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ISSN 1825-6678
Vol. VIII, Fasc. 1, 2012
Introduzione
Il ruolo sociale ed economico rivestito dallo sport nella societ moderna ormai
indiscusso.
Il calcio, in particolare, rappresenta una delle dimensioni pi rilevanti
della cultura popolare, con un coinvolgimento senza pari di pubblico e con contiguit
rilevanti in diversi ambiti.
Il presente lavoro, pi che un elaborato di carattere economico-giuridico,
costituisce un approfondimento che si basa su una riflessione personale eseguita
alla luce delle conoscenze e esperienze acquisite e prende le mosse dal corrente
stato di difficolt, economica e finanziaria, ma anche istituzionale, che interessa
buona parte delle societ di calcio professionistiche.
Infatti, lattualit del sistema calcio presenta, ormai da diversi anni, una
situazione di crisi economica e, a livello societario, dirigenziale, del tutto evidente.
Il calcio italiano perde velocemente terreno rispetto alle maggiori leghe
europee sul piano dei ricavi e di conseguenza, sul piano sportivo. Un deficit che
genera sempre pi disincanto nei tifosi di lunga data, retti da una passione
primordiale, ma con aspettative sempre pi spesso tradite.
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Lassemblea dei soci dellInter che il 28 ottobre 2010 ha approvato il bilancio al 30 giugno 2010,
constatando perdite poco superiori ai 69 milioni di euro (la stagione precedente erano 154) e con un
aumento dei ricavi saliti a 323 milioni di euro (rispetto ai 196,5 del 2008-2009, +64%).
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Senza dover andare a trovare troppe scuse e/o spiegazioni di carattere storicosociologico, facile individuare diverse cause della crisi del nostro calcio.
Al di l delle differenze stilistiche, sempre presenti ma che non ci
hanno impedito di stravincere negli anni Novanta, lItalia paga ancora fattori quali
la pochezza di etica tra gli operatori del sistema e lo scotto dello scandalo delle
partite truccate (fattori, a prescindere dai recenti percorsi giudiziari intrapresi e
dallesito degli stessi, costati due titoli alla Juventus e pesanti penalizzazioni a Milan,
Lazio, Fiorentina, nel 2006, e che comporteranno chiss quali altre sanzioni
disciplinari nellambito dellattuale procedimento del calcio-scommesse), oltre a
normative forse ormai inadatte (si pensi alla legge 91/81) e parte di una classe
dirigente, con riferimento alle societ, non allaltezza della gestione delle stesse.
E gi solo lo scandalo di Calciopoli, ora reiterato, per quanto con
sostanziali differenze, con il caso del calcio-scommesse, ha disilluso molti tifosi e
ha fatto perdere alle persone lamore per il calcio. E questo un dato di fatto
inconfutabile.3
Unitamente a quanto detto, un altro serio problema dovuto alle
infrastrutture antiquate: stadi troppo vecchi nei quali pi difficile isolare e impedire
la violenza dei fan e dalla cui gestione impossibile ricavare la consistente fetta di
guadagni che i club inglesi ricevono da ristoranti, negozi, perfino alberghi situati
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squadre (es. Catania, Fiorentina, Napoli) hanno chiuso il proprio bilancio in attivo.
Il Bologna (cos come lAscoli in B) ha rischiato di non finire il proprio
campionato, mentre i punti di penalizzazione per ritardi nei pagamenti superano la
doppia cifra in quasi ogni girone della sovradimensionata Lega Pro.
La legge sugli stadi (della cui utilit comunque pi che lecito dubitare)
ormai da anni ferma in un Parlamento che fatica a legiferare, anche con lattuale
scenario istituzionale; la tessera del tifoso, la cui genesi stata del tutto giustificata,
trattando il tifoso pi che altro come un cliente, ha finito per allontanare la gente
dai sempre pi vuoti e fatiscenti stadi, tanto che, negli ultimi tempi, si addirittura
pensato di riformare la stessa tessera, tramutandola in una Fidelity Card.
