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e il viaggio in slitta della durata di quindici mesi del Dr. Nansen e del
Ten. Johansen.
lanno scorso. Prima di pranzo sono uscito con gli sci. La neve mi
sibilava intorno alle orecchie ma non ho avuto grandi problemi
per il ritorno. Proprio adesso sta soffiando una burrasca di neve
tremenda. La luna ancora bassa nel cielo, verso sud, ed emana
un bagliore opaco attraverso le masse di neve sferzanti. Bisogna
tenersi ben stretti la berretta. Questa davvero unabominevole
notte polare, proprio come la immagini da casa, nel lontano
sud. Ma stare sul ponte mi rende allegro perch sento che stiamo
avanzando.
Sabato 13 ottobre. Oggi stesso vento, con velocit sino a 12 metri
e oltre, ma Hansen in serata ha fatto comunque un rilevamento.
un tipo sempre a posto, infaticabile. Stiamo andando verso
nordovest (81328 latitudine nord, 11828 longitudine est).
Domenica 14 ottobre. Ancora la stessa bufera. Sto leggendo la
storia delle interminabili sofferenze patite dai primi esploratori
artici per ogni grado e ogni minuto della loro rotta verso nord.
Mi fa quasi provare una sensazione di disprezzo per noi, qui seduti su comodi divani caldi dove si passa il tempo a scrivere,
leggere, fumare e sognare mentre la tempesta strappa e tira il
cordame sopra di noi, e con il mare che una grande massa di
neve sferzante attraverso la quale, grado dopo grado, veniamo
portati verso nord diretti alla meta per la quale i nostri predecessori hanno lottato consumandosi invano di fatica. E tuttavia
Cala il sole, viene la notte.
Luned 15 ottobre. Questa mattina siamo andati verso est con gli
sci, ancora contro lo stesso vento e le stesse precipitazioni nevose. Occorre prestare molta attenzione al tragitto in questi
giorni, perch da lontano non si vede la nave e se non trovi la via
del ritorno, ebbene... Ma le tracce sono ben visibili, mentre il
vento denuda la crosta di neve lungo quasi tutta la superficie e
la neve in movimento non attacca. Ci dirigiamo verso nord mentre lentamente fa il suo ingresso maestoso la notte artica. Oggi il
sole era basso; non lho visto a causa dei banchi di nuvole verso
sud, tuttavia riusciva a illuminare un po il cielo pallido. Adesso
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stessa verso ponente tra i 30 e i 40 sopra lorizzonte, assumendo una forma ad arco; quindi affondata a ovest e infine si
avvolta in una palla da cui si sparsero in cielo tante nervature.
Le sue arcate si muovevano mentre da ovest sbucavano rapidamente fasci di banderuole che puntavano a est e il serpente ondeggiava incessantemente nelle curvature che aveva appena
creato. Gradualmente ha risalito il cielo sin quasi allo zenit e contemporaneamente la curva o arcata pi alta si divideva in tante
ondulazioni pi deboli, la palla a nordest avvampava intensamente e le festose banderuole si innalzavano sino allo zenit dai
vari punti delle arcate, soprattutto dalla palla e dalla curvatura
pi lontana verso nordest. Cos lilluminazione ha raggiunto il
suo massimo, con un colore fondamentalmente giallo intenso,
anche se in certi punti tendeva a un giallino rosso, mentre in altri
era bianco verdina. Quando londa superiore ha raggiunto lo
zenit il fenomeno ha perso la sua brillantezza, finendo per disperdersi lentamente e lasciare una vaga traccia di aurora in
cielo, a meridione. Pi tardi, tornando sul ponte, ho trovato
quasi tutta laurora raccolta nella met meridionale del cielo. A
sud, in lontananza, si vedeva un arco basso a circa 5 sul segmento scuro dellorizzonte. Tra questo punto e lo zenit cerano
altre quattro arcate indistinte e sinuose, e la pi alta si muoveva
attraversandolo; qua e l, verso lalto, sfiammavano banderuole
vivide, soprattutto dallarco pi in basso a sud. Nella zona settentrionale del cielo non si vedevano arcate, solo qualche banderuola sparsa. Questa sera, come sempre, in cielo si vedono tracce
di aurora; spesso sono anche chiaramente visibili banderuole o
leggere velature e il cielo pare essere costantemente coperto da
un velo luminoso nel quale si vedono buchi scuri.1
Non passa notte in cui non si riescano a distinguere tracce di
aurora quando il cielo torna a essere limpido o se si apre uno
1. Questo velo luminoso costantemente disteso sul cielo, era meno distinguibile
nel firmamento poco sopra di noi ma diventava sempre pi consistente vicino
allorizzonte, pur senza raggiungerlo; a nord e a sud in genere terminava con
un arco basso delineato vagamente sopra una specie di segmento scuro. La luminosit di questo velo era talmente forte che non sono mai riuscito a distinguere con certezza la Via Lattea.
squarcio abbastanza largo che permetta di vederlo; di regola vediamo forti fenomeni luminosi inquieti che danzano incessantemente nel firmamento. Questi appaiono principalmente nella
zona meridionale del cielo.
Venerd 19 ottobre. Brezza fresca da E.S.E. Si va spediti alla deriva verso nord. Probabilmente presto oltrepasseremo il lungamente atteso 82 e non sar lontano dall8227 che decreter la
Fram come il vascello giunto nel punto pi settentrionale nella
storia del mondo. Ma il termometro sta crollando: probabilmente il vento non rester a lungo in quel quadrante e si sposter verso ovest. Spero solo che per una volta il barometro possa
dimostrarsi falso profeta. Sono tornato a essere piuttosto fiducioso, da molto tempo le cose vanno abbastanza bene e ottobre,
mese che lesperienza dello scorso anno mi aveva fatto temere,
se non finir male segner un notevole avanzamento.
Oggi il vento ci costato una vita. Il mulino era di nuovo attivo dopo essere stato riparato a causa del contrattempo dellaltro giorno alla ruota dellingranaggio. Nel pomeriggio, mentre
due cuccioli litigavano per un osso, uno caduto sotto uno dei
denti dellingranaggio sullassale, finendo per farsi trascinare
dentro, tra il mulino e il ponte. Il suo povero corpicino ha fatto
bloccare tutto e sfortunatamente nessuno era presente per fermarlo in tempo. Come ho sentito il rumore sono corso sul ponte
e il cucciolo era appena stato tirato fuori quasi morto; aveva lo
stomaco completamente lacerato. Emetteva un flebile lamento
ed stato subito liberato dalla sofferenza. Povera piccola creatura vivace! Non tanto che te ne sgambettavi in giro, divertendoti a fare confusione con i tuoi fratelli e le tue sorelle; poi sul
ponte rotolato un femore di orso lanciato dalla cambusa; tu e
gli altri vi ci siete lanciati sopra e adesso eccoti l, crudelmente
sventrato e morto come unaringa. Il destino inesorabile!
Domenica 31 ottobre. Latitudine nord 820,2, longitudine est
1149. sera tardi e sono disorientato, come se avessi indugiato
in una normale sregolatezza, ma una sregolatezza di una natura
molto innocente.
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Oggi c stato un grande banchetto per festeggiare lottantaduesimo grado di latitudine. Ieri sera la rilevazione dava 820,2
e sicuramente siamo andati anche pi a nord con la deriva. Per
loccasione sono state cucinate torte di miele (pan di zenzero) di
prima classe, credetemi sulla parola; poi, dopo una rinfrescante
corsa sugli sci, c stato un grande banchetto. Nella sala sono
stati affissi avvisi che richiedevano agli ospiti massima puntualit a pranzo, perch il cuoco aveva dato il meglio. Le seguenti
frasi, profondamente sentite, sono state scritte da un anonimo
poeta e apposte su un volantino:
Quando il pranzo viene servito puntuale, non temere, la
zuppa di latte sar di certo una primizia; ma se arrivate tardi le
vivande si guastano, il pasticcio di pesce sar un peso morto sul
petto; se aspetti troppo, ci che si conserva nelle scatole di latta,
non vi dubbio, trover modo di uscire. Anche la carne di bue,
di pecora o di maiale, che in questo sono molto diverse dal nettare della vigna! Ramornie, Armour, Thorne, Herr Ths hanno
conservato ottime carni che non sanno di andato male; dir
quindi una sola parola per mettervi in guardia, amici: se volete
un buon pranzo, venite alluna e non alle due.
La malinconia di questa poesia deve essere stata il frutto di
tante delusioni amare e fornisce una prova preziosa e intrinseca
circa lanonima professione del suo autore. Cos gli ospiti si sono
ritrovati con tollerabile puntualit, con la sola eccezione del vostro
umile servo che stato obbligato a scattare qualche fotografia sinch la luce del giorno era ancora sufficiente. Il men era splendido: 1. Zuppa di coda di bue. 2. Pasticcio di pesce al burro fuso
con patate. 3. Tartaruga con piselli primaticci giganti. 4. Riso, con
rovo camemoro e panna ed estratto di malto Crown. Dopo il
pranzo, caff e torta di miele. Dopo la cena anchessa eccellente
musica a gran richiesta e nel corso di tutta la serata, allorgano,
si sono alternati esecutori perfetti, tra i quali si particolarmente
distinto Bentzen. Ogni tanto la musica si trascinava, come se dovesse essere issata da un abisso profondo 1800 o addirittura 2700
metri per ravvivarsi appena si avvicinava alla superficie.
Alla fine leccitazione era tale che io e Pettersen ci siamo dovuti alzare a ballare un valzer e un paio di giri di polka, riu7
ziona. Pi tardi, esaminando il fucile che mi ero portato appresso, ho scoperto che non aveva le cartucce. Che bella giustificazione mi sarei dovuto dare se mi fossi trovato con quellarma
solo davanti agli orsi!
Luned 5 novembre. Ieri sera, mentre stavo lavorando, ho sentito
il guaito di un cane spaventato provenire dal ponte. Sono salito
di corsa e ho scoperto che uno dei cuccioli aveva leccato una
sbarra, per cui la lingua si era incollata allacciaio a causa del
gelo. La povera bestia lottava per liberarsi e la lingua era talmente tirata da sembrare una corda sottile che usciva dalla gola
dalla quale veniva il pietoso guaito. Bentzen, che era di guardia,
non sapeva cosa fare. Tenendolo per il collo lo aveva avvicinato
alla sbarra in maniera da allentare la lingua. riuscito a liberargliela dopo avere scaldato la sbarra in qualche modo con la
mano. Il povero cucciolo sembrava non star pi nella pelle per
la gioia e, per dimostrargli gratitudine, leccava la mano di Bentzen, il suo liberatore, con la lingua insanguinata. Speriamo che
passi un po di tempo prima che si faccia ancora catturare in questo modo. Ma ogni tanto succedono cose del genere.
Domenica 11 novembre. Come sempre, ogni giorno proseguono
i miei studi che mi attraggono sempre pi profondamente nel
cuore dellinsolubile mistero che sta oltre tutte le domande. No!
Perch continuare a far girare linfruttuoso circuito del pensiero?
Meglio uscire nella notte invernale. La luna alta, grande, gialla
e placida; le stelle occhieggiano da lass attraverso la neve polverosa che si sposta perch non cullarsi in un sogno notturno
invernale pieno di ricordi estivi?
Oib, no! Il vento soffia in maniera troppo decisa sulle desolate pianure ghiacciate; ci sono 33 gradi di freddo e lestate, con
i suoi fiori, davvero molto lontana. Darei un anno di vita per
poterli abbracciare; si stagliano a una tale distanza che mi sembra quasi di non poter mai pi tornare da loro.
Intanto ogni giorno e ogni notte le luci del nord, con la loro
meraviglia in eterno movimento, fiammeggiano aldil dei cieli.
Guardatele, dissetatevi grazie a loro che infondono oblio e spe13
E poi rientrare a casa, nella tua accogliente cabina-studio, accendere la stufa e la lampada, riempire la pipa, stendersi sul divano e
mandare sogni al mondo con le nuvolette di fumo arricciate questa forse una punizione cos tremenda? Mi ritrovo qui seduto a
fissare il fuoco per ore, lasciandomi portare dai sogni un modo
utile di impiegare il tempo. Ma almeno scorre senza che me ne accorga, sino a quando i sogni non vengono spazzati da una folata
di ghiaccio di realt e sto qui, nel pieno della desolazione, nervosamente pronto a riprendere con il lavoro.
Mercoled 14 novembre. Che meraviglia queste corse sugli sci
attraverso la natura silenziosa! Tutto intorno si distendono
campi di ghiaccio immersi nellargentea luce lunare; dalle gibbosit si stagliano qui e l scure ombre fredde i cui lati riflettono flebilmente il crepuscolo. Una linea buia a grande distanza segna
lorizzonte formato dal ghiaccio ammassato sul quale brilla un
vapore argenteo, e ancora pi sopra il cielo blu profondo, stellato, sconfinato, nel quale la luna naviga nelletere. Verso sud,
un debole e basso baluginare di giorno una sfumatura rossa e
scura che cova sotto un arco trasparente giallo e verde pallido,
il quale a sua volta si disperde in alto nel blu. Il tutto si fonde in
pura e indescrivibile armonia. Certe volte aneli di poter tradurre
queste scene in musica. Che accordi potenti ci vorrebbero per interpretarle!
Calma, oh che calma! Riesci addirittura a sentire le vibrazioni
dei nervi. Mi sembra quasi di continuare a scivolare su queste
pianure sino allo spazio infinito. Non forse limmagine di ci
che sar? Pace ed eternit sono qui. Il Nirvana deve essere
freddo e lucente come uneterna notte di stelle. Nel cuore di questo infinito, che cosa sono le nostre ricerche e la nostra comprensione?
Venerd 16 novembre. In mattinata sono uscito con gli sci assieme a Sverdrup sotto la luna per parlare seriamente delle prospettive legate alla nostra deriva e alla spedizione sul ghiaccio
verso nord, in progetto per la prossima primavera. La sera stessa
ne abbiamo parlato pi approfonditamente nella sua cabina. Ho
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chili di provviste, che basteranno per altri 50 giorni; ma non possiamo tenere niente per i cani. Dovremo per forza ucciderne alcuni e usarli come cibo per gli altri cani o per noi stessi, dando
loro le nostre provviste. Anche se le mie stime sono in qualche
modo al ribasso, posso dedurre che per quando avremo ucciso
ventitr cani, saremo in viaggio da 41 giorni con cinque cani restanti. Quanto a sud saremo arrivati durante tutto questo
tempo? Il peso del bagaglio, per cominciare, era meno di 250
chili, cio a dire meno di 9 chili per cane. Dopo 41 giorni si sar
ridotto almeno a 140 chili (sia per il consumo di provviste e di
combustibile, sia perch ci saremo liberati di vari articoli del nostro equipaggiamento come i sacchi a pelo e la tenda, che saranno a quel punto superflui). Restano dunque 28 chili per
ognuno dei cinque cani, se noi non tiriamo affatto; e se dovesse
essere necessario, il nostro equipaggiamento potrebbe essere ulteriormente ridotto. Con un peso che va dai 9 ai 28 chili ciascuno
(questultima cifra sarebbe vera solo verso la fine), i cani sarebbero in grado di coprire una media di quasi 14 miglia al giorno,
anche se la superficie innevata dovesse farsi pi impegnativa. Il
che equivale a dire che avremo percorso 565 miglia verso sud, o
che il 1 giugno saremo 18,5 miglia oltre Capo Fligely, con cinque
cani e nove giorni di provviste a disposizione. per probabile
che per allora avremo da tempo raggiunto la terra ferma e in secondo luogo, gi nella prima met di aprile gli austriaci avevano
trovato mare aperto vicino a Capo Fligely con abbondanza di
volatili. Di conseguenza, a maggio e giugno non dovremmo
avere difficolt a trovare cibo, per non dire che sarebbe veramente strano se per allora non avremo mai incrociato un orso,
una foca o qualche uccello smarrito.
Ritengo sicuro il fatto che per allora saremo bene al sicuro e
che potremo scegliere la rotta che pi ci piace o lungo la costa
nordoccidentale della Terra di Francesco Giuseppe, la Terra di
Gillis verso lIsola Nordest e Spitzbergen (se le circostanze si dovessero dimostrare favorevoli, questa decisamente la mia preferita), oppure potremo andare a sud attraverso lo Stretto
dAustria verso la costa meridionale della Terra di Francesco
Giuseppe e da qui verso Novaja Zemlja o Spitzbergen, di prefe19
renza questultima. Naturalmente potremmo trovare degli inglesi sulla Terra di Francesco Giuseppe, ma su questo non possiamo fare affidamento adesso.
Dunque, i miei calcoli sono questi. Sono stato superficiale?
Non credo. Lunica cosa che pu accadere che in maggio, durante lultima parte del viaggio, potremmo trovare il terreno
come quello che cera qui la scorsa primavera alla fine di maggio
e che ci ha notevolmente ritardato. Ma questo sarebbe solo proprio verso la fine e nella peggiore delle ipotesi non sarebbe del
tutto insuperabile. Inoltre, sarebbe strano se non riuscissimo a
tenere una media di 11,5 miglia al giorno durante tutto il viaggio,
con un carico medio tra i 15 e il 20 chili per ogni cane. Se i nostri
calcoli dovessero dimostrarsi errati, in qualsiasi momento potremo sempre tornare indietro.
Quali ostacoli imprevisti potremmo trovarci di fronte?
1. Il ghiaccio potrebbe essere pi impraticabile del previsto.
2. Potremmo trovare terra.
3. I cani potrebbero abbandonarci, ammalarsi, morire congelati.
4. Noi stessi potremmo ammalarci di scorbuto.
1. e 2. Che il ghiaccio sia pi impraticabile salendo verso nord
sicuramente possibile, ma difficilmente probabile. Non vedo
ragione perch debba esserlo, a meno di non trovarci di fronte a
terre sconosciute verso nord. Ma se cos dovesse essere benissimo, dovremo prendere quel che viene. Difficile che il ghiaccio
sia impenetrabile. Anche Markham riuscito ad avanzare con i
suoi uomini colpiti dallo scorbuto. E le coste di questa terra potrebbero anche dimostrarsi un vantaggio per potere andare
avanti: dipende semplicemente dalla loro direzione e dalla loro
estensione. Prima difficile dire qualsiasi cosa, se non che io
penso che la profondit dellacqua che abbiamo qui e la deriva
del ghiaccio rendano improbabile lesistenza di una terra ferma
di qualsiasi estensione non lontano da qui. In ogni caso ci deve
essere, in un modo o nellaltro, un passaggio per il ghiaccio che
possiamo seguire dovesse mettersi male.
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nimo necessario. Poi cerano tutte le prove relative alla strumentazione e diversi dettagli piccoli ma assolutamente necessari. Il
successo di una spedizione dipende proprio dalla felice combinazione di tutte queste minuzie.
