuori?
Qui c un grande buco nel mio diario e solo a inverno inoltrato
(venerd 6 dicembre) scriver: almeno devo provare a riempire
il buco che c nel diario. C stato cos tanto da fare che non ho
avuto tempo di scrivere; adesso la scusa non vale pi, visto che
dormiamo quasi ventiquattro ore.
Il 24 agosto, dopo aver scritto il diario, sono andato a cercare
un luogo migliore e pi riparato, poich il vento era cambiato e
soffiava dritto nella tenda. Avevo anche sperato che questo vento
di terra potesse aprire il ghiaccio e mi sono messo alla ricerca di
qualche segno che potesse indicare un allentamento del ghiaccio
costiero: ma i banchi erano saldati e molto uniti. Sono riuscito a
trovare un luogo magnifico dove mettere la tenda e mentre ci
141

stavamo dando da fare per trasferirci, improvvisamente abbiamo scoperto che verso terra il ghiaccio si era staccato e che
cera gi un ampio canale sgombro.
Volevamo che il ghiaccio si aprisse ma non sul fianco che dava
verso terra, perch a questo punto era questione di attraversare
a qualsiasi costo sul ghiaccio costiero per non andare con la banchisa alla deriva verso il largo. Il vento per era diventato una rigida brezza e non era cos sicuro andarci contro, anche se per
una breve distanza come quella che serviva per attraversare il
canale sgombro, rapidamente fattosi pi largo. Ma un tentativo
andava fatto e cos siamo partiti seguendo il margine verso un
punto pi a est, che per lanciare i kayak ci sembrava offrire pi
protezione.
Ma una volta l abbiamo scoperto che non sarebbe stato semplice lanciarli riuscendo a evitare che lacqua entrasse. Tirava un
vento cos forte che gli spruzzi delle onde arrivavano oltre il
mare e lontani sul ghiaccio.
Non restava molto altro da fare che piantare la tenda e aspettare tempi migliori. A questo punto avevamo assoluto bisogno di
un riparo per evitare che la tenda venisse lacerata dal vento ma
per quanto potessimo darci da fare, non riuscivamo a trovare un
punto di sosta permanente e ci siamo dovuti accontentare del riparo inadeguato di una piccola altura che ci dava limpressione
di andare bene.
Non era molto che ci eravamo coricati che le raffiche di vento
hanno dato il via ad assalti talmente furiosi da consigliarci di abbassare la tenda per evitare che venisse fatta a pezzi. Ora potevamo dormire al sicuro e lasciare che il vento infuriasse. Quando
mi sono svegliato ho notato che il vento era calato tanto da permetterci di rialzare la tenda e sono sgusciato fuori per controllare
il tempo. La sorpresa stata molto meno piacevole quando ho
scoperto che eravamo gi sul mare, probabilmente gi a otto,
dieci miglia da terra: in mezzo cera solo mare aperto. La terra allorizzonte appariva bassa e lontana. Nel frattempo il tempo era
molto migliorato e cos ci siamo rimessi in movimento sul bordo
del ghiaccio, cercando di lanciare i kayak. Ma non era facile. Soffiava ancora un vento forte, il mare era grosso e cerano diversi
142

blocchi di ghiaccio sparsi in movimento, per cui dovevamo stare


allerta per evitare che i kayak fossero schiacciati. Dopo alcuni
tentativi a vuoto, siamo riusciti a metterci in acqua: ma vento e
onde erano troppo violenti e contro queste forze non avremmo
fatto molti progressi. Non restava che navigare. Ci siamo diretti
lungo un promontorio di ghiaccio, abbiamo unito i kayak, alzato
lalbero e ci siamo rimessi in mare. Issata la vela, che inesprimibile soddisfazione quando abbiamo scoperto che landatura era
magnifica. Forse potevamo dire addio per sempre al ghiaccio sul
quale eravamo stati costretti ad abbandonare le nostre speranze
di arrivare a casa entro lanno. Abbiamo continuato a veleggiare
per ore procedendo bene e quando il vento calato troppo mi
sono arrischiato a issare tutta la doppia vela. Appena fatto questo, ci siamo lanciati schiumando sullacqua ma presto la cosa si
fatta troppo rischiosa; sottovento, il mare sommergeva il
kayak, lalbero si piegava pericolosamente e la situazione non
era piacevole. Dunque non restava che ammainare rapidamente
la vela doppia e issare quella singola. Per un po ci passata la
voglia di provare a fare qualcosa di pi.
Abbiamo navigato bene tutto il giorno e alla fine ci siamo trovati a dover doppiare il difficile promontorio ma prima di lasciarlo alle spalle si era fatta sera, il vento era calato e abbiamo
dovuto issare nuovamente la vela doppia e anche cos, lavanzata era lenta.
Durante la notte non ci siamo fermati, restando sotto costa, decisi a sfruttare al massimo il vento. Abbiamo superato un promontorio basso coperto da un ghiacciaio che digradava
dolcemente;33 l intorno cerano diverse isole che secondo noi dovevano aver tenuto saldato il ghiaccio. Poco pi avanti siamo
giunti ai piedi di elevate scogliere basaltiche dove il vento calato
del tutto. Ci siamo fermati qui, con la foschia che scendeva ma
riuscendo a distinguere terra e isole sia a destra che a sinistra ma
33. Probabilmente questa la terra che Jackson aveva visto pi a nord nella primavera del 1895 e sulla mia mappa non aveva nome. diverso per le isole
esterne, che lui non aveva notato. Sono approssimativamente indicate (come
Isola Geelmuyden e Isola Alexander), ma non sono certo di quante fossero e
della loro posizione.

143

senza sapere in che direzione puntare. Abbiamo tirato a riva i


kayak, piantato la tenda e ci siamo cucinati un buon pasto caldo
che ci siamo goduti alla grande, consapevoli di aver fatto un bel
lavoro.
La mattina dopo, quando ci siamo svegliati, il tempo era talmente limpido che si poteva capire da che parte saremmo dovuti
andare. Sembrava che davanti a noi ci fosse un fiordo o uno
stretto profondo che correva verso est: la nostra via era chiaramente quella che girava intorno a un promontorio sul nostro
S.S.O. e dallaltra parte del fiordo. In quella direzione lacqua
sembrava libera, mentre allinterno del fiordo cera ghiaccio solido e sul mare banchi di ghiaccio alla deriva ovunque. Riuscivamo anche a distinguere diverse isole.34 Anche qui, come
avremmo poi scoperto al mattino, era andata alla deriva una
grande quantit di ghiaccio nel corso della notte (grandi banchi
piatti e sottili che si erano messi proprio davanti a noi), che dava
lidea di doverci procurare un gran lavoro prima arrivare in
acque libere. Le cose sono andate un po meglio del previsto e
siamo passati prima che si chiudesse del tutto. Ora davanti a noi
cera acqua libera sino a oltre il promontorio in lontananza; il
tempo era buono e tutto faceva pensare a una giornata positiva.
Come il vento ha iniziato a tirare dal fiordo, dandoci la speranza
che potesse permetterci di andare a vela, ci siamo accostati a una
piccola isola rocciosa che aveva laspetto di una grande pietra
che spuntava dal mare35 dove abbiamo issato albero e vela. Ma
il vento si rivelato poca roba e siamo stati costretti a disarmare
e pagaiare. Stavamo avanzando da poco, quando il vento andato sul quadrante opposto, quello di sudovest. cresciuto rapidamente e il mare si alzato, il cielo a sud si coperto dando
limpressione di potersi trasformare in tempesta. Eravamo an-

34. Queste tre isole, delle quali siamo poi riusciti a prendere la posizione e che
riuscivamo a vedere dal nostro rifugio invernale, sono probabilmente la terra
che Jackson ha scambiato per la Terra di Re Oscar. Poich le ha viste solo da una
posizione (il suo Capo Fisher) verso sud a 81, le ha collocate a 82, cio 40
troppo a nord, sovrastimandone la distanza.
35. Steinen sulla mappa.

144

cora a diverse miglia dalla terra sul lato opposto del fiordo e
prima di arrivarci avremmo potuto anche avere molte ore di
duro lavoro.
Anche questa terra appariva tuttaltro che invitante, ricoperta
da un ghiacciaio unico dalla cima alla costa: solo in un punto
emergeva una piccola roccia. Sul lato sottovento cera il margine
inferiore del ghiaccio costiero che non concedeva protezione e
le onde andavano a infrangersi proprio l e se si fosse reso necessario lapprodo, non sarebbe stato un buon posto dove cercare rifugio; sarebbe stato meglio arrivare vicino a terra e vedere come
si metteva il tempo. La prospettiva di essere ancora una volta
circondati da blocchi di ghiaccio alla deriva non ci allettava: ne
avevamo abbastanza, cos ci siamo diretti verso una terra che
appariva invitante e che si trovava un po dietro rispetto a noi.
Se le cose si fossero messe male, qui avremmo potuto trovare un
posto adatto per svernare.
Avevo appena messo piede sulla terra ferma quando ho visto
un orso e ho tirato su i kayak per andare a sparargli. Lui intanto
si stava trascinando verso di noi, che in silenzio ci siamo messi
ad attenderlo dietro i kayak. Quando ci arrivato di fronte e ha
visto le nostre impronte sulla neve si messo ad annusarle e Johansen gli ha cacciato una pallottola dietro la spalla. Lorso ha
ruggito cercando di scappare ma il proiettile era entrato nella
spina dorsale e aveva paralizzato la parte posteriore del corpo,
che si rifiutava di obbedire. Lorso, perplesso, si seduto a mordere, lacerandole, le zampe posteriori sino a farle sanguinare:
era come se stesse castigandole. Poi ha provato a spostarsi ma la
parte posteriore del suo corpo non era pi assoggettabile a disciplina e veniva trascinata girando in tondo. Un pallettone nel cranio ha messo fine alle sue sofferenze.
Una volta scuoiato lanimale e fatta unescursione allinterno
per ispezionare il nostro nuovo regno, siamo rimasti un po sorpresi nel vedere due trichechi che se ne stavano tranquilli sul
ghiaccio vicino a dove avevo avvistato lorso. Questo sembrava
dimostrarmi quanto poco importasse loro degli orsi, che se possono evitare non li attaccano mai.
La tempesta tanto temuta non c stata. Ma il vento tirava forte
145

tanto da squarciare e lacerare la tenda ormai logora e non avevamo un riparo in quel punto. Il giorno dopo speravamo di
poter avanzare. Ma che delusione quando abbiamo trovato la
via ostruita, dopo che il vento aveva nuovamente spinto il ghiaccio verso linterno. Dovevamo stare dove eravamo e vista la situazione, dovevamo sistemarci nella maniera pi comoda
possibile. La prima cosa da fare era quella di cercare un posto
caldo e ben riparato per la tenda ma non lo abbiamo trovato.
Non restava che costruire qualcosa con i sassi. Abbiamo estratto
pietre dalle macerie ai piedi della scogliera. Lunico utensile era
un pattino che avevamo tagliato da una slitta ma abbiamo dovuto usare soprattutto le mani. Abbiamo lavorato tutta notte e
quello che allinizio doveva essere solo un riparo dal vento,
piano piano diventata una cosa con quattro mura e cos abbiamo continuato a lavorare sino a completare il piccolo rifugio.
Niente di speciale, per carit; un uomo della mia altezza non poteva neppure sdraiarsi tutto dentro (dovevo lasciare i piedi fuori
dalla porta) e in larghezza potevamo appena stare sdraiati affiancati e lasciando lo spazio per lattrezzatura da cucina. Per ci
che riguarda laltezza era anche peggio. Cera spazio per stare
sdraiati ma per me era impossibile sedermi decentemente. Il
tetto era fatto con la nostra fragile e sottile tenda di seta stesa
sugli sci e le aste di bamb. I giacconi chiudevano lentrata e le
pareti erano fatte talmente male che la luce entrava da tutti i lati.
In seguito lavremmo battezzata la tana: una tana veramente terribile. Questo per non ci impediva di andare fieri del nostro
manufatto. Non sarebbe crollata neanche se il vento ci avesse
soffiato dritto dentro. Quando abbiamo portato dentro la pelle
dellorso per il giaciglio e ci siamo infilati al caldo nel nostro
sacco con una bella pentola di carne bollita sulla lampada a olio
di balena, la vita ci sembrata un piacere; e il fatto che il fumo
ci facesse arrossare e lacrimare gli occhi, non riusciva a distruggere la nostra sensazione di contentezza.
Poich anche il giorno seguente (28 agosto) lavanzata verso
sud era bloccata e lautunno si avvicinava, ho deciso di passare
tutto linverno qui. Ho pensato che per raggiungere Eira Harbor
o il rifugio invernale di Leigh Smith ci sarebbero volute altre 138
146

miglia di viaggio.36 Per arrivarci ci sarebbe voluto molto tempo


e non avevamo la certezza di trovare un rifugio; una volta l,
inoltre, era tutto da vedere se saremmo riusciti a costruirci un
riparo e a raccogliere provviste prima dellinverno. Non cera
dubbio: il piano pi sicuro era quello di cominciare a prepararci
da subito a svernare mentre in giro cera ancora molta cacciagione; e poi, eravamo in un posto adatto allinverno. La prima
cosa che mi sarebbe piaciuto fare, sarebbe stata quella di sparare
ai due trichechi rimasti sul ghiaccio un paio di giorni: ma ovviamente se ne erano andati. Il mare brulicava di trichechi; barrivano e soffiavano notte e giorno, e per prepararci ad affrontarli
durante questa caccia piuttosto pericolosa abbiamo svuotato i
kayak per renderli pi maneggevoli Mentre eravamo al lavoro,
Johansen, ha visto arrivare da sud due orsi sul ghiaccio una
madre con un cucciolo. Abbiamo preso le armi e gli siamo andati
incontro. Una volta raggiunta la riva, quando sono arrivati a tiro
Johansen ha preso la madre in pieno petto: lei ha ruggito, si
morsa la ferita, ha barcollato facendo qualche passo e poi crollata. Il piccolo non riusciva a capire cosa fosse successo alla
madre e annusandola ha preso a correre in cerchio. Quando ci
siamo avvicinati, si allontanato verso il pendio ma subito tornato a prendere posizione sopra la madre, come per difenderla.
Un colpo di piccolo calibro gli ha tolto la vita.
stato un buon inizio per le provviste invernali. Mentre tornavo al rifugio a prendere i coltelli, ho sentito gridare sopra di
me. Erano due oche che volavano a sud! Con quale bramosia le
ho guardate scomparire, con il solo desiderio di seguirle sino
alla terra verso cui volavano!
Dopo cibo e combustibile, la cosa pi importante era costruire
un riparo. Erigere le mura non era difficile, in giro cerano sassi
e muschio. Il tetto presentava le maggiori difficolt e non avevamo idea di come fare. Per fortuna ho trovato un solido tronco
36. Mi parso di poter concludere che ci trovavamo sulla costa ovest della
Terra di Francesco Giuseppe; in quel momento ci trovavamo un po a nord rispetto a Capo Lofley, il punto pi nordoccidentale della Terra di Leigh Smith,
che dovrebbe essere a sud di 81 nord, mentre il rilevamento di quel giorno ci
collocava a circa 8119 nord.
147

di pino, un detrito buttato a riva non lontano dalla nostra tana.


Questa era la trave di colmo perfetta per il tetto della nostra futura casa. Se ce nera uno, potevano essercene altri per cui abbiamo compiuto una ricerca lungo la riva, trovando solo un
pezzo di legno corto e marcio, oltre a qualche scheggia di legno.
allora che ho pensato di utilizzare pelli di tricheco per fare il
tetto.
Il giorno seguente (29 agosto) ci siamo preparati a tentare la
fortuna nella caccia al tricheco. Non avevamo un grande desiderio di attaccare gli animali dai kayak singoli: ne avevamo avuto
abbastanza e la prospettiva di essere rovesciati o di farsi infilare
una zanna sul fondo del kayak o in unanca non era cos allettante. Li abbiamo uniti e siamo partiti seduti sul foro di entrata
del kayak verso il grosso maschio che si trovava proprio l. Equipaggiati come eravamo di fucili e di arpioni, eravamo convinti
che tutto sarebbe stato molto semplice. Arrivare a tiro non stato
difficile; abbiamo scaricato tutto nella testa allanimale che, tramortito, si disteso per un attimo mentre noi ci siamo messi a remare nella sua direzione. Ma improvvisamente ha cominciato a
schizzare e roteare in acqua, completamente fuori di s. Ho urlato di indietreggiare ma era troppo tardi: il tricheco andato
sotto i kayak da dove abbiamo ricevuto molti colpi dovuti alla
violenza delle sue contorsioni, prima che si tuffasse sul fondo.
Presto risalito e a questo punto si sentiva ovunque il rumore
del suo respiro con il sangue che gli usciva dalla bocca e dalle narici tingendo lacqua. Senza perdere tempo ci siamo avvicinati e
gli abbiamo rovesciato una scarica in testa. Mentre era steso l
fermo, ci siamo dati da fare con gli arpioni ma prima di arrivargli
vicini affondato scomparendo. Che fine malinconica. Siamo
tornati verso riva in silenzio, molto avviliti. Quel giorno non
siamo pi andati a caccia di trichechi sui kayak ma avevamo
visto che un tricheco era arrivato a riva sul ghiaccio. Magari ci
aspettava una compensazione per quello che avevamo appena
perduto. Poco tempo dopo, accanto a lui ne arrivato un altro.
Dopo averli tenuti docchio per dargli il tempo di sistemarsi,
siamo partiti. Avevano barrito producendo un rumore per qualche tempo, poi si erano stesi a dormire ignari e cos ci siamo av148

vicinati con cautela, io davanti e Johansen alle mia calcagna.


Sono andato vicino alla testa del pi vicino, steso con la schiena
rivolta a noi. La posizione della sua testa rendeva difficile sparargli in un punto vulnerabile, cos sono passato oltre verso la
testa dellaltro. Gli animali erano ancora immobili al sole. Il secondo era in una posizione migliore per sparare e quando ho
visto Johansen pronto di fronte alla testa del primo, gli ho sparato dietro il collo. Lanimale si girato leggermente: era morto.
Quando laltro si alzato, Johansen gli ha sparato. Mezzo stordito, ha girato il suo corpo gigantesco verso di noi e un momento
dopo gli ho scaricato addosso un pallettone. Solo che anchio
avevo colpito la testa troppo avanti, come Johansen. Gli usciva
sangue dalle narici e dalla bocca e respirava tossendo, facendo
vibrare laria. Sorreggendosi sulle zanne enormi, adesso giaceva
immobile, tossiva sangue come un tisico del tutto indifferente
verso di noi. Nonostante il corpo enorme e laspetto informe che
rimandava limmaginazione a giganti, spauracchi e altre cose
brutte, cera qualcosa di dolcemente supplichevole e inerme nei
suoi occhi rotondi; per questo, nella piet che si provava per lui,
avevamo dimenticato il suo aspetto da spirito malvagio e i nostri
bisogni. Sembrava quasi un omicidio. Ho messo fine alla sua sofferenza sparandogli un colpo dietro lorecchio ma ancora adesso
quegli occhi mi tormentano; sembrava che in loro fosse riposta
la preghiera di poter continuare a esistere di tutta la razza dei
trichechi, cos indifesa. Che perduta, visto che il suo cacciatore
luomo.
Mentre eravamo impegnati a scuoiare, il vento si alzato trasformandosi in tempesta. Sul lato verso terra, cera lo stretto canale sgombro vicino al quale avevamo trovato i trichechi.
Temevo che qui il ghiaccio potesse aprirsi, facendoci andare alla
deriva e per questo, lavorando, tenevo gli occhi aperti per vedere
se si allargava. Quando il tricheco era mezzo scuoiato, guardando casualmente verso terra e oltre il ghiaccio, ho scoperto
che a una bella distanza da noi si era staccato e che la parte sulla
quale eravamo stava andava alla deriva gi da un po; tra noi e
il ghiaccio sulla riva cera acqua nera e il vento tirava spruzzando schiuma di onde. Non cera tempo da perdere, non sape149

vamo se saremmo riusciti a pagaiare lunghi tratti contro il vento


e il mare, anche se il ghiaccio non sembrava cos alla deriva da
non poter essere attraversato. Ma dovevamo fare in fretta e non
potendo rinunciare completamente al gigantesco animale che
avevamo ucciso, abbiamo tagliato tutta la carne che riuscivamo
lanciandola nei kayak. Poi abbiamo tagliato circa met pelle con
il grasso attaccato e siamo partiti. Avevamo appena lasciato il
bottino e gi i gabbiani si stavano lanciando sulla carcassa. Che
creature felici! Vento, onde e deriva per loro erano niente. Nel
frattempo stavamo facendo del nostro meglio per riguadagnare
il ghiaccio ma si erano formate spaccature e canali in ogni direzione. Siamo riusciti a coprire una certa distanza ma mentre
stavo attraversando un ampio canale sgombro su alcuni blocchi
di ghiaccio sparsi, mi sono imbattuto su un ghiaccio di tale pochezza che affondato sotto il mio peso e sono dovuto saltare indietro rapidamente per evitare un bagno. Abbiamo provato in
diversi punti ma si affondava per il nostro peso e quello delle
slitte: non restava che rientrare in acqua, rimanendo sul lato sottovento del ghiaccio. Appena abbiamo iniziato a remare ci siamo
resi conto che non aveva senso tenere uniti i kayak con un vento
del genere: dovevamo remare singolarmente e sacrificare la pelle
di tricheco con il grasso. Ma facendo questa operazione e prima
di rendercene conto, ci siamo ritrovati circondati dal ghiaccio,
per cui siamo stati costretti a tirare fuori dallacqua velocemente
i kayak per evitare che andassero distrutti. Abbiamo provato a
uscire in vari punti ma il ghiaccio era sempre in movimento e
macinava intorno a noi come un vortice. Quando si apriva un
canale sgombro, non si faceva a tempo a lanciare il kayak che
questo violentemente si richiudeva subito, costringendoci a tirarli fuori. Si sono salvati parecchie volte per un pelo dalla distruzione. Nel frattempo la tempesta cresceva senza sosta, gli
spruzzi ci sferzavano e noi andavamo sempre pi alla deriva in
mare. La situazione non era piacevole.
Alla fine, quando ci siamo liberati, abbiamo scoperto con gioia
che impiegando tutta la nostra forza contro vento, riuscivamo a
forzare un minimo i kayak. Era dura, le braccia facevano male
ma lentamente ci avvicinavamo a terra.
150

