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Tesi di laurea:
STUDIO DELLE INTERFERENZE DELLE
PARETI NELLE CAMERE A IONIZZAZIONE
ATTRAVERSO LA VARIAZIONE DELLA
PRESSIONE DELL'ARIA
Relatore:
Prof.ssa Maria Itala Ferrero
Candidato:
Massimo Massimino
Indice
Prefazione ....................................................................................................... 4
1.
Introduzione........................................................................................... 5
1.1. Cenni storici sulla dosimetria.......................................................... 7
1.2. Grandezze e relazioni fondamentali.............................................. 11
2.
3.
4.
5.
6.
Risultati e Discussione......................................................................... 58
6.1. Discussione dei risultati ................................................................ 62
7.
Conclusioni ........................................................................................... 69
INDICE
A.
Il sistema EGS4.................................................................................... 71
B.
Referenze ...................................................................................................... 79
Prefazione
Ho avuto modo di trascorrere un anno presso il DKFZ, Deutsches
Krebsforschungszentrum (centro tedesco per la ricerca contro i tumori), di
Heidelberg, Germania. Qui ho partecipato allattivit di ricerca nel dipartimento
di radioterapia e dosimetria, e in particolare ho approfondito il tema
dellirradiazione dei tumori con fotoni ed elettroni, potendo fare ampio uso di
diversi dispositivi per lirradiazione nella terapia del cancro.
Questa tesi tratta di un effetto che tende ad alterare la misurazione della dose
assorbita da un corpo sottoposto ad irradiamento: linterferenza delle pareti della
camera a ionizzazione (wall effect).
Unaltra sezione della tesi tratta della simulazione dellesperimento con il sistema EGS4, in modo da poter confrontare il risultato sperimentale con quello
simulato.
Per concludere questa prefazione, non posso fare a meno di ringraziare il
DKFZ e in particolare il professor Gnther Hartmann, per lassistenza che mi
stata riservata e per il costante aiuto, nonch per la possibilit di avere a disposizione macchinari e strutture di altissima tecnologia e di grandissimo valore,
senza i quali questa tesi non sarebbe stata certo possibile.
Capitolo primo
Introduzione
La radioterapia appartiene oggi, accanto alla chirurgia e alla chemioterapia, ai
pi importanti trattamenti nella cura del cancro. Allo stesso modo della chirurgia, la radioterapia agisce localmente, cio limitatamente al luogo della sua applicazione. Tuttavia la zona bersaglio talvolta cos piccola che difficile non
colpire con le radiazioni anche i tessuti sani circostanti: attraverso la concentrazione dellazione delle radiazioni sul volume bersaglio possibile ottenere
unazione distruttiva nei confronti del tumore e, nello stesso tempo, risparmiare i
tessuti sani circostanti. Lobiettivo di questo sistema, definito terapia conformazionale, oggi, grazie alla tecnologia disponibile, gi in molti casi raggiungibile.
Cos, attraverso luso di sistemi di rappresentazione tridimensionale come la tomografia computerizzata (CT), la tomografia a risonanza magnetica (MRT) e la
tomografia a emissione di positroni (PET), spesso possibile ottenere
unindicazione molto precisa sulla conformazione del volume bersaglio.
quindi sempre pi importante la precisione nel misurare la quantit di radiazione irraggiata, in modo da poter seguire il piano di irraggiamento prestabilito
dalla terapia conformazionale.
La dosimetria si occupa proprio di approntare e sviluppare apparecchiature e
sistemi in grado di svolgere questa funzione con sempre maggiore precisione.
Uno degli strumenti di misura in uso alla dosimetria la camera a ionizzazione a
cavit: ne esistono di diversi tipi e forme, in modo da adattarsi al tipo di radiazione da misurare e quindi causare il minimo errore di misura possibile [5].
Come vedremo meglio pi avanti, con la camera a ionizzazione a cavit si misura la quantit di carica elettrica liberata dalla radiazione ionizzante allinterno
della cavit sensibile della camera stessa. Se il materiale contenuto nella cavit
(aria) e il materiale che la circonda (le pareti della camera e il materiale circostante) sono composti da materiali con diverso numero atomico effettivo (con
numero atomico effettivo si intende la media ponderata dei numeri atomici degli
elementi costituenti il materiale, usando come peso la percentuale in massa di
ogni elemento), la dose misurata diviene dipendente dalla dimensione della cavit e dalla densit dellaria contenuta, e quindi dalla pressione dellaria a temperatura costante [17]. Il motivo principale di questa dipendenza sono le
interferenze delle pareti (wall effects) [31]: in questo lavoro viene descritto
lesperimento che abbiamo approntato per studiare la dipendenza di questo
effetto dalla pressione dellaria nella cavit.
Un altro aspetto oggi sempre pi importante nella dosimetria la simulazione
al calcolatore dei vari processi di interazione subiti dalle radiazioni, attraverso il
metodo di Monte Carlo [2,22]. La potenza degli odierni calcolatori ha reso
possibile lo sviluppo di sistemi molto complessi, che permettono una
simulazione molto realistica del processo fisico.
Per simulare lesperimento reale abbiamo fatto uso del pacchetto di programmi EGS4 (Electron Gamma Shower), che permette di simulare un irraggiamento di fotoni ed elettroni in una geometria definita dallutente [38].
Vediamo adesso in breve la struttura di questo lavoro:
Nel prosieguo del primo capitolo si prende in esame la storia della dosimetria,
introducendo cos i concetti basilari di questa disciplina;
il secondo capitolo descrive i punti fondamentali dellinterazione della radiazione ionizzante con la materia;
il terzo capitolo descrive i fondamenti teorici dellesperimento che ci ha permesso di studiare la dipendenza delleffetto pareti dalla pressione dellaria
contenuta nella cavit;
il quarto capitolo descrive i materiali e i metodi dellesperimento stesso;
il quinto capitolo tratta della simulazione con il metodo di Monte Carlo, soffermandosi sui problemi connessi alla simulazione delle camere a
ionizzazione a cavit;
nel sesto capitolo si riportano e si commentano i risultati ottenuti
dallesperimento, dalla simulazione e dal confronto dei due;
nel settimo capitolo c il riassunto dei punti fondamentali toccati in questo
lavoro;
nelle appendici conclusive si descrive il sistema di simulazione EGS4 e gli
strumenti per la radioterapia utilizzati nellesperimento.
1.1
diverse, che danno le stesse reazioni sullindicatore, abbiano poi efficacia diversa su altri tessuti.
Molto diffusa dalle ricerche fisiche subito la misura della ionizzazione
dellaria. Gi nel marzo del 1896 parla Rntgen di ricerche con camere a ionizzazione. Lo svizzero Theophil Christen esprime nel 1913 il concetto di dose fisica, come lenergia della radiazione Rntgen assorbita da un corpo, divisa per
il volume del corpo. Accanto alla dose fisica, Christen introduce il concetto di
dose biologica, che esprime la diversa sensibilit dei tessuti alla radiazione:
dose fisica coefficiente di sensibilit = dose biologica
il coefficiente di sensibilit corrisponde allattuale concetto di azione biologica relativa.
