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SHINY

MAGAZINE

MAGGIO 2015
NUMERO 0

FURIOUS 7

APPLE WATCH

THE AVENGERS 2

Fast & Furious 7


omaggia Paul Walker in
una maniera che riesce
ad essere toccante,
sincera, elegante e
delicata...

Voglio provare a
stuzzicarvi con una
breve riflessione: forse
stavolta Apple ha
commesso un errore di
valutazione...

Che alla Marvel i teammovie riescano molto


meglio di quelli, pur
validi, dedicati ai singoli
eroi oramai una
certezza...
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03

EDITORIALE

APPLE WATCH

ELECTRIC BLUE SKIES

04

05

06

THE AVENGERS 2

VIDEOGIOCHI DAZZARDO

FURIOUS 7

ITS SHINY

MAGAZINE

07

08

09

FILM CULT: MARTYRS

I MILLE VOLTI DI STEPH

2015 TECH TRENDS

10

11

12

RESPONSIVE DESIGN

LORIS G. PHOTOGRAPHER

RINGRAZIAMENTI

ITS SHINY

MAGAZINE

SHINY MAGAZINE. LA RIVISTA DI TUTTI.

Verba volant. Scripta manent.


EDITORIALE
Shiny Magazine la terza rivista
digitale alla quale contribuisco, questa
volta come unico fondatore, ed un
esperimento creativo ed ambizioso, al
quale mi sono gi affezionato.
Lobiettivo principale di Shiny Magazine
quello di fornire contenuti interessanti
e stimolanti ad un target estremamente
eterogeneo per sesso ed et. Il
principio alla base della raccolta di tali
contenuti il crowdsourcing: chiunque
pu partecipare e contribuire al
progetto in svariati modi, purch abbia
qualcosa interessante da raccontare o

da mostrare al mondo. Mi riferisco ad


esperienze ed eventi emozionanti da
condividere con tutti, letture avvincenti
da consigliare, visioni cinematografiche
e sessioni videoludiche imperdibili,
condivisione di proprie creazioni e
molto altro ancora...
Shiny Magazine si assume il compito
di impaginare questi contenuti e di
mostrarli in forma smagliante alla
propria audience, segnalando sempre
le fonti per garantire visibilit ai
contributori. Nasce come la rivista
gratuita di tutti con lo scopo di ottenere

la massima diffusione possibile.


Shiny Magazine un prodotto
fondamentalmente visuale, dove i
testi giocano un ruolo importante,
ma protagoniste sono le immagini, le
fotografie, le illustrazioni Questo
perch lesperienza sul campo mi
insegna che una rivista digitale viene
principalmente sfogliata dai suoi lettori
ed impossibile catturare lattenzione
del grande pubblico con una valanga
di contenuti testuali, per quanto
interessanti essi siano.
Lobiettivo di Shiny Magazine di
evolvere in un formato totalmente
universale e multimediale.
Tradotta in pi lingue possibili,
incorporer filmati, musica e animazioni.
Apprender gradualmente le preferenze
peculiari di ogni lettore e gli fornir
contenuti inerenti la sua posizione
geografica, grazie alle possibilit che
le tecnologie moderne ci offrono e ci
offriranno sempre di pi nel prossimo
futuro.
Se siete arrivati fino a qui, date una
chance a Shiny Magazine.
Sfogliatela, stampatela, leggetela,
condividetela e consigliatela agli amici.
Vi prometto che non ve ne pentirete.
Buon divertimento!

Luca Tenneriello
ITS SHINY

MAGAZINE

Shiny Magazine una rivista digitale, gratuita e collaborativa, dedicata ad un pubblico di appassionati di tecnologia, arte, fotografia, letteratura, cinema, videogiochi e musica. Scritta ed assemblata da un gruppo eterogeneo di collaboratori internazionali,
Shiny Magazine si pone come obiettivo quello di intrattenere e divulgare contenuti di qualit tramite le pi moderne tecnologie
disponibili sul mercato.
Shiny Magazine non una testata giornalistica, in quanto viene pubblicata senza alcuna periodicit. Pertanto, non pu essere
considerata un prodotto editoriale ai sensi della Legge 62 del 7/3/2001. Lutilizzo delle immagini segue le norme del fair use. Per
qualsiasi problema vi preghiamo di contattarci: info@shinymagazine.com
Sono un Analista Programmatore specializzato in tecnologia Open Source e Web 2.0. Lavoro da pi di quindici anni in ambito IT
al servizio di aziende e privati, offrendo soluzioni capaci di rendere piacevole ed intuitivo lutilizzo delle pi moderne tecnologie.
La mia homepage: www.lucatenneriello.com

Luca Tenneriello
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TECNOLOGIA

Apple Watch
Bello senzanima
Lultimo Keynote di Apple ci ha mostrato
come lazienda americana, fondata nel
1976 da Jobs e Wozniak ed ora diretta
da Tim Cook, abbia lintenzione sempre
pi forte di apparire agli occhi dei
consumatori come un brand di lusso.
La Gold Edition del neonato Apple
Watch l a dimostrarlo, con un prezzo
di listino assurdo, a partire da 10.000$.
Non mi soffermo sulle specifiche
tecniche di questo gioiello tecnologico,

che ormai avrete letto ovunque.


Provo invece a stuzzicarvi con una breve
riflessione:
forse stavolta Apple ha commesso un
piccolo errore di valutazione.
Esiste di sicuro un tipo di acquirente
disposto a spendere una cifra simile per
un orologio di lusso (di sicuro non io,
ma questo un altro paio di maniche),
ma questo tipo di acquirente ha molto

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spesso le idee ben chiare e gusti


particolarissimi.
Il valore reale di un orologio doro da
svariate migliaia di dollari difficilmente
misurabile, e non si basa affatto sulla
somma del valore intrinseco dei
componenti. Lo impreziosiscono ed
aumentano a dismisura elementi quali
il tipo di lavorazione (spesso a mano)
e lapplicazione di tecniche artigianali
vecchie di centinaia di anni; insomma, il
suo valore quasi umano, la sua anima.

LEATHER LOOP

IL CINTURINO IN PELLE DI APPLE


WATCH ITALIANO!
Il cinturino in pelle Leather Loop di Apple Watch fabbricato a mano, in Italia. Oltre
ad una tradizione artigianale di cinque generazioni, la conceria che lo realizza ha una
lunga storia di collaborazioni con alcuni tra i nomi pi prestigiosi dellalta moda. Questa
tradizione artigianale combinata con un approccio progettuale allavanguardia ed
innovativo. I magneti nascosti allinterno del cinturino di pelle morbida consentono una
presa avvolgente intorno al polso per una tenuta precisa ed un look alla moda.

Inoltre sto parlando di cimeli preziosi


che durano una vita, spesso tramandati
da padre in figlio e gelosamente
conservati come ricordo.
Qualunque versione di Apple Watch,
per quanto costosa ed esclusiva, viene
invece fabbricata in Cina, utilizzando
macchinari asettici e con una minima
interazione umana.
Insomma, lApple Watch Edition (il

modello doro 18 carati) non ha alcun


senso!
Dategli tempo un anno e diverr
obsoleto sia come software/hardware
che come design. Non sar possibile
nemmeno riciclarne la preziosa cassa
dorata perch il successore avr quasi
sicuramente uno chassis differente.
Paragonato a concorrenti tradizionali
della stessa fascia di prezzo non ha

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alcuna chance. E un gadget bellissimo


da vedere e da toccare, semplice
ed intuitivo da usare, ma rimane un
PRODOTTO. Non pu ambire al titolo di
ESPERIENZA.
Detto questo, la versione di alluminio, a
livello funzionale, identica E a 350$
posso farci sicuramente un pensierino!

Luca Tenneriello

VIDEOGAMES

ELECTRIC BLUE SKIES


www.electricblueskies.com
Electric Blue Skies un progetto Italiano, fondato da Emanuele
Bresciani alla fine del 2010, dedicato alla Fotografia Videoludica.
Le foto di Electric Blue Skies
non sono solamente immagini di
videogiochi, ma scatti di un fotografo
che passeggia estasiato in mondi
virtuali. Basta guardare i set fotografici
per rendersi conto che giocare e
guardare un videogame sono due cose
completamente diverse.
Mentre giocate siete focalizzati

sullazione. Il Gameplay guida locchio


dove i programmatori vogliono che
voi guardiate. Certo, deve indicarvi la
via, la sua missione, ma cos facendo
sminuisce il lavoro di designer ed artisti
eccezionali.
Mentre correte verso il checkpoint
successivo vi perdete una cascata
impetuosa, un colore sgargiante,
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un angolo di paradiso perch avete


fretta di arrivare alla fine. Ma cos vi
perdete stile, geometrie e scenografie
meravigliose.
Electric Blue Skies pone rimedio a tutto
ci. Sedetevi comodi e gustatevi le
migliori inquadrature videoludiche che,
probabilmente, vi sono sfuggite mentre
stavate giocando!

