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ANNO I NUMERO 12
Il verdetto in appello
quotidiano
La Giornata
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In Italia
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Nel mondo
CAGLIARI, CHIESTA LARCHIVIAZIONE da parte della procura di Brescia nei confronti del pm Fabio De Pasquale dallaccusa di abuso dufficio
per il suicidio dellex presidente dellEni. La decisione spetta ora al gip.
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Leasing fra Air One e Klm per raddoppiare, da sei a tredici, i collegamenti sulla Roma-Milano. Laccordo prevede
laffitto di due aerei della Transavia Airlines, controllata all80% da Klm.
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Caccia F-104 cade nel grossetano durante una fase di avvicinamento. Salvo
il pilota, lanciatosi col paracadute.
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In calo i consumi petroliferi, che allinizio del 96 hanno registrato un decremento del 3% rispetto a un anno fa.
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Borsa di Milano. Lindice Mibtel di ieri 10.078 (+1,95%). La lira ha guadagnato 2,47 punti sul dollaro (1.570,19) e
2,87 sul marco (1.063,60).
Questo numero stato chiuso in redazione alle ore 20,20
nista in economia; sostiene il primato di famiglia e tradizione. Va oltre tutte le previsioni il candidato
Buchanan, star della nuova religiosit americana (pagina 4)
AUGUSTO
FANTOZZI, ministro
delle Finanze e ad interim del Bilancio, risponde alle nostre critiche di ieri sul mancato utilizzo dei
fondi dellUe e sulla perdita di 400
mila posti di lavoro (pagina 2)
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La Barilla non in vendita, ma saldamente in mano alla famiglia che ne detiene il 51%. Smentite tutte le voci che
parlavano di unentrata nellazienda
emiliana di partner finanziari.
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Maastricht
Sul trattato di Maastricht si discute seriamente. Hans Tietmeyer, presidente della
Bundesbank, al convegno sullunione monetaria organizzato ieri a Francoforte dallorganizzazione imprenditoriale tedesca,
ha detto: Il treno della moneta unica non
pu deragliare. Un rinvio sarebbe meno
problematico di un deragliamento.
Tra euroentusiasti ed euroscettici, si stanno facendo strada gli eurointellingenti, che
trattano anche gli argomenti tab (data, criteri e cos via) senza scadere nella tifoseria:
tra questi il primo ministro francese Alain
Jupp il quale, pur difensore del trattato,
avverte i tedeschi che i francesi non faranno una moneta unica soltanto con il marco.
Tra gli eurointelligenti difficile collocare il giornalista del Times che ha accusato
Susanna Agnelli, coordinatrice per il semestre della politica estera dellUnione, di non
essere stata capace di impostare una politica saggia in merito alla crisi greco-turca. Il
Times fa dellironia sullinaffidabilit degli
italiani, ma dimentica che solo qualche anno fa tocc a uno dei figli migliori della tradizione diplomatica inglese, David Owen, la
disavventura di fallire nel tentativo di fermare la guerra civile nellex Jugoslavia.
Forse sarebbe bene sottrarre il difficile
compito di costruire una politica estera dellUnione a facili ironie scioviniste.
Parlamentari frustrati
dai tecnici pigliatutto
Solo lo 0,5 per cento degli impegni di
spesa viene deciso dalle Camere
Roma. Non dite a mia madre che faccio
il deputato. Mi crede pianista in un bordello di Canicatt. Lultimo numero dellItalia Settimanale uscito in edicola con
questa provocatoria epigrafe in copertina.
Con lo stesso spirito, qualche giorno dopo,
sul tavolo della presidente della Camera
Irene Pivetti arrivata la lettera di dimissioni di Vincenzo Mattina, deputato laburista: Mi dimetto da parlamentare - scriveva Mattina - perch il ruolo di noi rappresentanti del popolo ormai avvilito e
reso vano; subiamo la disistima della pubblica opinione e per di pi lessere stati
eletti divenuta una condizione ostativa
alla partecipazione ai governi dei cosiddetti tecnici. Meglio quindi cambiare mestiere. Spiega Mattina: La goccia che ha
fatto traboccare il vaso stato sentire Maccanico parlare agli italiani dicendo: non
preoccupatevi, nel mio governo non ci sono parlamentari.
