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RIVISTA DI

DIRITTO ED ECONOMIA DELLO SPORT

ISSN 1825-6678
Vol. VIII, Fasc. 1, 2012

DAL FAIR PLAY FINANZIARIO ALLAZIONARIATO POPOLARE:


CRITICITA NELLA DIMENSIONE ISTITUZIONALE DEL
CALCIO PROFESSIONISTICO
di Marco Lai*

SOMMARIO: Introduzione 1. Le difficolt del sistema 2. Le cause 3. La riforma


dei campionati 4. Il management societario e il Financial Fair Play alla luce
dellanalisi economica del calcio professionistico italiano ed europeo 5. Il problema
stadi 6. Lazionariato popolare e il modello FC Barcelona Conclusioni
Bibliografia

Introduzione
Il ruolo sociale ed economico rivestito dallo sport nella societ moderna ormai
indiscusso.
Il calcio, in particolare, rappresenta una delle dimensioni pi rilevanti
della cultura popolare, con un coinvolgimento senza pari di pubblico e con contiguit
rilevanti in diversi ambiti.
Il presente lavoro, pi che un elaborato di carattere economico-giuridico,
costituisce un approfondimento che si basa su una riflessione personale eseguita
alla luce delle conoscenze e esperienze acquisite e prende le mosse dal corrente
stato di difficolt, economica e finanziaria, ma anche istituzionale, che interessa
buona parte delle societ di calcio professionistiche.
Infatti, lattualit del sistema calcio presenta, ormai da diversi anni, una
situazione di crisi economica e, a livello societario, dirigenziale, del tutto evidente.
Il calcio italiano perde velocemente terreno rispetto alle maggiori leghe
europee sul piano dei ricavi e di conseguenza, sul piano sportivo. Un deficit che
genera sempre pi disincanto nei tifosi di lunga data, retti da una passione
primordiale, ma con aspettative sempre pi spesso tradite.
____________________
*

Dottore in Giurisprudenza, abilitato al patrocinio presso il foro di Cagliari; specializzato in


Diritto dello Sport (Diploma per Master in Diritto ed Organizzazione Aziendale dello Sport,
presso SPORTS LAW AND POLICY CENTRE) E-mail: marcolai82@tiscali.it.

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Marco Lai

In questo modo risulta sempre pi difficoltoso coltivare anche le nuove


generazioni del tifo.
La serie A viene da molti definita come il campionato pi malato
dEuropa, deludente nel gioco, con spettatori in calo costante, societ indebitate
e risultati spesso insoddisfacenti, da un punto di vista estetico in ambito nazionale
e statistico in campo internazionale, a livello politico e a livello sportivo, ad eccezione
della parentesi positiva della FC Internazionale della stagione 2009/2010,1 ormai
tramontata con la sconfitta contro lOlimpique Marsiglia nel corso della Champions
League 2011/2012.
Ma il calcio, in realt, in stato di crisi da molto tempo.
LItalia non ha modernizzato il proprio Stato, la propria economia, la
propria societ e, di conseguenza, anche il proprio sport nazionale, per cui non
sorprendente che il calcio sia in ritardo rispetto ad altri paesi.
Emblematico lo status relativo al nostro appeal commerciale: negli
ultimi anni infatti il calcio entrato nel giro commerciale di nuovi paesi
economicamente ricchi come lArabia, la Cina, Singapore, Dubai, da ultima lIndia.
La serie A per, pur generando certamente buoni ricavi, al contempo
non attrae come la Premier League o la Liga spagnola. Un big match come Roma
Milan, ad esempio, vende quanto o poco pi che una normale partita di Premier.
La FA stata, evidentemente, pi brava della Lega Calcio a vendere e
sponsorizzare il proprio prodotto, o comunque a renderlo migliore e, di
conseguenza, pi appetibile. Questo un dato di fatto, a prescindere da recenti
esperienze quali quella americana a Roma.
Negli anni Novanta le squadre italiane dominavano lEuropa, apparendo
otto volte nella finale di Champions League e vincendone due. E i migliori giocatori
del mondo, da Maradona a Zidane, da Van Basten a Ronaldo, volevano giocare in
Italia, cosa che, puntualmente, accadeva.
Oggi la destinazione preferita dei campioni la Premier League inglese,
con il suo gioco spettacolo che un misto di velocit, agonismo e tecnica, o la
Spagna, in cui laspetto tecnico prevale certamente rispetto a quello tattico. Mentre
i club italiani, specie nel commentare gare svolte in ambito europeo, appaiono ai
commentatori di altri paesi ancora legati a un modulo difensivistico (ispirato dal
vecchio catenaccio).
Cos, dal 2000, le squadre inglesi sono andate in finale di Champions sei
volte (sette, con questanno), vincendo due volte il trofeo, mentre quelle italiane ci
sono andate quattro volte, vincendo tre, quando, il pi delle volte altre conterranee
uscivano ben prima delle semifinali, se non addirittura nelle fasi a gironi, n
approfittavano della seconda competizione europea, la Europa League (ex Coppa
UEFA), contribuendo di fatto al superamento da parte della Germania nel ranking
e alla perdita conseguente di una squadra italiana nella massima competizione
europea.
___________________
1

Lassemblea dei soci dellInter che il 28 ottobre 2010 ha approvato il bilancio al 30 giugno 2010,
constatando perdite poco superiori ai 69 milioni di euro (la stagione precedente erano 154) e con un
aumento dei ricavi saliti a 323 milioni di euro (rispetto ai 196,5 del 2008-2009, +64%).

Dal Fair Play finanziario allazionariato popolare

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Ma quello inglese solo un esempio. Anche la Spagna pi avanti, e


non solo (come molti credono), grazie alle agevolazioni in materia fiscale legate
alla contrattualistica degli sportivi professionistici.2
E il paradosso del nostro calcio: lo sport pi seguito in assoluto in Italia,
e proporzionalmente in maniera molto pi sistematica (e fanatica) rispetto agli altri
paesi, e nonostante ci, un modello allo stato perdente. Di una perdita per
costantemente ignorata e causata anche e soprattutto da inutili dispute tra dirigenti,
specie dei club della massima serie (basti solo vedere con quali difficolt si
riusciti a siglare, il 9 settembre 2011, il nuovo accordo collettivo della Serie A),
nonch da problematiche in realt futili che per distolgono lattenzione dai reali
problemi esistenti e dai cambiamenti di cui il sistema necessita.
Il nostro calcio, in realt, gi cambiato. O quantomeno ha intrapreso
una strada verso il cambiamento da cui ormai non si pu pi tornare indietro. Chi
ignora ci non pu contribuire in maniera propositiva al suo sviluppo. N il modello
di business del calcio italiano pu essere pi sostenuto dalla passione e dal capitale
di pochi investitori, ma dovr cambiare alla luce del Fair Play Finanziario
introdotto dalla UEFA e di un sistema sempre pi competitivo a livello europeo e
mondiale, attraendo nuovi investitori, manager di qualit e nuove tipologie di tifosi.
1.

Le difficolt del sistema

Senza dover andare a trovare troppe scuse e/o spiegazioni di carattere storicosociologico, facile individuare diverse cause della crisi del nostro calcio.
Al di l delle differenze stilistiche, sempre presenti ma che non ci
hanno impedito di stravincere negli anni Novanta, lItalia paga ancora fattori quali
la pochezza di etica tra gli operatori del sistema e lo scotto dello scandalo delle
partite truccate (fattori, a prescindere dai recenti percorsi giudiziari intrapresi e
dallesito degli stessi, costati due titoli alla Juventus e pesanti penalizzazioni a Milan,
Lazio, Fiorentina, nel 2006, e che comporteranno chiss quali altre sanzioni
disciplinari nellambito dellattuale procedimento del calcio-scommesse), oltre a
normative forse ormai inadatte (si pensi alla legge 91/81) e parte di una classe
dirigente, con riferimento alle societ, non allaltezza della gestione delle stesse.
E gi solo lo scandalo di Calciopoli, ora reiterato, per quanto con
sostanziali differenze, con il caso del calcio-scommesse, ha disilluso molti tifosi e
ha fatto perdere alle persone lamore per il calcio. E questo un dato di fatto
inconfutabile.3
Unitamente a quanto detto, un altro serio problema dovuto alle
infrastrutture antiquate: stadi troppo vecchi nei quali pi difficile isolare e impedire
la violenza dei fan e dalla cui gestione impossibile ricavare la consistente fetta di
guadagni che i club inglesi ricevono da ristoranti, negozi, perfino alberghi situati
___________________
2

Si veda, in proposito, A. BERRAZZI, N. SECCARDI, La tassazione dei calciatori in Italia e allestero,


Ed. IPSOA.
3
Il progresso delluomo insegna che lo sport parte integrante della cultura di una societ e si

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Marco Lai

allinterno di modernissimi impianti.