Infine, in una situazione di crisi e immobilismo politico/economico del
paese, in cui la lenta ripresa finanziaria stenta non solo nellindustria calcio, ma
anche e soprattutto nel paese reale, ancora presto per valutare con precisione il
numero di club che anche questanno spariranno dal calcio professionistico,
soprattutto con riferimento alle due categorie della Lega Pro, ma non si pu non
pensarci.
Tuttavia, quantomeno analizzando la situazione sotto un profilo
prettamente economico, allorizzonte sembrano esserci principalmente (ma non
unicamente) due prospettive (una dallalto, una dal basso) di lungo periodo
che potrebbero evitare che lo sport pi amato al mondo continui a essere preda di
avventurieri che acquistano societ per fini personali, piuttosto che di persone
presuntuosamente convinte di essere la panacea di tutti i mali.
La soluzione dallalto quella imposta dallUEFA del fair play
finanziario, quella dal basso potrebbe essere costituita dalle integrazioni normative,
tra cui, ad esempio, la strada dellazionariato popolare.
Insieme a queste due, non necessariamente alternative, soluzioni, una
serie di piccoli accorgimenti e riforme potrebbero certamente contribuire alla
salvaguardia del sistema calcio italiano.
Infatti, rispetto agli altri esempi europei, ancora troppo sbilanciato il
rapporto tra ricavi dovuti alla cessione dei diritti televisivi e la rimanente parte di
introiti dei club. Questo squilibrio mina alla radice la competitivit delle Leghe e,
pertanto, delle societ e una delle fondamentali conclusioni che emerge dallanalisi
del calcio italiano quella della necessit di sviluppare le altre voci: i ricavi da
stadio, i ricavi del marketing e merchandising e tutto il business che ruota attorno
a squadre e stadi non possono pi rimanere, agli occhi di chi scrive, ai livelli
insufficienti in cui oggi si trovano.
Il ritardo accumulato significativo, n possibile e accettabile
accumularne altro.
2.
Le cause
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fanno altro che allungare lagonia di una serie di societ in piena crisi, ed allo
stesso tempo frenano le legittime ambizioni comuni di altre sane ed efficienti.
Mancanza di etica vuol dire anche sapersi rapportare con le Istituzioni e
operare nel rispetto dei principi etici, oltre che regolamentari, per il fine ultimo del
bene comune, non del singolo o di un solo organismo. Egoismi e corse al denaro
hanno al contrario contribuito allindebolimento, comunque mascherato grazie ad
unottima gestione, da parte del Presidente Abodi e dei suoi collaboratori, della
Lega di Serie B, scissa dalla scorsa stagione sportiva dalla Lega di A.
Ma non si pu pensare che la serie A e la serie B siano due realt
completamente distinte luna dallaltra. Dalla Serie B arrivano giocatori e squadre
per completare la Serie A, rendendola pi o meno competitiva, e pertanto anchessa
deve ottenere lo stesso riguardo e, proporzionalmente, risultato, in sede di accordi
televisivi, sponsorizzazioni, spettatori, in modo da evitare nette perdite di soldi.
Idem dicasi, in proporzione, con riferimento alla Lega Pro.
La mancanza di etica comporta, indirettamente, una falla nel sistema e
lascia spazio allagire di soggetti con pochi scrupoli che, per quanto sia legittimo
considerare facciano parte di una realt imprenditoriale a tutti gli effetti, operano
comunque in un settore che deve fare dello sport, e non del solo business, la
principale caratteristica.
Sembrer anacronistico, ma Sport vuol dire fair play.
Fair play vuol dire etica.
3.
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squadre in serie A (la Bundesliga) ed quello che, alla luce dei fatti non solo ha
generato i migliori ricavi ma anche la migliore crescita dal punto di vista tecnico,
possa essere un modello a cui gli altri mercati debbano guardare e tendere, e
quindi una riduzione progressiva a diciotto (e poi chiss, forse anche a sedici)
squadre possa essere quella che fa viaggiare di concerto questi due aspetti.
E chiaro che qui si apre tutto un tema su quanto la Federazione e tutte
le componenti, in sede di Consiglio Federale ma non solo, debba farsi carico di ci,
perch difficile che dalle Leghe possano venire fuori le approvazioni di progetti
che riducono e assottigliano le Leghe stesse.