Gran parte del tempo, durante linverno, stato dedicato a questi preparativi. Hansen ci ha preparato formule tabellari utili per
i nostri rilevamenti, curve relative ai movimenti dei cronometri e
altre cose del genere. Inoltre sta per preparare una mappa completa del nostro viaggio e una dallinizio della deriva a oggi.
Durante lautunno ha anche costruito una postazione-osservatorio di neve assieme a Johansen, molto simile a un riparo eschimese. Ci si trovato molto a proprio agio con la lampada a
petrolio appesa al soffitto, la cui luce, riflessa sulle pareti bianche,
era un bello spettacolo. Lha trovata anche piuttosto calda, quando
riusciva a far salire la temperatura a 20 sotto zero, potendo cos
maneggiare la sua strumentazione a mani nude.
Domenica 2 dicembre. Da qualche giorno Sverdrup malato,
spero non sia niente di serio. Anche lui convinto che non sia
niente di particolare, tuttavia la cosa ci procura ansia. un raffreddore intestinale contratto probabilmente sul ghiaccio: temo
che sia stato un po distratto, ma sta migliorando. Certo un avvertimento per non prendere le cose alla leggera.
Sto leggendo i vari resoconti delle spedizioni polari inglesi del
periodo di Franklin alla ricerca delle sue navi e devo confessare di
ammirare molto quegli uomini e il grande lavoro fatto. La nazione
inglese ha veramente ragione di essere orgogliosa di loro. Ricordo
che da ragazzo, quando avevo letto queste storie, le mie fantasie
bramavano quei paesaggi. Ora le leggo da adulto, dopo aver vissuto lesperienza di persona: ma quando la mente non si lascia influenzare dallavventura, mi inchino ammirato. Che coraggio
uomini come Parry, Franklin, James Ross, Richardson e McClintock e anche in tutti gli altri. I loro equipaggiamenti erano ben studiati rispetto a quello che avevano a disposizione a quei tempi!
Non c davvero niente di nuovo sotto il sole. Gran parte delle
cose di cui vado fiero e che pensavo fossero delle novit, le avevano gi anticipate loro.
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Il Natale trascorso tranquillo e piacevolmente, di certo ha contato non poco il fatto che il regalo del vento stato il grado 83 di
latitudine.
Venerd 28 dicembre. Questa sera, poco prima delle nove e
trenta, la nave ha ricevuto un colpo tremendo. Quando sono
uscito non si sentiva il rumore del ghiaccio che si impaccava.
Tuttavia il sibilo del vento sul cordame era tale da rendere difficoltoso il distinguere altri suoni. Poi alle dieci e mezza un altro
colpo e pi tardi, di tanto in tanto, si sono sentite delle vibrazioni
lungo tutta la nave e infine, verso le unidici e mezza, i colpi sono
diventati pi forti. Era evidente che da qualche parte intorno a
noi il ghiaccio si stava impaccando e mentre stavo per uscire
Mogstad venuto ad annunciare che davanti a noi cera una cresta di compressione molto brutta. Siamo usciti con le lanterne e
a cinquantasei passi dalla prua si estendeva una cresta perpendicolare che si allargava lungo il canale sgombro e proprio in
quel momento cera in atto una compressione tremenda. Ruggiva, scricchiolava e crepitava poi si calmata per un po per
farsi risentire a intervalli come se stesse tenendo un ritmo regolare. Alla fine si trasformata in un boato continuo. Sembrava
essere principalmente ghiaccio formatosi di recente dai canali
sgombri che avevano creato questa cresta, ma si vedevano anche
pesanti blocchi di ghiaccio. La pressione era lenta ma inesorabile
e spingeva verso la nave; il ghiaccio di fronte gli aveva lasciato
spazio sino a grande distanza e piano piano si stava avvicinando. Il banco di ghiaccio intorno a noi si spezzato, per cui il
blocco di ghiaccio nel quale la nave s incastrata pi piccolo
di prima. Non vorrei affatto che la cresta di compressione arrivasse dritta sotto il naso della Fram, perch potrebbe provocare
danni. Anche se difficile pensare che possa arrivare sin qui, ho
dato ordine a chi di guardia di fare molta attenzione e di chiamarmi se dovesse avvicinarsi troppo o se il ghiaccio sotto di noi
dovesse spezzarsi.
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rato per lo scandaglio che andava portato subito sul lato di tribordo della Fram, visto che l vicino il ghiaccio si era aperto. La
cresta ha iniziato ad avvicinarsi pericolosamente e se si fosse abbattuta su di noi prima che la Fram si fosse liberata dal ghiaccio,
le cose si sarebbero presto fatte spiacevoli. Il vascello in quel momento era pi che mai ingavonato a babordo.
Durante il pomeriggio ci siamo preparati a lasciare la nave se
le cose si fossero messe al peggio. Le slitte sono state preparate
sul ponte e abbiamo liberato i kayak; sul lato di tribordo abbiamo depositato 25 casse di biscotti per cani e 19 casse di pane,
oltre a 4 bidoni contenenti 80 litri di petrolio che abbiamo sistemato sul ponte. Mentre eravamo a tavola abbiamo sentito scricchiolare il ghiaccio, crepitava con un rumore sempre pi vicino,
sinch si sentito un crollo provenire da destra sino a dove eravamo seduti. Sono corso di sopra, dove ho trovato una compressione di ghiaccio nel canale sgombro un po discosto da noi,
quasi sul raggio di tribordo. Poi sono tornato gi e ho ripreso a
mangiare. Subito dopo sceso Peter, che era uscito sul ghiaccio,
e ridendo come al solito ci ha detto che per forza avevamo sentito scricchiolare e crepitare: il ghiaccio si era spezzato a una
slitta di distanza dalle casse di biscotti per cani e la frattura si
stava espandendo a poppa della Fram. Sono uscito, ho visto che
la frattura era notevole e per sicurezza abbiamo spostato le casse
di biscotti pi avanti. Abbiamo scoperto anche diverse altre fenditure di minore entit intorno alla nave. Poi sono sceso e ho fumato una pipa durante una piacevole conversazione nella cabina
di Sverdrup. Dopo un periodo piuttosto lungo, il ghiaccio ha ripreso a spezzarsi e a comprimersi. Pur essendo convinto che non
ci fosse niente di nuovo ho chiesto a chi era nella sala se cera
qualcuno sul ponte, e che se non era cos qualcuno gentilmente
avrebbe fatto meglio a salire per vedere dove il ghiaccio si stava
saldando. Nordhal sceso dicendo che il ghiaccio era a babordo
e che sarebbe stato meglio salire sul ponte: mentre scendevo
dalla scala, Peter da sopra mi ha chiamato dicendo, dobbiamo
portar fuori i cani, guarda l, c acqua sul ghiaccio!. Era ora di
andare. Lacqua stava riversandosi dentro e nel canile era gi
alta. Peter ha guadato lacqua alta sino alle ginocchia e ha spa33
rovesciarsi sul ponte entrando dalla porta, finendo cos per invadere il passaggio, scendere dalla scala, e imprigionarci come
topi. anche vero che il passaggio dalla sala macchine era stato
liberato proprio per i casi di emergenza ma si tratta di un buco
molto stretto, soprattutto se ci si deve passare attraverso con i
bagagli pesanti. Inoltre nessuno poteva sapere quanto sarebbe
rimasto aperto questo buco una volta che il ghiaccio ci avesse
preso decisamente dassalto. Sono corso di nuovo a liberare i
cani, che erano stati rinchiusi in uno spazio sul ponte lungo la
murata di babordo.
Intanto gli uomini portavano fuori le borse e non servito
spronarli, a questo ci ha pensato il ghiaccio tuonando sui fianchi
della nave in maniera irresistibile. C stata una gran confusione
al buio: ciliegina sulla torta, il secondo ufficiale nella fretta aveva
lasciato spegnere le lanterne. Sono dovuto scendere in cambusa
per mettere qualcosa ai piedi, ma quando sono arrivato il ghiaccio era al suo apice e i fasci del ponte mediano stavano scricchiolando sopra di me al punto che ho pensato che stessero davvero
per crollare.
Dopo aver liberato dai bagagli la sala, le cuccette e il ponte, abbiamo iniziato a portarli sul ghiaccio che intanto si frantumava
ruggendo contro la fiancata della nave, al punto che risultava difficile sentire le nostre voci. Ma tutto andato per il meglio, siamo
stati veloci e in breve abbiamo messo tutto al sicuro.
Mentre facevamo tutto questo, finalmente la pressione e i blocchi di ghiaccio si sono fermati e tutto tornato tranquillo. Ma
che visione! La fiancata di babordo della Fram sepolta nella
neve e lunica cosa che si riesce a vedere lo spiovente del tendone. Se la scialuppa fosse rimasta appesa alla gru, sarebbe difficilmente sfuggita alla distruzione. La gru rimasta sepolta
sotto il ghiaccio e la neve ma curioso che fuoco e acqua si siano
dimostrati impotenti contro limbarcazione, che uscita illesa
dal ghiaccio e che ora girata a pancia in alto sul banco di ghiaccio. Ha avuto una vita tempestosa, mi chiedo cosaltro ha in
serbo per lei il futuro.
In serata gli uomini hanno cominciato a mangiare la loro razione di torte, frutta candita e altre cose simili, poi hanno fumato
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che decider il nostro destino potrebbe arrivare in qualsiasi momento e la nave verr spinta fuori oppure inghiottita. O la Fram
torner a casa e la spedizione sar un successo, oppure la perderemo e dovremo accontentarci di quello che abbiamo fatto e magari, sulla via del rientro, potremo esplorare alcune zone della
Terra di Francesco Giuseppe. Tutto qui: ma quasi tutti sentiamo
che sarebbe un duro colpo perdere la nave, che brutta visione
sarebbe vederla scomparire.
Durante i giorni seguenti il ghiaccio si calmato. Nella notte
del 9 gennaio il ghiaccio macinava ancora e si spezzava, poi pi
niente e il 10 gennaio il rapporto dice: ghiaccio perfettamente
tranquillo e se non fosse per la cresta sulla fiancata di babordo
non si potrebbe mai credere che questa eterna immobilit, cos
calma e pacifica, possa essere stata spezzata.
Con il passare del tempo siamo tornati a occuparci dei preparativi per la spedizione. Il 15 gennaio, marted, scrivo: questa
sera il dottore ha dato a me e a Johansen una lezione di bendaggio e ricomposizione delle fratture. Un incidente simile, nella
notte polare e a 40 o 50 sotto zero, potrebbe significare la morte
per entrambi. Ma chi pu dirlo? Ci detto, cose del genere non
devono accadere e non accadranno.
Venerd 18 gennaio. Gi alle 9 del mattino riuscivo a distinguere
i primi segni dellalba e per mezzogiorno sembrava ci sarebbe
stata luce, ma che tra un mese ci potr essere la luce sufficiente
per viaggiare, anche se cos deve essere, appare poco credibile.
anche vero che febbraio un mese che gli esperti considerano
troppo precoce e troppo freddo per viaggiare, visto che gi in
marzo difficile che qualcuno possa farcela. Ma non possiamo
fare altro: non c tempo da perdere se vogliamo fare dei progressi entro lestate, quando sar impossibile viaggiare. Non il
freddo a farmi paura, perch da quello possiamo sempre proteggerci.
veramente un periodo strano, mi sento come se stessi preparando un viaggio estivo perch la primavera gi qui. Invece
siamo in pieno inverno e le condizioni del viaggio estivo potrebbero anche essere incerte. Il ghiaccio tranquillo, il suo scric40
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SI PARTE
Marted 26 febbraio. Alla fine arrivato il grande giorno: il viaggio comincia oggi. Abbiamo trascorso lultima settimana a preparare ogni cosa. Avremmo dovuto partire il 20 ma abbiamo
sempre rinviato, perch ogni volta cera ancora qualcosa da sistemare. Abbiamo i nervi dal momento della sveglia a quando
chiudiamo gli occhi la sera. Ah, come li conosco bene questi momenti, gi vissuti nellimminenza di ogni partenza con la quale
mi precludevo ogni via di ritirata e mai la cosa stata pi vera
di questa volta! Nelle ultime sere non sono mai andato a dormire
prima delle tre e mezza o delle quattro del mattino. Non si tratta
solo di occuparsi delle cose che dobbiamo portare con noi ma
del fatto che dobbiamo lasciare la nave. La responsabilit del comando passer in altre mani e occorre aver cura di non dimenticare nulla nelle istruzioni per gli uomini che restano a bordo; i
rilevamenti scientifici dovranno continuare sulla stessa linea tenuta sino ad oggi.
Giunti allultima sera, abbiamo organizzato una festa di addio
sulla Fram. In maniera strana, triste abbiamo ricordato, tutte le
vicissitudini di bordo, mescolate alla speranza e alla fiducia in
ci che potr riservare il futuro.
Dovendo scrivere lettere e preparare dei piccoli doni per casa,
nel caso limponderabile dovesse accadere, sono rimasto alzato
sino a notte fonda. Tra le ultime cose che ho scritto cerano le seguenti istruzioni per Sverdup, al quale ho consegnato il comando della spedizione.
Al Capitano Otto Sverdrup, Comandante della Fram.
Nel lasciare la Fram per intraprendere un viaggio verso nord accom45
che tutto questo sia accaduto adesso. Prender sei slitte invece di
quattro, cos da distribuire meglio il carico e riuscire a sollevarle
pi facilmente sulle irregolarit del terreno. Non saremo pronti
prima di dopodomani. Che strano essere a bordo dopo aver dato
laddio per sempre a questo ambiente, come pensavo.
Cos, gioved 28 febbraio siamo ripartiti con sei slitte. Oltre a Sverdrup, Hansen, Blessing, Henriksen e Mogstad anche gli altri ci
hanno accompagnato per un tratto. Abbiamo capito presto che i
cani non tiravano come ci si aspettava da loro e sono arrivato
alla conclusione che con questo carico si sarebbe andati troppo
lentamente. Non eravamo lontani dalla nave quando ho deciso
di lasciare alcuni sacchi di provviste per i cani, riportati a bordo
in seguito dagli uomini.
Ci siamo fermati alle 4 del pomeriggio e il contachilometri ci
dava a 4 miglia dalla Fram. In tenda abbiamo trascorso una serata piacevole con i compagni che sarebbero tornati alla nave il
giorno seguente. A bordo della Fram quella sera sono state
messe delle luminarie. La lampada ad arco elettrica stata messa
sulla coffa di maestra, e la luce elettrica per la prima volta risplendeva sulle masse di ghiaccio del mare polare. Sono state
accese anche delle torce e dei fal con pezzi di stoppe e altri combustibili vari su diversi banchi di ghiaccio intorno alla Fram: lo
spettacolo era splendido.
La mattina seguente (venerd 1 marzo) ci sono volute tre ore
per fare il caff, poich il nostro compagno non era abituato allattrezzatura. Poi abbiamo fatto una bella colazione tutti insieme.
Siamo partiti solo alle 11.30 del mattino e i nostri cinque compagni ci hanno accompagnato per un paio dore, prima di tornare
verso la Fram. Il mio diario dice: di sicuro stato un addio allegro ma sempre difficile separarsi, anche a 84 e forse cera
anche qualche lacrima.
Mercoled 6 marzo. Siamo di nuovo a bordo della Fram: dovremo ripartire per la terza volta e questa volta mi auguro per
davvero. Sabato 2 marzo stavamo procedendo con le sei slitte
dopo che ero andato in perlustrazione verso nord a vedere se si
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buono e adeguato. Gi ho spiegato come sia fondamentale proteggersi dallo scorbuto e da altre malattie scegliendo il cibo pi
adatto che va protetto dalla decomposizione con una meticolosa
preparazione e susseguente sterilizzazione.
In una spedizione come questa, dove molta attenzione va riservata al peso dellequipaggiamento, non possibile portare
ogni tipo di genere alimentare ma solo quello di cui si riesce a ridurre al minimo il peso dopo una scrupolosa essiccazione completa. Carne e pesce non sono facilmente digeribili, per cui una
volta essiccati importante averli in polvere. In tal modo possono essere distribuiti cos bene da essere digeriti e assorbiti
dallorganismo con altrettanta facilit. Questo il genere di cibo
secco che abbiamo portato con noi. La carne era di muscolo di
bue e senza grasso, cartilagini etc, fatta insecchire il pi velocemente possibile al fresco e poi tritata e miscelata con la stessa
proporzione di carne di grasso di rognone come la si usa nella
preparazione del pemmican. Questo tipo di cibo viene da molto
tempo usato nelle spedizioni su slitta e si giustamente guadagnato una fama positiva. Se ben preparato, come il nostro, cibo
nutriente e facilmente digeribile. Se preparato male, pu essere
molto nocivo per la salute.
Altro articolo importante delle provviste era la farina di pesce
Vge. ben preparata e ha qualit di tenuta notevoli, e, bollita
nellacqua, mescolata a burro e farina o alle patate secche, un
piatto molto appetitoso. Altro punto importante: il cibo si deve
poter mangiare anche senza essere cucinato. Se per qualche ragione si resta senza combustibile ci si troverebbe in una brutta situazione se non lo si potesse mangiare cos com. Dunque per
risparmiare combustibile, il cibo dovrebbe semplicemente essere
riscaldato.
La farina che abbiamo portato con noi era stata cotta a vapore,
per cui avremmo potuto mangiarla anche senza ulteriore preparazione: una volta portata a ebollizione, era un ottimo piatto
caldo. Abbiamo portato anche patate secche bollite, zuppa di piselli, cioccolato etc. Il pane stato parzialmente essiccato, fatto
preparare con farina di frumento miscelata al 30 per cento circa
con quella di aleurone (albume vegetale).
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durito. Quando penso a quegli splendidi animali che si dannavano per noi senza mai un lamento, sino a quando riuscivano a
muovere ancora un muscolo, senza mai ricevere un grazie o una
parola gentile, battendosi ogni giorno sotto la frusta sino a
quando non ce la facevano pi e solo la morte veniva a liberarli
dalle loro sofferenze quando penso a come, uno ad uno, ce li
siamo lasciati alle spalle su quelle desolate pianure di ghiaccio
testimoni della loro fedelt e della loro devozione, ho dei momenti di amarezza e rimprovero me stesso.
La sera per erigere la tenda, sfamare i cani, cucinare etc. e poi
rifare tutto per prepararci al mattino ci voleva cos tanto che i
giorni sembravano non durare mai abbastanza per compiere la
marcia giusta e per dormire il necessario la notte. Ma quando le
nottate sono diventate pi leggere, non pi stato necessario osservare orari regolari tanto che, notte o giorno che fosse, si partiva quando ne avevamo voglia. Ho cercato di stabilire che di
regola le marce dovevano durare nove o dieci ore. Di solito a
met giornata si faceva una sosta e si mangiava qualcosa di
regola pane e burro con un po di pemmican o pat di fegato.