Dietro la solitaria impennata dorgoglio
di Enzo Mattina, cova in realt una rabbia
sorda e diffusa che accomuna parlamentari di ogni latitudine politica. Da pi di un
mese la Camera si riunisce appena una
volta a settimana - racconta Gualberto Nicolini della Lega Italiana Federalista - Per
sapere quello che succede ci ammucchiamo davanti ai televisori della sala stampa
o intervistiamo i giornalisti. Intanto lItalia
in mano ad un gruppo di burocrati che
per pudore si fanno chiamare tecnici.
Cos la lettera di Mattina si trasformata
dun tratto nel manifesto degli scontenti.
La sottoscrivo in pieno - dice Gabriele Calvi, eletto con il Ppi, plurilaureato e fondatore dellistituto di ricerche Eurisko - tanto
che io pur non arrivando a dimettermi, di
certo non ripresenter la mia candidatura:
stato triste vedere tanti ottimi colleghi sopportare anche pesanti perdite economiche
per avventurarsi in politica, surclassati dai
tecnici e dai loro entourage.
Nessuno si rassegna a veder scambiata
lespressione della volont popolare per
una sorta di malattia infettiva. Ma che cosa
ho? - protesta Renato Ellero (Lif), che dellessere un peone ha fatto una filosofia di vita - la scabbia? La lebbra? Che se mi avvicino al governo lo infetto?. Marucci Vascon,
giovane deputata di Capodistria, eletta da
Forza Italia, ha unaltra diagnosi: I tecnici?
Sono solo dei maleducati: ho mandato centinaia di interrogazioni al ministro dei Trasporti, Caravale, non mi ha neppure fatto telefonare da un funzionario.
Proprio nei giorni in cui la centralit del
Parlamento riceve continui e solenni ossequi contro lavanzata dei presidenzialisti,
gli attuali inquilini del palazzo sembrano
aver poco da difendere. La centralit del
Parlamento tutta da conquistare - dice
Marco Rizzo di Rifondazione - E da tempo
che lesecutivo si impossessato della prerogativa di legiferare. E la sensazione di
Rizzo confermata da un recentissimo studio del Senato sulle leggi di spesa 1995: su
un onere complessivo per il bilancio di circa 9 mila miliardi, il 99,45 per cento derivato da iniziative governative, mentre solo
lo 0,55 per cento da leggi del Parlamento.
Il governo Dini - ricorda il riformatore
Elio Vito - ci ha fatto ingoiare una finanziaria a colpi di maxi emendamenti: non
c uno di noi che sappia che cosa ha approvato. I tecnici spendono e i parlamentari pagano le conseguenze.
Eravamo stati chiamati per stare in prima linea - osserva amaramente il pidiessino Fabio Evangelisti - poi ci hanno chiesto
di fare un passo indietro e ora ci chiedono
di rimanerci: non facile da sopportare.
Non lo sopporta neppure Clemente Mastella che ha annunciato: Me ne torno a
Ceppaloni, piglio unaltra laurea e mi riciclo come tecnico.
Etica e Aids
Confronto imbarazzato
anche nella Chiesa
sulluso del profilattico
La strana apertura dei vescovi francesi
e la chiusura della gerarchia
vaticana. Situazione drammatica
IL FOGLIO QUOTIDIANO
INTERNET
SIGNOR DIRETTORE
LA TV DEVASTA LE MENTI E BLOCCA LIMPEGNO? ECCO COSANE PENSANONEL RESTO DEL MONDO
Sar poi vero che la televisione defor ma la mente? Che rovina irrimediabil mente le capacit cognitive e razionali
di chi la guarda eccessivamente? Che
rende passivi e blocca ogni impeto di
impegno? Che costruisce un mondo al tro, falso e che, soprattutto, anche
quando dice di voler informare obietti vamente, facendo cio vedere, maga ri anche in diretta, invece sta falsando
la realt?
Cosa ne pensano in altri Paesi, non
gli esperti, ma i fruitori di televisione?
Abbiamo inserito questa domanda
in Internet.
Alcuni sostengono che la televisione annienta la capacit delluomo
di ragionare, che conduce alla tirannia dellignoranza, che blocca limpegno sociale, menzognera, crea un
mondo di sorrisi falsi, distrugge il potere della parola scritta, eccetera.
vero? cos in ogni parte del mondo?
Le vostre esperienze sono diverse?
Qui di seguito pubblichiamo le pri me risposte giunte in redazione.