Unico dato certo, indiscutibile, che un professionismo a 119 squadre ,
allo stato, unico in Europa, e non pu certamente rimanere tale, necessitando,
anche burocraticamente, di uno snellimento della intera struttura.
4.
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Si veda, in proposito, N. CORVACCHIOLA e G. FEBBO, Gestione delle societ sportive nellera del
calcio business, Ed. CESI Multimedia.
12
Dati resi noti dallo studioDeloitte Football Money League, disponibile nel sito internet di
Deloitte, www.deloitte.com.
13
D. PORRU, Profili critici nel professionismo nel gioco del calcio, 2010.
14
Dati su www.UEFA.com.
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stadi di propriet e grazie allaumento del valore dei diritti medesimi, con il ritorno
alla contrattazione collettiva, mentre in 35 paesi su 53 i proventi da diritti tv
rappresentano circa il 10% del totale.
Solo nella stagione sportiva 2010/2011 i ricavi complessivi da diritti
radiotelevisivi in Serie A sono stati pari a 931 milioni di euro. Pur con una diminuzione
di quasi il 7% rispetto alla stagione precedente, non pu non evincersi la positivit
di tale dato di ricavi da vendita di prodotto.
La costante crescita dei ricavi del calcio europeo, pur se attenuata negli
ultimi anni, ha dimostrato quindi una tenace resistenza alla crisi economica,
confermando cos sia la fedelt dei tifosi sia lalto grado di attrattiva che il calcio
mantiene nei confronti di sponsor e Media.
Senza dubbio la sfida pi grande del settore non dunque rappresentata
solo dalle entrate, ma soprattutto dalla necessit di attuare un maggior controllo
dei costi, in particolare degli stipendi dei giocatori e delle operazioni di calcio mercato.
E questo un aspetto che tocca da vicino le capacit e competenze
manageriali degli attuali dirigenti in organico nei club.
A tal proposito, non pu non evidenziarsi come un ruolo determinante
della crisi del sistema calcio sia stato svolto dalle passate e attuali dirigenze, e uno
ancor pi determinante sar svolto, da oggi in poi, dalle dirigenze del futuro, per
contribuire al superamento della crisi stessa.
Lorganizzazione aziendale fondamentale. E lo anche lavorando su
una citt magari non rilevante sotto il profilo della grandezza della citt stessa, in
quanto anche nei piccoli club che si pu fare un modello calcistico virtuoso (v.
per esempio, in Italia, il modello Udinese).15
Partendo dal presupposto che le aziende sono tutte complesse da gestire,
lazienda calcio forse in assoluto la pi difficile di queste, perch oltre agli ordinari
problemi che hanno le aziende normali (industriali, commerciali, di servizi), presenta
una serie di componenti aleatorie, variabili che non controlli e non puoi controllare.
Per cui sicuramente necessario che gli organici dei club prevedano
dirigenti al contempo competenti in materia calcistica, sotto i profili tecnici, e in
materie economico-giuridiche.
Laddove non sia possibile avere in organico una figura con entrambe
queste necessarie caratteristiche, averne due, dotate ciascuna di una.
A tal proposito, non pu trascurarsi lanalisi della figura del Direttore
sportivo, per le mansioni effettivamente svolte e comunque affidategli
dallOrdinamento giuridico federale.
Trattasi di una figura centrale, soprattutto in Italia, allinterno degli
organici societari e, allo stesso tempo, di un ruolo assai dibattuto alla luce
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15
Sul punto, si veda anche M. LACCHINI, R. TREQUATTRINI, in Governance delle societ di calcio
professionistiche, in cui gli autori, partono dallidea che la crisi finanziaria che stanno attualmente
attraversando le aziende sportive in Italia possa essere riguardata anche come una crisi dei modelli
di gestione, le cui cause vanno probabilmente ricercate nella carenza di cultura manageriale che,
tranne rare eccezioni, sembra investire gli organi di governo sia delle singole imprese operanti nel
settore sia del sistema nel suo complesso.