Nel 1925 c il primo congresso internazionale di radiologia a Londra, dove
viene fondata la International Commission on Radiation Units and
Measurements (ICRU) con il compito di formulare la definizione di dose per il
congresso successivo. Nello stesso congresso un fisico tedesco, Hermann
Behnken, propone una definizione di dose che si basa sulla quantit di carica
elettrica rilasciata in un cm3 di aria e d nome rntgen a questa unit.
Il secondo congresso si svolge a Stoccolma nel 1928 e viene accettata la definizione di dose data da Behnken. In questo congresso si esprime per la prima
volta il concetto di energia media per generare una coppia di ioni in aria: la si
indica con la lettera W e le si attribuisce il valore di 33,20,5 eV (oggi per la radiazione X si accetta il valore 33,970,15 eV). Vengono anche descritti alcuni
tipi di camera a ionizzazione per realizzare la definizione di 1 rntgen: interessante notare che nella descrizione di queste camere a ionizzazione vengono gi
nominati concetti fondamentali per la dosimetria come linterferenza delle pareti
e l equilibrio degli elettroni secondari, che approfondiremo pi avanti in questo lavoro.
10
1.2
11
In questa sezione si prendono in esame le grandezze fondamentali della dosimetria, basandosi sui numerosi reports della ICRU [28,29,30,31,32]; nel seguito,
per convenienza, nel termine elettrone sono inclusi elettroni e positroni.
La fluenza di particelle (particle fluence) il quoziente dN / da, dove dN
il numero di particelle incidenti su una sfera, di sezione massima da:
dN
da
( m-2 )
(1.1)
particelle che
(1.2)
12
diativi (praticamente la quantit di energia dissipata localmente per ionizzazione). La sua espressione :
( K c ) med E en
med
(J/kg),
(1.3)
dove E lenergia media dei fotoni (J); la fluenza dei fotoni (m-2) e
( en /)med il coefficiente massico di attenuazione per il mezzo, mediato sullo
spettro della fluenza di energia dei fotoni (m2 / kg).
Una quantit pi generale il kerma, che lenergia cinetica per unit di
massa trasferita agli elettroni da un fascio di fotoni. legato al kerma di collisione dalla relazione:
(Kc)med = Kmed (1 - g )
(J/kg),
(1.4)
dove g la frazione media dellenergia di un elettrone persa in processi radiativi (per la radiazione di 60Co vale 0,0032).
Quando un elettrone rallenta in un gas, perde energia ionizzando il gas; la
quantit W lenergia media spesa nel gas per ogni coppia di ioni formata, di
solito espressa in eV per coppia di ioni.
Una quantit pi utile si ottiene dividendo W per la quantit di carica rilasciata: dividendo per la carica dellelettrone si ha
(W/e)air = 33,97 0,06 (J/C), dove (W/e)air esprime i joule di energia depositata in aria per ogni coulomb di carica rilasciata.
Lesposizione, X (exposure) il quoziente dQ su dm, dove dQ il valore assoluto della carica totale degli ioni di un segno prodotti in aria, quando tutti gli
elettroni liberati dai fotoni in una massa daria dm sono completamente fermati
nellaria:
X=
dQ
dm
(C/kg),
(1.5)
13
(C/kg)
e
= E en .
air W air
(1.6)
(1.7)
(Gy),
(1.8)
D A CPE K c A
K c B
DB
en
A en
B
en
(1.9)
14
Se si assume che i fotoni radiativi sfuggano dal volume di interesse e gli elettroni secondari vengano assorbiti dalle pareti del volume, unimportante relazione tra dose assorbita e la fluenza degli elettroni primari :
D = ( S / )col
(Gy)
(1.10)
0 T S / col dT
Tmax
Tmax
T dT
(1.11)
15
S col
Dw
w S col
g
Dg S col
(1.12)
dove il potere frenante massico per collisione mediato sullo spettro degli
elettroni primari. Va ricordato comunque che sempre richiesta la condizione di
CPE, almeno per gli elettroni generati in g.
Spencer e Attix hanno dimostrato nel 1955 che nella teoria delle cavit necessario considerare gli effetti degli elettroni secondari. La moderna formulazione delle loro teorie conduce ad un rapporto tra le dosi in w e in g, espresso da:
E
L
T
Dw L
Dg g
dE TEw
w
L
Emax
T dE TE g
g
max
(1.13)
dove TE il termine che tiene conto di quel 5 10 % della dose che viene
dalla fine dei cammini (quando gli elettroni hanno unenergia al di sotto di ), e
la minima energia per la quale gli elettroni secondari sono considerati parte
dello spettro degli elettroni (tutti i secondari sotto questa soglia sono considerati
come assorbiti dalle pareti e inclusi nel potere frenante massico ristretto
(L / ) ).
Ci sono solo piccole differenze tra i risultati delle teorie delle cavit di
Spencer-Attix e Bragg-Gray per la maggior parte delle situazioni di interesse
nella fisica clinica. Il vantaggio della teoria di Spencer-Attix che si applica in
regioni dove non c equilibrio di particelle cariche, come avviene in prossimit
delle interfacce; dallaltra parte le sue esigenze, confrontate con le condizioni di
Bragg-Gray, sono pi stringenti perch la teoria di S-A prevede che la cavit
non disturbi lo spettro degli elettroni che escono dalla cavit stessa fino
allenergia , mentre la teoria di B-G richiede questo solo per lo spettro degli
elettroni primari.
Il valore di non specificato univocamente: tuttavia il rapporto dei poteri
frenanti, necessario per la dosimetria, non ne dipende in modo critico, e il valore
di = 10 keV diventato de facto standard [45,46].
16
Capitolo secondo
Interazione della radiazione con la materia
Nello studio dellinterazione tra radiazione ionizzante e materia, un aspetto
fondamentale espresso dalle costanti dei materiali; proprio il loro valore
costante che rende possibile la misura della dose assorbita e permette lo sviluppo
di strumenti per la dosimetria: per esempio qualche costante rappresenta il fattore che, se moltiplicato per una grandezza relativa alla radiazione, fornisce la
dose assorbita, il kerma o lesposizione relativi al materiale bersaglio della radiazione stessa; in questo capitolo incontreremo le pi importanti costanti dei
materiali [30,16].
Le costanti dei materiali si possono dividere in tre gruppi:
al primo gruppo appartengono le costanti che esprimono il cambiamento delle
propriet della radiazione, dovute allinterazione con la materia: per esempio un
fascio di fotoni, attraverso il passaggio in un sottile strato di materia, viene
attenuato: i fotoni vengono diffusi o assorbiti e la loro energia, in parte o
totalmente, si trasforma in energia cinetica degli elettroni secondari; per i fotoni
la costante pi importante il coefficiente di attenuazione; le particelle cariche
vanno invece incontro ad una perdita di energia per ionizzazione, che viene
espressa dal potere frenante del materiale;
al secondo gruppo appartengono le costanti che si riferiscono alle propriet
degli atomi, per esprimere particolari effetti fisici della radiazione su di essi: per
ogni tipo di radiazione e per ogni effetto si definisce una sezione durto per
17
atomo o per elettrone; moltiplicando questa sezione durto per atomo per il numero degli atomi in un elemento di volume, si ottiene la densit di sezione
durto e, con essa (per i fotoni), il coefficiente di assorbimento (dimensioni
lunghezza-1), il cui reciproco definito come il libero cammino medio per il
processo considerato;
al terzo gruppo appartengono le cosiddette costanti di rendimento: rendimenti
per quantit di energia irradiata vengono indicati per cambiamenti chimici degli
atomi, per la generazione di luce, per il riscaldamento dei materiali (il calore
specifico); il reciproco di una costante di rendimento W, lenergia media per la
creazione di una coppia di ioni nei gas.