Con i posti tutti a sedere e una schiera, allaltezza, di steward4 che
accompagnano gli spettatori alla propria poltroncina, addirittura fino a solo una
mezzora prima dellincontro, e grazie a norme severissime con pesanti punizioni
per chi colpevole di violenze, lInghilterra, per esempio, ha risolto il problema
degli hooligan (ma anche lOlanda, in tal senso, riuscita).
I biglietti sono forse un po pi cari che in passato, ma donne e bambini
vanno alla stadio senza paura, e si registra quasi sempre il tutto esaurito, mentre gli
stadi italiani mostrano ogni domenica settori desolatamente vuoti. Il numero medio
di spettatori della serie A calato di circa il 25 per cento nellultimo decennio,5
mentre in Inghilterra aumentato del 18 e in Germania del 20. Alle partite del
Manchester United, lo stadio si riempie mediamente al 95 per cento; a quelle
dellInter, solo del 65 per cento, tranne che per i grandi eventi.6
I diritti televisivi, le sponsorizzazioni e le varie attivit commerciali legate
agli eventi non permettono al momento, a tutte societ, di sopperire alle necessit.
E indispensabile, a partire dei prossimi anni, costruire una nuova
generazione di stadi, confortevoli e strettamente legati al territorio ma anche alle
esigenze economiche imprenditoriali di quelle che, come ci ha insegnato la nota
sentenza Bosman nellormai lontano 1996, sono a tutti gli effetti imprese in un
mercato concorrenziale.7
La serie A guadagna meno della Premier League dalla cessione dei
diritti televisivi perch i club, pur non negoziando pi individualmente, ma
collettivamente,8 come Lega, ha uno spettacolo, non solo meramente tecnico
sportivo, decisamente meno appetibile rispetto ad altri campionati. Ciononostante,
circa un miliardo di euro di ricavi da diritti tv generati dalle societ di Serie A,
somma elevatissima, non comunque sufficiente a coprire lammontare complessivo
delle spese di dette societ, n a renderle competitive ai massimi livelli anche
allestero.
In verit, la realt ormai sotto gli occhi di tutti e non si pu pi
nascondere.
Solo in Serie A, con riferimento alla stagione sportiva 2010/2011, poche
___________________
sviluppa in simbiosi con essa. Sul punto si vedano V. VERRATTI, Societ Sportive e tessuto sociale
civile in Italia: una storia istituzionale, 2011 e M. FORMISANO, P. PAGLIONE, Sportivamente, Ed.
Themis, 2011.
4
Per una compiuta analisi della figura dello steward si consiglia la lettura di Steward - Chi, di R.
MASUCCI, Edizioni Arcadia S.c.r.l., 2008, che si pone lobiettivo di proporre un inquadramento
giuridico completo della figura dello steward, ripercorrendone le tappe salienti, e creare le condizioni
per una compiuta comprensione della materia da parte di addetti ai lavori e studiosi del settore.
5
Dati Report Lega Calcio 2010/2011.
6
Dati ricavati da www.european-football-statistics.co.uk.
7
La sentenza Bosman pubblicata in Riv. dir. sport., 1996, 541 ss. Lintero fascicolo n. 3/1996
dedicato a tale sentenza, con contributi di Clarich, Manzella, Tizzano-De Vita, Romani-Mosetti,
Inastasi, Diez-Hochleitner-Martinez Sanchez, Bastianon, Coccia.
8
Per una breve analisi della disciplina attuale in materia di cessione dei diritti televisivi, si veda A.
DE MARTINI, La disciplina dei diritti televisivi nello sport, in Riv. Dir. Ec. Sport, vol. 7, n. 2, 2011.

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squadre (es. Catania, Fiorentina, Napoli) hanno chiuso il proprio bilancio in attivo.
Il Bologna (cos come lAscoli in B) ha rischiato di non finire il proprio
campionato, mentre i punti di penalizzazione per ritardi nei pagamenti superano la
doppia cifra in quasi ogni girone della sovradimensionata Lega Pro.
La legge sugli stadi (della cui utilit comunque pi che lecito dubitare)
ormai da anni ferma in un Parlamento che fatica a legiferare, anche con lattuale
scenario istituzionale; la tessera del tifoso, la cui genesi stata del tutto giustificata,
trattando il tifoso pi che altro come un cliente, ha finito per allontanare la gente
dai sempre pi vuoti e fatiscenti stadi, tanto che, negli ultimi tempi, si addirittura
pensato di riformare la stessa tessera, tramutandola in una Fidelity Card.
Infine, in una situazione di crisi e immobilismo politico/economico del
paese, in cui la lenta ripresa finanziaria stenta non solo nellindustria calcio, ma
anche e soprattutto nel paese reale, ancora presto per valutare con precisione il
numero di club che anche questanno spariranno dal calcio professionistico,
soprattutto con riferimento alle due categorie della Lega Pro, ma non si pu non
pensarci.
Tuttavia, quantomeno analizzando la situazione sotto un profilo
prettamente economico, allorizzonte sembrano esserci principalmente (ma non
unicamente) due prospettive (una dallalto, una dal basso) di lungo periodo
che potrebbero evitare che lo sport pi amato al mondo continui a essere preda di
avventurieri che acquistano societ per fini personali, piuttosto che di persone
presuntuosamente convinte di essere la panacea di tutti i mali.
La soluzione dallalto quella imposta dallUEFA del fair play
finanziario, quella dal basso potrebbe essere costituita dalle integrazioni normative,
tra cui, ad esempio, la strada dellazionariato popolare.
Insieme a queste due, non necessariamente alternative, soluzioni, una
serie di piccoli accorgimenti e riforme potrebbero certamente contribuire alla
salvaguardia del sistema calcio italiano.
Infatti, rispetto agli altri esempi europei, ancora troppo sbilanciato il
rapporto tra ricavi dovuti alla cessione dei diritti televisivi e la rimanente parte di
introiti dei club. Questo squilibrio mina alla radice la competitivit delle Leghe e,
pertanto, delle societ e una delle fondamentali conclusioni che emerge dallanalisi
del calcio italiano quella della necessit di sviluppare le altre voci: i ricavi da
stadio, i ricavi del marketing e merchandising e tutto il business che ruota attorno
a squadre e stadi non possono pi rimanere, agli occhi di chi scrive, ai livelli
insufficienti in cui oggi si trovano.
Il ritardo accumulato significativo, n possibile e accettabile
accumularne altro.
2.

Le cause

Ma che cosa ha veramente contribuito alla crisi di sistema cui si accennato


pocanzi?

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Marco Lai

Un primo fattore da individuarsi, prima di analizzare gli aspetti della crisi


da un punto di vista pi tecnico e giuridicoeconomico, fa riferimento al rispetto
dei principi basilari delletica anche, ma non solo, sportiva, principi spesso in
contrasto con il modus operandi che ha contraddistinto gli ultimi anni del nostro
calcio.
Solo con il rispetto di tali principi, accompagnato da una minore pressione,
anche mediatica, sui club, si ritiene che i manager possano contraddistinguersi e
fare, nel lungo periodo, la differenza.
Perch il fattore pressione importante? E perch accompagnarlo al
fattore etico?
Partiamo dalle basi.
Come ormai molti si sono accorti, dagli studiosi agli opinionisti, dagli
operatori del settore ai semplici appassionati, in Italia vincere ormai un sollievo
pi che una gioia. Mentre la sconfitta un dramma.
Gli allenatori non hanno il tempo per lavorare, per progettare, per
raggiungere i risultati in un lasso di tempo ragionevole. I giocatori vivono sette
giorni su sette sotto pressione. Ogni partita fa consumare energie fisiche e
psicologiche pi che rilevanti.
Questo porta al fatto che in Europa le squadre italiane arrivino pi stanche,
esauste, non solo fisicamente ma anche, e soprattutto, psicologicamente.
E porta al fatto che, in situazioni di difficolt e in caso di non adeguata
preparazione e sopportazione della pressione, letica sportiva viene spesso messa
ai margini.
Specie in relazione alle contestazioni riferite, per esempio, alle condotte
arbitrali. In Italia ogni partita una battaglia. Nessuno accetta la sconfitta e le
decisioni arbitrali diventano per questo fondamentali. Tutti si lamentano, tutti
protestano, tutti cercano alibi per giustificare di fronte allopinione pubblica ed ai
propri tifosi un risultato negativo. Il direttore di gara , suo malgrado, lassoluto
protagonista delle domeniche, delle trasmissioni televisive nelle moviole. Quando
si perde, troppo spesso la colpa viene attribuita allarbitro. E anche quando si
vince loperato del direttore di gara sempre e comunque messo in discussione.
E tali comportamenti, contribuendo a generare lo spirito del complottismo
anche nelle tifoserie, non fanno altro che nuocere e aggravare la condizione del
sistema, nonch generare una costante perdita di fiducia nelle Istituzioni federali,
in realt incolpevoli.
In sintesi, lesasperazione del risultato ha portato le societ a sottovalutare
lurgenza di innovare ci che sta dietro le quinte.
Non ci si accorgeva infatti che le risorse diminuivano, ma il numero dei
pretendenti rimaneva pressoch invariato, accentuando inevitabilmente la
conflittualit cronica tra chi cerca di rappresentare nel migliore dei modi il calcio
italiano in Europa e chi rischia invece di essere addirittura privato della possibilit
di esistere.
Gli scenari sono allarmanti. Occorre una progettualit che permetta di
intervenire e ridimensionare laddove i meccanismi e gli equilibri precari attuali non

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fanno altro che allungare lagonia di una serie di societ in piena crisi, ed allo
stesso tempo frenano le legittime ambizioni comuni di altre sane ed efficienti.
Mancanza di etica vuol dire anche sapersi rapportare con le Istituzioni e
operare nel rispetto dei principi etici, oltre che regolamentari, per il fine ultimo del
bene comune, non del singolo o di un solo organismo. Egoismi e corse al denaro
hanno al contrario contribuito allindebolimento, comunque mascherato grazie ad
unottima gestione, da parte del Presidente Abodi e dei suoi collaboratori, della
Lega di Serie B, scissa dalla scorsa stagione sportiva dalla Lega di A.
Ma non si pu pensare che la serie A e la serie B siano due realt
completamente distinte luna dallaltra. Dalla Serie B arrivano giocatori e squadre
per completare la Serie A, rendendola pi o meno competitiva, e pertanto anchessa
deve ottenere lo stesso riguardo e, proporzionalmente, risultato, in sede di accordi
televisivi, sponsorizzazioni, spettatori, in modo da evitare nette perdite di soldi.
Idem dicasi, in proporzione, con riferimento alla Lega Pro.
La mancanza di etica comporta, indirettamente, una falla nel sistema e
lascia spazio allagire di soggetti con pochi scrupoli che, per quanto sia legittimo
considerare facciano parte di una realt imprenditoriale a tutti gli effetti, operano
comunque in un settore che deve fare dello sport, e non del solo business, la
principale caratteristica.
Sembrer anacronistico, ma Sport vuol dire fair play.
Fair play vuol dire etica.
3.