ELECTRIC BLUE SKIES

LUNGOLAGO

ELECTRIC BLUE SKIES


ITS SHINY

MAGAZINE

LIKE A BOSS

ELECTRIC BLUE SKIES


DRIVE CLUB

ITS SHINY

MAGAZINE

ELECTRIC BLUE SKIES


FALLING SKIES

ITS SHINY

10

MAGAZINE

ELECTRIC BLUE SKIES

IN THE GERMAN BOX

ELECTRIC BLUE SKIES


ITS SHINY

11

MAGAZINE

THIS IS FOOTBALL

ELECTRIC BLUE SKIES

ESCAPE VELOCITY

ELECTRIC BLUE SKIES


ITS SHINY

12

MAGAZINE

RED ARROW

ELECTRIC BLUE SKIES

DESIGNERS REPUBLIC

ELECTRIC BLUE SKIES


ITS SHINY

13

MAGAZINE

LEMON DAY

ELECTRIC BLUE SKIES

INJECTION

ELECTRIC BLUE SKIES


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ENERGY SWORD

CINEMA

THE AVENGERS 2
Che alla Marvel i team-movie riescano
meglio di quelli, pur validi, dedicati ai
singoli eroi oramai una certezza.
A confermare questa tendenza il
secondo episodio della saga di The
Avengers che, pur tradendo in parte la
sua funzione di film-ponte, necessario
per far evolvere la continuity del Marvel

Universe, conferma labilit registica


di Joss Whedon, anche questa volta a
suo agio nella gestione della quantit
spropositata di personaggi che si trova a
dover mettere in scena.
Age of Ultron la cronaca del
pasticciaccio brutto (e relative
catastrofiche conseguenze) commesso
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da Tony Stark, che temendo che gli


Avengers non bastino crea un esercito
di robot capeggiato da Ultron, un mech
dotato di unintelligenza artificiale che
si ispira a quella del suo creatore, ma
che poco tempo dopo la sua attivazione
prende coscienza di s, rendendosi
conto che la peggiore minaccia per la
Terra sono gli esseri umani (la stessa

AGE OF ULTRON
conclusione a cui erano arrivati prima
di lui Gaizok, Hal, Wopr, Skynet).
Il gruppo di eroi si trova quindi a
fronteggiare un nemico cresciuto in
casa e la squadra, fatalmente, rischia di
sfaldarsi.
Sia che lo si consideri come film a s
stante o come lennesimo episodio di

una saga oramai quasi decennale e le


cui tappe future sono gi ampiamente
programmate, Age of Ultron convince.
O, per lo meno, soddisfa coloro che si
aspettano intrattenimento brillante,
tanta azione ed effetti speciali
spettacolari (e sotto questultimo
punto siamo davvero arrivati a livelli
insuperabili). Tutto questo c in
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abbondanza: unopera pi complessa


rispetto al prequel, pi dark, pi
spettacolare, altrettanto divertente e
maggiormente omogenea sotto il profilo
della narrazione (meno tempi morti e
pi botte!).
Cambiano invece, e piuttosto
radicalmente, le relazioni tra gli eroi

ed il loro ruolo nellarco narrativo.


Se il primo The Avengers (che da queste
parti era piaciuto parecchio) vedeva
Iron Man leader indiscusso del team,
stavolta il suo ruolo pi defilato e la
sua verve ironica stata saggiamente
distribuita su tutti i personaggi.
Ottime e abbondanti le new entry.
Ultron un credibile villain (peccato
per perdersi il doppiaggio originale di
James Spader); Visione ha un enorme
potenziale e permette finalmente
al ciarliero Paul Bettany (ex-Jarvis)
di mostrare finalmente il suo volto;
contrastanti le performance dei due
superumani: discreto Aaron TaylorJohnson/Pietro Maximoff/Quicksilver
(che perde la sfida a distanza con lo

scanzonato e irriverente personaggio


visto in X-Men e interpretato da Evan
American Horror Story Peters ),
convincente Wanda Maximoff/Scarlet,
una Elizabeth Olsen carismatica e
sensibile.
Whedon sa fare cinema popolare,
nella sua migliore accezione, quello
che andiamo a vederlo unaltra volta?
e hai visto quel dettaglio/chicca/
particolare?.
Age of Ultron, pur non avendo molto
a che fare con la sua controparte
reale fumettistica, le rende pieno
omaggio. Tutte le caratteristiche
tipiche dei comics Marvel trovano una
felice rappresentazione nel contesto
cinematografico: c lumano, il
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fantastico e linverosimile.
Considerando che, dopo qualche
tentativo meno riuscito, oggi
la casa produttrice riuscita a
trovare la perfetta armonia tra
prodotti piacevolmente ipertrofici e
testosteronici (Avengers ed eroi vari),
scanzonati e sardonici (I Guardiani della
Galassia) e pi attenti alluomo e alle
motivazioni che spingono gli eroi a fare
quello che fanno, meno allo spettacolo
tout court (la serie di Daredevil), lunica
cosa che noi spettatori possiamo fare
sederci su una comoda poltrona, fare
il pieno di popcorn e bibite e goderci lo
spettacolo.

Andrea Chirichelli

www.playersmagazine.it

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VIDEOGIOCHI DAZZARDO
Se paragoniamo videogame e gioco dazzardo notiamo che le
peculiarit che li accomunano sono di gran lunga superiori ai punti
che li separano!
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VIDEOGAMES

Ieri sera, dopo una lunga sfida online


a Street Fighter X Tekken, ho visto il
film 21, diretto da Robert Luketic e
basato su una storia vera. La pellicola
narra le gesta di Ben, studente prodigio
del MIT, coinvolto dal suo professore
Mickey Rosa in un club segreto di
Black Jack. Scopo del gruppo di giovani
e lucide menti quello di arricchirsi
rapidamente tramite la conta delle carte
ed il rapido calcolo matematico delle
probabilit di successo.

esista ancora la possibilit di giocare


veramente dazzardo tramite Xbox Live
e PlayStation Network.

e business planetario proprio la


componente psicologica. Eliminata
quella hai ammazzato il gioco.

Il boom del gioco dazzardo sul web ha


contribuito ad allargare enormemente
il potenziale bacino dutenza alla quale
potrebbero rivolgersi Microsoft e
Sony. Eppure, nonostante i videogames
strizzino sempre pi spesso locchio al
gioco dazzardo, questo grande passo
non si ancora compiuto.

Lempatia che si crea tra spettatore e


protagonista palpabile e concreta
e mi ha indotto ad una particolare
riflessione: se paragoniamo videogame
e gioco dazzardo notiamo che le
peculiarit che li accomunano sono
di gran lunga superiori ai punti che li
separano! Sto parlando di competizione
e adrenalina, di frustrazione davanti
ad una sconfitta o euforia derivante da
un inaspettato successo. Mi riferisco
anche allo studio psicologico del proprio
avversario e allutile controllo delle
proprie emozioni. E cos, banalmente,
mi sono domandato come mai non

Di recente ho ripreso a giocare a Red


Dead Redemption per cercare di
sbloccare lobiettivo Il ripulitore, che
richiede al giocatore di vincere una
partita a Poker con almeno 2000 chips
in tasca. Apparentemente impossibile,
scopro che pu essere facilmente
sbloccato spaventando i propri
avversari con un All-in imprevisto.
Ma tuttaltra storia sarebbe se venisse
chiesto di bluffare spudoratamente con
i Microsoft Points. Chiunque avrebbe
la faccia tosta di rischiare denaro reale?
Non ci credo! Il fulcro del divertimento
che ha reso il Texas Holdem un successo

E tornando a Microsoft e Sony, perch


non lasciare da parte per un attimo
tecnologie mirabolanti e costose
come HoloLens e Morpheus per
infondere nuova linfa vitale nel gaming
competitivo online? Pi ci penso e
pi lidea diventa eccitante. Ve lo
immaginate il nerd squattrinato che
si crea una ludoteca virtuale tramite
le proprie abilit videoludiche? Non
sarebbe forse questo un modo onesto
per premiare il talento piuttosto che
lucrare vendendo pacchetti salvatempo? Mi stupisce, anzi mi pare
impossibile che gli squali del marketing
videoludico non ci siano ancora
arrivati. Il rischio maggiore quello
di coinvolgere minorenni in attivit
vietate dalla legge, ma la soluzione pi
ovvia e banale il rispetto del PEGI ed
un semplice controllo tramite Carta di
Credito.