Questi pranzi erano una dura prova: in genere cercavamo luoghi
ben riparati e a volte ci avvolgevamo addirittura nelle nostre coperte ma il vento riusciva a trapassarci lo stesso mentre restavamo seduti sulle slitte a mangiare. A volte aprivamo il sacco a
pelo sul ghiaccio, prendevamo da mangiare e ci infilavamo dentro ma anche in quel caso non riuscivamo a fare asciugare n il
sacco n gli indumenti. Quando era troppo, camminavamo
avanti e indietro mangiando in piedi. Poi cera il non meno ingrato compito di sbrogliare le tirelle dei cani: cos quando si ripartiva eravamo contenti. Di pomeriggio, di solito mangiavamo
una porzione di cioccolato.
Quasi ogni viaggiatore artico che ha viaggiato con le slitte si
lamentato della cosiddetta sete artica, da sempre considerata
come un male inevitabile durante un lungo tragitto tra i deserti
di neve. Spesso essa aumenta mangiando la neve. Io mi ero preparato ad affrontare questa sete che avevamo duramente sofferto
attraversando la Groenlandia e mi ero portato un paio di borracce di gomma indiana che ogni mattina venivano riempite di
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acqua dal fornello e che potevano essere protette dal freddo tenendole addosso al petto. Con mia grande sorpresa, ho scoperto
quasi subito che spesso passava una giornata intera senza che
toccassi acqua. Con il passare del tempo, sentendo diminuire il
bisogno di bere durante il giorno, ho rinunciato del tutto allacqua. Se provavo una sensazione di sete, un pezzo di ghiaccio fresco, che si trovava piuttosto facilmente, era sufficiente a
calmarla. La ragione per cui questa sofferenza ci fu risparmiata
va principalmente attribuita allammirevole attrezzatura da cucina. Con il suo aiuto e con un minimo consumo di combustibile,
ogni mattina eravamo in grado di sciogliere e bollire acqua sufficiente per bere a volont. In genere ne avanzava addirittura e
la si buttava via. La stessa cosa accadeva anche di sera.
Sabato 30 marzo. Ieri era il compleanno di Tycho Brahe. Allinizio abbiamo trovato molto ghiaccio accidentato e abbiamo dovuto seguire una rotta tortuosa per superarlo, per cui la marcia
giornaliera non ha dato grandi risultati anche se siamo stati in
movimento per molte ore. Alla fine, dopo un grossolavoro, ci
siamo ritrovati su un ghiaccio stupendo e pi piatto di quanto
non capitava da tempo. Una volta arrivati su quel tipo di ghiaccio non ci siamo potuti lamentare di un po di accumuli di neve
e di detriti sparsi, anche se poi siamo rimasti bloccati a causa di
alcune brutte creste di compressione, formate da blocchi enormi
saldati tra loro. Lultima cresta, davanti alla quale si era spalancata una fenditura nel ghiaccio spesso profonda circa 4 metri,
stata la peggiore. Mentre passava la prima slitta, i cani sono caduti dentro e abbiamo dovuto tirarli fuori. Klapperslangen si
divincolato dalle briglie ed scappato. Mentre la seconda slitta
ci passava sopra caduta dentro di peso ma fortunatamente non
si disintegrata. Per tirarla fuori abbiamo dovuto scaricare e ricaricare tutto, perdendo molto tempo. Poi si sono dovuti buttare
gi anche i cani per poterli tirare su dallaltra parte. Con la terza
slitta andata meglio e dopo aver fatto un po di strada tornato
anche il cane fuggitivo. Alla fine abbiamo raggiunto un terreno
dove preparare il campo, scoprendo che il termometro indicava
-43 C. Sbrogliare le tirelle dei cani a mani nude, congelate e
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LA DURA LOTTA
8. I canali sgombri sono i canali di acqua e cioe liberi dai ghiacci. (N.d.C.)
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e pare non esserci speranza in un miglioramento della situazione. A mezzogiorno sono uscito per fare un rilevamento che ci
d a 8589 N. Mi sbalordisce non essere pi avanti, a me pare
che pur mettendocela tutta non facciamo grandi progressi. Comincio seriamente a dubitare dellopportunit di continuare ancora per molto verso nord. La Terra di Francesco Giuseppe dista
tre volte la distanza percorsa sino ad oggi. Come potrebbe essere
il ghiaccio in quella direzione? difficile contare sul fatto che sia
migliore di questo o che noi saremo pi rapidi nellavanzata.
Inoltre, lestensione e la forma della Terra di Francesco Giuseppe
sono ignote e potrebbero essere la causa di un grosso ritardo;
forse non saremo in grado di trovare cacciagione. Da tempo ho
capito che impossibile raggiungere il Polo o le sue vicinanze
con un ghiaccio del genere e con questi cani. Se solo ne avessimo
avuti di pi! Prima o dopo dovremo tornare. Ma poich solo
questione di tempo, non potremmo fare dietrofront con risultati
migliori una volta sulla Terra di Francesco Giuseppe, piuttosto
che viaggiare su questi banchi di ghiaccio alla deriva che abbiamo avuto lopportunit di imparare a conoscere? molto probabile che sar tutto cos sino al Polo. Non possiamo sperare di
coprire distanze apprezzabili prima di essere costretti a tornare
dal tempo.
Il rompicapo sul perch non siamo riusciti a fare progressi pi importanti verso il nord si fatto sempre pi misterioso. Ho continuato a fare calcoli, sommando le nostre marce giorno dopo
giorno ma sempre con lo stesso risultato: dando per scontato che
il ghiaccio era fermo, noi avremmo dovuto trovarci ben oltre il
parallelo ottantasei. Invece mi era sempre pi chiaro che il ghiaccio si stava muovendo verso sud e che la sua capricciosa deriva
alla merc del vento e della corrente era il nemico peggiore da
combattere.
Sabato 6 aprile. Due del mattino, -24,2 C. Il ghiaccio molto
peggiorato. Ieri mi ha spinto al limite della disperazione e questa
mattina, quando ci siamo fermati, avevo quasi preso la decisione
di fare dietrofront. Andr avanti un altro giorno per vedere se
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Siamo partiti ieri alle due del pomeriggio circa e ci siamo fermati
alluna di questa mattina.
Gioved 11 aprile. Va sempre meglio. Ieri abbiamo trovato esclusivamente bellissime piste di ghiaccio pianeggianti, qualche cresta facile da superare e alcuni canali ricoperti di ghiaccio fresco
questi hanno creato qualche problema ma dato che scorrevano nella nostra direzione, li abbiamo costeggiati (adesso la nostra rotta verso il S. magnetico 22 O, ovvero in corrispondenza
circa del vero O.S.O.). Alla fine abbiamo comunque dovuto fare
un attraversamento, concluso con successo nonostante il ghiaccio si sia piegato oltre il lecito sotto noi due e le slitte. Nel tardo
pomeriggio abbiamo incontrato un vero canale sgombro che ci
siamo proposti di attraversare allo stesso modo. Con la prima
slitta siamo arrivati bene dallaltra parte ma con laltra no. I capi
muta non erano ancora fuori dal punto pi pericoloso, dove il
ghiaccio era pi sottile e sul quale si era riversata un po dacqua,
quando si sono fermati per immergere cautamente le zampe.
Quando uno di loro passato schizzando e lottando per uscire,
il ghiaccio ha iniziato ad affondare sotto il peso degli altri cani e
della slitta, cos il livello dellacqua ha preso a crescere. Ho trascinato indietro cani e slitta il pi rapidamente possibile, riuscendo a riportarli al sicuro su ghiaccio solido. Abbiamo
riprovato in un altro punto, dove io sono passato davanti di
corsa con gli sci chiamando i cani, con Johansen a spingere da
dietro ma il risultato non stato migliore, visto che Suggen caduto in acqua e siamo dovuti tornare indietro. Solo dopo una
lunga deviazione, una vera sfacchinata, siamo riusciti a far passare le altre due slitte.
Sabato 13 aprile. Stiamo attraversando solo ottimo ghiaccio da
tre giorni. Se si continua cos, il viaggio di ritorno sar pi rapido
di quel che credevo. Non capisco questo repentino mutamento
della natura del ghiaccio. Potrebbe essere che stiamo viaggiando
nella stessa direzione in cui va landamento delle creste e delle
irregolarit del terreno, per cui ora le stiamo seguendo invece
che passarci sopra. I canali sgombri superati sembrerebbero dire
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questo e infatti seguono molto da vicino la nostra rotta. Ieri abbiamo avuto la sventura di lasciar scaricare gli orologi: trascorso troppo tempo tra quando ci siamo infilati nel sacco la sera
prima e la preparazione del nuovo campo di ieri. Ovviamente li
abbiamo ricaricati ma lunica cosa che posso fare adesso per trovare lora media di Greenwich fare un rilevamento del tempo
e uno della latitudine, per poi stimare la distanza approssimata
dal punto dove siamo ripartiti l8 aprile, quando ho fatto lultimo
rilevamento della longitudine. In tal modo lerrore difficilmente
potr essere grosso.
Concludo dicendo che mediamente non abbiamo percorso
meno di 14 miglia al giorno, e gli ultimi tre giorni quindi siamo
avanzati di oltre 40 miglia verso S. 22 O. (magnetico). Quando
ci siamo fermati ieri stata uccisa Barbara. Queste macellazioni
non sono episodi piacevoli. Tempo limpido; alle 6.30 del mattino
-30 C; vento da sud (da 2 a 3 metri).
Domenica 14 aprile. Pasqua. Ieri siamo stati sfortunati con i canali sgombri, che ci hanno costretto a deviare notevolmente dalla
nostra rotta. Uno in particolare ci ha bloccato; lo abbiamo seguito
a lungo senza successo per cercare un punto di attraversamento,
cos ho deciso che era meglio preparare la tenda e festeggiare la
vigilia di Pasqua. Volevo prendere la latitudine e la longitudine,
fare un rilevamento dellora e della nostra aberrazione: era anche
una questione di tornare a conoscere lora giusta il pi rapidamente possibile. Dentro la tenda, con Johansen impegnato a badare ai cani, mi sono infilato nel sacco. Ma non piacevole
rimanere in questo ricettacolo gelido a scongelare con calzature
e indumenti cercando di fare un rilevamento mentre consulti i
logaritmi con le dita deboli e congelate, e una temperatura di
soli -30 C. Loperazione lenta e il resto della Pasqua va dedicato alla conclusione i calcoli.
Ho ricalcolato le latitudini e longitudini precedenti per capire
se ci sono stati degli errori. Ho trovato che ieri dovremmo essere
arrivati pi a sud di 865.3 N.; ma secondo il nostro calcolo, immaginando di aver percorso 50 miglia nei tre giorni, dovremmo
essere scesi a 85 gradi e 50 minuti circa. Non riesco a spiegarlo
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tagna di ghiaccio con alti versanti verticali, provocati dalla separazione trasversale in pi direzioni di creste pi vecchie. Durante questo viaggio ho visto spesso collinette alte e massicce
con i fianchi squadrati come questi e unampia circonferenza,
che a volte mi hanno ricordato delle isole ricoperte di neve. Sono
composte da ghiaccio paleocristico9 e meglio di queste non si
pu desiderare di vedere.
Alla fine sono stato costretto a tornare senza aver portato a
termine la mia missione. Forse la cosa pi irritante stata che
dallaltra parte si vedeva chiaramente che la superficie verso sud
era ottima e regolare, mentre noi eravamo costretti a fare un
campo qui e ad attendere! Mi ero ormai messo il cuore in pace,
quando sulla via del ritorno ho trovato un punto dove attraversare, poco oltre dove eravamo rimasti bloccati. Siamo passati che
erano le 6 del mattino mentre il ghiaccio mulinava sotto i piedi.
Abbiamo proseguito per un po ancora su un ghiaccio stupendo
e pianeggiante ma i cani erano stanchi e ormai erano 48 ore che
non mangiavano. Mentre avanzavamo ci siamo imbattuti in un
immenso pezzo di legno che spuntava di traverso dal ghiaccio.
Era larice siberiano per quel che potevo capirne, probabilmente
posizionatosi cos molto tempo prima a causa della compressione. Quanti pasti ci saremmo potuti cucinare se avessimo potuto trascinarlo con noi. Ma era troppo pesante. Vi abbiamo
inciso sopra F.N., H.J., 85 30 N. e siamo andati per la nostra
strada.
Luned 22 aprile
Se nei giorni scorsi siamo andati bene, ieri abbiamo strafatto.
Credo di poter calcolare una marcia di 25 miglia ma per essere
sicuri sommo gli ultimi due giorni a 40 miglia. I cani si stanno
esaurendo, si avvicina il momento di fare un campo. Non vedono lora di mangiare e hanno sempre pi voglia di cane fresca
sulla quale si lanciano come lupi non appena ne buttiamo un
pezzo ancora caldo.
9. Ghiaccio marino che si considera formatosi da almeno 10 anni, soprattutto
ghiaccio polare modellato a lungo dagli elementi. (N.d.C.)
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Kvik e Barnet sono gli unici a trattenersi quando la carne ancora calda ma una volta congelata, la mangiano con voracit.
Mezzanotte, -33.3 C.
Venerd 26 aprile. -31.5 C. Ieri mattina abbiamo trovato tracce
fresche di un animale nella neve e la cosa non mi ha affatto sorpreso. Erano tracce di volpe, venivano da O.S.O. e andavano
verso est. La pista era fresca. Cosa diamine ci faceva qui una
volpe? Cera anche la prova inequivocabile che non era rimasta
senza cibo. Eravamo forse nelle vicinanze della terra ferma?
Senza volerlo mi sono guardato intorno per cercarla ma per tutto
il giorno c stata foschia e avremmo potuto esserle vicini senza
saperlo. anche probabile che questa volpe stesse seguendo
qualche orso. Comunque, un mammifero a sangue caldo allottantacinquesimo parallelo! Oggi non vedo lora di scoprire se
riusciamo a trovare la traccia di un orso. Sarebbe un vero piacere,
la conferma di esserci avvicinati a regioni popolate. Dalle nostre
posizioni ho appena ricavato la rotta sulla carta calcolando che
negli ultimi quattro giorni, dopo lultimo rilevamento, abbiamo
percorso 69 miglia, e non credo sia una stima eccessiva. Se cos,
non dovrebbero mancare pi di 138 miglia dalla Terra di Petermann, sempre se si trova dove lha collocata Payer. Ieri avrei dovuto fare un rilevamento ma cera nebbia.
Domenica 28 aprile. Ieri siamo andati bene, probabilmente abbiamo fatto 20 miglia. Verso le tre e mezza pomeridiane del
giorno precedente abbiamo iniziato a marciare e siamo andati
avanti sino a ieri mattina. La terra ferma si avvicina e comincia
un periodo emozionante durante il quale ci possiamo aspettare
di vedere qualcosa allorizzonte. Ah che voglia di terra, dove
sotto i piedi non ci sono solo ghiaccio e neve, per non parlare del
fatto di mettere gli occhi su qualcosa. Ieri cera unaltra traccia di
volpe che andava nella direzione delle precedenti. Durante la
giornata ha mollato Gulen, un caso di totale sfinimento: non
stava pi sulle gambe e quando lo abbiamo steso su un carico
rimasto l senza muoversi. Avevamo gi preso la decisione di ucciderlo quel giorno stesso. Povera bestia: ha lavorato per noi,
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Nonostante ci siamo andati bene grazie ai lunghi tratti scorrevoli incontrati. Quando siamo partiti erano le 3 circa del mattino
e il tempo si era fatto bello. stato comunque un lavoro duro e
a testa bassa contro il ghiaccio e il vento che soffiava dalla stessa
direzione (N.N.E.) ha portato nebbia.
Per i cani tirare diventa sempre pi pesante, visto che il loro
numero diminuito. Anche i pattini di legno, quelli sotto, non
danno idea di lavorare bene. Da un po ho pensato di toglierli e
oggi ho deciso di provare le slitte senza. I cani nonostante tutto
tengono un buon passo, e si fermano di rado. Ieri la mia slitta
aveva solo quattro cani. Flint si sfilato le tirelle, scappato e
non siamo riusciti pi a prenderlo sino a sera, quando per punizione stato ucciso. Il ghiaccio stato il pi irregolare degli ultimi giorni.
Il tempo si fatto pi cupo nel pomeriggio, aumentato il
vento e intorno alle 3 infuriava una vera tempesta di neve. Non
si vedeva nulla, solo biancore tutto intorno, tranne dove il ghiaccio azzurro e aguzzo spuntava dalle creste attraverso i cumuli di
neve. Poi il ghiaccio ha cominciato a peggiorare e sono andato a
testa bassa verso creste e irregolarit senza neppure vederle. Ho
sperato che fosse solo questione di superare un ghiaccio difficile
ma le cose non sono migliorate e abbiamo ritenuto che fosse insensato proseguire. Per fortuna eravamo capitati in un ottimo
punto riparato per fare il campo, altrimenti sarebbe stato difficile
trovarne uno con questo tempo. Intanto proseguiamo verso sud,
sempre pi sorpresi di non vedere segni di terra ferma. Calcoliamo di aver lasciato lottantaquattresimo parallelo alle nostre
spalle.
Venerd 10 marzo. -8.8 C. La nostra esistenza deve affrontare
molte difficolt. Ieri pareva promettere bene ma il maltempo ci
ha fermato. Appena usciti dai sacchi splendeva il sole e landatura era insolitamente buona, come insolito era il ghiaccio favorevole.
Durante la tempesta di neve della sera precedente eravamo
rimasti ingannati da una cintura di ghiaccio che era tale solo localmente. Prima di partire avevamo deciso di togliere i pattini ri79
mile; ritenendo poco saggio fare un assalto con un tempo del genere, ci siamo accampati. Spero che siano state percorse le nostre
14 miglia e di poter contare sul fatto che ne restino poco pi di
90 prima di arrivare alla terra ferma, se a 83 di latitudine. Il
ghiaccio indubbiamente di natura diversa da quello trovato in
precedenza: meno liscio e sono pi frequenti vecchi e nuovi
canali sgombri, con creste e detriti. Ogni cosa sembra indicare
che siamo vicini a terra.
Intanto il tempo passa e i cani diminuiscono. Ne restano 12,
perch ieri stata uccisa Katta. Pian piano, calano anche le provviste , ma grazie al cielo ne abbiamo ancora molte. La prima tolla
di petrolio (11 litri) finita tre giorni fa e presto finir la seconda
sacca di pane. Non facciamo che scandagliare lorizzonte alla ricerca di terra ma non vediamo nulla, nemmeno quando mi arrampico sulle collinette pi alte a cercare con il cannocchiale.