La riforma dei campionati

Vi poi un problema, allinterno delle singole nazioni e dei singoli campionati, di


ridistribuzione della ricchezza sui club che partecipano alle competizioni. Ma anche
di organizzazione delle competizioni medesime.
In proposito, uno dei principali problemi affrontati in materia legato
alle ipotesi di riforma dei campionati, necessaria in modo tale da consentire una
migliore e pi equa distribuzione delle risorse introitate dalle Leghe, nonch al fine
di alleggerire i cosiddetti impegni di calendario.
Sarebbe in tal senso ipotizzabile pertanto una riduzione del numero di
squadre che partecipano ai campionati nazionali.
E abbastanza difficile poter immaginare che i cosiddetti top-club, ad
esempio lA.C. Milan, ma anche lInter o la Juventus o chi partecipa allEuropa
League, possano disputare un numero di partite cos rilevante in una competizione
europea e dallo stress psico-fisico altissimo, continuando a fare trentotto partite
nel loro campionato nazionale.
E, a prescindere dai top club, difficilmente concepibile, in Europa,
lidea di una Lega di serie A a 20 squadre, una di B a 22 e due leghe inferiori,
sempre professionistiche, a loro volta suddivise in 2 gironi, per un totale di 119 club
professionistici.
E quindi presumibile che il modello tedesco che rimasto a diciotto

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Marco Lai

squadre in serie A (la Bundesliga) ed quello che, alla luce dei fatti non solo ha
generato i migliori ricavi ma anche la migliore crescita dal punto di vista tecnico,
possa essere un modello a cui gli altri mercati debbano guardare e tendere, e
quindi una riduzione progressiva a diciotto (e poi chiss, forse anche a sedici)
squadre possa essere quella che fa viaggiare di concerto questi due aspetti.
E chiaro che qui si apre tutto un tema su quanto la Federazione e tutte
le componenti, in sede di Consiglio Federale ma non solo, debba farsi carico di ci,
perch difficile che dalle Leghe possano venire fuori le approvazioni di progetti
che riducono e assottigliano le Leghe stesse.
Unico dato certo, indiscutibile, che un professionismo a 119 squadre ,
allo stato, unico in Europa, e non pu certamente rimanere tale, necessitando,
anche burocraticamente, di uno snellimento della intera struttura.
4.

Il management societario e il Financial Fair Play alla luce dellanalisi


economica del calcio professionistico italiano ed europeo.

Il calcio , come noto, lo sport pi amato e influente al mondo.


Un recente studio ha calcolato che si tratta di uno sport seguito da circa
1 miliardo e 800 milioni di persone, mentre 1 miliardo e 100 milioni ne sono
emotivamente coinvolte,9 alimentando di conseguenza un business allaltezza dei
maggiori settori produttivi.
Creando, pertanto, un vero e proprio modello/settore di industria.
Nel 1992 le squadre della massima serie inglese si separarono dalla
federazione nazionale, creando una lega autonoma e orchestrando il primo accordo
per la vendita dei diritti televisivi ad una piattaforma satellitare a pagamento (Sky)
gi facente parte della holding News Corporation.10
E la data spartiacque del calcio contemporaneo, assieme a quella della
sentenza Bosman. Prima dellepoca dei diritti tv la squadra pi ricca del calcio
britannico era il Glasgow Rangers. Oggi il Glasgow Rangers sullorlo del
fallimento, la squadra pi ricca dellisola da quasi un ventennio il Manchester
United, la Premier League ha fatturato nella scorsa stagione 2 miliardi e 650 milioni
di euro, di cui 560 milioni dalla sola vendita dei diritti televisivi nei mercati esteri.
Il dilagare del calcio nellofferta mediatica delle tv a pagamento ha poi
fatto da volano ad una serie di altri aspetti commerciali che gli sport professionistici
americani avevano introdotto per primi: il merchandising, gli accordi commerciali
per le sponsorizzazioni, i nuovi stadi concepiti come attrazioni turistiche, luoghi di
___________________
9
G. TEOTINO, M. UVA, La Ripartenza: analisi e proposte per restituire competitivit allindustria
del calcio in Italia, Il Mulino -Arel, 2010.
10
La News Corporation, chiamata anche gruppo Murdoch, uno dei primi quattro conglomerati
mediatici degli Stati Uniti e del mondo; in Italia il secondo gruppo mediatico privato dopo
Mediaset, detenendo il 100% delle partecipazioni di Sky Italia.
Ha sede a New York ed stata fondata nel 1980 ad Adelaide in Australia da Rupert Murdoch.

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consumo e veicoli pubblicitari.11


Si tratta di una trasformazione imponente, partita dallInghilterra e poi
propagatasi con varie gradazioni a livello europeo: una trasformazione che, come
detto, pare pi improntata al modello americano che a quello europeo.
LEuropa infatti diventata oggi fulcro dellindustria del calcio, per varie
componenti: dal numero di tifosi presenti allo stadio al valore economico prodotto,
dal pubblico televisivo al numero ore trasmesse nella tv stessa, per interesse dei
media, per investimenti pubblicitari, per la sua capacit di influenzare le abitudini di
mercato della gente. Tale evoluzione rende il sistema calcio un sistema business
oriented, ossia orientato pi allo spettacolo che al merito sportivo, per quanto in
realt si basi, da un punto di vista normativo, ancora prevalentemente sulla
componente del risultato sportivo.
I numeri, relativi, per esempio, alla stagione 2007-2008, nellimmediata
precedenza della crisi globale, sono impressionanti: 16,7 miliardi di euro il fatturato
totale diretto: 11,9 provenienti dai 53 campionati di vertice dei paesi affiliati alla
Uefa (di cui 7,7 dalle sole Inghilterra, Spagna, Germania, Italia e Francia), 2,7
prodotti dagli altri campionati e 2,1 dalle singole federazioni.12
E curioso notare come, a prescindere dalle dichiarazioni di facciata, il
calcio in realt risenta effettivamente poco della recessione. A ben vedere, il calcio
si dimostrato un sistema in costante crescita negli anni.
Sono stati 105 milioni gli spettatori che, per esempio, nella stagione 20082009 hanno assistito agli 11.460 incontri nei 53 campionati di vertice in Europa,
dove tra le 732 squadre che partecipano ai campionati di massima serie ci sono 60
club (tutti provenienti dalle cinque leghe maggiori) che superano ciascuno i 50
milioni di fatturato.
E si parla della stagione sportiva con riferimento allanno di esplosione
della crisi economica mondiale, stagione nella quale i ricavi complessivi sono stati
cos ripartiti: 35% diritti tv e media, 25% sponsorship e advertising, 22% matchday
(incassi da stadio), 18% altri proventi.13
E per i campionati di vertice delle 53 federazioni europee i costi
complessivi sono, nel loro insieme, pi o meno in linea con le entrate. Ma se si
analizza nel particolare, federazione per federazione, la situazione cambia.14
LItalia, infatti, il paese al mondo che presenta maggiore dipendenza
dalla cessione dei diritti tv, pur non contemplando, nella forma, un sistema orientato
al business.
Questi oggi rappresentano circa il 65% degli introiti complessivi e la
percentuale sembra destinata a crescere nei prossimi anni, a causa dellassenza di
___________________
11

Si veda, in proposito, N. CORVACCHIOLA e G. FEBBO, Gestione delle societ sportive nellera del
calcio business, Ed. CESI Multimedia.
12
Dati resi noti dallo studioDeloitte Football Money League, disponibile nel sito internet di
Deloitte, www.deloitte.com.
13
D. PORRU, Profili critici nel professionismo nel gioco del calcio, 2010.
14
Dati su www.UEFA.com.

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Marco Lai

stadi di propriet e grazie allaumento del valore dei diritti medesimi, con il ritorno
alla contrattazione collettiva, mentre in 35 paesi su 53 i proventi da diritti tv
rappresentano circa il 10% del totale.
Solo nella stagione sportiva 2010/2011 i ricavi complessivi da diritti
radiotelevisivi in Serie A sono stati pari a 931 milioni di euro. Pur con una diminuzione
di quasi il 7% rispetto alla stagione precedente, non pu non evincersi la positivit
di tale dato di ricavi da vendita di prodotto.
La costante crescita dei ricavi del calcio europeo, pur se attenuata negli
ultimi anni, ha dimostrato quindi una tenace resistenza alla crisi economica,
confermando cos sia la fedelt dei tifosi sia lalto grado di attrattiva che il calcio
mantiene nei confronti di sponsor e Media.
Senza dubbio la sfida pi grande del settore non dunque rappresentata
solo dalle entrate, ma soprattutto dalla necessit di attuare un maggior controllo
dei costi, in particolare degli stipendi dei giocatori e delle operazioni di calcio mercato.
E questo un aspetto che tocca da vicino le capacit e competenze
manageriali degli attuali dirigenti in organico nei club.
A tal proposito, non pu non evidenziarsi come un ruolo determinante
della crisi del sistema calcio sia stato svolto dalle passate e attuali dirigenze, e uno
ancor pi determinante sar svolto, da oggi in poi, dalle dirigenze del futuro, per
contribuire al superamento della crisi stessa.
Lorganizzazione aziendale fondamentale. E lo anche lavorando su
una citt magari non rilevante sotto il profilo della grandezza della citt stessa, in
quanto anche nei piccoli club che si pu fare un modello calcistico virtuoso (v.
per esempio, in Italia, il modello Udinese).15
Partendo dal presupposto che le aziende sono tutte complesse da gestire,
lazienda calcio forse in assoluto la pi difficile di queste, perch oltre agli ordinari
problemi che hanno le aziende normali (industriali, commerciali, di servizi), presenta
una serie di componenti aleatorie, variabili che non controlli e non puoi controllare.
Per cui sicuramente necessario che gli organici dei club prevedano
dirigenti al contempo competenti in materia calcistica, sotto i profili tecnici, e in
materie economico-giuridiche.
Laddove non sia possibile avere in organico una figura con entrambe
queste necessarie caratteristiche, averne due, dotate ciascuna di una.
A tal proposito, non pu trascurarsi lanalisi della figura del Direttore
sportivo, per le mansioni effettivamente svolte e comunque affidategli
dallOrdinamento giuridico federale.
Trattasi di una figura centrale, soprattutto in Italia, allinterno degli
organici societari e, allo stesso tempo, di un ruolo assai dibattuto alla luce
___________________
15

Sul punto, si veda anche M. LACCHINI, R. TREQUATTRINI, in Governance delle societ di calcio
professionistiche, in cui gli autori, partono dallidea che la crisi finanziaria che stanno attualmente
attraversando le aziende sportive in Italia possa essere riguardata anche come una crisi dei modelli
di gestione, le cui cause vanno probabilmente ricercate nella carenza di cultura manageriale che,
tranne rare eccezioni, sembra investire gli organi di governo sia delle singole imprese operanti nel
settore sia del sistema nel suo complesso.