E nella sua natura indurre passivit
Chiedete se la televisione annienta la capacit di ragionare? Certo! Per la sua stessa natura, incoraggia una visione passiva, si
aspetta che uno si sieda davanti a lei e osservi le immagini scorrere via.
Gli altri media non sarebbero intrinsecamente cos, ma lo stanno lentamente diventando loro malgrado (come USA Today)
proprio per competere con la televisione.
vero quindi anche che la televisione distrugge il potere della parola scritta. Presto
tutte le informazioni ci arriveranno esclusivamente sotto forma di frammenti, senza
pi alcun approfondimento.
Ognuno si crea il proprio mito personale, si crea una mitologia. La cosa principale che ci sia una complicit (Baudrillard).
Leonard Allan
Baltimora, Maryland
Guardarla per pi di unora mi deprime
Ogni anno negli Stati Uniti salta fuori un
nuovo libro scritto da un giornalista, da uno
studente, da uno psicologo, da uno scienziato politico, eccetera. Sebbene io sia davvero interessata all'argomento, normalmente non leggo questi libri poich ho gi
un'opinione mia.
Non posseggo un televisore. Le uniche
volte in cui guardo la televisione quando
vado a trovare la mia anziana zia. Insieme
guardiamo programmi che ci divertono veramente e intanto parliamo (questo accade
1 o 2 ore alla settimana). I motivi per cui
non ho un televisore sono i seguenti:
1) I network vendono la mia attenzione
LETTERE
Fate inchieste sul giornalismo
Signor direttore - Linvito che avete rivolto (Il Foglio 10/2/96) ai cronisti reduci dal
palazzo di Giustizia di Milano di rimettersi
in strada per realizzare inchieste vere mi
pare giusto e opportuno.
Dopo un non difficile lavoro come voce
del palazzo il ritorno ad un lavoro pi vero potrebbe essere utile per tutti. Nelle inchieste suggerirei di partire dal mondo dellinformazione dimostratosi in buona parte
servizievole nella Prima Repubblica, prono
nella transizione e disponibile in vista della nebulosa Seconda Repubblica.
Comincerei ad analizzare i cambiamenti di opinione e di referenti, a volte repentini e senza pudore, da parte di molti commentatori ed opinionisti spesso pronti a
prendere le distanze dai perdenti per accreditarsi rapidamente presso i vincitori
con il rischio di trovarsi senza coperture vista la velocit di ascesa e caduta dei nuovi
padroni in questa confusa rivoluzione allitaliana.
Un altro campo di inchiesta quello relativo ai compensi e ai contratti del mondo
dellinformazione. Si sa tutto o quasi su parlamentari, burocrati, magistrati, giocatori,
eccetera. Non ci sarebbe nulla di male a sapere qualcosa anche su chi in grado di
orientare lopinione pubblica. Non con lobbiettivo di fare scandalo, ma per la necessit di aiutare la gente a capire.
Il metodo dovrebbe essere quello della
trasparenza, senza gli abusi di moda in questi anni. Vorrei sapere, insomma, se corrisponde a verit limmagine di estraneit
del mondo dellinformazione, a partire da
quella economica, dallItalia corrotta che
ha coinvolto tutti: politici, industriali, burocrati, tecnici, pezzi di apparato dello Stato.
La ricerca della verit cosa complessa.
Qualche inchiesta senza pregiudizi e senza
il finale gi scritto, potrebbe aiutare a capire il passato e a costruire un futuro meno
falso e provvisorio.
Luigi Vertemati, Milano
Linequit fiscale anticostituzionale
Signor direttore - Anche la Corte costituzionale si occupata dellIrpef valutando
una sua possibile incostituzionalit in
quanto penalizzante le famiglie monoreddito. Dopo le dichiarazioni del comandante
della Guardia di finanza che disse: Le aliquote fiscali sono troppo elevate e favoriscono levasione e quelle dellOcse: Il sistema fiscale italiano iniquo e inefficiente, penso che la Consulta avrebbe fatto bene se, coraggiosamente, avesse affermato la
palese incostituzionalit dellintero sistema
Irpef, che penalizza le fasce basse di reddito in flagrante disattenzione della progressivit del sacrificio fiscale.
Lo Stato non pu pretendere lealt dal
contribuente se prima non mostra la propria. Il permanere di iniquit costituisce
ostacolo alla lotta allevasione, anzi ne sollecita la proliferazione.