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Luca Tenneriello

CINEMA

un film di James Wan


con Vin Diesel, Paul Walker, Jason Statham e il resto della Famiglia
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I minuti finali di Fast & Furious 7


omaggiano Paul Walker in una maniera
che, nel contesto assolutamente grezzo
che quello della serie, riesce ad essere
toccante, sincera, elegante, delicata.
E ne viene fuori un momento
completamente assurdo, una sorta trip
metalinguistico in cui il settimo episodio
di una saga cinematografica saluta
lattore pi presente lungo i vari capitoli
allontanandone il personaggio senza
ucciderlo, ma in fondo accettandone
la morte. Si parla di Paul Walker e se
ne omaggia la vita mettendo in realt
a schermo quella di Brian OConner,
quindi di un essere umano che la cui vita
durata appena le centinaia di minuti
raccontate nel giro di sei film.
Il montaggio saluta Brian, ma negli
occhi di Dom e nelle sue parole si legge
invece la sofferenza di Vin Diesel e il
gruppo su quella spiaggia sta salutando
il Keanu Reeves del discount che li ha

accompagnati lungo tutta questa serie


di bizzarri, assurdi, sconclusionati film.

nelladattarsi a una vita normale e nel


rinunciare al brivido dellazione.

un corto circuito assurdo, toccante,


che in un certo senso percorre tutto
il film ben oltre quelle immagini
conclusive e finisce per rappresentare
lunica vera traccia drammatica di
peso che regga davvero per quei
centotrentasette minuti.

Finisce per fagocitare tutto il resto e


non per reale forza propria, ma per
tutti i significati che inevitabilmente
ci applichi mentre guardi il film. Ed
di fondo lunico motivo per cui Fast &
Furious 7 riesce a conservare un pizzico
di quel coinvolgimento emotivo che ha
sempre rappresentato lanima forte
della serie e qui lascia invece un po
troppo spazio al casino totale, sempre
e comunque, sparato a mille e urlato
fortissimo.

La vendetta di Deckard Shaw, lo


scontro della famiglia contro la famiglia,
aveva il potenziale per essere qualcosa
di molto pi forte, nel contesto della
serie, ma viene sfiorata a malapena.
Il zuccheroso tira e molla fra Lettie e
Dom dovrebbe essere un po la spina
dorsale del film, ma finisce per essere
sacrificato. Quel che davvero passa
in primo piano, e che probabilmente
in origine non avrebbe dovuto farlo,
perlomeno non pi di quanto lavesse
fatto gi nel sesto episodio, il conflitto
vissuto da Brian, la sua difficolt
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Pu sembrare assurdo perder tanto


tempo a chiacchierare di storia e
coinvolgimento per una serie che li ha
sempre utilizzati come pretesto per
fare altro ma, di nuovo, in fondo la forza
di Fast & Furious, uno dei motivi per
cui continua a funzionare tanto, sta
anche nella capacit di spingere su quel
pedale, di dare perlomeno limpressione

di crederci, anche se poi, certo, il


punto era far correre le auto prima,
diventato spaccare tutto poi.
E il problema forse pi grosso di Furious
7, per come la vedo io, sta soprattutto
l, nella maniera un po pigra con cui
stato assemblato, riciclando in maniera
abbastanza schematica il precedente
film, tanto nella macrostruttura quanto
in piccole cose tipo la - bellissima,
intendiamoci - gag con cui fa il suo
esordio il personaggio di Paul Walker.

Insomma, se a tenere in piedi lo spirito


della famiglia ci ha dovuto pensare in
larga misura la morte di un attore, beh,
c qualcosa che non torna.
Aggiungiamoci che James Wan fa
un buon lavoro, non sbava troppo,
si destreggia bene nel macello che
devessere stato dirigere per la
prima volta un film dalle dimensioni
simili, oltretutto nel contesto di una
produzione che spinge cos tanto sugli
stunt veri, ripiegando molto poco su
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montaggio e computer. Epper, allo


stesso tempo, vai a sapere quanto per
colpe sue, spreca totalmente Tony
Jaa e Ronda Rousey, il primo ridotto
a fare un po di parkour e nascondere
qualche calcio in mezzo a un tripudio
di montaggio, la seconda abbandonata
a un combattimento un po anonimo
(e, pure lui, strutturalmente identico a
quello di Gina Carano in Furious 6).
Va un po meglio coi due combattimenti
fondamentali, quelli che coinvolgono il

triangolo degli schiaffi Statham/Diesel/


Johnson, ma il frontale fra Vin e The
Rock in Fast Five rimane tutta unaltra
faccenda.
Oh, poi, intendiamoci, qualche bella
intuizione c, il lavoro solido, il piano
sequenza che introduce Jason Statham
nella prima scena del film roba da
alzarsi, correre in strada a mettersi a far
caroselli rovesciando le macchine nel
parcheggio, ma manca qualcosa e, anzi, a
tratti c pure troppo, con lunghe scene

dazione che esagerano e non trovano la


sintesi perfetta che Justin Lin ha saputo
regalare nei suoi momenti migliori.

ai due precedenti, anche un delirio di


spacconaggine superiore agli stessi. E
che, dovrei lamentarmi?

Per, insomma, a rilegger quel che ho


scritto fino a qui sembra che voglia
bocciare Fast & Furious 7 senza ritegno.
E invece. E invece ne sono uscito
comunque soddisfatto, dopo essermi
divertito come uno scemo per un paio
dore, nonostante qualche momento
di stanca, e convinto del fatto che, pur
essendo un film meno riuscito rispetto

Che lavvio sia una roba da standing


ovation lho gi detto. Le parti in
montagna e a Dubai, pur con qualche
ma, sono strepitose. Che la sintesi
sarebbe servita parecchio al finale,
pure, lho detto, ma in fondo sono i
classici quaranta minuti da blockbuster
moderno, con cui bene o male anche
questa serie, nel suo esplodere verso un

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pubblico dalle dimensioni anni fa


impensabili, deve fare i conti. E sono
quaranta minuti insensati, messi in
scena comunque con una padronanza
che non era certo scontata. Gli attori,
poi, pur alle prese con dei personaggi di
carta velina, rendono tutti alla grande,
fra Kurt Russell che si diverte come
uno scemo, The Rock che parla come
un generatore casuale di battutacce
alla Schwarzy dei tempi doro, Tyreese
sempre pi azzeccato come scemo
del villaggio e Vin Diesel che sbava
con gli occhi lucidi mentre tenta
disperatamente di far esplodere la
canotta.
lapoteosi del film cafone, ma che
riesce comunque ancora a conservare
un po del suo spirito sincero, senza
abbandonarsi del tutto alla bassa
furbizia. Dovunque ti giri c una gag
adorabile, fra i due matti che vanno
di frontale ogni volta che si vedono,
Dom che si sposa in canotta, le nuove
tecniche per la gestione di un braccio
ingessato, lapproccio di The Rock
alla guerra coi droni e quei due o
tre momenti che, nonostante tutto,
nonostante il riciclo, nonostante si sia
ormai al settimo film, ancora sanno

lasciarti a bocca aperta. anche un


film che continua a portare avanti il
suo assurdo ma adorabile inseguire la
continuity, rincorrendo riferimenti di
ogni tipo per dare davvero il senso di
stare chiudendo unera, come in fondo
giusto che sia, vista anche un po quella
faccenda che percorre ogni fotogramma
e che viene presa di petto tanto bene
nel finale.
E poi c Jason Statham, che un
capitolo a parte. Che sarebbe stato
il primo cattivo realmente munito di
carisma della serie era ovvio, forse
meno scontato era aspettarsi di vederlo
mangiarsi il film a quella maniera ogni
volta che appare. Soprattutto se si
considera, poi, il modo in cui viene
usato: una specie di terminator col
teletrasporto, che appare a caso quando
serve, semina distruzione e poi si
ritira di buon ordine. Fa impressione
vedere quanto riesca a spiccare in
queste condizioni e viene la voglia
di vederlo tornare in un seguito che
sappia sfruttarlo meglio. O, magari,
che venga posto nelle condizioni di
poterlo fare. Perch poi, forse, il punto
anche un po l: limpressione che
questo sia il miglior Fast & Furious
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7 possibile alla luce di un po tutte le


faccende che gli sono ruotate attorno,
non solo per Paul Walker, ma anche
tenendo conto del cambio di regista,
delle prospettive sempre pi sparate
verso lalto della serie, del fatto che, per
come erano stati impostati gli ultimi
episodi, ormai diventato categorico
fare sempre qualcosa di pi grosso.
un po come Tom Cruise che in ogni
Mission: Impossible deve salire pi
in alto e, avendo finito i palazzi, s
fatto attaccare a un aereo in decollo. Il
percorso ormai quello e non te ne devi
staccare. Tra laltro, il riferimento non
casuale: per la sesta volta Fast & Furious
ha sostanzialmente cambiato genere
da un episodio allaltro e questa volta
siamo entrati in zona Ethan Hunt. Come
andr alla prossima? Non lo so, per
quel che so che, pur con tutti i suoi
limiti e col timore che le cose potranno
solo peggiorare, Furious 7 ancora una
volta uno spacco incredibile. E lidea che
un film del genere stia incassando quel
che sta incassando, beh, scalda il cuore.
Avanti cos.