Dal Fair Play finanziario allazionariato popolare

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dellevoluzione del calcio moderno. Il direttore sportivo pu forse definirsi, addirittura,


come il ruolo pi importante a livello di societ di calcio.
Lart. 2 del vigente Regolamento dei Direttori Sportivi, come pubblicato
su C.U. 128/A del 2.02.2012 della FIGC, 16 recita: Direttore Sportivo,
indipendentemente dalla denominazione, la persona fisica, che, anche in
conformit con il Manuale Uefa per lottenimento delle licenze, svolge per
conto delle Societ Sportive professionistiche, attivit concernenti lassetto
organizzativo e/o amministrativo della Societ, ivi compresa espressamente
la gestione dei rapporti anche contrattuali fra societ e calciatori o tecnici e
la conduzione di trattative con altre Societ Sportive, aventi ad oggetto il
trasferimento di calciatori, la stipulazione delle cessioni dei contratti e il
tesseramento dei tecnici, secondo le norme dettate dallordinamento della
F.I.G.C...
La qual norma, in combinato con lart. 7, comma 3 dello Statuto della
medesima Federazione,17 che dispone che Le societ che stipulano contratti
con atleti professionisti devono avere la forma giuridica di societ di capitali
a norma della legislazione vigente, fa del suddetto ruolo la figura di un vero e
proprio dirigente dazienda il quale, per poter adempiere nel migliore dei modi ai
propri compiti e alle proprie mansioni, deve possedere i requisiti e le competenze
necessarie.
In un mondo dove opera unazienda, forse la pi complessa in assoluto,
e dove ancora c ricchezza, dovrebbero lavorare le migliori professionalit italiane
manageriali o si pu ancora permettere, con eccessiva superficialit, che soggetti
non necessariamente qualificati gestiscano a tutti gli effetti societ di capitali di
tale rilevanza?18
Se si effettua una analisi specifica, si pu facilmente riscontrare che,
negli ultimi ventanni, nel sistema non vi stato il necessario turnover, la immissione
di sufficiente competente managerialit nuova che possa far riprendere e decollare
il sistema stesso.
Ci sono stati solo casi sporadici (v. ad esempio, il Napoli di De Laurentis
e la gi citata Udinese), e in una realt dove nonostante la crisi globale c pi
ricchezza che nelle altre realt economico-industriali.
Sembra quasi di parlare di una arretratezza voluta. E si tratta di un
problema di gestione aziendale.
Lultimo Bando per Direttori Sportivi, pubblicato con Comunicato Ufficiale
del Settore Tecnico di Coverciano n. 56-2010/2011 del dicembre 2010, al comma
9 riportava tale prescrizione:
___________________
16

Si veda www.figc.it, C.U. 128/A del 2.02.2012.


Si veda www.figc.it, alla voce Norme Statuto.
18
Un approfondimento in tal senso si pu apprezzare nel lavoro di S. LO GIUDICE, Futuro del
Calcio, Ed. Luperti, in cui viene fornita una lettura non solo tecnica ma anche culturale del calcio,
visto come fenomeno sociale e spettacolo televisivo cresciuto tumultuosamente e che se non trova
una via duscita, purtroppo, imploder.
17

112

Marco Lai

Fatta salva la possibilit di ammissione, secondo quanto previsto ai punti 7


e 8, necessario che gli ammessi siano in possesso dei seguenti requisiti:
a) cittadinanza italiana o residenza da almeno due anni in Italia;
b) et minima 25 anni al 20/01/2011, data della scadenza per le domande;
c) licenza Scuola Media Secondaria Inferiore, per gli aspiranti allindirizzo
tecnico-sportivo;
d) licenza Scuola Media Secondaria Superiore, per gli aspiranti allindirizzo
amministrativo.
Come si pu vedere, senza nulla togliere ai singoli e non dovendo
interpretarsi questa analisi come una accusa di un qualche tentativo di ostacolo
allaccesso alla professione, come requisito minimo, prefissato da un ordinamento
autonomo, per diventare dirigente di una azienda quale una societ sportiva
professionistica (necessariamente costituita in societ di capitali) viene richiesta
la sola licenza di scuola superiore.
Inoltre, il bando prevedeva al punto 2.: Il Corso si propone di fornire
i necessari supporti formativi e culturali a soggetti che potranno essere
chiamati a svolgere le attivit concernenti lassetto organizzativo delle societ
sportive professionistiche, ivi comprese espressamente la gestione dei rapporti
anche contrattuali fra societ e calciatori, o tecnici, e la conduzione di
trattative con altre societ sportive, aventi ad oggetto il trasferimento dei
calciatori e/o la stipulazione della cessione dei contratti, secondo le norme
dettate dallordinamento della F.I.G.C.. Il corso sar articolato in due indirizzi,
di cui: uno, a carattere tecnico-sportivo, e laltro, a carattere amministrativo.
Ancora, la Tabella 1 di cui allallegato C (che si riporta di seguito come
parziale rappresentazione dei contenuti del medesimo bando) specifica i punteggi
da attribuire in relazione ai curricula presentati dagli aspiranti direttori sportivi per
lindirizzo tecnico-sportivo:

ALLEGATO C
Tabella 1)
ATTIVIT DI CALCIATORE/ALLENATORE con tesseramento per la F.I.G.C. (*)
1. campionato (**) disputato in serie A quale calciatore
2. campionato (**) disputato in serie B quale calciatore
3. campionato (**) disputato in societ della Lega PRO quale calciatore
4. campionato disputato (**) in serie D/Interregionale/Cnd quale
calciatore
5. campionato (**) disputato in altre societ della LND quale calciatore
6. tesseramento (***) quale responsabile tecnico prima squadra per
societ serie A
7. tesseramento (***) quale responsabile tecnico prima squadra per
societ serie B
8. tesseramento (***) quale responsabile tecnico prima squadra per
societ della Lega PRO
9. tesseramento (***) quale responsabile tecnico prima squadra per
societ serie D/Interr./Cnd

punti 4.00
punti 3.00
punti 2.00
punti 1.00
punti 0.50
punti 4.00
punti 3.00
punti 2.00
punti 1.00

Dal Fair Play finanziario allazionariato popolare

10. tesseramento (***) quale responsabile tecnico prima squadra per


altre societ della LND
11. tesseramento (***) quale collaboratore tecnico/allenatore (****) per
societ serie A
12. tesseramento (***) quale collaboratore tecnico/allenatore (****) per
societ serie B
13. tesseramento (***) quale collaboratore tecnico/allenatore (****) per
societ della Lega PRO
14. tesseramento (***) quale collaboratore tecnico/allenatore (****) per
societ serie D/Interregionale/Cnd
15. tesseramento (***) quale collaboratore tecnico/allenatore (****) per
altre societ della LND
16. collaboratore tecnico/allenatore di Enti istituzionali (Leghe, Figc,
Comitati regionali, etc.) e altra attivit nellambito federale

113

punti 0.50
punti 2.00
punti 1.50
punti 1.00
punti 0.50
punti 0.25
punti 0,50

(*) lattivit di calciatore/allenatore con tesseramento per Federazioni estere sar


valutata dalla Commissione con attribuzione del relativo punteggio.
(**) il punteggio sar attribuito solo se sar indicato la presenza in almeno una gara di
campionato.
(***) con tesseramento per societ affiliate alla F.I.G.C. come attestato nellalbo del
Settore Tecnico.
(****) si intendono i tesseramenti come allenatore in II prima squadra o come allenatore
squadre minori o come collaboratore tecnico, cos come certificato dallalbo del Settore
Tecnico.

Al contempo, la Tabella 3 di cui al medesimo allegato al comunicato in


questione, attribuisce ai:
TITOLI DI STUDIO
1.Diploma (*)
2. Laurea
3. Laurea Specialistica in materie sportive

punti 3
punti 5
punti 10

Deve preliminarmente premettersi che non si intende certo valutare, in


base alla sola presenza di un determinato titolo di studio, la capacit di un individuo.
Partendo dalla considerazione che lindirizzo tecnico-sportivo differisce
da quello amministrativo in quanto, sostanzialmente, il primo dedicato alla
formazione dei Direttori Sportivi veri e propri mentre il secondo alla formazione di
coloro che poi probabilmente assumeranno il ruolo del cosiddetto Segretario Sportivo,
in base a quanto disposto dallart. 1 del Regolamento citato e dal punto 2 sopra
evidenziato, un dato di fatto incontrovertibile che avr molte pi possibilit di
accedere alla professione di Direttore Sportivo un ex calciatore professionista,
magari con il solo titolo della 3 media, piuttosto che un laureato in economia e
gestione aziendale, o in giurisprudenza, anche se con 110 e Lode. Per il solo fatto

114

Marco Lai

di aver giocato a calcio, e prescindendo dalle competenze economico-giuridiche


tipiche dei normali dirigenti dazienda.
Tale dato di fatto non appare essere pi in linea con le esigenze di una
realt in cui le societ di calcio professionistiche devono necessariamente essere
costituite in societ di capitali, dovendo dette figure affrontare tutta una serie di
questioni e problematiche, di natura organizzativa cos come di contrattualistica,
che non possono certamente essere affidate a soggetti privi delle necessarie
competenze.
Basti solo pensare, per fare un esempio, ai costi del lavoro.
Lincidenza cos elevata del costo del lavoro dovuta a numerosi fattori.
In primis, al fatto che i club italiani hanno mediamente rose pi larghe,
pagano molto i giocatori di media levatura e tendono a trascinarsi ben oltre i 30
anni calciatori di buon livello con contratti appesantiti dagli scatti di anzianit,
ma che col passare del tempo tendono a fornire prestazioni meno scintillanti. Inoltre
c da registrare un scarso utilizzo di calciatori provenienti dal settore giovanile
(circa l8%, contro il 26 % della Francia, primatista tra le solite cinque massime
Leghe), fatto strettamente collegato alla presenza di numerosi over 30 e al potere
contrattuale in fase di acquisizione o rinnovo del rapporto gi in essere.
Tale previsione relativa alle competenze dei suddetti dirigenti poteva
avere un senso sino allavvento del professionismo moderno e del conferimento
della qualifica necessaria dellimpresa (con tutto ci che segue) alle societ di
calcio. E poteva anche essere apprezzata, risultando un modo per creare lavoro e
concederlo a chi in effetti, per quanto ben remunerato durante lattivit sportiva,
vedeva pur sempre la sua carriera limitata nel tempo.
Ma oggi il mondo cambiato, e, soprattutto, lo sport cambiato.
In base ai dati di Report Calcio 2010/2011, 1 edizione,19 ossia il rapporto
organico sulla situazione economica del calcio promosso da FIGC, AREL e
PricewaterhouseCoopers, questo era lo scenario economico del sistema:
2.506.000.000 euro: il valore della produzione del calcio professionistico
italiano nel 2009/2010 (+6,7% rispetto alla stagione 2008/2009). La serie
A generava l84% dei ricavi (era al 79% allinizio dellultimo triennio), la
Serie B l11% (era al 14%), e la Lega Pro il 5% (era al 7%);
2.836.000.000 euro: il costo della produzione del calcio professionistico
italiano nel 2009/2010 (+6,8% rispetto alla stagione precedente). La Serie

A sopporta l80% dei costi complessivi (era al 76% allinizio dellultimo


triennio), la Serie B il 13% (era al 15%), la Lega Pro il 7% (era al 9%):

345.536.000 euro: la perdita netta prodotta dal calcio professionistico


italiano nel 2009/2010, valore sostanzialmente in linea con la stagione
sportiva precedente (+1,5%), ma con un tasso tendenzialmente medio
___________________
19
Report Calcio, elaborato dal centro studi della FIGC in collaborazione con lArel e Iwc, fornisce
annualmente una rappresentazione dellimpatto fiscale del calcio e i suoi sistemi di governance,
il calcio dilettantistico, un rapporto tra gli stadi italiani e il numero di spettatori, oltre ad un
benchmark internazionale svolto con la collaborazione della UEFA.