Il mare era brutto e ondoso ma i nostri erano ottimi kayak fatti


per il mare. Le raffiche di vento davano la sensazione di poterci
sollevare dallacqua e rovesciarci; ma gradualmente, avvicinandoci alle scogliere alte, si calmato e dopo molto tempo abbiamo
raggiunto la riva.
Il giorno dopo abbiamo trovato il tricheco annegato che galleggiava sulla riva. Lo abbiamo trainato in un posto sicuro allinterno di uninsenatura e lo abbiamo legato. Era questa la
differenza fatta per le nostre provviste invernali.
Solo il 2 settembre siamo riusciti a metterci a scuoiare il tricheco ancora in acqua. Vicino alla tana cera unapertura nel
ghiaccio di spiaggia37 che collegava il canale interno tra il ghiaccio di spiaggia e la terra, al mare. Era dove lo avevamo legato e
speravamo di poterlo tirare a terra qui. Ma per quanto potessimo
tribolare, siamo riusciti soltanto a tirare la testa gigantesca oltre
il bordo del ghiaccio. A un certo punto Johansen ha gridato:
ascolta, guarda laggi!. Nel canale sgombro verso di noi, nuotava un tricheco enorme. Non sembrava aver fretta, ma quando
ha visto cosa stavamo facendo ha spalancato i suoi occhi rotondi
come sbalordito. Suppongo che vedendo un compagno sia venuto a vedere cosa stavamo facendogli. Tranquillamente, lentamente e con dignit risalito sino al bordo dove ci trovavamo
noi. Per fortuna avevamo le armi e quando mi sono avvicinato
si alzato dallacqua e mi ha fissato scrutandomi. Ho atteso con
pazienza che si girasse e gli ho infilato un pallettone dietro la
testa. rimasto un attimo stordito poi ha ripreso a muoversi, per
cui sono serviti altri colpi.
Durante la giornata, mentre eravamo indaffarati con i trichechi, abbiamo visto il fiordo tutto bianco di balene bianche che
facevano capriole sino a perdita docchio. Era una quantit incredibile. Ma nel giro di unora erano sparite. Da dove venissero e
dove sono andate, non sono riuscito a scoprirlo.
Nei giorni seguenti, ci siamo applicati a scuoiare e fare a pezzi
37. Ghiaccio spesso, perch completamente congelato sino al fondo. Fa come
da base ghiacciata lungo la riva anche dopo che il mare si liberato dal ghiaccio. A causa dellacqua pi calda proveniente dalla terra ferma, spesso tra la
base di ghiaccio e la riva si forma un canale aperto.
151

i trichechi e a portare il tutto in un luogo sicuro sulla spiaggia.


stato disgustoso restare stesi sugli animali in acqua e tagliare
sino a dove si riusciva sino a entrare in acqua. Il problema non
era bagnarsi, perch poi ti asciughi. La cosa peggiore era impregnarsi di grasso, olio e sangue dalla testa ai piedi, cosicch i nostri poveri abiti con i quali avremmo dovuto vivere un altro
anno, in quei giorni erano messi male. Lolio veniva assorbito al
punto di arrivare alla pelle. Questo affare dei trichechi stato il
lavoro peggiore di tutta la spedizione e se non fosse stato strettamente necessario avremmo mollato gli animali doverano. Ma
per linverno cera bisogno di combustibile , anche se della carne
avremmo potuto fare a meno. Quando abbiamo finalmente finito il lavoro, ci siamo ritrovati con due enormi mucchi di grasso
e carne a riva, che abbiamo coperto bene con le spesse pelli di tricheco. Che gioia.
In quel periodo i gabbiani hanno vissuto nel lusso, con labbondanza di avanzi, grasso, frattaglie e altri organi interni. Da
ogni parte arrivavano grandi stormi che non smettevano di
schiamazzare notte e giorno. Sul bordo della riva, si muovevano
incessantemente stormi di gabbiani tridattili che si lanciavano
come frecce sulla superficie dellacqua ogni volta che vedevano
apparire un crostaceo. Eravamo particolarmente affezionati a
questi uccelli perch si occupavano solo di animali marini e lasciavano in pace il nostro grasso, ma anche perch erano belli e
agili. Sulla riva non mancava mai la presenza dello skua (lo stercorario, Stercorarius crepidatus) a caccia e ogni tanto, quando un
gabbiano tridattilo veniva inseguito da uno skua, venivamo allertati da un pietoso schiamazzo angosciato. Che felici creature,
come sanno muoversi libere lass! In acqua i trichechi si tuffavano e mugghiavano, spesso ne vedevamo interi branchi; e lass
in cielo, sciami di skua: il frullio delle ali si sentiva anche a distanza. Cerano vita e schiamazzi e da ogni parte. Presto il sole
se ne sarebbe andato, il mare si sarebbe chiuso e gli uccelli sarebbero scomparsi verso sud. Sarebbe iniziata la notte polare e ci
sarebbe stato un profondo e inviolato silenzio.
Il 7 settembre ci siamo messi volentieri al lavoro per il nostro
rifugio. Avevamo scelto un bel luogo l vicino e da quel mo152

mento in poi, ogni mattina uscivamo come normali lavoratori,


con una latta di acqua potabile in una mano e il fucile nellaltra.
Estraevamo i sassi dalle macerie della scogliera, li radunavamo,
facevamo lo scavo sul luogo e costruivamo le mura. Non avevamo veri e propri utensili, solo le nostre mani.
Dopo una settimana le pareti del rifugio erano terminate. Non
erano alte, neppure un metro ma avevamo scavato anche nel terreno la stessa altezza, per cui avevamo stimato di poterci stare
anche in piedi. Adesso occorreva un tetto e la cosa non era cos
semplice. Gli unici materiali a disposizione erano un tronco e le
pelli di tricheco. Dopo unintera giornata di lavoro Johansen, con
la nostra piccola scure, riuscito a tagliare in due il tronco, dal
diametro di circa trenta centimetri. Non ci voluto molto meno
per farlo rotolare dalla scarpata sino in piano, dove stato sistemato sul tetto come trave portante. Poi cerano le pelli, che per
si erano congelate addosso ai mucchi di carne restandovi incollate rigide. Siamo riusciti a liberarle con difficolt utilizzando
zanne di tricheco, pietre e legno come cunei. Anche trasportare le
pelli sino al rifugio, che era molto distante, non stata una questione da poco. Comunque ci siamo riusciti facendole rotolare,
trasportandole di peso e trascinandole. Ma la cosa peggiore
stata quando abbiamo dovuto distendere le pelli sul rifugio. Con
tre met pelli siamo andati bene, riuscendo a piegarle un po: ma
la quarta met si era irrigidita a tal punto che abbiamo dovuto
trovare un buco nel ghiaccio per calarla in mare e sgelarla.
Il 25 settembre, mentre stavamo estraendo la pelle per il tetto
dal buco vicino alla riva, a poca distanza abbiamo sentito il
ghiaccio frantumarsi e ne emerso un tricheco che si poi rituffato sotto. Guarda! Non ci vorr molto prima che arrivi sino a
questo buco. Non avevamo ancora finito di pronunciare la frase
che la pelle dentro lacqua stata spinta da parte e davanti a noi
sbucata una testa enorme. Ci ha fissato perfidamente, poi se
ne andato con un tonfo pazzesco.
Le pelli erano cos ammorbidite dal mare che si potevano distendere sul tetto. Erano talmente lunghe che andavano da un
lato allaltro passando sopra la trave portante e le abbiamo distese mettendoci delle grosse pietre su entrambi i lati fissate con
153

strisce di pelle, facendo passare i pesi sopra i bordi delle pareti


per poi ammassarci sopra altri sassi. Con laiuto di pietre, muschio, strisce di pelle e neve per coprire ogni cosa, in qualche
modo siamo riusciti a chiudere meglio i bordi delle pareti. Per
rendere abitabile il rifugio allinterno dovevamo ancora costruire
le panche di pietra dove stenderci e una porta. La porta era
unapertura in un angolo della parete che conduceva allinterno
attraverso un breve passaggio scavato nel terreno, in seguito ricoperto con dei blocchi di ghiaccio e molto simile al principio
del passaggio di una casa eschimese. Non eravamo riusciti a
farlo lungo come desiderato perch il terreno era diventato
troppo duro per i nostri utensili. Era cos basso che per riuscire
ad entrare dovevamo strisciarci attraverso in posizione accosciata. Lapertura interna era coperta da una tenda in pelle
dorso, saldamente cucita a quella di tricheco sul tetto; la parte
esterna era ricoperta da una pelle dorso slegata e stesa sopra
lapertura. Cominciava a fare freddo, sino a -20 C. e vivere nella
piccola tana, dove non cera spazio per muoverci, diventava
sempre pi insopportabile.
Quando si cucinava, il fumo della lampada a olio faceva male
agli occhi. Eravamo sempre pi impazienti di poterci trasferire
nella nostra nuova casa, che ormai ci appariva come il massimo
della comodit. Mentre la costruivamo si sottolineava quanto sarebbe stata accogliente e passavamo il tempo a descriverci a vicenda le ore piacevoli che avremmo trascorso. Eravamo ansiosi
di trovare tutti i lati positivi della nostra esistenza. Il rifugio non
era ampio, tre metri di lunghezza per due di larghezza e quando
ti sdraiavi di traverso con i piedi toccavi la parete su un lato per
urtarla sullaltro. Ci si poteva muovere po e persino io riuscivo
a stare quasi dritto sotto il tetto. Questo pensiero ci allettava particolarmente. Che bello poter avere un posto riparato dal vento
dove stirarti! Non lo facevamo da marzo, quando eravamo ancora a bordo della Fram. Mancava per ancora molto prima che
tutto fosse a posto. Sabato 28 settembre strisciando fuori abbiamo visto un grande orso addormentato e disteso sul nostro
mucchio di grasso. Johansen si avvicinato furtivamente, protetto dai sassi. Lorso, sentendo del movimento, ha alzato la testa
154

e si guardato in giro. In quellattimo Johansen ha sparato colpendolo in piena gola, sotto il cranio. Lorso si alzato lentamente, ha guardato Johansen sprezzante, ha riflettuto e se ne
andato via tranquillamente a passi lunghi e misurati, come se
nulla fosse accaduto. Immediatamente gli sono arrivati un paio
di proiettili in corpo da parte nostra e a quel punto crollato sul
ghiaccio. Era talmente pieno di cibo che da steso, il grasso e lolio
gli uscivano dalla bocca finendo sul ghiaccio che intanto stava
iniziando ad affondare sotto il suo peso sino a quando si ritrovato in una grande pozza e noi lo abbiamo frettolosamente trascinato a riva, prima che il ghiaccio mollasse del tutto. Era uno
degli orsi pi grandi che avessi mai visto ma anche uno dei pi
magri, perch non cerano tracce di grasso su di lui, n sotto la
pelle n tra le interiora. Doveva aver digiunato a lungo e avere
una fame fuori dal normale, vista lincredibile quantit del nostro grasso che aveva consumato. E come laveva trascinato!
Prima aveva lanciato lontano un kayak; poi aveva sparso il
grasso da tutte le parti grattando via il meglio da quasi ogni
pezzo; quindi aveva riunito il grasso in un altro posto e alla fine,
sazio e felice, ci si era disteso sopra a dormire, magari per averlo
a portata di mano quando si sarebbe svegliato.
Quella sera ci siamo trasferiti nel nuovo rifugio ma la prima
notte abbiamo avuto freddo. Sino ad allora avevamo dormito
sempre in un sacco e anche quello che avevamo ottenuto cucendo le nostre due coperte era andato bene; ma pensando che
non sarebbe pi stato necessario dormire in un sacco solo, visto
che avremmo scaldato il rifugio con le lampade a olio di balena
per dormire comodamente con la coperta e ognuno nella sua
cuccetta, il sacco non lavevamo tenuto.
Le lampade venivano realizzate rialzando gli angoli di alcuni
fogli di lamiera di argento tedesco38 riempiti di grasso pestato
con sopra uno stoppino alcuni pezzi di materiale preso dai bendaggi del pronto soccorso. Bruciavano stupendamente, fornivano unottima illuminazione e davano un senso di intimit; ma
38. Largento tedesco una lega che ricorda il colore dellargento, composta
principalmente da rame, nickel e zinco. (N.d.C.)

155

non avrebbero mai potuto andare bene per riscaldare il rifugio,


che era piuttosto permeabile. E cos siamo rimasti distesi a tremare per tutta la notte. forse stata la notte pi fredda che avevamo trascorso sino ad allora. La colazione, il mattino dopo,
aveva un sapore eccellente e per scaldarci abbiamo consumato
una quantit incredibile di brodo di orso. Sul fondo del rifugio
abbiamo immediatamente realizzato un ripiano per dormire vicini e dopo aver ricucito insieme le coperte, sotto di noi abbiamo
sistemato le pelli di orso e di notte non ci abbiamo pi provato
a stare separati. In un angolo abbiamo creato un piccolo focolare
dove bollire e arrostire il cibo. Dopo aver forato la pelle di tricheco sul tetto abbiamo realizzato una canna fumaria con la pelle
dellorso. Poco dopo aver cominciato a utilizzare il focolare abbiamo visto che era necessario un camino per evitare che il vento
soffiasse dallalto, riempiendo il rifugio di fumo che ci avrebbe
impedito di restare dentro. Gli unici materiali a disposizione per
costruirlo erano ghiaccio e neve, eppure siamo riusciti a erigere
un gran bel comignolo sul tetto che sia adattava allo scopo e che
tirava bene.
Avevamo ancora qualche provvista della Fram, ma durante
linverno abbiamo deciso di non usarle. Le abbiamo riposte in un
deposito sino alla primavera, quando ci saremmo rimessi in
moto. E il deposito stato ben ricoperto di pietre per evitare che
le volpi si dessero alla fuga con le nostre borse. Gi erano abbastanza sfacciate e si prendevano tutte le propriet mobili sulle
quali riuscivano a mettere le zampe. Per esempio, il 10 ottobre ho
scoperto che se ne erano andate con una quantit di cose varie
che avevo lasciato in un altro deposito durante la costruzione
del rifugio; si erano prese tutto quello che potevano portare via:
i pezzi di bamb, il cavo dacciaio, gli arpioni e la mia collezione
di pietre, muschi etc. etc... immagazzinate in una piccola borsa
di tela da vela. La cosa peggiore era stato il furto di un gomitolo
di spago che era stato la speranza per fare il filato necessario a
cucire abiti, scarpe e sacchi a pelo di pelle di orso per linverno.
Mi sono molto arrabbiato quando ho fatto questa scoperta, aggravata dal fatto che era accaduta nel giorno del mio compleanno. E le cose non sono migliorate quando, cacciando al
156

crepuscolo sulla spiaggia sopra il punto dove erano state sistemate le cose, per vedere se riuscivo in qualche modo a scoprire
le tracce che mi portassero dove quei diavoletti avevano portato
le cose, ho incrociato una volpe. La volpe si fermata a sei metri
di distanza, si seduta e ha emesso dei bizzarri ululati esasperanti e talmente penetranti da costringermi a tappare le orecchie.
Stava chiaramente andando verso le mie cose e lavevo provocata. Ho preso qualche bel sasso e glieli ho tirati. Lei corsa a
una certa distanza e poi si seduta sul bordo del ghiaccio, dove
ha ripreso a ululare, mentre io sono tornato a casa infuriato, mi
sono steso e ho cominciato a pensare a cosa fare per vendicarci
di quegli odiosi animali. Non potevamo sprecare munizioni ma
potevamo costruire trappole di pietra. Presa la decisione, non ne
siamo mai venuti a capo.
Il tempo intanto passava. Il sole era sempre pi allorizzonte
e il 15 ottobre lo abbiamo visto per lultima volta sopra la cresta
verso sud; rapidamente le giornate si facevano pi buie e poi
iniziata la nostra terza notte polare. In autunno, uno l8 e laltro
il 21 ottobre, abbiamo ucciso altri due orsi polari: da allora non
ne abbiamo pi visti sino alla primavera seguente.
La nostra esistenza non era molto varia. Al mattino si cucinava
e si mangiava. Poi magari si faceva un altro sonnellino, dopodich si usciva a fare un po di movimento. Non ne facevamo pi
del necessario, perch i nostri abiti, impregnati di grasso, logori
e stracci in diversi punti, non erano precisamente adatti per fare
attivit invernale allaperto. Avevamo talmente poco filo per rattopparli che ho ritenuto di non usarlo sino a primavera, quando
ci saremmo preparati per la partenza. Avevo fatto conto di usare
le pelli degli orsi per farci dei vestiti ma ci voleva tempo per ripulirle dal grasso e dalladipe e ancora pi tempo ci voleva per
farle seccare. Lunico modo era quello di stenderle sotto il tetto
del rifugio: ma lo spazio era sufficiente per una alla volta.
Quando la prima stata pronta, labbiamo dovuta usare per il
letto, visto che ci stendevamo su pelli grezze e unte che si stavano lentamente disgregando. Una volta sistemato il letto, abbiamo dovuto pensare a come fare un sacco a pelo, perch dopo
un po di tempo il sacco fatto con le coperte non ci teneva pi
157

caldi. Alla fine, intorno a Natale, siamo riusciti a fare un sacco a


pelo in pelle dorso. In questo modo le pelli che eravamo riusciti
a preparare erano state utilizzate tutte e, per tutto linverno, abbiamo continuato a indossare i vestiti che avevamo.
Anche le passeggiate erano un piacere discutibile, perch cera
sempre vento e sotto la ripida scogliera soffiava forte. Occasionalmente, quando sembrava esserci calma, provavamo un sollievo incredibile. Di regola il vento ululava sopra di noi e ci
sferzava con la neve che trasportava: per cui era tutto avvolto
dalla foschia. A volte passavano giorni senza mettere fuori la
testa dal passaggio e uscivamo solo per lo stretto necessario a
prendere lacqua potabile, un pezzo di orso per mangiare o
grasso per il combustibile. Di regola, portavamo dentro anche
ghiaccio marino oppure, se si trovava una fessura o unapertura,
un po di acqua marina per la zuppa.
Quando rientravamo dopo aver stimolato lappetito per un
nuovo pasto, dovevamo preparare la cena, mangiare a saziet e
infilarci nel sacco a dormire il pi a lungo possibile per far passare il tempo.
Avevo sperato di fare tante cose questinverno analizzare i
rilevamenti e gli appunti, scrivere qualcosa del resoconto del nostro viaggio: ma stato fatto ben poco. Non era solo la tremula
luce fioca della lampada ad olio a limitarmi e neanche la posizione scomoda; era tutto linsieme di quello che mi circondava
a non predisporre al lavoro. Il cervello funzionava lentamente e
non mi sentivo mai ben disposto a scrivere. Magari questo era
anche dovuto al fatto che fosse impossibile tenere pulito dove
scrivevo; bastava prendere un foglio di carta in mano per lasciarci un marchio marrone scuro e unto. Se sfregava contro un
angolo del vestito, subito compariva una striscia scura. I nostri
diari di questo periodo hanno un aspetto orrendo. Sono libri neri,
nel vero senso della parola.
Ah, che voglia di tornare al tempo in cui avremmo potuto scrivere su carta bianca pulita e con linchiostro nero! Avevo molte
difficolt nel rileggere gli appunti a matita scritti il giorno precedente e adesso, mentre scrivo questo libro, posso solo cercare di
scoprire cosa ho scritto allora su queste pagine sporche e marroni
158

scure. Le espongo a ogni tipo di illuminazione e le esamino con


la lente di ingrandimento: ciononostante, spesso devo rinunciare.
Le pagine del mio diario di questo periodo sono straordinariamente scarne; a volte per settimane intere ci sono solo i rilevamenti metereologici strettamente necessari e qualche nota. La
ragione principale di ci, che la vita era talmente monotona
che non cera niente di cui scrivere. Ogni giorno sempre gli stessi
pensieri e in essi non cera una variet superiore alle nostre conversazioni.