Andrea Maderna
giopep.blogspot.it

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MAGAZINE

FILM CULT

TRAGEDIA IN TRE ATTI


Un popolo che ha bisogno di martiri un popolo che muore!
Una bambina spalanca una porta,
attraversa un corridoio ed esce
allaperto. La sua corsa claudicante;
i suoi affanni si confondono fra grida e
lamenti. Indossa soltanto una canottiera
lurida e le mutandine. I suoi capelli sono
stati tagliati, quasi rasati. I suoi zigomi
sono tumefatti e il suo viso porta i
segni di molte percosse. Ha dei rivoli di
sangue rappreso sotto le narici e ai lati
della bocca cos come sulla fronte e ai
lati degli occhi. Il suo corpo ricoperto
di lividi e di altre ferite.
Il suo nome Lucie e da un anno era
scomparsa. il 1971.
Lucie condotta in un ospedale
pediatrico che si occupi del suo
recupero sia fisico sia psicologico.

Le indagini cominciano dal luogo in cui


la bambina era tenuta prigioniera. Si
tratta di un fatiscente edificio di unarea
industriale dismessa, situata in periferia.
La piccola ha vissuto per un anno in
una stanza buia e, per la maggior parte
del tempo, era incatenata ad una sedia
forata al centro in modo che, senza
alzarsi, potesse fare i propri bisogni
che venivano raccolti in un secchio
di latta sottostante. Lucie non ha
subito molestie di carattere sessuale.
I maltrattamenti che le sono stati
perpetrati si concretizzano in percosse,
alimentazione ridotta al limite con
conseguente deperimento fisico e
disidratazione, ipotermia, disturbo del
sonno.
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MAGAZINE

Nellospedale Lucie conosce Anna, una


sua coetanea con cui divide la camera
e con cui stringe amicizia. Attraverso
Anna e attraverso la confidenza che
Lucie ripone in lei, la polizia spera di
riuscire a trovare gli indizi utili per
individuare ed arrestare gli aguzzini che
hanno torturato la bambina.
Purtroppo la mente di Lucie
disturbata. La bambina ha delle crisi
didentit, non ricorda chi fossero i suoi
carnefici, autolesionista, vive ancora
nella paura. Per di una cosa Anna
certa: anche Lucie vuole stanarli e vuole
fargliela pagare.
Lucie, inoltre, perseguitata da una
misteriosa presenza.
Quindici anni pi tardi Lucie convinta

di aver trovato i suoi aguzzini, cos


sintroduce nella loro abitazione e li
stermina.
Questa sinossi potrebbe costituire
da sola la trama di un film di circa
due ore e invece non cos. Quanto
narrato fino a questo momento,
Pascal Laugier lo concentra nei primi
tredici minuti di Martyrs. Da questo
facile comprendere quanto sia
intensa la progressione narrativa del
film del regista francese. I particolari
si accumulano gli uni sugli altri. Un
dettaglio, una parola, un singolo gesto
o un semplice scambio di sguardi,
niente lasciato al caso. Tutto serve
per caratterizzare i personaggi e per
preparare gli eventi che seguiranno.
E si tratta di una mera preparazione
narrativa, perch lo spettatore, per
quanto smaliziato e per quanto possa
essere stato messo in guardia dagli
slogan pubblicitari, non pu avere la pi
pallida idea del percorso che lo attende.

Pascal Laugier, dopo lesordio con


Saint Ange, decide di alzare il tiro.
Se la sua prima pellicola un film
piuttosto manieristico, che gioca
quasi esclusivamente sulle atmosfere
rarefatte e preparate con una cura
meticolosa, oltre che sulleleganza
visiva, a discapito del ritmo narrativo
e delle cos dette immagini shock,
Martyrs il suo esatto contrario. Si
tratta di una pellicola dal ritmo veloce e
compatto che non lascia allo spettatore
un solo attimo per prendere fiato.
Anche in questo lavoro le atmosfere
sono preparate con una cura meticolosa,
ma Laugier, che ha abbandonato il
manierismo di Saint Ange, questa volta
racconta la violenza e la sofferenza. E
violenza e sofferenza trasudano da ogni
immagine.
Premettendo che Martyrs un film
assai disturbante, doloroso, disperato e
rattristante, si avverte il lettore che nel
corso di questa analisi se ne riveleranno
tutti i principali colpi di scena incluso il
ITS SHINY

32

MAGAZINE

finale. Quindi, sconsigliando la lettura


preventiva di quanto segue, si caldeggia
vivamente la visione del film.
Poich Martyrs stato costruito con
una tecnica narrativa assai curata,
attenta ai tempi ed alla progressione
espositiva, si reputa necessario
svolgere prima unanalisi strutturale,
poi unanalisi contenutistica e, infine,
unanalisi artistica.
Da un punto di vista strutturale e
parafrasando uno dei capolavori di
Agatha Christie, la nuova pellicola
di Laugier una tragedia in tre atti
preceduta da un prologo.
Ogni atto comincia con una valenza e
termina con la valenza opposta. E, prima
di procedere, opportuno chiarire che,
quando si parla di valenza positiva e di
valenza negativa, non si vuole intendere
lo stretto binomio di bene e male, bens
un insieme di emozioni e di situazioni
che siano in conflitto fra di loro.

Martyrs si apre in positivo, con la fuga


di Lucie (Jessie Pham) dai suoi aguzzini,
e termina in negativo, con la creatura
che tormenta la povera bambina.
Questo prologo, che dura una manciata
di minuti, stato scritto e sviluppato
con sapienza ed abilit narrativa. Esso
denso di elementi e di significati che
acquistano e sviluppano tutta la loro
forza soltanto dopo la visione completa
del film.
Dopo il prologo, abbiamo il primo atto
che narra la vendetta di Lucie (Mylne
Jampano). Agli occhi del pubblico si
presenta una scena ordinaria di vita
familiare apparentemente armoniosa
che viene spezzata dallimprovvisa
irruzione della ragazza armata di fucile
e dalla successiva carneficina. Questo
atto raggiunge il proprio apice nel
confronto fra Lucie e il proprio senso di
colpa e termina con il suo suicidio.
Nel secondo atto Anna (Morjana
Alaoui), che fino a quel momento
rimasta nellombra, entra in primo piano

rivelandosi la vera protagonista del film.


Questo atto comincia in modo rarefatto.
Tutti i personaggi del primo atto sono
morti ad eccezione di Anna, che si
trova sola in una casa di campagna
teatro della strage. Lucie morta e
con lei sembra essere morta la sua
follia omicida e tutto quellorrore che
si portava dentro fin da quando era
bambina. Poi la svolta: il ritrovamento
di una ragazza orribilmente suppliziata
nei sotterranei della casa. Latto termina
con larrivo di Mademoiselle (Catherine
Bgin) e con la narcotizzazione di Anna.
Il terzo atto si articola in due tempi: il
martirio di Anna della durata di circa
venti minuti e le conseguenze di tale
martirio, altri quindici minuti includendo
i titoli di coda, che culminano con il
suicidio della Mademoiselle, ossia con la
morte del principale carnefice.

da solo costituire un film a s stante.


Il primo atto sembra potersi inquadrare
nel cosiddetto genere del Rape and
Revenge, ma se in tale genere la vendetta
costituisce il momento catartico del
film, in questo caso un semplice incipit.
Il secondo atto si concretizza in una
pura preparazione, ma se lo si separa dal
contesto generale del film ci troviamo
di fronte ad un dramma umano dai forti
risvolti psicologici. Qui Laugier mostra
al pubblico il lato compassionevole,
altruistico e samaritano di Anna. Lato
del suo carattere che era gi ben
caratterizzato nel prologo, anche se in
modo pi sottointeso e sfuggente.
Il terzo atto a sua volta potrebbe essere
distaccato dal resto della struttura,
andando a scivolare in uno dei tanti film
dellorrore basati sulla segregazione e
sulla tortura.

Da questa esposizione risulta piuttosto


evidente come ogni singolo atto, se
sviluppato ed ampliato, avrebbe potuto

Tuttavia, non ci si deve far fuorviare da


quanto appena detto. La struttura di
Martyrs solida e compatta e i suoi

MORJANA ALAOUI
ITS SHINY

33

MAGAZINE

MYLNE JAMPANO

tre atti sono perfettamente amalgamati.