Dal Fair Play finanziario allazionariato popolare

115

negativo nel triennio di circa il 15%. Il risultato negativo in tutte le Leghe


(15 club su 132 in 4 Leghe professionistiche hanno riportato un utile).
406.437.000 euro: il patrimonio netto del calcio professionistico italiano
nel 2009-2010 (-10,1% rispetto alla stagione precedente). Lindebitamento
complessivo della serie A era di 2.332.031 euro (+10%). Lindebitamento
complessivo della Serie B 358.418.000 euro (-6,4%).
1.536.000.000 euro: il fatturato della Serie A, al netto delle plusvalenze e
proventi diversi. Al comando della classifica delle Top League europee
c la Premier inglese, con circa 2.440 milioni. Germania e Spagna si
collocano ai livelli dellItalia.
Il 29 marzo 2012 stato pubblicato il Report Calcio 2011/2012:
ufficializzando pertanto la situazione allultima stagione sportiva, che vede
protagonisti i dati di seguito riportati:
lindebitamento complessivo della Serie A - nel 2010-2011 - di 2,6 miliardi
di euro ed in aumento del 14% rispetto allanno prima;
sempre nel 2010-2011, la perdita netta prodotta dal calcio professionistico
italiano pari a 428 mln di euro, in aumento di circa 80 mln rispetto al
2009-2010. Il risultato negativo in tutte le leghe. Solo 19 sui 107 club
analizzati hanno riportato un utile (18%);
il totale del valore della produzione del calcio professionistico italiano, nel
2010-2011, stato pari, infatti, a 2,5 miliardi di euro (-1,2% rispetto alla
stagione precedente);
la Serie A genera l82% dei ricavi (era l84% nel 2009-2010), mentre la
Serie B il 14% (era l11 % nella stagione precedente) e la Lega Pro il 4%
(era il 5% nel 2009-2010);
il costo della produzione pari, invece, a 2,9 miliardi di euro, in aumento
dell1,5% rispetto alla stagione precedente. Il 2010-2011 rappresenta il
primo periodo nel quale la crescita dei costi rallenta fortemente se
confrontata con il passato (+6,8% e +6,4% nel 2009-2010 e 2008-2009).
Lo scenario parrebbe rappresentare una situazione da default.20 Ma se si
guarda con attenzione, si comprende che non lintero sistema a essere in crisi,
bens la gestione dello stesso.
Prendiamo i dati inerenti al fatturato.
Come noto, il fatturato la somma dei ricavi economici di unazienda (il
volume di vendite) in riferimento ad un determinato anno di esercizio. Il nome
stesso deriva dal fatto che il totale dei ricavi economici tratto dalla somma delle
___________________
20

Una serie di dati relativi alla stagione 2010/2011 sono emersi da questo studio e trattati nel
corso della presentazione dal Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport Piero Gnudi, dal
Presidente del CONI Giovanni Petrucci, dal Presidente della FIGC Giancarlo Abete, dal segretario
generale dellArel On. Enrico Letta e da Emanuele Grasso in rappresentanza di
PricewaterhouseCoopers. Solo in termini di fiscalit, di 1 miliardo di euro lapporto complessivo
che il calcio italiano ha dato al fisco nel 2009: l85% del totale (875 milioni) deriva dal contributo
fiscale e previdenziale delle societ professionistiche italiane, mentre i rimanenti 155 milioni di euro
sono relativi al gettito erariale derivante dalle scommesse sul calcio.

116

Marco Lai

fatture emesse dallazienda nel corso delanno (fatture attive o fatture vendita).
Nel computo del fatturato sono comprese le vendite di beni o di servizi, gli interessi
attivi e altri proventi assimilati. Il fatturato netto il fatturato totale al netto delle
imposte, delle note credito (resi) e degli sconti effettuati.21
Ma il fatturato anche un indicatore della dimensione di attivit di
unazienda.
Un fatturato di circa 1,5 miliardi di euro, se non risulta sufficiente ad
unassociazione di imprese per la gestione delle stesse, sta a significare che esse
producono ma comunque potrebbero essere ancora meglio gestite, in quanto altri
paesi o generano un fatturato maggiore (e per lo stesso prodotto) o generano un
eguale fatturato ma subendo minori perdite.
Non un problema di prodotto-calcio, ma di gestione di sistema, in quanto
il potenziale produttivo allevidenza elevatissimo.
In una realt economica rappresentata dai dati appena descritti, la figura
del Direttore Sportivo, come qualificato dalla normativa federale, associata ai
requisiti di cui al bando sopra citato. Tanto vero che, soprattutto negli ultimi anni,
risultata preminente nel sistema la figura del Direttore Generale, che spesso
sostituisce nelle sue funzioni il Direttore Sportivo.
Ma quello del Direttore Sportivo solo un esempio, per quanto significativo.
E evidente che qualcosa a livello regolamentare e nella individuazione dei
requisiti manageriali, sarebbe opportuno cambiasse. E le societ devono essere le
prime a pretenderlo, per potersi migliorare. A pretendere lobbligatoriet di costi di
formazione per i propri dirigenti. E ad assumere dirigenti qualificati unitamente a
tecnici esperti.
Un primo cambiamento stato per imposto, dai vertici del calcio europeo,
ormai consapevoli della gravit della situazione e consci che, in maniera
assolutamente autonoma, un cambio di direzione era difficilmente concretamente
ipotizzabile.
Dalla stagione 2012-13 (con effetti concreti gi su quella del 2014-15)
entrer infatti in vigore il Fair Play Finanziario, ad opera della UEFA, il cui obiettivo
quello di portare alla maggior trasparenza finanziaria non permettendo
alle societ di spendere pi di quanto non si ricavi. Se non si metteranno a
posto i conti entro la stagione 2018-19 bisogner dire addio alle competizioni
europee. 22
Si tratta di una misura introdotta per favorire la stabilit a lungo termine
del calcio europeo.
Per molte societ italiane, abituate al mecenatismo e alle vittorie costruite
sui debiti, i parametri UEFA rappresentano un radicale cambio di mentalit volto a
___________________
21

Si veda Diritto Commerciale, XIX Edizione, Ed. Giuridiche Simone.


Interessante studio del Financial Fair Play stato svolto da A. BERNOLDI e C. SOTTORIVA. In
proposito, si veda La disciplina della redazione del bilancio di esercizio delle societ di calcio.
Confronto con lesperienza internazionale ed impatto del c.d. Financial Fair Play, in Riv. Dir. Ec.
Sport, vol. 7, n. 1, 2011.
22

Dal Fair Play finanziario allazionariato popolare

117

creare una gestione economica maggiormente virtuosa.


Questa trasformazione per temuta da tutti coloro che fino ad oggi hanno
costruito i loro successi sullindebitamento, tanto che qualche dirigente ha gi
manifestato preoccupazione. Ma ormai inevitabile e incontrastabile.
Gli obiettivi, definiti in specifici Regolamenti sul fair play finanziario e le
licenze UEFA per club, consistono nellintrodurre pi disciplina nella gestione
finanziaria e nello smussare gli eccessi e gli azzardi che hanno messo in difficolt
tante societ negli ultimi tempi.
Attraverso queste misure, i club saranno obbligati a sanare i bilanci o a
chiuderli in parit ovvero a non spendere pi di quanto guadagnino e ad agire
responsabilmente, per tutelare la fattibilit e la sostenibilit a lungo termine.
Tale intervento si reso necessario a seguito della presa datto delle
condizioni in cui versavano le societ, lItalia forse prima tra tutte.
Il patrimonio netto dellintero sistema calcio professionistico italiano infatti
calato, solo nel 2010-2011, del 50,2% rispetto alla stagione precedente, attestandosi
a 202 milioni di euro. Come noto, il patrimonio netto esprime la consistenza del
patrimonio di propriet dellimpresa, e rappresenta le fonti di finanziamento interne
allimpresa.
La suddetta notevole contrazione, per lo pi ascrivibile al deficit di gestione
registrato dai club di serie A, che passato da 197 milioni nel 2009/2010 (dato gi
di per s elevato) a 300 milioni di euro al termine dellultima stagione sportiva, con
un rapporto tra patrimonio netto e totale dellattivit in decisa diminuzione rispetto
allesercizio precedente.
E questo solo il dato italiano. Per arginare e limitare questo fenomeno
misure come il FPF si sono pertanto rese indispensabili.
Per vigilare e verificare che i club aderiscano alle misure del fair play
stato istituito il Panel di controllo finanziario per club. Queste misure vengono
implementate in un ciclo triennale e la valutazione di bilancio 2013/14 interesser
gli anni finanziari che si chiudono nel 2012 e 2013. Attualmente invece in corso
di definizione la valutazione di tutti i trasferimenti e gli stipendi ai dipendenti
dallestate 2011.
Queste regole non vogliono soffocare nessuno, n tagliare la testa alle
societ; sono in vigore per aiutare gli stessi club, ma anche i tifosi, per creare un
ambiente sano e positivo. Il fatto che siano inoltre state approvate allunanimit ha
dimostrato che le societ stanno probabilmente maturando il proprio senso di
responsabilit.
La UEFA e, in particolare, il presidente Michel Platini hanno fatto una
scelta coraggiosa decidendo di interrompere una spirale che non faceva certo
bene alleconomia del calcio. Con un cammino lungo, ma anche un progetto
indispensabile per il calcio.
Certo, il Fair Play finanziario potrebbe riscontrare qualche difficolt di
applicazione con riferimento alla normativa in ambito comunitario, in materia di
imprese e diritto della concorrenza.