Giovanni Bertei, La Spezia
IL FOGLIO quotidiano
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EDITORIALI
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O
e produrrebbero unondata di noia irritata tra i cittadini italiani e nellestablishment europeo. Si parla di un ritorno al governo Dini, di una nuova
promessa di elezioni a giugno, di una
riforma dellarticolo 138 della Costituzione per eleggere una Assemblea costituente con metodo proporzionale. La
crisi politica rischia di diventare un
garbuglio inestricabile in cui alla fine
si impiglierebbero i suoi protagonisti.
E gi successo.
LItalia si retta per mezzo secolo su
un sistema dei partiti che non era consorteria chiusa, al contrario di quanto
oggi si pensa in virt della damnatio
memoriae, della cancellazione della storia della Repubblica. Per molti decenni la difesa dellidentit cattolica, occidentale, liberale ha funzionato come
collante e legame tra i cittadini e la politica, mentre dallaltra parte agiva con
forza lideologia della speranza, del riscatto, della lotta di classe per una democrazia progressiva destinata a trascolorare nella grande illusione del socialismo realizzato. Solo alla fine tutto
crollato, insieme con il muro di Berlino, e i partiti hanno perso i contatti
con la societ. Facevano le stesse cose
che si minaccia ora di tornare a fare:
balletti, retromarce, giri di valzer senza
senso, accordi inconcludenti, eterni
rinvii.
cruciale. Per il ministro degli Esteri egiziano, sar piuttosto la cancellazione di altri
sei miliardi di debiti esteri ad aiutare il governo del Cairo a vincere la battaglia in corso contro il terrorismo islamico.
Forse un giorno qualcuno proporr di
chiamare la guerra civile in corso in Algeria
come la guerra degli idrocarburi. Di que-
tuale istaurazione di rapporti fra i due paesi avrebbe come base il possibile concorso
israeliano a rilanciare lagricoltura algerina in rovina.
La possibilit che Israele realizzasse con
gli Emirati arabi accordi per la fornitura di
gas ha sbloccato il lunghissimo stallo ideologico e politico che impediva la fornitura
IL FOGLIO QUOTIDIANO
E POTERIFORTI
stava la capacit imprenditoriale, ma era necessario avere un forte peso politico. Allinizio degli anni Ottanta lincontro con il corsaro del giornalismo Eugenio Scalfari aveva
dato al presidente della Olivetti loccasione
per dare una base solida al suo progetto di
contare in politica. Ma lo strumento del partito De Benedetti non poteva essere pi di
tanto il quotidiano di Scalfari: La Repubblica era ed un grande giornale, fazioso ma
autorevole, legato comunque a una logica di
mercato e allinseguimento delleterno concorrente, il Corriere della Sera.
Cervello politico del partito De Benedetti
diventato cos il settimanale lEspresso: un
altro prodotto di razza del giornalismo italiano, ma anche il luogo naturale per un laboratorio politico che sostenesse le idee dellimprenditore che voleva affermarsi definitivamente sulla scena italiana. Quando parliamo di De Benedetti e del suo partito, non
ci riferiamo naturalmente a un grumo di interessi volgari da rappresentare in politica:
pensiamo ad una visione della societ italiana che ha radici nella nostra cultura ed
ha quindi una sua forza anche morale.
La visione della societ italiana debenedettiana una visione pessimistica: lItalia
percorsa da culture arretrate fasciste, comuniste, plebiscitarie, democristiane che
impediscono di affrontare i nodi di una vera
modernizzazione. Gli imprenditori illuminati e la cultura aperta non possono pensare di
risolvere il problema del rinnovamento dellItalia partendo dal basso, dagli industriali
della Brianza o dai cooperatori di Reggio
Emilia. Mentre si affermano economicamente con i mezzi possibili, e spesso i mezzi
di De Benedetti non sono cos limpidi (basti
pensare al Banco Ambrosiano), devono cercare a tutti i costi un accordo con quelle lite italiane che pur essendo aristocratiche,
chiuse e corporative, per la loro cultura possono interloquire con il pensiero pi avanzato. Queste lite sono essenzialmente Banca dItalia, la magistratura di Mani Pulite e
dellAntimafia, peraltro cos riguardose con
il gruppo Cir-De Benedetti, larea di sinistra
della Rai e anche Mediobanca, senza dubbio
spesso scostante con De Benedetti, ma cos
elitaria nelle sue espressioni e cos utile sul
piano finanziario.