Marted 14 maggio. -14C. Ieri comoda giornata di riposo. Dopo
colazione, come stavamo per partire, il cielo si annuvolato portando una fitta tempesta di neve. Non aveva senso partire in condizioni del genere con il ghiaccio irregolare che c adesso e ho
deciso di fare sosta e sistemare le piccole cose, in particolare spostare il carico dalla slitta di betulla sulle altre due per potercene liberare, visto che i cani non sono pi sufficienti per le tre slitte. Ci
voluto tempo e poich era assolutamente necessario, fermarci
un giorno non ci ha fatto perdere tempo.
Il legno della slitta e dei bastoncini delle racchette da neve era
cos tanto che ho pensato di usarlo come combustibile, risparmiando sul petrolio. Abbiamo preparato un fuoco per cucinare,
poi abbiamo ricavato un recipiente per cucinare dalla tolla del petrolio, labbiamo appeso fuori ma abbiamo rischiato di bruciare
la tenda e di non vedere pi niente rimanendo accecati dal fumo.
Una volta bruciata quasi tutta la slitta, con la quale siamo riusciti
a far bollire un recipiente di acqua calda ma per poco anche a sciogliere il bacino di ghiaccio sul quale ci trovavamo, ho rinunciato
allidea di cucinare con le slitte e sono tornato al fidato amico Primus. Abbiamo petrolio sufficiente per il viaggio, perch dannarsi
tanto?
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dovuto esserci il maggiore accumulo di ghiaccio e di conseguenza dove lattraversamento dovrebbe essere pi facile. Durante il pomeriggio abbiamo trovato canali sgombri in serie,
proprio come ci aveva indicato il cielo dacqua10 e verso sera, il
cielo si era fatto cupo: laugurio di unacqua libera della peggior
specie. Sia ad ovest che ad est il riflesso era particolarmente scuro
e minaccioso. Alle 7, di fronte a noi dalla gibbosit pi alta si riusciva a vedere un ampio canale sgombro che si estendeva senza
limiti verso ovest e verso est. Non solo era largo ma appariva
anche pi impraticabile di tutti gli altri. Ma i cani erano stanchi,
la marcia era andata bene e a portata di mano cera uno splendido
posto per il campo, cos abbiamo deciso di piantare la tenda.
Siamo scomparsi nel sacco soddisfatti e sicuri di essere a latitudine 82 con la terra ormai vicina.
A colazione sono uscito a prendere laltitudine allapogeo e
non ci siamo ingannati. Siamo a latitudine 8230 N., forse anche
un paio di minuti pi a sud. Tuttavia sempre pi impressionante il fatto che non ci sia alcun segno di terra ferma. Non riesco
a spiegarmelo se non concludendo che ci troviamo qualche grado
pi a est di quello che pensiamo.11 Ritengo impossibile essere cos
a ovest da non aver visto la Terra di Petermann e la Terra di
Oscar. Ho riesaminato i rilevamenti precedenti, rivisto le posizioni stimate, le velocit, le direzioni del vento e ogni possibilit
di deriva durante i giorni trascorsi dal nostro ultimo rilevamento
certo della longitudine (8 aprile) e il giorno in cui, secondo la posizione stimata, ci siamo messi a longitudine 86 E. (13 aprile).
Lesistenza di un grosso errore inconcepibile. Il ghiaccio non
pu aver subito una deriva cos notevole e proprio in quei giorni,
visto che la stima della nostra posizione collima cos bene con i
rilevamenti.
Ieri sera abbiamo macellato Kvik. Povera, era veramente sfinita. Mi spiaciuto separarmi da lei ma cosa dovevamo fare? Era
10. Il cielo dacqua laspetto cupo che assume la parte sottostante di uno strato
di nuvole sopra la superficie dellacqua libera. (N.d.C.)
11. Infatti ci trovavamo esattamente 6 pi a est di quello che pensavamo.
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si stendevano tanti canali che si incrociavano pi volte. Limpressione era che qualsiasi direzione potessimo prendere, non
saremmo mai usciti dal labirinto. Sono andato in perlustrazione
per vedere se cera modo di passare sulle distese pianeggianti
come in precedenza ma il ghiaccio appariva fratturato, probabilmente sino alla terra ferma. Non dovevamo pi confrontarci
con il ghiaccio compatto polare ma con la sottile banchisa frammentata alla merc di qualsiasi refolo di vento e dovevamo rassegnarci allidea di batterci per passare da un banco di ghiaccio
allaltro. Cosa avrei dato per essere di nuovo in marzo a soffrire
il freddo, invece che alla fine di maggio col termometro quasi
sopra lo zero.
Era proprio questa fine di maggio quella che avevo sempre
temuto, perch consideravo assolutamente fondamentale aver
raggiunto la terra ferma prima di adesso. Sfortunatamente le mie
paure erano fondate. Speravo quasi che fosse gi il mese dopo,
quando il ghiaccio pi debole e ci sono molti pi canale sgombri e stagni dove farci strada con il kayak. Chi poteva dirlo? Questo fastidioso sottile ghiaccio recente appariva particolarmente
infido.
Durante il mattino, mentre ci facevamo strada tra i canali, allimprovviso ho visto un oggetto nero arrivare dallalto: era
unuria nera che ha volteggiato un po sopra di noi. Poco dopo,
in direzione sudovest, ho sentito un rumore curioso sembrava
un corno di caprone. Io lho sentito molte volte e lo ha notato
anche Johansen, senza poter dire cosa fosse. Doveva essere un
animale, visto che di persone qui non ce ne potevano essere.14
Poco dopo arrivata una procellaria artica che ci ha girato intorno. Ho estratto il fucile ma prima di averlo caricato era scomparsa. Inizia ad esserci vita in giro e ci si rallegra, d la sensazione
dellavvicinamento alla terra ferma, a regioni pi benevole.
Allorizzionte vediamo un cielo dacqua, o comunque un riflesso non ben definito che talmente fisso da dover per forza
essere sopra dellacqua libera o una terra scura a una certa di14. Indubbiamente doveva essere una foca, che spesso emette un suono simile
a un ho!.
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IN SLITTA E KAYAK
Dobbiamo attenerci a queste razioni per essere certi che le provviste dureranno; prima di proseguire devo fare un inventario
preciso di quello che ci resta.
Domenica 8 giugno. Dopo averci dato dentro dalla sera precedente e sino a ieri sera, finalmente abbiamo finito il lavoro e testato i kayak. notevole che si riesca a lavorare ancora cos tanto
e senza soste. A casa saremmo stanchi e affamati ma qui pare essere quello che , anche se la fame tanta e dormiamo bene. Non
ci sembra di indebolirci o che ci stiamo ammalando di scorbuto.
Anzi, per quel che ne so, il recupero totale e siamo inaspettatamente forti e sani.
Domenica 9 giugno. Ieri abbiamo finalmente lasciato il nostro
campo e nonostante la furiosa tempesta di neve da est, eravamo
contenti di riprendere a vagabondare. Ci voluto tempo per sistemare sotto i kayak le borse con i sacchi di cibo, i sacchi a pelo,
le coperte e poi caricare le slitte. Per lasciare il banco di ghiaccio
dove avevamo vissuto per una settimana non sono serviti i
kayak, ai quali avevamo dedicato una settimana di lavoro proprio in vista di questa partenza. Il vento aveva accuratamente
chiuso il canale. Abbiamo trovato una zona di ghiaccio pianeggiante dove siamo andati bene nonostante la scellerata andatura
su neve fresca che si incollava impietosamente agli sci, mentre le
slitte, come si fermavano, si incollavano sul posto. Si vedeva per
poche decine di metri e la neve sugli indumenti bagnava sino
alla pelle: eppure era fantastico vederci progredire ostinati verso
la meta. Abbiamo incontrato canali sgombri anche difficili da attraversare, alcuni talmente ampi e pieni di frammenti da rendere
impossibile luso del kayak detriti di ghiaccio che in certi punti
erano talmente pressati insieme da poterci camminare sopra. Ma
prima di trovare una ragionevole opportunit per avanzare, occorrono molti viaggi avanti e indietro e questo lasso di tempo
per colui che resta con i cani a bagnarsi nellattesa, diventa molto
lungo. Pi volte Johansen ha pensato che fossi caduto in qualche
canale, quando non mi vedeva pi tornare. Mentre sei seduto l
da solo in attesa sul kayak, fissi davanti a te verso la solitudine
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e ti vengono strani pensieri. Spesso salito in cima a una gibbosit a scandagliare ansiosamente lorizzonte. Ieri, mentre Johansen mi aspettava, ha notato che i fianchi del banco di ghiaccio
davanti a lui si muovevano lentamente su e gi, come cullati da
una mareggiata. Che lacqua libera sia vicina? possibile che i
cavalloni siano penetrati dal mare e sino a questo punto? Eravamo pronti a crederci! Forse era solo il vento che aveva impresso un moto ondoso al ghiaccio sottile sul quale stiamo
avanzando. E se a sudest ci fosse davvero acqua libera? notevole osservare come questo vento riesca a fondere il ghiaccio
unendolo, mentre quello sudoccindentale di non molto tempo
fa lo rendeva pi molle. possibile che il mare non sia lontano.
Non riesco a non pensare ai riflessi dacqua osservati nel cielo
davanti a noi. Johansen appena uscito dalla tenda e dice di vedere lo stesso riflesso verso sud, pi alto e con cielo abbastanza
limpido. Cosa potr essere? Dobbiamo solo andarci.
Luned 10 giugno. A dispetto dellodiosa andatura su neve inzuppata e granulosa perch non ancora esposta sufficientemente
al gelo, che ha reso pesante lavanzata delle slitte, ieri siamo andati bene tutto il giorno. Canali sgombri a non finire, naturalmente, e tanti attraversamenti portati a termine per un pelo su
pezzi vaganti di ghiaccio. Ma qui il ghiaccio regolare, e tutto
conta. lo stesso sottile ghiaccio invernale, spesso circa un
metro. Ieri ho visto solo un paio di banchi di ghiaccio pi vecchi
vicino al nostro campo. Abbiamo attraversato grandi estensioni
di ghiaccio spesse anche meno di trenta centimetri. Rimarchevole lultimo di questi tratti, che a un certo punto deve essere
stato unenorme stagno, dove il ghiaccio era cos sottile da mancare poco allo scioglimento completo. Su questo ghiaccio cera
acqua ovunque, sembrava di camminare sulla pappa.
A ogni apertura limpida, scandagliamo lorizzonte in cerca di
terra ma non si vede mai niente. Intanto vediamo continui segnali che indicano la vicinanza della terra o dellacqua libera. Il
numero di gabbiani cresce notevolmente e ieri in un canale abbiamo visto una piccola alca. Latmosfera verso sud e sudovest
pare sempre sul punto di farsi cupa ma il tempo ci ha impedito
98
di infilarmi in tenda ho messo una lenza nel canale. Quanti pesciolini come questo occorrerebbero per sfamarci un solo giorno:
pi di quelli che si possono catturare in una settimana, magari
anche un mese! Eppure resta la speranza che in queste acque ci
siano pesci pi grossi.
Ieri lavanzata stata pi difficile dei giorni precedenti, il
ghiaccio era pi accidentato e pesante, con vecchi banchi occasionali. Siamo stati anche bloccati da tanti brutti canali e non abbiamo fatto molta strada temo non pi di tre, quattro miglia.
Credo si possa calcolare di essere a una latitudine di 828 o 9 N,
sempre che questo vento sudorientale costante non ci abbia rispedito verso nord. Landatura peggiora di continuo. La neve
fradicia sul fondo e non regger pi i cani, anche se di recente si
fatta pi granulosa e le slitte scorrono bene, se non scavano diventando inamovibili. Per i cani dura, sarebbe uguale anche
se non fossero cos disperatamente sfiniti. Si fermano a ogni minima occasione e devono essere aiutati o spinti avanti con la frusta. Poveri animali, che vitaccia! Presto Lillerven, lultimo della
mia muta originale, non riuscir pi a procedere eppure bravissimo a tirare!
Mercoled 12 giugno. Va sempre peggio. Ieri non abbiamo fatto
nulla, forse neppure un miglio. Neve sciagurata, ghiaccio accidentato, un canale sgombro e il tempo infame ci hanno bloccati.
S, cera una creste sulla neve, dove le slitte scorrevano bene,
quando ci scivolavano sopra: ma come sfondavano e succedeva di continuo erano inamovibili. La crosta era pessima
anche per i cani, poveri! Affondavano nella neve profonda tra
unirregolarit e laltra e si ritrovavano a nuotare nella fanghiglia. Non abbiamo avuto altra scelta che quella di trovare un
posto dove accamparci, perch era inutile sforzarci con un
tempo e una neve del genere senza fare progressi. Abbiamo
piantato la tenda dopo sole quattro ore di marcia e siamo stati
senza pranzo.
Venerd 14 giugno. Sono tre mesi oggi che abbiamo lasciato la
Fram. Vaghiamo in questo deserto di ghiaccio da un quarto di
100
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slitte procedevano pesantemente sulla neve fresca, molle, bagnata e troppo alta. Si fermavano di continuo come incollate a
terra. Non potevamo fare altro che spingerle con tutte le nostre
forze. Aggiungiamo che andavano male anche gli sci, che non
appena ti fermavi si formava lo zoccolo, obbligandoti a stortare
i piedi sotto i quali si formava del ghiaccio, che a sua volta ti faceva improvvisamente scivolare fuori dallo sci e cadere nella
neve sino alle ginocchia quando cercavi di tirare o di dare una
spinta alle slitte. impossibile farsi strada con una neve simile
senza indossare gli sci e, come ho gi detto, anche se stringerli
meglio sarebbe stata una buona idea, sarebbe comunque stato
troppo problematico, poich andavano tolti di continuo per
spingere le slitte oltre creste e canali. I cani sono sempre pi sfiniti. Lillerven non riesce quasi a camminare figuriamoci a tirare. Barcolla e se cade ha difficolt a rialzarsi. Sono felice di dire
che verr ucciso oggi stesso, almeno ci eviteremo di vederlo in
quello stato. Anche Storrven sta mollando, e lunico che ancora
tira dei miei Kaifas ma solo quando uno di noi da dietro lo
aiuta. Continuare in queste condizioni significa solo sfinire per
niente cani e uomini, oltre a farci consumare pi provviste del
dovuto. Partiti alle quattro e mezza del pomeriggio abbiamo
dunque rinunciato al pranzo e ci siamo fermati alle dieci di sera.
Mi sono fermato per un rilevamento ma in questi giorni non facile catturare il sole, dunque bisogna ottenere il massimo da
quello che si intravede tra le nuvole in movimento: non verr
mai limpido. Ieri pomeriggio, dopo unattesa eccessiva e dopo
aver preparato invano lo strumento in un paio di tentativi, sono
riuscito finalmente a prendere laltitudine una sola volta.
Ieri sera ho fatto i calcoli scoprendo che, al contrario delle
aspettative, siamo andati decisamente alla deriva verso ovest,
passando dai 6116 E., la nostra longitudine del 4 giugno, direttamente a 5740 E. Per siamo andati alla deriva anche verso
nord, risalendo a 8226 N., dopo essere scesi a 8217.8 nella
stessa data e abbiamo sempre spinto a tutta verso sud. Siamo comunque contenti di vedere tanto movimento del ghiaccio, cos
c speranza di poter andare alla deriva verso lacqua libera, dato
che inizio a dubitare che ci si possa arrivare esclusivamente gra103
durare la vita il pi a lungo possibile. Eravamo tutti e cinque affamati e costantemente logorati dalla fatica.
Sabato 22 giugno. Sono le 9 e mezza del mattino e sono qui a
fare sogni di splendore dopo una bella colazione di carne di foca,
fegato di foca, grasso e zuppa: la vita tornata a sorridere. Basta
davvero poco per far cambiare aspetto alle cose! Gli ultimi
giorni, erano stati tetri, monotoni e ogni speranza sembrava perduta: il ghiaccio era insormontabile e in giro non cera cacciagione. E poi sbuca una foca vicino ai nostri kayak, che si mette
a girare intorno a noi. Prima che scompaia, Johansen riesce a
sparare un colpo e io la arpiono: la prima e unica foca barbuta
vista sinora. Cos adesso abbiamo cibo e combustibile in abbondanza per oltre un mese. Non serve pi correre, possiamo prendercela comoda, sistemare i kayak e le slitte per attraversare i
canali sgombri, catturare foche se possibile e attendere un cambiamento nel ghiaccio. Ora il futuro appare sicuro e luminoso.
Marted sera siamo partiti senza grandi aspettative. La crosta
dura che si era formata sopra la neve morbida non migliorava le
cose e spesso le slitte si infossavano, costringendo a sollevarle
per farle avanzare; e quando occorreva cambiare direzione sul
ghiaccio accidentato, si bloccavano nella crosta. Il ghiaccio era
brutto e la neve inzuppata dacqua, per cui ci affondavamo dentro anche con gli sci. Poi cerano i canali abbastanza facili da attraversare, visto che spesso si univano, ma che obbligavano a
seguire un percorso tortuoso. Chiaramente cos non si poteva
procedere. Non ci restava che disfarci di qualsiasi cosa non assolutamente necessaria e ripartire da capo il pi rapidamente possibile solo con le provviste, i kayak, le armi e il vestiario
strettamente necessario per raggiungere la terra ferma prima di
aver esaurito lultima briciola. Abbiamo fatto passare ogni cosa
per vedere di cosa potevamo fare a meno: la borsa delle medicine, le sbarre orizzontali di ricambio per le slitte, gli sci di riserva, le pesanti calze spesse, le camice sporche e la tenda.
Davanti al sacco a pelo abbiamo tirato un lungo sospiro ma doveva andare anche quello, bagnato e appesantito comera. Inoltre andava escogitato un modo di creare sotto i kayak
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Domenica 23 giugno. E cos la vigilia di San Giovanni e domenica. Come sono felici oggi gli scolari! E la gente a casa inizia ad
affollare le splendide foreste e le vallate norvegesi!... E noi qui,
ancora sul ghiaccio alla deriva a friggere grasso che mangiamo
con la carne di foca, senza sapere quando finir tutto ci. Forse
davanti a noi c un altro inverno. Chi avrebbe mai pensato di essere ancora qui!
un bel cambiamento dopo aver ridotto razioni e combustibile al minimo, potersi lasciare andare a questi eccessi, mangiare
quanto e quando vogliamo. Avevamo un buon motivo per essere
di buon umore, perch il rilevamento di giornata ci dava a
824.3 latitudine nord e 5748 longitudine est. Nonostante i
venti occidentali e in certa misura anche sudoccidentali, ci siamo
avvicinati al sud di quasi 14 in tre giorni quasi senza spostarci
verso est. La scoperta stata una grande sorpresa. Fuori tirava
ancora vento da nord, dunque stiamo andando alla deriva verso
sud e verso regioni pi clementi.