Si voluto precisare che ogni singolo
atto avrebbe potuto costituire un
film a s stante semplicemente per
chiarire che la nuova pellicola di
Laugier, a discapito di quanto stato
affermato con superficialit da una
certa parte della critica, non si inquadra
in un genere cinematografico preciso
e, soprattutto, non una ridicola
emulazione di determinate pellicole
di genere Horror americane fra cui
linsulso Hostel n di quelle orientali,
fra cui ricordiamo alcuni capolavori
dellottimo Takashi Miike.
Martyrs non cade nel grottesco, n
sdrammatizza mai facendo ricorso ad
un qualche genere di ironia o di humour
nero.
Pascal Laugier si propone con successo
di affrontare una vasta serie di
tematiche e per raggiungere il proprio
scopo attinge a moltissimi elementi
del cinema di genere, ma senza mai
cadere nel banale n nel ripetitivo.

Egli mescola gli ingredienti con


originalit e dona alla pellicola un taglio
personalissimo e tanto potente sia sotto
un profilo estetico, sia sotto un profilo
narrativo, da imporsi nel panorama
cinematografico mondiale, divenendo
perci un riferimento e un indice di
paragone con cui dora in poi i registi dei
film di genere non potranno evitare di
confrontarsi.
Laugier, che naturalmente anche
lo sceneggiatore della propria opera,
affronta le proprie ossessioni alla
stregua di come i suoi personaggi si
trovano costretti ad affrontare le
proprie paure. La violenza pi brutale,
la sopraffazione, il complesso di colpa,
la ricerca mistica che caratterizza
ogni societ che ha raggiunto il punto
del tracollo, la piet, la desolazione
per quella che la condizione umana,
la speranza e la disillusione unite al
miraggio delluomo di essere padrone
ed artefice del proprio destino, la libert
e il diritto alla vita sono i principali temi
affrontati dal regista.
ITS SHINY

34

MAGAZINE

Martyrs costruito principalmente sul


paradigma dualistico sadiano vittimacarnefice.
Nella storia del cinema la filosofia del
marchese De Sade stata portata sugli
schermi in tutta la sua pi efferata
crudezza una sola volta.
Era il 1975 e il film era Sal o le
120 Giornate di Sodoma di Pier
Paolo Pasolini, fedelmente tratto
dallomonimo romanzo di De Sade (e pi
in generale dagli studi contemporanei
sulla produzione artistica dellautore
maledetto) e solo ingannevolmente
adattato in chiave pi moderna.
In questa sede non si vuole instaurare
un confronto fra queste due pellicole
che sono enormemente distanti luna
dallaltra. Ma restando ancora per
un momento su questa falsa riga, si
potrebbe affermare che Martyrs
sia esclusivamente lo sviluppo e
lestensione del Girone del Sangue del
film di Pasolini.

Nel paradigma sadiano, semplificando


allestremo, il mondo si divide in vittime
e carnefici. I carnefici si raggruppano
in unoligarchia che ha bisogno delle
vittime. Non vi disprezzo per le
vittime, n piet nei loro confronti: le
vittime sono necessarie.
Al suo primo incontro con Anna la
Mademoiselle dice testualmente:
Lucie non altro che una vittima, come
tutte le altre! cos facile creare una
vittima, signorina, cos facile....
Ma se nel paradigma sadiano le vittime
sono indispensabili affinch loligarchia
di carnefici possa soddisfare i propri
bisogni, ripristinando quellequilibrio
sancito da Madre Natura ed infranto
da quellinsieme di valori e di diritti
umani che De Sade ripudia, in
Martyrs si va oltre. Lo scopo ultimo
dellOrganizzazione trovare un
soggetto capace di sostenere un
autentico martirio e di raggiungere
la susseguente trasfigurazione

trascendente.
Dice infatti ancora la Mademoiselle:
Il mondo ormai cos fatto che non ci
sono altro che vittime! I martiri sono assai
rari; i martiri sono tuttaltra cosa. Il martire
un essere eccezionale, signorina! Egli
sopravvive alla sofferenza, sopravvive alla
privazione, si fa carico dei mali delle Terra
e si abbandona. Egli trascende se stesso capite questa parola? - si trasfigura.
Ossia il martire raggiunge uno
stato catartico che gli consente di
oltrepassare i limiti della realt sensibile
imposti dal corpo. Su questo concetto
torneremo pi avanti.
Quello che, invece, preme sottolineare
che la distinzione fra vittima e martire
ha esclusivamente fini narrativi, poich
risulta evidente che nellottica di
Laugier non vi nessuna distinzione,
tutti sono vittime! In certa misura lo
sono anche i carnefici.
La violenza che Laugier ci propone non
ITS SHINY

35

MAGAZINE

mai ludica, n fine a se stessa.


Come detto in precedenza, si tratta di
una violenza brutale e calcolata.
Durante i lunghi venti minuti in cui
Anna viene martirizzata, lo spettatore
non assiste a niente di ricercato o di
straordinario. Anna tenuta prigioniera,
maltrattata, malnutrita ed
percossa costantemente. Non si assiste
dunque a ingegnose e machiavelliche
torture, destinate a soddisfare chiss
quale perversione edonistica, bens ci si
trova a confrontarsi con la pi semplice
e brutale sopraffazione del pi forte nei
confronti del pi debole.
Anna viene spogliata degli abiti, della
libert, della salute, del diritto di vivere
la propria vita, della dignit ed infine
anche della sua ultima difesa naturale:
la pelle. Anna, infatti, spellata e
mantenuta in vita.
La decorticazione indubbiamente il
martirio pi raccapricciante fra tutti
quelli tramandati dalla tradizione
cristiana. Ma Laugier non vuole solo
sconvolgere lo spettatore attraverso

limpatto visivo di un corpo scorticato.


Egli ancora una volta va al di l della
mera apparenza.
La pelle che ricopre il corpo umano
lultimo confine di separazione fra
luomo e il mondo che lo circonda.
Si tratta di un organo protettivo, un
organo di difesa dellindividuo.
Dal momento in cui decorticata,
Anna non ha pi niente. Le ferite si
rimarginano, i lividi si riassorbono,
le ossa si rinsaldano, ma la pelle non
ricresce. Anna ormai in balia dei
propri aguzzini. Ormai appartiene
completamente a loro. E privata anche
del diritto alla morte. Non c nessuna
speranza di salvezza, non ci sono
vie duscita. Se la penetrazione pu
apparire come uninvasione del mondo
esterno nellintimo del corpo di una
persona, la decorticazione equivale ad
aprire lindividuo al mondo esterno,
a metterlo completamente a nudo e
senza nessuna difesa. Il mondo esterno
si impossessato completamente
e definitivamente dellindividuo. In

senso pi lato essa consiste anche


nella perdita dellindividualit e nella
depersonificazione dellessere umano,
il cui corpo si riduce ad un meccanismo
che pu essere smontato e manipolato a
piacere.
Aver cominciato lanalisi partendo dalla
violenza non stata una scelta casuale
anche se naturalmente nel film la
progressione narrativa consiste anche
in una progressione della violenza.
Nel primo e nel secondo atto del film,
infatti, Laugier mostra al pubblico gli
effetti di quelle violenze che Lucie ha
subito e che Anna vivr soltanto nel
terzo ed ultimo atto.
Nel primo atto Lucie sembrerebbe
la sola autrice di violenza, ma anche
questo un inganno voluto e calcolato
dal regista.
Lucie non libera nelle scelte e nelle
proprie azioni. E vero che stermina
una famiglia ed anche vero che una
ragazza malata di mente, che potrebbe
aver massacrato una famiglia innocente,
ITS SHINY

36

MAGAZINE

ma qui non interessa entrare nel campo


assiologico delle azioni di Lucie, bens
interessa sapere che cosa le ha causate.
E la risposta semplice: le violenze di
cui stata vittima da bambina. Non
semplicemente vendetta quello
che Lucie va cercando. Lei ricerca
lespiazione per una colpa che in realt
non le neppure imputabile.
La creatura, che Lucie vede e che la
perseguita fin da quando bambina,
naturalmente una sua proiezione
mentale. E non cada in inganno
lo spettatore nel pensare che la
prevedibilit di tale soluzione sia un
errore sfuggito a Laugier in sede di
sceneggiatura.
Fin dalla prima comparsa della creatura,
infatti, il regista suggerisce al pubblico
la vera essenza di questo mostro.
La creatura altro non che il senso di
colpa di Lucie. Essa ha il volto tumefatto
di unaltra donna martoriata che Lucie
ha visto, quando da bambina riuscita a
fuggire, e che non ha avuto il coraggio di
liberare. E infatti palese che se Lucie

avesse cercato di salvare quella donna,

toccare pi da vicino la violenza

non solo non vi sarebbe riuscita, ma

sempre mostrandocene i suoi effetti

sarebbe anche stata immediatamente

attraverso la visione del corpo

Merita ancora un discorso limmagine

riacciuffata dai suoi aguzzini.

martoriato della ragazza suppliziata

sociale sottesa.