18
Effetto fotoelettrico
Leffetto fotoelettrico un processo atomico di assorbimento, nel quale un
atomo assorbe totalmente lenergia del fotone incidente. Il fotone scompare e
lenergia assorbita usata per espellere un elettrone orbitale dallatomo;
lelettrone espulso viene detto fotoelettrone; esso riceve lenergia cinetica Ee
pari alla differenza tra lenergia del fotone incidente E0 e lenergia di legame del
livello da cui stato espulso lelettrone El :
Ee = E0 - El
(2.1)
Fotone
incidente
Nucleo
19
Leffetto fotoelettrico crea una lacuna in un livello elettronico, che pu generare lemissione dei caratteristici raggi X (o gli elettroni di Auger). Negli elementi con un basso numero atomico, le energie di legame e le energie dei raggi
X caratteristici sono solo alcuni keV o meno, mentre negli elementi pi pesanti
le energie di legame sono dellordine di 20-100 keV, e quindi rappresentano una
frazione significativa dellenergia assorbita.
Lenergia cinetica impartita al fotoelettrone si deposita vicino al luogo
dellinterazione fotoelettrica, in processi di ionizzazione ed eccitazione, come
vedremo nel 2.2.
Scattering Compton
Lo scattering Compton, detto anche incoerente, la collisione tra un fotone e
un elettrone di uno strato esterno debolmente legato di un atomo. Nello
scattering Compton, poich lenergia del fotone incidente supera di gran lunga
lenergia di legame dellelettrone, linterazione sembra una collisione tra un fotone ed un elettrone libero (Fig. 2.2).
Fotone deflesso
, Angolo di scattering
Fotone
incidente
Elettrone di rimbalzo
Nucleo
20
1
E
1 cos
1 0
0
,
511
(2.2)
(2.3)
Lenergia trasferita non dipende dalla densit, numero atomico o qualsiasi altra propriet del materiale assorbente: lo scattering Compton strettamente
uninterazione fotone-elettrone.
La quantit di energia trasferita allelettrone di rimbalzo va da circa 0 per
pendono solo dallenergia E0 del fotone incidente; per fotoni di bassa energia
lelettrone di rimbalzo riceve una piccola frazione dellenergia del fotone incidente anche se = 180.
importante notare che lenergia dei fotoni non mai zero dopo uno
scattering Compton. Nella Fig. 2.3 si pu vedere come muta la distribuzione angolare dei fotoni dopo lo scattering Compton: alle basse energie (10-100 keV) il
fotone tende ad essere deflesso sia in avanti che indietro, con un minimo di probabilit per = 90; alle alte energie ( 0,5 MeV) sempre pi probabile la deflessione in avanti [50].
21
Probabilit di scattering
Angolo di scattering,
()
(2.4)
I due elettroni dissipano la loro energia principalmente in interazioni di ionizzazione ed eccitazione. Quando un positrone ha dissipato la sua energia cinetica
e si ferma, partecipa ad una mutua annichilazione con un elettrone, liberando
una coppia di fotoni di annichilazione da 0,511 MeV in direzioni opposte.
22
Fotone
incidente
Elettrone
Positrone
Nucleo
Nucleo
Coefficienti di attenuazione
Quando un fotone passa attraverso uno spessore di materiale assorbente, la
probabilit di uninterazione dipende dalla sua energia e dalla composizione e
dallo spessore del materiale assorbente. La dipendenza dallo spessore relati-
23
(2.5)
la quantit l detta coefficiente di attenuazione lineare del mezzo; ha dimensioni (lunghezza)-1 ed espressa di solito in cm-1: questa quantit rispecchia il
potere assorbente del materiale.
La quantit l cresce linearmente con la densit : per eliminare questa dipendenza si divide l per , ottenendo il coefficiente massico di attenuazione m,
che ha per dimensioni cm2 / g; esso dipende dal numero atomico del materiale
assorbente Z e dallenergia dei fotoni E.
Il coefficiente massico di attenuazione m pu essere scomposto in componenti:
m = + +
(2.6)
24
H2O
Totale, m
NaI
Totale, m
Pb
Totale, m
Fig. 2.5. Andamento di m e delle sue componenti per acqua, NaI e piombo
25
a)
b)
26
(2.7)
dove I(x) lintensit del fascio trasmesso attraverso uno spessore x di materiale, I(0) lintensit in assenza di materiale assorbente e l il coefficiente di
attenuazione lineare per il mezzo e lenergia dei fotoni considerati. A differenza
delle particelle cariche, i fotoni non hanno un range massimo definito e quindi
c sempre una probabilit finita che un fotone penetri anche il mezzo pi
spesso.
La quantit:
Xm = 1 / l
(2.8)
detta libero cammino medio di un fotone in un mezzo, ed la distanza media percorsa da un fotone nel mezzo prima di interagire; la quantit
e l x = I(x) / I(0)
(2.9)
27
chiamato build-up factor e si indica con la lettera B. Cos il fattore di trasmissione T per il fascio largo dato dalla relazione:
T = B e l x
(2.10)
28
Lelettrone espulso pu essere sufficientemente energetico da causare una ionizzazione secondaria: lelettrone cos generato viene definito elettrone delta ().
Elettrone
incidente
(A)
Nucleo
Nucleo
Elettrone
secondario
Bremsstrahlung
(B)
Nucleo
Fig. 2.7. Interazioni di elettroni con atomi: (A) Interazione che provoca
ionizzazione; (B) Interazione che genera bremsstrahlung
29
ZEmax
3000
(2.11)
f i Z i2
fi Zi
(2.12)
Dove f1, f2, indicano la frazione in peso degli elementi Z1, Z2 del composto. Nel caso di elettroni di energia 1,7 MeV in acqua le perdite di energia per
collisione sono il 99,6 %, mentre le perdite per radiazione sono lo 0,4 %.
Per quanto le perdite per radiazione siano una minima parte, opportuno tenerne conto: infatti, se per bloccare elettroni bastano pochi millimetri di plastica,
vetro o piombo, i fotoni di bremsstrahlung che vengono generati sono molto pi
penetranti e possono richiedere una schermatura supplementare.
La rapidit con cui gli elettroni perdono energia determina la distanza che
percorrono e la densit di carica lungo il cammino. I tassi di perdita energetica e
30
le densit di ionizzazione dipendono dallenergia degli elettroni e dalla composizione e densit del materiale assorbente [33].