Mercoled 26 giugno. Il 24 giugno fu ovviamente molto festeggiato. Per cominciare era il secondo anniversario della partenza
da casa. Secondo, erano cento giorni da quando abbiamo lasciato
la Fram (non proprio, due giorni in pi) e terzo, era il giorno del
Solstizio. Abbiamo fatto una vacanza a sognare i bei tempi che
saranno, studiare le carte nautiche, a pensare alle prospettive future e leggere tutto quello che riuscivamo a trovare, cio annuari
e tavole di navigazione.
A mezzogiorno sono uscito a prendere laltitudine allapogeo.
Il tempo era splendido, era tanto che non si vedeva un tempo
cos e quasi non mi ricordavo pi comera. Mi sono sistemato su
una gibbosit in attesa che il sole toccasse lapogeo per godermi
i suoi raggi e osservare oltre le distese di ghiaccio dove la neve
scintillava brillando ovunque; davanti a me lo stagno splendeva
immoto come un lago di montagna, con le rive ghiacciate che si
riflettevano nellacqua limpida. Non tirava un alito di vento, talmente era immobile: il sole cuoceva e io mi immaginavo di essere a casa
Prima di entrare nella tenda sono andato a prendere acqua sa110
lata per la colazione ma emersa una foca e sono corso a prendere arma e kayak. Solo quando ero ormai in acqua ho scoperto
che perdeva come un colabrodo essendo rimasto al sole e ho dovuto pagaiare velocemente per rientrare ed evitare laffondamento. Mentre svuotavo il kayak la foca riemersa di fronte a
me e questa volta non ho sbagliato mira: ho steso lanimale che
galleggiava come un tappo di sughero. Poi ho rimesso in acqua
limbarcazione e ho trainato lanimale con larpione nel collo, il
kayak che si riempiva, la parte del corpo vicina a quella sovrastante le gambe inzuppata e i komager pieni dacqua. Ho trascinato la foca sino alla tenda e lho scuoiata, ho raccolto il sangue
e lho fatta a pezzi, prima di infilarmi in tenda dove ho indossato
indumenti intimi asciutti poi sono rientrato nel sacco lasciando
fuori la mia roba ad asciugare al sole. Ora piuttosto facile restare al caldo in tenda; ieri sera il calore stato tale che, anche
stesi sopra il sacco, non siamo quasi riusciti a dormire. Quando
sono tornato con la foca ho scoperto che un piede nudo di Johansen spuntava in un punto dove era saltato un picchetto: dormendo profondamente, non se ne era reso conto. Dopo esserci
concessi un pezzo di cioccolato per commemorare la cattura e
aver ricontrollato i rilevamenti, abbiamo ripreso a riposare.
Appare notevole il fatto che nonostante i continui venti da
nord, ci si trovi ancora alla stessa latitudine e senza essere andati
alla deriva verso sud. Non sar che il ghiaccio viene bloccato
dalla terra? Non impossibile, anche perch non possiamo essere lontanissimi dalla terra ferma.
Gioved 27 giugno. Stessa vita monotona, stesso vento, stesso
tempo velato e stesse meditazioni circa quello che porter il futuro. Ieri sera arrivata una burrasca da nord di neve dura e granulosa che picchiava sulla tenda dando lidea di essere sana
vecchia pioggia. Qui dentro si sta comodi, siamo protetti dal
vento e possiamo stare sdraiati nel sacco ad ascoltare la tenda
che sbatte immaginando di scorrere rapidamente verso ovest,
anche se magari non ci stiamo affatto muovendo da dove siamo.
Ma se questo vento non ci sposta, lunica spiegazione che il
ghiaccio sia chiuso da terre emerse e che non possiamo essere
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abbiamo portato con noi e il giorno dopo siamo andati a prendere gli altri. Ora abbiamo pi carne di quella che, mi auguro, saremo in grado di consumare.
Mercoled 17 luglio. Finalmente si avvicina il momento in cui ripartire decisi verso casa. La neve diminuita abbastanza per facilitare lavanzata. Stiamo facendo del nostro meglio per
prepararci. Faremo una revisione completa dellequipaggiamento e tutto quello che non insostituibile verr lasciato qui.
Dobbiamo dunque dire addio al sacco a pelo e alla tenda.17 I
giorni della comodit sono finiti: da qui in avanti e sino a
quando saliremo a bordo della corvetta18 vivremo sotto il cielo.
Intanto siamo rimasti qui al Campo del desiderio come lo abbiamo chiamato facendo scivolare via il tempo. Abbiamo mangiato carne di orso mattina, mezzogiorno e sera e lungi
dallesserci stancati abbiamo scoperto che il petto di cucciolo
una vera prelibatezza. Va notato che questa carne particolare e
la dieta grassa non ci ha provocato alcun problema e che non abbiamo voglia di farinacei, anche se una bella torta sarebbe il culmine della felicit. Ogni tanto lasciamo correre limmaginazione
pensando alle attrattive della civilt, di cui intendiamo pienamente godere al ritorno! Forse ci vorranno tanti giorni prima di
arrivare e magari tante dure prove da superare. Ma no, io credo
che andr tutto per il meglio. Restano due mesi estivi e qualcosa
si potr fare.
Marted 23 luglio. Ieri mattina finalmente abbiamo lasciato
Campo del desiderio e sono felice di dire che siamo di nuovo in
marcia. Per riuscire a partire abbiamo lavorato notte e giorno.
Pensavamo di farcela il 19, poi il 20 e quindi il 21, ma restava
sempre qualcosa da fare. Tutto va come il lampo. Le possibilit
di avanzare sono migliori del previsto, anche se il ghiaccio
tutto fuorch liscio. Le slitte sono pi leggere e la neve lo decisamente meno. Ieri durante la parte finale della marcia siamo
17. Alla fine abbiamo invece deciso di tenerle.
18. Limbarcazione che ci aspettavamo di prendere alle Spitzbergen.
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FINALMENTE TERRA
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per fare strada. Ieri stavo molto peggio e non so come sto oggi,
prima di camminare: ma dovrei gi essere contento di riuscire a
trascinarmi anche se con immenso dolore. Ieri mattina alle tre, a
causa della pioggia, ci siamo dovuti fermare e accamparci dopo
aver marciato solo nove ore. Prima di riuscire a entrare in tenda
eravamo gi completamente bagnati ed ormai un giorno intero
che siamo qui, mentre fuori diluvia e noi non ci siamo asciugati.
Le pozze sotto di noi bagnano la parte sottostante del sacco. In
questo momento il vento andato verso ovest e ha smesso di
piovere, per cui abbiamo preparato una colazione di porridge e
pensiamo di proseguire; ma se dovesse rimettersi a piovere ci
dovremo fermare, visto che non intelligente bagnarsi senza
avere indumenti di ricambio. Oggi per quattro volte abbiamo
visto dei gabbiani di Ross adulti: quando Johansen uscito a
prendere lacqua ne ha visti due.
Gioved 1 agosto. Mi chiedo se troveremo del ghiaccio con pi
ostacoli rispetto a dove siamo ora. Si procede lentamente e viste
le circostanze dovremmo essere soddisfatti. C stato un cambiamento una splendida giornata; tuttavia mi pare che il vento
da sud che ha aperto i canali sgombri ci abbia allontanato decisamente da terra. Siamo andati molto alla deriva anche verso est
e non vediamo pi lestremit occidentale della terra annotata
inizialmente, quella con le rocce nere. Sembra quasi che i gabbiani di Ross stiano vicini a terra in questarea, li vediamo ogni
giorno.
C comunque una cosa che mi rende felice: la schiena va meglio. Ora ho idea di cosa significherebbe se uno di noi dovesse
seriamente ammalarsi: il nostro destino sarebbe segnato.
Sabato 3 agosto. Fatica inconcepibile. Non saremmo mai riusciti
a farcela se non fosse stato perch dobbiamo farcela. Abbiamo fatto
pochissimi progressi, forse nessuno. Negli ultimi giorni, a parte
i gabbiani bianchi e le procellarie artiche che abbiamo abbattuto,
non avevamo cibo per i cani. Ieri abbiamo dato loro solo un po
di grasso.
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Luned 5 agosto. Non abbiamo mai trovato un ghiaccio peggiore di ieri, anche se siamo riusciti a forzare e a procedere, e poi
la giornata stata contrassegnata da due episodi felici: primo,
Johansen non stato mangiato da un orso e secondo, abbiamo
visto acqua libera sotto il margine del ghiacciaio a riva.
Ieri mattina siamo partiti intorno alle 7, trovando il peggiore
ghiaccio che si poteva immaginare. Era come se un gigante
avesse lanciato enormi blocchi alla rinfusa dove in mezzo poi ci
aveva messo neve bagnata con lacqua sotto dove si affondava
sino alle ginocchia. Tra i massi di ghiaccio cerano anche pozze
profonde ed era come sfacchinare su e gi per monti e valli, con
i crepacci in mezzo. E siccome non cera neppure un minimo di
spazio dove piantare una tenda, siamo andati avanti cos tutto il
tempo. A metterci una pietra sopra, c stata anche una foschia
che non ti faceva vedere neppure a cento metri di distanza. Dopo
una marcia sfiancante siamo arrivati a un canale sgombro dove
abbiamo traghettato con i kayak. Una volta ripulito lapprodo
del canale sgombro dal ghiaccio recente e dal pietrisco, mentre
trascinavo la slitta per evitare che scivolasse indietro, alle mie
spalle ho sentito una baruffa e Johansen che urlava prendi il fucile! Mi sono girato e ho visto un orso enorme scagliarsi su di
lui e Johansen sulla schiena. Ho cercato di afferrare larma dalla
custodia sul ponte anteriore, ma in quel momento il kayak scivolato in acqua. Il mio primo pensiero stato quello di gettarmi
dentro e sparare dal kayak ma ho capito che sarebbe stato troppo
rischioso. Ho iniziato a tirare il kayak con il suo carico pesante
nuovamente sul margine alto del ghiaccio e il pi rapidamente
possibile mentre mi inginocchiavo per afferrare il mio fucile.
Non avevo ancora avuto il tempo di girarmi per vedere cosa
stava succedendo dietro di me, quando ho sentito Johansen che
con calma mi diceva sbrigati se vuoi fare in tempo!.
Sbrigarmi? Ovviamente! Alla fine da seduto ho afferrato il calcio, ho tirato fuori il fucile, mi sono girato e ho armato la canna.
Lorso era a due metri e pronto a finire Kaifas, il mio cane. Gli ho
scaricato un colpo dietro lorecchio ed crollato.
Lorso deve aver seguito le nostre tracce come un gatto e, al riparo dei blocchi di ghiaccio, strisciato fuori mentre dandogli le
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mai perplesso sulla nostra ubicazione. Mi sembra molto rilevante il fatto che la costa tenda continuamente verso sud invece
che ovest. Potrei spiegarlo meglio supponendo di essere sulla
costa occidentale dellarcipelago della Terra di Francesco Giuseppe, se non fosse che laberrazione mi pare troppo grande,
anche per la grande quantit di gabbiani di Ross che ancora vediamo.
A Spitzbergen non ne stato visto neppure uno con certezza,
ma se la mia supposizione giusta non dovrebbe essere molto
lontana. Ieri ne abbiamo visti molti: qui sono diffusi come le altre
specie di gabbiani.
Sabato 10 agosto. Siamo andati sullisolotto vicino a dove siamo
accampati. Era ricoperto da un ghiacciaio, che curvandogli sopra
prendeva la forma di uno scudo e su ogni versante cerano pendici di scarso gradiente. Dalla cresta cera una bella vista e proprio mentre la nebbia si alzava abbiamo potuto vedere
abbastanza bene la terra intorno a noi. Ora avevamo la precisa
percezione di aver costeggiato solo isole. La prima era la pi
grande. Laltra terra, quella con i due spuntoni rocciosi, presentava una striscia scoperta lungo la costa sul versante di nordovest. Che fosse l dove si riproducevano i gabbiani di Ross?
Anche lisola pi a sud appariva grande e interamente ricoperta
da un ghiacciaio.22 Tra le isole e sino a dove potevamo vedere
verso est e sudest, il mare era ricoperto da ghiaccio di fiordo perfettamente pianeggiante ma in quella direzione non si vedeva
terra. Qui non cerano iceberg, anche se pi tardi ne abbiamo
visto qualcuno sul versante meridionale dellisola a sud rispetto
alla nostra posizione.
Alle tre del pomeriggio circa, siamo finalmente partiti in acque
libere e abbiamo navigato sino alle otto di sera, quando ormai
lacqua si era chiusa costringendoci a trainare la flotta sul ghiac-
22. Ho chiamato la prima isola Terra di Eva, la seconda Terra di Liv e quella piccola sulla quale ci trovavamo allora Isola di Adelaide. La quarta isola a sud
forse era gi stata vista da Payer e battezza come Isola Freeden. Ho chiamato
Hvidtenland (Terra Bianca) questo gruppo di isole.
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vato sempre meno acqua adatta ai kayak. Spesso ci siamo fermati in attesa che si aprisse il ghiaccio al termine della marea ma
non successo; cos la mattina del 15 agosto abbiamo rinunciato
e ci siamo diretti allinterno, verso il ghiaccio costiero. Abbiamo
puntato la rotta verso lo stretto occidentale che si vedeva da
giorni e per raggiungere il quale avevamo tanto faticato. La superficie del ghiaccio era abbastanza pianeggiante e siamo riusciti
a procedere bene. Durante il tragitto abbiamo visto un iceberg
catturato dal ghiaccio, il pi alto visto da queste parti: 15 o 20
metri direi.23 Volevo salire in cima per vedere meglio lambiente
ma era troppo ripido e a un terzo della salita ci siamo fermati.
Infine, la sera abbiamo raggiunto le isole verso le quali avevamo fatto rotta negli ultimi giorni e per la prima volta dopo
due anni abbiamo calpestato la terra nuda. La gioia procurata
dallemozione di poter saltare da un blocco di granito allaltro
indescrivibile,24 per non dire di quando, in un angolino riparato
tra le pietre, abbiamo trovato muschio e fiori, papaveri meravigliosi (papaver nudicaule), Saxifraga nivalis e una Stellaria (sp.?).
Inutile aggiungere che abbiamo fatto sventolare la bandiera norvegese e preparato un banchetto. Con il petrolio finito da diversi
giorni, abbiamo dovuto cavarcela con unaltra lampada nella
quale possibile utilizzare olio di balena.
(Questo stato scritto la mattina del 16 agosto) Diventa sempre pi incomprensibile capire la nostra posizione. A ovest sembra esserci un ampio stretto ma cos? Lisola25 sulla quale ci
troviamo e dove abbiamo dormito splendidamente su terra
asciutta una lunga cresta simile a una morena che circa segue
un andamento da nord a sud (magnetico), consistente quasi
esclusivamente di blocchi di pietra generalmente molto grandi,
23. Si detto che al largo della Terra di Francesco Giuseppe sono stati visti Iceberg di grandezza notevole; rispetto al periodo del nostro viaggio attraverso
questo arcipelago, posso solo dire che non abbiamo visto nulla del genere.
Quello citato qui il pi grande che abbiamo incontrato ma paragonati a quelli
della Groenlandia erano masse da ghiacciaio pressoch insignificanti.
24. Nel mio diario lho chiamato granito, in realt era basalto grossolano. I campioni prelevati purtroppo sono andati perduti.
25. Isola Houen.
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che presentano degli spuntoni. Questi blocchi sono anche arrotondati ma non vi ho trovato striature. Lintera isola si eleva di
poco dalla banchisa dove alloggiata e i suoi pendii digradano
sino al ghiaccio circostante. Sul nostro occidente da molti giorni
vediamo unisola brulla anche pi alta di questa. Lungo la costa
c un gradone deciso. Sul nostro settentrione ci sono due isolette
e una piccola roccia, uno skerry.
Allinizio ho pensato che lo stretto fosse quello di Rawlinson
ma a questo punto sembrava impossibile, visto che non cera
traccia del ghiacciaio Dove, al quale collegato su un lato. Se la
nostra posizione fosse questa, dobbiamo avere attraversato il
ghiaccio e la Terra di Wilczek senza aver notato traccia di entrambe, visto che abbiamo viaggiato verso ovest a un mezzo
grado a sud di capo Buda-Pesth: abbiamo dunque escluso di poterci trovare in questa regione. Dobbiamo essere approdati in
una nuova terra nella parte occidentale della Terra di Francesco
Giuseppe o dellArcipelago ma cos a ovest che non abbiamo
visto niente delle regioni scoperte da Payer. Ma siamo addirittura cos a ovest da non aver visto neppure la Terra di Oscar, che
dovrebbe trovarsi a 82 N. e 52 E.?.
Tutto ci era davvero incomprensibile. Cerano forse altre
spiegazioni?
Sabato 17 agosto. Ieri stata una bella giornata. Siamo in acque
libere e per quanto riesco a capirne viaggiamo sulla costa occidentale della Terra di Francesco Giuseppe; possiamo ancora sperare di arrivare a casa questanno. Ieri a mezzogiorno circa
abbiamo incrociato il ghiaccio che va dalla nostra isoletta-morena su sino allisola pi alta a ovest.
Questisola26 mi sembrata uno dei posti pi belli sulla faccia
della terra. Cera una meravigliosa spiaggia pianeggiante, un
vecchio gradone con tante conchiglie, una cintura di acqua limpida stretta lungo la costa sul cui fondale si vedevano lumache
e ricci di mare (Echinus) con i crostacei che nuotavano. Nelle scogliere sovrastanti cerano centinaia di piccole alche urlanti e ac26. Isola Torup.
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canto a noi svolazzavano zigoli della neve con il loro allegro cinguettio da un sasso allaltro. Allimprovviso il sole sbucato
dalle nuvole leggere e lanose. Qui cerano la vita e la nuda terra:
non eravamo pi sulleterna banchisa alla deriva! In fondo al
mare, subito oltre la spiaggia, riuscivo a vedere intere foreste di
alghe (Laminaria e Fucus). Sotto le scogliere, si trovavano accumuli sparsi di neve color rosa.27
Sul versante nord dellisola abbiamo trovato la zona dove si riproducono i gabbiani dal dorso nero che se ne stavano coi piccoli
sulle sporgenze degli scogli. Abbiamo dovuto per forza arrampicarci per fare una foto allinsolita scenetta familiare, e da lass
abbiamo visto il banco di ghiaccio alla deriva dal quale eravamo
venuti. Era alle nostre spalle e sembrava una pianura bianca che
scompariva in lontananza allorizzonte oltre il quale avevamo
viaggiato; pi lontano ancora, la Fram e i nostri compagni erano
alla deriva.