N la logica, n la morale, n letica

nei sotterranei della casa. Qui c una

Loligarchia dei carnefici unevidente

condannerebbero mai la bambina per

duplice finalit: la prima e pi evidente

e forse un po troppo semplificata

la propria condotta, ma resta il fatto

consiste nel conferire la pi completa

metafora della societ occidentale. Una

che quella donna morta mentre Lucie

assoluzione a Lucie, dimostrando che

societ umana che ha raggiunto lapice

si salvata. E questo lei non riesce a

effettivamente ha sterminato una

del proprio sviluppo a discapito di quelli

perdonarselo.

famiglia di mostri; la seconda e meno

che in passato erano stati i suoi valori

Spiegher pi tardi la Mademoiselle

evidente consiste nel mostrare la

fondanti.

che vedere cose inesistenti una

forza di carattere, laltruismo, linnata

Laugier vuole presentare una societ

logica conseguenza delle torture e dei

carit, la compassione e lumanit di

che ha raggiunto il punto della rovina

traumi subiti, ma il caso di Lucie resta

Anna. Inoltre, nellautolesionismo

e che, come sempre accaduto nella

particolare e ad avere la predominanza

della ragazza suppliziata si pone un

storia delle societ umane, avendo

rimane sempre e soltanto il senso di

secondo importante distinguo con

raggiunto il limite del baratro si getta

colpa.

Lucie. La ragazza suppliziata si affetta

alla ricerca metafisica di una spiritualit

Sono semplicemente struggenti le

con un coltello e si sbatte contro un

che ha perduto.

sequenze in cui la ragazza si punisce,

muro perch crede che il suo corpo sia

Lintento molto buono e ben costruito,

convinta che a punirla sia la donna che

ricoperto di scarafaggi e di altri insetti

ma in certa misura mal sviluppato.

lei non ha salvato.

schifosi. In altre parole questultima

Questo il punto debole di tutto il film.

Lucie un personaggio bellissimo,

cerca di porre fine ad uno stato di

La ricerca di qualcosa dopo la morte

determinato ma fragile, buono ma

sofferenza immaginario, mentre Lucie

come fine ultimo dellOrganizzazione

squilibrato, dolce ma aggressivo. Il

non riesce a perdonare se stessa per

un espediente narrativo come qualsiasi

prodotto della violenza su una creatura

essere ancora viva e cerca la propria

altro. Altrettanto dicasi del fatto

innocente.

espiazione attraverso il tormento

che non sar mai rivelato quello che

corporale che culmina col suicidio, da

Anna afferma di aver visto durante la

intendersi non come atto punitivo ma

trasfigurazione.

Nel secondo atto Laugier ci fa

ITS SHINY

37

MAGAZINE

come atto liberatorio.

Pi interessante il suicidio della


Mademoiselle che, pur inquadrandosi
in un contesto di una certa furberia
narrativa, molto ben costruito.

Horror e quanti siano i livelli di lettura


di questa pellicola per chi non desidera
fermarsi esclusivamente allimpatto con
la violenza visiva e psicologica.

Mademoiselle, infatti, nella sala da


bagno, davanti allo specchio. Cos
come Anna stata spogliata della
propria immagine esteriore, anche
Mademoiselle si spoglia della propria
apparenza. Si strucca, si toglie il
turbante, si leva le ciglia finte e la
parrucca e infine si spara in bocca.

La regia di Laugier accurata e


perfettamente confacente alla storia
narrata. La sua ricerca estetica di
alto livello. E inutile in questa sede
descrivere la bellezza di alcune scene
come quella del suicidio di Lucie, se
ne consiglia semplicemente la visione
senza altro aggiungere.

Etienne, sapreste immaginare che cosa c


dopo la morte? Dubitate, Etienne!, queste
le sue parole prima di tirare il grilletto.
Il capo dei carnefici diventa vittima ed
stata Anna a renderla tale. Un fulmineo
ribaltamento dei ruoli. Il suicidio di
Mademoiselle la societ che muore,
quella societ che necessitando di
martiri dissemina il mondo di vittime.

E ammirevole anche il richiamo estetico


delliconografia medievale adattata in
chiave moderna. Come non ricordare,
ad esempio la statua di San Bartolomeo
conservata nel Duomo di Milano.
Una sorta di continuit della crudelt
umana che attraversa i secoli e che
elabora tecniche sempre pi sofisticate
per procurare dolore e sofferenza ai
propri simili.

A questo punto chiaro quanto lopera


di Laugier sia riuscita ad andare al di
l dei canoni e dei confini del cinema

Inoltre, il regista riesce ad affrontare,


attraverso le immagini e sotto un
profilo quasi esclusivamente estetico,
ITS SHINY

38

MAGAZINE

la tematica della trasformazione


attraverso la sofferenza. Una
sofferenza che non mai salvifica
indipendentemente che trasformi la
persona che la subisce in una vittima,
in un martire o in un carnefice. Il corpo
umano si riduce a semplice carne, a un
insieme di materiali organici, oggetto di
esperimenti alla stregua di un blocco di
marmo in mano a uno scultore.
Pascal Laugier ci offre una prova
perfettamente equilibrata, visivamente
elegante ed emotivamente disturbante,
non priva di poesia e di malinconia.
Le due attrici protagoniste sono
magnifiche.
Mylne Jampano, gi vista sugli schermi
italiani ne I fiumi di Porpora 2 (2004)
e nellottimo 36, Quai des Orfvres
(2004), semplicemente fantastica e
riesce ad essere bella e seducente anche
in un ruolo che davvero non esalta le sue
qualit estetiche. La sua interpretazione
capace di trasmettere allo spettatore
tutto il tormento interiore e tutta la
sofferenza del personaggio.

Morjana Alaoui molto brava e affronta


un ruolo abbastanza scomodo con
professionalit e con disinvoltura.
Si consideri che Pascal Laugier ha avuto
serie difficolt a trovare le due attrici
protagoniste. In unintervista egli ha
infatti dichiarato che la maggior parte
delle attrici a cui aveva proposto il ruolo,
dopo aver letto il copione, ha rifiutato
con sdegno, alla stregua di un film
pornografico.
Addirittura anche il produttore Richard
Grandpierre, generalmente desideroso
di lanciarsi in progetti dallo scandalo
facile, aveva reputato il copione
di Martyrs troppo duro, salvo poi
ricredersi ed accettare.
Il resto del cast artistico
perfettamente funzionale e credibile.
Pascal Laugier un accanito estimatore
del cinema dellorrore italiano, in
particolar modo di quello degli anni
sessanta, settanta. Egli ha sempre
dichiarato di considerare come proprio
maestro Dario Argento, al quale ha
dedicato questa pellicola.
Martyrs un film che merita almeno
due visioni, poich di primo acchito
lo spettatore, inondato dalla violenza
psicologica e visiva, potrebbe perdersi
molto di ci che questa pellicola offre.
Locchio di Laugier mostra empatia e
piet per le sue protagoniste e, invece,
non offre nessuna piet allo spettatore

che si trover trascinato allinterno di


una storia crudele, desolante e senza
nessuna speranza. Quello che resta
alla fine una profonda tristezza,
un senso dimpotenza e di angoscia,
perch Martyrs prima di tutto un film
che racconta la sofferenza dellessere
umano.
Non si tratta di un film che vuole
spaventare o far paura nel senso pi
blando del termine; un film che fa
male!
Non ci sono vie duscita, non c
speranza, quello che resta il filmino
di due belle ed ingenue bambine che
giocano fra loro, ignare della sorte che
le attende. Un filmino che apre e chiude
questopera di Laugier. Uninfanzia
perduta, due vite violate, due esistenze
rubate. Tutti siamo in balia della
violenza. La sofferenza, lagonia, il
dolore, la sopraffazione sono ovunque
e chiunque un giorno pu riscoprirsi
vittima.
Non c nessuna giustificazione per i
mali che le protagoniste sono costrette
a vivere. Il solo barlume di speranza
potrebbe paradossalmente risiedere
nella risposta alla ricerca condotta
dallOrganizzazione di scellerati. Solo
la certezza dellesistenza di una vita
dopo la morte potrebbe costituire una
sorta di compensazione a tutto questo.