Il think tank di De Benedetti, costituito
dallEspresso, ha un suo capitano, Claudio
Rinaldi; un asso fantasioso ma debole nel
gioco di squadra che Giampaolo Pansa; un
grande campione, molto impegnato, da chiamare solo a coprire lasse ideologico del laboratorio, Umberto Eco; la grande mezzala
che fa il lavoro di centro campo, Massimo Riva, e tanti giocatori importanti tra i quali ha
assunto un ruolo significativo, per i suoi rapporti con Di Pietro, linviato che segue la cronaca giudiziaria Antonio Carlucci.
Difficili le ultime partite della squadra. Si
pensi al caso di Antonio Di Pietro, cio come
LIBRI
Calel Perechodnik
SONO UN ASSASSINO?
262 pp. Feltrinelli, Lire 25.000
nik amplificata da una circostanza peculiare. Nella speranza di salvare la moglie
e la figlia amate, le ha accompagnate egli
stesso alla stazione, nella sua funzione di
agente della Ghetto-Polizei, di poliziotto
ebreo del ghetto. Il nucleo del volume si
concentra sul dramma della collaborazione di alcuni ebrei con i nazisti. Collaborazione inutile, perch nella grandissima
maggioranza dei casi non era servita che a
rimandare la fine e a renderla pi amara
con il rimorso di un tradimento. Stretto tra
lantisemitismo programmatico dei tedeschi e lantisemitismo viscerale dei polacchi, Calel Perechodnik cerca di sopravvivere con i mezzi che ha a disposizione. La
parola forse pi ricorrente nel testo zloti, la moneta polacca. Zloti passano continuamente di mano, da una mano ebrea a
unaltra mano ebrea, da una mano ebrea a
una mano polacca, da una mano polacca a
una mano tedesca. Gli ebrei devono pagare la vita in denaro contante. Ma neppure
gli zloti, gli orologi doro, i benefici della
IL FOGLIO QUOTIDIANO
Dio e il diavolo, onorevole Mattina, si anni dano nei particolari. Cos diceva il grande ico nologo Aby Warburg, che studiava il linguaggio
segreto della pittura rinascimentale. Anche il
Suo quadro della scabrosa situazione in cui vi ve la Bolgia di dannati che abbiamo eletto per
governare la Repubblica ha una impronta di
nudo realismo. E vero. Mai come in questi ul timi anni i parlamentari sono allo sbando, sen za potere, senza influenza politica, privi di infor mazione e di strumenti per assolvere a un com pito che ha dignit costituzionale e che il sale
della democrazia, cio del sistema che prevede
il governo di coloro che il popolo sceglie e dele ga a questo scopo (vedi larticolo a pagina 1).
Ma anche colpa loro. Perch non pongono
Ritratto di un conservatore
che fa paura a Bob Dole
Il caucus repubblicano dellIowa ha
premiato la sua linea dura
Washington. In una campagna elettorale
importante non tanto per ci che i politici
vanno dicendo allelettorato quanto per ci
che lelettorato va dicendo ai politici, una
clamorosa novit si verificata luned notte quando i caucus dellIowa hanno catapultato sulla scena un outsider, lultr Pat
Buchanan. Buchanan, che rappresenta posizioni politiche estreme ma evidentemente meno discare al pubblico americano di
quanto dicessero fino a ieri i sondaggi dopinione, acquista ora a pieno titolo il diritto
di competere per la nomination del partito repubblicano in agosto, preludio al confronto con il presidente Clinton nel voto di
novembre.
Formalmente, i caucus dellIowa che
sono soltanto una indicazione della relativa
popolarit dei concorrenti alla Casa Bianca
allinterno del partito, non unassegnazione
di preferenze in vista della nomination
che invece spetta alle primarie e in ultima analisi alla convention di agosto, sono
state vinte dal senatore Bob Dole.
Ma la sua vittoria ha avuto un margine
tanto esiguo rispetto alle previsioni (26 per
cento: due settimane fa si parlava del 44) da
essere difficilmente distinguibile da una
sconfitta. Viceversa Buchanan, fino a ieri ritenuto un illuso, si fatto avanti con un impeto cos inatteso (23 per cento) da rivoluzionare le prospettive della campagna. La
misura di quanto avvenuto si ha meglio se
si nota che il progresso di Buchanan ha causato il subitaneo tracollo anche di Steve
Forbes il wonder boy multimiliardario,
promotore della flat tax che fino a ieri
laltro pareva la reale alternativa a Dole.