159

1896, IL NUOVO ANNO

Mercoled 1 gennaio 1896. -41,5 C. Dunque arrivato un nuovo


anno, quello della gioia e del ritorno a casa. Il 1895 se ne andato
con uno splendido chiaro di luna e con uno splendido chiaro di
luna nasce il 1896; ma fa tremendamente freddo, il pi intenso
mai provato. Ieri si sono congelate le punte delle dita.
Venerd 3 gennaio. Mattino. Fuori ancora limpido, fa freddo e
riesco a sentire come il ghiacciaio comunica. Se ne sta lass sulla
cresta della montagna come un potente gigante che ci scruta tra
i crepacci. Distende il corpo enorme sulla terra e le membra sino
al mare. Ma ogni volta che fa freddo pi freddo di quanto non
sia stato sinora si contorce in maniera orribile e nel suo corpo
gigantesco appaiono tante crepe; produce un rumore simile a
quello di una scarica di fucili che fa tremare terra e cielo, tanto
che sento scuotere il terreno. C quasi da temere che un giorno
possa rotolarci addosso.39 Johansen sta dormendo, fa risuonare
il rifugio. Sono contento che sua madre non possa vederlo
adesso. Compatirebbe di sicuro il suo ragazzo, cos sudicio,
stracciato e quelle righe di fuliggine sulla faccia. Ma aspetta,
aspetta! Lo riavr sano, salvo e bello ripulito.
Mercoled 8 gennaio. Ieri notte il vento ha fatto volare gi dal
pendio la slitta alla quale era appeso il termometro. Fuori tem39. Questi rumori nascono quando il freddo provoca la contrazione della massa
ghiacciata e sono dovuti alle spaccature che si creano. Limpressione era che le
nuove spaccature si formassero olo quando la temperatura calava al di sotto di
quella pi bassa registrata in precedenza nel corso dello stesso inverno: solo allora sentivamo quei rumori.
161

pesta tempo furioso , da togliere il respiro se provi a mettere


fuori la testa. Siamo qui e cerchiamo di dormire per far passare
il tempo. Ma non sempre ci riusciamo. I pensieri sono costantemente rivolti a casa, ma il corpo lungo e pesante steso qui, nel
vano sforzo di trovare una posizione sopportabile tra le ruvide
rocce. Comunque, il tempo si trascina in avanti: oggi il compleanno della piccola Liv. Compie tre anni oggi. Povera piccola!
Adesso tuo padre non ti manca, ma spero di essere con te per il
prossimo compleanno. Saremo buoni amici! Tu cavalcherai un
cavallo a dondolo e io ti racconter le storie del nord sugli orsi,
le volpi, i trichechi e gli strani animali che vivono nel ghiaccio.
Non riesco a sopportare il pensiero.
Domenica 1 febbraio. Ecco i reumatismi. Di giorno in giorno la
luce aumenta; il cielo sopra i ghiacciai a sud si fa pi rosso, sinch un giorno il sole salir oltre la cresta e sar cos trascorsa lultima notte invernale. Sta arrivando la primavera! Spesso ho
pensato alla primavera con tristezza, forse perch se ne andava
rapidamente senza esaudire le promesse che lestate non manteneva mai. Ma non c tristezza, questa primavera; la sua promessa verr mantenuta; sarebbe troppo crudele se cos non
fosse.
Ben strana vita, quella di starsene sdraiati in un rifugio sottoterra
per tutto linverno e con niente da fare. Se solo avessimo avuto
un libro! Tutto quello di cui dovevamo parlare era gi stato vagliato e non cerano molti pensieri di interesse comune dei quali
non avessimo discusso. Il piacere pi grande era quello di descriverci a vicenda come avremmo recuperato durante linverno
seguente a casa tutto ci che ci eravamo persi durante questo
soggiorno. Spesso ci tenevamo occupati a calcolare sino a dove
poteva essere andata alla deriva la Fram e se cera qualche possibilit che potesse arrivare in Norvegia prima di noi. Ci pareva
logico presumere che avrebbe potuto finire la sua deriva
uscendo in mare tra Spitzbergen e Groenlandia durante la prossima estate o il prossimo autunno e che con ogni probabilit sarebbe potuta arrivare in Norvegia ad agosto o settembre. Ma
162

cera anche la possibilit che potesse arrivare prima, in estate;


daltra parte, noi saremmo potuti arrivare a casa solo ad autunno
inoltrato. Questa era la grande domanda alla quale non potevamo dare una risposta certa e riflettevamo con dispiacere sul
fatto che la nave sarebbe potuta arrivare a casa per prima. Cosa
avrebbero pensato i nostri amici? Difficilmente qualcuno avrebbe
avuto la speranza di rivederci, inclusi i nostri compagni a bordo
della Fram. Ci sembrava difficile che sarebbe potuto accadere:
avremmo raggiunto casa a luglio e difficilmente la Fram si sarebbe potuta liberare dal ghiaccio cos presto in estate.
Ma dove ci trovavamo? E quanto grande era la distanza che
dovevamo percorrere? Continuavo a ricalcolare i rilevamenti
dellautunno, dellestate e della primavera, ma la questione restava un enigma. Quello che invece ci appariva chiaro, era che
dovevamo trovarci da qualche parte verso ovest, forse al largo
della costa occidentale della Terra di Francesco Giuseppe e leggermente a nord di Capo Lofley, come avevo ipotizzato in autunno. Ma se le cose stavano cos, allora cosa erano quelle terre
viste verso nord? Che terra era la prima sulla quale eravamo arrivati? Dal primo gruppo di isole che avevo battezzato Terra
Bianca (Hvidtenland), a dove ci trovavamo adesso, avevamo
percorso circa 7 di longitudine questo i nostri rilevamenti lo
avevano dimostrato definitivamente. Ma se adesso eravamo
sulla longitudine di Capo Fligely, queste isole dovevano trovarsi
su un meridiano cos a oriente da trovarci tra la Terra di Re Oscar
e la Terra del Principe della Corona Rodolfo: eppure quando eravamo arrivati molto pi a est queste terre non si erano viste.
Come si spiegava? Inoltre la terra che avevamo visto era scomparsa verso sud e pi a est non cerano segni di isole. Non potevamo essere vicini a nessuna terra conosciuta; dovevamo
trovarci per forza su qualche isola situata pi a ovest, nello
stretto tra la Terra di Francesco Giuseppe e Spitzbergen: non si
poteva fare a meno di pensare alla Terra di Gillies, sinora cos
elusiva.
Tuttavia era difficile spiegare anche questo, poich non si capiva come in questo stretto relativamente angusto potesse trovare posto una massa terrestre cos estesa e senza arrivare vicina
163

alla Terra di Nordest di Spitzbergen, altrimenti facilmente avvistabile da l. Ma nessunaltra conclusione appariva plausibile.
In primavera, con le giornate pi lunghe ho fatto una scoperta
che ha avuto leffetto di disorientarci irrimediabilmente. Verso
due punti dellorizzonte, a circa O.S.O., mi era sembrato di vedere il profilo di una terra. Lapparizione era tornata pi volte e
alla fine avevo concluso che doveva realmente trattarsi di una
terra ferma, ma molto lontana almeno 69 miglia.40 Che fosse
quella la Terra di Nordest? Sembrava poco credibile. Questa
terra doveva trovarsi a circa 81 verso nord, mentre la Terra di
Nordest non arriva pi a nord di 80. Ma almeno queste isole
dovevano trovarsi piuttosto vicine alla Terra di Nordest e una
volta raggiunte queste non ci sarebbe rimasto molto da percorrere: magari avremmo potuto trovare acqua libera addirittura
sino alla nave per Troms che ci doveva riportare a casa e che
aveva eccitato la nostra fantasia per oltre un anno.
Il pensiero delle belle cose che avremmo trovato a bordo ci
consolava ogni volta che il tempo non passava e si faceva insopportabile. La nostra vita, nellinsieme, non era affatto sontuosa.
Che voglia di cambiare dieta, cos sempre uguale! Se solo avessimo potuto avere un po di zucchero e dei farinacei, oltre alla
splendida carne che gi avevamo, avremmo potuto vivere come
dei principi. I nostri pensieri si soffermavano bramosi su grandi
piatti di torte, per non dire pane e patate. Avremmo recuperato
il tempo perduto gi a bordo di quella nave per Troms. Ma ancora meglio del cibo erano i vestiti puliti che avremmo indossato. E poi i libri solo a pensarci! Ah, portavamo vestiti orribili
e quando volevamo passare unora davvero lieta, ci mettevamo
al lavoro immaginando un grande negozio luminoso dove si trovavano solo vestiti di lana nuovi, puliti e morbidi e dove
avremmo potuto scegliere a nostro piacimento. E poi un bagno
turco! Stavamo seduti nel sacco a pelo per ore di fila a parlare di
queste cose. Sognavamo di poter buttare via gli stracci pesanti e
oleosi nei quali eravamo costretti a vivere. Erano le gambe quelle
che soffrivano maggiormente; dato che i pantaloni si incollavano
40. In seguito la distanza si dimostr essere di circa 56 miglia.
164

alle ginocchia, quando ti muovevi scorticavano la pelle delle


cosce lacerandola sino a farla sanguinare. Avevo grandi difficolt
a evitare di riempire le escoriazioni di sporco e di grasso e dovevo lavarla continuamente con il muschio o con uno straccio
fatto con le bende e un po dacqua scaldata in una tazza. Prima
non avevo mai compreso quanto magnifica fosse linvenzione
del sapone.
Se era difficile tenere pulito il corpo, coi vestiti era impossibile.
Ci abbiamo provato in tutte le maniere: li abbiamo lavati alla
maniera degli eschimesi e nella nostra, ma senza ottenere granch. Abbiamo bollito per ore le camicie nella pentola ma una
volta fuori, restavano intrise di grasso esattamente come prima.
Poi abbiamo provato a strizzare lolio di balena, ed andata un
po meglio: ma lunica cosa che produceva qualche effetto era
quando dopo averle bollite le si grattava col coltello mentre
erano ancora calde. Il grasso che grattavamo via naturalmente
era un ottimo rabbocco per il combustibile.
Nel frattempo barba e capelli erano completamente incolti.
vero, avevamo i rasoi e avremmo potuto tagliarli ma abbiamo
ritenuto che tutti quei capelli ci avrebbero tenuto pi caldo, visto
che arrivavano sotto le spalle. Erano neri carbone come la faccia
e i denti, mentre la sclera degli occhi splendeva di uno straordinario biancore. In generale eravamo talmente abituati allaspetto
altrui da non trovarci niente di particolare; solo quando abbiamo
incontrato altre persone e abbiamo scoperto che erano di quellopinione, abbiamo riconosciuto che il nostro aspetto esteriore
era probabilmente suscettibile di critiche.
Facevamo una strana vita che in un certo senso metteva a dura
prova la pazienza ma non era cos insopportabile come si potrebbe credere. Noi eravamo convinti che tutto sommato non ce
la passavamo cos male. Eravamo sempre di buon umore; guardavamo con serenit al futuro e gioivamo al pensiero di tutte le
cose belle che ci avrebbe riservato. Non avevamo neppure bisogno di ricorrere a discussioni per far passare il tempo. Al ritorno
stato chiesto a Johansen come eravamo stati durante linverno,
se eravamo riusciti a non litigare; va detto che per due uomini
una dura prova vivere insieme cos a lungo in perfetto isola165

mento. Oh no ha risposto lui, non discutevamo; lunica cosa


era che io avevo la brutta abitudine di russare ma Nansen mi
dava un calcio nella schiena. Non posso negarlo: gli ho dato
tanti bei calcioni ma fortunatamente lui si scuoteva per un attimo e poi riprendeva tranquillamente a dormire.
Facevamo di tutto per dormire il pi a lungo possibile, sino a
portare questarte allapice della perfezione e a volte riuscendo
a dormire anche 20 ore su 24. Se qualcuno crede ancora nella superstizione che lo scorbuto dovuto alla mancanza di esercizio
fisico, pu prendere noi come esempio vivente dellopposto,
visto che la nostra salute sempre rimasta eccellente.41 Con larrivo della primavera e il ritorno della luce, eravamo pi propensi
a uscire. Non faceva pi cos freddo e avevamo dovuto ridurre
il sonno. Infine il tempo della nostra partenza si stava avvicinando e avevamo molto da fare.
Marted 25 febbraio. Oggi cera un tempo adorabile per stare
allaperto, sembra proprio che la primavera stia per cominciare.
Abbiamo visto i primi uccelli prima uno stormo di una decina
di piccole alche (Mergulus alle), poi uno di quattro; venivano da
sud e seguivano la linea di terra, evidentemente passando dallo
stretto a sudest; poi sono scomparse dietro la cresta della montagna sul nostro nordest. Abbiamo sentito nuovamente il loro
cinguettio allegro, che ci ha sollevato lanima. Le abbiamo sentite
anche pi tardi e sembrava proprio che si fossero appollaiate
sulla montagna sopra di noi. Questo stato il primo saluto della
vita. Benedetti uccelli, quanto siete benvenuti!
41. La carenza di acido ascorbico la vitamina C nella dieta provoca lo scorbuto. Il nostro organismo necessita di circa 60-90 mg al giorno di vitamina C,
che pu essere assunta tramite frutta e verdura. Il corpo non in grado di sintetizzare la vitamina C e deve rifornirsene costantemente. Per questo lo scorbuto sempre stato il terrore pi grande dei marinai e degli esploratori sino
alla scoperta della vitamina C. La malattia caratterizzata da grave deperimento organico e successive emorragie diffuse. Si manifesta con un progressivo senso di affaticamento, debolezza, malinconia depressiva, manifestazioni
emorragico-ulcerose a carico delle gengive, caduta dei denti, dolore e gonfiore
articolare, emorragie ed ecchimosi a livello sottocutaneo. Pu portare alla
morte.
166

Sabato 29 febbraio. Oggi il sole alto sopra il ghiacciaio. Dobbiamo seriamente cominciare a fare economia di olio di balena se
vogliamo andarcene o ci sar troppo poco grasso per il viaggio.
Mercoled 4 marzo. Questa mattina cera la montagna sopra di
noi ricoperta di piccole alche che cinguettando volavano da una
cresta allaltra e si fermavano sul ghiacciaio. Pi tardi quando
siamo tornati fuori se ne erano andate.
Venerd 6 marzo. Stiamo andando male. Dobbiamo dormire al
buio per risparmiare olio e possiamo cucinare solo una volta al
giorno.
Domenica 8 marzo. Preso un orso. In mattinata Johansen ha
visto risalire lo stretto da dieci stormi di piccole alche.
Marted 10 marzo. Lorso dellaltro giorno arrivato al momento giusto e fra laltro era un tipo divertente. La nostra situazione era seria, soprattutto con il grasso ma anche per la carne e
cera tanto desiderio di un orso, visto che ci sembrava tempo che
arrivassero. Avevo appena trascorso la domenica mattina a riparare i pantaloni antivento e a rattoppare i komager, per trovarmi pronto se fosse arrivato un orso. Anche Johansen, che
questa settimana di turno in cucina, stava cucendo e facendo
le pulizie della domenica nel rifugio, portando fuori ossa e
carne. Appena arrivato al passaggio, senza avere ancora alzato
la pelle sulluscio, lho sentito ruzzolare a testa in dentro sul il
mucchio di ossa dicendo: c un orso davanti alla porta. Dopo
aver tirato gi il fucile sotto il tetto, ha rimesso la testa nel passaggio ma lha subito ritratta dicendo vicino, sta pensando di
entrare. Dopo aver scostato langolo della pelle sulla porta ha
appoggiato il gomito per sparare: ma non era facile. Gi il passaggio stretto, ma adesso era anche pieno di scarti. Lho visto
alzare il fucile sulla spalla da rannicchiato, poi lo ha riabbassato
perch si era dimenticato di armarlo: siccome lorso si era leggermente spostato, riusciva a vedere solo il muso e le zampe. Aveva
gi iniziato a grattare con una zampa lungo il passaggio, come
167

se volesse entrare: per questo Johansen ha pensato di sparare


alla cieca. Dopo aver puntato la canna verso il bordo superiore
dellapertura per colpire lorso in pieno petto, ha fatto fuoco. Ho
sentito un grugnito sordo e la neve scricchiolare sotto i passi pesanti diretti verso la scarpata. Johansen ha ricaricato larma e ha
messo la testa fuori, poi ha detto che sarebbe salito anche lui,
perch non gli sembrava che lorso avesse cattive intenzioni. Io
intanto ero sdraiato e con la testa nel sacco alla ricerca di una
calza che ho scovato, dopo un bel po, sul pavimento, naturalmente. A quel punto anchio ero pronto con fucile, cartucce, coltello e lima (per affilare il coltello da foca) e lho seguito.
Indossavo i pantaloni antivento che erano rimasti appesi al
freddo e inutilizzati per tutto linverno, visto che cera bisogno
di filato per rattopparli. Ora che la temperatura era solo -2, ovviamente dovevano uscire. Ho seguito le tracce, andavano verso
ovest e poi verso nord lungo la riva. Finalmente dopo poco ho
incontrato Johansen, che mi ha detto di andare pi avanti, dove
avrei trovato lorso steso. Ci era arrivato vicino, finendolo con
un colpo alla schiena. Mentre tornava a prendere le slitte, io sono
andato a scuoiarlo. Come mi sono avvicinato al luogo dove pensavo che fosse, ho visto lorso morto trotterellare in lontananza
piuttosto vivacemente e lungo la riva. Ogni tanto si fermava e si
girava a guardarmi. Sono corso sul ghiaccio per portarlo fuori e
se possibile riportarlo indietro, per non essere poi costretti a trascinarlo. Dopo un po, giunto ormai alla sua altezza, lui ha cominciato ad arrampicarsi sul ghiacciaio sin sotto delle rocce
appuntite. Non avevo calcolato che un orso morto potesse fare
cose simili; non mi restava che fermarlo il prima possibile ma
come sono arrivato a tiro, scomparso oltre la cresta. Lho rivisto
quasi subito, ma era molto pi in alto e fuori tiro. Allungava il
collo per vedere se lo seguivo. Sono salito seguendolo ma sulla
montagna andava pi veloce di quanto io riuscissi a fare nella
neve profonda, dove peraltro cerano fessure nelle quali continuavo a cadere sino alla cintola.
Ho preferito ridiscendere sul ghiaccio del fiordo. Poco dopo
lorso emerso da dietro una scogliera verticale con alle spalle
un tratto di scarpata a precipizio. Ha cominciato a strisciare
168

lungo la cima della scarpata circospetto. Adesso ero preoccupato: se fosse rimasto l non saremmo riusciti a prenderlo e
anche se non era a tiro, dovevo sparare almeno per farlo cadere.
Lass infatti non mi dava lidea di avere il terreno saldamente
sotto di s. Sotto la scogliera tirava un vento esagerato e lorso,
quando arrivavano le raffiche pi violente, doveva stendersi per
restare aggrappato con le zampe: gliene restavano tre, la gamba
posteriore destra, infatti, era spezzata. Sono salito sopra un
grande sasso sul margine inferiore della scarpata, ho preso bene
la mira e ho fatto fuoco. Ho visto il proiettile colpire la neve proprio dietro di lui, che si rialzato ed partito cercando di saltare
oltre un detrito ma scivolato e ha iniziato a rotolare. Ha cercato
di fermarsi ma ha continuato a rotolare sino a quando, ritrovato
lappoggio delle zampe, lentamente ha ripreso a strisciare verso
lalto. Nel frattempo io avevo ricaricato larma e lui era pi vicino. Ho sparato. rimasto fermo per un attimo, poi scivolato
rotolando sempre pi gi lungo il detrito, dapprima lentamente
poi sempre pi veloce. Ho pensato che stesse venendo dritto
verso di me ma mi sono consolato allidea che il sasso dietro il
quale mi trovavo era solido. Mi sono accosciato e ho infilato un
altro proiettile nel fucile. Lorso adesso si trovava sulla scarpata
sotto il detrito, scendeva a tutta velocit con una serie di balzi
sempre pi lunghi e portando con s pietre e ammassi di neve.
Che strana visione, vedere quel grande corpo bianco volare in
aria e fare tante capriole, come se fosse un pezzo di legno. Alla
fine, con un ultimo balzo tremendo, atterrato contro un macigno enorme. C stato un vero schianto accanto a me e dopo alcuni spasmi, tutto finito. Era un maschio insolitamente grande,
con una splendida pelliccia spessa da tenere in casa, ma la cosa
pi bella era unaltra: era molto grasso.
Cominciavamo ad avere buone scorte di grasso e carne per il viaggio verso sud e adesso eravamo occupati a preparare lequipaggiamento. Cera moltissimo da fare. Dovevamo preparare i
vestiti nuovi utilizzando le coperte; andavano rattoppati e rammendati gli antivento, risuolati i komager e preparati calze e
guanti in pelle di orso. Poi dovevamo realizzare un buon sacco
169