ITS SHINY

39

MAGAZINE

Tuttavia, non appare questa la visione


offerta da Laugier.
Martyrs a conti fatti un film doloroso,
terribilmente triste e malinconico, e se
a una seconda visione non vi commuove
la visione delle due bambine che
giocano insieme, dei loro sorrisi e dei
loro sguardi vivaci, forse allora non siete
riusciti ad entrare in questa storia e vi
siete fermati solo alla sua superficie.
La sola domanda che si pone dopo la
visione di un film come questo quella
proposta dal gradissimo scrittore Isaac
Bashevis Singer:
Vi mai qualcuno che trovi compenso
ai propri dolori finali? Esiste un paradiso
per i bovini, i polli, i porci macellati, per le
rane spiaccicate sotto i piedi, per i pesci
presi allamo e sottratti al mare, per gli
ebrei torturati da Petljura o fucilati dai
bolscevichi, per i sessantamila soldati che
hanno versato il loro sangue a Verdun?
Gi mentre ero l a rimuginare su simili
domande, milioni di persone e di animali
stavano morendo. Molti esseri umani erano
intrappolati in prigioni, ospedali, allaperto
per strada, in cantine, in baracche. Buon
per te pap che credi! Pu essere che tu
abbia ragione.

Carlo Baldacci Carli


www.carlobaldaccicarli.it

Da un punto di vista strutturale e parafrasando uno dei


capolavori di Agatha Christie, la nuova pellicola di Laugier
una tragedia in tre atti preceduta da un prologo.

PASCAL LAUGIER

ITS SHINY

40

MAGAZINE

ARTE

I MILLE VOLTI DI STEPH


Steph un giovane ritrattista italiano specializzato in arte figurativa. Appassionato da sempre di
disegno, ha coltivato la sua passione da autodidatta fino a trasformarla in lavoro.
Tramite la sua pagina Facebook possibile commissionargli ritratti e dipinti:
www.facebook.com/ritratti.disteph
Shiny Magazine lo ha incontrato per una breve intervista.
Ciao Steph, anzitutto grazie per la
disponibilit! Parlaci della tua passione
per il disegno.
Ciao! Grazie per questa intervista. Oggi
ho 34 anni e non riesco a pensare ad
una fase della mia vita nella quale non
abbia estrapolato immagini dalla realt
per riportarle nel disegno. Gi allasilo
venivo spesso spronato a partecipare

a concorsi di rappresentazioni
visive. Negli anni adolescenziali mi
son dedicato principalmente alla
realizzazione di fumetti amatoriali, in
cui listinto e la passione mi guidavano
molto di pi che lo studio della tecnica.
Da circa 10 anni sono specializzato nel
ritratto della figura umana che, devo
dire, mi d molte soddisfazioni. La
ITS SHINY

41

MAGAZINE

tecnica che utilizzo principalmente


matita e carboncino.
In Italia, chi volesse trasformare questa
passione in lavoro, ha vita facile?
Sicuramente no. Tutto ci che arte,
quindi non necessario ai fini pratici della
vita quotidiana, relegato in secondo
piano nel mondo del lavoro e rimane

una professione di nicchia. Oltre alla


passione ed alle capacit pratiche,
occorrono forte determinazione, forza
di volont e un pizzico di fortuna per
riuscire a trasformare questa passione
in un vero e proprio lavoro.

motore che mi spinge a continuare


non il riscontro economico, ma
la gratificazione personale e la
realizzazione come artista.

Di scuole per diventare professionisti


del settore ce ne sono tante ed anche
rinomate, in Italia, sebbene io sia
completamente autodidatta e non abbia
mai avuto lopportunit di frequentarle.
In un piccolo paese di provincia (dove
attualmente vivo) bisogna rimboccarsi
le maniche ed aprire la mente il pi
possibile per assorbire i consigli di gente
esperta e di artisti sul web.

Il soggetto preponderante la Donna,


detentrice della bellezza, ma il mio
scopo, oltre a quello di catturarla sotto
questo aspetto riuscire a rievocare
espressioni, pose ed atteggiamenti oltre
al puro senso dellestetica, mettendo
a nudo lespressivit, la fragilit e
lintenzione di un messaggio non
verbale. Sono fortemente convinto che
i silenzi possano fare molto rumore
nel cuore di chi osserva. E la continua
ricerca di una verit da veicolare
al pubblico, che capisce quando il
messaggio che lanci ha una sua verit
e sensibilit. Proprio per questo, non
penso sia necessario doverlo gridare.

Accanto allattivit di ritrattista,


lavoro nellarea delle risorse umane
e questo occupa buona parte della
mia quotidianit. Riuscire a conciliare
entrambe le attivit non facile. Il

Quali sono i tuoi soggetti preferiti?

Gwyneth PALTROW

ITS SHINY

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MAGAZINE

Che progetti hai per il futuro?


Sto lavorando alla realizzazione di un
progetto intitolato Lines of emotion, una
collana di ritratti rappresentanti figure
femminili interamente prodotte dalla
mia mente, senza un prototipo reale da
cui partire.
Cercher di ottenere una svolta tecnica:
la prerogativa della perfezione e
delliperrealismo verr surclassata dalla
ricerca dellemozione rievocata da ogni
espressione (facciale e corporea) dei
soggetti ritratti.
Sar una specie di collezione, nella
quale ogni spettatore potr giocare
ad indovinare il titolo di ogni ritratto,
guardando le immagini.
Per ora non posso dire altro per non
svelare il meglio...

LAETITIA CASTA

JULIA ROBERTS

MatitE E CARBONCINO

matite e carboncino su cartA FABRIANO

La scelta del soggetto in penombra mi


ha consentito, oltre a dare maggiore
volume alle forme, di avvolgerlo in una
coinvolgente aura di mistero.

Qui il chiaroscuro si fonde in unarmonia delicata. Ho utilizzato matite graduate, da


2H fino a 9B, mentre il carboncino solo su piccole zone (sopracciglia, ad esempio).
Nelle parti pi luminose ho dovuto giocare per sottrazione di grafite, realizzando
prima lo sfondo omogeneo e poi cancellando le parti sovrastanti con gommapane.

MatitE e Carboncino
SU CARTA FABRIANO

ANGELINA JOLIE

Labile e sapiente utilizzo della mano


conferisce un forte valore allintenzione
e allespressivit dellimmagine.
Personalmente sono sempre stato
molto attratto dalla gesticolazione,
almeno tanto quanto dagli sguardi.
Per questa ragione cerco sempre di
raffigurare i miei soggetti in posture
particolari e questo ritratto della
celebre moglie del fortunato Brad Pitt
non fa eccezione.
Per realizzare i capelli che fuoriescono
dalla massa ho utilizzato uno sfumino.

ITS SHINY

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MAGAZINE

marilyn monroe

OLIO SU TELA (MARYLIN) e matite


e carboncino su carta (EMILY)
Marilyn viene rappresentata nelle maniere pi disparate.
Nel mio caso, ho voluto dare uninterpretazione eterea
tramite olio su tela, in bianco e nero. La monocromia
rafforza lidea di superare spazio e tempo, cos come fa il
ricordo della Monroe. Il contrasto stato ulteriormente
accentuato per tridimensionalizzare limmagine e
ricordare lattrice sia in tutta la sua luminosit che nei
misteri del suo trascorso. I passaggi di tonalit sono
stati sfumati con un pennello a setole grosse, usato
picchiettando la linea di confine di colore.
Emily lultimo dei miei lavori. Lo sfondo, volutamente
bianco, assume un ruolo importante nella dinamica visiva.
Locchio dello spettatore percepisce fuorviante il soggetto
rispetto al centro visivo e crea in automatico un senso di
movimento, rafforzato dal vento tra i capelli, che sembra
cullare i passi immaginari della bella attrice.

EMILY BLUNT

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MAGAZINE

MERYL STREEP
ITS SHINY

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MAGAZINE

CHARLIZE THERON
ITS SHINY

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MAGAZINE

TECNOLOGIA

2015 TECH TRENDS


Quando si parla di Tecnologia, pensiamo ai motori, ai macchinari o agli strumenti informatici di tutti i
giorni, come Smartphone, Tablet, PC, Smart TV, Videogames... Non pensiamo mai alla Tecnologia sulla
quale si basano questi strumenti e allenorme quantit di dati multimediali che essi generano.
Oggi vi parler di questo, in relazione alle tendenze tecnologiche del 2015.