118

Marco Lai

Senza contare il fatto che potrebbero esservi, parallelamente, altri rimedi


adatti a sanare la crisi del sistema calcio, europeo come italiano.
Tale valutazione confermata dallanalisi strutturale ed economica del
sistema.
Nel pieno della crisi finanziaria globale le entrate totali nette dei club
professionistici europei sono aumentate da 12 miliardi di euro [nel 2009] a 12,8
miliardi [nel 2010]. In quale altro settore si assistito a una tale crescita?23
Questo dimostra che, dal punto di vista della popolarit, il calcio gode di
ottima salute. Le entrate hanno continuato a crescere, o comunque a mantenersi
imponenti, anche in un periodo di recessione delleconomia mondiale.
Il problema che anche i costi sono aumentati da 13,3 miliardi di euro
[nel 2009] a Euro 14,4 miliardi di euro [nel 2010].
E circa il 56% delle squadre di massima divisione ha dichiarato perdite
nette.
Si tratta pertanto dellultima opportunit, e si trattato di trovare una
misura immediata che frenasse questo andamento negativo. Ma si trattato anche
dellennesima dimostrazione del fatto che, come si diceva pocanzi, le capacit
manageriali fanno la differenza, anche e soprattutto in una societ di calcio. Perch
puoi ricavare quanto vuoi, ma se non sei poi in grado di gestire i ricavi in maniera
oculata e lungimirante, i ricavi stessi non saranno mai sufficienti. Ed per questo
che gli organigrammi societari, quantomeno ai vertici e, comunque, nei ruoli chiave,
devono essere costituiti da soggetti con le adeguate competenze.
La tendenza deve essere invertita molto velocemente se il calcio europeo
vuole essere salvaguardato, in quanto ogni anno aumentano le entrate, ma anche
le perdite, quindi si dimostrato necessario agire con la massima sollecitudine.
Come affermato dal Segretario Generale della UEFA, Gianni Infantino,
nel corso del Media-Day indetto a Nyon lo scorso 25 gennaio 2012, in occasione
della presentazione del Rapporto Comparativo sulle licenze UEFA per Club, C
una differenza fondamentale se osserviamo le finanze dei club e le
paragoniamo alla situazione economica europea complessiva. Negli ultimi
anni, le entrate sono aumentate anno dopo anno. Questo dimostra che,
complessivamente, il calcio europeo in una situazione finanziaria positiva.
Dobbiamo solo controllare i costi, motivo per cui introduciamo il fair play
finanziario.
Tra i grandi club del nostro paese, quello che sembra essersi mosso
meglio la Juventus che da questa stagione sta oltretutto usufruendo di uno stadio
di propriet, il primo nel panorama calcistico italiano (tuttavia, le oculate scelte
manageriali sono spesso passate in gran parte in secondo piano di fronte alle
campagne mediatiche relative alle conseguenza ancorate ai noti accadimenti di
calciopoli).
Pur in assenza di uno stadio di propriet anche le gestioni di Napoli e
Udinese, che questa stagione abbiamo ammirato in Champions League, appaiono
___________________
23

Dati estrapolati dal sito internet www.uefa.com.

Dal Fair Play finanziario allazionariato popolare

119

economicamente sane e calcisticamente vincenti, o, quantomeno, lungimiranti.


E questo non pu che essere che frutto di una corretta gestione aziendale
che non pu per limitarsi al comportamento di 7/8 squadre su 119.
5.

Il problema stadi

Un capitolo in grande evoluzione poi costituito dagli stadi di propriet.


Impianti progettati e creati per attirare pi pubblico e fare business: oggi
circa il 23% delle squadre europee gioca in uno stadio proprio, il 55% degli impianti
di propriet municipale, il 22% ha altri proprietari.
Sono undici i paesi dove la maggioranza dei Club detiene la propriet
degli stadi, ma la percentuale cresce se si guarda ai centri di allenamento: il 37%,
rispetto al 47% di propriet municipale e al 16% di altri proprietari.
Gli stadi, dove sono stati costruiti, e in Germania in particolare, hanno
generato dal 30% al 50% dellaumento dei ricavi.
Secondo i dati di Report Calcio 2011/2012, il responso attuale in Italia
che sono in diminuzione anche gli spettatori che vanno allo stadio: il numero
complessivo di persone che ha assistito agli incontri dei campionati professionistici
italiani nel 2010-2011 (ovvero 13,3 milioni) calato del 4% .
La Serie A ha registrato un decremento del 2,4 %, la Serie B del 3,2%,
la Prima Divisione dell11% e la Seconda del 19,9%.
La percentuale di riempimento degli stadi utilizzati da squadre di Serie A
nelle partite di campionato, Coppa Italia e coppe europee pari al 56%.
La competizione che ha registrato la percentuale di riempimento maggiore
la Champions League (67%), seguita dalla Serie A (59%). Si registrano percentuali
inferiori in Serie B (30%), Prima Divisione (26%) e Seconda Divisione (20%).
E di 22,4 milioni di euro, invece, la contrazione dei ricavi da ingresso
stadio del calcio professionistico italiano nel 2010-2011 (253 milioni contro 275,4
della stagione precedente) pari a circa l8%. I ricavi da stadio rappresentano solo
il 10% del totale del valore della produzione delle societ professionistiche, contro
il 65% circa rappresentato dai ricavi da cessione dei diritti radiotelevisivi.
Il vero problema pare per essere la reale disponibilit dei club a costruire
uno stadio di propriet.
Senza dover recriminare troppo e accusare la gestione della possibilit
mal sfruttata con le scelte adottate durante il Campionato del Mondo Italia 90, le
perplessit nascono dal fatto che si ritenga necessaria una legge e non una volont
di spesa.
Nel senso che un club, per essere disposto a spendere quanto necessario
per comprare unarea ed edificare uno stadio, per poi gestirlo, non si ritiene abbia
la necessit assoluta di un riferimento normativo. Daltronde la Juventus ha, con
poche indecisioni ed in assenza di una apposita legge, realizzato un impianto che
con il tempo certamente le permetter di porsi allavanguardia rispetto a tutte le
altre societ in Italia.24
___________________
24

Il team di architetti che si occupato della progettazione della nuova arena, che ha una capienza

120

Marco Lai

Lunico dato certo che i club nostrani, se vogliono riacquistare


competitivit in ambito internazionale, devono dotarsi di impiantistiche sportive
allaltezza delle concorrenti. Lattuale situazione della societ di Serie A Cagliari
Calcio spa emblematica, in tal senso. Pensiamo a cosa potrebbe fare una societ
come il Cagliari finanziariamente sana grazie a una indiscutibilmente oculata
gestione aziendale, e tecnicamente valida (in termini sportivi) se avesse uno stadio
di propriet allaltezza dei migliori stadi moderni. Limpianto, nel lungo periodo,
potrebbe garantire ricavi infinitamente maggiori, che permetterebbero alla stessa
societ il raggiungimento di obbiettivi sportivi diversi da quelli attuali, quali magari
lEuropa League (cui oggi il Cagliari non potrebbe nemmeno accedere, non potendo
ottenere a causa delle condizioni dello Stadio Comunale SantElia la Licenza UEFA).
La forza di un club non si vede solamente in campo, dove i valori tecnici
portano a grandi risultati e, automaticamente, a grandi introiti. indiscutibile che
gli stadi italiani siano i peggiori dEuropa e non c bisogno di frequentare quelli di
Champions League per capirlo. Basta guardare agli impianti di Inghilterra, Germania
o Spagna per rendersi conto quanto siamo lontani da una realt appena discreta. I
nostri sono stadi scomodissimi e obsoleti.25
Il disegno di legge Crimi il prodotto di unintesa trasversale fra
maggioranza e opposizione stato approvato allunanimit dalla Commissione
Cultura del Senato, e, allo stato, arenato alla Camera dei Deputati.
Limmissione del nuovo modello di stadi non pu pi attendere, e deve
essere realizzato secondo i caratteri che hanno contraddistinto gli stadi europei. Il
concetto fin dallinizio alla base del progetto del nuovo stadio stato quello della
vivibilit. Lobiettivo deve essere di creare un luogo dincontro e divertimento
dove passare del tempo in compagnia degli amici o con la famiglia non solo il
giorno della gara, ma durante tutta la settimana.
___________________
di 41.000 posti e si estende su una superficie di 360.000 mq, era capitanato da Gino Zavanella dello
Studio Gau e da Hernando Suarez dello Studio Shesa. Costruito sulle ceneri del vecchio Stadio delle
Alpi, dove la squadra bianconera ha giocato dal 1990 al 2006, lo Juventus Stadium si discosta
totalmente dallimpianto costruito in occasione dei Mondiali di Calcio del 1990.
E stato sviluppato un progetto innovativo per i sistemi di controllo e le installazioni e il sistema
broadcasting rispettano gli standard pi moderni e nascono rispettando le richieste dei regolamenti
nazionali e internazionali.
Inoltre, insieme ai due importanti studi, alla realizzazione hanno contribuito due dei marchi italiani
pi prestigiosi nel panorama internazionale del design industriale, nonch vanto della citt di
Torino: Pininfarina Extra e Giugiaro Design.
25
Primo punto: nessun club di serie A e B, esclusa, a partire da questo Campionato, la Juventus,
proprietario dello stadio dove gioca. Secondo punto: nessuna societ ha sfruttato le possibilit
offerte dallorganizzazione di Italia 90, a parte Roma (Olimpico rifatto) e Milano (terzo anello a
San Siro), con due impianti che sono considerati di alto livello da parte della Federcalcio europea e
dove si sono giocate due finali di Champions League. In qualche caso, come a Bari, stato costruito
uno stadio bello, ma poco funzionale, soprattutto in rapporto alla capienza (60 mila spettatori).
Terzo punto: non ci si resi conto per tempo che la tv stava svuotando gli stadi: i primi segnali
erano gi apparsi chiari negli anni Novanta; lintroduzione del digitale terrestre (gennaio 2005) ha
completato lallontanamento della gente dal calcio visto dal vivo, trasformandolo in uno spettacolo
da consumare in salotto davanti al televisore.