La dipendenza dalla densit del mezzo lineare; viene definito potere frenante del mezzo, S, la quantit di energia dissipata dallelettrone che percorre
una distanza x, diviso per x: per bilanciare gli effetti della densit, si divide il
potere frenante per la densit del mezzo, ottenendo cos il potere frenante massico:
S
E
x
MeV
cm2
g
(2.13)
Il potere frenante la somma del potere frenante per collisione e del potere
frenante per irradiazione; come visto in precedenza, le perdite per collisione
diminuiscono con laumentare dellenergia degli elettroni e con laumentare del
numero atomico del materiale assorbente, e quindi lo stesso andamento caratterizza il potere frenante per collisione: si deduce quindi che, tralasciando le
perdite per irradiazione, gli elementi leggeri assorbono meglio gli elettroni di
quelli pesanti.
Se consideriamo solo le perdite per collisione che generano elettroni con
energia sotto la soglia , abbiamo il potere frenante massico ristretto o LET
(dallinglese Linear Energy Transfer):
S col L
(2.14)
31
Coppie di ioni/mm
Energia (keV)
32
Landamento della trasmissione degli elettroni attraverso una lastra si pu vedere in Fig. 2.9. La trasmissione comincia a diminuire anche per minimi spessori; il diagramma semilogaritmico mostra un andamento pressoch lineare decrescente fino a raggiungere gradualmente una parte relativamente piatta. Questa
parte piatta non riflette per la trasmissione di elettroni, ma piuttosto di fotoni di
Range
estrapolato
33
uso alla fisica medica, se espresso in questa unit, il range degli elettroni , a
parit di energia, praticamente lo stesso per i differenti elementi.
34
Capitolo terzo
Fondamenti teorici dellesperimento
Il principio su cui si basa la dosimetria a camere a ionizzazione questo: si
misura la quantit di carica di un segno che viene generata dalla radiazione ionizzante allinterno del volume daria della camera [45]. Gli ioni generati nel
volume interessato vengono raccolti attraverso un campo elettrico, la cui intensit deve essere abbastanza forte, da impedire che gli ioni generati si ricombinino fra loro prima di arrivare agli elettrodi, ma anche abbastanza debole per
impedire la moltiplicazione della carica da parte dellaria ionizzata: sotto queste
condizioni la carica generata (M) legata alla dose assorbita nel volume daria
(Daria), alla pressione e alla temperatura dellaria dalla relazione:
P T 273,2
N K ,
Daria = M 0
P T0 273,2
(3.1)
i ki
35
(3.2)
36
(3.3)
ed compito della teoria delle cavit determinare il valore del fattore f [37].
Ci sono due situazioni in cui si pu dare un valore esatto a f ; la prima si ha
nel caso di radiazioni indirettamente ionizzanti, come i fotoni, dove le dimensioni del materiale sensibile (cavit) sono grandi rispetto al range delle particelle
cariche secondarie: siamo quindi in presenza di equilibrio di particelle cariche
(CPE) e, ricordando la (1.8), f dato da:
en
hdh
med
f=
z en
h aria hdh
aria
h med
(3.4)
37
f = en
aria
La seconda situazione si ha sia per gli elettroni che per i fotoni, quando la camera a ionizzazione piccola rispetto al range delle particelle cariche: si
quindi nel rispetto delle condizioni di Bragg e Gray e quindi, ricordando la
(1.12)
med
S
f = col = smed,aria
aria
(3.6)
detto rapporto dei poteri frenanti massici (mass stopping-power ratio) [6].
3.1
38
alle superfici di contatto fra i materiali, il valore di varia con continuit, per
via del range limitato degli elettroni secondari generati in un mezzo e finiti
nellaltro: lampiezza dellarea di transizione mostra la lunghezza dei cammini
degli elettroni.
Essendo il kerma una grandezza che dipende dal materiale, sar diverso il
kerma del mezzo Km da quello dellaria Ka , come si pu vedere nella figura 3.1
b; il quoziente Km / Ka dato dal rapporto dei coefficienti massici di trasferimento energetico per i due mezzi, mediati sullo spettro della fluenza di energia
dei fotoni:
Km / Ka = ( tr /)m / ( tr /)a = t mtr,a
(3.7)
tuttavia questo rapporto si usa raramente, poich stato visto che, considerando i fotoni come monoenergetici e misurando in funzione della loro energia il
rapporto dei coefficienti massici di attenuazione:
(en/m/ (en/a = t men,a
(3.8)
questo non varia che di pochi punti per mille da t mtr,a anche per fotoni di alcuni
MeV; si preferisce quindi usare al suo posto t men,a [43].
Landamento della dose assorbita abbastanza complicato, come si pu vedere guardando landamento di Dm e Da in Fig. 3.1 b, c, d; in ogni punto la dose
39
(3.9)
(3.10)
Per gli elettroni di energia fino a circa 15 MeV e per i materiali con un basso
numero atomico effettivo, il potere frenante massico maggiore nei materiali
con un piccolo Z rispetto a quelli con un grande Z (vedi 2.2): quindi, nel nostro
caso, avvicinandoci alla superficie di contatto, si trova che Dm < Da , mentre
soltanto ad una distanza dalla superficie di contatto maggiore del range degli
elettroni secondari, la curva della dose tende a quella del kerma in entrambi i
materiali (vedi eq. (1.8)): quindi, considerando due regioni z1 e z2 che siano abbastanza distanti dalla superficie di contatto (vedi Fig. 3.1 b), e ricordando le
relazioni (3.7) e (3.8), possiamo scrivere:
Dm(z1) = t men,a Da(z2)
(3.11)
Tuttavia, la dose misurata nella cavit, non solo quella nella regione z2 , ma
comprende anche la dose assorbita nelle vicinanze della superficie di contatto:
quindi non si pu di norma applicare la (3.11) senza aggiungere alcune condizioni; le due condizioni che ci permettono di annullare questo effetto sono
lequilibrio degli elettroni secondari e le condizioni di Bragg e Gray [18,42].
3.2
Parete
Cavit
Materiale circostante
40
2. Lo spessore della parete deve essere uguale o pi grande del range massimo
degli elettroni secondari: dR; in questo modo gli elettroni generati nel materiale
esterno non possono raggiungere la cavit; cos la camera agisce come photon
detector o come sonda per il kerma.
3. Le dimensioni della camera (parete pi cavit) devono essere abbastanza
piccole, da non indebolire il fascio di fotoni: d + t (/ )-1.
Per quello che riguarda la prima condizione, per fotoni fino ad alcuni MeV, la
grafite quella che fornisce i migliori risultati, anche se si usa molto il
polimetacrilato di metile (PMMA); per quello che riguarda la seconda e la terza
condizione, sono realizzabili solo per fotoni di energia massima di circa 3 MeV.
Se le tre condizioni sono verificate, possiamo applicare la (3.11) senza correzioni, mentre se ci troviamo in condizioni di equilibrio non perfetto, dobbiamo
moltiplicare il coefficiente t men,a per una serie di fattori k, che tengono conto delle
non soddisfatte condizioni dellequilibrio tra aria e parete e dei disturbi del
campo di radiazione nel mezzo, per la presenza della camera [13].