Nicolas Barbarisi
ITS SHINY

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MAGAZINE

IoT (Internet of Things)


In questo acronimo c tutto il
necessario per comprendere una delle
principali tendenze di questanno e
del futuro. Le informazioni oggi sono
ovunque e sensori integrati sono in
grado di comunicare continuamente
tra loro, potenzialmente in grado
di sostituire luomo nella raccolta,
elaborazione ed interpretazione dei

dati raccolti. Internet la tecnologia


che consente lo scambio di informazioni
tra i sensori incorporati nei nostri
strumenti. Sistemi come il Parcheggio
Assistito ed il Pilota Automatico sono
un perfetto esempio di interazioni tra
sensori che migliorano la sicurezza del
guidatore e del passeggero, favorendo
lautomazione del veicolo.

ITS SHINY

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MAGAZINE

IoP (Internet of PEOPLE)

Analogamente a IoT, IoP coinvolge le


persone e la possibilit di comunicare
tra loro scambiandosi una grande
quantit di dati nei pi disparati modi,
sempre grazie ad Internet e ai Social
Network come Facebook, Twitter,
Google Plus, Instagram, Pinterest...
Ma, soprattutto, c un fattore chiave

ITS SHINY

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MAGAZINE

da non trascurare quando si parla di


IoP, cio il prezzo di Smartphone, PC
e Tablet. Sono sempre pi potenti,
economici e diffusi sul mercato.
Tutto questo, insieme alleccezionale
versatilit di Internet, consente di
collegare facilmente le persone di tutto
il mondo in un batter di ciglia.

ANALYTICS
Conseguenza di IoT e IoP la
creazione di una vasta gamma di dati
numerici, visivi e sonori, chiamata Big
Data. Scienziati e ricercatori hanno
sviluppato nuovi metodi che consistono
nellidentificazione di patterns
allinterno dei Big Data per fornire
informazioni dettagliate a chi ne fa
richiesta. In tal modo viene velocizzato il

processo di analisi e vi maggiore focus


sulle richieste dei clienti e sulle risposte
da fornire.
Il Data Warehouse la tecnologia
che permette di immagazzinare ed
analizzare questi dati attraverso
specifici software di Business Analysis,
supervisionati da esseri umani.

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NEAR FIELD COMMUNICATION

Grazie ad Apple possiamo pagare in


sicurezza con un semplice tap sullo
schermo dello Smartphone. Questo
servizio ci consente di eliminare o
ridurre lutilizzo delle carte di credito.
Il principale beneficio per la gente
comune la possibilit di muoversi
senza soldi in tasca, ma ne esiste
un altro molto importante: le frodi
tramite carte di credito danneggiano
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leconomia e provocano un aumento


dei prezzi di beni e servizi. Eliminandole
o riducendole si diminuisce lentit di
questi danni. La tecnologia collegata
ad Apple Pay la NFC (Near Field
Communication). Grazie a sensori
incorporati nei nostri dispositivi
(sempre una conseguenza di IoT!)
possiamo comunicare con altri
apparecchi per pagare beni e servizi.

STAMPA 3D
E per concludere in bellezza questa
piccola classifica ecco la novit
tecnologica del momento, di cui tutti
parlano: La stampa in 3D!
Gli analisti tecnologici prevedono che,
nel corso dellanno 2015, le spedizioni
mondiali di stampanti tridimensionali
aumenteranno addirittura del 98%!

Ultimamente il costo di questa


tecnologia si abbassato notevolmente,
rendendola accessibile alle piccole
e medie imprese, favorendone
limpiego in ambito industriale e
biomedico, consentendo finalmente
di abbattere i costi aziendali relativi
alla prototipazione, al design e alla
produzione snella di beni di consumo.

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TECNOLOGIA

RESPONSIVE DESIGN
Con il termine Responsive si indica tutto
ci che reagisce o risponde in modo
rapido ed appropriato ad uno stimolo.
Applicando questa definizione al web
design, possiamo definire Responsive un
approccio tecnico mediante il quale sia
la progettazione che lo sviluppo di un
sito web siano pensati dinamicamente,

in base cio alla risoluzione dello


schermo, alla piattaforma utilizzata
e allorientamento del dispositivo
dellutente.
Dal punto di vista puramente tecnico,
tutto ci si pu riassumere in un mix
di griglie, layout ed immagini flessibili,
affiancato da un uso appropriato delle
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Media Queries CSS.


Quando lutente passa dal suo
desktop ad uno smartphone, il sito
deve adattarsi automaticamente
alla nuova risoluzione, modificare le
dimensioni delle immagini e del testo e
riposizionare nel miglior modo possibile
i contenuti.

Il Responsive Design non serve


tuttavia a creare versioni di un sito web
specifiche per il mobile: non esiste la
necessit di versioni diverse! Ci che
un buon webmaster progetta e realizza
deve essere auto-adattante rispetto
allenorme variet di dispositivi con
cui viene fruito (TV, Desktop, Laptop,
Tablet, Smartphone). Gli obiettivi
minimi per realizzare unesperienza
responsive adeguata e moderna sono
quindi i seguenti:
Adattare il layout del sito al pi ampio
numero di risoluzioni possibile.
Adattare le dimensioni delle immagini
(e di tutti i contenuti solitamente a
larghezza fissa) alla risoluzione e alle
dimensioni dello schermo.
Consegnare immagini meno pesanti
ai dispositivi mobile, che non sempre
possono sfruttare la banda larga.

Semplificare il layout delle pagine per i


dispositivi con schermi piccoli.
Nascondere elementi non essenziali
su questi dispositivi.
Fornire uninterfaccia adeguata
allinterazione touch per i device che
la prevedono.
Individuare e sfruttare, se necessario,
funzionalit adatte al mobile (ad
esempio la geolocalizzazione).
Cito unespressione che riassume
efficacemente la filosofia del Responsive
Design: Content first and Mobile first.
Prima i Contenuti:
Per contenuti si intendono il logo, i
testi, le immagini, il menu principale,
le sezioni secondarie, i moduli di
ricerca e cos via... In siti web di piccole
dimensioni sufficiente affidarsi a

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carta e penna per tracciare gli elementi


principali e disegnare uno schizzo
preliminare dei layout che intendiamo
implementare.
Prima il Mobile:
Secondo questa filosofia necessario
partire dalla strutturazione dei
contenuti per il piccolo schermo dei
dispositivi mobili. Non si parte da
un layout e da un set di funzionalit
concepiti per il desktop per poi adattarli
al mobile. Al contrario, si parte dai
limiti posti dai dispositivi mobili per
concentrarsi al meglio sui contenuti
essenziali, per poi arricchire il tutto sui
dispositivi pi capaci, man mano che
aumentano le dimensioni dello schermo
e la potenza dellhardware.

Luca Tenneriello

FOTOGRAFIA

LORIS GONFIOTTI PHOTOGRAPHER


Loris Gonfiotti un artista emergente
italiano, intuitivo e creativo. Da sempre
appassionato di musica, inizia la sua
carriera artistica come DJ negli anni 90.
Esperto di computer grafica e audio/
video editing, sviluppa ben presto una
forte passione per la fotografia e per la
bellezza .
Nel 2007 decide di passare dalla teoria
alla pratica, diventando fotografo

professionista.

fotografici e video, per calendari


personalizzati, riviste e pubblicit...

Oggi vive in Toscana, in uno splendido


scenario naturale, fonte di continua
ispirazione creativa.
Nelle tre pagine seguenti possibile
ammirare la bellissima modella Slovena
Sonja Igrutinovic, immortalata dagli
scatti di Loris.
Loris Gonfiotti disponibile per servizi

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Potete ammirare le sue opere sul sito:


www.lorisgonfiotti.com
Potete contattarlo via e-mail a:
info@lorisgonfiotti.com
Tutte le sue opere sono protette da
copyright e non possono essere copiate,
riprodotte, distribuite e ripubblicate in
qualsiasi forma senza il suo consenso.

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Grazie!!!
Grazie a Emanuele Bresciani per gli artwork di Electric Blue Skies.
Grazie a Steph per lintervista e per la gentile concessione dei ritratti .
Grazie a Carlo Baldacci Carli per aver scritto la miglior recensione che io
abbia mai letto e per avermi consentito di pubblicarla.
Grazie a Nicolas Barbarisi per le sue chicche tecnologiche .
Grazie a Loris Gonfiotti per la gentile concessione delle sue fotografie .
Grazie ad Andrea Maderna per la recensione di Furious 7.
Grazie ad Andrea Chirichelli per la recensione di The Avengers 2.
Grazie a Francesco Annunziata per la consulenza strategica.
Grazie a Cristina Lanzi per la consulenza artistica.
Grazie a Tommaso De Benetti per gli utili consigli .
Grazie a Luca Bonci per il supporto tecnico.
Grazie a coloro che scaricheranno, leggeranno e condivideranno la rivista!
Shiny Magazine non avrebbe motivo di esistere senza di voi!

Luca Tenneriello

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