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ALLEGATO C
Tabella 1)
ATTIVIT DI CALCIATORE/ALLENATORE con tesseramento per la F.I.G.C. (*)
1. campionato (**) disputato in serie A quale calciatore
2. campionato (**) disputato in serie B quale calciatore
3. campionato (**) disputato in societ della Lega PRO quale calciatore
4. campionato disputato (**) in serie D/Interregionale/Cnd quale
calciatore
5. campionato (**) disputato in altre societ della LND quale calciatore
6. tesseramento (***) quale responsabile tecnico prima squadra per
societ serie A
7. tesseramento (***) quale responsabile tecnico prima squadra per
societ serie B
8. tesseramento (***) quale responsabile tecnico prima squadra per
societ della Lega PRO
9. tesseramento (***) quale responsabile tecnico prima squadra per
societ serie D/Interr./Cnd
punti 4.00
punti 3.00
punti 2.00
punti 1.00
punti 0.50
punti 4.00
punti 3.00
punti 2.00
punti 1.00
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punti 0.50
punti 2.00
punti 1.50
punti 1.00
punti 0.50
punti 0.25
punti 0,50
punti 3
punti 5
punti 10
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Una serie di dati relativi alla stagione 2010/2011 sono emersi da questo studio e trattati nel
corso della presentazione dal Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport Piero Gnudi, dal
Presidente del CONI Giovanni Petrucci, dal Presidente della FIGC Giancarlo Abete, dal segretario
generale dellArel On. Enrico Letta e da Emanuele Grasso in rappresentanza di
PricewaterhouseCoopers. Solo in termini di fiscalit, di 1 miliardo di euro lapporto complessivo
che il calcio italiano ha dato al fisco nel 2009: l85% del totale (875 milioni) deriva dal contributo
fiscale e previdenziale delle societ professionistiche italiane, mentre i rimanenti 155 milioni di euro
sono relativi al gettito erariale derivante dalle scommesse sul calcio.
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fatture emesse dallazienda nel corso delanno (fatture attive o fatture vendita).
Nel computo del fatturato sono comprese le vendite di beni o di servizi, gli interessi
attivi e altri proventi assimilati. Il fatturato netto il fatturato totale al netto delle
imposte, delle note credito (resi) e degli sconti effettuati.21
Ma il fatturato anche un indicatore della dimensione di attivit di
unazienda.
Un fatturato di circa 1,5 miliardi di euro, se non risulta sufficiente ad
unassociazione di imprese per la gestione delle stesse, sta a significare che esse
producono ma comunque potrebbero essere ancora meglio gestite, in quanto altri
paesi o generano un fatturato maggiore (e per lo stesso prodotto) o generano un
eguale fatturato ma subendo minori perdite.
Non un problema di prodotto-calcio, ma di gestione di sistema, in quanto
il potenziale produttivo allevidenza elevatissimo.
In una realt economica rappresentata dai dati appena descritti, la figura
del Direttore Sportivo, come qualificato dalla normativa federale, associata ai
requisiti di cui al bando sopra citato. Tanto vero che, soprattutto negli ultimi anni,
risultata preminente nel sistema la figura del Direttore Generale, che spesso
sostituisce nelle sue funzioni il Direttore Sportivo.
Ma quello del Direttore Sportivo solo un esempio, per quanto significativo.
E evidente che qualcosa a livello regolamentare e nella individuazione dei
requisiti manageriali, sarebbe opportuno cambiasse. E le societ devono essere le
prime a pretenderlo, per potersi migliorare. A pretendere lobbligatoriet di costi di
formazione per i propri dirigenti. E ad assumere dirigenti qualificati unitamente a
tecnici esperti.
Un primo cambiamento stato per imposto, dai vertici del calcio europeo,
ormai consapevoli della gravit della situazione e consci che, in maniera
assolutamente autonoma, un cambio di direzione era difficilmente concretamente
ipotizzabile.
Dalla stagione 2012-13 (con effetti concreti gi su quella del 2014-15)
entrer infatti in vigore il Fair Play Finanziario, ad opera della UEFA, il cui obiettivo
quello di portare alla maggior trasparenza finanziaria non permettendo
alle societ di spendere pi di quanto non si ricavi. Se non si metteranno a
posto i conti entro la stagione 2018-19 bisogner dire addio alle competizioni
europee. 22
Si tratta di una misura introdotta per favorire la stabilit a lungo termine
del calcio europeo.