3.3
Gli elettroni primari e la maggior parte di quelli secondari di un fascio di fotoni di almeno 0,6 MeV hanno, una volta raggiunta la cavit, unenergia sufficiente per proseguire la loro corsa praticamente senza subire modificazioni nel
loro tragitto; bisogna quindi costruire delle camere abbastanza sottili, da non
alterare il campo della radiazione degli elettroni primari e secondari:
landamento della dose assorbita in questa situazione mostrato schematicamente in Fig. 3.1 d. Ci si aspetta che, per una cavit sempre pi sottile, il rapporto tra Dm e Da sia espresso dalla (3.10).
41
42
Queste sono proprio le condizioni di Bragg e Gray che abbiamo visto nel
1.2 e una camera che soddisfi a queste condizioni si comporta come un
electron detector [16,47].
La realizzazione pratica di queste condizioni incontra per difficolt, perch
gli elettroni di prima generazione sono accompagnati da un non trascurabile
numero di elettroni di bassa energia: gli elettroni Per non alterare la fluenza
degli elettroni la cavit dovrebbe essere cos sottile, da rendere impossibile
qualsiasi misura di segnale nella cavit stessa [26]; per risolvere il problema degli elettroni ci sono due metodi: il primo la realizzazione dellequilibrio degli
elettroni , il secondo lutilizzo della teoria di Spencer e Attix ( 1.2).
Per trovare lequilibrio degli elettroni si agisce nello stesso modo con cui si
agisce per agevolare lequilibrio degli elettroni secondari: si circonda la superficie interna della camera con uno strato di materiale equivalente allaria, in prevalenza grafite; data la bassa energia degli elettroni , uno strato di grafite molto
sottile sufficiente per avere lequilibrio cercato: dati sperimentali e simulazioni
dimostrano che con uno strato di grafite di circa 2 mg/cm2 (circa 10 m)
lequilibrio automaticamente raggiunto [17,32].
Se la camera soddisfa le condizioni di Bragg e Gray possiamo scrivere
lequazione:
W
Dm = smBG,a k BG J smBG,a k BG Da
e
(3.12)
dove kBG il fattore di correzione che tiene conto delleventuale mancato rispetto di una o di entrambi le condizioni di B-G, mentre J e Da sono la ionendosis media e la dose assorbita media in aria: moltiplicate per kBG danno la ionendosis di cavit Jc e la dose assorbita in aria Da sotto le condizioni di B-G
[25].
Per quello che riguarda la teoria di Spencer e Attix, ricordiamo che indica
come fattore di proporzionalit tra la dose assorbita in materiali diversi il rapporto dei poteri frenanti massici ristretti mediati sulla fluenza energetica degli
elettroni (primari e secondari) con energia maggiore di un valore (normalmente 10 keV), come abbiamo gi visto nellequazione (1.13); ricordiamo che il
potere frenante massico ristretto (L / ) tiene conto di tutti gli elettroni secondari con energia minore di , e trascura gli altri [32,8].
3.4
Il teorema di Fano
Gi Gray, nel 1936, aveva compreso che la condizione che la cavit fosse
molto piccola per non alterare la fluenza degli elettroni diventava meno esigente,
se la cavit e il materiale circostante avevano lo stesso numero atomico effettivo
e che la differenza di densit non giocava alcun ruolo; Fano, nel 1954, diede a
questa intuizione una solida base, dando la prova matematica dellesattezza del
seguente teorema:
se un mezzo, con un dato numero atomico effettivo, viene esposto ad una radiazione primaria (ad esempio fotoni o neutroni) con una fluenza localmente costante, allora, indipendentemente dalla densit e dalle variazioni locali di densit, anche la fluenza della radiazione secondaria localmente costante, cio indipendente dalla posizione [19,20].
Il teorema valido in un mezzo solo ad una certa distanza dal confine con un
mezzo diverso; la fluenza della radiazione primaria deve almeno essere costante
in un volume grosso rispetto al range degli elettroni secondari, condizione tipica
per lequilibrio degli elettroni secondari (vedi 3.2). Un'altra considerazione
che, cos come il trasferimento di energia dalla radiazione primaria a quella secondaria dipende dalla densit del mezzo, anche il trasferimento di energia dalla
43
44
Capitolo quarto
Materiali e metodi dellesperimento
Lo scopo del nostro esperimento determinare la dipendenza della dose assorbita dalla nostra camera a ionizzazione dalla pressione dellaria in essa contenuta, in modo da evidenziare le interferenze delle pareti della cavit: se infatti
sappiamo che, per il teorema di Fano, la fluenza degli elettroni secondari dovrebbe rimanere costante variando la pressione, poich dipende solo dal numero
atomico effettivo e non dalla densit dellaria (quindi dalla pressione), sappiamo
anche che esistono diversi fattori che possono alterare questo risultato: per
esempio sappiamo che per elettroni con energia maggiore di 0,5 MeV, il potere
frenante massico diventa dipendente dalla pressione e con esso la fluenza degli
elettroni secondari; inoltre, diminuendo la densit dellaria allinterno della
camera, si allungano i liberi cammini medi degli elettroni secondari, ecc.
45
Per effettuare le nostre misurazioni abbiamo inserito una camera a ionizzazione piana a ciambella del tipo Roos (vedi 4.1) in una scatola di plexiglas
(PMMA) a tenuta stagna, collegata ad una pompa per laria e ad un manometro
(Fig. 4.1). Al variare della pressione, la densit dellaria dentro e fuori la cavit
cambia e, visto che il numero atomico effettivo di PMMA e aria non lo stesso
(il numero atomico effettivo del PMMA 6.56, mentre quello dellaria 7.78),
c da aspettarsi la dipendenza della dose assorbita dalla pressione: infatti le interfacce di interesse sono ben 5, come si vede in Fig. 4.2, e al diminuire della
pressione, gli elettroni secondari generati in aria incontrano sempre meno resistenza nel raggiungere la regione adiacente, alterando la fluenza degli elettroni
secondari e con essa la dose assorbita.
PMMA
1
Aria
PMMA
PMMA
Aria
PMMA
5
Cam era
di ionizzazione
PMMA
46
47
da 6 a 15 MeV; entrambe le macchine si trovano nellIstituto tedesco per la ricerca sul cancro di Heidelberg (Germania) e nellappendice B possibile trovare
una loro descrizione. Ogni volta la distanza della sorgente dalla scatola era di
qualche centimetro, mentre le dimensioni del campo irradiato erano 10 10
cm2.
Le misure effettuate sono state:
fotoni da 1,25 , 6 e 15 MeV;
elettroni da 6, 18 e 21 MeV.
La camera a ionizzazione era collegata con un dispositivo programmabile
(PTW Unidos) in grado di misurare la corrente di ionizzazione generata dalla
camera e di integrarla per il tempo dellirraggiamento, in modo da avere la carica generata m; la pressione stata fatta variare da pochi mbar fino alla pressione atmosferica attraverso la pompa e tenuta sotto controllo attraverso un manometro digitale.