Avevo pensato di salire in cima allisola per vedere meglio e
risolvere il problema della nostra posizione. Ma una volta sul
versante occidentale la nebbia tornata bloccandosi proprio
sulla vetta. Ci siamo dovuti accontentare di salire un po sul pendio per vedere la rotta che ci attende verso ovest. Abbiamo visto
acqua libera a una certa distanza, sembrava mare: ma prima di
arrivarci cera molto ghiaccio. Siamo scesi e ripartiti. Lungo la
terra abbiamo seguito un canale sgombro che proseguiva per
una certa distanza ma ovunque era ricoperto da un sottile strato
di ghiaccio recente che non abbiamo osato spezzare con i kayak
per il rischio di tagliarli. Alla fine siamo tornati a riva pi a sud,
trascinando i kayak per darci nuovamente al ghiaccio. Intanto
cerano tante foche barbute che tiravano fuori la testa dal ghiaccio fissandoci stupite con i loro grandi occhi; poi con un violento
tuffo di testa scomparivano per riemergere poco dopo dallaltra
parte spruzzando acqua ovunque.
Alla fine e dopo molti sforzi, siamo arrivati al margine del
27. Il colore dovuto a una meravigliosa e minuscola alga rossa che cresce sulla
neve (generalmente la Spaerella nivalis). Si trovavano anche chiazze giallo
verdi nella neve, dovute a unaltra specie di alga.
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cominciato a correre intorno squittendo verso di noi. Sopra volavano miriadi di alche urlando stridule dalle sporgenze sul
fianco della montagna.
Per quello che si riusciva a capire, poteva esserci mare aperto
lungo la terra verso occidente. Eravamo stanchi, ma avendo il
vento a favore abbiamo deciso di cogliere lopportunit, mangiare qualcosa, alzare albero e vela sulle canoe e salpare. Abbiamo navigato sino a quando, al mattino, il vento calato e per
accamparci siamo approdati sul ghiaccio costiero.29
Al pensiero di essere finalmente e realmente sulla costa occidentale della Terra di Francesco Giuseppe mi rende felice come
un bambino: lacqua di fronte a noi libera dal ghiaccio e dalle
correnti.
Mercoled 24 agosto. Non finiranno mai le alterne vicende della
vita. Lultima volta che ho scritto ero pieno di coraggio e speranza. Invece ora siamo bloccati qui da quattro giorni e tre notti,
dopo che il ghiaccio si completamente saldato alla costa. Vediamo solo creste ammassate, gibbosit e ghiaccio frantumato
da ogni parte. Il coraggio c ancora ma la speranza di tornare
presto a casa labbiamo abbandonata da tempo: davanti a noi c
la certezza di passare da queste parti un lungo e buio inverno.
Tra il 17 e il 18 a mezzanotte siamo ripartiti dallultimo campo.
Il tempo era splendido. Nonostante le nuvole nascondessero il
sole, lungo lorizzonte nord cera un glorioso bagliore vermiglio
con le nuvole dorate dal sole e il sognante mare che risplendeva
in lontananza: una notte meravigliosa La superficie del mare
era liscia come uno specchio, non si vedevano blocchi di ghiaccio
e i kayak scivolavano a silenziosi colpi di pagaia. Era come essere su una gondola nel Canal Grande. Cera come un qualcosa
di arcano in questa quiete e rapidamente il barometro era sceso.
Andavamo spediti verso il promontorio a sud-sudovest, stimato
a 12 miglia di distanza.30 Qualche ora dopo abbiamo visto del
ghiaccio, pensando entrambi che fosse solo una catena di pezzi
29. Vicino allAvanterra di Brgger.
30. Avanterra di Clements Markham.
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intorno al nostro blocco di ghiaccio, dove abbiamo cercato di approfittare della situazione pranzando. Era un grande bue marino. C qualcosa di fantastico e preistorico in questi mostri.
Non ho potuto fare a meno di pensare a un tritone o a qualcosa
di simile, mentre se ne stava l sotto la superficie a sbuffare mentre ci fissava con quei suoi rotondi occhi vitrei.
Il canale sgombro lungo il ghiaccio costiero ci ha dato poca
soddisfazione, poich il ghiaccio fresco che lo ricopriva ci ha impedito di procedere. Si anche alzato un vento da S.S.O. che ci
ha spinto addosso il ghiaccio e non ci rimasto altro che metterci
sullorlo del ghiaccio in attesa che mollasse. Abbiamo steso il
sacco e aperto la tenda sopra di noi per riposare, con la speranza
di riuscire presto a procedere. Ma non era destino: il vento si
rinfrescato, il ghiaccio si ulteriormente saldato e in poco tempo
non si pi vista acqua libera in nessuna direzione. Anche il
mare aperto da dove eravamo venuti scomparso; di colpo ogni
speranza di arrivare a casa questanno andata a picco.
La situazione non invidiabile; davanti a noi c consistente
ghiaccio marino frantumato vicino a terra e solo gli dei sanno se
questanno torner ad aprirsi. A una certa distanza dietro di noi
c una terra31 il cui aspetto tutto fuorch allettante per passarci
un inverno. Intorno abbiamo ghiaccio insormontabile e le provviste sono decisamente in calo.
La costa meridionale della regione con Eira Harbor era per la
nostra fantasia una vera terra di Canaan: se ci fossimo arrivati, i
guai sarebbero finiti. L speravamo di trovare il rifugio di Leigh
Smith o almeno i suoi resti, per avere un posto dove vivere; speravamo anche che dove ci fosse stata molta acqua libera, sarebbe
stato facile trovare cacciagione. Ci siamo pentiti di non aver ucciso pi foche quando cerano, come la notte in cui abbiamo lasciato lultimo campo. Mentre Johansen stava sistemando
qualcosa sul kayak a bordo ghiaccio, proprio davanti a lui arrivata una foca. Secondo lui era di un tipo mai visto e mi ha urlato qualcosa. Ma in quel momento ne sono emerse una ventina,
calme e silenziose, che si sono messe a fissarlo con i loro grandi
31. Avanterra di Helland.
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stavamo dando da fare per trasferirci, improvvisamente abbiamo scoperto che verso terra il ghiaccio si era staccato e che
cera gi un ampio canale sgombro.
Volevamo che il ghiaccio si aprisse ma non sul fianco che dava
verso terra, perch a questo punto era questione di attraversare
a qualsiasi costo sul ghiaccio costiero per non andare con la banchisa alla deriva verso il largo. Il vento per era diventato una rigida brezza e non era cos sicuro andarci contro, anche se per
una breve distanza come quella che serviva per attraversare il
canale sgombro, rapidamente fattosi pi largo. Ma un tentativo
andava fatto e cos siamo partiti seguendo il margine verso un
punto pi a est, che per lanciare i kayak ci sembrava offrire pi
protezione.
Ma una volta l abbiamo scoperto che non sarebbe stato semplice lanciarli riuscendo a evitare che lacqua entrasse. Tirava un
vento cos forte che gli spruzzi delle onde arrivavano oltre il
mare e lontani sul ghiaccio.
Non restava molto altro da fare che piantare la tenda e aspettare tempi migliori. A questo punto avevamo assoluto bisogno di
un riparo per evitare che la tenda venisse lacerata dal vento ma
per quanto potessimo darci da fare, non riuscivamo a trovare un
punto di sosta permanente e ci siamo dovuti accontentare del riparo inadeguato di una piccola altura che ci dava limpressione
di andare bene.
Non era molto che ci eravamo coricati che le raffiche di vento
hanno dato il via ad assalti talmente furiosi da consigliarci di abbassare la tenda per evitare che venisse fatta a pezzi. Ora potevamo dormire al sicuro e lasciare che il vento infuriasse. Quando
mi sono svegliato ho notato che il vento era calato tanto da permetterci di rialzare la tenda e sono sgusciato fuori per controllare
il tempo. La sorpresa stata molto meno piacevole quando ho
scoperto che eravamo gi sul mare, probabilmente gi a otto,
dieci miglia da terra: in mezzo cera solo mare aperto. La terra allorizzonte appariva bassa e lontana. Nel frattempo il tempo era
molto migliorato e cos ci siamo rimessi in movimento sul bordo
del ghiaccio, cercando di lanciare i kayak. Ma non era facile. Soffiava ancora un vento forte, il mare era grosso e cerano diversi
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34. Queste tre isole, delle quali siamo poi riusciti a prendere la posizione e che
riuscivamo a vedere dal nostro rifugio invernale, sono probabilmente la terra
che Jackson ha scambiato per la Terra di Re Oscar. Poich le ha viste solo da una
posizione (il suo Capo Fisher) verso sud a 81, le ha collocate a 82, cio 40
troppo a nord, sovrastimandone la distanza.
35. Steinen sulla mappa.
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cora a diverse miglia dalla terra sul lato opposto del fiordo e
prima di arrivarci avremmo potuto anche avere molte ore di
duro lavoro.
Anche questa terra appariva tuttaltro che invitante, ricoperta
da un ghiacciaio unico dalla cima alla costa: solo in un punto
emergeva una piccola roccia. Sul lato sottovento cera il margine
inferiore del ghiaccio costiero che non concedeva protezione e
le onde andavano a infrangersi proprio l e se si fosse reso necessario lapprodo, non sarebbe stato un buon posto dove cercare rifugio; sarebbe stato meglio arrivare vicino a terra e vedere come
si metteva il tempo. La prospettiva di essere ancora una volta
circondati da blocchi di ghiaccio alla deriva non ci allettava: ne
avevamo abbastanza, cos ci siamo diretti verso una terra che
appariva invitante e che si trovava un po dietro rispetto a noi.
Se le cose si fossero messe male, qui avremmo potuto trovare un
posto adatto per svernare.
Avevo appena messo piede sulla terra ferma quando ho visto
un orso e ho tirato su i kayak per andare a sparargli. Lui intanto
si stava trascinando verso di noi, che in silenzio ci siamo messi
ad attenderlo dietro i kayak. Quando ci arrivato di fronte e ha
visto le nostre impronte sulla neve si messo ad annusarle e Johansen gli ha cacciato una pallottola dietro la spalla. Lorso ha
ruggito cercando di scappare ma il proiettile era entrato nella
spina dorsale e aveva paralizzato la parte posteriore del corpo,
che si rifiutava di obbedire. Lorso, perplesso, si seduto a mordere, lacerandole, le zampe posteriori sino a farle sanguinare:
era come se stesse castigandole. Poi ha provato a spostarsi ma la
parte posteriore del suo corpo non era pi assoggettabile a disciplina e veniva trascinata girando in tondo. Un pallettone nel cranio ha messo fine alle sue sofferenze.
Una volta scuoiato lanimale e fatta unescursione allinterno
per ispezionare il nostro nuovo regno, siamo rimasti un po sorpresi nel vedere due trichechi che se ne stavano tranquilli sul
ghiaccio vicino a dove avevo avvistato lorso. Questo sembrava
dimostrarmi quanto poco importasse loro degli orsi, che se possono evitare non li attaccano mai.
La tempesta tanto temuta non c stata. Ma il vento tirava forte
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tanto da squarciare e lacerare la tenda ormai logora e non avevamo un riparo in quel punto. Il giorno dopo speravamo di
poter avanzare. Ma che delusione quando abbiamo trovato la
via ostruita, dopo che il vento aveva nuovamente spinto il ghiaccio verso linterno. Dovevamo stare dove eravamo e vista la situazione, dovevamo sistemarci nella maniera pi comoda
possibile. La prima cosa da fare era quella di cercare un posto
caldo e ben riparato per la tenda ma non lo abbiamo trovato.
Non restava che costruire qualcosa con i sassi. Abbiamo estratto
pietre dalle macerie ai piedi della scogliera. Lunico utensile era
un pattino che avevamo tagliato da una slitta ma abbiamo dovuto usare soprattutto le mani. Abbiamo lavorato tutta notte e
quello che allinizio doveva essere solo un riparo dal vento,
piano piano diventata una cosa con quattro mura e cos abbiamo continuato a lavorare sino a completare il piccolo rifugio.
Niente di speciale, per carit; un uomo della mia altezza non poteva neppure sdraiarsi tutto dentro (dovevo lasciare i piedi fuori
dalla porta) e in larghezza potevamo appena stare sdraiati affiancati e lasciando lo spazio per lattrezzatura da cucina. Per ci
che riguarda laltezza era anche peggio. Cera spazio per stare
sdraiati ma per me era impossibile sedermi decentemente. Il
tetto era fatto con la nostra fragile e sottile tenda di seta stesa
sugli sci e le aste di bamb. I giacconi chiudevano lentrata e le
pareti erano fatte talmente male che la luce entrava da tutti i lati.
In seguito lavremmo battezzata la tana: una tana veramente terribile. Questo per non ci impediva di andare fieri del nostro
manufatto. Non sarebbe crollata neanche se il vento ci avesse
soffiato dritto dentro. Quando abbiamo portato dentro la pelle
dellorso per il giaciglio e ci siamo infilati al caldo nel nostro
sacco con una bella pentola di carne bollita sulla lampada a olio
di balena, la vita ci sembrata un piacere; e il fatto che il fumo
ci facesse arrossare e lacrimare gli occhi, non riusciva a distruggere la nostra sensazione di contentezza.
Poich anche il giorno seguente (28 agosto) lavanzata verso
sud era bloccata e lautunno si avvicinava, ho deciso di passare
tutto linverno qui. Ho pensato che per raggiungere Eira Harbor
o il rifugio invernale di Leigh Smith ci sarebbero volute altre 138
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e si guardato in giro. In quellattimo Johansen ha sparato colpendolo in piena gola, sotto il cranio. Lorso si alzato lentamente, ha guardato Johansen sprezzante, ha riflettuto e se ne
andato via tranquillamente a passi lunghi e misurati, come se
nulla fosse accaduto. Immediatamente gli sono arrivati un paio
di proiettili in corpo da parte nostra e a quel punto crollato sul
ghiaccio. Era talmente pieno di cibo che da steso, il grasso e lolio
gli uscivano dalla bocca finendo sul ghiaccio che intanto stava
iniziando ad affondare sotto il suo peso sino a quando si ritrovato in una grande pozza e noi lo abbiamo frettolosamente trascinato a riva, prima che il ghiaccio mollasse del tutto. Era uno
degli orsi pi grandi che avessi mai visto ma anche uno dei pi
magri, perch non cerano tracce di grasso su di lui, n sotto la
pelle n tra le interiora. Doveva aver digiunato a lungo e avere
una fame fuori dal normale, vista lincredibile quantit del nostro grasso che aveva consumato. E come laveva trascinato!
Prima aveva lanciato lontano un kayak; poi aveva sparso il
grasso da tutte le parti grattando via il meglio da quasi ogni
pezzo; quindi aveva riunito il grasso in un altro posto e alla fine,
sazio e felice, ci si era disteso sopra a dormire, magari per averlo
a portata di mano quando si sarebbe svegliato.
Quella sera ci siamo trasferiti nel nuovo rifugio ma la prima
notte abbiamo avuto freddo. Sino ad allora avevamo dormito
sempre in un sacco e anche quello che avevamo ottenuto cucendo le nostre due coperte era andato bene; ma pensando che
non sarebbe pi stato necessario dormire in un sacco solo, visto
che avremmo scaldato il rifugio con le lampade a olio di balena
per dormire comodamente con la coperta e ognuno nella sua
cuccetta, il sacco non lavevamo tenuto.
Le lampade venivano realizzate rialzando gli angoli di alcuni
fogli di lamiera di argento tedesco38 riempiti di grasso pestato
con sopra uno stoppino alcuni pezzi di materiale preso dai bendaggi del pronto soccorso. Bruciavano stupendamente, fornivano unottima illuminazione e davano un senso di intimit; ma
38. Largento tedesco una lega che ricorda il colore dellargento, composta
principalmente da rame, nickel e zinco. (N.d.C.)
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crepuscolo sulla spiaggia sopra il punto dove erano state sistemate le cose, per vedere se riuscivo in qualche modo a scoprire
le tracce che mi portassero dove quei diavoletti avevano portato
le cose, ho incrociato una volpe. La volpe si fermata a sei metri
di distanza, si seduta e ha emesso dei bizzarri ululati esasperanti e talmente penetranti da costringermi a tappare le orecchie.
Stava chiaramente andando verso le mie cose e lavevo provocata. Ho preso qualche bel sasso e glieli ho tirati. Lei corsa a
una certa distanza e poi si seduta sul bordo del ghiaccio, dove
ha ripreso a ululare, mentre io sono tornato a casa infuriato, mi
sono steso e ho cominciato a pensare a cosa fare per vendicarci
di quegli odiosi animali. Non potevamo sprecare munizioni ma
potevamo costruire trappole di pietra. Presa la decisione, non ne
siamo mai venuti a capo.
Il tempo intanto passava. Il sole era sempre pi allorizzonte
e il 15 ottobre lo abbiamo visto per lultima volta sopra la cresta
verso sud; rapidamente le giornate si facevano pi buie e poi
iniziata la nostra terza notte polare. In autunno, uno l8 e laltro
il 21 ottobre, abbiamo ucciso altri due orsi polari: da allora non
ne abbiamo pi visti sino alla primavera seguente.
La nostra esistenza non era molto varia. Al mattino si cucinava
e si mangiava. Poi magari si faceva un altro sonnellino, dopodich si usciva a fare un po di movimento. Non ne facevamo pi
del necessario, perch i nostri abiti, impregnati di grasso, logori
e stracci in diversi punti, non erano precisamente adatti per fare
attivit invernale allaperto. Avevamo talmente poco filo per rattopparli che ho ritenuto di non usarlo sino a primavera, quando
ci saremmo preparati per la partenza. Avevo fatto conto di usare
le pelli degli orsi per farci dei vestiti ma ci voleva tempo per ripulirle dal grasso e dalladipe e ancora pi tempo ci voleva per
farle seccare. Lunico modo era quello di stenderle sotto il tetto
del rifugio: ma lo spazio era sufficiente per una alla volta.
Quando la prima stata pronta, labbiamo dovuta usare per il
letto, visto che ci stendevamo su pelli grezze e unte che si stavano lentamente disgregando. Una volta sistemato il letto, abbiamo dovuto pensare a come fare un sacco a pelo, perch dopo
un po di tempo il sacco fatto con le coperte non ci teneva pi
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alla Terra di Nordest di Spitzbergen, altrimenti facilmente avvistabile da l. Ma nessunaltra conclusione appariva plausibile.