a pelo leggero con la stessa pelle. Per fare tutto, ci voleva tempo
e da questo momento ci siamo messi a lavorare sodo, dal mattino presto alla sera tardi. Il rifugio si era trasformato in una sartoria e in una calzoleria; stavamo seduti affiancati nel sacco a
pelo sul letto di pietra a cucire, pensando al ritorno a casa. Avevamo preso il filato scucendo la stoffa di cotone di alcune borse
per le provviste. Inutile dire che si parlava sempre delle prospettive future e trovavamo conforto nel vedere la permanenza del
cielo scuro a sudovest, che stava ad indicare molta acqua libera
in quella direzione. Di conseguenza ho pensato che avremmo
fatto buon uso dei kayak nel viaggio verso Spitzbergen.
Presto abbiamo amaramente realizzato di non avere pi i rifornimenti della Fram ai quali affidarci. A bordo della Fram potevano anche mancare un paio di cose ma qui mancava
praticamente tutto. Cosa non avremmo dato per una scatola di
biscotti per cani per noi. Avremmo trovato tutto quello che ci
occorreva? Per una spedizione con la slitta si devono preparare
provviste leggere e nutrienti, in grado di fornire la massima variet; occorrono abiti leggeri e caldi, slitte forti e pratiche etc.
etc...: conoscevamo a memoria le tre massime del manuale Artico. Quello che ci attendeva non era affatto un bel viaggio, occorreva semplicemente raggiungere Spitzbergen e imbarcarsi
sulla corvetta: era comunque un viaggio lungo abbastanza da
costringerci a prendere certe misure cautelative.
Quando abbiamo tirato fuori i rifornimenti sepolti allinizio
dellinverno, aprendo le borse abbiamo scoperto che la nostra
preziosa farina era ammuffita e che andava buttata via. Il cioccolato si era dissolto nellumido e il pemmican beh, aveva un
ben strano aspetto e quando labbiamo assaggiato, abbiamo dovuto buttare via anche quello. Rimaneva una certa quantit di farina di pesce, farina aleuronata e un po di pane mezzo
ammuffito che abbiamo attentamente bollito nellolio di balena,
anche per renderlo pi nutriente impregnandolo di grasso. Ci
sembrava delizioso. Lo abbiamo conservato per le occasioni migliori e per il momento in cui non avremmo pi avuto altro da
mangiare. Se fossimo riusciti a far seccare la carne di orso saremmo andati bene; ma cera troppo umido, faceva freddo e le
170

strisce di carne si sono essiccate solo in parte. Non ci restava che


sistemare la maggior quantit possibile di carne cruda a fette e
di grasso che si poteva trasportare. Poi abbiamo riempito di olio
di balena tre scatole di latta per il combustibile, dove cera stato
gi il petrolio. Per cucinare avremmo usato la pentola presa dalla
nostra attrezzatura da cucina e la lampada avrebbe fatto da braciere, nel quale bruciare grasso e olio di balena mischiati. Le
provviste e questo carburante non erano particolarmente leggeri
ma avevano il vantaggio che probabilmente saremmo stati in
grado di sostituire quello che si sarebbe consumato. Dovevamo
in una cacciagione abbondante.
Le slitte accorciate adesso erano un problema: ovviamente
non potevamo farle tornare alla lunghezza originale. Se non fossimo riusciti a trovare acqua libera sino a Spitzbergen e fossimo
stati costretti a trascinarle sul ghiaccio accidentato, era difficile
immaginare come sarebbe andata; i kayak sarebbero stati fatti a
pezzi tra collinette e creste di compressione, perch il loro appoggio era nel centro ma le estremit sporgevano ben al di fuori
della slitta. Alla minima irregolarit del terreno, le estremit picchiavano contro il ghiaccio provocando buchi nella tela. Andavano protette, legandoci sotto la pelle di orso e poi, con il poco
legno che ci restava, dovevamo riuscire a costruire ottime impugnature, per fissarli alle slitte. Non era una cosa da poco: andavano fatte alte per alzare i kayak il pi possibile e tenerli lontani
dal ghiaccio. Andavano anche legati bene, ma non avevamo cordame, che andava ricavato dalla pelle di orso o di tricheco, non
certo il materiale migliore per le funi. Risolto questo problema,
abbiamo potuto fissare bene i kayak.
Ci occorreva anche un sacco a pelo ma doveva essere leggero.
Quello che avevamo non esisteva pi, visto che dalle coperte
avevamo ricavato vestiti. Non restava che usare la pelle di orso.
Scegliendo con cura le pelli pi sottili a disposizione, siamo riusciti a farne uno non troppo pi pesante del sacco di pelle di
renna portato con noi dalla Fram. La difficolt maggiore era
come procurarsi una tenda nuova. Quella vecchia era stata distrutta dal viaggio di cinque mesi lanno precedente, poi le volpi
avevano finito il lavoro, quando lavevamo stesa sopra il muc171

chio di carne e di grasso come protezione contro i gabbiani. Le


volpi avevano masticato e lacerato, portandosene via grosse strisce che avevamo trovato sparse in giro. Sul come fare una tenda
abbiamo riflettuto molto e lunica cosa che si poteva pensare era
quella di sistemare le slitte parallelamente e a distanza di un
corpo, con i kayak stesi sopra, e quindi di ammucchiare neve sui
fianchi sino a bloccarle dentro, mettere di traverso sci e racchette
e stenderci due vele legate insieme, di modo che potessero toccare terra su entrambe i lati. In questo modo siamo riusciti a crearci un riparo efficace, con i kayak come spina dorsale del tetto
e le vele come pareti della tenda. Non era impenetrabile contro
la neve trasportata e in genere avevamo il nostro bel da fare per
riempire fessure e aperture con gli indumenti antivento e altre
cose simili.
Ma la cosa pi importante dellequipaggiamento erano i fucili,
che fortunatamente avevamo tenuto piuttosto in ordine. Dopo
averli puliti completamente e ingrassati con olio di balena, ci restava anche la vaselina per le parti meccaniche. Con grande
gioia, nel fare linventario delle munizioni abbiamo scoperto di
avere ancora circa 100 cartucce per il fucile e 110 colpi a pallini.
Volendo, a sufficienza per altri inverni.

172

IL VIAGGIO VERSO SUD

E cos marted 19 maggio eravamo pronti per partire. Le slitte


erano state caricate e ben legate ma lultima cosa che abbiamo
fatto stata quella di fotografare il rifugio da fuori e allinterno,
dove abbiamo lasciato una breve relazione del nostro viaggio:
Marted 19 maggio 1896. Siamo rimasti bloccati dal ghiaccio a nord
di Kotelnoi il 22 settembre 1893 a circa 7843 di latitudine nord. Per
tutto lanno seguente siamo andati alla deriva verso nord, come ci eravamo prefissi. Io e Johansen abbiamo lasciato la Fram il 14 marzo 1895,
quando era a circa 844 di latitudine nord e 103 di longitudine est,42
per spingerci verso nord. Il comando della spedizione passato a Sverdrup. Verso nord non abbiamo trovato terra. Il 6 aprile 1895, quando
eravamo a 8614 di latitudine nord e a circa 95 di longitudine est,
siamo dovuti tornare indietro poich il ghiaccio si era fatto insormontabile. Abbiamo ricalcolato la rotta verso capo Fligely, ma essendosi fermati gli orologi, non avevamo la certezza della longitudine e il 6 agosto
1895 siamo arrivati su quattro isole ricoperte da ghiacciaio a nord dellattuale gruppo di isole, che si trova circa a 8130 di latitudine nord
e circa a 7 E rispetto a questo luogo. Siamo giunti qui il 26 agosto
1895 e abbiamo ritenuto che fosse pi sicuro svernare qui. Siamo sopravvissuti con carne di orso. Oggi partiamo diretti a sud seguendo la
terra, intendiamo traversare sino a Spitzbergen nel punto pi vicino allisola. Supponiamo di essere sulla Terra di Gillies.
Fridtjof Nansen

42. Qui c un errore, era in realt 102 longitudine est.

173

Abbiamo messo in un tubo di ottone che era servito da cilindro per la pompa ad aria del nostro Primus questa primissima
relazione del nostro viaggio. Il tubo, chiuso da un tappo di legno,
stato appeso alla trave del tetto.
Una volta pronti, la sera del 19 maggio alle 7 abbiamo lasciato
il covo invernale diretti verso sud. Avendo fatto poco movimento durante linverno, non eravamo molto in forma e le slitte
con i kayak carichi da trainare sembravano pesanti. Allinizio,
per non strafare e rendere pi elastici i legamenti prima di fare
grossi sforzi, il primo giorno abbiamo camminato poche ore.
Soddisfatti, abbiamo preparato il campo. Cera una sensazione
meravigliosa di felicit nel sapere che stavamo muovendoci veramente verso casa.
Anche il giorno seguente (mercoled 20 maggio) abbiamo
fatto una marcia breve. Eravamo diretti verso il promontorio a
sudovest che avevamo osservato per tutto linverno. A giudicare dal cielo, avremmo dovuto trovare acqua libera sul suo
lato opposto. Eravamo molto ansiosi di capire comera la terra
oltre questo punto. Se ci trovavamo a nord di Capo Lofley, la
terra doveva iniziare ad avere un andamento verso sudest. Se
invece landamento della costa fosse stato verso sudovest, allora doveva essere una nuova terra pi a ovest, vicino alla Terra
di Gillies.
Il giorno dopo (gioved 21 maggio) abbiamo raggiunto il promontorio e ci siamo accampati. Per tutto linverno lo avevamo
chiamato il Capo di Buona Speranza, poich ci aspettavamo condizioni diverse in grado di facilitare la nostra avanzata: speranze
che non sarebbero andate deluse. Dalla cresta della montagna, a
breve distanza, vedevo acqua libera verso sud, e anche due terre
di neve, una grande di fronte (a sud, 40 O.) e una non molto pi
piccola a ovest (S. 85 O.). Completamente ricoperta dal ghiacciaio, aveva laspetto di uno scudo ricoperto da una volta uniforme. Non riuscivo a vedere chiaramente landamento della
costa a causa di un promontorio verso sud. Ma non sembrava
andare verso sudest, dunque non potevamo essere vicini a Capo
Lofley. Speravamo di poter lanciare i kayak il giorno dopo per
poi avanzare rapidamente in direzione sudoccidentale: in questo
174

non saremmo stati accontentati. Il giorno seguente, a causa di


una tempesta di neve, siamo dovuti restare fermi.
Sabato 23 maggio il tempo era ancora brutto ma siamo avanzati un po per esaminare il proseguio della nostra via. La questione da dirimere era se dovevamo entrare subito nellacqua
libera dallaltro lato di unisola verso ovest, o se dovevamo viaggiare verso sud seguendo la terra sul ghiaccio costiero. Siamo
giunti su un promontorio fatto di basalto colonnare insolitamente marcato, battezzato subito il Castello a causa della sua
forma particolare. Da qui si vedeva la terra distendersi oltre, in
direzione meridionale: anche lacqua libera andava da quella
parte, e cera solo una cintura di ghiaccio costiero a separarla da
terra. Il ghiaccio era pieno di spaccature; abbiamo deciso di andare verso lisola a ovest e metterci in mare il pi velocemente
possibile. Poi siamo tornati per i preparativi, che consistevano
principalmente nel calatafaggio delle cuciture dei kayak, operazione effettuata sciogliendoci sopra stearina e stivando il carico
in maniera da lasciare spazio per noi.
Il giorno dopo (domenica 24 maggio), siamo partiti verso
lisola a ovest e con il vento orientale siamo riusciti a utilizzare
le vele e a muoverci piuttosto velocemente sul ghiaccio pianeggiante. Ma avvicinandoci allisola risalita una tempesta da sudovest che ha rovesciato diverse volte le slitte, obbligandoci ad
ammainare le vele. Con il cielo coperto e laria brumosa, ci
siamo dovuti sforzare contro il vento forte per avanzare verso
terra. Bisognava arrivarci il pi velocemente possibile, visto che
evidentemente cera da aspettarsi brutto tempo. Qui il ghiaccio
si faceva traditore: avvicinandoci alla terra, le spaccature erano
ovunque e lo strato di neve che le ricopriva rendeva difficile evitarle. Mentre Johansen era occupato ad assicurare la vela e lalbero al ponte del suo kayak, io sono andato avanti il pi
velocemente possibile alla ricerca di un terreno dove accamparci,
ma improvvisamente dietro di me il ghiaccio ha ceduto e mi
sono ritrovato in acqua dentro unampia fessura nascosta dalla
neve. Ho provato a uscire ma con gli sci legati ai piedi non era
possibile farli passare attraverso i detriti di neve e i pezzi di
ghiaccio caduti in acqua. Inoltre non riuscivo a girarmi, legato
175

comero con limbrago alla slitta. Fortunatamente, al momento


della caduta avevo piantato lasta della piccozza nel ghiaccio
dalla parte opposta della spaccatura e con laiuto di questa e di
un braccio, mi sono tirato su in paziente attesa di Johansen per
farmi tirare fuori. Doveva avermi visto cadere dentro ma non
riuscivo a girarmi per guardare dietro di me. Quando mi sembrato che fosse trascorso molto tempo e sentendo lasta cedere e
lacqua salire, ho cominciato a chiamare, senza ricevere risposta.
Ho urlato chiedendo aiuto e alla fine, in lontananza ho sentito un
hullo! Poco dopo, con lacqua ormai al petto che stava per sommergermi, arrivato Johansen che mi ha tirato fuori. Era talmente impegnato con la sua slitta da non aver notato che ero in
acqua, sino allultima volta che lho chiamato. Questa esperienza
ha avuto leffetto di farmi diventare pi cauto e di non camminare su ghiaccio cos ingannevole con gli sci legati stretti. Con
una maggiore cautela abbiamo raggiunto terra, dove abbiamo
trovato un luogo abbastanza riparato per accamparci. stato
sorprendente scoprire interi branchi di trichechi stesi lungo la
riva, di fianco alle aperture nel ghiaccio. Ma non ci abbiamo badato troppo: eravamo ancora convinti di avere cibo e grasso a
sufficienza.
Nei giorni seguenti non siamo riusciti a muoverci, mentre la
tempesta infuriava. Il gioved, era il 28 maggio, il diario dice:
Ieri eravamo sullisola, quando verso sud abbiamo visto mare
aperto ma siamo ancora bloccati dal tempo. A causa delle spaccature ho spostato la tenda un po oltre: sotto di noi il ghiaccio
minacciava di aprirsi. Qui ci sono tantissimi trichechi, che ci seguono quando usciamo sul ghiaccio, risalendo le spaccature vicino a noi. Spesso riusciamo a sentirli grugnire mentre si
muovono spingendo il ghiaccio sotto i nostri piedi con la loro
schiena.
Infine mercoled 3 giugno siamo ripartiti. Il vento occidentale
per aveva spinto il ghiaccio verso terra, dunque non cera pi
mare aperto verso sud e non restava che attraversare il ghiaccio
seguendo la terra. Il vento veniva da nord, permettendoci di issare la vela sulle slitte e procedere veloci. Sul ghiaccio continuavamo a vedere tanti trichechi ma ce nerano anche in acqua che
176

continuavano a tirare fuori la testa dalle aperture e a grugnire


verso di noi. Il ghiaccio era brutto ed estremamente sottile: proseguendo verso sud diventato anche peggiore. Le masse di
neve lo spingevano talmente in basso da far s che sotto la neve
che si trovava al di sopra ci fosse acqua ovunque. Dovevamo arrivare il pi rapidamente possibile a terra, perch a sud dava
lidea di essere anche peggio. Con gli sci sopra la neve si procedeva piuttosto bene, anche se spesso la slitta e gli sci affondavano nellacqua sottostante incollandosi e sarebbe stato un
problema non da poco, riportare tutto al sicuro sul ghiaccio stabile. Finalmente siamo arrivati sotto una scogliera basaltica verticale43 che pullulava di alche. Era la prima volta che vedevamo
una simile quantit di questi uccelli, sino ad allora ne avevamo
sempre visti uno o due alla volta. Lo abbiamo letto come segno
che ci stavamo avvicinando a regioni pi conosciute. Lungo questa scogliera, verso sudest, cera un piccolo poggio roccioso,
dove sembravano riprodursi numerose procellarie artiche (Procellaria glacialis). Ma le provviste iniziavano davvero a scarseggiare e speravamo nella visita di qualche orso ma ora che ce
nera bisogno, loro stavano alla larga. Abbiamo deciso di sparare
agli uccelli, ma le alche volavano troppo alte per cui siamo riusciti a prendere solo un paio di procellarie artiche. Appena superato un branco di trichechi abbiamo deciso di prendere anche
un po di questo cibo tanto detestato e ne abbiamo ucciso uno.
Gli altri hanno alzato un poco la testa riprendendo subito dopo
a dormire. Scuoiare la preda con gli altri bruti intorno era impensabile: dovevamo riuscire a farli entrare in acqua, ma la faccenda non era cos semplice. Siamo andati verso di loro, abbiamo
urlato e ci siamo agitati ma quelli si sono limitati a guardarci pigramente senza muoversi. Allora li abbiamo colpiti con le racchette da sci facendoli arrabbiare al punto da mettersi a prendere
a colpi di zanna il ghiaccio, facendo volare frammenti ovunque
ma senza dare segno di andarsene. Alla fine, continuando a colpire e a spingere siamo riusciti a spingere il branco in acqua, ma
non stato un lavoro veloce. Si sono ritirati con una solenne e
43. il Capo Fisher di Jackson.

177

maestosa processione, trascinandosi lentamente, allontanandosi


grugnendo per il disturbo sino a tuffarsi, uno alla volta, in acqua.
Ma mentre affettavamo il loro compagno, hanno continuato a
riemergere nellapertura al nostro fianco, grugnendo e strisciando sino a met il corpo sul ghiaccio, come a chiedere conto
della nostra condotta.
Dopo esserci riforniti di carne, grasso e sangue, abbiamo fatto
il campo l vicino facendo bollire un bel rancio di porridge che
consisteva di una meravigliosa miscela di sangue, pesce in polvere, grasso e farina indiana. Cera ancora un bel vento e per
tutta notte abbiamo veleggiato allegramente con le slitte. Una
volta giunti al promontorio a sud siamo arrivati allacqua libera
che arrivava sino al limite della terra ricoperta dal ghiacciaio;
non restava che lanciare i kayak e partire lungo la scogliera del
ghiacciaio: era la prima volta in mare aperto, quellanno. Che
strano usare le pagaie e vedere lacqua pullulare ovunque di uccelli alche, piccole alche e gabbiani tridattili. La terra era ricoperta di ghiacciai e la roccia basaltica sporgeva solo in un paio di
aree. In diversi punti del ghiacciaio cerano anche delle morene.
Non stata poca la sorpresa quando sullacqua abbiamo visto
uno stormo di edredoni e poco dopo due oche a riva: ci sembrava di essere tornati in regioni civilizzate. Dopo un paio dore
alle pagaie, siamo stati fermati dal ghiaccio costiero, mentre lacqua libera si estendeva proprio verso ovest sino a una terra avvistata precedentemente ma ora ricoperta dalla nebbia.
Avevamo molti dubbi circa la direzione da seguire, se entrare
nelle acque libere verso ovest che dovevano portarci a Spitzbergen, o se lasciare lacqua e riprendere a seguire il ghiaccio costiero e pianeggiante verso sud con le slitte. Anche se cera
foschia e non si vedeva lontano, eravamo convinti che seguendo
il ghiaccio avremmo dovuto per forza raggiungere lacqua libera
sul versante sud di queste isole. Forse l avremmo potuto trovare
una rotta pi breve verso Spitzbergen. Intanto (5 giugno) era
mattino avanzato e abbiamo preparato il campo, ben contenti di
essere cos a sud.
Dato che il giorno dopo (sabato 6 giugno) cera ancora nebbia
e non si riusciva a vedere da cosa eravamo circondati e il forte
178