Il quoziente m / p proporzionale alla dose media assorbita e quindi dovrebbe
rimanere abbastanza costante; questo quoziente stato normalizzato rispetto al
valore che si ha alla pressione atmosferica p0 ed stato indicato con il simbolo
q:
m
q =
p
m0
p
0
(4.1)
materiali dato dal rapporto dei coefficienti massici di attenuazione t men,a , mentre
il rapporto tra la dose assorbita da una parte e dallaltra di un interfaccia dato
dal rapporto dei poteri frenanti massici mediati sm,a; nel nostro caso, e cio
en
linterfaccia PMMA-aria il valore di t PMMA
,aria :
en
t PMMA
,aria 1,082,
Il nostro intento approfondire questa alterazione di misura, e allo scopo useremo anche la simulazione dellesperimento con il metodo di Monte Carlo.
Il programma di simulazione ci fornisce lenergia depositata dalla radiazione
in ogni regione: dividendo questa energia per la massa del materiale, abbiamo la
dose media depositata nella regione: in questo modo possibile ottenere il rapporto DPMMA / DARIA, che, in caso di equilibrio di elettroni secondari, vale
en
t PMMA
,aria , e che con la discordanza da questo valore, ci fornisce il valore
dellinterferenza.
I risultati dellesperimento, confrontati con quelli della simulazione, sono
esposti e commentati nel sesto capitolo.
48
4.1
La camera di Roos
La camera ha un esteso anello di guardia, in modo che, anche alle basse energie, non ci siano alterazioni del campo; anche gli effetti della polarizzazione
sono trascurabili. La dipendenza dallenergia della camera solo causata dalla
correzione del potere frenante. La cavit aperta e laria pu circolare attraverso
il cavo di collegamento.
Il volume sensibile di 0,35 cm3, lerrore sulla corrente di 4 10-15 A, la
tensione massima fra gli elettrodi 100 V. Le pareti sono di polimetacrilato di
metile, PMMA ( (C5H8O2)n ), con densit 1,18 g/cm3 e gli elettrodi hanno un
diametro di 15 mm e sono di PMMA grafitizzato, cio ricoperti da un sottile
strato di grafite, per facilitare, come abbiamo visto, lequilibrio degli elettroni .
La cavit a 1 mm di distanza dalla superficie, ha un diametro di 24 mm e
unaltezza di 2 mm, e la parete posteriore, di PMMA, ha uno spessore di 5,6
mm, come si pu vedere in Fig. 4.4.
49
50
51
Eccesso di scattering
- 3%
Difetto di scattering
Larghezza
dellelettrodo
Larghezza dellanello
di guardia
Capitolo quinto
Simulazione con il metodo di Monte Carlo
Una parte importante del nostro lavoro stata la simulazione dellesperimento
al calcolatore con il metodo di Monte Carlo. Abbiamo fatto uso del pacchetto
EGS4 (Electron Gamma Shower) del quale si pu trovare una descrizione
nellappendice A. Abbiamo usato EGS4 su una Workstation Unix al DKFZ, e
provato anche una versione per DOS su un Pentium 133, non riscontrando differenze, se non nei tempi di esecuzione.
Come prima applicazione abbiamo scelto di simulare un fascio di fotoni
gamma (energia 1,25 MeV) che attraversa uno strato dacqua, misurando
lenergia depositata dai fotoni in funzione della profondit nello strato dacqua,
per poi confrontare i risultati con la tabella dellICRU (International
Commission on Radiation Units and Measurements), al fine di avere un indice
dellaccuratezza del sistema [29]. In Fig. 5.1 si vede la geometria del sistema,
dove si pu vedere che la sorgente di fotoni stata posta ad 80 cm dal primo
strato, per avere particelle entranti con una direzione abbastanza omogenea, pur
avendo differente punto di contatto con lo strato.
In Fig. 5.2 si pu vedere il risultato pi che soddisfacente di questa simulazione: ci sono punte di sovrapposizione completa e massimi di discrepanza
dellordine del 2-3%.
52
Acqua
2 cm
Vuoto
Acqua
Acqua
Sorgente
0,5 cm
80 cm
1
0
0
9
0
8
0
7
0
Doseasorbitarelativa
6
0
5
0
4
0
3
0
E
G
S
4
I
C
R
U
2
0
1
0
0
1
0
1
5
P
r
o
f
o
n
d
it
(
c
m
)
2
0
2
5
53
4.1
54
stra il trasporto di un elettrone nella regione 1, adiacente alla regione 2; immaginiamo che lelettrone vada da A a B e consideriamo tutti i possibili cammini che
pu seguire: come indicato, qualcuno di questi cammini pu passare per la regione 2, ma lalgoritmo di calcolo deposita tutta lenergia nella regione 1, causando un eccesso di energia nella regione 1 e un ammanco nella regione 2.
Regione 1
Cammino a
Cammino calcolato
Interfaccia
Cammino b
Regione 2
10-11
ESTEPE (%)
55
Tutto questo dimostrato dalla curva A della Fig. 5.4 che mostra un aumento
del 70% del responso della cavit della nostra camera a ionizzazione, riducendo
il valore di ESTEPE da 20% a 0,5%; quando il passo degli elettroni accorciato
e il cammino curvo simulato con pi accuratezza, lenergia deposta diviso per
la fluenza incidente tende ad un valore costante, vicino alla previsione della teoria di Bragg-Gray di 5.33 10-11 Gy cm2 [11,12].
Daltra parte la curva B della stessa figura mostra la frazione di cammini di
elettrone nella parete, che sono troppo corti per permettere lutilizzo del formalismo dello scattering multiplo di Molire: quindi importante scegliere la lunghezza del passo degli elettroni, affinch sia piccolo abbastanza per simulare il
percorso curvo, ma non cos piccolo da inibire il formalismo dello scattering
multiplo.
La lunghezza del passo dellelettrone anche controllata dal parametro
SMAX, che indica la massima distanza che un elettrone pu fare in ogni segmento. Anche per SMAX un valore troppo alto causa una sottostima
dellenergia rilasciata nella cavit, mentre un valore troppo basso inibisce luso
del formalismo dello scattering multiplo di Molire.
Nella nostra simulazione dellesperimento con la camera di Roos abbiamo
impostato la geometria indicata in Fig. 5.5: la sorgente stata collocata ad 80
cm, affinch le particelle entranti abbiano una direzione omogenea; abbiamo
suddiviso la geometria in 10 regioni cilindriche, trascurando le interazioni tra le
pareti esterne superiore ed inferiore della camera con laria della scatola, in
quanto precedenti simulazioni ci hanno permesso di appurare che la differenza
di risultati con la simulazione completa trascurabile, mentre i tempi di calcolo
si riducono drasticamente [40]. Come indicato in precedenza opportuno avere
bassi valori per ESTEPE e SMAX: cos abbiamo scelto per ESTEPE il valore
1% e per SMAX 2 mm, che sono validi per ogni possibile energia di elettroni
56
57
che abbiamo preso in considerazione. Come soglie energetica inferiore per i fotoni (AP e PCUT) e per gli elettroni (AE e ECUT) abbiamo scelto 1 keV [9,10].