Dal Fair Play finanziario allazionariato popolare

121

Anche al fine di ottenere nuovamente, pure a livello istituzionale, quella


credibilit che non ci permette pi di vincere le aggiudicazioni quale sede per le
manifestazioni internazionali pi prestigiose.
Per concludere, uno dei problemi, se non il primario, del calcio italiano
di non avere stadi adeguati, a prescindere dalla esistenza di una normativa specifica.
Occorrono strutture pi fruibili ai tifosi e allo spettacolo del calcio, perch laudience
televisiva fondamentale, ma lo sport vive veramente se ci sono tifosi allo stadio.
6.

Lazionariato popolare e il modello FC Barcelona

La descritta opacit nella gestione delle societ, unitamente alla difficolt di


effettuare controlli da parte degli organi preposti, permettono e favoriscono a tutti
i livelli unamministrazione malsana dei club.
Almeno nelle serie minori, laddove listituto del fair play finanziario non
tange la conduzione del club, il controllo di una gestione societaria virtuosa dovrebbe
poter passare anche attraverso il controllo dei tifosi, cos come avviene in Germania
e in alcune realt inglesi.
Lazionariato popolare potrebbe in questo senso essere una soluzione
valida alla mala gestione dei club.
In Italia il fenomeno ancora in fase embrionale; la prima cooperativa
di tifosi nata a Modena il 18 dicembre del 2008 e la prima vera grande ondata
risale alla scorsa estate, quando si sono costituite realt come MyRoma e Mantova
United, le uniche ad avere quote della societ, (meno dell1% My Roma e 25%
Mantova United).
Cos come il fair play finanziario, anche lazionariato popolare
rappresenta una forma di rivoluzione culturale perch, come certificano le
esperienze inglesi e tedesche (laddove sono i tifosi a scegliere democraticamente)
il bene del club anteposto agli interessi privati.
Nonostante unesterofilia imperante che porta a parlare spesso a
sproposito di modello inglese, spagnolo o tedesco, nel resto dEuropa la
situazione non rosea.
Le societ inglesi della Premier League (il campionato di calcio pi
seguito al mondo) sono piene di debiti e in Spagna il duopolio Barcellona Madrid
monopolizza il 56% degli introiti, lasciando alle altre solo briciole. Notizie positive
arrivano, guardacaso, solo dalla Germania in cui, salvo alcune rarissime deroghe,
almeno il 51% della propriet deve essere nelle mani dei tifosi-soci.
Lazionariato popolare una pratica diffusa, pi che in Italia, nel mondo
sportivo internazionale e si pu quindi definire come una diffusione della propriet
azionaria presso il pubblico dei tifosi, che diventano anche investitori e dirigenti.
Ma come funziona lazionariato popolare in Europa?
Vi sono due modelli di azionariato popolare: il primo quello
caratterizzatosi principalmente con quattro club spagnoli (Barcellona, Osasuna,
Espanyol e Real Madrid), dove si soci direttamente del club. Pu essere definito
azionariato alla spagnola.

122

Marco Lai

Ma come funziona lazionariato popolare in Europa?


Vi sono due modelli di azionariato popolare: il primo quello
caratterizzatosi principalmente con quattro club spagnoli (Barcellona, Osasuna,
Espanyol e Real Madrid), dove si soci direttamente del club. Pu essere definito
azionariato alla spagnola.
Il secondo quello caratterizzatosi nel resto dEuropa, dove il tifoso
socio del trust, termine che sta a indicare la struttura giuridica che fa da tramite
tra il socio e il club. Un esempio classico di questa seconda categoria quello del
Bayern Monaco: il 90% del capitale detenuto dal FC Bayern Mnchen AG,
lazionariato popolare made in Baviera, mentre il restante 10% in mano
allAdidas.
Tramite lazionariato popolare, si ottiene una capillare diffusione della
propriet delle quote della societ che, anzich essere possedute da un numero
limitato di soci, invece in mano ad un numero (il pi elevato possibile) di soggetti,
soprattutto investitori cosiddetti non istituzionali.
Coinvolgendo un corposo numero di soggetti nelle sorti dellimpresa,
soggetti presumibilmente affezionati alla sorte del club e desiderosi del suo bene,
lazionariato popolare ha la capacit di favorire una maggiore stabilit politicosociale con una distribuzione del reddito pi omogenea, e consente una
partecipazione ampia alle sorti della societ attraverso la partecipazione di un
vasto numero di soci alle assemblee societarie.
In pratica le quote delle societ sportive diventano di propriet dei tifosi
che, possedendo anche una sola azione, hanno la propriet di una quota azionaria
e godono di tutti i diritti e i doveri per legge spettanti al singolo socio.
Il Futbol Club Barcelona, con i suoi circa 165.000 soci, costituisce il pi
grande esempio di azionariato popolare nel mondo.26 Oltre ad essere uno dei club
pi ricchi in assoluto.
Uno studio pubblicato dalla societ tedesca Sport+Markt nel 2010 ha
stabilito che il Barcellona il club pi amato e popolare dEuropa. Secondo la
rivista americana Forbes, solo nel 2008 il valore del club era di 784 milioni di
dollari (settimo al mondo). Nel 2009 il club ha reso noto di aver accumulato negli
ultimi anni debiti per 438 milioni di euro. Secondo lIstituto di Storia e Statistica del
Calcio, inoltre, il Barcellona stato il miglior club del mondo dal 1991 al 2009. E,
visti i recenti risultati, questo dato certamente si ritiene si sia protratto sino ad oggi.
Il motto della societ Ms que un club (Pi di un club), laddove i
catalani (ma non solo) sono azionisti ma anche datori di lavoro di Guardiola, Messi
& Co. Ed a loro che deve rispondere il presidente eletto.27
___________________
26

Per una analisi del modello organizzativo catalano, si veda BOF, MONTANARI, BAGLIONI, Il calcio
tra contesto locale ed opportunit globali. Il caso del Barcellona FC, MES QUE UN CLUB, in Riv.
Dir. Ec. Sport, vol. 3, n. 2, 2007.
27
Costituita nel 1899, il Barcellona una polisportiva. Una delle pi importanti al mondo. Il calcio
comanda solo per visibilit. Ma il Bara, a livello professionistico, anche basket, pallamano e
hockey. A livello dilettantistico, invece anche calcio femminile, calcio a cinque, hockey su prato e
su ghiaccio, ciclismo, rugby e baseball.

Dal Fair Play finanziario allazionariato popolare

123

Finanziariamente dal 1994 poggia sulla Fundaci FC Barcelona, il forziere


del Barcelona FC. Una cosa dunque la fondazione, unaltra il Barcelona FC.
Tra gli obiettivi della Fundaci FC Barcelona, una fondazione (e quindi
un ente senza scopo di lucro) c anche e sopratutto il sostegno alle linee strategiche
del club. Anche perch il Barcellona, sia come fondazione sia come club, opera a
360 gradi sul territorio per la promozione e organizzazione di eventi, attivit e progetti
a carattere sociale, culturale, scientifico e ricreativo. I partner principali sono
le istituzioni locali. Un esempio: in passato sono stati siglati importanti accordi con
il Dipartimento del Commercio e del Turismo per promuovere limmagine della
regione catalana allestero, attraendo cos turisti da tutto il mondo.
Lazionariato popolare del Barcellona non solo un fenomeno di tifo.
Secondo la maggior parte degli storici e dei sociologi, nelladerire al Bara (il
soprannome dato dai tifosi alla squadra) la grande massa sociale del club non ha
obbedito a motivi di natura esclusivamente sportiva, ma soprattutto al carattere
rappresentativo che, per molti appassionati, il club possiede su un piano sociale e
politico.
Il FC Barcelona, reputato lentit sociale catalana pi conosciuta, ha
esercitato, nel corso della propria storia, una funzione rappresentativa di difesa dei
valori catalani che il club ha preservato pubblicamente in numerose occasioni.
Per tutti questi motivi, il modello dellazionariato popolare ha avuto un
grandissimo successo nel caso del Barcellona.
Ma si possono inoltre segnalare altri modelli partecipativi, per esempio
in Gran Bretagna, con lEbbsfleet United Football Club, che stato acquisito dal
progetto MyFootballClub.
Sulla scia di questi esempi, e per quanto concerne la Serie A italiana, il
primo esempio di azionariato popolare stato quello rappresentato da MyROMA,
ente di diritto privato che dallestate 2010, e cio prima dellavvento della nuova
propriet americana nella AS Roma, ha dato vita ad un soggetto giuridico formato
unicamente da tifosi che sta partecipando al capitale sociale del club giallorosso.
Non poteva che essere una grande del calcio italiano a suscitare interesse
per lesperimento dellazionariato popolare, cio della partecipazione diretta dei
tifosi organizzati alla gestione di una societ di calcio. Anche se, vedremo, definire
tale esperienza azionariato popolare improprio.
In ambito internazionale, diversi club di primissimo piano sono organizzati
su tale modello, in parte o totalmente, con la convinzione che il coinvolgimento dei
propri tifosi sia linvestimento principale di una societ di calcio, il fulcro di un
progetto serio ed economicamente redditizio. Mentre in Inghilterra dal 1997 a oggi
___________________
Dal 1978 il presidente eletto per suffragio universale. Le elezioni si svolgono ogni quattro anni e
vi possono votare ed essere votati tutti i soci e socie del club che hanno compiuto 18 anni, con alle
spalle almeno un anno di adesione al club. La Giunta rappresenta lorgano di governo del club. Dura
in carica 4 anni, delibera sullammissione dei soci, convoca lAssemblea, predispone bilancio e
budget, definisce la politica e gli obiettivi della societ. Il Senato un organo collegiale, di
carattere consultivo, composto dai soci pi anziani. Supporta il Presidente e la Giunta. C persino
un sindacato dei soci.