Forbes non giunto nemmeno terzo, ma
quarto, segno che lidea della flat tax, almeno nella percentuale ultra-generosa del
17 per cento propugnata da Forbes, sentita ancora come troppo miracolista per lAmerica.
Il Ghost writer di Nixon
Il terzo posto, per inciso, stato conquistato da un mite gentiluomo del sud, il governatore del Tennessee Alexander Lamar,
che acquista ora un potenziale di figura di
compromesso tra il simpatico e coraggioso
e moderato (ma anche anziano: a 73 anni, sarebbe il pi vecchio uomo mai arrivato alla
Casa Bianca in tutta la storia) Bob Dole, e
lirruente, no-nonsense e relativamente giovane (57 anni) Pat Buchanan.
Buchanan: commentatore televisivo, gi
consulente per i media con Reagan e Bush, in giovent scrittore dei discorsi di Richard Nixon. Lo definiscono ultraconservatore, ma in realt solo la definizione ultr gli si addice, perch le sue posizioni radicali e anticonformiste sono di stampo
molto personale e talora identificabili con
tradizionali motivi progressisti piuttosto che
conservatori o di destra. Il suo tema di battaglia laborto: egli lunico, tra tutti i candidati in campo, di ambo i partiti, a volere
labrogazione totale della legge che attualmente lo permette.
Ma chiede anche innovazioni che vanno
controcorrente rispetto a praticamente tutte le grandi tendenze della gestione politica
americana di questi ultimi anni. Procedendo in ordine: Nafta (il mercato comune con
il Messico e il Canada, gi bestia nera di
Ross Perot nelle elezioni del 1992) e in genere listituzione di un regime protezionistico che ponga fine alla globalizzazione
delleconomia Usa e al progressivo deterioramento del tenore di vita americano ( la
stessa richiesta che fanno i sindacati Afl).
In secondo luogo, ladozione di una politica estera di rigorosa corrispondenza ai soli interessi geopolitici ed economici americani: isolazionista se si vuole, ma che rifugga dalle avventure a conclusione non chiara come quella in Bosnia (Buchanan avvers a suo tempo anche la spedizione in Irak).
Terzo, una lotta senza quartiere alla criminalit e in difesa della famiglia; la fine del
Welfare State e in generale del tentativo
di risolvere con il dollaro i problemi sociali, incluso quello della razza. Infine una generale riduzione ed appiattimento delle imposte con una flat-tax, ma non cos drastica come quella proposta da Forbes.
Il gender gap in agguato
NellIowa stato evidentemente decisivo
per Buchanan lappoggio della destra religiosa lorganizzatissima Coalizione Cristiana che cos ha esibito in modo convincente, anche sul piano nazionale, la sua muscolatura. Ma se stato soprattutto il tema
dellaborto a guadagnare a Buchanan il suo
posto al sole, questo, simultaneamente,
spinge in primo piano un altro aspetto inatteso di questa campagna 1996: il gender
gap, ossia il confronto, mai prima emerso
con tanta forza nella storia politica americana, tra uomini e donne nella vita politica.
Il nemico da sconfiggere, a novembre, e certo neanche i repubblicani potranno dimenticarlo, Bill Clinton. E Clinton, e perfino
Hillary, hanno perso molto meno quota tra
le donne che tra gli uomini dopo il loro insediamento tre anni fa.
I risultati della consultazione
Iowa amaro per Bob Dole, il senatore
candidato ufficiale del partito repubblicano. Dole ha battuto di stretta misura Pat
Buchanan, leader della destra religiosa che
ha ottenuto il 23 per cento dei consensi. Ma
il 26 per cento di Dole poco, rapportato al
37 per cento che Dole aveva ottenuto, nella
stessa consultazione, quattro anni fa.
La grande delusione della prima tornata
Steve Forbes, il miliardario alfiere della
Flat tax, che non andato oltre il 10 per
cento dei consensi, battuto anche dallex governatore del Tennessee Lamar Alexander,
gratificato dal 18 per cento delle preferenze. Ora si aspettano nuove indicazioni dalle
primarie del New Hampshire, previste per
il 20 febbraio prossimo.