Sorgente
PMMA
2,4 cm
Vuoto
PMMA
4,4 cm
Aria
PMMA
PMMA
Aria
Aria
PMMA
mm
800
10
Capitolo sesto
Risultati e discussione
In questo capitolo prendiamo in esame i risultati ottenuti dallesperimento e
dalla simulazione, confrontandoli e commentandoli.
In Fig. 6.1 vediamo landamento del rapporto q tra la carica generata nella
camera e la pressione dellaria, normalizzato rispetto al valore di q a 1000 mbar,
per fotoni di tre diverse energie (1,25 MeV, 6 MeV e 15 MeV); come si pu
notare landamento pressoch identico nei tre casi: per valori molto bassi della
pressione (meno di 10 mbar) c un valore molto alto di q (5-10); salendo con la
pressione si assiste a un minimo per q (q 1) intorno ai 20-30 mbar, poi q comincia a salire per raggiungere un massimo a 200 mbar (q 3); infine, aumentando ancora la pressione, q diminuisce fino al valore 1.
Comportamento analogo si ha per la radiazione di elettroni di 6, 18 e 21 MeV
come si vede in Fig. 6.2: lunica eccezione sono gli elettroni di 6 MeV, che alle
bassissime pressioni danno un valore di q pi basso, per poi riunificarsi alle altre
energie gi a partire dalla pressione di 100 mbar.
In Fig. 6.3 possiamo vedere i risultati delle simulazioni, che come si pu vedere, presentano un andamento identico allesperimento reale, ma con estremi
meno pronunciati.
Passiamo adesso alla discussione dei risultati.
58
59
q(carica/presione)norm.
F
o
t
o
n
i1
5
M
e
V
F
o
t
o
n
i6
M
e
V
F
o
t
o
n
i1
.
2
5
M
e
V
0
0
1
0
0
2
0
0
3
0
0
4
0
0
5
0
0
6
0
0
7
0
0
8
0
0
9
0
0
1
0
0
0
P
r
e
s
s
i
o
n
e
d
e
l
l
'a
r
i
a
(
m
b
a
r
)
60
q(carica/presione)norm.
E
le
t
t
r
o
n
i6
M
e
V
E
le
t
t
r
o
n
i1
8
M
e
V
E
le
t
t
r
o
n
i2
1
M
e
V
0
0
1
0
0
2
0
0
3
0
0
4
0
0
5
0
0
6
0
0
7
0
0
8
0
0
9
0
0
1
0
0
0
P
r
e
s
s
i
o
n
e
d
e
l
l
'a
r
i
a
(
m
b
a
r
)
61
1
,
4
q(carica/presione)norm.
1
,
2
1
,
0
F
o
t
o
n
i1
.
2
5
M
e
V
E
l
e
t
t
r
o
n
i6
M
e
V
0
,
8
0
,
6
0
1
0
0
2
0
0
3
0
0
4
0
0
5
0
0
6
0
0
7
0
0
8
0
0
9
0
0
1
0
0
0
P
r
e
s
s
i
o
n
e
d
e
l
l
'
a
r
i
a
(
m
b
a
r
)
Fig. 6.3. Valori di q nella simulazione dellesperimento con fotoni di 1,25 MeV
ed elettroni da 6 MeV
62
(6.1)
95
0
10
50
11
50
12
50
85
0
75
0
65
0
55
0
45
0
35
0
25
0
15
0
9%
8%
7%
6%
5%
4%
3%
2%
1%
0%
50
% di Elettroni Secondari
Energia (keV)
Primo caso
Calcoliamo i valori delle grandezze fondamentali:
Energia dei fotoni = 1,25 MeV
Energia degli elettroni secondari = 1 MeV
en
t PMMA
,aria = 1,081
sPMMA,aria = 1,068
en
(Kcol)PMMA = (Kcol)aria t PMMA
,aria
Il rapporto tra le fluenze degli elettroni secondari nei due mezzi in condizione
en
di equilibrio di elettroni secondari data dal rapporto t PMMA
,aria / sPMMA,aria, e
quindi:
e)PMMA = e)aria
en
t PMMA
,aria
s PMMA,aria
= e)aria 1,012
S
D = e
63
64
b) la fluenza degli elettroni secondari in aria pi piccola del 1,2% che nel
PMMA;
c) la dose assorbita in aria , a parit di fluenza, pi piccola del 6,4% di
quella in PMMA;
d) in aria la fluenza degli elettroni secondari diminuisce andando dalla regione di confine alla regione di equilibrio degli elettroni secondari;
e) in aria la dose rilevata circa 0,6% pi grande rispetto a quella che si sarebbe rilevata in assenza di interferenza delle pareti.
PMMA
PMMA
Aria
Luft
Dose
Dosis
Kerma
Misura
conmit
Messung
la
camera di
Ionisationskammer
ionizzazione
65
Secondo caso
Calcoliamo di nuovo i valori delle grandezze fondamentali:
Energia dei fotoni = 1,25 MeV
Energia degli elettroni secondari = 10 keV
en
t PMMA
,aria = 1,081
sPMMA,aria = 1,112
en
(Kcol)PMMA = (Kcol)aria t PMMA
,aria
e)PMMA = e)aria
en
t PMMA
,aria
s PMMA,aria
= e)aria 0,972
S
D = e
PMMA
PMMA
Luft
Aria
Dose
Dosis
Kerma
Misura
con mit
Messung
la camera di
Ionisationskammer
ionizzazione
66
Resta
da
chiarire
perch,
pur
conservando
lo
stesso
andamento
67
Lipotesi cui siamo giunti che ci sia un errore sistematico nella misurazione
della pressione nella camera, che ci fornisce un valore per la pressione pi basso
del reale: sostituendo infatti nei conti, un valore per la pressione pi grande del
30%, si ottiene una buona sovrapposizione tra la simulazione e lesperimento:
inoltre la simulazione sempre approssimata rispetto alla realt, e la geometria
reale molto pi complessa di quella simulata, causando quindi maggiori interferenze.
E
;
m
per il coefficiente massico di attenuazione per laria: D E en .
Il risultato del confronto ottimo, come si vede in Tab. 6.1, e la differenza, a
seconda della pressione dellaria va dallo 0,13% alla pressione atmosferica, al
15,9% a 100 mbar.