vento settentrionale sarebbe stato sfavorevole per attraversare il


mare verso ovest, abbiamo deciso di andare a sud seguendo il
ghiaccio costiero. Ancora una volta siamo riusciti a usare le vele,
filando velocissimi e spesso senza sforzo riuscivamo a stare sugli
sci davanti alla slitta, impugnando la barra per la guida (un bastone di bamb saldamente legato al fusto del kayak) lasciando
fare tutto al vento. Quando cerano le raffiche eravamo piume,
altre volte dovevamo tirare un po noi. Avanzavamo bene e abbiamo proseguito sino a notte inoltrata per sfruttare al massimo
il vento. Abbiamo attraversato lampio stretto che avevamo davanti senza fermarci sino ai pressi di unisola sul versante meridionale dove ci siamo fermati.
La sera seguente (domenica 7 giugno) abbiamo proseguito
sempre verso sud, veleggiando bene davanti al vento settentrionale. Avevamo sperato di raggiungere terra prima di accamparci
ma era pi lontana del previsto e infine, a mattina inoltrata (luned 8 giugno), ci siamo dovuti fermare sul ghiaccio nel cuore
di una furiosa tempesta. Le numerose isole tra le quali ci stavamo muovendo apparivano sempre pi misteriose ai nostri
occhi.
Nel mio diario quel giorno trovo scritto: Verso sud, continuiamo a scoprire nuove isole o terre. Oltre di noi, verso ovest,
c ununica grande terra di neve che pare stendersi per una
grande distanza verso sud. Era questa terra di neve ad apparirci estremamente misteriosa; non avevamo ancora scoperto un
singolo appezzamento scuro, cerano solo neve e ghiaccio ovunque. Non avevamo unidea precisa circa la sua estensione, dato
che lavevamo vista solo a sprazzi, quando la nebbia si alzava.
Dava limpressione di essere piuttosto bassa ma lidea che ci eravamo fatti era che fosse pi estesa rispetto a tutte le terre che
avevamo seguito.
Il ghiaccio adesso era notevolmente diverso da quello trovato
pi a nord, vicino al rifugio invernale; era considerevolmente
pi sottile e ricoperto da neve molto spessa, non certo le condizioni ottimali per viaggiarci sopra. Quando il giorno seguente
(marted 9 giugno) ha cominciato a fare lo zoccolo sotto gli sci e
i pattini delle slitte, il lavoro si fatto pi pesante: ma il vento era
179

ancora favorevole e nonostante tutto si veleggiava bene. Mentre


si procedeva a tutta velocit, volando nel vento e ormai quasi a
terra, allimprovviso Johansen e la sua slitta sono affondati: solo
dopo molte difficolt riuscito a riportarsi sul ghiaccio solido
contro vento con tutte le sue cose. Mentre correvo ho visto che
la neve aveva un colore sospettosamente bagnato e ho iniziato
ad affondarci dentro con gli sci: per fortuna, prima che accadesse
un altro incidente, ho avuto il tempo di orzare. Abbiamo dovuto
ammainare le vele e fare una lunga deviazione verso ovest,
prima di poter riprendere a veleggiare. Anche il giorno dopo la
neve era di ostacolo ma il vento si era rinfrescato e siamo andati
bene. Dato che adesso la terra a est44 pareva avere un andamento
verso sudest, abbiamo manovrato verso il punto pi meridionale di una terra che vedevamo a sudovest.45 Era sempre pi
emozionante.
Quel giorno eravamo convinti di aver coperto circa 14 miglia
e calcolavamo di trovarci a latitudine 808 nord. La terra pi a
sud, se fosse proseguita per molto nella stessa direzione, non poteva essere la Terra di Francesco Giuseppe (io ancora pensavo
che poteva esserlo); ma con questatmosfera nebbiosa non riuscivamo a vedere molto lontano e poi cera da rilevare il fatto che
a est, la costa cominciava a dirigersi verso oriente. Pensavo potesse concordare con la mappa di Leigh-Smith dello Stretto di
Markham. In questo caso dovevamo essere giunti a sud attraverso uno stretto che n lui n Payer potevano aver visto, perci,
dopotutto, non eravamo cos fuori rotta rispetto alla nostra longitudine. Ma no! Durante il viaggio verso sud non potevamo essere passati senza aver visto nulla attraverso il ghiacciaio Dove
di Payer, le varie isole e le terre.
Doveva esserci per forza una terra pi a ovest di questa, tra la
Terra di Francesco Giuseppe e Spitzbergen; la mappa di Payer
non poteva essere del tutto sbagliata. Volevo raggiungere la terra
a sudovest ma ci eravamo dovuti fermare sul ghiaccio, perch
ancora troppo distante.
44. In seguito rivelatasi essere lIsola di Hooker.
45. Rivelatasi poi essere lIsola di Northbrook.

180

Le provviste scarseggiano; abbiamo carne ancora per un


giorno ma non si vedono creature in giro, n una foca sul ghiaccio n acqua libera da nessuna parte. Da quanto va avanti cos?
Se non raggiungiamo presto il mare aperto, dove c probabolmente della cacciagione, le cose non saranno molto piacevoli.
Venerd 12 giugno siamo partiti alle 4 del mattino con le slitte
a vele spiegate. Essendoci stato gelo la neve era in condizioni
molto migliori. Durante la notte cera anche stato vento e per
questo confidavamo in un buon tempo. Nel corso della giornata
precedente il tempo si era schiarito e cos avevamo potuto distintamente vedere le terre intorno a noi, scoprendo che era necessario puntare pi a ovest per raggiungere il punto meridionale
della terra a occidente. Le terre sul versante est erano scomparse
dalla nostra vista il giorno prima. Adesso vedevamo anche un
ampio stretto nella terra a ovest,46 e come avevamo pensato questa era ununica terra. La terra a nord dello stretto era ormai lontana, si vedeva a malapena e intanto era calato il vento. Il
ghiaccio era sempre pi accidentato ed era evidente che eravamo su ghiaccio di deriva, dunque il lavoro si faceva molto pi
impegnativo del previsto. Dallatmosfera si capiva che doveva
esserci acqua libera verso sud e procedendo abbiamo gioito nel
sentire il suono dei cavalloni. Alle 6 del mattino ci siamo fermati
a riposare e mentre salivo su una gibbosit per un rilevamento
della longitudine ho visto lacqua non troppo distante da noi.
Sul ghiacciaio, da un frammento di ghiaccio pi alto si vedeva
meglio. Questa terra si stendeva verso il promontorio a sudovest. Nonostante in quel momento il vento fosse diventato leggermente occidentale, speravamo ancora di riuscire a navigare
lungo il margine del ghiaccio: dunque abbiamo deciso di puntare verso lacqua per la via pi breve. Rapidamente siamo
giunti al bordo del ghiaccio dove abbiamo rivisto lacqua blu
aprirsi di fronte a noi. Abbiamo unito i kayak, issato la vela, ci
siamo messi in mare e le nostre speranze non sono andate disat-

46. Lo stretto tra lIsola di Northbrook e lIsola di Bruce da un versante, e Capo


Peter sulla Terra di Alexandra dallaltro.

181

tese, perch per tutto il giorno abbiamo navigato bene. A volte il


vento era cos forte che dovevamo tagliare lacqua, con le onde
che ci bagnavano sgradevolmente ma siamo andati avanti e ce
ne siamo fatti una ragione. In breve abbiamo superato il punto
dove eravamo diretti47 e qui abbiamo visto che la terra si stendeva verso ovest e che il margine del ghiaccio costiero, ancora intero, andava nella stessa direzione: davanti a noi cera lacqua. Di
buon umore, abbiamo proseguito la navigazione verso ovest seguendo il fianco del ghiaccio. Eravamo infine giunti sul versante
sud della terra dove a lungo avevamo vagato e dove avevamo
trascorso un lungo inverno.
Quella sera ci siamo accostati al alla riva del ghiaccio per
sgranchire un po le gambe rigide per essere stati seduti nel
kayak tutto il giorno; volevamo vedere cosa cera a ovest, oltre
lacqua e siamo saliti su una gibbosit. Mentre scendevamo ci
siamo chiesti come ormeggiare il nostro prezioso vascello.
Prendi uno dei tiranti mi ha detto Johansen che era in piedi
sul ghiaccio. Ma abbastanza forte?. Si, lho sempre usato
come sagola per la slitta-barca mi ha risposto. Ah, bene, tanto
non ci vuole granch per trattenere questi kayak leggeri ho
detto io, vergognandomi di essere stato cos timoroso. Ho ormeggiato i kayak con la striscia di pelle di tricheco che faceva
da sagola. Eravamo sul ghiaccio da poco dandoci da fare vicino
ai kayak. Il vento era notevolmente calato e pareva essere pi
occidentale, il che metteva in discussione la prosecuzione con le
vele spiegate: siamo dunque saliti su una gibbosit per verificare
meglio. Una volta lass allimprovviso Johansen ha gridato,
Ehi! Kayak alla deriva!. Siamo corsi gi ma avevano gi preso
un po il largo, andando rapidamente alla deriva. La cima dellormeggio aveva ceduto. Dai, tieni il mio orologio! ho detto a
Johansen spogliando di dosso qualcosa a tutta velocit per nuotare meglio, visto che per evitare i crampi non osavo togliermi
tutto, poi sono saltato in acqua. Il vento era oltre il ghiaccio e i
kayak, cos leggeri e il cordame alzato, gli davano una bella

47. Capo Barents.

182

presa. Erano gi lontani, andavano rapidamente alla deriva.


Lacqua era ghiacciata e nuotare vestito era difficile: ma i kayak
continuavano ad allontanarsi in genere pi velocemente di
quanto io potessi procedere a nuoto. Era molto difficile farcela.
Ma le nostre speranze stavano andando alla deriva, tutto quello
che possedevamo era a bordo dei kayak e non avevamo neanche
un coltello. Se fossi stato preso da un crampo annegando dove
mi trovavo, o fossi tornato indietro senza i kayak, sarebbe stata
la stessa cosa e cos ho dato tutto quello che avevo. Quando mi
stancavo, nuotavo sulla schiena e riuscivo a vedere Johansen
camminare irrequieto sul ghiaccio. Povero! Non riusciva a stare
fermo, pensando che fosse tremendo non poter fare niente. Non
aveva molta speranza che potessi farcela ma anche se si fosse
tuffato in acqua, le cose non sarebbero migliorate. Dopo, ha detto
che questi sono stati i momenti peggiori che abbia mai vissuto.
Ma quando mi sono nuovamente girato ho visto che ero pi vicino e il coraggio cresciuto, facendomi raddoppiare gli sforzi.
Tuttavia ho sentito che gli arti si stavano irrigidendo e perdevano sensibilit: sapevo che non mancava molto prima di non
riuscire pi a muovermi ma ero vicino. Se avessi resistito ancora
un po saremmo stati salvi. Le bracciate si facevano sempre pi
deboli ma la distanza diminuiva e ho capito che stavo per raggiungere i kayak. Alla fine sono riuscito a stendere la mano e ad
afferrare lo sci di traverso a poppa. Lho preso e mi sono avvicinato sul bordo del kayak. Eravamo salvi! Ho cercato di tirarmi
su ma il corpo era talmente rigido che sembrava impossibile. Per
un attimo ho pensato che era troppo tardi: dovevo arrivare sin
qui per non riuscire a salire. Dopo un po, di slancio sono ho potuto mettere una gamba sul bordo della slitta sul ponte e ci sono
ruzzolato sopra. Stavo l seduto, talmente irrigidito dal freddo
che era difficile pagaiare. Con la doppia imbarcazione, poi, non
era comunque semplice: prima dovevo stare da una parte e dare
un paio di colpi, poi entrare nellaltro kayak e dare qualche altro
colpo di pagaia. Se fossi stato in grado di separarli, remando dal
primo e trainando il secondo, sarebbe stato pi semplice; ma non
potevo fare un lavoro del genere, sarei rimasto secco prima di
finire: non mi restava che scaldarmi pagaiando il pi possibile.
183

Il freddo aveva reso insensibile il corpo e quando arrivavano le


folate di vento, sembravano letteralmente trapassare la sottile
maglia di lana bagnata. Tremavo e sbattevo i denti, ormai avevo
quasi del tutto perso la sensibilit ma riuscivo a usare la pagaia
e mi sarei scaldato una volta tornato sul ghiaccio. Vicino a prua
cerano due alche e il pensiero di avere alche a cena era troppo
allettante; avevamo bisogno di cibo. Ho preso il fucile e le ho uccise con una scarica. In seguito Johansen ha detto che sentendo
la detonazione ha pensato che fosse successo qualche incidente
e che non era riuscito a capire cosa stessi combinando l fuori;
ma dopo avermi visto pagaiare e raccogliere due uccelli ha pensato che ero uscito di senno. Quando ho raggiunto il bordo del
ghiaccio, la corrente mi aveva spinto lontano dal nostro approdo. Allora arrivato Johansen seguendo il margine ghiacciato, poi saltato nel kayak dietro di me e in breve siamo tornati
dove eravamo prima. Ero innegabilmente esaurito e a malapena
potevo farcela a strisciare sul terreno. Quasi non riuscivo a stare
in piedi e mentre rabbrividivo scrollandomi, Johansen ha dovuto
togliermi gli indumenti bagnati, mettermi addosso i pochi
asciutti di riserva e stendere il sacco a pelo sul ghiaccio. Mi ci
sono impacchettato dentro bene e lui mi ha coperto con la vela
e tutto quello che riusciva a trovare per bloccare laria fredda.
Sono rimasto a lungo steso a tremare ma lentamente il calore ha
iniziato a tornare. Durante la notte abbiamo appeso gli abiti fuori
e il giorno dopo erano quasi asciutti.
Dato che la corrente di marea era forte e che non cera vento
adatto alla navigazione, abbiamo dovuto attendere che la marea
girasse, per evitare la corrente contraria: siamo riusciti a ripartire
solo in tarda serata del giorno dopo. Abbiamo pagaiato e siamo
andati bene sin verso il mattino (14 giugno), quando siamo arrivati davanti a del ghiaccio sul quale riposavano grossi branchi
di trichechi. A parte qualche alca, la carne era finita e non restavano molti pezzi di grasso. Avremmo preferito un orso ma non
ne avevamo pi visti e forse era meglio rifornirsi qui. Ci siamo
fermati e ci siamo diretti verso un branco dietro una gibbosit.
Preferivamo quelli giovani, pi facili da maneggiare: l ce
nerano tanti. Ne ho uccisi due piuttosto piccoli. Con la prima
184

detonazione gli animali adulti si sono alzati per guardarsi intorno, ma con il secondo colpo tutto il branco ha cominciato a entrare in acqua. Le madri per non volevano abbandonare i
cuccioli morti. Una ha annusato il suo e lo ha spinto, evidentemente incapace di capire cosa era successo: vedeva solo il sangue
che gli usciva dalla testa. Urlava e gemeva come un essere
umano. Alla fine, quando il branco ha iniziato a immergersi, la
madre ha cominciato a spingere verso lacqua il suo cucciolo. A
questo punto, temendo di perdere il bottino, sono corso a prenderlo ma lei stata troppo rapida. Ha preso il piccolo per la
gamba anteriore ed scomparsa come il lampo nelle profondit
assieme al cucciolo. Laltra madre ha fatto la stessa cosa. Era
come se non potessi capire cose fosse accaduto, cos sono rimasto
in piedi sul bordo a guardare gi, verso di loro. Credevo che i
cuccioli sarebbero riemersi ma erano veramente scomparsi. Le
madri dovevano averli tenuti a lungo con loro. Poi sono andato
verso un altro branco, e ho ucciso un cucciolo: ma reso saggio
dallesperienza, ho ucciso anche la madre. Era una visione toccante vederla piegata sul cucciolo morto prima di essere uccisa.
Anche da morta era stesa e lo teneva con la gamba anteriore.
Avevamo carne e grasso per molto tempo carne anche deliziosa, perch il fianco di tricheco giovane sa di lonza di montone.
Qui i trichechi erano innumerevoli. I branchi che erano stati
sul ghiaccio prima di scomparire erano grossi; ma in acqua al
largo ce nerano molti altri. Ovunque pullulava di trichechi
grandi e piccoli. Dicendo che erano circa 300 non esagero di sicuro.
All1.30 del mattino seguente (luned 15 giugno) abbiamo proseguito con un meraviglioso tempo sereno. Lacqua pullulava di
trichechi e non ci piaceva pagaiare singolarmente, dunque abbiamo unito i kayak: sapevamo quanto potevano essere invadenti questi gentiluomini. Il giorno prima si erano avvicinati,
erano saltati fuori da dietro il mio kayak e ci avevano seguito
spesso da vicino per lunghe distanze senza farci alcunch. Ero
propenso a credere che si trattasse di curiosit e che non fossero
veramente pericolosi; Johansen non ne era cos certo. Era convinto che avessimo fatto esperienza del contrario ed esortava
185

alla cautela, che male non poteva farci. Per tutto il giorno abbiamo visto branchi che ci hanno seguito a lungo, rimanendo
sempre vicini ai kayak. Siamo rimasti accanto al margine del
ghiaccio e se qualcuno si avvicinava troppo, se possibile, ci fermavamo su un piede di ghiaccio.48 Restavamo anche vicini o affiancati. Abbiamo superato un grosso branco sul ghiaccio e da
una grande distanza li abbiamo sentiti muggire come le vacche.
Scivolavamo rapidi lungo la costa che era sfortunatamente avvolta nella foschia, per cui era impossibile capire se tra gli appezzamenti scuri che distinguevamo, in alto cerano canali
sgombri oppure ghiacciai. Io volevo vedere molto di pi di questa terra. Avevo il sospetto sempre pi forte che ci trovassimo
nelle vicinanze della zona dove aveva trascorso linverno Leigh
Smith. La latitudine, la direzione della linea costiera, la posizione
delle isole e degli stretti, parevano combaciare troppo per ammettere la possibilit che un altro gruppo di isole simile potesse
trovarsi a cos breve distanza tra la Terra di Francesco Giuseppe
e Spitzbergen. Si sarebbe trattato di una coincidenza abnorme. A
tratti, inoltre, verso ovest avevamo visto una terra che in quel
caso non poteva trovarsi lontana dalla Terra di Nordest. E la
mappa di Payer della terra a nord di questultima? A ragione,
Johansen continuava a sostenere che Payer non aveva potuto
commettere errori come quelli che, in quel caso, saremmo stati
obbligati a riscontrare. Verso mattina abbiamo remato senza vedere trichechi, sentendoci pi sicuri. Ma proprio allora abbiamo
visto un vagabondo solitario sbucare allincirca davanti a noi.
Johansen, che in quel momento era davanti, si accostato a una
cengia di ghiaccio sommersa e anche se ho pensato che si trattasse di eccessiva cautela, ero sul punto di seguire il suo esempio. Non ero ancora arrivato quando allimprovviso il tricheco
balzato fuori di fianco a me, si lanciato sul bordo del kayak, si
assicurato meglio con una pinna posteriore e mentre cercava di
48. Un piede di ghiaccio la parte di un banco di ghiaccio che sporge da sotto la
superficie dellacqua. Si forma nello strato pi caldo della superficie marina durante lestate, in seguito allo scongelamento della parte superiore del ghiaccio.

186

rovesciarmi, ha tirato un colpo al kayak con le zanne. Io ho cercato di resistere per non farmi rovesciare e ho colpito con tutta
la mia forza lanimale sulla testa con la pagaia. Il tricheco ha afferrato ancora il kayak e mi ha fatto ribaltare: quando il ponte era
quasi affondato, ha mollato e si alzato. Ho afferrato il fucile ma
in quel momento si girato scomparendo rapido come era venuto. Era successo tutto in un attimo e mentre assieme a Johansen sottolineavo quanta fortuna avevamo avuto scampando a
quellavventura, ho notato che le mie gambe erano bagnate.
Ascoltando attentamente ho sentito lacqua gocciolare dentro il
kayak, proprio sotto di me. Mi sono immediatamente girato,
portandolo sulla cengia di ghiaccio sommersa ma in quella sono
affondato. Adesso occorreva uscire e salire sul ghiaccio, ma il
kayak continuava a riempirsi. Il margine ghiacciato era alto e instabile ma ce lho fatta mentre Johansen, inclinando a tribordo il
kayak che stava affondando per far salire la falla sopra il livello
dellacqua, riuscito a trasportarlo in un punto dove il ghiaccio
era sufficientemente basso per permetterci di tirarlo su. Tutto
quello che avevo galleggiava l dentro, completamente fradicio.
Dunque siamo qui, con tutti i nostri beni materiali sparpagliati ad asciugare e un kayak da riparare prima di affrontare
nuovamente il tricheco. Ha fatto un bello squarcio di almeno
quindici centimetri: per fortuna non ha fatto di peggio. Avrebbe
potuto facilmente ferirmi alla coscia con quella zanna! E mi
avrebbe detto male se fossimo stati pi lontani invece che vicino
al margine del ghiaccio, dove si trovava una cengia sommersa.
Il sacco a pelo era fradicio, lo abbiamo strizzato come potevamo,
abbiamo rivoltato il pelo allinfuori e ci abbiamo trascorso dentro
una notte fantastica.
La sera dello stesso giorno ho scritto: Oggi ho rattoppato il
kayak e con la stearina abbiamo revisionato tutte le cuciture di
entrambi; speriamo di poter proseguire con le imbarcazioni solide. Fuori i trichechi ci fissano con i loro grandi occhi rotondi,
grugniscono e soffiano e ogni tanto si arrampicano sul bordo del
ghiaccio come se volessero mandarci via.