124

Marco Lai

sono nati oltre 160 trust che lavorano per divulgare questa tipologia di gestione
democratica delle societ.
In Gran Bretagna opera da tempo una societ denominata Supporters
Direct la cui missione quella di incrementare la cultura dellazionariato popolare
nei club di calcio e di fornire supporto tecnico e know-how a tutte quelle realt di
tifoserie che hanno intenzione di unirsi per intraprendere questo progetto.
Ma come funzionano concretamente societ cos organizzate?
E, soprattutto, le nostre Carte Federali prevedono la possibilit di tale
assetto organizzativo?
Nel modello tipico, i tifosi si aggregano in una forma di public company
o di cooperativa, vanno a comporre lassemblea generale che esprime il consiglio
direttivo del club, al vertice del quale vi il presidente, che - almeno in Spagna - ha
funzioni di garanzia nel caso il bilancio dovesse chiudersi in disavanzo. Obiettivo
non trascurabile di un tale assetto societario quello di garantire al club una certa
stabilit economica, senza problemi di continui cambi di propriet o
strumentalizzazioni dei club da parte dei presidenti.
Solitamente forte anche il legame con il territorio, che si identifica
molto in realt sportive di questo genere (lesempio del Barcellona eclatante: il
club blaugrana fa parte a pieno titolo, anzi rappresenta molto dellidentit catalana).
Ma il descritto modello esportabile in Italia?
Malgrado la cultura sportiva del nostro paese sembri non molto
accogliente per esperimenti di questo tipo, paradossalmente una situazione deficitaria
di una societ (si prenda, per esempio, la stessa AS Roma) potrebbe essere
favorevole, perch una parte delle azioni sul mercato ed acquistabile secondo
i meccanismi previsti dalle regole del mercato.
In realt per, il primo scoglio parrebbe essere di natura normativafederale.
Lazionariato popolare nel senso proprio del termine, secondo la
legislazione italiana in materia di diritto commerciale, sembra trovare il modello pi
vicino in quello delle societ cooperative.
Con riferimento alla normativa sportiva, come sopra accennato, lart. 7
dello Statuto Federale dispone che Le societ che stipulano contratti con atleti
professionisti devono avere la forma giuridica di societ di capitali a norma
della legislazione vigente.
Al contempo lart. 16 delle NOIF, in materia di affiliazione, nel citare,
anche con riferimento alle societ professionistiche, le sole societ per azioni e
societ a responsabilit limitata, sembra per escludere, per quanto non lo faccia
espressamente, la possibilit di costituire e affiliare una societ di calcio
professionistico sotto la forma della societ cooperativa.
In realt, per quanto non si riscontrino esempi concreti nel panorama
professionistico nazionale, si ritiene per che, non escludendolo formalmente, debba
prevalere la disposizione di cui allart. 7 dello Statuto Federale, la quale, in generale,
parla di societ di capitali. E oggi parte della dottrina ingloba in tale categoria

Dal Fair Play finanziario allazionariato popolare

125

anche le societ cooperative.28


Ai sensi della vigente normativa statale, le societ di capitali sono quelle
societ nelle quali i soci vengono in considerazione essenzialmente in ragione della
quota di capitale da essi sottoscritta.
Nella societ di capitali:
i soci godono della responsabilit limitata: essi, cio, rischiano nellimpresa
solo il danaro o i beni che hanno conferito in societ;
il potere di amministrazione dissociato dalla qualit di socio: infatti il
socio non , in quanto tale, amministratore della societ; la qualit di socio
gli conferisce solo il potere di concorrere, con il proprio voto, alla nomina
degli amministratori;
la qualit di socio liberamente trasferibile.
Le societ cooperative sono invece societ che, ai sensi di quanto
disposto dallart. 2511 ss. c.c., realizzano un profitto come fatto eventuale e non
essenziale.
Il sistema cooperativo ha subito, nel corso degli anni, una serie di
modifiche strutturali che hanno contribuito a trasformarne loriginaria configurazione.
Le agevolazioni a queste concesse, levolversi del sistema economico e le mutate
esigenze hanno via via avvicinato questa forma associativa al modello di societ
lucrativa sotto il profilo anche della sua organizzazione e dei mezzi di finanziamento.
Questi tipi di societ esercitano attivit dimpresa, ma perseguendo quello
che viene definito come scopo mutualistico (cio diverso dallo scopo di lucro).
Tale scopo si traduce nel fornire beni o servizi o lavoro direttamente ai soci della
cooperativa a condizioni pi vantaggiose di quelle che gli stessi otterrebbero sul
mercato.
Sorte come figure contrapposte allimpresa capitalistica, le societ
cooperative si sono a poco a poco avvicinate a questultima fattispecie, sulla
considerazione che la societ cooperativa, prima di essere cooperativa , innanzi
tutto una impresa, destinataria, quindi di norme comuni ad ogni impresa collettiva,
e, pertanto, come unit di produzione e di scambio, destinata ad operare nel
mercato.
Lobiettivo prioritario del legislatore stato nel tempo quello di valorizzare
laspetto imprenditoriale di tutte le societ, oltre ad assicurare per le cooperative il
perseguimento della funzione sociale e dello scopo mutualistico.
Il generale richiamo, poi, contenuto nel codice (art. 2516 previgente,
art. 2519 odierno) alla normativa delle S.p.A, in quanto compatibile, ha fatto s che
la societ cooperativa potesse venire considerata una societ di capitali, pur se
modificata in alcuni suoi elementi.
Nellimpresa cooperativa deve, quindi, conciliarsi il concetto di impresa
con lo scopo mutualistico che la caratterizza: scopo mutualistico che il legislatore
del 1942 si astenuto dal definire, e che anche nellodierno testo viene inteso solo
in termini contrapposti allo scopo lucrativo.
___________________
28

Si veda, in proposito, A. FIALE, in Dir. Comm., XIX Edizione, Edizioni Giuridiche Simone.

126

Marco Lai

Con la riforma societaria del 2003, il legislatore, nel considerare unitario,


per alcuni aspetti, il fenomeno cooperativo, ha operato una distinzione tra
cooperative a mutualit prevalente e non, riscontrando tale caratteristica in quelle
che operano prevalentemente con i soci, ed a cui la legge riserva le agevolazioni
fiscali previste dalle legislazioni speciali.
La preoccupazione, infatti, che questi benefici potessero essere portati
al di fuori del sistema cooperativo, ha spinto il legislatore a ritenere meritevoli degli
stessi solo le realt minori, trascurando anche quellaspetto della mutualit che
trascendendo da interessi immediati dei soci orientato verso finalit di pubblica
utilit (c.d. mutualit esterna).
Il criterio della mutualit prevalente non altera lessenza della
cooperativa e permette quindi, offrendo servizi a terzi, di migliorare quelli resi ai
soci, utilizzando in maniera ottimale le potenzialit dellazienda.
La prevalenza lascia invece spazio alla cooperativa di operare non
esclusivamente per i soci ma solo prevalentemente per questi, consentendo che
lattivit possa essere svolta, anche a favore di terzi, il cui apporto indispensabile,
come fonte di autofinanziamento della societ.29
Fatte queste considerazioni, potrebbe pertanto ritenersi consigliabile per
lordinamento federale sportivo accettare lipotesi dellaccoglimento, nel proprio
panorama societario, delle societ cooperative.
Grazie allautonomia normativa di cui dispongono le federazioni sportive
nazionali, una disciplina sportiva specifica, finalizzata allottimizzazione dellutilizzo
del suddetto modello, potrebbe certamente consentire alle societ cooperative di
aiutare in tal senso.
La loro vicinanza al modello della societ di capitali suggerisce lutilizzo
delle stesse, soprattutto alla luce della positivit delle esperienze dei modelli di
azionariato popolare in ambito extra-italiano.
Questo perch, per la sua struttura e definizione normativa, la cooperativa
in realt quanto di pi vicino a tale modello. Gli stessi esempi di MyRoma etc., in
realt, non possono definirsi propriamente azionariato popolare, trattandosi di
costituzioni di soggetti di diritto autonomi, distinti dai singoli, che affiancherebbero
soltanto le attuali propriet azionarie ma secondo il modello imprenditoriale e non
secondo un modello soggettivo. Pertanto il tipico principio una testa un voto non
troverebbe applicazione come invece nelle societ cooperative.
Conclusioni
Per concludere, si cercato di analizzare alcuni piccoli accorgimenti che, agli
occhi di chi scrive, potrebbero aiutare il mondo del calcio professionistico, anche
sotto unottica istituzionale.
___________________
29

Si veda, in proposito, E. LA LOGGIA ALBANESE, in Titoli di partecipazione nelle societ cooperative,


pubblicato su Rivista dellEconomia, dei trasporti e dellambiente, 2003/1.

Dal Fair Play finanziario allazionariato popolare

127

Senza la presunzione che tali consigli rappresentino certamente la


soluzione ai mali e alle esigenze del calcio moderno, si ritiene possano comunque
contribuire al miglioramento di una realt che, allo stato, necessita di una
ristrutturazione globale, da un punto di vista normativo come societario.
Problemi quali lelevata fiscalit dei salari dei calciatori, linadeguatezza
delle infrastrutture presenti in Italia, lincapacit manageriale di alcuni degli attuali
addetti ai lavori sono sotto gli occhi di tutti.
Anche perch se questi non fossero problemi reali, la situazione sarebbe
ben pi rosea.
Il mancato rispetto dei principi generali delletica, unitamente alla poca
attenzione ai problemi del sociale, contribuisce a divaricare il gap tra i club italiani
e quelli europei, soprattutto con riferimento a quelli spagnoli e inglesi.
Proprio con riferimento a questi ultimi, il ruolo sociale delle squadre
inglesi pu essere riscontrato facilmente nella presenza, anche in rete, di report
che elencano tutte le attivit sociali compiute dai club della Premier League solo
nel 2011 che attraverso queste attivit ridistribuiscono parte degli utili televisivi
nelle proprie comunit urbane di riferimento. Non si parla di qualche iniziativa
benefica-spot, ma di un piano articolato di interventi, azioni, eventi e progetti a
favore della pratica sportiva e dellinclusione sociale.
E questo solo uno dei tanti aspetti che marca le differenze organizzative
con il calcio estero.
Conscio del fatto che non si deve fare altro se non rimboccarsi le maniche,
nutro certamente la speranza, tra qualche anno, di poter commentare, nuovamente,
una situazione migliore di quella che il calcio sta vivendo al giorno doggi.

128

Marco Lai

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