In primavera, con le giornate pi lunghe ho fatto una scoperta
che ha avuto leffetto di disorientarci irrimediabilmente. Verso
due punti dellorizzonte, a circa O.S.O., mi era sembrato di vedere il profilo di una terra. Lapparizione era tornata pi volte e
alla fine avevo concluso che doveva realmente trattarsi di una
terra ferma, ma molto lontana almeno 69 miglia.40 Che fosse
quella la Terra di Nordest? Sembrava poco credibile. Questa
terra doveva trovarsi a circa 81 verso nord, mentre la Terra di
Nordest non arriva pi a nord di 80. Ma almeno queste isole
dovevano trovarsi piuttosto vicine alla Terra di Nordest e una
volta raggiunte queste non ci sarebbe rimasto molto da percorrere: magari avremmo potuto trovare acqua libera addirittura
sino alla nave per Troms che ci doveva riportare a casa e che
aveva eccitato la nostra fantasia per oltre un anno.
Il pensiero delle belle cose che avremmo trovato a bordo ci
consolava ogni volta che il tempo non passava e si faceva insopportabile. La nostra vita, nellinsieme, non era affatto sontuosa.
Che voglia di cambiare dieta, cos sempre uguale! Se solo avessimo potuto avere un po di zucchero e dei farinacei, oltre alla
splendida carne che gi avevamo, avremmo potuto vivere come
dei principi. I nostri pensieri si soffermavano bramosi su grandi
piatti di torte, per non dire pane e patate. Avremmo recuperato
il tempo perduto gi a bordo di quella nave per Troms. Ma ancora meglio del cibo erano i vestiti puliti che avremmo indossato. E poi i libri solo a pensarci! Ah, portavamo vestiti orribili
e quando volevamo passare unora davvero lieta, ci mettevamo
al lavoro immaginando un grande negozio luminoso dove si trovavano solo vestiti di lana nuovi, puliti e morbidi e dove
avremmo potuto scegliere a nostro piacimento. E poi un bagno
turco! Stavamo seduti nel sacco a pelo per ore di fila a parlare di
queste cose. Sognavamo di poter buttare via gli stracci pesanti e
oleosi nei quali eravamo costretti a vivere. Erano le gambe quelle
che soffrivano maggiormente; dato che i pantaloni si incollavano
40. In seguito la distanza si dimostr essere di circa 56 miglia.
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Sabato 29 febbraio. Oggi il sole alto sopra il ghiacciaio. Dobbiamo seriamente cominciare a fare economia di olio di balena se
vogliamo andarcene o ci sar troppo poco grasso per il viaggio.
Mercoled 4 marzo. Questa mattina cera la montagna sopra di
noi ricoperta di piccole alche che cinguettando volavano da una
cresta allaltra e si fermavano sul ghiacciaio. Pi tardi quando
siamo tornati fuori se ne erano andate.
Venerd 6 marzo. Stiamo andando male. Dobbiamo dormire al
buio per risparmiare olio e possiamo cucinare solo una volta al
giorno.
Domenica 8 marzo. Preso un orso. In mattinata Johansen ha
visto risalire lo stretto da dieci stormi di piccole alche.
Marted 10 marzo. Lorso dellaltro giorno arrivato al momento giusto e fra laltro era un tipo divertente. La nostra situazione era seria, soprattutto con il grasso ma anche per la carne e
cera tanto desiderio di un orso, visto che ci sembrava tempo che
arrivassero. Avevo appena trascorso la domenica mattina a riparare i pantaloni antivento e a rattoppare i komager, per trovarmi pronto se fosse arrivato un orso. Anche Johansen, che
questa settimana di turno in cucina, stava cucendo e facendo
le pulizie della domenica nel rifugio, portando fuori ossa e
carne. Appena arrivato al passaggio, senza avere ancora alzato
la pelle sulluscio, lho sentito ruzzolare a testa in dentro sul il
mucchio di ossa dicendo: c un orso davanti alla porta. Dopo
aver tirato gi il fucile sotto il tetto, ha rimesso la testa nel passaggio ma lha subito ritratta dicendo vicino, sta pensando di
entrare. Dopo aver scostato langolo della pelle sulla porta ha
appoggiato il gomito per sparare: ma non era facile. Gi il passaggio stretto, ma adesso era anche pieno di scarti. Lho visto
alzare il fucile sulla spalla da rannicchiato, poi lo ha riabbassato
perch si era dimenticato di armarlo: siccome lorso si era leggermente spostato, riusciva a vedere solo il muso e le zampe. Aveva
gi iniziato a grattare con una zampa lungo il passaggio, come
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lungo la cima della scarpata circospetto. Adesso ero preoccupato: se fosse rimasto l non saremmo riusciti a prenderlo e
anche se non era a tiro, dovevo sparare almeno per farlo cadere.
Lass infatti non mi dava lidea di avere il terreno saldamente
sotto di s. Sotto la scogliera tirava un vento esagerato e lorso,
quando arrivavano le raffiche pi violente, doveva stendersi per
restare aggrappato con le zampe: gliene restavano tre, la gamba
posteriore destra, infatti, era spezzata. Sono salito sopra un
grande sasso sul margine inferiore della scarpata, ho preso bene
la mira e ho fatto fuoco. Ho visto il proiettile colpire la neve proprio dietro di lui, che si rialzato ed partito cercando di saltare
oltre un detrito ma scivolato e ha iniziato a rotolare. Ha cercato
di fermarsi ma ha continuato a rotolare sino a quando, ritrovato
lappoggio delle zampe, lentamente ha ripreso a strisciare verso
lalto. Nel frattempo io avevo ricaricato larma e lui era pi vicino. Ho sparato. rimasto fermo per un attimo, poi scivolato
rotolando sempre pi gi lungo il detrito, dapprima lentamente
poi sempre pi veloce. Ho pensato che stesse venendo dritto
verso di me ma mi sono consolato allidea che il sasso dietro il
quale mi trovavo era solido. Mi sono accosciato e ho infilato un
altro proiettile nel fucile. Lorso adesso si trovava sulla scarpata
sotto il detrito, scendeva a tutta velocit con una serie di balzi
sempre pi lunghi e portando con s pietre e ammassi di neve.
Che strana visione, vedere quel grande corpo bianco volare in
aria e fare tante capriole, come se fosse un pezzo di legno. Alla
fine, con un ultimo balzo tremendo, atterrato contro un macigno enorme. C stato un vero schianto accanto a me e dopo alcuni spasmi, tutto finito. Era un maschio insolitamente grande,
con una splendida pelliccia spessa da tenere in casa, ma la cosa
pi bella era unaltra: era molto grasso.
Cominciavamo ad avere buone scorte di grasso e carne per il viaggio verso sud e adesso eravamo occupati a preparare lequipaggiamento. Cera moltissimo da fare. Dovevamo preparare i
vestiti nuovi utilizzando le coperte; andavano rattoppati e rammendati gli antivento, risuolati i komager e preparati calze e
guanti in pelle di orso. Poi dovevamo realizzare un buon sacco
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a pelo leggero con la stessa pelle. Per fare tutto, ci voleva tempo
e da questo momento ci siamo messi a lavorare sodo, dal mattino presto alla sera tardi. Il rifugio si era trasformato in una sartoria e in una calzoleria; stavamo seduti affiancati nel sacco a
pelo sul letto di pietra a cucire, pensando al ritorno a casa. Avevamo preso il filato scucendo la stoffa di cotone di alcune borse
per le provviste. Inutile dire che si parlava sempre delle prospettive future e trovavamo conforto nel vedere la permanenza del
cielo scuro a sudovest, che stava ad indicare molta acqua libera
in quella direzione. Di conseguenza ho pensato che avremmo
fatto buon uso dei kayak nel viaggio verso Spitzbergen.
Presto abbiamo amaramente realizzato di non avere pi i rifornimenti della Fram ai quali affidarci. A bordo della Fram potevano anche mancare un paio di cose ma qui mancava
praticamente tutto. Cosa non avremmo dato per una scatola di
biscotti per cani per noi. Avremmo trovato tutto quello che ci
occorreva? Per una spedizione con la slitta si devono preparare
provviste leggere e nutrienti, in grado di fornire la massima variet; occorrono abiti leggeri e caldi, slitte forti e pratiche etc.
etc...: conoscevamo a memoria le tre massime del manuale Artico. Quello che ci attendeva non era affatto un bel viaggio, occorreva semplicemente raggiungere Spitzbergen e imbarcarsi
sulla corvetta: era comunque un viaggio lungo abbastanza da
costringerci a prendere certe misure cautelative.
Quando abbiamo tirato fuori i rifornimenti sepolti allinizio
dellinverno, aprendo le borse abbiamo scoperto che la nostra
preziosa farina era ammuffita e che andava buttata via. Il cioccolato si era dissolto nellumido e il pemmican beh, aveva un
ben strano aspetto e quando labbiamo assaggiato, abbiamo dovuto buttare via anche quello. Rimaneva una certa quantit di farina di pesce, farina aleuronata e un po di pane mezzo
ammuffito che abbiamo attentamente bollito nellolio di balena,
anche per renderlo pi nutriente impregnandolo di grasso. Ci
sembrava delizioso. Lo abbiamo conservato per le occasioni migliori e per il momento in cui non avremmo pi avuto altro da
mangiare. Se fossimo riusciti a far seccare la carne di orso saremmo andati bene; ma cera troppo umido, faceva freddo e le
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Abbiamo messo in un tubo di ottone che era servito da cilindro per la pompa ad aria del nostro Primus questa primissima
relazione del nostro viaggio. Il tubo, chiuso da un tappo di legno,
stato appeso alla trave del tetto.
Una volta pronti, la sera del 19 maggio alle 7 abbiamo lasciato
il covo invernale diretti verso sud. Avendo fatto poco movimento durante linverno, non eravamo molto in forma e le slitte
con i kayak carichi da trainare sembravano pesanti. Allinizio,
per non strafare e rendere pi elastici i legamenti prima di fare
grossi sforzi, il primo giorno abbiamo camminato poche ore.
Soddisfatti, abbiamo preparato il campo. Cera una sensazione
meravigliosa di felicit nel sapere che stavamo muovendoci veramente verso casa.
Anche il giorno seguente (mercoled 20 maggio) abbiamo
fatto una marcia breve. Eravamo diretti verso il promontorio a
sudovest che avevamo osservato per tutto linverno. A giudicare dal cielo, avremmo dovuto trovare acqua libera sul suo
lato opposto. Eravamo molto ansiosi di capire comera la terra
oltre questo punto. Se ci trovavamo a nord di Capo Lofley, la
terra doveva iniziare ad avere un andamento verso sudest. Se
invece landamento della costa fosse stato verso sudovest, allora doveva essere una nuova terra pi a ovest, vicino alla Terra
di Gillies.
Il giorno dopo (gioved 21 maggio) abbiamo raggiunto il promontorio e ci siamo accampati. Per tutto linverno lo avevamo
chiamato il Capo di Buona Speranza, poich ci aspettavamo condizioni diverse in grado di facilitare la nostra avanzata: speranze
che non sarebbero andate deluse. Dalla cresta della montagna, a
breve distanza, vedevo acqua libera verso sud, e anche due terre
di neve, una grande di fronte (a sud, 40 O.) e una non molto pi
piccola a ovest (S. 85 O.). Completamente ricoperta dal ghiacciaio, aveva laspetto di uno scudo ricoperto da una volta uniforme. Non riuscivo a vedere chiaramente landamento della
costa a causa di un promontorio verso sud. Ma non sembrava
andare verso sudest, dunque non potevamo essere vicini a Capo
Lofley. Speravamo di poter lanciare i kayak il giorno dopo per
poi avanzare rapidamente in direzione sudoccidentale: in questo
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detonazione gli animali adulti si sono alzati per guardarsi intorno, ma con il secondo colpo tutto il branco ha cominciato a entrare in acqua. Le madri per non volevano abbandonare i
cuccioli morti. Una ha annusato il suo e lo ha spinto, evidentemente incapace di capire cosa era successo: vedeva solo il sangue
che gli usciva dalla testa. Urlava e gemeva come un essere
umano. Alla fine, quando il branco ha iniziato a immergersi, la
madre ha cominciato a spingere verso lacqua il suo cucciolo. A
questo punto, temendo di perdere il bottino, sono corso a prenderlo ma lei stata troppo rapida. Ha preso il piccolo per la
gamba anteriore ed scomparsa come il lampo nelle profondit
assieme al cucciolo. Laltra madre ha fatto la stessa cosa. Era
come se non potessi capire cose fosse accaduto, cos sono rimasto
in piedi sul bordo a guardare gi, verso di loro. Credevo che i
cuccioli sarebbero riemersi ma erano veramente scomparsi. Le
madri dovevano averli tenuti a lungo con loro. Poi sono andato
verso un altro branco, e ho ucciso un cucciolo: ma reso saggio
dallesperienza, ho ucciso anche la madre. Era una visione toccante vederla piegata sul cucciolo morto prima di essere uccisa.
Anche da morta era stesa e lo teneva con la gamba anteriore.
Avevamo carne e grasso per molto tempo carne anche deliziosa, perch il fianco di tricheco giovane sa di lonza di montone.
Qui i trichechi erano innumerevoli. I branchi che erano stati
sul ghiaccio prima di scomparire erano grossi; ma in acqua al
largo ce nerano molti altri. Ovunque pullulava di trichechi
grandi e piccoli. Dicendo che erano circa 300 non esagero di sicuro.
All1.30 del mattino seguente (luned 15 giugno) abbiamo proseguito con un meraviglioso tempo sereno. Lacqua pullulava di
trichechi e non ci piaceva pagaiare singolarmente, dunque abbiamo unito i kayak: sapevamo quanto potevano essere invadenti questi gentiluomini. Il giorno prima si erano avvicinati,
erano saltati fuori da dietro il mio kayak e ci avevano seguito
spesso da vicino per lunghe distanze senza farci alcunch. Ero
propenso a credere che si trattasse di curiosit e che non fossero
veramente pericolosi; Johansen non ne era cos certo. Era convinto che avessimo fatto esperienza del contrario ed esortava
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alla cautela, che male non poteva farci. Per tutto il giorno abbiamo visto branchi che ci hanno seguito a lungo, rimanendo
sempre vicini ai kayak. Siamo rimasti accanto al margine del
ghiaccio e se qualcuno si avvicinava troppo, se possibile, ci fermavamo su un piede di ghiaccio.48 Restavamo anche vicini o affiancati. Abbiamo superato un grosso branco sul ghiaccio e da
una grande distanza li abbiamo sentiti muggire come le vacche.
Scivolavamo rapidi lungo la costa che era sfortunatamente avvolta nella foschia, per cui era impossibile capire se tra gli appezzamenti scuri che distinguevamo, in alto cerano canali
sgombri oppure ghiacciai. Io volevo vedere molto di pi di questa terra. Avevo il sospetto sempre pi forte che ci trovassimo
nelle vicinanze della zona dove aveva trascorso linverno Leigh
Smith. La latitudine, la direzione della linea costiera, la posizione
delle isole e degli stretti, parevano combaciare troppo per ammettere la possibilit che un altro gruppo di isole simile potesse
trovarsi a cos breve distanza tra la Terra di Francesco Giuseppe
e Spitzbergen. Si sarebbe trattato di una coincidenza abnorme. A
tratti, inoltre, verso ovest avevamo visto una terra che in quel
caso non poteva trovarsi lontana dalla Terra di Nordest. E la
mappa di Payer della terra a nord di questultima? A ragione,
Johansen continuava a sostenere che Payer non aveva potuto
commettere errori come quelli che, in quel caso, saremmo stati
obbligati a riscontrare. Verso mattina abbiamo remato senza vedere trichechi, sentendoci pi sicuri. Ma proprio allora abbiamo
visto un vagabondo solitario sbucare allincirca davanti a noi.
Johansen, che in quel momento era davanti, si accostato a una
cengia di ghiaccio sommersa e anche se ho pensato che si trattasse di eccessiva cautela, ero sul punto di seguire il suo esempio. Non ero ancora arrivato quando allimprovviso il tricheco
balzato fuori di fianco a me, si lanciato sul bordo del kayak, si
assicurato meglio con una pinna posteriore e mentre cercava di
48. Un piede di ghiaccio la parte di un banco di ghiaccio che sporge da sotto la
superficie dellacqua. Si forma nello strato pi caldo della superficie marina durante lestate, in seguito allo scongelamento della parte superiore del ghiaccio.
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rovesciarmi, ha tirato un colpo al kayak con le zanne. Io ho cercato di resistere per non farmi rovesciare e ho colpito con tutta
la mia forza lanimale sulla testa con la pagaia. Il tricheco ha afferrato ancora il kayak e mi ha fatto ribaltare: quando il ponte era
quasi affondato, ha mollato e si alzato. Ho afferrato il fucile ma
in quel momento si girato scomparendo rapido come era venuto. Era successo tutto in un attimo e mentre assieme a Johansen sottolineavo quanta fortuna avevamo avuto scampando a
quellavventura, ho notato che le mie gambe erano bagnate.
Ascoltando attentamente ho sentito lacqua gocciolare dentro il
kayak, proprio sotto di me. Mi sono immediatamente girato,
portandolo sulla cengia di ghiaccio sommersa ma in quella sono
affondato. Adesso occorreva uscire e salire sul ghiaccio, ma il
kayak continuava a riempirsi. Il margine ghiacciato era alto e instabile ma ce lho fatta mentre Johansen, inclinando a tribordo il
kayak che stava affondando per far salire la falla sopra il livello
dellacqua, riuscito a trasportarlo in un punto dove il ghiaccio
era sufficientemente basso per permetterci di tirarlo su. Tutto
quello che avevo galleggiava l dentro, completamente fradicio.
Dunque siamo qui, con tutti i nostri beni materiali sparpagliati ad asciugare e un kayak da riparare prima di affrontare
nuovamente il tricheco. Ha fatto un bello squarcio di almeno
quindici centimetri: per fortuna non ha fatto di peggio. Avrebbe
potuto facilmente ferirmi alla coscia con quella zanna! E mi
avrebbe detto male se fossimo stati pi lontani invece che vicino
al margine del ghiaccio, dove si trovava una cengia sommersa.
Il sacco a pelo era fradicio, lo abbiamo strizzato come potevamo,
abbiamo rivoltato il pelo allinfuori e ci abbiamo trascorso dentro
una notte fantastica.
La sera dello stesso giorno ho scritto: Oggi ho rattoppato il
kayak e con la stearina abbiamo revisionato tutte le cuciture di
entrambi; speriamo di poter proseguire con le imbarcazioni solide. Fuori i trichechi ci fissano con i loro grandi occhi rotondi,
grugniscono e soffiano e ogni tanto si arrampicano sul bordo del
ghiaccio come se volessero mandarci via.
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Marted 23 giugno.
Dormo? Sogno?
Mi meraviglio e dubito?