187

Marted 23 giugno.
Dormo? Sogno?
Mi meraviglio e dubito?
Le cose sono ci che sembrano?
O queste sono visioni?
Cosa era accaduto? Ancora non riesco bene ad afferrarlo. Sono
davvero incessanti le vicende di questa vita vagabonda! Pochi
giorni fa nuotavo per salvarmi dallattacco di un tricheco, facendo una vita selvaggia da oltre un anno, e sicuro che prima di
incontrare altri esseri umani mi aspettasse un lungo viaggio per
mare e sul ghiaccio attraverso regioni sconosciute un viaggio
fatto di alti e bassi, delusioni e quelle cose alle quali ci siamo
ormai abituati. Adesso invece stiamo facendo la vita di un europeo civilizzato, circondati da tutto quello che la civilizzazione
pu offrire, tra lusso e bella vita, con abbondanza di acqua, sapone, salviette, morbidi abiti di lana puliti, libri e tutto quello
che ci aveva fatto sospirare nel corso dei tanti mesi faticosi.
Il 17 giugno, dopo mezzogiorno mi sono alzato a preparare la
colazione. Ero sceso alla riva del ghiaccio a prendere lacqua salata, avevo acceso il fuoco, tagliato la carne e messo su la
pentola. Avevo gi tolto una delle calzature pronto a sgattaiolare
nel sacco a pelo, quando ho notato che la foschia che ricopriva
la terra, rispetto al giorno precedente, si era alzata. Pensando che
valesse la pena di dare unocchiata in giro, ho rimesso la scarpa
e sono salito in cima a una gibbosit per osservare. Dalla terra arrivava una brezza mite che dalla montagna recava con s il rumore confuso di migliaia di voci duccello. Ascoltando questi
suoni di vita e di movimento, osservavo gli stormi di alche sopra
di me. Mentre locchio seguiva il profilo della costa, che si fermava davanti alla spoglia scogliera scura, e scrutava le fredde
pianure congelate e i ghiacciai di una terra che mai occhio doveva avere visto e mai piede aver calpestato, nonch terra immersa nella maestosit artica dietro il mantello di foschia
improvvisamente allorecchio mi arrivato un suono molto simile allabbaiare di un cane e che mi ha fatto trasalire. Erano solo
un paio di latrati ma non potevano essere altro. In quel momento
ho ricordato di aver sentito due detonazioni il giorno prima, che
188

mi erano sembrate simili a due spari e che avevo concluso dovevano essere rumori prodotti dal ghiaccio. Allora ho gridato a Johansen di aver sentito dei cani verso linterno. Uscito dal sacco
dove stava dormendo, ruzzolato fuori dalla tenda. Cani?.
Non riusciva proprio a capire; doveva alzarsi e ascoltare con i
suoi orecchi, mentre preparavo la colazione. Pur dubitando fortemente, un paio di volte aveva immaginato di aver sentito qualcosa che poteva essere scambiato per un cane che abbaiava; ma
dato che era stato subito sovrastato dai rumori degli uccelli, tutto
sommato aveva concluso che avevo sentito proprio quello. Gli
ho detto che poteva credere a quello che voleva ma che io avevo
intenzione di partire il prima possibile e che non vedevo lora di
ingoiare la colazione. Avevo svuotato gli ultimi resti di farina di
granoturco nella zuppa, sicuro che entro sera avremmo mangiato farinacei. Durante la colazione si discuteva a proposito di
chi poteva essere, se nostri connazionali o inglesi. Se era la progettata spedizione inglese verso la Terra di Francesco Giuseppe
di quando eravamo partiti, cosa avremmo dovuto fare? Dovremmo restare un paio di giorni con loro ha detto Johansen, e
poi proseguire verso Spitzbergen, se no prima di tornare a casa
la questione si fa troppo lunga. Su questo eravamo della stessa
idea; da loro ci saremmo fatti dare qualche provvista per il viaggio. Mentre io andavo avanti, Johansen doveva restare a curare
i kayak, per non correre il rischio che andassero alla deriva con
il ghiaccio. Tirati fuori gli sci, il cannocchiale e il fucile io ero
pronto. Prima di partire sono tornato sullaltura ad ascoltare e a
cercare una via attraverso il ghiaccio accidentato verso la terra
ferma. Ma non cerano suoni simili a quelli prodotti da un cane:
solo alche rumorose, piccole alche stridule e gabbiani tridattili
urlanti. Forse erano queste che avevo sentito, e cos mi sono incamminato pieno di dubbi. Ma davanti a me, vedendo una traccia fresca di animale, mi veniva difficile credere che potesse
essere una volpe: se cos fosse stato, si sarebbe trattato di volpi
grandi come mai ne avevo viste. Erano cani? Era mai possibile
che a poche centinaia di passi da noi ci potesse essere stato un
cane senza abbaiare o che noi non lavessimo sentito? Era piuttosto improbabile; ma di qualsiasi cosa si trattasse, quella non
189

era una volpe. Forse un lupo? Ho proseguito e la mente era affollata da strani pensieri sospesi tra dubbio e certezza. La fatica,
i problemi, le privazioni, le sofferenze: stava forse per finire tutto
qui? Sembrava incredibile eppure dalla ombrosa terra del dubbio iniziava a sorgere la certezza. Quando allorecchio mi arrivato distintamente il guaito di un cane e vedendo sempre pi
tracce, ho capito che non poteva trattarsi di altro. Tra queste
tracce cerano anche quelle della volpe ma comerano piccole a
confronto! Per molto tempo si sentito solo il rumore degli uccelli. Allora ho avuto nuovamente il dubbio di unillusione.
Forse era solo un sogno. Ma poi mi sono ricordato le tracce dei
cani: quelle non erano un inganno. Ma se qui cera gente, era difficile che ci trovassimo sulla Terra di Gillies o su una nuova terra,
come avevamo creduto per tutto linverno. Dovevamo essere sul
versante sud della Terra di Francesco Giuseppe e il sospetto che
avevo da qualche giorno era giusto: eravamo arrivati a sud passando da uno stretto sconosciuto tra lIsola Hooker e lIsola Northbrook e ci trovavamo al largo di questultima, nonostante la
cosa apparisse inconciliabile con la mappa di Payer.
Avanzavo verso la terra tra gibbosit e irregolarit con una
strana mescolanza di emozioni. Improvvisamente mi parso di
sentire un urlo di voce umana, la prima voce estranea dopo tre
anni. Il cuore batteva pompando sangue al cervello mentre correvo su una gibbosit per salutare con tutto il fiato che avevo nei
polmoni! Dietro lunica voce umana nel cuore del deserto ghiacciaio lunico messaggio dalla vita cera casa e colei che laggi
mi aspettava; non vedevo altro, facendomi strada tra iceberg e
creste di ghiaccio. Poi ho sentito un altro urlo e da una cresta di
ghiaccio in lontananza ho visto una forma scura muoversi tra le
gibbosit verso linterno. Era un cane. Ma pi in l cera unaltra
figura, quella di un uomo. Chi era? Era Jackson o uno dei suoi
compagni o magari un suo connazionale? Ci siamo avvicinati
rapidamente. Ho salutato sventolando il cappello e lui ha fatto
lo stesso. Lho sentito parlare con il cane e lho ascoltato: era inglese. Avvicinandomi mi sembrato di riconoscere il signor
Jackson, che ricordavo di avere visto una volta.
Ho levato il cappello e ci siamo dati la mano scambiandoci un
190

caloroso, Come va? Il mondo circostante era chiuso fuori da un


tetto di nebbia sopra di noi; sotto cera banchi di ghiaccio alla
deriva e sullo sfondo uno sprazzo di terra di ghiaccio, ghiacciaio
e foschia. Da un lato cera un europeo civilizzato che indossava
un vestito inglese a quadri e stivali anfibi alti di gomma, ben rasato e pettinato e dal quale proveniva un profumo di sapone aromatico, percepibile ai sensi acuti delluomo selvaggio; dallaltra
cera il selvaggio vestito di stracci sporchi, annerito da olio e fuliggine, con i capelli lunghi e spettinati e una barba ispida, con
una faccia sulla quale era impossibile distinguere la carnagione
chiara attraverso lo spesso strato di grasso e fuliggine che un inverno di tentativi con acqua calda, muschio, stracci e coltello,
avevano provato invano a rimuovere. Nessuno poteva sospettare chi fosse o da dove venisse.
Jackson: Sono immensamente contento di vederla.
Grazie. Anchio.
Avete una nave qui?.
No; la mia nave non qui.
In quanti siete?.
Ho un compagno dove finisce il ghiaccio.
Parlando, avevamo cominciato a dirigerci verso terra. Avevo
dato per scontato che mi avesse riconosciuto o che avesse capito
chi ci fosse dietro laspetto selvaggio, non pensando che un perfetto estraneo potesse essere accolto cos calorosamente. Allimprovviso si fermato, mi ha guardato bene in faccia e ha detto:
Siete forse Nansen?.
S, certo.
Per Giove! Sono felice di vederla!.
E poi mi ha afferrato la mano stringendola nuovamente mentre il suo viso diventava tutto un sorriso accogliente e i suoi occhi
scuri irradiavano gioia per linatteso incontro.
Da dove arrivate? mi ha chiesto.
Ho lasciato la Fram a 84 latitudine nord dopo due anni alla
deriva e ho raggiunto il parallelo 8615, dove abbiamo dovuto
tornare indietro per dirigerci verso la Terra di Francesco Giuseppe. Tuttavia siamo stati costretti a fermarci tutto linverno da
qualche parte a nord di qui e siamo diretti a Spitzbergen.
191

Le faccio le mie pi vive congratulazioni. Avete proprio fatto


proprio un bel viaggio e sono enormemente felice di essere la
prima persona a congratularmi per il vostro ritorno.
Ancora una volta mi ha preso la mano stringendola calorosamente. Non potevo essere accolto meglio: in quella stretta di
mano non cera formalit. Con le sue maniere ospitali allinglese
mi ha subito detto che per noi cera molto spazio e che da un
giorno allaltro aspettava larrivo della sua nave. In seguito ho
scoperto che molto spazio significava che cera ancora qualche
metro quadrato sul pavimento della baracca. Ma lo spazio del
cuore lo spazio di casa e quello non gli mancava. Non appena
sono riuscito a parlare, ho chiesto come andava a casa e Jackson
mi ha dato la bella notizia che mia moglie e la bambina stavano
molto bene, quando era partito due anni prima. Poi ho chiesto
della Norvegia e della situazione politica; di quella non sapeva
niente e ho preso la cosa come segno che doveva andare tutto
bene. A quel punto mi ha chiesto se potevamo andare subito a
prendere Johansen e le nostre cose, ma io pensavo che i kayak
erano troppo pesanti per essere trascinati da soli su questo ghiaccio accidentato e che se aveva abbastanza uomini sarebbe stato
meglio mandarli in nostro aiuto. Dando un segnale a Johansen
con un colpo di fucile, lui avrebbe atteso pazientemente e cos
abbiamo sparato due colpi a testa. Subito dopo abbiamo incontrato diverse persone: il signor Armitage, secondo in comando;
il signor Child, fotografo e il signor Koetlitz, dottore. Mentre ci
avvicinavamo Jackson gli ha fatto un segnale facendo capire chi
ero e ho ricevuto un altro cordiale benvenuto. Poi abbiamo incontrato il signor Fisher, botanico; il signor Burgess e il finlandese Blomqvist (vero nome Melenius). Fisher mi ha poi detto
che quando mi ha visto sul ghiaccio ha pensato subito che fossi
io ma che aveva scartato lidea, una volta di fronte a me perch
aveva sentito descrivermi biondo e lui invece aveva visto un
uomo scuro con barba e capelli neri. Quando tutti si sono ritrovati, Jackson ha detto che avevo raggiunto gli 8615 nord e cos
ho avuto levviva dei potenti polmoni inglesi che hanno riecheggiato tra le gibbosit. Jackson ha immediatamente inviato i suoi
uomini a prendere le slitte per cercare Johansen, proseguendo
192

verso la casa che mi sembrava di vedere sulla riva. stato allora


che mi ha detto di avere posta per me, ricevuta sia nel corso della
primavera precedente che di questultima, quando era partito
verso nord. Poi abbiamo scoperto che a marzo era arrivato nei
pressi del nostro rifugio invernale49 ma che aveva dovuto rinunciare a proseguire bloccato dallacqua libera la stessa acqua
sulla quale avevamo visto per tutto linverno latmosfera buia.
Solo quando siamo arrivati pi vicini alle costruzioni mi ha interrogato dettagliatamente sulla Fram e sulla nostra deriva, cos
gli ho brevemente raccontato la nostra storia. In seguito mi ha
detto che al momento del nostro incontro aveva creduto che la
nostra nave fosse andata distrutta e che noi fossimo gli unici superstiti della spedizione. Quando mi aveva chiesto della nave
per la prima volta, gli era sembrato di aver visto unespressione
triste sul mio volto, e aveva avuto timore a tornare sullargomento, avvisando addirittura i suoi uomini di non fare domande. Aveva capito di essersi sbagliato solo dopo una mia
osservazione casuale e da allora ha cominciato a fare domande
approfondite sulla Fram e gli altri. Poi siamo arrivati alla casa,
una bassa capanna bassa in legname russo posata su una terrazza pianeggiante, un vecchio litorale dietro la montagna a
circa 150 metri di altezza sul mare. Era circondata da una stalla
e quattro alloggi fatti con grandi tendoni, dove erano immagazzinate le provviste. Siamo entrati in un caldo nido confortevole
nel cuore di questo ambiente desolato e invernale, con il tetto e
le pareti ricoperte da panno verde. Sulle pareti cerano ovunque
fotografie, acqueforti, litografie e scaffali pieni di libri e strumenti; sotto il tetto cerano appesi indumenti e calzature bagnati
e nella piccola stufa in mezzo al pavimento di questo accogliente
locale, come un cordiale saluto risplendeva la calda fiamma al
carbone. Mentre mi sistemavo su una comoda sedia in questo
ambiente inusuale ho provato una strana sensazione. In un solo
colpo il destino mutevole aveva spazzato via dalla mia mente le
responsabilit e i problemi che lavevano oppressa per tre lunghi
49. Jackson aveva raggiunto Capo Richthofen, a circa 35 miglia a sud rispetto
a dove ci trovavamo.

193

anni. Adesso ero in un porto sicuro in mezzo al ghiaccio e gli


aneliti di tre anni venivano placati dal sole dorato del giorno nascente. Il mio dovere lavevo fatto; il mio compito era finito;
adesso potevo riposare e aspettare.
Mi stato consegnato un pacchetto a chiusura stagna contenente lettere dalla Norvegia. Con mano tremante e cuore in tumulto ho aperto, scoprendo che le notizie da casa erano buone.
Una deliziosa sensazione di pace si impadronita della mia
anima.
Poi arrivato il pranzo; che bello mangiare pane, burro, latte,
zucchero, caff e tutto quello a cui avevamo imparato a rinunciare nel corso di in un anno! Ma lapice stato toccato quando
siamo riusciti a liberarci dei nostri stracci cenciosi e a fare un
bagno caldo, togliendo di dosso in un colpo solo tutto lo sporco
possibile; solo dopo diversi tentativi nel corso di alcuni giorni
abbiamo iniziato ad avere un aspetto quasi pulito. Una volta indossati morbidi indumenti puliti e tagliati barba e capelli, si
compiuta la trasformazione da selvaggio a europeo. Che bellezza indossare dei vestiti senza sentirsi lunto addosso e soprattutto, essere in grado di muoversi senza sentirli incollati a ogni
movimento!
Non ci voluto molto tempo prima che Johansen e gli altri ci
raggiungessero con i kayak e le nostre cose. Johansen mi ha raccontato del caloroso saluto dedicato da questi calorosi inglesi a
lui e alla bandiera norvegese, non appena lavevano vista sventolare accanto a una camicia di lana sporca su un bastone di
bamb che gli avevo ordinato di innalzare per permettermi di ritrovare la via. Per arrivare qui non gli avevano permesso di toccare la slitta e si era limitato a camminare al loro fianco come un
passeggero, per questo mi ha detto che tra tutti i metodi di viaggio usati sul ghiaccio alla deriva, in assoluto questo era il pi comodo. Laccoglienza riservata a Johansen non stata meno
calorosa della mia e poco dopo ha vissuto la mia stessa trasformazione. Non riconosco pi il compagno della lunga notte invernale e invano cerco una traccia del barbone che aveva vagato
allesterno del basso rifugio sotterraneo in lungo e in largo per
la desolata riva dietro la ripida scarpata, sotto la scogliera di ba194

salto scuro. Il troglodita annerito svanito e al suo posto c un


privilegiato cittadino europeo di sano aspetto seduto su una comoda poltrona a godersi una pipa o un sigaro con un libro davanti, facendo del suo meglio per imparare linglese. Mi d lidea
che stia ingrassando a una velocit allarmante. veramente sorprendente che da quando abbiamo lasciato la Fram abbiamo
guadagnato peso. Quando sono arrivato qui pesavo 92 kg, circa
11 in pi di quando ho lasciato la Fram; Johansen pesa 75 kg, un
po pi di 6 rispetto a prima. Questo il risultato di un inverno
trascorso a mangiare orso e grasso nel clima artico. Ben altro rispetto a esperienze differenti in circostanze simili: deve essere
stata la pigrizia. E adesso siamo qui tranquilli e in pace, in attesa
della nave e di quello che porter il futuro, mentre si fa di tutto
per farci dimenticare le privazioni dellinverno. Non avremmo
potuto finire in mani migliori; impossibile descrivere lineguagliabile ospitalit e la gentilezza dimostrata da tutti, oltre allo
stato di benessere che proviamo. Sono le privazioni di un anno
e il bisogno dellumana societ, sono gli interessi comuni, che ci
avvicinano tanto a questi uomini in regioni cos desolate? Non
lo so; ma non ci stanchiamo mai di parlare e sembra che ci si conosca da anni, invece di esserci incontrati per la prima volta
pochi giorni fa.
Una delle prime cose che abbiamo fatto allavamposto del signor Jackson, stata quella di confrontare i nostri orologi con i
suoi cronometri; inoltre, il signor Armitage stato cos gentile
da fare alcuni rilevamenti temporali per me. Pare che non fossimo cos fuori strada. Gli orologi erano spostati di circa 26 minuti, il che significa una differenza di circa 6,5 nella longitudine.
Un confronto prolungato fatto dal signor Armitage ha anche dimostrato che lo scappamento50 dei nostri orologi era molto vicino a quello da noi calcolato. Con questa informazione potevo
calcolare i rilevamenti della nostra longitudine con una certa
precisione; uno dei primi compiti che mi sono dato, ora che avevamo accesso a carta, scrittura, disegno e al materiale tanto de50. Sistema meccanico che traduce il movimento oscillatorio di un ingranaggio
in rotazione. (N.d.C.)

195

siderato durante linverno, stato quello di preparare una bozza


di mappa della Terra di Francesco Giuseppe, basata su quello
che i nostri rilevamenti mi avevano portato a concludere. Il signor Jackson, molto gentilmente, mi ha concesso la consultazione della mappa da lui realizzata della parte di terra che aveva
esplorato. Ci mi ha permesso di evitare di ricalcolare i miei rilevamenti di queste localit. Inoltre, devo ringraziare il signor
Jackson per avermi aiutato in tutti i modi con le tabelle di navigazione, lalmanacco nautico,51 i regoli graduati e ogni genere di
materiale da disegno.
comparando la mappa di Payer, quella di Jackson e i miei rilevamenti che ho realizzato la bozza riprodotta a pagina. Ho
cambiato le mappe di Payer e di Jackson solo dove i miei rilevamenti differiscono significativamente dai loro. Non ho la pretesa
di offrire pi di una bozza provvisoria, dato che non ho avuto
neanche il tempo di elaborare i miei rilevamenti con assoluta
precisione. Quando ci sar stato fatto e potr avere accesso a
tutto il materiale di Payer, senza dubbio sar possibile produrre
una carta molto pi affidabile. Lunica nota di rilievo che rivendico per la mappa allegata che, a sommi capi, dimostra quella
che sino ad oggi abbiamo chiamato Terra di Francesco Giuseppe
frammentata in numerose piccole isole, senza una massa terrestre estesa e continua.
Gran parte della mappa di Payer coincide con i nostri rilevamenti. Ma lenigma sul quale abbiamo meditato tutto linverno
rimasto irrisolto. Dove si trovava il ghiacciaio Dove e tutta la
zona nord della Terra di Wilczek? Dove erano le isole da Payer
chiamate Isola Braun, Isola Hoffman e Isola Freeden? Lultima
potrebbe indubbiamente essere identificata con lisola pi meridionale di Hvidtenland (Terra Bianca), ma le altre sono completamente scomparse. Ho meditato a lungo sulla questione di
come un errore del genere sia potuto comparire in una mappa
realizzata da uno come Payer topografo esperto le cui carte,
di regola, dnno garanzia di grande accuratezza e cura, oltre al
51. Non avevamo lalmanacco nautico del 1896, cos abbiamo usato quello
dellanno precedente.