Per molte societ italiane, abituate al mecenatismo e alle vittorie costruite
sui debiti, i parametri UEFA rappresentano un radicale cambio di mentalit volto a
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Il problema stadi
Il team di architetti che si occupato della progettazione della nuova arena, che ha una capienza
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Per una analisi del modello organizzativo catalano, si veda BOF, MONTANARI, BAGLIONI, Il calcio
tra contesto locale ed opportunit globali. Il caso del Barcellona FC, MES QUE UN CLUB, in Riv.
Dir. Ec. Sport, vol. 3, n. 2, 2007.
27
Costituita nel 1899, il Barcellona una polisportiva. Una delle pi importanti al mondo. Il calcio
comanda solo per visibilit. Ma il Bara, a livello professionistico, anche basket, pallamano e
hockey. A livello dilettantistico, invece anche calcio femminile, calcio a cinque, hockey su prato e
su ghiaccio, ciclismo, rugby e baseball.
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sono nati oltre 160 trust che lavorano per divulgare questa tipologia di gestione
democratica delle societ.
In Gran Bretagna opera da tempo una societ denominata Supporters
Direct la cui missione quella di incrementare la cultura dellazionariato popolare
nei club di calcio e di fornire supporto tecnico e know-how a tutte quelle realt di
tifoserie che hanno intenzione di unirsi per intraprendere questo progetto.
Ma come funzionano concretamente societ cos organizzate?
E, soprattutto, le nostre Carte Federali prevedono la possibilit di tale
assetto organizzativo?
Nel modello tipico, i tifosi si aggregano in una forma di public company
o di cooperativa, vanno a comporre lassemblea generale che esprime il consiglio
direttivo del club, al vertice del quale vi il presidente, che - almeno in Spagna - ha
funzioni di garanzia nel caso il bilancio dovesse chiudersi in disavanzo. Obiettivo
non trascurabile di un tale assetto societario quello di garantire al club una certa
stabilit economica, senza problemi di continui cambi di propriet o
strumentalizzazioni dei club da parte dei presidenti.
Solitamente forte anche il legame con il territorio, che si identifica
molto in realt sportive di questo genere (lesempio del Barcellona eclatante: il
club blaugrana fa parte a pieno titolo, anzi rappresenta molto dellidentit catalana).
Ma il descritto modello esportabile in Italia?
Malgrado la cultura sportiva del nostro paese sembri non molto
accogliente per esperimenti di questo tipo, paradossalmente una situazione deficitaria
di una societ (si prenda, per esempio, la stessa AS Roma) potrebbe essere
favorevole, perch una parte delle azioni sul mercato ed acquistabile secondo
i meccanismi previsti dalle regole del mercato.
In realt per, il primo scoglio parrebbe essere di natura normativafederale.
Lazionariato popolare nel senso proprio del termine, secondo la
legislazione italiana in materia di diritto commerciale, sembra trovare il modello pi
vicino in quello delle societ cooperative.
Con riferimento alla normativa sportiva, come sopra accennato, lart. 7
dello Statuto Federale dispone che Le societ che stipulano contratti con atleti
professionisti devono avere la forma giuridica di societ di capitali a norma
della legislazione vigente.
Al contempo lart. 16 delle NOIF, in materia di affiliazione, nel citare,
anche con riferimento alle societ professionistiche, le sole societ per azioni e
societ a responsabilit limitata, sembra per escludere, per quanto non lo faccia
espressamente, la possibilit di costituire e affiliare una societ di calcio
professionistico sotto la forma della societ cooperativa.
In realt, per quanto non si riscontrino esempi concreti nel panorama
professionistico nazionale, si ritiene per che, non escludendolo formalmente, debba
prevalere la disposizione di cui allart. 7 dello Statuto Federale, la quale, in generale,
parla di societ di capitali. E oggi parte della dottrina ingloba in tale categoria
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Si veda, in proposito, A. FIALE, in Dir. Comm., XIX Edizione, Edizioni Giuridiche Simone.
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Bibliografia
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