Le cose sono ci che sembrano?
O queste sono visioni?
Cosa era accaduto? Ancora non riesco bene ad afferrarlo. Sono
davvero incessanti le vicende di questa vita vagabonda! Pochi
giorni fa nuotavo per salvarmi dallattacco di un tricheco, facendo una vita selvaggia da oltre un anno, e sicuro che prima di
incontrare altri esseri umani mi aspettasse un lungo viaggio per
mare e sul ghiaccio attraverso regioni sconosciute un viaggio
fatto di alti e bassi, delusioni e quelle cose alle quali ci siamo
ormai abituati. Adesso invece stiamo facendo la vita di un europeo civilizzato, circondati da tutto quello che la civilizzazione
pu offrire, tra lusso e bella vita, con abbondanza di acqua, sapone, salviette, morbidi abiti di lana puliti, libri e tutto quello
che ci aveva fatto sospirare nel corso dei tanti mesi faticosi.
Il 17 giugno, dopo mezzogiorno mi sono alzato a preparare la
colazione. Ero sceso alla riva del ghiaccio a prendere lacqua salata, avevo acceso il fuoco, tagliato la carne e messo su la
pentola. Avevo gi tolto una delle calzature pronto a sgattaiolare
nel sacco a pelo, quando ho notato che la foschia che ricopriva
la terra, rispetto al giorno precedente, si era alzata. Pensando che
valesse la pena di dare unocchiata in giro, ho rimesso la scarpa
e sono salito in cima a una gibbosit per osservare. Dalla terra arrivava una brezza mite che dalla montagna recava con s il rumore confuso di migliaia di voci duccello. Ascoltando questi
suoni di vita e di movimento, osservavo gli stormi di alche sopra
di me. Mentre locchio seguiva il profilo della costa, che si fermava davanti alla spoglia scogliera scura, e scrutava le fredde
pianure congelate e i ghiacciai di una terra che mai occhio doveva avere visto e mai piede aver calpestato, nonch terra immersa nella maestosit artica dietro il mantello di foschia
improvvisamente allorecchio mi arrivato un suono molto simile allabbaiare di un cane e che mi ha fatto trasalire. Erano solo
un paio di latrati ma non potevano essere altro. In quel momento
ho ricordato di aver sentito due detonazioni il giorno prima, che
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mi erano sembrate simili a due spari e che avevo concluso dovevano essere rumori prodotti dal ghiaccio. Allora ho gridato a Johansen di aver sentito dei cani verso linterno. Uscito dal sacco
dove stava dormendo, ruzzolato fuori dalla tenda. Cani?.
Non riusciva proprio a capire; doveva alzarsi e ascoltare con i
suoi orecchi, mentre preparavo la colazione. Pur dubitando fortemente, un paio di volte aveva immaginato di aver sentito qualcosa che poteva essere scambiato per un cane che abbaiava; ma
dato che era stato subito sovrastato dai rumori degli uccelli, tutto
sommato aveva concluso che avevo sentito proprio quello. Gli
ho detto che poteva credere a quello che voleva ma che io avevo
intenzione di partire il prima possibile e che non vedevo lora di
ingoiare la colazione. Avevo svuotato gli ultimi resti di farina di
granoturco nella zuppa, sicuro che entro sera avremmo mangiato farinacei. Durante la colazione si discuteva a proposito di
chi poteva essere, se nostri connazionali o inglesi. Se era la progettata spedizione inglese verso la Terra di Francesco Giuseppe
di quando eravamo partiti, cosa avremmo dovuto fare? Dovremmo restare un paio di giorni con loro ha detto Johansen, e
poi proseguire verso Spitzbergen, se no prima di tornare a casa
la questione si fa troppo lunga. Su questo eravamo della stessa
idea; da loro ci saremmo fatti dare qualche provvista per il viaggio. Mentre io andavo avanti, Johansen doveva restare a curare
i kayak, per non correre il rischio che andassero alla deriva con
il ghiaccio. Tirati fuori gli sci, il cannocchiale e il fucile io ero
pronto. Prima di partire sono tornato sullaltura ad ascoltare e a
cercare una via attraverso il ghiaccio accidentato verso la terra
ferma. Ma non cerano suoni simili a quelli prodotti da un cane:
solo alche rumorose, piccole alche stridule e gabbiani tridattili
urlanti. Forse erano queste che avevo sentito, e cos mi sono incamminato pieno di dubbi. Ma davanti a me, vedendo una traccia fresca di animale, mi veniva difficile credere che potesse
essere una volpe: se cos fosse stato, si sarebbe trattato di volpi
grandi come mai ne avevo viste. Erano cani? Era mai possibile
che a poche centinaia di passi da noi ci potesse essere stato un
cane senza abbaiare o che noi non lavessimo sentito? Era piuttosto improbabile; ma di qualsiasi cosa si trattasse, quella non
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era una volpe. Forse un lupo? Ho proseguito e la mente era affollata da strani pensieri sospesi tra dubbio e certezza. La fatica,
i problemi, le privazioni, le sofferenze: stava forse per finire tutto
qui? Sembrava incredibile eppure dalla ombrosa terra del dubbio iniziava a sorgere la certezza. Quando allorecchio mi arrivato distintamente il guaito di un cane e vedendo sempre pi
tracce, ho capito che non poteva trattarsi di altro. Tra queste
tracce cerano anche quelle della volpe ma comerano piccole a
confronto! Per molto tempo si sentito solo il rumore degli uccelli. Allora ho avuto nuovamente il dubbio di unillusione.
Forse era solo un sogno. Ma poi mi sono ricordato le tracce dei
cani: quelle non erano un inganno. Ma se qui cera gente, era difficile che ci trovassimo sulla Terra di Gillies o su una nuova terra,
come avevamo creduto per tutto linverno. Dovevamo essere sul
versante sud della Terra di Francesco Giuseppe e il sospetto che
avevo da qualche giorno era giusto: eravamo arrivati a sud passando da uno stretto sconosciuto tra lIsola Hooker e lIsola Northbrook e ci trovavamo al largo di questultima, nonostante la
cosa apparisse inconciliabile con la mappa di Payer.
Avanzavo verso la terra tra gibbosit e irregolarit con una
strana mescolanza di emozioni. Improvvisamente mi parso di
sentire un urlo di voce umana, la prima voce estranea dopo tre
anni. Il cuore batteva pompando sangue al cervello mentre correvo su una gibbosit per salutare con tutto il fiato che avevo nei
polmoni! Dietro lunica voce umana nel cuore del deserto ghiacciaio lunico messaggio dalla vita cera casa e colei che laggi
mi aspettava; non vedevo altro, facendomi strada tra iceberg e
creste di ghiaccio. Poi ho sentito un altro urlo e da una cresta di
ghiaccio in lontananza ho visto una forma scura muoversi tra le
gibbosit verso linterno. Era un cane. Ma pi in l cera unaltra
figura, quella di un uomo. Chi era? Era Jackson o uno dei suoi
compagni o magari un suo connazionale? Ci siamo avvicinati
rapidamente. Ho salutato sventolando il cappello e lui ha fatto
lo stesso. Lho sentito parlare con il cane e lho ascoltato: era inglese. Avvicinandomi mi sembrato di riconoscere il signor
Jackson, che ricordavo di avere visto una volta.
Ho levato il cappello e ci siamo dati la mano scambiandoci un
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ghiaccio. Altre persone attendevano la nave con la stessa impazienza: quattro componenti della spedizione inglese tornavano
a casa dopo due anni di assenza.
Domenica 26 luglio. Finalmente il vascello arrivato. Questa
mattina sono stato svegliato da qualcuno che mi tirava per la
gamba. Era Jackson che con unespressione raggiante annunciava larrivo della Windward. Sono scattato in piedi e ho guardato fuori: era l, giusto dove finiva il ghiaccio e avanzava
lentamente alla ricerca di un ancoraggio. stato meraviglioso
rivedere una nave! Come sembravano alti il sartiame e lo scafo!
Era come unisola. A bordo, cerano le notizie del grande mondo
lontano, quello che sta nelloltre.
C stato un gran movimento. Si sono alzati tutti agghindandosi con i costumi pi meravigliosi per guardare fuori dalla finestra. Jackson e Blomqvist sono corsi fuori. Non avendo niente
da fare a bordo, sono tornato a letto ma poco dopo arrivato
Blomqvist ansante, che era stato rispedito indietro dal premuroso Jackson per dirmi che a casa andava tutto bene e che non si
era saputo nulla della Fram. stata questa la prima cosa che
Jackson aveva chiesto. Il mio cuore si sentito leggero come una
piuma. Quando Jackson aveva raccontato di noi e del nostro
viaggio agli uomini che gli erano andati incontro, avevano salutato le notizie con tre calorosi evviva!
Quella notte avevo dormito meno di due ore e la notte prima
non molto di pi. A questo punto potevo anche vestirmi e salire
a bordo. Mentre mi avvicinavo al vascello venivo accolto da
squillanti evviva da parte di tutto lequipaggio radunato sul
ponte, dove lottimo capitano Brown il comandante della Windward mi ha accolto cordialmente assieme al dottor Bruce e al
signor Wilton, arrivati qui per trascorrere linverno con Jackson.
Tutti insieme siamo scesi nella comoda e spaziosa cabina dove le
mie orecchie spalancate hanno digerito ogni genere di notizia,
nel corso di uneccellente colazione con patate fresche e altre delicatezze. Le notizie erano davvero notevoli. Una delle prime era
che si poteva fotografare la gente attraverso porte spesse diversi
centimetri. Confesso di aver rizzato le orecchie nel sentire questa
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cosa. Era meraviglioso anche il fatto di poter fotografare un proiettile dentro un corpo, ma era niente rispetto a quellinformazione. Poi abbiamo scoperto che i giapponesi avevano sconfitto
i cinesi e molto altro. Non meno rimarchevole era linteresse che
il mondo intero sembrava dimostrare verso le regioni artiche.
Spitzbergen era diventata una zona turistica; una compagnia
norvegese (la Vesteraalen) aveva inaugurato un regolare servizio
con piroscafo54 e sullisola era stato costruito un hotel. Cera
anche un ufficio postale con il francobollo di Spitzbergen. E poi
abbiamo saputo di Andre, che era laggi in attesa del vento giusto per andare al Polo in mongolfiera.55 Se avessimo seguito la
nostra rotta sino a Spitzbergen saremmo capitati in mezzo a tutto
questo. Avremmo trovato un hotel coi turisti e saremmo stati riportati a casa su un comodo e moderno piroscafo a vapore, ben
diverso dalla corvetta da baleniera di cui avevamo parlato per
tutto linverno e a dire il vero, tutto lanno precedente. Avrei dato
tanto per vederci piombare in mezzo a un gruppo di turisti inglesi nelle nostre condizioni poco raffinate, tutti sporchi dopo
linverno trascorso nella tana. Dubito che ci sarebbero stati tanti
abbracci e strette di mano.
La Windward era partita da Londra il 9 giugno e poi da Vard,
il 25. Avevano portato quattro renne per Jackson ma nessuno dei
cavalli che aspettava. Una renna era morta durante il viaggio.
Erano tutti impegnati a scaricare la Windward e a portare a
terra le scorte di provviste, il carbone, il muschio di renna e altre
cose per la spedizione. Partecipavano alle operazioni, che procedevano piuttosto rapidamente, sia lequipaggio della nave che i
54. Non mi sognavo neppure che un anno dopo Sverdrup sarebbe stato al comando di questo piroscafo.
55. Salomon Andre stato un ingegnere svedese convinto di raggiungere il
Polo Nord con un pallone aerostatico: in volo si impiegava meno tempo e si potevano superare pi agevolmente gli ostacoli della banchisa. I resti della sua
spedizione, finita in tragedia, furono ritrovati solo nel 1930. Tuttavia egli anticip il leggendario volo in mongolfiera del 1926 sul Norge capitanato da Umberto Nobile con a bordo Roald Amundsen, lesploratore norvegese la cui
spedizione polare del 1911 arriv per prima al Polo Sud utilizzando, per il viaggio in mare verso lAntartide, proprio la Fram di Nansen. (N.d.C.)
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mente. Dopo avermi assicurato che i telegrammi sarebbero partiti il prima possibile, mi ha spiegato che ci sarebbero voluti diversi giorni prima che arrivassero tutti a destinazione. Poi
iniziato il ticchettio attraverso il quale la nazione e il resto del
mondo avrebbero appreso la notizia che due componenti della
Spedizione Polare Norvegese erano tornati sani e salvi e che mi
aspettavo di vedere rientrare della Fram in autunno.
Mentre stavo per lasciare lufficio, il direttore mi ha detto che
in citt, probabilmente allalbergo, si trovava il mio amico professor Mohn. Che coincidenza: Mohn era intimamente collegato
alla spedizione ed era il primo amico che avrei incontrato! Gi
mentre consegnavo i telegrammi la notizia del nostro arrivo
aveva fatto il giro della citt e la gente si stava lentamente radunando per vedere i due orsi polari passeggiare per le vie. Arrivati allalbergo mi sono lanciato dentro e ho chiesto di Mohn.
Era nella camera numero tal dei tali ma stava facendo il suo riposino. Cosa poteva interessarmi dei riposini: ho urlato davanti
alla sua porta e lho spalancata. Mohn era sul divano a leggere
con una lunga pipa in bocca. Si alzato, fissando come un pazzo
la lunga figura sulluscio; poi gli caduta la pipa, il viso si contratto e a quel punto esploso: ma vero? Sei Fridtjof Nansen?. Credo si sia agitato come uno che aveva visto un
fantasma. Ma una volta sentita la voce gli sono venute le lacrime
agli occhi e piangendo un grazie a Dio, sei ancora vivo! si
lanciato tra le mie braccia. Poi stata la volta di Johansen. stato
un momento di gioia selvaggia e da entrambe le parti sono iniziate le domande pi incoerenti senza senso, seguendo i pensieri
che si accavallavano nella mente. Sembrava tutto cos incredibile
che prima di riprenderci e di riuscire a sederci per raccontare le
nostre esperienze di tre anni passato molto tempo. Ma dovera
la Fram? Lavevamo abbandonata? Doverano gli altri? Qualcosa
era andato storto? Era una raffica di domande ansiose e senza respiro: era indubbiamente difficile accettare che niente fosse andato storto ma che tuttavia avevamo lasciato la nostra splendida
nave. Piano piano la cosa si chiarita e allora rimasta solo la
gioia e sono apparsi sigari e champagne. Chiaramente quella
sera dovevamo fermarci da lui e siamo rimasti tutto il pomerig208
Fridtjof Nansen:
Fram arrivata in buone condizioni. A bordo tutto a posto. Partiremo subito per Troms. Benvenuto a casa!
Otto Sverdrup.
Quasi mi sentivo strozzare e sono riuscito solo a dire la Fram
arrivata!. Accanto a me, Sir George ha fatto un salto di gioia;
Johansen era raggiante; Christofersen era sopraffatta dalla gioia
e l in mezzo cera il direttore dellufficio telegrafico a godersi la
scena. Mi sono precipitato nella cabina da mia moglie gridando
che la Fram era arrivata. Non riuscivo a crederci sembrava una
favola. Ho letto e riletto il telegramma prima di essere sicuro che
non fosse un sogno e poi una strana felicit serena, mai provata
prima, si impadronita di me.
A bordo, nel porto e in citt era un tripudio. Dalla Windward,
che stava alzando lancora per anticiparci a Troms, abbiamo
sentito risuonare gli evviva per la Fram e per la bandiera norvegese. Quel pomeriggio avevamo progettato di partire per
Troms: adesso volevamo metterci subito in viaggio per cercare
di raggiungere la Fram a Skjrv, che era sulla nostra stessa
rotta. Ho provato a fermarla inviando un telegramma a Sverdrup, ma era troppo tardi.
Il giorno seguente siamo entrati nel porto di Troms e vi abbiamo trovato la Fram, sempre grande e forte ma segnata dalle
intemperie. Era strano rivedere quel sartiame alto e lo scafo a
noi cos familiare. Lultima volta che lavevamo vista era mezza
seppellita dal ghiaccio e adesso stava galleggiando libera e orgogliosa sul mare azzurro in acque norvegesi. Le siamo scivolati
accanto. Con tre evviva inglesi lequipaggio della Otaria ha salutato la nave coraggiosa e dalla Fram hanno replicato con nove
urr norvegesi. Abbiamo gettato lancora e un attimo dopo il
gagliardo equipaggio della Fram era a bordo dellOtaria.
Non ci provo neanche a descrivere lincontro. Credo che nessuno di noi potesse dire un granch; eravamo tutti riuniti in
Norvegia e la spedizione aveva portato a termine il suo compito.
Poi siamo partiti insieme verso sud lungo la costa norvegese.
Prima arrivato il rimorchiatore Haalogaland, noleggiato dal
211
Cos percorrevamo la costa della Norvegia da una citt allaltra e di celebrazione in celebrazione. Era il 9 settembre quando
la Fram entrata nel fiordo di Cristiania56 accolta in una maniera
da fare invidia a un principe. Ci facevano strada le vecchie e
solide navi da guerra Nordstjernen ed Elida, la nuova ed elegante Valkyrie e le piccole e agili torpediniere. Intorno a noi era
un pullulare di piroscafi pieni di gente. Ovunque si vedevano
bandiere, saluti, urr, gente che salutava con fazzoletti e cappelli,
visi raggianti: tutto il fiordo era una celebrazione. Eravamo a
casa, ora si vedeva la ben nota riva splendere al sole. E poi ancora piroscafi e grida, con tutti noi in piedi e il cappello in mano,
inchinati davanti agli evviva.
La sera sono sceso alla spiaggia sul fiordo. Gli echi erano svaniti, le pinete erano silenziose e buie. Le ultime braci di un fal di
benvenuto covavano fumanti sul promontorio e il mare si increspava ai miei piedi come per mormorare adesso sei a casa.
Sullo spirito esausto calata benefica la profonda pace di una
sera dautunno.
Non potevo non ricordare quella piovosa mattina di giugno
quando per lultima volta avevo calcato questa spiaggia. Erano
passati pi di tre anni da allora; avevamo tribolato, seminato e
questo era il raccolto. Il mio cuore ha singhiozzato e ho pianto
per la gioia e la gratitudine.
Il ghiaccio, le lunghe notti di plenilunio polare e la loro nostalgia parevano un sogno lontano venuto da un altro mondo; un
sogno che era arrivato e che poi se nera andato. Ma cosa sarebbe
la vita senza i sogni?
215
Indice
di Davide Sapenza
Mappe
Il secondo autunno sul ghiaccio
I
XIX-XX
1
23
31
Si parte
45
57
La dura lotta
67
In slitta e kayak
95
Finalmente terra
119
161
173
215
Indice
217
217
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