196

fatto che parliamo di un viaggiatore polare verso il quale ho


sempre portato grande rispetto. Ho esaminato la relazione del
suo viaggio trovando che parla espressamente di come, durante
il periodo in cui ha costeggiato il ghiacciaio Dove, ha trovato
molta nebbia che nascondeva la terra di fronte. Il 7 aprile 1874
scrive:52 A questa latitudine (8123) sembrava che la Terra di
Wilczek terminasse improvvisamente ma quando il sole ha dissolto le foschie abbiamo visto le catene montuose brillare a causa
degli enormi ghiacciai i ghiacciai Dove che scintillavano su
di noi. Verso nordest si riusciva a distinguere la terra che tendeva
verso un promontorio che emergeva dal grigiore in lontananza
in seguito battezzato Capo Buda-Pesth. La prospettiva che si
apriva davanti a noi quella di unenorme terra fatta di ghiacciai era in conflitto con limpressione generale che ci eravamo
fatti circa la somiglianza tra la regione appena scoperta e Spitzbergen, poich ghiacciai di una cos straordinaria ampiezza presuppongono lesistenza di una regione che sia molto estesa verso
linterno.
Ho riflettuto molto su questa descrizione e nel libro di Payer
non riesco a trovare nessunaltra informazione che faccia luce
sul mistero. Secondo quanto descritto sopra, sembrerebbe che
quel giorno abbiano trovato cielo limpido ma devono esserci
stati dei banchi di nebbia che coprivano Hvidtenland, dando
lidea che fosse unita alla Terra di Wilczek a sud e verso la Terra
del Principe della Corona Rodolfo a nord. Il sole che risplendeva
su quei banchi di nebbia deve avergliele fatte scambiare per dei
ghiacciai che si estendevano lungo un litorale ininterrotto. Mi
pi facile comprendere un errore del genere, visto che io stesso
ero sul punto di farlo.
Io e il signor Jackson abbiamo discusso molto sui nomi delle
terre che avevamo esplorato. Gli ho domandato se avesse obiezioni in merito al nome Isola Frederick Jackson che avevo dato
alla terra dove avevo svernato, come piccolo gesto di gratitudine
per lospitalit che ci aveva dimostrato. Avevamo scoperto che
52. Nuove Terre nel Circolo Polare Artico di J. Payer, Vol.II, p.129.

197

questisola era separata da alcuni stretti dalla terra che Payer


aveva chiamato Terra di Karl Alexander, pi a nord. Per il resto,
mi sono astenuto dal dare nomi a qualsiasi altro luogo che Jackson aveva visto prima di me.
La regione attorno a Capo Flora si era dimostrata molto interessante dal punto di vista geologico e ogni volta che il tempo lo
concedeva, ne investigavo la struttura da solo o pi frequentemente in compagnia del dottore e del geologo della spedizione
inglese, il dr. Koetlitz. Insieme abbiamo fatto molte interessanti
escursioni in lungo e in largo sulle ripide morene in cerca di fossili, abbondanti in certi punti erano.
Pareva che la terra a partire dal livello del mare e sino ai 1500,
1800 metri di quota circa, fosse composta da unargilla morbida
miscelata a blocchi di arenaria dargilla rosso marrone; i fossili
abbondavano principalmente in questi blocchi. Ma il terreno era
talmente disseminato di massi erratici rotolati dalle pareti basaltiche superiori, che era difficile raggiungerlo. Ho a lungo sostenuto che tutta questa argilla fosse solo una formazione
relativamente recente sulla riva; il dottore per, si sforzava di
convincermi che in realt si trattava di una formazione antica,
molto vasta, e che si stendeva proprio sotto il basalto sovrapposto. Quando siamo giunti allo strato pi elevato di argilla e ho
visto che veramente si infilava sotto il basalto ho dovuto cedere.
Un esame dei fossili in gran parte ammoniti e belemniti mi
ha convinto che tutta questa formazione basaltica doveva essere
del periodo Giurassico.
Il dottor Koetlitz aveva trovato strati sottili di carbone nellargilla in diversi luoghi. Spesso si trovava anche del legno pietrificato. Ma sopra la formazione di argilla era posato un enorme
letto di basalto alto 1800-1900 metri, che non era certo la cosa
meno interessante dellintera zona. La sua struttura a grani
grezzi lo distingueva dalla gran parte dei basalti e lo metteva in
diretta relazione con quelli che si trovano a Spitzbergen e nella
Terra di Nordest.53 Qui nella Terra di Francesco Giuseppe
laspetto del basalto sembra variare molto. Qui sullIsola di Nor53. Dove vengono generalmente chiamati diabasi.
198

thbrook e su quelle circostanti la situazione era molto differente


da quella osservata pi a nord. Di regola, qui si trovava solo a
1500-1800 metri sul livello del mare, mentre nelle isole pi a nord
dagli 81 in su arrivava sino al litorale. Poi cadeva a picco da
una parete quasi perpendicolare sino al Capo Fisher di Jackson,
che si trova a 81. A nord, ovunque eravamo stati avevo tenuto
gli occhi aperti per capire quali informazioni potessero darci i
fossili circa let geologica della regione. Secondo quello che ho
trovato qui a Capo Flora, pare che gran parte di questo basalto
fosse del periodo Giurassico. Sopra il basalto, inoltre, sono stati
trovati fossili vegetali datati allultima fase del Giurassico. Pare
dunque che la Terra di Francesco Giuseppe sia una formazione
relativamente vecchia. Tutti gli strati orizzontali di basalto, che
si trovano alla stessa altezza di tutte le isole, sembrano indicare
che qui una volta esisteva una sola massa terrestre e che nel
corso del tempo questa massa, esposta a forze disgregatrici quali
il gelo, lumidit, la neve, i ghiacciai e il mare, si sia separata finendo per scomparire parzialmente sotto il livello del mare: oggi
restano solo isole sparse e rocce, separate da fiordi e da stretti.
Poich queste formazioni mostrano una certa somiglianza con
quelle trovate in diversi luoghi a Spitzbergen e sulla Terra di
Nordest, potremmo plausibilmente dedurre che questi due
gruppi di isole in origine appartenessero alla stessa massa terrestre. Sarebbe perci interessante investigare la regione attualmente ignota che le separa regione che avremmo dovuto
attraversare se non ci fossimo imbattuti in Jackson e nella sua
spedizione.
Unaltra caratteristica molto interessante dellIsola di Northbrook era la prova dei cambiamenti nel livello del mare. Ho gi
detto che la baracca di Jackson era posata su un vecchio litorale,
o gradone, alto circa 150 metri. Ma cerano anche molti altri litorali, sia pi bassi che pi alti. Cos ho scoperto che Leigh Smith,
che aveva passato un inverno in questa zona centrale, aveva costruito la sua baracca su un vecchio litorale a circa 60 metri sul
livello del mare, mentre in altri punti ho trovato litorali allaltezza di 240 metri. Avevo gi notato questi litorali su diversi livelli di altitudine nella parte pi settentrionale di questa regione
199

(ad esempio, sullIsola di Torup) quando ero arrivato qui per la


prima volta nel corso dellautunno precedente. A dire il vero, noi
stessi avevamo passato linverno su un gradone del genere.
Jackson aveva trovato scheletri di balene in diversi luoghi intorno a Capo Flora. Vicino alla sua baracca, per esempio, a unaltezza di circa 150 metri, cera il cranio di una balena,
probabilmente groenlandese (Balena mysticetus?). Pi a nord
cerano frammenti di uno scheletro completo e probabilmente
della stessa specie: queste ossa si trovavano a unaltitudine non
superiore ai 30 metri. Ho trovato anche i segni che il mare doveva essere salito di livello al di sopra dei gradoni del basso litorale, in molti punti erano disseminato di gusci di cozze. Questa
terra pare essere stata soggetta a cambiamenti di livello analoghi
a quelli avvenuti in altre regioni nordiche, cosa della quale avevo
gi visto traccia sulla costa settentrionale dellAsia.
Durante unescursione, il signor Jackson e il dottor Koetlitz
hanno trovato un nunatak, uno spuntone di roccia che sporgeva
sulla superficie di un ghiacciaio sul versante nord di Capo Flora,
entrambi i luoghi erano disseminati di fossili vegetali. Questa
scoperta aveva risvegliato il mio interesse e il 17 luglio io e il dottor Koetlitz ci siamo tornati. Lo spuntone di roccia era interamente composto da un basalto che in certi punti mostrava una
marcata struttura colonnare e che sporgeva in mezzo al ghiacciaio a unaltezza che ho stimato intorno a circa 1800-1860 metri
sul livello del mare. Sfortunatamente non abbiamo avuto il
tempo di misurare laltitudine con precisione. In due punti, sulla
superficie basaltica, cera uno strato costituito da infiniti frammenti di arenaria. In quasi ognuna di queste impronte si trovavano aghi e foglie di pino ma anche piccole foglie di felce.
Abbiamo preso tutto quello che riuscivamo a portare con noi di
questi tesori, rientrando in serata carichi e molto felici. Nei giorni
seguenti, durante unescursione con gli sci, Johansen involontariamente finito nello stesso luogo, dove ha raccolto alcuni fossili. Dopo il mio ritorno a casa questa collezione di fossili
vegetali stata esaminata dal professor Nathorst e pare che il signor Jackson e il dottor Koetlitz abbiamo fatto una scoperta
molto interessante.
200

Il professor Nathorst mi scrive: questi fossili vegetali sono di


grande interesse poich ci permettono di fare una prima deduzione relativa al mondo vegetale nelle regioni a nord dellottantesimo parallelo di latitudine nel corso della parte finale del
periodo Giurassico. Le pi comuni sono le foglie di abete (Pinus)
che ricordano il Pinus Nordenskildi ritrovato nello strato Giurassico a Spitzbergen, in Siberia orientale e in Giappone ma che probabilmente appartiene a unaltra specie. Si trovano anche foglie
pi strette di unaltra specie, fiori maschi e frammenti di un
cono di pino con diversi semi, uno dei quali suggerisce che si
tratti di Pinus Maakiana dello strato Giurassico della Siberia.
anche interessante la scoperta di resti della specie Feildenia, sinora ritrovata solo nelle regioni polari.
I campioni migliori sono le foglie di un piccolo Gingko, una
delle quali intera. Durante il Giurassico questa specie fioriva
specialmente in Siberia orientale ed stato trovato anche a Spitzbergen, in Groenlandia orientale (nello stretto di Scoresby) e in
molti luoghi dEuropa. Durante il periodo Cretaceo e durante il
Terziario si trovava ancora sulla costa occidentale della Groenlandia a 70 di latitudine nord. La foglia qui riprodotta appartiene a una nuova specie, che si potrebbe chiamare Gingko polaris
e che diretta parente della G. Flabellata, che si trova nello strato
Giurassico della Siberia.
Innegabilmente stata una transizione inattesa, quella di passare da unesistenza inerte nel nostro covo invernale, dove gli
interessi scientifici trovavano pochi stimoli, direttamente nel
cuore di questa oasi scientifica, dove cerano abbondanti opportunit di lavorare con i libri e lapparato necessario a portata di
mano e dove si potevano impiegare i momenti di svago a discutere a proposito di ogni genere di questione scientifica legata
allartico. Il botanico della spedizione, il signor Harry Fisher, era
un uomo molto interessato alla fauna e alla flora delle regioni
polari e le esaurienti indagini da lui compiute (soprattutto nel
regno della vita vegetale) sia sulla terra che in mare, contribuiranno notevolmente alla conoscenza delle condizioni biologiche
di questa localit. Non dimenticher facilmente le numerose
conversazioni piacevoli nel corso delle quali egli mi comunicava
201

le sue scoperte e le sue osservazioni, avidamente assorbite da


una mente come la mia troppo a lungo privata di tale nutrimento. Mi sentivo come un pezzo di terra riarsa che assorbiva la
pioggia dopo un anno di siccit.
Quando il cervello si affaticava, potevo andare con Jackson in
cima alla morena a cacciare alche, che abbondavano sotto la parete di basalto. Ce nerano centinaia appollaiate tra scogliere e
cornici; e altrove si trovavano i gabbiani tridattili a covare. Erano
scene ristoratrici di vita e movimento.
Ma i giorni passavano e la Windward non si vedeva. Io e Johansen abbiamo iniziato a mostrarci un po impazienti. Abbiamo
discusso della possibilit che la nave poteva non avercela fatta a
farsi largo tra il ghiaccio e che avremmo dovuto passare linverno qui. Essere cos vicini a casa ma non riuscire a tornare non
era unidea particolarmente attraente. Rimpiangevamo di non
aver proseguito per Spitzbergen, dove magari saremmo gi stati
sulla corvetta di cui avevamo parlato tanto. Quando ci pensavamo, ci chiedevamo perch ci eravamo fermati. La cosa si spiegava facilmente. Queste persone erano cos gentili e ospitali che
sarebbe stato un atto pi che spartano resistere alla loro affabilit. Inoltre, prima di arrivare qui, avevamo passato un po di
traversie e qui cera un nido caldo e accogliente, dove non dovevamo fare altro che star seduti ad aspettare. Aspettare, tuttavia,
non sempre il lavoro pi facile e cos avevamo seriamente
preso in considerazione lidea di ripartire verso Spitzbergen.
Forse avevamo aspettato troppo. Eravamo alla met di luglio e
anche se probabilmente lavanzata sarebbe stata rapida, si potevano sempre trovare ostacoli imprevisti e per raggiungere le
acque nelle quali potevamo sperare di trovare una nave, magari
ci avremmo impiegato anche pi di un mese. Questo voleva dire
arrivare alla met o addirittura alla fine di agosto: a quel punto
le corvette erano gi tutte dirette a casa. Se non ne avessimo trovata una subito, a settembre sarebbe stato difficile e a quel punto
saremmo forse dovuti rimanere a Spitzbergen per un altro inverno. Era meglio restare, visto che con ogni probabilit la nave
prima o poi sarebbe apparsa. Il periodo migliore per navigare
queste acque agosto e linizio di settembre, quando c meno
202

ghiaccio. Altre persone attendevano la nave con la stessa impazienza: quattro componenti della spedizione inglese tornavano
a casa dopo due anni di assenza.
Domenica 26 luglio. Finalmente il vascello arrivato. Questa
mattina sono stato svegliato da qualcuno che mi tirava per la
gamba. Era Jackson che con unespressione raggiante annunciava larrivo della Windward. Sono scattato in piedi e ho guardato fuori: era l, giusto dove finiva il ghiaccio e avanzava
lentamente alla ricerca di un ancoraggio. stato meraviglioso
rivedere una nave! Come sembravano alti il sartiame e lo scafo!
Era come unisola. A bordo, cerano le notizie del grande mondo
lontano, quello che sta nelloltre.
C stato un gran movimento. Si sono alzati tutti agghindandosi con i costumi pi meravigliosi per guardare fuori dalla finestra. Jackson e Blomqvist sono corsi fuori. Non avendo niente
da fare a bordo, sono tornato a letto ma poco dopo arrivato
Blomqvist ansante, che era stato rispedito indietro dal premuroso Jackson per dirmi che a casa andava tutto bene e che non si
era saputo nulla della Fram. stata questa la prima cosa che
Jackson aveva chiesto. Il mio cuore si sentito leggero come una
piuma. Quando Jackson aveva raccontato di noi e del nostro
viaggio agli uomini che gli erano andati incontro, avevano salutato le notizie con tre calorosi evviva!
Quella notte avevo dormito meno di due ore e la notte prima
non molto di pi. A questo punto potevo anche vestirmi e salire
a bordo. Mentre mi avvicinavo al vascello venivo accolto da
squillanti evviva da parte di tutto lequipaggio radunato sul
ponte, dove lottimo capitano Brown il comandante della Windward mi ha accolto cordialmente assieme al dottor Bruce e al
signor Wilton, arrivati qui per trascorrere linverno con Jackson.
Tutti insieme siamo scesi nella comoda e spaziosa cabina dove le
mie orecchie spalancate hanno digerito ogni genere di notizia,
nel corso di uneccellente colazione con patate fresche e altre delicatezze. Le notizie erano davvero notevoli. Una delle prime era
che si poteva fotografare la gente attraverso porte spesse diversi
centimetri. Confesso di aver rizzato le orecchie nel sentire questa
203

cosa. Era meraviglioso anche il fatto di poter fotografare un proiettile dentro un corpo, ma era niente rispetto a quellinformazione. Poi abbiamo scoperto che i giapponesi avevano sconfitto
i cinesi e molto altro. Non meno rimarchevole era linteresse che
il mondo intero sembrava dimostrare verso le regioni artiche.
Spitzbergen era diventata una zona turistica; una compagnia
norvegese (la Vesteraalen) aveva inaugurato un regolare servizio
con piroscafo54 e sullisola era stato costruito un hotel. Cera
anche un ufficio postale con il francobollo di Spitzbergen. E poi
abbiamo saputo di Andre, che era laggi in attesa del vento giusto per andare al Polo in mongolfiera.55 Se avessimo seguito la
nostra rotta sino a Spitzbergen saremmo capitati in mezzo a tutto
questo. Avremmo trovato un hotel coi turisti e saremmo stati riportati a casa su un comodo e moderno piroscafo a vapore, ben
diverso dalla corvetta da baleniera di cui avevamo parlato per
tutto linverno e a dire il vero, tutto lanno precedente. Avrei dato
tanto per vederci piombare in mezzo a un gruppo di turisti inglesi nelle nostre condizioni poco raffinate, tutti sporchi dopo
linverno trascorso nella tana. Dubito che ci sarebbero stati tanti
abbracci e strette di mano.
La Windward era partita da Londra il 9 giugno e poi da Vard,
il 25. Avevano portato quattro renne per Jackson ma nessuno dei
cavalli che aspettava. Una renna era morta durante il viaggio.
Erano tutti impegnati a scaricare la Windward e a portare a
terra le scorte di provviste, il carbone, il muschio di renna e altre
cose per la spedizione. Partecipavano alle operazioni, che procedevano piuttosto rapidamente, sia lequipaggio della nave che i

54. Non mi sognavo neppure che un anno dopo Sverdrup sarebbe stato al comando di questo piroscafo.
55. Salomon Andre stato un ingegnere svedese convinto di raggiungere il
Polo Nord con un pallone aerostatico: in volo si impiegava meno tempo e si potevano superare pi agevolmente gli ostacoli della banchisa. I resti della sua
spedizione, finita in tragedia, furono ritrovati solo nel 1930. Tuttavia egli anticip il leggendario volo in mongolfiera del 1926 sul Norge capitanato da Umberto Nobile con a bordo Roald Amundsen, lesploratore norvegese la cui
spedizione polare del 1911 arriv per prima al Polo Sud utilizzando, per il viaggio in mare verso lAntartide, proprio la Fram di Nansen. (N.d.C.)