Dividendo poi la dose assorbita nella parete di PMMA (calcolata con il metodo 1) per la dose assorbita nella cavit, e mediando i risultati per le diverse
en
pressioni otteniamo una stima di t PMMA
,aria :
en
t PMMA
,aria = 1,09 0,03
(6.2)
P (mbar) Ro (g/cm^3)
Aria
10
1,2040E-05
50
6,0200E-05
100
1,2040E-04
150
1,8060E-04
200
2,4080E-04
250
3,0100E-04
300
3,6120E-04
350
4,2140E-04
400
4,8160E-04
500
6,0200E-04
600
7,2240E-04
800
9,6320E-04
1000
1,2040E-03
E (MeV)
68
D = E / (Ro*V) D = E*FL*(Muen/RO)
Differenza
0,00666
0,02582
0,05055
0,09199
0,13813
0,16971
0,1913
0,21368
0,25238
0,30128
0,37139
0,49248
0,60185
611,222261
473,92669
463,9232026
562,8261841
633,8448266
623,0061856
585,2193119
560,3001833
579,0550834
553,0001285
568,0726614
564,9676034
552,3485252
551,6412467
551,6412467
551,6412467
551,6412467
551,6412467
551,6412467
551,6412467
551,6412467
551,6412467
551,6412467
551,6412467
551,6412467
551,6412467
10,8007%
-14,0879%
-15,9013%
2,0276%
14,9016%
12,9368%
6,0869%
1,5697%
4,9695%
0,2463%
2,9786%
2,4158%
0,1282%
373,39413
406,4498
382,65625
397,41061
377,1687
411,89273
385,71844
397,71692
398,63556
384,63254
393,92755
398,48288
385,90741
582,5181435
634,0870515
596,9676287
619,985351
588,4067083
642,5783619
601,7448362
620,4632137
621,8963495
600,0507644
614,5515601
621,6581591
602,0396412
596,609748
596,609748
596,609748
596,609748
596,609748
596,609748
596,609748
596,609748
596,609748
596,609748
596,609748
596,609748
596,609748
-2,3619%
6,2817%
0,0600%
3,9181%
-1,3749%
7,7050%
0,8607%
3,9982%
4,2384%
0,5768%
3,0073%
4,1985%
0,9101%
PMMA
10
50
100
150
200
250
300
350
400
500
600
800
1000
1,18
1,18
1,18
1,18
1,18
1,18
1,18
1,18
1,18
1,18
1,18
1,18
1,18
D(p)/D(a)
0,953038167
1,337943325
1,286781143
1,101557405
0,928313498
1,031415701
1,028238173
1,107376425
1,073984785
1,085082505
1,08181858
1,10034302
1,089963336
Media
1,092758159
Errore
0,031331317
Capitolo settimo
Conclusioni
Abbiamo sottoposto la nostra camera a ionizzazione a facce piane alla radiazione di fotoni ed elettroni di diverse energie, variando la pressione dellaria
allinterno della camera, in modo da variare la densit dellaria stessa contenuta
nella cavit; in questo modo si possono evidenziare le eventuali interferenze dovute alla differenza del materiale costituente le pareti della camera (PMMA) e
laria. Il parametro da noi preso in esame stato il rapporto tra la carica generata
nella cavit e la pressione dellaria: questo rapporto, in assenza di interferenza
delle pareti, rimane costante in quanto proporzionale alla dose assorbita dallaria
nella cavit: i risultati delle misure con fotoni ed elettroni di diverse energie evidenziano che questo rapporto varia con la pressione, dimostrando lesistenza di
interferenza da parte delle pareti sulla dose misurata dalla camera a ionizzazione.
Si trova che per valori di pressione sotto i 10 mbar il rapporto cresce vistosamente: questo dipende dal fatto che la camera non pi in regime di raccolta
completa delle cariche, ma in quello di moltiplicazione delle cariche, rendendo
prive di significato le misure.
Per valori di pressione fino a 100 mbar il rapporto decresce, mentre da 100 a
200 mbar il rapporto cresce; da 200 mbar fino alla pressione atmosferica il rapporto diminuisce lentamente fino a stabilizzarsi.
69
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Appendice A
Il sistema EGS4
EGS (Electron-Gamma Shower) un pacchetto di programmi per la simulazione, con il metodo di Monte Carlo, del trasporto accoppiato di elettroni e fotoni in una geometria arbitraria definita dallutente. stato sviluppato nello
Stanford Linear Accelerator Center ed era in origine destinato alla descrizione
del trasporto di fotoni ad altissima energia e particelle con energia nellordine
del MeV o pi [38].
Nella versione 4, quella da me utilizzata, gli algoritmi per la simulazione di
particelle a bassa energia sono stati decisamente migliorati, in modo da rendere
possibile attraverso EGS4 una realistica simulazione del trasporto di fotoni e
elettroni/positroni con energia da pochi keV fino ad alcuni TeV.
Accanto al sistema ETRAN, sviluppato da Berger e Seltzer, EGS4 appartiene
oggi al numero dei programmi pi usati e meglio testati per la simulazione di
Monte Carlo del trasporto di elettroni e fotoni.
Uno sguardo sopra i metodi di Monte Carlo nella fisica delle radiazioni nella
medicina la d Andreo [2].
La struttura del programma EGS indicata nella figura A.1. Un programma
di EGS consta quindi del codice di EGS e di un programma dellutente. Il codice
di EGS consta di due sottoprogrammi che devono essere chiamati dallutente,
HATCH e SHOWER, che a loro volta, accanto alle altre routine di EGS, chiamano anche due routine che lutente deve scrivere, HOWFAR e AUSGAB.
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Poich il numero di interazioni dei fotoni per ogni traccia relativamente piccolo, a causa della rapida perdita di energia dovuta alleffetto Compton e al successivo assorbimento, possibile una diretta simulazione del trasporto di fotoni,
poich le approssimazioni elencate in precedenza rappresentano solo una piccola
correzione. Poich inoltre la propagazione di una cascata di elettroni e fotoni in
un mezzo denso dellordine dei centimetri, soprattutto per i fotoni, e la deposizione di energia degli elettroni va dai micron ai centimetri, le approssimazioni
sono, per quello che riguarda le esigenze della fisica medica, tranquillamente
trascurabili.
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Appendice B
I dispositivi per la radioterapia
I dispositivi per la radioterapia utilizzati nellambito di questo lavoro, le loro
caratteristiche e il loro modo di funzionare verranno nel seguito brevemente descritti. Si tratta di due apparecchi, presenti nel DKFZ, diversi per tipo di radiazione e per energia di emissione: un
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MeV, e un Mevatron, acceleratore lineare per elettroni da 6 a 21 MeV con radiazioni Rntgen da 6 a 15 MeV.
Prendiamoli adesso in esame singolarmente.
Il Gammatron: Il Gammatron S80 F (Siemens, figura B.1) consiste in una
sorgente cilindrica di 60Co, fissata dentro una testa irraggiante schermata. Il diametro attivo della sorgente 15 mm, mentre laltezza attiva 27 mm. La testa
irraggiante montata isocentricamente. Con laiuto di un sistema mobile di collimazione si possono produrre campi di radiazioni con langolazione voluta. Le
dimensioni laterali di questi campi a una distanza di 80 cm dalla sorgente sono
regolabili con continuit da 4,5 a 40 cm.
Il Gammatron viene oggi usato quasi solo pi per misure di riferimento, mentre nella terapia stato sostituito dagli acceleratori lineari. Vantaggi essenziali
degli acceleratori lineari nei confronti dei dispositivi a
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Co sono la maggiore
flessibilit (radiazione di fotoni o di elettroni, diverse energie, ecc.), lalto rendimento di dose emessa (3-5 Gy/min nellisocentro) e il convenientemente piatto
andamento della dose con un accentuato effetto di rinforzo.
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Referenze
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REFERENZE
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Commission
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REFERENZE
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