204

componenti della spedizione inglese, i quali erano riusciti a


creare una strada spianata sul ghiaccio accidentato, dove i carichi venivano trasportati a terra con le slitte. Meno di una settimana dopo il capitano Brown era pronto a rifare rotta verso casa
e aspettava solo lettere e telegrammi da parte di Jackson. Pochi
giorni dopo era tutto pronto. Ma nel frattempo si era levata una
burrasca che soffiava verso riva e gli ancoraggi della Windward
avevano ceduto, la nave era andata alla deriva ed era stata costretta a cercare una rada pi interna: qui per lacqua era cos
bassa che lo scafo era appena a mezzo metro dal fondo. Intanto
il vento spingeva il ghiaccio verso terra, tutto intorno si era
chiusa lacqua navigabile e i banchi di ghiaccio erano sempre
pi vicini. A un certo punto la situazione era apparsa davvero
negativa, poi fortunatamente il ghiaccio non era riuscito a raggiungere il vascello, che era cos sfuggito alla morsa che
lavrebbe strappato fuori dallacqua. Dopo un rinvio di un paio
di giorni, il vascello si era liberato.
E ora stavamo per dire addio a questultima sosta sulla nostra
rotta, dove eravamo stati accolti cos cordialmente. Nella piccola
colonia lenergia era febbrile, chi tornava a casa doveva prepararsi al viaggio e quelli che restavano dovevano portare a bordo
lettere e altre cose. Questo era il difficile, perch la nave in impaziente attesa faceva sentire incessantemente il fischio del vapore;
poi cera una quantit di ghiaccio che si era saldato giusto oltre
il margine del della sponda di ghiaccio, per cui non era facile
muoversi. Alla fine chi doveva restare era tornato a riva e a
bordo eravamo: il botanico Fisher, il farmacista Child, il signor
Burgess e il finlandese della spedizione inglese, Blomqvist, oltre
a me e Johansen. Mentre il sole bucava le nuvole sopra Capo
Flora in uno sventolio di cappelli abbiamo mandato gli ultimi
saluti di addio ai sei uomini in piedi, un piccolo punto nero sul
banco di ghiaccio in mezzo a quella grande gelida solitudine. Il
7 agosto siamo partiti a vele spiegate verso sud con il vento a favore solcando la superficie ondulata delloceano. La fortuna era
dalla nostra. Nel viaggio verso nord la Windward si era battuta
contro molto ghiaccio prima di riuscire a far breccia e arrivare
verso la terra ferma. Cera anche adesso una grande quantit di
205

ghiaccio ma era debole e relativamente facile da navigare. Siamo


rimasti bloccati in alcuni punti che abbiamo superato usando il
motore ma la nave era in ottime mani. Avendo lunga esperienza
di baleniere, il capitano Brown sapeva bene come affrontare problemi ben pi grossi di quel ghiaccio sottile, lunico genere di
ghiaccio che si incontra in questo mare. Quando cera ghiaccio in
acqua, se ne stava seduto in coffa dalla mattina alla sera. Si concedeva poco sonno perch, mi diceva spesso, voleva riportarci a
casa prima dellarrivo della Fram, poich comprendeva bene che
colpo sarebbe stato se i nostri cari lavessero vista arrivare prima
di noi. Grazie a lui il viaggio verso casa stato breve e piacevole
come pochi, visto quello che si riesce a ottenere in queste regioni
inospitali dove avevamo trascorso tre anni.
Avevamo davanti a noi loceano azzurro e si faceva rotta per
Vard. Che gioia indescrivibile poter guardare nuovamente la
distesa blu passeggiando su e gi per il ponte. Una mattina, osservando il mare, lo sguardo si fermato davanti a un oggetto:
cosa poteva esserci allorizzonte? Siamo corsi a guardare dal binocolo. La prima vela. Che roba essere di nuovo in acque dove
cerano altre navi! Ma era lontanissima, non potevamo raggiungerla. Poi ne abbiamo viste altre e pi tardi, lo stesso giorno,
quattro grandi mostri, navi da guerra britanniche che probabilmente tornavano a casa dopo essere state a Vads per leclisse di
sole che doveva esserci il 9 agosto. Quella sera, (era il 12 agosto)
di fronte a noi ho visto una cosa scura e bassa allorizzonte. Cosera? Riuscivo a vederlo sulla prua a dritta distendersi verso il
basso e verso sud. Poi guardando bene ho capito: era la Norvegia! Ero impietrito e ho continuato a fissare la notte verso questa
linea scura mentre il petto cominciava a tremare di paura. Che
tipo di novit mi attendevano?
Al mattino, quando sono tornato sul ponte, eravamo vicini a
un approdo spoglio e brullo, non molto pi invitante rispetto a
quello abbandonato alle nebbie dellOceano Artico: solo che questa era la Norvegia. Durante la notte il capitano aveva fatto un
errore di valutazione ed era arrivato sottocosta troppo a nord,
dunque cera ancora da tribolare contro il vento e il mare prima
di raggiungere Vard.
206

Abbiamo ammainato la bandiera superando molte navi e la


corvetta della dogana che si era affiancata a noi senza far salire
nessuno a bordo, non avendo nulla da fare. Poi sono arrivati i
due piloti, padre e figlio. Dopo aver salutato Brown, sono rimasti
sorpresi nel trovare un connazionale a bordo di un vascello inglese ma non ci hanno fatto molta attenzione. Ma quando Brown
ha chiesto se sapevano chi ero, il vecchio mi ha fissato e sul viso
gli balenato un lampo, come se avesse riconosciuto qualcuno.
Quando Brown ha detto la parola Nansen, scuotendo il vecchio
per le spalle per la felicit di potergli dare una notizia cos bella,
sul viso segnato dalle intemperie del vecchio pilota spuntata
unespressione indescrivibile, un misto di gioia e stupefazione.
A quel punto mi ha preso la mano e mi ha dato il ben tornato
alla vita; a casa, da tempo mi avevano considerato morto e sepolto. E poi sono arrivate le domande relative alla spedizione.
Della Fram non si era ancora saputo nulla e questa notizia mi ha
tolto un peso dal petto: adesso sapevo che a casa si erano risparmiati ulteriori ansie.
La Windward, passando inosservata, scivolata silenziosamente nel porto di Vard. Prima ancora che fosse calata lancora
ero gi con Johansen su una barca diretto allufficio del telegrafo.
Quando attraccammo al molo, nessuno ci poteva ancora riconoscere a causa del nostro aspetto ancora piratesco, per cui lunica
creatura che ha notato il ritorno dei viandanti stata una vacca
intelligente che si fermata in mezzo a una via stretta a fissarci
sbalordita mentre cercavamo di attraversare. Quella vacca dava
proprio lidea della gioia estiva al punto che mi sono sentito di
andare a darle una pacca: adesso s che ero davvero in Norvegia.
Arrivato allufficio del telegrafo ho posato un fagotto enorme
sul banco, con tutti i telegrammi che volevo inviare il prima possibile. Ce nerano quasi cento, con un paio piuttosto lunghi, di
circa mille parole.
Il capo dellufficio telegrafico mi ha guardato male e ha preso
con calma il fagotto. Ma come gli caduto locchio sulla firma in
cima alla pila, la sua espressione cambiata di colpo, si girato
di scatto ed corso subito verso limpiegata. Quando venuto
verso di me aveva il viso raggiante e mi ha accolto calorosa207

mente. Dopo avermi assicurato che i telegrammi sarebbero partiti il prima possibile, mi ha spiegato che ci sarebbero voluti diversi giorni prima che arrivassero tutti a destinazione. Poi
iniziato il ticchettio attraverso il quale la nazione e il resto del
mondo avrebbero appreso la notizia che due componenti della
Spedizione Polare Norvegese erano tornati sani e salvi e che mi
aspettavo di vedere rientrare della Fram in autunno.
Mentre stavo per lasciare lufficio, il direttore mi ha detto che
in citt, probabilmente allalbergo, si trovava il mio amico professor Mohn. Che coincidenza: Mohn era intimamente collegato
alla spedizione ed era il primo amico che avrei incontrato! Gi
mentre consegnavo i telegrammi la notizia del nostro arrivo
aveva fatto il giro della citt e la gente si stava lentamente radunando per vedere i due orsi polari passeggiare per le vie. Arrivati allalbergo mi sono lanciato dentro e ho chiesto di Mohn.
Era nella camera numero tal dei tali ma stava facendo il suo riposino. Cosa poteva interessarmi dei riposini: ho urlato davanti
alla sua porta e lho spalancata. Mohn era sul divano a leggere
con una lunga pipa in bocca. Si alzato, fissando come un pazzo
la lunga figura sulluscio; poi gli caduta la pipa, il viso si contratto e a quel punto esploso: ma vero? Sei Fridtjof Nansen?. Credo si sia agitato come uno che aveva visto un
fantasma. Ma una volta sentita la voce gli sono venute le lacrime
agli occhi e piangendo un grazie a Dio, sei ancora vivo! si
lanciato tra le mie braccia. Poi stata la volta di Johansen. stato
un momento di gioia selvaggia e da entrambe le parti sono iniziate le domande pi incoerenti senza senso, seguendo i pensieri
che si accavallavano nella mente. Sembrava tutto cos incredibile
che prima di riprenderci e di riuscire a sederci per raccontare le
nostre esperienze di tre anni passato molto tempo. Ma dovera
la Fram? Lavevamo abbandonata? Doverano gli altri? Qualcosa
era andato storto? Era una raffica di domande ansiose e senza respiro: era indubbiamente difficile accettare che niente fosse andato storto ma che tuttavia avevamo lasciato la nostra splendida
nave. Piano piano la cosa si chiarita e allora rimasta solo la
gioia e sono apparsi sigari e champagne. Chiaramente quella
sera dovevamo fermarci da lui e siamo rimasti tutto il pomerig208

gio a parlare. Intanto la citt aveva scoperto i nomi dei nuovi


ospiti e quando abbiamo guardato fuori dalla finestra, la via era
piena di gente e da ogni pennone in citt e ogni albero in porto
sotto il sole della sera sventolava la bandiera norvegese. E poi
sono arrivati torrenti di telegrammi, tutti recanti buone notizie.
Ogni problema era a questo punto superato. Mancava solo larrivo della Fram ma eravamo tranquilli: sarebbe giunta presto.
La prima cosa da fare era rifornirci di un guardaroba. Ma non era
uno scherzo farci strada per le vie della citt e quando entravamo in un negozio, poco dopo questo straboccava di gente.
Abbiamo trascorso giorni indimenticabili a Vard, dove lospitalit stata cordiale e generosa. Dopo aver salutato i nostri
ospiti a bordo della Windward, ringraziandoli per tutte le gentilezze a noi riservate, domenica 16 il capitano Brown ha levato
lancora diretto ad Hammerfest. Voleva fare gli onori a mia moglie, che ci avrebbe incontrato l, dove io e Johansen siamo arrivati il 21 di agosto. Lungo il tragitto, la gente ci aveva salutato
ovunque con fiori e bandiere e adesso, entrando in porto, la citt
pi settentrionale della Norvegia era agghindata a festa dal mare
fino alla cima pi alta. Cerano migliaia di persone ad attenderci.
Con grande sorpresa ho incontrato il mio vecchio amico Sir George Baden-Powell, che si trovava in quel porto con lOtaria, il
suo bellissimo panfilo. Era appena rientrato da una spedizione
scientifica di notevole successo a Novaya Zemlya, dove era andato ad osservare leclissi di sole del 9 agosto assieme a diversi
astronomi inglesi. Mi ha messo a disposizione lintero panfilo e
io ho accettato volentieri il generoso invito frutto della sua genuina ospitalit inglese. Sir George Baden-Powell era una delle
ultime persone che avevo visto in Inghilterra. Ci eravamo salutati nellautunno del 1892 quando mi aveva chiesto dove
avrebbe dovuto cercarci se fossimo stati via per troppo tempo.
Sarebbe servito a poco venire a cercarci, perch era come trovare
un ago in un pagliaio ma lui aveva replicato che dovevo pensare
alla gente, a nessuno sarebbe piaciuto starsene con le mani in
mano e che di sicuro in Inghilterra qualcosa si sarebbe organizzato. Voleva dunque sapere dove cercarmi. Beh difficile pensare
a un altro posto che non sia la Terra di Francesco Giuseppe
209

avevo risposto. Se la Fram va a fondo e se siamo obbligati ad


abbandonarla, dovremo uscire da quella parte. Se la Fram non
affonda e la deriva come penso io, raggiungeremo il mare tra
Spitzbergen e la Groenlandia. Sir George aveva ritenuto che
fosse arrivato il momento di partire con le ricerche e dato che
non poteva fare molto altro, dopo aver concluso la spedizione a
Novaya Zemlya era intenzionato a costeggiare il ghiaccio e tentare di scoprire qualcosa su di noi. Ma al momento giusto noi
eravamo apparsi ad Hammerfest. Quella sera arrivata mia moglie con la mia segretaria, Christofersen. Dopo una bella festa in
nostro onore organizzata dalla citt di Hammerfest, abbiamo
preso posto a bordo della Otaria, dove le giornate scivolavano
tranquillamente, al punto da non renderci neanche conto del trascorrere del tempo. Intanto arrivavano in continuazione telegrammi di congratulazione e attestati di simpatia da ogni parte
del mondo.
E la Fram? Ottimisticamente avevo telegrafato che mi aspettavo di vederla entro lanno ma perch non era ancora arrivata?
Riflettendo sulla cosa e valutando ogni possibilit, mi convincevo
che, se tutto era andato per il verso giusto, doveva per forza essere uscita dal ghiaccio. Il suo mancato arrivo era dunque strano
e ho pensato con orrore che se lautunno fosse trascorso senza
vederne traccia, linverno e lestate non sarebbero stati piacevoli.
La mattina del 20 agosto mi ero appena alzato quando Sir George ha bussato alla mia porta dicendo che cera un uomo che insisteva per parlare con me. Ho risposto che non ero ancora
vestito ma che sarei arrivato immediatamente. Oh ma non importa ha risposto lui: venga cos com. Questa urgenza mi
sorprendeva e ho chiesto cosa stesse accadendo. Non lo so, ma
ritengo sia qualcosa di importante. Mi sono vestito e quando
sono uscito mi sono trovato di fronte un gentiluomo con un telegramma: era il direttore dellufficio del telegrafo. Diceva di
avere un telegramma che secondo lui poteva interessarmi, per
questo era venuto personalmente a portarmelo. Qualcosa che
poteva interessarmi? Restava una sola cosa al mondo che poteva
veramente interessarmi. Con mani tremanti ho aperto il telegramma:
210

Fridtjof Nansen:
Fram arrivata in buone condizioni. A bordo tutto a posto. Partiremo subito per Troms. Benvenuto a casa!
Otto Sverdrup.
Quasi mi sentivo strozzare e sono riuscito solo a dire la Fram
arrivata!. Accanto a me, Sir George ha fatto un salto di gioia;
Johansen era raggiante; Christofersen era sopraffatta dalla gioia
e l in mezzo cera il direttore dellufficio telegrafico a godersi la
scena. Mi sono precipitato nella cabina da mia moglie gridando
che la Fram era arrivata. Non riuscivo a crederci sembrava una
favola. Ho letto e riletto il telegramma prima di essere sicuro che
non fosse un sogno e poi una strana felicit serena, mai provata
prima, si impadronita di me.
A bordo, nel porto e in citt era un tripudio. Dalla Windward,
che stava alzando lancora per anticiparci a Troms, abbiamo
sentito risuonare gli evviva per la Fram e per la bandiera norvegese. Quel pomeriggio avevamo progettato di partire per
Troms: adesso volevamo metterci subito in viaggio per cercare
di raggiungere la Fram a Skjrv, che era sulla nostra stessa
rotta. Ho provato a fermarla inviando un telegramma a Sverdrup, ma era troppo tardi.
Il giorno seguente siamo entrati nel porto di Troms e vi abbiamo trovato la Fram, sempre grande e forte ma segnata dalle
intemperie. Era strano rivedere quel sartiame alto e lo scafo a
noi cos familiare. Lultima volta che lavevamo vista era mezza
seppellita dal ghiaccio e adesso stava galleggiando libera e orgogliosa sul mare azzurro in acque norvegesi. Le siamo scivolati
accanto. Con tre evviva inglesi lequipaggio della Otaria ha salutato la nave coraggiosa e dalla Fram hanno replicato con nove
urr norvegesi. Abbiamo gettato lancora e un attimo dopo il
gagliardo equipaggio della Fram era a bordo dellOtaria.
Non ci provo neanche a descrivere lincontro. Credo che nessuno di noi potesse dire un granch; eravamo tutti riuniti in
Norvegia e la spedizione aveva portato a termine il suo compito.
Poi siamo partiti insieme verso sud lungo la costa norvegese.
Prima arrivato il rimorchiatore Haalogaland, noleggiato dal
211

governo; poi la Fram, lenta e pesante ma tanto pi affidabile; e


alla fine lelegante Otaria, con a bordo me e mia moglie, con la
quale avremmo viaggiato sino a Trondheim. Che meravigliosa
sensazione stare finalmente in pace e vedere altri prendere il comando e scegliere la rotta!
Ovunque il cuore dei norvegesi ci accoglieva, dai piroscafi affollati di vacanzieri alla pi misera barca di pescatori. Sembrava
proprio che la vecchia Madre Norvegia fosse orgogliosa di noi:
era come se ci stringesse con un caloroso abbraccio, ringraziandoci per ci che avevamo fatto. Ma dopo tutto cosa avevamo fatto,
se non il nostro dovere? Compiuta la nostra missione, eravamo
noi a doverle i ringraziamenti per averci dato il diritto di navigare
sotto la sua bandiera. Mi ricordo di una mattina particolare a
Bronosund. Era mattino e faceva ancora freddo, fuori era grigio e
cera tantissima gente che voleva salutarci. Quando sono salito
sul ponte ero ancora mezzo addormentato. Lo stretto era pieno
di barche tra le quali eravamo passati lentamente ma davanti a
noi la Haalogaland aveva aumentato la velocit e anche noi navigavamo pi rapidi. Cera un pescatore che remava e a fatica ci
restava vicini, una cosa non facile. A un certo punto ha gridato:
Vuole comprare del pesce per caso?.
No, non credo.
Immagino che non possa dirmi dove Nansen. a bordo
della Fram?.
No, credo sia a bordo di questa nave fu la risposta.
Ah, mi chiedevo se non potrei salire a bordo, sono disperatamente ansioso di vederlo.
Non penso sia possibile: non hanno il tempo per fermarsi.
Un vero peccato. Voglio vedere lui in persona.
Quindi ha continuato a remare. Diventava sempre pi difficile
starci dietro ma lui mi fissava mentre io, chinato sul parapetto,
sorridevo con Christofersen accanto a me divertita.
Visto che lei cos ansioso di vederlo di persona, posso dirle
che lo sta gi vedendo in questo momento gli ho detto.
lei? Davvero? Non lavevo capito! Bentornato a casa!.
A quel punto il pescatore ha posato i remi, si alzato in piedi
nella barca e si tolto il cappello.
212

Cos percorrevamo la costa della Norvegia da una citt allaltra e di celebrazione in celebrazione. Era il 9 settembre quando
la Fram entrata nel fiordo di Cristiania56 accolta in una maniera
da fare invidia a un principe. Ci facevano strada le vecchie e
solide navi da guerra Nordstjernen ed Elida, la nuova ed elegante Valkyrie e le piccole e agili torpediniere. Intorno a noi era
un pullulare di piroscafi pieni di gente. Ovunque si vedevano
bandiere, saluti, urr, gente che salutava con fazzoletti e cappelli,
visi raggianti: tutto il fiordo era una celebrazione. Eravamo a
casa, ora si vedeva la ben nota riva splendere al sole. E poi ancora piroscafi e grida, con tutti noi in piedi e il cappello in mano,
inchinati davanti agli evviva.
La sera sono sceso alla spiaggia sul fiordo. Gli echi erano svaniti, le pinete erano silenziose e buie. Le ultime braci di un fal di
benvenuto covavano fumanti sul promontorio e il mare si increspava ai miei piedi come per mormorare adesso sei a casa.
Sullo spirito esausto calata benefica la profonda pace di una
sera dautunno.
Non potevo non ricordare quella piovosa mattina di giugno
quando per lultima volta avevo calcato questa spiaggia. Erano
passati pi di tre anni da allora; avevamo tribolato, seminato e
questo era il raccolto. Il mio cuore ha singhiozzato e ho pianto
per la gioia e la gratitudine.
Il ghiaccio, le lunghe notti di plenilunio polare e la loro nostalgia parevano un sogno lontano venuto da un altro mondo; un
sogno che era arrivato e che poi se nera andato. Ma cosa sarebbe
la vita senza i sogni?

56.Cristiania era il nome dellattuale Oslo, che si anche chiamata Kristiania


sino al 1924. (N.d.C.)
213

NOTE SU QUESTO LIBRO E SCELTE EDITORIALI

Come presentare oggi limmenso resoconto in tre grandi volumi a


oltre un secolo dalla prima traduzione italiana, era la questione chiave
nelle scelte editoriali. Uno dei problemi con cui bisogna fare i conti
lignota parola ski (vocabolo norvegese da leggersi proprio come lo
pronunciamo noi, sci) che venne inizialmente tradotta con pattini da
neve (e in quella inglese, snowshoes cio racchette da neve). Lesempio
che potrebbe sembrare banale, non lo affatto, e fa comprendere limportanza di una riproposizione vagliata agli occhi della storia. Sono
tante le scelte che, come accade in ogni spedizione, finiscono per avere
rilevanti ripercussioni non solo sul modo di evolversi delle idee geografia ma sullintera societ. Luso degli sci , infatti, rappresenta il cardine della rivoluzione portata da Fridtjof Nansen proprio perch in
Norvegia questa attivit divenne il perno di unidentit nazionale sino
dal diciannovesimo secolo; e Fridtjof Nansen stato uno dei massimi
esponenti di questo che non solo uno sport, ma un vero modo di sentire e vivere il territorio.
Nei volumi originali scritti da Nansen, con laggiunta di quello invece redatto da Otto Sverdrup al quale fu affidato lequipaggio e la
Fram quando il capo spedizione e Johansen partirono per il viaggio
verso il polo nord con slitte e sci nel marzo 1895 venne riportato tutto
nei minimi dettagli, dato che allora queste pubblicazioni erano anche
lunico modo per costruire delle relazioni attendibili per la comunit
scientifica, le societ geografiche, i finanziatori e il pubblico.
Questo non poteva essere certamente il testo di un volume da pubblicare nel ventunesimo secolo, ragione per cui si scelto di adottare un
metodo in grado di salvaguardare tutte le informazioni contenute nei
volumi originali, evitando le ripetizioni continue, la maggior parte dei
dati e dei rilevamenti e tutto quello che poteva interferire con la fluidit
della narrazione.
Davide Sapienza

215

Indice

Fridtjof, figlio del nord

di Davide Sapenza

Mappe
Il secondo autunno sul ghiaccio

I
XIX-XX
1

Ci prepariamo alla spedizione sul ghiaccio

23

1895, il nuovo anno

31

Si parte

45

Laddio alla Fram

57

La dura lotta

67

In slitta e kayak

95

Finalmente terra

119

1896, il nuovo anno

161

Il viaggio verso sud

173

Note su questo libro e scelte editoriali

215

Indice

217

217

COLLANA STORIE
PUBBLICATI

Robert Falcon Scott - I diari del Polo


Jacques Benoist-Mchin - Lawrence dArabia
Gigi Speroni - Il Duca degli Abruzzi
Fridtjof Nansen - La spedizione della Fram

Copertina e grafica Periscopi s.r.l.


Finito di stampare nel mese di luglio 2010
da Grafiche Cesina - Calendasco (Piacenza)

Potrebbero piacerti anche